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Seduta del 31/10/2012


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Audizione del direttore dell'Agenzia delle entrate, dottor Attilio Befera.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore dell'Agenzia delle entrate, dottor Attilio Befera. Sono altresì presenti il direttore centrale amministrazione e vice direttore dell'Agenzia delle entrate, dottor Marco di Capua, e il portavoce del direttore dell'Agenzia delle entrate, dottoressa Antonella Gorret.
L'audizione è finalizzata all'approfondimento dei meccanismi di funzionamento del nuovo redditometro, con particolare riguardo all'utilizzo del sistema delle banche dati dell'Anagrafe tributaria; delle modalità con cui sarà regolata la trasmissione e la gestione dei dati bancari dell'Anagrafe tributaria; del contributo che i dati contenuti nell'Anagrafe tributaria stanno fornendo nell'azione di contrasto all'evasione fiscale e delle azioni che l'agenzia intende porre in essere per la gestione delle comunicazioni riguardanti i beni delle società utilizzati dai soci e dai familiari dell'imprenditore, la cui trasmissione è stata rinviata al 2 aprile 2013.
Cedo la parola al dottor Befera, con la riserva, per me e per i colleghi, di rivolgere, al termine del suo intervento, ulteriori domande e formulare osservazioni.

ATTILIO BEFERA, direttore dell'Agenzia delle entrate. Ringrazio per l'opportunità che mi viene offerta di aggiornarvi su alcuni temi di interesse, quali le modalità di utilizzo dei dati dell'Anagrafe tributaria per il funzionamento del nuovo redditometro, le modalità con cui sarà regolata la trasmissione e la gestione dei dati forniti dagli operatori finanziari, le azioni che l'Agenzia intende porre in essere per la gestione delle comunicazioni riguardanti i beni delle società utilizzate dai soci e dai familiari dell'imprenditore e infine l'utilizzo dei dati in possesso dell'Anagrafe tributaria nel contrasto all'evasione e all'elusione fiscale.
Come noto, il nuovo redditometro rappresenta lo strumento attuativo della profonda innovazione introdotta per norma sull'istituto dell'accertamento sintetico al fine di renderlo più efficace, dotarlo di maggiori garanzie per il contribuente e tener conto del mutato contesto socio-economico. Nell'ottica di dare attuazione a queste disposizioni, in una fase preventiva di analisi dei dati provenienti dalle dichiarazioni e da altre fonti informative dell'Anagrafe tributaria su un campione significativo di contribuenti (circa 50 milioni di soggetti distribuiti su 22 milioni di famiglie), l'Agenzia, in collaborazione con SOSE, ha individuato un modello di variabili di spesa in relazione alla tipologia di nucleo familiare e all'area territoriale di appartenenza. Sono state in concreto individuate 100 voci di spesa, che colgono i diversi aspetti della vita quotidiana - compresi gli incrementi patrimoniali effettuati


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al netto dei disinvestimenti - laddove il precedente decreto ministeriale 10 settembre 1992, ancora applicabile agli accertamenti sintetici riferibili ad anni d'imposta fino al 2008, valorizzava, mediante un metodo prettamente induttivo, da oltre vent'anni solo pochi e non più sufficienti beni di riferimento. Le voci di spesa oggi individuate sono riconducibili a sette categorie: abitazione, mezzi di trasporto, assicurazioni e contributi, istruzione, tempo libero e cura della persona, investimenti immobiliari e mobiliari netti e altre spese significative.
In tale contesto, il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, che stabilirà le modalità utili per la determinazione sintetica del reddito complessivo del contribuente, sarà incentrato prevalentemente sulle spese presenti in Anagrafe tributaria, sulle spese stimate, il cui valore è ottenuto applicando una valorizzazione a dati certi e infine in via residuale, sulla spesa media ISTAT che fotografa le spese medie di tipo corrente (alimentari, abbigliamento, calzature) sostenute da ogni tipologia di famiglia che vive in una determinata area geografica. In tal modo, viene adeguatamente valorizzato il patrimonio informativo già a disposizione dell'Agenzia, che sarà ulteriormente implementato con i dati provenienti dallo «spesometro» e con i movimenti bancari, ancorando quanto più possibile a dati certi il necessario confronto con il contribuente e riducendo al minimo l'incidenza delle presunzioni.
L'importante novità prevista nel nuovo dettato normativo è l'introduzione del cosiddetto contraddittorio necessario: il contribuente è chiamato a fornire dati e notizie rilevanti per la ricostruzione sintetica del reddito, prima ancora di avviare il procedimento di accertamento con adesione ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo n. 218/1997.
Per favorire la compliance dei contribuenti, utilizzando il modello di analisi e valorizzazione elaborato in collaborazione con SOSE, è stato realizzato un software di autodiagnosi stand-alone denominato Redditest, che a breve sarà reso disponibile, per consentire in autonomia una preventiva verifica della coerenza tra il reddito familiare prodotto e le spese sostenute nell'anno. I dati inseriti rimangono noti solo al contribuente e non ne rimane alcuna traccia sul web. La verifica della coerenza avviene sulla base delle spese più significative e facilmente individuabili. A ciascun dato che il prodotto di autodiagnosi chiede di inserire è attribuito un coefficiente che misura la relazione tra l'elemento di spesa conosciuto e il reddito complessivo, assorbendo anche la relazione tra altri elementi non conosciuti, ma correlati con quello noto, e il reddito stesso. Il risultato che apparirà - verde se coerente, rosso se incoerente - tiene conto delle spese comuni (alimentari, abbigliamento, calzature) che normalmente sostiene una famiglia del tipo previsto, che vive in una determinata area. Si consentirà così al contribuente di orientarsi sulla coerenza del reddito familiare rispetto alla capacità di spesa manifestata.
Per quanto attiene alle modalità che regoleranno la trasmissione e gestione dei dati bancari all'Anagrafe tributaria, assumono particolare rilievo le novità introdotte dal decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, in materia di comunicazioni all'archivio dei rapporti. Come noto, a far corso dal primo gennaio 2012, gli operatori finanziari sono tenuti a comunicare annualmente le movimentazioni che interessano i rapporti già trasmessi all'Anagrafe tributaria nonché ogni ulteriore informazione relativa ai predetti rapporti necessari ai fini dei controlli fiscali. Tali disposizioni rafforzano gli strumenti a disposizione dell'amministrazione finanziaria per la lotta all'evasione fiscale, consentendo più ampie e incisive leve di contrasto. Nel rispetto del dettato normativo, è in corso di emanazione un provvedimento, attualmente al vaglio del Garante per la protezione dati personali, che fisserà le modalità di comunicazione delle informazioni, costituite, oltre che dai dati identificativi del rapporto, dalle informazioni relative ai saldi (iniziali e finali) e ai movimenti finanziari aggregati del periodo, con evidenza,


