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Seduta del 26/11/2009


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Audizione del direttore generale delle Finanze, professoressa Fabrizia Lapecorella e del direttore responsabile della direzione federalismo fiscale, ingegner Carlo Vaccari.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'anagrafe tributaria nella prospettiva del federalismo fiscale, l'audizione del direttore generale delle Finanze, professoressa Fabrizia Lapecorella, e del direttore responsabile della direzione federalismo fiscale, ingegner Carlo Vaccari.
Cedo la parola alla professoressa Lapecorella e, successivamente, all'ingegner Vaccari, con riserva per me e i colleghi di rivolgere, al termine del loro intervento, alcune ulteriori domande e di formulare talune osservazioni.

FABRIZIA LAPECORELLA, direttore generale delle Finanze del Ministero dell'economia e delle finanze. Grazie, presidente. Ci è stato richiesto di riferire alla Commissione su due specifiche situazioni: la situazione della società ASCO tributi locali e la situazione della società A.Ser. s.r.l. nel suo rapporto con il comune di Aprilia, sulle quali chiederei all'ingegner Vaccari, direttore della direzione del federalismo fiscale del Dipartimento delle finanze e presidente della commissione dell'albo che gestisce i concessionari della riscossione dei tributi locali, di riferire nel dettaglio. Mi riservo di ragguagliare personalmente la Commissione sulla relazione intercorrente tra la situazione della A.Ser. s.r.l. e una situazione particolarmente delicata della società Tributi Italia che, allo stato, Dipartimento e commissione per la gestione dell'albo stanno trattando.
Lascio all'ingegner Vaccari il compito di riferirvi sulle due questioni specifiche della ASCO Tributi e della A.Ser. s.r.l.

CARLO VACCARI, direttore della direzione federalismo fiscale del Dipartimento finanze. ASCO tributi locali è stata costituita nell'ottobre del 2006 allo scopo di rappresentare le società che svolgono i servizi di liquidazione, accertamento e riscossione dei tributi locali, avendo come principale fine statutario la tutela degli interessi dei soggetti rappresentati.
Le società che, in via prevalente, hanno dato vita alla nuova associazione - aperta a tutte le società iscritte all'albo di cui all'articolo 53, comma 1, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446 - sono quelle nate ai sensi e per gli effetti dell'articolo 3, comma 24, del decreto legge n. 203 del 2005, convertito dalla legge n. 248 del 2005 a seguito dello scorporo delle attività in favore degli enti locali precedentemente svolte dalle aziende del servizio nazionale della riscossione.
Il comma 2 dell'articolo 53 del decreto legislativo n. 446 del 1997, prescrive che l'esame delle domande di iscrizione, revisione periodica, cancellazione e sospensione


