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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione VI
1.
Martedì 16 settembre 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Conte Gianfranco, Presidente ... 3

Audizione del Ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, sulle linee programmatiche del suo dicastero, relativamente al settore assicurativo (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Conte Gianfranco, Presidente ... 3 7 9 13 14 16
Barbato Francesco (IdV) ... 7
Ceccuzzi Franco (PD) ... 13
D'Antoni Sergio Antonio (PD) ... 9
Fluvi Alberto (PD) ... 11
Laboccetta Amedeo (PdL) ... 10
Scajola Claudio, Ministro dello sviluppo economico ... 3 14
Strizzolo Ivano (PD) ... 10
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONE VI
FINANZE

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di martedì 16 settembre 2008


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO CONTE

La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata, oltre che mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, anche attraverso la trasmissione televisiva tramite il canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, sulle linee programmatiche del suo dicastero, relativamente al settore assicurativo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, sulle linee programmatiche del suo dicastero, relativamente al settore assicurativo.
Ringrazio il Ministro dello sviluppo economico che ha aderito immediatamente all'invito della Commissione.
Senza fare preamboli, direi che è giusto ascoltare intanto il Ministro e poi aprire il dibattito in relazione a quello che ci verrà riferito sul settore delle assicurazioni.
Prego, signor Ministro.

CLAUDIO SCAJOLA, Ministro dello sviluppo economico. Grazie, signor presidente. Colleghi, è la prima volta che ho occasione di incontrarmi con la vostra Commissione; si tratta, quindi, dell'avvio, anche sul piano formale, di un dialogo che con molti di voi, forse oggi assenti, ho già da tempo individualmente instaurato con contatti diretti.
Sono convinto che il confronto fra Governo e Parlamento sia di importanza vitale, allorquando si riesce a mantenere nei termini di un confronto leale fra esecutivo e legislativo, che non solo è doveroso per le prescrizioni costituzionali, ma è essenziale per svolgere meglio l'azione di governo e per produrre una legislazione più partecipata e quindi più efficace.
Dico da subito che sono disponibile, anche per il futuro, a un confronto sulle materie di pertinenza di questa Commissione che avessero riferimenti con il dicastero che ho l'onore di dirigere pro tempore.
Intendo il confronto fra Governo e Parlamento come un confronto che debba avvenire senza pregiudiziali ideologiche e senza contrapposizioni preconcette. So che queste sono enunciazioni che si scontrano con la realtà dei fatti, ma credo che proprio in Commissione - meglio che nella pienezza dell'aula parlamentare - si possa improntare in questo modo il confronto fra di noi.
Dopo questa premessa sincera, che ritenevo doveroso fare, vengo all'oggetto specifico dell'audizione di oggi.
Rapportandomi agli appunti su cui abbiamo lavorato, desidero sottolineare che il Governo sta seguendo con la massima attenzione l'impatto sul settore assicurativo italiano da parte di quelle tensioni in corso nei mercati finanziari internazionali che ogni giorno ci riservano delle sorprese (auguriamoci che si avvii la fase finale delle sorprese!).
Sulla base dei dati acquisiti, in modo particolare per il tramite dell'ISVAP, si


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può affermare che il sistema assicurativo nazionale è solido e stabile ed è esposto in misura assolutamente modesta ai rischi legati alla crisi dei mutui americani. L'esposizione può essere stimata in circa un miliardo di euro, che è pari appena allo 0,2 per cento delle riserve tecniche. Questa confortante situazione è riconducibile al carattere estremamente prudenziale della disciplina del settore assicurativo e in particolare al divieto, che abbiamo rafforzato nel 2003, di praticare le forme di indicizzazione a più elevato tasso di rischio, quali quelle legate a titoli derivanti da cartolarizzazioni o a derivati del credito.
Il sistema è quindi in grado di sostenere l'impatto anche di un ipotetico peggioramento, non augurabile, dello scenario finanziario attuale, come dimostra uno stress test fatto dall'ISVAP nel primo semestre di quest'anno, e come confermano anche le rilevazioni dell'indice di solvibilità del settore.
A fine 2007 questo indice, che è pari al rapporto tra i mezzi patrimoniali liberi e il requisito patrimoniale minimo richiesto dalla normativa, si è attestato su valori molto rassicuranti: 1,9 volte il minimo prescritto per la gestione vita e 2,7 volte il minimo prescritto per la gestione dei danni. Sebbene la raccolta dei premi abbia registrato nel triennio 2005-2007 una flessione del 9,7 per cento - in larga misura addebitabile al ramo vita, che è sceso (meno 16,5 per cento), mentre il ramo danni è salito (più 3,9 per cento) - il settore è complessivamente in buona salute e continua a generare un significativo flusso di utili: 5,4 miliardi di euro nel 2007.
Il ruolo del comparto assicurativo non deve tuttavia essere valutato esclusivamente, a mio parere, in termini di consistenza patrimoniale, come abbiamo visto, e di redditività degli azionisti come è evidente. Occorre considerare anche la sua capacità di contribuire allo sviluppo del sistema produttivo, quindi al benessere dei cittadini e alla crescita complessiva dell'Italia. Sotto questo profilo le potenzialità del settore sono ancora in attesa di essere pienamente valorizzate.
L'Italia resta un Paese relativamente sottoassicurato, anche a causa - credo - del modesto ruolo ricoperto dal settore assicurativo nella previdenza complementare, che invece in altri Paesi dell'Europa ha un ruolo di primo piano (i gap che il nostro sistema ha rispetto a Regno Unito, Francia e Germania sono davvero significativi). Un più ampio e intelligente ricorso allo strumento assicurativo potrebbe svolgere una funzione estremamente importante, non solo per attenuare l'esposizione a rischi individuali e collettivi, ma anche e soprattutto per favorire lo sviluppo del nostro sistema Paese e credo anche per razionalizzare la spesa pubblica italiana.
Penso ai benefici che potrebbero derivare da un maggior coinvolgimento delle assicurazioni, anche attraverso forme di sinergia, di partnership con l'apparato dello Stato, nella protezione da determinate tipologie di rischio: nel settore pensionistico, come dicevamo, nella sanità, nell'assistenza agli anziani e ai non autosufficienti, nel risarcimento dei danni delle calamità naturali, nella protezione di quella moltitudine di rischi che gli individui, le famiglie e le imprese ogni giorno sono chiamati ad affrontare. A mio parere, si tratta di un campo molto vasto. In tutti questi casi si potrebbe trasformare una fonte di costo per la finanza pubblica in una occasione di sviluppo di nuovi mercati, di più efficiente gestione delle risorse private e, quindi, di alleggerimento del prelievo fiscale e del prelievo contributivo.
Per conseguire questo obiettivo, che mi pare debba avere un posto significativo nelle valutazioni che dobbiamo fare, intendiamo creare le condizioni di contesto, in una logica di mercato, che consentano al settore assicurativo di raggiungere anche quei segmenti nei quali si registrano i maggiori ritardi rispetto ai principali Paesi europei. Su questi temi vorrei avviare un confronto aperto con tutte le amministrazioni e le categorie interessate per definire


