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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissioni Riunite
(XIII Camera e 9a Senato)
1.
Mercoledì 1° ottobre 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Russo Paolo, Presidente ... 3

Audizione dei membri della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo eletti in Italia, nell'ambito dell'esame delle proposte di regolamenti e di decisione del Consiglio relative alla politica agricola comune (PAC) e alle politiche di sostegno allo sviluppo rurale (COM(2008) 306 def.) (ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 1, del Regolamento della Camera dei deputati):

Russo Paolo, Presidente ... 3 5 6 7 8 9 10 12 13
Andria Alfonso (PD) ... 10
Beccalossi Viviana (PdL) ... 5 6 7
Buonfiglio Antonio, Sottosegretario di Stato alle politiche agricole, alimentari e forestali ... 7 8 13
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD) ... 12
Ruvolo Giuseppe (UdC) ... 12
Veneto Armando, Membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo ... 8 9
Veraldi Donato Tommaso, Membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo ... 4 5 6 7 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONI RIUNITE
XIII (AGRICOLTURA) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
E 9a (AGRICOLTURA E PRODUZIONE AGROALIMENTARE) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 1° ottobre 2008


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA XIII COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI PAOLO RUSSO

La seduta comincia alle 14,10.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto in via preliminare che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che attraverso gli impianti audiovisivi a circuito chiuso, anche mediante la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione dei membri della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo eletti in Italia, nell'ambito dell'esame delle proposte di regolamenti e di decisione del Consiglio relative alla politica agricola comune (PAC) e alle politiche di sostegno allo sviluppo rurale (COM(2008)306 def.).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 1, del Regolamento della Camera dei deputati, dei membri della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo eletti in Italia, nell'ambito dell'esame delle proposte di regolamenti e di decisione del Consiglio relative alla politica agricola comune (PAC) e alle politiche di sostegno allo sviluppo rurale (COM(2008)306 def.).
È presente all'audizione l'onorevole Veraldi, che ringrazio vivamente, anche a nome dei colleghi del Senato e del vicepresidente senatore Piccioni, per aver accolto l'invito delle nostre Commissioni.
È altresì presente, e lo ringrazio, il Sottosegretario di Stato alle politiche agricole e forestali, Antonio Buonfiglio.
Come è noto, la Commissione europea ha presentato una significativa proposta di revisione dei regolamenti comunitari relativi alla PAC nell'ambito del processo noto come «verifica dello stato di salute della PAC», sulla quale sono attualmente impegnati sia la Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo, sia il Parlamento nazionale, in particolare le Commissioni agricoltura di Camera e Senato.
Infatti, in considerazione della rilevanza dell'argomento, le Commissioni agricoltura delle due Camere hanno attivato l'apposita procedura prevista dai regolamenti parlamentari per l'esame degli atti preparatori della normativa comunitaria. A tal fine, hanno svolto un'ampia e approfondita attività conoscitiva attraverso audizioni informali dei soggetti operanti nel settore e procederanno, nelle prossime settimane, anche sulla base degli elementi che potranno emergere dall'odierna audizione, a definire e approvare documenti di indirizzo sulle proposte della Commissione europea. Tali documenti, ovviamente, avranno come destinatario il Governo.
Anche la Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo sta esaminando la materia e si prevede che approverà una relazione nelle prossime sedute. La relazione della Commissione sarà poi esaminata in seduta plenaria dal Parlamento europeo. Successivamente il Consiglio dei ministri dell'Unione assumerà le deliberazioni definitive sulla riforma.


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L'audizione di oggi intende costituire un'occasione di confronto e di raccordo tra i parlamentari europei, i parlamentari nazionali e il Governo, nell'auspicio che anche attraverso tali incontri si giunga ad una più efficace definizione delle posizioni e degli indirizzi da sostenere, nelle sedi e con le modalità di specifica competenza di ciascuna istituzione, per tutelare gli interessi dell'agricoltura italiana rispetto alla riforma.
Proporrei di consentire al parlamentare europeo che cortesemente è qui con noi, il collega Veraldi, di rappresentarci lo stato dell'arte.

