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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione XIV
2.
Martedì 29 luglio 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Pescante Mario, Presidente ... 3

Seguito dell'audizione del Ministro per le politiche europee, Andrea Ronchi, sulle linee programmatiche (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Pescante Mario, Presidente ... 3 9 14 19 20
Bellotti Luca (PdL) ... 5
Consiglio Nunziante (LNP) ... 11
Farinone Enrico (PD) ... 7
Garavini Laura (PD) ... 13
Gottardo Isidoro (PdL) ... 9
Gozi Sandro (PD) ... 3 20
Razzi Antonio (IdV) ... 12
Ronchi Andrea, Ministro per le politiche europee ... 12 15 20
Touadi Jean Leonard (PD) ... 13
Zampa Sandra (PD) ... 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONE XIV
POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di martedì 29 luglio 2008


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARIO PESCANTE

La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione del Ministro per le politiche europee, Andrea Ronchi, sulle linee programmatiche.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Ministro per le politiche europee, Andrea Ronchi, sulle linee programmatiche.
Benvenuto, signor Ministro. Ho il piacere di comunicarle che poco fa la Commissione ha espresso parere favorevole all'unanimità sull'approvazione del disegno di legge di ratifica del Trattato di Lisbona. Nonostante i tempi ristretti, posso dire che l'incontro delle tesi è stato professionale, positivo molto importante, soprattutto grazie anche alla relazione dell'onorevole Gottardo. Mi riserverei di intervenire al termine degli interventi programmati, ma prima di dare la parola ai colleghi, che più che quesiti hanno da porre delle istanze, vorrei solo accennare un tema introduttivo.
È stata avanzata la richiesta - che credo non le dispiaccia - di trovare strumenti di bilancio per rafforzare quella che possiamo considerare l'informazione del Ministero in ordine alla politica comunitaria e ai suoi risultati, a causa di questo stacco che lei ha citato nella sua audizione.
Capisco che è un appello emblematico, simbolico. Tuttavia, se lei, Ministro, ritiene che esso possa trovare un impulso nelle sedi competenti, agiremo molto volentieri in tal senso, perché credo che tutti gli interventi a venire siano basati proprio sull'aspetto legato alla comunicazione.
Intendo dire che vi sono diversi motivi per cui la gente comune, the average people, come direbbe l'amico Farinone che parla un ottimo inglese, si sente lontana dall'Europa. Un'Europa che affligge le persone con mille costrizioni e mille adempimenti, ma che poi, nel momento in cui dovrebbe tutelarle, proteggerle e proporsi come riferimento istituzionale per i grandi problemi che la globalizzazione ci ha rovesciato addosso, non è percepita (ci sarà, ma non viene percepita).
Volevo toccare solo questo argomento. Ve ne sono anche altri da affrontare in proposito, ma sicuramente verranno sollevati dai colleghi che prenderanno la parola.

SANDRO GOZI. Ringrazio il Ministro Ronchi per la sua presenza. Ovviamente, non svolgerò un intervento esaustivo, ma vorrei toccare alcuni punti che riguardano sia il rapporto tra questa Commissione e il Governo, sia la relazione da lei presentata.
Su alcuni aspetti concordiamo e su altri no, ma questo fa parte della dinamica parlamentare.
Il primo punto che volevo sottolineare, anche a nome del mio gruppo, è che


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riteniamo fondamentale una buona cooperazione tra la Commissione politiche comunitarie e il Governo.
Infatti - anche la bozza di parere che abbiamo adottato da poco lo dimostra -, occorre costruire molto, sia all'interno del Parlamento, sia nei rapporti istituzionali tra Governo e Parlamento, per assicurare una più efficace presenza dell'Italia in l'Europa e un più efficace recepimento non solo delle direttive, ma di tutta la politica europea in Italia.
Quindi, certamente riteniamo fondamentale un dialogo regolare e auspichiamo anche una sua costante presenza in questa Commissione.
Per quanto riguarda la legge comunitaria, credo che sia opportuno che essa arrivi il più presto possibile. Avremmo auspicato che la presentazione del testo fosse avvenuta prima della pausa estiva, perché questo slittamento ritarda anche l'esame della relazione annuale sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea.
Credo che uno degli obiettivi, per rendere più utile il dialogo tra Governo e Parlamento, in prospettiva, sia quello di anticipare al massimo la presentazione sia della legge comunitaria, sia della relazione annuale, idealmente all'inizio dell'anno. Quest'anno non sarebbe stato possibile farlo per ovvi motivi, ma consideriamo tale impegno molto importante.
Giungono a scadenza in questi giorni anche alcuni obblighi di informazione del Governo verso il Parlamento. Mi riferisco, ad esempio, ai dati relativi alle procedure di infrazione e di precontenzioso che dovremmo esaminare, anche perché ci consentono di valutare il pieno stato di conformità dell'ordinamento italiano a quello comunitario.
Riguardo al nuovo programma nazionale di riforma, Lisbona 2008-2010, sarebbe opportuno assicurare un pieno coinvolgimento del Parlamento, e in particolare di questa Commissione, nella sua predisposizione.
In tale prospettiva, penso anche al recepimento della direttiva servizi.
Mi sembra che la proposta che avevo presentato nell'ultima occasione di incontro fosse abbastanza condivisa, anche dalla maggioranza.
Sarebbe opportuno, forse, organizzare, anche con la sua presenza, una serie di audizioni delle categorie principalmente interessate, per valutare pienamente l'impatto della direttiva servizi sul nostro ordinamento, vista l'importanza economica di tale atto e visto anche il dibattito difficilissimo che è scaturito da questa direttiva, a suo tempo, a livello comunitario.
Vengo ora a un aspetto molto più controverso.
Nella sua relazione, signor Ministro, lei fa riferimento al patto per l'immigrazione e l'asilo e sottolinea che gli imperativi ad esso relativi sono stati interpretati, dall'Italia in primo luogo, con le norme contenute nel pacchetto sicurezza.
A questo proposito, devo sottolineare due punti. Il primo si riferisce a quanto accaduto al Parlamento europeo con la risoluzione politica sui minori Rom. Lo devo dire, Ministro, perché si è parlato di strumentalizzazione da parte delle sinistre e della stampa. Tuttavia, vorrei ricordare che 22 membri del Partito popolare europeo hanno votato a favore della risoluzione, mentre 77 si sono astenuti.
Quindi, a mio parere, al di là del dibattito che non si svolge in questa sede sul merito, sarebbe necessaria almeno una maggiore spiegazione di quanto il Governo può fare.
L'altro aspetto che lei solleva riguarda il perseguire l'ipotesi di una procedura di nomina del Presidente del Consiglio europeo e della Commissione attraverso un sistema di elezione diretta da parte dei cittadini. Si tratta di una prospettiva assolutamente positiva.
Crediamo che già nelle elezioni europee del 2009 i gruppi politici, anziché negoziare già adesso la conferma o la nomina di un altro Presidente della Commissione europea, potrebbero utilmente avviare un dibattito che permetta ai cittadini di indicare indirettamente chi dovrà essere il


