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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione VII
24.
Mercoledì 13 luglio 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Aprea Valentina, Presidente ... 3

Audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega per l'editoria, Paolo Bonaiuti, sulle riforme dell'editoria e dell'Ordine dei giornalisti e sull'equità retributiva nel lavoro giornalistico (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Aprea Valentina, Presidente ... 3 5 6 16 18
Bonaiuti Paolo, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega per l'editoria ... 3 5 7 9 10 11 13 15 16 18
Carra Enzo (UdCpTP) ... 13
De Biasi Emilia Grazia (PD) ... 14
Farina Renato (PdL) ... 14
Giulietti Giuseppe (Misto) ... 7
Levi Ricardo Franco (PD) ... 8 9 10 18
Mazzuca Giancarlo (PdL) ... 11
Murgia Bruno (PdL) ... 15 16
Pisicchio Pino (Misto-ApI) ... 11 13
Zazzera Pierfelice (IdV) ... 9 10
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A.

COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 13 luglio 2011


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VALENTINA APREA

La seduta comincia alle 10,35.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega per l'editoria, Paolo Bonaiuti, sulle riforme dell'editoria e dell'Ordine dei giornalisti e sull'equità retributiva nel lavoro giornalistico.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega per l'editoria, Paolo Bonaiuti, sulle riforme dell'editoria e dell'Ordine dei giornalisti e sull'equità retributiva nel lavoro giornalistico.
Saluto tutti i colleghi, in particolare gli onorevoli Pisicchio e Carra, che è relatore del provvedimento n. 3555, «Norme per promuovere l'equità retributiva nel lavoro giornalistico» riguardante proprio il dipartimento dell'editoria. Come sapete, stiamo esaminando, peraltro, molti provvedimenti che riguardano queste tematiche.
Prima di dare la parola al nostro audito, devo comunicarvi che il deputato Mario Pepe ha cessato di far parte di questa Commissione.
Do la parola al sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega per l'editoria, Paolo Bonaiuti.

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega per l'editoria. Partirei con una sorta di riassunto della crisi del settore dell'editoria giornalistica per chiarire i termini della questione. Questa crisi è dovuta a cause sia endogene al settore, cioè che si scatenano dal suo interno e che stanno, sostanzialmente, nel basso numero di copie vendute tradizionalmente nel nostro Paese, sia esterne, legate alla crisi generale, finanziaria ed economica, che anche in questi giorni, sotto i colpi della speculazione, sta percuotendo il mercato.
Quindi, se già il biennio 2008-2009 aveva avuto un'intonazione recessiva, subito dopo si sono sommati gli effetti negativi di questa crisi globale con quelli delle trasformazioni tecnologiche, legate, in particolare, all'avanzata di Internet in questo settore e alla connessione tra i vari media, che hanno alterato tutti gli equilibri e imposto nuovi modelli operativi. Il problema di questi ultimi, però, è che - e credo che su questo siamo d'accordo tutti - ancora la loro redditività, ai fini delle imprese giornalistiche, appare alquanto aleatoria.
A ciò si aggiunge il guaio che durante l'anno 2010 sul piano sia della diffusione sia della pubblicità i giornali quotidiani e periodici hanno continuato a dimostrare diverse flessioni. Per quanto riguarda i quotidiani, si è registrata, invero, una minore diminuzione nel 2010 rispetto al 2009, ma siamo sempre in negativo. Infatti,


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c'è stata una contrazione del 4 per cento circa rispetto al 7 per cento che avevamo dovuto registrare nel 2009. Secondo i dati che ci ha fornito la FIEG (Federazione italiana editori giornali), i primi quattro mesi del 2011 vedono un'ulteriore flessione delle vendite, ridotte di circa la metà, al 2,4 per cento. Purtroppo, questa è la situazione.
Sul terreno della pubblicità, nel 2010 c'è stata una contrazione del 3 per cento che rimane più o meno simile, anzi si aggrava fino al 4 per cento nei primi quattro mesi del 2011.
Per fare un breve accenno alla diffusione dei settimanali, anche in questo caso la diffusione tra il 2009 e il 2010 ha subito una contrazione del 7 per cento, che va nel senso della diminuzione già stata registrata nel 2008-2009, che si aggirava attorno al 4 per cento. Si calcola - sempre secondo i dati della FIEG - che tra il 2007 e il 2010 il segmento dei settimanali abbia perduto oltre 2 milioni di copie. Altri arretramenti si debbono, purtroppo, registrare nel settore dei mensili. In pratica, se la diffusione media giornaliera delle copie era superiore ai 5,5 milioni per i quotidiani nel 2008, ora siamo passati al di sotto dei 5 milioni, con dati sui 4,9 milioni.
Questa è la situazione in cui ci dobbiamo muovere, con qualche piccola speranza di ripresa per quanto riguarda le vendite pubblicitarie negli ultimi mesi. Tuttavia, vi faccio presente che ancora non sappiamo gli effetti che avrà la gelata della speculazione internazionale, che purtroppo si rifletterà su tutto, pertanto è impensabile che non si rifletta anche sul settore dell'editoria.
Per quanto riguarda il nostro settore, credo vi possa interessare maggiormente la situazione dei contributi. In merito a questo, nel 2010 abbiamo speso circa 185 milioni di euro per contributi 2009; di questi, però, dobbiamo calcolare che, in realtà, sono stati destinati a contributi poco meno di 180 perché 5 milioni sono stati devoluti per quel 50 per cento che si è stabilito si doveva conferire ai giornali italiani all'estero; pertanto, la cifra si aggirava all'incirca sui 180 milioni.
Se mi chiedete quanto sia grande la torta, potrebbe apparire che si sia ridotta del cinque per cento. Invece, in realtà, se l'anno scorso avevamo da distribuire 180 milioni, eravamo riusciti, grazie a un provvedimento introdotto durante l'anno, a porre una limitazione al 50 per cento sulla contribuzione ai giornali italiani all'estero, che ora non c'è più; avevamo posto una limitazione al 50 per cento sui quotidiani editi da associazioni dei consumatori e avevamo dato un taglio del 2 per cento al contributo del 2009 da riscuotere nel 2010. Non sono, quindi, in grado di dirvi quanto sarà grande la torta. Dovrebbe aggirarsi attorno all'85-90 per cento - più probabile 90 per cento - con un margine di errore.
Rispetto al credito di imposta, vi sono 30 milioni, che, però, non sono ancora arrivati concretamente poiché vi è il problema dell'Unione europea. Infatti, sapete che questi fondi non si debbono configurare come aiuto di Stato; per questo abbiamo mandato i nostri funzionari dieci giorni fa a Bruxelles, dove hanno avuto molte assicurazioni dal funzionario competente, incaricato della Commissione. Tuttavia, siamo ancora allo stesso punto. Queste cifre per il credito di imposta dovevano essere liberate, invece c'è stato detto, proprio in questi giorni, che l'Unione europea ci darà una risposta, della quale ovviamente non possiamo fare a meno, entro il 31 luglio, quindi entro la fine di questo mese, anche se speriamo di averla già in questi giorni.
Tra l'altro, questa situazione pone ulteriori problemi perché i 30 milioni dovrebbero essere coperti dalle gare sulle frequenze, che, però, il Ministro Romani ancora non ha indetto. Su questo, dunque, non sono in grado di dirvi altro. Ecco, vediamo di trovare un modo - sto cercando disperatamente di trovare una soluzione - per cui, se mi dite che ci rivediamo a settembre, io, dopo la pausa agostana, spero di darvi una risposta più precisa. Ad oggi, dovremmo poter agire con una torta attorno al 90 per cento. Questo mi sembra un dato già abbastanza


