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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione XIV
5.
Mercoledì 21 settembre 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Pescante Mario, Presidente ... 3

Audizione del Ministro per le politiche europee, Anna Maria Bernini Bovicelli, sulle linee programmatiche del suo Dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento)

Pescante Mario, Presidente ... 3 6 9 13 18
Bernini Bovicelli Anna Maria, Ministro per le politiche europee ... 13 18
Centemero Elena (PdL) ... 11
Consiglio Nunziante (LNP) ... 12
Farinone Enrico (PD) ... 8
Formichella Nicola (PdL) ... 6
Gottardo Isidoro (PdL) ... 9
Gozi Sandro (PD) ... 4
Maggioni Marco (LNP) ... 7
Pini Gianluca (LNP) ... 8
Stanca Lucio (PdL) ... 12

ALLEGATO: Intervento programmatico del Ministro per le politiche europee, Anna Maria Bernini ... 19
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A.

[Avanti]
COMMISSIONE XIV
POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 21 settembre 2011


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARIO PESCANTE

La seduta comincia alle 14,30.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro per le politiche europee, Anna Maria Bernini Bovicelli, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro per le politiche europee, onorevole Anna Maria Bernini Bovicelli, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.
Signor Ministro, quello di oggi è il benvenuto ufficiale. Ci siamo già incontrati per ragioni di lavoro e l'abbiamo, quindi, già salutata e apprezzata durante la discussione sulla relazione programmatica del Governo, sul programma di lavoro della Commissione europea e sul programma di lavoro delle presidenze polacca, danese e cipriota dell'Unione europea.
È stato un esordio felice e produttivo. Le tre relazioni avevano avuto un iter piuttosto intricato, ma abbiamo terminato i nostri lavori con un voto all'unanimità, per cui direi che non poteva esserci, Ministro, migliore esordio e mi permetto di ringraziarla. Ringrazio anche i suoi collaboratori per il grande sforzo nel cercare di arrivare a una soluzione concordata sul provvedimento, che ha visto un'approvazione praticamente unanime della Camera.
Benvenuta. Abbiamo avuto una buonissima collaborazione con il suo predecessore, ma la situazione si è complicata con le dimissioni del Ministro, per cui siamo rimasti senza un riferimento, orfani.
Mi sono permesso di consegnarle anche una memoria dei punti che avrei toccato. Il primo riguarda le funzioni di raccordo del Ministro in seno al Governo. Auspichiamo un maggiore raccordo in seno al Governo ai fini dell'efficacia e della coerenza della posizione italiana nel processo decisionale europeo. Tale raccordo consentirebbe al Governo di dialogare con maggiore efficacia anche in Parlamento, con le regioni, con le autonomie locali, a difesa della posizione nazionale.
Nella legislazione vigente, la legge della quale ci auguriamo che tra qualche giorno parleremo al passato, ossia la legge n. 11 del 2005, già prevede uno strumento di raccordo a questo scopo, il Comitato interministeriale per gli affari comunitari europei (CIACE), da lei presieduto, e anche un Comitato tecnico permanente.
Devo dire con molta franchezza, però, che questi due comitati hanno avuto delle grandi difficoltà di funzionamento. Nella riforma della legge n.11 del 2005 abbiamo previsto addirittura un ulteriore rafforzamento delle competenze e del ruolo del CIACE, come lei sa; abbiamo anche fatto un paragone con la Francia e con la Germania. Sappiamo che gli organismi di coordinamento che esistono presso questi


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due Stati membri si riuniscono quanto meno a livello amministrativo con cadenza quindicinale.
Ho segnalato che le Camere hanno notevolmente incrementato in questa legislatura, anche per il ruolo propulsivo della XIV Commissione, l'attività in relazione alla formazione della normativa e delle politiche europee, ma ahimè, nonostante l'incremento quantitativo e qualitativo, non c'è stato un miglioramento nell'interlocuzione del Governo, tranne qualche eccezione. Faccio questi riferimenti critici in modo che l'opposizione magari ci risparmierà interventi antigovernativi!
Gli atti di indirizzo approvati dalle Camere, che ormai superano gli 80 l'anno rischiano talvolta di essere in contrasto con posizioni rappresentate dal Governo nelle sedi decisionali europee.
Anche a questo proposito esistono diverse proposte. Mi soffermerei sul solo riferimento che riguarda la tempestiva trasmissione degli atti e delle informazioni: è un dato importantissimo. La trasmissione alle Camere della relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia nel 2012 dovrebbe avvenire entro l'anno solare, dicembre 2011, assicurando che ci sia anche una puntuale illustrazione della priorità degli orientamenti del Governo.
Vorrei anche richiamare il discorso relativo a un argomento che ci vede - i termini che uso hanno sempre un riferimento sportivo - indossare la maglia nera e riguarda le procedure di infrazione. Sono 147 a oggi per mancata oppure non corretta attuazione di obblighi europei. Ho segnalato quali, secondo la XIV Commissione, non solo secondo il sottoscritto, sono le cause. Ovviamente, si parte sempre dal ritardo cronico, storico, dell'approvazione del disegno di legge comunitaria annuale. Colgo anzi l'occasione per segnalare che il disegno di legge comunitaria 2011 è stato già trasmesso alla Camera e sarà a breve assegnato alle Commissioni.
Ancora un altro tema sta particolarmente a cuore ai membri di questa Commissione: oserei dire che abbiamo iniziato questa legislatura proprio trattando il tema della riforma della legge n. 11 del 2005. La Commissione ha svolto un ottimo lavoro, Ministro, se si pensa che è una proposta di legge nella quale sono confluite ben cinque proposte da parte di tutti i gruppi, oltre quella del Governo. Siamo riusciti a redigere un testo unico, ad approvarlo alla Camera, con qualche comprensibile difficoltà, ma tutti i gruppi hanno sottoscritto il testo finale che vedeva le posizioni congiunte.
Raccomandavo a lei, quindi, e l'ho già fatto nei giorni precedenti, nel corso degli incontri che abbiamo avuto, che questo è il tema essenziale che la Commissione intende affidarle, Ministro. È davvero auspicabile che il Senato, che ha voluto svolgere un'articolata istruttoria attraverso un ciclo di audizioni, proceda a una rapida approvazione del provvedimento, in modo da consentire alla Camera l'approvazione definitiva entro l'autunno, compatibilmente, non dimentichiamolo, con la sessione di bilancio.
La pregherei, quindi, Ministro, di sollecitare questa calendarizzazione presso la Conferenza dei capigruppo del Senato. Ovviamente, abbiamo segnalato il problema con una visita direttamente al presidente della Commissione delle politiche comunitarie del Senato, senatrice Boldi, ma come è noto, si tratta di un provvedimento assegnato in sede primaria alla Commissione affari costituzionali.
Do la parola ai colleghi che desiderano intervenire.