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le soluzioni più idonee, più praticabili, quelle che si possono condividere e realizzare.
Un altro rilevante tema sul quale ritengo utile avviare una seria ed approfondita riflessione riguarda l'opportunità di coinvolgere maggiormente il settore assicurativo in azioni di rilancio della crescita del Paese. In un contesto come quello che viviamo, caratterizzato da un evidente rallentamento dell'economia, da vincoli finanziari sempre più stringenti, occorre valorizzare ogni risorsa disponibile per recuperare competitività e, quindi, favorire lo sviluppo.
In questo senso - e va ribadito bene - le potenzialità del patrimonio assicurativo sono enormi e possono essere valorizzate promuovendo un'allocazione più efficiente delle risorse che, ferme restando evidentemente le garanzie di solidità e di redditività del settore, possa fornire un contributo significativo alle strategie di rilancio del nostro Paese.
Sono diverse, teoricamente, le forme sulle quali si può raggiungere questo risultato: dalla volontaria costituzione di fondi, alla realizzazione di partnership pubblico-privato, all'utilizzo di meccanismi premiali diretti a promuovere, da parte delle imprese di assicurazione, investimenti in settori ritenuti strategici. Anche qui, d'intesa con le associazioni di categoria, è nostra intenzione individuare le modalità di intervento meno invasive e meglio rispondenti all'obiettivo fissato, senza pregiudizio per assicurati, azionisti, e senza anacronistiche pretese dirigistiche.
Gli anni più recenti sono stati contrassegnati da una rilevante attività di razionalizzazione e di semplificazione normativa del settore assicurativo. In qualità di Ministro delle attività produttive, nel corso del mio precedente mandato governativo, ho promosso e seguito con particolare attenzione l'emanazione del Codice delle assicurazioni private, che ha accorpato in un unico testo la copiosa normativa del settore. Nell'ambito del Codice, l'introduzione dell'istituto del risarcimento diretto ha rappresentato un'autentica rivoluzione del sistema risarcitorio ed ha prodotto, a mio avviso, effetti positivi.
C'è stata una diminuzione dell'onere complessivo dei risarcimenti nel ramo RC auto e una diminuzione del costo medio dei sinistri, valutabile intorno a meno 5 per cento; un incremento della velocità con cui gli stessi sono stati liquidati, anche se in misura ancora troppo modesta (il tempo medio del risarcimento è sceso da 63 a 55 giorni); una maggiore soddisfazione del cliente rimborsato. Tuttavia, per la piena operatività del Codice, come sapete, restano ancora da adottare alcuni regolamenti. Segnalo in particolare quelli relativi ai mediatori, all'accesso agli atti delle assicurazioni, alla disciplina delle partecipazioni rilevanti, ai requisiti di onorabilità degli esponenti aziendali, alle procedure di riscossione coattiva delle sanzioni. Credo di poter dire, davanti a questa autorevole Commissione, che potremmo riuscire a definire questi regolamenti entro la fine di questo anno.
Con la medesima solerzia contribuiremo, con l'espressione del parere di nostra competenza, alla definizione della disciplina, da molto attesa, di uniformare e semplificare il risarcimento del danno biologico, quello per lesioni di entità non lievi, la cui iniziativa è di competenza del Ministero della sanità. La nuova disciplina, prevista dal Codice delle assicurazioni, è destinata a porre fine ai mutevoli e contrastanti indirizzi della giurisprudenza - grande lavoro per gli avvocati e grandi difficoltà per gli assicurati - e fornirà, credo, finalmente alle imprese di assicurazione punti di riferimento certi per effettuare le liquidazioni dei danni biologici, con benefici influssi anche sul premio degli assicurati.
Nell'ambito di questa azione, intendiamo anche esaminare con attenzione - e, sottolineo, senza preconcetti - gli effetti delle riforme avviate dal Governo, nel corso della precedente legislatura, in merito alle quali diversi soggetti hanno segnalato criticità. Mi riferisco, in particolare, all'introduzione del divieto di esclusiva nella distribuzione delle polizze RC


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auto e ramo danni, il cosiddetto monomandato; alla nuova disciplina del sistema bonus-malus; alle modifiche introdotte in materia di risarcimento diretto, con specifico riguardo al regime del forfait.
Per poter valutare compiutamente la reale portata di tutti questi interventi, lo scorso mese di luglio ho avviato un confronto tecnico con i vari soggetti a diverso titolo interessati dall'applicazione della normativa. Mi riservo di informare la Commissione circa le conclusioni raggiunte all'esito del confronto, per le misure che eventualmente dovranno essere adottate, come ho detto senza preconcetti nei confronti delle disposizioni emanate, ma anche senza preconcetti nei confronti delle criticità che vengono riscontrate.
Allo stesso modo intendo aggiornarvi, e vi aggiornerò, sugli sviluppi della procedura di infrazione attualmente in corso in sede comunitaria, con riferimento alle disposizioni della legge 24 dicembre 1969, n. 990, che pongono a carico delle imprese assicurative l'obbligo a contrarre nel settore RC auto.
Vi sono certamente note le conclusioni depositate qualche giorno fa, il 9 settembre per la precisione, dall'Avvocato generale. Le norme in questione sarebbero in contrasto con il Trattato e limiterebbero l'accesso delle imprese al mercato italiano delle assicurazioni.
Non vi è dubbio che se la Corte di giustizia accoglierà questa tesi, si determinerà un gravissimo vulnus all'impianto di protezione sociale, dei rischi connessi con la circolazione stradale, e si renderà necessaria una riflessione approfondita sulle modalità più idonee per evitare che alcune categorie di cittadini, soprattutto i giovani residenti nelle regioni del Mezzogiorno, incontrino insormontabili ostacoli nella stipula delle polizze RC auto.
È un problema importante che dobbiamo affrontare con grande determinazione. Questi ostacoli sono, in certa misura, collegati anche alla particolare intensità con cui il deprecabile fenomeno delle frodi assicurative colpisce il mercato italiano, incidendo pesantemente sul livello delle tariffe. A questo riguardo ritengo meriti attenzione la proposta avanzata dall'ANIA (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici) per la costituzione di un ufficio antifrode pubblico, finanziato dal settore assicurativo, che possa utilizzare tutte le banche dati esistenti in materia, al fine di indagare sui sinistri sospetti e accertare eventuali responsabilità fraudolente. Mi pare che questo sia un tema da approfondire, che potrebbe risultare molto significativo nella direzione dell'auspicata diminuzione dei premi assicurativi.
In linea di principio, l'obiettivo di apprestare nuovi strumenti operativi per combattere il fenomeno delle frodi è certamente condivisibile. Tuttavia occorrerà, in concreto, valutare ciò insieme alle altre amministrazioni interessate: il Ministero dell'interno, il Ministero dell'economia, la Guardia di finanza, l'ISVAP, l'Antitrust, il Garante per la protezione dei dati personali. Credo, però, che dovremo valutare le modalità più idonee per attuare il progetto - nel rispetto della privacy, per carità - senza distorsione della concorrenza e senza ritardi nelle procedure di indennizzo diretto.
L'ISVAP sta, inoltre, approfondendo la possibilità di rafforzare gli attuali strumenti di contrasto al fenomeno, migliorando la funzionalità della banca dati sinistri - che già esiste e che contiene informazioni su 43 milioni di sinistri - e rendendo più difficile la falsificazione della documentazione assicurativa.
Avviandomi alla conclusione, credo di poter dire che gli interventi antifrode sono destinati a produrre ricadute positive anche sull'andamento delle tariffe. Secondo le rilevazioni effettuate a luglio dall'ISVAP, nel settore RC auto si assiste a due fenomeni contrastanti: prezzi in discesa per i profili di rischio più basso e prezzi che continuano ad aumentare, a tassi superiori a quelli dell'inflazione, per i giovani, soprattutto in alcune città del Mezzogiorno. Le cifre dell'assicurazione RC per i motorini nel sud Italia sono diventate inaccessibili.
Il risultato è la creazione di evidenti disparità di trattamento, accentuate dalla


