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La revisione dello strumento militare in Gran Bretagna, Francia e Germania

L’esercito britannico ha una forza totale di 102 mila uomini. È organizzato in sei divisioni, ognuna composta da un numero variabile di brigate (da due a sei), più una brigata d’assalto aviotrasportata. Solo la prima e la terza divisione sono unità operative, cioè unità che possono essere realmente schierate in tetri operativi. La sesta divisione è un quartier generale costituito temporaneamente per comandare le truppe ISAF del Comando regionale Sud in Afghanistan. Le rimanenti divisioni sono mere unità amministrative regionali, che sovrintendono all’addestramento delle unità inferiori (brigate, battaglioni) che verranno poi inviate in missione in appositi gruppi di battaglia (battlegroups). Questi gruppi, tipicamente di 600-700 uomini, sono costituiti attorno ad un battaglione di fanteria o ad un reggimento corazzato ai quali vengono aggiunte unità di artiglieria e/o anticarro, genieri, antiaerea, etc., a seconda dell’impegno previsto. L’aviazione britannica (Royal Air Force, RAF) è strutturata in tre comandi operativi, denominati “gruppi”, responsabili rispettivamente per: le unità da combattimento (1° Gruppo), da trasporto tattico e strategico nonché per attività ISTAR (Intelligence, Surveillance, Target Aquisition and Recoinnassance), 2° Gruppo, ed infine il 22° Gruppo per il reclutamento e l’addestramento del personale. La RAF ha attualmente a disposizione circa 1.002 velivoli di vario tipo, 650 dei quali sono da combattimento, e impegna circa 42 mila regolari e 2.500 volontari. La marina britannica (Royal Navy, RN) dispone di venticinque navi da combattimento di superficie e di undici sottomarini, più unità per il contrasto alle mine, per il controllo delle coste, unità da sbarco e anfibie, e unità logistiche e di supporto. Questa struttura è in procinto di subire notevoli modifiche. Il giorno successivo alla pubblicazione della National Security Strategy il governo britannico ha reso pubblica anche la Strategic Defence and Security Review (SDSR), il documento con il quale il governo ed i vertici militari hanno pianificato la forma delle forze britanniche che opereranno nei prossimi dieci anni, sulla base del contenuto della NSS. La SDSR si apre con la netta constatazione che la difficile situazione economica costringerà ad effettuare tagli che gli stati maggiori britannici avrebbero preferito evitare, ma che erano comunque necessari dato che la “sicurezza nazionale dipende dalla sicurezza economica, e viceversa”.

Il premier Cameron ha annunciato che il bilancio della difesa subirà nei prossimi quattro anni tagli pari solo all’8% del bilancio, e cioè inferiore a quelli inizialmente temuti del 10 o addirittura 20%. Cameron.

Per quanto riguarda l’impatto della riforma sulla struttura delle forze, nei prossimi quattro anni le forze britanniche verranno ridotte di ben diciassettemila unità: settemila uomini in meno per l’esercito, e cinquemila ciascuna per aviazione e Royal Navy. Le forze speciali rimangono invariate. La componente terrestre verrà riorganizzata sulla base di cinque brigate multiruolo, ognuna di circa 6.500 uomini e autosufficiente, più una brigata di assalto dall’aria (i parà). L’acquisizione di materiali privilegerà in particolare quelli utili in scenari tipo afgano: veicoli multiruolo leggeri e medi, artiglieria leggera, elicotteri di appoggio, assetti per l’intelligence (come gli aerei senza pilota o UAV, umanned aerial vehicles). I carri armati pesanti tipo Challenger verranno tagliati del 40%, e l’artiglieria pesante del 35%. La marina perderà invece quattro fregate, e vedrà ridimensionata la sua componente anfibia e da sbarco, mentre quella sottomarina che assicura la deterrenza nucleare verrà rinnovata.