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per ogni tipologia di rapporto, del totale dare e avere. Il citato provvedimento prevederà, per espressa volontà di legge, adeguate misure di sicurezza di natura tecnica e organizzativa per la trasmissione dati e per la relativa conservazione. A tale scopo, l'Agenzia, anche a seguito delle indicazioni del Garante per la protezione dei dati personali, ha posto in realizzazione una nuova infrastruttura, ipotizzata in sede di evoluzione strategica del sistema informativo, per favorire lo scambio completamente automatizzato dei flussi dati tra sistemi. Il modello di riferimento della nuova infrastruttura, denominato SID (Sistema di interscambio dati), viene anche denominato application to application in quanto attiene al colloquio tra sistemi senza interventi umani. I dati estratti in automatico dall'applicazione software di origine vengono nella stessa sede cifrati e sottoscritti, ove richiesto, come nel caso in esame, e trasmessi in automatico a un'altra applicazione, che procederà alla loro elaborazione tramite canali trasmissivi predefiniti. Nel caso del SID, che sarà operativo per fine anno, sono previsti due distinti canali trasmissivi: la posta elettronica certificata, per flussi di dimensione fino a 20 Mb, e il canale ftp (file transfer protocol), per flussi dati di dimensioni superiori. Vengono gestiti livelli di sicurezza atti a garantire la verifica sull'identità degli invianti, l'immodificabilità/illeggibilità dei dati in fase di trasmissione e l'accesso ai contenuti dell'invio al solo destinatario.
Per favorire questi processi, l'Agenzia metterà a disposizione, sul proprio sito istituzionale, le regole da utilizzare per la predisposizione e l'inoltro automatico dei flussi dati tramite i canali precedentemente indicati, appositi moduli software, scaricabili dal sito istituzionale, che gli enti utilizzeranno per la verifica della corretta predisposizione del flusso dati e il confezionamento dello stesso in relazione ai livelli di controllo adottati, oltre che i necessari certificati digitali per la firma e la crittografia dei flussi dati. Le informazioni, che perverranno in una specifica sezione isolata dell'Anagrafe tributaria, con riferimento all'anno 2011 e seguenti, saranno caricate negli archivi nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali dei contribuenti, ivi mantenute per i soli tempi necessari al loro utilizzo ai fini previsti dalle norme e utilizzate esclusivamente a livello centrale per la sola finalità di individuare posizioni a più alto rischio di evasione da segnalare alle strutture operative per i necessari controlli. Soltanto durante la successiva fase del controllo delle dichiarazioni dei singoli contribuenti dette strutture potranno avviare, previa autorizzazione dell'organo sovraordinato, la procedura telematica delle indagini finanziarie per ottenere informazioni di dettaglio sul contenuto dei rapporti finanziari. Nello specifico, per quanto riguarda i criteri per l'elaborazione delle liste selettive, l'orientamento è di utilizzare le informazioni di natura bancaria e finanziaria secondo un articolato e graduale percorso. In fase di avvio, le informazioni contribuiranno al procedimento di selezione delle posizioni da sottoporre a controllo per intercettare con maggiore proficuità i più diffusi e rilevanti fenomeni evasivi ed elusivi nel settore sia delle imposte dirette sia delle imposte sul valore aggiunto. Esse potrebbero concorrere, quale elemento additivo, alla definitiva formazione di liste di contribuenti, già individuati sulla base degli elementi di rilevanza fiscale disponibili, da sottoporre all'accertamento sintetico ovvero di soggetti risultati non congrui e non coerenti dagli studi di settore.
Con riguardo alle novità introdotte con il decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, in tema di contrasto al fenomeno della concessione in godimento di beni relativi all'impresa a soci o a familiari dell'imprenditore individuale ai fini privati, è stato adottato il provvedimento con cui sono state stabilite le modalità di comunicazione. Con due successivi provvedimenti, il termine per la prima comunicazione, originariamente fissato al 31 marzo 2012, è stato prorogato prima al 31 ottobre 2012 e poi al 31 marzo 2013, in considerazione