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dall'albo dei soggetti abilitati a effettuare l'attività di liquidazione, accertamento e riscossione dei tributi e delle altre entrate di province e di comuni, nonché la revoca e la decadenza della gestione, siano effettuate da un'apposita Commissione in cui sia prevista un'adeguata rappresentanza dell'ANCI e dell'UPI.
Con decreto del Ministro delle finanze n. 89 del 9 marzo 2000, è stato emanato il regolamento che reca le norme relative alla commissione per la gestione dell'albo dei soggetti abilitati ad effettuare le attività di liquidazione e accertamento dei tributi.
L'articolo 1, comma 1, del citato decreto n. 89 del 2000, prevede che la commissione in questione sia nominata con decreto del Ministero delle finanze e sia composta, tra l'altro, da due rappresentanti dei soggetti iscritti all'albo e designati dalle rispettive associazioni di categoria, uno dei quali - ovvero l'ASCO Tributi s.r.l. - in rappresentanza dei concessionari del servizio nazionale della riscossione, di cui al decreto legislativo 13 aprile 1999, n. 112. L'articolo 3 del decreto legge n. 203 del 2005 ha previsto, a decorrere dal 1o ottobre 2006, la soppressione del servizio nazionale di riscossione, attribuendo all'Agenzia delle entrate detto servizio, tramite la Riscossione s.p.a. ora divenuta Equitalia s.p.a.
La nuova associazione ASCO tributi locali, come già anticipato, sorge proprio per l'esigenza di rappresentare i soggetti privati che, a seguito del nuovo assetto della riscossione, avevano potuto scorporare dalle preesistenti società acquisite dallo Stato il ramo dei tributi locali. Tali società si sono quindi iscritte all'albo di cui all'articolo 53, comma 1, del decreto legislativo n. 446 del 1997. L'ASCO tributi locali, con una nota del 15 novembre 2006, ha dichiarato il suo diritto ad occupare il posto previsto per il rappresentante dei concessionari di cui al decreto legislativo n. 112 del 1999, in quanto le proprie associate dovevano essere considerate legittime continuatrici dell'attività di fiscalità locale svolta sino al 30 settembre 2006 dai concessionari del citato servizio nazionale della riscossione.
Con nota del 17 gennaio 2007, l'ufficio legislativo del Ministero dell'economia e delle finanze confermava le perplessità espresse dal Dipartimento e dall'Agenzia delle entrate sulla richiesta avanzata da ASCO tributi s.r.l.
Sia l'Agenzia delle entrate sia l'Ufficio legislativo del Ministero hanno confermato le perplessità in merito al fatto che questa associazione fosse diventata, in pratica, come tutte le altre, perché rappresentava delle società private che operavano nel settore della riscossione dei tributi locali.
Considerato però che, con la costituzione di ASCO tributi locali, le associazioni di categoria rappresentanti gli interessi dei soggetti iscritti all'albo, con le preesistenti ANACAP e ANATEEL erano divenute tre a fronte di soli due posti disponibili, è divenuto necessario individuare le due più rappresentative. È stato quindi richiesto alle predette associazioni di fornire l'elenco dei soggetti da loro rappresentati, al fine di definire il peso specifico di ognuna. In conseguenza di ciò, sulla base delle risposte pervenute è stato predisposto uno schema comparativo tendente a evidenziare la rappresentanza delle tre associazioni in argomento, tenuto conto dei parametri comuni, del numero di abitanti gestiti e del gettito totale gestito. L'esito di questa comparazione ha portato ANACAP e ANATEEL al primo e al secondo posto rispettivamente e con decreto direttoriale dell'8 marzo 2007 si è provveduto quindi alla nomina dei rappresentanti della Commissione.
Infine, approssimandosi la fine del mandato degli attuali componenti della Commissione, il 22 ottobre 2009 è stato chiesto alle predette associazioni di designare i propri rappresentanti, nonché di trasmettere nuovamente l'elenco dei propri iscritti, il numero degli affidamenti per ciascun iscritto, il valore globale delle riscossioni effettuate e il numero degli abitanti complessivamente gestiti.
Questo è il punto in cui ci troviamo oggi. Posso solo riferire che, in base ad alcune informazioni che ci sono pervenute, pare siano in corso trattative di fusione tra ANATEEL e ASCO tributi locali: qualora


