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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissioni Riunite
(XIII-XIV Camera e 9a-14a Senato)
1.
Venerdì 18 novembre 2011
TESTO AGGIORNATO
AL 15 MARZO 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Russo Paolo, Presidente ... 3

Audizione del Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, Dacian Ciolos, sulla riforma della politica agricola comune (ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati e dell'articolo 144-quater, comma 2, del Regolamento del Senato):
(Si veda anche l'errata corrige
pubblicato nel resoconto del 15 marzo 2012).

Russo Paolo, Presidente ... 3 5 6 9 12
Ciolos Dacian, Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale ... 5 9
Delfino Teresio (UdCpTP) ... 6
Divina Sergio (LNP) ... 7
Gottardo Isidoro (PdL) ... 8
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD) ... 7
Ruvolo Giuseppe (PT) ... 7
Scarpa Bonazza Buora Paolo, Presidente della 9a Commissione del Senato ... 4
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia (Grande Sud): Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI.

COMMISSIONI RIUNITE
XIII (AGRICOLTURA) - XIV (POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E
9a (AGRICOLTURA E PRODUZIONE AGROALIMENTARE) - 14a (POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di venerdì 18 novembre 2011

TESTO AGGIORNATO AL 15 MARZO 2012

Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA XIII COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI PAOLO RUSSO

La seduta comincia alle 10,55.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, Dacian Ciolos, sulla riforma della politica agricola comune.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati e dell'articolo 144-quater, comma 2, del Regolamento del Senato, l'audizione del Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, Dacian Ciolos, sulla riforma della politica agricola comune (PAC).
Desidero vivamente ringraziare il Commissario per aver accolto il nostro invito. In linea generale riteniamo, infatti, di estrema importanza, soprattutto dopo il Trattato di Lisbona, intensificare i rapporti tra le istituzioni europee e le istituzioni nazionali, al fine di creare quel dialogo e quel coordinamento indispensabili nella definizione delle politiche dell'Unione.
Il dialogo che oggi avviamo troverà certamente ulteriore sviluppo in tempi brevi attraverso le specifiche procedure di esame della proposta di riforma della PAC, previste dai Regolamenti parlamentari e dai Trattati europei. In particolare, l'incontro di oggi costituisce un'utile occasione per fare il punto sul processo di riforma della politica agricola comune, che il Parlamento italiano considera di fondamentale importanza per il futuro del sistema agroalimentare in Italia e in Europa, anche nella prospettiva del nuovo quadro finanziario dell'Unione europea.
Nel merito della nuova PAC, dopo il 2013, il Commissario Ciolos certamente ha già avuto modo di conoscere le questioni che per il nostro Paese rivestono carattere di maggiore criticità, al di là delle posizioni sostenute dalle singole forze politiche o sociali. Vorrei solo richiamare alcune questioni. In primo luogo, con riferimento alla connessione con le generali prospettive del bilancio dell'Unione, è evidente che un presupposto della riforma è costituito dalla definizione delle risorse assegnate alla politica agricola, sia come ammontare complessivo, sia dal punto di vista dei tempi in cui queste risorse saranno effettivamente disponibili.
Vorrei ricordare che la nuova PAC rappresenta un'occasione imperdibile per stimolare un'agricoltura moderna, orientata ai mercati, non appesantita dagli oneri burocratici, meno romantica e più capace di fare innovazione e di fare impresa multifunzionale, che guardi alla qualità, alla tutela dell'ambiente e dei diritti dei lavoratori, orgogliosa di firmare i propri prodotti con etichette adeguate.
Da questo punto di vista, secondo noi, le proposte di riforma in molti aspetti non tengono adeguatamente conto delle specificità


