XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 18 maggio 2009

TESTO AGGIORNATO AL 23 MAGGIO 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
la crisi finanziaria che ha investito i mercati internazionali negli ultimi mesi del 2008 ha colpito gravemente anche il sistema industriale del nostro Paese, da un lato attraverso una contrazione dei consumi, e quindi della produzione e del fatturato, dall'altro attraverso una drastica riduzione del credito alle imprese;
i dati sulla produzione industriale, resi noti nei giorni scorsi dall'Istat, confermano l'ampiezza della crisi in corso, con una flessione del 23,8 per cento nel mese di marzo 2009 rispetto allo stesso mese del 2008 ed una riduzione del 4,6 per cento rispetto al mese di febbraio 2009;
la flessione è diffusa in tutti i settori: gli indici destagionalizzati dei raggruppamenti principali di industrie evidenziano, in termini congiunturali, variazioni negative pari a -5,4 per cento per i beni intermedi, -4,3 per cento per i beni di consumo totale, -4,1 per cento per i beni strumentali e -2,6 per cento per l'energia;
le diminuzioni più marcate riguardano la metallurgia e i prodotti in metallo, le apparecchiature elettriche, gli autoveicoli, i mezzi di trasporto, la gomma, le materie plastiche e i minerali non metalliferi, mentre l'unico settore che registra un aumento della produzione è quello dell'industria farmaceutica;
nel complesso del primo trimestre 2009 la diminuzione dell'attività industriale è stata del 9,8 per cento (superiore a quella del quarto trimestre 2008 e pari all'8,5 per cento), anche se nel secondo trimestre 2009 l'Istat prevede una flessione limitata al 4,7 per cento;
anche il centro studi di Confindustria stima per aprile 2009 un aumento dell'attività produttiva dell'1,5 per cento rispetto a marzo (-4,6 per cento su febbraio 2009), profilando, quindi, il primo risultato positivo della produzione dopo undici mesi di flessioni congiunturali consecutive;
un'analoga previsione perviene dall'Isae, con un recupero dell'attività produttiva nel mese di aprile 2009 dello 0,7 per cento rispetto a marzo 2009, mentre per maggio 2009 una nuova caduta congiunturale della produzione intorno al 2,8 per cento, che dovrebbe essere seguita da un nuovo aumento a giugno 2009 del 3 per cento;
nel secondo trimestre, quindi, dovrebbe registrarsi un'attenuazione della fase negativa, sebbene la recessione continuerà;
in relazione ai primi 3 mesi del 2009, una recente indagine di Unioncamere registra la perdita di 90.000 dipendenti in tutti i settori dell'economia, anche in conseguenza del fatto che il 31 per cento delle imprese nazionali ha avuto difficoltà nell'ultimo anno ad ottenere prestiti presso gli istituti di credito;
nel comparto manifatturiero, che è quello che ha avuto le più grosse difficoltà nell'accesso al credito e che è quello maggiormente esposto alla concorrenza internazionale, i settori più colpiti dalla crisi nell'ultimo trimestre 2008 sono stati: vetro (-18,2 per cento), materie plastiche (-14 per cento), ceramiche e piastrelle (-11,2 per cento), gomma (-28,8 per cento), concia (tra il 15 e il 40 per cento in meno addirittura);
le imprese italiane pagano un prezzo sempre più alto per la crisi del credito: secondo una recente analisi dell'ufficio studi di Confartigianato, i maggiori tassi di interesse imposti dalle banche rispetto a quelli di riferimento fissati dalla Banca centrale europea generano alle imprese oneri finanziari annui per 13.837 milioni di euro (a dicembre 2008 questa cifra si attestava sui 12,5 miliardi);

i tassi sui prestiti pagati dalle imprese italiane sono, infatti, più alti rispetto a quelli degli altri principali Paesi europei: il gap è di 70 punti base (cioè pari allo 0,7 per cento) rispetto alla Spagna, di 82 punti base rispetto alla Germania e addirittura di 134 punti base rispetto alla Francia;
oltre all'aumento del costo del denaro, sarebbero peggiorate le condizioni di accesso al credito: a febbraio 2009, infatti, è aumentata la quota di imprese manifatturiere (40,2 per cento) che hanno registrato difficoltà (più accentuate per esportatori e produttori di beni intermedi), mentre l'8 per cento, per lo più piccole imprese, avrebbe richiesto e non ottenuto negli ultimi mesi un finanziamento;
le difficoltà di accesso al credito si manifestano soprattutto con richieste ingiustificate di rientro anticipato degli affidamenti, con l'aumento dello spread sui tassi di interesse, con richieste di maggiori garanzie, con l'allungamento dei tempi delle procedure burocratiche;
le maggiori difficoltà si incontrerebbero con gli istituti di credito di grandi dimensioni, mentre per le piccole imprese l'accesso al credito risulta più facile con le banche di minori dimensioni e radicate sul territorio, in particolare le banche popolari e gli istituti di credito cooperativo, che, infatti, erogano il 43,8 per cento del totale dei prestiti bancari alle micro e piccole imprese con meno di venti addetti;
recentemente l'Abi ha reso noto che, sebbene con un trend meno solido di quello riferito al 2007-2008 (+13,2 per cento), a febbraio 2009 i prestiti alle imprese sono cresciuti del 5,1 per cento rispetto allo stesso mese del 2008, anche se altri osservano che questi dati tengono conto delle operazioni a favore di grandi imprese, che hanno il vantaggio di essere molto più solvibili di tante altre piccole e medie aziende;
nei giorni scorsi il consiglio di amministrazione della Cassa depositi e prestiti ha dato il via libera alla concessione alle banche di una provvista finanziaria fino a 8 miliardi di euro, finanziata attraverso il risparmio postale e dedicata esclusivamente alle piccole e medie imprese: in base ad un accordo con l'Abi, la Cassa depositi e prestiti distribuirà subito una prima tranche di 3-4 miliardi di risorse alle banche in funzione dell'attuale quota di mercato di ciascun istituto nei confronti delle piccole e medie imprese, successivamente le assegnazioni seguiranno la dinamica di tiraggio evidenziata dai singoli istituti;
oltre a migliorare le condizioni di accesso al credito e a modificare i parametri e gli indici di congruità su cui si basano i meccanismi di accertamento della base imponibile attraverso gli studi di settore, sono necessari interventi più incisivi per ridurre il carico tributario che grava sulle imprese e abbattere le aliquote contributive e fiscali che pesano sul costo del lavoro;
secondo il rapporto Ocse che monitora il costo del lavoro nei trenta Paesi più industrializzati, in Italia il cuneo fiscale è aumentato dallo 0,8 per cento del 2005 allo 0,25 per cento del 2008, mentre negli altri Paesi Ocse si assiste ad un lento decremento per migliorare la competitività dell'industria locale;
la pressione complessiva sui redditi da lavoro sommata ai contributi previdenziali per ciascun dipendente era in Italia del 46,2 per cento nel 2007 e del 46,5 per cento nel 2008, mentre la media Ocse era del 37,7 per cento nel 2007 e del 37,4 per cento nel 2008;
le piccole e medie imprese per poter uscire dall'attuale periodo di recessione dovrebbero, inoltre, agire su due fronti: più flessibilità nei processi organizzativi, al fine di contenere i costi di produzione, e più innovazione di prodotto e di servizi;
considerato l'attuale momento di congiuntura negativa, dal momento che i ritardi di pagamento della pubblica amministrazione costano alle aziende 1,7 miliardi di oneri finanziari, dovrebbero, altresì,

essere introdotti strumenti che agevolino e rendano tempestiva la riscossione dei crediti vantati da fornitori di beni e servizi nei confronti delle amministrazioni pubbliche (i dati sui ritardi di pagamento dimostrano come la pubblica amministrazione italiana sia il peggior pagatore a livello europeo, con ritardi che nella media raggiungono i 135 giorni, contro la media europea di 65),

impegna il Governo:

ad adottare misure aggiuntive immediate per rilanciare i consumi e incentivare la domanda, al fine di consentire alle imprese di fronteggiare l'emergenza crisi e di accrescere lo sviluppo e la competitività del Paese;
a sostenere e facilitare l'accesso al credito delle piccole e medie imprese, anche mediante il potenziamento e la valorizzazione del sistema dei consorzi fidi, che rappresentano uno strumento di mutualismo solidaristico capillarmente diffuso su tutto il Paese, che fornisce garanzie ai piccoli imprenditori per ottenere i finanziamenti necessari ad effettuare investimenti e creare occupazione;
ad adottare politiche che favoriscano la flessibilità e l'innovazione di prodotti e di processi produttivi, che sono per le imprese tra le misure più efficaci per uscire dalla crisi e fronteggiare la concorrenza internazionale;
ad effettuare interventi più incisivi per ridurre il carico tributario che grava sulle imprese e abbattere le aliquote contributive e fiscali che pesano sul costo del lavoro;
a sostenere e favorire gli investimenti delle piccole e medie imprese attraverso misure fiscali che alleggeriscano il peso degli interessi passivi relativi a finanziamenti diretti all'acquisizione di beni strumentali;
a procedere ad una revisione degli studi di settore, tenendo conto dell'impatto della crisi in modo mirato e selettivo, sia sui settori singolarmente considerati, sia sulle diverse aree territoriali, al fine di garantire la più ampia affidabilità dello strumento di accertamento;
ad adottare iniziative per una riforma degli ammortizzatori sociali che consenta un'adeguata copertura anche per quei settori che ne sono sprovvisti;
a procedere alla revisione delle tariffe dei premi assicurativi Inail, che in alcuni comparti per l'artigianato risultano estremamente elevati rispetto alle prestazioni erogate, generando un notevole avanzo di gestione ripetuto negli anni;
ad introdurre strumenti che agevolino e rendano tempestiva la riscossione dei crediti vantati da fornitori di beni e servizi nei confronti delle amministrazioni pubbliche, intervenendo sui tempi di pagamento anche mediante la compensazione tra debito tributario iscritto a ruolo e credito di qualsiasi natura vantato dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione.
(1-00178)
«Vietti, Anna Teresa Formisano, Pezzotta, Ruggeri, Galletti, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Naro, Libè, Occhiuto, Delfino».

La Camera,
premesso che:
gli effetti della crisi economica stanno avendo forti ripercussioni anche sul mondo del lavoro, soprattutto sulle imprese manifatturiere e su quelle che svolgono attività di ricerca, sperimentazione ed innovazione. L'Istat, nel IV trimestre 2008, conferma che la produzione manifatturiera nazionale è arretrata del -10,7 per cento (- 4,8 per cento su tutto il 2008);
a preoccupare è soprattutto il vuoto di domanda che le imprese si trovano a fronteggiare, come indica la consistenza del proprio portafoglio ordini a fine anno, in calo dell'8,8 per cento nel

mercato nazionale e del 7,4 per cento su quelli esteri. Gli indicatori di merito confermano che il carattere della congiuntura, anche per parte del 2009, non sarà diverso;
pesante è poi la flessione del fatturato (-8,8 per cento), che, tuttavia, grazie ad un primo semestre sostanzialmente stabile, segna solo un -2,9 per cento nel complesso del 2008. La decisa caduta delle quotazioni delle materie prime (in particolare quelle energetiche e i metalli) e la contrazione della domanda hanno raffreddato i prezzi alla produzione, che, dopo le impennate della prima parte del 2008, contengono gli aumenti a +0,6 per cento. Nei settori più legati al ciclo degli investimenti, metalli, meccanica e mezzi di trasporto, i listini prezzi registrano variazioni negative;
il tessuto delle attività manifatturiere italiane, in particolare quello del Nord e del Centro, è tra i più performanti d'Europa; secondo elaborazioni di dati Eurostat 2005, nel Nord-Centro Italia (dove vive una popolazione solo di poco inferiore a quella della Spagna) il valore aggiunto manifatturiero pro capite, è assai elevato senza che per questo il Nord-Centro Italia presenti un «deludente» valore aggiunto totale pro capite rispetto agli altri maggiori Paesi dell'Unione europea; anzi quello del Nord-Centro Italia è tra i più elevati in Europa;
in particolare, la Lombarda ed il Nord Est presentano il valore aggiunto manifatturiero pro capite più alto in assoluto rispetto ai maggiori Paesi dell'Unione europea e, nello stesso tempo, è, però, anche un'area capace di generare un valore aggiunto pro capite nei rimanenti settori dell'economia (costruzioni, servizi ed altri) tra i più elevati rispetto agli altri maggiori Paesi dell'Unione europea;
dagli ultimi dati che l'Istat ha diffuso per il terzo trimestre del 2008, emerge che il tasso di disoccupazione è salito al 6,1 per cento, con un incremento dello 0,5 per cento rispetto al precedente anno; il numero delle persone in cerca di occupazione ha registrato il terzo aumento tendenziale consecutivo, portandosi a 1.527.000 unità, il 9 per cento in più rispetto allo stesso periodo 2007;
i dati sulle forze di lavoro, a detta dell'Istat, tracciano «un quadro in deterioramento del mercato del lavoro: si riduce molto la crescita dell'occupazione e si associa a un ulteriore allargamento della disoccupazione»;
l'industria ha registrato un'ulteriore riduzione tendenziale dell'occupazione (-1 per cento, pari a 53.000 unità), concentrata nel lavoro indipendente; d'altro canto, stando alle rilevazioni dell'Inps, anche il regime della cassa integrazione sta subendo incrementi eccezionali, con altissimi ricorsi alla sospensione dal lavoro per effetto del calo dei consumi;
sia a livello europeo, sia a livello nazionale e regionale, si afferma che, per fare fronte alla crisi in atto, una delle misure da sostenere sia l'incremento delle attività di ricerca e sviluppo tecnologico, prevedendo una linea privilegiata per il finanziamento pubblico alle azioni messe in atto dalle imprese che si orientano in questa direzione;
gli effetti della crisi stanno mettendo, tuttavia, in grande difficoltà proprio le attività private, soprattutto piccole e medie imprese della produzione manifatturiera e quelle della ricerca e di sperimentazione, che costituiscono l'offerta di tecnologia per le imprese della produzione;
queste imprese, ad elevatissimo investimento in forza lavoro specializzato e dotate di grandi patrimoni immateriali costituiti da brevetti, modelli e marchi, si sostengono con forti anticipazioni di risorse finanziarie da parte degli istituti di credito. Pertanto, è opportuno mettere quanto prima in atto interventi finanziari per sostenere l'operatività delle imprese che svolgono ricerca, sperimentazione e sviluppo in nuove tecnologie, per l'immediato ed il medio periodo;

nell'ambito delle imprese del settore manifatturiero si è ultimamente accentuato un ulteriore fenomeno destabilizzante, che si riverbera negativamente sull'intera tenuta del sistema produttivo ed occupazionale del Paese. Si tratta di un aspetto indotto dal processo della globalizzazione e noto come dislocazione dei processi produttivi, ovvero dell'organizzazione del processo produttivo su scala mondiale;
tale fenomeno non interessa più come in passato le sole imprese multinazionali, ma si estende ormai a tutte le imprese e prende il nome di delocalizzazione;
si assiste così ad un trasferimento vero e proprio di attività o di fasi della produzione da un Paese all'altro, soprattutto in vista di poter produrre a costi sempre più bassi. La spinta fondamentale a questo processo è duplice: le imprese cercano di essere presenti in mercati di sbocco, che appaiono sempre più vasti, e di ridurre i costi del lavoro per mantenere la loro competitività;
i fenomeni in questione esplicano conseguenze nel medio e lungo periodo spesso devastanti per i luoghi d'origine delle imprese dislocanti, poiché avvengono senza gradualità alcuna e senza che il Paese oggetto della delocalizzazione abbia il tempo di maturare la propria crescita. Si assiste, quindi, ad un fenomeno che vede un impoverimento del Paese di origine senza alcun beneficio immediato al Paese in cui è avvenuta la delocalizzazione. Gli effetti di tale mancanza di gradualità sono molto negativi, ripercuotendosi sulla sfera economica, sulla struttura e sulla composizione dei sistemi produttivi, nonché sulla sfera sociale di entrambi i Paesi;
il sistema produttivo italiano subisce gravi lesioni dal processo di delocalizzazione e le conseguenze sono anche più preoccupanti a causa delle difficoltà dell'economia italiana: ciò non solo rispetto agli eccezionali tassi di crescita di alcuni Paesi emergenti, ma anche rispetto alle altre economie internazionali ed europee;
la peculiare caratteristica del settore industriale ed artigianale italiano è la dimensione distrettuale del suo sistema produttivo;
l'organizzazione e la localizzazione del sistema produttivo formato da piccole e medie imprese, organizzate in concentrazioni territoriali, ha permesso alle relative aziende di beneficiare di vantaggi competitivi determinati dall'ambiente sociale ed economico in cui si collocano, da un sistema di risorse e di fornitura locale che consente di contenere il costo del lavoro e assicura flessibilità alle imprese, da un complesso di capacità e conoscenze di imprenditori e lavoratori che costituiscono la base dell'originalità e della qualità dei prodotti italiani;
zone particolarmente colpite e penalizzate dagli effetti della delocalizzazione industriale sono il Lombardo-Veneto ed il Piemonte, soprattutto riguardo al settore manifatturiero dell'industria della moda, dell'abbigliamento e del tessile;
la maggior parte, se non tutte, le aziende produttrici di abbigliamento hanno avviato vasti processi di trasferimento degli impianti in parti del mondo in cui più convenienti sono i fattori della produzione e, fra tutti, la forza lavoro e gli oneri sociali;
i Paesi esteri in cui hanno scelto di delocalizzare sono, in particolare, quelli a basso costo di manodopera, come: Marocco, Tunisia, Libia, Turchia, Egitto, Romania, Bulgaria, Moldavia. Bisogna fare i conti, in particolare in questo difficile momento di crisi economica, con le ripercussioni che tali fenomeni generano sulle imprese dell'indotto, che nei luoghi d'origine si sono sviluppate per fornire materie prime, servizi, forza lavoro e competenze immateriali alle imprese delocalizzanti;
piccole e medie imprese dell'indotto, con in media poche decine di operai, oggi sono in estrema difficoltà e molte