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positivo, nel quadro di una situazione che, indubbiamente, è peggiorata nelle ultime settimane.
Inoltre, sapete che è stato introdotto il nuovo Regolamento di semplificazione e di riordino delle norme sui contributi, emanato con il decreto del Presidente della Repubblica 25 novembre 2010, n. 223, che sta avendo una fase di attuazione. A questo proposito, sul sito del dipartimento sono riportate le numerosissime questioni interpretative poste dalle associazioni o da singole imprese, previo parere della commissione tecnico-consultiva per l'editoria che si esprime sui requisiti di accesso. In tutte le riunioni degli ultimi mesi della commissione tecnico-consultiva abbiamo sentito le varie esigenze delle categorie per capire come si pongono nei confronti di questo regolamento che ha una sostanziale novità - della quale, peraltro, vi ringrazio perché abbiamo lavorato, come sempre, tutti assieme - ovvero di coprire le copie non più diffuse, bensì effettivamente distribuite, regolate e vendute, affinché si arrivi a un risparmio effettivo.
Sono, poi, in corso distinti protocolli di intesa con l'Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) per le verifiche sulle situazioni di controllo e di collegamento, ai sensi dell'articolo 3, commi 11-ter e 13 della legge 7 agosto 1990, n. 250, ostative all'accesso all'ammissione ai contributi.
Un altro protocollo d'intesa si sta definendo con il Nucleo speciale per la spesa pubblica e per la repressione delle frodi comunitarie della Guardia di finanza, con il quale esiste già un protocollo firmato nel 2007 che andrà rimesso in vigore alla luce dell'articolo 6 del nuovo regolamento e dei controlli sulle dichiarazioni sostitutive, nonché sui costi ammessi a beneficio.
In merito alle risorse, non vi ho detto dei contributi alle emittenti radiofoniche e televisive. Sui contributi alla radio - l'onorevole Giulietti lo sa, ne abbiamo già parlato - svolgiamo una funzione minore rispetto al Ministero dello sviluppo economico; tuttavia, lo stanziamento disponibile per i contributi diretti per le emittenti radiofoniche e televisive ancora vigenti, in pratica per le radio politiche, presenta una disponibilità ridotta di 4,642 milioni di euro, in quanto dall'originario stanziamento di 8,3 milioni circa si è dovuta sottrarre la cifra di 3,660 milioni di euro relativa ai contenziosi in essere per gli anni passati. In altri termini, vi sono stati diversi contenziosi che sono stati avanzati in sede giudiziaria da parte delle varie radio - ricordate tutta la storia della torta - e, siccome bisogna porre a stanziamento ciò che deve essere devoluto alle radio (infatti, dobbiamo mettere in conto anche i pagamenti eventuali), al momento è possibile solo la corresponsione di circa il 41 per cento del contributo.
Un'ultima notizia in merito al credito di imposta sulla carta, di cui vi avevo già parlato. Sono attualmente in corso i relativi contatti con il Ministero dell'economia e delle finanze, dipartimento delle politiche fiscali, per verificare la possibilità di applicare il credito di imposta sulla carta acquistata nel 2011. Appena avremo il via libera comunitario, saranno emanate le necessarie disposizioni attuative per procedere all'applicazione delle agevolazioni fiscali alle imprese.
Questo è il quadro di questa prima sezione. Vi chiedo se preferite interrompere con domande e osservazioni su questa prima parte oppure proseguo il mio intervento perché vorrei parlare anche dei precari, che mi stanno a cuore.

PRESIDENTE. Intervenga sui precari perché c'è già un provvedimento incardinato e anche sull'Ordine dei giornalisti.

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega per l'editoria. Sull'Ordine dei giornalisti, mi rimetterei a voi. Abbiamo già espresso un parere favorevole; mi pare, invece, che vi sia qualcosa di ostativo, stando a quanto mi dicevano alcuni membri della Commissione. Tuttavia, se mi date ulteriori elementi, sono felice di questo. Da parte del Ministero della giustizia, credo che ancora non sia stato sbloccato questo problema, ma da parte nostra abbiamo già espresso tutto il nostro consenso possibile.


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Vorrei dare il via libera anche alla questione dei precari. In merito a questo problema, ci siamo attivati e abbiamo ricevuto la Federazione nazionale della stampa - che ringrazio nelle persona di Franco Siddi e di Roberto Natale - a Palazzo Chigi il 19 aprile scorso e, come ha riferito la stessa Federazione, il Governo riconosce la rilevanza della questione dei precari. Si è, poi, parlato anche della grande attenzione da parte del sottosegretario all'editoria e così via. Ecco, ringrazio la Federazione di questo; tuttavia, al di là dei riconoscimenti, si tratta di un problema reale e concreto perché le persone venute con la Federazione della stampa hanno rappresentato problemi che, indubbiamente, sono di grande rilievo. Per esempio, c'erano i coordinatori della commissione free lance, le componenti free lance della giunta esecutiva, che mi hanno consegnato un primo dossier con le analisi sulla crisi dell'editoria e le nuove forme di lavoro giornalistico atipico. Siamo su un terreno molto delicato perché queste sono persone che lavorano molto - a volte fanno intere pagine di giornali locali - e vengono pagate con cifre che, avendo svolto la professione di giornalista, reputo risibili. In più, questi lavoratori non hanno reali protezioni di legge, né riconoscimenti. Molti sono giovani, ma moltissime sono anche donne, per cui si dà vita a una forma di precariato molto diffusa e anche molto rischiosa per le persone che lavorano. Penso, infatti, alla loro tutela, anche da un punto di vista assicurativo e delle garanzie, poiché svolgono un lavoro sicuramente rilevante per le aziende, che, poi, magari prendono i testi plurimi di queste persone e li riportano per farne intere pagine di cronaca locale.
Per quanto riguarda i precari, abbiamo i dati che ci ha fornito l'Ordine dei giornalisti, che riferisce che gli iscritti sono passati dai 30.000 del 1975 ai 110.000 del 2009; sono aumentati di tre volte e mezzo, ma sono anche cambiate, da un punto di vista strutturale e in maniera rilevantissima, le condizioni del lavoro. Analizziamo insieme questo problema, che mi sembra fondamentale.
Dal 1975 al 2009 è triplicato il numero dei giornalisti professionisti ed è aumentato di cinque volte - 500 per cento in più - il numero dei giornalisti pubblicisti. I rapporti di lavoro subordinato erano 18.567 nel 2009, con un aumento di circa il 50 per cento rispetto all'inizio del decennio 2000, quando erano 13.800-14.000. Tuttavia, i rapporti di lavoro autonomo, che erano circa 10.000 all'inizio del decennio, sono saliti a più di 30.000, quindi sono aumentati di oltre il 300 per cento. Oggi risulta che il 41 per cento della popolazione giornalistica è occupato nell'emittenza radiotelevisiva nazionale e locale pubblica e privata, negli uffici stampa privati o della pubblica amministrazione o in altri segmenti produttivi di informazione. Insomma, è in corso un cambiamento epocale della professione e dell'ingresso in essa, per cui credo che le norme della proposta di legge Moffa sull'equità retributiva nel lavoro giornalistico debbano essere al centro di un provvedimento di riforma, al quale manifesto fin da ora tutto il mio appoggio. Infatti, si tratta di questioni non di secondo piano perché riguardano la dignità e la deontologia di una professione della quale c'è sempre più bisogno per la diffusione delle idee e della cultura, che rimane il nostro ideale come deputati e rappresentanti del popolo.
Per il momento mi affido a voi, per poi proseguire con gli altri temi.

