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dal 29/04/2008 - al 14/03/2013

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Temi dell'attività Parlamentare

Politica euromediterranea

A seguito dei processi di trasformazione in corso in alcuni dei Paesi della sponda meridionale del Mediterraneo, in più occasioni le istituzione europee hanno ribadito il dovere dell’UE di sostenere l’aspirazione delle popolazioni alla democrazia, alla libertà e a condizioni di vita migliori e, di conseguenza, la necessità di adeguare le politiche dell’UE verso tali Paesi.

Attualmente il quadro delle relazioni dell’UE con tali paesi è rappresentato dalla politica di vicinato, la cui revisione è stata avviata a partire da maggio 2011, e dall’Unione per il Mediterraneo (vedi infra), evoluzione del Partenariato euro mediterraneo.

A quest’ultimo proposito, l’UE ammette che pur essendo positiva l'idea alla base dell'istituzione dell'Unione per il Mediterraneo – quella di un partenariato di alto livello tra le due sponde del Mediterraneo -, la sua applicazione non ha prodotto i risultati auspicati. Per realizzare tutte le sue potenzialità, l'Unione per il Mediterraneo ha dunque bisogno di una riforma: nelle valutazioni della Commissione e dell’Alto rappresentante, essa deve operare maggiormente come catalizzatore, facendo partecipare gli Stati, le istituzioni finanziarie internazionali e il settore privato a progetti concreti in grado di generare posti di lavoro, innovazione e crescita. Essa dovrebbe inoltre creare le condizioni per far avanzare il processo di pace in Medio Oriente.

L'Alto Rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza (AR), Catherine Ashton, ha istituito una task force volta a riunire il Servizio europeo di azione esterna e gli esperti della Commissione per adattare gli strumenti già a disposizione dell’UE al fine di aiutare i Paesi del Nord Africa. L'obiettivo è quello di fornire un pacchetto completo di misure adeguate alle esigenze specifiche di ciascun Paese.

Durante il Consiglio europeo dell’11 marzo 2011 l’Alto rappresentante e la Commissione hanno presentato un documento orientativo, volto a proporre un nuovo partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa con il Mediterraneo meridionale.

Tale partenariato dovrebbe essere fondato su:

  • una maggiore integrazione economica,
  • un accesso al mercato più ampio,
  • la cooperazione politica.

La comunicazione sottolinea la necessità di sostenere la domanda di partecipazione politica, dignità, libertà e opportunità di occupazione proveniente dai popoli della regione e di delineare un approccio basato sul rispetto dei valori universali e su interessi condivisi. Si propone inoltre il principio del “more for more” in base al quale maggiore assistenza finanziaria, mobilità incrementata e accesso al mercato unico dell’UE saranno resi disponibili ai paesi partner più avanzati sulla strada delle riforme.

Tale approccio è stato ulteriormente elaborato nella comunicazione “Una nuova risposta ad un vicinato in mutamento” (COM (2011) 313)[1] che l’Alto rappresentante e la Commissione hanno presentato il 25 maggio 2011 nell’ambito dell’annuale pacchetto sulla politica di vicinato. Secondo quanto indicato nella comunicazione, i risultati di un’ampia consultazione con le parti interessate avviata già nell’estate 2010 nonché i recenti avvenimenti nei paesi del bacino meridionale del Mediterraneo hanno mostrato che il sostegno dell’UE alle riforme politiche nei paesi vicini ha ottenuto risultati limitati; è emersa dunque la necessità di una maggiore flessibilità e di risposte più adeguate, in linea con la rapida evoluzione della situazione nei partner. Su tali basi, l’UE è impegnata nel breve e lungo periodo ad aiutare i suoi partner in due importanti sfide:

  • in primo luogo, costruire una democrazia solida, non soltanto scrivendo costituzioni democratiche e conducendo libere elezioni, ma anche creando e sostenendo sistema giudiziario indipendente, libera stampa, società civile dinamica e tutte le altre caratteristiche di una democrazia matura;
  • in secondo luogo, assicurare una crescita economica inclusiva e sostenibile, senza la quale la democrazia non può attecchire. Secondo la Commissione e l’AR le tensioni verificatesi in diversi paesi del Mediterraneo meridionale sono indiscutibilmente legate alle carenze economiche. La maggior parte delle economie è infatti caratterizzata da una distribuzione non equa della ricchezza, riforme socioeconomiche insufficienti, insufficiente creazione di posti di lavoro, sistemi di istruzione e formazione carenti, che non producono le competenze richieste dal mercato del lavoro, e un basso livello di integrazione commerciale regionale. I paesi della regione devono dunque rilanciare le proprie economie per conseguire una crescita sostenibile e inclusiva, lo sviluppo delle zone più povere e la creazione di posti di lavoro.

