Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Strumento di esplorazione della sezione Lavori Digitando almeno un carattere nel campo si ottengono uno o più risultati con relativo collegamento, il tempo di risposta dipende dal numero dei risultati trovati e dal processore e navigatore in uso.

salta l'esplora

Resoconti stenografici delle audizioni

Torna all'elenco delle sedute
Commissione VI
46.
Mercoledì 5 settembre 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Conte Gianfranco, Presidente ... 3

Audizione del Direttore dell'Agenzia del demanio sulle tematiche relative alla gestione e razionalizzazione del patrimonio immobiliare pubblico (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Conte Gianfranco, Presidente ... 3 5 8 11 15
Albini Tea (PD) ... 11
Barbato Francesco (IdV) ... 6 13
Comaroli Silvana Andreina (LNP) ... 5
Mantini Pierluigi (UdCpTP) ... 7
Scalera Stefano, Direttore dell'Agenzia del demanio ... 3 10 11 12 13 14 15
Strizzolo Ivano (PD) ... 15
Versace Santo Domenico (Misto-ApI) ... 14

ALLEGATO: Documentazione consegnata dal Direttore dell'Agenzia del demanio ... 16
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

[Avanti]
COMMISSIONE VI
FINANZE

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 5 settembre 2012


Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO CONTE

La seduta comincia alle 13,35.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Direttore dell'Agenzia del demanio sulle tematiche relative alla gestione e razionalizzazione del patrimonio immobiliare pubblico.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Direttore dell'Agenzia del demanio sulle tematiche relative alla gestione e razionalizzazione del patrimonio immobiliare pubblico.
Sono presenti per l'Agenzia del demanio, oltre al direttore, dottor Stefano Scalera, l'ingegner Paolo Maranca, direttore dell'area operativa, la dottoressa Anna Lilli, direttore normativa e contenzioso, la dottoressa Alessandra Manente Comunale, responsabile delle relazioni istituzionali, e la dottoressa Paola Cambria, responsabile per la comunicazione.
La vicenda di cui ci occupiamo nell'audizione odierna è stata, come sapete, ampiamente valutata e interpretata. Poiché il decreto-legge n. 95 del 2012 reca, tra l'altro, alcune disposizioni in materia di razionalizzazione del patrimonio pubblico e riduzione dei costi delle locazioni passive, ci è sembrato opportuno riprendere il discorso già avviato nella precedente audizione del 22 maggio 2012, per capire quale sia la situazione attuale, anche in relazione alla normativa recentemente approvata.
Do la parola al dottor Scalera, al quale ci riserviamo di rivolgere, al termine della sua relazione, alcune domande.

STEFANO SCALERA, Direttore dell'Agenzia del demanio. Ringrazio lei, signor presidente, e tutta la Commissione, per avermi fornito l'occasione di illustrare nella sede parlamentare il lavoro che l'Agenzia del demanio sta svolgendo.
È evidente che la nostra attività in tema di razionalizzazione degli spazi ad uso ufficio delle amministrazioni statali, e dei conseguenti risparmi, ha avuto un forte impulso per effetto dell'introduzione, nell'articolo 2 della legge n. 191 del 2009, ad opera dell'articolo 3, comma 9, del decreto-legge n. 95 del 2012, del comma 222-bis, che riprende, in larga parte, il contenuto della proposta di legge n. 4149, a prima firma dell'onorevole Comaroli.
Tre sono le principali misure introdotte.
La definizione del parametro di riferimento compreso tra 20 e 25 metri quadrati per addetto, per gli edifici non di nuova costruzione, fornisce un'indicazione normativa chiara alle amministrazioni.
Inoltre, è stato previsto un sistema di incentivazione, in base al quale le amministrazioni potranno utilizzare una quota parte dei risparmi di spesa conseguenti ai piani di razionalizzazione attuati.
Una terza misura, la cui importanza è stata evidenziata nel corso dell'esame in sede referente della menzionata proposta


Pag. 4

di legge, consiste nella previsione secondo la quale le disposizioni di cui all'articolo 2, comma 222-bis, della legge n. 191 del 2009 costituiscono principio a cui le regioni e gli enti locali, negli ambiti di rispettiva competenza, adeguano i propri ordinamenti. La disposizione è importante perché, evidentemente, c'è molto da fare anche a livello non statale.
Alcune amministrazioni locali ci hanno già chiesto di fornire loro supporto per quanto riguarda la redazione dei piani di razionalizzazione: segno evidente che la norma ha già prodotto qualche effetto.
In seguito all'entrata in vigore delle disposizioni recate dal decreto-legge n. 95 del 2012, l'Agenzia del demanio ha diramato, il 16 luglio 2012, una circolare contenente le linee guida necessarie per l'elaborazione, da parte delle amministrazioni destinatarie, dei piani di razionalizzazione. In questa fase, stiamo programmando incontri formativi - i primi si svolgeranno in settimana -, per assistere le singole amministrazioni, in modo che le previsioni di legge siano al più presto tradotte in atti concreti. Insomma, riapriremo i tavoli tecnici con le amministrazioni, che saranno convocate, dando, in tal modo, un impulso determinante alla redazione dei predetti piani entro i termini previsti dal decreto-legge.
All'elaborazione dei piani di razionalizzazione si aggiungerà, entro il prossimo mese di ottobre, una ulteriore implementazione del nostro sistema informativo, attraverso il quale sarà possibile valutare e monitorare - questa esigenza era emersa in occasione della precedente audizione - il costo complessivo di occupazione degli immobili in rapporto al numero di persone e ai metri quadrati disponibili. In altre parole, offriremo alle amministrazioni un supporto aggiuntivo, che consentirà loro di valutare e raffrontare sia il costo totale di utilizzo degli immobili, sia l'incidenza delle principali componenti di costo (quali, ad esempio, spese per utenze e canoni di locazione passiva).
In relazione agli immobili concessi in uso gratuito alle amministrazioni (cosiddetto uso governativo), in base al disposto dell'articolo 1, secondo comma, del regio decreto n. 2440 del 1923, sarà calcolato, attraverso l'applicazione del valore medio risultante dalle quotazioni dell'Osservatorio del mercato immobiliare, un canone di locazione figurativo, in modo che l'amministrazione occupante conosca il valore di mercato dell'affitto che dovrebbe pagare, altrimenti, per quell'immobile.
Sarà possibile, confrontando i dati dei vari Ministeri, sapere ciò che costa di più e ciò che costa di meno. Inoltre, le amministrazioni potranno valutare gli interventi di miglioramento da intraprendere, nell'ambito del costo complessivo, sugli edifici utilizzati. Nella circolare del luglio scorso è trattato anche questo aspetto (in conformità a un input ricevuto dalla Commissione nella citata audizione del 22 maggio).
Naturalmente, stiamo predisponendo i provvedimenti per dare attuazione alla parte della normativa approvata dal Parlamento che riguarda le locazioni passive. Il decreto-legge n. 95 del 2012 prevede interventi per la riduzione della spesa derivante da tali locazioni, nell'ambito dei quali il rinnovo dei rapporti è sottoposto a specifiche e stringenti condizioni: la disponibilità delle risorse finanziarie necessarie per il periodo di durata del contratto; la permanenza effettiva delle esigenze allocative in relazione ai fabbisogni espressi agli esiti dei piani di razionalizzazione, nonché di quelli di riorganizzazione e accorpamento delle strutture, che dovrebbero ridurre la necessità di spazi.
In occasione della precedente audizione, ci eravamo impegnati a fornire dati il più possibile aggiornati, riguardanti sia gli immobili di proprietà statale in uso alle amministrazioni centrali, sia le locazioni passive. Stiamo facendo in modo, quindi, che le amministrazioni completino entro quest'anno l'aggiornamento dei dati sul Portale PA. Si tratta di uno degli elementi critici evidenziati dalla Commissione, che anche noi, peraltro, avevamo già rilevato.
Il 22 maggio avevamo indicato, per gli usi governativi, il dato di 12.800 utilizzi. Da allora abbiamo censito altri 105 utilizzi.


