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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione X
1.
Martedì 1° febbraio 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Dal Lago Manuela, Presidente ... 3

Audizione dell'ingegnere Guido Pierpaolo Bortoni nell'ambito della proposta di nomina a presidente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas (Nomina n. 95) (ai sensi dell'articolo 2, comma 7, della legge 14 novembre 1995, n. 481):

Dal Lago Manuela, Presidente ... 3 5 6 7 11
Bortoni Guido Pierpaolo, Capo del Dipartimento per l'energia del Ministero dello sviluppo economico ... 3 7 8 11
Cimadoro Gabriele (IdV) ... 6
Lazzari Luigi (PdL) ... 7
Formisano Anna Teresa (UdC) ... 6
Testa Federico (PD) ... 5 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IR; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

COMMISSIONE X
ATTIVITÀ PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di martedì 1° febbraio 2011


Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MANUELA DAL LAGO

La seduta comincia alle 14,10.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione dell'ingegnere Guido Pierpaolo Bortoni nell'ambito della proposta di nomina a presidente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas (Nomina n. 95).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 2, comma 7, della legge 14 novembre 1995, n. 481, l'audizione dell'ingegnere Guido Pierpaolo Bortoni nell'ambito della proposta di nomina a presidente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas.
Do la parola al dottor Bortoni.

GUIDO PIERPAOLO BORTONI, Capo del Dipartimento per l'energia del Ministero dello sviluppo economico. Onorevole presidente, onorevoli deputati, desidero innanzitutto ringraziare vivamente la X Commissione Attività produttive, commercio e turismo della Camera per aver voluto convocarmi in audizione al fine della formazione del previsto parere parlamentare nell'ambito del procedimento di nomina del nuovo collegio dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas.
La designazione del nuovo collegio giunge al compimento del secondo mandato settennale dell'Autorità e apre, previo parere vincolante delle competenti Commissioni, ad un nuovo settennato, il terzo per l'istituzione di regolazione e controllo sui mercati dell'energia elettrica e del gas.
Sono particolarmente onorato di essere stato indicato dal Consiglio dei ministri come presidente del collegio e qualora vorrete accordarmi la vostra fiducia, ne sentirò tutta la responsabilità.
Il mio brevissimo curriculum professionale - ne avete la copia integrale, che mi permetto di sintetizzare - inizia con la laurea in ingegneria elettrica all'Università di Pavia e con un periodo di lavoro più che decennale nella ricerca e sviluppo, nonché nelle consulenze elettriche per il CESI di Milano, allora rientrante nel perimetro Enel.
Sono di questo periodo due collaborazioni all'estero per due anni, una con un'azienda elettrica degli Stati Uniti e un'altra con Électricité de France, sempre nella ricerca e sviluppo.
Nel 1998 entro nell'Autorità per l'energia e per il gas e termino la mia collaborazione decennale nel gennaio 2009 come Direttore centrale mercati energia elettrica e gas naturale. Assumo, dunque, l'incarico di capo Dipartimento per l'energia al Ministero dello sviluppo economico, incarico che ho ricoperto per due anni sino ad oggi.
In sintesi, quindi, ho lavorato per un decennio nelle aziende energetiche, anche in contesti diversi - in alcuni casi opposti, molto o poco liberalizzati - cercando di capirne le problematiche. Per un altro decennio ho lavorato nel settore della regolazione, laddove ho vissuto la stagione delle liberalizzazioni di elettricità e gas in Italia e in Europa. Da ultimo, come ho detto,


