Frontespizio Relazioni Commissioni

Nascondi n. pagina

Stampa

PDL 1714-A 1713-A

XVI LEGISLATURA
CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 1714-A
   N. 1713-A


ALLEGATO 2
RELAZIONI DI MINORANZA DELLE COMMISSIONI PERMANENTI

DISEGNO DI LEGGE
(N.  1714)

presentato dal ministro dell'economia e delle finanze
(TREMONTI)

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009
e bilancio pluriennale per il triennio 2009-2011

Presentato il 30 settembre 2008

e

DISEGNO DI LEGGE
(N.  1713)

presentato dal ministro dell'economia e delle finanze
(TREMONTI)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale
e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2009)

Presentato il 30 settembre 2008

(Relatori per la maggioranza:
MORONI, per il disegno di legge n. 1714;
GIUDICE, per il disegno di legge n. 1713)


NOTA: Relazioni di minoranza presentate nelle Commissioni permanenti sugli stati di previsione del disegno di legge di bilancio e sulle parti del disegno di legge finanziaria di rispettiva competenza.


ALLEGATO 2
RELAZIONI DI MINORANZA DELLE COMMISSIONI PERMANENTI

RELAZIONI DI MINORANZA PRESENTATE NELLE COMMISSIONI PERMANENTI AI SENSI DELL'ARTICOLO 120, COMMA 3, DEL REGOLAMENTO, SUGLI STATI DI PREVISIONE DEL DISEGNO DI LEGGE DI BILANCIO E SULLE PARTI DEL DISEGNO DI LEGGE FINANZIARIA DI RISPETTIVA COMPETENZA

INDICE

III COMMISSIONE PERMANENTE Pag. 7
(Affari esteri)
Tabella n. 6 (Affari esteri) Pag. 9
IV COMMISSIONE PERMANENTE Pag. 13
(Difesa)
Tabella n. 11 (Difesa) Pag. 15
XI COMMISSIONE PERMANENTE Pag. 19
(Lavoro pubblico e privato)
Tabella n. 2 (Economia e finanze, limitatamente alle parti di competenza) Pag. 21
Tabella n. 4 (Lavoro, salute e politiche sociali, limitatamente alle parti di competenza) Pag. 21

torna su


III COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari esteri e comunitari)


III COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari esteri e comunitari)

RELAZIONE DI MINORANZA

sui

DISEGNI DI LEGGE

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009
e bilancio pluriennale per il triennio 2009-2011 (1714)

Stato di previsione del Ministero degli affari esteri
per l'anno finanziario 2009
(Tabella n. 6)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale
e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2009) (1713)

del deputato Maran


            La III Commissione,

          esaminato per le parti di propria competenza il disegno di legge C. 1713 recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2009)» e il disegno di legge C. 1714 recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009 e bilancio pluriennale per il triennio 2009-2011»,

      premesso che:

          la crisi economica in atto e le previsioni negative per la crescita del Paese sono contrastate dal Governo con una manovra finanziaria inadeguata sotto molti aspetti, come già denunciato dall'opposizione in occasione del dibattito sui provvedimenti collegati alla Legge finanziaria, la cui approvazione è stata anticipata a luglio;

          in particolare la politica economica sin qui seguita dal Governo è controproducente ai fini dell'aggiustamento della finanza pubblica perché non affronta le vere priorità: l'anemia della crescita e la perdita di potere d'acquisto dei redditi da lavoro e pensione;

          interventi di miglioramento del potere d'acquisto di lavoratori e pensionati, invece, migliorerebbero la distribuzione dei redditi e la domanda interna, già fortemente penalizzata dall'aumento dell'inflazione, oltremodo accentuata dalla scelta di fissare un tasso di inflazione programmata assolutamente irrealistico, e dalla mancata riduzione della pressione fiscale, quando l'unica vera leva a disposizione del Governo sarebbe proprio quella di intervenire a sostegno dei consumi;

          siamo, quindi, di fronte una politica economica prociclica, come è riconosciuto anche da autorevoli esponenti della maggioranza che arrivano a quantificare l'effetto di freno sull'economia che viene a prodursi come conseguenza della manovra di luglio, un effetto stimabile in -0,22 per cento, -0,33 per cento e -0,34 per cento in ciascun anno del triennio 2009-2011;

          date queste condizioni, le famiglie, i lavoratori e le imprese italiane avrebbero avuto bisogno, rivedendo la scelta di concentrare tutta l'azione economico-finanziaria del Governo nel decreto-legge n. 112, di coraggiosi interventi legislativi finalizzati a contrastare la fase di recessione economica in atto;