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dell'agricoltura italiana e non sono in linea con l'idea di agricoltura che secondo noi dovrebbe essere perseguita. In primo luogo, le politiche pubbliche dovrebbero premiare l'ingegno e l'operosità delle aziende, il desiderio di competere e migliorarsi, evitando di farle adagiare su comodi parametri che tengono conto essenzialmente del dato territoriale. Naturalmente, mi riferisco al criterio della superficie agricola per i pagamenti diretti, che deve essere necessariamente combinato con altri criteri, sia per le ragioni di fondo alle quali ho accennato, sia perché risulterebbe troppo penalizzante per un Paese contributore netto come l'Italia.
Vorrei poi citare alcuni capitoli: in primo luogo, la regionalizzazione dei pagamenti diretti, che comporterà per l'Italia marcate difficoltà nella definizione delle aree omogenee e nella conseguente redistribuzione tra i propri agricoltori; in secondo luogo, il cosiddetto greening e il connesso obbligo di diversificazione delle colture, che appare concepito in modo non coerente con l'agricoltura intensiva e mediterranea e con i valori ambientali che sono ad essa propri. Vorrei perciò comprendere, ad esempio, come si concili questo strumento, con le colture arboree tipiche del Mezzogiorno del nostro Paese e come esso si applichi a determinati tipi di agricoltura, come quella biologica: vorrei capire, quindi, come è stato valutato l'impatto di tale strumento sulle piccole aziende.
Per quanto riguarda la definizione di agricoltore attivo, appare condivisibile la scelta di riservare le risorse a chi fa agricoltura sul serio, ma sarebbe opportuno lasciare agli Stati membri la possibilità di rendere tale definizione coerente con l'assetto dalla propria agricoltura, come già previsto in precedenza in via facoltativa.
Infine, vorrei richiamare l'attenzione sull'esigenza, che l'Italia avverte in misura molto sensibile, di efficaci strumenti che possano incentivare l'aggregazione delle imprese e, per questa via, la loro capacità di stare sul mercato e di competere in condizioni adeguate.
Prima di dare la parola al Commissario Ciolos e nel ringraziare il Ministro per la cortesia di essere presente all'audizione e di aver accompagnato il Commissario, chiedo ai colleghi presidenti se intendono intervenire.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, Presidente della 9a Commissione del Senato. Grazie presidente, rivolgo un saluto a tutti e in particolare al Commissario Ciolos e al nuovo Ministro delle politiche agricole, dottor Mario Catania.
Il presidente della Commissione agricoltura della Camera, Paolo Russo, ha già parlato sinteticamente di tutto. Mi permetto di aggiungere che indubbiamente rileviamo lo sforzo compiuto dal Commissario Ciolos per costruire una nuova politica agricola comunitaria equilibrata. Sappiamo perfettamente che il compito è difficile, ma riteniamo che esso sia stato parzialmente assolto, anche se è necessario effettuare molti affinamenti e miglioramenti nei confronti dei quali, come italiani, siamo particolarmente sensibili.
Non voglio ricordare tutti gli aspetti che sono stati già affrontati dal collega o da altri amici, come ad esempio le organizzazioni professionali e agricole. Vorrei però precisare, signor Commissario e signor Ministro, che è indubitabile che, con riferimento alla distribuzione finanziaria tra Paesi membri, non possiamo accettare l'unico criterio della superficie, perché ci vedrebbe fortemente penalizzati: finiremmo per essere tra i Paesi più danneggiati a livello comunitario e questo non è assolutamente accettabile per nessun agricoltore italiano e per nessuna forza politica italiana.
Vogliamo che siano considerati anche il valore delle produzioni e il valore aggiunto, nonché un parametro che quasi nessuno rileva, ma che è fondamentale, ossia il valore fondiario. Il valore fondiario in Romania - Commissario, - è diverso dal valore fondiario medio in Italia o in Francia. Vogliamo, altresì, che sia considerato il costo del lavoro, che, com'è noto,


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è differente in Paesi come Italia, Francia e Germania, rispetto a quello di altri Paesi, come ad esempio la Bulgaria.
È importante valutare anche il costo della vita, signor Commissario: cento euro per un agricoltore rumeno - con tutto il rispetto - e per un agricoltore italiano hanno un valore assolutamente diverso.
Con questa provocazione - mi creda - affettuosa e collaborativa, formulo a lei, signor Commissario, e al Ministro Catania, i migliori auguri di buon lavoro. Immagino che abbiate ancora molto lavoro da compiere insieme per soddisfare anche gli agricoltori italiani, che appartengono a un Paese fondatore e contribuente netto dell'Unione europea. Siamo, quindi, in credito e non in debito. Buon lavoro.

PRESIDENTE. La concomitanza del dibattito sulla fiducia al nuovo Esecutivo ci riserva davvero poco tempo. Pregherei dunque i colleghi di intervenire uno per gruppo.
Do la parola al Commissario Ciolos per la sua relazione.

