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Il Documento finale dell'Indagine conoscitiva sugli Obiettivi del Millennio

L’indagine conoscitiva sugli Obiettivi di sviluppo del Millennio è stata avviata dalla III Commissione in occasione della seduta del 30 settembre 2008. L’organizzazione e lo svolgimento sono stati affidati al Comitato permanente sugli obiettivi di sviluppo del millennio (istituito il 2 luglio 2008). L'Indagine si è conclusa il 1° febbraio 2011 con l'approvazione di un Documento Conclusivo (Doc. XVII, n. 12).

L’indagine è stata principalmente focalizzata sulla valutazione delle iniziative, degli aspetti finanziari e dei rapporti del nostro paese con le istituzioni internazionali, al fine di qualificare la posizione dell’Italia in questo frangente. Sono poi state organizzate una serie di audizioni utili a delineare lo stato dell’arte in relazione ai singoli obiettivi.

L’attività del Comitato è stata scandita da due principali eventi, svoltisi durante il periodo dell’indagine: la presidenza italiana di turno del G8 del 2009 e il Vertice del Millennio delle Nazioni Unite nel settembre 2010.

In occasione del vertice del G8 dell’Aquila (8/10 luglio 2009) la Commissione ha stilato un documento intermedio (approvato il 24 giugno 2009) per fare il punto sull’indagine conoscitiva e rendere disponibili i primi risultati appositamente per il summit guidato dall’Italia.

Nel documento è stata evidenziata l’importanza del ruolo delle istituzioni parlamentari per il raggiungimento degli obiettivi fissati e sono stati identificati alcuni elementi quali aspetti qualificanti dell’azione: leadership politica decisa, politiche di sviluppo chiare, bilanci ben predisposti e lotta alla corruzione. È stata poi riportata la stima del Pil destinato agli aiuti allo sviluppo da parte dell’Italia, ed i numeri hanno evidenziato il nostro ritardo in questo frangente rispetto alla media internazionale: 0,19 per cento a fine 2007 a fronte della media dello 0,28 dei Paesi OCSE. L’azione dell’Italia è stata analizzata anche sotto il profilo qualitativo: è emerso che un’elevata quota della cooperazione è veicolata attraverso il canale multilaterale (circa il 68 per cento a fine 2007) e, a livello generale, è stata riscontrata un’elevata frammentazione degli aiuti e una marcata imprevedibilità delle risorse reperite per la cooperazione allo sviluppo a causa, soprattutto, dell’inadeguatezza dell’attuale legislazione a riguardo.

Infine il documento ha registrato la discesa in campo di nuovi donatori, soprattutto paesi di recente industrializzazione, come la Cina e diversi Paesi arabi.

I contributi del Comitato d’indagine e del vertice dell’Aquila (nel documento finale del G8 sono stati definiti alcuni impegni per la realizzazione dei MDG) sono poi confluiti nel Rapporto annuale sul monitoraggio degli Obiettivi di sviluppo del millennio, presentato nel giugno 2010 dal Segretario Generale dell’ONU. Questo documento ha evidenziato il trend di una continua progressione verso il raggiungimento degli obiettivi, ma allo stesso tempo ha denunciato l’eccessiva lentezza di tale processo. I migliori successi, secondo quanto riportato, sono stati conseguiti nella lotta alla povertà estrema, all’HIV e alla malaria. Minori risultati si sono visti per il tema della salute materna e dell’accesso ai servizi sanitari.

La seconda parte dell'indagine è stata caratterizzata da una serie di audizioni utili alla focalizzazione sui singoli obiettivi. Particolare attenzione in questa fase è stata data anche all’interazione tra i ministeri degli esteri e dell’economia in merito alle decisioni di “quanto e come” destinare agli aiuti allo sviluppo.

I dati riportati hanno messo in evidenza la riduzione del contributo del nostro paese ad istituzioni come il World Food Programme, l’UNDP e il Fondo globale per la lotta all’HIV.  

La carenza dell’aiuto italiano, sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo, può essere contrastata, secondo quanto auspicato nell’indagine, da un maggior ricorso a strumenti di aiuto indiretti, come politiche commerciali, microcredito e attività solidali. Oltre ad una migliore collaborazione tra i ministeri interessati, è stata poi messa in risalto la necessità di attuare la cooperazione attraverso la dimensione comunitaria, in modo da sfruttare un miglior coordinamento delle risorse.

Infine è stato osservato come una migliore performance dell’Italia nella cooperazione allo sviluppo passi anche per una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica su questi temi, da presentare non solo come politiche di solidarietà verso i paesi sottosviluppati, ma anche come strumenti di stabilità e sicurezza a livello globale.