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per due anni mi sono occupato di politica energetica presso il Dipartimento per l'energia, sempre per il mio Paese, nel quadro europeo. Un'esperienza, questa, che ho considerato molto intensa e formativa.
Tengo qui a precisare che tutti i componenti designati - me compreso - all'atto della loro audizione in Parlamento hanno già presentato le proprie dimissioni dagli incarichi nel settore energia.
In condivisione con gli altri membri designati al collegio, Alberto Biancardi, Luigi Carbone, Rocco Colicchio e Valeria Termini, la cui audizione è prevista per domani, vorrei proporre alcuni primi elementi di riflessione su come vediamo il lavoro che ci attende. Tutto ciò senza delineare un disegno strategico - sarebbe troppo ambizioso - che verrà costruito discutendone già da subito tra noi.
Gli elementi che seguono sono riportati nella memoria che abbiamo redatto congiuntamente e che abbiamo scelto di depositare agli atti della Commissione come documento unitario. Non vi leggerò, anche per risparmiare tempo, l'intera documentazione, ma mi permetterò di sottolineare quelli che, secondo me, sono i passaggi salienti della medesima.
La nostra prospettiva, nel raccontare il nostro punto di vista sul terzo mandato, tiene in grande considerazione quanto è già stato fatto da questa istituzione di regolazione nei due precedenti mandati. Per questo ringraziamo i componenti di quei collegi, nonché gli uffici dell'Autorità che sono composti da veri professionisti della regolazione e che costituiscono il tesoro di competenze della medesima.
Ognuno di noi designati sa bene, infatti, quanto sia importante che l'istituzione nel terzo mandato possa continuare e, se possibile, rafforzare i propri compiti di presidio regolatorio sui settori energetici, presidio istituzionale che è stato costituito e mantenuto indipendente nei confronti dei diversi interessi organizzati, siano essi istituzioni, entità pubbliche, operatori privati.
L'attività dell'Autorità di regolazione italiana è stata orientata, all'inizio di ciascuno dei suoi tre mandati, per felice coincidenza, dall'emanazione di un nuovo pacchetto di normativa energetica che in quel momento si approvava in Europa.
Il primo mandato (1996-2003), apertosi con le direttive n. 92 per l'elettricità e n. 75 per il gas, si è caratterizzato per l'introduzione per la prima volta della cultura delle regole e ha traghettato il settore elettrico e quello del gas dai regimi verticalmente integrati a quelli pluralistici in cui ci troviamo ancora oggi.
Il secondo settennato, quello che sta per concludersi (2003-2010), ha visto altre due direttive europee, la n. 54 e la n. 55, conformare le scelte di regolazione nell'elettricità e nel gas, promuovendo decisamente la concorrenza e la tutela dei consumatori, in una fase in cui si aprivano i mercati e si dava la possibilità ai consumatori di scegliere il proprio fornitore attraverso le diverse tappe che ben conosciamo.
Il terzo periodo dell'Autorità, quello che si apre ora, dovrà riferirsi al terzo pacchetto europeo, cioè alle direttive n. 72 e n. 73, che sono in corso di recepimento nell'ordinamento nazionale da parte del Governo, previo parere di questa Commissione e di quella omologa del Senato.
La terza consiliatura, giungendo sino al 2018, coprirà gran parte di un decennio sensibile (2010-2020), particolarmente importante per l'energia, dovendo in questo periodo perseguire ambiziosi obiettivi di sicurezza degli approvvigionamenti, assicurare prezzi e tariffe che riflettano per quanto possibile costi efficienti affinché non vengano compromessi la competitività delle imprese, da un lato, e il potere di acquisto delle famiglie, dall'altro.
La promozione della concorrenza non può che essere svolta da un organismo dotato di effettiva indipendenza di giudizio e di valutazione rispetto al Governo e agli operatori, se si vuole un'azione incisiva con garanzia di imparzialità. Di per sé la concorrenza nei mercati è già una formidabile tutela - sebbene indiretta - dei consumatori, perché è volta alla riduzione di rendite e profitti incongrui degli operatori


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nel mercato con positivi riflessi benefici sui prezzi dell'energia sempre per i consumatori.
I benefici si estenderanno anche all'economia per gli effetti che la componente energia ha sui costi delle attività produttive. Perciò crediamo che il lavoro del regolatore debba concentrarsi sia sulla concorrenza sia sullo sviluppo dei mercati e della loro trasparenza, per tutte le attività energetiche liberalizzate dove oggi opera una pluralità di soggetti in competizione tra loro.
Oltre alla promozione della concorrenza nelle attività libere, tema che abbiamo appena visto, è altrettanto essenziale tutelare da parte dell'Autorità direttamente i consumatori - famiglie e imprese - nelle attività che, caratterizzate da monopoli naturali, continuano ad essere regolate a tariffa, per esempio i servizi a rete, nonché incrementare la consapevolezza dei consumatori, specialmente quelli più piccoli, nelle loro diverse categorie, affinché colgano i benefici rivenienti dai mercati liberalizzati. Ciò non è affatto facile, soprattutto per quanto riguarda le forniture di energia nel mercato al dettaglio, perché esiste un rilevante divario di conoscenze e di capacità tra fornitori da un lato, che conoscono bene questi mercati poiché vi operano tutti i giorni, e consumatori dall'altro, a svantaggio di questi ultimi.
È importante allora che l'Autorità svolga azioni di tutela preventiva e correttiva su tali mercati: la protezione preventiva si potenzia se si rafforzano le regole, quella correttiva solo se si implementano un serio monitoraggio e controlli sistematici.
Riteniamo che l'Autorità, grazie alle proprie competenze, sarà anche uno degli attori importanti nell'attuazione della strategia energetica in fase di elaborazione da parte del Governo, nei confronti della quale il Parlamento sta dimostrando grande attenzione. Si pensi solo al disegno dei mercati energetici, ai sistemi di incentivazione delle fonti rinnovabili e ai meccanismi di promozione dell'interesse pubblico generale in un'economia di mercato, tanto per citare alcuni esempi in cui l'Autorità può dare un valido contributo.
A conclusione di queste brevi considerazioni, riteniamo che il terzo settennato dell'Autorità dovrà essere connotato da azioni di regolazione forte e di controllo altrettanto importante, soprattutto con riguardo al miglioramento delle infrastrutture e all'integrazione con i mercati adiacenti, allo scopo di favorire la crescita del sistema energetico italiano e, con esso, auspicabilmente del sistema Paese, nel rispetto ovviamente dei livelli di sostenibilità economica ed ambientale.
Sono a disposizione, onorevole presidente e onorevoli deputati, per tutte le richieste di chiarimento e di approfondimento che vorrete indirizzarmi in questa seduta, così come lo saranno domani con pari disponibilità gli altri membri del collegio. Grazie per l'attenzione.
Tengo a precisare - l'ho già detto, ma lo ribadisco - che tutti i componenti designati, me compreso, all'atto delle loro audizioni in Parlamento (quindi oggi e domani), hanno già presentato le proprie dimissioni dagli incarichi nel settore dell'energia.

PRESIDENTE. La ringrazio, ingegner Bortoni.
Do la parola ai deputati che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

FEDERICO TESTA. Ingegner Bortoni, vorrei capire meglio da lei quali siano i suoi intendimenti rispetto a un tema che ha interessato molto l'Autorità oggi in scadenza, ossia quello della separazione delle reti di trasporto e, nello specifico, della separazione della rete di trasporto del gas.
Credo che questo sia particolarmente importante per la rilevanza che tale settore ha per la competitività nel nostro Paese. Inoltre, se non ricordo male, è con riferimento alla tematica gas che nella scorsa estate - ad agosto, se non sbaglio - ci fu la segnalazione proprio dell'Autorità


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per l'energia elettrica e il gas rispetto al testo del cosiddetto «decreto stoccaggi» che il Ministero, di cui lei era capo Dipartimento, aveva emanato (sempre se non sbaglio) a metà agosto. È quindi particolarmente significativo capire quali siano gli intendimenti che lei si propone in ordine a tale questione. Grazie.

GABRIELE CIMADORO. Ringrazio l'ingegnere Bortoni per la relazione. Ritengo che lo scopo ultimo, il motivo per cui lei domani o dopodomani - o quando avverrà - sarà insediato nel nuovo, importantissimo incarico, sia in definitiva la tutela del consumatore.
Noi, purtroppo, registriamo ancora nel nostro Paese un dato tra i peggiori: l'energia (sia essa gas o corrente elettrica) che arriva nelle nostre case è, e purtroppo rimarrà, una delle più care d'Europa.
La liberalizzazione ha sì portato ad una maggiore concorrenza, ma di tale fatto non vi è stata alcuna conseguenza positiva sulle bollette. Allo stesso modo, anche gli incentivi hanno finito per gravare, negli anni sempre sulla bolletta, per cui l'utente finale è, per così dire, il malcapitato di turno e il turno è sempre il suo. Faccio un esempio banale: se l'approvvigionamento del gas viene solo da due o tre parti del pianeta e chi distribuisce è sempre lo stesso soggetto, alla fine è quello che ha in mano lo scettro del potere e tutti i piccoli e micro distributori presenti sul nostro territorio devono prendere atto che il prezzo è quello e niente si può fare. O ci si rivolge a quel soggetto oppure non si dispone più di gas o metano da vendere.
Spero, dunque, che il suo impegno - come credo sia stato, in verità, per il presidente che lei sostituirà - sia quello di assicurare la tutela dell'utente finale ed una concorrenza in tali settori più efficiente e corretta. Auspico, quindi, che Lei eserciti i poteri di controllo che la legge le attribuisce in questo senso per tutto il suo settennato. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole, che mi fa giustamente ricordare una grave dimenticanza del presidente. Credo che, se siete tutti d'accordo, potremmo mandare, a nome della Commissione, un ringraziamento per il lavoro svolto sia dal Presidente Ortis che dai suoi colleghi nel momento in cui la loro attività volge al termine. Mi scuso per non averlo detto prima.

ANNA TERESA FORMISANO. Intanto vorrei porgere gli auguri all'ingegnere per il lavoro che lo attende, che non è sicuramente di questi tempi, troppo facile.
Sulla scia di quello che stava dicendo il collega Cimadoro, vorrei esprimere un'osservazione e una preghiera. Mentre un tempo nel nostro Paese avevamo gestori unici, oggi ne abbiamo tanti in svariati campi. Non sempre la pubblicità del gestore - passatemi il termine - coincide con la qualità del servizio che viene erogato e ciò, ovviamente, va a danno del cittadino utente.
Voglio fare un esempio banale, per far capire dove voglio arrivare. Se a casa ho un contratto di energia con il gestore tradizionale, so che, in caso di qualsiasi problema, posso chiamare un numero verde a ciò dedicato; se, invece, ho un contratto con un altro gestore, che pure mi ha promesso nel momento in cui ho stipulato il contratto elevati standard di efficienza ed assistenza, se ho un problema resto al buio, anche perché spesso - ad eccezione delle grandi città - non c'è un ufficio al quale l'utente si può rivolgere.
Ovviamente siamo tutti a favore delle liberalizzazioni e ben felici se queste portano a determinare la riduzione della spesa per l'utente, ma dobbiamo altresì esigere tutti che nel servizio erogato siano compresi anche un'adeguata assistenza e un pronto intervento in caso di emergenza. Mi permetto di sollevare questo aspetto, ingegnere, perché ho avuto notizia di persone che hanno sottoscritto dei contratti e che, non avendo ricevuto alcun tipo di assistenza, sono riuscite successivamente a rescinderli solo rivolgendosi all'avvocato.


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Ritengo che in questo Paese non sia più accettabile che ciò accada, al di là delle belle pubblicità che vediamo in televisione. Le pubblicità vanno benissimo, però noi chiediamo soprattutto un servizio efficiente a prescindere dal gestore del servizio. Credo che nessuno più di lei, in quanto responsabile dell'Autorità, abbia il dovere di occuparsi di questo tema.
Le anticipo che su questo aspetto sarò molto attenta e verificherò personalmente, poiché sono abituata ad approfondire le questioni quando mi arrivano segnalazioni da gruppi di cittadini. La invito quindi a vigilare su questa questione, sia per quanto riguarda il gas che per il settore dell'energia elettrica. Grazie.

LUIGI LAZZARI. Non so se andiamo fuori pista con quello che sto per dire, ma trovo difficoltà - almeno personalmente - a capire l'esatto confine che intercorre tra l'indirizzo politico fissato da Governo e Parlamento e l'azione dell'Autorità sul tema dell'energia. Dico questo perché mi piacerebbe capire da lei come concepire i confini tra questi due soggetti e magari, se fosse possibile, farlo su temi concreti. Ad esempio, la riduzione del costo della bolletta è solo un compito di competenza dell'indirizzo politico del Governo o subentra - e in che misura - l'azione dell'Autorità?
Un'altra domanda che può sembrare non attinente riguarda il mix delle fonti e la sicurezza degli approvvigionamenti: è un compito solo dell'indirizzo politico o anche in questo caso l'Autorità ha un ruolo? Credo che questo possa aprire una discussione per aiutarci a capire meglio.

PRESIDENTE. Do la parola all'ingegner Bortoni per la replica.

GUIDO PIERPAOLO BORTONI, Capo del Dipartimento per l'energia del Ministero dello sviluppo economico. Seguirò nelle risposte l'ordine cronologico delle domande che mi sono state rivolte. L'onorevole Testa per primo ha posto la questione relativa ai diversi modelli di separazione effettivi. Innanzitutto, la legge n. 96 del 2010 (legge comunitaria 2009) delega il Governo a recepire le nuove direttive - quindi anche la separazione delle reti elettriche e di gas, e qui parliamo di gas - introducendo una separazione che viene chiamata proprio ex lege «effettiva». Questo termine, nell'ordinamento italiano, non può altro che sposare uno dei tre modelli che sono oggi offerti dalla direttiva n. 73 del 2009.
I modelli sono ben noti: quello del gestore separato dal proprietario della rete, quello di un operatore isolato all'interno dell'impresa, verticalmente integrato, e quello della separazione proprietaria (nel senso di distacco completo anche proprietario delle imprese di trasporto dall'impresa verticalmente integrata, che svolge quindi anche altre attività). Faccio queste considerazioni per evidenziare come anche la direttiva europea qualifichi questi tre modelli ex ante come equivalenti.
Il mio giudizio è che di questi tre modelli - benché tutti nuovi - forse in realtà abbiamo sperimentato solo il primo, con qualche perplessità, nel caso elettrico, cioè la separazione della testa dal braccio operativo. Questo è avvenuto nel 2000, ma poi abbiamo chiuso questa esperienza nel 2005. Abbiamo visto in concreto, dunque, solo il primo dei tre modelli. In realtà, come ho detto, sono tre modelli nuovi, soprattutto rispetto al gas, che ex ante si lasciano giudicare teoricamente come equivalenti.
Nel ribadire che questa sarà una decisione del Governo - la delega scade il 3 marzo 2011, quindi arriverà sicuramente sui vostri tavoli lo schema di decreto legislativo per il parere previsto - mi permetto di dire che questi tre modelli dovrebbero essere corredati di una serie di regole. Mi spiego meglio. La separazione proprietaria, cioè il terzo modello, che sembra essere quello più radicale, più decisivo per imporre un'indipendenza delle imprese di trasporto dall'incumbent, se fosse attuato sic et simpliciter come vuole la direttiva europea, a mio modo di vedere