Pur riconoscendo che un certo numero di sfide sono comuni a tutti i paesi partner, l’UE - come già anticipato - sosterrà ogni paese su una base differenziata, corrispondendo a necessità e priorità individuali.

L’impegno verso elezioni libere ed eque, oggetto di un’adeguata osservazione sarà il requisito per poter accedere al partenariato ma significherà anche una più stretta cooperazione nel quadro della politica estera e di sicurezza comune (PESC) e un maggior lavoro congiunto nelle sedi internazionali su questioni d'interesse comune. L'UE continuerà ad offrire il suo impegno e il suo sostegno per la risoluzione pacifica delle controversie negli Stati della regione e tra di essi.

I paesi partner che attuano le riforme necessarie possono aspettarsi la ripresa dei negoziati sugli accordi di associazione, in vista di arrivare allo "status avanzato", che consente dirafforzare significativamente il dialogo politico e moltiplicare le relazioni tra il paese partner ele istituzioni dell'UE. Ciò comporterà un rinnovato impegno sulla mobilità e l'accesso aimercati per l'UE.

Su tali basi e su sollecitazione del Consiglio europeo dell’1 e 2 marzo 2012, Commissione e AR hanno presentato – nell’ambito del pacchetto sulla politica europea di vicinato del 15 maggio 2012 - una tabella di marcia intesa a definire e orientare l'attuazione della politica dell'UE nei confronti dei partner del Mediterraneo meridionale, che elenca gli obiettivi, gli strumenti e le azioni, concentrandosi sulle sinergie con l'Unione per il Mediterraneo e altre iniziative regionali.

Il Consiglio europeo di marzo 2012 ha inoltre ribadito la volontà dell’UE di far corrispondere l’entità del sostegno economico al livello delle riforme democratiche, “offrendo maggiori aiuti ai partner che compiono maggiori progressi verso sistemi democratici inclusivi, riconsiderando il sostegno ai governi in casi di oppressione o di gravi o sistematiche violazioni dei diritti umani''.

La nomina del rappresentante speciale dell’UE per il Mediterraneo meridionale, Bernardino León, - avvenuta il 18 luglio 2011 – dovrebbe rispondere all’obiettivo di incrementare il dialogo politico con i vicini meridionali e aiutare ad assicurare il coordinamento degli sforzi tra le istituzioni UE, gli Stati membri, gli istituti finanziari rilevanti (quali BEI e BERS) e il settore privato. Le attività del rappresentante speciale saranno coordinate, oltre che con quelle della Commissione e degli Stati membri, anche con quelle degli altri rappresentanti speciali dell’UE attivi nella regione, ivi compreso il rappresentante per il processo di pace in Medio Oriente, Task force di alto livello copresiedute dall’AR e dai leader nazionali dei paesi partner rappresentano un ulteriore importante strumento a questo riguardo. La prima task force è stata inaugurata in Tunisia a settembre 2011 e altre sono previste nei mesi a venire.

Nell’ambito del quadro così delineato l’UE ha assunto ed è in procinto di assumere diverse iniziative.

Finanziamenti

A partire dal 2007 l’assistenza finanziaria ai paesi del vicinato meridionale e orientale viene fornita dall’UE attraverso lo strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI). La tabella mostra gli importi già stanziati per singolo paese del vicinato meridionale  e a livello regionale:

 

 

2007-2010

2011-2013

Cooperazione bilaterale

 

 

Algeria

184.1

172

Egitto

558

449

Giordania

265

223

Libano

187

150

Marocco

654

580.5

Siria

140

129

Tunisia

300

240

Israele

7.5

6

Libia

0

60

Totale bilaterale

2295,6

2009,5 

Cooperazione regionale

343,3

100

TOTALE

2638,9

2109,5

(Impegni in milioni di euro)

 

Nel maggio 2011 l’UE ha reso disponibili - in aggiunta agli importi sopra indicati - ulteriori 1,24 miliardi di euro per il periodo 2011-2013 da risorse già esistenti, da dividere tra i partner del vicinato meridionale ed orientale.