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dell'assoluta novità e delle particolari difficoltà tecniche della comunicazione. Le suddette comunicazioni hanno a oggetto informazioni che riguardano come primo anno il 2011, ciò che permette, con ampio margine di operatività, di effettuare l'azione di accertamento fino al 2016 (o al 2017 in caso di omessa dichiarazione). Le informazioni richieste sono in linea con la ratio dell'intervento normativo volto a intervenire sulla pratica di concedere beni relativi all'impresa in godimento a condizioni più favorevoli rispetto a quelle che caratterizzano il mercato, vale a dire senza corrispettivo o con un corrispettivo inferiore a quello che sarebbe detraibile secondo una libera contrattazione tra parti contrapposte e consapevoli. Tale provvedimento stabilisce che i soggetti interessati sono tenuti a comunicare telematicamente i dati riguardanti i beni d'impresa concessi in godimento a soci e a familiari dell'imprenditore (il cosiddetto monitoraggio) e a fornire una serie di ulteriori informazioni utili per il controllo sistematico delle posizioni delle persone fisiche che li utilizzano. Inoltre, per la determinazione sintetica del reddito, si dovrà tenere in debito conto anche ogni forma di finanziamento e di capitalizzazione, ai sensi dell'articolo 2, comma 36-septies-decies, del decreto-legge n. 138/2011. In fase di avvio, le citate informazioni saranno utilizzate a livello centrale per individuare le posizioni a rischio di evasione da segnalare alle strutture operative per i necessari controlli.
Per quanto attiene all'utilizzo dei dati in possesso dell'Anagrafe tributaria nel contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, l'Agenzia mette a disposizione delle strutture operative le informazioni presenti in Anagrafe tributaria mediante applicazioni informatiche specificatamente realizzate per favorire lo svolgimento delle funzioni istituzionali a esse attribuite. Fermo restando che le attività di controllo devono essere in ogni caso precedute da un'approfondita analisi della distribuzione del rischio di evasione nell'ambito di ciascuna realtà territoriale, distintamente per ciascuna tipologia di contribuente, gli strumenti informatici consentono di indirizzare i controlli verso le situazioni a maggior rischio. I miglioramenti qualitativi conseguiti negli ultimi anni in termini di maggiori imposte accertate, quindi di recupero di imposte evase, possono essere correlati anche all'affinamento degli strumenti resi disponibili per l'analisi del rischio e la selezione delle posizioni da sottoporre a controllo (attività istruttorie esterne e attività di accertamento). Al riguardo è da evidenziare che, oltre al più conosciuto sistema Serpico - che consente agli addetti autorizzati di acquisire per singolo soggetto tutti gli elementi conosciuti in Anagrafe tributaria - sono numerosi gli applicativi informatici specializzati su specifiche analisi di correlazione tra i dati. A titolo esemplificativo, mi riferisco agli applicativi che consentono di analizzare un campione di soggetti (imprese o lavoratori autonomi), selezionato utilizzando in maniera approfondita e integrata tutte le informazioni presenti al sistema informativo provenienti da banche dati estere; analizzare le posizioni IVA avvalendosi delle informazioni relative all'attività dei soggetti; gestire la comunicazione amministrativa fra gli Stati membri dell'Unione europea e, in generale, monitorare lo scambio automatico di informazioni fra le amministrazioni fiscali al fine, fra l'altro, di controllare i soggetti passivi IVA.
Signori senatori e signori deputati, nella mia esposizione spero di avervi fornito un quadro delle molte attività in corso in Agenzia volte al potenziamento del contrasto all'evasione fiscale nel nuovo scenario che vuole conseguire una sempre migliore integrazione fra fisco e contribuenti e innestare, anche con effetti dissuasivi, positivi effetti di adesione spontanea agli adempimenti fiscali.

GIULIANO BARBOLINI. Presidente, le anticipo che alle 14.50 dovrò spostarmi in Senato. Ringrazio per il quadro che ci è stato fornito perché credo che confermi un importante sforzo di sistematizzazione dei dati; credo anche che una serie di


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innovazioni normative - introdotte, in particolare, con riferimento alle previsioni del decreto «salva-Italia» - abbiano creato i presupposti per conoscere e costruire banche dati sempre più affinate.
Se possibile, mi interesserebbe ricevere qualche ulteriore specificazione sul passaggio della relazione in cui si parla della possibilità di strutturare e articolare indagini mirate a differenziare la presunta evasione sul territorio, anche con riferimento ai temi della delega fiscale e al report che dovrebbe essere via via implementato.
Uscendo fuori tema - e, pertanto, scusandomi con il direttore, che potrà rispondermi anche successivamente - per tornare al «salva-Italia» e alla misura che era stata prevista per i soggetti che si erano avvalsi dello scudo fiscale dell'anno precedente, che introduceva il principio di sovratassazione per poterne mantenere la condizione, mi interesserebbe capire come ha funzionato e come sta funzionando. Può fornirci qualche elemento al riguardo?

PRESIDENTE. Visto che il senatore Barbolini deve allontanarsi, cedo subito la parola al nostro ospite per la replica.