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questo avvenisse, le associazioni rappresentanti di categoria sarebbero due ed entrambe avrebbero ovviamente posto all'interno della Commissione.
L'A.Ser. s.r.l. è una società mista a cui il comune di Aprilia ha affidato la gestione delle entrate di sua competenza. Questa società ha come socio pubblico a partecipazione maggioritaria il comune di Aprilia, e come socio privato un raggruppamento costituito dalle società Publiconsult s.p.a. - ora Tributi Italia s.p.a. -, capogruppo mandataria, Socea s.p.a., S.eR.T. s.r.l. e Paghera s.p.a.
Con delibera di costituzione della società del consiglio comunale n. 14, del 19 marzo 1999, e successiva delibera di giunta comunale n. 302, del 24 giugno 1999, per la nomina del socio privato e affidamento del servizio, si è attivata la A.Ser. s.r.l.
Occorre ricordare che la procedure di gara per la scelta del socio privato di minoranza della costituenda società mista non si poté svolgere per mancanza del numero minimo di domande di partecipazione. Alla gara si era infatti presentato solamente il raggruppamento guidato dall'attuale Tributi Italia s.p.a.
Il comune ha quindi deciso di procedere all'individuazione del socio privato della costituenda società per mezzo di una trattativa privata con il raggruppamento in argomento, al quale è stata richiesta la presentazione dell'offerta per la partecipazione quale socio di minoranza.
La relativa convenzione ha previsto l'affidamento della gestione del servizio di accertamento e riscossione dei tributi e delle altre entrate comunali per un periodo di 20 anni, con un aggio pari al 30 per cento dell'ammontare della riscossione, comprese le eventuali sanzioni comminate.
Inoltre, con patto parasociale tra A.Ser. s.r.l. e Publiconsult s.p.a., ora Tributi Italia s.p.a, è stata demandata a quest'ultima l'attività imprenditoriale di gestione dei servizi affidati alla società mista per l'intera durata della convenzione, per un compenso pari al 70 per cento del corrispettivo riconosciuto alla A.Ser. s.r.l.
Occorre sottolineare che la normativa vigente all'epoca della formazione della società e della convenzione non prevedeva alcun obbligo di iscrizione delle società miste nell'albo di cui all'articolo 53 del decreto legislativo n. 446 del 1997. L'obbligo, infatti, è stato introdotto solo recentemente, con le modifiche apportate all'articolo 52, comma 5, lettera b), del decreto legislativo n. 446 del 1997, dalla legge finanziaria per il 2008. Inoltre, l'articolo 78, comma 2, della legge n. 342 del 2000 ha previsto che il Ministero dell'economia e delle finanze non eserciti funzioni ispettive e di controllo nei confronti degli enti locali in materia di liquidazione, accertamento e riscossione.
Da segnalazioni pervenute dal comune risulta che: con deliberazione del consiglio comunale n. 13 del 2 marzo 2007, il comune di Aprilia ha provveduto a effettuare una ricognizione del rapporto contrattuale con la A.Ser. s.r.l. modificando con un atto aggiuntivo le originarie condizioni di affidamento; la Tributi Italia s.p.a. ha progressivamente diminuito, sino all'azzeramento, l'importo dei versamenti che avrebbe dovuto effettuare in favore del comune di Aprilia, relativi ai proventi della riscossione delle entrate comunali; un lodo arbitrale invocato dalla società per presunte irregolarità riguardanti l'affidamento dei servizi si è concluso con la condanna del comune di Aprilia a pagare un importo di circa 20 milioni di euro alla Tributi Italia s.p.a. Si fa presente che il lodo in parola è attualmente al vaglio della procura di Latina in quanto, come riferito dal comune, il sostituto procuratore competente avrebbe accertato che la consulenza tecnica posta a fondamento della condanna del comune di Aprilia è palesemente errata. Non è stato possibile ottenere ulteriori informazioni al riguardo perché l'intera vicenda è coperta dal segreto istruttorio.
Il comune, con nota del 5 novembre 2009, ha informato il Dipartimento che, alla stessa data, il debito della Tributi Italia s.p.a. nei suoi confronti è stimabile a circa 20 milioni di euro più interessi. A fronte di tale debito, la società contrappone


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una compensazione del credito derivante dal lodo in argomento, per il pagamento della quale ha comunque attivato procedure esecutive.
Il comune, in un verbale ricognitivo allegato alla stessa nota, dichiara le difficoltà in cui si imbatte per il controllo della gestione della società affidataria A.Ser. s.r.l. e del socio operativo, Tributi Italia s.p.a, poiché quest'ultima non si ritiene obbligata a fornire notizie e documenti contabili in quanto non si considera agente contabile, mentre la A.Ser. s.r.l. afferma esattamente il contrario. Di conseguenza, entrambe le società operano nell'attività di riscossione delle entrate senza rendere né il conto giudiziale né altro tipo di resoconto, e questo impedisce al comune di avere sotto controllo la gestione in relazione al volume delle entrate e di esercitare una più generale attività di vigilanza.
Presso la procura della Repubblica di Latina è pendente un procedimento penale avente ad oggetto le modalità di affidamento del servizio di gestione delle entrate del comune di Aprilia alla A.Ser. s.p.a. e all'individuazione del socio privato operativo, risalenti al 1999.
Nell'udienza del 2 novembre del 2009, il sostituto procuratore presso detta procura, dottoressa Raffaella Falcione, ha richiesto la condanna, tra gli altri, del rappresentante legale pro tempore della Tributi Italia s.p.a.
Per quanto detto, e paventando che prosegua la mancata corresponsione di quanto di competenza del comune, in tutte le sedi lo stesso comune ha ripetutamente chiesto la cancellazione della predetta società dall'albo degli affidatari dei servizi. Questa è la situazione così come risulta alla nostra direzione.
Sulla situazione di Tributi Italia s.p.a. penso che possa riferire direttamente il direttore.