SANDRO GOZI. Anch'io ridò il benvenuto al Ministro Bernini. Credo che, comunque, abbiamo dato in Aula al Ministro il migliore benvenuto possibile col buon lavoro che tutti i gruppi hanno svolto sulla risoluzione relativa alla politica europea d'Italia. Credo che questa sia la migliore base per ripartire.
Ministro, sulla questione delle relazioni sa benissimo quanti sono i ritardi del Governo. La invitiamo a presentare nei tempi dovuti sia la relazione programmatica sia il rendiconto. È una modifica che abbiamo portato alla legge n. 11 del 2005 in maniera condivisa. L'ultima relazione è stata presentata dal Governo cinque mesi


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dopo la scadenza del termine e ci attendiamo che la relazione che indica gli orientamenti di politica europea del Governo per il 2012 arrivi in Parlamento entro la fine di quest'anno. Sarebbe meglio che arrivasse un po' prima, in modo da avere il tempo per discuterla in tutte le commissioni e per dibatterne in Aula. Questo è il primo impegno che le chiederei di prendere.
In secondo luogo, finora, anche con l'ultima relazione, si indica quali sono le iniziative specifiche e le proposte del Governo in ambito europeo solo su alcuni settori: vorremmo avere una relazione in cui in tutti i settori su cui ci sono negoziati comunitari sia indicata chiaramente la posizione negoziale del Governo e le motivazioni per cui il Governo sostiene la posizione «A» anziché la posizione «B».
Mi sembra che questo sia il minimo indispensabile per consentire una vera sessione comunitaria. Alcuni, anche fuori dal Parlamento, invocano, infatti, una sessione europea in Italia: in questa Commissione sappiamo che potremmo già avere la sessione europea e dovrebbe svilupparsi attorno alla discussione delle relazioni. È evidente che per averla occorre una relazione di qualità e tempestiva. Diversamente, sarà difficile avere una vera sessione di politica europea e sensibilizzare anche le altre commissioni a trattare certe questioni come meritano, ossia quali centro della politica interna, e non in maniera notarile, mettendo un tampone sulla relazione per la parte che riguarda quella Commissione.
Esiste, inoltre, l'altro aspetto del se e come il Governo dà seguito agli indirizzi e agli orientamenti di politica europea delle Camere. A nostro parere, lo ha fatto in maniera molto parziale e certamente non ne ha mai motivato le ragioni. Credo che almeno sul fornire motivazioni si debba migliorare.
Esistono difficoltà che non imputo né a lei né a questo Governo. Il nostro Paese ha difficoltà che a livello giornalistico si riassumono nell'espressione «facciamo fatica a fare sistema». È per questo che tutti, alla luce dell'esperienza dei primi anni di applicazione della legge n. 11 del 2005, abbiamo voluto migliorarla.
Lei sa che lo abbiamo fatto attraverso audizioni di tutti gli attori del sistema Italia, in maniera condivisa, venendoci incontro vicendevolmente, maggioranza e opposizione, su alcuni punti e priorità. Non ci siamo mai fermati all'interno delle nostre linee rosse, le abbiamo sorpassate per venirci incontro: è evidente che occorre che in Senato siano accelerati i lavori per quanto riguarda l'approvazione, certamente con alcune modifiche da parte del Senato poiché nessuno vuole limitare le competenze dell'altra Camera, ma occorre che i lavori procedano affinché si arrivi in tempi molto rapidi all'approvazione di questa legge, che credo darebbe anche a lei uno degli strumenti importanti per migliorare il coordinamento.
Inoltre, come gruppo del Partito Democratico avevamo proposto di offrirle ancora più strumenti anche a livello di unità e di personale per esercitare questo potere di coordinamento, però certamente è importante, e sollevo il penultimo punto, proprio per un altro esercizio, svolto in maniera suppletiva, in assenza di un ministro, dal Ministro dell'economia e delle finanze, ossia il Programma nazionale di riforma.
Ho avuto modo di interrogare il Ministro, che non mi ha risposto - ma con il Ministro Tremonti ci sono abituato, spero invece che lei vorrà rispondermi - sulle ragioni per le quali fosse stato il Ministro dell'economia e delle finanze a farsi carico della responsabilità di un Programma nazionale di riforma che riguarda settori che vanno ben al di là delle competenze del Ministero dell'economia e delle finanze, come il mercato del lavoro, le PMI, la ricerca, lo sviluppo, la politica di coesione. Sto leggendo le raccomandazioni fatte dall'Italia all'Unione europea nel giugno di quest'anno. Ci aspettiamo che il prossimo Programma nazionale di riforma sia un piano che in maniera orizzontale esamini davvero tutti i settori su cui, alla luce di


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Europa 2020, l'Italia deve fare dei passi avanti e che sia il Ministro delle politiche europee ad averne la responsabilità.
Vengo alla prospettiva federalista. La tengo per ultima perché immagino che oggi sarà ampiamente dibattuta. Nella relazione proponevamo di indicare finalmente ed esplicitamente la prospettiva federalista. Sarebbe importante che il Parlamento e il Governo lo facessero in questo periodo di crisi degli Stati uniti d'Europa. Sia il Governo sia la maggioranza hanno preferito non spingersi fino a quel punto.
Ci aspettiamo che, essendo quello un primo passo, una buona base per lavorare, nel prosieguo dei lavori il Governo italiano faccia sua la battaglia federalista. È, infatti, evidente che, soprattutto sul tema del governo economico, siamo molto lontani dalle posizioni di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy. Non riteniamo che il governo economico possa ridursi a riunioni mensili dei Capi di Stato e di Governo presiedute da Van Rompuy; riteniamo che sia il passo in avanti politico, e quindi debba riguardare il metodo comunitario, il vero Governo sotto un controllo parlamentare a livello comunitario e prevedere il Ministro dell'economia europeo. Avevamo proposto di indicarlo nella risoluzione.
Facciamo riferimento a una figura istituzionale innovativa: su questo ci aspettiamo che l'Italia torni a condurre la tradizionale battaglia europeista federalista e anche ad approfittare di un dibattito che mi sembra comunque essere positivo in Germania. C'è, infatti, un vero dibattito e credo che dobbiamo spalleggiare e dare tutti i segnali opportuni per far vincere la linea europeista comunitaria all'interno del dibattito tedesco. Questo è stato storicamente un ruolo che l'Italia ha svolto. Sarebbe opportuno che tornasse a svolgerlo.

PRESIDENTE. Avverto che l'Aula riprende i lavori alle 16. Vorrei lasciare ampio spazio al Ministro non solo per la replica, ma per tutte le idee che il Ministro vuole esporci. Direi di attestarci con gli interventi su cinque minuti, contando molto sulla possibilità che qualcuno autodisciplini se stesso, e quindi riduca anche questo termine.

NICOLA FORMICHELLA. Spero di autodisciplinarmi. Ringrazio il Ministro Bernini per la tempestività con la quale ha voluto partecipare alla nostra audizione e auspico che per il futuro riusciremo come Commissione a dare un impulso sempre più unitario, come dicevamo nella riunione del luglio scorso, al Ministro, affinché possa portare in Europa le istanze del nostro Parlamento, ma soprattutto gli interessi del nostro Paese.
Credo che sia giusto dire che, quando abbiamo lavorato sulla relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, siamo giunti alla fine a una soluzione di unitarietà grazie soprattutto all'impegno che il Ministro ha assunto in Aula sul nostro documento finale, e soprattutto al fatto che si è assunta delle responsabilità di Governo, come è giusto che sia, davanti non solo alla maggioranza, ma anche con l'opposizione. Credo che questo sia un ulteriore segnale importante per il prosieguo dei nostri lavori.
Crediamo che l'interlocuzione costante con il Ministro sia presupposto per un ulteriore salto di qualità dell'intervento della Camera in materia europea anche perché la scelta di questa Commissione in questi tre anni di legislatura è stata, infatti, quella di privilegiare la qualità rispetto alla quantità. Che siamo stati anche bravi rispetto alle altre legislature e forse rispetto anche alla stessa Commissione del Senato a esaminare più atti è un discorso che riguarda l'orgoglio di appartenere a questa Commissione.
Voglio sottolineare anche da parte del gruppo del PdL la richiesta di impegno al Ministro di far sì che la legge n. 11 del 2005 possa trovare una strada privilegiata al Senato, senza troppi sconvolgimenti, in quanto l'abbiamo intesa in quel modo affinché il nostro lavoro possa essere più spedito. Abbiamo, infatti, rilevato in questi tre anni che, in particolare sulla comunitaria, ma anche in altre occasioni, si ha l'intromissione da parte di tanti altri


