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Temi dell'attività Parlamentare

Il terzo decreto anti-crisi (D.L. 78/2009)

L'andamento economico sfavorevole in corso nel 2009 persiste per tutto il primo semestre dell'anno, peggiorando, pur in presenza dei due decreti legge anti-crisi n. 185/2008 e n. 5/2009 già intervenuti, le previsioni sui conti pubblici per l'anno 2009 medesimo e per quello successivo. Con il decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, viene pertanto operato un nuovo intervento volto al rilancio economico. Il provvedimento reca inoltre un aggiornamento della manovra triennale varata nel 2008 con il decreto-legge n.112 del 2008.

Composizione e finalità del nuovo intervento

Il quadro previsionale dei conti pubblici delineato nel mese di aprile dalla Relazione unificata sull’economia e la finanza pubblica manifesta anche nei mesi successivi una tendenza al peggioramento, a causa del persistere della crisi economica. Nel Documento di programmazione economico-finanziaria (DPEF) 2010-2013, presentato alle Camere nel mese di luglio, il Pil per il 2009 viene stimato su un valore negativo del 5,2 per cento, rispetto al -4,2 per cento previsto nella RUEF, ed analoghe dinamiche si registrano per tutti gli indicatori di finanza pubblica.

All’inizio del mese di luglio viene pertanto emanato il decreto-legge n. 78/2009 che, aggiungendosi alle misure già adottate con il decreto-legge n. 185/2008 e con il decreto-legge n. 5/2009, dispone un ulteriore intervento volto al contrasto della crisi ed al rilancio dell’economia. Il provvedimento conferma il criterio della prudenza fiscale che ha già caratterizzato i due precedenti decreti, disponendo impieghi pari complessivamente, secondo quanto stimato con riferimento al testo iniziale del provvedimento, a circa 11,5 mld. di euro per il quadriennio 2009-2012 – poi saliti a circa 17 mld. a seguito delle modifiche introdotte nel corso dell’esame parlamentare - per i quali la copertura è recata nelle maggiori entrate e nei risparmi di spesa derivanti dalle disposizioni del provvedimento medesimo, senza aggravi sui saldi di finanza pubblica.

Tali risorse sono reperite principalmente mediante:

  • un rafforzamento della lotta all’evasione ed all’elusione fiscale, con un potenziamento dell’attività di riscossione e riorganizzando il sistema delle compensazioni fiscali consentite alle imprese ( 3,8 mld.);
  • misure di contrasto al fenomeno dei cosiddetti paradisi fiscali ed agli arbitraggi fiscali internazionali operati attraverso le controlled foreign company (2,8 mld.);
  • l’incremento delle entrate fiscali e contributive determinato dalla regolarizzazione dei lavoratori adibiti alle funzioni di colf e badanti, attraverso il pagamento di un contributo forfetario di 500 euro per lavoratore (1,5 mld) nonché, sempre in materia previdenziale, le minori spese generate dall’aumento graduale dell’età pensionabile delle donne che lavorano nelle pubbliche amministrazioni (0,6 mld.);
  • l’introduzione dell’obbligo del versamento della ritenuta d’acconto del 20% sulle somme pignorate presso terzi (0,9 mld.).

Per quanto concerne gli impieghi possono tra l’altro segnalarsi:

  • l’esclusione dall’imposizione del reddito d’impresa, a decorrere dal periodo d’imposta 2010, del 50% degli investimenti in macchinari ed attrezzature (4,5 mld.);
  • un più rapido ammortamento dei beni strumentali e nuove procedure per la svalutazione a fini fiscali dei crediti in sofferenza (0,2 mld.);
  • l’aumento della dotazione del Fondo per la compensazione degli effetti finanziari non previsti a legislazione vigente, nonché del Fondo per le opere strategiche della Presidenza del Consiglio dei ministri (1,4 mld.);
  • l’incremento del Fondo per gli interventi strutturali di politica economica per 1,9 mld. nel 2012 (e per ulteriori importi negli anni successivi);
  • una deroga al Patto di stabilità che consente agli enti locali che abbiano rispettato il Patto medesimo di escludere dal computo del saldo alcune tipologie di pagamenti in conto capitale (2,2 mld).

Contestualmente alla entrata in vigore del decreto-legge in esame, è stato emanato il decreto-legge n. 103/2009, che ne ha modificato alcuni aspetti. In particolare è stata modificata la disciplina sulla regolarizzazione dei capitali detenuti all’estero, cosiddetto scudo fiscale, di cui è stato ampliato l’ambito di applicabilità, come più analiticamente illustrato nell’apposito tema.

Le maggiori entrate derivanti dalla misura in esame, non quantificate nel provvedimento, affluiscono ad apposita contabilità speciale per essere destinate all'attuazione della manovra di bilancio per gli anni 2010 e successivi.

Effetti del provvedimento sui conti pubblici

Il vincolo della neutralità sui saldi finanziari mediante cui è stato operato l’intervento di rilancio contenuto nel decreto-legge in esame ne comporta una limitata efficacia correttiva sui conti pubblici. Il provvedimento, come precisa espressamente il DPEF, non incide sul livello dell’indebitamento per gli anni 2009-2012, determinando solo nel 2013 una marginale riduzione del deficit per 0,1 punti percentuali. Esso tuttavia determina una ricomposizione tra alcune voci dei conti medesimi, in tal modo aggiornando ed operando una “manutenzione” della manovra varata lo scorso anno con il decreto-legge n. 112 del 2008, cui si rinvia.

Il quadro dei saldi di finanza pubblica permane pertanto negativo nei primi anni del quinquennio considerato dal DPEF, in cui si prevede un indebitamento netto pari al 5,3 per cento del PIL nel 2009 ed al 5 per cento nel 2010, per giungere al 3,7 per cento al termine del periodo di previsione (2013). Peraltro, a seguito delle modiche apportate al decreto-legge n. 78/2009 nel corso dell’esame parlamentare, nonché in conseguenza di una evoluzione della crisi economica leggermente meno negativa di quanto previsto, nella Nota di aggiornamento presentata alle Camere a fine settembre, si prevede un andamento lievemente più positivo dei conti pubblici: l’indebitamento netto viene stimato infatti in miglioramento di complessivi 0,5 punti percentuali negli anni dal 2011 al 2013 rispetto a quanto previsto nel DPEF.