FABRIZIA LAPECORELLA, direttore generale delle Finanze del Ministero dell'economia e delle finanze. Il caso particolare appena descritto dall'ingegner Vaccari, nel quale la società Tributi Italia s.p.a. è coinvolta nella gestione delle entrate locali del comune di Aprilia, evidenzia la delicatezza del sistema di affidamento a soggetti privati delle attività di accertamento, liquidazione e riscossione dei tributi e, in particolare, dell'attività di riscossione dei tributi degli enti locali.
La situazione della società Tributi Italia s.p.a. è stata portata all'attenzione della commissione che gestisce l'albo degli affidatari della riscossione sin dall'inizio di quest'anno. Anche in base a uno specifico mandato della commissione, il Dipartimento ha effettuato l'istruttoria di numerosi esposti pervenuti da diversi comuni per il mancato riversamento dei tributi da parte della società Tributi Italia s.p.a. Il Dipartimento ha anche ascoltato la società in contraddittorio con i comuni e ha constatato un'evidente situazione di grossa criticità sotto il profilo finanziario e sotto il profilo occupazionale.
L'attuale assetto societario di Tributi Italia s.p.a. è molto complesso: si tratta di un gruppo molto grande, con circa 800 dipendenti a tempo indeterminato e circa 400 a tempo determinato. Il gruppo, allo stato attuale, ha contratti con più di 300 comuni, 135 dei quali hanno rappresentato al Dipartimento delle situazioni di criticità.
In particolare, come ho avuto occasione di rappresentare lo scorso 12 novembre nel corso di un'audizione presso la Commissione finanze, alla data dell'11 novembre 2009 sono pervenuti alla direzione del federalismo fiscale del Dipartimento delle finanze 135 esposti, e la situazione debitoria della società Tributi Italia s.p.a. risultante dagli atti pervenuti al Dipartimento è tale per cui 103 comuni dichiarano di vantare crediti per un totale di circa 26 milioni di euro ma hanno riferito di non aver instaurato alcun contenzioso con la società, mentre ci sono altri 32 comuni che hanno in atto un contenzioso con la società e, fatte salve le decisioni giudiziali, hanno importi in contestazione per un valore pari a più di 63 milioni di euro.
Complessivamente, il totale del debito che risulta a noi - un limite minimo di