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agenti esterni, ovviamente parlamentari, all'interno della legge comunitaria, che nasce in un modo e arriva in un altro.
Abbiamo cercato col massimo impegno, in occasione dell'esame dell'ultima legge comunitaria, di limitare e quasi azzerare gli emendamenti del PdL, ma non può essere sempre questa la strada, anche nei confronti di colleghi.
Fatte queste considerazioni, ho da rivolgerle tre domande abbastanza tecniche. La prima riguarda le relazioni tecniche sui progetti di atti legislativi dell'Unione europea che le amministrazioni competenti, ai sensi del vigente testo di legge n. 11 del 2005, dovrebbero già predisporre all'avvio dell'esame parlamentare. Mi rendo perfettamente conto che, per mancanza di risorse o forse di cultura, molte di queste amministrazioni non applicano questa disposizione. Chiedo al Ministro se intende assumere delle iniziative affinché i ministeri di settore predispongano le relazioni tecniche in modo sistematico.
Inoltre, in numerosi casi le commissioni competenti della Camera hanno chiesto al Governo di apporre in seno al Consiglio la riserva di esame parlamentare, come previsto anche in questo caso dalla legge n. 11 del 2005. Solo in qualche caso, però, il Governo ha comunicato di aver effettivamente apposto la riserva, facendo decorrere il termine dei venti giorni entro cui il Governo deve attendere la pronuncia delle Camere. Vorrei sapere se il Ministro intende adottare delle iniziative in questa direzione affinché alle Camere sia data comunicazione.
Infine, ed è forse la questione a cui tengo di più, in questa fase del processo di integrazione europea sono numerosi i dossier orizzontali, che coincidono, ovviamente, con le competenze di diversi ministeri, come il quadro finanziario e la nuova governance economica, seguiti rispettivamente dal Ministro degli Esteri e dal Ministero dell'economia. Credo che, invece, il Ministro delle politiche comunitarie in prospettiva dovrebbe attribuire al suo Dipartimento il ruolo generale di coordinamento affinché questi percorsi non siano condizionati da logiche e dinamiche settoriali, ma si cerchi di guardare con una visione strategica a questi atti.

MARCO MAGGIONI. Mi associo anch'io ai colleghi che mi hanno preceduto nel ridare il benvenuto e nell'augurare buon lavoro al Ministro. Penso che, a livello di politica interna, abbiamo parecchie sfide, a partire del completamento dell'iter della legge n. 11 del 2005 al Senato, molto importante, come già suggerito in precedenza, frutto di un accordo di tutta la Commissione, quindi si può parlare di un buon lavoro svolto da tutti i colleghi sia in Commissione che in Aula.
Vi sono poi la legge comunitaria 2010 e la legge comunitaria 2011 che, come già ricordato dal presidente Pescante, arriverà a breve. Questi sono i punti su cui dovremo confrontarci e trovare, come sicuramente troveremo, un punto di sintesi per produrre qualcosa di buono per il Paese.
Ora, la situazione che stiamo vivendo a livello mondiale, ma in particolare a livello europeo, impone particolari sforzi e in questa fase la nostra considerazione è che stiamo percependo una sorta di compressione della sovranità nazionale che ci allarma. Abbiamo sfide molto importanti, cui tuttavia non riusciamo a far fronte proprio per una serie di vincoli imposti. Basti, ad esempio, citare la situazione della nostra moneta, che in questo momento ha un cambio sfavorevole nei confronti del dollaro, e quindi non aiuta a incrementare i livelli di crescita delle nostre imprese; le strategie occupazionali, che qualcuno vorrebbe spostare in ambito europeo e non più a livello nazionale.
Abbiamo visto, recentemente, quanto è accaduto in ambito di immigrazione clandestina per cui il nostro Paese è stato lasciato solo ad affrontare un'emergenza internazionale con regole europee, che quindi dovevano gestire un fenomeno a livello europeo.
Ribadisco quello che abbiamo già affermato in Aula, ossia la nostra contrarietà all'ingresso della Turchia in Europa. Questo è un punto che intendiamo ribadire


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come gruppo della Lega Nord proprio per tutte le motivazioni storiche e culturali che questo implicherebbe.
Questi sono, quindi, gli auspici che come gruppo offriamo al Ministro, col quale siamo certi che troveremo un punto di convergenza.

ENRICO FARINONE. Auguro anch'io al Ministro buon lavoro.
Diverse cose sono già state dette. Mi limito a fornire tre spunti e un'osservazione di fondo. Innanzitutto, credo che, con riferimento al lavoro nel passato, sia mancato un raccordo sistematico tra Governo e Commissione. Gli atti di indirizzo in materia europea, una trentina all'anno, non un'enormità, sostanzialmente non sono mai stati seguiti, discussi con il Governo e i ministri interessati, mentre erano discussi in questa e nelle commissioni competenti.
Voglio auspicare che il lavoro del Ministro, oggi finalmente presente con continuità, sarà anche quello di indirizzare i suoi colleghi a seguire con attenzione questo tipo di tematiche.
È stato, inoltre, già accennato dal presidente Pescante il tema delle procedure di infrazione, che non solo sono numerose, ma a proposito delle quali sappiamo che il Governo deve trasmettere informative: questo non è accaduto con l'ultima legge comunitaria. Tra poco ne affronteremo una nuova e non ho motivo di dubitare che, invece, non si ripeterà questa carenza di informativa, fondamentale per i nostri lavori, ma anche nell'interesse complessivo del Paese, e quindi anche del Governo.
Si è parlato molto della legge n. 11 del 2005 e anch'io spero che i tempi del Senato non divengano biblici perché altrimenti avremo lavorato per nulla. Siamo nella fase conclusiva della legislatura, sia che si interrompa prima sia che arrivi alla scadenza naturale, per cui voglio sperare che il Senato acceleri un po' i tempi, ma anche qui il raccordo, parola magica in questo caso, tra Dipartimento delle politiche comunitarie e rappresentanza italiana a Bruxelles è fondamentale.
Ne abbiamo discusso tante volte, osservando come gli altri Paesi, non solo i più importanti, investano molto su Bruxelles: se crediamo che l'Unione europea debba andare avanti, come crediamo, riteniamo tuttavia che il ruolo dell'Italia in esso debba essere assolutamente proattivo, ma anche attento a far valere gli interessi del Paese.
Abbiamo sempre lamentato in quest'anno, Ministro, l'assenza di un Ministro per le politiche comunitarie perché crediamo fortemente in questo ministero, nell'Unione, per cui formulo un'ultima osservazione non tanto come membro del Partito Democratico quanto forse come uno dei vicepresidenti, ancorché di minoranza, di questa Commissione: credo che ciò che di più importante potremo fare insieme lavorando, confrontandoci, sia un confronto continuativo tra il Ministro e questa Commissione.
Avrà modo di verificare che questa Commissione, come è già stato detto dall'onorevole Formichella, cerca di lavorare in qualità più che in quantità, ma soprattutto è considerata a livello del Parlamento un po' una Cenerentola. Ci stiamo confrontando, non per la nostra capacità, ma perché così sono le cose, con un cambiamento epocale: se l'Unione Europea proseguirà, e io credo che questo vada sottolineato a maggior ragione in momenti difficilissimi per l'Unione europea, come quelli che stiamo vivendo, questa Commissione diventerà tra le più importanti del nostro Parlamento, non per la nostra presenza, ma proprio perché le tematiche d'ordine europeo avranno una rilevanza sempre maggiore nell'economia dei lavori della Camera, come credo anche il suo ministero diventerà sempre più rilevante.
Le auguro, quindi, buon lavoro e spero in un lavoro comune qui in Commissione e in Aula.