PRESIDENTE. Grazie. Ricordo che il sottosegretario Paolo Bonaiuti è accompagnato dal consigliere Elisa Grande, capodipartimento editoria, dal dottor Ferdinando Ferrara, capoufficio per le attività di informazione e comunicazione istituzionale, dal dottor Luigi Ferrara, capoufficio per la tutela del diritto d'autore e della proprietà intellettuale e della vigilanza sulla SIAE e dalla dottoressa Sara Santarelli, capo della segreteria tecnica.
Signor sottosegretario, per quanto riguarda l'Ordine dei giornalisti abbiamo ricevuto dal Governo il parere favorevole


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con condizioni dal Ministero della giustizia, che, come potranno confermare gli onorevoli Mazzucca e Pisicchio, accetteremo. Il parere favorevole è, infatti, vincolato all'accettazione di queste condizioni.
Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
Al riguardo, informo che si sono iscritti a parlare gli onorevoli Giulietti, Levi e Zazzera. Proporrei di procedere in forma di question time, così riusciamo anche chiudere con la replica. Quindi, formuliamo domande veloci, per ottenere risposte concrete già questa mattina.

GIUSEPPE GIULIETTI. Sulle risposte non posso impegnarmi; sulle domande ci provo. Intanto, in apertura, vorrei ringraziare il sottosegretario perché - a molti sarà sfuggito - ho visto che in alcune intercettazioni telefoniche si lamentavano perché non si presta a pratiche eccessivamente clientelari nella distribuzione dei fondi. Insomma, ha resistito. Ecco, mi piace sottolineare questo punto, che considero un titolo di merito. Non so per gli altri, ma per me lo è.
Vengo alle domande, che si possono riassumere in un no e tre sì.
Inizio dal no, con richiesta di vigilare. Ci sono grandi appelli alla responsabilità in queste ore. Lei si occupa di un settore delicato e io sono tra quelli favorevoli agli appelli alla responsabilità, quindi do per scontato che le norme bavaglio e le norme «ad aziendam» non compariranno né adesso, né a settembre e che sarà sua cura mantenere un clima di grande civiltà nel settore forse più complesso del confronto politico. È evidente che non si può parlare dell'Ordine per poi introdurre il bavaglio altrove. Inviterei, dunque, anche lei a muoversi per impedire che si riapra questo fronte.
Quello che ha nel suo cuore, in proposito, lo dica a chi deve dirlo, non a me. Peraltro, immagino che avendo fatto il giornalista, la pensi in modo persino più radicale di me su queste questioni.
Passo ai sì. Sull'Ordine, premetto che, a titolo personale e con una rete di associazioni dell'informazione, non voglio creare problemi e garantire il voto al provvedimento n. 2393 Pisicchio, relatore il collega Mazzucca, quindi appoggiare l'iniziativa che viene dalla maggioranza. In questo modo, evitiamo gli equivoci.
Con un particolare, però, perché si sta riducendo quasi a nulla, essendo stata scorporata la parte sull'accesso per accordo comune. Tuttavia, troverei singolare scorporare il giurì, che è stato una grande richiesta delle forze politiche in materia deontologica e di rettifica. Non comprendo perché sottolineiamo questi temi nei giorni pari e poi nei giorni dispari stabiliamo di eliminare il giurì. Mi riferisco al Ministero della giustizia.

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega per l'editoria. Sul giurì, qual è problema? Il costo?

GIUSEPPE GIULIETTI. Mi riferisco alle osservazioni del Ministero della giustizia. Una volta il problema è il costo; un'altra volta è la sovrapposizione di competenze. Le chiedo, quindi, di esaminare quel parere con attenzione. Non voglio - ripeto - porre ostacoli, ma constato con amarezza che si stanno svuotando le parti più innovative della proposta Mazzucca e di noi tutti. Pertanto, mi riservo il voto finale in sede legislativa.
Sulla questione del provvedimento Moffa, c'è stata una relazione del collega Carra che, anche se non ero presente, ho trovato molto esauriente. Mi permetto di segnalarvi un punto che forse andrebbe completato e che ha toccato il sottosegretario. Occorrerebbe, infatti, l'audizione dell'INPGI (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani) perché non basta l'equo compenso, ma occorre tenere conto anche della parte previdenziale per il lavoro nero e abusivo. Bisogna, poi, considerare la relazione tra modalità del controllo e modalità della rilevazione, posta, del resto, da tanti altri colleghi - Barbieri, Goisis, Levi e Pisicchio - anche


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nel dibattito generale. Chiederei, quindi, l'audizione dell'INPGI, se il collega Carra è d'accordo.
Inoltre, inviterei il sottosegretario a precisare che questa parte non sarà rimandata alla legge sull'editoria. Del resto, la proposta di legge Moffa è già incardinata, quindi penso che prima si faccia e meglio è. Dobbiamo, dunque, stare su questo provvedimento e presentare su di esso gli eventuali pochi emendamenti. È veramente una battaglia - ha detto bene il sottosegretario Bonaiuti - di civiltà. So che avremo qualche reazione negativa, ma non si può sempre assecondare chi è quotato in borsa rispetto a chi non è quotato da nessuna parte, nemmeno sotto il profilo della dignità. Si tratta di difendere anche ragazze e ragazzi che hanno meno di trent'anni, alcuni dei quali sono in condizioni di fame. Vorrei che questo non lo dimenticassimo.
Vengo all'ultima questione. Sottosegretario, quanto manca effettivamente al Fondo per l'editoria per la copertura del 2011? Ecco, siccome c'è un ragionamento proprio sulla responsabilità, ho la sensazione che avrete bisogno di un'integrazione della manovra. Vorrei, quindi, capire a quanto ammonta. Lo dico adesso perché poco fa il senatore Gasparri - ognuno di noi dice quello che gli pare - ha detto che dobbiamo abrogare ogni forma di contributo, ovvero tutti i contributi diretti e indiretti all'editoria. Lo ha affermato poco fa, come leggerete sulle agenzie. Comunque, non lo cito per ragioni polemiche perché premetto che sono favorevole ad abrogare tutto: ogni favore sulle frequenze, sul passaggio al digitale, su contributi surrettizi ai grandi gruppi televisivi e sul diritto d'autore. Se siamo d'accordo su questo, ovvero che si parte dall'editore più importante per arrivare fino in fondo, personalmente sono favorevolissimo. Non vorrei, però, che ci fosse esclusione di qualche editore in ordine alfabetico. Pertanto, se questa è la posizione, che si faccia un'abrogazione di tutto a partire da chi ha di più. Non si può, infatti, ragionare in questo modo. In conclusione, pongo a lei e agli uffici una questione specifica. Premetto che, trattandosi di una tematica delicatissima, mi assumo la mia parte di responsabilità. Nella riforma dell'editoria Chiti, legge 7 marzo 2001, n. 62 «Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 5 agosto 1981, n. 416» - che votammo tutti insieme - introducemmo una norma che mirava all'equiparazione dei giornali e dei siti; questo per rafforzare i siti, per i quali si richiedeva solo l'individuazione di un responsabile. Un tribunale ha, invece, condannato un sito in Sicilia, equiparandolo alla stampa clandestina perché non indicava il nome del direttore. In particolare si trattava della sentenza n.104 dell'8 maggio 2008 del Tribunale di Modica.
È una materia delicatissima, come, del resto, quella della rete in generale. Ecco, se è necessario, chiederei di valutare questa norma tutti assieme, per fare eventualmente anche una modifica di una riga affinché una legge che votammo per dare più libertà alla rete non possa essere presa a pretesto ed essere interpretata in senso assolutamente contrario. La nostra intenzione era, infatti, di tipo opposto.
Vi darò tutti gli estremi perché non voglio far perdere tempo ai colleghi. Ho approfittato solo per verbalizzare la richiesta.