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Presidente della Commissione europea, attraverso il voto espresso a questo o quell'altro partito europeo.
Sempre seguendo la sua relazione, lei fa riferimento all'azione di coordinamento del Comitato affari comunitari, il CIACE. In questa Commissione abbiamo appena creato un Comitato permanente che dovrà occuparsi della fase ascendente. Ritengo di grande utilità avviare uno scambio di informazioni e un rapporto strutturato tra il CIACE e il Comitato permanente per la fase ascendente.
Quanto alla legge 4 febbraio 2005, n. 11 riteniamo che la norma in essa contenuta vada adattata alla nuova realtà comunitaria.
In previsione dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona e anche per alcuni aspetti relativi ai rapporti con le regioni, svolgeremo in questa Commissione un'indagine conoscitiva sulla legge n. 11 del 2005.
Anche per questo, come Partito democratico, auspichiamo una presenza regolare del Governo e la più ampia cooperazione possibile.
Le ripeto in questa sede - come ho già affermato in un'altra occasione - che la sessione comunitaria ci sembra un'ottima idea. Credo che anche su questo punto ci sia un'ampia convergenza nella nostra Commissione. Dobbiamo insistere sull'introduzione di una sessione comunitaria.
Diversamente, non siamo d'accordo con la proposta di delega permanente al Governo, per le direttive che lasciano uno spazio molto ridotto alla discrezionalità degli Stati membri.
La nostra posizione è legata a due motivi. Dissentiamo da tale proposta, in primo luogo, perché esiste già la possibilità di attuare le direttive in via amministrativa; in secondo luogo, perché riteniamo che, anche alla luce del dibattito che abbiamo svolto circa il ruolo del Parlamento e la dimensione democratica dei processi comunitari, dovremmo avvalerci ancora di più della possibilità di impartire criteri e indirizzi politici di orientamento al Governo, nel momento in cui recepisce le direttive. Questo dovrebbe essere interesse anche del Governo.
Quindi, invece di proporre una delega permanente che va in una direzione esattamente opposta, è meglio fare riferimento alla via amministrativa e lasciare al Parlamento l'opportunità di impartire criteri e orientamenti politici.
L'ultimo aspetto che non avevo citato a proposito del patto sull'immigrazione e la sicurezza riguarda la questione della direttiva rimpatri. Ho notato che il Governo ha dato molto rilievo a tale direttiva sia in sede istituzionale, che nel dibattito pubblico.
Inoltre, essa è stata utilizzata per rafforzare la presentazione del pacchetto sicurezza. Mi riferisco, in particolare, ai nuovi centri di accoglienza e alla questione della clandestinità.
In attesa dell'entrata in vigore della direttiva, vorrei richiamare l'attenzione del Ministro sulla dichiarazione collegata alla direttiva rimpatri e contenuta nell'allegato, in cui il Consiglio afferma che «l'attuazione della presente direttiva non deve essere utilizzata di per sé come pretesto per giustificare l'introduzione di disposizioni meno favorevoli ai soggetti cui si applica».
Questa dichiarazione allegata, in sostanza, stabilisce che le misure più restrittive introdotte nei singoli Stati membri non possono venire adottate sulla base della direttiva rimpatri come giustificazione.
Quindi, a mio parere, alcune prese di posizione del Governo non sono confortate pienamente dal testo, in particolare da questo allegato.

LUCA BELLOTTI. Signor presidente, signor Ministro, cercherò brevemente di far presenti alcune questioni che sono il frutto della discussione sulla ratifica del Trattato di Lisbona, che credo sia uno degli atti più importanti del nostro Paese e della stessa Europa perché avrà delle valenze assolutamente forti nella vita dei cittadini europei.


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Per evitare che questa sia un'adesione, per certi aspetti, dettata dalla gravità, questa Commissione ha affrontato anche alcuni aspetti relativi alla convinzione di essere cittadini europei e a ciò che possono fare le istituzioni in questa direzione.
Si sono affrontati i problemi legati alle adesioni. Infatti, per essere convinti, occorre avere un patrimonio comune e condiviso, quello valoriale, legato alle nostre origini, alla nostra cristianità e a quella che può essere la nostra storia.
La convinzione, inoltre, non nasce solo nell'ambito valoriale, ma anche nell'interesse delle singole comunità e dei singoli territori. Quindi, parliamo di un'Europa che nasce dalla storia complicata del dopo guerra, ma che oggi sta cercando di determinarsi un proprio futuro.
Oggi possiamo dire che il collante che ha avuto una matrice europea riguarda il settore agricolo - un terreno condiviso, con aspetti positivi e anche con qualche aspetto negativo - e la moneta.
Siamo tutti consapevoli del fatto che nel futuro non bastano le regioni, né gli Stati, per affrontare le sfide, ma sono i continenti che si devono muovere.
Quindi, per alcuni temi che riguardano l'energia, l'immigrazione e l'economia, abbiamo bisogno di affacciarci nel settore della competizione internazionale con un'Europa compatta e forte.
Abbiamo messo in evidenza alcuni temi che credo diventeranno oggetto di discussione. Del resto, per far sì che il Trattato di Lisbona diventi il Trattato di cittadinanza e non quello di esclusione degli europei, alcune questioni devono essere affrontate. Mi riferisco alla sovranità, con riguardo ai conflitti delle competenze. Sappiamo bene che esistono conflitti di competenza tra Stato e regioni e addirittura tra regioni e province e tra regioni e comuni.
In questo caso, è necessario individuare i settori di debolezza del Trattato, quanto meno per quanto riguarda l'approfondimento dei lavori futuri.
Altro tema di carattere assolutamente importante è la definizione dell'interesse nazionale; argomento che viene affrontato nel Trattato, ma che, a mio avviso, deve essere portato avanti in maniera differente.
In certi settori, infatti, abbiamo spesso una percezione direi «babeliana» e burocratica dell'Europa.
Cito il settore dell'agricoltura, perché è quello a me più vicino. Alcune decisioni riguardo alle normative relative ad alcuni settori importanti non sono state ben comprese dai cittadini.
Penso alla rivisitazione della questione delle quote zucchero, che ha portato alla chiusura degli zuccherifici in molte parti del nostro Paese. Ebbene, quei cittadini si chiedono se essere europei sia positivo o meno.
Quindi, la questione dell'interesse nazionale e le declinazioni di come far sì che questo sia veramente un interesse di tutte le comunità devono essere affrontate.
Inoltre, parlando di Europa, e dunque di un articolato molto complesso, come quello del Trattato, quando si è in tanti, le norme devono essere necessariamente larghe e ampie.
Poniamo dunque delle perplessità anche da questo punto di vista quando, ad esempio, si parla di valori morali ed etici. Mi riferisco alla famiglia: il nostro modello non è sicuramente liberticida, come quello di alcuni Paesi del nord.
Quindi, siccome credo che tutti teniamo ai valori comuni e condivisi, alle nostre radici e alla nostra storia, penso che l'Italia debba portare un grosso contributo anche sotto questo profilo.
Per cinquant'anni, l'Europa è stata il motore del mondo. Oggi ci rendiamo conto che, probabilmente, i motori, anche economici, si trovano da tutt'altra parte.
Pertanto, la necessità di fare squadra per affrontare le sfide del futuro è assolutamente importante. Avere coraggio significa guardare agli altri, al bene comune, e non solo nell'immediato, ai nostri rapporti, magari egoistici.
Teniamo presente che, quando affrontiamo un trattato, passiamo per certi aspetti da una sovranità nazionale a una


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sorta di rappresentanza. Anche questo aspetto, a mio avviso, deve essere declinato e spiegato ai cittadini.
Infine, questo Trattato non deve essere rigido - spesso, infatti, rigidità fa rima con stupidità -, ma elastico.
In questo contesto, credo che sia necessario un tavolo continuo di rivisitazione delle norme, per renderle sempre più vicine ai territori e ai cittadini e per aumentare in qualche maniera la percezione di un'Europa positiva che fornisce risposte, diversa da quell'immagine legata alla burocrazia o a certi centralismi che dobbiamo assolutamente evitare.
Con questo spirito, ci apprestiamo a dare un'adesione convinta e positiva al Trattato.

ENRICO FARINONE. Vorrei porre rapidamente tre questioni al Ministro, avendo riletto questa mattina il testo della sua relazione di quindici giorni fa.
La prima di esse in realtà è già stata sollevata dal presidente, ma voglio sottolinearla, perché è emersa anche nell'intenso dibattito che si è svolto questa mattina in Commissione, relativamente all'adesione al Trattato di Lisbona. Il tema della comunicazione, dell'informazione presso i cittadini di ciò che è il Trattato e di tutto l'assetto dell'Unione europea ha infatti il massimo rilievo.
Tale questione non è legata solo all'informazione, ma anche alla formazione.
Vorrei capire meglio che cosa intende fare il Governo in proposito, sapendo che siamo a pochi mesi dalle elezioni europee. Quindi, se non vogliamo ripetere le esperienze già vissute in altri Paesi, per cui alle elezioni europee partecipano poche persone con il loro voto, dobbiamo compiere uno sforzo di comunicazione in tal senso, anche perché l'esito del referendum irlandese probabilmente è stato enfatizzato oltre modo dalla stampa.
Quindi, l'impressione che parti della popolazione meno informate hanno è che comunque questa Europa è lontana e che le elezioni europee sono un fatto assolutamente poco importante.
In secondo luogo, nell'intervento svolto durante la scorsa seduta, il Ministro ha affrontato il tema delle procedure di infrazione. Questo è uno degli argomenti, rispetto ai quali, probabilmente, il vantato europeismo degli italiani perde corpo, perché di procedure di infrazione ne abbiamo ancora tante in corso.
Devo però far rilevare - gradirei conoscere l'opinione del Ministro in merito, visto che tale aspetto non è stato affrontato nell'intervento di due settimane fa - che la diminuzione da lei riconosciuta delle procedure di infrazione, negli ultimi due anni, è stata il risultato del fortissimo impegno del Governo Prodi, in modo particolare del Ministro Bonino e dello stesso Presidente del Consiglio che, avendo svolto il ruolo di Presidente della Commissione, era particolarmente attento al tema.
Così facendo, tuttavia, il Governo Prodi ha reso un grande servizio all'Italia.
Vorrei che il Governo Berlusconi procedesse su questa linea, non solo per asserire l'europeismo degli italiani, che , ne sono convinto, credo sia ancora del tutto presente anche presso la popolazione, ma anche perché, obiettivamente - al di là del dato economico, che comunque non va sottaciuto, perché ogni infrazione costa -, con l'approvazione del Trattato di Lisbona, abbiamo compiuto un passo in avanti nella costruzione comunitaria, ma sappiamo anche che, come già evidenziato questa mattina, il percorso non è concluso. Da questo ad avere una compiuta Europa politica ci vuole molto.
Tuttavia, siccome l'Italia è uno degli Stati fondatori dell'Unione, credo che il nostro Paese debba essere assolutamente in prima linea rispetto a questa grande costruzione politica che richiede tempo e impegno, come tutte le grandi cose. Non possiamo permetterci di stare nelle retrovie ogni qualvolta si tratta di applicare la normativa europea.
Da questo punto di vista, il lavoro che, come diceva l'onorevole Gozi in precedenza, ci accingiamo a svolgere, anche in questa sede, con l'istituzione di un Comitato relativo alla fase ascendente, potrà produrre un positivo risultato che dovrebbe