Pag. 5

Il dato aggiornato sale, quindi, a 12.905, mentre i metri quadri passano da 62.203.799 a 62.589.068. Il costante aggiornamento del Portale è rilevante, poiché è fondamentale disporre di una mappa aggiornata degli elementi informativi. Lo stesso discorso vale per le locazioni passive. Con specifico riferimento a queste ultime, è rimasto invariato, rispetto al nostro precedente incontro, l'importo della spesa complessiva, in quanto registrato come dato di cassa. Tale importo ammonta a 1.215 milioni di euro. Per quanto riguarda gli utilizzi, i piani di razionalizzazione fanno emergere nuove locazioni passive, che registriamo. Ciò nonostante, il totale degli utilizzi è passato da 11.002, come riferito nella precedente audizione, a 10.696 alla data del 31 agosto 2012. Sebbene siano emerse, quindi, nuove locazioni passive, il decremento è stato determinato dal fatto che molti rapporti sono, nel frattempo, cessati. La variazione indica che qualcosa si sta finalmente muovendo nell'ambito delle razionalizzazioni. L'anno prossimo il dato di cassa riferito alla spesa complessiva per locazioni passive dovrebbe essere inferiore, in quanto non registrerà più i pagamenti relativi ai contratti scaduti.
I piani di razionalizzazione sono in corso di aggiornamento. Abbiamo già convocato tutte le amministrazioni, per procedere a verifiche sulla base degli standard legislativi e per fornire nuovi indirizzi. Un grande impulso verrà dal calcolo del canone figurativo, che permetterà di conoscere l'incidenza, ancorché figurativa, di ciascuna amministrazione sul bilancio dello Stato.
In tema di «Manutentore unico», dopo avere emanato la circolare del 25 luglio scorso, convocheremo le varie amministrazioni. Il ruolo di «Manutentore unico», frutto del lavoro svolto dalla Commissione, è stato attribuito all'Agenzia del demanio, la quale accentrerà, dal 1o gennaio 2013, le decisioni di spesa relative agli interventi manutentivi. Martedì prossimo avremo un primo incontro con le amministrazioni, in occasione del quale illustreremo loro il nuovo regime, il decreto in corso di adozione e, soprattutto, la procedura da seguire. Il modo migliore di agire ci sembra, infatti, quello di far seguire alle circolari incontri tecnici mirati, per spiegare il funzionamento del sistema informativo e della procedura, in modo da ridurre il più possibile eventuali fraintendimenti nella successiva fase operativa.
È molto importante ricordare lo stretto collegamento previsto tra l'Agenzia del demanio e i provveditorati alle opere pubbliche, che dipendono dal Ministero delle infrastrutture. L'Agenzia del demanio programmerà gli interventi, individuando le priorità di spesa, mentre la definizione delle priorità tecniche e la realizzazione degli interventi resterà in capo ai provveditorati. La novità introdotta dal decreto-legge n. 98 del 2011 consiste in una gestione integrata: non ci saranno più gare spezzettate, ma un serie di accordi quadro.
Una delle priorità sarà la realizzazione degli interventi funzionali al recupero degli spazi interni degli immobili dello Stato. Molto spesso, per conseguire una riduzione delle locazioni passive, è necessario effettuare opere interne ai Ministeri, che ovviamente hanno un costo.
Il budget è limitato, ma, programmando la spesa, pensiamo che la gestione degli interventi possa essere ottimizzata.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai deputati che desiderino intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Innanzitutto, ringrazio il direttore per la relazione e per tutto il lavoro che l'Agenzia del demanio sta svolgendo. Sappiamo bene che si tratta di un lavoro immane, in quanto volto a dare una logica diversa all'intero sistema.
Rilevo con piacere che emergono i contratti sfuggiti al censimento: questo è un altro elemento positivo.
Il decreto-legge n. 95 del 2012 riguarda le amministrazioni statali, ma era emersa, in Commissione, l'idea di coinvolgere gli enti locali, applicando loro sia il medesimo sistema di razionalizzazione, sia la disciplina


Pag. 6

incentivante, dalla quale potrebbero trarre vantaggio. Come si intende procedere al riguardo?
Per quanto riguarda le manutenzioni, vorrei qualche delucidazione in merito al ruolo dei provveditorati alle opere pubbliche.