in procinto di chiudere; molti posti di lavoro persi poi sono prettamente femminili;
è necessario ed urgente, quindi, scongiurare il pericolo di chiusura di molte di queste imprese e garantire la ripresa dell'indotto dell'industria dell'abbigliamento nel territorio italiano, in particolare nel Lombardo-Veneto e nel Piemonte, e parallelamente attivarsi in maniera pertinente e strategica affinché le imprese a rinomanza internazionale che operano nei mercati mondiali non decidano di delocalizzarsi ed anzi, ove già l'avessero fatto, siano incentivate a rafforzarsi e ad investire nelle sedi d'origine;
in queste circostanze sarebbe indispensabile attivare iniziative volte alla concessione di risorse immediate alle piccole imprese per permettere loro di fare fronte alla temporanea mancanza di liquidità e di proseguire la loro gestione produttiva, ma anche attuare una nuova politica di tutela delle realtà distrettuali del settore dell'abbigliamento tramite la concessione di agevolazioni e riduzioni degli oneri amministrativi e dei carichi fiscali e sociali, ma ad ogni modo legati al rispetto di specifiche condizioni, tra cui la permanenza nei luoghi d'origine, l'assunzione di forza lavoro locale, l'assegnazione di commesse ad imprese dell'area d'appartenenza;
nella comunicazione della Commissione europea «Small business act» viene sottolineata l'importanza delle piccole e medie imprese, in quanto creatrici di posti di lavoro e protagoniste della crescita delle comunità locali e regionali. La Commissione europea ha, quindi, individuato le iniziative essenziali da adottare, sia a livello europeo che degli Stati membri, verso tali realtà produttive, favorendo la creazione di condizioni di concorrenza paritarie per le piccole e medie imprese. Il 5 maggio 2009 la Commissione attività produttive, commercio e turismo della Camera dei deputati ha approvato all'unanimità la risoluzione sullo «Small business act»;
con il decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, sono state previste una serie di misure organiche e mirate per il salvataggio, la ripresa ed il sostegno delle imprese, segnatamente quelle piccole e medie dei settori in maggior crisi. Si rende urgente a riguardo dare immediata attuazione alle pertinenti previsioni del predetto decreto-legge che disciplinano tali misure;
da ultimo si deve anche ricordare che sulla Gazzetta ufficiale del 24 marzo 2009 è stata pubblicata la delibera Cipe sui criteri e modalità di funzionamento del fondo per il finanziamento degli interventi consentiti dagli orientamenti europei sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione delle imprese in difficoltà (ex decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80). All'articolo 6 della citata delibera Cipe è prevista l'emanazione entro trenta giorni dalla predetta pubblicazione di un decreto ministeriale per l'attuazione della delibera;
risulta che lo schema di tale decreto ministeriale sia stato trasmesso da pochi giorni alla Conferenza Stato-regioni per l'iscrizione all'ordine del giorno. Sarebbe in tal senso indispensabile attivarsi affinché l'iter di valutazione del decreto sia urgentemente compiuto per l'immediata emanazione da parte del Governo,

impegna il Governo:

a dare immediata attuazione alle disposizioni relative alle misure urgenti a tutela dell'occupazione, alle disposizioni in favore delle piccole e medie imprese, nonché alle ulteriori norme volte al superamento dell'attuale crisi finanziaria, allo scopo previste dal decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33;

ad intraprendere le occorrenti iniziative affinché sia urgentemente emanato il decreto ministeriale previsto dalla delibera Cipe sui criteri e modalità di funzionamento del fondo per il finanziamento degli interventi consentiti dagli orientamenti europei sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione delle imprese in difficoltà;
ad attivare un'organica azione di difesa e di sostegno alle imprese del settore del tessile dei territori votati, segnatamente dei distretti industriali, ricomprendendo in tali azioni l'osservanza da parte dei beneficiari di impegni diretti alla loro permanenza nei luoghi d'origine, al mantenimento e all'incremento della forza lavoro locale, all'assegnazione di lavori e all'eventuale esternalizzazione di processi produttivi ad imprese appartenenti all'indotto in cui esse operano;
a perseguire gli obiettivi di cui sopra, anche attraverso iniziative riguardanti:
a) la sottoscrizione di accordi con le organizzazioni rappresentative del sistema del credito per la concessione di prestiti temporanei ed a tassi agevolati, volti a mantenere in vita le imprese in difficoltà, prevedendo anche la possibilità di concordare con il sistema del credito una moratoria, per tutte le pratiche di finanziamento alle imprese, delle rateizzazioni della parte capitale fino al 31 dicembre 2009, limitando per tutto il periodo i pagamenti dovuti alla sola parte interessi;
b) la semplificazione degli adempimenti amministrativi;
c) la riduzione dei carichi fiscali (iva ed imposte sulla produzione) e degli oneri sociali;
d) la concessione di contributi per gli investimenti diretti alla ristrutturazione ed all'ammodernamento, soprattutto in campo tecnologico;
e) la riduzione del costo dell'energia, riportandolo sui livelli degli altri Paesi dell'Unione europea, con particolare riferimento ai settori con elevati consumi energetici, come l'industria tessile.
(1-00179)
«Cota, Simonetti, Fava, Reguzzoni, Allasia, Torazzi, Pini».

La Camera,
premesso che:
i più recenti dati dell'Istat riguardanti l'indice della produzione industriale del mese di marzo 2009 hanno segnalato una diminuzione del 4,6 per cento rispetto al mese precedente, nonché una variazione congiunturale della media degli ultimi tre mesi rispetto a quella dei tre mesi immediatamente precedenti, pari a meno 9,8 per cento;
gli indici destagionalizzati dei raggruppamenti principali di industrie hanno registrato, in termini congiunturali, variazioni negative: meno 5,4 per cento per i beni intermedi, meno 4,3 per cento per i beni di consumo totale, meno 4,1 per cento per i beni strumentali e meno 2,6 per cento per l'energia; non tutti i comparti produttivi, tuttavia, presentano andamenti negativi, per giudicare i quali non sarebbe corretto dimenticare i rischi ben più gravi che - in conseguenza della crisi finanziaria - avrebbe potuto correre l'apparato produttivo se i Governi non avessero provveduto tempestivamente nell'autunno 2008 a «mettere in sicurezza» il sistema del credito e a garantire i risparmiatori;
come attestano i dati del prodotto interno lordo nel primo trimestre 2009 nell'«eurozona», in un contesto di crisi internazionale, il ciclo economico evidenzia, tuttora, una situazione di seria difficoltà, specie nel settore manifatturiero, mentre altri settori hanno avuto una maggiore tenuta;
le misure del Governo a sostegno dei settori di taluni beni di consumo durevoli - a partire dall'auto - hanno consentito di contenere gli effetti economici della crisi ed avviato, in coerenza con

indicazioni di carattere internazionale, le premesse per un'inversione di tendenza entro il secondo semestre del 2009;
l'operazione Fiat-Chrysler - il cui successo dipende in larga parte dal primato che il gruppo torinese può vantare sul versante delle nuove tecnologie ecologiche - è un chiaro segnale della capacità del nostro sistema produttivo di superare la crisi, puntando sul cambiamento e sull'innovazione;
l'internazionalizzazione della più importante azienda manifatturiera del Paese è, altresì, una condizione necessaria per assicurarne lo sviluppo, garantirne la presenza sui mercati e preservare, nel contempo, una prospettiva agli stessi stabilimenti italiani;
al contrario, una chiusura della Fiat nel mercato nazionale ne determinerebbe il declino, in un mercato dell'auto che vedrà ridursi il numero dei soggetti produttori, a scapito, soprattutto, dei gruppi che non riusciranno ad essere competitivi, anche attraverso misure di delocalizzazione, e a mettere in campo la «massa critica» indispensabile alla stesse esigenze degli standard produttivi;
il Governo - una volta realizzata la joint venture con il colosso Usa - ha chiesto alla Fiat affidamenti per gli stabilimenti italiani, aprendo un tavolo di confronto che deve portare ad esiti utili e positivi;
nello stabilimento del gruppo automobilistico di Termini Imerese è stata interrotta la cassa integrazione ed è ripresa la produzione;
sono aperte delle trattative - con la partecipazione delle istituzioni e delle organizzazioni sindacali - per l'acquisto della Opel da parte della Fiat;
la riconversione dell'industria dell'auto assume un rilievo strategico per la consistenza dell'indotto;
l'impegno del Governo e delle regioni nel finanziamento della cassa integrazione in deroga (estesa, cioè, ai settori che ne sono privi, secondo criteri di flessibilità) ha consentito, fino ad ora, di difendere tanto l'occupazione quanto le imprese, che hanno avuto la possibilità di valutare la situazione e considerarne l'evoluzione, prima di procedere a decisioni definitive;
l'estensione, per la prima volta, della cassa integrazione in deroga alle piccole imprese da parte del Governo ha contribuito in modo sostanziale a valorizzare lo sforzo di tenuta dei livelli occupazionali, sostenuto dai micro e piccoli imprenditori italiani;
le misure di deregolazione e di semplificazione adottate dal Governo nel corso del 2008 hanno agevolato l'attività ordinaria delle imprese, in particolare delle micro e delle piccole;
tutti gli osservatori e le istituzioni internazionali sono concordi nel ritenere che le terapie adottate di concerto tra i Governi dei maggiori Paesi, sia sul versante della crisi del settore finanziario, dove sono in preparazione programmi di revisione di carattere strutturale, sia su quello dei comparti produttivi, abbiano arrestato la spirale verso il declino e posto le condizioni per la risalita;
la Banca centrale europea ha ridotto il tasso di sconto ai livelli più bassi ipotizzabili; ciò favorirà la riapertura del credito alle imprese;
nonostante le spinte al rialzo (dovute alla ripartenza della domanda cinese), il prezzo del greggio resta a livelli sostenibili;
l'Eni ha firmato in Egitto un contratto da 1,5 miliardi per lo sviluppo di progetti nei settori del gas e del petrolio; analoghe intese sono state sottoscritte per la fornitura del gas russo;
la X Commissione attività produttive, commercio e turismo della Camera dei deputati ha votato all'unanimità, in data 5 maggio 2009, una risoluzione in riferimento alla comunicazione della Commissione europea «La strada per il miglioramento

dell'ambiente per le piccole e medi imprese in Europa - Atto sulle piccole imprese ("Small business act")»,

impegna il Governo:

a promuovere, unitamente alle istituzioni locali e alle parti sociali, delle conferenze di settore e/o di distretto industriale, allo scopo di individuare degli specifici «programmi di risanamento e sviluppo» in grado affrontare i nodi della crisi, con ogni possibile misura di contenimento e di ripresa;
a recepire integralmente, per primo in Europa, le indicazioni suggerite agli Stati membri dell'Unione europea dallo «Small business act» e a realizzare al più presto gli impegni previsti dalla risoluzione approvata dalla X Commissione della Camera dei deputati;
ad avviare, nei settori e nei distretti in cui operino i «programmi di risanamento e sviluppo», interventi di riconversione professionale della manodopera sospesa o in mobilità sulla base di quanto stabilito dall'articolo 19 del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009;
ad accelerare i pagamenti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese creditrici e a predisporre le misure previste dalla legge per quanto riguarda la certificazione dei crediti suddetti, onde consentirne lo sconto da parte degli istituti di credito;
a proseguire nell'impegno per garantire la continuità del credito alle imprese, anche attraverso le risorse previste per i confidi;
a definire, anche sul piano normativo, la soggettività giuridica dei contratti di reti, come presupposto per una loro maggiore integrazione economica;
ad integrare le politiche orientate all'offerta di consulenza e servizi alle piccole e medie imprese e alla formazione dei lavoratori con politiche tese a modificare il posizionamento delle imprese e, quindi, la loro domanda di servizi e di lavoro qualificato;
a definire, di intesa con le regioni, il «piano casa», che, secondo le stime del Cresme, mobiliterà 42 miliardi di risorse aggiuntive dal 2009 al 2012 e comporterà una crescita del 27 per cento per l'edilizia abitativa nel 2010;
ad esaminare la compatibilità di un'azione volta a riservare una quota significativa degli incentivi pubblici, con particolare riferimento a quelli per la ricerca e l'innovazione e per l'internazionalizzazione, alle piccole imprese manifatturiere, anche attraverso forme semplificate di accesso;
ad emanare al più presto il regolamento dell'«Impresa in un giorno»;
ad adottare tutte le misure operative atte a garantire effettivamente l'applicazione ed il rispetto delle norme sui termini di pagamento dei fornitori;
a valutare la possibilità di avviare procedure di ristrutturazione dei crediti contributivi dovuti all'Inps da parte dei settori artigiani, come a suo tempo effettuato per quelli agricoli;
a considerare la possibilità di ridurre la contribuzione Inail per il settore artigiano;
a valutare la possibilità di accelerare gli investimenti delle Ferrovie dello Stato.
(1-00180)
«Cicchitto, Iannaccone, Bocchino, Vignali, Cazzola, Moroni, Raisi, Baldelli, Della Vedova, Versace, Mazzuca, Cosenza».

La Camera,
premesso che:
il settore manifatturiero rappresenta una delle principali risorse del sistema produttivo italiano, è composto da un numero notevole di imprese, molte delle quali sono di media e piccola dimensione, e comprende al suo interno molteplici com

parti, ognuno con una propria specializzazione. Tra quelli forse più significativi vanno citati quello dell'industria aeronautica, quello alimentare, automobilistico, chimico, elettronico, farmaceutico e poi ancora il comparto meccanico, minerario e siderurgico e quello tessile;
è un settore fisiologicamente in costante mutamento, caratterizzato da una capacità notevole di adattamento alle esigenze del consumo ed alle nuove tecnologie di produzione;
la crisi globale, sia finanziaria che economica, che in questi ultimi mesi ha colpito anche il nostro Paese, ha inevitabilmente prodotto effetti evidenti anche sul settore manifatturiero, che ha pagato e sta pagando anche per la peculiarità della sua composizione, cioè per la presenza al suo interno di un numero elevato di piccole e medie imprese;
la dimensione imprenditoriale è uno degli aspetti del sistema produttivo che in questi mesi appare evidentemente messo in discussione: la dimensione imprenditoriale appare, cioè, una variabile decisamente importante per far fronte alle difficoltà attuali; quanto più è ridotta tanto di più appare complesso per l'azienda superare la situazione attuale. Ricerca ed innovazione sono, infatti, fortemente legate alla dimensione aziendale. In questa ottica, è necessario riflettere sulla necessità di promuovere politiche specifiche che incentivino e promuovano le fusioni aziendali, con l'obiettivo di dare vita a realtà produttive più competitive;
nell'audizione del 17 marzo 2009, tenutasi presso la Commissione finanze della Camera dei deputati, il Governatore della Banca d'Italia ha riferito che il credito delle banche italiane nei confronti delle imprese è diminuito nettamente: questa diminuzione ha riguardato, in particolare, le aziende con meno di 20 addetti;
un altro aspetto che appare necessario approfondire è quello della flessibilità. Negli ultimi anni questo è diventato un terreno di confronto costante, che si è però caratterizzato, purtroppo, per una marcata ideologizzazione. Si è, dunque, inevitabilmente «corrotta» la possibilità concreta di fare della flessibilità un'opportunità di sviluppo ed uno strumento utilissimo per fronteggiare crisi congiunturali. La flessibilità può essere, infatti, uno degli strumenti più efficaci per le piccole e medie imprese per fronteggiare e battere la crisi, purché se ne impediscano abusi a discapito dei lavoratori, ai quali vanno garantiti strumenti di copertura dei redditi e dei servizi sociali tra una fase di occupazione e l'altra;
investire sulla tutela e lo sviluppo delle piccole e medie imprese significa investire sul futuro del Paese: negli ultimi 5 anni, infatti, otto posti di lavoro su dieci sono stati creati dalle piccole e medie imprese. La presenza sul territorio di piccole e medie imprese rappresenta un fondamentale serbatoio di crescita imprenditoriale e di sviluppo e, contemporaneamente, un pilastro per l'integrazione con le imprese più grandi;
uno dei freni principali che colpisce le piccole e medie imprese e, dunque, il settore manifatturiero nel suo complesso, è il peso della burocrazia, che continua a frenare la loro capacità di produzione;
appare necessario focalizzare una politica fiscale adeguata e mirata al settore manifatturiero e delle piccole e medie imprese, che in grande parte lo costituiscono, basata su indicatori chiari, certi e realistici, anche per quanto riguarda il carico fiscale (studi di settore);
è doveroso intervenire affinché le banche non limitino il credito alle piccole e medie imprese ed anzi siano disponibili, soprattutto in una fase di crisi come quella attuale, a finanziare e sostenere, accettandone i rischi, progetti di crescita e di sviluppo, in particolare quando questi siano fondati sull'innovazione tecnologica;
in alcuni comparti del settore manifatturiero appare, altresì, inevitabile, in un'ottica di sviluppo di medio e lungo termine, dunque svincolata dalla pur necessaria