ATTILIO BEFERA, direttore dell'Agenzia delle entrate. Per quanto riguarda l'analisi dell'evasione sul territorio (e non solo, ma anche per settore), abbiamo uno strumento - inventato dal dottor Di Capua - che si chiama «Geoweb»: attraverso una serie di indicatori statistici su base provinciale, esso determina il rischio di evasione di quel territorio, oltre a determinare il gap fra imposte teoriche e imposte pagate.
Il rischio di evasione è determinato sulla base di una serie di elementi - dalla ricchezza alla criminalità, in aggiunta ad altri che il dottor Di Capua ricorderà meglio di me - che ci consentono di effettuare l'esame. Mettiamo Geoweb a disposizione delle direzioni provinciali per indirizzare analisi del rischio di evasione in quanto esso costituisce la base statistica teorica per scendere di livello, arrivare fino all'impresa o al contribuente e individuare e selezionare i soggetti da controllare. Tali strumenti stanno dando risultati positivi, che si manifestano attraverso il recupero dell'imposta: l'anno scorso, infatti, questa è arrivata a 12,7 miliardi.
Terrei a precisare che anche il Redditest, come tutti gli altri strumenti che adesso stanno entrando in funzione, ha una funzione più di compliance che di controllo. È vero infatti che tali strumenti possono anche essere utilizzati ai fini di controllo a posteriori, ma credo che la nostra azione debba essere sempre più orientata a un'azione preventiva: il Redditest ne è la dimostrazione, perché con esso diamo al cittadino la possibilità di confrontare sé stesso e le proprie spese con il reddito prodotto o che intende dichiarare, proprio al fine di essere coerente senza incappare nei controlli successivi. Questa è la strada su cui credo che l'amministrazione debba continuare a operare.
Per quanto riguarda lo scudo fiscale, credo di non essere in grado di fornire informazioni; occorre eseguire un'analisi dei codici tributo e non eravamo preparati alla domanda.

GIANLUCA FORCOLIN. Anche io vorrei ringraziarla per averci illustrato i contenuti della sua relazione. Avrei un paio di perplessità da sottoporle, soprattutto in merito alle attuali linee che stiamo vedendo attraverso la legge di stabilità; mi riferisco in particolare alla questione delle detrazioni e deduzioni fiscali, ovvero a quella massa di documenti e di certificazioni che oggi siamo abituati a vedere in detrazione, appunto, nelle nostre dichiarazioni in un unico 730 o, comunque, a detrazioni fiscali che hanno posto un forte limite alla questione della detraibilità, con riferimento sia alla franchigia sia al plafond dei 3.000 euro.
Capiamo e sappiamo bene che le 100 voci di spesa hanno attinenza diversa sui diversi tipi di spesa nella vita quotidiana di ogni famiglia e di ogni contribuente; tuttavia, vi sono delle imposte che sono


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simili o che, comunque, possono avere lo stesso significato. Evitare quanto più possibile, giustamente, gli enormi dati che ci vengono illustrati sul sommerso per recuperare - come lei ha detto di aver fatto dall'inizio del mandato - oltre 40 miliardi di euro a partire da dati che superano i 100 o 120 miliardi o, in ogni caso, da una cifra importante (ognuno è bravo a moltiplicarli; qualcuno ha parlato anche di 250 miliardi), non le sembra una linea, per quanto di rigore, che non collima con l'azione di Governo? In particolar modo, non pensa che ciò non collimi con l'iniziativa prevista dalla legge di stabilità, dove si induce il contribuente a trovare altre forme o, comunque, a ricorrere al sommerso, perché troverà degli ostacoli fiscali nella non deducibilità o detraibilità degli oneri? Penso al solito esempio del dentista e al fatto che, nel caso di ricevute od oneri da mettere in detrazione, mentre prima si parlava di 19 per cento adesso si è splafonato. Di fatto (non per aprire una questione sui dentisti) la questione diventerà di attualità, perché se prima il contribuente non aveva il 19 per cento e riusciva a mettere qualcosa in detrazione, oggi non ci riesce. Vi è una disparità di trattamento tra un rigore importante e l'azione di Governo, che induce a muoversi in situazioni diverse; sarebbe bene che la linea da percorrere fosse univoca.
A gennaio, in Commissione finanze, lei ci ha detto che il redditometro sarebbe uscito nel primo semestre nel 2012. Si è temporeggiato o, comunque, si è riportato il tutto a fine ottobre; adesso siamo a fine ottobre e - anche considerata l'escalation di violenze e di tensioni sociali, anche rispetto a Equitalia e alle nostre istituzioni alla riscossione, a cui, purtroppo, abbiamo assistito - vorrei capire se la nuova scaletta che verrà chiesta al contribuente per capire se è in linea o meno con la sua situazione reddituale sarà tenuta in giusto conto o in una sorta di mitigazione per trovare un equilibrio, che è quello del rigore. Vorrei anche capire se si terrà conto della situazione socio-economica delle nostre famiglie e dei nostri imprenditori; si tratta di un elemento che non va sottovalutato, per non trovarci in seguito in situazioni spiacevoli.
Un ultimo aspetto, già citato dal collega, riguarda anche l'effettiva distribuzione territoriale dei controlli, che è un altro tema importante. L'anno scorso si è avuta quella che è stata chiamata spettacolarizzazione degli effetti, ma vorremmo che la questione venisse normata uniformemente, a livello territoriale, perché, in certe zone del territorio, le disparità fiscali - in particolar modo nel sommerso - esistono, e lo sappiamo bene. Speriamo che, anche in questo senso, l'operazione e il lavoro siano svolti in modo uniforme.