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concentrazione di sconti e offerte che vanno esclusivamente a beneficio della clientela migliore. In materia, le rilevazioni effettuate da ISTAT, da ANIA e dai consumatori, si basano su criteri di calcolo non omogenei e giungono a conclusioni che sono difficilmente confrontabili. In particolare, a fronte della richiesta delle associazioni dei consumatori di ridurre le tariffe di almeno il 10-15 per cento, l'ANIA sostiene che nell'ultimo triennio il prezzo medio delle assicurazioni RC auto si sarebbe già ridotto del 5 per cento in termini reali e dell'11 per cento al lordo dell'inflazione.
Su questa controversia assai delicata il Ministero dello sviluppo economico eserciterà un ruolo di garanzia e di vigilanza per contrastare, nel rispetto pieno delle logiche di mercato, pratiche tariffarie prive di obiettive giustificazioni tecnico-economiche. A questo scopo riteniamo importante il ruolo svolto dal Garante per la sorveglianza dei prezzi, le cui rilevazioni hanno evidenziato che gli aumenti delle tariffe nel settore RC auto non sono in linea con la sostanziale riduzione dei costi dei risarcimenti, che sono significativamente diminuiti, anche grazie all'attuazione del sistema di risarcimento diretto.
Ci attendiamo, quindi, ricadute positive anche dall'attuazione, nel prossimo autunno, del cosiddetto «preventivatore unico» RC auto. Questa iniziativa, che è frutto di una collaborazione fra il Ministero che dirigo e l'ISVAP, consentirà a ogni cittadino di comparare sui siti internet del nostro Ministero e dell'ISVAP, in modo semplice e personalizzato, le diverse offerte presenti sul mercato per il proprio profilo di rischio.
Oltre ad accrescere la trasparenza, il preventivatore - terribile termine, difficile da pronunciare - favorirà una maggiore mobilità della clientela, attualmente attestata su valori assai modesti. Ogni anno in Italia solo 8 su 100 cambiano la propria compagnia, a fronte dei 22 della Francia e dei 35 del Regno Unito. Al riguardo, tuttavia, vi è una particolarità italiana sulla fidelizzazione del cliente.
A conclusione di questa relazione desidero sottolineare che anche in materia di servizi assicurativi il Governo seguirà il metodo del dialogo. Le nostre riforme non verranno calate dall'alto, ma saranno il risultato di un confronto aperto con tutti gli attori del settore.
Credo che, come abbiamo fatto in tutti i diversi settori del mio Ministero, si possano realizzare interventi efficaci con l'utilizzo delle procedure normali del confronto Governo-Parlamento.
Devo dire, da ultimo, che questa audizione è stata per me anche occasione per concentrare la mia attenzione su un settore fondamentale del mio dicastero; questo ci permette di guadagnare tempo, lavorando con voi su provvedimenti di diretta e significativa importanza per le tasche delle famiglie italiane. Vi ringrazio.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Scajola.
Poiché il Ministro ha un altro impegno presso la Commissione attività produttive, prego i colleghi di limitarsi a porre domande secche, senza fare grandi panegirici, consentendo così al Ministro di darci risposte in tempi definiti e di essere presente all'audizione successiva.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

FRANCESCO BARBATO. Signor presidente, onorevoli colleghi, per lo specifico know how che ho nel settore de quo, vorrei subito mutuare le parole del signor Ministro, il quale opportunamente ha parlato di operare e amministrare senza pregiudiziali ideologiche. Io lo faccio per primo, infatti, pur appartenendo, dal punto di vista istituzionale e professionale, all'altra parte della barricata, vorrei rilevare alcuni dati che potrebbero apparire di interesse e di favore per le compagnie di assicurazioni.
Nel 2007 tali compagnie hanno avuto, in valore assoluto, un fatturato di 18 miliardi e 203 milioni, con una diminuzione di bilancio dell'1 per cento. Di contro, c'è un numero di veicoli circolanti


