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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissioni Riunite
(III-XIV Camera e 3a-14a Senato)
3.
Martedì 14 ottobre 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Pescante Mario, Presidente ... 3

Comunicazioni del Governo sul Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre 2008:

Pescante Mario, Presidente ... 3 7 10 12 15
Bellotti Luca (PdL) ... 9
Boldi Rossana, Presidente della 14a Commissione del Senato ... 3
Cabras Antonello, Vicepresidente della 3a Commissione del Senato ... 4
Consiglio Nunziante (LNP) ... 9
Fassino Piero (PD) ... 7
Frattini Franco, Ministro degli affari esteri ... 4 12
Gozi Sandro (PD) ... 10
Livi Bacci Massimo (PD) ... 11
Nirenstein Fiamma, Vicepresidente della III Commissione della Camera dei deputati ... 3
Orlando Leoluca (IdV) ... 10
Pianetta Enrico (PdL) ... 12
Santini Giacomo (PdL) ... 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONI RIUNITE
III (AFFARI ESTERI E COMUNITARI) - XIV (POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E
3a (AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE) - 14a (POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di martedì 14 ottobre 2008


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA XIV COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI MARIO PESCANTE

La seduta comincia alle 12,40.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Comunicazioni del Governo sul Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre 2008.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca comunicazioni del Governo sul Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre 2008. Do il benvenuto al Ministro Frattini a nome delle diverse Commissioni, per poi cedere la parola al presidente Boldi e ai vicepresidenti Nirenstein e Cabras.
Ritengo che oggi sia una bella giornata, Ministro, non solo perché le ottobrate romane risplendono, ma perché questa, che doveva essere riservata ad argomenti di ordinaria amministrazione, ovvero all'ordine del giorno del Consiglio europeo, con qualche tema delicato quali in primis il trattato di Lisbona e le conclusioni del Consiglio europeo del giugno 2008, appare storica per l'Europa. Considero infatti prematuri i trionfalismi, ma, al di là dei dati finanziari di sua competenza, il recupero di questi 480 miliardi di capitalizzazione che riguardano l'Europa, dove solo il venerdì precedente se ne erano persi 400, costituisce uno dei primi interventi in cui Wall Street non condiziona le piazze europee, ma si verifica il contrario. Si tratta quindi di una bella giornata per l'Europa, che ha recuperato la sua credibilità lanciando la sua Bretton Woods 46 anni dopo quella originale.
Questo si rivela estremamente positivo anche in virtù delle strategie politiche che vi attendono in ordine all'approvazione del Trattato europeo e soprattutto al rapporto con la gente, che finalmente può essere orgogliosa di un'Europa che ha ritrovato unità in un settore così delicato. Ovviamente, rimangono i problemi di un'economia reale, che segue una direzione distinta da quella finanziaria, ma questa è competenza di altre Commissioni. Ascolteremo sicuramente queste riflessioni in sede di discussione della legge finanziaria in Parlamento.
Lascio la parola alla presidente Boldi, con cui tra qualche giorno ci recheremo a Parigi per la riunione della COSAC.

ROSSANA BOLDI, Presidente della 14 Commissione del Senato. Mi sento rappresentata dalle sue parole, presidente, per cui, a parte i miei personali ringraziamenti al Ministro, non aggiungerò altro anche per lasciare spazio alla relazione e alle domande che saranno sicuramente numerose.

FIAMMA NIRENSTEIN, Vicepresidente della III Commissione della Camera dei deputati. Anche il mio sarà un intervento di prammatica per ringraziare il Ministro e tutti gli onorevoli colleghi e per scusarmi del ritardo con cui abbiamo consentito l'accesso nell'aula della Commissione. Eravamo infatti immersi nella discussione su un importante provvedimento: spero quindi che ci comprenderete.


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ANTONELLO CABRAS, Vicepresidente della 3 Commissione del Senato. Prendo la parola solo per cederla al Ministro.

PRESIDENTE. Per dare ordine agli interventi, pregherei i colleghi di iscriversi a parlare presso gli uffici. Sarà quindi mia cura assicurare l'equilibrio nello svolgimento degli interventi dei gruppi parlamentari presenti.
Do la parola al Ministro degli esteri, Franco Frattini.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Ringrazio i presidenti e tutti voi. La presentazione del Consiglio europeo di questa settimana ha al suo interno alcuni elementi di speciale interesse per il nostro Paese. Ieri, abbiamo lavorato su questo al Consiglio dei ministri degli esteri in Lussemburgo e da domani pomeriggio ci ritroveremo a Bruxelles.
Il Consiglio europeo affronterà in primo luogo la situazione economico-finanziaria alla luce degli interventi adottati dal G7 finanziario a Washington e dal vertice dell'eurogruppo a Parigi. Ieri, i ministri hanno sostenuto l'esigenza che da tale vertice si passi a un consenso a 27 del piano d'azione approvato con il Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre. Questo dovrà quindi essere recepito dal Consiglio europeo, anche se per indicazione dell'eurogruppo alcuni Paesi tra cui l'Italia hanno già adottato misure immediate e attuative.
Uno dei punti importanti è rappresentato dalla importanza del coordinamento con la BCE, al fine di evitare distorsioni di concorrenza e di riaffermare il ruolo della Banca centrale, cardine del sistema finanziario europeo.
Il secondo aspetto è un invito, che il Consiglio formulerà alla Commissione, ad adottare il principio di flessibilità nelle decisioni individuali sugli aiuti di Stato. Non si smantella dunque il sistema europeo sugli aiuti di Stato, ma, nel rispetto del principio della concorrenza e del mercato unico, si introduce il criterio della flessibilità nell'applicazione dei criteri interpretativi. Questo dovrà essere realizzato dalla Commissione europea.
L'altro punto che sarà portato all'attenzione dei Capi di Stato e di Governo è il rafforzamento delle norme in materia di stabilità e vigilanza, aspetto importante che riguarderà il miglioramento della regolamentazione della sorveglianza degli intermediari bancari, uno dei punti su cui sono emerse le defaillance del sistema.
Si tratta quindi di adottare sulla base di un quadro europeo decisioni rapide sulla trasparenza delle operazioni e norme sulla sicurezza dei depositi a livello nazionale. La trasparenza delle operazioni riguarda gli intermediari, la sicurezza dei depositi riguarda i risparmiatori, quindi entrambi gli aspetti saranno oggetto di decisioni.
Un ulteriore punto sarà rappresentato dalla riaffermazione del principio di responsabilità. È ormai opinione largamente condivisa a livello europeo che le prestazioni da riconoscere ai dirigenti delle imprese finanziarie e bancarie debbano riflettersi sulla loro retribuzione. Le retribuzioni e indennità di buonuscita non saranno quindi più svincolate dal contributo effettivo, positivo o negativo, del dirigente al successo dell'azienda. I premi attribuiti a coloro che hanno fatto fallire le imprese appartengono ormai a uno scenario definitivamente superato, su cui i capi di Governo daranno una precisa risposta.
Un ulteriore punto consiste nel rilanciare l'economia reale. Quando la settimana scorsa adottammo il primo pacchetto di misure d'emergenza, il Presidente Berlusconi parlò di azione finalizzata non a salvare i banchieri, ma a dare fiducia per sostenere l'economia reale. Il sostegno all'economia reale è un altro dei pilastri delle conclusioni che adotteranno i capi di Stato e di Governo.
È necessario quindi utilizzare meglio la Banca europea per gli investimenti (BEI) e guardare di più alle piccole e medie imprese e alle infrastrutture. Questi sono i punti chiave, su cui il Ministro Tremonti aveva già formulato la proposta lungimirante di coinvolgere in un piano europeo la Banca europea per gli investimenti e gli investitori nazionali, come la nostra Cassa


