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Temi dell'attività Parlamentare

L'indagine conoscitiva sull'attuazione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio

La prima fase dell'indagine conoscitiva

La prima fase dell’indagine ha consentito, attraverso l’acquisizione di contributi offerti da autorevoli esperti internazionali, rappresentanti di organismi multilaterali ed esponenti di organizzazioni non governative, di acquisire un quadro completo di elementi informativi.

Le audizioni hanno risposto a diverse finalità: in alcuni casi (v. le audizioni dei componenti della Commissione DAC dell’OCSE , del sindaco di Milano, Letizia Moratti e quella dell'ambasciatore Massolo), sherpa del Governo italiano per il G8) è risultata prevalente l’esigenza di acquisire elementi informativi sulla attività svolta dalla struttura cui facevano capo le personalità audite. Nella maggioranza dei casi, tuttavia, è prevalsa l’esigenza di inquadrare in forma coerente ed approfondita i diversi profili coinvolti nella realizzazione di ciascuno degli MDGs, che spesso – nella percezione dell’opinione pubblica – vengono semplificati.

I grandi temi affrontati si possono così schematizzare:

1) il ruolo che le Istituzioni parlamentari possono svolgere nel processo di attuazione degli Obiettivi del Millennio. Di rilievo il contributo di Evelyn Herfkens , coordinatrice della Campagna delle Nazioni Unite per gli Obiettivi del Millennio, che ha invitato i parlamentari a non limitare il proprio sguardo alle politiche di assistenza, ma a valutare anche le altre politiche collegate, come quelle del commercio, per verificarne la compatibilità e la coerenza con gli MDGs e in particolare con l'Obiettivo n. 8 (sviluppare una partnership globale per lo sviluppo);

2) per quanto attiene al ruolo dei Paesi beneficiari, utili indicazioni sono state prospettate dal direttore della Campagna delle Nazioni Unite per gli Obiettivi di sviluppo del Millennio, Salil Shetty e dal rappresentante italiano presso l’OCSE, Antonio Armellini. Il primo ha sottolineato come alcuni Paesi si stiano muovendo con maggiore rapidità verso il perseguimento degli Obiettivi e come, in questi casi, sia fondamentale il ruolo delle classi dirigenti. Il secondo ha rilevato come gli sforzi in atto in numerosi PVS debbano basarsi su alcuni presupposti essenziali: una leadership politica decisa; politiche per lo sviluppo chiare e mirate; bilanci nazionali ben predisposti; lotta alla corruzione;

3) l'impatto delle molteplici crisi (quella alimentare dall'inizio del 2006, l'aumento dei prezzi delle materie prime in tutto il mondo, la crisi energetica e quella finanziaria) Il rappresentante di Social Watch, Jason Nardi , ha ricordato come non sia ancora possibile compiere una valutazione definitiva sull’impatto delle crisi sullo sviluppo, aggiungendo che l'Italia può fare molto per contribuire a uscire dalla recessione globale, innanzitutto rispettando gli impegni già assunti. Anche il rappresentante speciale per l’Europa della Banca Mondiale, Cyril Muller , ha rilevato come il rallentamento economico incide fortemente sulla realizzazione dell’Obiettivo 1 (dimezzamento della povertà ) ed ha previsto che la crisi si ripercuoterà anche sugli Obiettivi relativi allo sviluppo umano e sulla salute.

4) il ruolo esiziale svolto dai cd. “paradisi fiscali” è stato analizzato da Tommaso Rondinella (Social Watch) che ha auspicato nei loro riguardi una posizione ferma del Governo italiano nelle diverse sedi G8.

5) la necessità di arrivare a destinare la quota dello 0,7% del PIL all’aiuto pubblico allo sviluppo (entro il 2015) , come deciso da tempo dalla comunità internazionale, aumentando al contempo l’efficacia degli interventi; la questione è stata sottolineata particolarmente dal direttore scientifico del CESPI, Marco Zupi, che ha anche analizzato nel dettaglio le numerose criticità che affliggono gli Obiettivi di sviluppo.

Infine, il direttore generale per la cooperazione allo sviluppo della Commissione europea, Stefano Manservisi ha ricordato che il ruolo e gli obiettivi dell’Unione europea in questo campo sono: il raggiungimento dello 0,56 per cento del PIL nel 2010 e lo 0,7 per cento nel 2015, tenendo presente le diverse velocità; e la riduzione della frammentazione delle politiche di sviluppo, per evitare l’intervento di troppi donatori in realtà diverse e con strumenti diversi.