DACIAN CIOLOS, Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale. Grazie, presidente. Sono lieto di avere oggi questo confronto con voi.
Per entrare nel vivo dell'argomento, penso che le proposte legislative di questa riforma diano all'agricoltura italiana molto di più di quanto pensiate. Semplicemente, occorre tempo per vedere le cose in dettaglio. Lei, presidente, ha parlato di bilancio. Uno degli obiettivi essenziali di questa riforma è far sì che la PAC rimanga una politica di bilancio europea forte per il futuro, credibile e accettata da tutta la società europea.
Non sono solo parole. Una delle prime domande rivoltemi all'inizio del 2010 al Parlamento europeo durante un'audizione è stata come avrei reagito alle voci secondo cui il bilancio della PAC sarebbe stato tagliato del 30-40 per cento per il prossimo esercizio. Ebbene, la proposta della Commissione è quella di mantenere il bilancio della PAC al livello del 2013.
La Commissione e io riteniamo che non solo la PAC deve rimanere una politica forte in futuro, ma anche che, nelle condizioni economiche in cui devono lavorare gli agricoltori europei, non si possono mettere in dubbio i pagamenti diretti. Dobbiamo, tuttavia, farci capire meglio all'esterno del mondo agricolo, far capire meglio che cosa fanno gli agricoltori.
Non ci sono solo i pagamenti diretti nella PAC. Questa agricoltura moderna che lavora per il mercato e per la qualità dovrebbe puntare in futuro molto di più sulle organizzazioni e sui raggruppamenti di produttori. È un elemento essenziale che non comporta oneri per il bilancio della PAC. Se riusciremo ad ampliare i sistemi di organizzazione dei produttori, in futuro essi svolgeranno un grande ruolo nella strutturazione delle filiere agricole europee. È già una realtà nell'ortofrutta, ma occorre raggiungere anche gli altri settori. La Commissione ha pertanto proposto di estendere questi dispositivi a tutta l'agricoltura europea.
Avete parlato di innovazione, altro elemento essenziale della futura riforma. Nell'ambito del bilancio destinato all'agricoltura europea, per la prima volta, c'è un capitolo specifico per la ricerca e l'innovazione agricole. La spesa pubblica europea per la ricerca e l'innovazione in agricoltura si moltiplicherà per tre nel prossimo esercizio, con un bilancio specifico per la ricerca e l'innovazione nell'agricoltura e nell'agroalimentare.
Penso che le imprese agroalimentari italiane, che spesso sono molto avanti sul piano tecnologico, riusciranno a valorizzare tutto ciò, come pure un altro strumento che non fa parte della proposta legislativa, ma che presto arriverà sul tavolo del Consiglio e del Parlamento. Mi riferisco alla promozione dei settori agroalimentari europei sui mercati internazionali. Il mio scopo è avviare una reale politica europea di promozione dell'agroalimentare con un ricco bilancio.
Tutti questi elementi rientrano nella PAC e ritengo che recepiscano le specificità italiane. Per i pagamenti diretti e per il sostegno futuro agli agricoltori, come il Ministro sa bene, abbiamo però dovuto introdurre alcuni riassetti per fare accettare


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la PAC a una forte maggioranza dei 27 Stati membri. Ci sono grandi Paesi agricoli che hanno avuto un ruolo importante nella PAC del passato e che l'avranno in quella del futuro, ma a mio parere, se ci isoliamo attorno ai pochi Paesi che sostengono la PAC per scontrarci con gli altri, con la maggioranza, si rischia di mettere a repentaglio il futuro della PAC in termini di bilancio, di contenuto e di credibilità.
Nel procedere a questa riforma il mio scopo è stato quello di realizzare una PAC per i 27, accettabile dal maggior numero di Paesi possibile e che tenesse altresì conto della varietà di situazioni nell'Unione. Abbiamo tenuto presente questa varietà. Non mi soffermo adesso sull'argomento, ma spero di potervi fornire tutti gli elementi rispondendo alle vostre domande.
Abbiamo già discusso intensamente con Mario Catania al Ministero e ridiscuteremo nei prossimi giorni. Mi rallegro che abbia assunto questa responsabilità in un periodo così complesso e importante anche per il futuro della PAC perché ha grande esperienza di questa politica. Noi due ci conosciamo da anni nell'ambiente europeo e conosco anche le specificità italiane.
Per concludere posso dirvi che mi riprometto di non chiudere la riforma della PAC senza che a bordo ci sia anche l'Italia. Spero che l'apertura che si potrà mostrare da ambo le parti ci permetterà di arrivare all'obiettivo di approvare una PAC che abbia a bordo l'Italia e il massimo numero di Stati membri, affinché questa politica in futuro possa acquisire una posizione di forza.