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Anche io ringrazio il dottor Befera e l'agenzia per la chiarezza e la sinteticità. I documenti che ci avete dato sono un ottimo supporto anche per noi, quando dobbiamo relazionarci con terzi che ci chiedono una verifica sul lavoro svolto e su quello che facciamo; sono un'ottima base nonché un aiuto, che indirettamente ci viene dato.
Innanzitutto, vorrei svolgere due considerazioni preliminari, di cui una è già stata introdotta dall'onorevole Forcolin: l'azione che l'Agenzia sta portando avanti è sicuramente efficiente e colpisce a 360 gradi; spesso, però, la sensazione è che colpisca i «soliti noti» - le famiglie, i dipendenti e la gente comune - ma faccia fatica a stanare i veri covi della grande evasione, che a mio giudizio sono quelli che incidono maggiormente sull'economia del Paese.
Da quanto il collega ha detto poc'anzi sull'impianto della legge di stabilità, il dato sta arrivando, e lo stiamo trattando e valutando proprio in questi giorni. Ho sempre sostenuto (forse sono un illuso) che la tassazione sulle indirette possa sopperire in maniera notevole alla tassazione diretta: maggiori sono le possibilità di fare detrazioni che si prevedono, maggiore è l'IVA che lo Stato incassa, perché il cittadino è portato a chiedere il più possibile pezze giustificative. Ho sempre ritenuto che la possibilità di detrarre il 36 (poi portato al 55), ovvero la detrazione


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per le spese per ottimizzare la climatizzazione delle case e la detrazione di oneri deducibili rappresentassero una strada da perseguire, incentivare e ampliare.
L'ultima legge di stabilità, invece, compie un passo indietro: è automatico che il cittadino si domandi «chi glielo fa fare», con quel poco che può detrarsi, e chiederà, come si dice a Verona, «dottor, me fasa lo sconto, che semo d'accordo». Questo preoccupa, perché si tratta di un'azione che - seppur in regime di contingenza e di Governo tecnico - non deve contraddire la politica e la strategia lungimirante che l'Agenzia delle entrate sta portando avanti.
Lo scopo di avere tutto sotto controllo con il Redditest, l'Anagrafe tributaria e la strategia che tutti stiamo perseguendo, anche con questo lavoro, è quello di giungere a dati certi: non si può più dire che 2 più 2 fa 3,9.
Il secondo aspetto che mi preoccupa, e che avete già messo in risalto, anche con il rinvio al 31 marzo, è l'eccessiva burocrazia. Colgo questa occasione non tanto per far presente un problema di categoria (lungi da me), quanto per sottolineare che la mole di adempimenti è tale che non solo gli studi professionali, ma anche i centri di assistenza e le associazioni di categoria si trovano in una situazione estremamente delicata.
Infine, vorrei capire se il Redditest, che mi sembra uno strumento qualificato e valido, sarà un software a disposizione di tutti. Sarà messo a disposizione anche degli studi professionali? Sarà l'Agenzia a elaborare il dato, ad esempio, relativo alle spese «alimentari, abbigliamento, calzature», che normalmente una famiglia sostiene? Quanto ho appena detto mi riporta alla mia prima domanda, con la quale le ho chiesto se ciò non riguardi, come sempre, i poveretti. Vivo molto anche la realtà di periferia e, come ho detto anche altre volte in questa sede, il pensionato che va a pulire il giardino del vicino per arrotondare la pensione e la vedova che lava le scale del condominio sono casi di evasione - ci mancherebbe altro - ma certamente non sono quelli che fanno andare tutto male; anzi, in qualche modo sopperiscono. Si tratta dello stesso discorso del venditore abusivo di sigarette a Napoli, che, secondo l'autorità, se non vende quelle va a rubare; qualche volta bisogna anche chiudere un occhio.
Vorrei capire la funzionalità del Redditest, che, in ogni caso, mi pare un ulteriore passo in avanti e un ottimo strumento per raggiungere gli scopi che tutti ci prefiggiamo.

LUCIO ALESSIO D'UBALDO. Vorrei porle due domande, la prima delle quali è tecnica: a metà di pagina 3, dove si dice che «in tale contesto, il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, che stabilirà le modalità utili per la determinazione sintetica del reddito complessivo del contribuente, sarà incentrato prevalentemente sulle spese presenti in Anagrafe tributaria». Vorrei chiedere al direttore di chiarire di quali spese si tratti affinché possiamo avere un quadro più preciso.
La mia seconda questione invece è di natura politica: nei rari interventi concessi sull'argomento in Aula e, in modo particolare, in questa Commissione, ho difeso sistematicamente e con convinzione il lavoro di Equitalia e, in generale, del sistema della riscossione, dei dirigenti e dei lavoratori, che spesso sono fatti oggetto di aggressione, come abbiamo visto in passato. Mi rendo conto che la mia domanda è politica, ma non posso non rivolgergliela: il già Presidente del Consiglio Berlusconi ha rilasciato una dichiarazione molto impegnativa, per mio personale convincimento, in senso negativo, esprimendo un giudizio più che allarmante sul sistema della riscossione, che sarebbe animato da una pervicace volontà di tipo oppressivo nei confronti del cittadino. Senza entrare nel merito di una disputa politica, vorrei chiederle di riferirci lo stato d'animo di chi lavora sul campo e (per quello che capisco e che ho osservato fino ad oggi) ha rispettato le norme e le procedure, attenendosi a disposizioni sulle quali, semmai, i legislatori o il Governo - qualora ritenessero di variarle - dovrebbero fare autocritica, non certo avanzare critiche.