RICARDO FRANCO LEVI. Rivolgo anch'io un saluto al sottosegretario Bonaiuti. Passando ai tre temi che ha affrontato il sottosegretario - editoria, equità retributiva e riforma dell'Ordine - mi trovo su tutti in sintonia con quanto ha appena detto l'onorevole Giulietti per cui mi è più facile fare un intervento estremamente conciso.
Sul tema dell'editoria e dei contributi all'editoria, chiedo anch'io al sottosegretario Bonaiuti il massimo possibile della precisione sullo stato dell'arte, ossia quante sono le risorse di cui ha bisogno il dipartimento dell'editoria per fare fronte ai suoi impegni e quante sono le risorse ad ora effettivamente disponibili, per cui vorrei sapere qual è il «delta» ancora mancante e quali sono le previsioni che si possono fare. Occorre, peraltro, contare


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che, se non mi sbaglio, dei 180 milioni di cui si parla, solo una parte vanno all'editoria su stampa perché vi è anche tutta la parte dei contributi per la convenzione con la RAI, sempre in capo al dipartimento dell'editoria.

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega per l'editoria. No, è già stata tolta quella parte. Ho detto 170: uno, sette, zero. Lo scorso anno erano 180, più 5 milioni quale contributo per i quotidiani italiani all'estero. Quest'anno sono 170: uno, sette, zero.

RICARDO FRANCO LEVI. Bene. Veniamo all'equità retributiva, ovvero - come ha detto il sottosegretario con termine a tutti più chiaro - al problema dei precari. Credo anch'io che la proposta che vede come primo firmatario l'onorevole Moffa vada nella giusta direzione, come credo che vada particolarmente nella giusta direzione la previsione di legare al rispetto di un quadro di equità contributiva anche la corresponsione dei contributi pubblici.
Ritengo, però, che sia indispensabile - come, peraltro, aggiunto anche dall'onorevole Giulietti - accompagnare i criteri sull'equità retributiva con dei criteri sull'equità contributiva. Vorrei ricordare che il problema dei contributi comprende due elementi, uno relativo al valore assoluto dei contributi e un altro relativo al valore di suddivisione dei contributi stessi tra datore di lavoro e lavoratore. Debbo dire che quando eravamo al Governo, nell'infruttuoso tentativo di arrivare allora alla conclusione del contratto di lavoro, cercammo di operare su entrambi questi elementi, aumentando il contributo e invertendo la proporzione del gravame che oggi è di due terzi a carico del lavoratore e un terzo a carico dell'azienda.
Comunque, ritrasmetto al sottosegretario e agli estensori della proposta di legge l'invito a considerare anche il tema contributivo perché è, tra l'altro, essenziale per consentire ai precari - come li ha giustamente definiti il sottosegretario - non solo una base di reddito, ma anche una certezza della loro sicurezza nel tempo.
Infine, rispetto all'Ordine dei giornalisti, siamo di fronte a un topolino rispetto alla montagna che avevamo affrontato all'inizio. Credo che avere ridotto notevolmente le ambizioni sia stato, in gran parte, anche un elemento positivo. Sono particolarmente d'accordo sul fatto che si sia stralciata la parte sull'accesso all'Ordine perché la trovavo confusa. Rimango, però, sorpreso dal testo che vedo ora perché noto che sono state inserite norme di cui qui - se ricordo bene - non abbiamo mai parlato. Un caso su tutti è la bizzarra previsione di cui all'articolo 6 in cui si dice che si possono presentare solo due domande di ammissione. Ecco, vorrei capire meglio cosa vuol dire.
A ogni modo, debbo dire che, per quanto ridotto ai minimi termini, ci sono alcuni aspetti positivi in questo provvedimento, come lo snellimento della composizione degli ordini, degli organi deliberanti e istitutivi del Consiglio, di quello nazionale in modo particolare.
Lamento, però, il taglio e la soppressione del giurì, che era uno degli elementi di maggiore interesse in quanto avrebbe potuto essere una stanza di compensazione a difesa degli interessi dei terzi eventualmente lesi dalle pubblicazioni giornalistiche. Questo era il vero elemento di novità, perché il giurì valeva come strumento che tendeva a risolvere in modo più rapido e forse anche più saggio le possibili violazioni dei diritti immediati dei cittadini. È un peccato che sia stato eliminato.
Detto questo, pur riservandomi e riservando ovviamente al Partito Democratico il giudizio finale in sede legislativa e ripetendo che si tratta di un provvedimento, tutto sommato, di modeste proporzioni, confermo una valutazione sostanzialmente positiva sul testo.

PIERFELICE ZAZZERA. Ringrazio il sottosegretario e vorrei partire dalla sua relazione e dai dati numerici che ci ha fornito, che dipingono un'editoria ammalata


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e in crisi, le cui ragioni non possono dipendere solo dai vincoli imposti dalla Comunità europea, né possono essere spiegate solo con la crisi economica del Paese. Credo, infatti, che la questione dell'editoria malata riguardi da tempo il nostro Paese. Occorre, perciò, avere il coraggio di essere liberali fino in fondo in questo settore. Ciò significa che questo Paese si deve liberare del conflitto tra due grandi gruppi editoriali che, purtroppo, a mio giudizio, determina fortemente la malattia dell'editoria. Si deve, inoltre, bilanciare lo squilibrio tra il settore radiotelevisivo, quello della carta e quello del web e di Internet. Soprattutto, però, mi auguro che questo Governo sia in grado di rimuovere quanto prima e definitivamente, con coraggio liberale appunto, i conflitti di interesse nel sistema radiotelevisivo e di provvedere al taglio degli sprechi nel sistema dell'editoria, che continuano a esserci, nonostante i vari tentativi di porvi rimedio.
Sottosegretario, lei conosce la posizione dell'Italia dei Valori in merito ai contributi ai giornali di partito e ai contributi che continuano a essere percepiti, per esempio, da Il Sole 24 Ore o dal Corriere della sera e sui contributi indiretti. Le chiedo, appunto, di fornirci dei dati in proposito.

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega per l'editoria. Sono finite le tariffe postali, quindi non c'è...

PIERFELICE ZAZZERA. Secondo quanto dimostreremo, portando anche una mozione in Parlamento, intervenire su questi contributi ci potrà permettere di risparmiare circa un miliardo di euro l'anno. Penso che su questo bisognerà mettere le mani in modo coraggioso, come anche sui finanziamenti ai giornali di partito, che, invece, continuano a esserci.
Certamente, una questione che riguarda l'editoria, in termini appunto liberali, è la libertà della rete. Credo, infatti, che non vi debba essere nessun tentativo di porre limiti alla libertà di pubblicazione sul mondo del web, nemmeno introducendo certificati e bollini che, invece, impediscono la libera circolazione delle idee in un ambito che, oggi, resta probabilmente l'unico strumento che permette a tanti milioni di cittadini di potersi confrontare.
In merito alla questione dell'Ordine dei giornalisti, credo che questa sia la migliore riforma possibile che potesse venir fuori dalla Commissione, che ha lavorato per un obiettivo comune, dimostrando di saper abbattere le barriere e le differenze di schieramento. Ritengo - ma questa è la mia idea personale - che anche in questo settore occorra un maggiore coraggio liberale, nel senso che forse dovremmo liberarci anche dell'idea degli ordini e della possibilità che intorno a essi possano esistere privilegi e sacche di protezionismo. Questo, però, è un discorso più lungo. Penso, comunque, che la Commissione abbia compiuto un primo passo su una strada certamente più lunga da percorrere.