GIANLUCA PINI. Innanzitutto, ringrazio e faccio i miei migliori in bocca al lupo per il lavoro al Ministro, con la quale abbiamo condiviso già una battaglia difficile sul nostro territorio con risultati direi abbastanza lusinghieri, augurandole di ottenerne


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di migliori in sede europea. Da parte nostra ci saranno sempre la massima e leale collaborazione e sostegno.
Sono già stati affrontati diversi temi assolutamente importanti. Vorrei solo porre l'accento su pochi punti perché per noi come Lega Nord riguardano questioni di importanza vitale sulle scelte strategiche che questo Paese deve compiere come Stato membro in seno all'Unione europea.
Il collega Maggioni prima ha citato il problema legato alla compressione della sovranità nazionale su determinati temi: aggiungo la compressione sempre più pressante di interessi nazionali in seno all'Unione europea, per cui ciò che si chiede in sostanza al Ministro Bernini è di tenere sempre alta la guardia durante dibattiti in sede di Unione europea su questioni che, in qualche modo, possono svilire le peculiarità del nostro Paese.
Cito un esempio su tutti perché l'abbiamo affrontato in maniera assolutamente serena all'interno della ultima legge comunitaria, che ci auspichiamo sia approvata rapidissimamente dal Senato: in relazione alle concessioni demaniali, parliamo di una questione che riguarda un indotto di circa 350.000 famiglie, ma anche una fetta importante del PIL.
Quando la questione è stata affrontata in sede europea, non si è tenuto conto delle peculiarità del nostro Paese, uniche rispetto a quelle di tutti gli altri Stati membri. Ora, abbiamo creato una delega specifica che il Governo può e deve esercitare rapidamente, ma l'abbiamo creata con un obiettivo specifico: dare al Ministro per le politiche europee la possibilità di rinegoziare questa posizione in sede di Unione europea. Auspichiamo che sia fatto non per essere diversi dagli altri, ma proprio per difendere i nostri interessi nazionali.
Sulla questione della Turchia, già affrontata dal collega Maggioni, aggiungo che sarà necessario un suo pronunciamento in tempi brevissimi. La minaccia di un Paese che sta facendo un percorso di adesione all'Unione europea nei confronti di un Paese che è già membro e che diffida tutti gli altri Stati membri minacciando ritorsioni sulla scelta delle presidenza è assolutamente inaccettabile. Mi auguro che, come Ministro e in rappresentanza del Governo, prenda una posizione durissima nei confronti di tali minacce sul piano internazionale inaccettabili.
Infine, sono sicuro che ella si farà portavoce di tutte le istanze degli interessi nazionali in seno all'Unione europea profilando un contraltare contro il braccio armato degli speculatori internazionali, ossia le agenzie di rating con DNA totalmente americano.
Mi auguro che nasca proprio da questa sede e prenda in qualche modo la strada di Bruxelles attraverso la sua voce la necessità impellente di costituire un'agenzia di rating assolutamente indipendente a livello europeo, che possa fare da contraltare alle porcate speculative che stanno arrivando da oltreoceano.

PRESIDENTE. Naturalmente, ciascun deputato interviene a nome del gruppo che rappresenta, quindi possono esserci punti di vista diversi nella stessa maggioranza sulle stesse tematiche.

ISIDORO GOTTARDO. Ministro, considero il lavoro che ha davanti facilitato e nel contempo molto ingrato. È facilitato perché ha a disposizione una struttura che abbiamo potuto apprezzare per la qualità del proprio lavoro; perché le è stato lasciato molto lavoro da fare, quindi non ci occupiamo solo di radici cristiane, ma abbiamo anche problemi concreti da affrontare in Europa; facilitato perché può contare su una Commissione parlamentare, la nostra, che ha, grazie a Dio, una cultura che va al di là degli schieramenti e cerca in qualche maniera di guardare agli interessi di questo Paese. È un compito ingrato perché in questo Paese abbiamo potuto constatare - lo dico da relatore delle proposte di legge di riforma della legge n. 11 del 2005 - che tutto è contro l'Europa tranne la nostra personale cortesia. Questa è la fotografia che abbiamo davanti.
Ricordando una chiosa non polemica, ma una constatazione di fatto, il collega


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Gozi diceva che nella legge n. 11 del 2005, il gruppo del PD ha chiesto un rafforzamento del coordinamento da parte del suo ministero. Tuttavia, come tutti i gruppi, abbiamo dovuto riscontrare che nella Commissione affari esteri gli stessi gruppi avevano un'opinione completamente diversa.
Siamo consapevoli. Per la Merkel, mancando l'euro, non c'è Europa; dobbiamo anche dirci che senza l'Europa non può esserci l'euro, per cui il problema è che manca l'Europa.
Faccio questa battuta per dire che, se non cominciamo a pensare con un po' di generosità che è anche compito di questo Paese contribuire a fare in modo che l'Europa esista, e non quindi semplicemente a pensare che l'Europa ci è ostile e che voglia infrangere il diritto dei singoli Paesi a vivere secondo le loro necessità, credo che non se ne uscirà.
Da questo punto di vista, aggiungo una questione molto semplice. Cerco di ragionare con la mia testa e ho letto Standard & Poor's dell'altra notte. Inviterei tutti a leggere con un po' più d'attenzione perché chi conosce il nostro Paese e il lavoro di tutti i giorni, probabilmente si rende conto che c'è una fotografia dell'Italia purtroppo molto veritiera, che non riguarda il Governo Berlusconi, riguarda il Parlamento, ma soprattutto l'assenza di volontà di questo Paese, caratterizzato da lobby e da conservazioni, di cambiare.
Questo è il problema che nel nostro lavoro di recepimento delle norme europee ci troviamo ogni giorno a constatare in questa Commissione, ma anche nelle altre Commissioni. Dico con molta amarezza, da relatore nella Commissione XIII, che abbiamo margini di crescita, come Paese, a costo zero e non li percorriamo semplicemente perché la politica non è in grado di vincere le resistenze trasversali che abbiamo a qualsiasi cambiamento, che darebbe al Paese un po' di respiro e di crescita.
In relazione alla legge n.11 del 2005 nello specifico, lei deve aiutarci con il Senato. Ringrazio il nostro ambasciatore Nelli Feroci che - lo dico presuntuosamente - operando in Europa coglie alcuni aspetti che abbiamo inserito nella riforma della legge n.11 del 2005, frutto di un equilibrio difficile. Abbiamo, infatti, dovuto vincere le resistenze di tante amministrazioni dello Stato, abbiamo avuto difficoltà a inserire il principio che l'Europa non è più uno Stato estero, ma una questione interna, ma siamo andati in conflitto con l'ordinamento di questo Stato, e quindi ci sono cose con cui, anche se la riforma della legge n.11 del 2005 sarà approvata, lei dovrà fare i conti. C'è un aspetto, inoltre, che già l'ambasciatore Nelli Feroci aveva sottolineato nell'audizione alla Commissione 14a del Senato quando metteva sull'avviso a proposito dell'inderogabile necessità dello sdoppiamento degli strumenti della legge comunitaria in legge di delegazione europea e in legge europea.
Siccome si dice che al Senato c'è l'idea di superare i due strumenti, lei dovrebbe far presente che non abbiamo potuto superare nella legge due aspetti: il primo è che alla Camera dei deputati esiste un Regolamento ottocentesco e, se questo non è modificato, possiamo garantire i recepimenti ai sensi del Trattato delle norme europee solo con uno strumento legislativo; il secondo aspetto è quello legato alla necessità di uscire dalla cattiva abitudine di utilizzare la legge comunitaria per questioni estranee al suo oggetto proprio.
Un altro aspetto molto importante nella riforma della legge n.11 del 2005 - tralascio quelli che già alcuni colleghi hanno ricordato - è il cancro delle procedure di infrazione. Nella legge di riforma, infatti, abbiamo tenuto conto delle questioni che le ho detto, ma anche del Titolo V della Costituzione italiana, e quindi di un sistema di Governo sia nella fase ascendente ma soprattutto in quella discendente che molto spesso è troppo articolato, per cui abbiamo cercato di ricondurlo a un momento di coordinamento, crescita e consapevolezza di tutto il Titolo V della Costituzione rispetto a queste questioni.
Delle procedure di infrazione dobbiamo vergognarci come Paese, innanzitutto perché ci costa moltissimo, ma anche