In aggiunta, la Banca europea per gli investimenti (BEI) fornirà oltre ai 4 miliardi disponibili prima della primavera araba, contributi aggiuntivi di 1 miliardo di euro per la regione. La Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) ha deciso di estendere la sua copertura geografica per includere il vicinato meridionale e fornire annualmente 2,5 miliardi di euro agli investitori del settore privato e pubblico per sostenere l’espansione degli affari e il finanziamento delle infrastrutture.

Il 22 dicembre 2011 la Commissione ha adottato un nuovo programma regionale per i vicini meridionali denominato SPRING e rivolto inizialmente a Tunisia e Marocco con l’obiettivo di promuovere indipendenza e efficienza del sistema giudiziario, governance e lotta alla corruzione, protezione dei diritti umani e dei principi democratici, contrasto al traffico di esseri umani. Il budget ammonta a 350 milioni di euro totali per gli anni 2012 2013.

E’ stata inoltre istituita nell’ambito dello strumento finanziario per il vicinato e il partenariato (ENPI) un fondo società civile con un budget di 22 milioni di euro per ciascun anno (2012 e 2013) rivolto ad attori non statali con gli obiettivi di:

  • sostenere la democratizzazione, tra l’altro rafforzando il ruolo delle organizzazioni della società civile e promuovendo il pluralismo dei media e organizzando missioni di osservazione elettorale;
  • promuovere lo sviluppo della società civile e delle organizzazioni non statali.

Nell’ambito del programma Erasmus mundus è stato disposto un finanziamento di 30 milioni di euro per i paesi del vicinato meridionale. L’obiettivo è ottenere una migliore comprensione reciproca tra UE e paesi vicini favorendo la mobilità di studenti e accademici e lo scambio di conoscenze e competenze.

Nelle proposte di bilancio per il periodo 2014-2020 presentate il 7 dicembre 2011, la Commissione raccomanda di allocare 18,1 miliardi di euro a sostegno dei paesi del vicinato sia orientale sia meridionale, con un incremento significativo (pari quasi il 40%) rispetto alle precedenti prospettive finanziarie. Secondo la proposta della Commissione, il nuovo strumento per il vicinato sarà capace di fornire assistenza in modo più rapido e flessibile, consentendo una maggiore differenziazione ed incentivi per i partner più attivi, secondo il citato principio del more for more.

Mobilità

I contatti interpersonali sono importanti per promuovere la comprensione reciproca e l'attività commerciale, con effetti positivi per lo sviluppo culturale ed economico dell'intera regione mediterranea e per l'integrazione dei migranti nell'Unione europea. Sarà favorita dunque la mobilità nell’UE dei cittadini dei paesi partner attraverso:

  • maggiore partecipazione ai programmi sull’istruzione. Per promuovere la democrazia e formare una forza lavoro qualificata che contribuisca a modernizzare le economie del Mediterraneo meridionale, è necessario affrontare il problema dell'elevato tasso di analfabetismo. A tal fine – come anticipato - è stata garantita una maggiore disponibilità di borse di studio universitarie (Erasmus mundus) e di scambi (sono state finanziate ulteriori 743 borse di studio per l’anno accademico 2011/12). Per gli anni 2012 e 2013 la Commissione intende allocare per i paesi partner del Mediterraneo meridionale ulteriori 80 milioni di euro. i fondi del programma Tempus[2] sono stati incrementati per sostenere la modernizzazione dell’istruzione superiore nei paesi mediterranei e espandere la collaborazione con le università dell’UE per gli anni 2012 e 2013;
  • l’istituzione di partenariati per la mobilità. Dialoghi preparatori a tale scopo sono stati avviati con Tunisia e Marocco.