PRESIDENTE. Ringrazio il Commissario Ciolos e do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

TERESIO DELFINO. Mi unisco ai saluti al Commissario Ciolos e agli auguri di buon lavoro al nuovo Ministro, dottor Mario Catania.
Premesso che il gruppo parlamentare UdC condivide le osservazioni formulate dai presidenti Russo e Scarpa, avrei tre osservazioni da svolgere. Innanzitutto, partendo dalle dichiarazioni del Commissario Ciolos, noi vorremmo una politica agricola credibile e condivisa dagli agricoltori e che certamente deve essere condivisa dagli Stati: conosciamo, però, quale sia il percorso che ha compiuto l'agricoltura nel nostro Paese per arrivare ad essere, come affermava giustamente il Commissario, quell'agricoltura di qualità che noi vogliamo e che ha consentito la valorizzazione fondiaria, ambientale e così via.
Vogliamo che tale politica sia condivisa dagli agricoltori e, quindi, signor Commissario, vogliamo salire a bordo, sapendo che il processo di tutela della qualità della nostra agricoltura europea deve essere patrimonio comune dell'Europa. Anche nei difficili negoziati del WTO, riteniamo essenziale ottenere il riconoscimento della qualità e della specificità dell'agricoltura italiana e di quella europea. Secondo la nostra impostazione, la qualificazione della distribuzione finanziaria non può prescindere dagli standard e dai parametri che traducono in termini concreti tale qualità.
Inoltre, condividiamo il processo di modernizzazione, di innovazione e di ricerca, ma chiediamo anche un grande processo di semplificazione. Non ho sentito pronunciare - certamente per ragioni di brevità - la parola semplificazione, ma la politica agricola comunitaria per il 2014-2020 deve anche avere un approccio che si sforzi di rendere più comprensiva e più condivisibile tutta la PAC, attraverso la semplificazione dei meccanismi di riconoscimento e di redistribuzione delle risorse.
L'ultimo punto del suo intervento che voglio sottolineare è il capitolo della promozione e della tutela dei prodotti: vorremmo che fosse affinato e potenziato ulteriormente, attraverso una grande lotta all'agro-pirateria nei confronti delle produzioni europee. L'agro-pirateria si manifesta in tante parti del mondo, come ad esempio negli Stati Uniti, ma non solo.
Insieme alle questioni sollevate dai due presidenti delle Commissioni, sono questi


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gli elementi che, come gruppo parlamentare dell'UdC, difenderemo in tutte le sedi, con decisione e determinazione, augurandoci - concludo con le sue parole, signor Commissario - di poter salire a bordo della politica agricola comune, con la dignità che la nostra grande agricoltura richiede.

SERGIO DIVINA. Grazie, signor Commissario. Lei ha la competenza su agricoltura e sviluppo rurale. Quello che manca tra le politiche europee è una politica della marginalità, ossia una politica della montagna: mi concentrerò esclusivamente su questo settore.
Il 92 per cento del territorio europeo non rientra tra i territori montani: solo l'8 per cento è considerato territorio montano, ma è qui che si concentrano le aree e le strutture più deboli dei nostri Paesi. Io provengo da un'area del nord del nostro Paese, l'arco alpino: si tratta di una zona fragilissima ad economia rurale. L'economia e l'agricoltura montana, infatti, hanno sempre sofferto in modo particolare. Ben vengano ricerca e innovazione, ma in alcuni territori basterebbero supporti tecnici, che in parte, comunque, sono già presenti, perché le Regioni hanno fornito risposte in tal senso.
L'economia montana ha tre urgenze che occorre affrontare. La prima è la valorizzazione di prodotti altamente costosi e perciò di nicchia: bisognerà far di tutto per salvaguardare, supportare e valorizzare tali prodotti. La seconda è la necessità di integrare il reddito, perché non è possibile vivere di sola agricoltura: occorrerà trovare misure che consentano alle poche famiglie che ancora dedicano la loro vita a questo settore di arrotondare con attività collaterali all'allevamento e all'agricoltura.
Il terzo grande tema da affrontare riguarda la facilitazione nelle successioni. Il più delle volte la successione crea la disgregazione di un'azienda: occorre, invece, trovare formule di sostegno affinché l'unità economica dell'azienda rimanga integra e per consentire ad uno dei figli di proseguire l'attività, anche se gli altri non hanno la stessa intenzione, con la liquidazione della quota.
Si tratta di tre grandi temi, sui quali, a livello italiano e, soprattutto, europeo non abbiamo sentito alcuna risposta. La mia è una raccomandazione e una sollecitazione: siamo anche nelle vostre mani.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor presidente, sarò telegrafico perché il contesto è europeo. Saluto il Commissario Ciolos e colgo l'occasione per rivolgere un caloroso saluto e un augurio di buon lavoro al neo Ministro Mario Catania.
Signor Commissario, è scontato che noi vogliamo salire a bordo di questa nave. Anche se oggi il clima politico è di grande serenità, nell'ambito delle Commissioni competenti avevamo già elaborato un documento unitario: questo ci fa ben sperare per le prossime occasioni di confronto.
Le pongo due domande. Innanzitutto, il mondo dei consumatori richiede informazione e trasparenza. Abbiamo constatato, in questo percorso molto lungo, che in tema di etichettatura dei prodotti lo scontro con l'Unione europea è quotidiano: vorrei sapere quale sia la sua idea in proposito e quale sia il progetto dell'Unione europea.
Approfitto dell'occasione di poter interloquire con lei per chiederle, inoltre, che cosa pensa degli OGM.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. A nome del Partito Democratico, desidero innanzitutto salutare il Commissario Ciolos e ringraziarlo per la sua visita in Italia. Colgo inoltre l'occasione per augurare buon lavoro al Ministro Catania, che ritengo sia l'uomo giusto al momento giusto.
La politica agricola comune è stata la prima politica della storia dell'Unione europea ad aver favorito l'integrazione dell'Italia in Europa. Per il nostro Paese il suo significato va oltre il ruolo settoriale e assume un grande valore nella coesione sociale e territoriale. La PAC dei 27 rischia, però, di non corrispondere alle sfide che ci attendono: appare forse rigida, burocratica, appiattita sulle rendite e non proiettata sui nuovi fattori di competitività.


