XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 2 dicembre 2010

TESTO AGGIORNATO AL 25 FEBBRAIO 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
la gestione dei siti contaminati rappresenta uno dei maggiori problemi ambientali per i Paesi europei; recenti dati della European environmental agency (EEA) mostrano come la contaminazione del suolo derivante da attività industriali, stoccaggio di rifiuti, attività minerarie, perdite da serbatoi e linee di trasporto degli idrocarburi, rappresenta una delle più importanti minacce. La presenza di sostanze potenzialmente pericolose nel suolo, sottosuolo, nei sedimenti e nelle acque sotterranee può portare ad effetti negativi sulla salute dell'uomo e sugli ecosistemi;
la gestione amministrativa dei procedimenti di bonifica dei siti di interesse nazionale è di competenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che, in quanto responsabile del procedimento, convoca conferenze di servizi ed emana il decreto di approvazione dei progetti;
la gestione di tali procedimenti è particolarmente complessa in quanto in ciascuna delle 57 aree perimetrate di interesse nazionale ricadono proprietà di diversi soggetti (pubblici e privati) e le attività hanno ricadute socio-economiche e politiche molto rilevanti che spesso ostacolano l'avvio degli interventi di bonifica; in quest'ottica, quindi, deve essere analizzato anche il dato di fondo presentato da Confindustria nel rapporto bonifiche del 2009, che ad oggi in nessun SIN, inteso come intera area perimetrata, «si è arrivati alla certificazione di avvenuta bonifica e quindi al risanamento definitivo delle aree ed alla conseguente possibilità di riutilizzo delle stesse»;
gli evidenti ritardi nell'attuazione dei necessari interventi di bonifica nei SIN sono dovuti, ad avviso dei sottoscrittori del presente atto di indirizzo, ad un'inadeguatezza organizzativa del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ma anche al ruolo giocato da molti privati che, pur di ritardare l'esborso di somme considerevoli per gli interventi, presentano ricorso, l'assenza di incentivi per le imprese «virtuose» che invece scelgono di intervenire sulle aree da bonificare in tempi brevi e alle procedure amministrative spesso farraginose da adempiere per l'esecuzione delle attività che non favoriscono lo sviluppo di un mercato «sano» delle bonifiche;
nella maggior parte degli altri Paesi europei le procedure amministrative e gli adempimenti in tema di gestione dei terreni provenienti da siti oggetto di bonifica e/o rifiuti vengono snellite a fronte di un rafforzamento del sistema dei controlli ambientali e del regime sanzionatorio;
secondo il rapporto di Federambiente, presentato nei giorni scorsi, in Italia ci sono oltre 12.600 siti inquinati, più di 1.350 comuni coinvolti e una media di quasi 300 euro per ogni metro quadro di superficie da bonificare; a questi dati vanno aggiunti quelli non disponibili o non resi pubblici, visto che la regione Veneto infatti ha completato il censimento, ma non ha ancora diffuso i dati, mentre mancano molte regioni del sud, tra cui Campania, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria;
in testa alla lista nera delle aree più avvelenate d'Italia svetta la Lombardia, con quasi 2 mila segnalazioni nella sola provincia di Milano. In Toscana l'88 per cento dei comuni è interessato da almeno un'area contaminata; in circa 1.800 siti la causa della contaminazione è rappresentata da un'attività industriale e in circa 1.400 aree si tratta di punto vendita carburanti; in altri 800, invece, i problemi sono legati a impianti di gestione dei rifiuti, sia urbani che speciali; circa mille siti risultano contaminati da idrocarburi e 500 da metalli pesanti;

i 57 Siti di interesse nazionale comprendono le aree maggiormente inquinate d'Italia: tra queste i petrolchimici di Porto Marghera, Brindisi, Priolo, Gela, Taranto, le aree industriali di Pioltello Rodano, Bagnoli-Coroglio, Crotone, Trieste, Serravalle Scrivia, bacino del fiume Sacco, litorale Domizio-Flegreo e Agro Aversano; vi sono inoltre aree di particolare interesse naturalistico e paesaggistico che hanno subito fenomeni di contaminazione quali il Lago Maggiore (sito di Pieve Vergonte), le lagune di Grado e Marano, Venezia e Orbetello; spesso le problematiche relative all'inquinamento delle matrici ambientali (suolo, acque sotterranee e superficiali, sedimenti) sono strettamente correlate all'insorgenza di problematiche sanitarie;
numerose sono le aree di interesse nazionale che ad oggi risultano essere bloccate sia per questioni tecniche, spesso legate all'interpretazione della normativa, sia per insufficienza di finanziamenti dedicati a queste aree, sia per pericoli legati allo stato dell'ambiente, con eventuali ripercussioni sanitarie, sia per eventuali processi di reindustrializzazione che necessitano interventi immediati e risolutivi;
le procedure che riguardano i siti di interesse nazionale risultano spesso lunghe e farraginose, penalizzando spesso le comunità locali; numerosi sono gli enti interessati nella fase operativa di controllo spesso non adeguatamente coordinati;
per quanto riguarda le risorse che sono state tolte ai fondi destinati al grande tema delle bonifiche relativamente ai siti di interesse nazionale, bisogna rilevare come ormai da diversi anni, dalla definizione di questi siti, ci troviamo in presenza di diversi studi, di numerosi approfondimenti, ma purtroppo pochissimi territori sono stati restituiti nelle condizioni iniziali o in condizioni tali da attivare dei processi di reindustrializzazione;
emblematico è il caso di Crotone, dove un parte di territorio ex industriale a ridosso della città, già riconosciuto sito di interesse nazionale, aspetta da anni i finanziamenti che solo in minima parte sono stati erogati per far avere a quella città un possibile sviluppo per il futuro; il sito si trova nel pieno dell'area cittadina crotonese e costituisce non solo un grande pericolo dal punto di vista ambientale ma anche una grande ipoteca per il futuro di quel territorio;
ad essere contaminata sarebbe stata in realtà tutta l'area circostante e non solo quella industriale delimitata alle suddette fabbriche; di conseguenza moltissimi lavoratori che hanno prestato servizio in quell'area e cittadini residenti vicino a tali insediamenti industriali in cui si manipolava amianto, sarebbero tuttora esposti al rischio di contrarre gravi malattie, come confermano i dati epidemiologici rilevati;
con il decreto n. 468 del 2001 del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare l'ex area industriale della città di Crotone è stata inserita nei siti inquinati d'interesse nazionale, ma a tale determinazione non è stato dato seguito e non è ancora stato avviato un concreto piano d'azione per la bonifica dei territori interessati;
l'articolo 2 del decreto-legge n. 208 del 2008 ha introdotto una procedura alternativa di risoluzione stragiudiziale del contenzioso relativo alle procedure di rimborso delle spese di bonifica e ripristino di aree contaminate e al risarcimento del danno ambientale, attraverso la stipula di una o più transazioni con una o più imprese interessate, pubbliche o private, in ordine alla spettanza e alla quantificazione degli oneri di bonifica e di ripristino, nonché del danno ambientale e degli altri eventuali danni di cui lo Stato o altri enti pubblici territoriali possano richiedere il risarcimento;
vi è un prioritario problema di semplificazione e di riordino delle norme e delle procedure amministrative, ma esiste anche - altrettanto urgente - la necessità di garantire l'adeguatezza delle strutture alle quali sono demandate le

attività di vigilanza e di controllo sulle operazioni di bonifica dei siti inquinati,


impegna il Governo:


a valutare se non sia giunto il momento di procedere, sia sul piano normativo che su quello organizzativo e delle risorse disponibili, ad una profonda revisione della strategia di intervento pubblico;
a definire al più presto il percorso così come definito dall'articolo 2 del decreto 208 del 2008 coinvolgendo il sistema degli enti locali;
ad individuare un'efficace strategia in tema di siti contaminati di interesse nazionale e ad informare il Parlamento su quali accordi di programma siano stati realizzati e quali siano i risultati conseguiti e le risorse finanziarie impegnate;
a valutare l'opportunità di affidare la regia delle operazioni di bonifica e di messa in sicurezza alle regioni, visto il clamoroso insuccesso delle politiche ministeriali anche promuovendo una profonda modifica legislativa;
a garantire in tempi certi la bonifica e la riqualificazione dei territori che hanno subito negli ultimi decenni le conseguenze di una intensa attività industriale, che ne ha compromesso gravemente gli equilibri ambientali, e ad accertarsi che le procedure transattive con le società attuali proprietarie non determinino ulteriori penalizzazioni per la popolazione residente, che da troppo tempo sta attendendo una soluzione definitiva, attraverso un percorso certo che preveda anche una progettualità sull'utilizzo dei siti bonificati;
a coinvolgere - nell'elaborazione della proposta di transazione - la regione, la provincia ed i comuni interessati, con particolare riguardo alla regione per le fasi attuative, in coerenza con il principio di sussidiarietà e del rinnovato assetto istituzionale stabilito dalla riforma del titolo V della parte seconda della Costituzione;
a stabilire che le risorse finanziarie che provengono dalle transazioni siano stanziate per gli interventi di bonifica e legate a forme di investimento locale;
a prevedere la possibilità, nel caso in cui emergano nuove esigenze di intervento di bonifica, anche dopo l'avvenuta chiusura della transazione, che la stessa possa essere riaperta e ridefinita;
ad accelerare l'intervento di bonifica nell'area di Crotone, una delle aree con le problematiche ambientali più gravi a livello nazionale, anche come opportunità di sviluppo economico, turistico, portuale del territorio.
(1-00510)
«Bratti, Mariani, Oliverio, Lenzi, Realacci, Bocci, Braga, Brandolini, Bucchino, Capodicasa, Carella, Cenni, Colaninno, Coscia, De Biasi, Esposito, Froner, Genovese, Gnecchi, Graziano, Laganà Fortugno, Lovelli, Marantelli, Marchi, Margiotta, Motta, Pedoto, Pizzetti, Rubinato, Antonino Russo, Schirru, Servodio, Siragusa, Strizzolo, Vannucci, Vico, Viola, Ginoble, Marco Carra».

Risoluzione in Commissione:

L'VIII Commissione,
premesso che:
quella relativa all'ambiente deve essere sempre di più una priorità per il nostro Paese, così come peraltro sta avvenendo a differenza nostra negli altri grandi Stati occidentali, anzitutto perché, ove ciò non avvenisse, l'Italia non sarebbe mai in condizione di rispettare gli impegni presi dalla comunità internazionale sul cosiddetto programma di riduzione dell'inquinamento «20-20-20», ma anche più in generale perché per un Paese come il nostro è assolutamente centrale incentivare

e sostenere lo sviluppo della cosiddetta «green economy», la quale unisce la tutela dell'ecosistema e della qualità dell'aria e delle acque (e quindi, in definitiva, la salvaguardia della salute stessa dei cittadini) alla difesa e alla messa in sicurezza del territorio che, in Italia, è particolarmente fragile sul piano idrogeologico;
per queste ragioni l'Italia dovrebbe essere, nel panorama internazionale, assolutamente all'avanguardia nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni sempre più innovative a tutela dell'ambiente, che inoltre sul piano economico ha tutte le possibilità di essere il «petrolio» del nostro Paese (si pensi alle positive ricadute economiche e occupazionali legate al turismo in particolare nel Mezzogiorno);
la situazione è però ben diversa e al momento di intravede, da parte dell'Italia, la possibilità di avviare una organica politica ambientale anzitutto per la drammatica assenza di risorse da dedicare alla tutela dell'ambiente;
la manovra di stabilità ha ridotto, per l'anno 2011 e in prospettiva per i successivi due anni, di 27 milioni di euro (ovvero del 28 per cento) le risorse a disposizione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per il programma «Sviluppo sostenibile» (comprendente i fondi per l'efficientamento energetico e per la produzione di energie rinnovabili) e di ben 42,3 milioni di euro (meno 59 per cento) le risorse a disposizione dello stesso dicastero per il programma «Prevenzione e riduzione integrata dell'inquinamento»;
in tale contesto è necessario cambiare l'impostazione di fondo alle politiche ambientali italiane, puntando non tanto sullo stanziamento di risorse pubbliche ormai inevitabilmente destinate ad essere di entità sempre minore alla luce della difficile situazione dei conti pubblici e della necessità di rispettare i vincoli europei di bilancio, quanto sul mezzo della leva fiscale al fine di incentivare i comportamenti virtuosi e, sul piano opposto, disincentivare i comportamenti dannosi per l'ambiente e la tutela dell'ecosistema;
proprio tale combinazione di sgravi fiscali per chi concretamente si impegna a inquinare meno e al contrario di maggiore tassazione per chi mantiene, anche a fronte delle novità tecnologiche a disposizione di tutti, comportamenti dannosi per l'ambiente consentirebbe l'introduzione di una vera e propria «fiscalità ambientale» che avrebbe effetti immediatamente tangibili e che sarebbe a costo zero perché, appunto, in base al modello sopra delineato, gli sgravi fiscali per i comportamenti virtuosi verrebbero automaticamente finanziati dalle maggiori tasse gravanti su quelli dannosi;
in particolare è cruciale spingere i privati all'efficientamento energetico-ambientale delle loro stesse abitazioni e automobili, stimolare il mondo dell'industria e dell'università alla ricerca e allo sviluppo di energie pulite, attrarre in Italia investimenti dall'estero nel settore coniugando così, tra le altre cose, i vantaggi di natura ambientale con positivi risvolti di carattere economico e occupazionale;
quanto ciò sia necessario da perseguire lo hanno affermato anche la Commissione europea e il Parlamento europeo, l'una pubblicando il Libro verde sull'uso di strumenti di mercato ai fini della politica ambientale nel 2007 e l'altra approvando, l'anno successivo, a maggioranza larghissima e trasversale la relativa relazione di accompagnamento;
infatti con il Libro verde la Commissione europea ha affermato: «Oltre che scoraggiare, tramite la tassazione, comportamenti dannosi per l'ambiente, gli Stati membri possono utilizzare incentivi fiscali, ad esempio le sovvenzioni, per incoraggiare comportamenti rispettosi dell'ambiente e promuovere l'innovazione e la ricerca e lo sviluppo, a condizione che vengano prima generate risorse pubbliche in altro modo (ad esempio, tassando i comportamenti ecologicamente dannosi) o che si riduca la spesa (ad esempio, eliminando sovvenzioni dannose per l'ambiente).

Questo approccio è particolarmente pertinente nel contesto degli ambiziosi obiettivi del programma dell'Unione europea per l'energia e il clima, in particolare ridurre i gas a effetto serra di almeno il 20 per cento entro il 2020, e per conseguire l'obiettivo vincolante del 20 per cento di energie rinnovabili nella produzione di energia entro il 2020 e l'obiettivo del 10 per cento di biocarburanti»;
oggi in Italia, al contrario di quanto avviene in altri importanti Paesi membri dell'Unione europea, non esiste una disciplina organica sulla «fiscalità ambientale». Al contrario, in modo sostanzialmente occasionale, sono state varate negli ultimi anni alcune misure sì utili ad incentivare in alcuni settori (soprattutto quello automobilistico e quello edilizio) il rinnovo e l'efficientamento energetico, ma con il difetto di rimanere in vigore per un tempo troppo limitato e così non potendo produrre effetti positivi nel lungo periodo e di carattere permanente. Si pensi per esempio:
alla detrazione fiscale del 55 per cento sulle spese effettuate per riqualificare gli immobili (appartenenti a persone fisiche, società ed enti non commerciali) sotto il profilo energetico, a partire dal tema decisivo della rottamazione delle caldaie di vecchia generazione e della loro sostituzione con gli impianti non a condensazione, la cui proroga oltre la scadenza prevista del 31 dicembre 2010 è stata a lungo in dubbio creando forti incertezze;
al tema degli incentivi per il rinnovo del parco veicoli con vetture meno inquinanti che, dopo gli episodici cicli di incentivazioni concesse dallo Stato con provvedimenti una tantum, oggi non sono più in vigore e che in ogni caso, finora, quando varati, non sono mai stati varati in favore dei mezzi veramente non inquinanti come le vetture elettriche e ibride;
alla pressoché totale mancanza di incentivi per il mercato emergente dell'auto elettrica cui si contrappongono invece le politiche di molti altri Paesi industrializzati come Francia, Gran Bretagna o Stati Uniti in cui si prevedono incentivi non minori ai 5 mila euro e grandi agevolazioni su tasse di immatricolazione e bollo auto per ogni veicolo nuovo acquistato contestualmente alla rottamazione di uno di vecchia generazione;
all'incertezza che, ogni anno, regna intorno alla possibilità o meno di prorogare le tariffe incentivanti del cosiddetto «conto energia» (le quali infatti, in assenza di sviluppi, scadranno alla fine del 2010 e continueranno ad essere applicate solo agli impianti già montati ma non ancora entrati in funzione entro e non oltre il 30 giugno 2011) che tanta importanza hanno per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili,


impegna il Governo:


a considerare centrale nell'ambito della propria azione il tema della tutela ambientale essendo consapevole (e varando provvedimenti coerenti con tale indirizzo), che la politica ambientale è un elemento assolutamente centrale - oltre che in primo luogo per la salute dei cittadini - anche per contribuire allo sviluppo del turismo, favorire la nascita anche nel nostro Paese della «green economy» con i conseguenti vantaggi occupazionali, consentire all'Italia di rispettare gli obiettivi del «20-20-20», incentivare il rinnovo del parco veicoli, modernizzare il patrimonio edilizio, contribuire alla salvaguardia degli assetti idrogeologici e diffondere l'utilizzo di imballaggi biodegradabili ed ecosostenibili;
a mettere in atto tutti i provvedimenti necessari a varare, in accordo con gli orientamenti comunitari in materia richiamati in premessa e pur con la necessaria gradualità, un piano organico di misure che consentano in modo stabile l'introduzione in Italia della «fiscalità ambientale» incentivi per i privati per rinnovare e adeguare agli standard ambientali ed energicamente efficienti il parco veicoli circolante e il patrimonio edilizio e che si autofinanzi, non generando quindi

nuovi o maggiori oneri per le casse statali, attraverso il contemporaneo aggravio degli oneri per i comportamenti inquinanti;
a dare il proprio contributo, in ambito comunitario, per far sì che gli obiettivi teorici contenuti nel Libro verde sull'uso di strumenti di mercato ai fini della politica ambientale si traducano in indirizzi validi e vincolanti in tutto il territorio dell'Unione europea, dando così all'Italia un ruolo di primo piano nel contrasto effettivo all'inquinamento.
(7-00450)«Cosenza, Scalia».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesse che:
sono recentemente apparse sul sito di Wikileaks clamorose rivelazioni, riprese dai quotidiani di tutto il mondo, che hanno riguardato i rapporti tra gli Usa e le diplomazie internazionali con annessi giudizi, anche pesanti, su alcuni Capi di Stato e di Governo europei;
in particolare, a seguito di nuove rivelazioni da parte di Wikileaks, si è appreso dell'esistenza di dossier degli Stati Uniti su retroscena, sospetti e accuse relativi ai rapporti del Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi con il suo omologo Putin, ma, anche da autorevoli fonti interne e internazionali, viene confermato il preoccupante intreccio tra gli interessi personali del Presidente del Consiglio dei ministri legati a suoi profitti e non agli interessi internazionali del nostro Paese;
infatti, secondo quanto si legge su un file attribuito all'ex ambasciatore americano a Roma, Ronald Spogli, gli Stati Uniti erano convinti che il Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi approfittasse dei rapporti coi russi per trarne benefici economici attraverso una percentuale dei profitti dai gasdotti costruiti da Gazprom con Eni;
l'ambasciatore Spogli, riferisce che «la relazione dell'Italia con la Russia è complessa» ... e di come «la politica estera italiana sia altamente ricettiva agli sforzi russi di guadagnare maggiore influenza politica nell'Unione Europea e sostenere gli sforzi russi nel diluire gli interessi di sicurezza americani in Europa», sottolineando anche come «nei rapporti con la Russia, l'energia è il tema bilaterale più importante e la richiesta di stabili forniture energetiche dalla Russia di frequente spinge l'Italia a compromessi su temi politici e di sicurezza»;
sempre secondo Spogli, l'Eni esercita un «enorme potere politico» e, da quanto si apprende da vari report della stampa, continua: «... noi riteniamo che il primo ministro Berlusconi garantisca a Paolo Scaroni maggior accesso quanto ne venga garantito al ministro degli Esteri» e definisce «la visione dell'Eni sulla situazione energetica europea in modo preoccupante simile a quella di Gazprom e del Cremlino»;
nel documento classificato «segreto», dal titolo «Relazioni tra Italia e Russia: il punto di vista di Roma», datato 26 gennaio 2009, redatto dall'ambasciatore americano dell'epoca, Ronald Spogli, si legge ancora: «Esponenti della maggioranza di centrodestra e dell'opposizione del Pd credono che Berlusconi e i suoi amici stiano approfittando personalmente e in modo generoso dei tanti accordi intercorsi tra l'Italia e la Russia»;
ancora, l'ex ambasciatore Spogli afferma che il Presidente del Consiglio si è rivelato essere «megafono di Putin», in quanto «ammira lo stile macho, deciso ed autoritario di governo di Putin» e, pur

descrivendo come «eccellente» la relazione bilaterale fra Usa e Italia, osserva infine come «sfortunatamente, gli sforzi di Berlusconi per "riparare" la relazione fra l'Occidente e la Russia stanno minacciando la sua credibilità e diventando veramente irritanti nella nostra relazione»;
infine, compare spesso il nome di una persona come «l'uomo chiave di Berlusconi in Russia» e, sempre secondo il rapporto dell'ex ambasciatore Spogli, ritenuto «...una figura in qualche modo misteriosa, come colui che opera come uomo chiave di Berlusconi in Russia, sebbene non abbia uno staff e nemmeno una segretaria... Cosa faccia in questi viaggi così frequenti a Mosca non è chiaro. Ma si vocifera in modo ampio che sia là per curare gli interessi e gli affari di Berlusconi in Russia» -:
come intenda spiegare all'opinione pubblica e a ogni altra autorità competente, la natura di quanto viene esplicitamente affermato dall'ex ambasciatore Spogli circa gli affari legati alle forniture energetiche con il Premier Putin (ancorché come presidente della Russia negli anni precedenti).
(2-00906)
«Leoluca Orlando, Evangelisti».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ALESSANDRI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera a) del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito con modificazioni dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, nei comuni interessati dagli eventi sismici verificatisi nella regione Abruzzo a partire dal 6 aprile 2009, sono concessi contributi a fondo perduto, anche con le modalità, su base volontaria, del credito d'imposta e, sempre su base volontaria, di finanziamenti agevolati garantiti dallo Stato, per la ricostruzione o riparazione di immobili adibiti ad abitazione considerata principale ai sensi del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, distrutti, dichiarati inagibili o danneggiati ovvero per l'acquisto di nuove abitazioni sostitutive dell'abitazione principale distrutta. Il predetto contributo è determinato in ogni caso in modo tale da coprire integralmente le spese occorrenti per la riparazione, la ricostruzione o l'acquisto di un alloggio equivalente. L'equivalenza deve essere attestata secondo le disposizioni dell'autorità comunale, tenendo conto dell'adeguamento igienico-sanitario e della massima riduzione del rischio sismico. Nel caso di ricostruzione, l'intervento si dovrà realizzare nell'ambito dello stesso comune;
l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 9 luglio 2009 n. 3790, recante ulteriori interventi urgenti diretti a fronteggiare gli eventi sismici verificatisi nella regione Abruzzo il giorno 6 aprile 2009 e altre disposizioni urgenti di protezione civile, allo scopo di consentire l'avvio delle operazioni di riparazione o ricostruzione in favore delle popolazioni le cui unità immobiliari ubicate nei territori dei comuni interessati dagli eventi sismici verificatisi nella regione Abruzzo a partire dal 6 aprile 2009, riconosce, tra l'altro, un contributo (indennizzo) per la copertura degli oneri relativi alla riparazione con miglioramento sismico di edifici danneggiati o per la ricostruzione di edifici distrutti (edifici che hanno riportato danni tali da renderle inagibili o distrutte - con esito di tipo E -), dell'unità immobiliare adibita ad abitazione principale, ovvero per l'acquisto di una nuova abitazione equivalente all'abitazione principale distrutta tenuto conto dell'adeguamento igienico-sanitario e della massima riduzione del rischio sismico;
l'articolo 5, commi 1 e 2, dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 11 maggio 2010 n. 3881, stabilisce che i proprietari di edifici danneggiati con esito di agibilità E, possono adottare la soluzione della sostituzione edilizia e che il predetto contributo sia valutato sulla base del costo risultante dal progetto definitivo di riparazione e miglioramento,

nonché, ove necessario, di adeguamento igienico-sanitario dell'edificio esistente, comprovato con apposita puerizia asseverata, sulla base dei criteri stabiliti dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3790 del 9 luglio 2009 in relazione alla proprietà delle diverse unità immobiliari facenti parte dell'edificio. Tale contributo non potrà superare quello previsto al successivo comma 4. Ove non si proceda alla redazione del progetto di intervento, il contributo viene valutato sulla base di costi unitari forfetari che, nel caso in cui tutte le unità immobiliari contenute nell'edificio siano adibite ad abitazione principale, si assumono pari a 500 euro/metri quadrati nei casi in cui le parti strutturali non siano danneggiate o siano solo leggermente danneggiate, ossia siano presenti danni leggeri su meno di due terzi della struttura, secondo la definizione della scheda AeDES, e a 750 euro/metri quadrati nei casi di danni strutturali più gravi. Tali costi unitari vanno moltiplicati per la superficie coperta lorda complessiva dell'edificio, risultante dalla somma delle superfici coperte lorde di ciascun piano, comprese quelle delle parti comuni;
il comma 4 del predetto articolo 5 della ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3881, stabilisce che ferma restando l'applicazione delle disposizioni relative alla misura dei contributi previste dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3790 del 9 luglio 2009 e fatti salvi i vincoli esistenti, qualora il costo dell'intervento di miglioramento sismico per il raggiungimento di un livello di sicurezza maggiore del 60 per cento e fino all'80 per cento di quello di un edificio adeguato, sommato al costo di riparazione delle parti strutturali e non strutturali e degli impianti e dell'adeguamento igienico-sanitario, risultante da una perizia asseverata, superi il costo per l'intervento di sostituzione edilizia del fabbricato, il contributo ammesso, per la ricostruzione dell'unità immobiliare adibita ad abitazione principale e delle parti comuni dei condomini, non può essere superiore al costo di costruzione di un fabbricato di uguale volumetria determinato in misura pari al costo di produzione definito per l'edilizia agevolata dalla regione Abruzzo, aumentato del 20 per cento per tener conto degli oneri previsti dalle normative in materia di efficienza energetica e di isolamento acustico, come indicato dalla normativa tecnica UNI;
con delibera di giunta regionale del 9 agosto 2010, n. 615, la regione Abruzzo ha fissato i limiti massimi di costo per gli interventi di edilizia sovvenzionata ed agevolata da realizzarsi sul territorio regionale. Nel fissare le varie categorie di costo, la delibera di cui trattasi fa riferimento alla superficie complessiva (S.C.), la quale è determinata in generale, sulla somma di determinate superfici, tutte considerate al netto di eventuali opere come i muri, le soglie di passaggio, gli sguinci di porte e finestre, le scale interne e altro, oltre che al netto di porzioni di sottotetto con altezze inferiori ai 2,40 metri, e considerando una sola volta le superfici dei vani scala di collegamento a più unità abitative e non considerando altresì le superfici destinate ad attività non abitative;
alla luce di quanto fissato dalle predette disposizioni, i tecnici addetti alla elaborazione dei progetti di ricostruzione o di riparazione degli edifici dei comuni abruzzesi colpiti dal terremoto del 2009, fanno riscontrare evidenti criticità applicative delle stesse, in quanto, pur essendo chiari gli importi unitari che si dovrebbero utilizzare ai fini della quantificazione dei costi degli interventi edili e degli eventuali contributi, non trovano però corrispondenze le relative superfici unitarie, in quanto le norme nazionali si riferiscono tutte e costantemente alle superfici coperte lorde mentre quelle determinate dalla regione Abruzzo, sono considerate come aree nette. Di qui l'evidente paradossalità della situazione venuta a crearsi, potendosi verificare, e si ha certezza che sono la quasi totalità dei casi, che in vigenza della clausola di convenienza risulta praticamente impossibile procedere alla riparazione con miglioramento sismico di edili danneggiati in quanto gli