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- dato rilevato dall'ACI - di 53.073, quindi con l'1,7 per cento di maggiorazione rispetto all'anno precedente. Questo determina un deflatore dei prezzi RCA per cui, depurando il primo dato rispetto al secondo, si ha una variazione in assoluto in negativo, per le compagnie di assicurazione, del 2,7 per cento.
Con questo non voglio spezzare una lancia per le compagnie di assicurazioni contro i cittadini assicurati, ma semplicemente voglio mettermi in una posizione dalla quale poter guardare a tutto il sistema Paese. Intendo dire che dobbiamo inquadrare il problema nella sua realtà complessiva. Condivido, dunque, i dati tecnici esposti dal Ministro - dati asettici, assoluti - ma dobbiamo dare anche delle risposte politiche. Del resto, il Parlamento e il Governo sono qui per questo.
Per la verità, proprio per questa ragione, vorrei subito mettere il dito nella piaga e parlare del vero vulnus al quale oggi il settore assicurativo è avvinghiato. Vengo subito al problema dei problemi che riguarda le assicurazioni. Ovviamente il pensiero va subito alla RC auto. Signor Ministro, lei ha definito l'azione anti frode assicurativa un utile argomento di approfondimento, ma si tratta di un'azione che bisognava porre in essere da ieri. Abbiamo necessità - da ieri - di un'agenzia anti frode assicurativa. Le frodi in questo campo sono assai diffuse e rappresentano davvero la maggiore turbativa per il Paese, in quanto alla fine si traducono in un aggravio di prezzi a carico dei cittadini, della collettività.
I numeri sono molto preoccupanti: il 3 per cento dei sinistri sono fraudolenti. Questo avviene soprattutto nelle aree a maggior tasso di criminalità, dove i sinistri fraudolenti toccano punte del 16 per cento. Ciò ci preoccupa maggiormente poiché abbiamo rilevato che la frequenza dei sinistri, cioè il numero di sinistrosità che le compagnie registrano, è direttamente proporzionale ai sinistri fraudolenti. In altre parole, dove sono più presenti i sinistri fraudolenti, lì è più alta la frequenza. La media nazionale è dell'8,5 per cento; tale media nelle città e nelle province più virtuose scende al 3-4 per cento, ma con punte che nelle zone più fraudolente raggiungono il 16 per cento.
L'azione di contrasto alle frodi, caro Ministro, ridurrebbe sostanzialmente il costo delle assicurazioni nella misura del 30 per cento. È una cifra incredibile che, ovviamente, a cascata si riverbererebbe sulla possibilità di decurtazione delle tariffe.
Detto questo, dobbiamo subito predisporre l'agenzia anti frode assicurativa, considerato anche che questa è senza oneri per lo Stato. Se l'ANIA e le compagnie di assicurazioni si fanno carico di istituire questo organismo, che peraltro è presente in tutta Europa, in Francia, in Germania, nel Regno Unito - in Italia, invece, abbiamo una esasperazione della garanzia, della privacy - si contribuisce a risolvere il problema e si dà un taglio fortissimo al costo delle assicurazioni.
È un modo intelligente di procedere che, se sommato al principio del bonus-malus, di cui si parlava, potrebbe dare risultati incoraggianti. Tra l'altro, è vero che il decreto Bersani introduce una riforma, ma essa contiene tante punte di criticità. Absit iniuria verbis, ma bisogna anche riconoscere la presenza di difficoltà causate soprattutto dal non dialogo - che è mancato probabilmente anche per motivi di maggioranza esigua - con le varie parti sociali.
Con l'occasione, invito il presidente Conte innanzitutto a prevedere - mi è sembrato di capire che non si è mai fatto prima - una convocazione in questa Commissione delle parti sociali: ISVAP, ANIA, rappresentanze sindacali, SNA, UNAPASS e consumatori, da me consultati nel frattempo per avere un quadro più completo. Rispetto al bonus-malus, che si richiama soprattutto a un principio di equità, in un certo modo si è deresponsabilizzato l'aspetto della tariffa, a vantaggio dei «cattivi».
L'ultimo argomento che intendo richiamare riguarda il regolamento ISVAP n. 5 del 16 ottobre 2006, riguardo al quale bisogna necessariamente contrarre i provvedimenti sanzionatori rispetto agli intermediari,


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come previsto dall'articolo 62, perché fortemente penalizzanti. La commissione esaminatrice deve essere integrata da rappresentanti degli intermediari per l'idoneità all'iscrizione al RUI. Inoltre, i termini per passare da una categoria all'altra, dalla A alla E, e viceversa, devono essere ridotti. L'ISVAP oggi, con un termine ordinatorio di 90 giorni, mette le persone in condizione di non lavorare. Infatti, se voglio cambiare compagnia di assicurazione, devo trasmetterlo all'ISVAP, che ha 90 giorni di tempo per rispondere comodamente; considerato che il termine viene sempre sforato, è evidente che si mettono le persone in condizione di non lavorare. E questo non possiamo permettercelo, signor Ministro.
Infine, per la tracciabilità, era stato previsto l'importo minimo di 500 euro, superato il quale era necessario fare un bonifico o un assegno a favore della compagnia di assicurazione. Questo è un limite assurdo; è un onore che, soprattutto i pensionati che pagano 50 euro al mese per una polizza vita, non possono sobbarcarsi.
Ribadisco che tutte queste attività sono necessarie a partire da ieri. Noi siamo disponibili a collaborare in modo costruttivo, perché pensiamo di essere uomini «del fare».
Un'ultima importante questione è legata alla necessità che sia immediatamente introdotta anche in Italia la class action. Come ho sollevato argomenti a favore delle compagnie di assicurazioni, devo dire che è incredibile che oggi un cittadino o dieci cittadini non possano difendersi contro colossi assicurativi come le Generali o l'Alliance o l'Unipol. Ebbene, la class action è uno strumento dal quale un sistema Paese che immaginiamo funzioni davvero non può prescindere.
La legalità, signor Ministro, come vede, è sempre convenienza per i cittadini. Su questa strada ci troverà sempre.

PRESIDENTE. Speriamo che i colleghi non usino il suo stesso tempo, onorevole Barbato.
Naturalmente abbiamo oggi iniziato un ciclo di audizioni, partendo dalla relazione del Ministro Scajola, che ci ha illustrato le linee guida del suo dicastero. Tuttavia, sarebbe opportuno che l'ufficio di presidenza, d'accordo con i gruppi parlamentari, verificasse la possibilità di aprire un ciclo di audizioni delle categorie interessate, che parta proprio dalle considerazione emerse nell'audizione odierna.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor presidente, ringrazio il Ministro per la relazione completa che ci ha reso sullo stato delle assicurazioni italiane. La prossima volta potremmo proporre uno scambio: l'onorevole Barbato si siede al posto del Ministro, così l'onorevole Scajola può rivolgergli qualche domanda.
Mi soffermerò velocemente su alcune questioni. Eliminando tutte le considerazioni sulle preoccupazioni attuali - peraltro, al riguardo il Ministro ci ha detto cose rassicuranti - vorrei discutere delle assicurazioni per come sono. Le assicurazioni italiane sostanzialmente avrebbero una grande potenzialità, ma non la utilizzano, e bisogna chiedersi il perché.
Il dato più importante di questa condizione è dovuto al fatto che il settore, da anni, sostanzialmente non è usato dai cittadini italiani, né perseguito molto dalle assicurazioni. Il rapporto, rispetto al prodotto interno lordo, è dell'1 per cento, a fronte del 3 per cento della Germania e del 2 per cento della Francia. È un potenziale di crescita enorme, soprattutto se consideriamo le condizioni italiane. Il Ministro ha citato diversi settori in cui questo sviluppo può avvenire, ma ce ne sono tanti altri.
Le assicurazioni italiane non si esercitano - manca la cultura assicurativa ed esse non fanno nulla perché questa aumenti - perché si accontentano dei 5,4 miliardi di utile, a fronte di una situazione che è la peggiore d'Europa. Sono contento quando il Ministro dice che noi abbiamo proseguito l'azione che lui aveva cominciato, ma vorrei che anche questo Governo proseguisse la nostra azione, proprio perché l'obiettivo è lo stesso.
Se abbiamo il massimo di fidelizzazione di clienti per le RC auto, stando ai