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Evidenzio alcune delle tante criticità, che, però, sono convinto possano trovare una positiva soluzione, se lo vogliamo. Innanzitutto, il greening non tiene conto dei frutteti, degli oliveti e degli agrumeti: non tiene conto, in sostanza, del nostro clima mediterraneo e della produzione di beni pubblici in un'agricoltura che vive di scarsità di precipitazioni e che, quindi, non ha la possibilità automatica dell'inverdimento. Se il greening è una politica per il clima e l'ambiente, non si comprendono le motivazioni dell'esclusione delle migliori pratiche agricole mediterranee compatibili con l'ambiente.
La convergenza penalizza l'Italia più di ogni altro Paese. L'Italia perde il 6 per cento delle risorse per effetto della convergenza, in particolare a causa di due fattori: l'adozione del solo criterio della superficie anziché del valore aggiunto e dell'occupazione, nonché un'errata considerazione delle nostre superfici agricole. L'Italia ha una superficie ammissibile di 12,8 milioni di ettari, mentre la Commissione ne valuta soltanto 10,1 milioni.
La definizione di agricoltore attivo è alquanto deludente: non esclude nessuno tranne gli enti pubblici e, tra questi, le università. È necessario che la definizione di agricoltore attivo sia demandata ai Paesi membri, in modo che almeno l'Italia possa decidere che la PAC sia orientata agli agricoltori che creano reddito e lavoro.
Le misure di mercato e la forte volatilità dei prezzi degli ultimi cinque anni impongono una politica europea più coraggiosa per la stabilizzazione dei mercati e, quindi, dei redditi degli agricoltori. Occorrono strumenti più efficaci e flessibili, come il potenziamento della rete di sicurezza e le assicurazioni per la gestione del rischio che, per l'importante ruolo che svolgono, è opportuno che siano riportate nel primo pilastro della PAC. Inoltre, risulta essere scarsa la dotazione per i giovani agricoltori.
Commissario Ciolos, confidiamo da sempre nel ruolo dell'Europa per una PAC a vantaggio degli agricoltori delle zone rurali e di tutti i cittadini europei. L'agricoltura italiana, che da sempre contribuisce ai beni pubblici europei, deve essere valorizzata nelle sue specificità e nella sua distintività.
Abbiamo fiducia nell'Unione europea e riponiamo in questa sua visita una significativa valenza politica, che possa accogliere le istanze di tutto il mondo agricolo italiano.