RICARDO FRANCO LEVI. Sottosegretario Bonaiuti, avevo dimenticato di sollevare il problema delle tariffe postali delle organizzazioni no profit e delle ONLUS (Organizzazioni non lucrativa di utilità sociale). Quando sono state cancellate le tariffe postali agevolate, sono state azzerate tutte; dopodiché sono state concluse delle intese attraverso le quali gli operatori commerciali hanno definito con le Poste nuove tariffe, a metà strada tra la tariffa agevolata di una volta e quella normale. Invece, le ONLUS sono rimaste totalmente escluse da ogni provvedimento e pagano, paradossalmente, la tariffa intera. Si tratta, dunque, di un problema vero.
Tornando alla questione dei contributi, non dimentichiamo che la Commissione o chiunque sarà chiamato a definire i minimi retributivi e contributivi dovrebbe dare spazio anche alle parti sociali perché non è immaginabile che esse siano escluse dalla definizione dei minimi contributivi. Da che mondo è mondo, il sindacato dei


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lavoratori e anche i datori di lavoro, insomma le parti sociali, devono essere convocate.

GIANCARLO MAZZUCA. Ringrazio il sottosegretario Bonaiuti della sua presenza e di averci presentato un quadro esauriente, seppur molto preoccupante, della situazione dell'editoria in Italia. Si tratta, infatti, di una situazione in cui sono presenti molti problemi, con prospettive ancora più negative, anche alla luce degli ultimi sviluppi economici europei.
Detto questo, vorrei articolare il mio intervento in due parti; la prima sull'editoria e la seconda sull'Ordine dei giornalisti.
In merito all'editoria, vorrei chiedere al sottosegretario Bonaiuti se, di fronte all'emergenza del settore e alle difficoltà da parte dello Stato di continuare a erogare contributi a fondo perduto, non ritiene più opportuno puntare su altri interventi strutturali. Per esempio, si potrebbe mirare alla liberalizzazione o comunque a una maggiore apertura del mercato della diffusione dei giornali; a questo proposito vi è, peraltro, una proposta di legge n. 4474 «Modifica all'articolo 2 del decreto legislativo 24 aprile 2001, n. 170, in materia di punti di vendita della stampa quotidiana e periodica» dell'onorevole Marinello del PdL che tende a liberalizzare maggiormente la diffusione dei giornali, venendo incontro anche all'esigenze degli edicolanti. Un ulteriore intervento potrebbe riguardare il giurì, di cui si è discusso molto oggi. Questa, del resto, era un'iniziativa prevista nella prima stesura del provvedimento, ma poi si è persa per strada. Il giurì veniva incontro alle esigenze delle aziende editoriali perché serviva a sbrigare, distogliere e risolvere i problemi, ad esempio, delle rettifiche, senza ricorrere ai soli iter giudiziari, molto lenti e anche molto costosi per le aziende stesse. Per quanto riguarda l'Ordine dei giornalisti, il parere che il Ministro della giustizia ha dato oggi fa cadere anche il discorso della Commissione deontologica nazionale che doveva intervenire sui ricorsi dei giornalisti riguardo alle sanzioni, quindi con una funzione secondaria.
Detto questo, credo che - come hanno detto anche i colleghi Zazzera, Levi e Giulietti - questo provvedimento che andremo a varare in sede legislativa è soltanto un primo passo, molto limitato rispetto alle nostre idee originarie. Tuttavia, lo snellimento dell'Ordine dei giornalisti rappresenta una modernizzazione che serve, da una parte, a ridurre il numero pletorico del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, dall'altra parte, a dare accesso alla professione con regole migliori.
Rispetto al problema dei precari, al di là del provvedimento che stiamo discutendo, vorrei sapere cosa prevede il sottosegretario Bonaiuti in termini di agevolazioni alle aziende editoriali che assumono giovani giornalisti.

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega per l'editoria. Vi chiedo un parere sulla contestata norma del giurì da parte del Ministero della giustizia.

GIANCARLO MAZZUCA. La norma riguardante il giurì era già sparita per strada. Il parere negativo riguarda la Commissione deontologica. È un'altra questione. Sono due punti diversi della legge.

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega per l'editoria. Ad ogni modo, vorrei fare una proposta che dipende dai tempi a vostra disposizione. Mi potrei fare carico di parlare con il Ministero della giustizia per verificare se si può sbloccare la situazione in senso positivo oppure se si possono ridurre i danni. Si potrebbe, poi, tornare qui o più semplicemente mandare un parere scritto e darvi un riferimento attraverso il presidente Aprea. Chiedo a voi se l'idea è fattibile o se, viceversa, ritenete possa rallentare troppo il percorso.

PINO PISICCHIO. Anche io, aderendo all'impianto - per la verità, non molto


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accolto - del question time offerto dalla presidente come modalità di interlocuzione con il sottosegretario, sarò stringato, anche perché condivido sostanzialmente tutto quello che hanno detto i colleghi che mi hanno anticipato, quindi non ho molte sottolineature ulteriori da proporre.
Vorrei, innanzitutto, ringraziare il sottosegretario perché sta compiendo un gesto di galateo istituzionale molto importante. Di fatto, due percorsi - dei tre che ha preso in considerazione quest'oggi - sono di origine parlamentare. Infatti, anche l'impianto della proposta Moffa che riguarda i precari, ha un'origine parlamentare e su di essa il Governo esprime il suo consenso e la disponibilità ad andare avanti.
Apro una parentesi per dire che il collega Mazzucca ha fatto bene, da ultimo, a porre al sottosegretario la questione relativa alla disponibilità del Governo a sostenere, attraverso meccanismi incentivanti, gli editori per consentire che i precari possano, in qualche modo, trovare spazio lavorativo.
Lo stesso vale per la proposta di legge di riforma dell'Ordine, che mi vede come primo firmatario, per la quale, però, noi parlamentari - voglio ricordarlo a noi tutti e al sottosegretario - abbiamo fatto solo da tramite, visto che trova origine in una visione strategica offerta dall'Ordine dei giornalisti. Non a caso, questa proposta ha avuto una condivisione trasversale; in questa legislatura, è uno dei primi esempi di percorso bipartisan, che vorremmo ritrovare anche in occasione di altri percorsi legislativi.
Signor sottosegretario, questa proposta di legge - poi vengo anche alla domanda che ci ha posto poc'anzi - aveva due grandi punti di forza. Il primo riguardava il profilo organizzativo, - com'è stato ricordato anche dal relatore Mazzucca, che peraltro ringrazio, come tutti i colleghi della Commissione, la presidente e gli uffici, per il lavoro svolto; en passant, voglio dire che siamo in attesa della risposta del Governo dal mese di marzo in merito alla possibilità di fare la legislativa e sappiamo che non è certamente il sottosegretario Bonaiuti a essere venuto meno nei tempi - in quanto la proposta tendeva a costruire un impianto volto a contrastare la pletoricità dell'Ordine. È utile sapere che al prossimo giro vi saranno non meno di 170 componenti - già oggi sono 150 - nel Consiglio nazionale dell'Ordine, quindi stiamo parlando di un organo molto ampio e articolato.
Il secondo obiettivo era relativo al profilo giurisdizionale e deontologico, che è stato totalmente cassato. Insomma, abbiamo avuto due «morti». Il primo morto è stato il giurì, falcidiato dal bilancio perché costa. In realtà, non ci era parso che costasse, ma abbiamo detto «obbedisco» pur di avere la legislativa. Il secondo caduto - come Enrico Toti, mentre stava lanciando la stampella - è l'articolo 3, che abbiamo testé commemorato con una certa condivisione di sentimenti. Peraltro, sottosegretario Bonaiuti, questo è soltanto - lo dico a un giornalista di spessore e di lunga pezza - il livello superiore di ciò che accade a livello regionale. Non è nulla di più, né di meno. Mi permetto di dire che forse in questo modo interpreto anche il senso di quanto detto dai colleghi prima, ovvero prendiamo quello che c'è, subito; ci sta bene e accettiamo anche che Enrico Toti sia sacrificato, perché in questa maniera consentiamo un percorso di autoriforma dell'Ordine. In realtà, infatti, stiamo consentendo all'Ordine di riprendere in mano la partita. Noi, poi, possiamo tornare sugli altri temi in momenti successivi.
Vorrei, però, fare una sola preghiera: sia chiaro che questo topolino - come diceva l'onorevole Levi e in altro modo l'onorevole Zazzera - deve rimanere così com'è. Non vogliamo certo tagliare le orecchie a Mickey Mouse per trasformarlo, al Senato, in un mostro. Insomma, non facciamo altre cose strane, dopo averlo già scarnificato e quasi mummificato. Uso queste metafore per dire che, francamente, non ci piacerebbe vedere un provvedimento diverso da quello che abbiamo immaginato. Mi riferisco soprattutto ai regolamenti che devono essere messi in cantiere dal Ministero della giustizia.