FRANCESCO BARBATO. Ringrazio il direttore dell'Agenzia del demanio, anche a nome del gruppo parlamentare di Italia dei Valori.
Direttore, lei ha fatto più volte riferimento a date vicine: tra qualche giorno, o tra qualche settimana, illustrerete la circolare del 25 luglio scorso. Tuttavia, mentre l'Agenzia del demanio si accinge a fornire spiegazioni, e la pubblica amministrazione si muove per assecondare il percorso della spending review, gli italiani, che hanno già pagato, a giugno, la prima rata dell'IMU, si apprestano a pagare, nei prossimi giorni, la seconda, per effetto di provvedimenti sostanzialmente contestuali a quelli che hanno avviato la razionalizzazione alla quale state lavorando.
In altre parole, mentre gli italiani pagano e sono chiamati al sacrificio, da lunedì prossimo comincerà l'illustrazione della circolare del 25 luglio dell'Agenzia del demanio. Se funzioniamo così, siamo, a mio avviso, un po' arrugginiti. I cittadini detesteranno ancora di più una politica e una pubblica amministrazione che, da un lato, li costringono a pagare e, dall'altro, quando devono dimostrare di adoperarsi per ridurre le spese - per canoni di locazione, per manutenzioni e via discorrendo - dicono: «Spiegheremo da lunedì». Mi dispiace essere costretto a segnalarlo, ma a noi parlamentari, soprattutto quando siamo all'opposizione, spetta il compito di far notare, nell'esercizio dei nostri poteri di controllo e di critica, che la road map per la razionalizzazione del patrimonio immobiliare pubblico non sta funzionando nel migliore dei modi.
Poiché il decreto-legge n. 95 del 2012, recante, tra l'altro, disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini (cosiddetta spending review), contiene una disposizione in materia di dismissione di beni immobili, vorrei chiederle se siano state costituite società a tale scopo. In altre parole, come intendete procedere alle alienazioni?
Ricordo, a tale proposito, che quelle realizzate in attuazione del decreto-legge n. 351 del 2001 furono caratterizzate da strane operazioni. Nel 2004, furono costituiti due fondi immobiliari: il Fondo immobili pubblici (FIP) e Patrimonio Uno. In particolare, al primo di tali fondi furono trasferiti immobili che, successivamente, sono stati concessi in locazione all'Agenzia del demanio, per l'assegnazione ai precedenti utilizzatori. Inoltre, il FIP, cioè i privati divenuti proprietari di un ingente patrimonio immobiliare, non paga né l'ICI, né l'IMU. Intendiamo ripercorrere la stessa strada?
In un momento come quello attuale, in cui il mercato immobiliare sta attraversando una fase di crisi, alienare immobili pubblici può servire soltanto a distribuire benefici a qualche amico, com'è avvenuto nel caso del FIP, gestito dalla Investire immobiliare SGR, controllata da Banca Finnat, della famiglia Nattino, partecipata anche dalla famiglia Benetton. Vogliamo creare altri beneficiari?
Insomma, vorrei avere qualche risposta in ordine al nuovo percorso di alienazione del patrimonio immobiliare pubblico.
Per quanto riguarda la riduzione delle locazioni passive, quali frutti hanno dato, a oggi, i provvedimenti di accorpamento che hanno interessato INPS, ENPALS, INPDAP e via dicendo? Ribadito che gli italiani hanno cominciato a pagare l'IMU, cos'ha fatto, nel frattempo, l'altro braccio, che doveva operare per conseguire la predetta riduzione?
Per quanto concerne, invece, le posizioni attive, come le concessioni relative ad aree demaniali, che già sono sotto il controllo dell'Agenzia, sono venuto a conoscenza di una situazione davvero scandalosa, documentata da uno dei miei filmati.
Nel territorio del comune di Capaccio-Paestum, all'interno della cinta muraria dei templi greci, patrimonio pubblico di


Pag. 7

grandissimo pregio storico, artistico, archeologico e paesaggistico, si trova un immobile, appartenente al patrimonio dello Stato e oggetto di concessione a soggetti privati, i quali vi esercitano da tempo un'attività di ristorazione (nel locale vi sono foto in cui compare Mussolini). Ebbene, mi risulta che la concessione sul predetto immobile, accanto al quale è stata recentemente realizzata un'ulteriore struttura - anch'essa su terreno demaniale e all'interno della cinta muraria -, sia stata attribuita senza alcuna gara, e risulti assegnata al medesimo soggetto ormai da decenni. Mi sembra strano che al controllo dell'Agenzia del demanio sfuggano situazioni simili. Peraltro, sembra che il canone annuo di concessione sia pari a soli 900 euro, nonostante l'attività svolta appaia particolarmente redditizia, trattandosi di un ristorante di notevole livello, presente addirittura sulla Guida Michelin.
Insomma, signor direttore, il sindaco di Paestum ha avuto in concessione - si potrebbe dire che ha per eredità, da generazioni -, in assenza di gare, un bene pubblico di grandissimo valore.
Effettuate controlli, oppure è possibile che, nelle vostre articolazioni territoriali, si instaurino rapporti di scambio clientelare, di corruttela - non so come chiamarli -, che non vanno bene?
Un fatto è certo: una pubblica amministrazione, un Demanio che gestisce il patrimonio pubblico in questo modo non mi piace. Gradirei una risposta, anche per evitare che si verifichino, in futuro, casi analoghi a quello da me denunciato. Se informo la stampa, mi si dipinge come «cattivo»: forse, però, ho il dovere di esserlo ancora di più con chi, da un lato, utilizza male il patrimonio pubblico e, dall'altro, chiede sacrifici e sangue agli italiani.

PIERLUIGI MANTINI. Voglio ringraziare, a mia volta, il direttore Scalera, anche a nome del gruppo dell'UdC.
L'Agenzia del demanio si sta impegnando da tempo, con tutto l'apparato tecnico-professionale di cui dispone, affinché sia data attuazione alle innovazioni normative, introdotte anche di recente, in materia di razionalizzazione del patrimonio immobiliare pubblico e riduzione della spesa per locazioni passive delle amministrazioni statali.
Si tratta di un'impresa difficile e complessa. A causa delle necessità imposte dalla crisi finanziaria, stiamo compiendo, per la prima volta, un'operazione non soltanto di spending review immobiliare - mi esprimo in questi termini per brevità -, ma anche di dismissione, previa valorizzazione, del patrimonio pubblico. Si tratta, dunque, di un lavoro che si articola in molti campi, e di ciò siamo grati.
Le rivolgerò alcune domande, direttore Scalera: forse, anche qualcuna che potrà ritenere opportuno rivolgere al Ministro, in quanto esorbitante dalle sue competenze.
Innanzitutto, mi pare sia stato indetto un appalto per la prestazione di servizi concernenti, tra l'altro, la predisposizione di piani di manutenzione di alcuni complessi immobiliari pubblici, rilevanti anche per l'individuazione dei canoni virtuali di locazione. Vorrei conoscere le caratteristiche della procedura e la fase di attuazione.
Accanto ai piani di razionalizzazione - nessuno può disconoscere che si tratti di una fatica improba, perché bisogna colloquiare con moltissime amministrazioni: quasi con l'Italia intera -, sta maturando, in tema di valorizzazione e dismissione, anche l'idea di tornare al modello del lease back?
Ogni tanto, l'argomento dell'attrazione degli investimenti stranieri nel settore immobiliare italiano affiora nelle pieghe delle pagine economiche dei quotidiani. Oggi è sicuramente difficile attrarre tali investimenti, per problemi di scarsa fiducia nel Paese sui quali non mi dilungo.
Certo, uno dei modi per attrarre investimenti è proprio quello di alienare gli immobili, naturalmente mediante gare trasparenti e legalissime (il collega Barbato fa sempre bene a porre l'accento su certi sospetti). Il discorso riguarda, paradossalmente, più gli immobili occupati - ad esempio, da uffici ministeriali - che le