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perché è la dimostrazione di un Paese che non vuole entrare in Europa. Quello che abbiamo potuto indicare, il sistema della gogna mediatica, è perlomeno un tentativo di mettere tutte le amministrazioni dello Stato di fronte alla responsabilità di rispondere ai cittadini del perché siamo in una situazione di procedura di infrazione.
Il nostro compito resterà impossibile fino a quando il modo in cui il Paese si raccorda con l'Europa non diventerà uno strumento di comunicazione che interessa i cittadini.
Siamo andati avanti con le modifiche alla legge n.11 del 2005, quindi una legge di impatto notevolissimo, un lavoro enorme, chiusa all'unanimità, senza che il TG Parlamento desse una sola parola di informazione.
Personalmente, ho voluto andare a fondo: mi è stato detto che dal palinsesto RAI, rete di informazione pubblica, la questione è sparita e non c'è nessuna indicazione per chi ha il compito di riportare notizie. In un Paese che deve legiferare per il 70 per cento di quello che fa in rispetto dell'Europa, questo dimostra come la questione della comunicazione sia completamente elusa.
Credo che rientri nei suoi compiti come ministro, come rappresentante del Governo, capire che, se l'informazione più complessivamente non comprenderà anche gli aspetti positivi - ogni volta che dobbiamo recepire una norma il problema è l'imposizione dell'Europa e il 90 per cento con disinformazione strumentale, prodotta dalle lobby che non vogliono cambiare - credo che non ne usciremo e che questa sia una delle questioni da affrontare insieme, non senza il Governo, soprattutto a favore delle nuove generazioni, con una comunicazione più utile per questo Paese.

ELENA CENTEMERO. Innanzitutto, ringrazio i colleghi che hanno voluto darmi la precedenza in quanto sono impegnata anche nella Commissione VII. Utilizzerò tempi europei di intervento vista, appunto, la presenza del Ministro e non soffermandomi su temi che sono già stati affrontati e approfonditi dai miei colleghi, come quello della legge n.11 del 2005, quello della relazione e quello del Programma nazionale di riforma.
Pur non essendo la formazione e l'istruzione materie esclusive delle competenze degli Stati membri, ma l'Unione europea dandoci una serie di comunicazioni e interventi sia come Parlamento sia come Commissione europea in questo settore e, soprattutto, richiamandomi alla strategia di Lisbona e alla strategia UE 2020, in cui l'istruzione, la formazione e la ricerca sono elementi fondamentali della crescita dell'Europa, anche in un quadro di crisi finanziaria come l'attuale, la richiamo, Ministro, a dare un particolare rilievo, anche con la sua presenza a Bruxelles e anche con la collaborazione del nostro Dipartimento del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, e del Dipartimento degli affari internazionali, ad alcuni temi chiave che saranno affrontati.
In particolar modo, mi riferisco all'iniziativa Young on the move, la mobilità transfrontaliera dei giovani, fondamentale per acquisire delle competenze in campo linguistico spendibili in un mercato del lavoro assolutamente transnazionale, ma che potrebbero anche integrare il problema che tutti abbiamo sottolineato e che ha ricordato prima l'onorevole Gottardo, ossia quello di una cultura europea.
Nel nostro Paese manca una cultura d'Europa perché manca all'interno del sistema di formazione e istruzione una conoscenza di questo ambito, per cui questo è un tema che va particolarmente affrontato, non solo attraverso i mezzi di comunicazione.
All'interno del Popolo della Libertà lei ha avuto un incarico così importante in questo settore, ma credo che anche nel campo dell'istruzione e della cultura questo vada sottolineato.
Un altro aspetto molto importante è il quadro europeo delle qualifiche, che andrà rivisto nel 2012-2013, e, oltre a questo, tutte le questioni legate alla valutazione, quindi il quadro comune europeo per la garanzia della qualità in quanto proprio


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uno dei temi chiave della politica di questo Governo nel campo dell'istruzione è quello della qualità collegata alla valutazione.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Grazie, Ministro, per la sua presenza. Abbiamo molto apprezzato l'impegno profuso in questa legislatura dal Dipartimento per le politiche europee per la riduzione delle procedure di infrazione avviate nei confronti dell'Italia. È già stato ripreso prima da alcuni colleghi, e dall'onorevole Gottardo in particolare, ma bisogna sempre comunque constatare che il nostro Paese continua a registrare 147 procedure pendenti e credo sia il peggior risultato dei ventisette Stati membri dell'Unione.
Abbiamo avuto modo anche di constatare, attraverso le audizioni periodiche che abbiamo avuto con il professor Adam in seno al Comitato per il monitoraggio sull'attuazione delle politiche europee da me presieduto, una percentuale sempre più significativa di procedure pendenti, che non discendono dalla mancata adozione di disposizioni legislative, e quindi dalla responsabilità del Parlamento, ma piuttosto dalla mancanza dell'adozione dei decreti ministeriali di recepimento di direttive recanti norme tecniche.
Sulla questione ambientale potremmo aprire un libro a parte. La nostra Commissione, grazie all'iniziativa del presidente Pescante, ha già chiesto ai ministri responsabili dei dicasteri che registrano il maggior numero di inadempimenti di provvedere. Su questo punto le rivolgerò anche una domanda.
Inoltre, da sempre la Lega ha considerato prioritario assicurare un maggior coinvolgimento delle regioni nella formazione della posizione italiana nelle sedi decisionali dell'Unione europea. Sia la legge n. 11 del 2005 sia la legge La Loggia prevedono meccanismi di raccordo tra il Governo e le regioni che comunque non risulta siano stati pienamente attuati.
Mi riferisco, in particolare, alla partecipazione dei rappresentanti delle regioni al CIACE e al Comitato tecnico permanente nonché alla delegazione del Governo in seno al Consiglio dell'Unione europea.
Mi chiedevo come intenda procedere il Ministro riguardo alle iniziative politico-amministrative verso altri ministeri per assicurare un tempestivo recepimento delle direttive tecniche per quanto riguarda la questione delle infrazioni; e quali iniziative intenda assumere per migliorare e rendere più sistematico il raccordo con le regioni, soprattutto sui dossier come la riforma della politica di coesione e della politica agricola o la predisposizione nel prossimo quadro finanziario dell'Unione europea che incidono fortemente sulle competenze regionali.
Infine, direi che è inutile ribadire che sulla riforma della legge n.11 del 2005 è stato svolto un ottimo lavoro. Posso garantirle che in sede europea, quando andiamo alle riunioni COSAC, gli altri Paesi non riescono a capire qual sia la maggioranza e quale la minoranza perché si fa un ragionamento all'unisono, cosa non da tutti i giorni.
Quanto alla battuta, che non era una battuta, del collega Farinone, se non ricordo male Cenerentola sposò il principe. Al Ministro vorrei dare un suggerimento, molto meno di un consiglio: se potesse comunicare il prima possibile il suo numero di scarpe ottimizzeremmo i tempi di questa Commissione!