I partenariati per la mobilità costituiscono uno strumento già elaborato dall’Unione europea a partire dal 2007. In particolare nella comunicazione  Migrazione circolare e partenariati di mobilità tra UE e paesi terzi” (COM(2007)248), del maggio 2007, volta a promuovere l’immigrazione legale, la Commissione europea aveva esaminato la natura giuridica, la forma e i contenuti di tali partenariati, che l’Unione europea potrà concludere con i paesi terzi, che si sono impegnati a cooperare attivamente nella gestione dei flussi migratori, anche combattendo contro la migrazione illegale, e che desiderano assicurare ai loro cittadini un migliore accesso al territorio dell’Unione. In questo quadro il 5 giugno 2008, erano stati lanciati, come progetti pilota, partenariati di mobilità con la Repubblica di Moldavia e con Capo Verde, attraverso la firma di dichiarazioni comuni con ciascuno dei due paesi. I partenariati per la mobilità, che saranno concertati a livello politico tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il paese partner interessato, dall’altro, dovrebbero riguardare, tutte le misure (legislative od operative) atte a garantire che la circolazione delle persone tra l’UE e il paese partner sia gestita correttamente ed avvenga in condizioni di sicurezza. L’Unione europea sosterrà, sia tecnicamente che economicamente, gli sforzi compiuti dal paese partner, anche tramite le sue agenzie (FRONTEX, EASO ed EUROPOL);

  • facilitazione delle procedure di rilascio dei visti. Nel breve termine, la Commissione lavorerà insieme agli Stati membri sulla normativa relativa alla migrazione legale e sulla politica dei visti onde contribuire a una maggiore mobilità, in particolare per ricercatori, studenti e uomini d'affari. Nel lungo periodo, fatta salva un'effettiva applicazione degli accordi di facilitazione del vistoe di riammissione, si potrebbero prendere in considerazione, caso per caso, misure gradualivolte alla liberalizzazione del visto per i singoli paesi partner, tenendo conto delle relazioniglobali con il paese partner interessato e purché siano soddisfatte le condizioni per unamobilità sicura e ben gestita;
  • intensificazione della cooperazione locale Schengen, vale a dire la cooperazione tra le istituzioni diplomatiche dei paesi appartenenti all’area Schengen nel singolo paese terzo per facilitare tra l’altro le richieste di visto.

Mercati

Un migliore accesso al mercato dell’UE e la progressiva integrazione delle economie dei paesi partner nel mercato unico dell’UE saranno gli obiettivi principali dei futuri negoziati su aree di libero scambio con Marocco, Giordania, Tunisia, Egitto e Tunisia che saranno lanciati appena i lavori preparatori saranno stati completati. Messi a confronto con le attuali relazioni commerciali tra UE e paesi partner, le aree di libero scambio andranno oltre la sola rimozione delle tariffe per coprire tutte le questioni regolamentari relative al commercio, quali protezione degli investimenti e pubblici appalti.

Un nuovo strumento per gli investimenti delle piccole e medie imprese denominato SANAD ('sostegno' in lingua araba) è stato inaugurato nell’agosto 2011, insieme alla banca tedesca "Kreditanstalt Für Wiederaufbau" (KFW), per un totale di 20 milioni di euro. Il fondo è rivolto alle piccole e medie imprese della regione del Medio Oriente e del Nord Africa, segmento che è troppo piccolo per le banche e troppo grande per il microcredito. Infine, si sta sviluppando un nuovo strumento per il Mediterraneo denominato “Investimento sicuro”, congiuntamente all’Agenzia multilaterale di garanzia degli investimenti, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico e l’Unione per il Mediterraneo.

I negoziati su una convenzione regionale unica sulle norme di origine preferenziali paneuromediterranee sono stati conclusi nel 2009. La convenzione consolida tutti i protocolli bilaterali esistenti in un unico documento, facilitando la successiva revisione delle norme di origine pan euro mediterranea. E’ stata aperta alla firma nel giugno 2011 e firmata, ma non ancora ratificata, dalla Giordania nel luglio 2011 e dal Marocco nell’aprile 2012. L’UE sollecita i paesi del Mediterraneo meridionale ad accelerare le procedure interne di firma e ratifica.