Pag. 8

caserme dismesse: i primi hanno una redditività minima, rappresentata dal canone di locazione, che può attrarre capitale.
Oltretutto, attrarre gli investitori internazionali, nel modo prospettato, significa anche creare una delle condizioni necessarie per attuare processi analoghi in relazione a immobili dismessi e da valorizzare. Poiché anche l'ufficio pubblico nell'immobile di proprietà ha un costo - di manutenzione, di gestione e via discorrendo -, è bene che questo dato emerga, purché sia finalizzato anche a una politica, almeno parziale, di lease-back.
In un'altra occasione - quando il direttore Scalera è intervenuto alla giornata inaugurale dell'edizione 2012 di Expo Italia real estate - abbiamo già avuto modo di parlare direttamente di una tesi cui sono affezionato, e che mi è già capitato di esporre in svariate occasioni.
A mio avviso, è necessario condurre le politiche di dismissione e valorizzazione degli immobili pubblici sotto il novellato articolo 81 della Costituzione, come politiche - di competenza statale - di armonizzazione dei bilanci delle amministrazioni pubbliche. In tal modo, il Parlamento avrebbe la possibilità di dettare norme di semplificazione, in particolare con riferimento al cambio di destinazione d'uso. Non possiamo accettare, infatti, di rimanere nella palude attuale, nella quale, a un certo punto, il legislatore statale è costretto a fermarsi, per non invadere la competenza legislativa delle regioni in materia urbanistica (come avviene, ad esempio, per l'housing sociale).
Si deve avere, quindi, la forza di portare le politiche di cui stiamo discorrendo sotto il novellato articolo 81 della Costituzione - per brevità, mi esprimo in maniera generica -, al fine di semplificare la ricognizione degli immobili da valorizzare e dimettere. Ciò si deve fare senza prevaricare gli enti locali, ma regolamentando la materia del cambio di destinazione d'uso. Diversamente, se saremo costretti a muoverci secondo la logica dell'individuazione delle best practices, dei casi virtuosi, queste politiche non andranno avanti nei tempi necessari e non consentiranno di raggiungere gli obiettivi finanziari annunciati dal Ministro dell'economia e delle finanze.
Forse, da questo punto di vista, sarebbe utile anche la previsione di un tutoraggio fiscale e amministrativo, soprattutto per gli investitori stranieri.
Questo discorso si lega ad alcune recenti misure annunciate dal Ministro Passera.
Non pretendo, naturalmente, che il direttore Scalera risponda sul punto. Ho posto una prima domanda specifica e una seconda, forse, di portata un po' più generale. Comunque, entrambe hanno, per noi, un notevole significato.

PRESIDENTE. Prima di cedere la parola al dottor Scalera, desidero porre, a mia volta, alcune questioni.
Rispetto alla normativa recata dai provvedimenti succedutisi nella primavera e all'inizio dell'estate, c'è ancora da affrontare il tema fondamentale delle manutenzioni.
Abbiamo ricordato, nella precedente audizione, la vicenda del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che occupa, all'Eur, un edificio imponente, nel quale ciascun dipendente ha a disposizione, in media, 100 metri quadrati di spazio. Gli uffici in questione potrebbero essere trasferiti in un altro immobile pubblico, che, tuttavia, necessita di lavori di manutenzione. La normativa attuale è sufficiente per garantire, al di là del coinvolgimento dei provveditorati alle opere pubbliche, le risorse necessarie per eseguire manutenzioni dalle quali deriverebbero risparmi importanti?
È opportuno fare un altro esempio. Si sente sempre parlare della necessità di costruire nuove carceri. Ebbene, mi risulta che molti edifici sarebbero tuttora utilizzabili come luoghi di detenzione, se fossero effettuati i necessari lavori di adeguamento: in qualche caso, manca soltanto un impianto elettrico a norma. Insomma, si pensa alla costruzione di nuovi penitenziari, mentre basterebbe sistemare quelli già esistenti, anche eseguendo piccoli interventi.


