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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione VIII
1.
Giovedì 5 giugno 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Alessandri Angelo, Presidente ... 3

Comunicazioni del Governo sui profili di sicurezza ambientale connessi al recente incidente occorso ad una centrale nucleare in Slovenia:

Alessandri Angelo, Presidente ... 3 5 7
Fedriga Massimiliano (LNP) ... 7
Libè Mauro (UdC) ... 5
Mariani Raffaella (PD) ... 5
Menia Roberto, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare ... 3 7
Monai Carlo (IdV) ... 5
Piffari Sergio Michele (IdV) ... 7
Strizzolo Ivano (PD) ... 6
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

COMMISSIONE VIII
AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 5 giugno 2008


Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ANGELO ALESSANDRI

La seduta comincia alle 13,50.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Comunicazioni del Governo sui profili di sicurezza ambientale connessi al recente incidente occorso ad una centrale nucleare in Slovenia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le comunicazioni del Governo sui profili di sicurezza ambientale connessi al recente incidente occorso ad una centrale nucleare in Slovenia.
Nel ringraziare il sottosegretario Menia per la tempestività con cui ha garantito la presenza del Governo in Commissione, gli do immediatamente la parola affinché svolga il suo intervento, anche perché alle 14,30 dobbiamo essere inderogabilmente in aula.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Procederemo rapidamente. Ho la necessità di fare alcune interpolazioni, perché ho due documenti diversi, uno dei quali va a sommare le notizie che avevo a disposizione già da questa mattina. Quindi, sono in grado di dare informazioni assolutamente complete e, peraltro, rassicuranti. Questa è la prima cosa che voglio dire. Tra l'altro, vedo tra i presenti alcuni deputati rappresentativi dell'area che pure mi coinvolge da vicino.
Vi do lettura delle note che si riferiscono a questa informativa. Intorno alle ore 18,00 di ieri, 4 giugno, è giunta alla sala operativa dell'APAT (Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici), la struttura appositamente designata dal ministero, tramite il sistema di pronta notifica delle emergenze radiologiche e nucleari della Commissione europea (ECURIE), la notizia di un evento incidentale in corso presso la centrale nucleare di Krsko sita in Slovenia, a poco più di 100 chilometri dal confine italiano (così mi è stato detto), ma conoscendo personalmente il luogo in questione, preciso che la distanza dal nostro confine è di 186 chilometri se misurata sulla strada e di 130 chilometri in linea d'aria.
Come previsto dalle procedure stabilite per casi simili, l'APAT ha prontamente comunicato la notizia al dipartimento della protezione civile. Si sono quindi susseguite ulteriori comunicazioni, provenienti, oltre che da ECURIE (European community urgent radiological information exchange), attraverso l'analogo sistema di pronta notifica dell'AIEA (Agenzia internazionale per l'energia atomica di Vienna). Per entrambi i sistemi, infatti, l'APAT è punto di contatto nazionale.
Le notizie pervenute hanno descritto l'incidente come un classico evento di perdita del refrigerante del reattore, un evento che è tra quelli presi a riferimento per la progettazione dei sistemi di sicurezza delle centrali nucleari.
In particolare, la perdita registrata era di circa 2,5 metri cubi di acqua all'ora. Tale perdita rimaneva comunque totalmente