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ROSARIO GIORGIO COSTA. Mi hanno detto che la sala stampa è affollata; evidentemente, l'interesse nei confronti delle comunicazioni che l'Agenzia e, più segnatamente, il direttore Befera e il dottor Di Capua, opportunamente assistiti, ci stanno rendendo desta un interesse notevole nell'opinione pubblica e in coloro che veicolano le informazioni e le notizie. L'occasione è buona per puntualizzare - ammesso che fosse necessario, ma lo è sempre - che tanto l'Agenzia delle entrate quanto Equitalia sono soltanto porzioni dell'apparato burocratico e amministrativo dello Stato; non sono la controparte del contribuente ma, come ha detto il mio collega, porzioni dell'amato apparato pubblico, che si sforza di applicare le leggi disposte dal Parlamento. Leggi che provocano una tale pressione fiscale, alla quale sola si sarà riferito il Presidente Berlusconi e a cui ci riferiamo noi ogni volta che pensiamo alla tassazione del frutto del lavoro della persona fisica o del risultato economico delle aziende individuali o delle imprese societarie. La preghiera alla stampa è che si spenda qualche rigo per significare che l'Agenzia delle entrate, i suoi funzionari, i suoi rappresentanti apicali, come la stessa Equitalia, fanno soltanto e interamente il proprio dovere.
Direttore Befera e dottor Di Capua, siete stati bravi a sintetizzare in poche pagine tutto quello che vi si può chiedere. È apprezzabile che il redditometro venga esteso a un numero sempre più elevato di variabili, perché, aumentando il numero di queste ultime, la funzione (come dicono i matematici) diventa più attendibile. Allo stesso modo, trovo pregevole questo «apparecchio», che mi fa pensare a quei piccoli congegni per misurare rapidamente la glicemia in casa propria e senza muoversi; il Redditest, che potrebbe essere ribattezzato come l'apparecchio che misura la glicemia, è importante perché fa sì che si determini un filo di pensiero continuo e costante tra l'apparato pubblico e il singolo contribuente, che, quando è solo, pensa ai dati che gli si forniscono e quasi sempre si convince a mettersi in linea. Ogni volta che si emanano le leggi di condono, la gente si convince a mettersi a posto: il desiderio c'è sempre, quindi il Redditest gioverà al bisogno.
La presenza del direttore generale è ghiotta per chiedere per quale motivo l'Equitalia sia uscita dal settore della riscossione degli enti locali; i guai che stiamo avendo sono notevoli, su questo piano. Per fare un esempio, questa mattina mi ha chiamato il sindaco della città di Casarano per chiedermi come mettersi in contatto con il legale rappresentante della società che eseguiva la riscossione - di cui ora non si occupa più - perché non riesce a rintracciarli né a farsi trasmettere i dati per compilare il bilancio. Quando Equitalia si occupava del settore della riscossione non avevamo mai avuti tanti problemi; se ora vogliamo continuare a dare la cittadinanza alle aziende private - che abbiamo anche audito e che rispettiamo - dobbiamo mettere queste ultime nelle condizioni di non dare altri dispiaceri, come nel caso del sindaco che mi chiede aiuto per trovare chi non gli risponde mentre ha bisogno di fare il bilancio e sapere almeno quanti soldi ha preso e quanti non riesce a dargliene. Voi, che ne siete l'ente strumentale (come si direbbe nel linguaggio del diritto amministrativo), dovete dire allo Stato che bisogna porre rimedio: non si può lasciare campo libero a saccheggi di tutti i tipi, non si può più andare avanti.
Signor direttore, qualche tempo fa ci ha dato la gioia di poterla audire per altra questione in Commissione finanze, e in quella circostanza abbiamo preso atto che nel Mezzogiorno l'evasione è superiore percentualmente, ma, in assoluto, in termini di valori, non c'è. Non deve rispondermi adesso, né dirmi che sono punto da desideri fuori tema, ma se per un momento si elevasse il reddito minimo tassabile, si potrebbe vedere innanzitutto quanto costa, perché c'è gente che deve decidere se mangiare o evadere, e, visto che mangiare è indispensabile, inesorabilmente contempliamo quelli che mangiano tra gli evasori. La gente che ha un reddito


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di 15.000 euro (ce n'è tanta, in particolare nelle periferie, e non voglio arrivare a 20.000 perché sembra troppo) o paga le tasse o non mangia (e, in quel caso, non mangia). Se ciò fosse possibile (anche se si tratta di un problema di finanza pubblica e di gettito), oltre ad avere meno evasori - che si ridurrebbero facendo sì che questo Paese non fosse più il primo al mondo, in termini di evasione, perché le statistiche ci rimetterebbero in cima alla lista - si potrebbe sfruttare anche l'occasione della riforma.
Il disegno di legge che in data antica ho predisposto sul coefficiente familiare è puntualmente ripresentato e si appalesa; ora, ferma restando l'entità del gettito e delle risorse, qualcuno potrebbe pensare che voglio tassare me stesso, che guadagno un po' di più; ebbene sì, voglio tassare me stesso, se è possibile, per fare almeno un esperimento con il coefficiente familiare in Italia, che di recente è stato chiamato con il nome più moderno di «quoziente familiare». Se potessimo almeno avviare il processo, per dare un segno alle famiglie che hanno bisogno e consentire loro di fare un figlio in più, potremmo evitare che fra cinquant'anni il popolo italiano scompaia e siamo tutti marocchini.
Personalmente non ho vissuto (se non dal 1968 in poi) l'esperienza professionale, ma non è vero che la legge che consentiva la semiesenzione o l'esenzione totale non abbia determinato l'incremento della popolazione in Italia. Non possiamo né abbiamo la forza, ma poco a poco possiamo fare l'esperimento di dire che chi fa un figlio in più sarà messo nelle condizioni di avere un'equivalenza dell'esenzione fiscale.
Ringrazio nuovamente la stampa che ci ascolta; per quanto comprendo, l'Agenzia delle entrate ed Equitalia sono solo braccia pregevoli e preziose dello Stato, che senza di loro non potrebbe esistere. Non bisogna considerarle come coloro che vogliono togliere il pane di bocca ai figli dei più bisognosi a tutti i costi.