importi che si determinano sulla base delle indicazioni delle relative ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri, superano di gran lunga i costi di costruzione dei fabbricati di uguale volumetria che si determinano in misura pari ai costi di produzione definiti per l'edilizia agevolata dalla regione Abruzzo;
conseguenza è che i costi unitari definiti dalla regione Abruzzo subiscono in tal modo un abbattimento reale che li porta dai 1.180 euro/metri quadrati (relativi ai lavori da eseguire) a circa 800-850 euro/metri quadrati che nel caso di edifici in muratura arrivano anche a 600 euro/metri quadrati circa;
in particolare, tutti i piccoli edifici danneggiati, tutti gli edifici in muratura e tutti gli edifici del centro storico avranno a disposizione da parte dello Stato una somma, per riparazione o ricostruzione, pari al massimo alla somma prevista dalla citata ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3790 per il solo miglioramento sismico, mentre i lavori di riparazione dei danni, che vanno conteggiati a parte rispetto ai lavori di miglioramento sismico, saranno a carico esclusivo dei proprietari;
ove le circostanze descritte fossero fondate, ne deriverebbe che per la ricostruzione delle proprie abitazioni, i terremotati dovrebbero integrare le somme messe a disposizione dallo Stato con cifre che oscillano da 70.000 a 90.000 euro procapite (in base a computi ed a simulazioni già effettuate su progetti ormai pronti), con evidente trattamento sproporzionato rispetto ai cittadini che hanno avuto edifici classificato come «B» o «C» e che hanno ricevuto un contributo a copertura totale dei danni e dei miglioramenti sismici mediante rafforzamenti locali oltre che un disparitario trattamento con i cittadini umbri, marchigiani, campani, ovvero dei cittadini vittime di analoghe precedenti sciagure sismiche;
sempre al riguardo andrebbe segnalato che l'articolo 3, comma 1, lettera a) del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito con modificazioni dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, determina il calcolo dell'importo del contributo, in ogni caso, alla copertura integrale delle spese occorrenti per la riparazione, la ricostruzione o l'acquisto di un alloggio equivalente. In tal caso la norma dispone non l'uguaglianza degli alloggi, ma la loro equivalenza e ciò farebbe desumere che quando si debba procedere alla verifica della convenienza economica sopra citata, nel raffrontare i costi di miglioramento sismico più quelli di riparazione, ai costi di costruzione di un fabbricato determinati in misura pari ai costi di produzione definiti per l'edilizia agevolata dalla regione Abruzzo, si dovrebbe far riferimento al volume equivalente di questi ultimi rispetto a quelli su cui si deve intervenire. Così procedendo, le superfici di confronto rimarrebbero della stessa natura, ossia superfici coperte lorde;
applicando, pertanto, il criterio della convenienza economica agli interventi di riparazione con miglioramento sismico degli edifici classificati come «E» situati cratere sismico de L'Aquila, secondo le disposizioni vigenti, si verifica il caso concreto che i proprietari interessati siano costretti ad abbattere immobili che potrebbero essere ancora utilizzabili ed avere un elevato valore storico, per poi dover procedere per forza alla ricostruzione di nuovi edifici con standard di edilizia residenziale pubblica;
da ultimo, tra le criticità che si stanno registrando nelle operazioni dirette a consentire le ricostruzioni e le riparazioni dei danni degli immobili colpiti dal sisma del 2009 in Abruzzo, si evidenzia la scadenza per presentare le domande per accedere al contributo, termine, che ai sensi dell'articolo 1, comma 3, dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 21 aprile 2010, n. 3870, è oggi previsto al 31 dicembre 2010. In tal senso si deve ad ogni far notare che tale contributo assume un carattere di diritto soggettivo e che il fatto generatore dello stesso è il danno dell'abitazione subito, per cui appare improprio fissarne la percezione ad una scadenza temporale;

sarebbe necessario chiarire i profili problematici sopra riportati, se del caso emanando specifiche ordinanze che chiariscano, da un lato, che delibera regionale n. 615 dell'8 settembre 2010, nei comuni del cratere ed ai fini dei progetti finalizzati alla ricostruzione, debba applicarsi limitatamente alla quantificazione dei prezzi unitari rinviando, alle pertinenti ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri, la definizione delle superfici da computare, ossia determinate in riferimento alle aree lorde complessive coperte, in tal senso anche basandosi del principio di equivalenza e non di uguaglianza, nel pieno rispetto del decreto legge n. 39 del 2009 nel testo vigente, dall'altro lato abrogando il termine del 31 dicembre 2010 per presentare le domande di contributo -:
se le circostanze problematiche descritte in premessa siano fondate ed, in caso affermativo, se non intenda adottare provvedimenti urgenti volti a superarle, anche tenendo conto delle soluzioni prospettate nella medesima premessa.
(5-03929)

DUILIO, FARINONE e PELUFFO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la provincia di Milano, insieme alla società Milano Serravalle, quasi interamente partecipata dalla stessa provincia, è in procinto di pubblicare un bando di gara per il potenziamento in superficie della strada di collegamento tra le città di Rho e di Monza;
tale infrastruttura, nel caso venisse realizzata secondo il progetto conosciuto, si affiancherebbe per un tratto di circa alla superstrada Milano-Meda, anch'essa destinata a passare da 4 a 6 corsie, e che complessivamente il tratto (auto) stradale vedrebbe scorrere 14 corsie nel pieno centro abitato di Paderno Dugnano;
nonostante la previsione di una galleria fonica che contempla l'innalzamento di barriere alte 12 metri a ridosso delle abitazioni, sono prevedibili gravi conseguenze sulla salute dei cittadini, in un quartiere dove vivono molti bambini ed è presente anche un centro pediatrico, a causa dell'inquinamento e del nella misura di circa 240.000 veicoli al giorno;
la realizzazione della suddetta infrastruttura confligge con la normativa europea secondo la quale l'Italia risulta deferita alla Corte di giustizia, per l'ennesima volta, per non avere fatto nulla sul fronte della difesa delle popolazioni, in relazione alle emissioni di particolato fine (PMIO), dovuto soprattutto alle emissioni inquinanti provenienti dall'industria, dal traffico e dai riscaldamenti domestici;
la costruzione della suddetta arteria in questo quadro verrebbe a costituire un vero e proprio «ecomostro», oltre che sul piano dell'arredo urbano, per i prevedibili danni alla salute dei cittadini i quali, come è scientificamente documentabile, consistono in: possibile asma, problemi cardiovascolari, cancro ai polmoni e morti premature;
peraltro l'amministrazione comunale di Paderno Dugnano ha ufficialmente manifestato il suo parere contrario alla realizzazione dell'opera anche se la provincia di Milano ha addotto come motivazione della realizzazione dell'opera, scartando ogni alternativa, la mancanza di fondi per il possibile interramento dell'infrastruttura e la necessità di concludere la stessa entro tempi brevi, compatibili con la realizzazione di Expo 2015;
i residenti di Paderno Dugnano hanno dato vita ad un comitato cittadino il quale, responsabilmente e positivamente, ha presentato un progetto di possibile interramento dell'infrastruttura medesima, finanziabile con risorse verosimilmente acquisibili quando ci fosse un'autentica volontà politica ed istituzionale;
la mancanza di confronto reale con la comunità di cittadini anzidetta, oltre

che essere inaccettabile sul piano del metodo democratico e prefigurare gravissimi rischi per la salute degli abitanti, potrebbe determinare anche gravi problemi di ordine pubblico in un centro abitato, dove vivono circa 8.000 persone, di cui un migliaio sotto i 15 anni e circa 2.500 sotto i 30 anni;
se i Ministri siano a conoscenza della questione appena richiamata e delle sue preoccupanti caratteristiche e quali iniziative di competenza intendano assumere al riguardo tenuto conto che è stato richiesto l'inserimento dell'opera nella delibera Cipe che attiva la cosiddetta legge obiettivo e se non intendano subordinare tale inserimento ad una attenta valutazione degli impatti del medesimo progetto sulla popolazione.
(5-03938)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'11 novembre 2010, Guido Bertolaso, ha lasciato il vertice della Protezione civile che ricopriva dal 2001 per andare in pensione;
dal 2001 la competenza della Protezione civile si è ampliata a ricomprendere i cosiddetti «grandi eventi» con 34 dichiarazioni adottate in tale senso e con 81 gestioni commissariali istituite in seguito alla dichiarazione di stato d'emergenza o di «grande evento»;
nella XVI legislatura in corso, da maggio 2008 ad agosto 2010, in 63 riunioni del Consiglio dei ministri, su 104 complessivamente tenute, sono stati adottati 154 provvedimenti d'emergenza che nel dettaglio hanno riguardato: 47 dichiarazioni dello stato di emergenza; 107 proroghe dello stato d'emergenza;
l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha presentato, il 22 giugno 2010, la sua relazione che, al capitolo VII sugli interventi emergenziali, rivolge particolare attenzione a quelli realizzati a seguito di ordinanze di protezione civile comprese quelle relative ai «grandi eventi» e dall'analisi delle ordinanze di protezione civile emanate dal 1o gennaio 2001 al 31 marzo 2010 fa emergere che quelle relative al settore appalti sono state 302 e hanno riguardato uno stanziamento complessivo di risorse pubbliche pari a 12.894.770.574,38 euro così ripartite negli anni:

Anno Importo spesa globale N. ordinanze
2001 1.956.118.571,91 28
2002 1.109.004.356,10 33
2003 283.763.347,26 24
2004 730.730.577,28 30
2005 253.074.138,76 24
2006 2.788.111.622,26 34
2007 1.057.819.764,68 39
2008 2.730.451.115,39 41
2009 3.939.859.534,08 49
totale 12.894.770.574,38 302

tra le disposizioni del codice dei contratti pubblici più di frequente derogate si rinvengono quelle relative alla figura del responsabile del procedimento, alla qualificazione necessaria per eseguire i lavori, alle procedure di scelta del contraente, alle modalità di pubblicazione dei bandi ed ai relativi termini, ai criteri di selezione delle offerte e verifica delle offerte anormalmente basse, alla progettazione, alle garanzie in fase di gara ed esecuzione, ai subappalti;
l'elaborazione dei dati che emergono dal numero delle ordinanze esaminate, dalla tipologia delle disposizioni derogate e dagli importi stanziati per gli interventi urgenti, permette di evidenziare che nell'arco dell'ultimo decennio una fetta rilevante di spesa pubblica è stata impiegata per investimenti relativi ad interventi sot

tratti in tutto o in parte non solo all'osservanza delle procedure previste dal codice degli appalti, ma, in alcuni casi di non poca rilevanza e specialmente nell'ambito dei «grandi eventi», anche ad ogni attività di rilevazione e controllo da parte dell'Autorità di vigilanza;
si tratta inoltre di atti sottratti al controllo preventivo della Corte dei conti come si evince dalla norma di interpretazione autentica di cui all'articolo 14 del decreto-legge n. 90 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 123 del 2008;
la Corte dei conti nella recente deliberazione n. 5 del 2010 ha suggerito un contenimento dello strumento del «grande evento», suggerimento condiviso anche dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, che ha sottolineato non solo i profili di legittimità ma anche «la necessità di evitare turbative di mercato che si traducono in una sistematica alterazione della libera concorrenza»;
il 19 ottobre 2010, in occasione dell'insediamento del neo presidente dei magistrati contabili, Luigi Giampaolino, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, nel suo intervento alla cerimonia ha dichiarato che: «Il governo, in un contesto di leale cooperazione istituzionale - ha detto Letta - vede nello svolgimento delle funzioni della Corte un supporto importante, cui ricorrere anche oltre i limiti strettamente imposti dalla legge, ad esempio avvalendosi della facoltà di avviare alcuni rilevanti provvedimenti al controllo preventivo di legittimità della Corte», lasciando intendere l'intenzione del Governo di sottoporre al controllo della Corte dei conti anche le ordinanze della Protezione civile per le quali la legge non impone tale passaggio;
nella risposta del 15 aprile 2010 all'interrogazione n. 2-00647, lo stesso Guido Bertolaso affermava che: «Per quanto attiene alla rendicontazione delle spese, l'articolo 5, comma 5-bis della legge 24 febbraio 1992, n. 225 prevede che i Commissari delegati rendicontino, entro il quarantesimo giorno dalla chiusura di ciascun esercizio e dal termine della gestione o del loro incarico, le entrate e le spese riguardanti l'intervento delegato. I rendiconti corredati dalla documentazione giustificativa debbono essere trasmessi, per i relativi controlli, al Ministero dell'economia e delle finanze» e che «al fine di assicurare la massima trasparenza a tutte le attività di competenza del Dipartimento di protezione civile ... erano in corso di predisposizione i relativi supporti informatici» -:
se si intenda pubblicare on line ed in che tempi, la rendicontazione analitica dell'operato del Commissario delegato nominato con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3532 del 13 luglio 2006 per l'emergenza movimento franoso in località Montaguto-Avellino;
se, considerando il caso di durata pluriennale della gestione commissariale, il dipartimento abbia tenuto una contabilità aggiornata e dettagliata della stessa.
(4-09882)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'11 novembre 2010, Guido Bertolaso, ha lasciato il vertice della Protezione civile che ricopriva dal 2001 per andare in pensione;
dal 2001 la competenza della Protezione civile si è ampliata a ricomprendere i cosiddetti «grandi eventi» con 34 dichiarazioni adottate in tale senso e con 81 gestioni commissariali istituite in seguito alla dichiarazione di stato d'emergenza o di «grande evento»;
nella XVI legislatura in corso, da maggio 2008 ad agosto 2010, in 63 riunioni del Consiglio dei ministri, su 104 complessivamente

tenute, sono stati adottati 154 provvedimenti d'emergenza che nel dettaglio hanno riguardato: 47 dichiarazioni dello stato di emergenza; 107 proroghe dello stato d'emergenza;
l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha presentato, il 22 giugno 2010, la sua relazione che, al capitolo VII sugli interventi emergenziali, rivolge particolare attenzione a quelli realizzati a seguito di ordinanze di protezione civile comprese quelle relative ai «grandi eventi» e dall'analisi delle ordinanze di protezione civile emanate dal 1o gennaio 2001 al 31 marzo 2010 fa emergere che quelle relative al settore appalti sono state 302 e hanno riguardato uno stanziamento complessivo di risorse pubbliche pari a 12.894.770.574,38 euro così ripartite negli anni:

Anno Importo spesa globale N. ordinanze
2001 1.956.118.571,91 28
2002 1.109.004.356,10 33
2003 283.763.347,26 24
2004 730.730.577,28 30
2005 253.074.138,76 24
2006 2.788.111.622,26 34
2007 1.057.819.764,68 39
2008 2.730.451.115,39 41
2009 3.939.859.534,08 49
totale 12.894.770.574,38 302

tra le disposizioni del codice dei contratti pubblici più di frequente derogate si rinvengono quelle relative alla figura del responsabile del procedimento, alla qualificazione necessaria per eseguire i lavori, alle procedure di scelta del contraente, alle modalità di pubblicazione dei bandi ed ai relativi termini, ai criteri di selezione delle offerte e verifica delle offerte anormalmente basse, alla progettazione, alle garanzie in fase di gara ed esecuzione, ai subappalti;
l'elaborazione dei dati che emergono dal numero delle ordinanze esaminate, dalla tipologia delle disposizioni derogate e dagli importi stanziati per gli interventi urgenti, permette di evidenziare che nell'arco dell'ultimo decennio una fetta rilevante di spesa pubblica è stata impiegata per investimenti relativi ad interventi sottratti in tutto o in parte non solo all'osservanza delle procedure previste dal codice degli appalti, ma, in alcuni casi di non poca rilevanza e specialmente nell'ambito dei «grandi eventi», anche ad ogni attività di rilevazione e controllo da parte dell'Autorità di vigilanza;
si tratta inoltre di atti sottratti al controllo preventivo della Corte dei conti come si evince dalla norma di interpretazione autentica di cui all'articolo 14 del decreto-legge n. 90 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 123 del 2008;
la Corte dei conti nella recente deliberazione n. 5 del 2010 ha suggerito un contenimento dello strumento del «grande evento», suggerimento condiviso anche dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, che ha sottolineato non solo i profili di legittimità ma anche «la necessità di evitare turbative di mercato che si traducono in una sistematica alterazione della libera concorrenza»;
il 19 ottobre 2010, in occasione dell'insediamento del neo presidente dei magistrati contabili, Luigi Giampaolino, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, nel suo intervento alla cerimonia ha dichiarato che: «Il governo, in un contesto di leale cooperazione istituzionale - ha detto Letta - vede nello svolgimento delle funzioni della Corte un supporto importante, cui ricorrere anche oltre i limiti strettamente imposti dalla legge, ad esempio avvalendosi della facoltà di avviare alcuni rilevanti provvedimenti al controllo preventivo di legittimità della Corte», lasciando intendere l'intenzione del Governo di sottoporre al controllo della Corte dei conti anche le ordinanze della Protezione civile per le quali la legge non impone tale passaggio;

nella risposta del 15 aprile 2010 all'interrogazione n. 2-00647, lo stesso Guido Bertolaso affermava che: «Per quanto attiene alla rendicontazione delle spese, l'articolo 5, comma 5-bis della legge 24 febbraio 1992, n. 225 prevede che i Commissari delegati rendicontino, entro il quarantesimo giorno dalla chiusura di ciascun esercizio e dal termine della gestione o del loro incarico, le entrate e le spese riguardanti l'intervento delegato. I rendiconti corredati dalla documentazione giustificativa debbono essere trasmessi, per i relativi controlli, al Ministero dell'economia e delle finanze» e che «al fine di assicurare la massima trasparenza a tutte le attività di competenza del Dipartimento di protezione civile ... erano in corso di predisposizione i relativi supporti informatici» -:
se si intenda pubblicare on line ed in che tempi, la rendicontazione analitica dell'operato del Commissario delegato nominato con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3750 del 30 marzo 2009 per l'emergenza dissesto idrogeologico in località Marina di Foggia;
se, considerando il caso di durata pluriennale della gestione commissariale, il dipartimento abbia tenuto una contabilità aggiornata e dettagliata della stessa.
(4-09883)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'11 novembre 2010, Guido Bertolaso, ha lasciato il vertice della Protezione civile che ricopriva dal 2001 per andare in pensione;
dal 2001 la competenza della Protezione civile si è ampliata a ricomprendere i cosiddetti «grandi eventi» con 34 dichiarazioni adottate in tale senso e con 81 gestioni commissariali istituite in seguito alla dichiarazione di stato d'emergenza o di «grande evento»;
nella XVI legislatura in corso, da maggio 2008 ad agosto 2010, in 63 riunioni del Consiglio dei ministri, su 104 complessivamente tenute, sono stati adottati 154 provvedimenti d'emergenza che nel dettaglio hanno riguardato: 47 dichiarazioni dello stato di emergenza; 107 proroghe dello stato d'emergenza;
l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha presentato, il 22 giugno 2010, la sua relazione che, al capitolo VII sugli interventi emergenziali, rivolge particolare attenzione a quelli realizzati a seguito di ordinanze di protezione civile comprese quelle relative ai «grandi eventi» e dall'analisi delle ordinanze di protezione civile emanate dal 1o gennaio 2001 al 31 marzo 2010 fa emergere che quelle relative al settore appalti sono state 302 e hanno riguardato uno stanziamento complessivo di risorse pubbliche pari a 12.894.770.574,38 euro così ripartite negli anni:

Anno Importo spesa globale N. ordinanze
2001 1.956.118.571,91 28
2002 1.109.004.356,10 33
2003 283.763.347,26 24
2004 730.730.577,28 30
2005 253.074.138,76 24
2006 2.788.111.622,26 34
2007 1.057.819.764,68 39
2008 2.730.451.115,39 41
2009 3.939.859.534,08 49
totale 12.894.770.574,38 302

tra le disposizioni del codice dei contratti pubblici più di frequente derogate si rinvengono quelle relative alla figura del responsabile del procedimento, alla qualificazione necessaria per eseguire i lavori, alle procedure di scelta del contraente, alle modalità di pubblicazione dei bandi ed ai relativi termini, ai criteri di

selezione delle offerte e verifica delle offerte anormalmente basse, alla progettazione, alle garanzie in fase di gara ed esecuzione, ai subappalti;
l'elaborazione dei dati che emergono dal numero delle ordinanze esaminate, dalla tipologia delle disposizioni derogate e dagli importi stanziati per gli interventi urgenti, permette di evidenziare che nell'arco dell'ultimo decennio una fetta rilevante di spesa pubblica è stata impiegata per investimenti relativi ad interventi sottratti in tutto o in parte non solo all'osservanza delle procedure previste dal codice degli appalti, ma, in alcuni casi di non poca rilevanza e specialmente nell'ambito dei «grandi eventi», anche ad ogni attività di rilevazione e controllo da parte dell'Autorità di vigilanza;
si tratta inoltre di atti sottratti al controllo preventivo della Corte dei conti come si evince dalla norma di interpretazione autentica di cui all'articolo 14 del decreto-legge n. 90 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 123 del 2008;
la Corte dei conti nella recente deliberazione n. 5 del 2010 ha suggerito un contenimento dello strumento del «grande evento», suggerimento condiviso anche dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, che ha sottolineato non solo i profili di legittimità ma anche «la necessità di evitare turbative di mercato che si traducono in una sistematica alterazione della libera concorrenza»;
il 19 ottobre 2010, in occasione dell'insediamento del neo presidente dei magistrati contabili, Luigi Giampaolino, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, nel suo intervento alla cerimonia ha dichiarato che: «Il governo, in un contesto di leale cooperazione istituzionale - ha detto Letta - vede nello svolgimento delle funzioni della Corte un supporto importante, cui ricorrere anche oltre i limiti strettamente imposti dalla legge, ad esempio avvalendosi della facoltà di avviare alcuni rilevanti provvedimenti al controllo preventivo di legittimità della Corte», lasciando intendere l'intenzione del Governo di sottoporre al controllo della Corte dei conti anche le ordinanze della Protezione civile per le quali la legge non impone tale passaggio;
nella risposta del 15 aprile 2010 all'interrogazione n. 2-00647, lo stesso Guido Bertolaso affermava che: «Per quanto attiene alla rendicontazione delle spese, l'articolo 5, comma 5-bis della legge 24 febbraio 1992, n. 225 prevede che i Commissari delegati rendicontino, entro il quarantesimo giorno dalla chiusura di ciascun esercizio e dal termine della gestione o del loro incarico, le entrate e le spese riguardanti l'intervento delegato. I rendiconti corredati dalla documentazione giustificativa debbono essere trasmessi, per i relativi controlli, al Ministero dell'economia e delle finanze» e che «al fine di assicurare la massima trasparenza a tutte le attività di competenza del Dipartimento di protezione civile ... erano in corso di predisposizione i relativi supporti informatici» -:
se si intenda pubblicare on line ed in che tempi, la rendicontazione analitica dell'operato del Commissario delegato nominato con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3548 del 25 ottobre 2006 per l'emergenza alluvionale nelle Regioni Marche, Liguria e Veneto dal 14 al 17 settembre 2006;
se, considerando il caso di durata pluriennale della gestione commissariale, il dipartimento abbia tenuto una contabilità aggiornata e dettagliata della stessa.
(4-09884)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'11 novembre 2010, Guido Bertolaso, ha lasciato il vertice della Protezione civile che ricopriva dal 2001 per andare in pensione;

dal 2001 la competenza della Protezione civile si è ampliata a ricomprendere i cosiddetti «grandi eventi» con 34 dichiarazioni adottate in tale senso e con 81 gestioni commissariali istituite in seguito alla dichiarazione di stato d'emergenza o di «grande evento»;
nella XVI legislatura in corso, da maggio 2008 ad agosto 2010, in 63 riunioni del Consiglio dei ministri, su 104 complessivamente tenute, sono stati adottati 154 provvedimenti d'emergenza che nel dettaglio hanno riguardato: 47 dichiarazioni dello stato di emergenza; 107 proroghe dello stato d'emergenza;
l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha presentato, il 22 giugno 2010, la sua relazione che, al capitolo VII sugli interventi emergenziali, rivolge particolare attenzione a quelli realizzati a seguito di ordinanze di protezione civile comprese quelle relative ai «grandi eventi» e dall'analisi delle ordinanze di protezione civile emanate dal 1o gennaio 2001 al 31 marzo 2010 fa emergere che quelle relative al settore appalti sono state 302 e hanno riguardato uno stanziamento complessivo di risorse pubbliche pari a 12.894.770.574,38 euro così ripartite negli anni:

Anno Importo spesa globale N. ordinanze
2001 1.956.118.571,91 28
2002 1.109.004.356,10 33
2003 283.763.347,26 24
2004 730.730.577,28 30
2005 253.074.138,76 24
2006 2.788.111.622,26 34
2007 1.057.819.764,68 39
2008 2.730.451.115,39 41
2009 3.939.859.534,08 49
totale 12.894.770.574,38 302

tra le disposizioni del codice dei contratti pubblici più di frequente derogate si rinvengono quelle relative alla figura del responsabile del procedimento, alla qualificazione necessaria per eseguire i lavori, alle procedure di scelta del contraente, alle modalità di pubblicazione dei bandi ed ai relativi termini, ai criteri di selezione delle offerte e verifica delle offerte anormalmente basse, alla progettazione, alle garanzie in fase di gara ed esecuzione, ai subappalti;
l'elaborazione dei dati che emergono dal numero delle ordinanze esaminate, dalla tipologia delle disposizioni derogate e dagli importi stanziati per gli interventi urgenti, permette di evidenziare che nell'arco dell'ultimo decennio una fetta rilevante di spesa pubblica è stata impiegata per investimenti relativi ad interventi sottratti in tutto o in parte non solo all'osservanza delle procedure previste dal codice degli appalti, ma, in alcuni casi di non poca rilevanza e specialmente nell'ambito dei «grandi eventi», anche ad ogni attività di rilevazione e controllo da parte dell'Autorità di vigilanza;
si tratta inoltre di atti sottratti al controllo preventivo della Corte dei conti come si evince dalla norma di interpretazione autentica di cui all'articolo 14 del decreto-legge n. 90 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 123 del 2008;
la Corte dei conti nella recente deliberazione n. 5 del 2010 ha suggerito un contenimento dello strumento del «grande evento», suggerimento condiviso anche dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, che ha sottolineato non solo i profili di legittimità ma anche «la necessità di evitare turbative di mercato che si traducono in una sistematica alterazione della libera concorrenza»;
il 19 ottobre 2010, in occasione dell'insediamento del neo presidente dei magistrati contabili, Luigi Giampaolino, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, nel suo intervento alla cerimonia ha dichiarato che: «Il governo, in un contesto di leale cooperazione istituzionale - ha detto Letta - vede nello svolgimento delle funzioni

della Corte un supporto importante, cui ricorrere anche oltre i limiti strettamente imposti dalla legge, ad esempio avvalendosi della facoltà di avviare alcuni rilevanti provvedimenti al controllo preventivo di legittimità della Corte», lasciando intendere l'intenzione del Governo di sottoporre al controllo della Corte dei conti anche le ordinanze della Protezione civile per le quali la legge non impone tale passaggio;
nella risposta del 15 aprile 2010 all'interrogazione n. 2-00647, lo stesso Guido Bertolaso affermava che: «Per quanto attiene alla rendicontazione delle spese, l'articolo 5, comma 5-bis della legge 24 febbraio 1992, n. 225 prevede che i Commissari delegati rendicontino, entro il quarantesimo giorno dalla chiusura di ciascun esercizio e dal termine della gestione o del loro incarico, le entrate e le spese riguardanti l'intervento delegato. I rendiconti corredati dalla documentazione giustificativa debbono essere trasmessi, per i relativi controlli, al Ministero dell'economia e delle finanze» e che «al fine di assicurare la massima trasparenza a tutte le attività di competenza del Dipartimento di protezione civile ... erano in corso di predisposizione i relativi supporti informatici» -:
se si intenda pubblicare on line ed in che tempi, la rendicontazione analitica dell'operato del Commissario delegato nominato con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3521 del 2 maggio 2006 per l'emergenza di Ischia frazione Pilastri - movimento franoso;
se, considerando il caso di durata pluriennale della gestione commissariale, il dipartimento abbia tenuto una contabilità aggiornata e dettagliata della stessa.
(4-09885)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'11 novembre 2010, Guido Bertolaso, ha lasciato il vertice della Protezione civile che ricopriva dal 2001 per andare in pensione;
dal 2001 la competenza della Protezione civile si è ampliata a ricomprendere i cosiddetti «grandi eventi» con 34 dichiarazioni adottate in tale senso e con 81 gestioni commissariali istituite in seguito alla dichiarazione di stato d'emergenza o di «grande evento»;
nella XVI legislatura in corso, da maggio 2008 ad agosto 2010, in 63 riunioni del Consiglio dei ministri, su 104 complessivamente tenute, sono stati adottati 154 provvedimenti d'emergenza che nel dettaglio hanno riguardato: 47 dichiarazioni dello stato di emergenza; 107 proroghe dello stato d'emergenza;
l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha presentato, il 22 giugno 2010, la sua relazione che, al capitolo VII sugli interventi emergenziali, rivolge particolare attenzione a quelli realizzati a seguito di ordinanze di protezione civile comprese quelle relative ai «grandi eventi» e dall'analisi delle ordinanze di protezione civile emanate dal 1o gennaio 2001 al 31 marzo 2010 fa emergere che quelle relative al settore appalti sono state 302 e hanno riguardato uno stanziamento complessivo di risorse pubbliche pari a 12.894.770.574,38 euro così ripartite negli anni:

Anno Importo spesa globale N. ordinanze
2001 1.956.118.571,91 28
2002 1.109.004.356,10 33
2003 283.763.347,26 24
2004 730.730.577,28 30
2005 253.074.138,76 24
2006 2.788.111.622,26 34
2007 1.057.819.764,68 39
2008 2.730.451.115,39 41
2009 3.939.859.534,08 49
totale 12.894.770.574,38 302

tra le disposizioni del codice dei contratti pubblici più di frequente derogate si rinvengono quelle relative alla figura del responsabile del procedimento, alla qualificazione necessaria per eseguire i lavori, alle procedure di scelta del contraente, alle modalità di pubblicazione dei bandi ed ai relativi termini, ai criteri di selezione delle offerte e verifica delle offerte anormalmente basse, alla progettazione, alle garanzie in fase di gara ed esecuzione, ai subappalti;
l'elaborazione dei dati che emergono dal numero delle ordinanze esaminate, dalla tipologia delle disposizioni derogate e dagli importi stanziati per gli interventi urgenti, permette di evidenziare che nell'arco dell'ultimo decennio una fetta rilevante di spesa pubblica è stata impiegata per investimenti relativi ad interventi sottratti in tutto o in parte non solo all'osservanza delle procedure previste dal codice degli appalti, ma, in alcuni casi di non poca rilevanza e specialmente nell'ambito dei «grandi eventi», anche ad ogni attività di rilevazione e controllo da parte dell'Autorità di vigilanza;
si tratta inoltre di atti sottratti al controllo preventivo della Corte dei conti come si evince dalla norma di interpretazione autentica di cui all'articolo 14 del decreto-legge n. 90 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 123 del 2008;
la Corte dei conti nella recente deliberazione n. 5 del 2010 ha suggerito un contenimento dello strumento del «grande evento», suggerimento condiviso anche dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, che ha sottolineato non solo i profili di legittimità ma anche «la necessità di evitare turbative di mercato che si traducono in una sistematica alterazione della libera concorrenza»;
il 19 ottobre 2010, in occasione dell'insediamento del neo presidente dei magistrati contabili, Luigi Giampaolino, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, nel suo intervento alla cerimonia ha dichiarato che: «Il governo, in un contesto di leale cooperazione istituzionale - ha detto Letta - vede nello svolgimento delle funzioni della Corte un supporto importante, cui ricorrere anche oltre i limiti strettamente imposti dalla legge, ad esempio avvalendosi della facoltà di avviare alcuni rilevanti provvedimenti al controllo preventivo di legittimità della Corte», lasciando intendere l'intenzione del Governo di sottoporre al controllo della Corte dei conti anche le ordinanze della Protezione civile per le quali la legge non impone tale passaggio;
nella risposta del 15 aprile 2010 all'interrogazione n. 2-00647, lo stesso Guido Bertolaso affermava che: «Per quanto attiene alla rendicontazione delle spese, l'articolo 5, comma 5-bis della legge 24 febbraio 1992, n. 225 prevede che i Commissari delegati rendicontino, entro il quarantesimo giorno dalla chiusura di ciascun esercizio e dal termine della gestione o del loro incarico, le entrate e le spese riguardanti l'intervento delegato. I rendiconti corredati dalla documentazione giustificativa debbono essere trasmessi, per i relativi controlli, al Ministero dell'economia e delle finanze» e che «al fine di assicurare la massima trasparenza a tutte le attività di competenza del Dipartimento di protezione civile ... erano in corso di predisposizione i relativi supporti informatici» -:
se si intenda pubblicare on line ed in che tempi, la rendicontazione analitica dell'operato del commissario delegato nominato con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3560 del 19 gennaio 2007 per l'emergenza Montecelio e Tivoli - Roma - fenomeni di subsidenza;
se, considerando il caso di durata pluriennale della gestione commissariale, il dipartimento abbia tenuto una contabilità aggiornata e dettagliata della stessa.
(4-09886)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'11 novembre 2010, Guido Bertolaso, ha lasciato il vertice della Protezione civile che ricopriva dal 2001 per andare in pensione;
dal 2001 la competenza della Protezione civile si è ampliata a ricomprendere i cosiddetti «grandi eventi» con 34 dichiarazioni adottate in tale senso e con 81 gestioni commissariali istituite in seguito alla dichiarazione di stato d'emergenza o di «grande evento»;
nella XVI legislatura in corso, da maggio 2008 ad agosto 2010, in 63 riunioni del Consiglio dei ministri, su 104 complessivamente tenute, sono stati adottati 154 provvedimenti d'emergenza che nel dettaglio hanno riguardato: 47 dichiarazioni dello stato di emergenza; 107 proroghe dello stato d'emergenza;
l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha presentato, il 22 giugno 2010, la sua relazione che, al capitolo VII sugli interventi emergenziali, rivolge particolare attenzione a quelli realizzati a seguito di ordinanze di protezione civile comprese quelle relative ai «grandi eventi» e dall'analisi delle ordinanze di protezione civile emanate dal 1o gennaio 2001 al 31 marzo 2010 fa emergere che quelle relative al settore appalti sono state 302 e hanno riguardato uno stanziamento complessivo di risorse pubbliche pari a 12.894.770.574,38 euro così ripartite negli anni:

Anno Importo spesa globale N. ordinanze
2001 1.956.118.571,91 28
2002 1.109.004.356,10 33
2003 283.763.347,26 24
2004 730.730.577,28 30
2005 253.074.138,76 24
2006 2.788.111.622,26 34
2007 1.057.819.764,68 39
2008 2.730.451.115,39 41
2009 3.939.859.534,08 49
totale 12.894.770.574,38 302

tra le disposizioni del codice dei contratti pubblici più di frequente derogate si rinvengono quelle relative alla figura del responsabile del procedimento, alla qualificazione necessaria per eseguire i lavori, alle procedure di scelta del contraente, alle modalità di pubblicazione dei bandi ed ai relativi termini, ai criteri di selezione delle offerte e verifica delle offerte anormalmente basse, alla progettazione, alle garanzie in fase di gara ed esecuzione, ai subappalti;
l'elaborazione dei dati che emergono dal numero delle ordinanze esaminate, dalla tipologia delle disposizioni derogate e dagli importi stanziati per gli interventi urgenti, permette di evidenziare che nell'arco dell'ultimo decennio una fetta rilevante di spesa pubblica è stata impiegata per investimenti relativi ad interventi sottratti in tutto o in parte non solo all'osservanza delle procedure previste dal codice degli appalti, ma, in alcuni casi di non poca rilevanza e specialmente nell'ambito dei «grandi eventi», anche ad ogni attività di rilevazione e controllo da parte dell'Autorità di vigilanza;
si tratta inoltre di atti sottratti al controllo preventivo della Corte dei conti come si evince dalla norma di interpretazione autentica di cui all'articolo 14 del decreto-legge n. 90 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 123 del 2008;
la Corte dei conti nella recente deliberazione n. 5 del 2010 ha suggerito un contenimento dello strumento del «grande evento», suggerimento condiviso anche dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, che ha sottolineato non solo i profili di legittimità ma anche «la necessità di evitare turbative di mercato che si traducono in una sistematica alterazione della libera concorrenza»;

il 19 ottobre 2010, in occasione dell'insediamento del neo presidente dei magistrati contabili, Luigi Giampaolino, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, nel suo intervento alla cerimonia ha dichiarato che: «Il governo, in un contesto di leale cooperazione istituzionale - ha detto Letta - vede nello svolgimento delle funzioni della Corte un supporto importante, cui ricorrere anche oltre i limiti strettamente imposti dalla legge, ad esempio avvalendosi della facoltà di avviare alcuni rilevanti provvedimenti al controllo preventivo di legittimità della Corte», lasciando intendere l'intenzione del Governo di sottoporre al controllo della Corte dei conti anche le ordinanze della Protezione civile per le quali la legge non impone tale passaggio;
nella risposta del 15 aprile 2010 all'interrogazione n. 2-00647, lo stesso Guido Bertolaso affermava che: «Per quanto attiene alla rendicontazione delle spese, l'articolo 5, comma 5-bis della legge 24 febbraio 1992, n. 225 prevede che i Commissari delegati rendicontino, entro il quarantesimo giorno dalla chiusura di ciascun esercizio e dal termine della gestione o del loro incarico, le entrate e le spese riguardanti l'intervento delegato. I rendiconti corredati dalla documentazione giustificativa debbono essere trasmessi, per i relativi controlli, al Ministero dell'economia e delle finanze» e che «al fine di assicurare la massima trasparenza a tutte le attività di competenza del Dipartimento di protezione civile ... erano in corso di predisposizione i relativi supporti informatici» -:
se si intenda pubblicare on line ed in che tempi, la rendicontazione analitica dell'operato dei Commissari delegati nelle persone dei Presidenti della Regione Piemonte e del Presidente della Regione Autonoma Valle d'Aosta nominati con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3683 del 13 giugno 2008 per gli eventi alluvionali del 29 e 30 maggio 2008;
se, considerando anche la durata pluriennale della gestione commissariale, il dipartimento abbia tenuto una contabilità aggiornata e dettagliata della stessa.
(4-09887)

DI STANISLAO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
risulta da notizie di stampa che ci sarebbero stati tentativi di depistaggio delle indagini che coinvolgono i vertici di alcune società del gruppo Finmeccanica e dell'Enav, società nazionale per l'assistenza al volo, che miravano a trasferire l'inchiesta in corso su presunti fondi neri dalle mani del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo a quelle della Guardia di finanza;
la Guardia di finanza, infatti, poche settimane dopo l'apertura del fascicolo da parte del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, avrebbe aperto un'inchiesta, partita da un'informativa anonima, che si sovrappone nei contenuti a quanto, nel frattempo, è andato acquisendo il procuratore Capaldo;
tale tentativo di depistaggio è emerso a seguito di un'intercettazione telefonica tra il presidente di Enav, Luigi Martini, e il direttore relazioni esterne di Finmeccanica, Lorenzo Borgogni, in cui Martini si dice sicuro che l'inchiesta verrà tolta al procuratore Capaldo;
tale tentativo di depistaggio sarebbe ora oggetto esso stesso di un'inchiesta;
queste intercettazioni, senza considerare le restanti vicende giudiziarie e la posizione finanziaria debitoria del gruppo Finmeccanica, squalificano da sole i vertici di due importanti aziende pubbliche italiane, controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze -:
quali provvedimenti il Governo intenda adottare nei confronti dei responsabili di questo grave tentativo di depistaggio;

quali iniziative si intendano adottare essendo il Ministro dell'economia e delle finanze azionista di riferimento di Finmeccanica con riferimento alla condotta di Lorenzo Borgogni, capo delle relazioni esterne di Finmeccanica a fronte del tentativo di depistaggio, e nei confronti delle società che a lui si riferivano tra gli appalti Enav e Selex.
(4-09890)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

ZAZZERA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 4 giugno veniva sequestrata dai carabinieri del NOE di Bari, tra il comune di Deliceto e Castelluccio dei Sauri in provincia di Foggia, una discarica abusiva di enormi dimensioni, allocata in una zona a vincolo paesaggistico, nel mezzo dei Monti Dauni;
i quotidiani hanno dato opportuno risalto alla notizia parlando del sequestro della più grande discarica abusiva di Europa, pari ad una estensione di otto campi da calcio regolamentari (www.repubblica.it del 4 giugno 2008);
sono state smaltite abusivamente circa 500.000 tonnellate di rifiuti tossici e pericolosi e l'ecosistema del torrente Cervaro è stato irrimediabilmente compromesso, basti pensare che l'operazione condotta dai Carabinieri è stata denominata «Black river»;
la quantità enorme di rifiuti provenienti dalla discarica di Deliceto, ha comportato un danno ambientale quantificabile in 315 milioni di euro;
per la realizzazione della discarica abusiva è stato deviato il corso naturale del fiume Cervaro, sono state falsificate le documentazioni di programmazione dei lavori di ampliamento e i rifiuti sono stati sotterrati ad arte per non destare sospetti;
secondo quanto riportato dai giornali sarebbe stato utilizzato terreno contaminato dai rifiuti nelle aree circostanti adibite alla coltivazione di ortaggi;
sono state indagate circa 70 persone delle quali 12 sono state arrestate e tra queste figura l'imprenditore foggiano Rocco Bonassisa, legale rappresentante dell'AGECOS Spa, impresa che gestisce lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani nella provincia di Foggia e anche all'estero in Romania;
l'imprenditore Rocco Bonassisa avrebbe risparmiato riversando rifiuti tossici e pericolosi nella discarica abusiva qualcosa come 2 milioni e mezzo di euro -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei gravi fatti descritti nella presente interrogazione e quali iniziative intenda assumere a fronte del gravissimo danno ambientale prodotto anche, al fine di tutelare il diritto alla salute dei cittadini dell'area foggiana compromessa dall'attività illecita descritta in premessa.
(4-09858)

TESTO AGGIORNATO AL 13 GENNAIO 2011

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

CAPARINI e STUCCHI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'assessorato al Territorio della Provincia di Brescia, in collaborazione con la provincia di Trento, sta predisponendo un progetto di riqualificazione e valorizzazione della viabilità della Grande Guerra di rilevante valore culturale;
funzionalmente alla realizzazione del progetto risulta indispensabile procedere all'analisi e riproduzione del materiale

relativo a tali infrastrutture, custodito presso l'archivio del Genio militare situato in Roma;
occorre altresì comprovare che i manufatti realizzati nel periodo compreso tra il 1915 ed il 1918 nella zona interessata dal progetto, come la polveriera di Vezza d'Oglio, non sono più utilizzati dall'Esercito italiano, pur essendo ancora parte del demanio militare;
è conseguentemente necessario acquisire una dichiarazione ufficiale da parte dell'ufficio del demanio militare, con il quale si è rivelato tuttavia impossibile stabilire un contatto -:
quali siano gli intendimenti del Governo circa le circostanze generalizzate nella premessa e se sia possibile, anche in vista di future evenienze, stabilire forme organiche di collegamento tra il segretariato generale della Difesa e gli enti locali.
(4-09859)

TESTO AGGIORNATO AL 3 FEBBRAIO 2011

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
il settore delle costruzioni, da sempre un volano di crescita per l'economia del Paese, è colpito da una crisi senza precedenti, ma non figura nell'agenda delle priorità del Governo, in ritardo sugli impegni assunti;
la grave crisi che attanaglia il settore ha fatto perdere 200 mila posti di lavoro rispetto al 2008 che rischiano di diventare 500.000 nel 2011;
l'aggravarsi dei problemi del settore, con il rischio concreto di un'ulteriore emorragia di posti di lavoro, rende non più rinviabile l'adozione di misure di sostegno alla domanda, in particolare di investimenti, per salvare la base produttiva e l'occupazione e promuovere il processo di risanamento delle finanze;
secondo l'Associazione nazionale costruttori edili - Ance - i fattori che hanno determinato questa situazione sono stati in primis la stretta creditizia e i ritardi nei pagamenti causati anche dal patto di stabilità interno;
l'Ance ha dichiarato che il debito dello Stato verso il complesso delle imprese ammonta a 44 miliardi di euro, di cui 15 miliardi soltanto nei confronti delle imprese di costruzioni; quasi la metà delle stazioni appaltanti salda le fatture dopo oltre 6 mesi ed il 35 per cento impiega un tempo ancora più lungo, superiore ad un anno e mezzo, per liquidare imprese e fornitori;
Federcostruzioni ha presentato ad ottobre 2010 in rapporto che fotografa un fatturato del settore sceso a quota 323 miliardi, dai 385 di due anni fa, e denuncia la «situazione insostenibile e suicida» creata dai vincoli agli enti locali;
allo stesso tempo gli amministratori locali lamentano la perdita di «forza contrattuale» nel chiedere lavori e tempi certi ai fornitori, che ormai si dicono «strozzati» dalla regola blocca-pagamenti;
l'osservatorio Ance di giugno 2010 rileva un crollo degli investimenti nel settore del 17 per cento nell'ultimo triennio. Una diminuzione che ha riguardato tanto l'edilizia residenziale quanto le opere pubbliche;
quasi il 40 per cento delle imprese associate all'Ance denuncia di aver avuto difficoltà nell'ottenere finanziamenti nel trimestre gennaio-marzo 2010;
sono stati messi in atto provvedimenti normativi penalizzanti per i cantieri come l'ultimo sulla tracciabilità degli appalti per le opere pubbliche che ha gettato il settore nel caos con il blocco dei cantieri per la mancanza delle linee guida applicative;

nella situazione delineata, anche le imprese sane, in termini economici e di bilancio fatturato-costi, rischiano la crisi per problemi di liquidità;
è necessario dare tempestiva attuazione e continuità ai finanziamenti delle grandi opere ed agli investimenti per quelle piccole e medie, sulla base delle priorità definite dagli enti locali, dando la possibilità di realizzare investimenti a quelli che hanno un'effettiva capacità di spesa, ed eliminare gli inaccettabili ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione che mettono a rischio anche imprese con requisiti patrimoniali ed economici idonei a reggere la crisi;
le imprese e i lavoratori dell'edilizia ritengono prioritario sbloccare i pagamenti per le imprese che hanno SAL approvati e oggi vincolati dal patto di stabilità anche per gli enti virtuosi; un allentamento del patto è auspicabile, soprattutto al fine di finanziare prioritariamente interventi legati alla tutela e messa in sicurezza del territorio, del patrimonio edilizio e dei beni culturali ed artistici;
la manovra correttiva di giugno 2010 (decreto-legge n. 78 del 2010, convertito dalla legge n. 122 del 2010), ha introdotto con l'articolo 14, comma 11, una deroga alla disciplina del patto di stabilità interno per gli enti locali (reiterando un'analoga misura introdotta dall'articolo 9-bis, commi 1 e 2 del decreto-legge n. 78 del 2009 - convertito dalla legge n. 102 del 2009 - con riferimento al patto di stabilità interno relativo all'anno 2009), prevedendo l'esclusione dal saldo rilevante ai fini del rispetto del patto relativo all'anno 2010 dei pagamenti per spese in conto capitale effettuati nel corso dell'anno 2010 dalle province e dai comuni virtuosi. La misura dei pagamenti consentiti in deroga è limitata ad un importo corrispondente allo 0,78 per cento dell'ammontare complessivo dei residui passivi in conto capitale e, secondo la relazione tecnica, la misura libera risorse per gli enti locali pari a 390 milioni di euro che vengono coperti con la mancata applicazione nell'anno 2010 del meccanismo della premialità;
la misura che riguarda i minori risparmi realizzati dagli enti locali, quantificati in 390 milioni di euro, non appare sufficiente se confrontata con il blocco di quasi 6 miliardi di euro previsto dal patto di stabilità;
il disegno di legge di stabilità per il 2011, in discussione al Senato, prevede ai commi 94-106 dell'articolo 1 l'esclusione di voci di entrata e di spesa dal computo del saldo di cosiddetta competenza mista, individuato ai sensi del comma 89 del medesimo articolo. La norma provvede, in sostanza, ad una razionalizzazione delle deroghe già considerate dalla normativa vigente ed, in particolare, esclude dal saldo finanziario, tra le altre voci, le risorse provenienti dall'Unione europea;
l'esclusione dal patto di stabilità interno delle spese connesse ai cofinanziamenti relativi ad interventi in conto capitale finanziati con le risorse del fondo europeo per lo sviluppo regionale, consentirebbe alle regioni di poter accedere ai fondi comunitari già programmati, indispensabili per il futuro dell'economia regionale -:
quali iniziative intenda intraprendere il Governo al fine di procedere allo sblocco dei pagamenti per le imprese che hanno SAL approvati e che oggi sono vincolati dal patto di stabilità e se non si ritenga necessario prevedere un piano di interventi volti al recupero del settore delle costruzioni che ne valorizzi la base produttiva, promuovendo il risanamento finanziario anche al fine di salvaguardare le categorie di lavoratori del settore.
(2-00904)
«Mastromauro, Esposito, Giovanelli, Rosato, Schirru, Codurelli, Vico, Federico Testa, Gatti, Bellanova, Bordo, Peluffo, Pes, Lulli, Servodio, Boccuzzi, Marchi, Gnecchi, Bossa, Tidei, Misiani, Marchioni, De Pasquale, De Micheli, Zunino, Portas, Losacco, Colaninno, Braga, Agostini, Fadda, Rossa, Ginefra, Trappolino, Boccia, Miglioli, Cardinale, Bratti, Marantelli, Rubinato».

Interrogazione a risposta scritta:

VELO, MONAI, TORTOLI e DESIDERATI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 10 agosto 2007, n. 162, recante attuazione della direttiva 2004/49/CE relativa alla sicurezza delle ferrovie comunitarie, ha istituito l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle Ferrovie (ANSF), stabilendo che con separati regolamenti - su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione - si provvedesse alla definizione del relativo assetto organizzativo, dello statuto, del regolamento di contabilità e del regolamento di reclutamento del personale;
dei regolamenti attuativi sopra citati, quelli concernenti lo statuto, l'organizzazione e la contabilità (decreti del Presidente della Repubblica, rispettivamente n. 34, n. 35 e n. 36, del 2009) sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale) del 21 aprile 2009, mentre non è stato ancora emanato il regolamento riguardante il reclutamento del personale;
nelle more dell'emanazione di detto regolamento di reclutamento, l'Agenzia sta operando, ormai da giugno 2008, utilizzando, in regime di convenzione, circa 100 unità di personale proveniente dal gruppo FS e dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, posto alle dipendenze funzionali del direttore dell'Agenzia, ma che conservano il rapporto di lavoro con le strutture di provenienza;
il perdurare dell'incertezza di dipendenza contrattuale in cui le risorse umane attualmente utilizzate continuano ad operare rischia di ripercuotersi negativamente sul presidio della sicurezza ferroviaria, in un momento delicato di evoluzione del sistema verso la liberalizzazione, dove, invece, è necessaria la presenza di un soggetto pubblico indipendente ed adeguatamente strutturato e, pertanto, il reclutamento definitivo di personale nel ruolo organico dell'ANSF è ormai indispensabile;
ai fini dell'emanazione del citato regolamento di reclutamento del personale dell'ANSF, occorreva definire il trattamento giuridico ed economico da applicare a detto personale ed apportare alcune modifiche ed integrazioni al decreto legislativo istitutivo, necessarie per consentire il trasferimento diretto delle risorse già utilizzate;
il decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n. 166, ha individuato il trattamento giuridico ed economico da applicare al personale dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle Ferrovie;
la legge 13 agosto 2010, n. 152 «Modifiche all'articolo 4 del decreto legislativo 10 agosto 2007, n. 162, finalizzate a garantire la funzionalità dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie» ha previsto la possibilità di trasferimento, nell'organico dell'Agenzia, del personale proveniente dal gruppo Ferrovie dello Stato che si trova alle dipendenze funzionali dell'ANSF rimuovendo, quindi, le difficoltà legislative precedentemente evidenziate;
con le modifiche normative sopra richiamate sono state rimosse tutte le cause che impedivano l'emanazione del regolamento di reclutamento che, pertanto può, e deve, essere emanato entro il più breve tempo possibile;
nel mese di settembre del 2010 lo schema del regolamento di reclutamento di cui trattasi è stato diramato dal Ministero

delle infrastrutture e dei trasporti ai competenti uffici dei Ministri interrogati ai fini del prescritto concerto;
l'emanazione del citato regolamento di reclutamento non è ulteriormente procrastinabile, in quanto necessaria per l'espletamento delle procedure che consentiranno, all'Agenzia, di svolgere i delicati compiti istituzionali con personale proprio ed altamente qualificato e di avviare, finalmente, la fase di funzionamento a regime in condizioni di piena operatività ed indipendenza, a garanzia della sicurezza ferroviaria -:
se il concerto sullo schema di regolamento per il reclutamento del personale dell'ANSF sia stato espresso e se, quindi, l'iter per l'approvazione e l'emanazione del regolamento di cui trattasi stia procedendo con la necessaria celerità, in modo che il regolamento possa essere emanato entro la fine del corrente anno.
(4-09863)

TESTO AGGIORNATO AL 13 GENNAIO 2011

...