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debito della società Tributi Italia s.p.a. rispetto ai comuni - è di circa 90 milioni di euro.
Vi riferisco ora in merito agli ultimissimi sviluppi di questa società. Dopo l'estate, nel mese di ottobre, la commissione che gestisce l'albo degli affidatari della riscossione ha iniziato un procedimento sanzionatorio nei confronti della società Tributi Italia s.p.a: il 21 ottobre, all'atto di presentare le proprie controdeduzioni, la società ha comunicato di aver fatto richiesta, in data 20 ottobre, al tribunale di Roma di accesso alla procedura di ristrutturazione del debito - ex articolo 182 bis della legge fallimentare - e di aver ottenuto il termine del 26 gennaio 2010 per presentare il progetto di ristrutturazione del debito. Di tale richiesta la commissione, riunitasi lo scorso 5 novembre - essendo saltata una seduta per l'assenza dei rappresentanti dei Comuni - è stata informata dal suo presidente, l'ingegner Vaccari. La commissione, pur avendo ha accolto favorevolmente la notizia dell'avvio della procedura di ristrutturazione del debito presso il Tribunale, ha richiesto ulteriori elementi istruttori: in particolare ha chiesto alla direzione del federalismo fiscale di acquisire dalla società qualche evidenza significativa del supporto da parte degli istituti di credito al progetto di ristrutturazione del debito. Il termine fissato per la produzione di questa documentazione è la data di oggi, quindi siamo in attesa di ricevere dalla società quanto richiesto. La prossima riunione della commissione che gestisce l'albo è fissata, invece, per il prossimo 30 novembre.
Questi sono gli ultimissimi sviluppi di quello che riguarda l'amministrazione. Due i possibili scenari: se oggi la società non è in grado di produrre alcuna evidenza del supporto da parte degli istituti di credito al piano di ristrutturazione del debito, la commissione non potrà che prenderne atto e chiedere la cancellazione dall'albo, che viene chiesta dalla commissione in base all'articolo 11, comma 2, lettera d), del regolamento n. 289 del 200 che regola l'albo, implica - in base all'articolo 14 - che il gestore decaduto cessi con effetto immediato dalla conduzione del servizio e che sia privato di ogni potere in ordine alle procedure di accertamento, liquidazione e riscossione, dalla data di notifica del relativo provvedimento. L'articolo 15, comma 2 del regolamento stabilisce che la decadenza dalle gestioni non attribuisce al gestore alcun diritto all'indennizzo. La conseguenza immediata sarebbe la decadenza da tutte le gestioni ed evidentemente il fallimento: questo è un primo scenario possibile.
Un altro scenario, invece, è quello che si potrebbe generare se la società producesse l'evidenza di un supporto da parte degli istituti di credito a questo piano di ristrutturazione del debito: immaginerei che in tal caso la commissione, organo collegiale che valuta nel loro complesso le situazioni prospettate, non potrebbe fare altro che valutare tale evidenza, tenendo anche conto del termine fissato dal giudice che, come vi ho appena detto, è il 26 gennaio nell'ambito di una procedura che lo impegnerebbe a decidere abbastanza rapidamente, all'incirca entro la metà di febbraio
Un ulteriore elemento di novità, e lo è anche per me, nel senso che è una notizia che ho appena ricevuto: come dicevo, il 12 novembre scorso ho riferito dettagliatamente sulla questione in Commissione finanze della Camera, che ha oggi approvato la risoluzione n. 700233 - di cui posso lasciare copia - che, prendendo le mosse dalle varie audizioni tenute sul tema, impegna il Governo ad assumere tutte le iniziative necessarie a dare una soluzione alla vicenda che vede coinvolta la società Tributi Italia s.p.a, nel contesto di un intervento più sistematico di riordino complessivo della disciplina relativa alla concessione di servizi di riscossione delle entrate degli enti locali e ai relativi controlli. Da questo documento della Camera sembra emergere un'attenzione al profilo delicatissimo della riscossione e delle preoccupanti conseguenze che si possono verificare nelle circostanze in cui questa sia in mano privata.


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Per la precisione, i concessionari delle riscossioni svolgono tre tipi di attività: accertamento, liquidazione e riscossione dei tributi; mentre sembrano non ravvisarsi particolari criticità nella prospettiva che gli agenti delle riscossioni privati - gli affidatari - continuino a svolgere le attività di accertamento e liquidazione dei tributi, la vicenda di cui vi ho appena riferito rende necessaria una riflessione sull'opportunità di mantenere la riscossione in mano ai privati. Un assetto nel quale il denaro dei contribuenti - quindi i tributi locali - sia gestito effettivamente dalla mano pubblica piuttosto che da aziende private, sembrerebbe offrire maggiori garanzie.
In tal senso, ho assicurato in Commissione finanze il supporto del Dipartimento e delle sue direzioni competenti alla stesura di uno schema di progetto legislativo di riordino del sistema, che mi auguro possa vedere la luce al più presto.

PRESIDENTE. Grazie. Do ora la parola ai deputati e ai senatori che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

LUCIO ALESSIO D'UBALDO. Presidente, la ringrazio di avermi dato la parola per primo, ma noto con dispiacere che non c'è grande competizione nel prendere la parola.

GIULIANO BARBOLINI. Ne approfitto per dire che, essendo impegnato in un'altra audizione, fra poco dovrò abbandonare a malincuore la riunione. Però, almeno noi ci sentiamo rappresentati. Il presidente, ovviamente, nella sua persona riassume tutto.

PRESIDENTE. Super partes.