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avere un buon riflesso anche nell'attività del Governo. D'altra parte, però, questo richiede - mi permetto di farlo presente - una larga partecipazione del Ministero e del Ministro, anche al lavoro che svolge questa Commissione. Ci stiamo dando questo impegno.
Ministro, voglio sperare che la sua presenza di oggi in Commissione sia la seconda di una lunga serie, perché dobbiamo poter cooperare, naturalmente nel rispetto delle diverse posizioni.
La terza questione - e concludo - mi interessa particolarmente, perché lei ha posto correttamente nel suo intervento l'impegno per l'attuazione alla strategia di Lisbona in campo economico e sociale. Credo che questa sia il punto più importante che oggi l'Europa ha davanti a sé.
Nella percezione comune - lo dicevamo questa mattina -, quella che stiamo vivendo è più un'Europa dei banchieri che non della politica.
Proprio in queste settimane, abbiamo avuto l'intervento della Banca centrale europea relativo ai tassi e l'approvazione dell'operato della banca da parte del Parlamento europeo e dello stesso Presidente dell'Eurogruppo Junker. In seguito, tuttavia, è avvenuto un piccolo episodio che mi permetto di sottolineare, a proposito del quale vorrei conoscere l'opinione del Ministro.
Se non vado errato, il Presidente Sarkozy ha chiesto di vedere i verbali della riunione della BCE, relativamente all'innalzamento dei tassi, ed è stato posto un cortese ma fermo rifiuto, se ricordo bene, dal Ministro delle finanze tedesco.
Mi piacerebbe conoscere l'opinione del Ministro in merito, perché non c'è dubbio che un'istituzione, sia pure giustamente indipendente, come la BCE, debba però essere una casa trasparente, nei confronti dei cittadini europei. Infatti, se vogliamo far crescere l'Europa nel suo complesso, e dunque tutte le istituzioni, compresa la Banca, è evidente che c'è bisogno di trasparenza.
Dietro a questa scelta, al di là delle diverse valutazioni che possono essere svolte in campo economico e finanziario, ci possono essere, ovviamente, le motivazioni più diverse.
Mentre la Banca centrale europea, nel caso, deve rispondere alle istituzioni, il compito della politica, dei politici, dei rappresentanti del popolo, di tutti noi, Governo incluso, è quello di rispondere al popolo. Pertanto, la trasparenza per noi è essenziale.
In ogni caso, però, nell'indipendenza dei diversi ruoli, dobbiamo poter agire anche nei confronti di chi, insieme a noi, contribuisce alla costruzione dell'Europa, avendo a disposizione tutti i possibili elementi di valutazione. Si pone, infatti, questo problema che coinvolge tutti - gli anglosassoni parlano di accountability che, a mio avviso, rende meglio il senso rispetto al nostro termine responsabilità -, ma che noi abbiamo nei confronti del popolo.
Del resto, sarà il popolo europeo che potrà costruire un'Europa dei popoli. Credo che questo sia il nostro grande obiettivo sul quale vorrei conoscere l'opinione del Ministro e del Governo.

SANDRA ZAMPA. Signor Ministro, cercherò di essere velocissima.
Mi scuso con i colleghi che in parte, nel dibattito di questa mattina, hanno già ascoltato gli argomenti di cui tratterò e che hanno a che fare con la comunicazione e l'informazione.
Ovviamente, vorremmo lasciarle il massimo dello spazio per la replica, essendo interessati soprattutto a conoscere le sue risposte ai nostri interventi.
Questa mattina richiamavo un passaggio del Trattato che, a mio parere, riveste una grande importanza e che riguarda la partecipazione dei cittadini.
Oltre a questo, si pone il tema delle iniziative legislative popolari. Tuttavia, parlando dei cittadini e della loro partecipazione, il Trattato fa riferimento a un dialogo aperto, trasparente e regolare, ad ampie consultazioni e via dicendo.
Questo passaggio del Trattato di Lisbona è in perfetta sintonia con un importante intervento svolto di recente dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.


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Si tratta di un bellissimo discorso pronunciato a Lione, dove, tra le altre cose, il Presidente Napolitano segnalava che la vicenda del voto in Irlanda ha posto drasticamente all'attenzione il grande problema del rapporto tra governanti e governati nell'Europa unita, della partecipazione e del consenso dei cittadini.
«L'Unione europea, l'Europa - ha detto Napoletano - non potrà aumentare la sua efficacia senza riforme e mezzi adeguati e senza un nuovo slancio democratico. Troppi Governi hanno ritenuto di poter gestire in solitudine gli affari europei, preoccupandosi poco di coinvolgere sistematicamente le rispettive opinioni pubbliche».
Peraltro, il Presidente faceva notare che hanno spesso dissimulato le posizioni da essi sostenute in sede europea, chiamando in causa l'Europa, e in particolare la Commissione europea, la cosiddetta «burocrazia di Bruxelles», come capro espiatorio.
So che possiamo avere opinioni differenti, ma credo che questo sia un richiamo molto importante che credo - così come il passaggio del Trattato - interpelli innanzitutto il Governo, questa Commissione e quanti hanno a cuore il destino dell'Europa.
Pertanto, ravvisavamo la necessità, che peraltro è stata recepita nella dichiarazione di voto, di diffondere una cultura più approfondita e una conoscenza del fenomeno comunitario a tutti i livelli, partendo dalle scuole.
Allo stesso modo, abbiamo individuato la necessità di organizzare eventi, chiamando in causa anche il sistema pubblico radiotelevisivo.
Nella discussione molto interessante che si è svolta questa mattina, il collega Gottardo evocava il nome di De Gasperi. A me veniva in mente la bellissima biografia dedicata a De Gasperi di Liliana Cavani, trasmessa anche in televisione.
Probabilmente, sarebbe opportuno portare avanti iniziative di questo tipo, legate ai padri costituenti, per raccontare in maniera gradevole, piacevole, intelligente e non noiosa le ragioni dell'Europa agli italiani. Il presidente Pescante evocava il manifesto di Ventotene, ma credo che tutti i grandi momenti dell'Europa andrebbero ricordati.
Sarebbe interessante sapere che cosa il Governo intenda fare e cosa il suo Ministero pensi a tal proposito.
Forse, da questo punto di vista si pone anche un problema di risorse. Ad esempio, sono stati ormai completamente dimenticati gli uffici relazioni con il pubblico, che invece sono una grande rete di informazione che potrebbe essere attivata efficacemente da questo punto di vista. Tra l'altro, abbiamo presentato anche un'interpellanza su questo tema.
Infine, vengo all'ultima questione che è di grande attualità e che ha a che fare con questo argomento. Quando parliamo di immagine europea presso i cittadini, e ovviamente dell'immagine dell'Italia in Europa, non può sfuggirci il fatto che capita di trovarsi in situazioni di tensione: alcuni momenti sono stati evocati poco fa dal nostro capogruppo, l'onorevole Gozi.
Oggi, però, il Consiglio d'Europa, nella persona del commissario Hammarberg, ha espresso - noto che lei è perfettamente informato - un giudizio negativo sulle misure adottate dal Governo, nei confronti dei Rom e ha anche accusato la polizia italiana.
È bene che si faccia chiarezza su questi aspetti. Credo infatti, che da situazioni di questo tipo non derivi una bella immagine del Paese in Europa.