Il documento intermedio ed il seminario interparlamentare promosso dal Comitato permanente

Il 24 giugno 2009 la Commissione Affari esteri ha adottato un documento intermedio dell'indagine conoscitiva (v. punto 4 del Doc. XVII, n. 12) in cui sono tracciate alcune linee di intervento che si sintetizzano di seguito:

  • lavorare alla mutual accountability tra Paesi più ricchi, ad economia emergente e Paesi destinatari;
  • instaurare un rapporto più coerente tra fatti e impegni;
  • nella gestione delle problematiche dello sviluppo privilegiare le sedi multilaterali, riportando al centro delle questioni l'efficienza e l'impegno dell'ONU;
  • monitorare i diversi livelli regionali (Unione europea e Unione africana ad esempio) e fare emergere il dato della cooperazione decentrata;
  • nella valutazione dell'impegno a favore della realizzazione degli Obiettivi del Millennio riservare pari considerazione al dato qualitativo e a quello quantitativo, entrambi essenziali per un'azione coerente, sviluppando un'attenzione operativa ai due aspetti in conformità con il dettato della Dichiarazione di Parigi e nella valutazione delle priorità fissate dalla comunità internazionale rispetto alla particolare fase di crisi economico-finanziaria;
  • valorizzare ulteriormente il ruolo dei Parlamenti nazionali ed accrescere la consapevolezza delle tematiche del Millennio presso l'opinione pubblica;
    ridurre la frammentazione degli aiuti;
  • ovviare alla imprevedibilità delle risorse destinate alla cooperazione allo sviluppo, allo scarso coordinamento, all'insufficiente trasparenza;
    procedere alla razionalizzazione complessiva delle iniziative di cooperazione allo sviluppo provvedendo anche ad interventi incisivi nel campo della liberalizzazione degli scambi commerciali, della cancellazione del debito e della giustizia fiscale, nonché attivando una più incisiva politica di investimenti in strutture e servizi.

In connessione con queste attività, il 2 luglio 2009 si è svolto presso la Camera dei deputati un seminario interparlamentare organizzato dal Comitato permanente sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. L’iniziativa è stata promossa insieme con la Campagna del Millennio delle Nazioni Unite e si è incentrata sul tema “Il ruolo dei Parlamenti nazionali per gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio”.

Il seminario è stato organizzato in vista del Summit G8 dell’Aquila e in occasione della presentazione del documento intermedio dell’indagine conoscitiva. All’iniziativa, aperta dal presidente della Commissione esteri, on. Stefano Stefani, hanno preso parte parlamentari italiani e stranieri, provenienti da Europa, Asia e Africa, che hanno discusso le best practices nell’azione di indirizzo e controllo dei Parlamenti nei confronti dei Governi per la realizzazione degli Obiettivi.

Il seminario ha costituito altresì l’opportunità di un bilancio dello stato di conseguimento degli Otto Obiettivi del Millennio anche alla luce degli effetti della crisi mondiale. I lavori si sono conclusi con l’adozione di una Dichiarazione Finale e con gli interventi del Ministro degli affari esteri, on. Franco Frattini, e del Vicepresidente della Camera, on. Antonio Leone.

La seconda fase dell'indagine

Il 29 luglio 2009 , alla ripresa dell'indagine, dopo l'adozione del documento intermedio, il Comitato ha ascoltato il direttore generale per la Cooperazione allo sviluppo del Ministero degli affari esteri, Elisabetta Belloni che, fra l’altro, ha posto l’accento sulla necessità di modificare la normativa vigente, da tutti considerata inadeguata.

Nella seduta del 22 ottobre 2009 , Staffan De Mistura, vice direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale,  ha posto in rilievo l’incidenza dell’attività del PAM nel raggiungimento dell’Obiettivo n. 1, mentre nella seduta del 12 novembre 2009 , Helen Clark, amministratoredell'UNDP (United Nations Development Programme) ha fatto il punto sullo stato di avanzamento degli otto Obiettivi.

In occasione della giornata mondiale di lotta all’AIDS, il 1° dicembre 2009 , sono stati sentiti rappresentanti di ActionAid che hanno fornito i più recenti dati sulla diffusione di tale malattia e sull’accesso alle terapie.

Il 15 giugno 2010 è stato audito Olav Sejm, direttore dell'Education for All International Coordination Team dell'Unesco, che ha sottolineato il ruolo chiave dell'istruzione per la promozione dello sviluppo umano. Nella stessa seduta sono stati altresì ascoltati rappresentanti della Coalizione italiana per la Campagna globale per l'educazione.

Si è svolta poi il 1° luglio 2010 , un’audizione di  rappresentanti dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), della Partnership for Maternal, Newborn and Child Health e di Save the Children.

Nella seduta del 27 luglio 2010 è stato ascoltato il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, il cui intervento è stato incentrato sull'impegno dell’Italia sul versante della cooperazione multilaterale anche per quanto concerne i riflessi sugli aiuti allo sviluppo a livello bilaterale.

Il 29 luglio 2010 è stato sentito il direttore esecutivo per l'Italia della Banca Mondiale, Giovanni Majnoni, che ha illustrato le attività che la Banca mondiale svolge ai fini dello sviluppo e del raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo delle Nazioni Unite.

L'ultima audizione nell’ambito dell’Indagine conoscitiva sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio si è svolta il 5 ottobre 2010 , quando è stato sentito Riccardo Maria Graziano, Segretario Generale del Comitato Nazionale Italiano permanente per il microcredito. Dopo aver ripercorso la storia del microcredito e del Comitato italiano – strumento di lotta all’estrema povertà, costituito anche su sollecitazione delle Nazioni Unite - Graziano ha illustrato i progetti internazionali e i protocolli  in corso.