Gli accordi sulla valutazione di conformità e l'accettazione dei prodotti industriali (Acaa) sono strumenti per l’apertura dei mercati dei prodotti industriali, inducendo i paesi partner ad allinearsi con le regolamentazioni tecniche gli standard europei.  I paesi del vicinato mediterraneo stanno, ciascuno alla propria velocità, preparandosi a negoziare gli accordi. In particolare la Tunisia dovrebbe avviare i negoziati nel corso del 2012 su sue settori (prodotti elettrici e materiali da costruzione)

Società civile

Una priorità dell’UE è rappresentata dal sostegno alle organizzazioni della società civile, che svolgono un ruolo chiave nel migliorare la governance e rendere affidabili i governi. La società civile in tutte le sue componenti (organizzazioni non governative, università, media, ricercatori), insieme con i parlamenti e le assemblee costituzionali saranno essenziali nel delineare il futuro della regione. Donne e giovani avranno un ruolo importante da giocare a questo riguardo e l’UE sta lanciando progetti concreti a sostegno della loro attiva partecipazione alla vita economica e politica.

L’UE continuerà a sostenere la società civile sia attraverso l’assistenza bilaterale differenziata in ogni paese sia rinvigorendo gli esistenti forum, quale quello creato nell’ambito dell’Unione per il Mediterraneo. Come anticipato, la UE ha già inaugurato il fondo società civile. L’UE inoltre consulterà le organizzazioni della società civile in maniera più sistematica nella preparazione e verifica dei piani di azione bilaterali e dei progetti di cooperazione finanziaria. E’ in corso la preparazione di una Sovvenzione europea per la democrazia, con un focus iniziale sul vicinato, che rifletterà la volontà dell’UE di rendere più semplice per i beneficiari il sostegno e il finanziamento delle attività. Infine, la Commissione, per iniziativa del Vice presidente Neelie Kroes, ha avviato la "No Disconnect Strategy" che contribuirà ad assicurare il rispetto dei diritti umani anche online. La strategia fornirà strumenti tecnologici per aumentare privacy e sicurezza nelle comunicazioni online; accrescere la consapevolezza degli utenti sulle opportunità e i rischi della comunicazione digitale; monitorare il livello di sorveglianza; aiutare i soggetti interessati a condividere informazioni; favorire la cooperazione interregionale.

Cooperazione settoriale

L’UE si prefigge di:

  • istituire la Comunità UE-Mediterraneo meridionale dell'energia. Il Mediterraneo meridionale riveste un'importanza strategica per l'UE in termini di sicurezza delle riserve di gas e petrolio presenti in alcuni paesi, ma anche, più in generale, per iltransito di tali prodotti dalla regione e oltre. È auspicabile aprire una prospettiva concreta di integrazione – differenziata e graduale - del Mediterraneo meridionale nel mercato interno UE dell'energia, dando vita a una forma di "Comunità UE-Mediterraneo meridionaledell'energia", creata con l'estensione del trattato cheistituisce la Comunità dell'energia con i paesi dell’Europa sudorientale (firmato nell’ottobre 2005. Modulato sulla base della Comunità del carbone e dell’acciaio, il trattato è inteso a creare un mercato integrato dell’elettricità e del gas in una serie di paesi dell’Europa sud-orientale che non fanno parte dell’Unione europea attraverso un assetto normativo e commerciale stabile) o utilizzando le esperienze maturate in tale sede;
  • sostenere agricoltura e sviluppo rurale. La combinazione dei recenti avvenimenti nel Mediterraneo meridionale e del rincaro dei prezzi dei generi alimentari dimostra l'urgenza di un intervento dell'UE che possa aiutare i paesi partner a potenziare l'efficienza e la produttività del settore agricolo e a garantire la sicurezza dell'approvvigionamento alimentare. A tal fine, nel quadro della revisione della politica di vicinato, è stato istituito un nuovo strumento – lo Strumento europeo di vicinato per l'agricoltura e lo sviluppo rurale - basato sulle migliori pratiche dell'UE per lo sviluppo delle aree rurali. Lo strumento integra azioni di sostegno agli investimenti e di consolidamento delle capacità amministrative, al fine di modernizzare la produzione agricola e ad allinearla con le norme UE di qualità e sicurezza alimentare, e sarà sviluppato in stretta collaborazione con la FAO, la Banca mondiale e forse la BEI. Il programma è stato lanciato nel gennaio 2012;
  • promuovere internet e le tecnologie della comunicazione (ICT). Nei paesi in cui la circolazione delle informazioni è parzialmente limitata, tali strumenti possono contribuire in misura significativa alla democratizzazione delle società e alla creazione di un'opinione pubblica attraverso la promozione della libertà di espressione. I principali aspetti problematici che devono essere affrontati sono la creazione di mercati effettivamente aperti (i mercati esistenti si riducono spesso a dei quasi monopoli), l'istituzione di autorità di regolamentazione indipendenti, la creazione di condizioni di concorrenza eque per gli operatori del mercato, una gestione efficace dello spettro radio e l'introduzione di forme di tutela della riservatezza e della sicurezza degli utenti. La cooperazione dell’UE in materia di tecnologie della comunicazione con i paesi del Mediterraneo si basa su tre pilastri. Il primo include azioni per migliorare la regolamentazione e prevede dialoghi bilaterali, assistenza tecnica e programmi di gemellaggio attraverso la rete regionale dei regolatori  (EMERG) che ha avviato le riunioni nel corso del 2011. Nell’ambito del secondo pilastro, l’UE sostiene iniziative di rafforzamento delle infrastrutture regionali e il miglioramento della connettività su reti di alta velocità per ricerca e istruzione. Come parte di questo sforzo nel 2011 è stata lanciata al terza fase di EUMEDCONNECT. Nell’ambito del terzo pilastro, l’UE sostiene e promuove l’uso attivo e democratico delle ICT e di Internet.
L’Unione per il Mediterraneo