Pag. 9


Il tema è quello delle risorse: cosa si può fare per dare all'Agenzia del demanio l'opportunità di realizzare interventi ridotti, atti ad evitare la locazione passiva o la costruzione di nuovi impianti per determinati utilizzi?
Si pone, inoltre, il tema delle società costituite per valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico. In proposito, si parla molto di immobili di categoria «A», che sarebbero appetibili anche per gli investitori stranieri. Tuttavia, bisogna fare attenzione: se il meglio del patrimonio finisce all'interno dei fondi immobiliari, tutto il residuo diventerà poco invitante per gli investitori. È possibile risolvere il problema mettendo insieme «pacchetti assortiti», che comprendano, in parte, il meglio e, in parte, ciò che è meno appetibile?
Il fatto che, per le ex caserme di Bologna, le aste continuino ad andare deserte suscita la sensazione che la strada seguita non sia quella giusta e che, di conseguenza, si debba pensare a soluzioni diverse. In vista dell'esame parlamentare di un ulteriore provvedimento di cosiddetta spending review, l'Agenzia sarebbe in grado di sottoporci qualche indicazione, qualche idea, che la Commissione, indipendentemente dal lavoro già svolto sul tema della valorizzazione e dismissione degli immobili, potrebbe trasfondere, eventualmente, nel testo del provvedimento medesimo?
Il direttore Scalera conosce bene, credo, un altro tema che mi interessa evidenziare. Quando facciamo riferimento alla valorizzazione degli immobili degli enti locali, dobbiamo tenere conto del fatto che tali immobili, per ragioni varie - aventi a che fare, in molti casi, con esigenze contabili -, sono stati sopravvalutati. Ciò significa che, ove i predetti beni fossero conferiti dai comuni ai fondi immobiliari, il loro valore di carico - diciamo così, per semplificare - sarebbe assolutamente incongruo rispetto a ciò che sarebbe possibile ottenere dalla valorizzazione.
Si può citare il caso, che l'onorevole Causi conosce bene, del comune di Roma: anziché porre in essere operazioni di bilancio più corrette, gli immobili sono stati sopravvalutati, all'evidente scopo di «sistemare» i bilanci. Il giorno in cui decidesse di cedere tali immobili, a un valore che non esiste sul mercato, il comune di Roma si troverebbe a fare fronte a tutte le conseguenze derivanti da un'inevitabile svalutazione.
Come si può risolvere il problema, per cercare di dare effettività alle norme sulla valorizzazione e dismissione?
Venendo a un ultimo tema che m'interessa focalizzare, direttore, lei ci ha fornito un aggiornamento in merito alle comunicazioni cui sono tenuti gli enti pubblici non territoriali. Ebbene, il numero di tali comunicazioni sembra ancora piuttosto modesto, se si fa un confronto con quelle provenienti dalle amministrazioni centrali. Al di là delle disposizioni sanzionatorie e dell'istituzione della figura del facility manager, cos'altro si potrebbe fare per arrivare a una definizione di tutto il patrimonio immobiliare pubblico?
Ai temi trattati oggi collegherei anche la vicenda delle concessioni demaniali marittime rilasciate per finalità turistico-ricreative, con riferimento alla cosiddetta direttiva Bolkestein.
Questa Commissione ha verificato, anche attraverso l'audizione delle amministrazioni interessate, che tanto il numero dei titolari delle predette concessioni quanto l'estensione delle superfici occupate non possono ancora ritenersi definiti.
L'ultima rilevazione risale, se non sbaglio, al 1996, quando il compito di fornire un'analisi dettagliata di tutte le concessioni in essere fu affidato a una società privata.
In realtà, com'è emerso anche dalle audizioni, le cifre forniteci sono alquanto ballerine: da un anno all'altro, si passa da 14.000 a 20.000 concessioni, per poi tornare, l'anno successivo, a 18.000.
L'impatto della direttiva 2006/123/CE sui rapporti concessori in atto è stato in qualche modo attenuato, in quanto, con l'articolo 1, comma 18, del decreto-legge n. 194 del 2009, si è disposta una proroga degli stessi, al massimo, fino al 31 dicembre 2015.


Pag. 10

Tuttavia, poiché la data stabilita arriverà, sarebbe utile cominciare a stabilire con precisione quante sono le aree demaniali assegnate in concessione per finalità turistico-ricreative, per tentare di capire come si possa risolvere, entro il 2015, una questione che per il momento è sospesa.
Resto in attesa di conoscere le sue valutazioni, direttore, in merito alle problematiche segnalate e alle possibili soluzioni.
Do la parola al direttore Scalera per la replica.

STEFANO SCALERA, Direttore dell'Agenzia del demanio. Seguirei l'ordine in cui le domande sono state poste, cominciando, quindi, da quelle dell'onorevole Comaroli.
L'Agenzia del demanio non ha poteri nei confronti degli enti locali. Molto spesso, si tende a pensare che le competenze del Demanio dello Stato si estendano a cose sulle quali, in realtà, esso non ne ha alcuna. Farò un esempio concreto quando risponderò all'onorevole Barbato in merito all'immobile di Paestum. Quindi, anche grazie alla menzionata disposizione del decreto-legge n. 95 del 2012, alle amministrazioni locali possiamo solo rivolgere inviti e, eventualmente, sollecitazioni.
Devo aggiungere, per onestà, che diverse amministrazioni locali, in base alla suddetta norma, hanno chiesto un supporto all'Agenzia del demanio, per capire quali metodologie dovranno seguire nel realizzare i piani di razionalizzazione. Le esigenze di bilancio stanno portando anche gli enti locali a svolgere un certo ragionamento.
Si può pensare, soprattutto per le amministrazioni in dissesto, o comunque in difficoltà, com'è avvenuto nel caso degli enti regionali, di porre alcune condizioni, tra cui quella di attuare i piani di razionalizzazione in conformità alle previsioni della normativa statale. Questo potrebbe essere un intervento auspicabile. L'esistenza di un obbligo renderebbe più facile, per noi, intervenire e dare una mano. Comunque, importanti amministrazioni locali si stanno preoccupando di come fare, perché, evidentemente, ritengono di grande interesse i temi del risparmio degli spazi e della valorizzazione degli immobili liberati.
Quanto al meccanismo di manutenzione, ogni amministrazione utilizza i fondi che le sono assegnati in maniera indipendente, per le opere che ritiene prioritarie.
Soltanto da quest'anno la Ragioneria generale dello Stato ha istituito un apposito capitolo, nel quale sono registrate le spese di manutenzione. In passato, invece, tali spese erano attribuite a capitoli diversi e, quindi, ad esse non corrispondeva un'imputazione specifica. Dal 1o gennaio tutta la massa di fondi è unificata - la Ragioneria sta operando una stima -, in modo da avere un unico centro di spesa, rappresentato, appunto, dall'Agenzia del demanio.
Le amministrazioni si occuperanno dei piani di intervento: esse soltanto possono sapere, occupando gli immobili, cosa c'è da fare. Tramite i provveditorati, verificheremo la necessità degli interventi, che possono essere di vario genere. Stileremo, quindi, una scaletta di priorità: infatti, altro è intervenire perché sta per crollare il tetto, altro è intervenire perché bisogna ritinteggiare un immobile, magari realizzato poco tempo prima. Ecco perché si fa riferimento anche al profilo dell'efficacia. A quel punto, redigeremo una lista delle priorità, in base ai fondi disponibili, di cui non conosciamo ancora la consistenza, e daremo il via ai lavori, che però saranno assegnati e seguiti, per quanto riguarda la direzione dei lavori, dai provveditorati alle opere pubbliche. È vero, infatti, che la competenza è in capo al Demanio; tuttavia, il numero dei dipendenti dell'Agenzia è pur sempre limitato (siamo, complessivamente, 1.022) e, inoltre, non abbiamo la competenza professionale per svolgere i predetti compiti. Poiché i provveditorati alle opere pubbliche sono gli organi che hanno una competenza specifica in materia, sembra logico che siano loro a occuparsi degli aspetti tecnici connessi ai lavori.
I provveditorati dovranno affidare questo tipo di attività a una sezione distinta,