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depositi e prestiti, per individuare un fondo generale per il finanziamento di grandi progetti nei settori energetico, climatico e delle infrastrutture. Il consenso si fonderà sulla constatazione di come aiutando l'economia si prevengano fenomeni come questo.
In tale dibattito, infine, sosterremo l'esigenza di una forte riflessione sulla governance economica globale, tema chiave della prossima presidenza italiana del G8. Il Ministro Tremonti ne ha parlato, ma l'obiettivo è ripensare lo stesso formato del G8, che ormai mostra i segni del tempo, un G8 finanziario ma anche con competenza generale, cui solo episodicamente vengono invitati attori che invece devono essere responsabilizzati. Mi riferisco a grandi attori asiatici, ma anche alle economie emergenti di tutti i continenti, compreso quello africano e il Sudamerica.
L'altro tema di discussione è il Trattato di Lisbona. Con pragmatica disillusione, vi comunico che questa settimana non adotteremo decisioni e ascolteremo le riflessioni del Primo ministro irlandese. Dobbiamo essere realisti: l'Irlanda non è pronta a proporci soluzioni. Hanno ratificato 24 Paesi su 27, giacché mancano la Repubblica Ceca, la Svezia e l'Irlanda. Ci aspettiamo non oltre dicembre una road map, ovvero la definizione di una strada per capire quando e come il Trattato di Lisbona entrerà in vigore. Lasciare nell'incertezza significherebbe affrontare al buio la campagna elettorale europea causando una forte disaffezione degli elettori europei.
Considero realistica la possibilità che a dicembre la presidenza francese proponga una strada individuando i momenti chiave. Un serio pragmatismo mi induce a rilevare l'esiguità delle speranze di un'entrata in vigore del trattato di Lisbona in primavera. Appare però indispensabile non adottare la soluzione apparentemente più facile, ma sicuramente disastrosa. Poiché il Trattato di Lisbona entrerà presumibilmente in vigore a legislatura europea iniziata, qualcuno potrebbe infatti suggerire di rinviare di una legislatura e di giungere al 2013. Questa sarebbe la soluzione peggiore, anche se fare entrare in vigore il Trattato di Lisbona a legislatura avviata comporta senz'altro dei problemi, che però si possono affrontare e risolvere.
È stato costituito il gruppo di riflessione strategica sul futuro dell'Europa presieduto dall'ex premier spagnolo Felipe Gonzales e composto da nove esperti, tra cui il professor Mario Monti, scelti in base non al Paese di origine, ma a riconosciute capacità. Questi nove esperti avranno il compito di riflettere sull'orizzonte di medio periodo dell'Unione europea tra il 2020 e il 2030.
L'altro tema sarà il pacchetto energia-ambiente, laddove una proposta della Commissione riguarda il 20 per cento di riduzione della emissioni di gas serra, il 20 per cento di aumento dell'efficienza energetica, il 20 per cento di energie rinnovabili sul totale delle risorse energetiche entro il 2020. Tale pacchetto contiene quindi proposte normative, di cui abbiamo cominciato a discutere. Abbiamo formulato due osservazioni, che riscuotono consenso in altri Paesi membri, che hanno robusti sistemi industriali e manifatturieri come l'Italia.
Confermiamo l'idea di un obiettivo globale di riduzione dell'inquinamento e quindi delle emissioni, ma riteniamo che questo obiettivo debba essere perseguito sulla base non solo di criteri politici, ma anche di una valutazione di impatto costi-benefici per i sistemi industriali. Oggi, il mondo è cambiato rispetto a gennaio 2008, data in cui la Commissione europea aveva adottato questo pacchetto. Alla luce della crisi economico-finanziaria globale, dobbiamo valutare l'impatto dell'adozione di quel pacchetto, se non reso flessibile come chiediamo, sui sistemi industriali dei Paesi membri dell'Unione europea.
Riteniamo possibile adottare a dicembre una decisione sui grandi obiettivi non secondo i parametri di rigidità condivisibili prima dell'emergere della situazione di crisi globale e prima di valutare che si tratterebbe di un'azione assunta unilateralmente dall'Europa e gravante sulle imprese europee, alla quale non si adeguerebbero gli altri grandi attori inquinanti