LUCIO STANCA. Non volevo mancare di fare gli auguri di buon lavoro al Ministro.
Vorrei fare solo sul piano generale una considerazione, che è già stata toccata da parecchi interventi, ma che credo sia la più importante di tutte al di là del lavoro quotidiano che dobbiamo fare come Commissione per quanto riguarda il modo in cui siamo in Europa, laddove il problema di fondo oggi è che l'Unione è in crisi: ci siamo accorti in questi giorni che ciò avviene non tanto perché c'è una crisi finanziaria quanto perché l'architettura, il disegno europeo, alla prova della prima grande crisi del 2008, ha mostrato segni di fragilità.
Non vediamo una prospettiva positiva, abbiamo solo quella negativa, per la quale se


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salta l'euro andiamo tutti a casa nel senso che non esiste più la Commissione politiche europee. Manca, però, un dibattito, soprattutto nel nostro Paese e nelle istituzioni, ma anche nella società, nell'economia, su come possiamo contribuire. In altri Paesi, invece, c'è, almeno in alcuni, basta vedere la stampa internazionale, questo dibattito su cosa deve essere fatto, cosa si potrebbe fare al di là di interventi tecnici per superare l'attuale crisi finanziaria, per dare forza al disegno dell'Unione, che tutti quanti vogliamo che sopravviva e che esca più forte.
Allora, Ministro, lei ha un compito quasi impossibile: stimolare l'attenzione di questo Paese su un tema così importante, ma che il Paese sente così lontano da non impegnarsi e che invece è vitale per il nostro futuro, come difesa degli interessi anche nazionali.

PRESIDENTE. Eventuali altri interventi possono seguire a quello del Ministro.
Mi permetto solo, Ministro, di precisare il mio punto di vista sulla questione della riduzione della cosiddetta autorità, dei poteri nazionali e degli interessi nazionali. Ho la sensazione che non stiano scomparendo i poteri nazionali, ma l'Europa. Lei è ovviamente tenuta a difendere gli interessi del nostro Paese, ma ugualmente ritengo, essendo Ministro per le politiche europee, che debba cercare di muoversi in campo internazionale con incontri, visite, che in passato sono state molto rarefatte, ricordando sempre che siamo un Paese fondatore dell'Unione europea e che non possiamo continuare di questo passo.
È chiaro quella che stiamo attraversando è la crisi del secolo, più di quella del '29, ma se non c'è una risposta europea - si parla infatti di Ministro europeo per l'economia - questo indebolimento dell'Unione si farà ancora più forte nei giorni che verranno e non è solo un discorso tedesco, non solo italiano, non solo greco, ma viene addirittura da parte di alcuni Paesi che recentemente sono entrati in Europa. Cito uno su tutti l'Ungheria.
Questa è una preoccupazione seria che va considerata in parallelo con l'altra di cui non abbiamo parlato oggi, e cioè che in tema di politica di coesione i nostri interessi devono essere fatti valere almeno quanto li stanno facendo valere la Germania e la Francia.
Do la parola al Ministro Bernini per la replica.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI, Ministro per le politiche europee. Grazie infinite a tutti. Prima di tutto, consentitemi di ricollegarmi agli ultimi due interventi, che ho trovato molto di contesto, relativi sia a Cenerentola sia alla missione impossibile: certamente, anche Cenerentola aveva una missione impossibile, almeno apparentemente. È altrettanto vero che di Cenerentola ce n'è una sola, quindi non possiamo considerarla un format, ma una splendida eccezione.
Per quanto riguarda il mio numero di scarpa, francamente preferirei non dichiararlo a questa Commissione perché supera il 40, quindi mi sentirei un po' imbarazzata nell'interpretare il ruolo della Cenerentola comunitaria. Oltretutto, non ho capito bene se la Cenerentola della circostanza sia l'Europa o la sottoscritta o se addirittura ci sia un'identificazione tra questi due elementi, il che mi sembra un po' eccessivo.
Apprezzando, quindi, moltissimo questo viatico e trovando utile passare attraverso le boutade a cose estremamente serie, quali sono quelle che i colleghi hanno speso nei loro interventi, vorrei ringraziare tutti. Ringrazio perché gli interventi hanno fornito uno stimolo a parole non solo di forma, ma di vera sostanza. I colleghi potranno vederlo, anzi, scusatemi l'informalità, potrete vederlo. In fondo sono stata fino a pochissimo tempo fa seduta insieme a voi, quindi consentitemi di essere lievemente meno ministeriale in questo intervento e forse più legata a istanze che ho visto nascere e ho sentito crescere proprio seduta su queste sedie, anche se da un altra posizione, la I Commissione, che però è fortemente contigua rispetto alle istanze avvertite all'interno di questa, soprattutto con riferimento, consentitemi questa piccola anticipazione,


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alla pregnanza del ruolo di questa Commissione sulla valutazione di conformità comunitaria, tema a mio avviso mai sufficientemente trattato, che è stato tratteggiato in maniera tangenziale da molti dei vostri interventi.
Giustamente l'onorevole Stanca diceva che, se non esistesse più l'Europa, non esisteremmo neanche noi. Questo è verissimo, ma se questa Commissione deve esistere, deve avere una valenza, una pregnanza, un'effettività, un valore di determinazione reale della conformità europea dei provvedimenti che passano sui banchi di questa Commissione che non deve essere avvertita solamente all'interno della Commissione stessa, ma anche al limitare dell'Aula.
Questo è uno dei sogni che caratterizzano il testo della nostra relazione e qui approfitto - vorrei spiegarvi perché sto parlando al plurale - per ringraziare non solamente il presidente Pescante, che in ogni caso è stato l'anima di quell'unanimità e ha così gratificato non me come Anna Maria Bernini, ma come rappresentante pro tempore delle politiche europee in Europa, certamente rafforzato dall'impegno unanime prima della Commissione e, conseguentemente, del Parlamento di votare all'unanimità una risoluzione legata alla relazione certamente intempestiva, e di questo parleremo, che mi/ci consentirà di presentarmi/ci al tavolo delle istituzioni comunitarie con un valore aggiunto, con un carburante molto più rinforzato rispetto a quanto avrebbe potuto essere se l'unitarietà non si fosse raggiunta.
Grazie, quindi, al presidente Pescante, grazie naturalmente alla maggioranza e grazie a tutte le opposizioni per l'impegno che hanno voluto dedicare, confortando il Governo nel trovare un accordo importante, prospettico su temi che saranno altrettanto prospettici sulle assise europee.
Dopo aver ringraziato voi, vorrei ringraziare il Dipartimento - ne parlava prima il presidente Pescante ed è giusto che lo si sappia, tra l'altro il Dipartimento è schierato proprio alla mia destra - che ha continuato a operare con un'attività importante. Per questo mi permetto di ringraziare partitamente l'ambasciatore Gaiani, il professor Adam, l'avvocato Fiorentino e naturalmente il consigliere Celeste, che non è presente, ciascuno dei quali per la propria parte ha contribuito, relativamente alle procedure di infrazione, e tutto lo staff colà ubicato e rappresentato.
Ho avuto modo di ricevere suggestioni dalle commissioni parlamentari che ho già avuto il piacere di ascoltare pure in questo brevissimo mandato ministeriale. Sono, infatti, Ministro da nemmeno due mesi, dal 27 luglio, ma ho avuto modo di conoscere le istanze sia della Commissione 14a del Senato, che ho ripetutamente praticato e dalla quale, tra l'altro, ha avuto ingresso la manovra bis, la manovra di quest'estate, quindi dove si sono trattati i temi anche piuttosto urgenti, di bruciante attualità, sia in occasione della risoluzione di questa Commissione. Mi permetto, quindi, di consegnarvi una relazione rispetto alla quale vorrei essere autorizzata da voi a non seguire un ordine pedissequo, ma piuttosto a ricollegarmi ai punti che i vostri interventi hanno sollecitato e che sono parte della relazione stessa.
I temi che avete trattato sono temi con la T maiuscola, gli elementi di criticità, i problemi, le disomogeneità, le dissonanze, le mancanze di coordinamento: sono certamente i problemi, le patologie che tutti noi dobbiamo tentare in maniera coordinata di risolvere. Credo, infatti, che il leitmotiv, la parola chiave di un lavoro comune sia proprio questa, «coordinamento».
Ognuno dei vostri interventi ha evocato il senso del coordinamento: del Ministro per le politiche europee con il suo Governo; del Governo con il Parlamento; del Governo e del Parlamento con gli enti locali territoriali, siano essi regioni, province, comuni, che sono centro di imputazione di diritto dell'Unione e noi lo sappiamo. Non a caso, l'espressione Unione europea è entrata trionfalmente in Costituzione nel 2001 proprio attraverso l'articolo 17. In questo caso non stupiamoci, lo dico alla collega Centemero e anche al collega Consiglio, se la cultura