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L'ultima battuta riguarda l'editoria, che, del resto, è l'oggetto centrale della sua comunicazione. Ho condiviso ciò che hanno detto i colleghi. Le faccio, però, i miei complimenti perché - se non ho capito male; in tal caso la prego di correggermi - sul capitolo contributi per 2011 prevediamo di mantenere sostanzialmente lo stesso plateau. Siamo al 90 per cento rispetto all'anno passato. Capisco bene?

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega per l'editoria. Speriamo di stare entro il 90 per cento nell'erogazione della torta. L'anno scorso avevamo 180 milioni, più i 5 che - ripeto - abbiamo dato al 50 per cento come contributo per i giornali italiani editi all'estero.

PINO PISICCHIO. Quindi, avevo inteso bene. Devo dirle che mi sembra una previsione rosea, comunque va bene. Siamo felici di questo.

ENZO CARRA. Anche noi ringraziamo il sottosegretario della sua presenza questa mattina.
Per quanto riguarda l'Ordine dei giornalisti, non mi sembra sia questa la sede per discutere. Lei ha già detto cosa ne pensa e anche noi abbiamo un parere positivo perché almeno si approva una legge di cui c'era bisogno. Poi, visto che il Parlamento in due giorni fa una legge sulla vita e sulla morte, non si capisce perché sull'Ordine dei giornalisti debbano passare degli anni. Certo, forse, questo è più complicato della morte, che è più semplice perché basta qualche decimo di secondo.
In merito alla proposta di legge Moffa sui precari, vorrei dire all'onorevole Levi che è necessario ciò che egli sostiene, però già ci stiamo muovendo in questo ambito perché se non sbaglio - il presidente può confermare - l'audizione del sottosegretario Bonaiuti ricade all'interno delle audizioni che intendiamo concludere molto rapidamente entro la prossima settimana proprio per la legge sui precari.
Credo, quindi, che - accogliendo anche il suggerimento del collega Giulietti - sia utile audire anche l'INPGI. Domani mattina abbiamo la Federazione degli editori dei giornali, mentre la prossima settimana avevamo già in programma l'audizione della Federazione della stampa e dell'Ordine dei giornalisti. Pertanto, chiederei se fosse possibile, signor presidente, di far precedere rispetto a queste due audizioni quella dell'istituto di previdenza.
Poi, per quanto riguarda le altre forze sociali, non so se sia utile un incontro; facciamolo pure, sempre che non si voglia perdere del tempo. Si rischia, comunque, di allungare di molto i tempi. Del resto, a me pare che queste siano le realtà più direttamente interessate in questa materia. Anche al fine di arrivare a una pronta definizione, mi limiterei a queste audizioni. In fondo, si tratta sì di una legge di iniziativa parlamentare, ma è anche bipartisan, quindi mi pare utile cogliere questa opportunità al meglio.
In conclusione, vorrei ricordare molto candidamente, se me lo consentite, che alcuni dei problemi sollevati in questi dibattiti, come anche nell'approfondimento del sottosegretario Bonaiuti, rimettono in discussione quella riforma dell'editoria che è cominciata nel 2003-2004 e che ha poi varcato, anche se non tanto trionfalmente, anche la successiva breve legislatura 2006-2008 - come ricorderà l'ex sottosegretario Levi - di cui, però, questa volta non si è ancora parlato e forse non si parlerà più.
Tuttavia, siamo sicuri che non serva e che sia un ferro vecchio da rimettere nella cassetta degli attrezzi per sempre o invece, proprio in una situazione come quella descritta puntualmente e minuziosamente dal sottosegretario, non sia il caso di dare una spinta forte e autorevole a questo settore?
Ricordo, per esempio, la precedente di tanti anni fa, dopo la P2. Ecco, questa la potremmo considerare quella che viene dopo la P4. Ad ogni modo, nonostante tutte le cose negative che la P2 ha rappresentato


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per il nostro Paese, quella riforma, che venne fuori proprio dalla P2, servì molto all'editoria.

RENATO FARINA. Prima di tutto mi permetto di intervenire sulla questione dei contributi all'editoria. Credo, infatti, che si debba essere rigorosi nella legge, senza che il nocumento che deriva agli editori si rifletta sui giornalisti e sul panorama di libertà che va garantito. Altrimenti, si avrebbero delle distorsioni. Non ho soluzioni in relazione a questo problema; credo, però, che si potrebbe passare da un sostegno all'offerta a un sostegno alla domanda. Non so precisamente come possa essere concepito, ma immagino che cittadini che vogliano comperare un giornale possano essere agevolati con una sorta di sconto. Questo metodo, peraltro, attiene anche alle riforme dei servizi sociali in numerosi Paesi del mondo; cioè, invece di sovvenzionare gli enti che danno i servizi, si sovvenziona chi si rivolge a questi enti. Non so - ripeto - come questo possa essere; a ogni modo, potrebbe essere una strada per tutelare l'occupazione.
Per quanto riguarda l'Ordine dei giornalisti, annuncio che voterò contro. Essendo io libero da conflitti di interesse, che, invece, riguardano anche molte persone qui presenti, in quanto iscritti, lo ritengo un ente non solo inutile, ma anche dannoso. Peraltro, com'è stato rilevato da numerosi costituzionalisti, affidare a un organo corporativo un esercizio costituzionalmente garantito non è configurabile in nessuno Stato di diritto.
Del resto, nel diritto anglosassone, come documentato dagli ultimi studi che ho avuto modo di consultare per ragioni personali, si spiega molto bene che il giornalismo non è solo una professione, bensì il punto in cui si qualifica al meglio un diritto inalienabile e non comprimibile da parte di nessuno.
D'altronde, che sia stato l'Ordine dei giornalisti a fornire elementi per la sua sopravvivenza non mi stupisce. Sono sicuro che se chiediamo all'Ente per i terremotati di Capri del 1891 la sua riforma, difficilmente proporrà la sua abrogazione, dimostrando come si possa modernizzare. Non capisco, però, come si possa modernizzare qualcosa che - com'è stato detto - non ha paragoni. Cosa modernizziamo? Sarebbe come modernizzare l'ente degli astrologi, con il dovuto rispetto. D'altra parte, io ricordo che ci fu un referendum nel 1997 in Italia, che non raggiunse il quorum, ma dove circa l'86 per cento dei votanti - circa 12 milioni - ne chiesero l'abrogazione. Inoltre, vi sono state anche altre iniziative in questo senso. Tutto ciò non toglie che vi debba essere una salvaguardia dei cittadini, ma non credo che questo debba essere perseguito da un ente pubblico come l'Ordine dei giornalisti.
In ogni caso, non credo che sia un buon metodo che a gestire il futuro dell'Ordine dei giornalisti siano i giornalisti medesimi, così come non chiediamo ai magistrati di fare la riforma della giustizia. Mi sbaglio sottosegretario Bonaiuti? Non mi sembra che abbiamo recepito le richieste dell'Associazione nazionale magistrati. Pertanto, annuncio il mio voto contrario, lamentando l'assoggettamento a una corporazione non solo inutile, ma spesso dannosa.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Sarò velocissima perché condivido quanto detto dai colleghi Levi e Giulietti. Mi pare di osservare che vi sia un atteggiamento oramai «esistenziale» da parte di tutti per quanto riguarda la possibilità di contenere il taglio. Questo è senz'altro pregevole perché ci unisce. Mi permetto, però, di chiederle, signor sottosegretario, un impegno - non adesso, ma a settembre - per capire se è possibile stabilizzare questa torta minima. Peraltro, quello che è stato fatto con il FUS (Fondo unico per lo spettacolo) nel bene e nel male - poi, i cespiti sono un altro discorso - ha messo al riparo dai tagli, cosa molto positiva alla fine. Certo, possiamo discutere se fosse giusto o meno, tuttavia, il fatto che si sia stabilizzato è una garanzia. La mia è, appunto, una richiesta di impegno da parte sua per capire se sia possibile stabilizzare, possibilmente al rialzo. Infatti, 170 milioni circa, su una torta così piccola, corrispondono a un taglio di 15 milioni di