PRESIDENTE. Anch'io vorrei ringraziare il direttore Befera, il dottor Di Capua e la dottoressa Gorret per la presenza e per le informazioni che ci hanno fornito, da cui si evince che l'Agenzia delle entrate si sta muovendo nella direzione giusta, utilizzando appieno tutti i dati a disposizione delle banche dati. Mi sembra di poter individuare che, anche alla luce dello sforzo massiccio che state compiendo, dovrebbero allentarsi i controlli massivi - che giustamente sono stati eseguiti in una fase propedeutica all'acquisizione dei dati - privilegiando l'incrocio delle banche dati e l'attività di intelligence che ponete in essere e che porta a proficui risultati; come era già avvenuto negli anni passati, infatti, è da ritenere che, anche quest'anno, per l'Erario i gettiti saranno consistenti. Gradiremmo il vostro punto di vista e una rassicurazione sul fatto che, attraverso l'utilizzo delle banche dati, si può andare incontro anche all'esigenza dei contribuenti di evitare quei controlli massivi che possono arrecare pregiudizio all'attività di impresa di molti di loro.

ATTILIO BEFERA, direttore dell'Agenzia delle entrate. Vorrei parlare anzitutto del problema delle detrazioni. Al di là di quanto sta avvenendo nella legge di stabilità, nel merito della quale non posso entrare, vorrei ricordare che in Italia sono previsti 740 tipi di detrazioni, che valgono 240 miliardi (l'analisi è del gruppo di lavoro Ceriani). Credo che sia opportuno ragionare, nella legge di stabilità o altrove, sulle detrazioni; ricordo che Vanoni - si tratta, infatti, di un problema molto italiano - negli anni Cinquanta sosteneva che una detrazione non si nega a nessuno, e mi sembra che, ciclicamente, ritorniamo nella stessa situazione.
Ai fini del «redditometro» e dell'accertamento sintetico, vorrei precisare - per rispondere indirettamente anche a un'altra domanda - che, tra le spese sostenute, prendiamo le spese detratte; per esempio, se si detrae la spesa per il veterinario, la si considera sostenuta anche ai fini del «redditometro». Questo serve anche a rispondere a qualche polemica con cui ci è stato chiesto perché


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prendere la spesa del veterinario, per la scuola e così via: le prendiamo perché sono spese detratte.
Per quanto riguarda la distribuzione dei controlli, posso garantire che li distribuiamo in modo coerente sul territorio con rischio di evasione, anche con riferimento alla tipologia di impresa: abbiamo strutture che operano esclusivamente sui grandi contribuenti ma, contemporaneamente, operiamo sui medi, sui piccoli, sulle persone fisiche e così via. Questa è l'analisi di rischio di cui ho parlato prima, che ci consente di intervenire in modo mirato con i risultati positivi che siamo ottenendo.
Allo stesso modo, per quanto riguarda il problema delle azioni sul territorio, che sono distribuite su tutto il territorio nazionale (ovviamente, con maggiore attenzione là dove vi sono significative espressione di ricchezze), queste non vengono eseguite non perché non siamo in grado di incrociare i dati in Anagrafe tributaria - e, di conseguenza, selezionare il rischio - ma perché è opportuno eseguire anche dei controlli fisici, allo scopo di dimostrare che lo Stato è presente e per un motivo di deterrenza. Come ho già detto, infatti, tutte le nostre azioni sono volte a prevenire, cioè a far sì che l'attività di controllo (e torno anche ai controlli massivi e ai controlli successivi) deve essere sempre più orientata a creare una compliance maggiore da parte dei contribuenti.
Vorrei rassicurare il senatore Fogliardi sul fatto che non colpiamo i «soliti noti»; come ho detto prima, con la riorganizzazione del 2008 abbiamo specializzato le strutture - avendo spostato i controlli dall'ufficio locale all'area provinciale - per raggiungere tutti i segmenti. Infatti, per quanto riguarda quell'evasione da 120 miliardi (perché, più o meno, a tanto ammonta), non possiamo dire che vi è un settore in particolare che evade rispetto ad altri che sono perfettamente consapevoli dell'obbligo tributario: più o meno, il fenomeno è dappertutto.
Abbiamo specializzato gli obblighi sui grandi contribuenti e sulle medie imprese - dove si registra un'area di evasione sicuramente significativa - ma, attraverso il redditometro, anche sulle persone fisiche. Andiamo su tutto; se mi consente, più che covi di grandi evasione si tratta di covi di grande elusione, e li abbiamo colpiti. Non voglio certamente fare nomi, ma credo che abbiamo agito su tutti i settori, in termini sia di elusione sia di evasione. È chiaro che tassare le indirette e farsi dare le pezze giustificative delle spese significa avere maggiori imposte dirette da parte del soggetto fornitore del servizio o del bene.
Non credo, come nessuno del resto, al fatto che attraverso il contrasto al conflitto d'interesse si possano raggiungere risultati significativi; credo sia scritto oramai dappertutto che, entro certi limiti e con finalità sociali, il contrasto agli interessi può avere un senso. Il 36 o il 55 per cento riguarda operazioni eseguite per motivi di sviluppo dell'economia, non per creare il contrasto di interesse; così facendo, si era cercato di sviluppare l'edilizia e, al tempo stesso, il miglioramento ambientale.
Non credo che nessun Paese al mondo abbia un conflitto di interesse esteso a tutte le spese, come spesso viene richiesto, tenendo conto che i numeri in gioco sono diversi: il fruitore del servizio che richiede la parcella pagherà il 21 o il 22 per cento in più di IVA; invece, per quanto riguarda colui che fornisce la prestazione, se questi non fa la fattura, risparmia, a rigore marginale, il 43 per cento, che con l'IRAP raggiunge anche il 50 per cento (ricordo che la pressione fiscale effettiva è intorno al 55). Tra l'altro, colui che riceve la fattura può scaricarla dopo un anno, un anno e mezzo, non deve farlo subito; ciò gli rende un vantaggio relativo e, se va a rimborso, paga comunque imposte maggiori.
Le partite in gioco sono talmente diverse che è difficile dire che chi fornisce la prestazione e vuole farlo in nero non offre il 21 ma il 30 e ci guadagna comunque. Su questo sarei molto cauto.
Quanto alla burocrazia eccessiva, sono perfettamente d'accordo con quanto è stato detto. Abbiamo lavorato a 108 adempimenti;