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non sarebbe sufficiente. Abbiamo già un caso in Inghilterra, dove da anni un operatore non è collegato azionariamente con l'incumbent: ebbene, non ci sono problemi di indipendenza, ma stiamo registrando una serie di mancati investimenti, o meglio non ci sono più investimenti in infrastrutture.
Quello che si potrebbe dire - è evidentemente una mia valutazione - è che la separazione proprietaria, così come viene dalla direttiva, non è sufficiente. Se il Governo decidesse di implementarla, bisognerebbe corredarla di un insieme di regole che innanzitutto verifichino che vi sia effettivamente l'indipendenza dall'incumbent, e che gli investimenti in infrastrutture non vengano penalizzati. Non vorremmo trovarci, tra 4-5 anni, ad avere disaccoppiato le reti e a non avere infrastrutture che si sviluppano.
Il secondo modello, quello chiamato ITO, cioè l'isolato ma comunque all'interno del gruppo incumbent, ex ante - lo ripeto - è equivalente a quello della separazione proprietaria. Anche in questo caso, ci permettiamo di dire che bisogna sicuramente prevedere, da una parte, una cortina di regole che verifichino in maniera dettagliata che l'indipendenza di gestione e di programmazione di questo soggetto sia effettiva, come dice la legge, e non solo sulla carta, e dall'altra che si possano fare gli investimenti.
Tralascio il primo modello, sul quale abbiamo già espresso qualche perplessità. Per riassumere, quindi, la decisione sarà del Governo. Qualsiasi modello verrà scelto - a mio modo di vedere - dovrà comunque essere corredato da un sistema di regole dell'Autorità tendenti a verificarne almeno due aspetti: l'effettiva indipendenza dell'operatività e della funzione di sviluppo degli investimenti e il fatto che le infrastrutture si realizzino concretamente e non siano solo auspicate.
Riguardo alla tematica del gas, con segnalazione del 30 agosto dello scorso anno, l'attuale Autorità fece qualche rilievo circa il meccanismo di calcolo della quota di mercato dell'incumbent. Su tale argomento posso esprimere ancora il punto di vista del Ministero, visto che ero lì ad occuparmi di questo. Innanzitutto, la quota dell'incumbent era stata fissata al 40 per cento di base proprio perché - lo ricorderete sicuramente - questa percentuale fu fissata con la cosiddetta legge del gas release, la legge n. 78 del 2009. Questa asticella del 40 per cento fu implementata tranquillamente.
A fronte di questo valore di base del 40 per cento, il Governo decise, con il decreto legislativo, di consentire 15 punti di ampiezza ulteriore di quote di mercato per l'ENI, a fronte però di una costruzione di un'infrastrutturazione a vantaggio del Paese di ben 4 miliardi su 14 esistenti. Parliamo, quindi, di più del 25 per cento di infrastrutturazione aggiuntiva del Paese.
Concludo questa prima considerazione dicendo che il «tetto» (anche se, come ho detto più volte, non è più un tetto) del 55 per cento è sembrato al Governo più stretto, ed è più stringente, rispetto ai tetti del decreto legislativo n. 164 del 2000, il cosiddetto decreto Letta, tetti che avevano un décalage, ma che al 2010 arrivavano al 61 per cento. Questo 55 per cento è quindi più stringente nei riguardi dell'incumbent rispetto al vecchio tetto del decreto legislativo Letta, e ciò non solo in termini quantitativi, ma anche in termini di formule.
Come ben sapete, infatti, il tetto del decreto Letta si poteva eludere tranquillamente passando attraverso le cosiddette vendite innovative: si vendeva all'estero a soggetti diversi da ENI che riportavano il gas in Italia, purtroppo però ai prezzi dell'ENI.
La nuova formula sul decreto legislativo preclude la possibilità di questa forma di elusione attraverso le vendite innovative, quindi è più stringente in entrambi i sensi.

FEDERICO TESTA. Scusi, però, c'è il problema degli autoconsumi.

GUIDO PIERPAOLO BORTONI, Capo del Dipartimento per l'energia del Ministero dello sviluppo economico.


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Per l'aspetto degli autoconsumi, dobbiamo rifarci alla formula, altrimenti non riusciamo a capirci.
Innanzitutto, lo scomputo degli autoconsumi avviene all'interno di un addendum che è sempre positivo: si penalizza sempre la quota di mercato delle vendite innovative e delle vendite per conto di altri, comunque delle transazioni che rendono la posizione dell'incumbent più ingombrante sul mercato italiano, e si riduce quella degli autoconsumi.
Nei mesi scorsi, quando si è polemizzato su questo punto, ho controllato la segnalazione PAS 3/09, in cui la stessa Autorità dispone che gli autoconsumi vanno scomputati dal conto del potere di mercato. Poiché, infatti, essi sono autoacquistati e autoconsumati, con quella quantità non si può stabilire il prezzo. La stessa Autorità, dunque, nella segnalazione PAS 3/09, dispone che la quota non deve essere rilevante per il conto del potere di mercato.
Inoltre, bisogna considerare che, in base al decreto legislativo n. 130 del 2010, gli autoconsumi sono sì scomputati, ma solo fino a un massimo del 10 per cento. Anche se l'ENI, da domani, autoconsumasse tutto, sarebbero scomputati sempre 8 miliardi. Spero di aver risposto in modo esauriente.
Quanto alla domanda dell'onorevole Cimadoro circa la tutela del consumatore, mi sembra di aver capito che ci viene dato un impulso a essere molto attenti anche ai cosiddetti mercati all'ingrosso. Un discorso è tutelare il consumatore - poi arriverò alla domanda dell'onorevole Formisano, che riguarda proprio questo aspetto -, quindi cercare di aumentare il potere contrattuale o comunque la consapevolezza del consumatore finale. Tuttavia, è parimenti necessario agire sui mercati all'ingrosso affinché il prezzo del bene primario, sia esso chilowattora elettrico o metro cubo di gas, si riduca. Da questo punto di vista, il dato che è sotto gli occhi di tutti, ovvero che l'energia elettrica in Italia è il 30 per cento più cara della media europea, purtroppo ha a che fare con i mercati all'ingrosso, per due motivazioni.
Innanzitutto, è necessario monitorare che non vengano esercitati poteri di mercato da parte degli operatori che sono in grado di farlo, in modo tale che i prezzi dell'energia elettrica o del gas non siano maggiorati di una quota che non riguarda affatto i costi di produzione, ma che semplicemente va a finire nei margini degli operatori stessi. Riguardo a questo primo punto l'Autorità, con il monitoraggio e il controllo sui mercati all'ingrosso, ha già fatto e potrà fare ancora molto.
La seconda dimensione, che è particolarmente importante, riguarda invece il mix delle fonti con cui noi oggi produciamo energia elettrica (al riguardo, dopo risponderò alla domanda dell'onorevole Lazzari). Purtroppo, non c'è azione di controllo, di prevenzione, di correzione che possa incidere nel breve termine sulla riduzione di un costo inefficiente di produzione di energia elettrica.
Su questa seconda parte - entro nel tema della domanda posta dall'onorevole Lazzari - un ruolo importante è rivestito da Parlamento e Governo. Ovviamente l'Autorità in questo ambito è un soggetto che può dare il suo contributo in fase di attuazione, ma i problemi citati dall'onorevole, come sicurezza degli approvvigionamenti, mix delle fonti, presenza di fonti rinnovabili e combinazioni tra queste, quella nucleare o altre ancora, ricoprono una materia che io classifico come «politica energetica» e che dunque è di competenza del Governo.
L'Autorità può agire in parte, per esempio, nel campo delle fonti rinnovabili, per rendere coerenti sistema e incentivi, ma non può incidere alla radice.
Dunque, staremo sicuramente attenti ai mercati all'ingrosso e sarà nostra cura non solo sviluppare, cosa che è già stata fatta, ma anche rafforzare una serie di indicatori che ci consentano di rilevare anomalie e di poter studiare delle misure nell'ambito della regolazione - quindi, da oggi in poi - non certamente di tipo repressivo.


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Spetta all'Antitrust operare nel caso di intese restrittive della concorrenza. Noi potremmo mettere in campo una regolazione che cerchi di risolvere eventuali anomalie dei mercati all'ingrosso.
Rispondendo alle domande dell'onorevole Formisano, certamente la questione sollevata riguarda il mercato al dettaglio. Se dovessimo rilevare della pubblicità ingannevole in fase di proposizione dell'offerta, ai sensi della legge istitutiva, non possiamo fare altro che segnalarla all'Autorità antitrust. Tuttavia, ciò riguarda promesse formulate in fase preliminare alla stipula di un contratto. Io credo che, invece, l'onorevole si riferisse alle patologie che nascono quando un contratto è stato stipulato ma non viene ottemperato, non viene eseguito secondo gli accordi in esso formalizzati. In questo caso, si possono attivare diverse azioni. Una è stata già intrapresa dall'Autorità attuale, anche nel periodo in cui ho lavorato all'interno di questo organismo tre o quattro anni fa. In quel periodo, è stato compilato un cosiddetto elenco dei fornitori, grazie al quale in fase preventiva il cliente finale può avere visione di una serie di requisiti che i diversi venditori sono obbligati ad esibire nel sito dell'Autorità. Peraltro, è consultabile anche una mappa per zone attraverso la quale il cliente può scoprire se un fornitore, per esempio, promette di mettere a disposizione un call center ventiquattro ore su ventiquattro, così come può verificare se fornisce un certo tempo di intervento nel caso di reclami o di altre esigenze. Siamo sempre, però, nella fase preventiva per la scelta del fornitore.
Certamente un'azione risolutiva sarebbe quella di attivare un vero e proprio sportello per il consumatore - già egregiamente attivato dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas e gestito anche in collaborazione con l'acquirente unico - che si occupi dei reclami.
Per onestà, ritengo opportuno segnalare che, sin dai tempi della liberalizzazione, per eventuali problemi di guasto o di emergenza il soggetto che deve intervenire non è il venditore di energia elettrica ma il distributore locale. Per questo motivo, il numero verde che si legge sulle bollette corrisponde al distributore, il quale è tenuto a svolgere l'operazione richiesta secondo le tempistiche previste dalla Carta dei servizi. Per tutto il resto, ovvero per le esigenze che potremmo definire commerciali, quindi non emergenziali, l'unico strumento disponibile è il ricorso a una fitta rete di sportellistica e di gestione dei reclami.
Il nostro impegno, mio e dei miei colleghi, è raccogliere le ulteriori esigenze da parte dei singoli utenti - poiché un miglioramento è possibile solo attraverso l'ascolto degli utenti - al fine di far progredire questa funzione di sportello in vista di un soddisfacimento delle esigenze medesime.
Infine, ho già parzialmente risposto alle domande dell'onorevole Lazzari. In realtà, per quanto riguarda il confine tra il potere esecutivo e l'Autorità, in materia di energia, ovviamente, posso affermare che ci sono alcune materie, non tantissime, riservate all'Autorità. Tra queste vi sono, ad esempio, quelle relative alla definizione della tariffa di accesso alle reti di trasmissione e di distribuzione. A mio parere, questa è una materia attribuita all'Autorità, al fine di consentire uno sviluppo ordinato e massiccio dell'infrastrutturazione.
Vi sono altre materie molto più legate alla politica energetica, in cui il dominus principale è rappresentato da Parlamento e Governo. L'Autorità può dare un suo contributo nella fase attuativa.
Concludo con un esempio. Credo che il Comitato ristretto appositamente istituito stia esaminando lo schema di decreto legislativo relativo alle fonti rinnovabili, in cui sono fissati obiettivi e meccanismi, in maniera sinergica tra Parlamento e Governo, tra legge delega e decreto legislativo. Infine, una parte attuativa viene assegnata all'Autorità. Non ho letto l'ultima versione, tuttavia quella deliberata in Consiglio dei ministri prevedeva il parere dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, che aveva lo scopo di far sì che la tariffa o i corrispettivi ad aste fossero commisurati ai costi effettivi della tecnologia rinnovabile


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e non fossero numeri casuali indicati per far contenta una parte o l'altra.
Purtroppo, sappiamo che cifre non molto aderenti ai costi è cosa di tutti i giorni. L'Autorità, proprio per la sua funzione tecnica, può collaborare con Parlamento e Governo come ultimo anello di questa catena, definendo bene i corrispettivi, soprattutto per salvaguardare gli oneri che vengono imposti sulla bolletta di cittadini e imprese.

PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Bortoni per la presenza e per la precisione assoluta delle risposte.
Chiuderemo i nostri lavori la settimana prossima esprimendo il nostro parere sulla proposta di nomina.

GUIDO PIERPAOLO BORTONI, Capo del Dipartimento per l'energia del Ministero dello sviluppo economico. Vi auguro buon lavoro.

PRESIDENTE. Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14,50.

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