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dati citati dal Ministro, con la conseguenza delle tariffe più alte d'Europa, abbiamo una contraddizione in termini. In pratica, abbiamo una situazione in cui non c'è concorrenza. Se abbiamo il massimo di fidelizzazione con le tariffe più alte c'è qualcosa che non funziona. Ciò si traduce in un settore ingessato, dove le assicurazioni non fanno nulla per uscire da questo gesso, perché si accontentano della situazione esistente, e non sviluppano cultura assicurativa. Peraltro, esse, proprio per la RC auto, risultano «antipatiche» ai cittadini italiani, i quali non si avvicinano alle assicurazioni.
Questo è il punto politico. Per questo insisto su due questioni. Innanzitutto, per favore, manteniamo il plurimandato, che è una delle possibilità vere di incrementare la concorrenza, sebbene l'ANIA lo veda come il fumo negli occhi. Se torniamo al monomandato, avremo una ingessatura ulteriore. Chiedo al Ministro, che ha parlato di dialogo, che ci si assuma l'impegno a mantenere questo punto, che io considero decisivo se vogliamo allargare il settore, nell'interesse del Paese. Se la situazione resta quella attuale, il settore non si allargherà e i cittadini, anziché avvicinarsi, si allontaneranno ulteriormente.
La seconda questione riguarda le tariffe, rispetto alla quale lei, signor Ministro, ha citato un'Autorità pubblica (Mister prezzi). A fronte della diminuzione dei costi, soprattutto con l'inserimento del risarcimento diretto, non c'è stata una uguale diminuzione delle tariffe. Non possiamo cambiare il mercato. Occorre un intervento molto secco, duro che, se è frutto anche di questa nostra audizione, penso abbia un grande valore: dare ai cittadini italiani, in questo momento di inflazione e di aumenti delle materie prime e dei generi di prima necessità, il segnale che la RC auto, che è obbligatoria, può diminuire. Anzi, io direi che deve diminuire, per i costi che sono stati presentati, altrimenti aumentano i profitti. Non ho nulla contro i profitti, che però devono aumentare allargando la platea dei clienti, soprattutto nei settori richiamati dal Ministro e nel settore danno, dove le compagnie, seppure vivono una condizione di sostanziale beatitudine, sono molto indietro. Dobbiamo far sì che escano dalla beatitudine, scendano in terra, stiano sul mercato e competano. Conquisteranno clienti e faranno pagare meno i clienti che già hanno.

IVANO STRIZZOLO. Una delle domande che avevo in mente di porre al Ministro è stata anticipata dall'onorevole D'Antoni, nelle cui riflessioni di carattere generale, peraltro, mi riconosco.
Poiché il Ministro ha indicato, come termine per l'emanazione dei regolamenti attuativi, «entro l'anno», vorrei chiedergli di essere un po' più preciso. Vorrei sapere, inoltre, se gli stessi sono in fase di predisposizione avanzata in rapporto con i soggetti interessati.
Per quanto riguarda l'Agenzia anti frode, mi sembra di ricordare che in questa Commissione avevamo già avuto modo di affrontare la questione per iniziativa del precedente Governo, prima che arrivasse la crisi e le conseguenti elezioni anticipate. Mi sembra che si faccia bene a portare avanti questa iniziativa per tentare di ridurre il livello delle frodi. Questo andrà a beneficio, ovviamente, delle compagnie, ma soprattutto avrà una ricaduta positiva, ci auguriamo, per i consumatori.

AMEDEO LABOCCETTA. Sarò telegrafico per il rispetto che debbo a tutti i colleghi e soprattutto agli impegni del Ministro Scajola, che ringrazio per la presenza.
Ho ascoltato con grande attenzione la sua relazione e mi congratulo con il signor Ministro per il taglio e il tono della stessa, evidentemente studiata anche da uffici molto competenti che hanno fornito una panoramica di carattere generale. Avremo occasione, finalmente, con il dicastero che dirige, di entrare nel merito di questa materia (spero anche di altre, ma adesso manteniamoci per pochi minuti su questo tema).
Signor Ministro, le dirò con estrema franchezza che lei ha usato un'espressione che mi ha molto colpito e che corrisponde