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confinata all'interno della struttura di contenimento del reattore, senza peraltro comportare alcuna contaminazione radioattiva per l'ambiente esterno.
Va tenuto conto - e questo è un fatto importante - che, anche nell'eventuale caso di una fuoriuscita di acqua di refrigerazione nell'ambiente, la contaminazione che ne sarebbe derivata non sarebbe stata di per sé altamente pericolosa dal punto di vista sanitario, dal momento che la concentrazione di radioattività in essa non è particolarmente elevata.
Un sensibile aumento del rischio vi è invece nell'ipotesi, peraltro assai remota, che l'evolversi dell'incidente giunga a determinare, attraverso la perdita del refrigerante dal reattore, il surriscaldamento del combustibile fino ad arrivare alla sua fusione.
Si determinerebbe, in questo caso, una fuoriuscita massiccia di radioattività che normalmente resta però racchiusa nella matrice solida del combustibile stesso.
È quanto avvenne - per capirci - nel noto incidente alla centrale americana di Three Mile Island nel 1979. Nel caso di specie, invece, la catena incidentale si è fermata ai primissimi anelli, senza dare luogo, come si è detto, ad alcuna emissione di radioattività nell'ambiente.
Intorno alle 21,30, infatti, attraverso gli stessi canali internazionali, è giunta all'APAT la notizia della fine dell'emergenza.
Nella giornata di ieri abbiamo seguito anche la procedura di spegnimento del reattore: ricordo che, già verso le 19,00, si era al 22 per cento di operatività; che intorno alle 20,00 era già praticamente tutto spento e che, infine, alle 21,27, attraverso gli indicati canali internazionali, è giunta anche all'APAT la notizia ufficiale e definitiva di fine dell'emergenza.
La centrale è stata spenta in sicurezza. La situazione è tornata pienamente sotto controllo e la condizione di impianto è stata descritta come stabile. Non si è avuta quindi alcuna conseguenza per l'ambiente esterno, né vi è stata necessità di provvedimenti di emergenza esterna sul sito.
A questo aggiungo che alle 22,16 di ieri sera, l'APAT ha dato notizia della fine dell'emergenza in oggetto, affermando che la situazione era pienamente sotto controllo, che le condizioni di impianto erano stabili e che non si era avuta alcuna conseguenza per l'ambiente esterno. L'APAT ha comunicato, altresì, che non vi era alcun rischio per il territorio italiano.
Dai fatti descritti risulta quindi evidente l'assenza di qualsiasi rischio di contaminazione radioattiva per il territorio italiano. L'ARPA (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente) della regione Friuli-Venezia Giulia ha peraltro comunicato analogo esito, del tutto negativo, per quanto riguarda i rilievi strumentali comunque effettuati sul proprio territorio. Ciò è avvenuto anche in connessione con le strutture della Protezione civile e dei Vigili del fuoco.
Per avere maggiori dettagli tecnici, è opportuno sapere che la centrale di Krsko è dotata di un reattore di tipo PWR ad acqua leggera in pressione, di fabbricazione Westinghouse, ed è da considerare appartenente alla seconda generazione. È in funzione dal 1981 e non risulta che nella vita operativa dell'impianto si siano verificati altri incidenti di rilievo.
Chi vive in quelle zone, come chi vi parla, sa che ci sono stati degli adattamenti tecnici, anche recenti, proprio in termini di sicurezza e funzionalità.
Aggiungo - e questa è notizia di oggi, anzi di poco fa - che nel corso del Consiglio europeo dei ministri dell'ambiente a Lussemburgo, il ministro dell'ambiente sloveno, scusandosi per l'errore di informazione inizialmente avvenuto, precisava che non vi è stata alcuna fuga di materiale radioattivo in ambiente esterno (quello di ieri, dunque, era soltanto un allarme comunicato secondo protocolli) e che i controlli successivi saranno uniformati al rigoroso rispetto dei protocolli internazionali e ispirati al principio della massima trasparenza.
Tra l'altro, ieri mi è stato fatto presente che i successivi controlli verranno effettuati d'intesa con l'AIEA, alla presenza di altri Paesi europei - avremo anche noi una presenza di rappresentanti APAT -, per controllare che tutto avvenga secondo


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le norme e che l'impianto sia monitorato attraverso un controllo ufficiale e di rango internazionale.
Per concludere, l'APAT, nella sua veste istituzionale di autorità del controllo per la sicurezza nucleare e per la radioprotezione, seguirà le attività di valutazione dell'incidente e ricostruzione delle sue cause tecniche nell'ambito di questo pool internazionale che, per norma, viene costituito e segue eventi incidentali di questo tipo.

PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Menia.
Do la parola agli onorevoli deputati che intendano porre quesiti o formulare osservazioni. Colleghi, vi chiedo di svolgere interventi stringati, considerando che alle 14,30 dobbiamo essere inderogabilmente in aula e che prima di concludere vorrei dare la parola al signor sottosegretario per la replica.