Nelle sedute del 22 dicembre 2010 , del 25 gennaio 2011 e del 1° febbraio 2011 è stato esaminato ed approvato il Documento conclusivo .

I contenuti del documento conclusivo

L'indagine conoscitiva sugli Obiettivi di sviluppo del Millennio è stata avviata dalla III Commissione in occasione della seduta del 30 settembre 2008. L’organizzazione e lo svolgimento sono stati affidati al Comitato permanente sugli obiettivi di sviluppo del millennio (istituito il 2 luglio 2008). L'Indagine si è conclusa il 1° febbraio 2011 con l'approvazione di un Documento Conclusivo (Doc. XVII, n. 12).

L'indagine è stata principalmente focalizzata sulla valutazione delle iniziative, degli aspetti finanziari e dei rapporti del nostro paese con le istituzioni internazionali, al fine di qualificare la posizione dell’Italia in questo frangente. Sono poi state organizzate una serie di audizioni utili a delineare lo stato dell’arte in relazione ai singoli obiettivi.

L'attività del Comitato è stata scandita da due principali eventi, svoltisi durante il periodo dell’indagine: la presidenza italiana di turno del G8 del 2009 e il Vertice del Millennio delle Nazioni Unite nel settembre 2010.

In occasione del vertice del G8 dell’Aquila (8/10 luglio 2009) la Commissione ha stilato un documento intermedio (approvato il 24 giugno 2009) per fare il punto sull’indagine conoscitiva e rendere disponibili i primi risultati appositamente per il summit guidato dall’Italia.

Nel documento è stata evidenziata l’importanza del ruolo delle istituzioni parlamentari per il raggiungimento degli obiettivi fissati e sono stati identificati alcuni elementi quali aspetti qualificanti dell’azione: leadership politica decisa, politiche di sviluppo chiare, bilanci ben predisposti e lotta alla corruzione. È stata poi riportata la stima del Pil destinato agli aiuti allo sviluppo da parte dell’Italia, ed i numeri hanno evidenziato il nostro ritardo in questo frangente rispetto alla media internazionale: 0,19 per cento a fine 2007 a fronte della media dello 0,28 dei Paesi OCSE. L’azione dell’Italia è stata analizzata anche sotto il profilo qualitativo: è emerso che un’elevata quota della cooperazione è veicolata attraverso il canale multilaterale (circa il 68 per cento a fine 2007) e, a livello generale, è stata riscontrata un’elevata frammentazione degli aiuti e una marcata imprevedibilità delle risorse reperite per la cooperazione allo sviluppo a causa, soprattutto, dell’inadeguatezza dell’attuale legislazione a riguardo.

Infine il documento ha registrato la discesa in campo di nuovi donatori, soprattutto paesi di recente industrializzazione, come la Cina e diversi Paesi arabi.

I contributi del Comitato d’indagine e del vertice dell’Aquila (nel documento finale del G8 sono stati definiti alcuni impegni per la realizzazione dei MDG) sono poi confluiti nel Rapporto annuale sul monitoraggio degli Obiettivi di sviluppo del millennio, presentato nel giugno 2010 dal Segretario Generale dell’ONU. Questo documento ha evidenziato il trend di una continua progressione verso il raggiungimento degli obiettivi, ma allo stesso tempo ha denunciato l’eccessiva lentezza di tale processo. I migliori successi, secondo quanto riportato, sono stati conseguiti nella lotta alla povertà estrema, all’HIV e alla malaria. Minori risultati si sono visti per il tema della salute materna e dell’accesso ai servizi sanitari.

La seconda parte dell'indagine è stata caratterizzata da una serie di audizioni utili alla focalizzazione sui singoli obiettivi. Particolare attenzione in questa fase è stata data anche all’interazione tra i ministeri degli esteri e dell’economia in merito alle decisioni di “quanto e come” destinare agli aiuti allo sviluppo.

I dati riportati hanno messo in evidenza la riduzione del contributo del nostro paese ad istituzioni come il World Food Programme, l’UNDP e il Fondo globale per la lotta all’HIV.  

La carenza dell’aiuto italiano, sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo, può essere contrastata, secondo quanto auspicato nell’indagine, da un maggior ricorso a strumenti di aiuto indiretti, come politiche commerciali, microcredito e attività solidali. Oltre ad una migliore collaborazione tra i ministeri interessati, è stata poi messa in risalto la necessità di attuare la cooperazione attraverso la dimensione comunitaria, in modo da sfruttare un miglior coordinamento delle risorse.

Infine è stato osservato come una migliore performance dell’Italia nella cooperazione allo sviluppo passi anche per una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica su questi temi, da presentare non solo come politiche di solidarietà verso i paesi sottosviluppati, ma anche come strumenti di stabilità e sicurezza a livello globale.