          al contrario, ciò che rileva del disegno di legge finanziaria non è tanto quello che c'è, quanto piuttosto quello che non c'è: non ci sono neanche i finanziamenti per le misure più propagandate dal Governo, la social card e gli sgravi fiscali sugli straordinari, né tantomeno la promessa restituzione dei quasi 2 miliardi per le infrastrutture del Mezzogiorno tagliati per finanziare gli sgravi ICI;

      per quanto riguarda le parti di competenza della III Commissione:

          occorre preliminarmente notare che le esigenze generali di contenimento della spesa non possono portare a tagli indiscriminati alle diverse amministrazioni statali senza la giusta considerazione del fabbisogno necessario a mantenere una minima efficienza dell'amministrazione stessa che le consenta di svolgere l'azione politica e di governo assegnatagli e, in questo senso, appare ingiustificato che il Ministero degli affari esteri, secondo alcune valutazioni, pur incidendo per il solo 0,36 per cento sulla spesa complessiva dello Stato, è chiamato a contribuire ai risparmi e alle riduzioni per oltre il 4 per cento;

          in questo senso, come ammesso dagli stessi membri di Governo in sede di illustrazione della manovra e dagli interventi dei rappresentanti della maggioranza, il taglio di circa 500 milioni di euro per il Ministero degli affari esteri, per uno stanziamento complessivo oggi di poco più di 2 miliardi di euro, rende particolarmente difficoltosa, per non dire impossibile, persino l'attività ordinaria della Farnesina, apportando un colpo durissimo ad un'amministrazione che si è sempre distinta per efficienza, qualità dell'azione ed efficacia dell'intervento;

          difatti, il Ministero degli affari esteri aveva già provveduto nel corso della precedente Amministrazione ad adottare misure di riorganizzazione delle sue strutture, con particolare riferimento alla rete diplomatico-consolare, e di semplificazione delle procedure, riguardo alle quali aveva anche trasmesso una relazione sullo stato della spesa e sull'efficacia nell'allocazione delle risorse (in data 12 giugno 2008) e che proprio l'avvio virtuoso di progetti sull'informatizzazione della documentazione, la cosiddetta dematerializzazione della rendicontazione dall'estero, nonché la prospettiva di fornire on line molti servizi consolari, testimoniano uno sforzo positivo del Ministero cui doveva corrispondere un riconoscimento, in termini di mantenimento per lo meno delle dotazioni finanziarie, e non un'ulteriore insostenibile decurtazione di risorse;

          con i fondi stanziati da questa manovra e previsti nelle prossime annualità non solo sarà molto arduo garantire il funzionamento della rete diplomatico-consolare e il livello dei servizi forniti a cittadini e imprese italiane all'estero, ma addirittura vi è il fondato dubbio, come riferito in commissione dal Governo, che non sarà possibile adempiere alle obbligazioni conseguenti ad accordi internazionali ed impegni contratti;

          in questo senso non possono che essere allarmanti, tra gli altri, i tagli ai contributi al Fondo per lo sminamento umanitario, la riduzione della contribuzione all'Agenzia internazionale per l'energia atomica, l'azzeramento dei fondi per il centro di documentazione europea e per le iniziative della Pesd, nonché la riduzione dei contributi volontari alle Banche e ai Fondi internazionali per lo sviluppo o la preannunciata impossibilità di reperire fondi per il contributo annuo a favore del Fondo per le pandemie, cui il Presidente del Consiglio aveva assicurato, al contrario, in sedi pubbliche e internazionali, una contribuzione straordinaria;

          estremamente grave, poi, è il sostanziale dimezzamento dei fondi per il finanziamento della Legge 49 del 1987 sulla cooperazione allo sviluppo che, insieme ai tagli ulteriori a tutte le voci relative all'Aiuto pubblico allo sviluppo, determina un drammatico e irrecuperabile gap tra gli impegni internazionali - confermati nella loro rilevanza dal Segretario generale delle Nazioni Unite nella recente sessione inaugurale dell'Assemblea generale dell'Onu, e sottoscritti dall'Italia - e le risorse effettivamente destinate;

          in particolare l'aiuto pubblico allo sviluppo italiano dovrebbe decrescere dall'attuale ed insufficiente 0,22 per cento del Pil a una percentuale che difficilmente si scosterà dallo 0,15 per cento, costituendo tale fatto un pessimo biglietto da visita per il nostro Paese quale organizzatore del prossimo vertice G8 in cui i temi della povertà globale e del rispetto degli obiettivi del Millennio rimangono centrali;

          contrariamente a quanto fatto dal Governo Prodi, poi, anche gli interventi in favore delle comunità italiane nel mondo sono gravemente penalizzati dalla manovra finanziaria 2009, in particolare sul versante della direzione generale degli italiani all'estero e politiche migratorie;

          i tagli alla promozione della lingua e della cultura italiana, per esempio, sono tali da far temere a gennaio la chiusura di un gran numero di corsi, frequentati da oltre 600.000 giovani e affidati - per ragioni di risparmio - agli enti gestori, così come dello stesso tenore è il taglio all'assistenza sociale verso i connazionali ultra sessantacinquenni in condizioni di indigenza, soprattutto nei paesi dell'america latina;

          lo smantellamento subito, infine, dal bilancio del ministero degli affari esteri mette in crisi, tra gli altri, anche gli organismi istituzionali di rappresentanza degli italiani all'estero - COMITES e CGIE - che garantiscono il collegamento tra le comunità emigrate e il nostro paese;

DELIBERA DI RIFERIRE
IN SENSO CONTRARIO.


IV COMMISSIONE PERMANENTE
(Difesa)


IV COMMISSIONE PERMANENTE
(Difesa)

RELAZIONE DI MINORANZA

sui

DISEGNI DI LEGGE

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009
e bilancio pluriennale per il triennio 2009-2011 (1714)

Stato di previsione del Ministero della difesa
per l'anno finanziario 2009
(Tabella n. 11)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale
e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2009) (1713)

dei deputati
Villecco Calipari, Beltrandi, Garofani, Gaglione, Giacomelli, Fioroni, La Forgia, Laganà Fortugno, Migliavacca, Mogherini, Recchia, Rosato, Rugghia, Sereni, Tocci, Vico.


      La IV Commissione,

          esaminata la tabella 11, relativa allo stato di previsione del Ministero della difesa per il 2009, e, per quanto di competenza, le connesse parti del disegno di legge finanziaria 2009;

          premesso che:

              i tagli alle spese di esercizio dello stato di previsione della spesa del Ministero della difesa, per il triennio 2004-2006, sono andati molto al di là di un razionale e sostenibile contenimento della spesa, incidendo gravemente e pericolosamente sulla prontezza operativa dello strumento militare;

              ulteriori riduzioni sono state disposte dal decreto-legge n. 112 del 2008, incidendo particolarmente sui consumi intermedi, ossia su quelle risorse che influenzano direttamente l'efficacia dello strumento militare e la sicurezza del personale militare, sia in ambito nazionale che internazionale;

              le citate misure, infatti, prefigurano un andamento degli stanziamenti a legislazione vigente in progressivo decremento, da circa 20,3 miliardi di euro per il 2009 a poco più di 18,9 miliardi per l'anno 2011, limitando ulteriormente le risorse destinate all'esercizio;

              il divario tra input finanziario ed output richiesto allo strumento militare, pertanto, rischia di compromettere irrimediabilmente le capacità operative dell'organizzazione della Difesa;

              nel settore dell'esercizio le previsioni di spesa ammontano a 1.887,9 milioni di euro, con un decremento rispetto al 2008 di 775,3 milioni di euro (29 per cento), risultando assolutamente insufficienti per assicurare sia pure al minimo livello di adeguatezza, le attività di addestramento e formazione, le attività manutentive, le scorte di materiali necessarie ad uno strumento aderente agli impegni nazionali oltre a quelli assunti nell'ambito della NATO, dell'Unione europea e dell'ONU;

              nel settore del personale non vengono ripianati i tagli effettuati dal decreto-legge n. 112 del 2008 sui fondi destinati al reclutamento dei volontari - per un valore pari al 7 per cento per l'anno 2009 e del 40 per cento a decorrere dall'anno 2010, rispetto allo stanziamento per l'anno 2008 - decreto che ha imposto il conseguimento di economie di spesa per un importo non inferiore a 304 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010;

              le citate misure comporteranno, non solo la riduzione dei nuovi arruolamenti, ma anche il mancato trattenimento di militari che hanno prestato servizio nelle Forze armate in Italia e all'estero da 5 o 6 anni, che, quindi, potrebbero essere congedati, contro ogni loro legittima aspettativa;

              le predette misure prevedono altresì disposizioni per il blocco del turn over nelle pubbliche amministrazioni, che potrebbero trovare applicazione anche al personale delle Forze armate, compreso quello in servizio nell'Arma dei carabinieri;

              ritenuto che tutto ciò sia in aperta contraddizione con le esigenze organiche delle Forze armate e dell'Arma dei carabinieri, e sia suscettibile di determinare conseguenze gravissime sugli organici, sui destini e le legittime aspettative del personale;

          considerato che:

              le proiezioni su base triennale 2009-2011, evidenziano il rischio di un progressivo decadimento operativo dello strumento militare, con una riduzione prossima all'azzeramento delle esercitazioni, delle ore di moto e di volo delle varie componenti e una sensibile riduzione delle attività manutentive sui sistemi d'arma in inventario, con gravi conseguenze negative, sia sull'efficienza operativa, sia sulla consistenza del patrimonio, con particolare riguardo alle scorte operative e strategiche e al settore infrastrutturale;

              nel 2009, in termini di output operativo, tutto ciò comporterà per l'Esercito lo svolgimento di circa 2.880 esercitazioni a fronte delle 7.500 previsionali del 2008; per la Marina la disponibilità di circa 29.800 ore di moto, a fronte delle 45.000 previsionali del 2008; per l'Aeronautica l'effettuazione di circa 30.000 ore di volo a fronte delle 90.000 previsionali del 2008;

              con i provvedimenti in oggetto non si dà minimamente seguito all'inversione di tendenza avviata nel biennio 2007-2008 con il Governo di centro-sinistra, di cui viene dato riconoscimento nella stessa nota preliminare relativa allo stato di previsione della spesa del Ministero della Difesa per l'esercizio finanziario 2009, in cui è chiaramente indicato che la sofferenza registrata nel bilancio della Difesa, nel triennio 2004-2006, è stata attenuata nel biennio 2007-2008, consentendo alle Forze armate, sia di onorare gli impegni presi in capo internazionale, sia di porre le basi per conseguire un recupero, seppur minimale, in taluni settori vitali dell'organizzazione;

              non viene previsto alcun rimedio per ripianare le risorse da destinare all'esercizio che avrebbero potuto concretizzarsi nella costituzione a favore del Ministero della difesa di appositi accantonamenti nei fondi speciali di parte corrente per un ammontare non inferiore a 450 milioni di euro, per ciascun anno del triennio 2009-2011, per sopperire alla drammatica situazione descritta in premessa, con particolare riguardo alle gravi carenze nelle attività di reclutamento, di addestramento e di manutenzione dei mezzi indispensabili per continuare a mantenere gli impegni «fuori-area» in una condizione di massima sicurezza per il personale;

DELIBERA DI RIFERIRE
IN SENSO CONTRARIO.


XI COMMISSIONE PERMANENTE
(Lavoro pubblico e privato)


XI COMMISSIONE PERMANENTE
(Lavoro pubblico e privato)

RELAZIONE DI MINORANZA

sui

DISEGNI DI LEGGE

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009
e bilancio pluriennale per il triennio 2009-2011 (1714)

Stato di previsione del Ministero dell'economia
e delle finanze per l'anno finanziario 2009
(Tabella n. 2, limitatamente alle parti di competenza)

Stato di previsione del Ministero del lavoro, salute e politiche
sociali per l'anno finanziario 2009
(Tabella n. 4, limitatamente alle parti di competenza)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale
e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2009) (1713)

del deputato Damiano


      La XI Commissione,

          in sede di esame della manovra di bilancio

          premesso che:

              i rischi di stagnazione, almeno per l'Europa continentale, sono diventati realtà: le principali economie del continente sono ferme, mentre i prezzi continuano a salire, in particolare, quelli dei beni di prima necessità alimentari ed energetici e, soprattutto, siamo di fronte ad una crisi finanziaria mondiale di cui non si possono escludere pesanti ricadute sull'economia reale dei paesi maggiormente industrializzati;

              le più recenti stime e previsioni indicano per l'anno in corso e per il 2009 per l'area euro ed il Regno Unito una crescita poco superiore all' 1 per cento, mentre l'Italia sta molto al di sotto della media, quasi a zero, perché i problemi congiunturali si innestano su una situazione strutturale più debole degli altri partner europei;

              è lo stesso Governo a riconoscere che l'Italia si trova in una fase di emergenza economica, tanto da rivedere al ribasso le stime di crescita del Pil per l'anno in corso e per i prossimi;

              la politica economica sin qui seguita dal Governo non è all'altezza dei problemi del Paese ed è controproducente al fini dell'aggiustamento della finanza pubblica perché non affronta le vere priorità: l'anemia della crescita e la perdita di potere d'acquisto dei redditi da lavoro e pensione; come denunciato dal Servizio studi di Confindustria, nel 2009 il consumo delle famiglie italiane si ridurrà ulteriormente dall'attuale -0,2 per cento a - 0,6 per cento. Le imprese saranno a corto di capitale e in previsione del citato calo dei consumi, non avranno più convenienza a lavorare a pieno regime e, in base a tali parametri, il tasso di disoccupazione balzerà dall'attuale 6,8 per cento al 7,3 per cento;

              nel mese di luglio le ore di cassa integrazione ordinaria e straordinaria hanno subito una impennata aumentando del 26,20 per cento. I settori maggiormente interessati sono: l'alimentare (+143 per cento), il legno (+135 per cento), il commercio (+129 per cento), il tessile (+92 per cento). Il totale delle ore cumulate, da gennaio a luglio, ordinarie e straordinarie, aumenta dell'8,61 per cento: si passa dagli 86 milioni di ore dei primi sette mesi del 2007, agli oltre 93 milioni di ore del corrispondente periodo del 2008. Le regioni più coinvolte sono, nei sette mesi, le Marche (+149 per cento), il Friuli (+72 per cento), il Veneto (+48 per cento), la Sardegna (+41 per cento) e l'Emilia Romagna (+40 per cento);

              interventi di miglioramento del potere d'acquisto di lavoratori e pensionati, invece, migliorerebbero la distribuzione dei redditi e la domanda interna, già fortemente penalizzata dall'aumento dell'inflazione, oltremodo accentuata dalla scelta di fissare un tasso di inflazione programmata assolutamente irrealistico, e dalla mancata riduzione della pressione fiscale, quando l'unica vera leva a disposizione del Governo sarebbe proprio quella di intervenire a sostegno dei consumi;

              siamo, quindi, di fronte una politica economica prociclica, come è riconosciuto anche da autorevoli esponenti della maggioranza che arrivano a quantificare l'effetto di freno sull'economia che viene a prodursi come conseguenza della manovra di luglio, un effetto stimabile in - 0,22 per cento, - 0,33 per cento e - 0,34 per cento in ciascun anno del triennio 2009-2011;

              date queste condizioni, le famiglie, i lavoratori e le imprese italiane avrebbero avuto bisogno, rivedendo la scelta di concentrare tutta l'azione economico-finanziaria del Governo nel decreto-legge n. 112, di coraggiosi interventi legislativi finalizzati a contrastare la fase di recessione economica in atto;

              al contrario, ciò che rileva del disegno di legge finanziaria non è tanto quello che c'è, quanto piuttosto quello che non c'è: non ci sono neanche i finanziamenti per le misure più propagandate dal Governo, la social card e gli sgravi fiscali sugli straordinari, né tantomeno la promessa restituzione dei quasi 2 miliardi per le infrastrutture del Mezzogiorno tagliati per finanziare gli sgravi Ici;

              per quanto riguarda le parti di competenza della Commissione Lavoro:

              si rileva criticamente il contenuto dei commi 25 e 26 laddove dispongono il trasferimento degli oneri relativi a disposizioni di carattere assistenziale dal bilancio dello Stato a quello dell'Inps, caricandone i costi sulla gestione previdenziale dell'ente, così compromettendo il principio consolidato inerente alla separazione tra previdenza e assistenza. Quest'ultima compito dell'intera collettività, attraverso la fiscalità generale, e non solo a carico del lavoro dipendente e del sistema delle imprese;

              con riferimento al comma 32, la disposizione appare indeterminata per quanto concerne la titolarità e le modalità di riconoscimento della corresponsione dei trattamenti accessori, da parte delle pubbliche amministrazioni, prevedendo solo che tali compensi siano erogati in base alla qualità, alla produttività e alla capacità innovativa della prestazione lavorativa, senza alcuna forma di coinvolgimento e concertazione con le organizzazioni sindacali dei lavoratori;

              il comma 35, al primo periodo, stabilisce che dalla data di presentazione del disegno di legge finanziaria che diviene, così, termine temporale di riferimento, in luogo dell'effettiva entrata in vigore della stessa - come se il Parlamento non abbia possibilità di intervento e riformulazione della disposizione - decorrono le trattative per il rinnovo dei contratti del personale delle amministrazioni pubbliche. Mentre, il secondo periodo prevede che, dalla data di entrata in vigore della legge finanziaria, le somme previste per i benefici possono essere erogati anche mediante atti unilaterali, per un ammontare non superiore al 90 per cento del tasso di inflazione programmata per ciascuno degli anni del biennio di riferimento, attribuendo così un formidabile strumento di pressione nei confronti delle controparti sindacali nel corso della trattativa, e residuando alla contrattazione solo il rimanente 10 per cento, ovvero una cifra irrisoria di una quota già largamente insufficiente, stante la previsione di un tasso di inflazione prammatica assolutamente irrealistica;

DELIBERA DI RIFERIRE
IN SENSO CONTRARIO.


Frontespizio Relazioni Commissioni
torna su