CARLO MONAI. Ringrazio il sottosegretario Menia che, come me, è originario del Friuli Venezia Giulia, e che penso abbia seguito con particolare preoccupazione e interesse la vicenda dell'incidente di Krsko.
A me interessa capire anche quali siano state le cause di tale incidente, in quanto la perdita del liquido refrigerante mi è sembrata piuttosto repentina e preoccupante. Questo getta un'ombra lunga sulle condizioni di efficienza e di manutenzione dell'impianto, sulle quali vorrei avere qualche delucidazione.
Detto questo, vorrei svolgere una riflessione di carattere politico. Personalmente credo alla «Provvidenza» e mi sorprende il fatto che, proprio nel momento in cui in Italia - anche nella nostra regione e nel Triveneto - è stato posto sotto i riflettori il tema dell'emergenza energetica, lanciando la proposta politica di riprendere il percorso della valorizzazione dell'energia nucleare, avvenga alle porte del territorio nazionale, e del Friuli Venezia Giulia in particolare, un incidente che, ci auguriamo tutti, sia ormai superato.
Ad ogni modo, è un segnale che il destino ha voluto scadenzare cronologicamente in maniera ficcante, rispetto ad una scelta politica che va assolutamente ponderata e pesata. Sappiamo tutti, infatti, che l'evoluzione della ricerca nel settore energetico nucleare ha compiuto importanti passi in avanti, ma senza dubbio siamo ancora lontani da quella quarta generazione dell'energia nucleare, che probabilmente sarà praticabile solo tra qualche decennio.
Attualmente, invece, si pone con forza il problema sia delle scorie radioattive che di un'energia potenzialmente contaminante e penso che gli eventi di queste ore lo dimostrino in maniera simbolica.

MAURO LIBÈ. Signor presidente, nel mio intervento non entrerò nel merito delle tecnologie del futuro. Porrò solo due domande rapide al Governo, perché intendo ribadire la convinzione dell'UDC circa la necessità di intraprendere e di perseguire la strada del nucleare. Al contempo, tuttavia, riteniamo che sia giusto curare continuamente l'aspetto relativo alla sicurezza, non solo quella formale, ma anche quella percepita.
Ho letto sui giornali - ma non so se sia vero - che il Governo invierà, o ha inviato nelle ultime ore, degli strumenti speciali di rilevazione delle radiazioni. Ci interesserebbe capire di che tipo di strumentazione si tratti.
In secondo luogo, vorrei sapere come l'Italia partecipi al sistema europeo di emergenza ECURIE, che sembra aver funzionato bene. È importante sapere ciò, anche perché - basta guardare le cartine pubblicate oggi sulla stampa - i Paesi più furbi hanno posto le centrali nucleari a ridosso dei nostri confini ed è giusto quindi che il sistema internazionale di controllo, oltre a funzionare, ci veda partecipi con ruoli di primo piano.

RAFFAELLA MARIANI. Signor presidente, intervengo per ringraziarla per la tempestività dell'informativa e per fare alcune raccomandazioni.
Al di là di qualsiasi prematura, e a mio avviso anche inopportuna, strumentalizzazione di un tema, com'è quello del nucleare,


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che in questo momento è molto discusso, vorrei invece sottolineare l'importanza del ruolo delle agenzie, che vorremmo fossero pienamente competenti, a partire dall'APAT che, in queste prime ore, ha già potuto predisporre un rapporto rassicurante e confortato da analisi tecniche e scientifiche di altissimo livello.
Questo dato positivo mi fa sottolineare, appunto, l'importanza del ruolo delle agenzie e della loro credibilità anche nei confronti dei cittadini. In alcuni casi, infatti, possiamo arrivare a sconfiggere l'ignoranza e la paura solo se riusciamo a dare risultati in tempi adeguati, insieme alla garanzia, con analisi precise e terze, che le istituzioni sono vicine ai cittadini.
Pertanto, l'appello che rivolgo al Governo è quello di garantire, in queste ore e nelle prossime settimane, un monitoraggio costante degli eventi, per rassicurare i cittadini e per escludere, in un rapporto continuo con l'AIEA, qualsiasi evoluzione negativa - che speriamo non si verifichi - della situazione presso la centrale di cui parliamo.
Oltre a questo, chiedo che sia assicurato un collegamento con le ARPA regionali. Nel caso del Friuli, ad esempio, l'ARPA si è dimostrata già attiva e diversi colleghi parlamentari del Veneto chiedono - ma solo per scongiurare e «tenere in batteria» un sistema che funziona - che si sappia chi è che attualmente dispone degli strumenti di valutazione della situazione.
A tale scopo, vorremmo che fosse assicurata la massima pubblicità dei dati; che fosse prestata la massima attenzione e che venissero fornite tutte le spiegazioni necessarie ai cittadini.

