XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 3 maggio 2010

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

DELFINO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nella stagione invernale 2009/2010 la regione Piemonte e in particolar modo la provincia di Cuneo sono state investite da eccezionali e frequenti nevicate che hanno cagionato ingenti danni alle infrastrutture e all'agricoltura, e hanno comportato maggiori e straordinarie spese per l'attività di sgombero della neve, necessaria a garantire la sicurezza della viabilità e dei cittadini;
le precipitazioni ininterrotte, registrate nel mese di marzo 2010 hanno portato al deposito di cumuli nevosi che, in alcune località, hanno addirittura superato il metro di altezza;
nonostante la consistente estensione territoriale dei comuni interessati e la conseguente ampiezza della rete stradale, le amministrazioni locali hanno sempre disposto un puntuale servizio di spargimento sale, di sgombero della neve e di rimozione dei cumuli nevosi formatisi, al fine di evitare la paralisi delle attività economiche e dei servizi di pubblica utilità;
quest'ultima stagione invernale è stata caratterizzata da fenomeni nevosi non solo pari a quelli dell'anno precedente, ma addirittura superiori per numero di precipitazioni e per quantità di cumuli nevosi;
ancora oggi sul territorio permangono i segni dei gravi danni subiti per la calamità naturale della stagione invernale 2008/2009, per la quale sono stati sostenuti degli ingenti costi, gettando le amministrazioni locali interessate in una profonda sofferenza finanziaria;
allo stato attuale l'entità delle risorse destinate alle operazioni di spargimento di sale e ghiaia lungo le strade, di sgombero e rimozione dei cumuli nevosi, relative alle stagioni 2008/2009 e 2009/2010, hanno assunto proporzioni mai raggiunte;
in un momento di particolare sofferenza per gli enti locali, questa ulteriore e insostenibile spesa rischia di condurre le amministrazioni interessate ai limiti del dissesto finanziario -:
quale sia l'entità delle risorse trasferite alla regione Piemonte e agli enti locali per gli eventi calamitosi relativi alle stagioni 2008/2009 e 2009/2010, tenuto conto che i comuni e le province interessate si trovano nell'impossibilità di fronteggiare la problematica sopraesposta.
(3-01045)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da un reportage pubblicato dall'Espresso a firma Fabrizio Gatti si apprende che grazie agli aiuti pubblici, l'eolico italiano è anche un affare che troppo spesso invece di produrre energia pulita e proteggere l'ambiente, alimenta l'economia e il potere di clan malavitosi;
a partire da quanto accaduto in Sardegna, viene descritta la prassi di chi fonda o amministra società a responsabilità limitata da 10 mila euro, acquista i terreni, convince i comuni, spiana la strada ai progetti, ottiene le concessioni e alla fine cede la società o l'attività alle grandi imprese che gestiranno i generatori e venderanno l'elettricità al gestore del servizio elettrico nazionale;
viene portato ad esempio il caso della trasformazione dello splendido altopiano

che separa Ulassai da Perdasdefogu, nella provincia dell'Ogliastra dove svettano ormai gigantesche eliche piazzate lungo la strada provinciale 13, altre ne sono previste per quello che viene risulta essere un enorme parco eolico con 48 generatori su un totale previsto di 96;
l'operazione ha portato alla fine ad una situazione per cui la concessione sul terreno comunale del parco eolico di Ulassai, finanziato dal fondo europeo di sviluppo per un totale di 2.900 ettari, rimane alla società Sardeolica che nel bilancio 2008 ha dichiarato un giro d'affari di 23 milioni e 800 mila euro grazie all'elettricità ricavata dal vento e una produzione in grado di soddisfare il fabbisogno di 160 mila famiglie. Il comune di Ulassai, per la concessione, incassa ogni anno da Sardeolica 761 mila euro. Il progetto ha creato 20 posti di lavoro. Ma le famiglie e le imprese del paese non hanno nessuna agevolazione sui consumi elettrici;
il regista dell'operazione, viene indicato in Luigi Franzinelli che risulta essere stato condannato in primo grado a due anni con rito abbreviato dal giudice siciliano Daniela Troja, per corruzione, aggravata dall'avere agevolato Cosa nostra relativamente alla costruzione del parco eolico intorno a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani ed aver operato sull'eolico in Sardegna ricoprendo vari incarichi in un intricato rapporto societario tra la Sarvent di Cagliari, srl da 10 mila euro costituita il 14 giugno 2001 con Antonio Aquara, il socio condannato con lui a Palermo, poi incorporata nella Sardeolica del gruppo Saras e nella Nova Eolica srl, passata anch'essa sotto il controllo del gruppo Saras;
l'articolo riferisce di altri casi di impianti eolici in Sardegna dietro i quali si celano scenari inquietanti come quello che si vorrebbe realizzare proprio davanti alla spiaggia gioiello di Is Arenas, vicino a Oristano e che vedrebbe coinvolti Stefano Rizzi, genovese residente a Montecarlo, amministratore unico di una società con capitale in Lussemburgo, la Is Arenas renewable energies, e socio in provincia di Bergamo di un'azienda del gruppo K. R. Energy di Milano, che nel 2008 a sua volta si è fusa con la Kaitech spa nelle cui casse, secondo quanto riferito nell'interrogazione 4/04807, sarebbero passati soldi del tesoro dell'ex sindaco di Palermo, Vito Ciancimino;
così come l'articolo riferisce di imprese interessate all'eolico raramente sarde, come la Vento Macchiareddu che compare in un'inchiesta in corso sul faccendiere Flavio Carboni e che ha sede a Napoli e interessi nei progetti eolici del Consorzio per l'area di sviluppo industriale nella zona Macchiareddu a Cagliari. Le quote societarie fanno riferimento a imprenditori napoletani che tra le loro attività vantano anche il noleggio di barche e pedalò. E che dopo essersi occupati delle discariche campane, manifestano interesse per l'eolico dalla Puglia alla Sicilia;
o la Geopower Sardegna srl, costituita con 10 mila euro e appartenente alla britannica Falck renewables limited, dell'omonimo gruppo milanese, che sta cambiando i connotati alle montagne di granito rosso tra Buddusò e Alà dei Sardi e che potrà realizzare, dopo una sospensione grazie alla presidenza Soru nel 2007 che contava su un piano paesaggistico che poi non è stato approvato, sopra i sughereti della Gallura 69 eliche alte novanta metri e che daranno lavoro a 25 persone del posto -:
quali iniziative si intendano adottare per accertare, in base alle proprie competenze, la consistenza delle notizie sopra riferite e quali iniziative conseguenti si intendono adottare a tutela del paesaggio e a garanzia della riconoscibilità dei soggetti operanti in questo mercato;
quali iniziative di competenza si intendano adottare affinché l'eolico non si trasformi in occasione di mere operazioni di speculazione.
(4-07030)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il problema dell'amianto, dei suoi residui e del suo smaltimento, ha assunto nel nostro paese dimensioni e connotazioni a dir poco inquietanti per le sue dimensioni e implicazioni;
già il 25 novembre 2008, con un'interrogazione (n. 4-01720), si è segnalato una sconcertante vicenda verificatasi a La Spezia, a proposito di lavoratori delle Ferrovie esposti all'amianto, alcuni dei quali deceduti per il tumore contratto;
successivamente il 13 maggio 2009, con un'interrogazione (4-03004), si denunciava una non meno sconcertante vicenda verificatasi a Offanengo e Romanengo, vicino Cremona, a proposito di alcuni lavoratori della fabbrica ex NAR, e le loro famiglie, esposti all'amianto, alcuni dei quali deceduti per il tumore contratto;
il 21 maggio 2009, con un'interrogazione (4-03098), si è denunciato quanto accaduto nel territorio di Broni (Pavia), dove ha operato la Cementifera Italiana Fibronit spa, che produceva manufatti in cemento-amianto, provocando centinaia di casi di mesotelioma diagnosticati a lavoratori e alle loro famiglie;
il 28 luglio 2009, con un'interrogazione (4-03783), si è denunciato il pericolo costituito da vagoni e locomotori arrugginiti e sventrati, sui cui spicca la «A» di amianto, abbandonati nel grande scalo «smistamento» tra Milano e il comune di Pioltello, vetture andate a fuoco il 3 maggio 2009 e diventate rifugio e dormitorio per senza-tetto;
il 14 settembre 2009, con un'interrogazione (4-03987), si è denunciato quanto accaduto nel cantiere navale di Monfalcone: lavoratori esposti all'amianto, alcuni dei quali deceduti dopo essersi ammalati di asbestosi e mesotelioma;
il 14 settembre 2009, con un'interrogazione (4-04073), si è denunciata la presenza di ondulati in fibrocemento, lastre deteriorate e altri rifiuti tossico-nocivi all'interno dello stabilimento della Barilla di San Nicola di Melfi, nel quale parecchie decine di lavoratori si sarebbero ammalati di asbestosi e alcuni di loro sono deceduti a causa del tumore alla pleura provocato dall'amianto;
il 1o dicembre 2009, con un'interrogazione (4-05232), si denunciava che sono almeno 75mila gli ettari di territorio contaminato dall'amianto in attesa di essere bonificati, e che dal 1993 al 2004 si sono riscontrati almeno 9mila casi di mesotelioma pleurico;
il 9 dicembre 2009, con un'interrogazione (4-05275), si denunciava la presenza di una discarica, con lastre di amianto deteriorate e altri materiali tossici in prossimità della scuola elementare «Paisiello» a Montecalvario, in Campania;
il 1o marzo 2010, con un'interrogazione (4-06305), si denunciava come nel centrale Ponte Milvio a Roma giacessero abbandonati da tempo due cassoni colmi di amianto e materiale tossico, con il concreto rischio che l'amianto si disperdesse nelle acque del Tevere;
secondo quanto emerge da una dettagliata inchiesta dei giornalisti Fabio Tonacci e Paolo Berizzi, pubblicata dal quotidiano La Repubblica nella sua edizione del 30 aprile 2010, che citano dati del CNR, nelle città italiane vi sarebbero almeno 32 milioni di tonnellate di amianto da smaltire: «.. cinquecento chili per abitante. Due miliardi e mezzo di metri quadrati di coperture in eternit. Immaginate una città di 60 mila abitanti fatta di solo amianto. Una giungla di miliardi di fibre che, sino a quando non verranno smaltite continueranno a essere una bomba a tempo sulla quale l'Italia siede nemmeno fosse sabbia tiepida»;
tale situazione provocherebbe la morte di circa tremila persone ogni anno per malattie correlate all'esposizione all'asbesto:

tra queste almeno milleduecento casi di mesotelioma, una forma letale di cancro per il quale finora non è stata trovata una cura;
il tariffario per rimuovere e smaltire l'eternit è un vero far west su scala regionale: il prezzo varia a seconda del tipo di intervento, ma soprattutto del luogo, come dimostra un dossier di Legambiente. Nel Lazio liberarsi di una copertura in eternit di 10 metri quadrati costa 250 euro, più i costi fissi (da 500 a 1000 euro). La rimozione della stessa lastra di eternit costa molto meno in Sardegna, in media 260 euro. Altri prezzi: 640 euro in Abruzzo, 300 in Piemonte, 2000 in Puglia, dove il prezzo è fisso per qualunque superficie rimossa inferiore ai 25 metri quadrati. Non solo. Il costo finale dipende anche dagli incentivi regionali. In Abruzzo per le rimozioni di coperture fino a 30 metri quadrati la Regione offre un contributo pari al 70 per cento. In Sardegna per i privati ci sono incentivi del 40 per cento dell'importo per un massimo di 5 mila euro. Esistono finanziamenti anche per gli enti pubblici che rimuovono l'amianto. L'Emilia-Romagna concede una detrazione del 36 per cento di Irpef se ristruttura la casa per un massimo di 48 mila euro. Nel Lazio e in Toscana, invece, niente incentivi; che questa incertezza, e la mancanza di contributi da parte delle Regioni, sono il primo ostacolo per una diffusa bonifica a livello locale;
l'immobilismo produce situazioni sconcertanti, come a Crescenzago, prima periferia milanese: 117 appartamenti monofamiliari con giardinetto, costruiti negli anni 1950, in cui abitano 300 persone, tutto in eternit: tetti, condotte, coibentazioni. Lastre e onduline si sono sgretolate negli anni, quando c'è vento le fibre di amianto volano. Accanto alle case: un asilo, una scuola, un parco giochi. «È dal 2000 che chiediamo al Comune, il proprietario, di intervenire - denuncia il signor Luca Prini, consigliere di zona - . Hanno promesso che a breve inizierà la rimozione, ma qui ormai la gente è rassegnata». Nel frattempo i tumori sono in aumento, superiori alla media cittadina;
nella sola regione Lombardia risultano almeno 2,7 milioni metri cubi di amianto sparsi in 4.228 edifici pubblici, 24 mila edifici privati e in mille siti;
particolarmente grave è il caso di Broni: a 16 anni dalla chiusura, la fabbrica, 15 ettari in mezzo al paese, è un luogo spettrale, pieno di eternit. I capannoni abbandonati, gonfi di veleno. Trentotto decessi per mesotelioma dal 2000 al 2006: operai, ma anche gente che abitava intorno al mostro divenuto sito di interesse nazionale. Eppure la bonifica non è ancora iniziata;
secondo quanto denuncia il dottor Alessandro Marinaccio, responsabile del Registro Nazionale dei mesoteliomi presso l'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro, stanno venendo a galla migliaia di storie che riguardano le più disparate categorie professionali. Sono situazioni ancor più drammatiche perché chi si ammala non aveva nessun tipo di consapevolezza, credevano di aver lavorato o vissuto in un ambiente «sano»;
le nuove vittime sono i lavoratori comuni, i cosiddetti ignari dell'esposizione «ambientale»: non lavoravano direttamente l'amianto, ma l'amianto stava - e, in molti casi, sta ancora - lì dove si guadagnavano da vivere, o dove vivevano e vivono: nelle onduline, nei capannoni, nei camini, nei cassoni per l'acqua, nelle coibentazioni selvagge che andrebbero asportate e sepolte;
tra il 2015 e il 2020 è previsto il picco massimo di tumori, dal momento che il periodo di latenza del mesotelioma arriva fino a 40 anni;
per quanto riguarda il risarcimento dei malati sono stati stanziati 50 milioni di euro destinati alle vittime (30 dal governo Prodi 2008, altri 20 dal governo Berlusconi 2009) ma finora non sono stati utilizzati;

ciò è dovuto al fatto che manca ancora il decreto attuativo. E in assenza del decreto, il fondo non esiste -:
se quanto sopra esposto corrisponda a verità;
in caso affermativo quali urgenti iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze e prerogative si intendano promuovere, adottare, sollecitare;
in particolare cosa osti al varo del decreto attuativo che consentirebbe di effettuare i risarcimenti previsti alle famiglie delle vittime e dei malati;
se sia vero che i lavoratori impiegati nelle ditte per lo smaltimento dell'eternit non risultino inseriti dall'INPS tra i lavoratori a rischio, ma siano equiparati a operai edili; in caso affermativo per quale ragione ciò avvenga, e se non si ritenga opportuno e necessario che detti lavoratori siano inseriti tra le categorie a rischio;
se non si ritenga di dover istituire una apposita commissione per l'accertamento della situazione per quanto riguarda l'Eternit e le possibili soluzioni da approntare a fronte di una situazione grave e che minaccia di ulteriormente aggravarsi.
(4-07032)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
secondo il dossier di Legambiente «I ritardi dei Piani regionali per la bonifica dell'amianto» presentato il 27 aprile 2010 la situazione relativa alla presenza e smaltimento di amianto nel nostro Paese è ancora allarmante;
solo 13 regioni, alle quali era stato dato il compito di stabilire, ex legge n. 257 del 1992, un programma dettagliato per il censimento, la bonifica e lo smaltimento dei materiali contaminati, hanno approvato un piano regionale sull'amianto ma non sempre alla mappatura dei manufatti contaminati, conseguono azioni adeguate per cui si rimane alle stime del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) e dell'Istituto superiore prevenzione e sicurezza sul lavoro (Ispesl) che parlano di 32 milioni di tonnellate presenti sul territorio nazionale, che prendono in considerazione però solo le onduline di cemento amianto;
secondo Legambiente, in Italia oggi ci sarebbero circa 50.000 edifici pubblici e privati in cui è presente amianto e, in base a calcoli comunque non esaustivi, circa 100 milioni di metri quadrati di strutture in cemento-amianto, e oltre 600.000 metri cubi di amianto friabile;
secondo quanto riferito in risposta all'interrogazione 5-01233, il 24 giugno 2009, «il Ministero dell'Ambiente, con la collaborazione scientifica dell'ISPESL Ente di riferimento in materia, ha provveduto, di concerto con le Regioni, ad individuare i primi interventi di bonifica di particolare urgenza e finanziato le attività di mappatura dell'amianto sul territorio nazionale»;
in particolare, secondo quanto riferito in risposta all'interrogazione 5-01233, tenuto conto che le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano dovevano, ex decreto del Ministro dell'ambiente n. 101/2003, effettuare la mappatura dell'amianto sul proprio territorio individuando, in una prima fase, i siti con amianto (tenendo conto di quattro categorie di ricerca: impianti industriali attivi o dimessi; edifici pubblici e privati; presenza naturale; altra presenza di amianto da attività antropica) e, in una seconda fase, selezionando quelli maggiormente a rischio, i siti interessati dalla presenza di amianto fino a quel momento censiti erano circa 23.000 e si prevedeva di completare tale attività entro la fine del 2009;
secondo quanto riferito in risposta all'interrogazione 5-01233, la direzione generale

qualità della vita, pur avendo avviato un dialogo costante con le regioni e le province autonome, aveva al momento acquisito solo i dati relativi a 17 di esse. Non risultava, infatti, ancora pervenuto alcun elemento relativo alle regioni Calabria e Sicilia e alla provincia autonoma di Trento. La regione Lazio aveva trasmesso, invece, unicamente i dati sulla fase I della mappatura relativi agli edifici di interesse pubblico -:
se si sia provveduto a completare il censimento dei siti entro il 2009 e quale situazione emerga;
se i dati di Legambiente coincidano con quelli in possesso del Ministero;
se e quali iniziative siano state intraprese nei confronti di quelle regioni e provincie, in particolare le regioni Calabria e Sicilia e la provincia autonoma di Trento, che non avevano fatto pervenire alcun dato alla direzione generale qualità della vita;
se e quali iniziative si intendano adottare per completare la mappatura nazionale prevista dal 2003 e quali misure, in particolare di carattere economico, si intendano adottare a sostegno della bonifica delle strutture contaminate.
(4-07027)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IV Commissione:

GIDONI, FAVA, CHIAPPORI e PIROVANO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in attesa che si perfezioni l'iter di approvazione del disegno di legge del Governo mirante a confermare e finanziare su base triennale l'esperimento cosiddetto della «mini-naja», allargandone contestualmente la portata, è stata resa nota l'intenzione di procedere comunque alla sua ripetizione;
la circostanza che il nuovo disegno di legge presentato dal Governo al Senato della Repubblica per disciplinare la «mini-naja» si trovi ancora in una fase iniziale del proprio iter non permette al momento di valutare l'ampiezza del consenso politico effettivamente esistente sull'opportunità dell'iniziativa;
in occasione del primo esperimento dello scorso anno erano altresì sorti dubbi circa la possibilità che i giovani partecipanti al breve ciclo addestrativo e formativo nelle caserme delle nostre Forze armate potessero poi iscriversi alle associazioni d'arma, in quanto mai investiti dello status militare da queste richiesto per farne parte -:
quali siano le dimensioni e i costi degli stage che si conta di realizzare comunque quest'anno e le prospettive concernenti il riconoscimento ai giovani partecipanti alla mini-naja della possibilità di iscriversi ad una associazione d'arma al termine della loro esperienza.
(5-02837)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel febbraio del 2004 è nato un organismo accreditato dall'A.N.S. (Autorità nazionale per la sicurezza) in conformità agli standard internazionali, competente per le valutazioni di sicurezza di un prodotto o di un sistema;
il sopraccitato organismo è un centro di valutazione (CEVA) struttura ad organizzazione militare, riconosciuta dall'Autorità nazionale per la sicurezza (A.N.S.) per le verifiche dei requisiti di sicurezza di prodotti o sistemi COMPUSEC (computer security) destinati alla trattazione di informazioni coperte dal segreto di Stato. La sede legale è ubicata presso il «Reparto informazioni e sicurezza dello Stato maggiore difesa», mentre la sede operativa è

presso il centro interforze studi e applicazioni militari (CISAM) di San Piero a Grado (Pisa);
il personale assegnato nel Centro in questione è stato scelto secondo criteri stabiliti dalle normative in materia di «impiego» emanate dallo Stato maggiore della difesa, e quindi con caratteristiche professionali di alta specializzazione con un giudizio di valutazione non inferiore ad «eccellente»;
l'organico a carattere «interforze», nel suo insieme è composto attualmente da un «esiguo» numero di militari appartenenti al ruolo ufficiali e ruolo marescialli provenienti da esercito, marina e aeronautica (EMA) in servizio permanente effettivo e quindi, in quanto tali, soggetti al «Regolamento di disciplina militare» (legge n. 382 del 1978);
da evidenziare che l'Autorità nazionale di sicurezza - UCSE non dispone di un organo tecnico per l'emissione dei certificati relativi alle valutazioni dei prodotti destinati alla gestione delle informazioni classificate e si avvale del CEVA Difesa (elemento dell'organizzazione del reparto informazioni e sicurezza dello Stato maggiore della difesa);
proprio l'impiego di personale militare dipendente dallo Stato maggiore della difesa potrebbe creare situazioni di disorientamento nell'assolvimento del «compito di istituto», con particolare riferimento alla difficoltà di valutare discrezionalmente secondo le direttive impartite dall'ente certificatore (D.I.S.) in quanto il CEVA Difesa essendo una struttura militare deve anche ottemperare a quelle che sono le disposizioni degli organi gerarchicamente superiori che potrebbero in alcuni casi contrastare con le disposizioni di natura tecnico-funzionale del D.I.S. quale ente certificatore;
oltretutto il personale militare è soggetto a continui trasferimenti (ogni 2/4 anni) risultando in tal senso eccessivamente «dispendioso» qualificare gli stessi con corsi di natura tecnica per l'abilitazione di «valutatore common criteria» che si svolgono in Canada per una durata di circa 6 mesi, al termine dei quali il valutatore resta in forza al CEVA per un periodo di circa 2/3 anni e in seguito viene di norma avvicendato presso altra sede dove magari va ad occuparsi di tutt'altra materia;
in riferimento al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 aprile 2002 portante il seguente oggetto: «Schema Nazionale per la valutazione e la certificazione della sicurezza e delle tecnologie dell'informazione, ai fini della tutela delle informazioni Classificate concernenti la Sicurezza dello Stato» che recita: «Imparzialità, indipendenza e integrità: Il laboratorio di prova e il suo personale devono essere liberi da qualsiasi pressione commerciale, finanziaria o di altro genere che possa influenzare il loro giudizio tecnico. Deve essere evitata qualsiasi influenza sui risultati degli esami e delle prove, da parte di persone od organismi esterni ai laboratori di prova. Il laboratorio di prova non deve essere coinvolto in attività che possono danneggiare la fiducia nella sua indipendenza di giudizio ed integrità nei riguardi delle sue attività di prova. La remunerazione del personale coinvolto nelle attività di prova non deve dipendere dal numero delle prove eseguite nei dai risultati di queste prove»;
con una riorganizzazione del CEVA Difesa (attualmente composto da un esiguo numero di persone che non supera le 10 unità), ponendo lo stesso alle dirette dipendenze del D.I.S. tramite gli organi da questo dipendenti quali l'UCSE o l'AISE, il dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS) sarebbe in grado di agire autonomamente, utilizzando le risorse e le caratteristiche tecniche del laboratorio CEVA (quale suo ente dipendente) allo scopo di valutare dei prodotti al fine di determinare la certificazione degli stessi -:
se alla luce dei quanto sopra il Governo non ritenga di dover valutare una riorganizzazione del CEVA Difesa.
(5-02838)

RUGGHIA, GAROFANI, VILLECCO CALIPARI, RECCHIA, LAGANÀ FORTUGNO e MOGHERINI REBESANI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
gli operatori del comparto «Sicurezza-Difesa» sono in attesa della definizione della trattativa contrattuale relativa alla parte economica del biennio 2008-2009 da ormai quasi due anni;
le riunioni convocate con le parti sociali presso il Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione non registrano da tempo alcun passo in avanti;
alle numerose dichiarazioni di attenzione verso le Forze Armate, più volte pronunciate dal Ministro della difesa fa riscontro ad avviso degli interroganti una assoluta disattenzione al tema dei rinnovi contrattuali, prova ne sia la mancanza di un accordo sul recupero del potere d'acquisto relativo al biennio 2008-2009 mentre è già scattata la vacanza contrattuale per il triennio 2010-2012 -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro della difesa anche intervenendo in prima persona al tavolo della concertazione-contrattazione, considerata l'insostenibilità del prolungarsi di una situazione di disagio che riguarda 500 mila uomini e donne tra Forze armate e forze di polizia ad ordinamento civile e militare.
(5-02839)

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAZZERA e DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 18 della Costituzione sancisce il diritto dei cittadini di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale;
la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, adottata dall'Assemblea generale delle nazioni unite il 10 dicembre 1948, prevede all'articolo 23, comma 4, che «Ogni individuo ha il diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi»;
la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, all'articolo 12, comma 1, recita: «Ogni persona ha diritto alla libertà di riunione pacifica e alla libertà di associazione a tutti i livelli, segnatamente in campo politico, sindacale e civico, il che implica il diritto di ogni persona di fondare sindacati insieme con altri e di aderirvi per la difesa dei propri interessi»;
il comma 3, dell'articolo 8 della legge 11 luglio 1978, n. 382, anacronisticamente ancora subordina la costituzione di associazioni o circoli fra militari, al preventivo assenso del Ministro della difesa -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno promuovere le opportune iniziative normative volte ad estendere l'applicabilità dei principi di cui in premessa anche ai militari.
(5-02834)

Interrogazione a risposta scritta:

ZAZZERA e DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 3 della legge 29 marzo 2001, n. 86, ha sancito che «il personale dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica impegnata in esercitazioni od in operazioni militari caratterizzate da particolari condizioni di impiego prolungato e continuativo oltre il normale orario di lavoro, non è assoggettato, durante i predetti periodi di impiego, alle vigenti disposizioni in materia di orario di lavoro ed ai connessi istituti, a condizione che le predette attività si protraggano senza soluzione di continuità per almeno quarantotto ore» e per i giorni di effettivo impiego ha previsto «una indennità sostitutiva del compenso per il lavoro straordinario e del recupero compensativo da, definire attraverso le procedure di concertazione di cui al decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195, e successive modificazioni»;

l'articolo 9 del decreto del Presidente della Repubblica 11 settembre 2007, n. 171, a seguito delle procedure di concertazione, ha disposto che «al personale impiegato in esercitazioni o in operazioni militari caratterizzate da particolari condizioni di impiego prolungato e continuativo oltre il normale orario di lavoro, che si protraggono senza soluzione di continuità per almeno quarantotto ore con l'obbligo di rimanere disponibili nell'ambito dell'unità operativa o nell'area di esercitazione, continua a essere corrisposto il compenso forfettario di impiego, istituito con l'articolo 9 del decreto del Presidente della Repubblica 13 giugno 2002, n. 163, nelle misure giornaliere attualmente in vigore e riportate nell'allegata tabella 2, da corrispondere in sostituzione agli istituti connessi con l'orario di lavoro, per un periodo non superiore a 120 giorni all'anno [...] e che le esercitazioni, le operazioni e le attività [ ... ] sono determinate nell'ambito delle rispettive competenze dai Capi di Stato Maggiore di Forza armata, informandone il Capo di Stato Maggiore della Difesa»;
il radio messaggio del Comando in capo della squadra navale n. 01566/N/C8CDIVCM del 20 marzo 2010, ha ordinato che «le attività condotte nei mesi di ottobre/novembre/dicembre 2009, già conteggiate con i compensi forfettari di impiego, causa incapienza dei fondi resi disponibili sul pertinente capitolo, siano riconteggiate in termini di straordinario e, su conforme direttiva già impartita, siano remunerate in natura con recupero compensativo da fruire entro il termine del 2010;
la direttiva in questione ha impartito che lo straordinario non deve essere remunerato nella misura pari alla durata del servizio prestato, ma in maniera che agli interroganti appare arbitraria oltre che forfettaria;
il recupero compensativo, forma alternativa di ristoro del militare chiamato a svolgere lavoro straordinario, deve di norma essere attivato dall'amministrazione entro un breve termine dal momento in cui la prestazione lavorativa è stata svolta, pena la sostanziale frustrazione della ratio del recupero compensativo -:
se il Ministro interrogato non intenda adottare, nel rispetto delle norme legislative, opportuni ed urgenti provvedimenti al fine di consentire la retribuzione dei compensi forfettari di impiego, fissati ex ante, per la tipologia di attività effettivamente espletata dagli equipaggi navali.
(4-07031)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

FRANZOSO e BERNARDO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
molte aziende, in particolar modo del Mezzogiorno, a causa della grave crisi economica, si trovano in una particolare congiuntura sfavorevole, con perdita o drastica riduzione delle commesse, vedendo oggi compromessi i normali flussi finanziari sui quali avevano fatto affidamento per il pagamento delle rateazioni Equitalia in atto;
a questo occorre aggiungere che non sono più regolari neanche gli incassi nei confronti della clientela, anch'essa afflitta dalla stessa congiuntura sfavorevole. In periodi di crisi, infatti, anche la piccola clientela, composta dalle famiglie e dalle piccole imprese, stabilisce delle priorità nei pagamenti e non tutti i servizi godono della stessa corsia privilegiata;
d'altro canto, le aziende che hanno sempre tutelato nelle varie forme i propri dipendenti garantendo loro il pagamento degli stipendi indipendentemente dalle situazioni congiunturali in atto, si trovano nella temporanea indisponibilità di fare fronte alle rateizzazioni. Spesso sono obbligati a scegliere se pagare le rate o garantire alle famiglie gli stipendi che

costituiscono, nella stragrande maggioranza dei casi, la loro unica fonte di reddito;
l'intendimento di queste aziende in crisi, nella quasi totalità dei casi, è quello di onorare gli impegni assunti, avendo però la necessità di una maggior dilazione in favore di rate di importo inferiore;
in base all'accordo del 3 agosto 2009 fra Abi, Confindustria e Governo, sono previsti almeno 12 mesi di congelamento dei pagamenti delle rate dei mutui bancari e una dilazione di 270 giorni per quanto riguarda le scadenze di saldo a breve termine, per dare ossigeno alle imprese in difficoltà, con meno di 250 dipendenti;
il direttore centrale di Equitalia, Renato Vicario, in una dichiarazione dell'8 novembre 2009 ha affermato: «la possibilità di dilazionare i pagamenti si traduce in un aiuto concreto alle imprese in difficoltà, consente di ridurre il ricorso a procedure cautelari ed esecutive nei confronti di chi ha debiti con il fisco e sta permettendo anche di ottenere una maggiore efficienza nell'attività di riscossione»;
quanto sopra sta determinando un effetto positivo che, oltre a migliorare il rapporto con i contribuenti, consente di realizzare una sorta di ammortizzatore fiscale soprattutto in momenti di congiuntura sfavorevole -:
se, alla luce della dichiarazione del direttore centrale di Equitalia, sull'esempio dell'intesa tra Abi, Confindustria e Governo del 3 agosto 2009, citata in premessa, non ritenga utile, stante la perdurante fase di crisi economica, assumere un'iniziativa normativa ovvero ove possibile intervenire affinché l'Agenzia delle entrate emani una sua circolare che preveda il congelamento di 12 mesi dei pagamenti delle rate in atto, per le imprese in difficoltà comprovata.
(5-02840)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il giorno 26 aprile 2010 la prima firmataria del presente atto, assieme a Giuseppe Muscia, tesoriere dell'associazione «RadicaliPavia» e la signora Irene Alberi, ha visitato il carcere di Pavia;
nel penitenziario di Pavia dovrebbe essere costruito entro due anni un nuovo padiglione contenente altri 200 posti;
l'istituto di pena in questione rappresenta la valvola di sfogo di carceri maggiori come San Vittore; attualmente in esso vi si trovano recluse 454 persone a fronte di una capienza regolamentare di 244 posti. Al suo interno i detenuti sono suddivisi in alta sicurezza (98), protetti (50) e comuni (no 41-bis);
dei 454 detenuti 261 risultano in attesa di giudizio, e 193 definitivi. Gli stranieri sono 205 (45,15 per cento), di cui 177 extracomunitari e 28 comunitari;
gli agenti di polizia penitenziaria sono sotto-organico e in sofferenza: quelli in servizio infatti sono 217, dei quali 30 distaccati in altre sedi; mentre il decreto ministeriale del 2001 ne prevede minimo 285, anche se oggi, a distanza di quasi dieci anni, attesa la crescita della popolazione detenuta, ne servirebbero molti di più;
attualmente c'è un solo educatore, rispetto ad una pianta organica di 8 unità; il Ministero della giustizia ne ha assegnati 7. Ne sono rimasti 4 che attualmente sono in formazione (il numero complessivo è comunque di 4 perché quello attivo attualmente si trasferirà nel momento in cui accederanno gli altri);

le celle sono singole, ma a causa del sovraffollamento in alcune di esse è stata aggiunta la terza branda. Il tempo per il passeggio è composto da due ore consecutive il mattino e due ore consecutive al pomeriggio. È consentito il trasferimento di piccoli generi di conforto dal genitore detenuto al figlio in visita. Non c'è però la possibilità di avere una stanza riservata per eventi particolari con minori (compleanno del figlioletto). C'è la cosiddetta «area verde» ma i detenuti non la gradiscono dopo lo shock anafilattico che ha colpito uno di loro. Le celle hanno il riscaldamento e anche le indispensabili zanzariere, ma sono anche dotate delle griglie (contro il lancio di oggetti);
solo 70 detenuti lavorano: tre sono assegnati alla panetteria e alcuni risultano impiegati nella falegnameria. Cinque sono fissi al sopravvitto, più altri a rotazione (con tempi di attività ed inattività brevi). Gli addetti alla cucina sono tutti detenuti ed il pane è prodotto all'interno del carcere;
il carcere assicura il servizio SERT (sono attualmente in cura 23 tossicodipendenti su 169). Per il resto l'istituto di pena in questione garantisce i seguenti specialisti: psicologo, psichiatra, oculista, dentista, otorino, infettivologo e radiologo. I macchinari sanitari sono l'ecografo (per l'ecocardio) e i macchinari per la radiologia. I medicinali sono facilmente reperibili;
tra i detenuti sei risultano affetti da HIV, 47 da HCV e 10 da HBV. Quasi il 70 per cento dei detenuti fa uso di psicofarmaci;
la ASL non paga più a prestazioni ma ad ore, ad esempio il dentista ha un tempo di attesa di 2-3 ore, pur lavorando 18 ore al mese;
chi non lavora trascorre 19 ore in cella, poi ci sono 4 ore di passeggio e una per la socialità;
durante le ultime elezioni amministrative è stato istituito il seggio, ma hanno votato pochissimi detenuti;
all'interno del carcere la tutela della libertà religiosa è garantita dal cappellano Don Giuseppe Bossi, mentre i ministri dei culti diversi dalla religione cattolica hanno accesso ai locali religiosi solo se chiamati. È comunque tollerato il radunarsi in una cella per espletare i rituali religiosi, soprattutto islamici, che si praticano preferibilmente in collettività;
sono attivi corsi di scolarizzazione (elementari e medie) e tre corsi superiori: muratore, geometri e ragioniere. I detenuti che si secolarizzano sono 40;
il regolamento penitenziario non viene fornito ai detenuti, ma questi spesso acquistano il codice penitenziario;
l'impianto di videosorveglianza è funzionante ma non in uso -:
quali urgenti iniziative si intendano assumere per garantire normali condizioni di vita ai detenuti ed agli operatori del carcere di Pavia; in particolare, entro quali tempi si prevede che l'istituto possa rientrare nella dimensione regolamentare dei posti previsti;
a che punto siano i lavori relativi alla costruzione del nuovo padiglione e con quali agenti, educatori, psicologi si intenda renderlo operativo;
cosa intendano fare, negli ambiti di rispettiva competenza, per garantire il diritto alla salute dei detenuti e, in particolare, entro quali tempi verrà garantita loro un'adeguata assistenza psicologica e psichiatrica;
cosa si intenda fare per implementare l'attività trattamentale dei detenuti, sia essa di studio e/o di formazione e lavoro, atta a preparare il futuro reinserimento sociale previsto dall'articolo 27 della Costituzione;
se non si intendano adottare le opportune iniziative al fine di aumentare l'organico degli agenti penitenziari, degli educatori, degli psicologi e degli assistenti sociali in servizio presso il predetto istituto di pena, in modo da rendere lo stesso adeguato al numero delle persone recluse;

se ed in che modo si intendano potenziare, all'interno della struttura penitenziaria in questione, le attività di orientamento e formazione al lavoro e di ricerca di posti di lavoro da offrire ai detenuti, in particolar modo per quelli che hanno quasi finito di scontare la pena;
se il Governo non intenda assumere iniziative volte a destinare maggiori fondi e risorse al potenziamento delle misure alternative al carcere, anche attraverso la creazione di percorsi protetti di reinserimento sociale e lavori socialmente utili per tutti i condannati a pene inferiori ai tre anni di reclusione.
(4-07029)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
la strada statale 28 rappresenta una fondamentale arteria per il collegamento con Imperia, la Liguria e la Francia;
il tracciato da Pieve di Teco a Ormea risulta cruciale per sfruttare a pieno le potenzialità della strada statale 28, come collegamento diretto, veloce e in sicurezza fra le province di Cuneo e Imperia;
la realizzazione di tale collegamento rappresenterebbe un miglioramento dei legami infrastrutturali tra il basso Piemonte e il Ponente ligure;
la gara per la progettazione definitiva era stata sospesa da parte dell'Anas;
gli organi di stampa hanno dato notizia dell'avvenuta gara di appalto per il valico di Armo-Cantarana;
l'Anas di Roma ha comunicato che la gara per la variante di Pieve di Teco-Ormea con traforo di valico Armo-Cantarana è stata aggiudicata il 31 marzo 2010 al raggruppamento temporaneo d'imprese «Technital-3T1 Progetti Italia»;
allo stato attuale, resta da fare il passo più importante ossia procedere con il progetto definitivo, atteso ormai da oltre vent'anni;
nelle scorse settimane, alcuni esponenti delle amministrazioni locali hanno effettuato l'ennesimo sopralluogo nel pre-foro, preoccupati dai continui rinvii relativi ai lavori per la realizzazione dell'opera infrastrutturale sopracitata;
siamo di fronte ad uno scenario già troppe volte visto in provincia di Cuneo di rinvii di opere infrastrutturali necessarie accantonate per dare spazio ad altri interventi, penalizzando fortemente la viabilità provinciale;
è indubbio che questo passo avanti non deve essere sottovalutato, ma le preoccupazioni sui tempi e sulle modalità di attuazione dell'opera permangono, per cui risulta quanto mai necessario avviare al più presto il progetto definitivo per la realizzazione dell'opera -:
quali siano i termini progettuali e temporali stabiliti nel contratto di affidamento dei lavori per la completa realizzazione della variante di Pieve-Ormea con traforo di valico Armo-Cantarana;
quali iniziative e impegni intenda assumere per garantire il pieno rispetto degli obblighi contrattuali da parte dell'impresa appaltatrice, anche mediante uno specifico crono-programma che garantisca una risposta certa e autorevole alle profonde preoccupazioni delle amministrazioni locali interessate, derivate dai continui rinvii e ritardi nell'avvio dei lavori per la realizzazione dell'opera in questione.
(2-00694) «Delfino».

Interrogazione a risposta orale:

DELFINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da tempo le amministrazioni locali della provincia di Cuneo si stanno battendo per la messa in sicurezza della strada provinciale in Valle Maira;
stando a quanto, riportato dagli organi di stampa, entro l'estate dovrebbe essere appaltato il cantiere per l'installazione di una rete paramassi a protezione della strada provinciale, al fine di prevenire la caduta di pietre e massi che, durante il disgelo, risulta essere costante;
gli Enti Locali della Valle Maira avevano avanzato la proposta di un progetto per la realizzazione di una galleria, che avrebbe risolto in toto il grave problema della caduta dei massi sull'intero tratto della carreggiata, ma il problema delle risorse blocca ogni possibile speranza alla sua realizzazione;
la strada provinciale in questione necessita, quanto prima, della messa in sicurezza di numerosi tratti a causa del pericolo della caduta massi che procura notevoli danni e mette a repentaglio la sicurezza della circolazione degli automobilisti;
appare quanto mai necessario provvedere con estrema rapidità ad attuare tutti gli interventi già previsti, in quanto la situazione ha raggiunto un livello di pericolosità tale da diventare insostenibile -:
se non ritenga necessario intervenire con ogni azione possibile al fine di garantire, nel più breve tempo possibile, la sicurezza della viabilità della strada provinciale in Valle Maira con tutti gli interventi già riconosciuti da tempo dall'Anas come urgenti e necessari;
se si debba considerare irrealizzabile la possibilità di una galleria paramassi, che non solo garantirebbe la messa in sicurezza dell'intero tratto interessato dalla caduta massi ma rappresenterebbe anche una soluzione più efficiente e definitiva per la sicurezza della viabilità dei cittadini della Valle Maira.
(3-01046)

Interrogazione a risposta in Commissione:

GRIMOLDI, REGUZZONI, BONINO, VOLPI, FORCOLIN, TORAZZI, RONDINI, FEDRIGA, MACCANTI, TOGNI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
è ormai nota la volontà di organizzare un Gran Premio di Formula 1 nella Città di Roma oltre a quello storico di Monza, con le conseguenze che ciò potrebbe portare in termini di sostenibilità economica di due Gran Premi nello stesso Paese;
gli sponsor principali di questo nuovo circuito sono il sindaco di Roma Alemanno e l'imprenditore romano Flammini.
secondo un articolo de il Sole 24 Ore del 10 marzo 2010 i lavori del tracciato, che si snoderà per 4,7 km all'Eur, una zona di particolare pregio architettonico nell'area sud-est della capitale, dovrebbero iniziare entro la fine del 2010;
il tracciato, che si snoda tra i palazzi dell'Eur, prevede 4 punti di sorpasso e punte di 328 km orari di velocità;
l'articolo riporta anche alcune indiscrezioni secondo le quali i via libera definitivi degli enti locali (comune, provincia e regione) e della Soprintendenza ai beni culturali dovrebbero arrivare per ottobre 2010;
è quindi assolutamente necessario verificare la compatibilità del percorso con le normative di sicurezza stradale, con quelle relative al rumore, con quelle di tutela dei beni architettonici e soprattutto con le esigenze dei cittadini che in quella zona vivono;
secondo la circolare 1 marzo 2006 n. 344 del Ministero delle infrastrutture e

trasporti, esplicativa dell'articolo 9 del Nuovo Codice della Strada, l'autorizzazione degli enti locali può essere disposta solo dopo il collaudo del percorso di gara;
inoltre, sempre secondo la succitata circolare, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti deve rilasciare un nulla osta per lo svolgimento della competizione -:
se i Ministri siano a conoscenza di un progetto formale del comune per procedere con le suddette verifiche ed all'eventuale concessione del nulla osta e, se tale progetto esista, quale dipartimento se ne stia occupando;
se i Ministri siano parte di un accordo di programma e, se sì, con quali soggetti.
(5-02841)

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INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
l'organizzazione giovanile «Blocco Studentesco» ha propri rappresentanti eletti negli organismi di molte scuole italiane;
tale organizzazione giovanile ha indetto una manifestazione nazionale per il giorno 7 maggio 2010;
i centri sociali protagonisti di molte violenze a Roma e in altre città d'Italia e promotori della vergognosa contestazione avvenuta durante le celebrazioni del 25 aprile scorso a Roma al presidente della regione Lazio, Renata Polverini, hanno chiesto al questore di Roma di vietare la manifestazione del prossimo 7 maggio;
il questore di Roma e il Ministro dell'interno pare abbiano invitato i responsabili di «Blocco Studentesco» a soprassedere alla manifestazione minacciandoli sostanzialmente di vietarla;
appare agli interpellanti inaccettabile che tale decisione sia il frutto di «diktat» espressi da violenti esponenti di centri sociali -:
per quale motivo il questore di Roma intenda vietare una manifestazione pubblica di un movimento giovanile rappresentativo della realtà studentesca, che ha numerosi eletti negli organismi scolastici.
(2-00695)
«Raisi, Murgia, Ciccioli, Di Biagio, Frassinetti, De Corato, Lamorte, Dima, Taddei, Catanoso, Briguglio, Contento, Sbai, Polledri, Della Vedova, Granata, Mario Pepe (PdL), Proietti Cosimi, Minasso, Beccalossi, Nola, Bellotti, Perina, Cosenza, Tommaso Foti, Ghiglia, Angeli, Holzmann, De Angelis, Ascierto, Lo Presti, Laboccetta».

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAVALLARO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Ministro interrogato ha presentato alla Presidenza del Senato in data 25 novembre 2009 il disegno di legge n. 1905, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze Tremonti, con il Ministro per gli affari regionali Fitto, con il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione Brunetta e con il Ministro della gioventù Meloni, avente ad oggetto: «Norme in materia di organizzazione delle Università di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario»;

detto provvedimento si configura come un riordino generale dell'organizzazione della struttura degli atenei italiani e contiene sia norme di indirizzo sia norme destinate ad essere attuate dagli atenei;
è noto che la grande maggioranza delle università italiane si trovano in rilevanti difficoltà finanziarie, conseguenti sia a problemi organizzativi e strutturali sia alla mancanza di un adeguato sostegno finanziario ordinario sia infine alla inadeguatezza di uno specifico supporto per l'innovazione e la ricerca scientifica;
già il 22 ottobre 2008, nel corso di una conferenza stampa, il Ministro interrogato aveva dichiarato che nell'Università di Camerino vi fossero «buchi di bilancio», salvo poi chiarire, in risposta ad un successivo atto di sindacato ispettivo dell'interrogante, che si trattava di un'affermazione fondata su dati che non era stato possibile esaminare adeguatamente prima, tanto che si era poi preso atto che l'Università di Camerino, al 31 dicembre 2007, presentava un avanzo di amministrazione;
nell'agosto 2009 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca aveva poi reso nota una sorta di classifica degli atenei italiani che aveva suscitato numerose polemiche ed aveva avuto come conseguenza tagli ai trasferimenti per il 2,42 per cento all'Università di Camerino e del 3 per cento all'Università di Macerata, università quest'ultima che aveva già riferito in una nota che la classifica ministeriale sulle università teneva conto dei risultati della ricerca scientifica in senso stretto, con un peso pari a 2/3, utilizzando criteri quali: trasferimento tecnologico, valorizzazione applicativa e finanziamento dei programmi quadro europeo, per cui era scontato che atenei socio-giuridici-umanistici come Macerata uscissero sconfitti rispetto a grandi politecnici;
in misura minore le medesime osservazioni potevano applicarsi a Camerino, la cui facoltà numericamente più consistente è quella di giurisprudenza, sempre afferente al comparto socio-giuridico-umanistico;
tutto il sistema universitario italiano deve essere oggetto di una nuova valutazione di carattere generale con la messa a punto di più efficaci strumenti cognitivi e valutativi, obiettivo questo condiviso dal Ministro interrogato, tanto da presentare il disegno di legge sopra indicato, finalizzato a dare una prima attuazione a tale dichiarato intento;
nel contempo occorre precisare come gli Atenei di Macerata e di Camerino, entrambi fra l'altro portatori di un'antica e prestigiosa storia, siano fortemente legati al territorio, di rilevante qualità scientifica e di notevole presidio culturale in realtà territoriali, come quelle delle aree interne e montane delle Marche che sono sostenute anche dalla presenza e dall'opera di prestigiose attività culturali, scientifiche e didattiche, che hanno punte di significativa eccellenza e che meritano per ciò stesso uno speciale sostegno;
modalità e metodi d'integrazione delle strutture di servizio e buone pratiche organizzative anche a valenza di risparmio non dovrebbero incidere né sull'autonomia universitaria come valore costituzionalmente protetto né sulla libertà di autorganizzazione scientifica e didattica degli atenei, ma piuttosto sorreggerne la qualificazione e la capacità di competere nei nuovi scenari europei ed internazionali;
il richiamato disegno di legge, che è con evidenza il presupposto di ogni ulteriore iniziativa concreta verso i singoli atenei, è in avanzata fase di elaborazione parlamentare, tanto che la competente commissione 7a del Senato della Repubblica ne ha iniziato l'esame in sede referente e sta svolgendo l'esame e la votazione degli emendamenti;
dal testo all'esame di suddetta commissione si evidenzia come rimanga centrale, nell'impianto normativo, l'autonomia universitaria, di cui all'articolo 2, che ne individua gli organi, mentre viene prevista all'articolo 3, come mezzo per la razionalizzazione dell'offerta formativa e per i risparmi conseguenti, esclusivamente la federazione e fusione fra atenei;

nel corso dell'esame del testo risulta che sia stata posta l'esigenza, già evidente anche nella legislazione vigente e nei poteri delle regioni costituzionalmente rilevanti, di una programmazione regionale dei sistemi universitari, che peraltro nelle Marche, considerata l'esistenza di ben quattro prestigiosi atenei e l'esigenza di un polo universitario piceno, si propone con ancor maggiore evidenza;
con «accordo di programma» stipulato in data 11 febbraio 2010 dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, dalla provincia di Macerata e dai rettori delle Università di Macerata e Camerino, pur non evidenziandosi ex professo se esso prelude a fusione o federazione dei due atenei, si evidenzia che il futuro «soggetto gestore» di tutte le attività di formazione universitaria delle due università è un nuovo organo di governance definito comitato paritetico per l'università nelle Marche (CUM), con tre soci fondatori ed aperto a successivi ingressi della regione e degli enti locali;
a prescindere dalle finalità enunciate negli articoli 3 e 4 dell'accordo i punti salienti sono la soppressione del corso di laurea in scienze politiche dell'Università di Camerino, la trasformazione della facoltà di giurisprudenza di Camerino in una Law School/scuola di giurisprudenza caratterizzata, ad avviso dell'interrogante, da nebbiosi requisiti non rinvenibili nell'attuale ordinamento didattico e - nonostante l'evocazione di elevata caratterizzazione e professionalizzazione - la riduzione anche mediante processi di mobilità e di blocco del turnover dell'organico da 50 a 35 unità, nonché l'eventuale disattivazione del corso di laurea in medicina veterinaria, non presente in nessun altro ateneo marchigiano, da sostituirsi con l'istituzione di un corso di laurea in infermiere veterinario che non pare esistere, almeno con tale denominazione, nell'ordinamento italiano, eccetto solo di un corso di laurea in «salute e benessere animale» di controversa utilizzazione ai fini della riferita qualifica professionale;
tra l'altro proprio con il corso di laurea in medicina veterinaria la regione è in procinto di stipulare un accordo per la gestione delle problematiche riguardanti la sanità animale e l'igiene degli alimenti, insediato nella città di Matelica (Macerata), con piena soddisfazione ed interesse anche economico di quella comunità;
il totale vantaggio economico di tale non meglio qualificato «accordo di programma» è quantificato in somme annuali assai modeste rispetto al fabbisogno annuo complessivo dei due atenei (700.000 euro da parte del Ministero e 300.000 da parte della provincia, da dividere fra i due atenei) ma soprattutto da determinare previo monitoraggio dello stato di attuazione dell'accordo (di cui non vengono indicati né criteri né modalità) e nel mantenimento di quello che è in sostanza un diritto dei due atenei, almeno fino appunto a provvedimenti generali di riordino del sistema universitario, e cioè l'erogazione di un fondo di finanziamento ordinario pari al «consolidabile» del 2009, il cui importo fra l'altro non è indicato, sempre erogando previo monitoraggio dello stato di attuazione dell'accordo;
l'accordo risulta frutto di una concertazione avvenuta tra il presidente della provincia e i rettori dei due atenei, senza condivisione né coinvolgimento preventivo delle facoltà interessate, dei sindaci dei comuni interessati nonché della regione, che ha competenza in materia di offerta formativa universitaria sul territorio regionale, tanto che appunto si susseguono ora incontri, tavoli tecnici e riunioni;
nulla nell'accordo si dice in ordine al diritto allo studio universitario, di competenza esclusiva regionale e che, per il tipo di università eminentemente residenziale che caratterizza sia Macerata sia Camerino è essenziale per la qualità dell'offerta didattica e formativa e per il successo di ogni ipotesi di valorizzazione dell'eccellenza, dei master, dei dottorati e delle scuole di cui pure si fa cenno nell'accordo di programma;
l'adozione di criteri generali di formazione di eventuali accordi di fusione o

federazione fra atenei ed i parametri econometrici e didattico-scientifici su cui essi dovrebbero poggiare è indispensabile presupposto di un'attività che consente da un lato al Miur di condurre un'opera di indirizzo e di coordinamento e dall'altro agli atenei di effettuare le loro autonome scelte in un quadro di riferimento non derivante da una negoziazione pattizia e discrezionale ma da certi indirizzi uguali su tutto il territorio nazionale e per tutti gli atenei -:
per quali motivi si è ritenuto di dover subordinare l'erogazione di finanziamenti compensativi e/o aggiuntivi e persino del fondo ordinario stabilizzabile al 2009, di cui non si prevedono futuri adeguamenti, a misure che, a giudizio dell'interrogante, palesemente mettono in discussione l'autonomia universitaria di atenei plurisecolari, quando in base anche agli ultimi dati ricavabili sia dalla legge finanziaria per il 2010 sia dalla contabilità dei due atenei interessati non risulta che essi versino in una crisi finanziaria tale da rendere necessaria l'attivazione di un accordo di programma tanto urgente e tanto cogente, trattandosi di una condizione che caratterizza gran parte delle università Italiane;
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, anche alla luce della necessità di rispettare le competenze della regione, consentire una più articolata visione delle problematiche delle università di Macerata e Camerino, nel rispetto della loro autonomia e nella valorizzazione delle loro caratteristiche ed eccellenze, attraverso una programmazione universitaria che coinvolga e renda partecipi sia tutti i soggetti istituzionalmente interessati all'interno dei due atenei sia la comunità universitaria marchigiana e se non ritenga altresì necessario avviare iniziative atte a sospendere l'esecutorietà ed efficacia dell'accordo di programma fino all'approvazione definitiva del disegno di legge di cui sopra, nel contempo garantendo ai due atenei il mantenimento dei trasferimenti previsti dall'accordo medesimo e di quelli futuri, invitando i medesimi atenei a proseguire nell'attivazione di tavoli tecnici e di accordi informali finalizzati alla ricerca pattizia e volontaria di integrazione, sinergie e risparmi di spesa da valutare prima della futura stipula di un eventuale accordo che veda partecipi tutti i soggetti istituzionalmente competenti e che sia in linea con le disposizioni normative che nel contempo saranno approvate.
(5-02836)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

MATTESINI, GARAVINI e GIORGIO MERLO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con il termine streaming si identifica un flusso di dati audio/video trasmessi da una sorgente a una o più destinazioni tramite una rete telematica;
la Rai, ormai da tempo, si è dotata di un proprio portale, dove è possibile accedere in maniera gratuita per guardare online gli stessi programmi che si vedono in Tv, in diretta, nella modalità suesposta detta appunto «streaming»;
secondo le testimonianze di alcuni italiani è impossibile riuscire a vedere i canali Rai in streaming all'estero, poiché questa modalità è disponibile solo dall'Italia. Inoltre mentre per programmi per i quali la Rai non detiene i diritti all'estero (partite di calcio, Formula 1, film, e altro) si può comprendere la non visibilità, la stessa scelta diventa ingiustificata per i programmi di informazione o attualità, non solo perché non hanno il problema dei diritti all'estero ma anche perché gli stessi vengono poi messi in differita sullo stesso sito della RAI ed essere quindi visti anche dall'estero, ma non in diretta;
il contratto di servizio Rai e Ministero dello sviluppo economico, scaduto a fine 2009 ma che continua ad applicarsi fino al rinnovo, prevede all'articolo 6, comma 3, lettera b), che la Rai si impegni, per quanto riguarda l'offerta di contenuti

sui propri siti, a: «rendere disponibili, compatibilmente con il rispetto dei diritti dei terzi ed escludendo ogni sfruttamento a fini commerciali da parte di terzi, i contenuti radiotelevisivi trasmessi nell'ambito dell'offerta televisiva e radiofonica di cui all'articolo 4, comma 1, e all'articolo 5 direttamente dal portale Rai.it agli utenti che si collegano attraverso internet dal territorio nazionale e risultano in regola con il pagamento del canone di abbonamento Rai, nel rispetto del principio di neutralità tecnologica»;
è, ad avviso degli interroganti, assai importante per i nostri connazionali che vivono all'estero poter mantenere un contatto con la cultura del loro Paese di origine e poter continuare a conoscerne l'attualità -:
se, in occasione del prossimo rinnovo del contratto di servizio non si ritenga opportuno verificare la possibilità di inserire una clausola che possa salvaguardare gli interessi dei cittadini italiani all'estero al fine di garantire loro il diritto di accesso alla programmazione offerta via internet in Italia, anche verificando quali possano essere le opportune soluzioni tecniche ed economiche per affrontare la questione.
(5-02835)

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il sottosegretario Stefano Saglia ha recentemente parlato dell'«ipotesi di stanziare risorse per le imprese che parteciperanno al progetto nucleare»;
questa ipotesi contraddice quanto dichiarato dal Governo, ovvero che il nucleare si farà solo grazie alle risorse delle imprese e senza un contributo da parte dello Stato come anche si rileva dalla risposta dell'interrogazione n. 4-05586 in cui sul quesito relativo al tipo ed all'entità delle garanzie pubbliche che il Governo intenda assicurare ai soggetti investitori si è fatto rilevare che «gli operatori interessati a formalizzare delle proposte per la realizzazione degli impianti si muoveranno in una logica di mercato ed in assenza di nuovi o maggiori oneri futuri a carico della finanza pubblica» e che «pertanto non sono previsti oneri a carico della collettività, né forme di partecipazione industriale e finanziaria alle iniziative in parola da parte dello Stato» -:
se il Governo abbia modificato il proprio avviso circa la possibilità di realizzare il nucleare in assenza di alcun stanziamento pubblico;
di che entità sia lo stanziamento ipotizzato.
(4-07028)

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ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta scritta Di Pietro e altri n. 4-07003 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 313 del 28 aprile 2010. Alla pagina n. 12635, prima colonna, alla riga diciottesima, deve leggersi: «nella risposta all'interrogazione n. 4-05319» e non «nella risposta all'interrogazione n. 4-05219», come stampato.

Interrogazione a risposta scritta Piccolo e altri n. 4-07021 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 314 del 29 aprile 2010. Alla pagina 12674, seconda colonna, dalla riga venticinquesima alla riga ventisettesima deve leggersi «l'opinione pubblica si diffonda la pericolosa ed ingiusta sensazione che le istituzioni non svolgano le loro funzioni con» e non «l'opinione pubblica si diffonda la pericolosa ed ingiusta sensazione che le situazioni non svolgano le loro funzioni con», come stampato.