difesa contingente dagli effetti della crisi, investire su una concreta riconversione della produzione. Esistono comparti in cui la ripresa non appare concretamente perseguibile: i segnali di una flessione irreversibile erano antecedenti alla crisi congiunturale attuale, le cui ragioni appaiono ancora più profonde, tanto da poter essere definite sistemiche, in quanto legate a processi ad alta intensità di lavoro. In questi casi la riconversione della produzione è l'unica possibile alternativa, che può e deve essere perseguita, legandola allo sviluppo tecnologico ed anche, ove necessario, alla crescita dimensionale delle entità produttive;
favorire la crescita dimensionale, sviluppare l'innovazione tecnologica, diminuire il peso della burocrazia, sostenere una politica fiscale mirata, garantire il credito sono questi i punti principali su cui fondare il sostegno e lo sviluppo del settore manifatturiero e dei suoi molteplici comparti,

impegna il Governo:

ad intervenire a sostegno del settore manifatturiero con interventi mirati a favorire la crescita dimensionale, sviluppare l'innovazione tecnologica, diminuire il peso della burocrazia, sostenere una politica fiscale mirata, garantire il credito;
ad assicurare un'effettiva riduzione per una quota non inferiore almeno al 25 per cento degli oneri amministrativi e burocratici che attualmente gravano sulle imprese;
ad istituire uno sportello unico come punto di riferimento univoco nelle relazioni tra le piccole e medie imprese e la pubblica amministrazione, prevedendo, comunque, la possibilità che vengano certificati i crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione quale garanzia da fornire agli istituti di credito per l'ottenimento di anticipazioni;
a garantire alle piccole e medie imprese il rispetto dei tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni dei lavori svolti, anche in considerazione delle modifiche che l'Unione europea intende apportare alla direttiva europea sui ritardi di pagamento, al fine di prevedere che le piccole e medie imprese siano effettivamente pagate entro 30 giorni dai soggetti pubblici, anche attraverso meccanismi di compensazione;
a prevedere che i crediti scaduti ed esigibili, per fornitura di beni e servizi, possano essere ceduti da parte delle imprese, senza autorizzazione del soggetto debitore, ad enti come la Cassa depositi e prestiti, che provvederà a pagare il creditore, impegnando le pubbliche amministrazioni a restituire in via prioritaria alla Cassa depositi e prestiti le somme pagate, maggiorate degli interessi;
ad innalzare il tetto annuo per la compensazione automatica dei crediti d'imposta e contributivi da 516 mila euro (un miliardo delle vecchie lire) a un milione di euro;
ad introdurre, ove possibile, quote riservate alle piccole e medie imprese negli appalti pubblici per la fornitura di beni e servizi;
a sostenere le piccole e medie imprese, anche con opportuni meccanismi premianti, ai fini dell'adeguamento e del rispetto degli obiettivi posti dall'Unione europea in tema di clima e di energia;
a prendere gli opportuni impegni, in sede internazionale, per la revisione della normativa in materia doganale, per garantire maggiore trasparenza e rendere più stringenti le disposizioni in materia di acquisizione del marchio di origine del prodotto, al fine di tutelare il settore manifatturiero italiano;
a prevedere che tra i criteri seguiti per il finanziamento di progetti imprenditoriali da parte degli istituti di credito sia assicurata massima priorità alla valutazione dei progetti particolarmente originali ed orientati all'innovazione tecnologica;
di fronte delle difficoltà delle piccole e medie imprese di accedere al credito

bancario, ad adottare iniziative volte a disporre l'incremento dei fondi di garanzia per le piccole e medie imprese (cosiddetta «fondo Bersani») e presso l'Artigiancassa.
(1-00181) «Borghesi, Misiti, Donadi, Evangelisti».

La Camera,
premesso che,
nel luglio del 2009 si svolgerà il vertice annuale del G8, ospitato e presieduto dall'Italia, che avrà una responsabilità centrale nella fissazione dell'agenda e delle priorità del summit, concorrendo così in maniera significativa alla ricerca di soluzioni e approcci condivisi ai temi della governance mondiale e delle grandi questioni globali;
il G8 si è caratterizzato fino ad oggi come un forum informale a carattere prevalentemente maschile, considerando che solo tre donne dal 1975 ad oggi hanno preso parte ai suoi lavori, e che il tema dei diritti delle donne su scala globale non è mai entrato nell'agenda di questo vertice;
in un momento cruciale quale quello che stiamo vivendo - per le implicazioni che la crisi economica sta manifestando su scala mondiale, e per la necessità di ripensare gli strumenti e le istituzioni della governance globale - appare essenziale che il prossimo vertice del G8 nell'affrontare l'analisi dei problemi più urgenti, e nel prospettare le possibili soluzioni, prenda in considerazione le differenze di genere e i diritti delle donne, sia quali attrici determinanti il cambiamento, sia quali destinatarie specifiche delle politiche perseguite;
nonostante da decenni si parli in numerosi atti internazionali di parità di genere ed empowerment delle donne, infatti, solo parziali progressi sono stati compiuti sul terreno dell'eliminazione delle discriminazioni subite dalle donne nella vita pubblica e privata, nonché nell'ottica di un compiuto riconoscimento del contributo da loro fornito al welfare e all'economia mondiale, attraverso un lavoro quotidiano, non retribuito, e ignorato dalle statistiche nazionali e internazionali;
tra i parziali progressi compiuti nell'ultimo decennio va senz'altro ricordato il passo in avanti compiuto dalla Comunità internazionale nel riconoscere la prospettiva di genere come parte integrante del settore della pace e della sicurezza, a partire dall'approvazione nel 2000 della risoluzione n. 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che ha stabilito una serie di obiettivi basati su tre principali direttive: la prevenzione dei conflitti, la protezione specifica e la partecipazione delle donne in tutto il ciclo del conflitto;
su questo tema anche l'Unione europea ha manifestato un impegno crescente attraverso iniziative del Consiglio e della Commissione per garantire la piena applicazione della prospettiva di genere nelle missioni di politica di difesa e sicurezza europea, nonché con l'approvazione da parte del Parlamento europeo di risoluzioni che hanno riconosciuto la specificità della condizione delle donne nei conflitti armati, e il ruolo potenziale che esse possono svolgere nella risoluzione pacifica delle controversie, nella fase post-conflitto e, più in generale, nella politica internazionale;
tuttavia, l'attuazione di un approccio integrato che garantisca la piena implementazione e l'armonizzazione delle politiche di genere nelle diverse fasi di intervento, nonché la loro coerente collocazione nel quadro delle strategie generali adottate per la promozione della pace e della sicurezza internazionale, appare ancora insufficiente, anche considerando che dal 2005 ad oggi solo una decina di paesi hanno adottato un Piano nazionale d'azione per garantire la piena implementazione della Risoluzione 1325;
l'imminente G8 a presidenza italiana rappresenta dunque un'occasione fondamentale per rilanciare il tema dei diritti delle donne su scala globale, e in particolare, per avanzare sul terreno della

piena applicazione delle politiche di genere quale elemento essenziale nella gestione delle crisi da conflitto,

impegna il governo:

ad adottare ogni iniziativa utile nell'ambito del G8 volta a rafforzare la capacità della comunità internazionale di agire con coerenza ed efficacia per l'empowerment delle donne e l'uguaglianza di genere, anche attraverso l'istituzione, nell'ambito delle Nazioni Unite, di un'agenzia unica, adeguatamente finanziata e con un forte mandato;
ad adottare quanto prima un Piano nazionale d'azione per l'implementazione della Risoluzione 1325, garantendo il pieno coinvolgimento dei Ministri degli Esteri, della Difesa e delle Pari opportunità, nonché di tutte quelle organizzazioni della società civile già impegnate nell'elaborazione, realizzazione e monitoraggio delle politiche in questo settore;
ad introdurre sistematicamente la prospettiva di genere nell'elaborazione e attuazione delle politiche e nelle iniziative assunte dall'Italia nel settore della sicurezza e in quello della difesa, con particolare attenzione al settore della formazione del personale destinato alle missioni di pace, anche prevedendo meccanismi che incentivino la nomina di donne in ruoli operativi a livello nazionale e internazionale;
a sostenere, anche finanziariamente, le organizzazioni della società civile impegnate nei teatri di guerra per l'assistenza, la protezione e la promozione delle donne, con particolare attenzione a quelle organizzazioni impegnate contro la violenza sulle donne nelle aree di conflitto;
a riconoscere che la partecipazione delle donne alla vita politica locale, nazionale e internazionale nei paesi in via di sviluppo è uno strumento irrinunciabile, anche per il raggiungimento degli obiettivi del Millennio e per uno sviluppo equo, sostenibile e democratico, e ad intraprendere un'azione coordinata con gli altri paesi partecipanti al vertice per l'elaborazione e l'introduzione di meccanismi per rimuovere gli ostacoli che limitano di fatto l'effettiva partecipazione delle donne alla vita politica, economica e sociale nel proprio Paese;
ad avviare una riflessione nell'ambito del G8 sulla necessità di stimolare la creazione di indicatori alternativi del welfare, che permettendo di contabilizzare a livello statistico anche il lavoro non retribuito, possano fornire una stima più attendibile di quelle attività come il lavoro domestico e di cura che, pur contribuendo a sostenere significativamente il welfare e parte dell'economia mondiale, non figurano tutt'ora nel calcolo del PIL.
(1-00182)
«Villecco Calipari, Fassino, Sereni, Amici, Argentin, Bellanova, Brandolini, Ceccuzzi, Cenni, Codurelli, Concia, Corsini, D'Antona, De Biasi, Farinone, Ferranti, Froner, Gatti, Ghizzoni, Gnecchi, Gozi, Lenzi, Lo Moro, Marchi, Mastromauro, Mattesini, Melandri, Mogherini Rebesani, Motta, Murer, Narducci, Pes, Pistelli, Pollastrini, Quartiani, Realacci, Rossa, Rossomando, Rubinato, Samperi, Touadi, Livia Turco, Sbrollini, Siragusa, Vassallo, Velo, Vico, Zampa, Marco Carra».

Risoluzioni in Commissione:

La I Commissione,
premesso che:
nel 1980 sono scomparsi a Beirut due giornalisti: Italo Toni e Graziella De Palo. Dal giorno della loro scomparsa non si sono avute più notizie sul loro possibile destino;
Italo Toni era un professionista di lunga esperienza, profondo conoscitore dei problemi del Medio Oriente e redattore dei Diari, una catena di giornali regionali che

l'editore Parretti in quegli anni stava lanciando in Italia; Graziella De Palo è una collaboratrice di Paese Sera e de L'Astrolabio, la testata fondata e diretta da Ferruccio Parri: da quest'ultima ha più volte denunciato i traffici internazionali d'armi che avvengono in violazione degli embarghi sanciti dall'ONU contro nazioni dell'area afroasiatica;
i due giornalisti erano in Libano per documentare la situazione politica, in un momento di particolare tensione, e le condizioni particolarmente critiche dei palestinesi, relegati in campi profughi in condizioni di precarietà;
il viaggio era stato concordato con l'ufficio di Roma dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina e avevano usufruito di un biglietto di favore delle linee aeree siriane;
partiti da Roma il 22 agosto '80 e arrivati a Beirut, Graziella De Palo e Italo Toni il 1o settembre lasciarono l'hotel Triumph e andarono all'ambasciata italiana dove riferirono che il 2 sarebbero partiti per il castello di Beaufort, nel sud del Libano, dove erano attesi da uomini del Fronte democratico di Nayef Hawatmeh e sembra che in quell'occasione avrebbero chiesto espressamente : «Se fra tre giorni non torniamo, venite a cercarci»;
le loro tracce si sono perdute la mattina del 2 settembre dopo aver lasciato l'albergo, dove erano ospiti dell'OLP, per recarsi nel sud del paese accompagnati da miliziani del Fronte Popolare Democratico, una delle organizzazioni componenti l'OLP;
sulla vicenda si sono susseguite, sin dai primi momenti, diverse e contrastanti supposizioni e piste, fornite da organi dello Stato: l'ambasciatore italiano a Beirut, il Ministero degli esteri, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, rappresentanti del Sismi e del Cesis;
il 9 gennaio 1985, il sostituto procuratore Giancarlo Armati chiese al consigliere istruttore Renato Squillante l'emissione di un mandato di cattura internazionale contro George Habbash, capo del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), perché lo riteneva responsabile della morte dei giornalisti Graziella De Palo, 25 anni romana, e Italo Toni, 52 di Sassoferrato, misteriosamente scomparsi il 2 settembre 1980 a Beirut;
l'indagine giudiziaria non ha portato ad alcun esito perché sulla vicenda è stato apposto il segreto di Stato, tuttora vigente;
nel 2005, in occasione dei venticinque anni della scomparsa dei due giornalisti, il caso è stato riproposto ai media attraverso l'inaugurazione di un sito web www.toni-depalo.it e con la sua presentazione al V Forum dell'informazione tenutosi a Gubbio. Il caso è stato anche ripreso da un famoso programma televisivo;
in tutti questi anni i familiari dei due giornalisti non hanno cessato di chiedere alle Istituzioni di attivarsi nella ricerca della verità;
l'assemblea legislativa della regione marche ha chiesto ufficialmente al Governo: «di togliere sulla vicenda il segreto di Stato al fine di giungere all'accertamento dei fatti e alla riapertura dell'indagine giudiziaria.»;
i parenti delle vittime hanno diritto di conoscere il destino dei propri cari, le istituzioni di un Paese democratico hanno il dovere di comprendere e rispettare il dolore dei cittadini che rappresentano,

impegna il Governo

ad attivarsi per togliere sulla vicenda il segreto di Stato e collaborare all'accertamento della verità.
(7-00162)
«Favia, Tassone, Zaccaria».

La VI Commissione,
premesso che:
la provincia di Caserta vive, da molti decenni, in una condizione di assoluta

precarietà, legata sia all'imperversare sul territorio della criminalità organizzata, sia alla debolezza del tessuto economico ed imprenditoriale locale;
si tratta, evidentemente, di fenomeni tra loro connessi, in quanto il disagio economico e sociale di quelle popolazioni è in gran parte legato alla difficoltà di affermare pienamente la sovranità delle leggi e dello Stato su tali aree, liberandole dai condizionamenti e dai soprusi imposti dalle organizzazioni criminali;
la società civile, e, in alcuni casi, le istituzioni, hanno comunque dimostrato di saper reagire a tale difficile situazione, contrastando le attività criminali e tentando di ripristinare le condizioni di una normale convivenza civile;
i recenti successi registrati dalla magistratura e dalle forze di polizia nel debellare la piaga della camorra non sono tuttavia in grado, di per sé, di invertire la spirale perversa che sta portando al progressivo depauperamento economico dell'area;
nella provincia di Caserta permane una diffusa incapacità a rimuovere limiti strutturali che ne impediscono lo sviluppo: un sistema produttivo frammentato, esposto alla concorrenza internazionale, oggetto negli ultimi anni di un importante processo di deindustrializzazione. Le difficoltà del sistema economico si ripercuotono sulla produzione di ricchezza e sul mercato del lavoro, quindi, sull'andamento del sistema imprenditoriale. Sulla base delle variazioni registrate nel periodo 2003-2008, le tendenze di fondo dell'economia casertana registrano un andamento del PIL a prezzi costanti in diminuzione, per poi evidenziare nell'ultima variazione 2007-2008 una contrazione del 4,1 per cento;
la sostanziale contrazione del tasso di sviluppo delle imprese che segna la dinamica imprenditoriale nel periodo 2004-2008, la contrazione della ricchezza prodotta, l'assenza di prospettive di crescita economica a breve termine hanno avuto effetti negativi sull'occupazione. In generale, il mercato del lavoro in provincia di Caserta risente di un aumento della disoccupazione e del ricorso agli ammortizzatori sociali. Tali difficoltà trovano conferma nei dati relativi al tasso di occupazione - in netta diminuzione, 38,7 per cento nel 2008 a fronte del 42 per cento nel 2007 e del 43,7 per cento nel 2004 e al di sotto della media regionale e nazionale - e al tasso di disoccupazione - in diminuzione a partire dal 2005, torna a crescere nel 2008, attestandosi al 10,5 per cento, al di là del valore dell'indice rilevato a livello nazionale nello stesso anno, 6,7 per cento, e in crescita di quasi due punti percentuali rispetto all'anno precedente a livello provinciale, 8,6 per cento;
anche le agevolazioni fiscali introdotte nelle precedenti legislature per incentivare gli investimenti produttivi e le assunzioni nel Mezzogiorno d'Italia hanno prodotto solo effetti limitati, e non risultano dunque sufficienti ad affrontare il problema evidenziato;
su tale difficile situazione si è innestata, inoltre, l'attuale, gravissima crisi economica globale, che fa sentire maggiormente i suoi effetti negativi sulle aree più deboli del Paese, quali, appunto, la provincia di Caserta;
gli effetti della crisi economica sul mercato provinciale si riflettono anche nell'aumentato ricorso agli ammortizzatori sociali e nell'intensificarsi del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni (CIG). Secondo i dati INPS, nella provincia di Caserta nel 2008 le ore di cassa integrazione sono complessivamente aumentate del 4,7 per cento rispetto all'anno precedente. Le criticità della situazione occupazionale sono confermate poi da numerose agitazioni che coinvolgono in questi mesi lavoratori di diverse realtà aziendali locali;
in tale contesto appare dunque indifferibile utilizzare tutti gli strumenti atti a dare sostegno alle forze imprenditoriali sane della provincia, consentendo di rilanciare la crescita economica e di eliminare,

in tal modo una delle ragioni primarie del degrado sociale in cui versano quelle popolazioni;
l'ordinamento tributario vigente già contempla, all'articolo 1, commi da 340 a 343, della legge n. 296 del 2007, la possibilità, tuttavia ancora non utilizzata, di costituire zone franche urbane in aree caratterizzate da degrado urbano e sociali;
un elemento importante per delineare una nuova strategia di rilancio economico della provincia di Caserta può dunque essere rappresentato dalla costituzione di una zona franca, che consentirebbe di sfruttare meglio le possibilità di sviluppo insite nell'area, posta geograficamente in una zona centrale del Paese e caratterizzata da una notevole densità demografica e da una consolidata vocazione nel settore agroalimentare,

impegna il Governo

ad assumere tutte le iniziative necessarie, anche attraverso l'utilizzo degli strumenti già previsti dalla legislazione vigente, per favorire l'istituzione di una zona franca nel territorio della provincia di Caserta, che potrebbe costituire un elemento decisivo per avviare la rinascita economica di un'area caratterizzata da elementi strutturali di debolezza, che debbono essere affrontati anche mediante strumenti di carattere straordinario, e che potrebbe al tempo stesso valorizzare al meglio le potenzialità economiche del territorio.
(7-00165)«Graziano».

La X Commissione,
premesso che:
l'industria della carta in Italia rappresenta una produzione di nicchia che si è confermata nel 2007, nonostante la fase di difficoltà, al quarto posto tra i principali produttori europei (dopo Germania, Finlandia e Svezia) con una produzione di 10,1 milioni di tonnellate ed un fatturato di oltre 7,1 miliardi di euro;
un maggior sviluppo dell'industria cartaria è stato sicuramente frenato dalla scarsità di materie prime presenti sul territorio italiano rispetto ai principali produttori mondiali; tale debolezza ha, tuttavia, consentito lo sviluppo di tecniche alternative di lavorazione della carta, a partire da materie prime riciclate, le quali hanno permesso all'Italia di essere tra primi Paesi per raccolta e lavorazione da macero;
il Paese è ben posizionato in Europa per la produzione di carta da stampa e da scrivere, con particolare riguardo alla produzione della carta per i periodici, per uso igienico e sanitario, di cui è il primo produttore europeo. Per la produzione di carte per ondulatori, fra tutti i Paesi europei l'industria italiana vanta un più elevato numero di imprese produttrici, orientate verso un mercato di trasformazione, a sua volta frammentato in nicchie locali;
oggi l'industria è sparsa su tutto il territorio nazionale con alcuni poli di specializzazione; in Lombardia e in Piemonte, dove sono localizzate le direzioni generali di molte imprese leader, operano circa 60 stabilimenti delle diverse tipologie produttive che realizzano il 27 per cento della produzione italiana;
l'industria cartaria triveneta rappresenta circa il 31 per cento della produzione nazionale di carta e cartone e dell'occupazione complessiva del settore;
la Toscana realizza circa il 20 per cento della produzione nazionale ed è leader in Italia per la produzione di carte per ondulatori, oltre ad essere un'importante area di produzione di carte per uso sanitario e domestico;
la crisi di domanda generata dal complesso quadro economico internazionale ha condizionato fortemente l'attività produttiva del settore; nel 2008 la produzione di carta e cartone, rilevata dall'ISTAT, si è collocata poco oltre i 9,4 milioni di tonnellate, quindi il 6,4 per cento in meno rispetto al 2007, mentre il

fatturato è diminuito nello stesso periodo di otre il 6,7 per cento con riflessi evidenti sulla redditività delle imprese;
lo scenario descritto, inevitabile in un momento particolarmente complesso come quello attuale, risulta per l'Italia, tuttavia, aggravato dalle penalizzazioni di cui soffre l'industria nazionale rispetto ai concorrenti esteri;
il costo delle materie prime e dell'energia è senza dubbio uno dei principali fattori di criticità legati al settore. L'industria cartaria dipende fortemente dall'estero per l'approvvigionamento di materie fibrose ed in particolare dai propri concorrenti;
Il settore cartario è tra i settori del comparto manifatturiero a più elevata intensità energetica (energy intensive);
nonostante significative riorganizzazioni ed investimenti che nell'ultimo decennio sono stati vicini ai 6,5 miliardi di euro, l'industria cartaria nazionale deve fronteggiare un pesantissimo handicap competitivo nei confronti degli altri Paesi. Le cartiere italiane hanno infatti un'incidenza media dei costi energetici sui costi di produzione che nell'insieme del settore ha già superato il 20 per cento ed è anche doppia rispetto a quella dei concorrenti internazionali;
per fronteggiare l'emergenza energetica il settore ha puntato a realizzare importanti investimenti necessari a raggiungere i più alti livelli di efficienza energetica, con un impiego di energia e acqua per unità di prodotto decrescente al crescere della produzione della carta;
importanti risultati sono stati poi ottenuti con l'impiego di un prodotto rinnovabile e riciclabile per la cui produzione si impiegano ogni anno circa 6 milioni di tonnellate di macero che confermano l'Italia terzo utilizzatore europeo dopo la Germania e la Francia;
nonostante i risultati raggiunti, i grandi ritardi dell'azione politica rispetto ad una serie di problematiche che da tempo investono il settore impongono l'adozione di provvedimenti immediati per affrontare una situazione che si fa ogni giorno più insostenibile e che ha un profondo impatto sulle aziende e sull'occupazione -:

impegna il Governo

ad adottare un complesso di misure di politica industriale necessarie e improcrastinabili per salvaguardare la competitività delle imprese e la sopravvivenza dell'intero comparto industriale nazionale, realizzando in primo luogo interventi in favore della riduzione dei costi dell'energia che siano almeno in linea con i costi sostenuti dagli altri Paesi europei.
(7-00161)
«Fava, Allasia, Reguzzoni, Torazzi».

La X Commissione,
premesso che:
come sempre la chimica, bene intermedio per eccellenza, si sta dimostrando come una cartina di tornasole dell'evoluzione del quadro congiunturale che, nonostante alcuni segnali di ripresa, resta preoccupante. È quanto emerge dal panel di congiuntura di Federchimica, che sottolinea l'urgenza di interventi a sostegno della competitività nel settore;
anche prima del «caso Lehman» il settore aveva risentito del calo della domanda per la diffusione di spinte recessive, sperimentando successivamente un crollo degli ordinativi senza precedenti;
la prima reazione rispetto «all'ignoto» è, infatti, quella del blocco degli acquisti con particolare riferimento ai prodotti chimici da parte degli utilizzatori, cioè dell'intero comparto industriale;
la chimica conferma le caratteristiche della crisi attuale, sia in termini di profondità della crisi, nel primo trimestre la chimica europea ha perso circa il 20 per cento sui livelli produttivi, sia in termini di

globalità, in quanto tali crolli sono sostanzialmente simili tra i vari Paesi concorrenti;
la crisi economica e finanziaria sta avendo un effetto dirompente sulla chimica. I settori più colpiti risultano soprattutto l'industria e le costruzioni, mentre la chimica che si rivolge ai beni di consumo ha sofferto il blocco autunnale degli acquisti ma non ha perso molto sui livelli di un anno, aiutata dalla tenuta dei consumi di beni non durevoli da parte delle famiglie;
nei comparti della chimica che vendono al Made in Italy, oltre alla situazione attuale pesano gli aspetti strutturali legati al decentramento degli insediamenti industriali; strategia questa che ha comportato una riduzione della domanda da parte dell'industria con conseguenze assolutamente dannose per la produzione e l'occupazione;
lo scenario economico descritto e le dinamiche in atto nel Paese hanno determinato una significativa revisione al ribasso delle stime di crescita per il 2008 e il 2009 della chimica italiana, facendo presagire che, dopo la forte flessione produttiva dell'anno scorso (- 5.0 per cento), nel 2009 si verificherà un calo della produzione pari al 4.5 per cento, determinata in primo luogo dalla contrazione delle esportazioni;
nonostante il parziale recupero nella seconda parte dell'anno, nel 2009 la produzione manifatturiera scenderà del 10-12 per cento. Per la chimica, che ha anticipato la forte caduta dell'industria, il calo potrà essere leggermente più contenuto, ma in ogni caso porterà a livelli simili a quelli verificatesi in Italia oltre 15 anni fa;
nei mesi di febbraio e di marzo i livelli di produzione sono, tuttavia, tornati timidamente a crescere perché nella maggior parte delle filiere gran parte delle imprese si sono alleggerite dalle scorte e, ora, anche una timida ripresa della produzione può generare acquisti di prodotti chimici;
anche i prezzi delle principali commodities della chimica di base (a partire dall'etilene) sono in crescita a dimostrare un ritorno agli acquisti;
in nessun modo questi segnali sono definitivi, sia perché non omogenei, sia perché i livelli di domanda rimangono ancora del 18 per cento inferiori alla media dell'anno scorso (a sua volta in caduta del 5.5 per cento sul 2007);
in riferimento ai dati potremmo affermare, forse, che il punto di minimo è stato superato, se non ci saranno altre «perturbazioni esterne» a far crollare di nuovo le aspettative degli operatori; il nemico peggiore è senza dubbio l'incertezza che accompagna il mercato ed i prossimi mesi saranno decisivi per capire se il settore ha imboccato la strada del recupero. In ogni caso il ritorno all'attivo sarà lentissimo e non sarà per molti settori lo stesso di prima;
l'Italia deve necessariamente tornare ad un serio impegno nel settore della chimica, così come sostenuto in diversi atti di controllo parlamentare presentati dal Gruppo, per non perdere il valore strategico di questo importante comparto, fondamentale per riportare il Paese su più alti livelli competitivi;
dopo gli interventi di politica economica funzionali ad evitare un avvitamento della crisi, è necessario pertanto iniziare a pensare a strumenti di politica industriale che siano in grado di salvaguardare le imprese e l'occupazione,

impegna il Governo:

a convocare immediatamente un tavolo generale di confronto al fine di esaminare le problematiche emerse e trovare soluzioni positive ed efficaci per il rilancio della chimica italiana;
a sostenere la competitività delle produzioni italiane attraverso l'adozione di misure di riduzione del costo dell'energia, riportandolo sui livelli degli altri Paesi concorrenti;

ad orientare le imprese verso un'attività di ricerca scientifica strutturata con l'adozione di incentivi automatici e di programmi specifici;
a sostenere in sede europea interventi normativi a sostegno di imprese e di poli chimici che rispettino le norme ambientali, evitando delocalizzazioni e trasferimenti in Paesi meno rigorosi nella regolamentazione ambientale e adottando incentivi, anche di natura fiscale, in favore delle imprese che stabiliscano i loro insediamenti in Italia;
ad adottare opportune per la semplificazione del quadro normativo di riferimento al fine di restituire maggiore competitività alla imprese della chimica italiana, al pari degli altri Paesi europei.
(7-00166)
«Fava, Allasia, Reguzzoni, Torazzi».

La XIII Commissione,
premesso che:
il settore dell'agricoltura in Italia nella sua natura di comparto appartenente a varie filiere, siano esse filiere produttive come l'agroalimentare, o filiere territoriali, rappresenta come è noto, uno degli asset chiave e prioritari dell'economia nazionale, contribuendo in maniera determinante e positiva alla composizione del prodotto interno lordo;
con quasi 7.000 imprese e 270 mila dipendenti, l'industria agroalimentare italiana, si conferma infatti settore strategico dell'economia nazionale, con una dimensione economica della filiera agroalimentare, che a un mercato interno da 175 miliardi di euro affianca un export di quasi 20 miliardi, di euro, presentando in prospettiva notevoli margini di crescita;
il made in Italy del settore agroalimentare rappresenta come noto, il «cuore strategico dello sviluppo» consentendo al nostro Paese di conservare la leadership internazionale nella qualità;
nonostante l'attuale crisi finanziaria ed economica, il comparto agricolo ha le potenzialità per superare la fase recessiva mantenendo una buona performance del ritorno degli investimenti, anche grazie ai benefici rappresentati dagli importanti e significativi interventi introdotti dal Governo a sostegno delle imprese del settore;
infatti a differenza di altri settori che hanno subìto evidenti e gravi ripercussioni, l'agricoltura è la sola cosiddetta «tigre» dell'economia italiana che registra una crescita annuale del 2,4 per cento, come confermato anche dalla Coldiretti, che indica come le imprese agricole italiane siano in grado di produrre un valore aggiunto per il sistema produttivo nazionale;
risulta necessario, inoltre, porre in evidenza l'interesse che l'attività della pesca riveste per l'economia nazionale e di chi concretamente la esercita, nonché l'esigenza della valorizzazione dei prodotti della pesca come parte integrante del patrimonio agroalimentare e delle tradizioni enogastronomiche del Paese;
appare, inoltre, prioritario affrontare questioni di fondamentale importanza quale la tutela della sicurezza alimentare ed in particolare dei prodotti agroalimentari del made in Italy, confrontandoci anche a livello europeo e mondiale, su problematiche essenziali che riguardano il settore agricolo i cui interessi di natura economica, sociale ed ambientale sappiano confrontarsi lealmente in un libero mercato, favorendo un equilibrio dei prezzi che rispetti e salvaguardi i costi di produzione per garantire margini di guadagno per le imprese agricole, sufficienti ad investire in nuove tecnologie, ed in metodi di trasformazione dei prodotti nel rispetto dell'ambiente e della salute dei consumatori;
l'obiettivo etico di tutelare la sicurezza alimentare, costituisce un obbligo per il comparto agroalimentare e va perseguito con la massima determinazione;
in definitiva risulta evidente, in considerazione dell'attuale fase economica

del Paese, cogliere le opportunità della crisi in atto, nella consapevolezza che opportune riforme a sostegno del comparto agricolo, costituiscono un occasione per il rilancio delle aziende del settore,

impegna il Governo:

ad adottare incisivi interventi per il settore agroalimentare e della pesca, strategici per l'economia italiana, affinché le imprese siano sostenute e non gravate da oneri aggiuntivi che ne limiterebbero la competitività ed in particolare:
a) la detassazione parziale dei redditi e la sospensione degli oneri previdenziali, per almeno sei mesi, al fine di consentire agli operatori agricoli e della pesca di poter sostenere costi minori e per garantirne quindi una maggiore competitività;
b) la stabilizzazione degli oneri contributivi per le aree montane e svantaggiate e la ridefinizione del regime del credito d'imposta per favorire le attività di internazionalizzazione;
c) l'introduzione di ulteriori interventi, a sostegno della filiera agricola ed in particolare per la competitività del settore agroalimentare e nella pesca per i prodotti del made in Italy;
d) miglioramento dei meccanismi di gestione del rischio in agricoltura e potenziamento del ruolo delle polizze assicurative nei riguardi delle emergenze climatiche;
e) l'introduzione di incentivi volti a garantire interventi per l'innovazione degli strumenti e dei macchinari utilizzati dalle imprese agricole per la lavorazione dei prodotti agroalimentari;
f) la presentazione di un provvedimento legislativo ad hoc, con l'obiettivo di incentivare l'innovazione al fine di rendere le imprese agricole consapevoli della stretta connessione tra innovazione e competitività consentendo la possibilità di un migliore accesso ai mercati internazionali, in particolare a quelli orientali;
g) l'incremento del Fondo di solidarietà nazionale, con particolare riferimento per gli interventi compensativi di cui al comma 3 lettera b) del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102;
h) l'introduzione di misure fiscali a sostegno delle produzioni agroalimentari a lunga stagionatura.
(7-00163)
«Beccalossi, Bellotti, Biava, Catanoso, De Camillis, De Girolamo, Di Caterina, Dima, D'Ippolito Vitale, Faenzi, Renato Farina, Gottardo, Marinello, Nastri, Nola, Romele, Rosso, Taddei».

La XIII Commissione,
premesso che:
lo stato di difficoltà in cui, da tempo, si trova la nostra agricoltura ha la sua più evidente rappresentazione nella squilibrata distribuzione del valore all'interno delle filiere agro-alimentari che, per ogni euro speso per il consumo di beni alimentari, vede 60 centesimi andare a retribuire la fase della distribuzione, 23 quella dell'industria alimentare e, appena, 17 la fase agricola;
l'attuale squilibrata distribuzione del valore all'interno delle filiere agro-alimentari è, in parte, da considerare la dirotta ed inevitabile espressione di processi fisiologici, conseguenti lo sviluppo economico che, nel corso del tempo, hanno determinato una sorta di «terziarizzazione» delle filiere medesime, evidenziando la differente evoluzione dell'organizzazione economica realizzata dalle imprese, in esse, operanti e, in specie, acuendo il contrasto tra il sostanziale mantenimento del modello produttivo agricolo, fondato su imprese di piccola dimensione a conduzione familiare, e la tendenza alla concentrazione delle componenti industriali e distributive che, a monte e a valle, hanno stretto l'agricoltura in una morsa di progressivo peggioramento delle ragioni di scambio che, a sua volta, ha dato luogo ad un crescente squilibrio

di forza contrattuale che è, poi, alla base della sfavorevole distribuzione del valore di cui sopra;
il carattere strutturale degli squilibri all'interno delle filiere agro-alimentari è confermato dall'evoluzione di medio/lungo periodo dell'andamento dei redditi agricoli che, nei nove anni compresi tra il 2000 ed il 2008, nonostante il dato positivo segnato lo scorso anno (+2,1 per cento sul 2007) ha mostrato pesanti segni di cedimento, facendo registrare, in termini reali, una flessione del 18,5 per cento;
il superamento, o almeno l'attenuazione, delle già evidenti, nonché crescenti, difficoltà dell'agricoltura ad ottenere livelli di reddito sufficienti per remunerare adeguatamente la propria fase produttiva è strettamente legato alla possibilità che la stessa agricoltura riesca ad accrescere il proprio peso contrattuale e, quindi, riesca a migliorare la propria organizzazione economica, all'interno delle filiere agroalimentari;
l'accordo sull'health check ha costituito l'atto conclusivo del lungo processo di revisione della PAC che era stato avviato, nel 1992, con la Riforma Mac Sharry e che ha condotto ad un nuovo assetto della stessa PAC, nella quale sono state, di fatto, smantellate tutte le tradizionali misure a sostegno dei mercati ed è stata, per contro, realizzata una nuova articolazione fondata su due sole linee di intervento destinate, rispettivamente, al pagamento di aiuti diretti al reddito degli agricoltori ed alle cosiddette politiche di sviluppo rurale;
anche a seguito del nuovo assetto dell'intervento comunitario a sostegno dell'agricoltura, appare necessario un profondo ripensamento delle politiche agrarie nazionali e regionali che, ancor più che in passato, dovranno essere particolarmente attente a modulare i loro interventi, in funzione della necessità di cogliere la dimensione territoriale dell'agricoltura e di creare le condizioni necessarie, affinché le diverse forme di agricoltura presenti sul territorio nazionale, possano avviare e sostenere processi di sviluppo fondati sulla valorizzazione delle loro risorse endogene e, quindi, in forma coerente, rispetto alle loro esigenze e potenzialità,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative, anche solo di carattere normativo, mirate a favorire il miglioramento dell'organizzazione economica delle imprese agricole all'interno delle filiere agro-alimentari e, in specie, ad accrescerne il ruolo ed il peso contrattuale all'interno delle filiere medesime, nonché a ridurre le distanze tra la fase produttiva agricola ed il consumo finale;
ad adottare tutte le iniziative necessarie per valorizzare l'origine agricola dei prodotti agro-alimentari e per evidenziare, anche attraverso specifiche campagne di comunicazione, l'importanza del rapporto che lega l'attività agricola, al territorio ed alla qualità dei prodotti alimentari;
ad adottare le iniziative necessarie a rendere più equa la distribuzione dei pagamenti diretti della PAC, esercitando, con la massima tempestività, una delle opzioni sulla regionalizzazione degli aiuti prevista nell'ambito del recente accordo dell'health check;
ad avviare un profondo ripensamento del complesso delle agevolazioni (fiscali, contributive e tariffarie) di cui beneficia il settore agricolo, al fine di passare da un sistema di sovvenzioni indiscriminate - quale è adesso - ad un regime di sostegno finalizzato che, in coerenza con il principio di condizionalità, già da tempo acquisito nell'ambito della PAC, subordini il riconoscimento delle agevolazioni, all'assunzione, da parte dei beneficiari, di comportamenti funzionali al perseguimento di obiettivi di interesse collettivo e, quindi, tali da rendere socialmente giustificabile l'onere che il contribuente è chiamato a sostenere per la concessione delle medesime agevolazioni;
di considerare, nell'ambito di ogni provvedimento di politica economica, la componente agricola e rurale, tenendo conto dell'importanza dell'agricoltura nelle

dinamiche di sviluppo territoriale e, in specie, del ruolo che la stessa è in grado di svolgere nell'ambito della politica energetica (energie da fonti rinnovabili), di rivitalizzazione delle aree interne, montane e svantaggiate in genere, di recupero delle zone peri-urbane e, più in genere, delle zone colpite da fenomeni di degrado ambientale.
(7-00164)
«Fogliato, Callegari, Negro, Rainieri».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere, premesso che:
informazioni e notizie dettagliate, provenienti anche da qualificati organi di stampa, evidenziano che in località Ferrandelle, ricadente nel territorio del Comune di Santa Maria La Fossa in provincia di Caserta, un terreno di complessivi 60 ettari circa sarebbe attualmente utilizzato quale discarica di materiali e rifiuti di vario ordine, natura e misura;
più in dettaglio dei complessivi 60 ettari dell'area, 40 apparterrebbero direttamente al patrimonio del demanio militare, mentre i restanti 20 sarebbero invece frutto della confisca di bene appartenuto e/o comunque di pertinenza della famiglia del boss Francesco Schiavone, meglio noto con l'appellativo di Sandokan;
il Comune di Santa Maria la Fossa avrebbe siglato tempo addietro un accordo con il ministero dell'Interno per la nascita, nell'area in oggetto, di una fattoria sociale affidata ad uno specifico consorzio al fine di favorire la realizzazione di un'attività di commercio di prodotti tipici;
sebbene fossero già stati avviati i primi lavori per dar corso all'iniziativa di cui sopra, il terreno veniva requisito, in piena emergenza rifiuti, tramite atto delle competenti autorità e/o per iniziativa del Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti;
detto terreno, che è bene segnalare, insiste significativamente in una zona ad alta densità criminale tra i comuni di Casal di Principe, Santa Maria La Fossa e Grazzanise, veniva, dunque, di fatto destinato all'utilizzo improprio di comune discarica;
l'area in questione, completamente recintata di diversi ettari, si trova attualmente sotto stretta sorveglianza e ne risulta inibito l'accesso perché formalmente sito di interesse strategico nazionale;
attraverso un blitz dimostrativo curato da attivisti dell'associazione ambientalista denominata «Legambiente» si è evidenziata in loco la presenza di una montagna spropositata di rifiuti ammassati disordinatamente e senza alcun controllo, verosimilmente provenienti da tutto il territorio della Regione Campania;
l'ammasso incontrollato di rifiuti, circa un milione di metri cubi in luogo degli iniziali 90 mila metri cubi inizialmente previsti, suscita ragionevole preoccupazione nella popolazione limitrofa residente, a causa dei possibili danni sanitari e ambientali a cui si trova inopinatamente esposta;
suscita in ogni caso perplessità l'accumulo di materie di per sé diverse, che dovrebbero in seguito venire separate per poter poi essere utilizzate negli inceneritori - termovalorizzatori che dovrebbero operare nella zona di riferimento -:
quali siano le notizie in possesso del Governo e dei Ministri competenti sullo stato attuale dei luoghi e sulla natura dei rifiuti ivi presenti;

se risulti vero che nell'area in questione sia presente un disordinato accumulo di rifiuti, di quale ammontare complessivo esso consti e in che misura esso abbia, eventualmente, sforato il quantitativo previsto dalle autorizzazioni in corso;
se sia prevista la successiva bonifica del terreno e/o comunque a quale utilizzo esso venga destinato nell'immediato futuro;
quali azioni, interventi e misure nell'ambito delle rispettive competenze, si intendano intraprendere per garantire il diritto alla salute della popolazione residente.
(4-03033)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

LABOCCETTA. - Al ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con grande rilievo gli organi di stampa hanno riportato la notizia del coinvolgimento dei vertici della Cassa di Risparmio di San Marino in operazioni di riciclaggio con emissione a carico degli stessi di misure privative della libertà;
nel corso delle indagini si è accertata la facilità con cui avvengono trasferimenti di denaro liquido dall'Italia verso le banche di San Marino;
risulta che le banche di San Marino non sono censite come banche estere nei registri informatici di parecchie banche italiane con la conseguenza che le operazioni non vengono segnalate come operazioni estere, come dovrebbe avvenire;
è emerso che venivano effettuati prelievi di una quantità impressionante di banconote da 500 euro dalla filiale di Forlì della Banca d'Italia, in numero inferiore solo a quello delle filiali di Roma e Milano;
la Banca d'Italia è intervenuta nella vicenda solo a seguito della iniziativa giudiziaria promossa dalla Procura della Repubblica di Forlì -:
se e quali iniziative il Governo intenda adottare per porre fine ad operazioni bancarie poste in essere con le banche operanti a San Marino come quelle ricordate in premessa e quali iniziative intenda adottare, con particolare riferimento alle problematiche commesse all'attuazione della convenzione del 1991, con la Repubblica di San Marino.
(4-03040)

TESTO AGGIORNATO AL 27 MAGGIO 2009

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro della difesa, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
la legge 8 agosto 1990 n. 231, recante disposizioni in materia di trattamento economico del personale militare, all'articolo 10 ha fissato in trentasei ore settimanali l'orario delle attività giornaliere del personale militare delle forze armate;
la direttiva SMD - Form 003 ed. 2005 relativa al «mantenimento, aggiornamento, efficienza, e controllo dell'efficienza psicofisica del personale militare» - 3a edizione 2002/03 e la Direttiva di SME «sull'istituto dello straordinario e dei compensi connessi all'orario di lavoro» ancora vigenti lasciano invariata la durata dell'orario di lavoro, precisando che «l'orario di servizio è l'arco di tempo durante il quale si svolgono le attività istituzionali - operative, addestrative e logistiche - presso gli enti e reparti delle Forze Armate»;
l'ultimo periodo del citato articolo 3 della suddetta direttiva, stabilisce che «ciascuno SM/Cdo Gen. Arma CC dovrà

emanare specifiche disposizioni attuative, in relazione alle proprie peculiarità, affinché tale personale possa effettuare attività fisica individuale e/o di gruppo usufruendo di strutture militari (anche di altra F.A.) o convenzionandosi con strutture civili sportive -:
come sia stata effettivamente attuata la circolare su descritta e se siano stati rispettati criteri di uniformità relativamente all'attuazione della stessa all'interno dei vari comandi.
(4-03035)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

LENZI e CODURELLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Ministro Sacconi rispondendo in Aula mercoledì 28 aprile 2009, ad un'interrogazione del Partito Democratico, durante il question time, ha dichiarato che il costo della social card è stato al 31 marzo pari a 1,4 milioni di euro;
il sottosegretario all'economia, Casero, rispondendo, l'8 aprile 2009, ad un'interrogazione a risposta immediata in Commissione Bilancio, sollevata dall'onorevole Vannucci del Partito Democratico, dichiarava che i costi relativi al programma della carta acquisti riguardano esclusivamente gli aspetti economici previsti e regolati dalla Convenzione per la gestione del servizio in questione, stipulata tra il Ministero dell'economia e delle finanze, il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e Poste Italiane S.p.A. Il contratto prevede due tipi di remunerazione: un corrispettivo per il servizio di invio del materiale informativo alla platea dei potenziali beneficiari del programma, da parte di Poste Italiane nel mese di novembre 2008 per un costo complessivo di euro 1.149.221,73 IVA inclusa; un corrispettivo variabile connesso alla produzione e al servizio di gestione delle carte acquisti pari a euro 1,898 su base annua per ciascuna carta emessa, calcolato pro-rata in base ai giorni solari effettivi trascorsi dal giorno di emissione al giorno di disattivazione;
è evidente che le due versioni dei dati non corrispondono, stante che il costo per singola carta di 1,898 euro moltiplicato per due milioni di carte prodotte o anche solo per le seicentomila attivate già por- terebbe

a superare la cifra di 1,4 milioni di euro indicate nella risposta del ministro Sacconi -:
quale cifra debba intendersi corretta, quali siano i costi dell'operazione social card suddivisi per tipologia di spesa e per anno;
se il rapporto con Mastercard debba essere ricompreso nel contratto con Poste spa e quali altre spese è previsto debbano essere sostenute nel corso dell'anno 2009.
(5-01424)

CAVALLARO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a seguito degli eventi sismici che il 26 settembre 1997 hanno colpito l'Umbria e le Marche sono stati adottati diversi provvedimenti normativi a favore delle aree colpite;
in particolare, a partire dal 28 settembre 1997 con una serie di ordinanze il Ministero dell'Interno ha stabilito la sospensione dei versamenti delle imposte, dei contributi e delle somme iscritte a ruolo dovute all'amministrazione finanziaria e ad enti pubblici anche locali, a favore delle persone fisiche, anche in qualità di sostituti di imposta che, alla data del 26 settembre 1997, avevano il domicilio, la residenza, la sede legale o operativa nelle zone colpite dal terremoto;
lo scorso dicembre con la conversione del decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, al fine di dare attuazione alla disciplina prevista dall'articolo 2, comma 109, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (finanziaria per il 2008), e dell'articolo 2, comma 1, del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 61, convertito dalla legge 6 giugno 2008, n. 103, il Governo ha stabilito che i soggetti interessati debbano corrispondere l'ammontare dovuto per ciascun tributo o contributo, ovvero, per ciascun carico iscritto a ruolo, oggetto delle sospensioni sopra indicate, al netto dei versamenti già eseguiti, ridotto al quaranta per cento, in centoventi rate mensili di pari importo da versare entro il giorno 16 di ciascun mese a decorrere da giugno 2009;
il mancato versamento delle somme dovute, entro le scadenze previste, comporta l'applicazione delle stesse sanzioni previste dalle vigenti disposizioni in materia di mancato o tardivo versamento delle imposte e dei contributi previdenziali, assistenziali ed assicurativi, mentre per le somme iscritte a ruolo, oggetto della sospensione, il mancato versamento alle prescritte scadenze comporta la riscossione coattiva delle rate non pagate;
tali modalità di restituzione hanno comportato un impegno finanziario significativo per il bilancio statale, ma sono state emanate prima dell'emergere della crisi economica globale che ha avuto effetti dirompenti anche in questi territori, se si pensa alla grave crisi dell'Antonio Merloni S.p.a., ora in amministrazione straordinaria;
come sottoscritto dalle autorità locali in una serie di lettere indirizzate al Presidente del Consiglio, al Ministro Tremonti e al direttore dell'Agenzia delle Entrate, l'inizio del pagamento delle rate mensili dal prossimo mese di giugno, costituisce un impegno ulteriore e assai gravoso per i terremotati, compresi i lavoratori delle aziende umbre e marchigiane colpiti già da una forte crisi occupazionale -:
se, in relazione alle particolari difficoltà economiche che tali adempimenti rischiano di causare ai contribuenti in questione, il Governo non intenda adottare iniziative normative volte ad introdurre una proroga del termine per i versamenti residui, nonché considerare quale efficace misura anticrisi la possibilità di accrescere la quota di esonero della restituzione degli oneri sospesi.
(5-01425)

Interrogazioni a risposta scritta:

FRANZOSO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 30 aprile 2009, l'Agenzia delle Entrate-Direzione Regionale della Puglia

ha comunicato l'attivazione della Direzione Provinciale delle Entrate di Taranto con un Ufficio Territoriale;
in data 26 gennaio 2009 la Direzione Centrale del Personale della Agenzia delle Entrate ha comunicato il «Piano di Attivazione delle Direzioni Provinciali» prevedendo, tra l'altro, la partenza entro il mese di giugno 2009 della Direzione Provinciale di Taranto con n. 2 uffici territoriali;
il nuovo modello riorganizzativo dell'Agenzia delle Entrate prevede che, in luogo degli attuali uffici delle entrate, vengano attivate le Direzioni Provinciali delle Entrate ed un numero di uffici territoriali pari agli uffici attualmente esistenti (per la provincia jonica, Taranto 1 e Taranto 2);
il predetto taglio degli uffici, attuato con provvedimento n. 2009/64576 del 30 aprile 2009 della Direzione Centrale del Personale dell'Agenzia delle Entrate, penalizza esclusivamente la provincia di Taranto;
la soppressione di un ufficio territoriale comporterebbe per la collettività, non solo di Taranto città, ma della intera provincia jonica, un disagio di considerevole portata, con la riduzione del numero di sportelli dedicati ai servizi al pubblico che, piuttosto, necessiterebbero di un potenziamento anche degli attuali sportelli decentrati: Manduria, Martina Franca, Ginosa e Mottola, incrementando i giorni di apertura al pubblico;
la procedura in atto non assicura la piena funzionalità degli uffici, riducendo gravemente i servizi da rendere alla collettività dell'intera provincia jonica, che conta 600.000 abitanti, e non valorizza le professionalità ivi presenti in considerazione degli ottimi risultati conseguiti dai lavoratori di Taranto 1 e Taranto 2 nel 2008, con circa il 150 per cento degli obiettivi assegnati -:
quali iniziative intenda assumere affinché sia ripristinato e riattivato, da parte della Direzione Centrale e Regionale della Agenzia delle Entrate, il giusto confronto con le Organizzazioni Sindacali ed assicurato alla provincia di Taranto la presenza di n. 2 Uffici territoriali, al fine di proseguire un servizio valido ed indispensabile a tutto il territorio jonico.
(4-03032)

DI BIAGIO, PICCHI, ANGELI e BERARDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Esecutivo ha accolto l'ordine del giorno all'A.C.1972 «Conversione in legge del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, recante misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale» presentato dall'onorevole Aldo Di Biagio, onorevole Giuseppe Angeli e onorevole Guglielmo Picchi, che lo impegnava a tenere in dovuta considerazione la possibilità di provvedere, con un opportuno strumento normativo, all'applicazione delle disposizioni di cui al comma 1 dell'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 1992 n. 395, anche ai dipendenti pubblici non residenti sul territorio dello Stato, titolari di redditi di lavoro dipendente;
l'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 1992 n. 395 riconosce ai possessori di redditi di lavoro dipendente ed assimilati, compresi i dipendenti pubblici ed i pensionati, la possibilità di adempiere agli obblighi di dichiarazione dei redditi anche presentando apposita dichiarazione ad uno dei centri autorizzati di assistenza fiscale;
la guida contenente istruzioni per la compilazione del 730 pubblicata per il 2009 dall'Agenzia dell'Entrate riconosce al punto 1.5 tra i profili che non possono utilizzare il modello 730, coloro che non sono residenti in Italia nel 2008 e/o nel 2009, escludendo di fatto i molti connazionali residenti all'estero ed impiegati presso strutture italiane e presso realtà amministrative nazionali;
l'esclusione dei contribuenti italiani residenti all'estero dal diritto ad usufruire

del modello 730 rappresenta una forte discriminazione, in considerazione anche del fatto che fino al 2007 detto utilizzo è stato riconosciuto a talune categorie di residenti all'estero, come, ad esempio, al personale a contratto del ministero degli Affari esteri, per poi essere inspiegabilmente soppresso -:
se intenda predisporre un opportuno strumento normativo, al fine di provvedere all'applicazione delle disposizioni di cui al comma 1 dell'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 1992 n. 395, anche ai dipendenti pubblici non residenti sul territorio dello Stato, titolari di redditi di lavoro dipendente.
(4-03034)

TESTO AGGIORNATO AL 19 MAGGIO 2009

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GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
le inquietanti vicende dell'ex Pm di Catanzaro Luigi De Magistris, duramente sanzionato dal Consiglio Superiore della Magistratura che ne ha disposto l'allontanamento da Catanzaro ed il trasferimento ad altra sede ed altra funzione in ragione delle gravissime illiceità dallo stesso perpetrate nella conduzione di indagini penali, sono state oggetto di particolare attenzione da parte del giornalista televisivo Michele Santoro, conduttore della trasmissione televisiva Annozero;
nel corso di diverse puntate del predetto programma, il medesimo conduttore, unitamente ai colleghi Marco Travaglio ed Sandro Ruotolo, ha divulgato l'immagine ad avviso degli interpellanti falsa, del magistrato, oggi aspirante a più remunerativi e più protetti approdi parlamentari, quale vittima del potere ed intemerato servitore dello Stato espropriato della sua funzione e della sua missione moralizzatrice attraverso un complotto ordito ai suoi danni dalle più alte cariche del Paese, dal Consiglio Superiore della Magistratura, dal Ministro della giustizia del tempo e da tanti magistrati, avvocati e politici coinvolti, a vario titolo, nelle indagini ad avviso degli interpellanti prive di fondamento;
Santoro, Travaglio e Ruotolo, unitamente ad altri componenti dell'ormai tristemente noto circuito giornalistico, hanno strenuamente difeso l'immagine di un soggetto il quale ha palesato, finalmente da candidato, i reali scopi della sua azione e quale fosse il disegno, preordinato e lucido, al quale aveva improntato il suo agire quotidiano nell'esercizio della sua funzione, accompagnato da una sorta di attacco mediatico nei confronti di decine di soggetti coinvolti dalle sue indagini;
la trasmissione Annozero ha costituito e costituisce la più importante ribalta mediatici della quale il De Magistris ha potuto usufruire al solo fine di veicolare una sua immagine di magistrato corretto ed onesto dissimulando, ad avviso degli interpellanti, quella reale;
mentre il conduttore Santoro si occupava della promozione del De Magistris, sua cognata, la dottoressa Maria Teresa Belmonte, Gip presso il Tribunale di Salerno e moglie di Giocondo Santoro, avvocato che esercita nella stessa sede giudiziaria presso la quale la consorte svolge funzioni giurisdizionali, trattava, disponendone l'archiviazione, un delicatissimo processo a carico del De Magistris e di alcuni giornalisti della carta stampata;
la richiesta di archiviazione porta la firma della dottoressa Gabriella Nuzzi, già sostituto a Salerno e trasferita dal Consiglio Superiore della Magistratura ad altra sede ed altra funzione in relazione all'anomala gestione dei procedimenti penali nei quali era coinvolto il De Magistris;
la dottoressa Belmonte, pur versando nella situazione sopra descritta, non ha neppure inteso richiedere di potersi astenere

dalla trattazione dei procedimenti coinvolgenti il De Magistris al fine di allontanare, da se stessa e dalla magistratura italiana, il sospetto, più che legittimo nell'opinione pubblica, circa la mancanza di terzietà e di serenità di giudizio;
il fatto sopra rappresentato ha provocato e provoca sconcerto nell'opinione pubblica rendendo a parere degli interpellanti l'immagine di una magistratura piegata agli interessi di parte, arrogante e pervasa da diffuso senso di impunità;
il Consiglio Superiore della Magistratura, sicuramente edotto della particolare situazione, non ha inteso, finora, intervenire ad evitare il ripetersi di situazioni del tipo di quella che, in epoca recente, ha determinato un vero e proprio conflitto tra la Procura di Catanzaro e quella di Salerno -:
se non intenda assumere iniziative ispettive ai fini dell'eventuale esercizio dell'azione disciplinare.
(2-00387)
«Laboccetta, Brigandì, Marinello, Papa, Vitali, Fucci, Lehner, Cristaldi, Biava, Piso, Sbai, Luciano Rossi, Landolfi, Moffa, Pini, Iapicca, Fallica, Ventucci, Taglialatela, Proietti Cosimi, Mazzocchi, Speciale, Aracri, Pugliese, Bianconi, De Angelis, Savino, Martinelli, Nicolucci, Lombardo, Laffranco, Patarino, Renato Farina, Stracquadanio, Pecorella, Gioacchino Alfano, Lo Presti, Bellotti, Consolo, Angelucci, Ciccioli, Lamorte, Milanese».

Interrogazioni a risposta scritta:

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere _ premesso che:
l'avvocato Maria Passanante ha promosso davanti la Corte di Appello di Caltanissetta numerosi procedimenti ex articoli 2 e 3 legge n. 89 del 2001 (equa riparazione) lamentando la non ragionevole durata di procedura fallimentari a carico dei suoi rappresentanti, purtroppo, ancora pendenti e chiedono il risarcimento dei danni morali patiti dai ricorrenti nella misura degli standard risarcitori della Corte di Strasburgo;
la citata autorità giudiziaria ha emesso già i relativi decreti di liquidazione in danno del ministero della giustizia al quale i provvedimenti medesimi sono stati comunicati presso l'avvocatura distrettuale di Caltanissetta, suo domicilio eletto;
il numero dei decreti è notevole e, ad oggi, non sono ancora stati predisposti i relativi accrediti delle somme necessarie al pagamento dei risarcimenti già liquidati presso i conti correnti intestati alla Corte di Appello di Caltanissetta ed intrattenuti preso la Banca d'Italia di Caltanissetta;
il lasso di tempo di tempo intercorso dalla emissione dei relativi decreti della Corte di Appello è notevole -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno intraprendere tutte le iniziative del caso affinché vengano predisposti i relativi accrediti delle somme necessarie la pagamento dei risarcimenti già liquidati presso i conti correnti intestati alla Corte di appello di Caltanissetta e trattenuti presso la Banca d'Italia di Caltanissetta, anche al fine di evitare ulteriori e conseguentemente onerosi aggravi di spese.
(4-03031)

LO PRESTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Corpo forestale dello Stato, ai sensi della legge n. 36 del 2004 è forza di polizia dello Stato ad ordinamento civile specializzata nella difesa del patrimonio agroforestale italiano e nella tutela dell'ambiente, del paesaggio e dell'ecosistema e concorre nell'espletamento di servizi di

ordine e sicurezza pubblica, ai sensi della legge 1o aprile 1981 n. 121, nonché nel controllo del territorio;
tra le funzioni del Corpo forestale dello Stato vi è la sorveglianza e accertamento degli illeciti commessi in violazione delle norme in materia di tutela delle acque dall'inquinamento e del relativo danno ambientale nonché repressione dei traffici illeciti e degli smaltimenti illegali dei rifiuti;
nel febbraio 2008 il Ministero dei trasporti, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali hanno firmato un protocollo d'intesa, della durata di tre anni, grazie al quale il personale del Corpo forestale dello Stato collaborerà con la Polizia stradale per incrementare i controlli per la prevenzione degli incidenti e il contrasto delle infrazioni al Codice della strada;
il protocollo ha individuato le modalità di collaborazione tra il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ed il Ministero dei trasporti per elevare gli standard di sicurezza sulle strade italiane, e in particolare, disciplinando l'attuazione dei controlli di polizia stradale a cura del Corpo forestale dello Stato su tutto il territorio nazionale;
il Corpo forestale dello Stato nel pieno rispetto delle competenze affidategli dalla legge e al fine di onorare gli impegni assunti tra i sopraccitati Ministeri, ha avviato anche un piano di controlli su strada specializzandosi sul trasporto dei rifiuti e delle merci pericolose regolamentate dall'accordo internazionale ADR European Agreement concerning the International Carriage of Dangerous Goods by Road;
in tale ambito si è particolarmente distinto il Nucleo operativo speciale di Arezzo che nel solo anno 2008 ha rilevato oltre 100 infrazioni sul trasporto rifiuti e merci pericolose, procedendo ad oltre 20 ritiri di patente, altrettanti fermi amministrativi e numerose notizie di reato alla Procura della Repubblica di Arezzo;
l'elevato indice di irregolarità rilevato dal CFS nei controlli su strada ha spinto la Prefettura di Arezzo a disporre, per la prima volta in Italia, posti di controllo della Polizia stradale insieme al Corpo forestale dello Stato in autostrada del Sole e proprio in occasione del primo servizio è stato intercettato e bloccato in carico di 27.760 chilogrammi di rifiuti tossici provenienti dalla Sicilia e diretti in Piemonte che presentava, ai sensi del decreto ministeriale 6 febbraio 2005, un rischio di categoria 1 (il più elevato) pertanto soggetto a immediate misure correttive che hanno indotto gli agenti accertatori al ritiro della patente dei conducenti nonché al fermo amministrativo di entrambi gli autoarticolati;
nello specifico sono state rilevate numerose irregolarità anche grazie alle istruzioni scritte spontaneamente consegnate dai conducenti. La polizia giudiziaria operante ha rilevato che sulla base di quanto dichiarato dallo stesso produttore del rifiuto, la tipologia di materiale pericoloso rinvenuto non poteva essere trasportata alla rinfusa poiché era indicato in chiaro che tendeva a fluire con l'aumentare della temperatura, inoltre ad un esame visivo era palese che tratta vasi di materia liquida non solida come dichiarato dal trasportatore il quale non aveva nemmeno provveduto ad analizzare lo stato fisico del rifiuto secondo la procedura disposta dall'ADR;
le istruzioni scritte al conducente rappresentano un documento obbligatorio che il produttore del rifiuto consegna al trasportatore per comunicare le caratteristiche della merce trasportata, la natura del pericolo, le protezioni individuali da utilizzare, le misure da prendere in caso di incidente o emergenza nonché le misure di primo soccorso;
il paragrafo 7.3.1.2 dell'ADR dispone che: «le materie che possono diventare liquide alle temperature che possono essere incontrate durante il trasporto non sono autorizzate al trasporto alla rinfusa»;

si precisa che tale controllo è stato svolto da 4 agenti e due Ufficiali di Polizia giudiziaria della polizia stradale della sottosezione di Battifolle e da 6 Agenti e 1 Ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato di Arezzo;
in data 20 novembre 2008 il Giudice di Pace di Arezzo avvocato Claudio Dal Savio disponeva la sospensione della sanzione accessoria del fermo amministrativo degli autoarticolati bloccati da Polizia e Forestale consentendo di riprendere il viaggio verso il Piemonte;
il Corpo forestale dello Stato, all'indomani della decisione del Giudice di Pace, ha comunicato formalmente alla Prefettura di Arezzo che il carico non poteva circolare poiché la merce trasportata non era autorizzata al trasporto alla rinfusa e ha chiesto di regolarizzarlo prima di essere nuovamente instradato al fine di garantire tutti gli standards di sicurezza;
nonostante ciò pochi giorni dopo i vettori hanno ripreso il viaggio presso il luogo di destinazione mettendo a rischio la sicurezza stradale e disattendendo completamente quanto rilevato e denunciato da ben due Forze di Polizia dello Stato che hanno agito nel pieno rispetto del principio di precauzione fondamentale durante il trasporto di sostanze tossico nocive;
in data 19 febbraio 2009 il Giudice di Pace avvocato Claudio Dal Savio annullava il verbale redatto da Polizia e Forestale motivando che «...elevazione di un verbale pieno di pregiudizi e sensazioni sulle quali si è giunti a comminare una rilevante sanzione pecuniaria ed al fermo del veicolo ...il reale stato fisico del prodotto trasportato dal camion, un rifiuto classificato dal produttore quale solido fangoso ...secondo analisi di laboratorio. Gli agenti, su tale loro superficiale deduzione di un diverso stato fisico del rifiuto, senza per altro predisporre immediati controlli e/o verifiche del prodotto stesso ....dovendo essere la pubblica amministrazione a fornire la prova della sussistenza del fatto contestato ...il verbale stesso sia infondato e pertanto da annullare»;
per quanto riguarda la natura del rifiuto al momento dell'accertamento la documentazione agli atti consegnata dal trasportatore agli Agenti accertatori ha evidenziato esattamente l'opposto, ossia che il materiale tendeva a fluire con l'aumentare della temperatura e che le analisi svolte dal produttore per determinare lo stato fisico si basavano su un generico metodo interno e non secondo il criterio fissato dall'ADR, il predetto certificato di analisi è in possesso degli organi accertatori;
il Giudice di Pace ha sospeso la sanzione accessoria del fermo amministrativo nonostante le controdeduzioni fatte da Polizia, Forestale e Prefettura di Arezzo evidenziassero che le analisi fornite dal trasportatore per determinare lo stato fisico del rifiuto erano nulle perché non eseguite secondo le modalità fissate dall'ADR;
in seguito al predetto provvedimento, un trasporto vietato di rifiuti pericolosi segnalato da ben 12 agenti accertatori di due forze di polizia dello Stato (rientrante nella categoria di rischio 1 - decreto interministeriale 6 maggio 2005) ha ripreso il proprio tragitto dalla Toscana fino al Piemonte;
qualora i fatti riportati trovassero conferma sarebbe stato disatteso qualsiasi principio di precauzione nell'interesse della sicurezza stradale e di tutti gli operatori;
a distanza di poche settimane sempre lo stesso Giudice di Pace avvocato Claudio Dal Savio annullava analogo verbale fatto dal Corpo Forestale dello Stato che aveva accertato delle irregolarità materiali documentate con rilievi fotografici su un grosso carico di merci pericolose e segnatamente la posizione irregolare delle etichette di pericolo e lo stivaggio pericoloso della merce trasportata costituita da acidi e alcoli;
anche in tale occasione non si comprendono le ragioni di una tale decisione di fronte a elementi di prova così palesi e documentati;

la normativa per il trasporto delle merci pericolose è complessa ma al tempo stesso fornisce tutte le indicazioni necessarie affinché un trasporto avvenga in sicurezza e gli operatori coinvolti non incorrano in rischi o incidenti;
la finalità principale dell'ADR è quella di prevenire incidenti sul trasporto e sui luoghi di lavoro al fine di garantire la tutela della sicurezza e della salute pubblica e il Corpo forestale dello Stato vigilando sul rispetto di questa importante normativa agisce con il fine ultimo di salvaguardare ogni cittadino, ogni operatore da rischi che spesso possono essere anche mortali;
è utile ricordare che le classi dell'ADR riguardano materie: 1) suscettibili di esplosione 2) gas compressi, liquefatti o disciolti sotto pressione 3) infiammabili 4) soggette ad accensione spontanea 5) che a contatto con l'acqua sviluppano gas infiammabile 5) comburenti 6) perossidi organici 7) tossiche 8) ripugnanti o suscettibili di produrre infezioni 9) radioattive 10) corrosive eccetera... pertanto necessitano della massima attenzione sia da parte degli operatori di polizia nella fasi di controllo ma anche da parte della magistratura non togata che si trova a dover decidere su ricorsi avverso verbali che hanno il solo scopo di reprimere le irregolarità e sensibilizzare tutti gli operatori nel massimo rispetto delle norme di sicurezza;
il Corpo forestale dello Stato si distingue per il personale altamente specializzato (sottoposto annualmente a corsi di formazione e aggiornamento) come costantemente riconosciuto da tutte le istituzioni connesse che vi collaborano direttamente o indirettamente -:
se e quali iniziative la Prefettura abbia assunto in relazione ai fatti ricordati in premessa;
se corrisponda al vero che la Prefettura di Arezzo abbia più volte richiesto formalmente all'avvocato Claudio Dal Savio, data la complessità della materia trattata, di far partecipare alle udienze il Corpo Forestale e ciò non sia mai avvenuto;
se corrisponda al vero che gran parte dei ricorsi avverso i verbali del Corpo Forestale dello Stato siano assegnati all'avvocato Claudio Dal Savio;
se non ritenga opportuno avviare un'ispezione sull'ufficio del Giudice di Pace di Arezzo e qualora i fatti vengano confermati quali iniziative intenda intraprendere, affinché il lavoro svolto dalle istituzioni preposte al controllo non venga vanificato nell'interesse di tutta la collettività.
(4-03037)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

VIETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
mancano ancora 55 km al completamento dei lavori di ammodernamento dell'autostrada Torino-Milano che, è opportuno ricordarlo, registra 60 mila passaggi al giorno per ogni direzione di marcia (solo 45 mila nel tratto piemontese);
saranno, infatti, inaugurati a breve i 20 km del tratto ammodernato tra Santhià e Greggio ma se il Ministro delle infrastrutture e trasporti non autorizzerà lo sblocco delle tariffe autostradali, i cantieri si fermeranno e non verranno completati i 55 km tra Greggio e Milano;
si tratta di un investimento di 600 milioni di euro che potrebbe svanire se non verrà presto risolta la vicenda;
la realizzazione delle tre corsie tra Greggio e Marcallo Mesero e le quattro

corsie fino alla barriera della Ghisolfa sono fondamentali per la mobilità tra le due regioni -:
se non ritenga di intervenire in tempi rapidi al fine di risolvere questo stallo che rischia di compromettere l'ammodernamento di una arteria di comunicazione fondamentale per la mobilità e l'economia non solo delle regioni Piemonte e Lombardia, maggiormente interessate, ma di tutto il Nord.
(4-03027)

OCCHIUTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
risulta che la flotta dei treni attivi in Calabria sia ormai vetusta, che i collegamenti nonché i servizi ai passeggeri si qualifichino come palesemente inefficienti se non inesistenti;
tale situazione critica sembra essere imputabile al progressivo abbandono del sistema ferroviario calabrese da parte di Trenitalia SpA concretizzatosi nell'assenza di significativi programmi d'investimento oltre che di scelte aziendali strategiche per rilanciare il territorio;
tutto ciò ha contribuito, in prima istanza, ad acutizzare ulteriormente la dicotomia fra il Nord e il Sud del Paese in termini di sviluppo economico e di servizi qualitativamente soddisfacenti per i cittadini;
inoltre, occorre rilevare che le avversità metereologiche, recentemente abbattutesi su tutta le regione calabrese, hanno danneggiato in modo rilevante alcune linee ferroviarie congestionando la già di per sé debole rete regionale e il poco efficiente sistema stradale ed autostradale, anch'esso, peraltro, profondamente colpito dalle intemperie;
contestualmente a tale condizione di estrema criticità, il nuovo piano di riorganizzazione degli scali ferroviari merce adottato da Trenitalia Cargo, Divisione di Trenitalia SpA, sembra delineare una situazione ulteriormente penalizzante per il territorio calabrese;
da ultimo, le organizzazioni sindacali dei lavoratori calabresi, impiegati presso il gruppo Trenitalia, hanno espresso disapprovazione e, al contempo, preoccupazione in merito ai programmi di Trenitalia SpA riguardanti il complesso dei trasporti ferroviari della regione -:
quali misure intenda adottare affinché Trenitalia SpA garantisca ai cittadini calabresi la fruizione di un servizio pubblico qualitativamente sostenibile;
quali interventi, anche di carattere finanziario, intenda prevedere per migliorare il sistema ferroviario regionale al fine di costruire le basi per lo sviluppo competitivo dell'area e scongiurare, al tempo stesso, eventuali vertenze sindacali sul tema.
(4-03028)

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nell'aeroporto di Fiumicino continuano a verificarsi disagi ai passeggeri circa la gestione dei voli, come già segnalato in una precedente interrogazione;
in data 14 maggio, sono stati «accorpati» numerosi voli Roma-Milano e viceversa con conseguente tensione dei passeggeri che venivano invitati da esponenti di rilievo della Compagnia Aerea Italiana ad «avere pazienza» in quanto venivano addotte delle generiche necessità di «razionalizzazione»;
preoccupa la logica condivisibile dell'interesse privato di una compagnia aerea in contrasto con l'interesse pubblico del sistema Paese -:
se intenda intervenire finalmente e con decisione per risolvere tale situazione.
(4-03030)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

MASTROMAURO, BOCCIA e BORDO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la profonda crisi economica che ha colpito l'Italia ha reso ancor più drammatiche le già precarie condizioni in cui versa la maggior parte dei commissariati di polizia del nostro paese, i quali mancano dei fondi atti a garantire le più elementari mansioni di tutela e di salvaguardia dei cittadini;
nel nord del territorio di Bari, come dichiarato dal segretario provinciale aggiunto del Coisp, Gennaro Lanotte, e riportato di recente dai mezzi d'informazione, molti poliziotti non hanno ancora ricevuto il pagamento delle ore di lavoro straordinario effettuate nel 2008;
la polizia di Bari e provincia è costretta a utilizzare macchine che hanno percorso più di 250.000 km, tanto che la maggior parte del parco auto dei commissariati del territorio è da considerarsi «non idoneo» al servizio cui è preposto;
si è giunti al punto che molte macchine della volante sono bloccate nei posti auto dei commissariati, a causa della mancanza dei soldi necessari alla manutenzione delle stesse e all'acquisto della benzina: le vetture in questione sono ormai obsolete e hanno bisogno di interventi strutturali che consentano di assicurare l'affidabilità del mezzo e la sicurezza degli agenti e delle persone da proteggere;
la situazione descritta ha portato, il 5 maggio 2009, i rappresentanti del Coisp a protestare davanti a Montecitorio contro il taglio dei fondi - che si stima d'importo pari a 560 milioni di euro - apportato ai danni del Dipartimento della Pubblica Sicurezza e contro l'inserimento in uno dei tre maxiemendamenti del disegno di legge 2180, sui quali il Governo ha posto per l'ennesima volta la fiducia, di una norma che prevede l'istituzione delle ronde;
l'istituzione delle ronde consentirebbe a cittadini non qualificati di svolgere delicate funzioni, le quali dovrebbero essere di esclusiva competenza delle forze dell'ordine -:
se il Ministro non ritenga di doversi adoperare affinché le forze dell'ordine, in particolare quelle del nord barese, vengano messe effettivamente in condizione di svolgere il loro fondamentale ruolo di garanzia della sicurezza dei cittadini e dell'incolumità degli agenti;
se non ritenga che la polizia del territorio del nord barese abbia il diritto di poter ricevere al più presto i pagamenti arretrati delle ore di lavoro straordinario effettuato e un adeguato parco auto;
se non ritenga che l'istituzione delle ronde possa pregiudicare l'immagine, sminuire l'impegno e l'attività e dequalificare l'operato di polizia, carabinieri e guardia di finanza.
(5-01428)

Interrogazione a risposta scritta:

BECCALOSSI, MORONI, VOLPI, CAPARINI e ROMELE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
venerdì 8 e sabato 9 maggio 2009 si dovevano presentare presso le Corti d'Appello le liste per le elezioni provinciali. In previsione di questa scadenza era stato inviata a tutti gli uffici elettorali presso le Corti d'Appello una disposizione ministeriale che prevedeva i seguenti orari di apertura: venerdì dalle 8.00 alle 20.00, sabato dalle 8.00 alle 12.00;
in evidente contrasto con le disposizioni ministeriali la Corte d'Appello di Brescia, venerdì 8 maggio ha tenuto aperti gli uffici solo dalle ore 8.45 alle ore 16.00;
è stato informato il Prefetto Vicario, dottor Visconti, che ha provveduto ad

avvisare i vigili urbani di Brescia, i quali hanno accertato, con relativo verbale, l'effettiva chiusura degli uffici fin dalle ore 16.00 di venerdì 8;
evidenti sono stati i disagi e le preoccupazioni per gli addetti alla presentazione delle liste che si sono trovati, senza alcuna spiegazione, chiusi fuori dagli uffici dai responsabili della Corte d'Appello di Brescia, anche perché ogni tentativo di parlare nella giornata di venerdì 8 con il giudice responsabile della Corte d'Appello, anche da parte del Prefetto Vicario, è risultato vano;
si tratta di un fatto estremamente grave in quanto, specie in una fase delicata come quella elettorale, gli uffici che hanno ruoli essenziali nella procedura preparatoria delle elezioni, devono svolgere con scrupolo ed efficienza la loro funzione -:
quali siano le ragioni che hanno portato a questa ad avviso degli interroganti immotivata chiusura anticipata dell'Ufficio elettorale della Corte d'Appello di Brescia e quali misure si intendono adottare affinché non si ripetano per il futuro comportamenti di questo tipo, tali da turbare la complessa procedura elettorale.
(4-03042)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:

CICCANTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
ci sono circa 20.000 addetti che operano come lavoratori socialmente utili nelle attività di pulizia nelle scuole e nelle caserme del Ministero della difesa;
non ci sono le coperture finanziarie per pagare gli impegni assunti negli anni precedenti per garantire la continuità occupazionale delle attività stabilizzate dal 2001 nei consorzi di cooperative;
non sono stati mantenuti gli impegni assunti in data 22 ottobre 2008 da codesto Ministero con le rappresentanze sindacali dei lavoratori in parola, rinviando ogni decisione a data da destinarsi;
le cooperative, di fronte alle incertezze ministeriali, hanno minacciato le procedure di mobilità -:
quali impegni intenda assumere per fronteggiare i pagamenti finora dovuti e quelli futuri;
in quali termini temporali si intendono onorare detti impegni.
(4-03029)

TESTO AGGIORNATO AL 26 MAGGIO 2009

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

DAMIANO, MATTESINI, NANNICINI, AMICI, ARGENTIN, BACHELET, BARBI, BINDI, BINETTI, BOCCUZZI, BOBBA, BOFFA, BONAVITACOLA, BOSSA, CALGARO, CARELLA, MARCO CARRA, CENNI, CESARIO, CIRIELLO, CODURELLI, COLOMBO, CORSINI, COSCIA, CUOMO, CUPERLO, DE PASQUALE, ESPOSITO, FARINONE, FASSINO, FERRANTI, FERRARI, FIORIO, FIORONI, FLUVI, FONTANELLI, GATTI, GASBARRA, GIACOMELLI, GRAZIANO, LANZILLOTTA, LETTA, LOVELLI, LUCÀ, LULLI, LUSETTI, MADIA, MARANTELLI, MARIANI, MAZZARELLA, META, MORASSUT, MOSELLA, PELUFFO, PICCOLO, PICIERNO, PIZZETTI, PORTAS, POMPILI, QUARTIANI, RAMPI, ROSSOMANDO, RUGGHIA, SANGA, SANI, SANTAGATA, SARUBBI, D'ANTONA, TIDEI, TOUADI, MAURIZIO TURCO, VELO, VERNETTI, ZACCARIA, ZUCCHI e DE BIASI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Eutelia è una società operante dal 1998 nei settori Telecomunicazioni e Informatica con circa 2.400 dipendenti in tutta Italia ed è quotata in Borsa.

Il controllo di Eutelia è della famiglia Landi di Arezzo, anche attraverso le società Finanziaria Italiana e F. Finanziaria;
lo sviluppo della società è avvenuto con le acquisizioni di alcune aziende del settore TLC tra le quali EdisonTel, Noicom, NTS-Freedomland, C3 Europe, Alpha Telecom. Tra giugno e dicembre 2006 Eutelia ha acquisito anche le società italiane dei Gruppi Multinazionali di Informatica Getronics (ex Olivetti) e Bull con circa 2.200 dipendenti;
caratteristica delle società acquisite era la difficile situazione finanziaria e occupazionale, che si è ripetuta con l'acquisto nel 2007 delle attività di Enterprise Digital Architects (EDA), poi revocato dal curatore fallimentare di EDA;
a maggio 2008 Eutelia ha annunciato un pesantissimo processo di ristrutturazione con riduzione di costi generalizzati, chiusure di sedi, trasferimenti e l'apertura di una procedura di Cassa Integrazione Straordinaria per crisi per 772 unità. Il 23 giugno, dopo una durissima fase di lotte e trattative, è stato firmato un accordo che prevede l'applicazione dei Contratti di Solidarietà per 12 mesi per 2.202 lavoratori a partire dal 1o luglio, garanzie sulle chiusure delle sedi e sui trasferimenti, incontri preventivi su eventuali cessioni di attività e assetto, un percorso per affrontare i temi contrattuali e sindacali;
ad agosto 2008 Eutelia, con un capitale sociale di circa 34 milioni di euro ha comunicato una perdita economica nel Primo Semestre pari a circa 89 milioni di euro, al 90 per cento di natura finanziaria e di imposte. La perdita è salita a circa 113 milioni di euro a fine settembre e a 178,5 milioni a fine 2008;
il 12 gennaio 2009 Eutelia ha comunicato durante un incontro presso il Ministero dello Sviluppo la decisione di dismettere il settore IT Information Technology e di sviluppare un nuovo piano industriale per il settore TLC: nello stesso tempo ha annunciato prima l'avvio di una procedura di licenziamenti collettivi per circa 2.000 persone, poi di voler procedere con la Cassa Integrazione Straordinaria per cessazione di attività; Eutelia mette quindi a rischio tutti i 2.400 posti di lavoro e la sua stessa sopravvivenza;
tra le varie iniziative sindacali, si è svolta il 23 gennaio ad Arezzo una Manifestazione Nazionale dei lavoratori Eutelia che ha visto la presenza di oltre 1.000 lavoratori e di molte Istituzioni locali.
A marzo, durante un incontro presso il ministero dello sviluppo economico, Eutelia ha presentato un «Piano d'Impresa 2009-2011» che conferma quanto annunciato a gennaio, il Sindacato ha respinto tale piano chiedendo al Ministero di attivare un Tavolo con la presenza delle Istituzioni Locali e di imprese private per la costituzione di una nuova Società senza la presenza dell'attuale proprietà;
nell'incontro al Ministero del 21 aprile 2009, Eutelia ha drammatizzato la situazione per le continue perdite economiche e di commesse, per la mancata approvazione del Bilancio da parte della Società di Revisione, per l'assenza di società interessate alle acquisizioni; e stato quindi deciso la convocazione di un «tavolo di crisi» con la presenza della Presidenza del Consiglio, del Ministero dello sviluppo economico, delle Istituzioni locali;
in questi mesi il Governo non ha mai convocato le Regioni e gli enti locali e ha dimostrato scarso interesse ed impegno nei confronti della trattative avviata prove ne è che mai si sono presentati agli incontri né il Ministro né alcun sottosegretario da lui delegato, nonostante più volte richiesto dalle rappresentanze dei lavoratori;
anche dopo l'Assemblea degli Azionisti di fine aprile, che ha definito un Consiglio di Amministrazione guidato dalle banche creditrici, la posizione aziendale sulla dismissione è stata confermata;
gli ordini di portafoglio per il settore IT ammontano al 31 dicembre 2008 a 130 milioni di euro;

Eutelia occupa circa 2.400 dipendenti sparsi nelle numerose sedi nazionali. Le aziende operative, oltre ad Arezzo, dove è presente la sede legale, sono ubicate a Pregnanza Milanese (Milano), Roma, Ivrea, Bari, Napoli e Avellino -:
quali iniziative intenda adottare affinché l'azienda presenti un serio e credibile piano industriale 2009-2011, che tolga l'azienda dai giochi finanziari e le restituisca il proprio carattere imprenditoriale e nell'interesse non solo dei lavoratori e delle loro famiglie ma anche in quello del paese;
se non ritenga di doversi attivare per la convocazione di un tavolo che coinvolga tutti i soggetti ivi compresi gli Enti locali e le regioni interessate, che non sono mai stati fino ad ora convocati affinché si possa lavorare per una soluzione capace di garantire l'occupazione e il soddisfacimento degli appalti assegnati ad Eutelia, che riguardi tutte le aziende del gruppo ed eviti soluzioni differenziate e parziali;
se non ritenga di dover includere tra i temi affrontati nei tavoli predisposti anche un piano di interventi diretti alla formazione ed alla riconversione del personale con particolare riferimento ai 494 lavoratori del Business Unit denominata staff dall'impresa.
(5-01426)

Interrogazioni a risposta scritta:

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel settembre 2005 il dottor Gioacchino Genchi e il dottor Alessandro Pellerito, rispettivamente responsabili del servizio 3 «tutela dall'inquinamento atmosferico» e dell'Unità operativa S3.I «autorizzazioni alle emissioni in atmosfera» dell'Assessorato territorio e ambiente della Regione siciliana, hanno concluso l'iter istruttorio sui quattro sistemi previsti dal Piano di gestione dei rifiuti della Regione Sicilia che individua quattro impianti destinati alla chiusura del ciclo dei rifiuti: il termovalorizzatore di Palermo per la Sicilia occidentale; il termovalorizzatore di Augusta (Siracusa) per la Sicilia sud-orientale; il termovalorizzatore di Paternò (Catania) per la Sicilia nord-orientale; il termovalorizzatore di Casteltermini (Agrigento) per la Sicilia sud-occidentale;
l'istruttoria, predisposta dai dirigenti dell'Assessorato, prospettava il rigetto dell'autorizzazione alle emissioni in atmosfera;
dal momento in cui appare chiaro il contenuto dell'istruttoria predisposta dai due dirigenti Genchi e Pellerito, inizia un lungo contenzioso che impegna i vertici politici e dirigenziali dell'Assessorato regionale territorio e ambiente, e che ha come esito la revoca, da parte del Dirigente generale, dei contratti di lavoro dei due funzionari;
la revoca poteva essere disposta, in forza della normativa vigente, soltanto dalla Giunta di Governo e non da un dirigente generale;
fatto ancor più grave è che le presunte contestazioni, sfociate in denunce alla Procura della Repubblica, sono state da questa ritenute infondate e non veritiere e sono state archiviate dal GIP nel dicembre scorso;
non può che apparire inquietante la strana e ripetuta «coincidenza», con la quale si è tentato di evitare la partecipazione di chimici del servizio 3, al rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale sui quattro termovalorizzatori (inceneritori) previsti dal piano di gestione dei rifiuti della Regione Sicilia;
va segnalato il giudizio espresso dalla Corte dei conti sull'attività di vigilanza e di controllo sulla gestione del Commissario delegato per la Regione Sicilia da parte del Dipartimento della protezione civile e del ministero dell'ambiente che viene considerata «praticamente inesistente». La Corte dei conti aggiunge, inoltre, che «la stessa rendicontazione annuale, sottoposta al controllo della Ragioneria provinciale, ha prodotto, nel corso del commissariamento,

un solo rilievo, di scarso significato, nonostante le notevoli problematiche amministrative che la gestione ha sollevato, testimoniate da una lunga serie di pendenze giudiziarie in corso»;
in merito al ricorso straordinario al Presidente della Regione presentato dai due dirigenti si sono pronunciati per l'accoglimento sia la stessa Amministrazione Regionale (Ufficio Legislativo e Legale) sia il Consiglio di Giustizia Amministrativa, rilevando l'illegittimità dell'operato del Dirigente generale, il quale nell'occasione ha abusato dei suoi poteri ed ha usurpato quelli della Giunta. Ma di questo «particolare» sembrerebbe che l'Assessore Sorbello e la Giunta non ne abbiano tenuto conto;
lo staff di valutazione si è guardato bene dall'operare il contraddittorio con i dirigenti da valutare, non rispettando l'articolo 39, comma 6, del CCRL area dirigenza, che lo prescrive rigorosamente. L'Amministrazione si è persino guardata bene dal comunicare l'esito della presunta valutazione, che si è scoperta tale allorché sono stati presentati dai due dirigenti i decreti ingiuntivi per il mancato pagamento delle spettanze;
le schede di valutazione non recano in calce neppure le firme dei due dirigenti e ancora una volta sono stati violati i principi del giusto procedimento, di imparzialità e di trasparenza;
basterebbe solo questo per definire illegittimo e nullo l'intero procedimento: per anni, l'Amministrazione regionale ha sottoposto i suddetti dipendenti ad azioni discriminatorie, a sanzioni e a vere e proprie calunnie: azioni, sanzioni e calunnie che sono state riconosciute infondate e illegittime tanto dall'Ufficio legislativo e legale della stessa Regione siciliana, quanto dallo stesso Consiglio di Giustizia amministrativa;
i rilievi che hanno portato alla sospensione da parte della Giunta regionale dei dirigenti dell'assessorato al Territorio e Ambiente, Gioacchino Genchi e Alessandro Pellerito, dagli incarichi di dirigenza sono infondati e pretestuosi, come sostengono anche la Cgil e la Funzione pubblica regionali;
il caso Genchi-Pellerito va avanti da 5 anni a forza di rimozioni forzose dagli incarichi, ricorsi degli interessati, cause per mobbing e anche cause penali e, ad oggi i due funzionari sono stati esonerati dagli incarichi dirigenziali fino al 2013 -:
se il ministro interrogato non reputi necessario disporre un accertamento onde verificare se sussistono condotte discriminatorie nei confronti dei due citati dirigenti.
(4-03039)

LABOCCETTA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, con sede in Portici (Napoli), è un ente sanitario di diritto pubblico che opera nell'ambito del servizio sanitario nazionale quale strumento tecnico-scientifico dello Stato e delle regioni Campania e Calabria in materia di igiene e sanità pubblica veterinaria;
la normativa di riordino degli IIZZSS di cui al decreto legislativo n. 270 del 1993, non risulta essere applicata, tra gli altri all'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno;
permane l'inerzia delle regioni Campania e Calabria nell'adozione di una normativa regionale di attuazione, nonostante i solleciti che pervengono dalla Unione europea;
la mancata applicazione della predetta normativa di riordino impedisce la individuazione delle responsabilità di gestione degli enti e l'effettivo esercizio dei compiti statali di coordinamento e alta vigilanza;
la regione Campania, nonostante l'assicurazione in data 25 gennaio 2008 con la quale si impegnava ad emettere i provvedimenti

per l'adeguamento al decreto legislativo 270/93, sin qui non vi ha provveduto;
appare necessario a questo punto secondo l'interrogante riattivare il potere sostitutivo di cui all'articolo 120 della Costituzione, essendo rimasta inevasa la precedente richiesta del 5 novembre 2007 rivolta dal Ministero alla valutazione della Presidenza del Consiglio dei ministri;
si appalesa insopportabile e lesivo dell'elementare principio di buon andamento della Pubblica amministrazione il protrarsi della gestione commissariale dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno che dura da oltre un ventennio;
gli stessi organi commissariali risultano essere stati rinviati a giudizio per presunto danno erariale e per fattispecie di rilievo penale -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
quali iniziative intenda porre in essere per sancire la conclusione del commissariamento dell'Istituto Zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno;
quali siano le ragioni che hanno sin qui impedito l'adempimento degli obblighi sanciti nel decreto legislativo 270/93.
(4-03041)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NOLA e BECCALOSSI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nell'anno 2008/2009 l'AGEA ha eseguito per la provincia di Pavia una rideterminazione dell'uso del suolo (refresh) con l'obiettivo di verificare la compatibilità delle domande di aiuto presentate dai produttori agricoli con i diversi regimi comunitari di aiuto;
tra le varie problematiche emerse, tale refresh ha portato a considerare come tare improdultive le capezzagne, gli spazi di manovra e le fasce di rispetto dai confini, dalle strade e da altre servitù delle campagne impegnate nella produzione di arboricoltura da legno, non considerando che tali spazi sono strettamente funzionali alla coltura, nel caso degli spazi di manovra dei mezzi agricoli, o imposti dagli strumenti di legge e dal codice civile negli altri casi;
le aziende si trovano con dati di eleggibilità inferiori o non conformi con i dati catastali e/o i dati precedentemente utilizzati per il pagamento dei contributi;
esistono problemi di sovrapponibilità tra le ortofoto e le mappe catastali oltre che palesi errori interpretativi delle ortofoto stesse, soprattutto laddove le piante di recente messe a dimora non hanno sviluppato chiome rilevabili con detto strumento di indagine;
quasi tutte le aziende della provincia di Pavia si vedono bloccate le varie domande di aiuto comunitario con evidenti ripercussioni finanziarie, ulteriormente aggravate dall'attuale contesto economico -:
se intenda intervenire presso l'AGEA affinché sia fatto un tempestivo pagamento degli aiuti dovuti e già più volte controllati e accertati dagli enti competenti durante il loro iter procedurale;
come intenda adoperarsi nelle sedi opportune perché le superfici di cui in premessa vengano considerate parte integrante delle superfici «impegnate» e non tare improduttive;
sarebbe opportuno adoperarsi al fine di correggere gli errori interpretativi delle ortofoto senza che l'onere della prova gravi sui produttori, i quali dovrebbero dotarsi di «perizie asseverate», aggiungendo ulteriori costi a carico delle aziende

spesso nemmeno giustificati dagli esigui importi dei contributi spettanti e affinché le «tare» ammissibili a «sanatoria» siano proporzionalmente collegate alle superfici degli appezzamenti, e non considerate in via definitiva una tantum pari a 1.000 metri quadri per ogni particella;
se intenda verificare la puntuale applicazione del decreto ministeriale 22 gennaio 2009 RU 1564, disposizione finalizzata a favorire il riallineamento delle posizioni aziendali alle nuove dotazioni tecnologiche di verifica come il controllo GIS.
(5-01429)

TESTO AGGIORNATO AL 27 MAGGIO 2009

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'area della vice-dirigenza, introdotta dalla legge 145 del 15 luglio 2002, è stata di recente oggetto di dibattito parlamentare in vista dell'approvazione della legge 4 marzo 2009 n. 15 sulla produttività del lavoro pubblico e la trasparenza della P.A. ove il Governo all'articolo 8 ha previsto apposita norma interpretativa in materia di vice dirigenza;
ad oggi non sono ancora state emanate direttive al riguardo, così continuandosi a concedere vantaggi alle cosiddette ex carriere concettuali, che attraverso i corsi di riqualificazione acquisiscono - pur in assenza del diploma di laurea - posizioni di vertice nella ex carriera direttiva (C2 e C3);
resta improrogabile l'esigenza di emanare le direttive del caso al fine di ridare dignità professionale ai funzionari direttivi destinatari del provvedimento di cui in premessa -:
se siano già state impartite all'ARAN (Agenzia per la Rappresentazione Negoziale delle P.A.) le direttive utili alla risoluzione del problema e qualora ciò non fosse avvenuto, quando ne sia prevista la emanazione;
quali siano gli specifici intendimenti del Ministro in indirizzo quanto ai contenuti che vorranno esser dati all'istituto della vice-dirigenza.
(4-03036)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

RAISI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
a Imola (Bologna) è presente uno stabilimento CNH Case New Holland che è punto di eccellenza del Gruppo, infatti, negli ultimi tre anni - pur essendo il più piccolo sito industriale presente in Italia - ha raggiunto record produttivi senza precedenti che per celebrarli hanno visto alternarsi nello stabilimento i massimi vertici, tra cui Sergio Marchionne, Amministratore Delegato del gruppo Fiat;
nello stesso periodo ai lavoratori è stato richiesto, previo accordo sindacale, il massimo della flessibilità per un maggiore utilizzo degli impianti che ha consentito il raddoppio della forza lavoro (da poco più di 250 unità a quasi 500): infatti, le ultime trentacinque assunzioni sono avvenute il 1o giugno 2008;
con l'avvento della crisi economico-finanziaria internazionale il sito imolese è chiuso per cassa integrazione ordinaria da settembre 2008 e alla data del 30 agosto 2009 avrà raggiunto le quarantacinque settimane di cigo (su cinquantadue da utilizzarsi in due anni) senza che sia stato presentato ai lavoratori e ai sindacati alcun piano industriale che possa far sperare in una ripresa produttiva al termine della crisi;
le voci circolate nell'imolese darebbero come prossimi alla chiusura:
il reparto di assemblaggio delle pale gommate (cd Cwl), in quanto sarebbe stata decisa la fuori produzione dei modelli qui prodotti;
il reparto di assemblaggio dei mini-escavatori, in quanto nel sito di Modena si starebbe costruendo una nuova linea per accogliere la produzione di queste macchine finora prodotte a Imola;
il reparto di assemblaggio delle terne (cd Tlb), in quanto la produzione delle stesse sarebbe trasferita in parte a Lecce e in parte all'estero a Bel Horizonte (Brasile);
sulla trimestrale Fiat e in una lettera di H.D. Boyanovsky si da conto dell'intenzione di ridurre la forza lavoro del 15 per cento;
forte le preoccupazione dei lavoratori che il 20 aprile 2009 si sono riuniti in assemblea pubblica manifestando davanti all'ingresso della CNH di Imola -:
quali iniziative si intendano adottare per salvaguardare l'occupazione e il futuro del sito industriale imolese, anche in considerazione del fatto che lo stabilimento sorge sulle ceneri dell'ex Gruppo Benati fondato nel 1887 da Andrea Benati.
(5-01427)

Interrogazione a risposta scritta:

MELCHIORRE, RICARDO ANTONIO MERLO e TANONI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il gruppo Comdata spa, che opera nel campo dei servizi di assistenza alle

aziende e ai clienti, vive, in riferimento al proprio call center della Spezia, una situazione di grave difficoltà;
attualmente presso l'azienda Comdata spa di La Spezia lavorano circa 350 persone, di cui 220 con contratto a tempo indeterminato e 130 a tempo determinato. A tutt'oggi essa risulta l'unica del gruppo ad aver ridotto drasticamente la forza lavoro;
durante la cassa integrazione è stato realizzato un corso di riqualificazione professionale, finanziato dalla Provincia, che ha interessato ben 159 lavoratori;
tali lavoratori, alla fine del corso, sono stati indotti nel regime delle ferie forzate di 5 giorni da fare entro giugno, per problemi sulla commessa per la quale sono stati riqualificati;
a quanto è dato sapere, le risorse messe a disposizione dall'Amministrazione provinciale, attraverso il Fondo Sociale Europeo, sono state concesse all'azienda in oggetto sia al momento dell'insediamento nel nostro territorio, sia in una seconda fase per finanziare la riqualificazione delle risorse umane a disposizione;
l'azienda Comdata ha deciso di ridimensionare il personale e di spostare alcune commesse, tra cui Telecom, in altre sedi -:
se e quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati, al fine di garantire la permanenza dell'azienda Comdata spa a La Spezia, salvaguardando così gli attuali livelli occupazionali, compresi quelli atipici, e se e quali interventi i Ministri interrogati intendano porre in essere per verificare il corretto utilizzo del denaro pubblico di fonte comunitaria, messo a disposizione della proprietà di Comdata.
(4-03038)

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Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Franceschini e altri n. 1-00165, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Benamati, Marco Carra.

Ritiro di un documento del Sindacato Ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:
interrogazione a risposta in Commissione Caparini n. 5-00693 del 27 novembre 2008.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta orale Vietti n. 3-00372 dell'11 febbraio 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-03027;
interrogazione a risposta orale Occhiuto n. 3-00428 dell'11 marzo 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-03028;
interrogazione a risposta in Commissione Ciccanti n. 5-01145 del 17 marzo 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-03029.