IVANO STRIZZOLO. Signor presidente, devo dare atto al Governo di avere raccolto in tempi strettissimi la sollecitazione che il collega Maran ha rivolto questa mattina alla Presidenza dell'Assemblea. Certamente, le informazioni che vengono fornite sono quelle di cui dispone oggi il nostro Governo, attraverso le istituzioni preposte.
Tuttavia, nonostante le rassicurazioni che sono state date, non essendo ancora chiare le cause che hanno determinato l'incidente, è necessario che, attraverso un coordinamento, un collegamento e anche - auspicherei - una presenza diretta, fisica, di esperti e di tecnici anche del nostro Paese (poi si vedrà se dell'APAT), in collaborazione con il Governo della Slovenia, con la AIEA e tutte quelle autorità e organismi preposti, si accerti la possibilità di rischi futuri per quell'impianto.
Non è assolutamente nostra intenzione alimentare o creare allarmismi, ma senza dubbio si rende necessaria un'azione da parte del nostro Governo, dell'APAT e delle ARPA regionali più direttamente interessate (oltre ai colleghi parlamentari della regione Friuli Venezia Giulia, vi sono anche colleghi del Veneto e altri che si sono giustamente preoccupati per questo incidente).
Dico questo pensando anche alle modalità dei contatti. Se non sbaglio, fino ad una certa ora di ieri sera, non dico che si brancolasse nel buio, ma ho letto una notizia d'agenzia che comunicava che la Germania aveva attivato le sue strutture per monitorare la situazione. Insomma, parliamo della Germania, che è certamente più distante, dal punto di vista della dislocazione territoriale, rispetto al nord-est italiano in particolare.
È importante avere appreso dal sottosegretario Menia le informazioni e i dati che sono stati forniti. Tuttavia, è assolutamente necessario portare avanti e rafforzare un rapporto che consenta di essere aggiornati sui fatti. Mi pare di aver capito, infatti, che fino a questa mattina, al di là dei tecnici, degli esperti del Governo e degli addetti a questa centrale, non c'è stato un intervento, un monitoraggio, un sopralluogo - forse sono termini imprecisi - da parte di personale esperto dell'AIEA o di organizzazioni a questo preposte.
Occorre, dunque, un monitoraggio costante. Inoltre, chiediamo al Governo di tenerci informati, nel caso in cui abbia ulteriori notizie nel prosieguo di questa vicenda, rispetto alla quale tutti ci auguriamo che le garanzie e le rassicurazioni


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date dal Governo sloveno siano definitive, per quanto riguarda la certezza di quello che è avvenuto, ma soprattutto per il futuro.
Non entro nel merito della questione, perché ci saranno altri momenti per svolgere riflessioni legate alla prospettiva del nucleare in Europa e in Italia. Si tratta di temi molto complicati, rispetto ai quali si deve avere una posizione equilibrata, senza pregiudizi e tantomeno disattenzione o insufficiente livello di impegno, per garantire sempre e comunque la salute dei cittadini e la tutela dell'ambiente.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor presidente, intanto ringrazio l'onorevole rappresentante del Governo per la tempestività con cui ha informato noi deputati circa gli sviluppi della situazione.
Voglio solo sollecitare il Governo ad impegnarsi in un'opera anche divulgativa verso la cittadinanza, per evitare il rischio che questa vicenda venga strumentalizzata, creando un danno molto grave al nostro Paese ed escludendoci dall'ambito dell'energia nucleare, alla quale ricorrono tutti i Paesi confinanti.
Sarebbe quindi opportuno comunicare alla cittadinanza i risultati di un monitoraggio effettuato su tutte le centrali, in particolar modo quelle che confinano col nostro Stato - non mi riferisco solo a quelle slovene, ma anche a quelle situate in Francia, ad esempio -, per poter rassicurare la cittadinanza stessa circa il fatto che quello di cui parliamo è un caso eccezionale che non provoca alcun tipo di conseguenza.
Bisogna infatti operare affinché il Paese si uniformi agli altri Stati europei e ritorni ad essere competitivo anche dal punto di vista dell'energia, che compriamo in misura eccessiva dall'estero e che costa troppo ai nostri cittadini e alle nostre industrie.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor presidente, cercherò di essere breve. Innanzitutto voglio chiedere al Governo se questa centrale fa parte del gruppo di centrali di produzione di energia elettrica già acquistato da ENEL, anche in Slovenia.
Indipendentemente da questo elemento, anche io vorrei rimarcare la necessità di capire quali sono state le modalità dell'incidente in questione.
Per motivi diversi, conosco le infrastrutture della Slovenia che, per alcuni anni, se non per più di un decennio, hanno subìto l'abbandono in termini di investimenti. Tra queste infrastrutture, vi sono anche quelle di produzione di energia elettrica. Non vorrei, quindi, che le cause dell'incidente fossero dovute alla mancata manutenzione.
Dal momento che, come mi pare di aver capito, si tratta di una centrale in esercizio già dal 1981 e considerato che anche la Slovenia fa parte dell'Europa, ritengo che si possa chiedere una verifica sul grado di manutenzione delle centrali.

