Cerca nel sito

dal 29/04/2008 - al 14/03/2013

Vai alla Legislatura corrente >>

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Fine contenuto

MENU DI NAVIGAZIONE DEL DOMINIO PARLAMENTO

INIZIO CONTENUTO

MENU DI NAVIGAZIONE DELLA SEZIONE

Salta il menu

Strumento di esplorazione della sezione Documenti Digitando almeno un carattere nel campo si ottengono uno o più risultati con relativo collegamento, il tempo di risposta dipende dal numero dei risultati trovati e dal processore e navigatore in uso.

salta l'esplora

Temi dell'attività Parlamentare

Indagine conoscitiva su lavoro nero e caporalato

Nel corso della XVI Lagislatura la XI Commissione ha svolto una indagine conoscitiva su taluni fenomeni distorsivi del mercato del lavoro, quali lavoro nero, caporalato e sfruttamento di manodopera straniera. Nel corso delle audizioni, svolte nel periodo compreso tra settembre 2009 e maggio 2010, sono intervenuti rappresentanti delle parti sociali (Confindustria e organizzazioni sindacali, quali CGIL, CISL, UIL e UGL), delle associazioni di categoria dei settori maggiormente coinvolti (ANCE, Coldiretti, Confagricoltura e CIA), di operatori del mercato del lavoro (Consiglio nazionale consulenti del lavoro), di enti previdenziali e assistenziali (INAIL e IPSEMA), di istituzioni, anche pubbliche, e centri di studio, ricerca e statistica (ISTAT, Censis ed Eurispes), di associazioni che agiscono nel settore del volontariato (CARITAS e Medici senza frontiere), nonché del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL). Il ciclo di audizioni si è concluso, nella seduta del 29 aprile 2010, con l'audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi.

 

Il documento conclusivo dell'indagine (approvato il 26 maggio 2010 con il voto favorevole dei gruppi di opposizione e l'astensione della Lega nord, che ha espresso riserve in merito alle proposte riguardanti il ruolo della manodopera straniera e vari profili connessi ai fenomeni migratori) sottolinea che occorre rifuggire dalla tentazione di fornire ricostruzioni astratte, avulse dai contesti sociali ed economici del Paese, che sono fortemente differenziati a seconda della zona geografica presa a riferimento. Il lavoro nero sembra infatti presentare caratteristiche più strutturali nel Mezzogiorno, mentre appare più legato a forme di evasione ed elusione fiscale nel Nord d'Italia. In linea generale, pertanto, occorre muoversi con un approccio integrato, che preveda la collaborazione e la concertazione di diversi soggetti istituzionali e non, nonché la messa in campo di vari interventi di natura economica, culturale, politica, repressiva, preventiva, fiscale e di regolazione dei flussi migratori, che sappiano coesistere nell'ambito di un progetto di azioni coerenti e coordinate tra di loro, capaci di orientare le azioni pubbliche nel nuovo contesto internazionale caratterizzato dalla liberalizzazione dei servizi e dalla libera circolazione delle persone.
Per quanto concerne, in primo luogo, i profili connessi alle politiche migratorie, preso atto della rilevanza strategica assunta dalla manodopera straniera nel nostro attuale sistema economico e produttivo (a causa di evidenti ragioni demografiche e culturali che hanno condotto i giovani italiani ad abbandonare talune forme di impiego, ritenute non più qualificate e remunerative), il documento evidenzia la necessità di semplificare le procedure per il rilascio del permesso di soggiorno a favore degli stranieri regolarmente presenti sul territorio, estendere il periodo di soggiorno per ricerca di lavoro (oggi limitato a 6 mesi) e sburocratizzare la normativa sul rinnovo dei permessi stagionali.
Partendo dalla constatazione che il lavoro nero costituisce un elemento di alterazione della competizione tra imprese, occorre poi introdurre strumenti volti a premiare i comportamenti imprenditoriali virtuosi e a sanzionare pesantemente i trasgressori, avendo peraltro cura di discernere tra violazioni sostanziali e violazioni meramente formali.
Appare necessario, poi, promuovere lo sviluppo di enti bilaterali capaci di svolgere attività di collocamento, di formazione e di promozione della salute dei lavoratori, che operino in sussidiarietà rispetto alle funzioni pubbliche, al fine di garantire una forma preventiva di controllo sociale del territorio e di intervenire sulle dinamiche socio-economiche che preludono a fenomeni distorsivi del mercato del lavoro.
Sul versante dei controlli è indispensabile rafforzare e coordinare l'attività ispettiva.
Per quanto concerne il fenomeno del caporalato occorre riflettere sull'opportunità di introdurre norme volte a far valere la responsabilità civilistica degli amministratori di fatto e ad assicurare protezione sociale ai lavoratori che denunciano gli sfruttatori (prevedendo a loro favore il rilascio del permesso di soggiorno); inoltre, occorre monitorare attentamente gli "pseudo" appalti di servizi (che spesso nascondono una fraudolenta fornitura di manodopera) e alleggerire il carico burocratico in capo alle agenzie di somministrazione, al fine di creare un mercato più concorrenziale. Va attentamente valutata, inoltre, l'introduzione di nuove fattispecie penali volte a sanzionare più duramente lo sfruttamento di manodopera.
 Infine, l'indagine ha evidenziato l'esigenza di fronteggiare con mezzi adeguati anche il recente fenomeno del "lavoro in bianco", che si sostanzia in un abuso delle tutele da parte di soggetti che usufruiscono di prestazioni previdenziali o di integrazione del reddito pur non avendone titolo.
Si fa presente, infine, che il lavoro nero e il caporalato, con specifico riferimento al settore agricolo, figurano anche tra i temi di una più ampia indagine conoscitiva , svolta dalla XIII Commissione (Agricoltura) sui fenomeni di illegalità che incidono sul funzionamento e lo sviluppo del sistema agroalimentare.