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fatto, non essendoci più i 5 milioni per i giornali italiani all'estero.
La seconda domanda riguarda la distribuzione perché, stante il fatto che sono 170 milioni, penso che, essendone stati tagliati 15, bisognerà anche ragionare sui comparti di distribuzione di questa somma. Infatti, credo che non potrà essere tutto come prima. Ci saranno delle priorità. Allora le chiedo se è possibile individuare...

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega per l'editoria. Stiamo parlando di contributi diretti, quindi si va a riparto. Anche riguardo alla domanda dell'onorevole Levi, non ci sono altre forme di contribuzione che io abbia escluso. Le tariffe postali agevolate sono finite come sono finite. Risponderò, quindi, all'onorevole Levi in merito alle ONLUS.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Un'altra domanda riguarda una questione politica. Infatti, è ovvio che in questa situazione di crisi è molto difficile fare una riforma. Questo va da sé. È, però, altrettanto ovvio che questa situazione di crisi potrebbe essere un'ottima occasione per fare una riforma. Del resto, se aspettiamo di poter avere il finanziamento adeguato alle spalle per fare una riforma, non la faremo mai. Allora, mi chiedo se non sia arrivato il momento di ragionare su una riforma, utilizzando la crisi come un'occasione e non una penalizzazione.
L'ultima questione riguarda la legge sul precariato. È pregevole il fatto che si vogliano stabilire i minimi e che si debbano coinvolgere le parti sociali e non soltanto l'Ordine, ma ho una grande perplessità - poi, ne discuteremo in Comitato ristretto, ma gliela pongo oggi come questione - sull'articolo 3, che riguarda le sanzioni, per il semplice motivo che se la sanzione di non rispetto prevede solo l'esclusione dai contributi pubblici, mi sembra insufficiente. Si crea, infatti, una disparità di diritti fra coloro che lavorano nell'editoria finanziata dal pubblico e coloro che, invece, dal pubblico non sono finanziati, nel campo della Presidenza del Consiglio, cioè del dipartimento ovviamente. Per esempio, mi pongo il problema delle grandi testate televisive. È evidente che con la digitalizzazione c'è un parco di opportunità molto diversificato. Insomma, penso che prevedere solo l'esclusione dai contributi pubblici ci riporti, di fatto, a una cultura di Stato dalla quale personalmente sono molto lontana. Ritengo che vi debba essere una dinamica fra le parti sociali, che lo Stato possa essere un elemento di coordinamento, ma che, alla fine, quando si fa una legge, i diritti debbano essere uguali ed esigibili da parte di tutti i lavoratori, non solo di quelli che appartengono a una categoria protetta.
Del resto, il mercato protetto è ciò che, in questo Paese, ha provocato - come leggiamo anche in questi giorni - grande parte della questione morale dal 1992 in avanti, per cui vorrei che non ricadessimo in questo errore.

BRUNO MURGIA. Grazie, signor sottosegretario. Sarò molto veloce perché penso che lei non possa fare di più in merito ai contributi. Basta leggere quell'interessante saggio di Vittorio Sabadin, sul futuro dei giornali di carta, dove si ipotizza che l'ultima copia del New York Times sarà venduta nel 2043, per dire che le nuove tecnologie stanno vincendo. Lei, giustamente, ha cominciato la sua audizione parlando proprio delle nuove tecnologie, quindi non può svuotare il mare con una paletta.
Per citare altri dati, nella mia regione - la Sardegna, come si può capire - sono nati due giornali nuovi, Sardegna quotidiano e Sardegna 24, che sono fatti bene, anche se non so fino a che punto abbiano tirature importanti. Sono diffusi, più o meno, in tutta l'isola, ma soprattutto nell'area cagliaritana, anche se ancora non abbiamo i dati. Nascono entrambi a Cagliari.

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega per l'editoria. Immagino


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che abbiano costi di diffusione perché l'isola è grande. Spedire a Sassari o a Olbia costa.

BRUNO MURGIA. Sardegna 24 è un giornale privato, con degli imprenditori dietro; l'altro è sostenuto da una cooperativa, oltre che da privati e dai contributi regionali. Nel frattempo, ho incontrato Nichi Grauso, che si è occupato di giornali e soprattutto di web, il quale, alla mia domanda sul perché non facesse un giornale, ha risposto che gli basta il rullo delle notizie su SkyTg24 e Internet. Ovviamente, è un cittadino superinformato, ma non compra più giornali. E chissà quanti fanno come lui.
La mia domanda riguarda l'atteggiamento, che non ho ben capito, del Governo rispetto al web. In primo luogo, infatti, mi ritrovo nelle affermazioni dell'onorevole Zazzera perché sono molto favorevole alla diffusione di contenuti - rispetto a ciò che sosteneva l'Agcom - sui siti, da vecchio blogger quale sono. Inoltre, sulla ripartizione dei contributi, penso si possa dare di più al web. Credo, infatti, che questo sia importante perché la comunicazione andrà sempre di più sul web, anche se in Italia fatica a decollare.
Chiudo con una battuta. Non mi occorre nemmeno una particolare risposta, per evitare di aprire un contenzioso impossibile da risolvere in pochi minuti. Quello che sta succedendo in Gran Bretagna con lo scandalo delle intercettazioni ci dice qualcosa? Ecco, è una domanda che non pongo solo a lei, ma anche ai colleghi. Grazie.

PRESIDENTE. Abbiamo terminato con gli interventi. Avverto il sottosegretario che, se per rispondere ad alcuni quesiti ha bisogno di tempo, può poi integrare con note scritte, come ha fatto in passato.
Do, quindi, la parola al sottosegretario Bonaiuti per la sua replica.