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europea è di così difficile radicamento e gemmazione nel nostro Paese. In fondo la nostra stessa Costituzione ha conosciuto l'Unione europea solamente nel 2001. Prima di quella data si faceva il solo riferimento agli articoli 10 e 11 della Costituzione, ai trattati internazionali, alle limitazioni di sovranità, ma l'Europa era incospicuamente, curiosamente sconosciuta alla stessa Costituzione italiana.
Era ovvio, era perfettamente ricompresa nel suo dettato, però parlare di Europa ora significa parlare anche testualmente di Europa, scrivere le parole Europa e Unione europea, adottare sentimenti di filoeuropeismo che devono contrastare un'ondata di nazionalismi degli Stati membri con i quali noi tutti quotidianamente ci confrontiamo anche solo con un banale approccio mediatico leggendo un giornale, si chiamino essi pirati o estremisti di diversa natura. È certamente vero che una porzione di Europa, quell'Europa che ricomprende tutti noi, sta mettendo in discussione se stessa e magari sta facendo le domande giuste dando le risposte sbagliate.
Non vorrei divagare, quindi farò qualche affermazione di principio rimandando molto al contenuto della mia relazione. Vorrei ritornare al coordinamento: il primo coordinamento emerso è quello dell'Italia sull'Europa, poi parleremo del coordinamento parlamentare. Vedete che per me il cuore del coordinamento sta nel coordinamento Governo-Parlamento, principalmente coordinamento con il Governo rappresentato dalla sottoscritta e dal Dipartimento ma anche da un'attività di sollecitazione dei colleghi appartenenti alle amministrazioni centrali, ai ministeri competenti per materia, affinché possano partecipare attivamente non solamente alle attività parlamentari, ma anche e soprattutto alla presenza parlamentare nella fase ascendente e discendente per la partecipazione del nostro Paese alle attività e al diritto dell'Unione europea.
Qual è la prima modalità di coordinamento, scusate la naiveté con cui la esprimo? Conoscersi. Credo che il Ministro per le politiche europee, ciò che io ho fermamente intenzione di fare insieme al Dipartimento, debba conoscere vis-à-vis, come fanno i colleghi degli Stati membri che ho già incontrato in alcune bilaterali, i componenti della Commissione europea interessati ad azioni e materie dei singoli dossier, interloquire con loro. È lecito, naturalmente, nel rispetto del principio di lealtà e di terzietà delle istituzioni comunitarie, interloquire con la Commissione.
Mai interlocuzione di questo tipo, inserita negli schemi e contenuta entro i limiti della leale collaborazione, della collaborazione secondo parametri di terzietà, è stata più opportuna, così come è opportuna un'attività di coordinamento con tutti i colleghi europarlamentari. Sappiamo che dal Trattato di Lisbona in poi la funzione delle istituzioni comunitarie è cambiata. Il Trattato di Lisbona ha certamente cambiato la faccia dell'Europa e non è una parola o un insieme di parole che cambia la faccia dell'Europa, ma un percorso.
È ben vero, lo ricordava il collega Gozi, che il Trattato di Lisbona sta avendo un'attuazione rallentata da alcuni eventi oggettivi e altri soggettivi; è altrettanto vero che il Trattato di Lisbona certamente non era stato pensato per un tempo di crisi e questo è il senso di Euro Plus, favorire l'implementazione di un trattato che nasce gestendo un'emergenza planetaria, a sua volta gestita nel contesto dell'Unione europea e deve essere gestita con strumenti comuni.
Dicevo, quindi, che a maggior ragione il ruolo del Parlamento così valorizzato, il ruolo della cooperazione rafforzata - prima si parlava anche di questo - deve essere affrontato dall'Italia. Sto parlando di Governo pro tempore, attraverso un'interlocuzione costante con i nostri componenti, i membri dell'esecutivo europeo e i membri del legislativo europeo.
L'altro elemento giustissimamente emerso è quello dei nostri funzionari. La struttura di missione - lo vedremo anche nella gestione delle procedure di infrazione - ha una funzione fondamentale, così come hanno una funzione parlamentare i nostri funzionari, che sono eccellenti e molto professionalizzati.