LUCIO ALESSIO D'UBALDO. Desidero tuttavia mettere a verbale - e non è certamente la prima volta - che è presente solo il Partito Democratico. Salvo la cortesia, e il dovere d'ufficio del presidente a presiedere, la maggioranza sembra non essere molto presente.

PRESIDENTE. Come sa presso la Camera dei deputati sono in corso...

LUCIO ALESSIO D'UBALDO. Ma mancano anche i senatori. Abbiamo il dovere, come minoranza, di segnalare questo aspetto che indica l'esistenza di un problema, non fosse altro che nell'atteggiamento nei confronti dei lavori di questa Commissione.
Devo dire con grande chiarezza, altrimenti sarebbe un infingimento, che mi sono trovato per quasi 18 mesi a far parte della commissione che gestisce l'albo, quindi una qualche infarinatura ce l'ho e capisco le dinamiche. Non vorrei apparire come una persona che, cambiando posto, assume un atteggiamento diverso.
La questione delicata di come affrontare l'esame e quindi anche le sanzioni rispetto a società che dovessero manifestare, come in questo caso specifico, gravi carenze, è un problema che non può essere minimamente sottovalutato.
Ci troviamo, semmai, di fronte a un aspetto diverso: dobbiamo fare una valutazione sul piano della responsabilità politica, cosa che affermo da una posizione di minoranza: non si tratta di responsabilità che possa assumere valore di indirizzo politico, ammesso che questa Commissione abbia un potere di indirizzo; la nostra è una Commissione di vigilanza, quindi il nostro parere ha un valore, come lo ha del resto una risoluzione.
Bisogna chiedersi che cosa succederebbe se si procedesse in maniera molto rigorosa, anche se so già che l'esame della vicenda di Tributi Italia s.p.a. ha conosciuto anche una scansione razionale, perché i dirigenti del Ministero e i responsabili dell'albo dal punto di vista amministrativo - a cominciare dall'ingegner Vaccari che conosco e che stimo - sono persone che vivono su questa terra, quindi sanno perfettamente che, accanto ai doveri che l'amministrazione ha, ci sono anche le valutazioni e gli apprezzamenti sull'impatto che generano i provvedimenti stessi.
Abbiamo un problema di legalità, di regolarità e abbiamo un problema di impatto. Questa società ha nel proprio portafoglio centinaia di comuni e so che


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l'ANCI ha segnalato che il problema esiste: anche se si stacca la spina, la corrente qualcuno la deve pagare; in questo caso, ci sono dei crediti in capo ai Comuni e se si attiva una procedura di liquidazione un domani comunque ci saranno problemi.
È evidente che questa è l'occasione - come diceva la professoressa Lapecorella in coda al suo intervento, citando la risoluzione che ancora non ho letto - per ripensare al funzionamento del sistema. Per memoria, sappiamo che dagli anni '50 a oggi abbiamo assistito a un movimento ondulatorio, perché siamo passati dalle circa 14 mila esattorie al CNC, il Consorzio nazionale concessionari, nato quando il Ministro Vanoni disse che occorreva un'unica interlocuzione, cui venne data la responsabilità di bonificare almeno le procedure. Non dimentichiamo che all'epoca l'informatizzazione non esisteva ancora, ma la meccanizzazione dei ruoli cominciò allora.
Con la riforma della riscossione si passò a un migliaio di realtà operative, di cui i capifila erano le banche; infine, c'è stato un ulteriore passo in avanti e siamo arrivati a poco più di 100 concessioni, di fatto con tre o quattro gruppi bancari che controllavano questo «mercato».
Infine, è stata data un'ultimissima spallata al sistema nel momento in cui è stato stabilito che ci avrebbe pensato l'Agenzia delle Entrate - anzi, Equitalia - e, allo stesso tempo, è stato anche liberalizzato il mercato degli enti locali. Apparentemente, se da una parte abbiamo fatto un'operazione ancora più rigorosa, con un unico soggetto, dall'altra parte abbiamo liberalizzato. Quanti sono oggi gli iscritti all'albo?