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del mondo, quali Cina, India, Stati Uniti. Alcuni di questi grandi non hanno infatti neppure ratificato l'attuale Protocollo di Kyoto. L'Italia chiede quindi che l'adozione di questa strategia sia accompagnata da una valutazione di impatto della ricaduta delle varie opzioni, in termini di sistemi industriali nazionali. Questa riflessione non è stata ancora fatta mentre noi la richiediamo.
Abbiamo fatto un esercizio nazionale, per cui, se questo fosse il pacchetto rigidamente inteso, come concepito dalla Commissione a gennaio, il costo per la sola Italia equivarrebbe a non meno dell'1,14 del PIL a chiusura del sistema. L'Italia ha infatti una grande efficienza energetica, che, abbinata a una rigidità degli abbattimenti, crea molto più danno al nostro piuttosto che a sistemi molto meno efficienti, che faticano meno a ridurre i parametri. Questa è la ragione che ci induce a chiedere una valutazione di impatto sul sistema dell'economia reale di ciascun Paese.
Avremo poi una discussione sulla sicurezza energetica, laddove il tema della dimensione esterna dell'Unione europea si rivela particolarmente importante. L'obiettivo è diversificare i Paesi fornitori, aumentando le capacità infrastrutturali. Ci siamo confrontati sulle grandi infrastrutture energetiche, sul Nabucco, sul South Stream, sul North Stream, su tutte le infrastrutture proposte o messe in cantiere.
È quindi evidente l'impatto geostrategico del rapporto con la Federazione russa. In questo complessivo quadro di sicurezza energetica, sosteniamo la proposta formulata dal Presidente Berlusconi prima dell'estate nell'incontro con il Primo Ministro britannico, ovvero la convocazione di una Conferenza internazionale tra produttori e consumatori, per trovare finalmente un luogo per discutere strategicamente della domanda e dell'offerta di prodotti energetici.
Altro tema è il Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo, che è stato approfonditamente esaminato e che il Consiglio adotterà come atto di indirizzo politico. Esso contiene il riepilogo e la conferma dei princìpi strategici su cui negli ultimi tre anni l'Europa ha lavorato e ai quali ho contribuito nell'ambito dei precedenti incarichi. Questi riguardano l'immigrazione irregolare, il partenariato di mobilità con i Paesi di origine per il lavoro regolare, il contrasto all'immigrazione illegale, un regime europeo di asilo. Oggi, infatti, esiste una procedura ma non ancora un regime sostanziale, per cui vige una sorta di country shopping, in base al quale ci si reca nel Paese dove più facilmente si può ottenere il riconoscimento dell'asilo e in seguito, in assenza di frontiere interne, si transita liberamente. Questo è inaccettabile.
Una delle questioni più innovative consiste nel perseguire una nuova strategia di sicurezza accanto alla strategia di accoglienza con un partenariato che legherà l'Europa ad alcuni Paesi di origine di flussi migratori. Abbiamo già avviato due progetti pilota, uno a est con la Moldavia, uno a sud con il Senegal, per canalizzare offerte di lavoro regolari verso i Paesi europei. Il rafforzamento dell'agenzia Frontex rappresenta l'altra faccia della medaglia, ovvero la prevenzione, il controllo delle frontiere esterne.
È stata accolta la proposta da me formulata a gennaio 2008 come Commissario europeo di realizzare dal 2012 un registro elettronico europeo delle entrate e delle uscite dal territorio di Schengen. Oggi, infatti, nessun identificatore biometrico è in grado di registrare chi entri e chi esca e abbiamo solo visti cartacei, strumenti non registrati in una banca dati comune. Tale registro elettronico dal 2012 darà la possibilità di contrastare la prima fonte di immigrazione illegale, quella degli overstayer, che rimangono dopo il periodo legittimo del visto. Oggi, è impossibile controllare questo fenomeno.
Abbiamo iniziative importanti, quali il processo di Rabat, una collaborazione euromediterranea che sta funzionando, per cui ci riuniremo a Marsiglia tra qualche settimana.
Un tema di politica internazionale riguarda la crisi del Caucaso. La discussione


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prenderà l'avvio dalle riflessioni emerse già ieri al CAGRE. Riteniamo che i russi abbiano ottemperato ai loro obblighi di ritiro dalla zona temporanea di sicurezza, come confermatoci da Xavier Solana e da Bernard Kouchner. Oggi, si devono considerare due aspetti: l'organizzazione della Conferenza di Ginevra, che si aprirà il 15, stesso giorno del Consiglio europeo, e il funzionamento della missione europea, a cui l'Italia partecipa come secondo contributore dopo la Francia.
Il terzo appuntamento è rappresentato dalla Conferenza dei donatori per la Georgia, che si terrà a Bruxelles il 22 ottobre e a cui anche l'Italia parteciperà, avendo già dato in Georgia il più visibile contributo in termini di aiuto alle persone rifugiate o in difficoltà, in quanto il Centro di assistenza della Croce Rossa Italiana, in funzione in Georgia dal 17 agosto, è stato più volte lodato da tutti gli osservatori internazionali. Ieri, il Ministro Kouchner, che lo ha visitato tre giorni fa, ha riconosciuto pubblicamente che nessun altro Paese ha realizzato un Centro di assistenza così efficiente in Georgia.
Il Governo italiano ritiene che i tempi siano maturi per riprendere il negoziato con la Russia per il nuovo accordo di partenariato con l'Unione europea. Continueremo a dare alla Georgia segnali positivi di avvicinamento al quadro europeo. Credo che si debba accelerare il negoziato per un nuovo regime dei visti e un accordo di libero scambio Europa-Georgia, ma al tempo stesso sin dal vertice Europa-Russia di novembre riaprire con la Russia un negoziato complessivo, che riguardi sicurezza, economia, energia, lotta al terrorismo, tutti aspetti di comune interesse.
Il momento è maturo, e, se l'Europa conserverà una posizione equilibrata come avvenuto finora, potrà fare la differenza anche nel ristabilimento di condizioni normali.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro per essere riuscito a sintetizzare in quindici minuti temi così delicati in maniera molto esaustiva. Credo che abbia dato in questo modo un ottimo esempio per gli interventi che seguiranno.
Do la parola ai colleghi che desiderino intervenire per porre domande o formulare osservazioni.

PIERO FASSINO. Ringrazio il Ministro di queste informazioni. Vorrei porre una serie di questioni in termini interrogativi.
La prima questione riguarda le decisioni assunte in questi giorni in sede internazionale, sia in sede europea sia in sede del G7 relativamente alla crisi finanziaria. Il Ministro si è soffermato su una flessibilità relativa alla normativa sugli aiuti di Stato, che il Consiglio solleciterà alla Commissione Europea. Considero importante questo aspetto, anche perché molti degli interventi realizzati a sostegno del sistema bancario si configurano come aiuto di Stato, per cui è difficile eludere una discussione del genere.
Mi chiedo se sia opportuno affrontare con la stessa determinazione il problema della flessibilità sulle spese per investimento nella valutazione dei deficit di bilancio e dell'osservanza dei parametri di Maastricht. Questa è infatti la questione più delicata. Nei prossimi mesi, ci troveremo di fronte a una fase recessiva in Europa. Ci auguriamo che non sia troppo pesante e superabile in tempi brevi, ma tutte le previsioni concordano su una probabile fase di recessione. Per alcuni Paesi come l'Italia si prevede addirittura una crescita sotto lo zero, con seri rischi non solo di stagnazione e recessione produttiva, ma anche di acute conseguenze sociali.
Il problema di come si riattiva una politica di crescita passa essenzialmente per la possibilità di disporre di margini di manovra maggiori nelle politiche di investimento, non sulla spesa corrente, laddove riterrei un gravissimo errore qualsiasi attenuazione del rigore, che si tradurrebbe nel premiare chi non è stato virtuoso e penalizzare chi lo è stato. Per quanto riguarda invece la materia delle risorse in conto capitale degli investimenti, dovremmo riprendere una discussione, che


