XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 5 ottobre 2009

TESTO AGGIORNATO ALL'8 OTTOBRE 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
il 6 aprile 2009 la regione Abruzzo è stata colpita da un violento sisma che ha causato trecento vittime, oltre 1.500 feriti e più di 65 mila persone si sono ritrovate senza tetto. I comuni investiti dal terremoto sono stati ben 51, localizzati in tre province della regione;
rilevante è stato il patrimonio immobiliare pubblico e privato distrutto o seriamente compromesso nella sua stabilità ed integrità. Sono stati riscontrati gravi danni anche al patrimonio culturale artistico ed architettonico;
gli interventi di soccorso sono stati tempestivi ed efficaci, in particolare grazie della protezione civile, operativa a soli 3 minuti dal sisma ed all'immediata presenza del Sottosegretario Bertolaso e del Presidente del Consiglio dei ministri;
la presenza costante del Presidente Berlusconi, che è rimasto nelle zone terremotate durante tutte le prime fasi dei soccorsi, ed è tornato in Abruzzo per ben 12 volte nei due mesi successivi, ha dimostrato una vicinanza non solo istituzionale ma anche umana nei confronti della popolazione colpita;
entro le prime ventiquattro ore dal tragico evento sono state montate tende per 5.000 persone, mentre 15.000 terremotati sono stati trasportati negli alberghi della costa; i 12.000 soccorritori intervenuti nei primi due giorni dal sisma (un soccorritore ogni sei persone, un rapporto mai verificatosi prima), oltre ad aver effettuato interventi diretti di scavo, messa in sicurezza e sgombero delle macerie, hanno allestito 41 aree di ricovero e 17 presidi sanitari, con più di 1.600 operatori dedicati, tra cui 60 psicologi;
l'opinione pubblica nazionale ed internazionale, così come tutte le istituzioni europee, hanno unanimemente riconosciuto la tempestività, la capacità e l'immenso sforzo della protezione civile, delle forze dell'ordine, dei vigili del fuoco e di tutto il personale impiegato nell'opera di soccorso: molteplici sono stati i riconoscimenti internazionali sulla straordinaria efficacia del coordinamento del Governo italiano;
di enorme valore è risultata l'idea di tenere la sessione del G8 a l'Aquila, scelta attraverso la quale si sono ottenuti rilevanti risultati positivi: le risorse per l'organizzazione dell'evento, 220 milioni di euro, sono state investite in Abruzzo; non solo i danni del sisma, ma anche l'efficienza delle strutture di soccorso ed organizzazione del Paese sono stati portati all'attenzione dell'opinione pubblica mondiale, con conseguenti positivi riflessi in termini di prestigio internazionale e di aiuti economici provenienti da altri Stati: basti ricordare il contributo di solidarietà di 493 milioni di euro dell'Unione europea (la cifra più alta mai stanziata allo scopo) e i previsti interventi diretti per il recupero dei beni culturali più importanti da parte dei diversi Stati;
quanto all'opera di soccorso e di ricostruzione, nei primi 4 giorni dal sisma la protezione civile ha stanziato 100 milioni di euro per interventi immediati; oltre alle somme già ricordate, con il decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, sono stati stanziati per l'opera di ricostruzione 8,5 miliardi di euro, superando qualsiasi altro precedente intervento finanziario a copertura dei danni da calamità naturali nella storia della Repubblica;
quanto agli interventi il Governo ha previsto:
a) il pagamento a fondo perduto e al 100 per cento per la ricostruzione e la riparazione della prima casa danneggiata o distrutta; il pagamento fino a 10 mila euro per le riparazioni delle case

lesionate e un contributo di 2.500 euro per unità abitativa per lavori condominiali; stanziamento di 150.000 euro per chi vorrà ricostruirsi da sé la casa distrutta e 80.000 euro per chi invece ha una casa solo danneggiata; subentro per un importo non superiore a 150 mila euro, nei mutui attivati da chi ha subito un danno alla propria abitazione; le verifiche di agibilità già eseguite su edifici pubblici e privati sono 72.000;
b) il coinvolgimento diretto degli enti locali nelle fasi della ricostruzione, con particolare riguardo ai centri storici, i cui piani di ricostruzione saranno definiti dai sindaci, d'intesa con il presidente della regione Abruzzo e sentito il presidente della provincia;
c) l'esclusione dal patto di stabilità interno 2009-2010 delle spese sostenute dalla regione Abruzzo, dalla provincia dell'Aquila e dai comuni danneggiati per fronteggiare gli eventi sismici;
d) la sospensione del pagamento delle imposte e dei contributi nei comuni colpiti dal sisma; la sospensione dei processi civili pendenti presso gli uffici giudiziari dei medesimi comuni, nonché dei termini di legge gravanti sulle popolazioni colpite, quali prescrizioni, decadenze, termini legali, processuali e di notificazione, pagamento dei titoli di credito, cambiali ed assegni in scadenza al 6 aprile 2009, versamenti di entrate di natura patrimoniale, versamento di contributi consortili di bonifica, canoni di concessione e locazione di immobili distrutti o inagibili, pagamento di rate e mutui di qualsiasi genere;
e) il differimento dell'esecuzione di sfratti;
f) la sospensione dei termini per la notifica delle cartelle di pagamento da parte degli agenti della riscossione; l'esenzione dal pagamento del pedaggio autostradale nelle zone colpite;
g) l'applicazione di ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori, compresi quelli a termine, senza limiti di tempo, mentre le imprese godranno di indennizzi vari: sospensione dei pagamenti tributari e previdenziali, degli affitti, delle rate dei mutui;
h) la previsione di un'indennità speciale per i lavoratori autonomi, commercianti, artigiani e liberi professionisti che hanno perso il lavoro per effetto del terremoto;
i) la realizzazione di 4.500 «moduli abitativi» anche per chi, per motivi di studio o lavoro, vive in Abruzzo, ma non ha la residenza. I moduli poi diverranno campus a disposizione degli studenti. Si tratta dei complessi antisismici sostenibili ecocompatibili («c.a.s.e.»), nuove abitazioni, tecnologicamente avanzate, in costruzione in 30 lotti attorno a L'Aquila. Le prime consegne, 400 case per 3.000 persone, sono già state effettuate; si conta di completare l'opera per dicembre 2009 ad un ritmo di 300 appartamenti a settimana; 89 i campi già chiusi su un totale di 171;
l) la realizzazione di un zona franca urbana a L'Aquila, dotata di 45 milioni di euro ed esclusa da ogni patto di stabilità;
m) la destinazione di 226 milioni per l'edilizia scolastica, 36 milioni per le supplenze, in modo da garantire l'ordinato avvio dell'anno scolastico; per la ricostruzione della casa dello studente a L'Aquila sono stati stanziati 16 milioni dal fondo per l'edilizia universitaria; 70 milioni serviranno per ricostruire l'università, mentre con l'accordo di programma del maggio 2009 il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha assegnato un contributo di 3 milioni di euro per l'anno 2009, che sarà poi rideterminato per gli anni successivi sulla base di un piano programmatico presentato dall'ateneo, destinato alla costruzione di sedi sostitutive; grazie ad un accordo con gli altri atenei italiani gli studenti dell'Aquila non pagheranno le tasse universitarie il prossimo anno; 40 le scuole che hanno riaperto tra il 21 e il 28 settembre 2009;

l'istituzione, presso il ministero dell'economia e delle finanze, di un fondo per la prevenzione del rischio sismico, dotato di 44 milioni di euro per il 2010, di 145,1 milioni per il 2011, di 195,6 milioni per ciascuno degli anni 2012, 2013 e 2014, di 145,1 milioni per il 2015, 44 milioni per il 2016,

impegna il Governo:

a riferire sullo stato di attuazione della complessiva opera di ricostruzione abitativa e a continuare l'azione di sostegno e di ricostruzione secondo le linee già programmate;
a valutare, compatibilmente con le esigenze della finanza pubblica, la possibilità di assumere iniziative per estendere il periodo di indennizzo ai titolari di attività produttive sospese per il terremoto individuati ai sensi dell'ordinanza n. 3789 del Presidente del Consiglio dei ministri e di assumere iniziative volte a prorogare la sospensione del versamento di tributi e contributi oltre i termini previsti dai commi 2 e 3 dell'articolo 25 del decreto-legge n. 78 del 2009;
ad accelerare, sempre compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica, l'opera di ricostruzione dei centri storici, in particolare di quello dell'Aquila, coordinandosi con le autorità locali;
a continuare nella promozione di una politica abitativa finalizzata sia alla messa in sicurezza degli edifici esistenti che alla costruzione di nuovi edifici, nel pieno rispetto dei criteri antisismici.
(1-00249)
«Pelino, Alessandri, Iannaccone, Baldelli, Aracu, Guido Dussin, Castellani, Lanzarin, De Angelis, Togni, Dell'Elce, Scelli, Toto».

La Camera,
premesso che:
le conseguenze del terremoto che ha colpito la regione Abruzzo e, in particolare, la provincia dell'Aquila nel mese di aprile 2009, sono state, come è noto, pesantissime: 306 vittime, più di 1.500 feriti e oltre 63 mila abitanti rimasti privi della loro abitazione. Rilevantissimo è poi il patrimonio immobiliare pubblico e privato distrutto o seriamente compromesso nella sua stabilità e integrità ed ancora più profonda è la ferita al patrimonio culturale, artistico ed architettonico;
nella prima fase dell'emergenza è stato svolto un ottimo lavoro nel quale il servizio di protezione civile ha potuto fornire un esempio di buona organizzazione ed efficienza della macchina operativa inerente i primi soccorsi. Ora che i riflettori tendono a spegnersi sull'emergenza Abruzzo e si vedono più ombre che luci, è necessario ragionare sulla seconda fase, quella vera, quella della ricostruzione;
pochi giorni dopo il sisma, il Governo è intervenuto con un provvedimento di urgenza, il decreto-legge n. 39 del 2009 per interventi a favore dei territori e delle popolazioni colpite dal terremoto;
il Parlamento avrebbe potuto contribuire a dare certezze sul piano normativo, sia per quanto riguarda le modalità e i tempi degli interventi, sia per quanto riguarda le risorse messe a disposizione per la ricostruzione. Ma sostanzialmente, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, non gli è stato possibile. Il suddetto decreto-legge n. 39 del 2009, infatti, se si tralasciano poche, seppur importanti, modifiche (cercate e ottenute dall'opposizione), nella sua seconda lettura alla Camera dei deputati, è stato sostanzialmente «blindato» dal Governo e, in particolare, dal Ministro dell'economia e delle finanze, che ha ritenuto di demandare tutto a futuri provvedimenti governativi, scavalcando o relegando a un ruolo poco più che marginale, sempre ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, le amministrazioni locali coinvolte;
sarebbe stato, invece, quello parlamentare l'ambito istituzionale più

adatto e opportuno per definire un provvedimento organico, capace di dare una risposta efficace alla popolazione abruzzese e di scongiurare il rischio grave di una ricostruzione poco trasparente e insufficiente e gestita dal Governo in modo autonomo ed eccessivamente centralizzato, attraverso lo strumento principale delle ordinanze;
si è scelto di non seguire l'esempio del terremoto di Umbria e Marche del 1997, che ha rappresentato indiscutibilmente un modello positivo nella gestione e che fin dall'inizio, nelle scelte per la ricostruzione, aveva visto sia il Parlamento che le istituzioni locali interessate svolgere un ruolo primario, con un modello di governance che ha dato risultati importanti. La gestione dell'emergenza post-terremoto in Umbria e Marche fu affidata subito ai presidenti delle regioni, con poteri commissariali esercitati d'intesa con il Governo. Questo Governo, in questa occasione, ha scelto, invece, di seguire tutt'altra strada, quella appunto della centralizzazione delle decisioni;
dopo sei mesi dal sisma vi sono ancora 30 mila persone in attesa di sistemazione, di cui circa 9 mila ancora in tenda. E anche se nel luglio 2009, il Presidente del Consiglio dei ministri dichiarava che «entro settembre nessuno abiterà più in una tenda» e che «le 500 chiese saranno ricostruite tutte», a tutt'oggi moltissimi cittadini continuano a vivere nelle tendopoli;
L'Aquila conta ancora 7 mila persone in tenda, 20 mila collocati sulla costa, e 12 mila cittadini in hotel. A Paganica si è riusciti a smontare solo 14 tende su 80. Allo stato attuale mancano abitazioni. Mancano, infatti, più case di quanto si era valutato al tempo delle prime ricognizioni sul fabbisogno abitativo. Anche se si sommano gli alloggi del piano «c.a.s.e.» (5.000 abitazioni), le casette in legno provvisorie («m.a.p.») e gli altri alloggi individuati tra caserme, appartamenti sfitti ed altro, rimangono ancora «scoperti» un gran numero di nuclei familiari;
tra l'altro, le stesse aree individuate per il progetto «c.a.s.e.» sono disseminate su tutto il territorio, senza alcuna logica urbanistica, se non quella della disponibilità immediata dell'area;
per quanto riguarda la situazione dei beni culturali lesionati dal terremoto, questa resta sostanzialmente quella del 6 aprile 2009. Sono stati stanziati finora solo fondi per circa 20 milioni di euro, necessari a evitare nuovi crolli. Ma è evidente che le necessità sono ben altre: la messa in sicurezza e il restauro dei monumenti dell'aquilano e del patrimonio storico, architettonico e artistico danneggiato dal sisma dell'aprile 2009 non costerà meno di tre miliardi di euro e dei 50 milioni annunciati dal Ministro Sandro Bondi sono stati deliberati solo i primi 2 milioni;
ancora oggi molte case e molti monumenti importanti non sono stati ancora puntellati, con il conseguente rischio di cedimenti con l'arrivo delle prime piogge e della neve. Vi sono circa 3 milioni di metri cubi da demolire e 1.500 puntellamenti da fare;
manca un'apposita ordinanza della protezione civile, elaborata d'intesa con i comuni interessati, per dettare le regole sulla ricostruzione dei centri storici;
il centro storico aquilano - come ha dichiarato il 6 settembre 2009 a Il Corriere della Sera il presidente della provincia dell'Aquila Stefania Pezzopane - «è stato abbandonato. Mancano le risorse e anche gli uomini sul campo sono di meno rispetto ai primi tempi». In quest'area, gli edifici censiti nelle classi E (edificio inagibile) ed F (edificio inagibile per rischio esterno) sono rispettivamente 1.567 e 288, per un totale di 1.855. Se si considerano gli alloggi, anziché gli edifici, quelli inagibili nel centro storico ammontano a circa 2.800 unità. Il cuore della città dell'Aquila risulta inagibile al 78 per cento;
insomma, a sei mesi dal sisma, la situazione resta difficilissima. Anche sotto l'aspetto della ripresa delle attività produttive,

i problemi rimangono tutti: si contano 16.500 lavoratori in cassa integrazione, 1.500 piccole e medie imprese della «zona rossa» ferme da aprile 2009, così come fermi sono gli oltre 100 ambulanti storici;
è di questi giorni l'allarme lanciato dal segretario della Filca-Cisl, Lucio Girinelli, e dal segretario regionale, Pietro Di Natale, sulle aziende edili abruzzesi lasciate sostanzialmente fuori dalla ricostruzione post-terremoto. Oggi, all'Aquila, nei cantieri del progetto «c.a.s.e.» e delle altre iniziative in corso - hanno sottolineato i due esponenti della Filca-Cisl - lavorano solo imprese provenienti da fuori regione, con qualche subappalto concesso a ditte abruzzesi, che operano con manodopera non locale e un numero troppo elevato di addetti di provenienza straniera;
da qui la necessità, nel rispetto della trasparenza e della concorrenza, di incrementare l'occupazione locale, cercando misure a sostegno dell'imprenditorialità, con incentivi e fiscalità di vantaggio, coinvolgendo nella ricostruzione del territorio le imprese abruzzesi, in particolare aquilane, che rappresentano un patrimonio importante di professionalità;
accanto a ciò si aggiunge l'emergenza università e il problema degli alloggi nella città dell'Aquila, per i numerosissimi studenti fuori sede. A tal fine il sindaco Massimo Cialente aveva chiesto al Governo 1.200 case mobili per gli studenti;
l'opera di ricostruzione impone, peraltro, un controllo e un indispensabile monitoraggio di tutte le procedure di assegnazione dei lavori di ricostruzione in Abruzzo, per il contrasto alla criminalità organizzata e alla sua infiltrazione nel contesto economico-istituzionale della regione. A tal fine è fondamentale il controllo sul territorio e il coinvolgimento delle imprese locali;
il 16 aprile 2009, poco dopo quindi il sisma in Abruzzo, lo stesso procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso aveva invitato tutti a tenere alta l'attenzione e a vigilare su possibili infiltrazioni mafiose negli appalti legati alla ricostruzione delle zone terremotate, dichiarando: «serve una lista di grandi aziende pulite che dovranno avere il ruolo di organizzatori di quanto c'è da fare per la ricostruzione delle zone terremotate»;
peraltro, in Abruzzo si sono registrate già da diverso tempo presenze mafiose che impongono un controllo capillare sui rischi concreti di infiltrazione della criminalità organizzata nel circuito della ricostruzione. Come riportato dal quotidiano la Repubblica del 31 agosto 2009, in questa fase di ricostruzione dell'Abruzzo, è iniziato il «balletto» per la «compravendita» dei certificati antimafia, indispensabili alle ditte interessate a partecipare alla medesima ricostruzione. Si parla di numerose società piccole e grandi coinvolte o sfiorate in investigazioni antimafia e tutte in attesa per ottenere un appalto o un subappalto. Sono emersi casi, come quello relativo ad un'impresa di Gela priva dei requisiti antimafia rilasciati dalla prefettura di Caltanissetta, che risulta invece già lavorare in alcuni subappalti in Abruzzo;
così come andrà attentamente monitorato il corretto stoccaggio delle macerie e, in particolare, dell'amianto, vigilando sul loro corretto smaltimento e sui costi;
il decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 3 agosto 2009, n. 102, ha stabilito le modalità di recupero dei versamenti fiscali e contributivi sospesi a seguito del terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009. Si ricorda che i tributi e i relativi versamenti erano stati sospesi fino al 30 novembre 2009, secondo quanto disposto dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3780 del 2009. Con altra ordinanza, era stato inoltre sospeso, relativamente ai datori di lavoro ed ai lavoratori autonomi operanti alla data dell'evento sismico nei comuni interessati, il versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali, nonché dei premi per l'assicurazione

contro gli infortuni e le malattie. Il suddetto decreto-legge n. 78 del 2009, all'articolo 25, ha disposto che sia i versamenti fiscali che quelli contributivi siano effettuati a decorrere dal gennaio 2010, in 24 rate mensili;
va sottolineato che simili disposizioni sul recupero dei versamenti fiscali e contributivi hanno riguardato altri eventi sismici, quali quelli delle regioni Marche ed Umbria del 1997 e quelli del Molise del 2002. In entrambi questi casi, si è definita la posizione dei soggetti che hanno beneficiato delle suddette sospensioni, mediante la corresponsione del 40 per cento dell'ammontare dovuto (al netto dei versamenti già eseguiti), in 120 rate mensili,

impegna il Governo

ad assumere le necessarie iniziative, anche normative, volte a:
a) incrementare i fondi e le risorse necessarie per il post-terremoto, allineandole con le reali esigenze, finalizzando a tal fine anche una quota parte delle risorse provenienti dal gettito derivante dall'attuazione dell'articolo 13-bis del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 3 agosto 2009, n. 102, destinandole con particolare riferimento alle finalità di cui ai successivi capoversi;
b) prorogare almeno al giugno 2010 il recupero dei versamenti fiscali e contributivi, attualmente sospesi con le ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri, prevedendo, altresì, l'equiparazione e le medesime modalità di rimborso previste per gli eventi sismici avvenuti nelle regioni Marche ed Umbria del 1997 e quelli nelle province di Campobasso e Foggia del 2002;
c) differire i termini previsti dall'articolo 5, comma 4, del decreto-legge n. 39 del 2009, che ha disposto - al fine di aiutare le popolazioni colpite dal sisma - la sospensione del pagamento delle rate di adempimenti contrattuali, compresi quindi mutui e prestiti;
d) prevedere la proroga dell'indennizzo previsto dall'articolo 8, comma 1, lettera b), del decreto-legge n. 39 del 2009, in favore dei collaboratori coordinati e continuativi, dei titolari di rapporti di agenzia e di rappresentanza commerciale, dei lavoratori autonomi, dei titolari di attività di impresa e professionali, che hanno dovuto sospendere l'attività a causa del sisma, che l'ordinanza n. 3763 ha previsto venisse erogato per soli tre mesi;
e) incrementare le risorse a favore delle zone franche urbane come individuate dal decreto-legge n. 39 del 2009;
f) prevedere la possibilità per le spese sostenute prima della data del 6 aprile 2009 dai contribuenti residenti nei comuni della provincia dell'Aquila e negli altri comuni della regione Abruzzo colpiti dagli eventi sismici, che hanno già avviato interventi di recupero del patrimonio edilizio oppure di riqualificazione energetica degli edifici, usufruendo così delle detrazioni previste rispettivamente del 36 per cento e del 55 per cento, di poter usufruire delle suddette detrazioni dall'imposta lorda in un'unica quota o in più quote annuali, a scelta degli interessati, fino al raggiungimento dei valori massimi consentiti;
g) valutare l'opportunità di considerare come abitazione principale, e quindi destinataria del diritto al 100 per cento del rimborso per i danni subiti, «quella nella quale la persona fisica, che la possiede a titolo di proprietà o altro diritto reale, o i suoi familiari dimorano abitualmente», così come previsto dall'articolo 10, comma 3-bis, del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 (testo unico delle imposte sui redditi) e come peraltro ribadito dall'articolo 43 del codice civile;
h) escludere dalle procedure di assegnazione dei lavori di ricostruzione, sia per gli appalti che i subappalti, le imprese che hanno partecipato alla realizzazione di nuovi edifici che non hanno retto all'evento

sismico e sulle quali gravano pesanti sospetti, sui quali la magistratura sta indagando o dovrà indagare;
i) prevedere, ai fini della trasparenza e della conoscibilità degli atti, delle procedure e delle decisioni adottate, la pubblicità, anche tramite i siti internet della protezione civile, nonché, d'intesa con gli enti locali interessati, della regione e della provincia dell'Aquila, l'elenco dei fornitori, comprensivo dell'oggetto della fornitura e del relativo importo, lo stato delle somme erogate e dei relativi beneficiari, gli interventi programmati, gli avvisi, lo stato di realizzazione delle opere, nonché tutta la normativa nazionale, regionale, provinciale e comunale, afferente gli interventi di ricostruzione conseguenti agli eventi sismici verificatisi nella regione Abruzzo a partire dal 6 aprile 2009;
l) relativamente all'emergenza università, affrontare il problema degli alloggi nella città dell'Aquila, anche in considerazione dei numerosissimi studenti fuori sede, valutando la possibilità di utilizzare da subito per gli alloggi per studenti i diversi milioni di euro bloccati dal Cipe per la casa dello studente;
m) favorire, per quanto di competenza, assumendo gli opportuni contatti con gli organi direttivi dell'università, il superamento delle difficoltà cui possano essere esposti gli studenti dell'università dell'Aquila (ad esempio, attraverso l'eliminazione delle firme di presenza per le ore di lezioni relative al secondo semestre dell'anno accademico, l'abbuono delle ore di frequenza e di tirocinio previste e i corrispettivi crediti, l'intensificazione degli appelli d'esame al fine di consentire agli studenti di poter recuperare le sessioni d'esame eventualmente perse nei mesi da giugno a dicembre 2009 e altre), stante le difficoltà per l'avvio dell'anno accademico.
(1-00250)
«Di Stanislao, Di Pietro, Donadi, Borghesi, Evangelisti, Piffari, Scilipoti».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da notizie stampa risulta che sono già 17 le vittime causate dal maltempo nella Sicilia orientale, una quarantina i feriti e dieci i dispersi nella provincia di Messina. Gli sfollati, sarebbero 415, ma i numeri sono destinati a cambiare in peggio;
la zona più colpita da frane e smottamenti è tra i comuni di Scaletta Marina, Giampilieri, Briga e Scaletta Zanclea: un'area di circa 3,5 chilometri quadrati. La situazione più grave è a Giampilieri Superiore, frazione a circa 20 chilometri dal capoluogo, dove un costone roccioso ha travolto alcune palazzine;
secondo l'ingegnere Mario Arrigo, responsabile delle emergenze della Protezione civile regionale, sarebbero una ventina gli edifici crollati;
le città sono isolate e le frane hanno interrotto l'autostrada A18 Messina-Catania, dove molti automobilisti sono rimasti bloccati e hanno passato la notte in auto con il transito consentito solo ai mezzi di soccorso; la strada statale 114 che da Messina porta a Taormina è invasa da montagne di detriti, fango, fiumi di acqua. Le auto sono state sepolte dalla terra e l'acqua è entrata nei piani bassi delle abitazioni, negli scantinati e nei garage. I marciapiedi sono coperti da montagne di terra alte anche dieci metri mentre la circolazione ferroviaria è sospesa da giovedì sera fra Messina e Santa Teresa Riva, sulla linea che collega Catania e Messina, spiega in una nota il gruppo Ferrovie dello Stato;

il maltempo ha colpito anche le province di Palermo e Trapani. Secondo quanto riferito dal sito www.corriere.it «nel capoluogo i sommozzatori dei vigili del fuoco sono intervenuti per gli allagamenti nei sottopassi lungo la via Regione siciliana, l'asse che taglia la città e collega le autostrade Trapani-Palermo e Palermo-Messina. Un'impalcatura è crollata in piazza Santa Cecilia, molti automobilisti sono rimasti bloccati in via Oreto, in via Orsa Minore, in via Messina Marina, nelle borgate di Mondello e Partanna dove le strade sono diventate torrenti in piena. In via Ciaculli sono intervenuti i carabinieri per salvare un uomo in un'ambulanza in panne. Il nubifragio ha provocato anche il parziale allagamento del pronto soccorso dell'ospedale Buccheri La Ferla e di alcuni reparti dell'ospedale Civico. Nella borgata di Belmonte Chiavelli ci sono state delle frane e gli abitanti che erano tornati nelle proprie case dopo le piogge dei giorni scorsi sono di nuovo sfollati. Allagamenti e disagi anche a Trapani, Valderice e Mazara del Vallo»;
a giudizio degli interroganti il territorio messinese alle prime piogge autunnali, ha mostrato tutta la sua fragilità a causa anche di una violenta urbanizzazione disordinata e aggressiva che ha stravolto gli equilibri idrogeologici;
numerose inchieste della magistratura messinese hanno infatti riguardato speculazioni perpetrate in aree torrentizie;
il Capo Dipartimento della protezione civile, Guido Bertolaso, durante una conferenza stampa in prefettura a Messina ha dichiarato: «Eravamo in allerta meteorologica da giovedì mattina, più di questo non potevamo fare: o si fa una grande opera di messa in sicurezza di tutto il territorio nazionale o queste tragedie sono destinate a ripetersi» -:
se e quali provvedimenti intendano adottare per assicurare, come auspica anche il sottosegretario Bertolaso, una grande opera di messa in sicurezza di tutto il territorio nazionale;
quali iniziative e provvedimenti intendano adottare perché siano rivalutati gli strumenti di pianificazione urbanistica e gli stessi siano improntati a criteri di equilibrio e sostenibilità.
(5-01875)

Interrogazione a risposta scritta:

BRIGUGLIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il tragico nubifragio che si è abbattuto sul messinese, nella notte tra il 1o ed il 2 ottobre ha causato, e si tratta di un bilancio provvisorio considerato il numero dei dispersi, quattordici morti e quaranta feriti;
frane, crolli e allagamenti hanno devastato e ridotto in ginocchio alcuni comuni della provincia jonica del messinese, Scaletta Zanclea, Santo Stefano Briga, Giampilieri e Messina sud;
la situazione più critica si registra a Giampilieri, dove è franato un intero costone roccioso, provocando 6 morti;
le operazioni di soccorso sono rese difficili dall'impossibilità per i mezzi di raggiungere le zone colpite dalle frane. In molti casi i soccorritori arrivano sul posto a piedi -:
quali tempi siano necessari per il ripristino della normalità e per la valutazione dei danni;
quali ulteriori interventi intenda assumere in attuazione della dichiarazione di stato d'emergenza.
(4-04425)

TESTO AGGIORNATO AL 6 OTTOBRE 2009

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

ROSSA, TULLO, ANDREA ORLANDO, MELANDRI, ZUNINO, DE BIASI, GHIZZONI e PALADINI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
con nota 10 luglio 2008 (prot. n. 258556) il sindaco di Genova in funzione

di Presidente della Fondazione Teatro Carlo Felice esponeva al Ministro interrogato la grave crisi gestionale e finanziaria in cui versava la Fondazione, chiedendo all'amministrazione vigilante di intervenire per ricondurre la gestione a livelli consoni ad un ente di rilevanza nazionale;
con nota 24 luglio 2008 (prot. n. 276719) il sindaco di Genova evidenziava l'ulteriore aggravarsi della crisi gestionale e l'impraticabilità di soluzioni interne per fronteggiare le problematiche, tali da determinare l'impossibilità di funzionamento del consiglio di amministrazione, manifestatasi anche nella seduta del 23 luglio 2008, con l'assenza di quattro consiglieri che avevano preannunciato le proprie dimissioni e con la presenza di quattro consiglieri, tre dei quali avevano manifestato analoga intenzione e di cui uno aveva abbandonato la seduta facendo venire meno il numero legale;
dai verbali del consiglio di amministrazione della Fondazione emergevano i forti contrasti tra organi di amministrazione, con inevitabili riflessi negativi sull'operatività e sull'offerta del Teatro;
con nota n. 13732 del 24 luglio 2008 il Capo di Gabinetto del Ministro interrogato aveva comunicato l'avvio del procedimento per il commissariamento della Fondazione;
in data 31 luglio 2008 il Ministro emanava un decreto col quale il consiglio di amministrazione della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova veniva sciolto con decorrenza immediata;
col decreto menzionato il signor Giuseppe Ferrazza veniva nominato commissario straordinario per il periodo strettamente necessario alla ricostituzione del consiglio di amministrazione della Fondazione e comunque non superiore a sei mesi;
il dottor Marco Aldo Amoruso veniva nominato sub commissario straordinario della Fondazione per assolvere i compiti delegati dal commissario straordinario;
i compensi del commissario straordinario e del sub commissario (come dall'articolo 2 del decreto) venivano posti a carico della Fondazione;
il 31 gennaio 2009 il commissariamento è stato prorogato;
con nota 11 agosto 2009 (prot. n. 328394) indirizzata al Capo di Gabinetto del Ministro, il sindaco di Genova, in vista della scadenza della proroga dell'amministrazione straordinaria della Fondazione (30 settembre 2009) chiedeva un incontro per concertare un progetto di sviluppo del Teatro, posto che risultavano superate le questioni che avevano portato al commissariamento (in particolare la chiusura del contenzioso relativo al Fondo pensione dei dipendenti);
con nota 7 settembre 2009 (prot. n. 358825/87) il Ministro interrogato informava il sindaco che ogni sua determinazione sarebbe stata adattata sulla base di una dettagliata relazione del commissario straordinario sugli interventi effettuati per il risanamento della Fondazione e dalla valutazioni della competente Direzione generale per lo spettacolo dal vivo;
in data 28 settembre il sindaco di Genova alla presenza dei parlamentari liguri aveva auspicato il rilancio del Teatro Carlo Felice con la compartecipazione di fondi privati e al ritorno in tempi brevi ad una gestione ordinaria;
in data 30 settembre 2009 viene confermata la notizia, diffusa dapprima da alcuni parlamentari liguri della maggioranza, del prolungamento in qualità di Commissario straordinario della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova del signor Giuseppe Ferrazza sino al 31 maggio 2010;
i problemi finanziari che avevano portato al commissariamento sono risolti;
attualmente la Fondazione è in condizioni di riprendere l'attività in maniera autonoma;
durante la conferenza stampa del 1o ottobre 2009 nella quale si annunciava il

prolungamento del commissariamento, è giunta la notizia che il commissario Ferrazza ha liquidato il direttore degli allestimenti scenici Michele Olcese e ha chiamato come consulente artistico per la programmazione il compositore Giorgio Battistelli, al posto dell'attuale direttore artistico Cristina Ferrari -:
quali motivazioni hanno portato il Ministro alla decisione di prolungare il commissariamento della Fondazione Carlo Felice di Genova;
se siano state individuate e, in caso quali siano, le strategie di programmazione in rilancio dell'ente.
(4-04427)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

II Commissione:

DI PIETRO e PALOMBA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
i detenuti ospitati nelle strutture carcerarie del nostro Paese sono ormai oltre 64.000, cifra destinata ad aumentare a circa 70.000 unità entro la fine del 2009;
si tratta di un record assoluto nella storia dell'Italia repubblicana;
vi è di fatto un drammatico problema di sovraffollamento, potendo le carceri italiane ospitare un massimo di 43.327 detenuti sulla carta, ma di fatto 37.000;
una situazione in grado di «compromettere la sicurezza del Paese» secondo il direttore del dipartimento amministrazione penitenziaria, Franco Ionta, che è anche commissario straordinario per l'emergenza carceri;
i recenti tagli alle risorse destinate alla giustizia effettuati dal Governo stanno ingenerando esiziali difficoltà di gestione ed efficienza amministrativa negli istituti penitenziari sull'intero territorio nazionale, difficoltà che, in taluni casi, raggiungono punte di vera e propria «emergenza umanitaria»;
varie associazioni hanno lanciato l'allarme sulle condizioni delle carceri: dall'Unione camere penali all'Associazione dei dirigenti dell'amministrazione carceraria, dal SAPPE (sindacato della polizia penitenziaria) al Garante dei detenuti della regione Lazio, tutti concordi nell'affermare, tra l'altro, che occorrerebbe applicare adeguatamente la misura della custodia cautelare e che andrebbe riaperto il dibattito sulle pene alternative;
le condizioni attuali di vita carceraria sono spesso lontane dai normali livelli di civiltà e di rispetto della dignità del detenuto, dal momento che il degrado è pesantemente connesso al sovraffollamento dei nostri istituti di pena;
l'aumento della popolazione carceraria risulta essere inversamente proporzionale alla presenza del personale di polizia penitenziaria ed infatti vi sono gravi carenze di organico della polizia penitenziaria, cui mancano almeno 5.500 agenti, del personale amministrativo, degli assistenti sociali e degli educatori delle carceri;
l'adeguamento della pianta organica della Polizia penitenziaria è fermo alle previsioni del 2001, quando risultavano 10.000 reclusi in meno: ma anche rispetto a quelle previsioni, l'organico è carente del 15 per cento: 35.318 agenti presenti contro i 41.268 previsti;
gli istituti penitenziari nel nostro Paese sono 207 e in 12 regioni è stato sfondato il limite massimo di sovraffollamento;
secondo il piano di edilizia carceraria proposto dal Ministero della giustizia, sarebbero previste costruzioni di nuovi istituti di detenzione entro il 2012, per un totale di 73.000 nuovi posti, con una spesa di un miliardo e 500 milioni di euro per 15 nuovi istituti e per l'ampliamento delle carceri esistenti;

risulta che tale progetto non sia però mai stato presentato in Consiglio dei ministri e sembra che sia stato già respinto dal Governo per mancanza di fondi -:
quali misure straordinarie il Ministro interrogato intenda porre in essere per fare fronte alla grave emergenza del sovraffollamento carcerario, in termini di edilizia, di personale di polizia penitenziaria, monitorando il problema anche attraverso un'urgente e approfondita indagine conoscitiva nazionale, volta a raccogliere dati e osservazioni relativi alle carceri italiane in termini di: data di costruzione delle strutture e ultime ristrutturazioni; dimensione, capienza, igiene, illuminazione, decoro e clima delle celle; presenza dei presidi sanitari (infermerie, centri clinici, numero di medici), patologie più frequenti; segnalazioni di eventuali maltrattamenti e violenze, casi di suicidio nel 2009; corretta e compiuta attuazione dei regolamenti penitenziari, della legge sulle detenute madri e della legge sull'aids in carcere; adeguatezza degli spazi, della socialità e dell'attività dei detenuti: presenza media dei detenuti e del personale penitenziario (ivi inclusi educatori, assistenti sociali e psicologi); affidamento al servizio sociale, semilibertà.
(5-01876)

RAO, VIETTI, CIOCCHETTI e DIONISI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
a fronte della difficile situazione esistente nell'Ufficio del Giudice di pace di Roma, determinata dal notevole aumento delle cause iscritte a ruolo, e in particolare dei ricorsi avverso le sanzioni amministrative e delle nuove competenze sull'immigrazione, non ha fatto riscontro un corrispondente incremento di personale amministrativo, che, anzi, negli ultimi anni ha subito una consistente diminuzione;
attualmente risulta impossibile una corretta e adeguata funzionalità dell'ufficio, nonostante l'impegno dei giudici e del personale in servizio;
a seguito di numerose proteste, l'ottava commissione del Consiglio superiore della magistratura ha compiuto una serie di audizioni sulla situazione determinatasi all'Ufficio del Giudice di pace di Roma dalle quali sono risultate carenze di personale amministrativo e insufficiente funzionalità dei programmi informatici a disposizione dell'Ufficio, rilevando che tali disfunzioni incidono direttamente sull'efficienza della giurisdizione, sui tempi del processo e sul diritto dei cittadini ad accedere al servizio giudiziario;
con una delibera approvata all'unanimità, il CSM - non avendo competenza diretta sull'organizzazione giudiziaria - ha chiesto al Ministero della giustizia, al Presidente della Corte di appello e al Presidente del tribunale di Roma, nonché al coordinatore dell'Ufficio del Giudice di pace, di intervenire per assicurare la funzionalità dell'Ufficio e rispondere al meglio alle esigenze dei cittadini;
nel mese di aprile del 2010 verranno in scadenza numerosi Giudici di pace, con intuibili, ulteriori ripercussioni su tutta la macchina giudiziaria;
sarebbe opportuno affrontare, in una situazione non precaria come quella attuale, il previsto aumento del lavoro derivante dalle nuove e più ampie competenze per valore attribuite al Giudice di pace dalla riforma del processo civile;
il Governo non ha ancora presentato il preannunciato progetto di riforma della magistratura onoraria -:
se non intenda provvedere, con la massima sollecitudine, al trasferimento a detto Ufficio di un congruo numero di dipendenti e, nel caso di impossibilità di distogliere personale dagli altri uffici giudiziari, disporre, d'intesa con il Ministro per la pubblica amministrazione e le innovazioni e con gli altri ministeri competenti, il distacco di dipendenti di altre amministrazioni dello Stato, nonché assumere un'iniziativa normativa d'urgenza che assicuri la continuità dell'attività dei Giudici di pace in scadenza ravvicinata, in attesa dell'approvazione di un organico progetto di riforma.
(5-01877)

SAMPERI, MELIS e FERRANTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il sistema carcerario italiano presenta un drammatico problema di sovraffollamento della strutture penitenziarie, con oltre 64.000 detenuti ospitati a fronte di un massimo di capienza pari a 43.000 unità;
il piano di edilizia carceraria annunciato dal Ministro della giustizia, che prevedeva la costruzione di nuovi edifici penitenziari entro il 2012 per un totale di 73.000 nuovi posti e ulteriori ampliamenti della strutture esistenti, non è ancora stato presentato in Consiglio dei ministri -:
a fronte di questa grave emergenza, quanti nuovi posti siano stati realizzati sino ad oggi e se il Ministro interrogato possa fornire dati precisi sulla tipologia dei reati commessi dai reclusi e sul grado di giudizio dei processi a loro carico.
(5-01878)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:

CICCANTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il presidente della regione Marche ha fatto sapere, attraverso una dichiarazione alla stampa, che sarebbero stati stornati per le opere di ricostruzione della città dell'Aquila i finanziamenti già stanziati per il 1o lotto (tra Trisungo e Favalanciata, nel comune di Arquata del Tronto) della strada statale 4 Salaria;
da area cantierabile, tali lavori - già in fase di conferenza dei servizi per le autorizzazioni amministrative e per gli espropri - sarebbero stati spostati ad area di «inservibilità finanziaria», in attesa di migliori fortune finanziarie -:
con quali provvedimenti sono stati eventualmente stornati i finanziamenti già assegnati;
quali prospettive concrete di appalto dei lavori sono da prendere in considerazione, stante le decennali attese di tutta la comunità picena per vedere realizzata detta importante variante che, oltre a ridurre i tempi di percorrenza, assicura una migliore sicurezza di tracciato per il traffico locale.
(4-04428)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:

FUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
a fine agosto 2009 la stampa locale ha più volte denunciato alcune inefficienze nelle strutture sanitarie di tre province pugliesi:
la Gazzetta di Bari del 25 agosto 2009 ha riportato dei disservizi, che hanno riguardato perfino i servizi di pronto soccorso, particolarmente delicati visto il gran numero di anziani colpiti dal torrido caldo estivo, nel Policlinico di Bari e anche in alcuni servizi prestati dalla ASL Bari;
la Gazzetta del Nord Barese del 24 agosto 2009 ha raccontato della sporcizia e del degrado ambientale (con la presenza perfino di topi) che circonda l'area dell'ex Ospedaletto dove oggi si trovano alcuni uffici, aperti al pubblico, della locale ASL;
la Gazzetta della Capitanata dello stesso 25 agosto 2009 ha denunciato il non funzionamento dell'aria condizionata nel reparto di ortopedia donne - anch'esso con la presenza di notevole numero di persone anziane - dell'ospedale di Cerignola;

a parere dell'interrogante gli episodi sopra riportati, dimostrando le situazioni di disagio cui sono costretti troppe volte i pazienti meridionali nelle strutture della sanità pubblica, sono la conferma della gravità del deficit sanitario pugliese (pari a 259 milioni di euro nel 2008 - come evidenziato dalla Corte dei conti) - il cui livello è tale da non consentire neanche che vengano effettuate le elementari operazioni di pulizia e di manutenzione negli ospedali e negli uffici ASL aperti al pubblico -:
quali iniziative, per quanto di sua competenza, intenda assumere per fare luce sulle cause del disavanzo sanitario regionale della Puglia e se ritenga opportuno un eventuale intervento da parte dello Stato, così come già accaduto in Abruzzo e nel Lazio, ove si verificasse che il deficit sanitario pugliese fosse tale da non garantire più regolari servizi ai cittadini della regione.
(4-04424)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

OLIVERIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il settore lattiero-caseario sta attraversando a livello comunitario una delle fasi congiunturali più difficili degli ultimi anni, come dimostra il crollo dei prezzi all'origine su tutti i principali mercati europei;
in Italia l'annosa vicenda delle quote latte, conclusasi nell'aprile 2009, non ha premiato la trasparenza ed il rispetto delle regole di quel 98,42 per cento di allevatori che, anche mettendo a rischio la propria attività d'impresa, hanno sempre rispettato le regole sulle quote latte sancite dalla legge n. 119 del 2003, che ha convertito il decreto-legge n. 49 del 2003;
il decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi, al cui interno è confluita la disciplina precedentemente contenuta nel decreto-legge 5 febbraio 2009, n. 4, recante misure urgenti in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero-caseario, non ha, infatti, offerto soluzioni al malessere degli allevatori che hanno portato avanti la propria attività nel rispetto delle regole, ma è risultata essere un estremo tentativo di sanare la situazione di quelle poche centinaia di allevatori che non hanno rispettato le regole;
sarebbe stato preferibile applicare una legge già vigente, la n. 19 del 2003 - all'epoca votata da larga parte della maggioranza e dell'opposizione in Parlamento - dal momento che ha prodotto buoni esiti sia in relazione alla tutela dell'attività degli allevatori, sia in relazione al rispetto delle competenze delle autonomie territoriali sulla materia;
nonostante siano state introdotte, durante l'iter parlamentare di conversione del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, alcune modifiche migliorative del testo originario, è rimasta irrisolta una serie di problematiche legate al sistema delle quote latte in Italia:
è mancata la previsione che l'assegnazione delle nuove quote sia subordinata alla rinuncia ai contenziosi, completando così il percorso avviato al Senato che ha stabilito che chi aderisce alla rateizzazione deve rinunciare ai contenziosi;
non è stato risolto il problema connesso all'effettivo pagamento delle multe prima dell'assegnazione delle quote, obiettivo raggiungibile se si fosse disposto che le assegnazioni previste per i produttori con prelievo supplementare non versato fino alla definizione del procedimento di rateizzazione confluissero in una riserva nazionale;

in relazione all'ordine di priorità di assegnazione, chi ha affittato delle quote, rispettando la legge, non è prioritario rispetto ai cosiddetti «splafonatori»;
a fronte di agevolazioni per chi non è in regola, il testo ha introdotto invece delle incomprensibili rigidità per chi, pur essendo in regola con i versamenti delle multe, ha «splafonato» oltre il 6 per cento della propria quota produttiva. L'articolo 9 del decreto-legge n. 49 del 2003, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 119 del 2003, ha ben disciplinato questa fattispecie, prevedendo una soglia del 20 per cento, sia per evitare un danno per i produttori che pur splafonando hanno pagato regolarmente le multe, sia per evitare che si vada ad alimentare il fondo per il settore lattiero-caseario con eventuali somme residue del prelievo in eccesso;
per garantire continuità nei pagamenti degli «splafonatori», che aderiscono alla rateizzazione anche dopo il 2013, anno in cui le quote latte non ci saranno più, sarebbe stato fondamentale introdurre delle disposizioni che prevedessero il pagamento anticipato almeno della prima rata della multa e la trattenuta preventiva dei premi Pac di spettanza del debitore, da utilizzare a scalare per il versamento delle singole rate e non solo sulla prima rata come è stato approvato al Senato;
con l'approvazione, avvenuta in occasione della seduta n. 159 di lunedì 6 aprile 2009, dell'ordine del giorno n. 9/2187-A/61 (accolto come raccomandazione), il Governo si era impegnato a presentare una relazione al Parlamento entro il 15 luglio 2009 sull'andamento del sistema di rateizzazione dei debiti delle quote latte e sulla distribuzione delle nuove quote come disciplinati dal citato decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5 -:
quali siano le cause della mancata presentazione al Parlamento della relazione di cui all'ordine del giorno n. 9/2187-A/61;
quale risulti essere lo stato dell'arte sull'andamento del sistema di rateizzazione dei debiti delle quote latte e sulla distribuzione delle nuove quote come disciplinati dal decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi.
(5-01874)

Interrogazione a risposta scritta:

BERTOLINI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi la Coldiretti ha denunciato lo sproporzionato aumento del prezzo di pane, pasta e cereali, rispetto al prezzo del grano pagato agli agricoltori;
i dati pubblicati dall'Istat evidenziano, rispetto all'agosto dello scorso anno, una crescita del costo degli alimentari che è, senza giustificazione, di nove volte superiore al valore medio dell'inflazione;
secondo la Coldiretti il grano viene pagato agli agricoltori il 28 per cento in meno rispetto al 2008 e, pertanto, l'andamento crescente dei prezzi al consumo potrebbe essere giustificabile solo con la presenza di manovre speculative;
infatti la Coldiretti denuncia l'avvenuto aumento dei prezzi nonostante la multa di 12,5 milioni dall'Antitrust al cartello dei produttori di pasta;
secondo il servizio sms consumatori la pasta è venduta in media a 1,5 euro al chilo, mentre il grano duro viene pagato agli agricoltori a 22 centesimi al chilo, con una moltiplicazione di oltre il 400 per cento dal campo alla tavola;
oltre ai cereali, ad agosto, sono aumentati anche i prezzi degli altri prodotti alimentari dello 0,9 per cento, nonostante il crollo del 16 per cento, in media dei prezzi agricoli alla produzione;
gli italiani spendono circa 205 miliardi all'anno in alimenti e bevande e per

ogni euro speso 60 centesimi vanno alla distribuzione commerciale, 23 all'industria e solo 18 agli agricoltori;
la maggioranza degli italiani utilizza pane e pasta come alimenti base della dieta giornaliera, in particolare le fasce economicamente più deboli della popolazione;
ad avviso dell'interrogante tali dati sono preoccupanti per le famiglie italiane e per le imprese agricole, soprattutto in questo difficile momento di crisi economica -:
quali iniziative urgenti intenda adottare per monitorare l'andamento crescente dei prezzi;
se non ritenga necessario predisporre controlli volti ad evitare presunte distorsioni nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola, che colpiscono agricoltori e consumatori.
(4-04426)

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ERRATA CORRIGE

Interpellanza urgente Fiorio e altri n. 2-00498 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 225 del 2 ottobre 2009. Alla pagina 8177, seconda colonna, alla riga trentatreesima deve leggersi «Meta, Bonavitacola, Capodicasa, Enzo Carra, Misiani, Motta, Samperi» e non «Meta, Bonavitacola», come stampato.