In Francia, l’approvazione del Libro bianco del 2008 ha comportato l’adozione di una nuova legge di programmazione militare che ha l’obbiettivo di esprimere nel dettaglio le modifiche allo strumento militare necessarie per eseguire la strategia espressa nel libro bianco. La Loi de programmation militaire (LPM), che guida la politica militare nell’orizzonte temporale 2009-2014, è un documento molto ampio che include non solo la pianificazione per aree delle acquisizioni militari, ma anche l’organizzazione dei poteri pubblici della difesa e la loro ristrutturazione, le modalità della cessione delle installazioni della difesa e la riconversione dal militare al civile di alcune industrie, e tematiche relative alla politica industriale della difesa come l’incoraggiamento di partnership pubblico-private, ed altro ancora. Per quanto riguarda la trasformazione dello strumento militare, la Loi de programmation militaire si basa sulle cinque “funzioni strategiche” individuate dal Libro bianco: conoscenza e anticipazione, deterrenza, protezione, prevenzione. I materiali afferenti alla funzione conoscenza e anticipazione avranno la priorità sugli altri. Essi permettono di fornire ai responsabili politici e militari gli elementi di previsione e di conoscenza della situazione necessari per impostare e applicare un strategia di sicurezza e difesa. I fondi riservati ai materiali afferenti a questo dominio dovrebbero addirittura raddoppiare entro il 2020. Particolare ruolo dovranno svolgere in questo campo i sistemi satellitari. La Francia dispone già di un sistema di osservazione della terra ottico e infrarosso (Helios 2) ed ha stretto accordi con Italia e Germania per lo scambio di immagini satellitari (rispettivamente con i sistemi Cosmo Skymed e SAR Lupe). Verrà poi lanciato un sistema di osservazione ottico ad alta risoluzione (MUSIS), in cooperazione con Italia, Germania, Spagna, Belgio e Grecia. Ceres, sistema spaziale di ascolto elettromagnetico, dovrebbe essere operativo per il 2016. Altri strumenti fortemente sostenuti dalla LPM sono sensori aviotrasportabili per l’ascolto e la produzione di immagini, e aerei senza pilota. Dal punto di vista numerico, la pianificazione francese prevede per il 2014-2015 forze armate ridotte di ben 54 mila unità, il 75% delle quali appartenenti all’amministrazione ed alle unità di sostegno (cioè i tagli peseranno relativamente poco sulla componente operativa). Gli effettivi dovrebbero quindi raggiungere i 131 mila per l’esercito, 44 mila per la marina e 50 mila per l’aeronautica. La componente terrestre sarà organizzata in otto brigate di fanteria autosufficienti, tre brigate specializzate ed una di forze speciali. Per quanto riguarda l’acquisizione di sistemi e materiali, abbiamo già accennato all’importanza rivestita dalla componente spaziale e cyber (in questo ultimo ambito, da sottolineare la pubblicità resa allo sviluppo di capacità cyber offensive e non più solo difensive). Altre priorità sono gli apparati per la protezione delle forze e per il trasporto e combattimento, in particolare l’acquisto di 650 nuovi veicoli per il trasporto truppe e 25 mila kit Felin per il singolo combattente, altre acquisizioni coerenti con l’importanza attribuita alla funzione strategica “prevenzione”.    

Per quanto riguarda le forze della riserva, le forze armate francesi dispongono di due tipi di riserva: la riserva operazionale (Réserve opérationelle) e la riserva cittadina (Réserve citoyenne). La riserva operazionale è costituita da civili o ex-militari che hanno scelto volontariamente di servire, ed ha l’obbiettivo di rafforzare le capacità militari delle forze armate. I riservisti sono circa quarantamila, più ventimila riservisti della Gendarmeria.

Anche la Francia, quindi, sta provvedendo ad una riorganizzazione piuttosto ambiziosa che combina taglio notevoli alla quantità di truppe (stando però attenti a non intaccare la componente operativa) per aumentare i fondi destinati all’acquisizione di materiali considerati strategici, in primis quelli relativi a compiti di intelligence.

Per quanto riguarda la Germania la svolta nel dibattito è avvenuta nell’ottobre del 2010, con la pubblicazione di un rapporto sulla Bundeswehr da parte di una commissione dell’Ufficio federale del lavoro guidata da un colonnello della riserva. Il rapporto mette sul tavolo una serie di proposte radicali, tra le quali: sospensione della leva a partire da metà 2011, riduzione degli effettivi da 250 a 180 mila, raddoppio delle truppe proiettabili da sette a quattordicimila, dimezzamento della componente civile del ministero. Il rapporto era stato richiesto dall’ex ministro della difesa Karl-Theodor zu Guttemnberg, fermo sostenitore di una riforma del sistema difesa In novembre, il ministro della difesa è stato in grado di annunciare la fine della coscrizione obbligatoria che, approvata in marzo dal Parlamento, è stata effettivamente sospesa a partire da maggio 2011.

Il lavoro di Guttenberg è stato poi completato dal suo successore, Thomas De Maziere, il quale ha approvato un piano di riforma più completo. Gli effettivi verranno ridotti, come consigliato dalla commissione, da 250 a 185 mila. Di questi, tra i cinque ed i quindicimila saranno volontari arruolati per un breve periodo. Il nuovo assetto consentirà di avere circa diecimila militari pronti per intervenire in missioni all’estero – si tratta quindi di una riduzione rispetto ai quattordicimila auspicati dalla commissione. Per quanto riguarda i civili, verranno tagliati ben venticinquemila posti (da 75 a 50). De Maziere ha spiegato che avrebbe voluto una riforma più incisiva, ma che i fondi necessari non erano disponibili. Nel maggio 2011 il Ministero della difesa tedesco ha pubblicato le nuove linee guida della difesa. Esse non contengono significative novità rispetto a quanto già espresso nel libro bianco 2006, ma precisano più chiaramente i livelli di ambizione della Bundeswehr. La capacità di intervento all’estero della Bundeswehr è inserita fermamente nel quadro multilaterale atlantico ed europeo, per il quale viene confermata la cifra di diecimila unità da tenere a disposizione in ogni momento. Le forze armate tedesche dovranno essere in grado di compiere operazioni a tutto spettro, cioè da quelle a più alta intensità fino a operazioni di stabilizzazione. La Bundeswehr deve anche essere in grado di assumere la responsabilità di comando in una operazione multinazionale. Dal punto di vista della cooperazione europea, le linee guida 2011 compiono un passo avanti rispetto al piano De Maziere, annunciando l’inizio di un processo di analisi per suddividere le varie capacità militari nazionali in tre categorie: capacità di importanza critica, che devono essere possedute su base strettamente nazionale; capacità per le quali è possibile ipotizzare una cooperazione con altri attori europei (pooling); e capacità per le quali la Germania può condividere con gli alleati (role and task sharing).