Pag. 11

in modo che possiamo ricevere più facilmente informazioni circa lo stato di avanzamento dei lavori.
In tal modo, cominceremo ad avere, nel nostro sistema informativo, dati più approfonditi sullo stato generale di ogni immobile, aggiornato ogni volta che si attua un intervento. A un certo punto, quando riusciremo ad avere un quadro molto accurato dello stato manutentivo di tutto il nostro patrimonio, di tutto quello che gestiamo, passeremo da una responsabilità diffusa, all'interno di ogni singola amministrazione, a un piano redatto in base all'ordine di priorità stabilito dal provveditorato e alle risorse disponibili.
Resteranno fuori da questo sistema gli interventi specifici imposti al datore di lavoro dalla normativa in materia di sicurezza dei luoghi di lavoro, cui dovranno provvedere le singole amministrazioni.
Lo stesso vale per le carceri: tutto ciò che riguarda l'amministrazione degli immobili adibiti a strutture carcerarie non rientra nella competenza dell'Agenzia del demanio, ma è di pertinenza del Ministero della giustizia. Benché forniamo supporto per certe iniziative, anche le permute sono disciplinate da una normativa speciale, che assegna al Ministero della giustizia il ruolo di motore centrale di tutta l'attività. Veniamo a conoscenza della dismissione di un carcere soltanto quando il Ministero della giustizia ce ne dà comunicazione.

PRESIDENTE. Questo riguarda anche i tribunali?

STEFANO SCALERA, Direttore dell'Agenzia del demanio. Se non ricordo male, sono soltanto due i tribunali di proprietà dello Stato: quelli di Roma e di Napoli. Per tutti gli altri provvedono i comuni, con la conseguenza che gli immobili adibiti a uffici giudiziari sono, in tali casi, fuori dalla nostra giurisdizione. C'è un organo che, sulla base della proposta del comune, identifica l'immobile o, comunque, dà il suo placet. Individuato l'immobile, il comune lo mette a disposizione se esso è di proprietà comunale o, altrimenti, lo prende in locazione.

PRESIDENTE. La riorganizzazione degli uffici giudiziari imporrà di stabilire cosa fare degli immobili che hanno ospitato i tribunali soppressi. Probabilmente, dovremo affrontare anche questo tema.

TEA ALBINI. Intervengo per una precisazione concernente gli uffici giudiziari.
Le amministrazioni comunali li gestiscono e provvedono alle spese, per quanto riguarda l'eventuale locazione, la manutenzione, l'arredo, il riscaldamento e tutto quanto è relativo ai locali che ospitano gli uffici giudiziari. Tali costi dovrebbero essere rimborsati da parte del Ministero della giustizia in misura pari a circa il 70 per cento. In pratica, poiché il rimborso arriva dopo anni dalla effettuazione della spesa, i comuni che hanno la disgrazia, o la fortuna, di essere sede di uffici giudiziari, sono costretti a porre a carico dei propri cittadini le spese per il funzionamento della giustizia, che non dovrebbero essere di loro competenza. Un esempio che conosco molto bene è quello della città di Firenze: la spesa per gli uffici giudiziari è enorme, e il rimborso ne copre al massimo il 60 per cento.
Un altro aspetto critico è costituito dalla concreta impossibilità, per il comune, che non ha alcuna autonomia da questo punto di vista, di decidere se un immobile sia più funzionale rispetto a un altro, ovvero se gli spazi possano essere ridotti.
Cito ancora un esempio, anche per evidenziare come, a mio avviso, sarebbe possibile realizzare risparmi: se un Procuratore della Repubblica decide che c'è bisogno di una vigilanza particolare, il comune, che deve farsene carico, non può negare i permessi, o indicare soluzioni diverse. Per me, il caso è veramente emblematico: i comuni forniscono il servizio di vigilanza agli uffici giudiziari tramite soggetti privati; poi, magari, un magistrato chiede la scorta. Siamo al paradosso!
Capisco che il Demanio non ha competenza in materia; tuttavia, in assenza di


Pag. 12

un potere contrattuale dei comuni, è molto difficile stabilire non soltanto l'effettiva necessità degli spazi da adibire a uffici giudiziari, ma anche quanto si potrebbe effettivamente risparmiare.

STEFANO SCALERA, Direttore dell'Agenzia del demanio. Per quanto riguarda le carceri, sarebbe opportuno, forse, un intervento normativo volto a coordinare la normativa speciale che disciplina la costruzione di nuove carceri con quella di cui all'articolo 6, comma 6-ter, del decreto-legge n. 138 del 2011, che consente all'Agenzia del demanio di procedere, con priorità, in aree a più elevato disagio occupazionale e produttivo, ad operazioni di permuta di beni appartenenti allo Stato con immobili adeguati all'uso governativo, al fine di rilasciare immobili di terzi attualmente condotti in locazione passiva, ovvero appartenenti al demanio e al patrimonio dello Stato ritenuti inadeguati.
In altre parole, una volta esperita la procedura di competenza del Ministero della giustizia, dovrebbe intervenire, su richiesta del Ministero, l'Agenzia del demanio. Oggi, anche volendo, non potremmo agire, perché la normativa speciale in materia di carceri lo impedisce.
Spero di aver spiegato bene il meccanismo concernente le manutenzioni.
Venendo alle domande poste dall'onorevole Barbato, credo sia importante ricordare i diciannove piani di razionalizzazione già realizzati e i 56 milioni di euro già risparmiati. Inoltre, come già riferito alla Commissione, le amministrazioni non sono rimaste ferme. Evidentemente, la normativa approvata ad agosto ha dato un nuovo impulso: gli incontri servono per fornire un sostegno tecnico alle amministrazioni, riguardo a questioni che, oggettivamente, potrebbero creare loro qualche difficoltà. Ritengo che l'invio della menzionata circolare non sia sufficiente, e che sia nostro compito aiutare le amministrazioni ad applicarla correttamente.
Per quanto riguarda le alienazioni, non sono la persona più adatta a rispondere, perché tutta la procedura fa capo al Ministero dell'economia e delle finanze. Mi sembra utile rilevare, tuttavia, come il nucleo centrale delle attività sia stato affidato, da luglio 2011 a luglio 2012, a una società pubblica, che fornisce, probabilmente, maggiori garanzie. Non saprei dirle altro al riguardo, onorevole Barbato.
Quanto a Paestum, l'Agenzia del demanio gestisce tanti beni: quelli in uso governativo, qualche immobile, circa 47.000, ma non tutto; in particolare, non gestisce il demanio marittimo, di cui fa parte l'area di Paestum cui lei, onorevole Barbato, ha fatto riferimento (l'area è gestita dal comune sin dal 2001), e non gestisce più neanche i beni del demanio storico-artistico, come i musei (la nostra gestione è limitata ad alcuni beni del demanio storico-artistico che non sono utilizzati dal Ministero per i beni e le attività culturali).
Riguardo ai beni del demanio marittimo, abbiamo soltanto il compito di verificare che l'occupante sia munito di una regolare concessione. Invece, il procedimento amministrativo per il rilascio del titolo abilitativo è incentrato sul comune. Non abbiamo poteri d'intervento, e neanche sostitutivi.
Il numero dei concessionari di beni afferenti il demanio marittimo è di circa 28.000, e dipende da come le singole regioni hanno ripartito le competenze: alcune, come l'Emilia-Romagna, la Toscana e, se non sbaglio, la Calabria, le hanno mantenute accentrate; altre le hanno delegate, e ciò ha fatto aumentare il numero delle concessioni.
Noi registriamo l'entrata nel momento in cui il concessionario paga, ma non abbiamo poteri sui beni del demanio marittimo.
Se ho capito bene a quale complesso fa riferimento, onorevole Barbato, esso fa parte del demanio marittimo e, giacché tale, non è sotto la nostra giurisdizione. Possiamo verificare, eventualmente, se il bene di cui stiamo discutendo faccia parte del demanio marittimo oppure di quello storico-artistico. In ogni caso, della sua gestione non si occupa l'Agenzia del demanio. Farò sapere al presidente Conte se