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a una sacrosanta verità: l'Italia è un Paese sottoassicurato. Questo significa che c'è uno spazio enorme che va riempito, discutendo in maniera seria e responsabile con una grande associazione datoriale come l'ANIA. Si tratta di un'associazione molto ricca e potente, che spesso pratica un'attività snobistica verso l'utenza al di sotto della capitale. Questo non è corretto, è un atto discriminatorio. Il Mezzogiorno non può solo rappresentare l'area di rastrellamento dei premi assicurativi, mentre le direzioni generali di tutte le compagnie si trovano nel nord Italia o al massimo a Roma. Il concetto di impresa assicurativa deve appartenere anche al Mezzogiorno d'Italia.
Da tempo è in atto, nel settore assicurativo, sempre per scelta dell'ANIA, una politica che spesso ho definito «una strategia delle rinunce», che impone un atteggiamento veramente complesso nei confronti dei lavoratori del settore assicurativo. Ci sono stati anche degli avalli di alcune centrali confederali, da quando sono nate - purtroppo, dico io - anche nel settore assicurativo i livelli. C'è stato un livellamento ed è nata una promiscuità di mansioni che di fatto ha condotto a una forma di deresponsabilizzazione e anche di demotivazione.
L'ANIA sostiene - e sbaglia - che l'attività della liquidazione danni non sia un'attività squisitamente assicurativa. Questa è una sciocchezza, una bestialità. La liquidazione del danno è un atto squisitamente assicurativo. Non è possibile pensare di rendere deserti gli uffici sinistri delle compagnie di assicurazione, massacrando un comparto che ha saputo aggiornarsi, studiare, prepararsi in modo da comprendere cosa significa fare oggi l'assicuratore in un Paese che vuole stare in Europa, per favorire grandi società professionali e consulenti anche capaci e di livello.
Mi fa piacere che finalmente ci sia un Governo che vuole capire e vigilare bene su questo settore. Noi, come Parlamento, saremo insieme al Ministro per fare in modo che l'ANIA comprenda le ragioni di tutti, anche di quelli che questa materia l'hanno studiata, l'hanno vissuta e intendono continuare a occuparsene, anche se guardandola da un'altra visuale.
Lei ha accennato ai premi assicurativi che puntualmente aumentano, molto spesso anche in maniera ingiustificata: anche su questo ci sarà modo di discutere.
Questa apertura è un segnale estremamente interessante, che tutto il Parlamento apprezza. Sono convinto che, al di là delle posizioni ideologiche e del gioco delle parti, è la sostanza che vince e la sostanza, in questo caso, vede un Paese impegnato in un'opera di modernizzazione.
Signor Ministro, nel settore assicurativo ci sono ancora, grazie a Dio, 30 mila dipendenti, che un tempo venivano considerati una categoria privilegiata, ma le assicuro che non lo è più. Lo era, forse, ai tempi della cosiddetta scala mobile indicizzata - poi, con un atto di imperio, qualcuno volle abolirla - che riguardava questo settore, ma anche quello degli esattoriali, dei chimici, dei bancari, le imprese municipalizzate e via dicendo. Questo è il passato, ma quello che resta dobbiamo tutelarlo con grande rispetto.
Guardiamo al Mezzogiorno: mi sembra di aver capito che il Governo abbia intenzione di adottare questa prospettiva, per la quale siamo pronti a collaborare. Spero di poter far parte di quel gruppo di lavoratori parlamentari che intendono dare un contributo alle scelte che il Governo farà.

ALBERTO FLUVI. Innanzitutto ringrazio il signor Ministro per la sua esposizione, che ovviamente non poteva che essere - me lo consenta - un po' generica, considerato che si tratta della prima audizione in Commissione finanze. Verificheremo, nei prossimi mesi, le intenzioni del Ministro e della maggioranza sulle questioni che sono state esposte.
Non ripeto per brevità, e perché le condivido appieno, le considerazioni dell'onorevole D'Antoni. Vorrei invece fare, innanzitutto, una riflessione di carattere generale. Condivido con lei, signor Ministro, l'affermazione che l'Italia è un Paese sottoassicurato. Tuttavia, non lo è per un


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destino cinico e baro, ma perché ci sono delle motivazioni sulle quali, a mio modesto avviso, il settore assicurativo farebbe bene a interrogarsi.
Nella precedente legislatura - e su questo vorrei rafforzare le preoccupazioni espresse dall'onorevole D'Antoni - abbiamo inteso affrontare questo tema introducendo nel settore maggiore concorrenza e maggior mercato: maggiore concorrenza fra compagnie di assicurazione e fra prodotti assicurativi. Sicuramente il plurimandato o, comunque, il divieto del monomandato non è la panacea, lo strumento risolutivo di tutti i problemi che affliggono il settore assicurativo, ma corrisponde al tentativo di indicare una direzione di marcia.
Il Ministro ha detto che il Governo valuterà con attenzione ed io vorrei sottolineare questo impegno. In primo luogo, a nostro avviso, nel settore vi è necessità di maggiore, e non di minore, concorrenza. Non si tratta di eliminare il plurimandato nelle RC auto, ma di estenderlo al settore vita. Mi rendo conto che questa affermazione è un po' forzata, ma serve per indicare la direzione nella quale, a nostro avviso, occorre muoversi.
Signor Ministro, lei ha fatto una considerazione che sposo pienamente. Negli ultimi anni si è messo mano - ha cominciato lei, da Ministro delle attività produttive - al Codice delle assicurazioni private, facendo un'opera importante di semplificazione e di riorganizzazione legislativa.
Ricordo - e lei lo ricorderà meglio di me - che il Codice delle assicurazioni private non prevedeva nel testo prodotto dal Governo l'indennizzo diretto, che fu introdotto all'interno del Codice con il parere unanime di questa Commissione. Successivamente, nella scorsa legislatura, sono entrate in vigore alcune modifiche, e tra queste il plurimandato dal primo gennaio di quest'anno. Io credo che il settore abbia necessità di un periodo di stabilità legislativa, perché in questi anni di modifiche ne sono state introdotte molte, anche attraverso il Codice: il plurimandato, l'indennizzo diretto, la revisione del bonus-malus. A me sembra, per questo, che il settore abbia bisogno di qualche anno di stabilità.
Quanto alla semplificazione, attraverso il Codice delle assicurazioni sicuramente i Governi hanno condotto un'opera di razionalizzazione e di semplificazione legislativa. Tuttavia, io inviterei il Ministro, se mi posso permettere, a chiedere ai suoi uffici di farsi consegnare la modulistica che gli agenti consegnano ai propri assicurati, anche per le assicurazioni più banali (antincendio, RC auto e via dicendo). Non vorrei che, mentre in tema di semplificazione si è giustamente avviato un discorso serio dal punto di vista legislativo, attraverso la regolamentazione ISVAP si preveda un fardello di fogli che l'agente di assicurazione chiede al cliente di firmare.
Le dico questo perché nella scorsa legislatura la Commissione finanze approvò all'unanimità una mozione - la invito a leggerla, signor Ministro - che invitava il Governo a dare indicazioni all'ISVAP per una semplificazione della modulistica. Ricordo che abbiamo allungato la delega al Governo per i regolamenti e ci sono questioni importanti, come l'accesso agli atti, la disciplina delle partecipazioni rilevanti, i requisiti di onorabilità eccetera. È vero, abbiamo semplificato e razionalizzato dal punto di vista legislativo, ma dobbiamo stare attenti a non reintrodurre attraverso la regolamentazione secondaria il contrario di quello che abbiamo fatto dal punto di vista legislativo.
Concludo, signor Ministro, con una riflessione che si ricollega alla sua considerazione iniziale. Occorre valutare con attenzione - e credo che le prossime settimane ce lo diranno - gli effetti dell'ultima crisi finanziaria, quella di due giorni fa, sul settore assicurativo. Per il momento le prime dichiarazioni del Governo, della Banca d'Italia e dell'ISVAP, tendono a tranquillizzare e credo che dobbiamo prenderle per buone. Tuttavia, le pongo una domanda sulle autorità di vigilanza e di regolamentazione. Per molto tempo, anche in questa Commissione, abbiamo preso ad esempio il sistema di vigilanza vigente negli Stati Uniti, ma abbiamo visto quello che sta succedendo in quel Paese.