L’Unione per il Mediterraneo è stata inaugurata a Parigi il 13 luglio 2008, con l’obiettivo di rafforzare le relazioni e accelerare il processo di integrazione regionale nell’ambito del Partenariato euro mediterraneo.

Al Vertice inaugurale di Parigi hanno partecipato i Capi di Stato e di Governo di 43 paesi (i 27 Stati membri dell’UE, i 12 partner del Partenariato euromediterraneo oltre a Bosnia, Croazia, Montenegro e Monaco). La Libia – benché invitata – ha deciso di non prendere parte all’iniziativa.

Successivamente, la Conferenza dei ministri degli affari esteri, tenutasi a Marsiglia nel novembre 2008, ha approvato le modalità operative dell’iniziativa nonché il programma di lavoro per il 2009. Su tali basi, le nuove strutture avrebbero dovuto essere operative entro la fine del 2008 ma, a causa della crisi di Gaza intervenuta tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009, l’UPM ha subito una parziale sospensione delle iniziative.

Una ripresa delle attività si è verificata alla fine del 2009, quando si è tenuta a Bruxelles la conferenza dei ministri del commercio dell’Unione per il Mediterraneo che hanno esaminato i progressi del negoziato in previsione della creazione di una zona di libero scambio nel Mediterraneo, inizialmente prevista per il 2010, ed hanno adottato una tabella di marcia post 2010.

Il 4 marzo 2010 si è inoltre tenuta a Barcellona la cerimonia di insediamento del Segretario generale dell’UPM (vedi infra), Ahmad Khalaf Mas´deh, ambasciatore della Giordania presso l'UE.

La seconda Conferenza dei ministri degli esteri - fissata per giugno 2010 a Barcellona - non si è mai tenuta.

Dal Partenariato euromediterraneo all’Unione per il Mediterraneo

Il Partenariato euromediterraneo (o Processo di Barcellona) è stato inaugurato dalla Conferenza di Barcellona del 27 e 28 novembre 1995, che ha riunito i Ministri degli affari esteri degli Stati membri dell'Unione europea insieme a quelli di Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia, dell'Autorità palestinese. Dal 6 novembre 2007 partecipano a pieno titolo al Processo di Barcellona anche Albania e Mauritania.

Obiettivo generale dell'iniziativa è quello di fare del bacino del Mediterraneo una zona di dialogo, di scambi e di cooperazione che garantisca la pace, la stabilità e la prosperità. Il partenariato si articola in tre aree:

  • uno spaziocomune di pace e stabilità, attraverso il rafforzamento della cooperazione politica e di sicurezza;
  • una zona di prosperità condivisa, attraverso la cooperazione economica e finanziaria e la progressiva creazione di una zona di libero scambio;
  • l’avvicinamento tra i popoli, attraverso la cooperazione nei settori sociale, culturale ed umano, volta ad incoraggiare la comprensione tra le culture e lo scambio tra le società civili.