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Oltretutto, abbiamo avuto in questi due anni e mezzo un'ulteriore professionalizzazione, la nomina di dirigenti e direttori generali, vicedirettori generali. Sempre tenendo conto del principio di lealtà alle istituzioni comunitarie, valorizziamo l'appartenenza al Paese d'origine, valorizziamo le professionalità di questi funzionari, interfacciamoci con loro, accompagniamo le loro carriere in Europa e, una volta che tornassero dall'Europa - esistono anche gli esperti distaccati, voi tutti lo sapete e me lo insegnate - valorizziamo le loro professionalità acquisite in Europa a scopi domestici. Anche questi sono temi di coordinamento che attengono, a mio avviso, non al basic, ma alla platea di costruzione di quel rapporto Italia-Europa in cui l'Italia più fluidamente, più efficacemente fa sentire la propria voce, le proprie istanze nelle giuste sedi europee.
Consentitemi di andare un po' fuori copione. Credo che seguire le professionalità dei nostri funzionari o interfacciarci con i nostri commissari europei, tedeschi, austriaci, svedesi - sono comunque nostri, fanno parte del nostro kit di organigramma costituzionale europeo al quale dobbiamo attingere per avere e per dare informazioni - debba accadere molto operativamente, molto pragmaticamente, poi scriveremo una legge se necessario, faremo un atto di normazione secondaria, ma a mio avviso la funzione da svolgere è quella di attivare un percorso, accendere i canali di comunicazione, che sono già peraltro accesi, fluidificarli il più possibile.
Quanto al coordinamento Italia su Europa, parliamo di un'Italia che in questo caso, grazie a voi, proprio grazie all'incipit in questa Commissione, parla con una sola voce. Mi presenterò in Europa con una risoluzione che fa capo a una relazione che attiene alla partecipazione dell'Italia all'Unione europea votata all'unanimità. Questo rende la voce ovviamente molto più percettibile.
Il problema vero, ed è questo il motivo per cui a mio avviso bisogna valorizzare fortemente i meccanismi di coordinamento, è quello di portare a volte voci disomogenee, non solamente legate alla politica, ma anche alla società civile, che spesso si presenta in Europa a ranghi non serrati, quindi facendosi portavoce di istanze che, essendo loro stesse disomogenee, deresponsabilizzano le istituzioni comunitarie rispetto a una vera attenzione sui contenuti del dossier, che è l'obiettivo che vogliamo raggiungere, per cui si scocca la freccia ma non si centra il bersaglio perché le frecce sono troppe.
Organismo di coordinamento per definizione è il CIACE. Voi tutti l'avete menzionato. Questo è il primo sogno, ma in fondo è una realtà praticabile. Il CIACE è proprio quell'organismo sia nella sua parte politica sia nella sua parte tecnico-amministrativa, ossia il Comitato tecnico permanente, che può e vuole sviluppare quell'attività di coordinamento di cui prima si diceva.
A proposito dell'onorevole Consiglio, lei diceva che il CIACE non ha coinvolto rappresentanze regionali: non è vero perché il Comitato tecnico permanente - credo che possano confermarmelo e vedo teste che per fortuna confermano - ha coinvolto spesso rappresentanze regionali. Il tema, piuttosto, è, poi ne parleremo, quanto il CIACE ha operato fino a ora come organo politico e quanto come organo tecnico-amministrativo. A mio avviso, deve esserci una scissione: sono due corni di uno stesso obiettivo di coordinamento.
Il CIACE deve essere proprio la sede di coordinamento politico, cioè interministeriale, per la gestione di quei dossier trasversali di cui tutti avete parlato, che si tratti di prospettive finanziarie o di governance economica, di gestione di strumenti finanziari innovativi, di cui abbiamo parlato nella nostra discussione sulla risoluzione, project Bond, euro Bond, euro union Bond, possono piacere più o meno.
È questo il nostro obiettivo, trasformare il CIACE in un organismo politico con una periodicità di riunioni che lo assimili al CIPE, ovviamente non con gli stessi poteri - così non è, credo che il CIACE non abbia queste disponibilità - però certamente per noi è importante e ovviamente abbiamo già operato politicamente in questo senso affinché ci siano date


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delle opportunità per poter gestire dossier europei importanti, come ad esempio le prospettive finanziarie, in un organismo non già solo tecnico-amministrativo, ma politico di coordinamento.
Questo, onorevole Gozi, può risolvere anche il problema del PNR. Sono d'accordo con lei sul fatto che sia di competenza europea. Siamo di coordinamento, trasversali, orizzontali, overwhelming, ci chiamano in ogni modo possibile ed è partito infatti, il PNR, lo ricorderete meglio di me, dal Dipartimento ed è rimasto in pancia al Dipartimento credo fino a novembre. È stato un'incubatrice del PNR, però in quest'ottica certamente vale un'implementazione in senso politico di un organismo come il CIACE, che a quel punto distingue CIACE da CTP, Comitato tecnico permanente.
Questo potrebbe avere, e avrà, un senso di ulteriore coordinamento proprio nell'ottica dei vostri interventi. Questo, infatti, è l'obiettivo delle linee programmatiche che oggi vi porgo: valorizzare il CIACE come strumento politico, quindi dare un surplus di coordinamento governativo agli ordini del giorno trasversali, ai dossier con competenze orizzontali che saranno trattati nell'ordine del giorno del CIACE.
Consentitemi di continuare un po' «a gatto selvaggio», ma i vostri interventi mi hanno sollecitato in questo senso. Troverete in maniera molto più analitica e spero sistematica trattate le mie linee programmatiche all'interno della relazione, però molti dei vostri interventi hanno sollecitato un approfondimento di quello che abbiamo costruito come nostro architrave governativo, architrave di gestione del Dipartimento per le politiche europee: altro tema è quello della valorizzazione del ruolo sia governativo sia parlamentare quanto alla validazione in senso di conformità comunitaria dei provvedimenti europei.
Quante volte abbiamo sentito parlare di bollinatura europea? Se esistesse - anche questo è un obiettivo che vogliamo perseguire come Dipartimento, naturalmente nei limiti delle nostre possibilità, ma è un tema politico che sottoporremo a livello governativo - come deve esistere, come esiste in altri Paesi, la garanzia di una bollinatura, un placet, un exequatur, una valutazione di conformità, di compatibilità, chiamatela come volete - bollinatura fa molto ragioneria - ma in ogni caso una valutazione di compatibilità comunitaria precoce, preliminare, questo sarebbe uno di quegli strumenti che potrebbero limitare le procedure di infrazione perché valuterebbe immediatamente della conformità tra ordinamento domestico e diritto dell'Unione, quanto meno esprimerebbe un parere, che però deve avere una sua valenza.
Naturalmente, il tema che tratterò da adesso in poi a livello governativo sarà l'intensità. Se è una bollinatura di carattere facoltativo, transeunte, è evidente che ha un'altra valenza rispetto alla bollinatura/veto, tipica di alcuni sistemi degli Stati membri.
Lo stesso, a mio avviso, dovrebbe valere in un contesto parlamentare. Credo che alcuni regolamenti di Parlamenti mono o bicamerali legislativi lo prevedano in Europa. Esiste un potere della Commissione politiche e affari europei di dare una valutazione forte di conformità. Credo che questo sia stato anche parte quanto meno di un emendamento, se non sbaglio, in Senato proprio della presidente Boldi, che aveva previsto, in altro contesto ma consimile, l'applicazione di valutazione di impatto e di tabelle di conformità sull'adesione comunitaria, ossia sulla compatibilità comunitaria di proposte e di direttive. Siamo nella fase discendente rispetto all'ordinamento nazionale.
Sono tutti temi che abbiamo intenzione di implementare - potete intenderlo - in un rapporto assolutamente stretto con il Parlamento. Tutto questo passa attraverso il Parlamento, attraverso un'attività di coordinamento con il Governo, nella fattispecie legata alla sottoscritta, alla presenza e all'attività coordinata e continuativa della sottoscritta rispetto alla Commissione, ma che deve passare anche attraverso un'attività di sollecitazione, in fase ascendente o discendente, in fase di recepimento rispetto ai colleghi di Governo,


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che sono referenti di amministrazioni centrali e quindi hanno a che fare con il recepimento attraverso atti di normazione primaria o secondaria. Qui emerge il secondo problema della farraginosità del recepimento da parte di alcune amministrazioni con atti di normazione secondaria: tutti questi rappresentano potere di impulso che noi siamo assolutamente determinati a esercitare, naturalmente nell'ambito delle nostre competenze. Questa è l'essenza del coordinamento.

PRESIDENTE. Ho una proposta da fare. Alle 16 cominciano le votazioni in Assemblea: se il Ministro è disponibile - e mi sembra che in premessa avesse dato questa disponibilità - potremmo darci un appuntamento per consentirle di esaurire la sua illustrazione e dare a noi la possibilità di intervenire avendo esaminato anche la sua relazione, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI, Ministro per le politiche europee. Questa è la prima dimostrazione della mia sincerità nel desiderio di un interscambio «cenerentolesco» con la Commissione. Peraltro, alcune delle domande che mi sono state rivolte richiedono una risposta. L'onorevole Formichella mi ha rivolto una domanda molto articolata, per cui mi darei un ulteriore compito: riunire le domande e intanto voi leggerete la relazione, dove troverete alcune risposte e alcune considerazioni rispetto a quello che è stato detto qui.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Bernini e rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

La seduta termina alle 16.

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