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peraltro, fin dalle prime proposte avanzate in questa direzione anni fa da Delors, attraversa il dibattito europeo.
Il giusto intervento per dare un ruolo nuovo alla BEI e istituire un fondo finanziario comune ha senso qualora il maggiore impatto di questi strumenti sia finalizzato a sviluppare politiche di crescita, ma la possibilità di farlo è garantita da una diversa imputazione degli effetti contabili e di bilancio delle spese di investimento rispetto alla spesa corrente. Chiedo quindi al Governo come intenda muoversi su questo.
Per quanto riguarda il Trattato di Lisbona, come evidenziato dal Ministro, è realistico prendere atto di una condizione necessitata, giacché l'Irlanda non sembra in grado di modificare il suo orientamento in tempi tali da consentire l'applicazione del Trattato di Lisbona nella sua integrità prima delle elezioni europee. Concordo sull'esigenza di una road map. Non so se il Governo irlandese sia in grado di definirne una entro dicembre, perché questo significa stabilire il termine finale. Qualora lo facesse, il termine finale sarebbe noto e quindi sarebbe possibile ridefinire il timing di entrata in vigore del Trattato e delle sue riforme.
Vorrei sapere se esista un orientamento sul punto, qualora la definizione di questa road map si rivelasse invece complessa e il Governo irlandese non fosse in grado di indicare un timing, ovvero se si intenda andare verso il rinnovo degli assetti istituzionali dell'Unione sulla base di Nizza o si consideri l'ipotesi di una proroga degli attuali assetti, in vista di un rinnovo quando il Trattato di Lisbona sarà effettivamente in vigore. Il dibattito su questo è aperto e vorrei conoscere l'orientamento del Governo italiano.
Per quanto riguarda la questione dell'ambiente e dell'applicazione delle tre percentuali del 20 per cento entro il 2020, si rileva una convergenza di Paesi che hanno un forte impatto di industria manifatturiera come il nostro e la Germania verso una flessibilizzazione di quegli obiettivi. Questa però si può realizzare in molti modi, perché rinviare la decisione a causa della crisi internazionale differisce dallo stabilire un diverso timing, che però definisce tempi certi.
In base all'esperienza maturata come Ministro del commercio estero, diffido di una flessibilizzazione senza la ridefinizione di un timing. Ricordo che abbiamo spostato più volte l'applicazione dell'accordo multifibre senza un timing e il rinvio veniva sempre interpretato dalle imprese in questo modo.
Diverso è dichiarare che il 20-20-20 per cento non è praticabile entro il 2020, per cui si flessibilizza, ma con un timing preciso, nuovo, che definisca una road map che indichi alle imprese una serie di tappe entro cui attuare politiche di riorganizzazione, che conducano all'approdo finale. Si tratta di approcci molto diversi. Sono naturalmente favorevole a questo secondo, ovvero a una flessibilizzazione che non rinunci all'obiettivo di un'effettiva riduzione dell'emissione di CO2, di risparmio energetico, di utilizzo delle fonti rinnovabili. Chiedo quindi che il Governo italiano si muova nella direzione di ricalibrare e ridefinire il timing.
Per quanto riguarda infine la questione Russia-Georgia, vorrei avere ulteriori informazioni circa l'avvio dell'esercizio negoziale nella Conferenza di Ginevra, ovvero quali siano le prospettive della Conferenza e come il Governo italiano intenda muoversi in funzione di questo obiettivo.

GIACOMO SANTINI. Formulerò una domanda molto più pragmatica e legata al territorio. Lei, signor Ministro, ha pronunciato la definizione magica «flessibilità applicata al regime degli aiuti di Stato». Il peso di queste norme diviene gravoso soprattutto in periodi di crisi generalizzate e talune zone già svantaggiate risentono maggiormente delle conseguenze.
Vorrei sapere dunque se questa nuova visione che prevede margini di flessibilità possa essere applicata alle zone svantaggiate di montagna o minacciate da desertificazione, soprattutto in base a un principio che proprio lei nel 2003, quando era Ministro degli esteri, recepì dal Parlamento europeo inserendo nella Carta costituzionale


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il riconoscimento della specificità della montagna accanto a quello già esistente della specificità delle zone insulari. Fu un atto di coraggio e di resa giustizia. Nel Trattato di Lisbona questo concetto c'è, anche se molto più nebuloso, meno perentorio, per cui si può trovare un aggancio in questo senso. Se dunque esiste la volontà di aprire un nuovo dibattito che introduca criteri di flessibilità negli aiuti di Stato, le segnalo la necessità di applicarlo soprattutto alle zone di montagna, attraverso iniziative già tentate, ma inevitabilmente bloccate da queste norme, quali la riduzione della pressione fiscale generale, gli incentivi per l'insediamento delle nuove imprese, il riconoscimento della multifunzionalità, ma soprattutto prezzi agevolati per il gasolio da riscaldamento domestico, per gli alberghi, per le imprese e anche per la trazione agricola.
Gli esempi potrebbero continuare, citando l'esenzione delle quote latte, misura che, sebbene nel 2015 le quote non esisteranno più, potrebbe ancora evitare sette anni di svantaggio alle zone che ne soffrono maggiormente e infine gli interventi compensativi per i lavoratori stagionali, che sono quasi tutti in montagna (guide alpine, maestri di sci, personale alberghiero, boscaioli). Alla luce della nuova flessibilità da lei annunciata, tutti questi incentivi, la cui introduzione finora è stata frenata per non dire esclusa dal regime degli aiuti di Stato e della concorrenza, potranno forse essere riveduti e corretti.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Ringrazio il signor Ministro per la presenza, per la relazione e già anticipatamente per la risposta. Nell'ordine del giorno del prossimo Consiglio europeo del 15 e del 16 ottobre figura la discussione su energie e pacchetto climatico. L'orientamento del Consiglio europeo sembra quello di tenere fede agli ambiziosi impegni assunti in materia di politica climatica ed energetica anche in questo momento di crisi economica, che consiglierebbe forse di riflettere con maggior prudenza sugli obiettivi dell'Unione europea. I Paesi del nord chiedono a Barroso di tener duro su questo pacchetto e lo stesso Barroso individua nell'ecologia un possibile campo di ripresa economica.
Da alcune dichiarazioni del rappresentante permanente dell'Italia a Bruxelles, l'ambasciatore Nelli Feroci, sembrerebbe che il Governo italiano intenda proporre al Consiglio una moratoria sui negoziati relativi al pacchetto, sul quale sono stati avanzati dubbi dal Ministro Ronchi nel corso di un recente incontro con gli europarlamentari a Bruxelles.
Vorremmo conoscere la posizione del Governo italiano al riguardo, tenendo presente anche che sia sul pacchetto energia del mercato interno, sia sul pacchetto energia del cambiamento climatico la Camera avvierà domani l'esame in fase ascendente.