PRESIDENTE. Do la parola al sottosegretario Menia.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Risponderò brevemente - si trattava di un'informativa e non di un dibattito - ad alcune sollecitazioni.
Il Governo farà senz'altro la sua parte per rassicurare tutti gli italiani, non soltanto coloro che abitano nelle zone di confine interessate. Mano a mano che si raccoglieranno i dati, non ci sarà alcuna difficoltà a dare ogni informazione che possa essere tranquillizzante e rassicurante, in primo luogo in termini di spiegazioni di quanto è avvenuto, che siano chiare e comprensibili all'opinione pubblica.
A proposito delle due domande che sostanzialmente sono state poste, sulla garanzia dei sistemi di sicurezza, nonché sui mezzi impegnati e sul coinvolgimento italiano nelle attività poste a garanzia della sicurezza, debbo dire anzitutto che esiste un protocollo europeo in ordine alla sicurezza, alla procedura e al sistema di pronta notifica, che - a quanto mi risulta - è stato assolutamente rispettato.
La Slovenia - che oggi è Presidente di turno dell'Unione europea, e che in questa veste ha un'autorità ma anche una responsabilità


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rafforzata - ha proceduto come doveva. Quindi, il sistema di trasmissione di pronta notifica è stato immediato, è stato centralizzato e inviato immediatamente ai vari Paesi europei.
Non è corretto dire che in Germania si sono attivate delle operazioni, mentre in Italia si brancolava nel buio. Questo non è assolutamente vero, perché, com'è evidente, prima di tutto si trattava di recepire le informazioni e capire che cosa fosse avvenuto.
Da parte nostra, dunque, come ho fatto presente, sono state messe in campo e vanno messe in campo tutte le strutture che è possibile mobilitare, quindi le Agenzie di protezione ambientale regionali, i Vigili del fuoco, la Protezione civile, i Carabinieri del NOE, che sono tutti dotati di mezzi estremamente efficienti.
Dall'altra parte, il coinvolgimento nelle attività poste a garanzia della sicurezza è previsto nei protocolli, motivo per cui nel corso del breve intervento iniziale ho fatto presente che da ora in poi, com'è corretto e giusto, le agenzie internazionali, di comune accordo, quindi anche con riferimento a unità inviate dai singoli Paesi (per quanto ci riguarda, soprattutto tecnici APAT e Carabinieri del NOE), parteciperanno a tutte le attività sul territorio sloveno.
Detto questo, se mi si chiede che cosa abbiamo fatto ieri, ovviamente, non posso non far presente agli onorevoli commissari che si tratta di un fatto avvenuto in un Paese straniero, con una propria legislazione, una propria sovranità e proprie regole. Pertanto, se è vero che facciamo tutti parte dell'Unione europea e che oggi queste procedure verranno attivate d'intesa, secondo regole europee, è evidente che ieri, soprattutto nelle prime ore, il nostro compito non poteva che essere quello di raccogliere i dati che ci venivano gradualmente forniti e che, peraltro, di ora in ora, apparivano sempre più rassicuranti.
Per questo motivo, posso tranquillamente affermare che il Governo provvederà a dare tutte le rassicurazioni del caso - come auspico che faranno anche la stampa e le pubbliche amministrazioni - alle popolazioni interessate, quelle più vicine al confine e quelle più lontane.

PRESIDENTE. Ringrazio nuovamente il rappresentante del Governo e dichiaro conclusa la seduta.

La seduta termina alle 14,20.

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