DONATO TOMMASO VERALDI, Membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Parlerò qualche minuto per spiegare lo stato dell'arte. Per la verità, io ritengo che ci incontriamo con un po' di ritardo. Gli impegni sono così calendarizzati che non so quanto potremo incidere per cambiare il progetto di relazione che è stato presentato martedì scorso dal parlamentare portoghese Capoulas Santos alla Commissione agricoltura. Le cose hanno preso una piega che ormai è difficile fermare. Per questo ho affermato, ma senza spirito polemico, che siamo in ritardo rispetto a quello che succederà.
Questo progetto di relazione, che mi sono permesso di portare e che sarà messo a conoscenza di tutti voi, nel momento in cui parliamo si è arricchito - se così possiamo dire - di 1.018 emendamenti. Stiamo parlando ovviamente dello stato di salute della PAC: health check, per usare un termine in voga nel Parlamento europeo.
Non è mai successo, nel Parlamento europeo, che su un progetto di relazione si sia presentato un tale numero di emendamenti (mi vengono in mente le leggi finanziarie, che ne sono sempre dense).
Gli emendamenti sono accettabili per il 60 per cento, secondo la comunicazione del relatore, e bisognerà votarli in Commissione entro il 17 ottobre. Tuttavia, per poterli votare entro quella data, è necessario che entro il 7 ottobre Consiglio e Commissioni si incontrino per cercare di arrivare a dei compromessi - in Italia il termine ha un altro significato - che possano raccogliere le indicazioni contenute negli emendamenti. La votazione in aula avverrà il 19 novembre.
Tuttavia, signor presidente, segnalo subito un problema: esiste un contenzioso di carattere istituzionale, perché pare che il Consiglio formato dai ministri dell'agricoltura dell'Unione europea potrebbe decidere di trattare l'argomento prima che si pronunci l'Assemblea. La possibilità di questo conflitto è stata segnalata da parte della Commissione: non è possibile che, addirittura, il Consiglio possa decidere prima che si voti in Commissione e in aula. È, comunque, una vicenda che stiamo seguendo con molta attenzione.
Le date che ho riferito spiegano perché ho detto subito che, forse, siamo un po' in ritardo. Tuttavia, credo che una riflessione comune sia possibile, anche a «tavolo stretto». Come capita in queste situazioni, il sostegno forte da parte degli Stati si registra solo - faccio un discorso di carattere generale - quando si tratta di decidere per il proprio cortile; diversamente, noi parlamentari europei siamo un po' abbandonati a noi stessi, sebbene la nostra voglia di capire e di sentire quello che dice il nostro Paese sia fortissima. Per quanto ci riguarda, alla delegazione italiana di Bruxelles ci rivolgiamo con continuità. Comunque, alla fine ognuno farà quello che ritiene di poter e dover fare a giudizio quasi personale, non come ipotesi che ci viene dal Governo nazionale.
Per farvi un esempio, come sa il mio amico Alfonso Andria, validissimo parlamentare europeo fino a qualche giorno fa, il Governo inglese ogni due mesi chiama tutti i parlamentari al fine di esaminare le pratiche all'ordine del giorno e le direttive. Per non parlare delle pressioni, in questo campo, da parte della Francia, della Germania e della Spagna; insomma, da parte degli Stati più forti, che fanno di tutto per avere proseliti tra gli altri Stati rappresentati nel Parlamento. Dico questo senza voler mancare di rispetto ad alcuno.


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La relazione conclude il ciclo di riforme della PAC avviato nel 2003. La Commissione europea si è posta l'obiettivo di ammodernare, semplificare, snellire ulteriormente la politica agricola, liberando, in un certo senso, gli agricoltori dalle famose pastoie per rispondere e così soddisfare la crescente domanda di prodotti alimentari.
Vengo ai temi principali - se volete, li potremo guardare insieme - presenti in questa relazione. Innanzitutto, la modulazione obbligatoria per scaglioni progressivi. Mi permetto di spiegare che la modulazione obbligatoria prevede il trasferimento delle risorse degli aiuti diretti allo sviluppo rurale, non più ai singoli agricoltori. Nel 2003 gli aiuti personali sono stati ridotti del 5 per cento, trasferendo le risorse allo sviluppo rurale.
La Commissione propone un ulteriore trasferimento a un tasso del 2 per cento tra il 2009 e il 2012, per arrivare a un trasferimento complessivo del 13 per cento. Sono esenti da questo discorso i produttori che percepiscono aiuti inferiori a 5 mila euro.
L'Italia, pur essendo favorevole a un trasferimento di risorse dal primo al secondo pilastro - come sapete, si intendono gli aiuti diretti alla politica a sostegno dei mercati e alla politica di sviluppo rurale - ha espresso un'opinione negativa su questo, perché chiede una progressività di entità più misurata.
Come ho detto, cito i punti fondamentali; possiamo anche parlare delle piccole cose, ma non credo che siamo più nella possibilità di cambiarle.
Il secondo tema è la regionalizzazione. La Commissione europea intende allineare, allo stesso livello, tutti gli aiuti disaccoppiati erogati nella stessa zona o regione. Che cosa significa il disaccoppiamento? Prima i contributi dell'Unione europea venivano erogati in base al tipo di cultura: chi piantava un pescheto riceveva i soldi per quella cultura. Con l'entrata in vigore della riforma, l'impresa agricola percepirà un unico importo di riferimento e non singoli premi per tipologia di interventi. Con le risorse ricevute, l'agricoltore può diversificare la produttività.
La regionalizzazione provocherebbe, come immaginate, grossi spostamenti di risorse da un settore all'altro. Noi avremmo grandi problemi, ad esempio, per quanto riguarda il settore del tabacco, del quale ci siamo occupati con grandissima determinazione, parlandone in un'apposita relazione. La misura creerebbe problemi anche nel settore della zootecnia bovina intensiva e, in misura minore, colpirebbe anche il settore del riso, degli agrumi e del pomodoro.
Esistono, poi, gli aiuti accoppiati. La Commissione europea propone un ulteriore disaccoppiamento dei sostegni, ma per il nostro Paese bisognerebbe considerare le singole realtà settoriali e valutare gli effetti che il disaccoppiamento potrebbe causare. Ciò soprattutto, come dicevo, per quanto riguarda riso, tabacco e sementi, settori in cui il sostegno accoppiato ha un ruolo importante per il mantenimento degli attuali volumi produttivi. Se smettiamo di produrre tabacco nelle zone vocate, se pensiamo di disaccoppiare l'intervento per il pomodoro nelle zone vocate, non c'è dubbio che avremo una diminuzione incredibile.
Procedo per flash veloci.

VIVIANA BECCALOSSI. Mi scusi...

