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PDL 284

XVI LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 284



PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

SERENI, BERRETTA, BOBBA, BOCCI, BOCCIA, BORDO, BOSSA, BRAGA, BRANDOLINI, BUCCHINO, CARDINALE, ENZO CARRA, MARCO CARRA, CASTAGNETTI, CODURELLI, COLANINNO, CONCIA, CORSINI, CUOMO, DE BIASI, FADDA, GIANNI FARINA, FARINONE, FEDI, FOGLIARDI, FONTANELLI, GOZI, GRASSI, IANNUZZI, LARATTA, LENZI, LOVELLI, LUCÀ, MARCHI, MARCHIGNOLI, MARGIOTTA, MARIANI, MAZZARELLA, GIORGIO MERLO, MIGLIOLI, MOTTA, NARDUCCI, NICOLAIS, OLIVERIO, PICCOLO, PORTA, QUARTIANI, RAMPI, RIGONI, ROSATO, RUGGHIA, SAMPERI, SANGA, SBROLLINI, SCHIRRU, SERVODIO, STRIZZOLO, TIDEI, TULLO, VANNUCCI, VELO, VILLECCO CALIPARI, ZAMPA

Riconoscimento dell'inno di Mameli «Fratelli d'Italia» quale inno ufficiale della Repubblica

Presentata il 29 aprile 2008


      

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Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge nasce da un'esigenza di verità storica, quale fonte preminente del nostro ordinamento costituzionale, democratico e repubblicano.
      La nazione italiana si è formata faticosamente nei secoli e la sua origine è più facilmente identificabile in una trama storica di eventi umani, uniti dal comune sentimento popolare e nazionale; essa è, con maggior fatica, rintracciabile in passati profili di statualità divise, per la grande frammentazione geopolitica che fu elemento costante fino agli ultimi decenni del XIX secolo.
      L'esercizio culturale e simbolico della memoria storica diventa, quindi, per noi italiani moderni, strumento indispensabile della coesione nazionale, come hanno sempre testimoniato gli intellettuali del nostro Paese che, non a caso, il più delle volte, furono insieme letterati e politici.
      È per queste ragioni, e non per motivi di eccentrico protagonismo, che si ritiene opportuno legiferare affinché sia adottato formalmente quale inno nazionale il canto «Fratelli d'Italia», scritto nel 1847 dal giovane risorgimentale Goffredo Mameli e musicato in quello stesso anno dal maestro Michele Novaro. Il mazziniano Goffredo Mameli, su proposta di Nino Bixio, lo scrisse in una notte, per rappresentare il crescente movimento patriottico delle genti divise, affiancando al tricolore ancora proibito (allora non solo dagli austriaci ma perfino all'interno dello Stato sabaudo) un nuovo strumento di riconoscimento e di unificazione nazionale.
      Pochissimi anni dopo il poeta soldato morì a soli ventidue anni, mentre difendeva, insieme a Saffi, ad Armellini, a Mazzini, allo stesso Garibaldi e a tanti altri, l'esperienza della Repubblica romana del 1849, che doveva essere, nelle intenzioni dei fondatori, la «culla» di una Costituente nazionale.
      È di particolare significato la circostanza per cui l'inno, che ha dato voce e rappresentazione simbolica all'Italia, sia nato dalla creatività e dall'idealismo di un giovanissimo poeta che credeva e si batteva per un futuro migliore, tanto che, nel tramandarne il ricordo, Garibaldi lo inserì «tra quei giovani che riconciliano con l'umana famiglia».
      La sua opera più conosciuta, l'inno «Fratelli d'Italia», ricevette un giudizio positivo dallo stesso Giuseppe Verdi, che lo inserì nel suo «Inno delle Nazioni», insieme agli inni nazionali dell'Inghilterra e della Francia.
      A molti sfugge, però, che questo inno, ormai noto a tutti e adottato nella maggior parte delle celebrazioni ufficiali della Repubblica, le appartiene per uso consuetudinario, non esistendo alcun pronunciamento legislativo a riguardo.
      Un verbale del Consiglio dei ministri del 12 ottobre 1946 ne dettava, infatti, l'adozione provvisoria ed esclusiva nelle cerimonie militari, disponendo che un successivo decreto - mai emanato - ne formalizzasse il riconoscimento quale inno nazionale italiano.
      In coerenza con le motivazioni esposte, si raccomanda al Parlamento l'approvazione della presente proposta di legge che riconosce l'inno «Fratelli d'Italia» di Goffredo Mameli quale inno nazionale della Repubblica italiana.


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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. L'inno di Mameli «Fratelli d'Italia» è riconosciuto quale inno ufficiale della Repubblica.


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