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Il gruppo al-Shabaab

Al-Shabaab, che tradotto significa “La Gioventù”, è un gruppo militare legato ad al-Qaeda e inserito dagli Stati Uniti nella lista delle organizzazioni terroristiche. Il suo obiettivo è la creazione di uno Stato islamico-fondamentalista in Somalia. L’organizzazione nasce, nel 2004, dalla secessione delle fazioni islamiche radicali interne all’UCI (Unione delle Corti Islamiche) all’indomani della sconfitta di queste da parte del GFT (Governo Federale di Transizione) e dei suoi alleati etiopi. In essa sono confluiti il movimento Hizbul Islam (Partito dell’Islam), composto prevalentemente da appartenenti al clan Rahanwein, ed elementi minoritari dei clan Darod e Ishaak, entrambi opposti al GFT. Oltre agli esponenti del clan Rahanwein, tra le personalità più influenti di Al-Shabaab si annoverano Sheikh Hassan Aweys, leader di Hizbul Islam e del clan Hawiya, Mukhtar Abu Zubeyr “Godane”, emiro del gruppo nonché veterano del jihad afghano anti-sovietico, e Fuad Mohamed Qalaf “Shongole”, membro del clan Darod.

L’invasione etiope della Somalia avvenuta nel dicembre 2006 ha trasformato Al-Shabaab, fino a quel momento solo piccola fazione di un più moderato movimento Islamico, nel più potente e radicale gruppo armato del Paese. Nel corso del biennio 2006-2008 il numero dei membri di Al-Shabaab è aumentato a dismisura. All’inizio erano meno di 400, poi mano a mano che i guerriglieri di ideologia islamico-nazionalista confluivano tra le fila del gruppo, sono diventati quasi 5.000. Ad oggi non è possibile fornire un numero preciso perché nel corso degli ultimi mesi la popolarità del movimento ha sofferto molto a causa delle suoi metodi brutali adotatti a discapito della popolazione somala.

Il Dipartimento di Stato Americano ha inserito al-Shabaab nella liste delle organizzazioni terroristiche nel 2008. Nel febbraio 2012 i leader del gruppo hanno reso pubblica la propria alleanza con al-Qaeda. Fin dalla sua nascita al-Shabaab è stato caratterizzato da due correnti. La prima, incentrata sulla figura di Aweys e sostenuta dal clan Rahanwein, è focalizzata sull’irredentismo pan-somalo e sulla volontà di creare un emirato comprendente la Somalia, il nord del Kenya, il Somaliland, e la regione etiope delll’Ogaden. La seconda corrente, guidata da Godane, Shongole e Robow, si ispira invece al pan-islamismo salafita. E’ la meno disposta a riconoscere il ruolo politico dei clan e la più vicina ad al-Qaeda.

Quando nel febbraio 2012 Godane e Ayman al-Zawahiri hanno sancito l’ingresso di al-Shabaab nel network di al-Qaeda, creando “Al Qaeda nell’Africa dell’Est” (AQEA), pare che i membri più influenti della corrente pan-somala, tra cui lo stesso Aweys, siano stati confinati nelle proprie abitazioni per alcuni mesi, fino a giugno.

Nel luglio 2010 al-Shabaab ha lanciato il suo primo attacco al di fuori del territorio somalo, in Uganda. Durante la proiezione dei Mondiali di calcio nella città di Kampala, i miliziani hanno fatto scoppiare diversi ordigni, causando la morte di 74 persone e ferendone 70. Al-Shabaab ha dichiarato che l’attacco rappresentava una vendetta contro l’uso indiscriminato dell’artiglieria da parte delle truppe ugandesi a Mogadiscio.

Nel corso degli ultimi anni, a partire dal 2010, la missione keniota “Linda Nchi”, le truppe della Missione dell’Unione Africana in Somalia (AMISOM) e l’esercito nazionale somalo (ENS) hanno mosso una forte offensiva congiunta contro al-Shabaab. I miliziani sono stati espulsi da Mogadiscio, da Kisimayo e da Baidoa, tre fondamentali basi logistiche. In particolare, Kisimayo rappresentava il quartiere generale dell’organizzazione, il luogo da cui veniva controllato il traffico di carbone, la principale forma di finanziamento di al-Shabaab. Baidoa invece era l’aeroporto attraverso cui giungevano le armi dall’Eritrea. Dal punto di vista numerico, l’offensiva ha causato la morte di 2.000 miliziani.

Nonostante le forti perdite, umane, territoriali ed economiche, al-Shabaab è ben lungi dall’essere neutralizzato. I comandanti hanno avuto l’abilità di ripensare la loro strategia, tornando ad essere una forza asimmetrica. I miliziani hanno infatti abbandonato l’utilizzo di brigate numericamente consistenti (circa 200 unità ciascuna) e si sono riorganizzati in piccole squadre (10-15 componenti ciascuna) facenti capo a un comandante con vasta esperienza di guerriglia.

Il gruppo è oggi ancora presente nelle regioni meridionali della Somalia, ma l’invasione delle truppe keniote ha spinto molti miliziani verso nuovi fronti del jihad globale, come lo Yemen, dove è già forte la presenza delle brigate di al-Qaeda nella Penisola Arabica (AQPA). Un report pubblicato nel 2010 da Human Rights Watch ha descritto come rigidissima l’amministrazione della società da parte di al-Shabaab nei territori occupati. Il gruppo islamico proibisce ogni sorta di assembramento di persone (perfino in occasione dei matrimoni), l’utilizzo delle suonerie dei cellulari, la musica e i film occidentali, e l’uso del reggiseno, ritenuto una sconsiderata pratica occidentale. Le punizioni sono molto dure, e vanno dalla confisca dei beni alle amputazioni, passando per il taglio dei capelli e le frustate. Le donne sono obbligate a indossare l’abaya, un velo che copre l’intero corpo, e non possono viaggiare senza un accompagnatore di sesso maschile. Non possono prendere parte a nessuna attività legata al commercio.