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adesso ci stiamo confrontando e stanno arrivando le risposte delle associazioni di categoria. Riteniamo di poterne eliminare una parte significativa o, comunque, migliorare anche la parte residua semplificandola ancora. Il grande problema del fisco italiano consiste nel fatto che (come abbiamo detto più o meno tutti) da quarant'anni a questa parte, rispetto ad una riforma degli anni Settanta, vi è stato un caotico sovrapporsi di norme per un'esigenza di gettito o per intervenire su fatti specifici spesso in modo non coordinato. Questo ha dato luogo a un groviglio di norme che, se mi è consentito, Einaudi ha denunciato nel 1953 dicendo che occorre snellire per ricreare la fiducia tra cittadini.
Dobbiamo lavorare per ricreare fiducia: l'Agenzia farà la sua parte, cercando di ridurre i controlli massivi per incrementare la prevenzione. Tra l'altro, le risorse sono finite e cominciano a diminuire; anche questo ci dà la necessità di muoverci verso la compliance e la prevenzione, non al contrasto a posteriori.
Non vorrei entrare nel merito delle polemiche politiche, ma è chiaro che per Equitalia è stata applicata la legge dei piccoli numeri: a fronte di alcuni eventi negativi e alcune situazioni dannose - derivanti da errori e situazioni di incomprensione - si è annullato o è stato ridotto tutto l'aspetto positivo che, in termini sia di gettito sia di rapporti, Equitalia aveva creato. Per spiegarmi meglio, in questo momento al Senato è in corso di approvazione una norma che prevede che qualora il contribuente, a fronte di una cartella Equitalia, abbia pagato, abbia avuto lo sgravio o, comunque, abbia un motivo concreto e documentato per non pagare la cartella, egli possa andare in Equitalia e questa bloccherà l'attività di riscossione, manderà i dati all'ente impositore e quest'ultimo, entro 220 giorni, dovrà rispondere, altrimenti cadrà la pretesa. In tal modo, si trasforma in norma una direttiva di Equitalia del 2007. Abbiamo risolto 7.000 casi circa in tutta Italia, ma nessuno ne parla; parlano tutti dei casi di errore, che sono limitati. Ogni anno Equitalia si occupa di circa 10 milioni di cartelle, ma non credo che le sue percentuali di errore siano superiori a quelle delle società fornitrici di servizi pubblici. Per quanto riguarda l'uscita della riscossione di Equitalia dagli enti locali - che non ha ancora avuto luogo - mi rivolgo soprattutto al Parlamento, che l'ha decisa. Credo che in questo momento vi sia una discussione aperta; oltretutto, il Senato ha disposto una proroga di sei mesi proprio per approfondire definitivamente la questione. I comuni hanno l'obbligo di decidere se stare o meno con Equitalia, e tale obbligo è stato prorogato due o tre volte (ogni anno, infatti, si procede alla proroga); forse è arrivato il momento di stabilirlo definitivamente, e i comuni devono decidere se fare la gara o utilizzare Equitalia.
È chiaro che gli strumenti Redditest e di anagrafe dei conti bancari servono proprio all'attività di prevenzione che dovrebbe portare a una forte riduzione dei controlli. Contiamo molto sull'ampliamento della base imponibile, che ci consentirà di non operare più o, almeno, di operare meno sul controllo; quando inaugurai il primo ufficio di Equitalia a Roma, mi augurai di poter organizzare poi una festa per chiuderlo, nel momento in cui tutti i cittadini si sarebbero comportati in modo fiscalmente corretto.

ROSARIO GIORGIO COSTA. La vicenda delle 700 detrazioni è molto utile, perché l'argomento torna in tutte le occasioni.

ATTILIO BEFERA, direttore dell'Agenzia delle entrate. Per quanto riguarda la domanda del senatore D'Ubaldo sulle spese dell'Anagrafe, abbiamo tutte le spese che i contribuenti ci dichiarano, tutte quelle che adesso vengono dallo «spesometro» e tutte quelle che derivano da dati che anche i gestori di specificati servizi o della fornitura di beni sono obbligati a comunicare all'anagrafe (assicurazioni, energia elettrica, telefonia). In più, disponiamo delle informazioni elencate al punto 2, ovvero quelle relative ad acquisti immobiliari o beni di grande valore, che sono


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presenti in Anagrafe - anche perché vi sono il catasto, il pubblico registro automobilistico o l'archivio nazionale delle navi - che vengono valorizzati perché, chiaramente, il valore di acquisto non può gravare nell'esercizio in cui si effettua il controllo. In via residuale, abbiano soltanto le spese minute, che prendiamo dalle analisi dei consumi delle famiglie su struttura territoriale e provinciale ISTAT, per evitare di farle comunicare. Queste ultime, a ogni modo, hanno un'incidenza molto relativa rispetto alle altre.

PRESIDENTE. Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,20.

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