PRESIDENTE. Devo ricordarvi che il Ministro dovrà andare via alle 15,15, pertanto vi chiedo di autoregolarvi nella durata degli interventi, anche perché è interessante ascoltare la replica del Ministro.
Signor Ministro, le consegno i documenti relativi al provvedimento sulla ratifica del Trattato di Lisbona, dai quali possono emergere spunti interessanti, che stiamo man mano raccogliendo dagli interventi di oggi. L'onorevole Gottardo, al quale darò tra breve la parola, è stato il relatore.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Ministro, il nostro auspicio è che il suo Ministero, al


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pari di questa Commissione, assuma più importanza alla luce del Trattato di Lisbona e che, con il Trattato, si determini un approccio totalmente diverso, nella fase di costruzione dei provvedimenti, a livello europeo.
Pertanto, lei non sarà più solo a interloquire con questi provvedimenti, ma potrà avere il conforto del Parlamento.
Questa mattina, nel nostro parere, ricordavamo come sia assolutamente indispensabile e urgente - il vicepresidente Buttiglione in parte ha già rassicurato su questo aspetto - che ci si adoperi per la modifica del Regolamento della Camera e dei provvedimenti legislativi, in modo tale che, una volta entrato in vigore, il Trattato possa essere messo in pratica con tempestività, sia per quanto riguarda i controlli di sussidiarietà, sia per quanto riguarda la fase ascendente.
Credo che, inevitabilmente, anche il suo Ministero assumerà un ruolo completamente diverso di interfaccia con un Parlamento che, diventando più attivo rispetto a queste tematiche, avrà, da un lato, reciprocamente conforto e, dall'altro, scambio di opinioni.
Condivido il suo riferimento, signor Ministro. Voglio sottolinearlo con grande chiarezza e anche con una costruttiva vena polemica. Lei richiamava all'opportunità di un dialogo costruttivo e di un rapporto molto serio fra maggioranza e opposizione, anche perché su questa materia ci interfacciamo con gli interessi di un sistema che, in Europa, deve trovare compimento non solo rispetto agli interessi nazionali, ma anche in relazione ai valori e ai principi che noi testimoniamo.
Credo che questa sua premessa sia fondamentale. Anche se essa per tante altre questioni può essere di facciata, sappiamo tutti, maggioranza e opposizione, che su queste questioni - lo credo, anche perché personalmente le ho già vissute tante volte - è necessario un atto di responsabilità nei confronti dei cittadini italiani.
È del tutto evidente - questa è la parte che vorrei sottolineare - che deve cambiare la cultura dell'uso delle istituzioni comunitarie per regolare questioni interne e vicende nazionali.
Per essere molto chiari, vi cito un esempio in merito. Il Parlamento europeo può essere sicuramente sensibilizzato a interessarsi del problema dei bambini Rom; un provvedimento non ancora assunto dal Governo. Tuttavia, stranamente, è stato poco sensibilizzato su questioni drammatiche, come l'emergenza rifiuti che ha colpito Napoli.
Potrei citare altre questioni molto significative che si sono verificate nel nostro Paese in questi anni, ma le tralascio. Sappiamo benissimo come funziona la politica a livello comunitario nel Parlamento europeo e sappiamo benissimo come si possono usare quelle sedi sostanzialmente per portare avanti, di riflesso, una politica interna.
Non voglio banalizzare le questioni, sia chiaro. Tuttavia, occorre ricordare che queste circostanze hanno sempre un prezzo altissimo per l'immagine dell'intero Paese e non solo di chi governa in quel momento.
Credo che questo Paese abbia profondamente bisogno di dialogare in modo positivo con l'Europa, perché, dal recepimento di talune politiche europee, può venire la soluzione ai nostri problemi strutturali. Penso al rispetto degli obiettivi di Lisbona: la ricerca, la formazione, la competitività che è un problema drammatico per questo Paese. Penso anche alla questione del cambiamento climatico e al fatto che tali vicende sono drammaticamente all'ordine del giorno nell'agenda europea, sia per le forze politiche, sia per le istituzioni, mentre sono totalmente assenti nelle questioni italiane. Lo stesso per quelle degli obiettivi di Lisbona sulla competitività.
Parliamo di problematiche che l'Europa pone agli Stati membri, che non riguardano solo l'Europa, come stranamente spesso si dice, e che sono legate all'interesse nostro, dei nostri figli e delle nostre comunità. Credo che tali questioni possano introdurre aspetti molto positivi.


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Lei, ad esempio, ha parlato molto bene - tra l'altro cogliendo spunti che sono emersi nel dibattito di questa mattina, anche grazie al contributo delle opposizioni - dell'auspicio di una sessione comunitaria all'interno del Parlamento.
D'altronde, soprattutto in questa fase, scontiamo due problemi: il distacco dei cittadini rispetto all'Europa e il distacco grave del Parlamento e della politica italiana rispetto all'agenda europea. Dunque, paghiamo una mancanza di maturazione complessiva politica rispetto a tali questioni.
La sessione comunitaria, oltre che aiutare il Parlamento, il Governo e l'Italia, nella fase ascendente dei provvedimenti, avrebbe una notevole efficacia per quanto riguarda la comunicazione interna, vale a dire il richiamo dell'attenzione dell'opinione pubblica all'approccio tra l'Italia e le questioni europee. È ovvio, quindi, che in questo modo un Ministro sarà meno solo in sede comunitaria, sapendo che ha alle spalle un Paese sensibile alle questioni che la politica tratta.
Probabilmente, in questo modo, dall'essere un Ministro che va a discutere contenziosi con l'Unione europea, diverrà un Ministro che si fa portavoce di interessi attivi di un Paese che vuole contribuire. Forse il contenzioso è lo specchio dell'anima di questo Paese. L'elevato numero di contenziosi che abbiamo rappresenta la nostra distanza dal voler recepire quelle indicazioni e quegli auspici.
La voglio ringraziare, signor Ministro, per la legge comunitaria. In proposito, mi domando come mai il Parlamento europeo non si sia mai occupato, in questi anni, dal fatto che in Italia le direttive comunitarie non venivano recepite.
Penso a quella sulla coesione o al fatto che la Ministro Bonino ha tentato in più occasioni di portare avanti il recepimento del Regolamento comunitario n. 1.082 del 2006, senza esserci mai riuscita; segno evidente che dentro a quel Governo c'era chi non era d'accordo.
Il fatto che la legge comunitaria sia stata ritirata e riproposta il 27 giugno nella sua formulazione, recependo 35 direttive comunitarie che non erano state recepite in precedenza, la dice lunga sul fatto che questo Governo dovrebbe essere considerato più sensibile alla politica comunitaria ed europea rispetto a quello precedente.

(Commenti del deputato Sandro Gozi).

È così. Non basta essere un Presidente del Consiglio che è stato Presidente della Commissione europea. Non mi sono riferito alla sensibilità del Presidente del Consiglio che, evidentemente, presiedeva un Governo che queste sensibilità non le aveva.
Del resto, sappiamo benissimo che le regioni italiane sono le più danneggiate dal mancato recepimento delle direttive comunitarie.
Conosciamo i ritardi che abbiamo nella politica di coesione e sappiamo perfettamente che la Conferenza dei presidenti delle regioni ha più volte sollecitato queste questioni.
Sappiamo altresì che in sede comunitaria eravamo considerati, non a torto, uno dei Paesi che, incomprensibilmente, erano in ritardo rispetto ai recepimenti, ai quali avevano già adempiuto la Spagna e altri Paesi. Peraltro, conosciamo anche le ragioni per cui non venivano posti in essere, così come conosciamo i tentativi che sono stati fatti inutilmente attraverso alcuni provvedimenti.
Non credo che si possa banalizzare, dicendo che la colpa era della Farnesina che non voleva cedere poteri, perché oggi la Farnesina è la stessa di tre mesi fa. Evidentemente, si ponevano problemi di volontà politica.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Ringrazio il Ministro per essere intervenuto in questa Commissione. Svolgerò un intervento molto breve, ricollegandomi a quanto detto dall'onorevole Gottardo che mi ha preceduto.
Credo che, dopo aver approvato il Trattato, si aprirà una nuova fase, sia per il Governo, sia per questa Commissione.


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Peraltro, credo di aver capito che questa Commissione non ha mai lavorato così tanto, in termini di presenze e di attenzione, anche da parte del nostro presidente.
Se si aprirà una nuova fase, come avverrà, credo che sia importante capire quale tipo di rapporto potrà instaurarsi tra questa Commissione e il Governo.
Mi piacerebbe sapere se il Governo intenda assicurare la piena applicazione della legge Stucchi, la legge n. 11 del 2005. In particolare, evidenzio che non è ancora stata attuata pienamente la riserva di esame parlamentare e non risulta che il Governo abbia posto la riserva in seno al Consiglio UE, quando le Camere hanno avviato l'esame degli atti comunitari.
Inoltre, è mancato il coinvolgimento del Parlamento nella valutazione dello stato di conformità dell'ordinamento nazionale a quello UE.
L'articolo 8 della legge Stucchi prevede che, almeno ogni quattro mesi, il Governo informi le Camere al riguardo, ma non mi sembra che tutto ciò sia stato attuato.
Sono stati istituiti due nuovi Comitati, proprio per cercare di capire in che termini si possa migliorare il lavoro di questa Commissione, sia in fase ascendente che discendente.
Successivamente, chiederemo una fattiva collaborazione da parte del vostro Ministero e del dipartimento delle politiche comunitarie, in modo tale che, quando sarà necessario, potrete venire a trovarci.

ANTONIO RAZZI. La ringrazio, signor Ministro, per la sua presenza. Ho due quesiti molto importanti da sottoporle.
Lei sa bene che sono stato eletto in Europa e girando per l'Europa ho sentito gli italiani all'estero lamentarsi innanzitutto, come già detto prima dalla collega, per l'informazione e la televisione. A fine maggio, con altri colleghi eravamo a San Pietroburgo per un torneo di tennis tra parlamentari e abbiamo potuto constatare di persona che la RAI funziona. Tuttavia, in occasione delle partite della nazionale o di qualche avvenimento sportivo le immagini vengono criptate.

ANDREA RONCHI, Ministro per le politiche europee. Non ho capito.

ANTONIO RAZZI. Volevamo vedere le partite della nazionale o altri avvenimenti sportivi, come la Formula 1 o i campionati di tennis, Roland Garros, Wimbledon, o i campionati che si svolgono a Roma, ma le immagini sono state criptate. Volevamo vedere la partita Italia-Belgio, perché era l'ultima preparazione prima degli Europei, ma siamo rimasti tutti a bocca aperta, perché la televisione si è oscurata.
Le posso dire che vengo dalla Svizzera, dove le partite della nazionale si vedono tranquillamente.

ANDREA RONCHI, Ministro per le politiche europee. Lo so.

ANTONIO RAZZI. In Svizzera c'è una legge che stabilisce - l'ho già detto stamattina - che tutte le nazioni confinanti sono obbligate a far vedere un canale di appartenenza.
Nella Comunità europea non esiste questa disposizione, il che non mi sembra positivo. Del resto, anche un finlandese che voglia seguire un avvenimento deve avere la possibilità di ascoltare la propria lingua. Peraltro, sono molti gli stranieri che seguono Raiuno per imparare la nostra lingua e per conoscere la cultura italiana.
Il secondo quesito che vorrei porle, Ministro, riguarda l'immigrazione. Ormai avvengono sbarchi di immigrati tutti i giorni nel nostro Paese.
Credo, signor Ministro - mi corregga se sbaglio - che i Paesi del Mediterraneo dovrebbero mettersi d'accordo tra loro. È inutile chiedere spiegazioni al ministro rumeno o a quello polacco, perché a loro la questione non interessa più di tanto.
Spero che non si verifichi più un caso diplomatico come quello che ha coinvolto Esperanza Aguirre, che conosco personalmente.
Inoltre, sono pienamente d'accordo con il collega Gozi quando dice che il Commissario europeo dovrebbe essere votato da tutti i cittadini europei. La ritengo una forma democratica.


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LAURA GARAVINI. Signor presidente, mi permetta di intervenire brevemente, solo per approfittare della presenza del Ministro Ronchi e porre all'attenzione del Governo il fatto che occorra un maggior impegno per il raggiungimento degli obiettivi della strategia di Lisbona, in particolare per quanto riguarda l'occupazione femminile.
Penso che non ci sia bisogno di ripeterlo, ma ricordo che l'Italia è al penultimo posto, prima soltanto di Malta, per quanto riguarda l'occupazione femminile. Nel nostro Paese, infatti, il tasso di occupazione femminile si aggira intorno al 46 per cento, quando l'obiettivo che ci si è posti è quello del 60 per cento. Tale dato, dunque, ci vede notevolmente al di sotto della media europea, che si attesta attorno al 57 per cento.
Credo quindi che sia necessario compiere un grande sforzo in questo senso, anche perché ho notato con grande preoccupazione il fatto che nel DPEF non è stata prevista nessuna misura volta a sostenere l'occupazione femminile. Quindi, approfitto dell'occasione per sottolineare l'esigenza di agire in tal senso.

JEAN LEONARD TOUADI. Ringrazio il Ministro per la sua presenza. La sua audizione, oggi, nel giorno in cui questa Commissione ha dato il parere positivo al Trattato di Lisbona, è un motivo di grande soddisfazione.
Noto con piacere che lei sottolinea il fatto che, nonostante i cittadini sentano come lontana e burocratica questa Europa, ciò non significa che non serva più Europa per affrontare le sfide globali che il continente si trova davanti.
Per inciso, faccio presente che questa sorta di gara insana che si è svolta tra le nazioni europee, per decidere chi dovesse accogliere il candidato democratico alla Casa Bianca, sta a significare che il processo di unificazione europea ha ancora tanti traguardi da raggiungere e, tra questi, la possibilità di parlare in politica estera e di esprimersi all'estero con un'identità europea riconosciuta.
Vengo alle questioni che volevo porre alla sua attenzione e che riguardano i contenuti della sua audizione. Lei ha affermato: «Per quanto concerne l'attività del mio Dicastero, tra gli obiettivi prioritari, come Ministro, intendo perseguire quello di rafforzare l'azione di coordinamento interno, al fine di definire una strategia negoziale in grado di tutelare gli interessi nazionali».
A mio parere, il ruolo di coordinamento interno deve essere svolto anche a livello governativo, in modo che la questione europea diventi non solo una declamazione oratoria e retorica, ma anche un motivo di programmazione trasversale e condiviso all'interno del Governo.
Lei ha affermato: «Nella politica del Governo sarà centrale la formazione europea, linguistica e professionale della pubblica amministrazione, che dovrà riguardare innanzitutto il sistema scolastico e quello dell'università, in questa direzione».
A questo proposito, vorrei richiamare la sua attenzione su due punti. Il primo di essi riguarda il progetto Erasmus. Per chi non lo conoscesse, si tratta di un programma di mobilità interuniversitaria a livello europeo che, nel corso degli anni, ha visto decine di migliaia di studenti andare a studiare e a perfezionare il proprio excursus formativo in un'università europea, con i vantaggi che possiamo immaginare. La costruzione europea, infatti, passa anche attraverso le gambe degli uomini e delle donne, in questo caso dei giovani, che si spostano e acquisiscono la mentalità europea, studiando in università di altri Paesi.
In realtà, il nostro Paese è poco attivo in questo settore rispetto agli altri.
Roma, ad esempio, che è una delle città universitarie più importanti del Paese, ospita tanti studenti stranieri, che seguono soprattutto materie e discipline umanistiche. Sarebbe interessante se, oltre ad accogliere studenti che si interessano di beni culturali, archeologici e artistici italiani, potessimo incentivare anche la frequentazione delle nostre università da parte di studenti di materie scientifiche (ingegneria,


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biologia, fisica, eccetera), in modo da trasformare questi giovani in veri e propri ambasciatori del nostro Paese, nei propri Paesi d'origine e nelle aziende in cui lavoreranno.
Vedo una certa difficoltà nel raggiungere questo obiettivo, in relazione ai tagli che sono stati effettuati sulle università da questa finanziaria. Mi chiedevo, dunque, se insieme al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che lei cita nella sua relazione, potete farvi promotori di un'iniziativa non dico per salvaguardare i livelli degli anni passati, ma quantomeno accentuare il flusso di studenti Erasmus, soprattutto dei nostri giovani che vanno negli altri Paesi.
È davvero importante per il nostro Paese riuscire a intercettare i cervelli migliori e i giovani europei, ai fini della competitività delle nostre università e successivamente delle nostre imprese.
La seconda questione sulla quale desidero attirare la sua attenzione riguarda le politiche giovanili che sono state confermate da questo Governo, attraverso il Ministero delle politiche giovanili, che non ha portafoglio, ma che è guidato da un Ministro che riconosco capace e sensibile alle questioni giovanili.
Il programma europeo «Gioventù in azione» - non mi piace troppo questo nome, perché sembra dettato da un esponente di Alleanza Nazionale - prevede dei percorsi di politiche giovanili molto importanti per il nostro Paese, anche in considerazione che il Ministero, come detto, è senza portafoglio. Tale programma prevede delle risorse disponibili in un piano triennale dal 2007 al 2013.
Anche da questo punto di vista rivolgo una sorta di invito-sfida al Governo, affinché metta il nostro Paese nelle condizioni, come aveva incominciato a fare il Ministro Melandri, di incardinare la progettualità dei nostri comuni e dei nostri giovani all'interno di questo programma europeo, sicuramente ambizioso, ma sul quale il Paese non è mai all'altezza della disponibilità offerteci dall'Europa.