Pag. 13

la competenza sia del comune ovvero della regione. In ogni caso, la competenza non è nostra.

FRANCESCO BARBATO. Dobbiamo sapere chi debba pagare il giusto.

STEFANO SCALERA, Direttore dell'Agenzia del demanio. Quanto alle concessioni che dipendono dall'Agenzia del demanio (nel cui ambito non rientrano, come ho già detto, quelle afferenti il demanio marittimo), la normativa è precisa: al concessionario è riconosciuto il diritto di prelazione per il rinnovo, ma lo strumento ordinario è la gara. Stiamo predisponendo i bandi per le concessioni la cui scadenza è prossima. Posso assicurare, inoltre, che valutiamo con grande attenzione il reddito delle singole attività.
Onorevole Mantini, quella in corso è una prima gara, che serve al Demanio per acquisire la conoscenza puntuale di una serie di immobili. Abbiamo la necessità di aggiornare e completare le informazioni di cui disponiamo, anche perché ci siamo impegnati in tal senso. La carenza di dati aggiornati e completi è uno dei primi aspetti sui quali codesta Commissione ha puntato la propria lente di ingrandimento.
Stiamo ricorrendo a prestazioni esterne, in quanto l'organico dell'Agenzia è, nel complesso, limitato (anche se sufficiente, a mio avviso, per alcuni servizi). Tra gli esempi più importanti, posso citare quello delle caserme: poiché, quando sono dismesse, non risultano nemmeno accatastate, vanno svolti, sul campo, i lavori di misurazione, di redazione della planimetria e di accatastamento, ovvero di regolarizzazione catastale. Lo svolgimento di queste attività preliminari è importantissimo: se mancano, l'immobile non può essere utilizzato. Pensiamo, dunque, di esternalizzare una serie di attività, al fine di incrementare la nostra capacità operativa.
Per quanto riguarda il ricorso al lease-back, la normativa vigente impone di ridurre le locazioni passive, di restringere gli spazi a disposizione delle persone, e l'Agenzia opera in tal senso. Come ha anticipato lei stesso, onorevole Mantini, la domanda dovrebbe essere rivolta ad altri.
La questione dell'attrazione degli investitori è reale. In effetti, le aste che stiamo approntando sono concentrate nelle regioni a statuto speciale. Si tratta, peraltro, di immobili che erano stati valorizzati in un momento di forte blocco del mercato. È importante, da questo punto di vista, che la parte pubblica, in generale, presenti immobili di un certo livello.
Signor presidente, stiamo impostando una politica che cerchi di portare tutti i beni a nostra disposizione a un certo livello di qualità. Faremo in modo che gli immobili diventino oggetto di interesse sul mercato; probabilmente, alcuni lo sono già, ma riteniamo che, se rimessi in sesto, gli immobili pubblici potranno suscitare un interesse anche maggiore.
Concessioni ordinarie e concessioni di valorizzazione sono strumenti molto importanti: essi offrono all'operatore privato la possibilità, pagando il giusto canone, come determinato in sede di asta, di salvaguardare e di valorizzare adeguatamente il bene (lei, signor presidente, ha giustamente avvertito l'importanza di tale tema).
Per ora, la disciplina recata dall'articolo 33 del decreto-legge n. 98 del 2011, come modificato dall'articolo 23-ter del decreto-legge n. 95 del 2012, si riferisce agli immobili non utilizzati a fini istituzionali: questo è l'input.
La riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico pone una questione di risorse. Noi riteniamo che, per portare il predetto patrimonio a un livello superiore, sotto i profili energetico e della fruibilità complessiva, siano necessarie ingenti risorse. Tuttavia, è necessario mettere a frutto, innanzitutto, i due strumenti messi a disposizione dal Parlamento, le permute e le concessioni, per rinnovare e modificare un po' il nostro portafoglio. Indubbiamente, potrebbe aiutare, come ho detto in precedenza, una norma di coordinamento per quanto riguarda le carceri: potremmo fornire il nostro supporto al Ministero della giustizia per completare un