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La mia domanda è la seguente: per due legislature, dal 2001 al 2006 e dal 2006 al 2008, abbiamo messo mano a un tentativo - la prima volta sotto l'effetto del crack Parmalat, Cirio eccetera - di riordino del settore delle authority (lei ricorderà le tre authority: quindi, via l'ISVAP e via la COVIP). Più o meno gli stessi disegni di legge erano stati partoriti nella precedente legislatura. O il Governo, la maggioranza, il Parlamento sono in grado di porre velocemente mano alla riforma delle authority, oppure dobbiamo smettere di parlarne. Infatti, ad esempio, già solo parlando della possibilità di eliminare l'ISVAP, indeboliamo l'autorità di vigilanza. Credo che dobbiamo scegliere se avviarci velocemente a una revisione che mi sembrava condivisa (tre authority, Antitrust, Banca d'Italia e CONSOB; mercato, trasparenza, solidità, tanto per intendersi) oppure rafforzare l'ISVAP. Se decidiamo che la strada della revisione non è percorribile, per tanti motivi, allora dobbiamo costruire l'ISVAP come una vera autorità di vigilanza. Il settore assicurativo è importante e, se andremo nella direzione che lei indica, diventerà sempre più importante, un settore che può portare un contributo allo sviluppo del Paese.
Noi siamo disponibili ad avventurarci lungo questa strada. Tuttavia, saremo intransigenti su un punto: non saremo d'accordo a trasferire al mercato quello che deve essere di responsabilità pubblica. In altre parole, non siamo d'accordo a prevedere una esclusiva privatizzazione del rischio. Ci sono alcuni settori che devono rimanere, a nostro avviso, in mano pubblica, ad esempio la scuola e la sanità: settori che possono essere integrati attraverso un contributo del mercato.
Noi siamo interessati ad affrontare tutto il tema della non autosufficienza e perfino aspetti di sanità integrativa, che abbiamo introdotto nell'ultima legge finanziaria approvata dal Governo di centrosinistra. Non vorremmo, però, che la richiesta al settore assicurativo di essere partecipe del rilancio e della crescita del Paese - affermazione che pure condividiamo - si trasformasse solamente in una privatizzazione del rischio e in un trasferimento tout court al mercato di responsabilità che, a nostro avviso, devono rimanere pubbliche.

PRESIDENTE. Invito i colleghi che ancora non l'hanno fatto a leggere il libro Breve storia del futuro di Jacques Attali, un interessante saggio che tratta delle assicurazioni.

FRANCO CECCUZZI. Ringrazio il Ministro per questa interessante audizione, e vorrei chiedere un momento di attenzione sulla parte che riguarda la previdenza complementare e il risparmio delle assicurazioni. Prendo spunto da un articolo di oggi del Sole 24 Ore che, dopo il fallimento di Lehman e Merrill Lynch, suggerisce di indirizzare i risparmi su porti sicuri, tra cui - si dice - un conto corrente. Leggiamo nell'articolo che non ci sono rendimenti superiori al 4 per cento (tasso reale di inflazione) né nei pronti contro termine né nei titoli di Stato.
Questo significa che ci sarebbe un margine potenziale molto alto di crescita di risparmio che va verso le assicurazioni e in particolare verso la previdenza complementare, che andrebbe incontro anche ad un problema molto grave: la gobba che porterà nel 2040 ad avere un rapporto del 60 per cento di ultrasessantacinquenni rispetto alla forza lavoro.
Probabilmente si dovrebbe agire su due leve. Una leva è quella fiscale: mi rendo conto che non è di sua competenza, ma è evidente che c'è un tema che riguarda la tassazione di maturato e realizzato che su questo settore incide particolarmente. La seconda leva si può riassumere nelle parole reversibilità e portabilità. Per reversibilità si intende la possibilità per un lavoratore dipendente di tornare indietro rispetto all'assegnazione al datore di lavoro o all'assicurazione, e viceversa. La possibilità di questo movimento renderebbe molto più agevole e meno esistenziale la scelta del lavoratore. Per portabilità, invece, intendiamo una portabilità maggiore tra diverse compagnie. Le rigidità che esistono attualmente nel mercato fanno sì che una volta che si contrae un


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impegno, addirittura per 15, 20 o 25 anni, tale impegno resti sostanzialmente inamovibile. Questi due elementi, reversibilità e portabilità, oltre a far crescere il mercato, andrebbero a mio avviso anche a vantaggio dei lavoratori dipendenti, considerando che solo il 25 per cento ha fatto una scelta di previdenza complementare.

PRESIDENTE. Naturalmente si rende conto che ciò incide sui rectius delle assicurazioni, ma questa è una considerazione che lascio al Ministro. Do la parola al Ministro Scajola per la replica.

CLAUDIO SCAJOLA, Ministro dello sviluppo economico. Provo a dare qualche risposta in questo confronto interessante su un tema, per la verità, poco noto ed inesplorato. Io ho tentato di disegnare un quadro complessivo nella mia introduzione, relativo sia allo scenario internazionale, con i riflessi rassicuranti sul piano italiano, sia alle potenzialità che il sistema assicurativo italiano può dare alla crescita del Paese, sia alle criticità - in modo particolare nel ramo assicurativo RC auto - su cui si è intervenuti più volte. È vero che è necessaria una stabilizzazione, ma è anche vero che si possono fare ormai alcuni ritocchi - non rivoluzioni - per rendere più funzionale il sistema.
L'onorevole Barbato nel suo intervento si è concentrato in modo specifico sul problema delle frodi. Nella mia introduzione ho detto che questo è uno dei motivi che contribuisce a rendere alto il prezzo delle tariffe. Cosa si può fare? Un'ipotesi è la proposta dell'ANIA, che mi sembra venga sposata dall'onorevole Barbato e meriti attenzione. La filosofia che voglio portare avanti, e che mi sembra di aver individuato anche negli interventi dei colleghi parlamentari, è di non ragionare in base a steccati o pregiudizi, ma nella ricerca dell'interesse generale. E quest'ultimo non significa soltanto soddisfare i consumatori, cioè gli assicurati, - aspetto pure fondamentale -, ma garantire che vi sia un sistema di sicurezza e di reddito: diversamente non funzionerebbe bene. Questo mi sembra lo spirito con il quale tutti sono intervenuti.
La difficoltà della politica, quella con la «P maiuscola», che piace a me e credo anche a voi, è quella di trovare il giusto equilibrio nelle esigenze affinché si possano governare i processi.
La questione dell'agenzia anti frode, come voi sapete, incontra delle difficoltà dal punto di vista della privacy, che sono state segnalate più volte dal garante. Questo mi porterebbe ad aprire un'ulteriore parentesi sulla necessità di fare un ragionamento sull'authority. Credo, però, che nelle azioni da intraprendere ci sia senz'altro la percorribilità dell'agenzia, come abbiamo detto prima, ma si potrebbe anche arrivare, se fosse insormontabile il problema della privacy - non credo, lo dico in seduta pubblica, che sia irrisolvibile - alla ipotesi subordinata, che si allaccia anche a uno degli ultimi interventi che ho ascoltato, di poter aumentare i poteri dell'ISVAP per attribuirgli anche questa specifica competenza.
Su questo tema, pur con poche parole, credo di aver risposto, dunque non mi rimane che aggiungere l'operatività: le parole sono tante e i fatti sono sempre meno.
Nel disegno di legge sullo sviluppo che abbiamo presentato e che nella giornata di domani conoscerà ulteriori proposte, definite dal mio Ministero fino a stanotte per rendere il provvedimento più organico, vi sono delle parti che hanno anche a che fare con la class action. Credo che questo disegno di legge potrebbe rappresentare anche il veicolo nel quale inserire, a questo punto attraverso emendamento parlamentare, la risoluzione del problema. Offro a voi questo spunto, nelle forme che il presidente riterrà più opportuno, per dare una risposta in termini celeri su questo tema.
Le audizioni che ho ascoltato avete in programma di fare, se saranno svolte in tempi brevi, potrebbero permettere che la conclusione del percorso della Commissione possa essere rappresentata con l'inserimento nel disegno di legge sullo sviluppo di alcuni ritocchi che, se hanno ampia condivisione, troveranno la mia completa disponibilità.