PRESIDENTE. Non c'è l'abitudine di interrompere per chiedere la parola mentre si ascolta un audito.
Le chiedo, onorevole Veraldi, se può aiutarci a capire lo stato dell'arte anche rispetto alla valutazione degli emendamenti.

DONATO TOMMASO VERALDI, Membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Li ho portati.
Forse è bene riassumere le questioni e poi riferire le nostre iniziative in merito.

PRESIDENTE. Allora va bene. Grazie.


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DONATO TOMMASO VERALDI, Membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. L'altro importante problema che riguarda l'Italia è quello delle quote latte.
Il regime delle quote latte rimarrà in vigore fino al 2014-2015. La Commissione propone ulteriori deroghe al regime e si pone nell'ottica di assicurare una graduale transizione nei prossimi cinque anni, in modo da non determinare un passaggio traumatico. Per questo motivo, la Commissione propone un incremento delle quote nazionali del 5 per cento, in aggiunta all'aumento del 2 per cento.
Per quanto riguarda le misure di mercato, la Commissione europea vuole porre fine al meccanismo di intervento pubblico per alcuni settori, quali il riso, la carne e i cereali. Sarebbero, quindi, aboliti obbligatoriamente i terreni a seminativi, affinché le produzioni di cereali non eccedano.
Abbiamo parlato della modulazione e della regressività. Parliamo adesso del progetto di relazione, che vede impegnati i parlamentari europei nei termini che abbiamo detto. Tutti gli emendamenti, per il fatto che sono un componente effettivo della Commissione, recano la mia firma, ma anche quelle di tutti i parlamentari: Veraldi, Lavarra, Ferrari, Aita e così via. Noi abbiamo presentato circa 12-13 emendamenti.
Il presidente mi ha chiesto - ho capito che lo ha fatto anche per motivi di razionalità del nostro incontro - di chiarire cosa dicono i 1.018 emendamenti presentati. Come accade nel Parlamento italiano, gli emendamenti vengono tenuti insieme agli articoli cui si riferiscono.
A questo punto, poiché altro non possiamo fare, direi che prima del giorno 7 potremmo indicare di comune accordo - magari tramite la delegazione o un raccordo tra la Commissione e i parlamentari europei - quali sono gli emendamenti da sostenere con forza. Si tenga conto, però, che sostenerli non significa poter cambiar l'esito delle votazioni, perché gli interessi in gioco sono tanti. Gli emendamenti andrebbero sostenuti - questa è un'omissione che molto spesso avviene - a livello di accordo con gli altri Paesi europei.
La fase politica, quella del confronto che prima o poi ci sarà, anche dopo la votazione degli emendamenti, se la Commissione si riunirà, è molto più importante dal punto di vista delle richieste che possiamo avanzare in alternativa o delle possibili contrattazioni. Questo è molto più importante della battaglia «eroica» che possiamo condurre nell'aula del Parlamento europeo.
Vi consegno tutti gli emendamenti, compresi quelli che ho presentato a nome di tutti i parlamentari europei del nostro Paese.

PRESIDENTE. Grazie. Li faremo distribuire a tutti.
In attesa di ascoltare il collega eurodeputato Armando Veneto, che sta arrivando, do la parola all'onorevole Beccalossi.

VIVIANA BECCALOSSI. Ringrazio moltissimo l'onorevole Veraldi per averci spiegato alcune parti della riforma della PAC che ancora non avevamo approfondito. Mi riferisco più alla prima parte del suo intervento, quello relativo alle scadenze, ovvero alla discussione in aula e agli oltre 1.000 emendamenti che dovrete votare entro la prima metà di ottobre. Sono un po' preoccupata - sono relatrice di questo provvedimento - dal momento che noi, in Commissione agricoltura, avevamo programmato...

DONATO TOMMASO VERALDI, Membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Entro il 17 ottobre...

PRESIDENTE. Entro il 7, se ho capito bene.

DONATO TOMMASO VERALDI, Membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. No. Entro il 7 si tenterà di ridurli il più possibile, attraverso i famosi «compromessi», che raccolgono le indicazioni positive


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di tutti gli emendamenti. Ma questo è un problema che riguarda la Commissione.

VIVIANA BECCALOSSI. Devo porre due questioni, una di carattere formale, l'altra di sostanza. La prima, quella di carattere formale, è in realtà una domanda che pongo a me stessa a voce alta davanti ai miei colleghi parlamentari. Poiché come Commissione ci siamo dati una tempistica che va ben oltre il 7 ottobre, a cosa serve il nostro parere, considerato che potremo esprimerlo a fine mese?
Ricordo che il nostro auspicio - a prescindere dal relatore e, soprattutto, dalle appartenenze politiche - era quello di esprimere un parere che fosse il più ampio e condiviso possibile al fine di rafforzare il Governo italiano in un'eventuale trattativa. Trattativa che si sarebbe dovuta tenere, a quanto era noto alla Commissione agricoltura, a partire dal mese di novembre. Se, però, si comincia a votare fin dal 7 ottobre...

DONATO TOMMASO VERALDI, Membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. No, dal 17 ottobre.