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
il Consiglio dell'ordine nazionale dei biologi, oramai prossimo alla scadenza, con la delibera del 23 ottobre 2010 indiceva l'elezione del nuovo Consiglio secondo le modalità di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 luglio 2005, n. 169, fissando la prima convocazione nei giorni 8 e 9 novembre 2010, presso l'unico seggio costituito presso la sede di Roma, di lì procedendo con le scadenze previste dalla legge;
in ossequio alla citata normativa è concesso agli iscritti di esercitare il diritto di voto per lettera raccomandata così come disposto dell'articolo 3, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica 169 del 2005;
nel dar corso alle procedure elettorali per raccomandata, individuata quale elemento imprescindibile la richiesta di schede formalizzata dall'iscritto, la segreteria dell'Ordine nazionale dei biologi riteneva di accogliere tutte le istanze (circa 1000) giunte prima della indizione delle elezioni, e quindi ad avviso degli interpellanti, in violazione dei termini previsti dalla legge, procedendo ai conseguenti invii di schede;
nei giorni successivi la segreteria dell'Ordine nazionale dei biologi riceveva a mezzo fax oltre 7000 richieste di schede elettorali che, senza alcun tipo di protocollo, erano evase secondo gli interpellanti in spregio di qualsivoglia regola di trasparenza, senza fornire alcun tipo di riscontro agli iscritti. Infatti, le schede erano dapprima inviate con posta raccomandata, poi con un servizio di posta privata «mail express» ed infine, laconicamente, con una semplice spedizione prioritaria. Anche in questo caso la segreteria dell'Ordine ha ritenuto legittimo disattendere la normativa di riferimento, e finanche il buon senso, non solo non prevedendo un protocollo che scandisse la priorità di evasione delle richieste ricevute dagli iscritti, ma, come se non bastasse, valutando superfluo garantire l'invio delle schede in modo da assicurare la tracciabilità della spedizione;
la ricezione delle schede è stata regolata dal legislatore con un termine perentorio, individuando nella chiusura della prima convocazione l'ultimo momento in cui è possibile ricevere le volontà degli elettori tramite lettera raccomandata;
il dottor Nicola Tafuri, nella qualità di vice presidente dell'Ordine nazionale dei biologi, su invito del presidente dell'Ordine nazionale dei biologi, dottor Fiorenzo Pastoni, nella mattinata del 1o novembre 2010 si recava presso la sede dell'ente accompagnato dal consulente informatico dell'Ordine onde poter verificare

lo stato dell'arte delle procedure elettorali in corso. La suddetta richiesta aveva lo scopo di raccogliere i riscontri delle operazioni sino a quel punto effettuate dalla segreteria dell'ordine, e di lì, poter procedere alla pubblicazione dei dati sul sito istituzionale www.onb.it, garantendo la trasparenza e correttezza delle operazioni elettorali;
la necessità di rendere pubblici i dati riscontrati nasceva dall'esigenza di dare l'opportunità ai colleghi che decidevano di partecipare al voto di poter verificare ictu oculi la ricezione da parte dell'ente della richiesta di schede elettorali e la data di ricevimento del fax presso l'Ordine e, quindi, di poter verificare l'invio di dette schede da parte dell'Ente presso il domicilio dell'elettore richiedente;
la richiesta di schede, eventualmente inoltrata da terzi a nome di qualche ignaro iscritto, avrebbe trovato l'immediato riscontro sul sito consentendo una verifica in tempo, pressoché, reale, atteso che tale circostanza era stata già segnalata da alcuni iscritti e, addirittura, diffusa su alcuni social network. A tal riguardo, si ricorda che erano giunte presso la segreteria dell'Ordine circa 1000 richieste di schede elettorali, inoltrate ben prima del termine previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 169 del 2005 individuato nella data di indizione della contesa elettorale, ovvero il 23 ottobre 2010, e si rendeva necessaria una verifica anche di tali scritti;
gli iscritti all'albo che intendono esercitare il diritto di voto ricorrendo alla facoltà di cui al comma 7 del citato articolo 3 (ovvero mediante lettera raccomandata) hanno a disposizione un ristrettissimo arco temporale (solo quindici giorni, ex articolo 3, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 169 del 2005) per: a) richiedere il rilascio della scheda alla segreteria dell'ordine; b) per ottenere la scheda; c) per esercitare il diritto di voto; d) per inviare la lettera raccomandata con la scheda compilata. Quindi, ogni fase di questa complessa procedura avrebbe dovuto essere accompagnata da tutte le garanzie di legge per dare immediata risposta alle mai sopite esigenze di trasparenza e correttezza che accompagnano una contesa elettorale;
nella mattina del 1o novembre 2010, il consulente informatico dell'ente, in compagnia del presidente dell'Ordine e del vice presidente dell'Ordine, si recava presso i competenti uffici onde poter procedere alla verifica dei dati da pubblicare sul sito, allorquando erano rilevate gravi e significative anomalie sia sulle modalità di invio delle richieste sia nella gestione e conservazione di dette istanze, in quanto parzialmente cancellate dalla segreteria. La necessità di un controllo puntuale e completo doveva, quindi, essere fatta acquisendo il materiale cartaceo, onde poter accertare l'entità e la natura delle richieste inoltrate alla segreteria dell'Ordine e poter rendere disponibili agli elettori dati, quali il numero di richieste ricevuto, il numero di schede inviate, il numero di richieste non valide, e altro, da pubblicare sul sito www.onb.it in conformità alle disposizioni del presidente Pastoni. A seguito di tanto la responsabile della segreteria, informava che la disposta pubblicazione dei dati non poteva avere alcun seguito in quanto, a suo dire, senza alcun giustificato motivo, il Presidente, non era in condizioni di impartire tali disposizioni, ragion per cui in virtù della condotta omissiva della segreteria, non si poteva, quindi, procedere ad alcun tipo di riscontro delle richieste di schede elettorali con le missive effettivamente evase, dando così contezza agli iscritti delle modalità elettorali seguite;
di tali circostanze è stata resa edotta la procura della Repubblica di Roma, nonché il Ministero della giustizia, auspicando un intervento risolutivo che sino ad oggi non ha avuto alcun riscontro;
a tutt'oggi, quindi, non vi sono certezze sulle modalità di invio delle schede elettorali né è stata garantita la dovuta trasparenza sulle modalità (e priorità) di ricezione delle richieste di voto, con un evidente lesione dei diritti degli iscritti che

vedono mortificata la legittima intenzione di partecipare ad una contesa elettorale;
nei giorni a seguire sono state segnalate numerose lamentele da parte di biologi che hanno regolarmente richiesto la scheda elettorale nei termini di legge, ma, per motivi facilmente desumibili, l'hanno ricevuta in tempo non utile per esercitare il diritto di voto. In ragione di ciò, il presidente dell'Ordine, dottor Fiorenzo Pastoni, evidentemente consapevole delle mancanze della segreteria, con la nota del 5 novembre 2010 richiedeva al Ministero della giustizia una proroga del termine per la ricezione delle schede elettorali inviate per lettera raccomanda, sottolineando che un «numero molto elevato di Biologi aventi diritto al voto che alla data odierna (ndr. 5 novembre 2010) hanno segnalato di non aver ancora ricevuto le schede inviate dagli uffici di Segreteria dell'Ordine e si trovano pertanto in una condizione di obbiettiva difficoltà, non a loro imputabile, a far pervenire le schede votate entro il termine in precedenza ricordato»;
il Ministero della giustizia, con le note del 9 novembre 2010, invitava il presidente dell'Ordine nazionale dei Biologi prima a «voler procedere nel migliore dei modi per garantire a tutti gli elettori l'esercizio del proprio diritto» e poi «a voler procedere alla proroga del termine già stabilito, dandone comunicazione agli iscritti secondo le procedure di legge, al fine di consentire a tutti gli elettori l'esercizio tempestivo del proprio diritto»;
in ragione di ciò il dottor Nicola Tafuri, in qualità di presidente facente funzione, stante l'improvviso malore che colpiva il presidente Pastoni, dava corso alla determina presidenziale già predisposta con la quale era dato asilo alle esigenze degli iscritti inopinatamente estromessi dal voto, prorogando il termine di ricezione delle schede richieste in ossequio alla legge;
oltre a ciò si rilevavano ulteriori anomalie sia con riferimento ai criteri di accettazione delle schede di votazione sia nel corso delle operazioni di spoglio che destavano sincero sconcerto tra gli associati e che giustificano, ad avviso degli interpellanti una richiesta di intervento del Ministro vigilante al fine di superare ogni perplessità nella gestione di questa delicata fase della vita dell'ordine -:
se, e con quali iniziative, ritenga necessario, preso atto della gravità dei fatti, procedere alla nomina di un commissario straordinario che dia corso ad una contesa elettorale conforme al diritto ed alle aspettative che merita una intera categoria di professionisti, oggi svilite dall'operato di chi al limite della legalità tenta di impadronirsi dell'Ordine nazionale dei biologici.
(2-00905)
«D'Anna, Porfidia, Stagno D'Alcontres, Grimaldi, Scalia, Pugliese, Stasi, Petrenga, Fallica, Granata, Aniello Formisano, Sardelli, Cesario, Belcastro, Di Caterina, Milo, Cuomo, Laffranco, Gioacchino Alfano, Barani, De Luca, Girlanda, Ciccioli, Castiello, Gottardo, Taddei, Nastri, Landolfi, Bossa, Graziano, Mario Pepe (PdL)».

Interrogazione a risposta in Commissione:

FIANO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il segretario nazionale del sindacato penitenziario Uilpa, Angelo Urso, ha denunciato la situazione di grave disagio nella quale versa il parco macchine di servizio del carcere San Vittore di Milano;
attualmente sarebbero disponibili in tale carcere per i trasferimenti giornalieri dei detenuti solo due furgoni ed un pullman;
la disponibilità completa in dotazione assommerebbe a sei furgoni e quattro pullman;
secondo il sindacato di cui sopra non è comunque sufficiente a garantire le necessità per il trasporto dei detenuti;

per il servizio di traduzione dei collaboratori di giustizia vi sarebbero disponibili in Lombardia solo tre autovetture nonostante tali collaboratori siano ristretti in tre diversi istituti -:
se tale condizione di mancanza di mezzi di trasporto per la traduzione dei collaboratori di giustizia abbia effetti sulla effettuazione dei processi e quali essi siano;
se tale denuncia rappresenti in maniera corretta la situazione;
quali provvedimenti intenda attuare per porre tali indifferibili servizi di trasporto in condizione di efficienza.
(5-03930)

Interrogazioni a risposta scritta:

MAGGIONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in ragione dei gravi problemi e disservizi afferenti gli uffici del giudice di pace con sede a Mortara si segnala che il cancelliere è presente in ufficio per due giorni al mese per svolgere esclusivamente attività in ambito penale, anche se di sua iniziativa e per senso di responsabilità, prima che abbiano inizio le udienze penali, per circa un'ora, si mette a disposizione per l'attività civile, senza peraltro poter risolvere alcun problema e finanche essendo nell'impossibilità di ricevere e protocollare i nuovi atti;
considerato il bacino d'utenza del giudice di pace di Mortara, lavorare sulla cancelleria, per due ore ogni 15 giorni, concreta di fatto, un'interruzione di pubblico servizio;
la nomina dei cancellieri avviene da parte della corte d'appello competente per territorio (in questo caso Milano) e la pianta organica del giudice di pace di Mortara prevede la presenza stabile di tre persone, mentre attualmente ve n'è una per due giorni al mese (due ore al mese per il settore civile) oltre ad un commesso che non può in alcun modo svolgere attività di cancelleria, limitandosi a «presidiare» l'ufficio;
in riferimento alle funzioni del cancelliere (ex assistente giudiziario B3), a seguito della revisione della pianta organica degli uffici, avvenuta con provvedimento del Ministero pubblicato nel Bollettino Ufficiale del Ministero di giustizia n. 5 del 15 marzo 2010, è stata abolita la figura del funzionario per i giudici di pace di Mortara e Mede, che consentiva di esperire, tra le altre, l'attività di apposizione delle formule esecutive indispensabili per mettere in esecuzione i titoli (sentenze, decreti ingiuntivi e altro) frutto di pronunce dei giudici di Pace;
prima del 29 luglio 2010, tuttavia, anche l'assistente giudiziario B3 poteva apporre formule esecutive per cui in mancanza di una figura, l'altra poteva pur sempre supplire alle carenze dell'ufficio;
il 29 luglio 2010 è peraltro entrato in vigore il cosiddetto «Mansionario» quale integrativo al contratto collettivo nazionale di lavoro pubblico, che non prevede per i cancellieri (ex assistenti giudiziari B3) la possibilità di apporre formule esecutive;
i cancellieri (ex assistenti giudiziari B3) chiedono quindi, al capo dell'ufficio, che nella fattispecie è il giudice di pace (giudice di pace) dirigente, un ordine scritto che imponga loro di assumersi l'onere di apporre le formule esecutive;
per quanto recentemente appreso, i giudici di pace dirigenti non intendono assumersi questa responsabilità in quanto i cancellieri (ex assistenti giudiziari B3), potrebbero poi adire l'autorità giudiziaria o aprire una vertenza sindacale per ottenere le differenze retributive spettanti a seguito dello svolgimento di mansioni superiori rispetto a quanto previsto dal mansionario;
la funzione afferente l'apposizione delle formule esecutive, così come le altre, è assolutamente indispensabile, atteso che le sentenze o i decreti ingiuntivi esecutivi,

privi della più volte citata formula, non possono essere eseguiti, di fatto rendendone vana la pronuncia;
si tratta in tal caso di comprendere se l'Ufficio quarto del personale, ufficio competente a rilasciare interpretazioni autentiche sulla normativa in vigore, ritiene o meno che i cancellieri (ex assistenti giudiziari B3), possano o meno apporre le formule esecutive sulla base del mansionario del 29 luglio 2010;
in caso affermativo dovranno precisarlo e comunicarlo immediatamente a chi di dovere, in modo che l'ufficio possa operare (ovviamente dopo che la corte d'appello avrà nominato in pianta stabile il cancelliere);
in caso contrario si dovranno apportare gli idonei correttivi in modo da consentire all'ufficio di funzionare;
anche il giudice di pace di Mede è afflitto da gravi problemi di disservizio, poiché dopo le relative dimissioni del luglio scorso non si è ancora provveduto alla nomina di nuovo giudice, impedendosi così lo svolgimento di alcun tipo di attività giudiziale;
presso questo ufficio il cancelliere (ex assistente giudiziario B3) è presente in ufficio due giorni al mese e non appone formule esecutive per le motivazioni già ampiamente esposte, parlando del giudice di pace di Mortara;
è necessario quindi nominare un giudice di pace e distaccare un cancelliere che abbia i poteri per far funzionare un ufficio, come già esposto in relazione al giudice di pace di Mortara;
la situazione è ormai al collasso dato che, ad esempio, a Mortara non vengono pubblicati decreti ingiuntivi dal marzo di quest'anno, non vengono pubblicate sentenze dal gennaio del 2009 e attualmente viene chiesto agli avvocati di evitare il deposito dei ricorsi per ingiunzione e le iscrizioni a ruolo, essendo di fatto impossibile espletare tutte le pratiche di cancelleria ad essi relative;
ma la situazione è grave anche per le serie conseguenze sull'economia locale, dovute alle difficoltà che incontrano le imprese locali a procedere al recupero coattivo dei loro crediti -:
se il Ministro intenda acquisire elementi in relazione al funzionamento dell'ufficio del giudice di pace di Mortara essendo attualmente «distaccato» un solo cancelliere, per due soli giorni al mese, in palese violazione della pianta organica e comunque in modo tale da paralizzare l'intera attività dell'ufficio;
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere affinché si possa riportare l'amministrazione della giustizia negli uffici dei giudici di pace di Mortara e Mede in provincia di Pavia entro canoni di efficienza e celerità.
(4-09880)

BITONCI e STUCCHI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
un artigiano di Trento, in passato titolare di una ditta individuale, nel 2006 omise un versamento contributivo da 134 euro, a cui è seguito un procedimento penale, e all'inizio del 2010 tale artigiano venne processato e l'8 febbraio condannato in contumacia a tre mesi e 300 euro di multa, senza beneficiare della sospensione condizionale;
per una medesima condanna di qualche anno prima, un mese per un mancato versamento di contributi INPS da 68 euro, l'artigiano intraprese un percorso di riabilitazione, seguito dall'ufficio esecuzione pene esterne, e al passaggio in giudicato della seconda condanna, quella a 3 mesi, all'artigiano venne notificato un ordine di esecuzione della pena con sospensione di 30 giorni per permettergli di ricorrere al medesimo servizio;
l'imprenditore, al momento di tale condanna, privo della consulenza di un avvocato, ha erroneamente creduto che gli avvisi ricevuti si riferissero sempre al

primo procedimento e, quindi, di essere già seguito dall'ufficio esecuzione, confondendo, di fatto, le due istanze;
dopo l'accertamento e la notifica degli atti da parte dei carabinieri, l'artigiano è stato condotto e trattenuto in carcere; magistratura e carabinieri si sono limitati nella mera applicazione della legge, senza evidenziare nessun tipo di persecuzione o accanimento contro l'artigiano in questione;
come pare chiaro, la vicenda ha avuto conseguenze così pesanti anche e soprattutto a causa della poca attenzione dell'imprenditore, ma non è da trascurare il fatto che il nostro sistema giudiziario appare penalizzante e troppo rigoroso in questi casi -:
se il Ministro stia valutando l'opportunità di assumere iniziative normative per ovviare a casi come quello riportato in premessa, in cui l'effetto repressivo appare eccessivo rispetto al reato commesso.
(4-09881)

TESTO AGGIORNATO AL 26 GENNAIO 2011

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

LO PRESTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 29 novembre 2010 alle ore 17.30, l'interrogante si presentava all'imbarco del volo Ryanair n8jsgs in partenza da Trapani e con destinazione Bari. Effettuati i controlli di sicurezza, personale della compagnia aerea comunicava che lo scrivente non avrebbe potuto prendere posto in aereo perché non in possesso di un valido documento di riconoscimento, nonostante fosse stata esibita la patente di guida e la tessera di riconoscimento rilasciata dalla Camera dei deputati;
la polizia di frontiera cui l'esponente, qualificandosi, chiedeva assistenza, si limitava ad un'opera di moral suasion senza formalmente intervenire pur considerando l'assurdità della situazione;
solo l'intervento del prefetto di Trapani, raggiunto telefonicamente, riusciva a convincere gli addetti della compagnia a consentire l'imbarco dell'interrogante -:
se sia legittimo che la Ryanair sui voli operanti sul territorio nazionale possa disconoscere la validità della patente di guida, accettata incondizionatamente da tutti gli altri vettori;
quale sia la normativa ed in particolare se si tratti di norma primaria o regolamentare, comunitaria o nazionale ovvero se la disposizione derivi da convenzioni internazionali e se esse siano compatibili con la normativa nazionale in subiecta materia o se, ancora, si tratti di un atto discrezionale della Compagnia;
quali iniziative intenda assumere, per fare in modo che la Compagnia aerea in questione accetti per l'imbarco, come valido documento di riconoscimento, la patente di guida, al pari di tutti gli altri vettori che operano sui cieli italiani.
(3-01364)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BOCCI e SERENI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 13 dicembre 2010 prenderà il via il trasferimento dei poteri dalla direzione FS Marche alla nuova direzione del trasporto regionale, con l'ufficio produzione a Foligno;
in occasione dell'incontro del 18 novembre 2010 tra Trenitalia e le rappresentanze sindacali umbre dei trasporti, Trenitalia ha preso l'impegno al mantenimento delle consistenze di personale e dei corrispondenti servizi in carico agli impianti esistenti a Foligno (PG) e nel territorio umbro;

nonostante questo accordo, esistono iniziative aziendali tese allo spostamento di alcuni servizi delle strutture umbre in favore di quelle marchigiane;
tale atteggiamento risulta del tutto contraddittorio con gli impegni presi e appare oltremodo dannoso per la regione Umbria, in termini di ricadute sul personale -:
quali iniziative si intendano assumere per il mantenimento delle attuali consistenze di personale e servizi in carico agli impianti umbri.
(5-03925)

LARATTA, OLIVERIO e CESARE MARINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 11 febbraio 2000 la regione Calabria ed il Ministero dei trasporti hanno sottoscritto un accordo di programma con il quale sono stati definiti i finanziamenti per i servizi gestiti dalle Ferrovie della Calabria, azienda che eroga importanti servizi di trasporto in ambito regionale attraverso la gestione di linee ferroviarie secondarie, di autolinee a carattere provinciale e regionale ed autoservizi urbani;
il suddetto accordo ha previsto il trasferimento dei beni, degli impianti e delle infrastrutture aziendali a titolo gratuito alla regione Calabria e la proprietà della nuova società a responsabilità limitata operativa dal 1o gennaio 2001 al Ministero dei trasporti;
le ferrovie della Calabria, a mezzo stampa, hanno portato a conoscenza una situazione creditizia di oltre 60 milioni di euro a seguito del mancato adeguamento delle risorse rivenienti dall'Accordo di programma sottoscritto l'11 febbraio 2000, somme certificate dal comitato di verifica e monitoraggio composto da Ministero dei trasporti, Ministero del tesoro e regione Calabria, previsto dallo stesso accordo;
le ferrovie della Calabria, in ragione della situazione debitoria, hanno anticipato alle organizzazioni sindacali ed alla regione Calabria, un piano industriale che prevede tagli di servizi, chiusure di tratte ferroviarie ed alienazione di quote societarie per le società partecipate FERLOC e FERSAV, con conseguenti ricadute sui servizi offerti ai cittadini calabresi e sul mantenimento dei livelli occupazionali;
tali anticipazioni hanno già prodotto il blocco di servizi con manifestazioni spontanee da parte dei lavoratori su tutto il territorio calabrese, suscitando grande allarme nella popolazione, spingendo molti amministratori locali alla mobilitazione in favore dei lavoratori e a difesa dei collegamenti garantiti dalle Ferrovie della Calabria -:
se sia a conoscenza delle condizioni in cui versano le Ferrovie della Calabria;
se e quali misure ed interventi di natura finanziaria intenda adottare il Governo per evitare la crisi di un'azienda che rappresenta per la regione Calabria circa il 70 per cento dell'intera mobilità con un organico complessivo di circa 1.200 lavoratori, anche al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e di servizio.
(5-03928)

MARCO CARRA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
ad una recente iniziativa pubblica politica tenutasi a Mantova è intervenuto il sottosegretario Giachino il quale, sulla base di quanto appreso dagli organi di informazione, si è assunto l'impegno formale di inserire nel piano logistico nazionale, il polo intermodale di Valdaro, localizzato nel comune di Mantova;
è opportuno ricordare il valore strategico del polo intermodale di Valdaro non solo per il territorio mantovano, ma per tutta la zona nord-orientale del Paese;
le opere in fase di realizzazione comportano investimenti per 70 milioni di

euro ed hanno visto protagonisti tutti i livelli istituzionali (Stato, regione, provincia);
tali opere riguardano l'urbanizzazione del porto, la conca di Valdaro, la bretella stradale di collegamento tra l'autostrada del Brennero ed il polo intermodale, la piattaforma logistica gomma/ferro, il nuovo capannone del porto ed altro ancora;
l'eventuale inserimento del polo intermodale di Valdaro nel piano logistico nazionale rappresenterebbe un fatto significativo per lo sviluppo del polo stesso -:
se il Governo intenda dar seguito concretamente all'importante impegno assunto dal sottosegretario Giachino di inserire nel piano logistico nazionale il polo di Valdaro, quale unico «nodo trimodale» italiano che insiste su due corridoi di valore europeo come il Brennero ed il Mediopadano.
(5-03935)

CODURELLI e BRAGA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
già nel marzo 2009 con l'atto di sindacato ispettivo n. 5-01107 a firma degli interroganti si chiedeva conto al Governo delle riduzioni dei finanziamenti destinati ai servizi di navigazione sui laghi lombardi e del trasferimento alle regioni delle relative competenze. L'allora Sottosegretario Castelli, oggi Vice Ministro, nella sua risposta dichiarava che: «Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha provveduto ad avviare le procedure finalizzate ad autorizzare l'utilizzo di fondi derivanti da avanzi di amministrazione conseguiti negli anni 2007-2008 dalla Gestione Governativa Laghi, al fine di fronteggiare i minori stanziamenti derivanti dal taglio delle risorse finanziarie introdotto dalla legge finanziaria 2009, destinate alla Gestione Governativa per i Laghi Maggiore, di Como e di Garda per l'espletamento dei propri servizi»;
le continue riduzioni di risorse vanno ad incidere pesantemente, come denunciato anche dai due presidenti delle province di Lecco e Como in data 25 novembre 2010, e alla luce delle tante promesse dalla Ministra del turismo, fatte in incontri pubblici, sui servizi agli utenti (residenti e turisti) e trasporti (pubblico locale e di tipo turistico), e vanno a compromettere lo sviluppo economico e sociale dell'area, basato in gran parte sull'attrattiva esercitata dal territorio lacuale -:
se i fondi derivanti da avanzi di amministrazione conseguiti negli anni 2007-2008 dalla gestione governativa laghi, così come promesso dal vice Ministro Castelli siano stati stanziati e a quanto ammontino;
come si intenda far fronte alle riduzioni di risorse destinate alla navigazione, come evidenziato in premessa, al fine di scongiurare gravi e pesanti conseguenze economiche sul territorio interessato, sia dal punto di vista dello sviluppo turistico sia della mobilità dei cittadini che rischia di essere compromessa.
(5-03939)

Interrogazioni a risposta scritta:

RUVOLO, BELCASTRO, GAGLIONE, GIANNI, IANNACCONE, MANNINO, MILO, PISACANE, PORFIDIA, ROMANO e SARDELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti - Per sapere - premesso che:
tra il 1999 e il 2000, il Presidente pro tempore della regione Sicilia, Vincenzino Leanza, sottoscrisse un accordo con lo Stato che, nel quadro delle norme di attuazione dello statuto speciale della regione siciliana, trasferiva alla stessa i poteri di attuare la revisione delle automobili con il marchio della regione, consentendo, al contempo, la possibilità di incassare le relative somme;
il Consiglio dei ministri, in data 27 ottobre 2009, ha sollevato sulla questione un conflitto di attribuzioni, aprendo un contenzioso sulla legittimità della competenza

della regione nella revisione degli autoveicoli e per avere creato una propria e distinta procedura informatizzata per l'accertamento delle entrate;
allo stato attuale il proprietario di un mezzo, anche non siciliano, che effettua la revisione del suo autoveicolo in Sicilia si troverà davanti alla spiacevole sorpresa che la procedura effettuata non risulterà nel data base della motorizzazione civile di Roma, con il risultato che rischierà, non solo di prendere una multa elevata, ma anche che gli venga sequestrato il mezzo;
il Ministero e la regione Sicilia starebbero cercando un accordo in attesa di un pronunciamento sul tema da parte della Corte costituzionale, ma ciò non serve sicuramente a risolvere il problema di migliaia di automobilisti siciliani che continuano a rischiare di dovere pagare di tasca propria per una vicenda che li vede totalmente estranei -:
se non si ritenga urgente avviare tutte le procedure necessarie, in attesa di un accordo tra il Ministero e la regione siciliana o del pronunciamento della Corte costituzionale, affinché siano immediatamente riconosciute, su tutto il territorio nazionale, le revisioni degli autoveicoli effettuate nella regione siciliana, ponendo fine ad un'assurda e irragionevole discriminazione nei confronti delle popolazioni siciliane..
(4-09860)

OLIVERIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
anche quest'anno con la rimodulazione dei nuovi orari stagionali di circolazione dei treni a media e lunga percorrenza - che sarà operativa dal 12 dicembre 2010 - si moltiplicano le iniziative legate alla dismissione decisa da Trenitalia di nuovi otto fondamentali collegamenti fra la Calabria e il nord Italia. Di fatto sparirà ogni traccia anche dei treni-antenna, quei collegamenti che arrivando nei nodi di scambio principali come Paola, Lamezia, Villa, Reggio raggiungevano i centri minori della Ionica e della Tirrenica calabrese;
ad essere interessati alla soppressione in particolare il Reggio-Catanzaro-Lamezia Terme-Roma via Ionica (treno 890-893-895), il Paola-Sibari-Crotone (treno 557-558-559), mentre della coppia di treni 1938-1924 e 1925-1939 che formati in Sicilia servivano anche l'utenza calabrese ne resterà uno solo;
uno scenario già catastrofico cui si aggiungerà il disagio per i pendolari che, esauriti i finanziamenti del «tamburello», dal 31 dicembre prossimo dovranno imparare ad arrangiarsi dovendo fare a meno di questa metropolitana leggera in funzione da settembre 2006 fra Melito Porto Salvo e Rosarno;
tutto questo va a sommarsi ad altre soppressioni di treni già decisi dal gruppo FS lo scorso marzo a cui si è aggiunta dal 14 settembre 2010 la cancellazione della Frecciargento che garantiva due volte al giorno il collegamento veloce fra Lamezia Terme e Roma (a/r);
uno scenario sempre più desolante, visto l'importanza che tali arterie ferroviarie rivestono per l'intero territorio regionale, in virtù soprattutto della scarsa efficienza delle altre infrastrutture. È ormai noto a tutti che le strade statali 106 jonica e 107 Silana, meglio conosciute come strade della morte, sono inadeguate a gestire flussi di traffico particolarmente intensi mentre l'A3 Salerno-Reggio Calabria è ancora oggetto di lavori interminabili con tutti i rischi e i disagi conseguenti;
se ciò non bastasse identiche determinazioni sono state assunte dall'Alitalia con l'annullamento di diversi voli dall'aeroporto di Reggio Calabria;
le decisioni di Trenitalia rischiano di creare un vero e proprio isolamento per l'intera regione con ricadute economiche e sociali negative su tutte le realtà imprenditoriali e territoriali interessate. Il rischio è che di questa regione ci si ricordi solo di tanto in tanto e di fronte a fatti di cronaca

eclatanti mentre non la si consideri parte integrante del territorio nazionale -:
se il Ministro interrogato intenda celermente intervenire su Trenitalia affinché riveda la sua politica dei tagli e delle soppressioni, in quanto ancora una volta va ribadito, che il Mezzogiorno rappresenta una priorità assoluta su cui intervenire, non con piani, ad avviso dell'interrogante, poco concreti come il Piano nazionale per il Sud, ma attraverso iniziative specifiche, che consentano ai grandi gruppi, come le Ferrovie dello Stato, di mantenere ed eventualmente incrementare i loro investimenti al sud piuttosto che eliminare continuamente servizi posto che tali penalizzazioni sono esclusivamente a danno dei cittadini, che si vedranno privati del loro diritto alla mobilità e quindi dell'utilizzo di quegli strumenti di collegamento indispensabili allo sviluppo economico regionale.
(4-09861)

PICCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
grazie al completamento della linea AV/AG tra Napoli e Milano e tra Venezia e Roma i collegamenti dei treni Eurostar tra Roma e Firenze sono estremamente frequenti con cadenza ogni venti minuti nelle ore di punta;
in particolare nel prossimo orario invernale ci saranno tra le 19.15 e le 20.15 ben 5 treni tra Roma e Firenze ovvero alle 19.15, 19.30 19.40 20.00 e 20.15 dopodiché il servizio Eurostar cessa;
poiché il treno delle 20.00 ferma a Firenze Campo di Marte e l'ultimo treno delle 20.15 ferma anche a Orvieto, Chiusi ed Arezzo e quindi con tempi di percorrenza per Firenze SMN ben oltre le due ore, risulta che l'ultimo treno che arrivi in tempi ragionevoli a Firenze Santa Maria Novella sia quello delle 19.40;
numerosissimi pendolari e possessori di abbonamento mensile Eurostar hanno fatto una raccolta di firme per sensibilizzare Trenitalia e far sì che il treno delle 21.00 che attualmente effettua il servizio diretto tra Roma e Milano senza fermate intermedie fermi a Firenze Campo di Marte anche eventualmente in sostituzione del servizio delle 20.00 -:
se non ritenga opportuno, visto il totale controllo pubblico della società, discutere con Trenitalia la possibilità che il treno delle 21.00 tra Roma e Milano senza fermate intermedie potesse fermare a Firenze Campo di Marte in tal modo da un lato si incrementerebbe il load factor del treno con beneficio per l'azienda, dall'altro si verrebbe incontro alle esigenze dei numerosi pendolari e con un aggravio di tempo inferiore ai 5 minuti per gli utenti che si recano a Milano.
(4-09865)

MIGLIOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
al fine di consentire un efficace collegamento del comprensorio della ceramica nelle province di Modena e Reggio Emilia con i sistemi autostradali e ferroviari in modo di consentire una maggiore condizione di competitività ad un settore, quello del distretto ceramico, eccellenza dell'industria italiana, è da anni in un faticoso e lento avanzamento la progettazione e la realizzazione del collegamento autostradale tra Campogalliano e Sassuolo;
le procedure d'approvazione del progetto «raccordo autostradale Campogalliano-Sassuolo» sono state avviate dall'ANAS già dal 2006 con la trasmissione dei progetti ai Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e per i beni e le attività culturali;
il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dopo aver recepito tutti i pareri previsti dalla legge, conclusa la conferenza di servizi ex articolo 166 del decreto legislativo n. 163 del 2006, ha trasmesso la documentazione al CIPE il quale, nella

seduta del 22 luglio 2010, ha approvato il progetto definitivo con prescrizioni, assegnando un contributo di 234,6 milioni di euro a valere sulle risorse destinate al programma delle infrastrutture strategiche;
l'ANAS ha avviato la definizione del bando di gara per la selezione del concessionario mediante procedura ristretta, ma, a tutt'oggi, non è stato ancora pubblicato il bando;
essendo trascorsi ormai 5 mesi dalla delibera del CIPE -:
quali iniziative il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti intenda intraprendere affinché l'ANAS provveda rapidamente alla pubblicazione del bando di gara per la realizzazione della bretella Sassuolo-Campogalliano.
(4-09879)

PILI, MURGIA, VELLA, NIZZI, PORCU, TESTONI e CARLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la IX Commissione, il 21 aprile 2010, ha approvato all'unanimità una risoluzione relativa alla continuità territoriale aerea per la Sardegna;
il regolamento (CEE) n. 2408/92 del Consiglio, del 23 luglio 1992, sull'accesso dei vettori aerei della Comunità alle rotte intracomunitarie, ha stabilito un'apposita disciplina in materia di oneri di servizio pubblico, definendo come onere di servizio pubblico «qualsiasi onere imposto a un vettore aereo di prendere tutte le misure necessarie, relativamente a qualsiasi rotta sulla quale sia stato abilitato a operare da parte di uno Stato membro, per garantire la prestazione di un servizio che soddisfi determinati criteri di continuità, regolarità, capacità e tariffazione, criteri cui il vettore stesso non si atterrebbe se tenesse conto unicamente del suo interesse commerciale»;
il medesimo regolamento ha previsto che uno Stato membro possa imporre oneri di servizio pubblico riguardo ai servizi aerei di linea effettuati verso un aeroporto che serve una regione periferica o in via di sviluppo all'interno del suo territorio o una rotta a bassa densità di traffico verso un qualsiasi aeroporto regionale nel suo territorio, qualora tale rotta sia considerata essenziale per lo sviluppo economico della regione in cui si trova l'aeroporto stesso;
ai sensi della predetta normativa comunitaria, ai fini dell'imposizione degli oneri di servizio pubblico, gli Stati membri devono tener conto di una serie di parametri e, in particolare: del pubblico interesse; della possibilità, in particolare per le regioni insulari, di ricorrere ad altre forme di trasporto e dell'idoneità di queste ultime a soddisfare il concreto fabbisogno di trasporto; delle tariffe aeree e delle condizioni proposte agli utenti; dell'effetto combinato di tutti i vettori aerei che operano o intendono operare sulla rotta;
laddove altre forme di trasporto non possano garantire servizi adeguati e ininterrotti, gli Stati membri interessati possono prescrivere, nell'ambito degli oneri di servizio pubblico, che i vettori aerei che intendono operare sulla rotta garantiscano tale prestazione per un periodo da precisare, conformemente alle altre condizioni degli oneri di servizio pubblico; il regolamento ha stabilito altresì che l'accesso ad una rotta, sulla quale nessun vettore aereo abbia istituito o si appresti a istituire servizi aerei di linea, conformemente all'onere di servizio pubblico imposto, possa essere limitato dallo Stato membro ad un unico vettore aereo per un periodo non superiore a tre anni, al termine del quale si procederà ad un riesame della situazione;
l'articolo 4 del regolamento ha previsto quindi un meccanismo in due fasi: nella prima fase, (paragrafo 1, lettera a) lo Stato membro interessato impone oneri di servizio pubblico su una o più rotte accessibili a tutti i vettori comunitari, a condizione che essi rispettino i suddetti oneri. Se nessun vettore si presenta per gestire tale rotta onerata, lo Stato membro

può passare ad una seconda fase (paragrafo 1, lettera d) che consiste nel limitare l'accesso della rotta ad un solo vettore, selezionato sulla base di una gara d'appalto comunitaria, per un periodo massimo di tre anni, rinnovabile. Il vettore designato può allora ricevere una compensazione;
il Parlamento europeo, nella risoluzione del 3 febbraio 2003, in materia di libro bianco sulla politica dei trasporti, recita «la necessità imperativa che la politica dei trasporti contribuisca alla coesione economica e sociale, tenendo conto della peculiare natura delle regioni periferiche insulari»;
il Comitato economico e sociale, nel documento «Regioni gravate da svantaggi strutturali», enuncia fra i principi in materia di continuità territoriale quello di «discriminazione positiva», in base al quale le misure destinate a taluni territori e volte a controbilanciare i vincoli strutturali permanenti non costituiscono vantaggi indebiti, bensì elementi che contribuiscono a garantire un'autentica parità. L'articolo 154 del Trattato di Amsterdam, con la dichiarazione n. 30 ad esso allegata, recita: «la conferenza riconosce che le regioni insulari soffrono, a motivo della loro insularità, di svantaggio strutturale il cui perdurare ostacola il loro sviluppo economico e sociale»;
da ultimo il regolamento di rifusione n. 1008 del 2008 del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 settembre 2008, recante norme comuni per la prestazione di servizi aerei nella Comunità, ha ridefinito, all'articolo 16, la disciplina degli oneri di servizio pubblico, prevedendo la facoltà per uno Stato membro di imporre tali oneri riguardo ai servizi aerei di linea effettuati tra un aeroporto comunitario e un aeroporto che serve una regione periferica o in via di sviluppo all'interno del suo territorio o una rotta a bassa densità di traffico verso un qualsiasi aeroporto nel suo territorio, qualora tale rotta sia considerata essenziale per lo sviluppo economico e sociale della regione servita dall'aeroporto stesso e individuando i criteri in base ai quali deve essere valutata la necessità e l'adeguatezza dell'onere di servizio pubblico; in particolare, il comma 10 ha previsto che il diritto di effettuare tali servizi sia concesso tramite gara pubblica, per rotte singole o, nei casi in cui ciò sia giustificato per motivi di efficienza operativa, per serie di rotte a qualsiasi vettore aereo comunitario abilitato a effettuarli;
l'articolo 17 del citato regolamento n. 1008/2008 disciplina la procedura della gara di appalto stabilendo, al paragrafo 3, i contenuti del bando di gara e del successivo contratto e, in particolare, prevedendo, alla lettera e), i parametri obiettivi e trasparenti sulla base di quali è calcolata la compensazione, ove prevista, per la prestazione dell'onere di servizio pubblico;
l'articolo 36 della legge n. 144 del 1999 ha recato la disciplina della continuità territoriale per la regione Sardegna e le isole minori della Sicilia dotate di scali aeroportuali, prevedendo che il Ministro dei trasporti e della navigazione, con proprio decreto, stabilisca gli oneri di servizio pubblico relativamente ai servizi aerei di linea effettuati tra gli scali aeroportuali della Sardegna e delle isole minori della Sicilia e i principali aeroporti nazionali;
come previsto dal citato articolo 36, la determinazione dei contenuti degli oneri di servizio pubblico deve avere luogo, senza oneri per il bilancio dello Stato, in conformità alle conclusioni di una conferenza di servizi tra le regioni interessate e le pubbliche amministrazioni competenti, indetta e presieduta dai presidenti delle regioni interessate, che individua gli aeroporti nazionali interessati e deve altresì indicare: le tipologie e i livelli tariffari; i soggetti che usufruiscono di sconti particolari; il numero dei voli; gli orari dei voli; i tipi di aeromobili; la capacità di offerta;
il medesimo articolo stabilisce che, qualora nessun vettore istituisca servizi di linea con assunzione di oneri di servizio pubblico, sia indetta dal Ministro dei trasporti e della navigazione, d'intesa con i presidenti delle regioni Sardegna e Sicilia,

una gara d'appalto europea per l'assegnazione delle rotte; con decreto del Ministro dei trasporti 1o agosto 2000, successivamente modificato limitatamente all'importo delle tariffe, dal decreto del ministro dei trasporti 21 dicembre 2000, sono stati imposti oneri di servizio pubblico su sei rotte tra gli aeroporti della Sardegna e quelli di Roma e Milano;
con decreto del Ministro dei trasporti 8 novembre 2004 è stato previsto un nuovo regime relativo agli oneri di servizio pubblico sulle rotte aeree con la Sardegna, che ha individuato diciotto rotte e relativi oneri, precisando che esse costituivano un unico pacchetto che doveva essere accettato interamente ed integralmente dai vettori interessati senza compensazioni di qualsivoglia natura o provenienza; a seguito della decisione del tribunale amministrativo regionale del Lazio del 17 marzo 2005, le autorità italiane hanno sospeso l'efficacia del suddetto decreto;
anche sulla base degli esiti della conferenza di servizi, nella quale era stata chiesta una sostanziale modifica del contenuto della precedente imposizione di oneri, il successivo decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 15 novembre 2005 ha abrogato il decreto 8 novembre 2004, stabilendo di procedere ad una integrale riformulazione dell'intero contenuto del provvedimento;
il regime di continuità territoriale previsto dai decreti del Ministro dei trasporti del 2000 è stato quindi, di fatto, prorogato ben oltre la data prestabilita, provocando tuttavia una sostanziale alterazione del principio iniziale, senza tenere conto del nuovo scenario del mercato aereo, né delle diverse esigenze della regione Sardegna in ordine alla stessa continuità territoriale;
da ultimo i decreti del Ministero dei trasporti 29 dicembre 2005, n. 35, e, n. 36, pubblicati nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana dell'11 gennaio 2006, hanno imposto oneri di servizio pubblico complessivamente su 16 collegamenti tra i tre scali aeroportuali della Sardegna e una serie di aeroporti nazionali, più ampia che in precedenza e comprensiva, oltre che degli aeroporti di Roma e Milano, anche degli aeroporti di Bologna, Torino, Firenze, Verona, Napoli e Palermo;
la precedente continuità territoriale aerea era quindi limitata ai sardi, compresi gli emigrati residenti fuori Sardegna. Tuttavia la Commissione europea (CE) ha vincolato lo Stato italiano alla cancellazione di quel regime tariffario in quanto «contraria al Trattato europeo perché discriminatoria» (decisione della Commissione europea del 23 aprile 2007). La posizione della Commissione europea è definita con estrema chiarezza dalla decisione del 23 aprile 2007, n. 332, nella quale si precisa che gli oneri di servizio pubblico (OSP) possono essere utilizzati anche per la Sardegna, a condizione che lo si faccia «nel rispetto dei principi di non discriminazione e di proporzionalità. Essi devono essere debitamente giustificati», in quanto «sono definiti come un eccezione al principio del regolamento, ai sensi del quale, lo (gli) Stato(i) membro(i) interessato(i) permette (permettono) ai vettori aerei comunitari di esercitare diritti di traffico su rotte all'interno della Comunità»;
la citata decisione della Commissione europea del 23 aprile 2007 reca pertanto penetranti rilievi in ordine alla nuova disciplina in materia di continuità territoriale; in particolare, la Commissione europea, nel riconoscere la necessità che i collegamenti aerei con la Sardegna siano sottoposti al regime degli oneri di servizio pubblico in ragione dell'insularità e dell'assenza di effettivi mezzi di trasporto alternativi, con la propria decisione ha tuttavia richiesto che l'applicazione dei citati decreti ministeriali n. 35 e 36 del 2005 abbia luogo alle seguenti condizioni:
a) i vettori aerei che intendono rispettare gli oneri di servizio pubblico operano la rotta interessata, a prescindere dal momento in cui essi hanno notificato la loro intenzione di iniziare a prestare i loro servizi, e dalla data in cui è stata trasmessa tale notifica;

b) i vettori aerei non sono vincolati ad una continuità di servizi, nel quadro degli oneri di servizio pubblico, superiore ad un anno;
c) le autorità italiane si impegnano a riesaminare la necessità di mantenere l'imposizione di oneri di servizio pubblico su una rotta, nonché il livello degli oneri imposti a ciascun vettore, quando un nuovo vettore inizia ad operare, o notifica la sua intenzione di operare su tale rotta e, in ogni caso, una volta l'anno;
d) le autorità italiane si impegnano a non impedire a vettori aerei di prestare servizi sulle rotte interessate al di là delle esigenze minime, per quanto riguarda le frequenze e le capacità previste dagli oneri di servizio pubblico;
e) i vettori aerei non hanno l'obbligo di offrire tariffe agevolate ai nati in Sardegna, anche se residenti fuori Sardegna;
f) le autorità italiane si impegnano a non subordinare il diritto di prestare servizi su una rotta tra due città all'obbligo di operare un'altra rotta tra due città;
il successivo decreto del Ministro dei trasporti 3 luglio 2007, n. 87-T ha modificato il precedente decreto 29 dicembre 2005, n. 35, sottoponendo al regime degli oneri di servizio pubblico i soli aeroporti di Roma Fiumicino e di Milano Linate;
il decreto del Ministro dei trasporti 1o agosto 2007, n. 117-T ha abrogato, a decorrere dal 26 ottobre 2008, il decreto 29 dicembre 2005, n. 35, che imponeva gli oneri di servizio pubblico tra i tre aeroporti sardi e gli aeroporti di Roma Fiumicino e Milano Linate, in vista degli esiti di una nuova conferenza di servizi che determinasse, anche in relazione alle valutazioni espresse dalla Commissione europea, il contenuto della nuova imposizione di oneri di servizio pubblico sulla regione Sardegna;
il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 5 agosto 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 199, del 23 agosto 2008, ha imposto, a decorrere dal 27 ottobre 2008, oneri di servizio pubblico tra i tre aeroporti sardi e gli aeroporti di Roma Fiumicino e Milano Linate, tenendo conto delle valutazioni espresse in sede comunitaria e delle risultanze della conferenza di servizi riunitasi con il compito di modificare l'assetto della continuità territoriale della regione Sardegna, alla luce della decisione della Commissione europea del 23 aprile 2007, prevedendo che le tariffe onerate agevolate ammontino, rispettivamente, ad euro 49 per i collegamenti con l'aeroporto di Roma Fiumicino ovvero ad euro 59 per i collegamenti con l'aeroporto di Milano Linate, comprensive di IVA ed al netto delle tasse ed oneri aeroportuali;
il predetto decreto ministeriale ha previsto una procedura tesa a modificare le tariffe in caso di rilevanti scostamenti, rilevati trimestralmente, del costo del carburante e/o del rapporto di cambio euro/dollaro USA; in base ad un'istruttoria effettuata da ENAC, le cui risultanze sono state esaminate in data 30 settembre 2009 da ENAC, regione Sardegna e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, le tariffe per le categorie agevolate sono state rimodulate nel modo seguente: 41 euro per i collegamenti con l'aeroporto di Roma Fiumicino e 50 euro per i collegamenti con gli aeroporti di Milano Linate;
in base alla risposta resa in data 29 ottobre 2009 dal Sottosegretario Reina alle interrogazioni a risposta in Commissione n. 5-01647, 5-01838 e 5-02000, svolte congiuntamente, non risulta ancora inviata dall'ENAC la comunicazione alle compagnie aeree in ordine al ribasso delle tariffe agevolate che le compagnie medesime sono tenute ad operare in conseguenza alla verifica operata;
da ultimo il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 9 marzo 2009, considerata la necessità di uniformarsi alla decisione della Commissione europea per quanto riguarda l'individuazione delle categorie di passeggeri a cui è

riservata la tariffa agevolata, ha modificato il precedente decreto ministeriale n. 36 del 2005, relativo agli oneri di servizio pubblico tra i tre aeroporti della Regione Sardegna e altri aeroporti nazionali diversi da Roma Fiumicino e Milano Linate, precisando che tali tariffe sono applicabili a: residenti in Sardegna; disabili; giovani dai 2 ai 21 anni; anziani al di sopra dei 70 anni; studenti universitari fino al compimento del ventisettesimo anno di età (queste ultime tre categorie senza alcuna discriminazione legata al luogo di nascita, di residenza e nazionalità);
occorre rilevare che la mancata estensione della continuità territoriale a tutti i cittadini europei in transito dagli aeroporti italiani verso e dalla Sardegna costituisce una grave discriminazione ai danni della regione, a causa degli svantaggi permanenti derivanti dalla sua insularità, e viola il diritto alla mobilità verso territori disagiati;
lo svantaggio dell'insularità rende il costo dei trasporti, per e dalla Sardegna, sia per i cittadini che per le merci, sia marittimo che aereo, di gran lunga più caro rispetto a quello della penisola e del resto d'Europa. Ad essere penalizzati non sono solo i sardi, residenti ed emigrati, ma tutti i cittadini europei; il riconoscimento del principio dell'insularità, da parte del Parlamento italiano, nella legge 5 maggio 2009, n. 42, in materia di federalismo fiscale, apre nuove prospettive per il riconoscimento delle misure di perequazione dello svantaggio;
è necessario mantenere una continuità territoriale volta a garantire non solo la perequazione degli svantaggi dell'insularità e con essa migliori condizioni di sviluppo per la Sardegna, ma anche una migliore e più moderna «mobilità» per tutti i cittadini europei;
l'applicazione della tariffa agevolata ai soli residenti in Sardegna colpisce in particolar modo i cittadini europei emigrati dalla Sardegna, che non possono mantenere i legami con la propria terra di origine a causa dei costi elevati che caratterizzano il trasporto da e verso la regione; è questo, tra l'altro, l'effetto della recente decisione di Alitalia di cancellare il regime tariffario che la continuità territoriale aerea metteva a disposizione degli emigrati sardi, cioè di quelle persone nate in Sardegna ma residenti fuori dall'isola;
ulteriori disagi e penalizzazioni derivano dal fatto che l'obbligo, per cui, ai sensi della convenzione stipulata tra l'ENAC e le compagnie aeree, in ottemperanza a quanto previsto dal punto 4.3 del bando di gara, i posti a tariffa agevolata non sono sottoposti ad alcuna limitazione e alla tariffa medesima non si possono applicare restrizioni né penali, risulta largamente disatteso dalle compagnie aeree;
le compagnie aeree, infatti, in modo che all'interrogante appare molto discutibile, limitano i posti a tariffa agevolata ed emettono biglietti a tariffa intera a cittadini residenti in Sardegna, riservandosi la definizione di eventuali e arbitrari sconti, senza prevedere, per le tariffe non agevolate, gli scaglioni previsti dalla normativa al fine di conseguire un prezzo medio di vendita significativamente inferiore alla tariffa massima non agevolata; tale comportamento provoca un grave danno economico ai cittadini sardi che sono costretti, per quella che all'interrogante appare una palese violazione delle norme contrattuali, a sopportare costi non dovuti con un conseguente indebito arricchimento delle compagnie aeree;
come effetto di questa situazione, le tariffe per i cittadini non residenti risultano insostenibili e raggiungono cifre inaccettabili, tipiche di un regime monopolistico, e il comportamento delle compagnie aeree rende evidente come l'attuale modello di continuità territoriale sia diventato sempre di più un ostacolo alla libertà di movimento dei cittadini da e verso la Sardegna piuttosto che un fattore di riequilibrio;
occorre inoltre segnalare che appare grave e lesivo dei più elementari diritti di movimento e di libertà di circolazione, che

ai cittadini sardi malati e obbligati a viaggiare in barella, sia applicata la tariffa agevolata per uno solo dei quattro biglietti che le compagnie obbligano ad acquistare in tale circostanza;
risulta inaccettabile che un cittadino sardo residente debba pagare quattro biglietti, di cui tre per non residenti, per potersi recare in un centro specializzato a curarsi; questo rappresenta un caso emblematico di un modello di continuità territoriale che deve essere radicalmente modificato senza ulteriori ritardi;
in generale, infine, un grave ostacolo all'attuazione della continuità territoriale con la Sardegna è rappresentato dal trasferimento alla regione delle relative funzioni, senza una revisione della normativa che disciplina la continuità territoriale e senza il trasferimento di apposite risorse; l'articolo 1, comma 837, della legge 29 dicembre 2006, n. 296, ha previsto che le funzioni relative alla continuità territoriale vengono trasferite alla regione Sardegna e il successivo comma 840 ha stabilito che per gli anni 2007, 2008 e 2009 gli oneri relativi alle funzioni trasferite ai sensi del comma 837 rimangano a carico dello Stato;
tale modifica, che ha assegnato alla regione autonoma Sardegna la competenza della continuità territoriale, non ha modificato le norme che regolano la continuità territoriale in base all'articolo 36 della legge n. 144 del 1999;
il trasferimento di competenze in ordine alla continuità territoriale desta preoccupazione in quanto non appaiono definite in termini puntuali le competenze conferite alla regione Sardegna, e comunque non sembra corretto che la regione Sardegna provveda, con risorse proprie, alla continuità territoriale, stante il fatto che il riequilibrio territoriale è un obiettivo riconosciuto dall'Unione europea, e cui lo Stato è chiamato far fronte con propri stanziamenti e intervenendo in via diretta, come attualmente previsto dall'articolo 36 della legge n. 144 del 1999;
la risoluzione approvata unanimemente dalla Commissione trasporti della Camera dei deputati impegnava il Governo:
1) ad avviare un immediato confronto per ridefinire, nell'ambito della conferenza di servizi che il presidente della regione Sardegna è stato delegato ad istituire e presiedere dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, la disciplina della continuità territoriale, superando quella vigente, che risulta inadeguata sia sotto il profilo concettuale che sotto quello dei servizi e dei costi, per pervenire a un modello di continuità territoriale intesa come un fattore di riequilibrio di condizioni permanenti di svantaggio derivanti dall'insularità e di garanzia del diritto alla mobilità per i territori svantaggiati, tenendo conto anche di quanto previsto dalla legge 5 maggio 2009, n. 42, in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione;
2) in particolare, ad assumere le appropriate iniziative per definire e attuare una continuità territoriale che, tenga conto, oltre che degli effetti del processo di liberalizzazione del mercato del trasporto aereo, anche dei seguenti obiettivi:
a) favorire l'individuazione di un maggior numero di voli e di rotte aeree da e per la Sardegna che consenta, nel contesto dello sviluppo potenziale della domanda, di avere più operatori sulla stessa rotta;
b) favorire la possibilità di determinare, sulla base del principio di riequilibrio legato alle condizioni insulari della Sardegna, di una tariffa massima a cui si applichi il regime degli oneri di servizio pubblico, applicando, come parametro, le condizioni più favorevoli del costo ferroviario;
c) favorire la possibilità, per tutte le compagnie aeree di poter viaggiare sulle rotte di collegamento con gli aeroporti della Sardegna, proponendo, nell'ambito di una situazione di concorrenza, ribassi rispetto

alla tariffa massima prestabilita in relazione agli oneri di servizio pubblico;
3) ad assumere le appropriate iniziative volte a verificare, con i competenti organismi comunitari e nel rispetto della normativa dell'Unione europea e degli indirizzi stabiliti dalla Commissione europea, la possibilità di estendere il regime di continuità territoriale a tutti i cittadini, in ottemperanza al principio di non discriminazione riaffermato dalla decisione della Commissione n. 2007/332/CE, del 23 aprile 2007, e, nell'ambito delle competenze attribuite ai singoli soggetti istituzionali dalla normativa vigente, a prevedere che a tutti i cittadini residenti nel territorio nazionale ed europeo che intendano effettuare voli da e per la Sardegna sia applicata la tariffa sottoposta ad onere di servizio pubblico, in modo da garantire il rispetto del principio di riequilibrio territoriale in relazione all'insularità della regione;
4) a proporre una puntuale definizione delle competenze dello Stato e della regione Sardegna relativamente alla continuità territoriale, in relazione al trasferimento alla regione Sardegna delle funzioni in materia, disposto dall'articolo 1, comma 837, della legge 29 dicembre 2006, n. 296, con la contestuale individuazione delle risorse necessarie per l'esercizio di tali funzioni;
5) ad assumere le opportune iniziative per sollecitare gli enti competenti in materia di vigilanza sul trasporto aereo a comunicare tempestivamente alle compagnie aeree, le nuove e più basse tariffe di trasporto aereo per i cittadini residenti in Sardegna, applicabili a seguito delle risultanze emerse dall'istruttoria effettuata da ENAC in merito alla revisione delle tariffe prevista dal paragrafo 5.6. dell'Allegato del decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 5 agosto 2008, e a verificare che le compagnie aeree pratichino tariffe scaglionate per i cittadini non residenti, al fine di rimuovere in tempi rapidi ogni ostacolo alla corretta attuazione della continuità territoriale da e per la Sardegna;
6) ad assumere le opportune iniziative per promuovere, nei limiti delle competenze in materia delegate alla regione Sardegna e del mantenimento degli attuali costi ricadenti sul bilancio dello Stato, la revisione, anche in ragione dell'impegno assunto dal rappresentante del Governo nelle dichiarazioni rese presso la IX Commissione (trasporti, poste e telecomunicazioni) in data 29 ottobre 2009, delle condizioni di trasporto dei passeggeri che necessitano della barella, in particolare per quanto riguarda la tariffa agevolata -:
se intenda fornire elementi con somma urgenza in merito alle determinazioni adottate al fine di attuare quanto indicato dalla risoluzione della Commissione trasporti di cui in premessa;
se non intenda adottare con urgenza, entro l'anno, sulla base della proposta definita dalla regione attraverso la conferenza di servizi, i decreti di imposizione degli oneri di servizio pubblico, così come indicato nella risoluzione della Commissione, sulla quale il Governo ha espresso il parere favorevole;
se non intenda convocare con urgenza un incontro tra i soggetti istituzionali per verificare gli adempimenti da espletare per favorire la più rapida attuazione della continuità territoriale così come indicato nella risoluzione della Commissione di cui in premessa;
se non intenda attivarsi con urgenza al fine di evitare ulteriori indebite pressioni delle compagnie aeree che, pubblicamente e non, esprimono una esplicita contrarietà all'estensione della continuità territoriale ai non residenti, così come invece indicato dalla risoluzione della Commissione trasporti della Camera.
(4-09888)