Il riesame avviato a partire dal 2005 - a dieci anni dall’inizio del processo - ha evidenziato come, nonostante i progressi realizzati, gli sforzi compiuti non abbiano prodotto risultati corrispondenti alle attese. È quindi emersa la necessità di operare una trasformazione del processo, per renderlo in grado di superare le difficoltà che ne hanno rallentato lo sviluppo.

In particolare, sono emersi i seguenti elementi di criticità, come evidenziato dalla Commissione:

  • l’accentuarsi del divario di prosperità fra l'UE e la maggior parte dei paesi mediterranei non europei, causato dalla crescita insufficiente e dall'espansione demografica;
  • la mancanza di un equilibrio istituzionale fra il peso dell'UE e quello dei partner mediterranei, derivante dalla carenza di cotitolarità fra i partner mediterranei;
  • la scarsa visibilità del processo fra i cittadini.
L’istituzione dell’Unione per il Mediterraneo

Allo scopo di accelerare il processo, il Consiglio europeo del 13 e 14 marzo 2008 ha approvato – sulla base di una proposta avanzata dalla Francia e dalla Germania – il principio di un’Unione per il Mediterraneo, comprendente gli Stati membri dell’UE e gli Stati costieri mediterranei non appartenenti all’UE.

Su invito del Consiglio europeo, il 20 maggio 2008 – con la comunicazione “Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo” (COM(2008)319) – la Commissione ha avanzato proposte sulle modalità operative della nuova iniziativa.

La comunicazione della Commissione sull’Unione per il Mediterraneo è stata esaminata dalla Commissione affari esteri della Camera dei deputati che il 26 giugno 2008 ha approvato un documento finale in cui esprime una valutazione positiva dell’iniziativa, impegnando il Governo a riaffermare il ruolo dell'Italia nella nuova Unione per il Mediterraneo.

La comunicazione è stata accolta con favore dal Consiglio europeo del 19 e 20 giugno 2008 che, nel sottolineare l’importanza strategica della regione mediterranea per l’Unione europea sul piano politico, economico e sociale, ha espresso la convinzione che tale iniziativa imprimerà un ulteriore impulso alle relazioni dell’UE con il Mediterraneo, integrando i rapporti bilaterali esistenti.

Le innovazioni

L’Unione per il Mediterraneo – costruita sulle strutture e sull’acquis del Processo di Barcellona – se ne prefigge il rafforzamento, puntando in particolare su tre aspetti: potenziamento del profilo politico dei rapporti fra l'UE e i suoi partner mediterranei; governance su base egualitaria; priorità data a progetti concreti di dimensione regionale.

Restano fermi la validità della dichiarazione di Barcellona e le tre aree della cooperazione.

Il potenziamento del profilo politico viene realizzato soprattutto attraverso l’organizzazione ogni due anni di Vertici a livello di Capi di Stato e di Governo, che si concluderanno con l’approvazione di una dichiarazione politica e di una short list di progetti concreti da avviare. I ministri degli esteri dovrebbero, invece, riunirsi tra un vertice e l'altro per valutare l'applicazione delle conclusioni del vertice precedente e preparare il successivo. I Vertici si terranno alternativamente nell’UE e in un paese non UE del bacino del Mediterraneo. Con riferimento al quadro istituzionale consolidato del Processo di Barcellona, l’Assemblea parlamentare euromediterranea (APEM) è la legittima espressione parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo: andrà promosso il suo ruolo e migliorato il coordinamento con le altre istituzioni. Si segnala che la Commissione ha caldeggiato il rafforzamento dell’APEM come luogo di dibattito aperto e di dialogo.

Continueranno a tenersi inoltre le conferenze ministeriali settoriali, le riunioni tra alti funzionari e a livello di esperti; i dialoghi politici ed economici.