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Penso di aver risposto, seppur fugacemente, anche al tema del diritto dei consumatori, della class action.
All'onorevole D'Antoni, che ha frequentato le stanze nelle quali adesso lavoro io e che mi sembra abbia condiviso un'analisi complessiva sul sistema assicurativo, non posso che confermare che non intendiamo scardinare il sistema. Possiamo cercare di agire con alcuni ritocchi, ma credo che ci sia una posizione condivisibile sul plurimandato.
L'onorevole Strizzolo mi chiedeva quali sono i regolamenti e in che ordine li porteremo avanti. Credo di poter dire che l'accesso agli atti, avendo già avuto il parere del Consiglio di Stato, è in dirittura di arrivo. Per quanto riguarda il fondo di garanzia dei mediatori, siamo in attesa - e dovrebbe essere prossimo - dell'espressione del parere da parte del Consiglio di Stato. Questo sarà il secondo regolamento a trovare attuazione.
Gli altri regolamenti sono ancora in fase di discussione e di sistemazione. Non posso dire, dunque, quale sarà approvato prima e quale dopo, ma crediamo di riuscire a mantenere quanto ho affermato qui questa mattina, ossia che entro il 31 dicembre potremo renderli tutti operativi.
In tempi in cui c'è il vezzo di dare la sensazione che i dipendenti pubblici non abbiano competenze e voglia di lavorare, devo dire che lo sforzo che sta sostenendo il Ministero è molto forte anche su questi temi.
Ringrazio l'onorevole Laboccetta, per il suo intervento, anche se mi aspettavo che mi parlasse del problema, che più volte ha affrontato, del maggior utilizzo delle poste. Le risposte che le ho già dato me le risparmio adesso, visto che non è stata rivolta una domanda pubblica. Questo evidenzia quanto lei segua il settore.
Non vi è dubbio che l'attività di liquidazione delle compagnie debba essere meglio organizzata. Prima parlavo di quello che potremmo riuscire a fare, nei limiti delle competenze che abbiamo, per indirizzare, con una moral suasion, i soggetti a muoversi meglio. I limiti, però, sono oggettivi.
L'onorevole Fluvi esprime la preoccupazione che non vi sia sufficiente concorrenza e che occorra più mercato. Il plurimandato non è una panacea, ma un segnale importante. A questo, comunque, ho già risposto replicando all'onorevole D'Antoni. Credo che fosse implicito nella mia relazione introduttiva che non c'è alcuna intenzione di arretrare sul piano del livello di concorrenza che ci deve essere fra le compagnie assicurative; anzi, credo che dovremmo attivare, e attiveremo, ulteriori aperture del mercato.
Sul riassetto delle autorità ho accennato all'inizio. Il Parlamento fu pressoché unanime, nella legislatura precedente, su questo tema. Condivido che la positività delle authority si sia poi sposata, nel decennio passato, ad una ubriacatura che ha creato problemi. Sono dunque d'accordo sul fatto che si dovrà affrontare il tema della riorganizzazione, con un riassetto delle autorità. Comunque, si tratta di una competenza non mia, ma del Governo, con la responsabilità primaria del Ministro dell'economia.
Credo che su questo tema, sul quale mi auguro potrà esserci una larga condivisione, si potrà lavorare nel corso della legislatura.
Penso, però, che in via transitoria potremmo fare qualcosa di più facile. Guardando all'ISVAP, potremmo prevedere un rafforzamento dei suoi poteri - e potremmo avere il veicolo a breve - proprio in questa fase, nell'attesa di un disegno più vasto, più organico e più completo come risposta a una esperienza che è stata positiva, ma che non ha tutti gli strumenti a disposizione per svolgere bene questo compito. Tra l'altro, pur essendo tranquillizzati, nella situazione italiana, diversamente da quello che accade sullo scenario mondiale, sulla solidità del sistema, ciò potrebbe rappresentare un modo di intendere il lavoro delle istituzioni. Affido questo tema, come ho detto all'inizio, a una valutazione condivisa fra la vostra Commissione e il mio Ministero.
Ho accennato, nel mio intervento, a quale potrebbe essere l'allargamento delle sfere di attività del mondo assicurativo. Mi


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è sembrato che questo argomento sia molto condiviso dalla Commissione. Ritengo che dovremo lavorare in questa direzione, e credo che su questo fronte si possa raggiungere senza molta fatica il livello degli altri Paesi europei.
Per quanto riguarda l'ultimo intervento, il tema affrontato è un po' ai margini delle competenze del mio Ministero. Personalmente ritengo che ognuno debba cercare di fare al meglio il proprio mestiere senza invadere quello degli altri. Siccome sono geloso di questa concezione, voglio essere zelante e applicarla prima di tutto con me stesso, quindi non le do la soddisfazione di una risposta, perché la domanda va posta a diverso interlocutore. Vi ringrazio.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro per la sua disponibilità. Valuteremo in ufficio di presidenza l'opportunità di svolgere altre audizioni sul tema oggetto della seduta odierna.
Ringrazio i presenti e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,30.

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