LUCA BELLOTTI. Approfitto della presenza del Ministro per esprimere alcune osservazioni di carattere generale. In premessa, il presidente manifestava la sua euforia per l'andamento positivo della Borsa. Di fronte alla schizofrenia del sistema economico generale, il primo grande interrogativo è se sia giusto e positivo quanto sta succedendo oggi o piuttosto quello che stava succedendo ieri. Sono consapevole di come queste situazioni generino profonde preoccupazioni negli strati deboli della popolazione. Quando dobbiamo affrontare i temi dell'economia reale all'interno delle nostre regioni, dei nostri territori, dei nostri rapporti con la Comunità europea in un mercato globale, mi sovviene un parallelo con la natura che, sebbene splendida ed esaltante, nello stesso tempo si rivela pericolosa e talvolta tremendamente negativa. L'agricoltura ha delle regole e ordina la natura in modo da ottenerne il meglio. Anche per quanto riguarda i mercati, il liberismo è straordinario ed esaltante per certi aspetti, ma, considerandolo nella chiave della situazione internazionale, genera esagerate preoccupazioni.
Sarebbe forse opportuno rivedere anche all'interno del Consiglio europeo il ruolo di ogni singolo Paese. In questi anni, anche noi italiani europeisti convinti abbiamo


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dovuto subire le varie riforme che l'agricoltura ha dovuto adattare per adempiere a decisioni europee che purtroppo non hanno consentito al nostro Paese di trovare una forma concreta. Ad esempio, ogni zuccherificio chiuso è una storia del Paese chiusa, che probabilmente non si ripeterà più. Per quanto concerne le questioni strategiche dell'energia e dell'agricoltura che l'Europa dovrà affrontare, guardando al passato emergono segnali di preoccupazione.
Sulla questione degli aiuti di Stato, credo che ogni singolo Paese debba avere una forte influenza statale su alcuni settori strategici importanti, quali l'energia, la chimica, la siderurgia. In questo momento, quindi, la crisi può essere l'occasione per ridiscutere il ruolo del nostro Paese e della politica all'interno della Comunità europea. Alcuni settori strategici devono comunque essere controllati dallo Stato in maniera forte e precisa, per offrire garanzie anche ai nostri cittadini. Di questo ci stiamo rendendo conto nel settore bancario, laddove il risparmio riguarda soprattutto i ceti deboli, di questo ci stiamo rendendo sempre più conto nel settore dell'energia e anche nel settore dell'agricoltura.

PRESIDENTE. Ricordo che per le 14 è stabilito l'inizio dei lavori in Aula nei quali è impegnato il Ministro Frattini.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Ministro, desidero ringraziarla per la sua relazione e porgerle due domande. Nel fronteggiare la crisi finanziaria abbiamo assistito ad una flessibilità dei meccanismi europei. Si è ritenuto opportuno abbandonare alcuni automatismi che avevano caratterizzato l'Europa da Maastricht in poi. Vorrei sapere se questa flessibilità apra spazi di politica, se si tema che questa apertura possa mettere sotto tutela dei Governi nazionali le istituzioni europee, o si immagini un ruolo delle istituzioni europee in questa nuova flessibilità che ponga il tema in maniera più forte, atteso che si abbandonino gli automatismi precedenti.
La seconda domanda riguarda la vicenda del Caucaso. Vorrei sapere se sia ancora in agenda l'iniziativa di novembre per verificare i rapporti tra Russia, Europa, Stati Uniti in merito alla vicenda caucasica e alla Georgia in particolare.

SANDRO GOZI. Anch'io ringrazio il Ministro, cui pongo tre domande. Per quanto riguarda la questione della crisi finanziaria, Parigi 2 è stato un ottimo esempio di capacità reattiva dell'Europa, un evento felice e isolato. Dovremmo quindi ragionare su come rendere permanente quell'esempio di governance economica e finanziaria che abbiamo visto in atto nella conferenza stampa a Parigi. Vorrei sapere se il Governo, nel momento in cui lei ci prospetta la costruzione di una nuova governance europea e mondiale, intenda avanzare proposte per la questione della vigilanza bancaria almeno nella zona euro, ipotizzare forme di cooperazione rafforzata attorno alla zona euro per rafforzare gli strumenti di coordinamento economico tra i Governi e il dialogo con la Banca centrale europea, che ha brillantemente operato a Parigi.
In prospettiva globale, vorrei sapere se riteniate opportuno proporre, magari nel corso della presidenza del G8 italiana, una rappresentanza unificata dell'euro sulla scena internazionale, come primo passo europeo per rivedere l'architettura delle istituzioni finanziarie organizzate a livello mondiale. Sarebbe un segnale di unità e di volontà dell'Europa di lasciare posto a quelle potenze emerse e emergenti che oggi non sono fuori dal sistema di Bretton Woods, ma rimangono ai margini e dimostrano un certo scetticismo, dal momento che Stati Uniti e Europa rappresentano il 40 per cento del PIL mondiale e hanno prodotto fino ad oggi l'80 per cento delle regole. In questa prospettiva, vorrei sapere se il Governo abbia già individuato un'iniziativa da proporre ai partner europei.
Per quanto riguarda la questione Caucaso e in generale la politica di vicinato, vorrei sapere se ritenga che la vicenda della Georgia e il dibattito bloccato attorno all'eventuale allargamento della Nato dimostrino l'esigenza che l'Europa consideri strategica la politica di vicinato,


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che in futuro potrebbe contribuire allo sviluppo di Paesi come quelli del Caucaso, senza che questo venga percepito da Mosca come una provocazione o un atto ostile.
Per quanto concerne il Patto sull'immigrazione, abbiamo idee parzialmente divergenti. Considero positivo il Patto sul lato dei controlli, ma insufficiente sul lato accoglienza e integrazione e sul legame tra politica dell'immigrazione e politica della cooperazione allo sviluppo e anche per quanto riguarda l'asilo. Mi sembrava che anche sotto la sua guida si parlasse a Bruxelles di sistema comune di asilo, mentre ora si è tornati indietro citando solo alcuni aspetti procedurali. Poiché il Patto è intergovernativo, mi chiedo perché non abbiamo fatto qualcosa in più, dato che la questione delle competenze europee o nazionali non era di impedimento assoluto.

MASSIMO LIVI BACCI. Ringrazio il signor Ministro. Desidero esprimere una considerazione e due riflessioni, che sono anche domande. La considerazione riguarda il pacchetto energetico del 20-20-20 per cento. Credo poco alle stime di impatto soprattutto quando riguardano l'orizzonte di 12 anni, quindi credo poco all'1,14 di impatto sul PIL. Comunque, anche supponendo che la stima sia corretta, considero giusto riflettere sull'impatto che le eventuali misure avrebbero sulle nostre economie, sempre che questo non significhi darsi ulteriore tempo. Ci sarebbe infatti da domandarsi quale sarebbe il costo del non fare niente, quale sarebbe il costo sociale al 2030, se non avessimo navigato nella giusta direzione. È difficilissimo stimarlo, ma sicuramente sarebbe rilevante.
D'altra parte, queste valutazioni non possono essere scisse dalle politiche di investimento, per cui orientando gli investimenti verso il risparmio energetico e verso le fonti alternative si possono ottenere effetti in grado di controbilanciare eventuali impatti negativi. Esistono azioni e interazioni da considerare, ma l'importante è che l'Italia non compia passi indietro rispetto alla direzione che l'Europa deve perseguire.
Le altre due riflessioni-domande riguardano il Patto per l'immigrazione e l'asilo. L'aspirazione a una migliore gestione delle immigrazioni legali, maggior controllo sulle irregolarità e maggiore cooperazione tra Paesi terzi e Paesi di immigrazione è certamente lodevole, però tutto dipende dal modo di procedere. Per quanto riguarda le migrazioni e il controllo delle irregolarità, sollevo un tema che mi sembra assente dal Patto per l'immigrazione, ovvero cosa fare dei 5-8 milioni di irregolari presenti in Europa essendoci del resto precluse giustamente le sanatorie di massa e le espulsioni di massa. Vorrei sapere come l'Europa intenda agire di fronte a questo problema, che l'amministrazione Bush per otto anni ha tentato invano di risolvere.
Attendere che questa massa, pari alla popolazione di un medio Paese europeo, torni spontaneamente nei propri Paesi di origine per carenza di spazi sarebbe una scommessa estremamente pericolosa. Deve essere invece definita una direttiva non pilatesca, che quindi non se ne lavi le mani, a patto di non definirle sanatorie o espulsioni di massa. Ritengo che questo sarebbe un fatto politicamente negativo.
L'altra questione riguarda l'eventuale introduzione di una blu card. È necessario riempire di contenuti questa misura, che ritengo positiva perché garantisce una corsia preferenziale al capitale umano e a talenti di cui l'Europa ha bisogno. Mi sembra quindi che due anni rappresentino un orizzonte di validità troppo breve. Chi si sposta ed è portatore di un alto capitale umano vuole avere un orizzonte temporale molto più ampio e la possibilità di cambiare lavoro. Questa blu card non dovrebbe quindi essere legata al contratto iniziale, ma si dovrebbe concedere a chi arriva la libertà di spendere al meglio il proprio talento nei Paesi europei. Non deve essere infatti vincolata alla residenza in uno Stato, perché nell'ambito dei 27


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Paesi membri deve essere garantita mobilità di circolazione a chi abbia questa corsia preferenziale.
Questi aspetti devono essere accuratamente considerati, per evitare di introdurre un provvedimento di qualità inferiore rispetto alle esperienze realizzate in Paesi quali la Gran Bretagna e la Germania. È necessario impegnarsi affinché la blu card rappresenti un forte passo in avanti e non una piccola concessione a chi possiede talenti particolari.

ENRICO PIANETTA. Sarò molto sintetico, perché, nel ringraziare il Ministro per la sua relazione, vorrei porre una domanda sul tema di fondo e sul ruolo dell'Europa. La governance economica globale è il tema che ha caratterizzato il dibattito non soltanto in questi giorni ma tutti gli ultimi anni, anche perché mancano un ordine mondiale e le regole. Non c'è stata la fine della storia, come qualcuno preconizzava.
Questo può quindi essere il momento dell'Unione europea, che può dare il suo contributo, anche in ragione della situazione fisiologica degli Stati Uniti e sulla base della sua esperienza, basti pensare alla moneta unica. Al G8 devono quindi affiancarsi anche regole per il commercio internazionale nell'ambito di questa esperienza e di maggiori flessibilità e dinamismo dell'Europa. Mi ha fatto piacere che l'onorevole Fassino abbia citato gli investimenti, esigenza che anche Delors e Berlusconi avevano particolarmente evidenziato.
La recente proposta della creazione del Fondo dell'Italia appare quindi una testimonianza grandemente europeista. In questo contesto, il problema del Trattato di Lisbona non deve creare un impedimento, laddove la tabella di marcia appare però fondamentale per evitare il blocco del processo.
Lei, Ministro, ribadisce costantemente la necessità dell'Europa di essere non solo consumatore, ma anche produttore di sicurezza. Questo è dunque il momento dell'Europa. Vorrei sapere quindi se al Consiglio europeo l'Italia sosterrà questa capacità dell'Europa di farsi valere nel mondo in ragione di questa necessità di regole mondiali.

PRESIDENTE. Vorrei porre al Ministro un quesito di economia reale. I tassi sono scesi dello 0,50 e, poiché il tasso Euribor è del 5,40, vorrei sapere se vi è qualche speranza che i mutui possano essere ridotti in una percentuale che li porti al di sotto del sotto 5 per cento. La mia è una segnalazione, una raccomandazione e in proposito la ringrazio, signor Ministro, del colloquio che abbiamo avuto due giorni fa su questo tema.
La Commissione politiche comunitarie ha affrontato il delicato tema dello sport e delle normative europee. Finora lo sport non rientrava nelle competenze dell'Europa, ma nell'articolo 165 del nuovo Trattato c'è un riferimento specifico, in cui si proclama l'autonomia e si sottolineano le specificità dello sport.
Mi auguro che il Governo italiano intenda essere molto attivo, tenuto conto che la Presidenza francese sembra orientata a giungere a una dichiarazione su questo tema che potrebbe contrastare le illogiche decisioni della Corte di giustizia europea, che è arrivata alla depenalizzazione di alcuni casi di doping, rispettando il principio di proporzionalità. Come è noto, la sentenza Bosman ha procurato i noti danni con la libera circolazione degli atleti professionisti.
Do la parola al Ministro Frattini per la replica.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Grazie molte, signor presidente. Tutte le domande poste richiederebbero una ben più dettagliata serie di riflessioni, ma sarò necessariamente rapido.
Il tema della flessibilità sugli aiuti di Stato, onorevole Fassino, riguarda le modalità con cui venire incontro all'economia reale. Sulle spese di investimento, dunque, è ormai obiettivo condiviso far collaborare i soggetti europei e nazionali che si occupano di investimenti. Ritengo che la linea sia quella di dar rapidamente vita a un Fondo europeo che con


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la BEI metta le casse depositi e prestiti nazionali degli Stati membri in condizione di attuare una strategia di investimenti anzitutto infrastrutturali. L'intenzione è quindi limitare il tema della flessibilità agli investimenti senza un pericoloso espandersi verso la spesa corrente, ritenendo che quanto viene speso per investimenti a sostegno dell'economia reale europea sia in linea con gli obiettivi di fondo di Maastricht.
Sarebbe errato ritenere che Maastricht sia nata con i suoi parametri per deprimere l'economia. Alla luce del mondo che cambia, però, dobbiamo interpretare le regole di Maastricht e non smantellarne l'impianto, obiettivo su cui si sta lavorando.
Per quanto riguarda il Trattato di Lisbona, credo che lei, onorevole Fassino, si auguri quanto me la definizione di una road map, che personalmente aspetterei dalla Presidenza francese, che è molto determinata. Vogliamo aiutare l'Irlanda a proporre, a suggerire, ma il redde rationem è a dicembre, momento in cui chiederemo alla Presidenza di tracciare comunque la strada per il percorso successivo.
Non ne abbiamo ancora discusso a livello di ministri o di capi di Governo, ma personalmente ritengo che, se non si arrivasse a una road map condivisa o attuabile, sarebbe pericoloso prorogare le attuali istituzioni. Si darebbe infatti il senso di una sospensione che mantiene la situazione per un tempo non ben definito. Se la road map stabilisse la fine entro novembre, la Commissione europea potrebbe rinnovarsi a novembre anziché a luglio. Qualora però la road map non fosse condivisa, dico francamente che ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Scatterà il trattato di Nizza e la prima conseguenza automatica sarà la riduzione del numero dei commissari europei intorno al tavolo. Ogni Paese saprà che qualcuno dovrà togliere il «suo commissario europeo»; questa evidentemente è una prospettiva, non minaccia, su cui tutti dovremmo fortemente riflettere.
Flessibilità del pacchetto energia-ambiente significa adottare un diverso timing; vuol dire capire che, per esempio, se per arrivare al 2020 poniamo obiettivi intermedi, tutti vincolanti, chi parte da un'efficienza energetica maggiore come noi incontra maggiori difficoltà a raggiungerli, anche se nel 2020 tutti potremo arrivare agli obiettivi finali. Altri Stati, che partono da una efficienza energetica molto bassa, possono raggiungere più facilmente gli obiettivi di riduzione di emissioni intermedie. Siamo quindi flessibili sul timing, ma non sull'esigenza di salvaguardare gli obiettivi finali.
Per quanto riguarda la Georgia e le prospettive dell'apertura della Conferenza di Ginevra, ieri ne abbiamo discusso a fondo. Desideriamo che questa si apra con tutti gli attori intorno al tavolo, anche se siamo consapevoli di non poter consolidare uno status quo de facto determinato dall'azione di agosto. Lo dico con grande chiarezza: non si può accettare di vedere al tavolo il cartellino «Ossezia del sud», ma neppure immaginare un tavolo senza la Russia. L'ambasciatore Morel, rappresentante europeo, sta cercando di trovare una formula che permetta a tutti i grandi attori (Russia, Stati Uniti, Unione europea, OSCE) di sedersi intorno a un tavolo e di evitare quelle che sarebbero delle forzature.
Tutti riconoscono che sarà un processo lungo (qualcuno ieri ha detto: «Non pensate di cavarvela con una riunione»), che durerà nel tempo e dovrà accompagnarsi - ecco perché la tesi del Governo italiano è chiara - a una riapertura del negoziato strategico sulla Russia e sulle altre questioni. Sarebbe difficile aprire una Conferenza di Ginevra, che potrà durare mesi se non anni, affermando di non voler riaprire il negoziato con la Russia sull'accordo globale finché tutto non sarà finito. Questa sarebbe una sospensione indeterminata, verso cui non riteniamo opportuno andare.
Per quanto concerne la flessibilità sugli investimenti, prenderemo in considerazione alcuni investimenti giustificati per il rilancio dell'economia reale, quali ad esempio quelli infrastrutturali sulle zone di montagna. Nel parlare di spesa corrente


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i problemi sono più complicati. Gli incentivi a categorie di persone, le deroghe su discipline relative a categorie di personale pubblico o la materia che riguarda sconti su prezzi petroliferi per determinate aree creano allo stato maggiore difficoltà. Le aree che hanno una propensione bassa allo sviluppo devono essere invece incoraggiate con interventi infrastrutturali; questo sicuramente c'è nel piano a cui pensiamo tra BEI e casse depositi e prestiti nazionali.
Onorevole Consiglio, intendiamo negoziare quel pacchetto energia e ambiente con una attenta valutazione dell' impatto e delle ricadute sull'economia reale. Da qui emergono le nostre perplessità, perché siamo consapevoli che l'economia reale di molti Paesi come l'Italia subirebbe un grave danno, se quel pacchetto fosse rigidamente deciso e attuato. Riteniamo quindi che il negoziato debba essere di sostanza (non si tratta soltanto di dire «via libera e poi si vedrà»), perché interpretandolo come la Commissione europea ha voluto fare a gennaio la ricaduta sulla nostra economia sarebbe molto negativa. Dobbiamo dunque evitare che questo accada.
L'onorevole Bellotti aveva posto un quesito sul ruolo della politica e dei singoli Paesi. Oggi, consideriamo con occhi diversi una materia come quella agricola. Quanto è accaduto ci fa riconoscere che, se avessimo interpretato diversamente la normativa europea sullo zucchero, tante imprese italiane, che sono state chiuse perché l'Italia ha rispettato alla lettera la strategia europea, avrebbero subìto danni minori.
Ritengo importante che la politica si riappropri della materia, anche per l'Italia. Alcuni Paesi hanno considerato sbagliato e pericoloso convocare il cosiddetto «G4», che ritengo invece un buon apripista per l'Europa, condividendo che le quattro grandi economie comincino a ragionare e poi aprano le porte. A quella riunione partecipavano il presidente dell'Eurogruppo, il presidente della Commissione europea, il presidente della Banca Centrale, e non è stata una riunione divisiva, tanto che l'Eurogruppo ha immediatamente seguito.
È quindi positivo che anche l'Italia si trovi oggi a giocare una parte importante. Non si vuole negare, ma anzi attribuire agli altri Paesi europei il ruolo che meritano; tuttavia l'immagine evocata di quella conferenza stampa da cui è emersa una decisione forte dopo soltanto tre ore di discussione ha avuto un effetto positivo per i mercati, perché è la fotografia di un gruppo di leader che decidono in fretta e seriamente.
Sono convinto - lo dico anche all'onorevole Orlando - che gli spazi della politica debbano essere usati non contro l'Europa, ma per l'Europa. Il primo punto all'ordine del giorno del Consiglio sarà perciò l'adozione da parte dei leader europei di quanto l'Eurogruppo ha indicato, non contro l'Europa, ma per far confluire nel quadro europeo una decisione politica assunta da alcuni Paesi dell'Unione. È estremamente importante che i Governi lo facciano in sintonia di intenti, perché rafforza l'Unione europea come soggetto decisore.
Sul Caucaso, onorevole Orlando, vogliamo valutare cosa accadrà a Ginevra il 15 ottobre, ma esiste una possibilità, che evoco per la prima volta qui in Parlamento. Credo che la materia sia talmente delicata da meritare una riflessione anche di più ampio spettro. A gennaio l'Italia sarà presidente del G8, e credo che la presidenza italiana del G8 si dovrà occupare del Caucaso e che quella sarà la sede, perché intorno al tavolo del G8 ci saranno la Russia, gli Stati Uniti, il Giappone, i grandi attori emergenti. Da qui a gennaio-febbraio potrebbe essere il momento migliore per fare un outreach che invita le potenze regionali, perché nel frattempo sarà maturato qualcosa dalla Conferenza di Ginevra. L'Italia quindi non abbandona l'idea di mantenere la stabilizzazione del Caucaso come una delle priorità della politica estera e, onorevole Gozi, anche della politica di vicinato, per cui riteniamo che l'Europa debba fare di più.
Ci preoccupiamo molto del Caucaso, ma - lo dico con grande franchezza - è un deficit decisionale dell'Europa non riuscire dopo tanti mesi a dare alla Serbia il


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segnale positivo di fare entrare in vigore un accordo interinale commerciale, perché un Paese su 27 lo sta bloccando. Dobbiamo preoccuparci certamente del Caucaso, ma la situazione dei Balcani occidentali è ancor più urgente in una scala di priorità. Dovremo giocare molto sul Caucaso, ma ancor più sul resto della politica di vicinato.
Nella riunione di Marsiglia, che rilancerà operativamente l'Unione del Mediterraneo, dovremo discutere a lungo se collocare la sede in un Paese del sud o del nord, se invitare la Lega araba a partecipare a tutte le riunioni o solo a quelle di livello ministeriale. Questo differisce dall'idea che mi ero fatta dell'Unione del Mediterraneo, ovvero di un'Unione in grado di decidere, di lanciare un grande piano di investimenti infrastrutturali ed economici, di promuovere le piccole e medie imprese. Lì dovremo esprimere una parola di chiarezza. Se si decide di ripetere il processo di Barcellona, manteniamo la sede provvisoria a Bruxelles per altri due anni, non decidiamo, ma poi qualcuno ci dirà che forse abbiamo già perduto l'idea. È quindi necessario interpretare con un po' di ambizione questa politica di vicinato, perché l'idea di Sarkozy è stata brillante, ma ora deve essere riempita di contenuti. Ho aperto una parentesi perché nessuno aveva toccato l'argomento, che mi sembrava utile citare.
Per quanto riguarda la vigilanza bancaria, le cooperazioni rafforzate, il futuro della zona euro, dovremo ragionare. Il Ministro Tremonti è impegnato su questo e su una riflessione come presidenza economica del G8 il prossimo anno. Sta infatti riflettendo su un rinnovo di questo patto storico. Tutti ormai parlano di Bretton Woods, ma il Ministro Tremonti ne parlava già quattro mesi fa (bisogna dargliene atto), prima che questa crisi esplodesse pubblicamente.
Per quanto concerne il Patto per l'immigrazione, onorevole Gozi, forse ci avviciniamo. Possiamo compiere un passo avanti e migliorare la parte del Patto sull'asilo e stabilire che la politica di asilo debba essere sostanziale, non solo procedurale.
Senatore Livi Bacci, che cosa fare degli irregolari che già esistono sui nostri territori europei credo rappresenti il tema più delicato. Francamente, non abbiamo ancora una risposta, se non quella di applicare accordi di riammissione con gli Stati di origine, che prevedano programmi di sviluppo e integrazione, perché nessuno è disposto a riprendere migliaia di persone senza ottenere qualcosa in cambio.
Possiamo invece intervenire sulla blu card stabilendo non un periodo di due anni, ma un biennio rinnovabile con il diritto a spostarsi in qualsiasi Stato dell'Unione europea e a cambiare lavoro. Questo è un valore aggiunto che era nella mia proposta originaria come Commissario europeo e che credo potremo inserire nel Patto europeo.
Ho già affrontato il tema della governance economica globale. Credo che sia il momento dell'Europa anche per quanto riguarda la riforma delle Nazioni Unite. Oggi, infatti, tutti parlano di governance del mondo, ma le Nazioni Unite non hanno l'efficienza che i tempi richiedono. Sul G8 e sulle Nazioni Unite è necessaria una riflessione in cui l'Europa può fare la differenza, se arriverà unita.
Tutti parlano di ampliare i seggi al Consiglio di sicurezza, questione che rappresenta un minimo aspetto della riforma dell'ONU. Io che da sempre sono favorevole ad avere il seggio europeo alle Nazioni Unite, non posso essere d'accordo su proposte minimali che aggiungono questo o quel seggio in più senza porsi il problema complessivo della riforma delle Nazioni Unite.

PRESIDENTE. La ringrazio, signor Ministro. Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14.

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