La governance su base egualitaria sarà basata su:

  • una copresidenza da applicarsi ai vertici, alle riunioni ministeriali, agli incontri tra alti funzionari, al comitato permanente congiunto e - ove possibile - anche ad altre riunioni. Uno dei copresidenti sarà espressione dell'UE e l'altro dei partner mediterranei. Quest’ultimo viene scelto per consenso, per un periodo di due anni non rinnovabile. Dal lato dell’UE, la copresidenza dovrà essere compatibile con la rappresentanza esterna dell'Unione europea, conformemente alle disposizioni del trattato vigente;
  • un segretariato congiunto con sede a Barcellona, chiamato ad avere un ruolo chiave nell’architettura istituzionale e a dare impulso al processo in termini di follow-up delle decisioni, promozione di nuovi progetti e ricerca di partner. Ha un mandato di natura tecnica ed è costituito da un segretario generale (scelto tra candidati dei paesi partner del Mediterraneo) e cinque o sei vicesegretari che per il primo mandato sono esponenti dei seguenti paesi: Autorità palestinese, Italia, Malta, Grecia e Israele, con l’eventuale aggiunta della Turchia. Essi vengono selezionati per consenso dagli alti funzionari, a seguito delle proposte avanzate dai partner euromediterranei e sulla base di una short list predisposta dalla copresidenza e dalla Commissione, dietro consultazione di tutti i partner. L’incarico è triennale, rinnovabile un’unica volta. La struttura sarà finanziata dai contributi dei paesi euromediterranei, su base volontaria, e dal bilancio comunitario;
  • un comitato permanente congiunto, con sede a Bruxelles, con il compito di preparare le riunioni degli alti funzionari, assicurandone anche il follow-up e fungere da meccanismo di reazione rapido in caso di situazioni di crisi nella regione che richiedano la consultazione dei partner euro mediterranei.

I progetti da realizzare dovranno essere in grado di promuovere uno sviluppo equilibrato e sostenibile, la coesione regionale, l'integrazione economica e le interconnessioni infrastrutturali. Il processo di selezione dei progetti – che avverrà in conformità con gli obiettivi della dichiarazione di Barcellona - terrà conto fra l’altro dei seguenti aspetti:

  • carattere regionale, subregionale e transnazionale dei progetti proposti;
  • entità, rilevanza e interesse dei progetti per le parti coinvolte;
  • fattibilità finanziaria.

A tale proposito si segnala che al Vertice di Parigi è stato convenuto di dare la priorità a sei “iniziative chiave”. Si tratta, in particolare, di:

-    disinquinamento del Mediterraneo, ivi incluse zone costiere e aree marine protette,

-    costruzione di autostrade marittime e terrestri per migliorare le fluidità del commercio e la circolazione delle persone fra le due sponde del Mediterraneo;

-    rafforzamento della protezione civile, visto anche l’aumento dei rischi regionali legati al riscaldamento dell’ambiente;

-    creazione di un piano solare mediterraneo, per sviluppare fonti di energia alternativa nella regione;

-    sviluppo di un’università euromediterranea, già inaugurata a Portoroz, in Slovenia;

-    iniziativa di sostegno alle piccole e medie imprese.

Come segnalato dal ministero degli Affari esteri, nell’ambito di tali progetti le priorità italiane sarebbero:

  • il sostegno all'iniziativa in favore delle PMI e la promozione del Forum economico di Milano, per favorire il coinvolgimento del mondo degli affari nel dialogo euro-mediterraneo;
  • lo sviluppo del tema della "sicurezza condivisa" nel Mediterraneo, con particolare riferimento alla sicurezza marittima - l'Italia organizzerà nel 2009 il primo Forum Mediterraneo delle Guardie costiere - e alla protezione civile;
  • lo sviluppo del tema dell'infrastrutturazione del Mediterraneo, con particolare riferimento alle reti di trasporto e alle reti energetiche.

Il finanziamento

L’Unione per il Mediterraneo mobiliterà fondi supplementari a favore della regione, principalmente attraverso i progetti regionali e subregionali. Come indicato nella dichiarazione congiunta di Parigi, il suo valore aggiunto dipenderà in larga misura dalla capacità di attrarre risorse finanziarie ingenti, con un alto livello di coordinamento tra i donatori, principalmente dalle seguenti fonti:

  • partecipazione del settore privato;
  • contributi dal bilancio dell’UE e da tutti i partner;
  • contributi da paesi terzi, istituzioni finanziarie internazionali, banche regionali;
  • Fondo euromediterraneo di investimento e di partenariato (FEMIP) chiamato a gestire i prestiti erogati dalla Banca europea degli investimenti a favore dei paesi mediterranei;
  • strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI).