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Seduta del 3/2/2009


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Audizione del generale c.a. Cosimo D'Arrigo, comandante generale del Corpo della Guardia di finanza, del generale b. Giuseppe Vicanolo, capo del III Reparto - operazioni presso il Comando generale della Guardia di finanza, e del generale b. Riccardo Piccinni, comandante del Comando tutela finanza pubblica.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'anagrafe tributaria nel contrasto all'evasione fiscale, l'audizione del generale c.a. Cosimo D'Arrigo, comandante generale del Corpo della Guardia di finanza, del generale b. Giuseppe Vicanolo, capo del III Reparto - operazioni presso il Comando generale della Guardia di finanza, e del generale b. Riccardo Piccinni, comandante del Comando tutela finanza pubblica.
Do la parola al generale Cosimo D'Arrigo, comandante generale del Corpo della Guardia di finanza, con riserva di rivolgergli - come agli altri auditi - alcune domande e di formulare talune osservazioni al termine del suo intervento.

COSIMO D'ARRIGO, Comandante generale del Corpo della Guardia di finanza. Signor presidente, onorevoli senatori e deputati, innanzitutto vi ringrazio per l'invito a questa audizione, che mi offre l'occasione di illustrare l'importanza che riveste l'anagrafe tributaria, in base all'esperienza e alle strategie operative della Guardia di finanza, ai fini del contrasto dell'evasione fiscale.
Tenuto conto degli obiettivi conoscitivi della Commissione, articolerò il mio intervento su cinque punti: preliminarmente, richiamerò i dati salienti dei servizi di polizia tributaria sviluppati dai reparti sul territorio, con il relativo impatto esercitato sui fenomeni più rilevanti di evasione, di elusione e di frode fiscale; poi mi soffermerò sulle modalità di utilizzo dell'anagrafe tributaria per le attività di intelligence e di analisi di rischio finalizzate alla selezione dei contribuenti da inserire nei programmi di verifica; successivamente illustrerò gli effetti delle indagini finanziarie, per via telematica, che hanno rappresentato un volano formidabile, una vera svolta per il miglioramento qualitativo delle verifiche di maggiore spessore; quindi, preciserò con quali modalità i reparti fanno confluire agli uffici finanziari i verbali e le segnalazioni dei dati e degli elementi utili per l'accertamento, che vanno ad alimentare in anagrafe tributaria apposite procedure di raccordo tra la Guardia di finanza e le Agenzie delle entrate e delle dogane. In conclusione, guardando alla prospettiva del federalismo fiscale e della partecipazione dei comuni all'accertamento dei tributi statali, non potrò che ribadire la volontà della Guardia


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di finanza di fornire la massima collaborazione ai processi di cambiamento in atto, sempre rimanendo fedele alla propria missione di polizia economica e finanziaria a tutela del bilancio dello Stato, delle regioni, degli enti locali e dell'Unione europea, secondo - ovviamente - le direttive di indirizzo, i piani e i programmi fissati dal Ministro dell'economia e delle finanze.
Per eventuali richieste di approfondimento sono con me, a vostra disposizione, il capo del III Reparto - operazioni presso il Comando generale della Guardia di finanza, generale Vicanolo, e il comandante del Comando tutela finanza pubblica, generale Piccinni.
Per quanto riguarda la lotta all'evasione fiscale, il contrasto dell'evasione fiscale costituisce l'obiettivo strategico prioritario della Guardia di finanza, che negli ultimi tre anni ha incrementato del 25 per cento le risorse destinate allo specifico settore. L'incremento è stato realizzato mediante rivisitazione interna della struttura ordinativa della Guardia di finanza. Ciò ha comportato un innalzamento generale della presenza ispettiva, che viene modulata attraverso l'esecuzione sistematica, quindi programmata, di 31 mila verifiche, 72 mila controlli e 750 mila controlli strumentali (quelli in materia di scontrini, ricevute fiscali e beni viaggianti).
Ovviamente, le verifiche sono le indagini più approfondite, finalizzate a controllare l'esattezza, la completezza e veridicità delle basi imponibili dichiarate dai contribuenti, attraverso l'esame degli aspetti più significativi della relativa posizione fiscale. Si tratta delle investigazioni più qualificate di polizia tributaria, che sono sempre precedute da una attenta azione di intelligence, di analisi dei rischi e di controllo economico del territorio, in modo da orientare l'attenzione su fenomeni di evasione e di elusione più rilevanti e sulle frodi fiscali.
Per converso, i controlli sono le verifiche limitate a singoli atti di gestione, ivi compresi quelli concernenti l'emissione dei documenti di certificazione, dei corrispettivi, e i controlli con finalità preventive o ricognitive, come i controlli incrociati a clienti e fornitori, rilevamento dei prezzi per l'aggiornamento degli studi di settore, riscontri circa l'operatività delle nuove partite IVA e così via.
Con ciò intendo affermare che l'efficacia della strategia antievasione della Guardia di finanza si fonda sulla combinazione di due linee d'azione: da un lato, le 31 mila verifiche caratterizzate da finalità prevalentemente di scoperta e di repressione dell'evasione più grave e più complessa, per così dire dell'evasione «sofisticata»; dall'altro, gli 822 mila controlli rispondono a una funzione soprattutto deterrente e preventiva, orientata a contenere la propensione all'evasione più diffusa, all'evasione per così dire «di massa», da parte dei contribuenti non sottoposti a più penetranti attività ispettive, in modo da dissuaderli, se possibile, dal commettere violazioni più gravi e incentivare l'adesione spontanea agli obblighi dichiarativi.
I risultati conseguiti nel 2008 sono stati superiori a quelli del 2007, grazie all'impegno dei reparti a migliorare la qualità degli interventi, riuscendo così ad alimentare la frequenza dei servizi di ottimo livello medio.
Le direttrici del piano di azione del 2009, sulla base dell'atto di indirizzo emanato dal Ministro dell'economia e delle finanze per il triennio 2009-2011, confermano la priorità della lotta all'evasione, da perseguire aumentando l'efficacia dell'attività in argomento attraverso lo sviluppo dell'intelligence, più proficue forme di cooperazione con le agenzie fiscali, nonché l'adozione delle nuove forme di collaborazione con i comuni previste dalla legge.
Da qui deriva l'importanza, ancora più accentuata, dell'utilizzo dell'Anagrafe tributaria a supporto dell'attività di intelligence e delle analisi di rischio, ai fini di una più attenta e puntuale selezione dei soggetti e delle categorie economiche a più alto indice di pericolosità fiscale.
L'attività di intelligence è connaturata alle funzioni tipiche degli organi di polizia, che si esplicano nei due momenti inscindibili della prevenzione e della repressione degli illeciti. Infatti, sia la funzione preventiva


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sia quella repressiva sono basate sull'azione di intelligence e di controllo del territorio, mirata alla ricerca, all'acquisizione, alla valutazione e all'elaborazione di dati e notizie attinenti a fatti o condotte illecite da accertare con interventi palesi.
Ciò vale anche per i compiti di lotta all'evasione della Guardia di finanza, per cui ciascun reparto del corpo sviluppa sul territorio un processo permanente di ricerca informativa, osservazione e analisi dell'evoluzione del sistema economico e finanziario, al fine di acquisire elementi utili per pianificare ed eseguire interventi mirati, puntando quindi alla massima concretezza e proficuità dell'azione ispettiva.
In questo processo si innesta la fase importantissima della valutazione ed elaborazione delle informazioni acquisite dalle varie fonti, attraverso la consultazione delle trenta banche dati e sistemi applicativi che sono accessibili dalla rete informatica del corpo.
L'Anagrafe tributaria gioca un ruolo fondamentale per i 35 mila militari della Guardia di finanza abilitati a consultare il sistema informativo della fiscalità, costituito non soltanto dai dati delle dichiarazioni presentate dai contribuenti, ma anche da una serie di informazioni provenienti da fonti esterne che, analizzate con opportuni incroci e criteri di analisi intelligenti, consentono di corroborare l'osservazione dei fatti con spunti indicativi di possibili criticità fiscali.
Non mi addentro nei particolari, in quanto agli atti della Commissione parlamentare di vigilanza vi sono già le risultanze dell'ultima indagine conoscitiva, conclusa il 27 marzo 2008, che reca una visione d'assieme del censimento di 40 milioni 500 mila persone fisiche, 1 milione 900 mila società, 5 milioni 600 mila contribuenti titolari di partita IVA. A questa platea complessiva di soggetti d'imposta si ricollegano 32 milioni di dichiarazioni dei redditi, 7 milioni di atti di registro, 65 milioni di accatastamenti di terreni e fabbricati, 9 milioni di bollette doganali per import/export e numerosissimi altri dati di interesse economico e fiscale.
Mediamente, sono circa 2 milioni gli accessi all'Anagrafe effettuati ogni anno dai militari della Guardia di finanza a ciò abilitati, che adottano, ogni volta che si connettono alla rete, precise procedure di controllo interno, a garanzia del rispetto dei diritti dei cittadini alla riservatezza dei dati personali.
Si tratta di misure di sicurezza logica, aderenti alla normativa del codice della privacy, che comportano la preventiva abilitazione dei militari incaricati dei trattamenti, la loro identificazione, autenticazione e tracciamento ogni volta che accedono al sistema. La stretta correlazione tra gli accessi effettuati e le specifiche finalità istituzionali della Guardia di finanza, ai sensi dell'articolo 57 del codice, è riscontrabile su ciascuno dei 2 milioni di collegamenti annui di cui parlavo, in quanto i nostri operatori lasciano sempre un'evidenza informatica dei compiti di servizio a cui si ricollegano le singole interrogazioni.
I comandanti di reparto, sulla base di elenchi predisposti ogni mese dal centro, effettuano il controllo degli accessi sviluppati dai militari dipendenti, tenendo conto di appositi indicatori di attenzione.
Tra le banche dati dell'Anagrafe tributaria, quelle più diffusamente utilizzate dai reparti per le esigenze operative, oltre all'Archivio delle dichiarazioni dei redditi e IVA, sono: Telemaco, la fonte di informazioni pubbliche delle Camere di commercio, la più ampia e aggiornata sull'economia reale e sulla struttura imprenditoriale del Paese; MERCE, contenente i dati relativi a tutti gli scambi commerciali con i Paesi comunitari e non comunitari; VIES, riportante tutti gli acquisti e vendite intracomunitarie effettuate da soggetti IVA fino al trimestre precedente alla richiesta; INPS-ISEE, l'archivio gestito dall'INPS per il calcolo dell'indicatore della situazione economica equivalente, utile per l'esecuzione dei controlli nei confronti dei soggetti beneficiari di prestazioni sociali agevolate; la banca dati dell'Osservatorio dei lavori pubblici, che fornisce informazioni relative agli appaltatori di opere pubbliche sull'intero territorio nazionale; l'applicativo


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SISTer (Sistema di interscambio del territorio) che permette di ottenere, a video e in stampa, visure catastali sia per i fabbricati sia per i terreni, con lo stesso contenuto informativo e lo stesso aggiornamento che l'utente otterrebbe effettuando la medesima richiesta presso lo sportello dell'ufficio; l'archivio RETI (Richiesta elenchi titolari di partita IVA) con cui è possibile estrarre elenchi dei titolari di partita IVA selezionati in base a criteri preimpostati dall'utente.
L'azione di intelligence per la lotta all'evasione è orientata su due obiettivi: da un lato, la ricerca dei casi di irregolarità più gravi riferiti ai soggetti e società; dall'altro, l'individuazione dei fenomeni di evasione più diffusi e radicati nelle varie province e regioni del Paese, che vanno perseguiti con verifiche sistematiche «a campagna» (poi cercherò di spiegare il termine) pianificate nel tempo, perseguendo quindi un elevato livello di deterrenza.
L'attenzione rivolta ai fenomeni più che ai soggetti chiama in causa l'altra faccia della medaglia dell'intelligence, ossia l'analisi di rischio, che è indispensabile ogni qual volta bisogna estrapolare dalle banche dati interne ed esterne all'Anagrafe tributaria le tracce lasciate da operazioni economiche plurime effettuate in nero. Su questo fronte, debbo dire che la Guardia di finanza ha fatto, negli ultimi anni, grandi passi avanti, grazie alle sinergie che si sono instaurate fra i reparti speciali e quelli territoriali.
I primi, come noto, sono strutture snelle, formate da personale qualificato, appositamente addestrato mediante corsi di analisi di intelligence del II reparto del Comando generale, che hanno come obiettivo lo studio dinamico dei fenomeni illeciti, dei soggetti coinvolti e degli ambiti territoriali in cui si sviluppano. I reparti territoriali sono, invece, le strutture portanti per l'esecuzione del servizio, quelle più a diretto contatto con la realtà economica.
Ebbene, i reparti speciali sviluppano analisi di rischio fondate sull'esperienza operativa maturata dai reparti territoriali, ossia sui migliori filoni investigativi scoperti via via dalla pratica di servizio, che vanno ad incidere su fenomeni articolati in più aree del Paese.
Sostanzialmente i comandanti regionali vagliano la significatività e l'ampiezza dei principali fenomeni di evasione e di frode accertati dai reparti dipendenti e informano il Comando tutela della finanza pubblica (generale Piccinni), ogni qual volta le esperienze investigative maturate possono essere replicate altrettanto proficuamente in altri ambiti territoriali.
A questo punto, il Nucleo speciale entrate viene incaricato di sviluppare lo studio di fattibilità di un lavoro a progetto, per cui procede alla raccolta dei dati acquisibili dai sistemi informativi, alla loro aggregazione, alla loro analisi, per poi studiare lo scenario economico di riferimento e la platea dei soggetti a rischio.
È questa la fase cruciale, la più importante, ma anche la più difficile dell'analisi di rischio, in quanto richiede l'elaborazione di notevoli masse di informazioni contenute nei data base dell'Anagrafe tributaria e di enti esterni, che vanno filtrate, messe in correlazione tra loro con incroci ragionati, vagliate e depurate da errori e ridondanze statistiche, per giungere infine alla selezione dei nominativi di interesse.
L'origine della difficoltà risiede nella non piena affidabilità dei dati della raccolta telematica da fonti esterne all'Anagrafe tributaria. Ciò comporta notevoli sforzi da parte degli analisti di intelligence, per cui i dati vengono ripetutamente stressati mediante filtri automatici e controlli di compatibilità e completezza, nonché verifiche logiche continue e continue riletture degli operatori, fino ad ottenere un campione adeguatamente attendibile.
Infine, il Nucleo speciale entrate elabora, con le tecniche di project management, il piano di verifiche «a campagna» - una campagna di verifiche specifiche - che, previa approvazione del Comandante generale, viene rilanciato ai reparti territoriali, con obiettivi, metodologie operative e tempi predefiniti, quindi con un pacchetto di modalità già prestampato, in


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modo tale che i reparti operativi abbiano una semplificazione operativa e abbiano già tracciato il modo in cui operare.
Tutto ciò avviene senza alcuna comunicazione cartacea, bensì esclusivamente per via informatica, grazie all'utilizzo del software applicativo di monitoraggio, indagine e consultazione (con acronimo AMICO) approntato dai nostri reparti speciali insieme al partner tecnologico SOGEI.
Più in concreto, la Guardia di finanza ha sviluppato, negli ultimi tre anni, 25 lavori a progetto, che hanno comportato l'esecuzione di 15.950 verifiche, con la scoperta e la verbalizzazione di elementi di reddito non dichiarati per 5,4 miliardi, IVA dovuta e non versata per 875 milioni, rilievi IRAP per 3,1 miliardi, a seguito dell'individuazione di 8.700 evasori totali e 22.600 lavoratori in nero e irregolari.
Una scheda illustrativa dei risultati e dei principali contenuti di ciascun progetto, ivi compreso un accenno ai criteri di analisi di rischio adottati per gli incroci, viene consegnata unitamente alla presente relazione.
Per evitare di rimanere nel vago, mi preme portare all'attenzione soltanto tre esempi significativi. Il primo riguarda il progetto «Pandora», ideato per la lotta all'evasione e al lavoro nero nel settore edilizio, mirato specificatamente nei confronti delle imprese che hanno eseguito ristrutturazioni edilizie a favore di privati e che, pur avendo incassato i bonifici bancari relativi alle opere realizzate, non hanno dichiarato al fisco i relativi proventi. In questo caso, il percorso ispettivo ha messo in correlazione la documentazione in formato elettronico inviata dagli intermediari creditizi al centro operativo di Pescara dell'Agenzia delle entrate e relativa ai bonifici percepiti in dipendenza delle opere eseguite con i dati contenuti nell'Anagrafe tributaria circa la posizione fiscale degli imprenditori individuati. A seguito di tali elaborazioni, sono state effettuate 9.926 verifiche, con la scoperta di 6.681 evasori totali e 12.263 lavoratori in nero, nonché l'accertamento di 2,6 miliardi di euro di elementi di reddito non dichiarati, 300 milioni di euro di IVA evasa e 1,5 miliardi di euro di maggiori basi imponibili IRAP.
Il secondo esempio riguarda il progetto «Domus», teso a colpire l'evasione nel settore delle compravendite immobiliari, attraverso l'incrocio dei dati presenti nell'Anagrafe tributaria, area negozi giuridici, e il sistema del catasto e del registro. Sono state individuate le imprese immobiliari che hanno concluso vendite di beni ad un prezzo inferiore all'importo dei mutui ipotecari stipulati dai clienti per il pagamento del costo reale. Sono state eseguite 953 verifiche e individuati altrettanti operatori che avevano evaso 857 milioni di euro di ricavi non dichiarati, 610 milioni di euro di basi imponibili IRAP e 78 milioni di euro di IVA.
Il terzo esempio riguarda il piano «Hermes», sviluppato nel settore degli agenti e rappresentanti di commercio. L'iniziativa è data dall'incrocio degli elenchi degli iscritti all'ENASARCO (Ente nazionale di assistenza per gli agenti e i rappresentanti di commercio) che risultavano aver versato contributi previdenziali, ma avevano omesso di presentare le dichiarazioni dei redditi e IVA. In questo modo sono stati individuati 1.447 evasori totali che avevano occultato redditi per 540 milioni di euro e IVA per 50 milioni di euro.
Concludo sul punto sottolineando che la crescita della cultura dell'analisi di rischio non si è fermata ai reparti speciali, ma ha coinvolto anche i reparti territoriali, i quali, con il supporto di appositi applicativi informatici, sono adesso nelle condizioni di governare la complessità della platea dei soggetti economici di propria competenza. Ciò avviene anche grazie alla collaborazione dell'Agenzia delle entrate, che avendo realizzato con i tecnici SOGEI un efficacissimo applicativo di ricerca e analisi decisionale per l'accertamento dei redditi - il cosiddetto RADAR - ha concesso in uso al corpo la disponibilità di questo strumento presso tutti i comandi provinciali.
Si tratta di un sistema che contiene i dati raccolti dall'Anagrafe tributaria e dagli


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enti esterni nei confronti di tutte le imprese e dei lavoratori autonomi che presentano le dichiarazioni dei redditi, IVA e IRAP. Tali dati sono organizzati in modo da consentire all'utente di sviluppare in pochi secondi estrapolazioni ragionate di insiemi di contribuenti connotati da indizi di evasione specifici sulla base dei criteri di ricerca impostati secondo le necessità dell'investigatore, per blocchi da 3 mila a 8 mila soggetti per volta.
Passo alle indagini finanziarie per via telematica. Chiusa la fase della selezione dei soggetti da inserire nei programmi di verifica, si innesca quella prettamente operativa degli accessi, ispezioni e verificazioni che i reparti sviluppano presso i contribuenti, mediante metodologie flessibili, diversificate a seconda dei fenomeni e delle caratteristiche dei singoli casi. In questo ambito, le indagini bancarie e finanziarie rappresentano uno degli strumenti più importanti e incisivi per la verifica degli adempimenti tributari, perché permettono di ricostruire l'entità dei flussi di denaro, di titoli e di strumenti finanziari ricollegabili all'attività economica effettivamente svolta.
Da qui discende la rilevanza dell'applicativo informatico «Indagini finanziarie», che dal primo settembre 2006 ha consentito di velocizzare le comunicazioni e di eliminare completamente i flussi cartacei tra i reparti e gli intermediari finanziari. Questo software costituisce l'espressione più avanzata dell'utilizzo razionale ed efficace della tecnologia informatica ed è un modello da mutuare ed estendere anche ad altri ambiti, in quanto è capace di venire incontro tanto alle necessità di rapidità e completezza degli organi di controllo, quanto alle esigenze di contenimento dei costi gravanti sui soggetti chiamati a collaborare con l'amministrazione finanziaria per la fornitura dei dati rilevanti ai fini degli accertamenti (diversamente, si trattava di montagne di carta enormi).
Sul piano tecnico, la connessione telematica tra gli organi di polizia tributaria e gli intermediari si basa, infatti, su due elementi: il sistema di posta elettronica certificata, in virtù del quale i messaggi informatici scambiati con queste modalità hanno la stessa validità giuridica delle comunicazioni recapitate con raccomandata postale; la firma digitale, con cui sia le richieste degli organi di controllo, sia le risposte degli intermediari finanziari vengono firmate digitalmente mediante una specifica procedura di sicurezza che garantisce l'identità dei mittenti e dei destinatari dei messaggi di posta elettronica.
Ormai, da più di due anni, al fine di utilizzare questo importante strumento di supporto alle indagini, il Corpo si è dotato di una struttura pienamente consolidata e funzionante, che viene costantemente aggiornata d'intesa con l'Agenzia delle entrate in vista della massima fruibilità del sistema. Dal 30 ottobre 2007, inoltre, nel sistema «Indagini finanziarie» è stato integrato l'Archivio dei rapporti con operatori finanziari, ovvero quella speciale selezione dell'Anagrafe tributaria contenente tutte le informazioni relative ai rapporti intrattenuti e alle operazioni effettuate dai clienti degli intermediari finanziari a partire dal 1o gennaio 2005.
Attraverso tale strumento è oggi possibile individuare preventivamente gli intermediari che gestiscono o hanno gestito rapporti finanziari riconducibili a soggetti sottoposti a verifiche, con una semplice interrogazione al terminale in tempo reale, senza dover ricorrere, come avveniva nel passato, all'inoltro di richieste esplorative verso tutti gli intermediari potenzialmente collegabili ai contribuenti ispezionati (un'operazione a dir poco ciclopica).
Che cosa significa questo per un organo impegnato con la Guardia di finanza è presto detto. Dal 1o settembre 2006 al 31 dicembre 2008 le verifiche eseguite dai reparti con l'ausilio di tale strumento, che viene attivato soprattutto per i casi di frode e di evasione più rilevanti (lo strumento, quindi, viene utilizzato per i picchi di interesse), sono state quasi 9 mila, ossia l'80 per cento in più delle 5 mila dell'intero triennio precedente. Tra il 2007 e il 2008 l'incremento delle indagini finanziarie telematiche è del 20 per cento, anche


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grazie all'ulteriore semplificazione derivante dalla fruibilità in linea dell'Archivio dei rapporti.
Al termine di ogni attività di polizia tributaria - questo è un passaggio innovativo molto importante - i reparti del Corpo inviano i processi verbali di constatazione agli uffici finanziari ed immettono a sistema gli esiti dei controlli tramite la procedura del modello unificato di verifica (MUV). Tale sistema costituisce la base comune di rilevazione e di consuntivazione di tutti i servizi in materia di imposte sui redditi, IVA, IRAP, svolti dal Corpo e dall'Agenzia delle entrate.
Tramite questo mezzo viene realizzato il coordinamento delle attività ispettive, in quanto sia i comandi che gli uffici comunicano immediatamente l'avvio, la sospensione, la ripresa e la conclusione di ogni controllo, evitando così possibili sovrapposizioni o reiterazioni di intervento. Oltre a ciò, questa procedura consente soprattutto di realizzare un'interfaccia puntuale fra i verbali di verifiche e i successivi atti di accertamento degli uffici, in un'ottica unitaria di efficienza di filiera, che parte dall'ispezione, si sviluppa nell'accertamento e si chiude con la riscossione.
Negli ultimi anni, la procedura è stata affinata per consentire ai reparti di effettuare telematicamente l'invio di segnalazioni qualificate utilizzabili come fonti di innesco per attività di accertamento da parte dell'Agenzia delle entrate, nei confronti non solo di soggetti titolari di partita IVA, ma anche di persone fisiche assoggettabili ad accertamento sintetico. Complessivamente, nell'ultimo biennio sono state inoltrate, attraverso tale canale informatico, 7.150 segnalazioni della specie.
Tuttavia, questo sistema di circolazione informativa automatizzata sarà ora ancora più efficiente grazie alla disponibilità in linea dell'applicativo CETE (Controllo economico del territorio), realizzato dal Nucleo speciale entrate con il supporto della SOGEI, che permetterà di migliorare la collaborazione della Guardia di finanza con l'Agenzia delle entrate ed i comuni ai fini dell'attuazione del piano straordinario triennale di controlli finalizzati all'accertamento sintetico del reddito delle persone fisiche, sulla base di elementi e circostanze di fatto indicativi di capacità contributiva.
Questa piattaforma risponde esattamente agli scopi prefissati dall'articolo 83 del decreto-legge n. 112 del 2008, in quanto punta a valorizzare le attività di controllo economico del territorio condotte quotidianamente dalle unità operative del Corpo, capillarmente distribuite, come sapete, sia a terra che a mare.
Con questo strumento verranno razionalizzati, raccolti e messi a frutto i dati e gli elementi rilevati durante i controlli stradali, tributari, amministrativi e di polizia marittima effettuati quotidianamente dalle pattuglie e dalle unità navali, concernenti la posizione di singoli contribuenti che conducono un alto tenore di vita e possiedono beni di lusso, come autovetture, ville, appartamenti, yacht e natanti da diporto ed altri cespiti indicativi di alta capacità di spesa e di investimento.
In tale prospettiva, questo applicativo CETE è stato progettato al fine di rilevare in modo sistematico le notizie apprese dalle unità operative, rielaborarle, arricchirle dei contenuti presenti nelle varie banche dati ed infine scandagliare le incongruenze dei redditi consumati ed investiti dai soggetti che dichiarano al fisco molto meno di quanto dovrebbero. Prima dell'applicativo tutto ciò era sostanzialmente quasi impossibile, perché si sarebbe dovuto procedere tramite uno scandaglio manuale di tutti i rapporti di tutte le nostre unità sul territorio.
Così strutturato, il sistema rappresenta un nuovo e più evoluto canale informativo per convogliare sull'Agenzia delle entrate le segnalazioni basate sull'osservazione diretta del territorio e sulla rilevazione delle tracce di ricchezze visibili, sintomatiche di evasione.
Per arrivare a questo è stata effettuata una mappatura delle varie fasi dei processi operativi, standardizzando ovviamente i moduli di raccolta dei dati - altrimenti il sistema non li accetta -, l'inserimento a sistema, l'implementazione dei dati già disponibili in Anagrafe, l'elaborazione degli


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elenchi dei soggetti con redditi incapienti da utilizzare per l'orientamento dell'attività operativa. Infatti, il possesso di beni patrimoniali di valore sproporzionato rispetto alle attività economiche svolte da persone fisiche, società o imprese a rischio può derivare all'origine da evasioni di redditi occultati al fisco oppure, nelle ipotesi più gravi e più sensibili, da casi di riciclaggio e reinvestimento o intestazione fittizia di proventi di attività criminali.
Queste ultime fattispecie danno luogo agli sviluppi dei necessari accertamenti di iniziativa dei reparti mediante indagini di polizia giudiziaria e antiriciclaggio. Per converso, i casi di sospetta evasione da parte di persone fisiche assoggettabili al redditometro vengono segnalati per via informatica all'Agenzia delle entrate con tutti gli elementi istruttori acquisiti. È molto semplice utilizzare questo scambio per indirizzare le informazioni.
Affronto ora il tema delle prospettive di sviluppo. Il quadro che ho tracciato mette in luce gli sforzi e i progressi che negli ultimi anni sono stati compiuti dalla Guardia di finanza e dall'amministrazione finanziaria nel suo complesso ai fini di un più efficiente ed efficace utilizzo dell'Anagrafe tributaria in funzione del contrasto all'evasione. L'unitarietà, l'integrazione, l'interoperatività dei sistemi informatici e degli attori della fiscalità sono princìpi cardine che valgono per il presente e per il futuro, guardando anche agli scenari aperti dal federalismo fiscale e dal maggior coinvolgimento dei comuni per l'accertamento dei tributi statali.
In questa direzione, il Ministro dell'economia e delle finanze, mediante l'atto di indirizzo per il conseguimento degli obiettivi di politica fiscale per gli anni 2009-2011, ha già fissato gli obiettivi generali da perseguire, nel senso di favorire la massima collaborazione con i comuni ai fini di un costante allineamento delle basi informative con le realtà economiche territoriali, rafforzare il coordinamento operativo interno alle agenzie fiscali e con la Guardia di finanza tramite lo scambio reciproco dei dati e delle informazioni, secondo le modalità previste dal citato decreto-legge n. 112.
Ebbene, noi crediamo davvero molto nello spirito di coesione e nella volontà di integrare le nostre conoscenze, esperienze e professionalità specifiche con quelle delle agenzie fiscali, sia a livello centrale, sia in periferia, attraverso analisi di rischio dei fenomeni sviluppate congiuntamente, definizione di metodologie e piani operativi coordinati mirati ad obiettivi prioritari comuni e impostati con precisi compiti e procedure di raccordo.
L'applicazione in concreto di questi princìpi sta già avvenendo tra Guardia di finanza, Agenzia delle entrate e Agenzia delle dogane, proprio per dare attuazione al piano di contrasto alle frodi all'IVA nazionale e comunitaria, varato dalla cosiddetta «manovra d'estate». Per la prima volta abbiamo creato una cabina di regia operativa comune, composta dagli esperti delle tre amministrazioni che hanno messo a disposizione il patrimonio investigativo specifico, hanno valutato le cinque tipologie più gravi di frodi IVA emergenti dall'attività di servizio e hanno concentrato su di esse le analisi operative di contesto e di rischio ai fini della selezione dei soggetti da verificare.
Ecco, allora, che l'utilizzo coordinato delle basi dati e degli strumenti tecnologici di supporto, assieme alla massima facilità di circolazione, scambio e comunicazione delle informazioni fra gli attori della fiscalità, non è un obiettivo di là da venire, ma è una realtà, una realtà di oggi e un patrimonio da far crescere con impegno e decisione.
L'inserimento delle regioni e degli enti locali nell'attività di recupero dell'evasione, così come prevede l'articolo 24 del disegno di legge sul federalismo fiscale, avverrà secondo le modalità operative e gestionali che verranno fissate dal Ministro dell'economia e delle finanze con apposita convenzione e non potrà, a nostro parere, che arricchire le potenzialità complessive di intervento.
La Guardia di finanza, da parte sua, nell'ottica di consolidare e rafforzare il


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proprio ruolo a tutela delle entrate e delle uscite di bilancio dello Stato e degli enti locali, assicurerà sempre la propria disponibilità e il proprio qualificato apporto, soprattutto per quella che costituisce la sua vocazione istituzionale, ossia l'investigazione tesa a contrastare i fenomeni di evasione più gravi e complessi, che richiedono l'impiego di capacità e professionalità tipiche di un organo di polizia.
Signor presidente, onorevoli membri della Commissione di vigilanza, concludo confermando l'impegno di tutto il personale della Guardia di finanza e mio personale a proseguire con metodo, determinazione, impegno e forza la nostra missione della lotta all'evasione e alla criminalità economica, secondo gli obiettivi fissati. Questo vale - credo - ancor più oggi rispetto agli anni scorsi, tenuto conto della gravità della crisi economica e finanziaria che attraversa il Paese, per cui il presidio della legalità e dell'equità tributaria è fondamentale per il sostegno della crescita e lo sviluppo delle imprese, quelle buone che rispettano le regole.
Grazie per l'attenzione.

PRESIDENTE. Vorrei esprimere un ringraziamento sentito al comandante generale della Guardia di finanza che, con questo intervento, ha fatto luce sull'attività svolta dalla Guardia di finanza, sull'utilizzo dell'Anagrafe tributaria e delle altre banche dati.
Do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

LUCIO D'UBALDO. Ringraziamo, come facciamo sempre - ma questa volta in modo particolare - il generale D'Arrigo per la sua esposizione così ampia.
Vorrei porre una domanda semplice che nasce non solo dall'ascolto della sua relazione di oggi ma, generalmente, dalla lettura dei dati, che ciclicamente vengono forniti dalla Guardia di finanza e dagli organi dello Stato, sulla lotta all'evasione.
La mia domanda, in questo caso, è circoscritta a un solo elemento. Qui vengono fornite alcune cifre ma, per avere una percezione più precisa dell'impegno e dell'efficacia della vostra azione investigativa, vorremmo sapere - almeno, personalmente, sarei grato se ci venisse risposto su questo - non solo quello che è accaduto in questi ultimi tre anni, ma qual è la tendenza generale. Ad esempio, vorrei sapere se la vostra esperienza e i vostri contatti specifici vi permettono di dire che siamo in presenza di un fenomeno, quello dell'evasione, ancora ampio e consistente, sia per quantità sia per qualità.
Intendo dire che ci possono essere, da un punto di vista quantitativo, molti interventi, per poi scoprire che riguardano solo piccole zone di evasione quasi fisiologica, oppure, viceversa, che il fenomeno rimane consistente ed ha una sua rigidità. Quello che non si evince da questa ricostruzione è l'andamento, la qualità della vostra azione e la persistenza o meno del fenomeno.

COSIMO D'ARRIGO, Comandante generale del Corpo della Guardia di finanza. La domanda richiede di estrapolare una serie di dati di cui siamo in possesso. Mi riservo, dunque, di dare risposta puntuale, soddisfacendo così l'esigenza di conoscere sia il fenomeno nel suo divenire, sia fenomeni particolari connessi a valutazioni relative ad alcuni tipi di evasione, che vanno maturando nel tempo. Siamo in condizione di fornire tali valutazioni.

PRESIDENTE. Comandante, se lo ritiene, potrà far pervenire alla Commissione un'ulteriore documentazione che corroborerà quello che ha già detto.

COSIMO D'ARRIGO, Comandante generale del Corpo della Guardia di finanza. Assolutamente sì. Prenderemo nota delle domande e ci porremo nelle condizioni di farvi pervenire tutti gli approfondimenti del caso.

GIULIANO BARBOLINI. Mi scuso perché tra un quarto d'ora dovrò andar via, quindi, se non riuscirò a cogliere la risposta, leggerò la documentazione.
Vorrei iniziare il mio intervento esprimendo anch'io un apprezzamento, assolutamente


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non formale, per l'ampiezza, la qualità e l'organicità degli elementi sottoposti alla nostra attenzione e che richiederanno di essere ulteriormente approfonditi. Mi sembra che ad emergere siano un quadro di lavoro assolutamente importante, con risultati notevoli ma, soprattutto, le potenzialità di un sistema che progressivamente, affinandosi negli incroci, potrà condurre a risultati particolarmente significativi.
Vorrei porre alcuni quesiti. Come primo punto, che non so se pertinente al lavoro della nostra Commissione, desidero capire - essendomene occupato anche negli anni passati - se, in relazione alla qualità e alla quantità dell'impegno profuso, le dotazioni, le strumentazioni e le risorse umane della Guardia di finanza siano appropriate e se ci siano delle criticità particolari. È evidente che ci sarebbe sempre necessità di avere maggiori risorse e più adeguate, ma mi interessa soprattutto focalizzare l'attenzione sulla presenza eventuale di elementi di particolare delicatezza che, se trovassero adeguate risposte in termini di implementazione di organici o di supporto di strumentazioni tecnologiche, potrebbero rendere ancora più incisivo il lavoro.
Per passare alla seconda domanda (non so se sconfino) lei, comandante, ha fatto cenno, tra le altre cose, ad un programma che serve - ed è servito, con risultati significativi - a fare emergere aspetti di elusione ed evasione fiscale nel campo dell'edilizia. Mi chiedo se, dal vostro punto di vista, dal momento che ci troviamo in una situazione di recessione economica, a causa della quale alcuni settori - e quello dell'edilizia in modo più evidente - soffrono di una fase di stagnazione e c'è il rischio che alcune attività tendano a scivolare verso l'area del sommerso e dell'illegale, oltre ad esercitare queste funzioni, politiche fiscali di stimolo ed agevolazione potrebbero essere utili ad ammortizzare tale rischio. Io sono reduce da convegni sul mio territorio in cui la percezione di un arretramento dalla legalità e dalla trasparenza verso forme di sommerso è assolutamente evidente, con meccanismi di parcellizzazione delle imprese, di frammentazione della filiera delle unità produttive, con tutto ciò che ne consegue. Ovviamente, ci si interrogava su quali potrebbero essere le politiche e le strategie da adottare. È vero che le strategie debbono essere individuate dal Parlamento e dal Governo e non dalla Guardia di finanza, tuttavia mi interessa conoscere il parere di chi maneggia la materia.
Infine, ho visto che si fa cenno, giustamente, nella prospettiva del federalismo fiscale, al coinvolgimento di regioni ed enti locali; si è citata, in un passaggio, anche la parte INPS-ISEE. Sono curioso di sapere quanta collaborazione con gli enti locali è stata sviluppata in questi anni, relativamente al controllo delle dichiarazioni per l'accesso ai servizi territoriali dei comuni. Chiedo se ci troviamo ancora in una fase di esperienze-pilota oppure se il tutto è stato generalizzato, il che rappresenterebbe già una buona base per la fase successiva.

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Anch'io ringrazio per l'ampia esposizione generale, che mi pare metta in risalto quanto sia articolato e, a mio giudizio, completo il collegamento con le varie banche dati per arrivare ad un effettivo lavoro sul territorio.
Anch'io nutro, dal punto di vista concreto, delle riserve - forse anche dettate dall'esperienza professionale - vicine a quelle illustrate dal senatore Barbolini. In particolare, signor generale, dai progetti che lei ha portato ad esempio, nell'ambito della casistica inquadrata si distinguono casi di evasione legati all'attività svolta, che io mi permetterei di definire «peccati veniali», e casi più gravi, che chiamerei «peccati mortali», legati invece, come lei ha messo in risalto, alla criminalità, al riciclaggio di denaro e via elencando.
Ebbene, proprio per ricollegarmi a quanto sottolineato dal senatore Barbolini poc'anzi, in un momento delicatissimo e di crisi come quello che il nostro Paese sta attraversando - ma mi permetto di dire


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che il discorso riguarda anche il passato - non ritenete che si debbano adottare misure diverse?
Cerco di spiegarmi meglio. Lei ha citato il progetto «Pandora», che mi trova d'accordo poiché il lavoro nero nell'edilizia rappresenta, ahimé, una piaga di cui abbiamo visto le conseguenze. Per quanto riguarda, però, il progetto «Domus», avrei delle riserve. Al riguardo sono arrivate circolari, anche da parte del notariato, che ci invitavano a fare attenzione ai rogiti per compravendite effettuate con mutui superiori alle necessità effettive. Posso assicurarle che, in passato, una percentuale molto alta di coppie che accedevano all'acquisto della prima casa contrattavano con la banca un mutuo che, magari, contemplava anche l'arredamento dell'appartamento o il corredo. Da questo punto di vista, c'è stato un notevole contenzioso.
Per quanto riguarda altri aspetti che ci avete sottoposto, rimango allibito dal fatto che ci siano agenti iscritti all'Enasarco che addirittura non hanno la partita IVA. Inoltre, rilevo che vi sono molte attività in cui, arrivati al momento del pensionamento, si smette la partita IVA ma si continua a lavorare e a produrre.
Per ciò che concerne gli incroci e i controlli mi congratulo con voi, perché mi pare che siamo di fronte ad una potenzialità notevolissima, che va salutata con particolare attenzione. Dal punto di vista, invece, delle indagini, delle ispezioni, delle verifiche, dei controlli e del ruolo che, in questi ambiti, siete chiamati a svolgere, mi pare - questa è una riflessione da rivolgere forse più al Ministro e al Ministero competente, perché sono essi a fornire le direttive - che occorra distinguere le attività in regola che, seppur con difficoltà, vengono portate avanti commettendo talvolta, ripeto, qualche peccato veniale, da quelle attività, numerose, che invece sconfinano nella delinquenza vera e propria.
Infine, ritenete che, da questo punto di vista, la collaborazione con i comuni possa portare, anche alla luce delle recenti normative, ai risultati auspicati? Oppure - ahimé - è possibile che la benevolenza sul territorio, i rapporti interpersonali più concreti possano, in qualche modo, a volte anche per amicizia o per conoscenza, coprire determinate situazioni?

COSIMO D'ARRIGO, Comandante generale del Corpo della Guardia di finanza. Naturalmente daremo in seguito una risposta puntuale, completa e articolata, ma vorrei intervenire adesso su alcune questioni sollevate.
Quando parlavamo di incrocio di dati e, quindi, di attività di analisi, intendevamo riferirci proprio all'estrapolazione degli elementi di rischio. Non si parla di controlli indiscriminati ma di riuscire a individuare, sia pure con un possibile margine di errore, solo ed esclusivamente quegli elementi che fanno sorgere forti sospetti di evasione fiscale. È proprio questa la validità del progetto.
Noi selezioniamo con attenzione i soggetti da verificare, proprio per evitare da un lato di perdere tempo, dall'altro di controllare indiscriminatamente soggetti che, ictu oculi, non rientrano nelle categorie di massimo rischio. Sostanzialmente l'attività della Guardia di finanza è coerente con la logica di perseguire prioritariamente le fattispecie più pericolose, pur sussistendo un possibile margine di errore.
Per quanto riguarda la collaborazione con i comuni e la situazione descritta, non v'è dubbio che l'attività dei comuni sia correlata al legame con i propri elettori e, come tale, suscettibile di condizionamenti. Io credo che la presenza di una capacità di indagine e di verifica a livello statale possa aiutare gli amministratori, i quali sarebbero sollevati dalla difficoltà di dover render conto ai propri elettori su certi tipi di approccio al problema. L'intervento dello Stato potrebbe aiutarli a prendere le distanze da interessi locali che tendono a condizionarli.
A mio avviso, in prospettiva, un intervento dello Stato ben calibrato e non invasivo potrebbe essere di aiuto, così da non lasciare gli amministratori locali soli nella responsabilità di rispondere di certe azioni.

CANDIDO DE ANGELIS. Ringrazio il generale D'Arrigo per l'illustrazione. Pur


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conoscendo empiricamente il lavoro della Guardia di finanza sul territorio, abbiamo apprezzato alcune spiegazioni su aspetti che, pure, conosciamo in modo grossolano. Vorrei fare alcune domande, una delle quali, che porrò alla fine, un po' scomoda.
Nell'appoggiarvi, per la vostra attività, ad alcune agenzie, non ritenete che alcuni loro ritardi possano non darvi il sostegno adeguato, finendo per vanificare gli sforzi? Faccio un esempio relativo al catasto: abbiamo verificato che spesso alcune domande rivolte al catasto non vanno a buon fine; alcuni frazionamenti e accatastamenti non risultano all'Agenzia del catasto, per cui spesso non c'è una corrispondenza di dati e ciò, talvolta, rappresenta un problema anche per i comuni.
Prendiamo il caso dell'Agenzia delle dogane. Si dice - non so se sia vero, forse potete dirmelo voi - che soprattutto nei grandi porti la maggioranza delle merci non sia assoggettata a IVA e che non ci sia controllo (il problema riguarda soprattutto il sud, i porti di Napoli e Gioia Tauro). Vorrei sapere se questo risulta anche a voi e se questo non vanifica determinati vostri comportamenti virtuosi.
Riprendo la domanda del senatore Barbolini. Ho riscontrato, e di questo bisogna darvi atto, che rispetto agli anni precedenti la vostra capacità di spesa è maggiore, anche perché, peraltro, svolgete un servizio importantissimo sul territorio. Penso, infatti, che l'equità fiscale e la capacità dello Stato di riuscire a recuperare denaro attraverso il vostro lavoro sarà una delle scommesse dei prossimi dieci o venti anni, poiché il federalismo fiscale porterà a questo.
Sappiamo tutti, però, e lo dobbiamo dire senza ipocrisia, che in Italia ci sono delle sacche straordinarie di evasione. Tenendo presente anche le carenze di alcune Agenzie che vi supportano, come ho detto prima, di quali strumenti avete bisogno per far sì che si raggiunga quell'entrata che in Italia si dovrebbe avere? Al di là delle parole, infatti, l'equità fiscale in Italia per adesso è veramente una chimera.
Vengo alla domanda scomoda, che parte anch'essa dall'esperienza. Rispetto alla collaborazione con i comuni siamo ancora a «carissimo amico», come si dice. Secondo me, nei confronti dei comuni si dovrebbe fare un discorso inverso. Voi lavorate molto, ad esempio, per l'autorità giudiziaria e moltissimo per la Corte dei conti; con quest'ultima siete molto impegnati in termini di uomini e di lavoro, che distogliete da altre situazioni. Ritenete che, alla fine, il lavoro con la Corte dei conti nelle amministrazioni pubbliche abbia un riscontro in termini di entrate? Non voglio dire che sia un lavoro inutile, né che l'operato della Corte dei conti sia «di facciata», ma, nel complesso, non mi sembra che ci sia un'entrata corrispondente al grande impegno posto dalla Guardia di finanza, che distoglie uomini e mezzi da altre situazioni secondo me più importanti.

COSIMO D'ARRIGO, Comandante generale del Corpo della Guardia di finanza. A questa domanda, per il tempo a disposizione, debbo rispondere per iscritto, anche se vorrei rispondere subito.

PRESIDENTE. Proprio perché i quesiti sono tanti e interessanti, se ritiene di rispondere oralmente a qualcuno di essi, lo faccia pure.

COSIMO D'ARRIGO, Comandante generale del Corpo della Guardia di finanza. A questo quesito risponderò per iscritto.

SETTIMO NIZZI. In qualità di sindaco, sono stato tra i primi a stipulare un accordo con la Guardia di finanza locale ad Olbia. Abbiamo anche concesso un'area demaniale per realizzare la nuova caserma (speriamo che sia possibile).
Ad oggi, quali e quanti sono gli enti locali, i comuni che realmente hanno sottoscritto un accordo con la Guardia di finanza? In secondo luogo, non ritenete anche voi, così come penso io, che il rapporto con questi organi debba essere obbligatorio?

COSIMO D'ARRIGO, Comandante generale del Corpo della Guardia di finanza. Le


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rispondo subito. Complessivamente, gli accordi di varia natura con gli enti locali sono all'incirca duecento; con riferimento alle entrate, quindi alla fiscalità, sono ottanta. Naturalmente, non tutti abbracciano il totale delle materie. È evidente, quindi, che siamo solo all'inizio. Però, gli accordi e i protocolli che sono stati firmati rappresentano un buon inizio, come esempi da poter sviluppare nell'ambito del federalismo fiscale. Insomma, abbiamo maturato una certa esperienza anche sotto questo punto di vista.

SETTIMO NIZZI. Le pongo questa domanda per mia conoscenza e anche per conoscenza di tutti i colleghi. Si dice sempre che le verifiche vengono effettuate su aziende e persone fisiche rispetto a certi valori. Ebbene, vorrei sapere, anche a grandi linee, quali sono i valori da cui si parte per procedere agli accertamenti.

COSIMO D'ARRIGO, Comandante generale del Corpo della Guardia di finanza. Devo intanto precisare che ci sono tre fasce di reddito. La prima fascia è la più bassa...

GIUSEPPE VICANOLO, Capo del III Reparto - operazioni presso il Comando generale della Guardia di finanza. Si tratta dei contribuenti assoggettati agli studi di settore: di fatto, fino ad oggi, 5 milioni di euro di volume di affari o di ricavi e compensi. La seconda fascia va da 5 a 25 milioni di euro, i soggetti di media dimensione. La fascia più alta, quella dei soggetti di rilevanti dimensioni, è al di sopra di 25 milioni di euro.
Devo aggiungere che, nella prospettiva di sinergia con l'Agenzia delle entrate, il programma straordinario di controlli sostanziali sui soggetti di rilevantissime dimensioni (approvato con il «decreto anticrisi» n. 185 del novembre scorso), prevede il vincolo, per l'Agenzia delle entrate, di sottoporre a controlli sostanziali in sede di accertamento tutte le dichiarazioni presentate dai soggetti di imposta con volume di affari superiore a 300 milioni di euro da qui al 2011 e, dal 2011, da 100 milioni di euro in su. Siccome i controlli sostanziali dell'Agenzia delle entrate possono essere innescati sia da attività di controllo interne agli uffici (questionari, richieste dati, indagini finanziarie svolte dall'ufficio accertatore), sia da attività di verifica esterna, ci siamo già raccordati con l'Agenzia delle entrate affinché, nell'ambito dei piani di verifiche sui soggetti di rilevanti dimensioni, quest'anno si dedichi un'attenzione specifica ai soggetti di grandissime dimensioni, quelli cioè sopra i 300 milioni di euro. Ciò sarà fatto con l'intento di aumentare la presenza ispettiva della Guardia di finanza, ma non in termini di semplice sistematicità di tutoraggio, bensì andando a incidere là dove esistono i maggiori rischi di evasione.
Per quanto riguarda, quindi, la fascia di soggetti grandissimi, in cui il presupposto del controllo fiscale deriva dall'esistenza di indici di pericolosità fiscale più accentuati e gravi, per cui l'investigazione è più necessaria, l'accordo con l'Agenzia delle entrate prevede che noi forniamo il nostro supporto operativo, includendo nei nostri piani di verifica una quota maggiore di interventi su questo settore.

SETTIMO NIZZI. Mi avvio alla conclusione. Come amministratori locali, offriamo molti servizi, come asili nido, scuola materna, mense, e via dicendo. Per usufruire di questi servizi la norma prevede la dichiarazione ISEE. Spesso, però, constatiamo, e non volentieri, che molti soggetti presentano una dichiarazione platealmente falsa, come si deduce dal loro tenore di vita (basti pensare che alcuni portano il bambino a scuola con la Mercedes). Allo stesso tempo, però, vediamo che molti dei nostri bambini non riescono ad accedere al servizio, non avendo le amministrazioni locali una capacità illimitata.
A tal riguardo, vi chiedo se abbiate pensato o se pensiate di compiere in futuro un'indagine basata su comuni campione, in modo da inculcare nella mente dei nostri connazionali che forse è preferibile che il servizio venga offerto realmente ai più bisognosi, piuttosto che al


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professionista furbo o al cittadino più incline a eludere la normativa.
Infine, voi siete i gestori della normativa fiscale e sicuramente avete individuato i «buchi neri» più importanti. Il quesito che vi pongo è, dunque, cosa possa fare il Parlamento, cosa possano fare i rappresentanti del popolo per aiutare il braccio operativo del popolo stesso a fare in modo che tutti stiano meglio. Devono pur esserci, io credo, delle modifiche semplici da apportare alle normative che siano in grado di fornire un grande aiuto in questo senso.

COSIMO D'ARRIGO, Comandante generale del Corpo della Guardia di finanza. Per ora solo un breve flash, per questioni di tempo, e poi risponderemo più esaurientemente. Un mio intervento orale sarà comunque seguito dalla risposta scritta.
Per quanto riguarda quello che lei ha detto, ad esempio, riguardo agli asili nido, in questo ambito ci stiamo ulteriormente attrezzando. Abbiamo parlato dell'applicativo che consente di mettere immediatamente in rete, con il relativo verbale, tutti i rilievi, anche visivi, che in qualsiasi modo gli agenti della Guardia di finanza mettono insieme: questo ci consentirà di migliorare molto la situazione, da questo punto di vista.
In ambito locale, però, questa è una capacità che tipicamente dovrebbero avere gli enti locali nel controllare le questioni interne. Voglio dire che la Guardia di finanza può fare molto, ma abbiamo anche noi i nostri limiti, soprattutto di tipo quantitativo, che sono insuperabili. Tenete presente che la Guardia di finanza dispone grosso modo di 63 mila uomini: facciamo quello che si può fare alla luce delle risorse disponibili. Oggi cerchiamo di fare di più utilizzando sempre meglio l'informatica. Abbiamo, infatti, investito moltissimo nell'informatica e nella relativa formazione, che è l'aspetto più costoso. Non sono costosi tanto gli applicativi, quanto la formazione del personale che li deve interpretare. Questo è il vero problema.
Il senatore De Angelis parlava di dati che vengono distorti o arrivano in ritardo da parte di fonti esterne (il riferimento, in quel caso, era al catasto). Ebbene, queste sono le motivazioni per cui attualmente è straordinariamente complicato fare analisi su questi dati. Vi dicevo, infatti, che i dati vanno stressati e controllati continuamente, proprio perché quelli che arrivano da fonti esterne sono spesso incongruenti e inattendibili, oppure sono molto vecchi.
Gli enti locali, quindi, dovrebbero fare di più e, probabilmente, grazie al forte incentivo del federalismo, si attrezzeranno in questa direzione. Per parte nostra, daremo loro una grande mano, perché potremo metterli in rete e offrire loro la nostra capacità di intelligence, in modo tale che possano svolgere al meglio i controlli di propria competenza. Io ne sono profondamente convinto.

FRANCO CECCUZZI. Vorrei anch'io ringraziare il comandante generale non soltanto per la completezza e l'approfondimento dell'esposizione, ma per i contenuti della stessa.
Peraltro, condivido molto le parole con le quali lei ha concluso, «presidio della legalità e dell'equità tributaria»: mi pare che l'espressione riassuma in maniera alta la vostra missione. Questi elementi sono importanti non soltanto per favorire, come lei stesso ha detto, lo sviluppo delle imprese sane, ma anche perché, dai frutti del vostro lavoro, chi governa e produce le leggi può trarre risorse da ridistribuire in base ai redditi e da utilizzare per coprire le spese della solidarietà pubblica.
Ho particolarmente apprezzato l'investimento che avete fatto in tecnologie informatiche, come si evince fortemente dalla sua esposizione. Ritengo, pertanto, che si debba sostenere con tutte le forze da parte del Governo e del Parlamento questa vostra alta specializzazione e professionalizzazione, nonché l'attività di tipo selettivo che lei ricordava prima e che risulta fondamentale.
Vorrei porre brevemente tre domande. Ho visto che questi progetti di lavoro sono relativi al 2005-2008. Vorrei sapere se ci sono, e quali sono, i nuovi progetti in gestazione, anche in riferimento a quei


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settori dell'economia reale che voi ritenete potenzialmente più a rischio nel prossimo futuro, quelli, cioè, che possono nascondere sacche di evasione; inoltre, chiedo di conoscere quali sono i flussi di finanziamento pubblico (incentivi, risorse comunitarie) a cui pensate si debba prestare particolare attenzione.
La seconda domanda riguarda la tracciabilità dei pagamenti e l'uso della moneta elettronica. Vorrei sapere se ritenete che l'impianto legislativo in questo senso sia adeguato oppure se abbia segnato qualche indebolimento più recente. Penso, infatti, che l'uso della moneta elettronica, oltre ad essere meno costoso per tutti, favorirebbe anche la vostra attività.
La terza domanda riguarda il sequestro conservativo dei beni, relativamente alle vostre indagini e con particolare riferimento alla criminalità organizzata. Chiedo, cioè, se l'impianto legislativo vi consente di arrivare in tempo, laddove sia iniziata un'indagine, per bloccare patrimoni e flussi finanziari per conto della collettività prima che essi spariscano.

COSIMO D'ARRIGO, Comandante generale del Corpo della Guardia di finanza. Per quanto riguarda il discorso della tracciabilità, lei mi trascina in un campo delicato, oggetto di intervento del Ministero per l'introduzione di altri parametri relativamente alla tracciabilità. Comunque, al di là del quantum, essa resta nella realtà un fatto ugualmente importante, anche se sono cambiati leggermente i parametri. Ritengo, infatti, che la tracciabilità sia un ausilio molto rilevante nelle attività di controllo, sia per quel che riguarda le frodi fiscali, sia, ancor più, per quel che concerne la sicurezza, vale a dire per il controllo delle operazioni sospette.
Quanto alla sua ultima domanda, questa è una materia nella quale, in questo momento, il Ministro dell'interno si sta particolarmente spendendo. Abbiamo svolto diverse riunioni con il Comitato per l'ordine e la sicurezza per discutere del fatto che, come sappiamo, ai sequestri cautelativi e alle confische in generale, sostanzialmente, alla fine di tutta la procedura, non corrispondono i risultati che ci aspetteremmo in relazione all'enorme complessità della gestione dei beni sequestrati.
Per quanto riguarda i beni sequestrati di natura immediatamente valorizzabile - dalla macchina al cavallo da corsa, o al sequestro di conti correnti - tutto sommato non ci sono difficoltà, ma non è questo il punto. Il problema sorge nella gestione delle aziende sequestrate, dove si introducono elementi di criticità connessi con il sociale, con i posti di lavoro e con la vita futura di queste aziende.
Il Ministro Maroni sta tentando di coinvolgere anche in questo settore tutti gli operatori di categoria, a cominciare da Confindustria e sindacati, per cercare di individuare un percorso migliore di quello attuale.
Riguardo a questo specifico argomento, il compito della Guardia di finanza sulla base delle norme attualmente in vigore e di quanto stabilito dal Ministero dell'economia e delle finanze è quello di collaborare con l'Agenzia del demanio, l'ente finale che si occupa della gestione dei beni confiscati. In merito, la Guardia di finanza continuerà a svolgere la propria azione di servizio finalizzata ad individuare ed aggredire i patrimoni illeciti supportando le competenti filiali dell'Agenzia affinché i beni confiscati non vengano nuovamente ricondotti nell'alveo delle attività criminali. Ciò al di là di eventuali interventi normativi che modifichino l'attuale assetto degli organi competenti alla gestione ed alla destinazione dei beni confiscati.
Se posso dare una valutazione personale, dico che il problema è, probabilmente, di difficilissima soluzione, anche perché siamo di fronte ad aziende che sono di per sé inquinate e che sopravvivono, presumibilmente, grazie a disponibilità di liquidità e possibilità di denaro improprie, in quanto aziende malavitose. Quando si toglie loro l'alimentazione del denaro, diventa estremamente difficile farle sopravvivere in un mercato normale.
Lo ripeto, il Ministero dell'interno si sta occupando direttamente della questione.


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MARIA IDA GERMONTANI. Vorrei ringraziare il generale D'Arrigo per averci disegnato un quadro della grande organizzazione della Guardia di finanza ai fini della lotta all'evasione fiscale, che è l'oggetto di questa indagine conoscitiva.
Oltretutto, mi sembra opportuno che lei, generale D'Arrigo, abbia sottolineato l'importanza del federalismo fiscale, vale a dire il fatto che il federalismo fiscale non potrà che arricchire le potenzialità di intervento della Guardia di finanza stessa, costituendo un incentivo. Ciò è importante perché le indagini che stiamo svolgendo hanno senso anche alla luce del grande cambiamento che sta avvenendo nelle nostre istituzioni.
Un passaggio importante della sua relazione riguarda l'archivio dei rapporti con gli operatori finanziari. Credo che questo rappresenti un punto di grande interesse, in quanto fa riferimento alla possibilità di individuare preventivamente gli intermediari che gestiscono i rapporti finanziari.
Vorrei chiederle, generale D'Arrigo, quanta incidenza hanno le frodi fiscali. Noi ci stiamo occupando, in Commissione finanze e tesoro al Senato, di un disegno di legge di contrasto alle frodi fiscali, con particolare riferimento ai furti di identità e al finanziamento al consumo. Al riguardo abbiamo anche svolto un'audizione alla quale voi siete intervenuti dandoci ampie delucidazioni. È chiaro che la telematica, il phishing, il pharming, sono problemi che ingrandiscono quotidianamente questo fenomeno. Mi interesserebbe conoscerne l'incidenza, ossia i dati relativi al fenomeno delle frodi fiscali. Siamo in dirittura di arrivo; abbiamo predisposto, infatti, un testo condiviso dalla Commissione e dal Governo, quindi siamo in una fase avanzata dell'iter.
Inoltre, condivido molto la preoccupazione espressa da tanti colleghi, quella che l'onorevole Fogliardi chiariva distinguendo i peccati veniali dai peccati mortali. Evidentemente, questo si collega all'attuale situazione economica, che è difficilissima. Dobbiamo capire quali siano i peccati veniali. Nella relazione presentata a dicembre, lei ha sostenuto che sono stati scoperti dalla Guardia di finanza 27 miliardi di euro non dichiarati e oltre 6.400 evasori completamente sconosciuti al fisco. Queste cifre si riferiscono a tutti gli evasori, oppure soltanto a coloro che hanno commesso «peccati mortali»? Che tipo di incidenza si riscontra?

GIUSEPPE VICANOLO, Capo del III Reparto - operazioni presso il Comando generale della Guardia di finanza. Quando parliamo di evasione più grave e frode fiscale intendiamo soprattutto il contrasto all'economia sommersa, nel cui ambito includiamo gli evasori totali, ossia i soggetti che non presentano le dichiarazioni dei redditi e IVA annuali (chi ha la partita IVA ma non presenta le dichiarazioni e, quindi, sfugge completamente al sistema di tassazione) e gli evasori paratotali, ovvero quelli che presentano dichiarazioni con basi imponibili inferiori alla metà di quelle effettive.
Quindi, il livello di evasione, il core business, il nostro obiettivo primario, è incentrato su queste categorie di soggetti: evasori totali ed evasori paratotali. Oltre a questo, c'è la frode fiscale, rappresentata da quei soggetti che evadono imposte dirette e IVA in misura talmente elevata da incappare in reati veri e propri.
Ci siamo addentrati sempre di più in questo specifico taglio operativo per dare una risposta, come organo di polizia, a fenomeni rispetto ai quali bisogna incidere chirurgicamente, con investigazioni approfondite, dal momento che semplici acquisizioni di dati e incroci non centrano l'obiettivo. Ebbene, per fare questo tipo di lavoro occorrono metodologie e risorse operative specifiche. Questa è la nostra expertise, il nostro ruolo specifico.

COSIMO D'ARRIGO, Comandante generale del Corpo della Guardia di finanza. Vorrei aggiungere una considerazione. Tenete presente che su questa materia agiscono due enti completamente diversi, che hanno relazioni reciproche importanti: l'Agenzia delle entrate e la Guardia di finanza. Dobbiamo ricordare sempre che


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l'Agenzia delle entrate è l'ente preposto a riconoscere e valutare l'evasione fiscale in senso amministrativo. La parte più consistente della partita, dunque, viene esaminata dall'Agenzia delle entrate. La Guardia di finanza resta pur sempre una forza di polizia economico-finanziaria, quindi di norma il nostro core business è rappresentato dall'evasione borderline che spesso sconfina nel reato. Si tratta, dunque, di due posizioni leggermente diverse.
Quando parliamo di controlli strumentali, quindi di controlli di minore spessore investigativo, riteniamo che questi si debbano, in ogni caso, effettuare perché la Guardia di finanza, essendo forza di polizia e potendo pattugliare il territorio, compie anche un'azione di deterrenza. Tuttavia, il core business della Guardia di finanza è rappresentato dall'azione di contrasto dei più gravi fenomeni di evasione e di frode fiscale, per la cui repressione è necessaria una tipica attività di polizia, mentre l'Agenzia delle entrate fa il resto.

PRESIDENTE. Un aspetto che mi preme segnalare in conclusione, e che è emerso dall'intervento dei vari colleghi, è l'esigenza di intensificare i rapporti con gli enti locali.
A tal proposito, avremo modo di incontrare l'ANCI in vista di quello che sarà il federalismo fiscale. Come emerge dal documento che ci avete presentato, l'interscambio e il raccordo con le banche dati degli enti locali praticamente non esiste. Allora, forse il nostro ausilio potrebbe andare nella direzione di sensibilizzare anche l'ANCI per mettere a patrimonio comune le banche dati degli enti locali e i dati dell'Anagrafe tributaria al fine di contrastare più efficacemente l'evasione fiscale, che voi state già combattendo in maniera determinata.
Vorrei ricordare ai colleghi della Commissione che l'audizione dell'amministratore delegato e del presidente della SOGEI è rinviata a data da destinarsi.
Ringrazio gli auditi e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 10,50.

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