ISIDORO GOTTARDO. Signor presidente, ringrazio il Commissario e saluto il neo Ministro, al quale rivolgo gli auguri del gruppo Popolo della Libertà.
Signor Commissario, lei ha la nostra stima. Formulare una riforma della PAC a nome dell'Europa, ma con gli Stati e i loro egoismi, i quali pretenderebbero ognuno di avere la PAC su misura per il proprio territorio, non è compito facile, così come non è compito facile predisporre una PAC che costituisca una mediazione tra tutti, magari perdendo le caratteristiche della sua progettualità.
Credo che tutti noi e lei in particolare, come responsabile pro tempore, dobbiamo rispondere a una domanda che forse abbiamo perso di vista: l'opinione pubblica europea, i cittadini che pagano le tasse e contribuiscono si chiedono legittimamente perché dobbiamo spendere così tanto per la politica agricola comune.
Ho l'impressione che nel dibattito questo aspetto sia stato perso di vista. La PAC costa moltissimo: se non avesse il consenso del contribuente europeo, darebbe l'idea di essere una misura mirante a mantenere un'agricoltura con caratteristiche assistenziali. A mio giudizio, questa è la prima questione che la Commissione europea deve risolvere.
La seconda questione è costituita dalle domande che giovani consumatori e le nuove generazioni pongono alla PAC prima ancora di entrare nel merito. I giovani vogliono sapere se essa risponda alla loro domanda di trasparenza e di mercato unico europeo. I giovani credono nell'Europa e nel mercato unico europeo molto più degli Stati e di chi li rappresenta e, soprattutto, si chiedono se l'agricoltura,


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a questi costi, possa contribuire alla salvaguardia dell'ambiente e dei territori.
Non entrerò nel merito delle questioni che i colleghi hanno già trattato e che il Governo italiano rappresenterà nell'interesse di questo Paese, ma svolgo una considerazione molto semplice. Gli agricoltori italiani ritengono che si tratti di pochi soldi e che occorra molto tempo per riceverli, a causa di una burocrazia disumana. La Commissione europea deve innanzitutto pretendere dagli Stati europei che le risorse della PAC arrivino agli agricoltori in tempi certi e con una tempistica che garantisca loro di costruire bilanci certi. In caso contrario, discutiamo dei dettagli, ma perdiamo di vista l'opinione generale del cittadino contribuente, il quale crede che l'Europa, così come si sta delineando, abbia bisogno, essa sì, di una riforma profonda.

PRESIDENTE. Do ora la parola al nostro ospite per la replica.

DACIAN CIOLOS, Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale. Cercherò di rispondere a tutti nella maniera più puntuale possibile.
Anzitutto, preciso l'aspetto della redistribuzione finanziaria. Sul bilancio dei pagamenti diretti, l'Italia subirà una decurtazione del 4,7 per cento per tutto il periodo 2014-2020, con una riduzione massimale del 6,7 per cento a partire dal 2018. Questo è il contributo dell'Italia a una redistribuzione più equa dei pagamenti diretti, ma non perché il Commissario è romeno o proviene da un nuovo Stato membro. Non serve a nulla essere commissari se non si riesce a ridistribuire in maniera più equa i pagamenti diretti.
Non ho parlato di distribuzione egualitaria perché, se si fosse scelto il criterio dell'uguaglianza, il colpo per l'Italia non sarebbe stato del 4,7 per cento, né del 6 per cento, ma del 28 per cento. Senza una redistribuzione più equa, però, il sistema dei pagamenti diretti non sarebbe stato credibile.
Per poter parlare in futuro di pagamenti diretti andavano risolte due problematiche. In primo luogo, vi era la questione della loro utilità per i contribuenti in generale. Per questo abbiamo introdotto nei pagamenti diretti due componenti. La prima è il sostegno diretto al reddito dell'agricoltore ed è facile da spiegare. A causa di costi di produzione che crescono più rapidamente dei prezzi dei prodotti alimentari i redditi degli agricoltori sono tra i più bassi d'Europa. Un sostegno ai redditi è dunque giustificato finché in Europa non si riesce a regolare il problema della ripartizione del valore aggiunto sulla filiera alimentare. Non basta però il Commissario all'agricoltura, anche i Commissari Tajani, Barnier e Almunia dovranno adoperarsi per trovare una soluzione in futuro.
Finché questo problema non si risolve, sussisterà un problema di reddito degli agricoltori. C'è poi anche il loro ruolo, il contributo che danno, lavorando la terra, alla buona gestione della risorsa naturale da essa rappresentata. La terra, infatti, in Europa non è solo un fattore produttivo, ma anche un bene pubblico. Ecco, dunque, il perché delle due componenti dei pagamenti diretti.
L'altro elemento importante è la redistribuzione. Abbiamo proposto un riequilibrio che riduce di un terzo la differenza tra i pagamenti diretti attuali nei nuovi Stati membri e il 90 per cento della media europea nel 2013. Vi ricordo che adesso in Lettonia il pagamento è di 87 euro all'ettaro. Non è detto che debba arrivare a 350 euro all'ettaro perché ci sono differenze tra i Paesi membri, quali i costi di produzione, della manodopera e della terra, come è stato detto. Ma la distanza tra 87 euro e 500-600 euro è difficile da spiegare, pur con tutte le differenze che ci possano essere a livello di costi di produzione.
Il contributo dell'Italia è in media del 4,7 per cento. Non avete chiesto cosa sarebbe successo se, come sostenevano molti, il bilancio della PAC fosse stato tagliato del 30 per cento. Capisco che certi Paesi membri, con un livello di pagamenti diretti più alto di altri, si siano dovuti sforzare, ma a mio avviso si rimane entro limiti di ragionevolezza.