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega per l'editoria. Vi volevo rivolgere una domanda. Infatti, siccome l'onorevole Carra ha posto una questione interessante sulla possibilità della riforma dell'editoria, io avevo preparato assieme ai miei tecnici - sono lieto che arrivi anche l'onorevole Giulietti, che è un esperto - la lista dei dieci possibili punti di discussione, sui quali non c'è una vera e propria paternità. Ecco, li vorrei leggere, se non abuso del vostro tempo, visto che è già mezzogiorno. Poi, se volete, già dalla fine di questo mese o anche a settembre, partiamo subito con una discussione, che chiederei al presidente di svolgere velocemente per mettere giù questi punti di intervento per l'editoria.
Intanto, comincio a presentarvi i dieci possibili punti sui quali potremmo, in futuro, aprire una discussione. Ribadisco che chiedo collaborazione e suggerimenti perché non sono più neanche frutto di riflessioni mie, pertanto vi prego di portare il vostro contributo. Chiarisco che li abbiamo elencati senza un ordine preciso.
Innanzitutto, occorre ripensare al funzionamento del sistema distributivo; bisogna, infatti, evitare che prodotti senza alcun contenuto editoriale, semplicemente in quanto registrati come prodotti editoriali, arrivino nelle edicole e possano usufruire delle tutele stabilite dalla parità di trattamento, come ha rilevato di recente anche l'Antitrust. Questo è un grosso problema.
Occorre, poi, provvedere all'informatizzazione del sistema distributivo. A questo proposito abbiamo fatto uno studio sul sistema a barre, che ci potrebbe costare sui 15-20 milioni. Ciò nonostante, l'avrei fatto immediatamente, solo che attualmente mancano i fondi. È chiaro, però, che il sistema a barre ci permette una chiarezza e un'obiettività finora sconosciute.
Un altro punto riguarda la revisione delle modalità commerciali di remunerazione per i vari soggetti addetti alla vendita. Anche questo aspetto è stato segnalato dall'Antitrust.
Occorre, inoltre, un intervento normativo che tuteli il diritto d'autore, anche se - rispondo all'onorevole Murgia - nell'era multimediale credo sia difficilissimo porre


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un freno alla rete, semmai fosse utile, perché essa è l'espressione stessa di libertà e della forza tumultuosa della società civile.
Bisogna, ancora, prevedere la riforma dei criteri per la stipulazione delle convenzioni con le agenzie di stampa. Infatti - scusate se è una mia fissazione - i parametri devono essere riferiti all'occupazione. In altri termini, il parametro numero uno è che chi occupa il numero maggiore di giornalisti con un contratto regolare ha diritto a chiedere di più; viceversa, chi ricorre al lavoro nero, ha diritto a chiedere di meno, anzi non ha nessun diritto. Quindi, i parametri devono essere riferiti all'occupazione, ai fabbisogni dichiarati dalle amministrazioni pubbliche, alla dimensione organizzativa e al fatturato concreto, magari anche verificato.
Occorrerebbe, inoltre, recepire il principio comunitario in materia di liberalizzazione delle tariffe postali agevolate, che prevede la possibilità di fissare delle tariffe massime in campi particolari come quello dell'informazione.
Bisognerebbe - onorevoli Giulietti e Carra - operare una riforma dei contributi di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250, in cui si preveda la riduzione della platea dei soggetti beneficiari e destinatari di contributi perché parametrati ai costi come diritti soggettivi e ai livelli occupazionali effettivi. Per questo - se mi perdonate - do il mio appoggio entusiasta alla questione dei precari. Del resto, finché non mettiamo ordine in una giungla di quel tipo e non salviamo l'occupazione, non adempiamo a uno dei compiti assegnatici dai nostri cittadini, che debbono essere il nostro riferimento continuo. Non possiamo pensare - scusate se mi accaloro sulla questione dei precari - di vedere persone che magari fanno un'intera pagina le quali se cadono durante una situazione concitata, vanno all'ospedale a spese loro, senza nessun contributo previdenziale. Dobbiamo intervenire per tutelarli, anche perché - ripeto - si tratta perlopiù di donne e giovani. Per tutte le altre categorie e cooperative, dobbiamo inserire la previsione, forse, - ne possiamo parlare - di un contributo a copia venduta.
Se ritenete opportuno, si può parlare anche del credito agevolato, finalizzandolo all'innovazione. È certo, però, che questo richiede tempi di ripresa, al di là della crisi economica. D'altronde, vedevo proprio ora scorrere sul video di Skytg24 le immagini di Tremonti che ha detto una cosa giustissima a proposito della crisi, affermando che sono tuttora presenti quei fattori che hanno reso attuale la crisi. Purtroppo, il sistema globale, l'Europa, gli Stati Uniti d'America non hanno ancora trovato una soluzione alle cause della crisi.
Si potrebbe, poi, pensare all'introduzione di forme di incentivo per i giornali visibili da tutti on line, legando, però, anche questa misura ai parametri di occupazione. Si potrebbero, cioè, porre due principi - quello dell'occupazione e quello dell'effettiva visibilità delle testate e del numero di copie vendute, se si tratta di cartaceo, o di visibilità e di accesso ai siti, se si tratta di rete - come parametri fondamentali per la riforma.
L'ultimo punto riguarda i criteri per consentire un accesso più facile anche alla pubblicità istituzionale. Finora abbiamo posto solo limiti a questo, sempre nell'intento di salvaguardare l'occupazione, anche da parte di quei giornali e radio non certificati dall'ADS (Accertamenti diffusione stampa). Anche questo non è un problema da poco. Peraltro, anche stando sull'altra sponda del fiume - al Governo - rispetto alla Camera, non ci possiamo non porre questi problemi.
Ecco, se volete, su questa decina di punti o su altri, sono pronto personalmente ad avviare un confronto dai primi di settembre o anche dalla fine di questo mese. Non ci sono problemi su questo, anzi tenderei ad accelerare i tempi.
Vengo, ora, alle risposte alle vostre domande.
Innanzitutto, all'onorevole De Biase rispondo che tutti vorremmo stabilizzare la situazione. Tuttavia, è chiaro che, in una fase di crisi fluida come questa, non possiamo prevedere somme precise per gli


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anni futuri. Vi dico subito, però, che le previsioni - sono previsioni, non certezze - per il 2012-2013 parlano di un ulteriore indebolimento. Si prevedono, infatti, 190 miliardi, invece degli attuali 170, comprensivi, però, degli accordi con la RAI e di tutto il resto.
In merito alle ONLUS, a dicembre nel famoso decreto Milleproroghe n. 225 del 29 dicembre 2010, furono destinati 30 milioni di euro alle tariffe postali agevolate per le ONLUS. La norma del Milleproroghe prevedeva che fosse per il 2010, quindi sono entrati nel bilancio della Presidenza, ma poi sono stati accantonati in attesa di quelle famose gare sulle frequenze che il Ministero dello sviluppo economico non ha ancora indetto. Spero - con spirito governativo e senza voler pensare male - che queste gare si facciano, anche se ormai siamo a luglio e i tempi non sembrano più esserci. Peraltro occorrerebbe un approfondimento tecnico, dopo che è entrata in campo l'Autorità di regolamentazione del settore postale che ha introdotto un altro elemento di condizionamento, di influenza, di giudizio e di controllo sulle tariffe postali stesse. In questo senso, mi sto muovendo in questi giorni per cercare un colloquio con il Ministero dello sviluppo economico e per capire in che direzione andremo.
Credo, però, che intanto - rispondo all'onorevole Levi - una strada potrebbe essere l'idea di avviare una consultazione tra poste ed editori delle ONLUS in modo da consentire a queste ultime di aprire un tavolo subito per individuare tariffe intermedie, ribassate rispetto a quelle dei grandi giornali, per le loro pubblicazioni.

RICARDO FRANCO LEVI. Serve, però, un'interpretazione legislativa perché le tariffe ROC (Registro degli Operatori di Comunicazione) sono legate a requisiti tipici di aziende commerciali, quali per l'appunto l'iscrizione al registro delle imprese, che le ONLUS non possiedono.

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega per l'editoria. Esatto.

PRESIDENTE. Ringraziamo moltissimo il sottosegretario Bonaiuti, anche perché ci ha fornito anticipazioni sulla grande riforma. La nostra richiesta è di fare in fretta. Del resto, questa era già un'emergenza all'inizio della legislatura, ora mi pare che le idee siano ancora più chiare rispetto al 2008. Attendiamo, quindi, un intervento rapidissimo nel settore che il sottosegretario segue, come abbiamo visto, sempre con attenzione e soprattutto passione.
Ringrazio nuovamente il sottosegretario e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 12,10.

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