Pag. 14

edificio da adibire a carcere, facendo venire meno, in tal modo, l'esigenza di costruirne uno nuovo.
Non mi occupo più del censimento, rimasto in capo al Dipartimento del Tesoro. In proposito, posso affermare che i dati mostrano effettivamente un forte rallentamento, come da lei correttamente rilevato, signor presidente.
È evidente che la conoscenza è la base di qualsiasi attività. Ad esempio, l'articolo 3, comma 2-bis, lettera b), del decreto-legge n. 95 del 2012 ha previsto, modificando l'articolo 1, comma 439, della legge n. 311 del 2004, che le regioni e gli enti locali possono concedere alle amministrazioni dello Stato, per le finalità istituzionali di queste ultime, l'uso gratuito di immobili di loro proprietà; inoltre, la lettera b) dell'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 296 del 2005, come sostituita dalla lettera a) del citato articolo 3, comma 2, del decreto-legge n. 95 del 2012, prevede che alle regioni e agli enti locali può essere concesso l'uso gratuito di beni immobili di proprietà dello Stato per le proprie finalità istituzionali. Orbene, se non si conoscono l'ubicazione e la consistenza degli immobili, è evidente che non si ha nemmeno la possibilità di richiederli in uso gratuito. Anche in questo caso, quindi, è immaginabile un intervento normativo di tipo incentivante.
In merito ai valori di bilancio degli immobili degli enti pubblici, va focalizzato, a mio avviso, il tema dell'andamento sfavorevole del mercato: anche se i predetti valori fossero corretti - e assumo che lo siano -, la discesa dei prezzi può creare un problema, che in qualche modo bisogna affrontare.
Sinceramente, non ho riflettuto a sufficienza su tale argomento, ma lei, signor presidente, ha segnalato un aspetto importante e degno di attenzione. I prezzi delle compravendite immobiliari, già calati lo scorso anno, sono in fase discendente anche nel 2012. Poiché ciò si riverbererà, evidentemente, anche sui bilanci pubblici, bisognerà trovare un modo per superare il problema, dal momento che gli enti pubblici non potranno valorizzare i propri immobili sul mercato. Una messa a fuoco di tale tematica aiuterebbe a trovare un modo per sbloccare la situazione di impasse che potrebbe determinarsi.
Spero di avere risposto a tutti i quesiti.

SANTO DOMENICO VERSACE. Direttore Scalera, non mi sembra sensato impiegare risorse finanziarie per immobili che si ha intenzione di alienare. Quando si vende un immobile, è importante far sapere cosa si mette in vendita: lo spazio, il perimetro, le concessioni, le destinazioni d'uso. Per quanto riguarda, ad esempio, le ex caserme, mi risulta che non siano in vendita soltanto i metri quadri, lo spazio, ma anche una determinata destinazione.
La valorizzazione, da attuare, ovviamente, nel rispetto delle regole, è ciò che realmente conferisce valore: se la destinazione agricola di un terreno è modificata dal piano urbanistico, cambia il valore del terreno.
Se, quindi, lo scopo è alienare, non trovo sensato spendere denaro per migliorare i beni che saranno oggetto di trasferimento.
Chi compra sa cosa deve fare. Ogni bene dovrebbe entrare in un discorso strategico. Il compratore, che dovrebbe sapere cosa fare del bene cui è interessato, non vuole seccature dopo la conclusione dell'acquisto. Si deve vendere, quindi, con la formula «chiavi in mano», comprensiva di licenze, autorizzazioni, concessioni e tutto ciò che serve: questa sì che sarebbe una forma corretta di valorizzazione!

STEFANO SCALERA, Direttore dell'Agenzia del demanio. Le nostre vendite hanno a oggetto, attualmente, cose utili: eredità, appartamenti, beni spiccioli; gli immobili più importanti sono venduti dopo averli valorizzati, cioè dopo aver definito cosa si può e si deve fare.
Per quanto riguarda, in particolare, la cosiddetta concessione edilizia, questa dipende dalle esigenze dell'acquirente: chi acquisterà, potrà recarsi presso il comune, per richiedere il permesso di costruire o, eventualmente, per attivare altri procedimenti


Pag. 15

in materia edilizia, che sono di esclusiva competenza dei comuni. Noi ci limitiamo a vendere gli immobili, una volta intervenuta la valorizzazione urbanistica, con la destinazione di utilizzo. Non vengono in considerazione, quindi, i cosiddetti quattro muri, ma un bene valorizzabile.

PRESIDENTE. L'onorevole Causi aveva accennato alla questione del federalismo demaniale.
Il comma 8-ter dell'articolo 33 del decreto-legge n. 98 del 2011, aggiunto dall'articolo 23-ter, comma 1, lettera g), del decreto-legge n. 95 del 2012, stabilisce che possono essere trasferiti o conferiti ai fondi promossi dal Ministero dell'economia e delle finanze anche i beni valorizzabili, suscettibili di trasferimento ai sensi dell'articolo 5, comma 1, lettera e), del decreto legislativo n. 85 del 2010, individuati dall'Agenzia del demanio, a seguito di apposita manifestazione, da parte dei competenti organi degli enti interessati, della volontà di valorizzazione.
Avete cominciato ad attuare tale disposizione?

STEFANO SCALERA, Direttore dell'Agenzia del demanio. Signor presidente, abbiamo cominciato a rinnovare le concessioni in scadenza e a realizzare qualche intervento necessario, a carico del proprietario, e operazioni ordinarie.
Pensiamo di privilegiare, con gli enti locali, le permute, perché consentono di razionalizzare i rispettivi patrimoni. Molto spesso, infatti, conduciamo in locazione passiva immobili dei comuni, e viceversa.
Insomma, l'attività cui lei ha fatto riferimento, signor presidente, è cominciata.

PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo, ha avuto sviluppi la questione relativa al Castello di Udine, da lei affrontata in alcuni atti di sindacato ispettivo?

IVANO STRIZZOLO. Signor presidente, la questione era stata seguita, a suo tempo, dall'ingegner Maranca. Mi risulta che la Ragioneria generale dello Stato stia valutando il risparmio che lo Stato conseguirebbe per effetto del trasferimento del Castello di Udine alla Regione Friuli Venezia Giulia e, da questa, al Comune di Udine. La questione è all'esame, in questo momento, della Commissione paritetica di cui all'articolo 65 dello Statuto della predetta Regione autonoma.
Se il direttore e i suoi più stretti collaboratori fossero in grado di fornirmi qualche aggiornamento, ne sarei felice.

STEFANO SCALERA, Direttore dell'Agenzia del demanio. Posso dirle, onorevole Strizzolo, che l'Agenzia del demanio ha espresso la tesi dell'evidente convenienza economica del trasferimento.
Tuttavia, non spetta a noi decidere. La questione è ancora all'esame della Commissione paritetica.

PRESIDENTE. Ringraziamo il direttore dell'Agenzia del demanio, dottor Scalera, anche per la documentazione consegnata, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta (vedi allegato), e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14,45.

[Avanti]
Consulta resoconti delle audizioni
Consulta gli elenchi delle audizioni