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Avete ricordato l'agricoltura di qualità, i negoziati all'OMC e le indicazioni geografiche. Da quando sono Commissario, in ogni trattativa internazionale c'è per me una condizione sine qua non, senza la quale il Commissario all'agricoltura non firma alcun accordo commerciale. Si tratta del riconoscimento del sistema di indicazioni geografiche e la sua tutela nei Paesi con cui si firmano accordi commerciali, proprio al fine di valorizzare l'agricoltura di qualità e per tutelare le indicazioni di qualità che valorizzano l'agricoltura europea.
L'anno scorso mi sono recato in Cina con una delegazione di imprenditori dell'agroalimentare per promuovere la politica di qualità e i prodotti di qualità europei. In quella delegazione c'erano anche rappresentanti italiani. Il ministro cinese con cui stiamo negoziando il riconoscimento reciproco dei sistemi di indicazione geografica è venuto in Europa e l'ho portato a visitare sistemi di indicazione geografica in Italia, non in Francia, in Germania o in Spagna. Riconosco, infatti, gli sforzi italiani per l'agricoltura di qualità. Il sistema di promozione dei prodotti agroalimentari che istituiremo andrà anche a vantaggio dei prodotti di qualità perché è su quelli che ci si vuol concentrare.
Per quanto riguarda la questione della semplificazione e della maggiore intelligibilità della PAC, è importante che la si possa riscontrare nelle proposte legislative della Commissione. A tutti i ministri dell'agricoltura dell'Unione europea ho diramato una missiva con tutti gli elementi di semplificazione previsti nella riforma, ma la semplificazione va attuata fino in fondo alla catena amministrativa, a livello nazionale e regionale, allorché si recepiscono le misure europee. È infatti evidente, oggi, la netta disparità di oneri amministrativi da Stato a Stato. Questo vuol dire che, anche se certe misure sono semplici da applicare, a volte sono rese complicate dal processo di attuazione. Bisogna seguire la questione della semplificazione fino al termine della catena.
Semplificazione per me vuol dire anche essere chiari e trasparenti nel modo in cui si usano i pagamenti diretti. Ecco perché abbiamo chiaramente definito la parte di sostegno al reddito, quella d'incoraggiamento alle buone pratiche agricole, quelle di sostegno ai giovani agricoltori, alle piccole aziende o alle zone svantaggiate: proprio per maggior trasparenza e per maggior chiarezza.
Le misure relative al greening forse abbisognano di qualche ritocco. Se ne è parlato stamani con il Ministro Catania, ma per come sono state proposte possono essere facilmente applicate anche all'agricoltura mediterranea. Per colture permanenti, come gli alberi da frutta o gli olivi, non si chiede altro, né la rotazione colturale né il pascolo permanente. L'unico criterio da rispettare sarà la percentuale dell'azienda - il 7 per cento - destinata a superfici di importanza ecologica. Tutte le strisce erbose intorno all'appezzamento o anche tra i filari possono valere come zona di interesse ecologico. Non serve altro. Non abbiamo introdotto altre misure per le colture pluriennali mediterranee proprio perché si riconosce che esse hanno già di per sé un effetto benefico sulla fissazione del carbonio. Quindi l'unica misura da applicare è quella.
Non si parla di rotazione colturale, che avrebbe implicato sullo stesso appezzamento una coltura diversa ogni anno o ogni due anni, ma di diversificazione, il che significa almeno tre colture nella stessa azienda. Ci sono aziende più piccole dedite a colture intensive e specializzate, come il grano duro. Lì forse c'è qualcosa da sistemare, ma l'obiettivo è adottare misure che si applichino allo stesso modo ovunque nell'Unione onde evitare discussioni sulle distorsioni alla concorrenza tra agricoltori che applicano misure diverse da Stato a Stato.
Tutte le misure ambientali specifiche - per questa o quella regione - potranno essere finanziate a titolo complementare nel programma di sviluppo rurale con un pagamento complementare. Se un agricoltore si impegna nella rotazione - non nella diversificazione - e non di tre ma di