CARLO VACCARI, Direttore della Direzione federalismo fiscale del Dipartimento finanze. Le società iscritte all'albo sono sempre un centinaio, mentre sono 30 quelle che hanno i requisiti previsti dal decreto legge 185 del 2008, che fissa a 10 milioni di euro la misura minima di capitale interamente versato richiesto alle società per l'iscrizione.

LUCIO ALESSIO D'UBALDO. Per chiudere il ragionamento, la situazione di Tributi Italia s.p.a. è un'emergenza. Per parte mia, sul piano politico, auspico che ci sia lo spazio per una gestione, nelle maglie di valutazioni tecnico-amministrative e nella piena autonomia e responsabilità dei dirigenti e dei funzionari, che consenta di mantenere fermo e rigoroso il controllo.
Direi di non essere così fiscali sui tempi di scadenza e di vedere se la società riesce a fornire in tempo ragionevole le garanzie promesse, visto che nel corso dei colloqui che ha avuto con i vari interlocutori dice di poterle produrre, ma non entro il 30 novembre. Se c'è questa possibilità credo che, nell'interesse generale, a partire dell'interesse dei comuni, una forma di prudenza sarebbe consigliabile. Questo è un motivo in più per affrontare davvero il problema della riscossione, perché con l'esplosione di questo bubbone abbiamo finalmente capito qual è il sistema nel quale ci siamo cacciati.
In tutti i teoremi fatti per giustificare questa liberalizzazione - basta riprendere gli interventi nei convegni, in Aula e in Commissione - si diceva che era importante dare flessibilità in nome dell'autonomia comunale: peraltro si ha sempre questa ambivalenza concettuale per cui l'autonomia comunale è per tutti noi, me compreso, un valore fondamentale, però se l'autonomia poi diventa l'usbergo per coprire una cattiva e irrazionale gestione, è evidente che non va più bene. Autonomia non può significare il fatto che diamo vita a un sistema irrazionale molto più costoso di quanto non lo sia una gestione diretta; d'altra parte, ci sono grandi nazioni come il Canada - lo sappiamo dagli studi fatti - in cui c'è un'unica centrale operativa, e l'autonomia consiste nel fatto che lo Stato interloquisce e si fa dare tutto quello che serve per controllare. La gestione in senso stretto, quando non è funzionale, non è necessariamente un patrimonio.
In conclusione, presidente - penso che lei sia d'accordo - chiederei di utilizzare questa circostanza per fare un ulteriore passo avanti: la Commissione di vigilanza ha esteso, ai sensi del disegno di legge sul


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federalismo fiscale, i suoi compiti e le sue competenze. Credo sia necessario che si assuma un'analoga risoluzione, magari anche con più precisione. Forse sarebbe utile che lo facessimo e che valutassimo insieme - lo ribadisco - la possibilità di valutare i tempi e le condizioni per chiudere la vicenda della Tributi Italia s.p.a., tenendo conto degli interessi più generali e, segnatamente, degli interessi degli enti impositori.

PRESIDENTE. Grazie, senatore D'Ubaldo. Condivido la sua impostazione puntuale e la sua proposta di percorrere la strada di verificare, se possibile, che le garanzie presentate da Tributi Italia s.p.a. non possano effettivamente risolvere la vicenda.
Sulla questione della riscossione in mano pubblica, che sarebbe la strada sicuramente percorribile, segnalo invece che le difficoltà potrebbero venire dal fatto che oggi la riscossione pubblica è in buona sostanza gestita da una società per azioni, quindi eventuali censure, anche di carattere comunitario, potrebbero emergere dal fatto che non si tratterebbe di una riscossione gestita dallo Stato in maniera diretta ma attraverso una società per azioni, anche se partecipata (sarebbe parte INPS e parte Agenzia delle Entrate).
Forse dovremmo esaminare questo aspetto, anche perché oggi abbiamo meccanismi disallineati per la riscossione coattiva: mentre Equitalia s.p.a. può utilizzare il ruolo, per le altre c'è l'ingiunzione. Va tutto rivisto ma con la dovuta accortezza, per non incorrere in una procedura d'infrazione da parte dell'Unione europea.
Ringrazio la professoressa Fabrizia Lapecorella e l'ingegner Carlo Vaccari.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,10.

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