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Il Presidente Luigi Chinaglia

Luigi Chinaglia è nato a Montagnana (PD) il 28 gennaio 1841 ed è morto a Montagnana (PD) il 21 luglio 1906. Studente universitario alla facoltà giuridica di Padova, si arruola nel 1859 nei corpi franchi emiliani; quando si scioglie l'esercito della Lega dell'Italia centrale raggiunge Garibaldi con la spedizione Cosenz e prende parte alla battaglia del Volturno. Nel 1861 si laurea in giurisprudenza a Napoli e l'anno seguente ottiene una seconda laurea all'Università di Pisa. Nel 1862 è con Garibaldi ad Aspromonte, viene arrestato e trascorre alcuni mesi rinchiuso nel forte di Bard; si stabilisce poi a Brescia dove intraprende la carriera forense ma è anche attivo membro del comitato locale degli esuli veneti. Parte volontario e partecipa ai combattimenti della guerra del 1866, e al termine del conflitto può tornare - con la liberazione del Veneto - a Montagnana; qui è dapprima consigliere comunale, poi viene eletto nel 1868 al consiglio provinciale; nel 1874 entra nel Parlamento, ove siederà per dieci legislature. Si schiera su posizioni moderate di centro-destra e si mostra assiduo frequentatore dei lavori parlamentari, partecipa a numerose commissioni e si segnala per un intervento sugli educandati femminili e sull'istruzione della donna; nel 1894 fa parte della commissione, composta da cinque deputati, che esamina il famoso plico presentato da Giolitti a difesa del suo operato nella questione della Banca Romana. Vicepresidente della Camera, ne diventa presidente il 30 maggio 1899 (ricevendo 223 voti contro 193 andati a Zanardelli) ma affronta l'ostruzionismo dell'Estrema Sinistra con molte esitazioni ed in modo contraddittorio, e non ha sufficiente energia per far approvare i decreti-legge sulle misure di pubblica sicurezza, divenendo inviso all'opposizione ed al governo. A seguito degli incidenti del 30 giugno, dopo aver sospeso una prima volta la seduta, di fronte a nuove intemperanze (viene sottratta l'urna delle votazioni) abbandona l'aula e chiede la chiusura della sessione. Pur essendo rieletto ancora una volta deputato nel 1900 si ritira deluso dalla politica attiva e anche dopo la nomina a senatore (4 marzo 1900) prenderà raramente parte all'attività del Senato.