RAMPELLI e CARLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 20 luglio 2007, presso lo scalo di Roma Tuscolana, si è sviluppato un

incendio nei capannoni realizzati, da oltre 30 anni, a cura e spese delle società SAC. ROM. Saccarafica Romana Srl e centro commerciale Laziale Srl;
gli immobili sopra citati, tutti ricoperti con tetti in amianto, risultano di proprietà delle società SAC. ROM. saccarafica romana Srl e centro commerciale laziale Srl, mentre il terreno è di proprietà di Rete ferroviaria italiana;
l'area è tuttora nella disponibilità delle predette Società in forza a due contratti di locazione per i quali il tribunale di Roma, su richiesta di sfratto da parte di Rete ferroviaria italiana, ha dichiarato l'avvenuto tacito rinnovo degli stessi;
a seguito dell'incendio, Rete ferroviaria italiana si è attivata tempestivamente con la messa in sicurezza delle aree, provvedendo allo smaltimento del materiale rimosso durante le operazioni di spegnimento e alla recinzione del sito, così come indicato dai vigili del fuoco intervenuti;
in base ai suddetti contratti, restano individuati, quali proprietari degli immobili, le società sopraindicate. Tale condizione implica a norma dell'articolo 1 del contatto di locazione la responsabilità ex articolo 2051 del codice civile, ragion per cui Rete ferroviaria italiana ha trasmesso ai proprietari degli immobili tutti gli atti ricevuti dall'amministrazione comunale con cui veniva richiesta la bonifica dell'area, riservandosi nel contempo rivalsa delle spese già sostenute nei confronti delle predette società;
il IX gruppo di polizia municipale ha contestualmente provveduto a notificare alle citate società ordinanza di diffida allo sgombero e messa in sicurezza del sito;
i cittadini residenti in prossimità dello scalo hanno sollecitato Rete ferroviaria italiana affinché bonificasse il sito, in quanto inquinato dalla presenza di pannelli di amianto;
risulta allo scrivente che l'incendio sopra menzionato abbia prodotto la trasformazione in «fumi tossici» di quanto era sul luogo e che, oltre alla preoccupazione legittima dei cittadini e dei lavoratori che abitano ed operano in via della stazione tuscolana, esista un allarme ulteriore legato alla presenza di alcuni complessi scolatici frequentati da bambini della scuola materna, elementare e media;
come è noto anche da diverse sentenze definitive, le conseguenze sulla salute dei cittadini - oltre alle rilevanti responsabilità etiche - producono danni economici di gran lunga superiori ai costi di rimozione e messa in sicurezza dei luoghi inquinati;
Rete ferroviaria italiana pur essendo estranea alla problematica evidenziata in quanto relativa ad un immobile di proprietà privata, si è comunque attivata incaricando più volte società esterne e strutture di Rete ferroviaria italiana specializzate, di verificare e monitorare l'eventuale presenza di sostanze pericolose per la salute pubblica, il cui esito sarebbe stato negativo -:
di quali elementi disponga il Ministro in relazione a quanto riportato in premessa.
(4-09889)

PORFIDIA e IANNACCONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del turismo. - Per sapere - premesso che:
la tratta ferroviaria Avellino-Rocchetta Sant'Antonio nasce nel 1895 da un'idea che ha radici profonde. Già all'indomani dell'apertura della prima ferrovia italiana, la Napoli-Portici del 1839, Ferdinando II promise alle terre irpine che sarebbero state raggiunte da ciò che per l'epoca era sinonimo di progresso, sviluppo, ricchezza e benessere: la ferrovia;
fino all'unità d'Italia la provincia avellinese rimase fuori dai traffici su ferro. Il Governo unitario, dopo un esame su tutto il territorio nazionale verificò la

penuria di strade ferrate soprattutto al sud e nelle isole e dispose un riordino della maglia ferroviaria con la costruzione di nuove strade lì dove erano carenti. Le province campane si disposero quindi ad accogliere quella che in prospettiva sarebbe stata la chiave di volta di un atteso sviluppo;
la tratta ferroviaria Avellino-Rocchetta Sant'Antonio fu inaugurata il 27 ottobre 1895. L'intera costruzione, con le sue profondissime gallerie, i suoi lunghissimi ponti, divenne un esempio di alta ingegneria, assolutamente all'avanguardia per il tempo, e a tutt'oggi rappresenta l'unica via ferroviaria di comunicazione interna;
la strada ferrata, nei suoi circa 120 chilometri di lunghezza taglia trasversalmente l'intera provincia d'Avellino, solca tre fiumi, il Sabato, il Calore, l'Ofanto e altrettante valli, si inerpica nel Parco del Monti Picentini, attraversa l'Oasi Wwf di Gonza della Campania, fa lo slalom tra le decine e decine di paesi arroccati su montagne e colline che dominano le valli dei fiumi. Mentre attraversa la provincia, s'inoltra a tratti in Basilicata e infine giunge in Puglia, a Rocchetta S.A., una volta provincia di Avellino, oggi Foggia e scalo-cerniera tra la Campania, la Basilicata e la Puglia;
il terremoto del novembre 1980 ha inflitto all'Avellino-Rocchetta una ferita che non si è mai completamente rimarginata. Dopo il sisma, che fermò lungamente il tempo di tutta la provincia e oltre, la ferrovia subì il fermo di molte corse, alcune delle quali mai riaperte, e l'abbattimento delle storiche stazioni, sostituite con anonimi prefabbricati, tutti uguali tra loro: spesso edifici solo da ristrutturare furono rasi al suolo completamente, perdendo un pezzo di storia della nostra terra;
da anni la linea si trova in uno stato di abbandono e si è parlato anche di una sua totale soppressione;
al momento la linea è ridotta a due sole coppie di corse giornaliere con tempi elevati di percorrenza date le caratteristiche tecniche e le asperità del territorio attraversato, ma se meglio sfruttata potrebbe rappresentare una via di congiunzione interregionale con le linee per Salerno e Benevento e da Rocchetta con Foggia, Potenza e Gioia del Colle, insomma collegare il mar Tirreno all'Adriatico;
il potenziamento della linea ferroviaria comporterebbe anche un decongestionamento del traffico su gomma, contenendo in tal modo anche la minaccia dell'inquinamento;
la linea attraversa luoghi e territori di straordinaria bellezza, costeggiando i comuni di grande interesse storico e culturale. Esistono inoltre percorsi gastronomici, di diporto e di intrattenimento che offrono occasione per far conoscere il territorio e le sue ricchezze;
la tratta era ed è fondamentale per lo sviluppo industriale dell'Irpinia perché è l'unico tratto ferroviario che collega ben otto nuclei industriali regionali, attraversando le vallate dei fiumi Sabato, Calore ed Ofanto, vallate di grande valore ambientale, la linea è anche una possibilità per il raggiungimento delle sedi universitarie di Pisciano e Benevento;
gli abitanti non si sono arresi all'abbandono della ferrovia ed infatti recentemente sulla tratta, stanno avendo grande successo le iniziative a scopo turistico promosse dall'Associazione «Amici della Avellino-Rocchetta» (http://avellinorocchetta.wordpress.com). I membri volontari dell'Associazione tramite convenzioni con Trenitalia propongono dei viaggi, con soste per visitare le zone attraversate dall'antica ferrovia;
il progetto si chiama InLoco_Motivi, dal nome stesso del gruppo, e consiste nell'organizzazione di giornate all'insegna della conoscenza del territorio irpino;
nell'anno 2009/2010, le corse effettuate da InLoco_Motivi sono state circa 15, per una portata delle carrozze di un massimo di 150 persone, si è sempre registrato il tutto esaurito: si è riusciti a

portare in Irpinia non solo gli irpini stessi ma molte persone provenienti da fuori provincia e fuori regione. Quasi 2000 persone in sole 15 corse;
Il gruppo tenta di suggerire una strada alternativa non solo per l'utilizzo della ferrovia - e scongiurarne la chiusura -, ma anche per un possibile progetto di sviluppo del territorio stesso;
purtroppo durante l'estate, per la manutenzione annuale, la linea viene chiusa, ed è un peccato non poterla sfruttare come linea turistica proprio nel periodo estivo, nel quale la provincia si anima;
a settembre 2010, sono ricominciate le corse ordinarie dedicate ai treni turistici, e si sono registrati più di 500 partecipanti nelle prime 4 giornate già svolte;
secondo gli interroganti questi dati parlano chiaro: l'Avellino-Rocchetta S.A. ha un futuro scritto, un futuro visibile: è una linea ferroviaria a chiara vocazione turistica, dettata dalla natura stessa della tratta e dal territorio visitato;
intervenire sul percorso, significherebbe non solo consolidare gli eventi turistici sopradetti, ma potenziare la ferrovia all'interno di un piano di rilancio complessivo delle infrastrutture ferroviarie meridionali, passaggio obbligato per chi ha a cuore la vita stessa di questi territori;
a 150 anni dall'Unità d'Italia il divario tra nord e sud è quanto mai vivo e visibile. Da più parti si ergono voci interessate a riequilibrare il dislivello esistente. Gli interroganti credono che un investimento sulla tratta Avellino-Rocchetta Sant'Antonio possa essere un buon punto di partenza per recuperare terreno -:
se i Ministri non ritengano opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, valorizzare la linea Avellino-Rocchetta Sant'Antonio in vista di un rilancio complessivo del settore delle infrastrutture ferroviarie del meridione, tenendo presente che l'Irpinia rappresenta la cerniera tra le province di Napoli, Salerno e Benevento con le regioni Puglia e Basilicata e se il Ministro del Turismo nell'ottica di uno sviluppo del settore turistico, non ritenga necessario promuovere l'Avellino-Rocchetta, autentico «museo del viaggio e dei sapori irpini», all'interno di un calendario turistico di eventi, concordato con la Regione, i Comuni, gli Enti e le Associazioni interessate e proporre altresì lo sviluppo di una rete di collaborazioni di agenzie ed enti del Turismo, al fine di promuovere «giornate ecologiche» nel territorio dell'Irpinia tale da favorire ravvicinamento al binomio natura-cultura del territorio.
(4-09892)

TESTO AGGIORNATO AL 26 GENNAIO 2011

...

INTERNO

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
nella città di Bitonto negli ultimi anni si sono succeduti una serie di omicidi, molti casi di lupara bianca, rapine, furti in abitazioni e in esercizi commerciali, e la città è da tempo teatro di spaccio di sostanze stupefacenti;
solo nei mesi di luglio e di agosto 2010 sono stati commessi ben due omicidi;
il perpetrarsi di questa lunga serie di episodi malavitosi ha, naturalmente, generato una crescente paura e un profondo senso di sfiducia nei cittadini, i quali sempre più hanno visto assottigliarsi il loro diritto ad una completa fruizione degli spazi della città, e quasi mai la risposta dell'amministrazione comunale è sembrata adeguata rispetto alla denuncia di questi ultimi gravi accadimenti innanzi riferiti;
nei primi giorni di agosto 2010 si è appreso essere stata inoltrata al sindaco del comune di Bitonto da parte di Michele De Palo, in qualità di vicepresidente del

circolo ricreativo «La Vela Crociata», sito in Bitonto, in via Carelli n. 13, una richiesta di autorizzazione per una pubblica manifestazione denominata «festa della birra», da tenersi su un'ampia area pubblica antistante le piscine comunali, dal 20 al 29 del suddetto mese; per la medesima iniziativa, inoltre, risulta agli interpellanti essere pervenuta richiesta di patrocinio all'amministrazione comunale di Bitonto, che lo avrebbe concesso; nonostante i permessi già concessi, la manifestazione è stata annullata a causa del parere negativo delle Forze di polizia, motivato espressamente in relazione ad esigenze di ordine e sicurezza pubblica, «in considerazione del sicuro assembramento di persone, anche pregiudicate, che affollerebbero il sito della manifestazione», come risulta dalla nota della Polizia municipale di Bitonto del 20 agosto 2010;
si apprende inoltre che l'assessore all'ambiente presso il comune di Bitonto, Francesco Ragno, sia stato socio fondatore del suddetto circolo;
inoltre pare che sempre lo stesso Michele De Palo sia stato incaricato, in via del tutto ufficiosa, visto che non vi è alcuna traccia di un atto amministrativo di incarico, di effettuare dei lavori di tinteggiatura presso il Palazzo della Città, in corso Vittorio Emanuele, lavori che il De Palo avrebbe effettivamente eseguito e per i quali avrebbe percepito una retribuzione -:
se il Ministro interpellato non ritenga di dover far luce con urgenza riguardo alle circostanze esposte in premessa, le quali, laddove risultassero effettivamente rispondenti al vero, getterebbero più di un'ombra sulla trasparenza e sulla legalità dell'azione amministrativa in capo al comune di Bitonto ed, eventualmente, quali iniziative in merito intenda adottare.
(2-00903)
«Franceschini, Ginefra, Boccia, Garavini, Recchia, Vico, Boffa, Andrea Orlando, Esposito, Velo, De Micheli».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FIANO e ROSATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
risulterebbe secondo una denuncia di vari sindacati dei vigili del fuoco che a Milano mancano 160 vigili del fuoco qualificati per le squadre di intervento;
a fronte di pensionamenti di personale non vi è personale in entrata;
le autoscale, una dozzina in tutto, non sono sufficienti a garantire gli interventi su un'area di 3 milioni di abitanti;
le autopompe, in tutto una ventina, sono per metà in riparazione e sono comunque in numero insufficiente;
due mesi fa a Seregno un'autopompa è uscita di strada perché lo sterzo si è letteralmente staccato -:
se il quadro delle notizie su riportate corrisponda a verità, altrimenti quale sia il quadro delle dotazioni citate;
quali provvedenti si intendano attuare per ovviare a tali gravi deficit strutturali.
(5-03931)

ZAZZERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dalla stampa si apprende che a Foggia si stanno verificando dei fatti preoccupanti che ledono il sereno andamento dell'amministrazione pubblica di un comune già in forte crisi economico-sociale;
la procura, poi il sindaco Gianni Mongelli e il presidente della camera di commercio regionale, Eliseo Zanasi, sono stati destinatari di minacce da parte di ignoti;
la minaccia al sindaco e al presidente della camera di commercio è stata cumulativa, attraverso una busta chiusa con due proiettili inesplosi recapitata al palazzo della città;
il prefetto, Antonio Nunziante, in proposito ha dichiarato che non si può

escludere alcuna pista riguardo al nesso della lettera con situazioni di interesse, che potrebbero essere legate a questioni urbanistiche fino alla cartolarizzazione. Qualcuno sembra puntare il dito anche contro il progetto Sfir del polo logistico di Borgo Incoronata, connesso grande centro commerciale, ma sarà la magistratura a far luce sui fatti;
tuttavia, Nunziante ha anche espresso le sue impressioni, senza per questo voler creare allarmismi, precisando che chi ha scritto le minacce «non è un mitomane, Tutt'altro, non è uno sprovveduto e l'impressione personale è che ci si trovi di fronte a persona (o persone) che assurge ad essere il regista della situazione. (...) la sensazione è che vi sia qualcuno che vuole manovrare, essere al centro delle cose» (Gazzetta del Mezzogiorno del 7 novembre 2010);
Nunziante ha confermato anche che la provincia si trova in una condizione davvero difficile, con pochi posti di lavoro e molte richieste di pasti alla Caritas, e ha annunciato una vera emergenza di tipo sociale -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti riportati nell'interrogazione e quali iniziative di sua competenza intenda adottare per preservare l'operato dei soggetti destinatari delle minacce di cui in premessa.
(5-03932)

GARAGNANI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento a quanto accaduto in questi giorni a Bologna, in relazione alle proteste contro la legge di riforma dell'università;
si evidenzia, in particolare, che da parte di settori dei «collettivi universitari» del capoluogo bolognese sono stati interrotti servizi pubblici, bloccata parzialmente la circolazione ferroviaria e l'autostrada A14, come pure è stata imbrattata la sede locale del PdL e di nuovo fatta oggetto di lancio di uova, con insulti pesanti nei confronti del Presidente del Consiglio dei ministri;
nel rilevare la correttezza e l'immediata vigilanza delle forze dell'ordine che sono intervenute prontamente, l'interrogante ritiene indispensabile che il Governo verifichi, in base agli elementi in suo possesso, se dietro le proteste e gli atti di violenza degli studenti vi siano collegamenti con settori dell'eversione di sinistra o con centri anarchici tradizionalmente presenti ed attivi a Bologna, soprattutto nell'ambito scolastico ed universitario, anche se in forma minoritaria, ma particolarmente aggressiva;
si rileva infine - ed al riguardo si chiede l'intervento del Governo - che da sempre l'ambito della scuola e dell'università è strumentalizzato e monopolizzato dalla sinistra in genere, che ha costituito ad ogni livello culturale dei veri e propri «feudi», che coinvolgono una parte minoritaria ma aggressiva dei docenti, ed a volte di dirigenti, più sensibili alle logiche di partito o di lotta che non alle esigenze dell'istruzione e della formazione degli studenti -:
quali iniziative si intendano assumere, nel rispetto delle prerogative della magistratura per fare piena luce sui fatti, per salvaguardare l'ordine e la sicurezza pubblica e per garantire a tutti i movimenti politici - in questo caso al PdL - la normale agibilità politica e la possibilità di interloquire ad ogni livello istituzionale e sociale.
(5-03936)

Interrogazioni a risposta scritta:

CODURELLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in seguito all'approvazione del cosiddetto «pacchetto sicurezza», sono state introdotte, tra le altre, norme relative al controllo dell'immigrazione clandestina;

con la nuova legge sono stati inseriti: l'obbligo di esibire agli uffici pubblici, i titoli di soggiorno al fine di rilascio di licenza, autorizzazioni, iscrizioni e altri provvedimenti di interesse dello straniero o comunque denominata, fatta eccezione per i provvedimenti inerenti l'accesso e le prestazioni sanitarie e per quelle attinenti alle prestazioni scolastiche obbligatorie. Nonché le attività sportive e ricreative a carattere temporaneo;
sono state, inoltre, inserite norme riguardanti la possibilità di verifiche, da parte dei competenti uffici comunali, delle condizioni igienico-sanitarie dell'immobile in cui il richiedente intende fissare la propria residenza, ai sensi delle vigenti norme sanitarie;
gli uffici delle amministrazioni comunali, per quanto di loro competenza, stanno applicando quanto previsto dalle norme in materia, tra cui il decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, la legge 24 luglio 2008, n. 125, la legge 15 luglio 2009, n. 94;
tuttavia, la gestione di eventuali clandestini metterebbe in crisi l'operatività della polizia locale, che verrebbe coinvolta nell'organizzazione e nell'accompagnamento dell'immigrato clandestino ai Centri di identificazione ed espulsione;
emerge chiaramente la distanza tra il «pacchetto sicurezza» oggetto di tanta enfasi e le risorse umane e organizzative che vengono poi messe a disposizione per la sua attuazione;
ciò è maggiormente valido se si pensa all'impatto, in termini di costi e di operatività, che si avrebbe sui piccoli comuni nel caso si trovassero di fronte alla gestione di clandestini -:
quali siano le considerazioni dei Ministri interrogati in merito ai fatti esposti in premessa e se non ritengano di assumere iniziative per modificare le norme del «pacchetto sicurezza» che fissano, a giudizio dell'interrogante, demagogici obiettivi politici a livello nazionale cui non fa seguito un'adeguata dotazione di mezzi e risorse per gli enti locali e per le forze di polizia, la cui operatività è stata già pesantemente ridotta dai tagli di bilancio operati dal Governo negli ultimi due anni.
(4-09862)

ALESSANDRI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comma 3 dell'articolo 11-bis del decreto legislativo 21 novembre 2005, n. 286, come aggiunto dalla lettera g) del comma 2 dell'articolo 1-bis, del decreto-legge 6 luglio 2010, n. 103, nel testo integrato dalla relativa legge di conversione, dispone che l'esercizio dell'attività di commercio delle unità di movimentazione usate sia consentito sulla base di apposita licenza rilasciata dalla questura competente per territorio e che il titolare della licenza sia tenuto ad indicare giornalmente su registro vidimato dalla questura quantità e tipologia delle unità di movimentazione cedute e acquistate, nonché i dati identificativi dei soggetti cedenti e cessionari;
è notorio che il settore del commercio dell'usato degli imballaggi per la movimentazione delle merci sia connotato da una vastissima componente di sommerso e che le nuove norme di cui al predetto articolo 11-bis del decreto legislativo n. 286 del 2005, sugli imballaggi e unità di movimentazione, rappresentino un ottimo strumento per porvi rimedio;
le associazioni di categoria del settore degli imballaggi per la movimentazione delle merci evidenziano la difficile situazione per chi opera in modo corretto in questo settore, in quanto lamentano che le questure non saprebbero quale documentazione chiedere alle imprese. Anche le imprese interessate avrebbero difficoltà ad orientarsi rispetto alle corrispondenze che devono possedere per commercializzare i bancali usati e chiedono invano informazioni presso le questure. I determinati casi si sarebbero verificate diversità di comportamento da parte delle varie province

interessate, con il rischio di creare situazioni che potrebbero portare ad una concorrenza sleale fra province diverse;
alcune imprese hanno concrete difficoltà a rispondere ai clienti che chiedono informazioni in merito alla predetta disposizione normativa e nello stesso tempo sono nel dubbio se esse siano tenute ad applicare tale normativa;
vi sarebbero casi in cui si starebbe decidendo di mettere il requisito del possesso della licenza in alcuni capitolati di acquisto;
si corre il rischio, in mancanza di direttive governative univoche e chiare, che si possano autorizzare alla vendita o al commercio di bancali usati, soggetti ed operatori poco trasparenti ma sono da tempo dediti a traffici irregolari di tali imballaggi di movimentazione -:
quali iniziative urgenti intenda adottare per fare chiarezza in merito alla materia esposta in premessa e se in tali circostanze non ritenga opportuno sentire le associazioni di categoria interessate, segnatamente la Assoimballaggi, al fine di emanare nell'immediato, in favore delle questure criteri applicativi univoci ed efficaci, dell'articolo 11-bis del decreto legislativo n. 286 del 2005 sugli imballaggi e unità di movimentazione.
(4-09864)

FERRARI e CORSINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i lavoratori precari della pubblica amministrazione, assunti con un contratto a tempo determinato dal Ministero dell'interno, restano tuttora senza alcuna certezza sul futuro, malgrado ricoprano mansioni tutt'altro che stagionali;
a Brescia sono impiegati presso lo sportello unico per l'immigrazione della prefettura e nell'ufficio immigrazione della questura, 35 lavoratori a tempo determinato, per la maggior parte in una situazione di precariato da sei anni, il cui contratto scade il 31 dicembre 2010;
a livello nazionale in questa situazione si trovano 650 lavoratori assunti con un concorso pubblico per tre anni a decorrere dal 1o gennaio 2008, il cui contratto pertanto scadrà il prossimo 31 dicembre. Le norme in vigore e i tagli apportati dal Governo al personale delle pubbliche amministrazioni, di conseguenza, sembrano non permettere la stabilizzazione del suddetto personale, con la conseguente probabile paralisi delle attività di regolarizzazione dei cittadini stranieri;
già ora vengono consegnati permessi di soggiorno già scaduti e l'attesa va sempre oltre i limiti della legge;
il Governo ha già risposto negativamente alle ripetute sollecitazioni in merito degli interroganti -:
se sia previsto - come sarebbe necessario - il rinnovo dei contratti ai lavoratori occupati presso le prefetture e le questure, e quali iniziative siano previste per risolvere i problemi pratici che ostacolano le legittime aspettative degli immigrati e dei loro datori di lavoro.
(4-09868)

PICCOLO, BOSSA, BOFFA, BONAVITACOLA, CIRIELLO, CUOMO, GRAZIANO, MAZZARELLA, NICOLAIS, FADDA, SARUBBI e VENTURA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
negli anni decorsi il comune di Cercola (Napoli) è risultato un ente sostanzialmente sano, gestito con criteri di buona e corretta amministrazione;
dopo l'insediamento della nuova amministrazione comunale sono stati segnalati alcuni fatti e individuati taluni provvedimenti che non appaiono garantire la piena legittimità e la doverosa trasparenza dei procedimenti amministrativi e delle attività istituzionali;
tra questi, vanno anzitutto evidenziate quelle che, ad avviso degli interroganti, sono le singolari ed irrituali procedure adottate dal sindaco per la sostituzione

del segretario generale e l'istituzione della figura del direttore generale in un comune di 19.000 abitanti, con una dotazione di personale di appena 54 unità;
con delibera della giunta comunale n. 68 del 2009, al sindaco veniva conferito mandato di nominare il direttore generale dell'ente, stabilendo che ai relativi oneri di copertura finanziaria si sarebbe fatto fronte con le economie di spesa derivanti dal mancato perfezionamento, pro tempore, delle procedure di assunzione di talune figure professionali di cui alla deliberazione della giunta comunale n. 30 del 28 agosto 2008;
tale atto incorreva nei giusti e motivati rilievi del responsabile del servizio finanziario e del segretario generale titolare che, con proprie comunicazioni, eccepivano e facevano valere l'obbligo giuridico e contabile di procedere preventivamente alle necessarie variazioni di bilancio;
con la delibera n. 105 di variazione di bilancio, assunta dalla giunta comunale in data 30 ottobre 2009, si prevedeva, per la copertura finanziaria degli oneri connessi alla nomina del direttore generale, uno specifico appostamento di somme sufficiente solamente per i restanti mesi del 2009 (e, precisamente, fino al 31 dicembre 2009); ciò nonostante, il sindaco procedeva, con decreto del 30 ottobre 2009, alla nomina del direttore generale del comune di Cercola, assegnandogli un cospicuo compenso annuo fino alla scadenza del mandato sindacale (quindi, ben oltre il termine del 31 dicembre 2009);
peraltro, il collegio dei revisori dei conti dell'ente esprimeva parere non favorevole alla proposta di variazione di bilancio poiché era in palese contrasto con il dettato dell'articolo 3, comma 120, della legge n. 244 del 2007, nonché con la delibera della giunta comunale n. 30 del 28 agosto 2008; con la stessa nota, si rilevava altresì che la predetta delibera violava il disposto dell'articolo 76, comma 5, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008;
tale parere negativo, a quanto risulta agli interroganti, veniva del tutto ignorato dalla giunta municipale all'atto dell'adozione della deliberazione n. 105 del 30 ottobre 2009 con la quale si approvava la proposta di nomina del direttore generale; a tale delibera veniva, invece, allegato il parere favorevole espresso dal nuovo collegio dei revisori dei conti, nel frattempo subentrato;
a seguito dei predetti atti il direttore generale stipulava un contratto con scadenza 31 dicembre 2009;
successivamente, in data 30 dicembre 2009, con delibera n. 140, priva di pareri, la giunta definiva indirizzi programmatici ai sensi dell'articolo 108 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000 (TUEL) a bilancio ormai chiuso, per la copertura finanziaria relativa all'incarico di direttore generale, e adottava, nella stessa seduta, il piano triennale delle assunzioni, con la previsione della figura del direttore generale, con un discutibile parere favorevole del nuovo collegio dei revisori che, comunque, attestava l'esistenza della copertura finanziaria fino al 31 dicembre 2009, rimandando per gli anni 2010 e 2011 al bilancio 2010 non ancora approvato;
conseguentemente, sia il responsabile finanziario che il responsabile del personale rilevavano l'impossibilità di stipulare un nuovo contratto con il direttore generale in assenza della copertura finanziaria;
a seguito di tale doverosa certificazione i due responsabili venivano rimossi dai loro rispettivi incarichi;
risulta che si sarebbe proceduto, comunque, alla conferma dell'incarico al direttore generale fino alla scadenza del mandato sindacale, stipulando un contratto che agli interroganti suscita legittime perplessità;
in relazione alla vicenda innanzi esposta, penderebbe presso la procura generale della Corte dei conti un procedimento

per i discutibili atti e i provvedimenti amministrativi assunti dal sindaco e dalla giunta municipale;
tra gli altri atti che appaiono particolarmente gravi e censurabili e/o inopportuni, si segnalano i seguenti:
a) l'affidamento delle strutture sportive comunali e delle annesse pertinenze (stadio di calcio omologato per categorie superiori, palazzetto dello sport per diverse discipline, campi da tennis, pista di atletica, spogliatoi, servizio ristorazione, parcheggio e casa per il custode) per l'irrisorio ed incongruo importo di poco più di 1.000 euro mensili;
b) l'assunzione negli organici del comune del figlio del sindaco, che sarebbe risultato vincitore di un concorso per un unico posto di impiegato di categoria C;
c) la deliberazione della giunta comunale n. 39 del 1o aprile 2010, con la quale si approvava una variante semplificata che appare in netto contrasto con la normativa vigente ed, in particolare, con la stessa legge regionale n. 16 del 2004, nonché con il piano paesistico dei comuni vesuviani; la predetta delibera, peraltro, appare in contrasto con le prescrizioni del TUEL e dell'articolo 38, comma 3, dello statuto comunale ed è stata oggetto di precise osservazioni da parte del WWF e di Italia Nostra;
vanno, altresì, riferiti ed evidenziati altri fatti ed episodi inquietanti che hanno riguardato l'amministrazione comunale di Cercola;
il 26 novembre 2009 i carabinieri del comando provinciale di Napoli hanno dato esecuzione a 19 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di elementi di spicco del clan camorristico dei Sarno; tra gli arrestati figurava un ex assessore comunale, a suo tempo nominato dall'attuale Sindaco ed in carica nel periodo 2008-2009, inquisito per aver impedito la realizzazione di uno sportello antiracket a Cercola e sospettato, quindi, di contiguità a organizzazioni camorristiche;
nel luglio 2010 un componente del collegio dei revisori dei conti del comune è stato interessato da un provvedimento di restrizione della libertà (divieto di dimora a Napoli e provincia) per il reato di concorso in bancarotta fraudolenta, come pubblicato dal quotidiano Il Mattino di Napoli del 14 settembre 2010; per effetto di tale provvedimento cautelare il suddetto non partecipa alle riunioni del collegio dei revisori ma non risulta che lo stesso si sia dimesso o sia stato dichiarato decaduto e/o revocato;
il 20 novembre 2010 un consigliere comunale di maggioranza, Gaetano De Simone, è stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Torre del Greco; l'arresto è maturato nel corso di una inchiesta sul traffico di droga del clan camorristico Fusco-Torricelli; secondo notizie di stampa, il consigliere comunale sarebbe stato l'anello di collegamento tra il clan e la rete di spacciatori del territorio;
nelle sedute di consiglio comunale del 9 e 28 settembre 2010 alcuni consiglieri hanno prodotto un articolato e motivato documento nel quale venivano puntualmente riscontrate irregolarità contabili ed amministrative in ordine alle delibere presentate per l'approvazione del rendiconto e del documento di salvaguardia del bilancio; tali rilievi sarebbero stati del tutto elusi dal sindaco e dalla giunta;
infine, è da considerare che il contesto ambientale e territoriale è fortemente inquinato dall'aggressiva presenza di clan camorristici che, oltre a determinare forti condizionamenti nella vita sociale ed economica delle comunità locali, tentano di espandere la loro influenza nei circuiti politico-istituzionali, cercando di infiltrarsi anche nelle amministrazioni comunali -:
se il Ministro non ritenga opportuno disporre, con le modalità previste dalle vigenti disposizioni di legge in materia, l'accesso presso il comune di Cercola per riscontrare il regolare funzionamento dei servizi comunali e l'assenza di forme di condizionamento, diretto o indiretto, da

parte della criminalità organizzata che possano compromettere la libera determinazione degli organi elettivi ed il buon andamento dell'amministrazione comunale;
se, alla luce di quanto sopra riportato, non rilevi la sussistenza dei presupposti per lo scioglimento del comune di Cercola, ai sensi degli articoli 141 e 143 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.
(4-09869)

LABOCCETTA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con sentenza n. 86 del 2010, la prima Sezione del TAR Campania ha accolto il ricorso n. 551/2009 proposto dal dottor Aniello Rega, sindaco del comune di Castello di Cisterna (Napoli), avverso il decreto del 10 luglio 2009 col quale il Presidente della Repubblica aveva sciolto il consiglio comunale per infiltrazioni della criminalità organizzata;
analizzando il dispositivo del 6 ottobre 2010 è evidente che molti atti, sui quali si basava il decreto presidenziale di scioglimento, non sono stati presi in considerazione dai giudici amministrativi, anche in considerazione del fatto, riportato da fonti di stampa, che la prefettura non avrebbe inviato ai magistrati l'intera documentazione;
sin dal suo reinsediamento, il primo cittadino di Castello di Cisterna ha asserito di voler continuare la propria opera, nonostante il preoccupante quadro di collusione, connivenza e condizionamento camorristico emerso dalla relazione redatta dalla commissione d'accesso, tant'è che è stata confermata in toto la giunta comunale e le deleghe assegnate prima dello scioglimento degli organi elettivi;
rimane una ferita aperta l'attuazione del piano regolatore generale, al centro sia della disputa elettorale del 2006, sia degli appetiti delle organizzazioni criminali operanti sul territorio. Il primo preoccupante segnale dell'interessamento della criminalità organizzata all'applicazione del piano regolatore la si ebbe nell'agosto 2005, ovvero quando in una concessionaria di auto vennero sorpresi, oltre al titolare ritenuto vicino al clan locale, anche il capo dell'organizzazione criminale dominante a Castello di Cisterna, che fu tratto in arresto, e un esponente della giunta comunale dell'epoca in compagnia con altri pregiudicati;
le consultazioni amministrative del maggio 2006 hanno visto un atteggiamento dei candidati della lista «La Torre» spregiudicato, tanto che nel corso dello spoglio delle schede assediarono il seggio ubicato nei pressi della zona popolare, così come hanno attestato anche le Forze dell'ordine che espletarono il servizio in quei giorni e che riferirono di un vero e proprio assedio al seggio elettorale;
anche in ragione del fatto che la giunta è composta dalle medesime persone, sin dal reinsediamento questa ha, ad avviso dell'interrogante, tenuto comportamenti che si pongono in continuità con le rilevanti problematiche che l'interrogante aveva già sottolineato nei precedenti atti di sindacato ispettivo presentati e che suscitano sincera preoccupazione;
tra le vicende precedentemente ricordate si dà conto del fatto che, come verbalizzato nel corso dell'espletamento delle investigazioni da un congiunto di un consigliere comunale di minoranza, un esponente di spicco della locale criminalità intervenne personalmente, col supporto di un esponente della giunta comunale in carica, per far ritirare un ricorso al TAR, il cui esito avrebbe nociuto all'applicazione del piano regolatore generale;
molteplici episodi, come il rilascio di un permesso di costruire in favore della madre di un capoclan o l'elusione delle prescrizione del piano regolatore generale derivante da rapporti tra un autorevole esponente della giunta e un pregiudicato, lasciano supporre secondo l'interrogante che tale attività edilizia si sia concretizzata in vantaggi per esponenti della criminalità organizzata o comunque ad essa riconducibili,

e che al procacciamento di tali vantaggi non sia rimasta estranea l'amministrazione comunale;
risulta all'interrogante che il vicesindaco del comune, Clemente Sorrentino, progettista in molteplici cantieri edili all'epoca della realizzazione dei suddetti immobili, avrebbe tra l'altro progettato l'abitazione di un capoclan, poi sottoposta a sequestro, ma risultano anche altri rapporti di familiarità tra esponenti dell'amministrazione comunale e soggetti considerati contigui o appartenenti ai clan locali;
è stata evidenziata una gestione politico-amministrativa particolarmente acquiescente ai condizionamenti della criminalità organizzata, tanto che si è provveduto al rilascio dell'autorizzazione all'apertura di un esercizio commerciale, nelle immediate adiacenze del comune, in favore della moglie di un noto camorrista;
i servizi cimiteriali sono stati assegnati ad una ditta di Pomigliano d'Arco raggiunta da interdittiva antimafia;
l'assessore Nocerino Giosafatte ha confermato alla stampa che il già consigliere regionale Roberto Conte, coinvolto in un'indagine sul clan Misso, è stato suo testimone di nozze e che gli avrebbe fatto dono del banchetto nuziale, in un noto ristorante della costiera sorrentina, pagando con fondi della regione Campania;
sin dall'atto dell'insediamento i commissari straordinari hanno accertato molteplici violazioni all'attuazione del piano regolatore, hanno provveduto a richiedere un parere pro veritate, circa l'applicazione della variante, ottenendo indirizzi per bloccare la cementificazione, che tuttora continua, e agire sul territorio per riportare la situazione alla normalità;
allo stato, nonostante l'autorevole parere ottenuto, nonché una recente sentenza del TAR Campania, per quanto risulta all'interrogante nessuna ordinanza di abbattimento è stata formalizzata, ad eccezione di provvedimenti di rigore che hanno visto destinatari solo ex appartenenti alla precedente minoranza politica che, da tempo, venivano, per così dire, vessati dall'ufficio tecnico comunale;
a tutt'oggi quell'ufficio tecnico non avrebbe ancora preteso il pagamento degli oneri di urbanizzazione per le sopraelevazioni, arrecando un ingente danno alla casse comunali, così come non aveva eseguito alcun controllo negli allacci abusivi, nell'ambito della zona residenziale, né alcun intervento è stato eseguito di ripristino e manutenzione nell'ambito dell'area popolare, ove sono innumerevoli i nuclei familiari di pregiudicati che non versano tributi -:
se e quali iniziative intenda adottare al fine d'impedire lo spadroneggiare della criminalità organizzata, che ormai ha raggiunto livelli di radicamento territoriale impensabili e, allo stesso tempo, far si che il lavoro svolto dalle forze dell'ordine e dai funzionari prefettizi della commissione d'accesso, non venga vanificato;
se stia valutando l'opportunità di ricorrere in appello avverso la sentenza del TAR Campania che ha annullato il decreto presidenziale di scioglimento del consiglio comunale di Castello di Cisterna del 10 luglio 2009.
(4-09878)

TESTO AGGIORNATO AL 13 DICEMBRE 2010

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, nei mesi scorsi, ha sottoscritto con le organizzazioni sindacali, firmatarie del contratto collettivo nazionale del personale del comparto scuole, le procedure selettive per i passaggi del personale amministrativo tecnico ed ausiliario (a.t.a.) dall'area inferiore all'area

immediatamente superiore, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della sequenza contrattuale 25 luglio 2008;
nel suddetto accordo, al punto 5.4, viene prevista l'ammissione alla frequenza del corso di formazione ed al relativo esame finale in misura doppia rispetto al contingente dei posti annualmente riservati alla mobilità professionale -:
quali motivazioni abbiano indotto l'amministrazione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca a non applicare il punto 5.4 dell'accordo per il personale utilmente collocato;
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per ammettere alla frequenza del corso di formazione ed all'esame finale gli aventi diritto, secondo il citato punto 5.4, e per evitare un pesante contenzioso legale e finanziario.
(3-01363)

Interrogazione a risposta scritta:

SCANDEREBECH e TASSONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la signora Francesca Orfei è stata inserita nella graduatoria permanente provinciale di Reggio Calabria del personale ATA approvata in data 4 agosto 2010 a seguito del concorso pubblico per soli titoli di cui all'OM 21/2009 - profilo assistente amministrativo nella posizione n. 144;
la signora Orfei è l'unica aspirante della relativa graduatoria ad avere diritto alla riserva dei posti prevista dall'articolo 1 della legge n. 68 del 1999 codificata con la lettera N (invalidi civili), oltre a godere della riserva di cui all'articolo 18, comma 2 della legge n. 68 1999 (orfani e categorie assimilate, lettera M) con collocazione al secondo posto del relativo elenco;
secondi i dati i rilevati dal sistema normativo dell'istruzione (SIDI), per l'anno scolastico 2010/2011, l'ufficio territoriale di Reggio Calabria godeva di una disponibilità residua di 17 posti destinati alle categorie protette dalla legge n. 68 del 1999;
presentatasi per la stipula del contratto, alla signora Orfei è stato comunicato che era impossibile procedere in quanto la quota di riserva era ormai piena e le veniva contestualmente notificato un decreto a firma del coordinatore ATP di Reggio Calabria attraverso il quale veniva rideterminato il contingente dei riservisti;
da documentazione si evince che di fatto sussiste un esubero di 44 posti per gli invalidi civili e 59 per gli orfani;
è, dunque da rimarcare la grave anomalia riconducibile alla discordanza tra i dati a disposizione del SIDI, che danno una disponibilità di 17 posti, e quelli dichiarati dall'ATP di Reggio Calabria, che, al contrario, evidenziano un esubero notevole -:
quali interventi si ritengano utili al fine di capire come sia stato possibile che in questi anni il numero di riservisti abbia raggiunto quota 139 a fronte di un organico di 587 unità, e dunque di gran lunga superiore alla percentuale di posti riservati dalla legge n. 68 del 1999 e se la situazione dell'ATP di Reggio Calabria possa essere estesa a tutto il territorio nazionale o anche solo alle altre province della regione Calabria.
(4-09866)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ZAZZERA, PALADINI e PORCINO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 28 ottobre 2010, presso l'azienda di Modugno «Lecce Michele» si è verificato un incidente sul lavoro nel quale è rimasto coinvolto Paolo De Marinis, dipendente

dell'azienda «Tecnologie elettriche e comunicazioni» specializzata nell'installazione di pannelli fotovoltaici;
Paolo, apprendista operaio di 21 anni, avrebbe messo un piede su un tratto di ondulina in vetroresina di un capannone adiacente all'area di lavoro, che cedendo, lo avrebbe fatto precipitare nel vuoto ad un'altezza di circa 7 metri dal suolo;
il ragazzo è stato immediatamente trasportato al policlinico di Bari per i numerosi traumi riportati. Il giorno seguente Paolo è morto;
i genitori hanno prontamente depositato presso la procura di Bari una denuncia per omicidio colposo, perché Paolo sembra essere l'ennesima vittima delle scarse misure di sicurezza adottate sui luoghi di lavoro;
in particolare, alcune foto scattate dagli operai poco prima della tragedia riporterebbero chiaramente le condizioni del tetto di un capannone adiacente a quello dove Paolo stava lavorando, separato da un'intercapedine di qualche centimetro. Il tetto era facilmente raggiungibile poiché l'area di operatività degli operai non era stata per nulla delimitata né vi era segnaletica, come si evince dalle foto pubblicate su alcuni quotidiani;
si denota altrettanto chiaramente inoltre che la parte fragile, quella in vetroresina appunto, non era delimitata né segnalata da indicazioni di pericolo. Questo ha trasformato il tetto in una trappola mortale per gli operai;
le fotografie testimoniano un ulteriore fatto gravissimo: nessun operaio indossava il casco, cinture di sicurezza allacciate a cavi d'acciaio o scarpe da lavoro;
non è poi chiaro come mai il giovane apprendista, distaccato presso un'altra ditta, non sia stato affiancato da un tutor;
dopo l'incidente si registra che il cantiere non è stato sottoposto ad alcun sequestro e che l'area, a quanto risulta agli interroganti, è stata successivamente circoscritta dall'azienda con opportuna segnaletica e reti di delimitazione -:
quali iniziative di competenza di Ministro intenda adottare per garantire il rispetto della normativa sulla sicurezza del lavoro, e se intenda potenziare le visite ispettive per constatare gli effettivi livelli di sicurezza negli ambienti di lavoro, anche presso l'azienda citata in premessa.
(5-03924)

SCHIRRU, DAMIANO, BERRETTA, RAMPI, BELLANOVA, GNECCHI, GATTI, SANTAGATA e CODURELLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 20 novembre 2010, il curatore fallimentare dell'ex Ila, con sede a Portovesme, ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per i 164 dipendenti della fabbrica di laminati in alluminio chiusa ormai da due anni. Il provvedimento notificato ai lavoratori ha fatto precipitare gli eventi e si teme che gli operai possano reagire duramente alla decisione del curatore che doveva piazzare sul mercato lo stabilimento;
per bloccare questo provvedimento servirebbe una manifestazione d'interesse sostenuta da una cauzione del 10 per cento calcolata sul valore della fabbrica. Sussistono dei contatti tra regione e un imprenditore disposto a rilevare la fabbrica intercorsi nei giorni scorsi. L'offerta è di 5 milioni e 200 mila euro, il gruppo ha chiesto 3 mesi di tempo per presentare il piano industriale;
la crisi del comparto alluminio e soprattutto l'alto prezzo stabilito per la cessione degli impianti però ha fatto rallentare le trattative per un acquisto della fabbrica, anche perché i potenziali acquirenti avrebbero dovuto sostenere ingenti spese per riavviare la produzione e riconvertire la fonderia del metallo. Costi quindi fuori da ogni logica imprenditoriale che hanno reso impossibile il cambio di gestione. Tuttavia, questi, denunciano i

sindacati, hanno presentato una manifestazione d'interesse e chiedono altri sette mesi di tempo per fare una valutazione e presentare l'offerta;
a fine dicembre quindi i lavoratori della fabbrica di laminati in alluminio rischiano di esser licenziati e non poter accedere ulteriormente agli ammortizzatori sociali. Gli operai sono in cassa integrazione in deroga, ma a fine anno l'assegno sociale non arriverà più alle famiglie. Si teme una reazione durissima: un anno fa una sessantina di operai avevano bloccato il treno a Villamassargia, minacciando anche azioni più clamorose. Con il riconoscimento della cassa integrazione gli animi si erano calmati in attesa di soluzioni positive;
i lavoratori sono dunque in attesa di una risposta per individuare una soluzione che consenta di congelare l'attuale situazione almeno finché non arriverà la risposta del gruppo imprenditoriale, evitando così il licenziamento di massa -:
se non ritenga opportuno intervenire con urgenza perché si deliberi una proroga della cassa integrazione, onde evitare possibili episodi di disperazione da parte degli operai.
(5-03927)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZUCCHI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
risulta che l'AGEA non abbia ancora approvato il bilancio di previsione per l'anno 2011;
in base al regolamento di amministrazione e contabilità, il bilancio di previsione andrebbe approvato dal Consiglio di amministrazione entro il 31 ottobre dell'anno precedente, per poi essere trasmesso al Ministero vigilante (Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali) ed al Ministero dell'economia e delle finanze per la definitiva approvazione;
i conti comunitari (FEAGA) dell'esercizio 2009 pari a 3,2 miliardi di euro non sono, ancora oggi, stati approvati dalla Commissione europea, mentre avrebbero dovuto essere approvati entro aprile 2010 o al più tardi entro ottobre 2010;
risulterebbe che la Commissione europea si appresta ad effettuare una verifica presso l'organismo pagatore Agea per appurare se vi sono ancora i presupposti per il riconoscimento di Agea quale organismo pagatore-:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
come si intenda intervenire, vista la gravità della situazione descritta e delle ricadute che potrebbero determinarsi ad opera di un ipotizzato intervento della Commissione europea, a tutela dell'AGEA.
(5-03934)

Interrogazione a risposta scritta:

CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'agricoltura è uno dei principali settori economici di Margherita di Savoia dal quale dipende la sopravvivenza di numerose famiglie;
i giorni 26 e 27 ottobre e 1o novembre 20410 il comune di Margherita di Savoia veniva investito da una eccezionale ondata di maltempo che causava gravissimi allagamenti con conseguente perdita quasi totale delle colture di frutta e ortaggi situate nel territorio comunale;
i terreni sono stati danneggiati in maniera grave, in quanto l'acqua piovana ha lavato via l'humus ed il mare vi ha deposto la propria salsedine;

mercoledì 27 ottobre 2010 il comune di Margherita di Savoia inviava al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, alla presidenza della regione Puglia, alla prefettura di Foggia, agli assessorati all'ambiente, agricoltura, protezione civile, lavori pubblici della regione Puglia, al consorzio di bonifica della Capitanata, alla presidenza della provincia di Foggia, alla presidenza della provincia di Barletta-Andria-Trani e ai competenti assessorati della provincia di Barletta-Andria-Trani alla viabilità, ai lavori pubblici e alle politiche agricole, una comunicazione in cui si chiedeva un interventi urgente per arginare i gravissimi danni subiti dalle colture e si comunicava contestualmente la richiesta di immediata attivazione della procedura dello stato di calamità naturale;
il giorno 11 novembre 2010 il comune di Margherita di Savoia inviava alla regione Puglia una dettagliata relazione tecnica indicante la stima dei danni alle colture, la quantità di pioggia caduta nel periodo 1988-1997, la mappa delle aree colpite ed apposita documentazione fotografica delle aree colpite;
la suddetta relazione tecnica stimava in euro 3.934.000,00 i danni complessivamente riportati dalle colture di patate e carote, dai semenzai delle cipolle, dalla coltura di cipolle da seme, dalle colture del carciofo e di ortaggi vari, dalle balle di paglia e dalle rampe di accesso -:
quali misure urgenti il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali intenda adottare per sostenere gli agricoltori colpiti dagli eventi calamitosi, eventualmente anche attraverso erogazione di anticipi finanziari.
(4-09870)

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RAPPORTI CON LE REGIONI E PER LA COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta in Commissione:

GRAZIANO. - Al Ministro per i rapporti con le regioni e coesione territoriale, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Quadro comunitario di sostegno obiettivo 1 2000-2006 reca disposizioni finalizzate a garantire l'individuazione e il reinvestimento tempestivo delle cosiddette «risorse liberate» dalla rendicontazione sui programmi comunitari di progetti già coperti da altre fonti di finanziamento, risorse volte al finanziamento di progetti ulteriori rispetto a quelli cofinanziati con i programmi comunitari ma pur sempre idonei al perseguimento della strategia dei programmi stessi;
con la quarta relazione (2007), nell'ambito dell'informativa al comitato di sorveglianza del quadro comunitario di sostegno 2000-2006, resa nel febbraio 2008 dal servizio per le politiche dei fondi strutturali comunitari del dipartimento per le politiche di sviluppo e di coesione del Ministero dello sviluppo economico, l'aggiornamento sulla quantificazione e sull'utilizzo delle risorse effettivamente liberate (costituite dalle quote dei rimborsi comunitari e statali acquisiti e contabilizzati dalle autorità di gestione), sulla base dei dati rilevati dal sistema di monitoraggio alla data del 31 gennaio 2008 e delle informazioni fornite dalle Autorità di gestione dei programmi operativi con le relazioni annuali 2007, registra un valore che risulta pari a 8.309 milioni di euro;
nella relazione menzionata emergono significative indicazioni in ordine alla tempistica di realizzazione dei progetti, richiamandosi l'attenzione del comitato di sorveglianza sulla necessità di assicurare il conseguimento dell'obiettivo di tempestivo riutilizzo delle risorse liberate, obiettivo prioritariamente richiamato dal quadro comunitario di sostegno di riferimento;
nell'ambito della ricognizione dello stato di attuazione degli interventi finanziati dal Fondo per le aree sottoutilizzate e delle risorse liberate dei programmi comunitari - obiettivo 1, 2000-2006 - effettuata dal Cipe, con i dati, di monitoraggio al 31 dicembre 2009, è stata accertata

l'esistenza di risorse regionali e statali non specificatamente destinate a interventi o non impegnate attraverso obbligazioni giuridicamente vincolanti da parte dei soggetti attuatori, nonché di risorse rinvenienti da economie e da accantonamenti, oggetto di riprogrammazione;
nel medesimo atto, la dotazione di risorse non utilizzate ammonterebbe a circa 19 miliardi di euro;
i dati del monitoraggio degli interventi comunitari della programmazione 2007-2013, nell'attuazione finanziaria registrata al 31 agosto 2010 da parte dell'ispettorato generale per i rapporti finanziari con l'Unione europea (IGRUE) del dipartimento della ragioneria generale dello Stato, rendono noto come il livello di attuazione complessivo dell'obiettivo convergenza, previsto nell'ambito della politica di coesione 2007-2013 e della nuova programmazione dei Fondi Strutturali, in sostituzione del precedente obiettivo 1, destinato alle regioni meno avanzate (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Basilicata, quest'ultima ammessa a beneficiarne a titolo transitorio), il cui ammontare complessivo è di circa 43,6 miliardi di euro, è pari al 7,40 per cento per i pagamenti e al 17,05 per cento per gli impegni;
l'attuazione finanziaria attuale, rispetto a quella dello stesso periodo della programmazione 2000-2006, denota livelli di spesa e impegni significativamente inferiori. Sul punto, se in parte hanno inciso negativamente motivi interni ed esterni alla gestione, come la proroga della chiusura della programmazione 2000-2006, la crisi economica e l'incertezza delle prospettive economiche e finanziarie, per l'altra i ritardi nell'utilizzo delle risorse sono preoccupanti;
i dati del monitoraggio degli interventi comunitari della programmazione 2007-2013, nell'attuazione finanziaria registrata al 31 agosto 2010 da parte dell'ispettorato generale per i rapporti finanziari con l'Unione europea (IGRUE) evidenziano come l'obiettivo competitività regionale e occupazione, previsto nell'ambito della politica di coesione 2007-2013 e della nuova programmazione dei fondi strutturali, in sostituzione dei precedenti obiettivi 2 e 3, e destinato alle regioni non ammesse ai programmi dell'obiettivo convergenza e fuori per meriti propri dall'obiettivo 1, nonché a quelle che fanno parte dell'obiettivo 1 ma che non rispondono ai criteri dei programmi di convergenza, il cui ammontare complessivo supera i 15,8 miliardi di euro, registri un livello di attuazione complessivo pari al 14,60 per cento per i pagamenti e al 29,22 per cento per gli impegni;
anche in tale caso, le considerazioni sull'attuazione denotano livelli di spesa e impegni notevolmente inferiori a quella dello stesso periodo della programmazione precedente e le criticità evidenziate sui ritardi sono analoghe a quelle condotte per l'obiettivo convergenza;
i dati del monitoraggio degli interventi comunitari della programmazione 2007-2013, nell'attuazione finanziaria registrata al 31 agosto 2010 da parte dell'Ispettorato generale per i rapporti finanziari con l'Unione europea (IGRUE) evidenziano come l'obiettivo cooperazione territoriale europea, riguardante le regioni situate lungo i confini terrestri interni e talune frontiere terrestri esterne, nonché alcune regioni ai confini marittimi, il cui ammontare complessivo supera i 705 milioni di euro, ha un livello di attuazione complessivo pari al 4,16 per cento degli stanziamenti complessivi e al 30,76 per cento per gli impegni;
anche in relazione a questo obiettivo si replicano le medesime considerazioni critiche inerenti al tiraggio basso dei fondi previsti;
il Cipe nella ricognizione menzionata rimarca, ai fini del rispetto degli obiettivi di finanza pubblica, un utilizzo efficiente ed efficace delle risorse pubbliche destinate a investimenti, garantendo una concentrazione, in attuazione delle previsioni di cui agli articoli 6-quater, 6-quinquies e 6-sexies del decreto-legge n. 112 del 2008,

convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, su interventi di rilevanza strategica nazionale delle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate e delle risorse generate da progetti originariamente finanziati con fonti diverse dai Fondi strutturali europei ed oggetto di rimborso a carico del bilancio comunitario (risorse liberate) ancora disponibili;
tuttavia, nell'ambito del rapporto di monitoraggio degli interventi comunitari citato, in relazione all'obiettivo convergenza, anche le performance delle amministrazioni centrali designate quali autorità di gestione dei Programmi operativi nazionali (PON) risultano ampiamente insoddisfacenti. Invero, il livello di attuazione finanziaria del PON FESR «reti e mobilità» registra un tasso di impegno pari al 25,33 per cento e pagamenti pari al 9,31 per cento. Il PON FESR «Ricerca e competitività» impegna il 19,88 per cento delle risorse e effettua pagamenti per il 10,37 per cento. Il PON FESR «Sicurezza per lo sviluppo» impegna il 31,38 per cento delle risorse e raggiunge il 13,78 per cento dei pagamenti. Le policies perseguite con questi tre programmi coincidono con tre delle otto scelte strategiche operate dal Piano nazionale per il sud, appena presentato dal Governo. Il programma nazionale di assistenza «Governance e azioni di sistema» che avrebbe dovuto sostenere complessivamente l'attuazione di tutti i programmi, anche regionali, registra solo il 32,42 per cento degli impegni e il 10,43 per cento dei pagamenti di parte FESR, il 24,85 per cento degli impegni e il 6,63 per cento dei pagamenti di parte FSE;
a fronte della bassa capacità di spesa delle regioni, la logica del Governo è stata quella di concentrare le risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate su interventi di rilevanza strategica nazionale, finalizzati al potenziamento della rete infrastrutturale di livello nazionale, ivi comprese le reti di telecomunicazione e quelle energetiche;
le risorse indicate in premessa sono disponibili per il Piano per il Sud, anche se nei mesi scorsi sono state utilizzate con una disinvoltura discutibile dal Governo, per scelte lontane dallo sviluppo e volte alla risoluzione di problemi ed emergenze;
questa opzione centralista, seppure in parte giustificata dai ritardi della programmazione in essere, andrebbe coniugata e contemperata con le scelte governative in tema di federalismo fiscale -:
sulla base di quali motivazioni il Ministro interrogato ritenga che la centralizzazione così concepita, per la gestione di una materia - le politiche di sviluppo territoriali - che per sua natura riguarda competenze regionali e degli enti locali, raggiunga nei tempi previsti esiti di gestione positivi o comunque migliori rispetto a quelli sinora registrati;
se non ritenga, avendo il territorio regionale bisogno da un lato di azioni di ordinaria amministrazione e dall'altro di interventi mirati e opere prioritarie, che una gestione delle risorse da parte delle regioni con il supporto qualificato dell'amministrazione centrale possa realizzare, su basi territoriali delimitate e per dotazioni di minore entità, risultati di realizzazione efficaci.
(5-03933)

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SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MIOTTO e FARINA COSCIONI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la sclerosi laterale amiotrofica, detta Sla, è una malattia neurodegenerativa inguaribile in cui vi è una degenerazione di entrambi i tipi di cellule nervose motorie;
«Nella Sla si ammalano sia le cellule nervose del sistema centrale, che si trovano nella corteccia motoria, ovvero la parte del cervello dove c'è la pianificazione del movimento, sia le cellule nervose a livello esecutivo periferico, cioè nel midollo

oppure nel bulbo, nel tronco encefalico, che controllano i movimenti del volto» spiega Maurizio Inghilleri, responsabile del Centro Sla del policlinico Umberto I di Roma. Si possono distinguere diversi tipi di Sla: quella spinale, con disturbi di atrofia negli arti superiori e inferiori, e quella bulbare, che colpisce soprattutto il volto, con difficoltà nel parlare e nel deglutire. «La prima - continua Inghilleri - ha un decorso più lento: circa 3 o 4 anni prima di arrivare alla morte per paralisi respiratoria. La seconda invece degenera molto rapidamente lasciando al paziente un'aspettativa di vita di soli 2 anni»;
nel nostro Paese non si conosce il numero esatto delle persone affette da sclerosi laterale amiotrofica in quanto non esiste un registro nazionale che identifichi il loro numero e la loro distribuzione sul territorio ma esistono solo degli studi epidemiologici su alcune realtà regionali ma non uno esteso su tutto il Paese;
nelle intenzioni del Governo si preannuncia l'intenzione di destinare cento milioni euro per interventi in tema di sclerosi laterale amiotrofica per la ricerca e l'assistenza domiciliare dei malati, ai sensi dell'articolo 1, comma 1264, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, cioè all'interno del Fondo per la non autosufficienza che per il 2011 non vede stanziate ulteriori risorse finanziarie -:
se il Ministro sia a conoscenza del numero totale dei malati di Sla in Italia e in percentuale nelle singole regioni e se non ritenga opportuno attivarsi affinché anche in Italia, come in alcuni altri Paesi europei sia istituito presso il Ministero della salute o presso l'Istituto superiore di sanità un registro nazionale dei malati di sla al fine di avere un quadro completo ed esauriente della situazione di questa malattia in Italia.
(5-03926)

BUCCHINO, MIOTTO, D'INCECCO, MURER, SARUBBI, FARINA COSCIONI e PEDOTO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.) classifica l'arsenico come elemento cancerogeno certo di classe 1 e lo pone in diretta correlazione con molte patologie oncologiche e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene, della cute, del fegato e del colon;
l'assunzione cronica di arsenico, soprattutto attraverso acque contaminate, è indicata da una consistente documentazione scientifica anche quale responsabile di patologie cardiovascolari, neurologiche, neurocomportamentali; diabete di tipo 2; lesioni cutanee, disturbi respiratori; disturbi della sfera riproduttiva e malattie ematologiche:
il decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001, modificato e integrato con successivo decreto legislativo n. 27 del 2002, che disciplina la qualità delle acque potabili destinate al consumo umano garantendone la salubrità e la pulizia, in recepimento della direttiva europea 98/83/CE, ha abbassato il limite previsto per l'arsenico nelle acque potabili da 50 a 10 µg/1 (microgrammi/litro), proprio in considerazione della sua cancerogenicità, tossicità e dell'evidente rischio per la salute umana;
l'Italia fin dal 2003 ha continuamente fatto ricorso all'istituto della deroga, che ha innalzato il limite previsto dal decreto legislativo n. 31 del 2001 da 10 a 50 microgrammi/litro per l'arsenico (ma anche i limiti per altri elementi quali: il fluoro, il vanadio, il selenio) e di fatto ha reso potabili per deroga acque che in realtà non lo sono;
i periodi di deroga come disposto dal succitato decreto legislativo avrebbero dovuto avere la durata più breve possibile, comunque non superiore ad un periodo di tre anni e nei quali si sarebbero dovuto presentare ed attuare piani di rientro mediante idonee tecnologie di trattamento delle acque captate e/o attraverso l'individuazione

di nuove risorse idriche sostitutive, in modo da assicurare acque salubri e pulite alle popolazioni;
la Commissione europea il 28 ottobre 2010 con il documento n. C(2010)7605 ha risposto negativamente alla richiesta di una ulteriore deroga da parte dell'Italia;
la richiesta di deroga se venisse reiterata ed accolta determinerebbe il persistere di una condizione di grave e reale rischio per la salute delle persone e dei particolare bambini -:
quali interventi siano stati realizzati e quali obiettivi siano stati raggiunti a giustificazione dei ripetuti periodi di deroga concessi fin dal 2003 per riportare i valori dell'arsenico nei limiti indicati dal decreto legislativo n. 31 de 2001;
quali attività hanno svolto gli Ato (ambiti territoriali ottimali), le società di gestione della risorsa idrica e le segreterie tecniche istituite ad hoc, dal 2003 a tutt'oggi, per garantire acque salubri e, pulite con valori di arsenico entro i 10 microgrammi/litro con particolare riferimento all'Alto Lazio;
quale sia l'importo sostenuto dallo Stato, anche indirettamente, in ogni regione italiana per finanziare queste attività e le eventuali consulenze e convenzioni;
se dal 2003 risulti che siano state fornite alle industrie alimentari operanti nei comuni oggetto di deroga acque da fonti alternative;
se durante tutti i periodi di deroga le popolazioni delle aree interessate siano state informate in forma adeguata e diffusa circa i rischi derivanti dall'assunzione di acque contenenti elevati valori di arsenico e di preparazioni alimentari realizzati con le stesse;
quali provvedimenti siano stati predisposti per dearsenificare nell'immediato l'acqua destinata a consumo umano, in considerazione del parere della Commissione europea espresso già dal 28 ottobre 2010.
(5-03937)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo il sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica sui medicinali (OSSC) dell'Agenzia italiana del farmaco risulta «aperta» la seguente sperimentazione: EudraCT number: 2006-002982-38; codice protocollo: 27025; titolo protocollo: Studio di fase III, randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, multicentrico, con Rebif New Formulation (44 mcg 3 volte a settimana o 44 mcg una volta a settimana) in pazienti ad alto rischio di convertire a sclerosi multipla (SM); data di registrazione: 25 settembre 2006; promotore: Merck Serono Sa; area terapeutica: neurologia; indicazione proposta: sindrome clinicamente isolata suggestiva di sclerosi multipla -:
quali siano i criteri di reclutamento dei pazienti;
quale sia il costo della sopra citata sperimentazione;
se siano disponibili, e dove, i risultati parziali della sopra citata sperimentazione, e se saranno divulgati in congressi nazionali e internazionali e confrontati con i risultati di altri analoghi studi e sperimentazioni.
(4-09871)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo il sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica sui medicinali (OSSC) dell'Agenzia italiana del farmaco risulta «aperta» la seguente sperimentazione: EudraCT number: 2008-000499-25; codice protocollo: 28733; titolo protocollo: Studio di fase 3b, internazionale, multicentrico, a braccio singolo, in aperto, della durata di 12 settimane teso a valutare l'idoneità di RebiSmart per l'autosomministrazione

della nuova formulazione di Rebif (RNF) in cartucce multidose in pazienti con forma recidivante di sclerosi multipla (RMS); data di registrazione: 30 aprile 2008; promotore: Merck Serono International SA; area terapeutica: neurologia; indicazione proposta: Forme recidivanti di sclerosi multipla (RMS) -:
quali siano i criteri di reclutamento dei pazienti;
quale sia il costo della sopra citata sperimentazione;
se siano disponibili, e dove, i risultati parziali della sopra citata sperimentazione, e se saranno divulgati in congressi nazionali e internazionali e confrontati con i risultati di altri analoghi studi e sperimentazioni.
(4-09872)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo il sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica sui medicinali (OSSC) dell'Agenzia italiana del farmaco risulta «aperta» la seguente sperimentazione: EudraCT number: 2006-000704-17; codice protocollo: CFTY720D2302; titolo protocollo: studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, a gruppi paralleli, con controllo attivo, per confrontare l'efficacia e la sicurezza di due dosi di fingolimod (FTY720), 0,5 e 1,25 mg, somministrate una volta al giorno per via orale versus interferone beta-1a (Avonex), somministrato i.m. una volta alla settimana in pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente, seguito da un'estensione facoltativa; data di registrazione: 19 aprile 2006; promotore: Novartis Farma; area terapeutica: neurologia; indicazione proposta: sclerosi multipla recidivante-remittente -:
quali siano i criteri di reclutamento dei pazienti;
quale sia il costo della sopra citata sperimentazione;
se siano disponibili, e dove, i risultati parziali della sopra citata sperimentazione, e se saranno divulgati in congressi nazionali e internazionali e confrontati con i risultati di altri analoghi studi e sperimentazioni.
(4-09873)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo il sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica sui medicinali (OSSC) dell'Agenzia italiana del farmaco risulta «aperta» la seguente sperimentazione: EudraCT number: 2008-003706-33; codice protocollo: 28821; titolo protocollo: Studio clinico multicentrico, di fase III, randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, con cladribina orale, in soggetti con un primo evento clinico a elevato rischio di conversione a MS; data di registrazione: 12 novembre 2008; promotore: Merck Serono SA; area terapeutica: immunologia e malattie infettive; indicazione proposta: soggetti che hanno subito un primo evento clinico demielinizzante (CIS) ad alto rischio di conversione in sclerosi multipla (SM) -:
quali siano i criteri di reclutamento dei pazienti;
quale sia il costo della sopra citata sperimentazione;
se siano disponibili, e dove, i risultati parziali della sopra citata sperimentazione, e se saranno divulgati in congressi nazionali e internazionali e confrontati con i risultati di altri analoghi studi e sperimentazioni.
(4-09874)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo il sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica sui medicinali (OSSC) dell'Agenzia italiana

del farmaco risulta «aperta» la seguente sperimentazione: EudraCT number: 2007-002627-32; codice protocollo: CFTY720D2306; titolo protocollo: studio controllato in doppio cieco, randomizzato, multicentrico, a gruppi paralleli, per confrontare verso placebo l'efficacia e la sicurezza di FTY720 0.5 mg per via orale una volta al giorno in pazienti con sclerosi multipla primariamente progressiva; data di registrazione: 07 aprile 2008; promotore: Novartis Farma; area terapeutica: neurologia; indicazione proposta: sclerosi multipla progressiva primaria -:
quali siano i criteri di reclutamento dei pazienti;
quale sia il costo della sopra citata sperimentazione;
se siano disponibili, e dove, i risultati parziali della sopra citata sperimentazione, e se saranno divulgati in congressi nazionali e internazionali e confrontati con i risultati di altri analoghi studi e sperimentazioni.
(4-09875)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo il sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica sui medicinali (OSSC) dell'Agenzia italiana del farmaco risulta «aperta» la seguente sperimentazione: EudraCT number: 2010-019029-32; codice protocollo: CFTY720D2316; titolo protocollo: studio multicentrico, in aperto, della durata di 4 mesi, per valutare la tollerabilità, la sicurezza e gli effetti sullo stato di salute di FTY720 in pazienti con forme recidivanti di sclerosi multipla; data di registrazione: 22 marzo 2010; promotore: Novartis Farma; area terapeutica: neurologia; indicazione proposta: SM (sclerosi multipla) -:
quali siano i criteri di reclutamento dei pazienti;
quale sia il costo della sopra citata sperimentazione;
se siano disponibili, e dove, i risultati parziali della sopra citata sperimentazione, e se saranno divulgati in congressi nazionali e internazionali e confrontati con i risultati di altri analoghi studi e sperimentazioni.
(4-09876)

LARATTA, OLIVERIO, CESARE MARINI e LAGANÀ FORTUGNO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il presidente della regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, nella sua veste di commissario per la sanità in Calabria, ha adottato un piano per il rientro dal deficit sanitario;
nel suddetto piano, fra le altre cose, viene prevista la trasformazione degli ospedali di Acri (Cosenza), San Giovanni in Fiore (Cosenza), Soveria Mannelli e Serra San Bruno (Catanzaro) in «Ospedali di montagna»;
attuare il piano di rientro dal deficit sanitario, così come adottato dal presidente Scopelliti, e presto in discussione a livello nazionale, determinerebbe effetti drammatici per le zone interne della Calabria. Immaginare che possano esistere «ospedali di montagna» con un solo reparto (Medicina) e 20 posti letto, è pura utopia. Gli ospedali di montagna possono continuare ad esistere solo se svolgeranno le funzioni di «ospedali generali»;
nel piano di Scopelliti, gli ospedali di Acri, San Giovanni in Fiore, Soveria Mannelli, Serra San Bruno, saranno fortemente ridimensionati, ad un livello tale da poter essere considerati nulla più che un «momentaneo ricovero». Non esistono ospedali con 20 posti letto, che per giunta sospendono l'attività il venerdì, per riprenderla il lunedì;
il Ministro interrogato e il Governo dovrebbero essere a conoscenza che, approvando il piano di rientro di Scopelliti, intere e ampie zone di montagna saranno

abbandonate al loro destino. La popolazione diminuirà rapidamente, molti centri saranno ridotti a sperduti villaggi di montagna: un prezzo altissimo che la Calabria non si può permettere;
Acri e San Giovanni in Fiore sono cittadine che superano i ventimila abitanti ciascuna, grossi centri con circondari importanti sono anche Soveria e Serra San Bruno. Chiudere quegli ospedali significa lasciare decine di migliaia di persone senza assistenza e senza cura, violando così i principi fissati dalla Costituzione;
i piccoli e medi ospedali vanno rilanciati, vanno eliminate le costose duplicazioni di servizi, vanno reinventate le loro funzioni al servizio dei cittadini, ma chiuderli provocherebbe un costo elevatissimo. Oltretutto, aumenterebbe l'emigrazione sanitaria verso il nord del Paese, con costi notevoli per le casse del servizio sanitario regionale. E quindi non sarebbero conseguiti i risparmi previsti -:
se il Governo sia a conoscenza delle misure contenute nel piano di rientro adottato dal presidente della regione Calabria, Giuseppe Scopelliti;
cosa intenda fare affinché si eviti l'abbandono di intere zone di montagna e delle aree interne calabresi private dal diritto alla salute;
cosa intenda fare per garantire ai cittadini interessati il diritto alla salute, secondo il dettato della nostra Costituzione che all'articolo 32, sancisce la tutela della salute come «diritto fondamentale dell'individuo e interesse della collettività».
(4-09877)

TESTO AGGIORNATO AL 27 GENNAIO 2011

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

STRIZZOLO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi il quotidiano Messaggero Veneto, edizione di Udine, ha dato la notizia che la direzione regionale del Friuli Venezia Giulia delle Poste italiane ha comunicato il nuovo assetto organizzativo riguardante i centri di distribuzione della posta (Cpd) che prevederebbe lo svolgimento del servizio di distribuzione di lettere, pacchi e altri prodotti postali, dal lunedì al venerdì, con esclusione della giornata di sabato;
tale decisione indica che per la provincia di Pordenone già dal 29 novembre scatterebbe una simile e grave riduzione del servizio di distribuzione della posta mentre per le province di Udine, Gorizia e Trieste l'esclusione della giornata del sabato partirebbe dal 13 dicembre 2010;
già nei mesi scorsi, in molte zone del Friuli Venezia Giulia, Poste italiane ha ridotto gli orari e i giorni di apertura di diversi sportelli postali, determinando un'inaccettabile cancellazione di un servizio pubblico e sociale rilevante soprattutto nei piccoli centri e nelle zone montane;
Poste italiane è una SPA interamente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze, pertanto, risponde agli indirizzi e alle linee programmatiche che vengono impartite dal Ministro dell'economia e delle finanze agli amministratori della società sopra indicata;
in questi ultimi anni si è registrata una notevole riduzione degli organici di Poste italiane, ridimensionando il servizio pubblico a totale discapito delle famiglie e delle imprese;
in un periodo di pre-festività natalizie, come quello che abbiamo davanti, la cancellazione del servizio distribuzione della posta nella giornata di sabato aumenterebbe il disagio e il disservizio nei confronti dei cittadini e delle attività economico-produttive;
le scelte rese note dalla direzione di Poste italiane del Friuli Venezia Giulia e del Triveneto non risulta siano state precedute

da un adeguato e tempestivo confronto con le rappresentanze sindacali dei lavoratori del comparto;
la riduzione del servizio di distribuzione della posta nelle giornate del sabato appare una scelta non accettabile posto che vengono gravemente penalizzati cittadini, famiglie e imprese soprattutto dei centri più piccoli e posti in zona geograficamente disagiate -:
se tali decisioni assunte da Poste italiane siano a conoscenza dei Ministri interrogati;
quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati al fine di impedire scelte di Poste italiane che comportino inevitabilmente un aggravio di costi e di inadeguatezza nell'erogazione di un servizio pubblico che riveste, in tutto il Paese, una rilevanza economica e sociale di particolare importanza.
(3-01362)

Interrogazioni a risposta scritta:

BUONANNO e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
a seguito del passaggio dalla televisione di tipo analogico al metodo digitale terrestre, molti cittadini delle zone della Valsesia e dell'alto novarese lamentano numerosi problemi riferiti alla ricezione del segnale televisivo;
si ha notizia che in alcuni comuni la popolazione ha la possibilità di ricevere tutti i canali, godendo di ampia e diversificata scelta, mentre in altri comuni limitrofi il carnert di canali si riduce drasticamente, tanto da arrivare all'eccesso nel comune di Quarona, in cui si riceve parzialmente sia il segnale Rai, sia quello Mediaset;
il piano di transizione alla televisione digitale terrestre, promosso dal Ministero dello sviluppo economico porta avanti l'obiettivo dell'abbattimento del cosiddetto «divario digitale» e per farlo deve garantire il segnale anche alle zone con basso numero di utenti, a prescindere dalle valutazioni economiche degli operatori;
nei fatti, sono i piccoli comuni a vivere questi disagi e il perdurare dei disservizi sembra ricadere proprio sulle fasce deboli dell'utenza;
gli abitanti dei comuni delle zone della Valsesia e dell'alto novarese ritengono che non siano state attivate azioni mirate al fine di garantire una reale situazione di accesso al nuovo sistema che doveva offrire, nelle dichiarazioni iniziali, maggiori servizi, portando ad un miglioramento della situazione preesistente -:
quali misure il Ministro intenda porre in essere per salvaguardare il diritto dei cittadini delle zone della Valsesia e dell'alto novarese di accesso alle reti di trasmissione del segnale televisivo attraverso la trasmissione in digitale terrestre almeno nella misura in cui lo stesso accesso era prima assicurato dalla televisione analogica.
(4-09867)

MONAI, GIULIETTI, RAO, TOTO e VELO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 31 dicembre 2010 scadrà il divieto di partecipazioni incrociate nei settori dell'editoria quotidiana e delle televisioni;
numerosi deputati del Pd, dell'Udc e di IdV hanno presentato una proposta di legge congiunta per una moratoria di 5 anni di tale divieto: si tratta dell'atto camera n. 3449 a prima firma dell'onorevole Gentiloni Silveri «Modifica all'articolo 43 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, in materia di partecipazioni degli operatori televisivi in imprese editrici di giornali quotidiani»;
la stampa quotidiana vive oggi una pesante crisi e le ulteriori concentrazioni editoriali rischieranno di restringere ancor più il mercato della pubblicità commerciale con un fatale danno all'editoria quotidiana

rispetto a quella televisiva limitando ulteriormente l'area, già asfittica, del pluralismo dell'informazione;
l'approssimarsi della scadenza del termine rende impraticabile la tempestiva approvazione del provvedimento di legge -:
quali iniziative normative urgenti il Governo intenda assumere per prorogare il predetto termine.
(4-09891)

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Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Zamparutti e altri n. 1-00508, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Gozi, Di Giuseppe, Rugghia, Sarubbi, Mosella.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Siliquini n. 5-03635, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Vignali.

L'interrogazione a risposta in Commissione Mosca e Farinone n. 5-03654, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Peluffo.

L'interrogazione a risposta in commissione Giovanelli e altri n. 5-03916, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Trappolino, Fontanelli.

L'interrogazione a risposta orale Rugghia e altri n. 3-01361, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1o dicembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Laganà Fortugno.

L'interrogazione a risposta scritta Negro e Fugatti n. 4-09834, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1o dicembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Zazzera n. 5-00415 del 3 ottobre 2008 in interrogazione a risposta scritta n. 4-09858.

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ERRATA CORRIGE

Nell'Allegato B al resoconto della seduta n. 395 del 16 novembre 2010:
alla pagina 17129, seconda colonna, dopo la quinta riga, deve leggersi:

Trasformazione di un atto di sindacatoispettivo. .... 17207
alla pagina 17207, seconda colonna, dopo la decima riga, deve leggersi:

Trasformazione di un atto di sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta orale Borghesi n. 3-01257 del 30 settembre 2010 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03826.

Risoluzione in Commissione Pes n. 7-00449 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 405 del 1o dicembre 2010. Alla pagina 17813, seconda colonna, alla riga quarantaquattresima deve leggersi: «mentre in realtà molti dirigenti scolastici richiedono» e non «mentre in realtà molti presidi richiedono», come stampato.