VIVIANA BECCALOSSI. Va bene, ma cambia poco. A questo punto, credo che rischiamo di lavorare per nulla.
In secondo luogo, al di là delle spiegazioni sulla regionalizzazione o sul disaccoppiamento, vorrei essere illuminata su quelle che sono per voi le tematiche alle quali l'Italia non può rinunciare. Quando dico Italia mi riferisco al Paese, non agli schieramenti, anche perché in Parlamento europeo, a maggior ragione, non si parla tanto di schieramenti quanto di interessi di singoli Paesi. Chiedo, dunque, se ci sono delle tematiche - ma io credo che questa Commissione abbia già cominciato a farsene un'idea - alle quali non possiamo rinunciare e rispetto alle quali dobbiamo cercare, e possibilmente trovare, delle alleanze con quei Paesi «forti», con i quali auspico che il nostro Governo possa dialogare.
Vorrei parlare di questo, più che entrare nello specifico di alcuni argomenti che, francamente, in Commissione abbiamo già approfondito audendo decine e decine di stakeholders del mondo agricolo: dalle più grandi organizzazioni agricole ai piccoli produttori, che abbiamo audito non più tardi di ventiquattro ore fa.

PRESIDENTE. Per quanto riguarda i tempi, credo che le utili indicazioni che ci sono state offerte impongano a questa presidenza di effettuare insieme a voi una valutazione, nell'ambito dell'ufficio di presidenza che abbiamo già convocato al termine di questa audizione. Su questo tema naturalmente dobbiamo riflettere e poi, eventualmente, ricalibrare i tempi.
Do la parola al Sottosegretario di Stato alle politiche agricole e forestali, Antonio Buonfiglio.

ANTONIO BUONFIGLIO, Sottosegretario di Stato alle politiche agricole, alimentari e forestali. Nel ringraziare per questa audizione, vorrei fare una precisazione sulle date, almeno per quello che risulta al Governo. Il 7 ottobre inizia la discussione sugli emendamenti che saranno votati il 17 ottobre. Il 27 ottobre 2008 è convocato il Consiglio dei ministri dell'agricoltura - si tratta di date previsionali, che comunque possono slittare più verso dicembre che verso settembre - per l'esame e il dibattito sulla proposta della Commissione. Il 18 novembre 2008 è prevista una riunione plenaria del Parlamento europeo che dovrebbe adottare la relazione; il 18 e 19 novembre 2008 si terrà la riunione del Consiglio dei ministri dell'agricoltura per l'adozione finale del dossier.
Comunque, il termine ultimo è il 19 novembre. Considerato che la proposta deve essere adottata entro il 31 dicembre, quello del 19 novembre è un termine prudenziale (intendendosi non prima di quella data).
Approfitterei della presenza dei parlamentari europei per sollevare un'altra questione. Al di là del dibattito accoppiamento-disaccoppiamento, può essere forse più utile, per chi sta in Italia, conoscere le


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posizioni dei vari Paesi su alcuni dossier fondamentali.
Noi sappiamo che la regionalizzazione in Italia non potremo mai farla, non fosse altro perché abbiamo adottato per primi il criterio dei pagamenti storici. Cambiare nuovamente oggi sarebbe veramente, da un punto di vista amministrativo, una follia.
Al di là dei grandi temi, sarebbe forse più importante - da questo punto di vista il Parlamento europeo è un esempio di concretezza - considerare su alcune questioni di fondo quali alleanze si possano concludere. Questo potrebbe essere di aiuto all'attività del Governo. Peraltro, invito i parlamentari europei a prendere coscienza di una circostanza. Il Parlamento europeo, per quanto non abbia un potere cogente nei confronti della Commissione, il 1o gennaio, se passa - e dovrebbe passare - il Trattato di Lisbona, avrà un potere di codecisione rispetto alla Commissione stessa, quindi...

DONATO TOMMASO VERALDI, Membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Se viene sottoscritto da tutti...

ANTONIO BUONFIGLIO, Sottosegretario di Stato alle politiche agricole, alimentari e forestali. Questo è l'andamento.
Non è vero, dunque, che finisce tutto il 7 o il 17 ottobre. Il Parlamento europeo deve aiutare gli Stati - ognuno lo farà per quanto riguarda il proprio Stato membro - a riassumere una centralità. Per questo sarebbe utile - approfitto della presenza dei due eurodeputati - che venissero rappresentate le posizioni dei Paesi. Come si sa, un conto è l'emendamento, altra cosa è il sistema di alleanze.
La Commissione agricoltura della Camera dei deputati ha audito le organizzazioni professionali. Credo che lo stato attuale della situazione e le richieste del Paese siano abbastanza note. Tuttavia, dovremmo capire come si possa, in questo spazio, creare un'alleanza preferenziale con altri gruppi parlamentari.

DONATO TOMMASO VERALDI, Membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Senza citare la data del 28 ottobre, ho detto che il conflitto istituzionale presente in questo momento è relativo alla possibilità che la Commissione decida sulla relazione prima che si pronunci l'Assemblea, convocata per il 19 novembre.
Chiedere ai parlamentari europei di preoccuparsi delle possibili alleanze non dico che sia utopico, ma è sicuramente difficile. Questi discorsi si fanno ad altri livelli, ad esempio a livello della Commissione o dei ministri dell'agricoltura dei diversi Paesi, che possono raggiungere accordi che vengono votati in aula.
Ovviamente, la capacità dei nostri capi delegazione è quella di incontrare gli altri capi delegazione e vedere quello che succede. Non vorrei, però, che si verificasse quello che è accaduto per il discorso dello zuccheraggio del vino, dove perfino la Spagna e il Portogallo votarono a favore. È una notizia di una stranezza incredibile, ma succede che si facciano altri accordi e, in quella occasione, l'Italia e la Francia vennero lasciate sole.
Credo che la valenza politica dell'incontro della Commissione europea sia molto più determinante di quello che può essere l'accordo con i vari parlamentari.

PRESIDENTE. Ringrazio per la cortesia di essere qui il collega Veneto, a cui darei la parola, precisandogli che il collega Veraldi ha già rappresentato un quadro della situazione e ha informato la Commissione sul timing che ci aspetta.
In questo senso, vorremmo ulteriori indicazioni, sollecitazioni e delucidazioni sullo stato dell'arte.

ARMANDO VENETO, Membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Grazie, presidente. Chiedo perdono agli onorevoli parlamentari nazionali. Ho fatto tardi, poiché avevo un altro impegno, ma ce l'ho fatta.
Il collega Veraldi ha già chiarito qual è la situazione. Io mi limiterò a un'indicazione di massima.


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PRESIDENTE. Io sospenderei il forum pugliese. Grazie.

ARMANDO VENETO, Membro della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. Io sono oriundo pugliese e posso capire in quale direzione si sta parlando.
Noi, al Parlamento europeo, soffriamo - qui ci sono alcuni colleghi che sono stati parlamentari europei, quindi credo di parlare «sotto controllo» - per la distanza rispetto al Parlamento nazionale. Questo si avverte ancora di più in una materia, come quella dell'agricoltura, che è fondamentale per il nostro Paese e per molti altri Paesi d'Europa. Ed è una materia nella quale, se non troviamo convergenze tra l'Europa e l'Italia e tra i vari Paesi europei, finiremo probabilmente per non realizzare quello che invece va realizzato.
Noi abbiamo combattuto una grande battaglia, ad esempio per il mercato comune del vino e per altri settori. Spesso, però, ci siamo trovati in difficoltà. Le comunicazioni dal nostro ministero, soprattutto per quanto riguarda la linea politica da seguire e le richieste di intervento delle nostre risoluzioni europee, arrivavano all'ultimo momento ed erano scoordinate anche nel tempo. Peraltro, non si comprendeva - non ne faccio un problema di colori politici, ma parlo in senso generale - quale dovesse essere la linea da seguire in Europa, constatando che le decisioni che si assumono in Europa, per caduta, dopo qualche anno finiscono per arrivare ai Parlamenti nazionali.
La prima istanza che propongo all'attenzione dei colleghi parlamentari nazionali è quella di una più stretta collaborazione affinché per tempo in Europa si conoscano i percorsi da fare e i traguardi da realizzare, nell'interesse del Paese e nell'ambito della ragionevole cooperazione con gli altri Paesi d'Europa.
Questo tema si collega a un'altra questione. Noi abbiamo a che fare con un settore, quello agricolo, che ha connotazioni - non dico niente di nuovo - di grande peculiarità rispetto ai territori. Ci siamo trovati a combattere una battaglia, per esempio, relativamente ai prodotti caseari e agli insaccati mediterranei, perché si pretendeva che venisse apposto un bollino rosso per indicare che questi prodotti fanno male alla salute. Questo era un atteggiamento salutista tipico del centro Europa.
Un'altra grande battaglia l'abbiamo dovuta combattere per il vino, perché si pretendeva che il vino si facesse come la Coca-Cola. In altre parole, non aveva importanza che il vino venisse imbottigliato a Londra piuttosto che nelle terre del Chianti; si poteva chiamare Chianti ancorché si imbottigliasse in Europa.
Voi comprendete perfettamente, allora, che la politica agricola che uno Stato membro come l'Italia deve perseguire non può prescindere preventivamente dalla individuazione dei percorsi che in sede europea si svolgono e si sviluppano proprio rispetto alla politica agricola. Questo, per me, è un dato centrale.
L'audizione di stamani, secondo la mia personale opinione, serve più che altro per assumere una sorta di impegno, quello della consultazione continua e immediata.
Cito un altro esempio. Sono stato io, per caso, a dare comunicazione al precedente Ministro dell'istruzione dell'ipotesi - divenuta poi realtà - che l'Europa andava discutendo per la distribuzione gratuita della frutta nelle scuole. Il ministro non ne sapeva nulla!
Adesso abbiamo votato la definitiva risoluzione per la distribuzione della frutta nelle scuole e questo significa anche un'incentivazione del mercato. Il problema italiano era quello di dotare le scuole di apparecchi per distribuire le arance e le mele, immaginando che non si potesse portare a scuola un cesto con la frutta e affidare al bidello il compito di distribuirla ai ragazzi.
Insieme ad altri colleghi ho avanzato una richiesta di inserimento di una clausola in virtù della quale la spesa per il progetto di distribuzione di frutta e verdura delle scuole (400 grammi al giorno, secondo la nostra ipotesi) venisse ricompresa nella prima tranche di stanziamento


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delle somme per la distribuzione gratuita nei grandi luoghi di concentramento, ad esempio negli ospedali e così via.
È un esempio che può apparire banale, ma indica che siamo stati lasciati soli in questa operazione che, tra uno o due anni, produrrà i suoi effetti anche in Italia.
Concludo insistendo sulla necessità di un rapporto stretto, organico, strutturale tra la Commissione agricoltura del Parlamento europeo - attraverso i suoi membri italiani - e questa Commissione.

PRESIDENTE. Grazie per le utili sollecitazioni e per l'indicazione relativa alla sinergia.
Il collega Andria, al quale do la parola, immagino riuscirà ad effettuare una sintesi dei due Parlamenti, essendo stato fino a poco fa autorevole parlamentare europeo.

ALFONSO ANDRIA. Grazie, presidente. Salutando i colleghi Veraldi e Veneto e ringraziandoli per questa opportunità, vorrei dare una semplice indicazione di carattere metodologico.
Noi abbiamo sempre invocato, da una parte e dall'altra, dal versante del Parlamento europeo come di quello nazionale, la necessità di un raccordo istituzionalizzato, con una periodicità fissa e cadenzata, in maniera tale che fosse utile, soprattutto in alcune circostanze, formare opinioni comuni, quindi svolgere un'azione positiva in difesa degli interessi nazionali, sui grandi temi più qualificanti e più significativi.
Credo che siamo, a questo punto, al di là dello sfalsamento dei tempi. Su questo tema, tuttavia, vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi presenti.
È vero che il 7 ottobre inizia quel lavoro di «compromesso» sugli emendamenti, per arrivare alla sintesi in Commissione il 17 ottobre, ma è anche vero che nel lasso di tempo intercorrente tra il 17 ottobre e la data di fissazione dell'assemblea plenaria, nonché il Consiglio dei ministri dell'agricoltura dell'Unione europea, c'è un'intercapedine che noi dobbiamo essere in grado di occupare positivamente, non soltanto per ragioni di carattere temporale, ma anche perché, attraverso quello spazio di tempo, possiamo cercare di formare opinioni comuni.
Mi spiego meglio. Abbiamo due funzioni un po' differenti, in questo momento. Al Parlamento europeo spetterà un compito particolare e delicato, quello di licenziare il provvedimento relativo all'health check della PAC entro novembre, come previsto da sempre.
Il Parlamento nazionale, nei confronti del Governo del nostro Paese, svolge un'azione particolare, di stimolo, di confronto e di costruzione di una linea che l'Italia dovrà portare al tavolo del Consiglio dei ministri dell'agricoltura dell'Unione europea.
In questo momento, come Parlamento nazionale e come Commissioni agricoltura di Camera e Senato, dovremmo giocare un doppio ruolo: da una parte, cercare di fare sponda con i colleghi dell'intera deputazione italiana al Parlamento europeo, senza differenze, per cercare di interpretare, attraverso le loro indicazioni, non soltanto la linea più condivisa ma anche l'umore dell'Assemblea, le rappresentanze diverse e gli interessi che, attorno a queste questioni, si muovono; dall'altra, cercare di concorrere per fare in modo che la posizione che l'Italia rappresenterà al tavolo sia il più possibile tesa a raccogliere le maggiori ansie e le più avvertite tensioni nel settore. Di qui l'urgenza e l'utilità delle audizioni che si stanno producendo nelle Commissioni di Camera e Senato.
Naturalmente aggiungo - e mi rivolgo particolarmente al Governo e all'onorevole sottosegretario qui presente - che questo non è sempre sufficiente. Può esserlo sul piano nazionale, ma sul piano della rappresentazione dell'interesse italiano nello scenario europeo può non essere utile nel momento in cui non si costruiscono alleanze con altri Paesi membri su questioni condivise.
Non vorrei declinare la complessità delle questioni e anche soltanto i titoli dei problemi che abbiamo dinanzi, che vanno dal completamento e dalla semplificazione del disaccoppiamento al rafforzamento del


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secondo pilastro della PAC. Mi limito a chiedere - credo che questo appartenga alla fase successiva del nostro lavoro parlamentare, ma immediatamente prossima, altrimenti non sarebbe più utile in qualsiasi direzione - quale sia, una volta completato questo giro di audizioni, la linea del Governo e come noi possiamo concorrere non dico a modificarla, ma anche ad arricchirla, ad emendarla in modo da trovare uno sbocco sul piano europeo.
Inoltre, vorrei si comprendesse che tutto quello che appartiene alle aspirazioni più avvertite nel comparto dell'agricoltura nazionale - sperando che siano il più possibile condivise da altri Paesi membri - potrà probabilmente trovare sbocco nel provvedimento che conclusivamente verrà approvato e che esaminerà il Consiglio dei ministri dell'Unione europea, che si svolge a cavallo della plenaria del Parlamento. Come ci ha spiegato il collega Veraldi, si svolge prima e si riprende dopo per il pronunciamento conclusivo. Quindi, c'è un momento di «conciliazione» - così si dice in gergo - tra il Parlamento, la Commissione e il Consiglio, ed è il momento di sintesi più alta possibile.
Non possiamo trascurare le grandi questioni che a livello nazionale ci occupano e affliggono tutto il settore. Qui, naturalmente, si inserisce il tema delle riforme settoriali; qui rientra il problema delle quote latte; qui rientra il problema del set-aside; qui devono trovare collocazione e compensazione, ma soprattutto risposta, tutte le questioni citate per ultimo dal collega Veneto.
In realtà, non si tratta di una riforma vera e propria, ma semplicemente di un completamento di un processo di riforma che è iniziato nel 2003 e che si è definito - a giudizio del commissario europeo Fischer Boel, già da maggio, quando ha presentato le linee di programma per l'health check della politica agricola comune - dovesse avere determinati accomodamenti, aggiustamenti e definizioni.
C'è un passaggio successivo, quello fissato per il 2009, che riguarda la revisione della politica finanziaria dell'Unione europea. Vorrei che questo fosse ben chiaro a noi tutti. Tutto quello che, eventualmente, noi ottenessimo come Paese, il massimo, anche dal punto di vista delle tesi che sosteniamo e degli affidamenti finanziari che sono corrispondenti a quelle tesi perché si tramutino poi in passi concreti, potrebbe essere vanificato nel momento in cui la politica finanziaria dell'Unione europea non trovi una risposta adeguata nel momento di revisione del bilancio fissato a scadenza 2009 (in pratica, a prossima legislatura europea iniziata).
Credo quindi, e concludo, che noi dovremo procedere nella direzione di tenere il collegamento con la deputazione europea. Approfitto per dire a tutti - alcuni colleghi in via breve lo hanno già appreso, ma farò a brevissimo giro un seguito di comunicazione, proprio sotto il profilo formale, magari per e-mail - che il 24 ottobre mattina incontreremo (ho invitato anche il Ministro Zaia a nome del Partito Democratico) il relatore nel Parlamento europeo sull'health check della PAC, l'onorevole Louis Manuel Capoulas Santos, che in Portogallo anni fa è stato Ministro dell'agricoltura. La riunione si svolgerà a Palazzo Marini, nella sala delle conferenze, che è abbastanza capiente.
Mi rendo conto che si tratterà, per i parlamentari, di prorogare di qualche ora la propria permanenza a Roma, essendo il 24 ottobre venerdì, ma volentieri condividiamo questa occasione con il ministro, il sottosegretario, i colleghi parlamentari di ogni estrazione, di entrambe le Commissioni, e in primo luogo del Parlamento europeo. Ci sono alcuni colleghi, tra i quali il collega Lavarra, che si sono particolarmente impegnati per ottenere la presenza del relatore Santos a Roma, quindi volentieri socializziamo questa riflessione. Quello sarà un momento in cui potremo ascoltare la voce più significativa del Parlamento europeo, che ci riferirà uno stato dell'arte un po' più avanzato, dal momento che la data del 17 ottobre, quella nella quale in Commissione saranno stati riassunti gli emendamenti di compromesso, sarà già alle spalle. Poi abbiamo tempo fino al momento di approvazione in aula


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per la presentazione di altre ipotesi, seguendo lo schema del lavoro parlamentare.
Ho approfittato, signor presidente, per rivolgere a lei questo invito, dopo averlo accennato ai colleghi al Senato. Come ho detto, tra poche ore vi raggiungerò anche con una comunicazione scritta per i dettagli.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Ringrazio il presidente per questa opportunità e i parlamentari europei che sono intervenuti per parlarci dello stato della PAC.
Abbiamo audito diverse rappresentanze e, ultimamente, quella dei piccoli proprietari, che hanno segnalato il fatto di non poter ricevere contributi dalla Comunità europea per il limite territoriale, ma noi sappiamo che in Italia i proprietari con meno di un ettaro - limite minimo - sono 600 mila e la maggior parte di essi si trovano nel sud del Paese: in Puglia 80 mila, in Calabria 36 mila, in Campania 70 mila. Diversamente, essi dovrebbero percepire un contributo minimo sotto i 250 euro. Forse è un problema legato anche alla burocrazia, poiché l'assegnazione dei contributi costa più dei contributi stessi.
Ci hanno riferito che le difficoltà della Comunità europea, su questo argomento, sono notevoli. Chiedo, dunque, a voi parlamentari europei quali alleanze si devono realizzare affinché questi 600 mila proprietari possano essere messi nelle condizioni migliori per accedere ai contributi, tenendo presente che, normalmente, quando si parla di piccola proprietà contadina si fa riferimento a prodotti di eccellenza. Per non dire che se questi terreni non venissero coltivati, probabilmente ci sarebbero conseguenze anche dal punto di vista del dissesto idrogeologico.
Quali alleanze, allora, occorrono e come si può rafforzare il Governo affinché questa battaglia possa essere la battaglia di tutti?

GIUSEPPE RUVOLO. Ringrazio i colleghi europarlamentari per la loro presenza...

PRESIDENTE. Non faccia ulteriori richieste, altrimenti si materializzano...

GIUSEPPE RUVOLO. Sarò molto breve. Come dicevo, ringrazio i colleghi europarlamentari per la loro presenza, ma anche per gli interventi davvero «europei». Quanto alla questione delle date posta in rilievo dal collega Veraldi, si può pensare a una riformulazione del calendario per creare una sinergia tra i nostri e i vostri lavori.
Si parla di stato di salute della PAC. Io vorrei parlare, innanzitutto, considerata l'autorevolezza e il vostro impegno nel settore, di una questione che riguarda certamente molto da vicino tutto il sistema Italia nel settore dell'agroalimentare. Mi riferisco alla sicurezza alimentare. Gli ultimi eventi li conoscete tutti: formaggi e altri cibi scaduti, riciclati e quant'altro.
Vorrei soffermarmi anche sul tema dei cambiamenti climatici. Non mi sembra che sia stata ancora messa in luce una questione straordinariamente attuale, quella dei sistemi irrigui in agricoltura. In alcune aree del Mezzogiorno, della Sicilia in particolare, siamo in una situazione di siccità assoluta. Credo, dunque, che dovremmo trattare la questione dell'acqua.
Una questione forse ancora più attuale delle altre è quella dei terreni messi a riposo per quanto attiene ai seminativi. Come sapete, c'è un blocco del 10 per cento. In questo particolare ambito, come si muove la Commissione? Come si svolge il vostro lavoro?
Di quote latte - e concludo - si è discusso a lungo. Ovviamente la scelta di mantenere ancora al 58 per cento le quote latte assegnate all'Italia mi pare che provochi grande sofferenza. Credo che, da questo punto di vista, si potrebbe attivare un'azione da svolgere in sinergia.
Mi preoccupa sentir parlare i colleghi europarlamentari delle difficoltà di comunicazione con il Governo o il Ministero. Come mai avvengono queste cose? Qual è la linea da seguire, se non la concertazione? Considero importante il vostro appello a creare una sinergia o, comunque, a comunicare anche con il Governo, per


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metterci nelle condizioni migliori non per una rivisitazione della PAC ma anche per una prossima riforma seria della stessa. Non dobbiamo limitarci allo stato di salute attuale della PAC, ma guardarla anche in prospettiva.

PRESIDENTE. Do la parola al Sottosegretario Buonfiglio.

ANTONIO BUONFIGLIO, Sottosegretario di Stato alle politiche agricole, alimentari e forestali. Nell'accogliere l'ultimo invito, ma anche quello degli europarlamentari, credo di poter dire che già nella prossima settimana le Commissioni di camera e Senato potranno lavorare congiuntamente per cercare delle linee di indirizzo per la trattativa finale dell'health check. Penso che questo sia auspicabile, anche da parte del Governo.
Al di là di alcune scelte, che per noi sono obbligate, ci sono partite rispetto alle quali dobbiamo cercare alleanze con altri Paesi, anche al di là di visioni ideologiche. Cito l'esempio del tabacco, dove l'Italia produce il 50 per cento della produzione europea. A prescindere da alcuni atteggiamenti salutisti, si tratta comunque di salvaguardare una produzione che impiega 100 mila persone in Italia.
Le scelte fondamentali, comunque, saranno quelle del 2009, dunque la sinergia tra le Commissioni nazionali ed europee, con l'apporto del Governo, può essere inaugurata. È nel momento delle prospettive finanziarie, infatti, che si giocherà la vera partita.
Dico questo per esperienza, ricordando che nel 2003 e 2004, quando su alcuni settori particolari si formulavano grandi teorie (dall'università di Lovanio a tutte le università europee) i più avveduti - e molto spesso si trattava di organizzazioni professionali - pensavano al quantum finanziario. Anche nel nostro caso, le scelte vere della comunità si vedranno nel 2009.
Il fatto che tali scelte non siano state anticipate - altre volte, sotto altre presidenze, è accaduto che l'anno prima della scadenza delle revisioni finanziarie vi fosse un anticipo - significa che siamo in tempo utile per svolgere un lavoro insieme.
Per quanto riguarda la questione posta dall'onorevole Oliverio, sicuramente è necessaria una semplificazione amministrativa dal momento che, tanto per citare un esempio concreto, l'AGEA spende molto di più per la pratica amministrativa relativa al controllo che per effettuare il controllo stesso. Trattandosi per lo più di produzione olivicola, soprattutto in Calabria, ci sono alcuni destinatari dei contributi che ricevono meno di 200 euro e la pratica amministrativa costa molto di più.
Le soluzioni possibili, in questo ambito, sono due. La prima, intervenire con iniziative che salvaguardino l'ambiente, come le normative antidissesto. Si può avere un aiuto comunitario e nazionale salvaguardando l'ambiente, soprattutto nel caso di alcune culture - immagino lei si riferisse all'olivicoltura - dove l'abbandono anche temporaneo significherebbe un abbandono definitivo, non essendo culture che possono essere riprese.
In secondo luogo, sicuramente si deve intervenire nella gestione amministrativa, in modo che tutte le domande superino il tetto minimo. Questo può essere fatto attraverso una gestione con le organizzazioni professionali o con le unioni dei produttori.

PRESIDENTE. Non essendovi altre richieste di intervento, mi permetto di ringraziare i colleghi Veraldi e Veneto per la cortesia di essere stati qui con noi e di inaugurare, in questa legislatura, quella che registro come esigenza largamente condivisa: la richiesta di un luogo nel quale individuare convergenze, sollecitazioni reciproche, intese e sinergie tra Parlamento nazionale, Parlamento europeo e Governo.
So di interpretare anche il pensiero del Vicepresidente Piccioni, che rappresenta il collega Scarpa, se dico che le due Commissioni agricoltura di Camera e Senato ritengono di diventare naturalmente la sede di un pezzo di queste sinergie e di queste concertazioni.
Credo che la sollecitazione che utilmente ci è stata rivolta dal collega Andria


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vada accolta nella sua totalità. Peraltro, l'invito mi pare tanto garbato quanto utile, dunque credo vada colto proprio come opportunità e occasione.
Devo dire che l'autorevolezza della rappresentanza dei colleghi del PD in quest'aula ci aveva già fatto giungere questo invito che, ovviamente, cogliamo con grande piacere.
Ringrazio tutti voi. Prego i colleghi dell'ufficio di presidenza di trattenersi ancora qualche minuto, proprio per ragionare delle cose che abbiamo ascoltato, e ringrazio nuovamente il collega Veraldi e il collega Veneto.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,10.

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