PRESIDENTE. Prendendo spunto dagli interventi dei colleghi, mi sono reso conto che sono stati trascurati involontariamente dei passaggi che ritengo abbiano una certa importanza (ho preso nota dei vostri interventi e dei risultati delle discussioni di questa mattina).
Vorrei segnalare che l'articolo 48, comma 5, del Trattato di Lisbona stabilisce che: «Qualora al termine di un periodo di due anni, a decorrere dalla firma di un trattato che modifica i trattati, i quattro quinti degli Stati membri abbiano ratificato detto trattato e uno o più Stati membri abbiano incontrato difficoltà nelle procedure di ratifica, la questione è deferita al Consiglio europeo». Ebbene, noi abbiamo completato questo articolo con la nostra aspirazione.
Ministro, quale pensa che possa essere l'atteggiamento del Governo, di fronte a una paralisi dettata da una minoranza, oggi dell'Irlanda, domani della Lituania, dopodomani di un altro Paese?
Il secondo argomento è più tecnico - mi ha sorpreso che non sia stato sottolineato - e si riferisce anche alla sua audizione, nel corso della quale faceva riferimento alla circostanza che nelle istituzioni europee (è un tasto che lei ha sottolineato con l'aggettivazione «dolente») non possiamo contare su una più significativa presenza dei nostri funzionari.
Lei affronta questo tema molto bene, parlando di quantità e qualità, ma viene trascurato un passaggio molto importante che è stato qui rilevato.
Otto anni fa, in una mia visita presso l'Unione europea, ho fatto presente la situazione di disagio in cui si trovano i nostri funzionari, o parte del nostro personale, che, trasferendosi a Bruxelles, non solo non beneficia di alcun avanzamento di qualifica o di carriera, ma addirittura, come lei ben sa, quando torna in Italia, non può riprendere il posto precedentemente occupato.
Tutto questo, ovviamente, limita la richiesta di trasferimento, che spesso è circoscritta a persone che hanno un destino


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simile a coloro che dall'America orientale andavano verso il west per cercare avventure e spesso trovavano sventure.
Mi spiace ricordare questo episodio, ma ci sono coloro che, invece, con benefici, incentivi e spinte del proprio Governo occupano i piani nobili della Comunità, mentre i nostri stazionano ai piani bassi, beninteso con qualche eccezione.
Da ultimo, affronto un argomento che è stato trascurato dai colleghi, quello relativo all'Unione per il Mediterraneo di cui si è parlato questa mattina.
Signor Ministro, noi riteniamo che, ultimato il periodo di presidenza francese - con l'abilità nella comunicazione della signora Bruni e del Presidente Sarkozy - occorra far ricordare che il Paese mediterraneo per eccellenza è l'Italia.
Le do la parola, Ministro Ronchi, per la replica.

ANDREA RONCHI, Ministro per le politiche europee. Innanzitutto ringrazio il presidente della Commissione; permettetemi poi di ringraziarvi tutti per il clima e l'operosità positiva di questi nostri lavori. Certamente, colgo l'importanza di questa giornata, nel corso della quale avete approvato all'unanimità il Trattato di Lisbona. Sapete quanto mi sia impegnato e battuto, anche perché, come impegno del Governo e del Presidente della Camera, Gianfranco Fini, avevamo voluto incardinare la questione prima delle vacanze estive. Ciò è avvenuto al Senato e, nei prossimi giorni, vi sarà la definitiva approvazione da parte di questo ramo del Parlamento.
Scusatemi se, nel dare le risposte, non seguirò pedissequamente l'ordine in cui sono state poste le domande.
Innanzitutto vorrei soffermarmi su quanto detto a proposito della comunicazione, in particolar modo dalla collega, che condivido.
Faccio una piccolissima disamina. Come sapete, qualche giorno fa sono andato a rendere doveroso omaggio al Capo dello Stato, al quale ho rappresentato il lavoro del mio Dicastero e delle Commissioni e ho avuto l'onore di essere trattenuto a lungo in questo colloquio.
Parte del nostro ragionamento è stato dedicato proprio al tema dell'informazione, non perché nell'altra vita facessi il giornalista, ma perché senza dubbio questo è un tema a me molto caro. Da tempo, ho fatto presente agli organi di informazione pubblici, e non solo, l'importanza della comunicazione.
Certamente, non possiamo chiedere al cittadino italiano ed europeo di condividere, partecipare, apprezzare, capire e sostenere il percorso europeo se, al di là della brutta faccia che ha oggi l'Europa, non rendiamo una corretta informazione.
Ricorderete che dopo la bocciatura dell'Irlanda ebbi a dire che era stata sconfitta un'idea brutta dell'Europa, fredda e senz'anima.
Condivido quanto diceva l'amico Bellotti sulle radici nuove che deve avere l'Europa, sull'impatto di un'Unione fatta di valori e di idealità, per poter mettere in piedi un sentimento e un'anima, in modo da avvicinarla ai cittadini e non farla sentire lontana.
Il tema della comunicazione è fondamentale.
Qualche giorno fa, dopo il colloquio con il Capo dello Stato, ho avuto modo di riprendere questo tema con importanti esponenti della RAI e ho chiesto uno sforzo maggiore.
Mi rendo conto che in questo campo entrano in gioco le tematiche dell'audience e del collegamento con la pubblicità, ma ribadisco con forza - credo di interpretare il pensiero di tutti - che il servizio pubblico, al di là della pubblicità e degli ascolti, ha fondamentalmente un ruolo non dico di indirizzo, ma di informazione.
Si è citata una necessità molto giusta: quella di raccontare la storia dei padri della Patria. Sono anni che mi batto - anche in Commissione di vigilanza, nella passata legislatura - affinché vengano raccontate le storie della nostra Italia, che la gente non conosce. Non le storie fumettate, strappalacrime, che danno alle giovani generazioni un'idea sbagliata dell'Italia