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quattro colture, potrà essere pagato a titolo complementare nell'ambito del secondo pilastro, in virtù di altre misure specificatamente ambientali. Abbiamo inteso instaurare un dispositivo europeo che dimostrasse come tutta l'agricoltura europea, con misure semplici, sia in grado di recepire il criterio della buona gestione delle risorse naturali.
Sulla politica delle zone montane, dirò due parole anche se il senatore Divina non è più presente.
In base al programma di sviluppo rurale, possono essere erogati pagamenti complementari, fino a 300 euro l'ettaro, per gli agricoltori di montagna e non solo. L'ingresso dei giovani agricoltori nelle aziende non solo in montagna, ma ovunque, è favorito da un possibile pagamento complementare che si aggiunge al pagamento diretto, nonché da misure che promuovono il subentro nella conduzione dell'azienda.
Quanto alla valorizzazione delle produzioni di nicchia e delle piccole produzioni locali, per la prima volta nel programma di sviluppo rurale abbiamo misure chiarissime volte allo sviluppo delle filiere corte, delle vendite dirette in azienda e di tutti i tipi di commercializzazione tipici del livello locale. Le abbiamo pensate avendo in mente proprio le zone di montagna.
L'etichettatura e gli OGM sono campi che attengono al portafoglio del Commissario Dalli. Sarà lui, quando verrà, a potervi dare maggiori ragguagli al riguardo. Tuttavia, le norme di etichettatura riguardano anche l'agricoltura e se ne sta discutendo. Sulle norme di produzione e di etichettatura vi sono attualmente progetti di regolamento sul tappeto che stiamo trattando insieme al commissario Dalli.
L'obiettivo principale a cui puntiamo con la definizione di agricoltore attivo non è quello di definire tutte le condizioni specifiche in tutti gli Stati membri, ma anzitutto di eliminare i cosiddetti sofa farmers o «contadini in pantofole», che hanno la terra ma non ci producono nulla e ricevono sovvenzioni come chi produce. Abbiamo anche voluto eliminare le grandi aziende con fatturati di centinaia di milioni di euro, che possiedono anche qualche centinaio o migliaio di ettari e per le quali qualche migliaio, o anche centinaio di migliaia di euro di sovvenzione non significa nulla in termini d'incidenza sul fatturato, eppure ne usufruiscono a carico della PAC. Per questo abbiamo inserito il requisito minimo del 5 per cento dei redditi proveniente da attività agricole.
Per la stessa ragione abbiamo inserito una specifica in base alla quale ogni detentore di terreni che chieda sovvenzioni deve possedere un minimo di attività in azienda, minimo di attività che definiranno gli Stati membri. Noi demandiamo agli Stati membri la flessibilità per definire il requisito minimo, tenendo conto delle specificità delle agricolture nazionali. Intendiamo però rendere obbligatoria la definizione di agricoltore attivo, che ora è volontaria e di fatto non esiste da nessuna parte.
La PAC a 27 è troppo rigida, troppo burocratica, troppo appiattita e non allineata al futuro: potrei parlare un'altra ora per spiegarvi che è tutto il contrario, ma non lo farò perché so che altre questioni premono. L'elemento importante da tener presente è che la PAC deve essere per i 27, i quali vi si devono ritrovare il più possibile. Nello stesso tempo dobbiamo individuare strumenti che consentano agli agricoltori di valorizzare le proprie produzioni, come ad esempio le organizzazioni di produttori o le misure innovative a sostegno delle politiche di qualità o di sostegno diretto agli agricoltori. Occorrono, però, anche misure che, come diceva qualcuno, tengano conto di ciò che si attendono i consumatori e i contribuenti. È un elemento basilare affinché la PAC possa esistere anche in avvenire. L'opinione pubblica forma la sua posizione sull'agricoltura non soltanto quando va a fare la spesa, ma anche quando va sul territorio. Bisogna, quindi, tenere conto anche di tutti questi aspetti.
Spero di aver risposto a tutte le domande. Se ce ne sono altre, sono a vostra disposizione.


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PRESIDENTE. Ringrazio il Commissario Ciolos non solo per la chiarezza, ma anche per la cortesia di aver accolto il nostro invito.
Gli elementi che ha offerto per fugare taluni dubbi sono molto utili. Alcune criticità rimangono evidenti, ma sono certo che il confronto migliorerà non solo la struttura, ma anche la performance della PAC. Sono certo, altresì, che il risultato di «salire a bordo» sarà ottenuto grazie al sapiente lavoro che il nostro Governo, autorevolmente rappresentato, saprà compiere nelle prossime settimane.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 11,40.

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