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prima della guerra, durante la resistenza, o nei primi anni della liberazione.
Penso che raccontare con indipendenza e asetticità le belle figure della nostra Italia - non esiste soltanto la brutta Italia, ma anche un'Italia meravigliosa che non si conosce - di certo contribuisce a sanare dei vuoti che, purtroppo, la scuola non colma da anni.
Oltre a ciò, in questo modo, si pongono all'attenzione del grande pubblico figure che, se va bene, qualcuno conosce attraverso i libri, senza però capire l'importanza, le radici o la storia del personaggio in questione, chiunque esso sia - ovviamente parliamo di personalità positive -, radicato nella nostra Italia.
Oggi, però, la situazione è drammatica. Il Grande fratello ha indici di ascolto incredibili. Al contrario, quando si va a parlare di argomenti di questo tipo, la gente cambia canale, perché ci sono più di mille opportunità, dallo sport ai film e quant'altro, per cui, chiaramente, non si presta attenzione a temi di questo genere. Penso che, soprattutto in vista delle elezioni europee, il servizio pubblico debba assolutamente cambiare rotta.
Alla ripresa dei lavori, mi recherò dal direttore generale (non so chi sarà) e dal presidente della RAI (non so chi sarà) e comunicherò loro, a nome del Governo, di queste Commissioni e mio personale, sia come singolo parlamentare sia come cittadino, un'esigenza, vale a dire che, da settembre in poi, si deve fare la pubblicità non per comunicare che si vota per le elezioni europee a giugno, ma per cercare di far capire in tempo utile l'importanza dell'Europa.
Prima che la campagna elettorale, giustamente, si concretizzi in un dialogo acceso tra parti politiche, c'è tutto il tempo per poter raccontare, spiegare e far capire, al di fuori dei luoghi comuni, il valore fondante dell'Europa. Per questo, abbiamo dato un grande valore all'approvazione del testo del Trattato di Lisbona.
A mio avviso, infatti, ancora una volta l'Italia non ha perso l'occasione per ribadire la piena adesione, non tanto a un trattato, quanto a uno spirito.
Personalmente - lo faccio per me stesso e per il ruolo politico che ricopro - mi batterò affinché ci sia una inversione di tendenza sotto il profilo della comunicazione e dell'informazione.
Nel mio Ministero, a settembre, sarà aperto l'ufficio delle relazioni con il pubblico che esisteva già. Anche se non abbiamo alcun tipo di fondo, cerchiamo di massimizzare le strutture, per far sì che, per quel poco che possiamo, il pubblico sia a conoscenza della situazione. Il nostro sito viene aggiornato quotidianamente per cercare non dico di invogliare, ma di rappresentare una finestra di informazione il più utile possibile e per dare al cittadino tutte le risposte alle domande che vuole porre.
Non sono molto ottimista in proposito, ma farò tutto ciò che posso per migliorare la situazione, con il vostro sostegno e anche con quello del Governo. Infatti, in uno degli ultimi Consigli dei Ministri, il tema dell'informazione è stato affrontato, al di là delle strutture relative al modo in cui l'Italia viene rappresentata all'estero.
Parlerò di questo argomento tra qualche istante, ma certamente il gap di informazione esiste.
È vero che l'Europa non ha dato il meglio di sé, ma è altrettanto vero che noi non abbiamo fatto nulla nel corso di questi dieci anni per raccontare cosa sia l'Europa, se non in prossimità di una campagna elettorale, presentando il candidato di turno per cercare di prendere qualche preferenza e sbarcare in Europa.
Vi assicuro che questo è un tema che sento profondamente mio e, per quel poco che posso, farò di tutto per cercare di iniziare un piccolo cambio di strategia.
Per quanto riguarda il discorso dei funzionari, a cui il presidente faceva riferimento, ho trovato una situazione disastrata, come tutti voi potete ben sapere. Sono stato a Strasburgo qualche settimana fa e ho incontrato i rappresentanti di Confindustria, di Confcommercio e delle più grandi imprese. È stato lanciato un forte grido di aiuto, per realizzare un cambio di passo anche in questo ambito. Adesso stiamo ragionando per trovare il


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modo per sostenere gli italiani, affinché siano competitivi, visto che gli altri Paesi fanno esattamente così.
Tutto ciò nella trasparenza; non dobbiamo certamente agire secondo logiche di parte, ma premiare i migliori (e ce ne sono). Non è vero che siamo figli di un dio minore e che gli altri sono bravi e noi no. Non è affatto così! È necessario coinvolgere le parti sociali e sindacali, l'impresa, la politica, il Ministero. Il Ministro Frattini l'ho trovato più che sensibile, proprio perché ha vissuto questa grande esperienza come vice commissario.
Spero che da settembre riusciremo a mettere insieme un progetto a medio termine, per far sentire ai nostri funzionari che sono bravi e qualificati. Per quel periodo, speriamo di poter portare a casa un risultato importante, ossia la promozione di alcuni nostri dirigenti molto qualificati, al di là degli schieramenti politici che sinceramente, quando siamo in quella sede, non mi interessano.
Mi interessa soltanto che l'italiano abbia tutte le garanzie di qualità e di meritocrazia, per far fare una gran bella figura all'Italia. La condizione della qualità è essenziale.
Rassicuro la Commissione circa il fatto che da questo punto di vista mi sto impegnando, per quello che posso e, ad onor del vero, devo riconoscere di trovare una grande sensibilità su questi temi.
Mi rivolgo al collega Gozi che ha parlato del Trattato di Lisbona. Oggi è stata una giornata importante. Tra qualche giorno lo affronteremo. Sono convinto che lo porteremo a casa e che sarà un bel segno dell'Italia in Europa.
Veniamo adesso agli argomenti che non ci trovano d'accordo, partendo dal pacchetto sicurezza.
Sono stato appositamente a Strasburgo per parlare con il Commissario Hammarberg, con il quale mi sono intrattenuto per tre ore. Il Commissario aveva una idea del tutto distorta di quello che succedeva in Italia. Ci mancava soltanto che mi raccontasse che c'erano gli indiani che venivano fucilati dai cowboy, per il resto mi ha detto di tutto. Oggettivamente, mi sono trovato di fronte una persona molto seria e particolarmente sensibile alle tematiche dell'infanzia.
Quando gli ho raccontano la nostra esperienza, si è trovato spiazzato, perché, di fatto, non dico che fosse male informato, ma probabilmente aveva letto un certo tipo di stampa che aveva surrogato la verità.
In particolar modo, lo ha colpito molto l'assalto al campo nomadi a Napoli.
Gli ho raccontato - e lui lo ignorava ma, siccome porto con me diversi appunti, gli ho fatto leggere alcuni articoli di giornali italiani appositamente tradotti -, che la persona era condannabile.
Avevo parlato personalmente con il custode, il prefetto e il Ministro degli interni, per chiedere la massima repressione (con questo termine intendevo che fossero presi i responsabili e che fosse buttata via la chiave).
Tuttavia, gli ho anche raccontato l'esasperazione di quel quartiere, che poco dopo ho visitato. Inoltre, gli ho spiegato che certamente alla base di questa situazione c'è un contesto particolare - chi è di quella zona mi può capire -, ma c'è anche una forte indignazione popolare. Qualche ora prima, infatti, una bambina di sei mesi era stata strappata dalle mani del nonno da una zingara che poi era stata fermata dalla folla inferocita in mezzo alla strada.
È chiaro che la giustizia «fai da te» non fa parte della nostra cultura d'accoglienza e che è da condannare senza «se» e senza «ma». È chiaro anche che le Forze dell'ordine - alle quali va il mio ringraziamento - devono avere la piena possibilità di portare avanti il loro lavoro, ma non possiamo neanche giudicare un evento senza conoscerne le cause.
Gli ho ricordato che era un nonno e gli ho chiesto che cosa avrebbe fatto se io fossi entrato in casa sua strappandogli dalle mani la nipotina di sei mesi. Mi ha guardato senza poter rispondere nulla.
Per questo, oggi, trovo ingiustificato, sbagliato, profondamente scorretto e strumentale, per non dire di peggio - perché sono in una sede istituzionale di cui ho profondo rispetto - l'attacco alle Forze


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dell'ordine, alle quali credo che tutti noi dobbiamo rendere omaggio e dire grazie per il grande lavoro che stanno svolgendo.
Mi sono recato al CPT di Lampedusa: sto girando nei campi, sto osservando quella realtà. Per fortuna, abbiamo delle grandi Forze dell'ordine che, con profondi sacrifici, non badando certamente alle ore di straordinario e in condizioni climatiche e ambientali terribili, svolgono un grandissimo lavoro di solidarietà e accoglienza, trattando i bambini come fossero i loro figli.
Ebbene, oggi questo attacco è strumentale, ingiustificato e falso. Farò in modo che il Governo, a nome degli italiani, respinga al mittente tale accusa, perché non è vera, è falsa e pretestuosa.
Non si offendano gli amici del centrosinistra, perché so che neanche loro condividono questa situazione in cuor loro, ma credo che questa situazione sia figlia di una pretestuosità ideologica che, qualche volta, traspare in Europa.
A questo punto, arrivo al discorso della comunicazione con la Commissione.
Ho seguito in prima persona la questione delle impronte, quindi parlo di ciò che so e delle vicende di cui mi sono occupato. Sono andato al Parlamento europeo, ho incontrato Pöttering e i parlamentari europei. A parte qualche esempio di folklore da parte dei rappresentanti di qualche partito, ho capito che anche nel centrosinistra c'è la consapevolezza della gravità della situazione che oggi viviamo in Italia.
Possiamo divergere sulle modalità, però, ci sono state anche lì, come in Italia - ricordo Rutelli - delle aperture su un indirizzo nuovo.
Ieri sera, in un dibattito che ho avuto con il Presidente della Caritas, Monsignor Di Tora, a Cortina, ho avuto modo di spiegargli che non siamo contro l'accoglienza, né contro l'immigrazione. Peraltro, sono figlio di un padre immigrato, quindi, tutto potrei fare, tranne che dire questo.
Tuttavia, un conto è essere accoglienti, favorire e lavorare pancia a terra per l'integrazione degli immigrati; un conto è avere quella che chiamo l'accoglienza becera, che significa dare manforte al racket, alla criminalità, creare problemi di insicurezza, non garantire i diritti degli immigranti, che invece svolgono perfettamente il loro lavoro, si sono integrati e stanno nelle nostre famiglie.
Credo che non si possa generalizzare. Alla fine, anche lo stesso monsignor Di Tora, che ha avuto la possibilità di ragionare insieme al sindaco Alemanno, ha convenuto su un certo tipo di strategia.
Dopodiché, ognuno è libero di pensare che si poteva fare meglio. Sono il primo ad essere aperto a tutti i tipi di confronto. Credo, però, che su questo tema bisogna lasciar perdere le iniziative di parte e andare nel concreto.
Condivido molto il discorso di qualche esponente della politica, togliendo di mezzo i partiti, che ha cercato, a volte, di usare il Parlamento europeo, o l'istituzione europea per avere delle rivalse di quarta lega in Italia. Questo comportamento non solo non giova a chi lo assume, ma credo che non faccia bene neanche al sistema nazionale in quanto tale.
Ritengo che su certi temi sia necessario, pur nella diversità delle opinioni e tenendo conto del dibattito politico tra parti contrapposte, cercare di trovare un minimo comune denominatore. Del resto, se così non accade, è tutto il sistema Italia che ne risente e che ne esce tutto sommato sfilacciato.
A Pöttering, ho rappresentato le modalità delle nostre iniziative, anche con il Commissario in questione. Credo che se si fosse messo da parte il tentativo di rivalsa, un po' banale, su questioni nazionali, probabilmente il Parlamento europeo non avrebbe votato.
Capisco la differenza dei settanta dal PPE. Sono convinto, tuttavia, che se non ci fosse stato il tentativo forzato e forzoso di sollevare in sede europea una questione nazionale, per una presunta rivalsa, o per mettere in difficoltà il nostro Governo - anche se poi non è stato così -, probabilmente avremmo lasciato tempo al Commissario di lavorare e al Ministro Maroni


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di comunicare, come poi ha fatto, tutti i risultati di ciò che stava accadendo e del censimento nelle sue reali modalità.
Probabilmente, dunque, si sarebbe evitato di fare una brutta figura.
Questo, ovviamente, fa parte della dinamica dei singoli parlamentari. Lo ripeto, non c'entrano i partiti, o almeno voglio sperarlo. Credo, quindi, che sul pacchetto sicurezza stiamo andando avanti.
Come vedete, parte di ciò che è all'interno del dispositivo, una volta che si legge, non è come è stato rappresentato. Ovviamente, respingo tutte le accuse false, becere e strumentali di xenofobia.
Mi onoro di quanto stiamo portando avanti. Ieri sera, in giro per l'Italia, ho constatato il consenso che vi è nel Paese. Infatti, se i sondaggi - che certamente non ho condotto io - mostrano che l'87 per cento degli italiani, quindi al di là del centrodestra e del centrosinistra, accolgono lo spirito culturale di queste nostre iniziative, significa che il problema dell'infanzia abbandonata e colpita è sentito.
Si poteva fare meglio? Tutto è perfettibile. Intanto, però, abbiamo cominciato ad intervenire, dove sappiamo che il bambino è la parte più debole e abbandonata.
L'altro ieri, su un importante giornale nazionale è stato raccontato l'interrogatorio di due bambini borseggiatori di cinque anni. Gli psicologi hanno potuto notare con chiarezza il relè di condizionamento cerebrale, a causa del quale, per salvaguardare i propri genitori, erano arrivati a disconoscere la loro paternità. Ebbene, siamo giunti a un livello tale di aberrazioni e sevizie psicologiche che credo che un essere umano debba per forza cercare drasticamente di reagire, per eliminarle.
Rivendico con forza e con onore ciò che stiamo facendo, rimanendo aperti a tutti i supporti e i ragionamenti che possono venire, anche perché vediamo che, in pratica - e questo lo può testimoniare la Croce rossa, tra gli altri -, tutto ciò di cui siamo stati accusati in realtà non era vero.
Sono d'accordo su quanto è stato detto a proposito della legge comunitaria. Stiamo lavorando per poterla anticipare. Del resto, sono solo 50-60 giorni che siamo al Governo.
A settembre la legge comunitaria verrà portata se non al primo, al secondo Consiglio dei Ministri. Sarà mio compito venire in Commissione e discuterla insieme, perché penso che questo sia un dovere che va al di là del rispetto parlamentare.
Per quanto riguarda le infrazioni, la scorsa settimana ho predisposto una relazione in Consiglio dei Ministri, dove ho portato, senza rivendicare meriti a nessuno, i dati che sono sul tavolo.
Al di là del decreto anti-infrazioni, stiamo lavorando molto, per cercare di toglierci questo primato, che certamente non ci fa onore.
Come ho già avuto modo di dirvi nella scorsa occasione, ho confermato in toto la struttura di missione e non ho chiesto né nomi, né cognomi, né, tantomeno, le tessere di partito. Siccome mi avevano detto che erano bravissimi e dal momento che l'ex Ministro Bonino mi aveva fatto un'ottima presentazione di questi funzionari, li ho confermati tout court. Credo infatti che il tema sia delicatissimo e che occorra grande qualità, competenza e una profonda conoscenza della materia. Personalmente, sono sempre contrario al pressappochismo, soprattutto in una materia così complicata.
Vi posso dire che su tante questioni, dalla CO2 alle infrazioni comunitarie e quant'altro, stiamo avendo buoni risultati. Spero che per fine novembre raggiungeremo un grande obiettivo. Mi auguro che il Padreterno ci assista, ma stiamo lavorando con lena, proprio per riportare l'Italia ai livelli europei anche sotto questo punto di vista.
Venendo alle ulteriori osservazioni, non sapevo che non fosse possibile vedere la partita di calcio all'estero. Contatterò il capo dello sport, De Luca, e gli chiederò il perché di tale impedimento (lo dico da ex calciatore molto scarso, nonché da grande tifoso della nazionale e della Roma).

PRESIDENTE. Il Ministro non ha bisogno dei miei suggerimenti, ma più che


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rivolgersi alla RAI si dovrebbe rivolgere alla Lega calcio che lo impedisce.

ANDREA RONCHI, Ministro per le politiche europee. Certo. Però credo che anche la RAI dovrà fare un'azione di forza presso la Lega calcio, anche perché qui non c'è un problema di diritti. Spero di aver risposto ai quesiti e di non aver tralasciato nulla.

PRESIDENTE. Tornando al tema dei funzionari, quando parlavamo del potenziamento della presenza italiana presso le istituzioni europee, il passato Governo aveva proposto un disegno di legge, che poi è stato stralciato, in quanto ritenuto estraneo alla materia, che tuttavia riguardava esclusivamente l'attivazione di tirocini.
Il problema si riscontra quando il personale in questione torna nel proprio Paese e risulta penalizzato rispetto agli altri. In proposito, è stato riportato un esempio, che stavo per respingere per estraneità al tema, ma che voglio citare perché rende l'idea: è come nei casi di gravidanza.
Questo è l'aspetto più delicato.

ANDREA RONCHI, Ministro per le politiche europee. Nel recepire quanto detto dal Presidente, mi assumo l'impegno di parlare con il Presidente del Consiglio, per lavorare anche su questo tema.
Lo ripeto, la presenza dei funzionari italiani nelle istituzioni europee è un nostro pallino e dobbiamo assolutamente trovare il modo, concretamente, per invertire tale tendenza.
In ultimo, vorrei ringraziarvi per il modo fattivo e amichevole con cui abbiamo cominciato a lavorare. Avete sottolineato più volte la necessità della mia presenza in Commissione. Cercherò di garantirla, compatibilmente con la mole di lavoro che occorre portare avanti (chi conosce la situazione europea può capirlo).
Mi occuperò personalmente, e non soltanto attraverso il mio ufficio, di questo lavoro, che credo sarà molto produttivo.

SANDRO GOZI. Intervengo solo per ringraziare il Ministro e ricordargli il nuovo programma triennale su Lisbona e la necessità di ragionare su una cooperazione per la direttiva servizi.

ANDREA RONCHI, Ministro per le politiche europee. Per quanto riguarda la direttiva sui servizi, sono assolutamente d'accordo a iniziare da settembre le consultazioni, ovviamente, sarà il presidente a indicare le disponibilità, compatibilmente con le mie.
Questa mi sembra una bellissima idea, perché ci permette anche di ascoltare i consigli che potranno venire. Questo è un modo di lavorare che condivido. Quindi, sono totalmente d'accordo nel portarlo avanti.

PRESIDENTE. Nel ringraziare il Ministro per le politiche europee, Andrea Ronchi, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,30.

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