XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 30 ottobre 2012

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
          in data 6 dicembre 2007 tra il Ministero della salute e la regione Calabria è stato stipulato un protocollo di intesa per la sottoscrizione dell'accordo di programma relativo alla realizzazione degli ospedali della Sibaritide, di Catanzaro, di Vibo Valentia e della Piana di Gioia Tauro con fondi ex articolo 20 della legge n.  67 del 1988;
          con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 dicembre 2007 è stato dichiarato lo stato di emergenza socio-economico-sanitaria nella regione Calabria fino al 31 dicembre 2009 e lo stesso è stato prorogato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 dicembre 2009 fino al 31 dicembre 2010 ed ulteriormente prorogato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 novembre 2010 fino al 31 dicembre 2011;
          in data 13 dicembre 2007 è stato sottoscritto l'accordo di programma per la realizzazione degli ospedali della Sibaritide, di Catanzaro, di Vibo Valentia e della piana di Gioia Tauro e con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n.  3635 del 21 dicembre 2007 è stato nominato il commissario delegato per la gestione della predetta situazione emergenziale e ne sono stati contestualmente definiti i compiti e i poteri;
          con ordinanza n.  10 del 25 marzo 2010, recependo il parere espresso dal Ministero della salute, prot. DG.PROG.7/l.6.a.h./19002 del 24 marzo 2010, il commissario delegato pro tempore ha approvato i progetti preliminari di tre dei quattro ospedali, e segnatamente quelli di Vibo Valentia, della piana di Gioia Tauro e della Sibaritide, prescrivendo ai soggetti attuatori di apportare le modifiche indicate dal Ministero della salute nella citata nota;
          con la stipula del protocollo d'intesa ex articolo 15 della legge n.  241 del 1990 tra la regione Lombardia e il commissario delegato per l'emergenza socio-economico-sanitaria della regione Calabria, recepito con ordinanza del commissario delegato n.  10 dell'8 novembre 2010, è stato individuato nella società regionale Infrastrutture Lombarde s.p.a. per le attività di assistenza tecnica, supporto alla stazione appaltante ed al responsabile unico del procedimento nonché di alta sorveglianza relativamente agli interventi di realizzazione dei tre nuovi ospedali di Vibo Valentia, della Piana di Gioia Tauro e della Sibaritide;
          con ordinanza n.  14 del 30 novembre 2010, il commissario delegato ha costituito una struttura regionale tecnica per il coordinamento e l'alta sorveglianza sull'attuazione degli interventi relativi ai nuovi ospedali della piana di Gioia Tauro, della Sibaritide, di Vibo Valentia e di Catanzaro per come previsto dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n.  3635 del 2007 ed in attuazione dell'accordo di programma sottoscritto dal Ministero della salute e dal presidente della regione Calabria in data 6 dicembre 2007;
          in data 14 maggio 2011 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea il bando di gara della procedura ristretta per l'affidamento del contratto di concessione di costruzione e gestione al sensi dell'articolo 144 del decreto legislativo n.  163 del 2006 relativo all'intervento di realizzazione del nuovo ospedale della Sibaritide;
          in data 31 dicembre 2011 è scaduto il termine stabilito dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 novembre 2010 recante la proroga dello stato di emergenza socio-economico-sanitario della regione Calabria;
          l'articolo 5, comma 4-ter, della legge n.  225 del 1992 stabilisce che «il Capo del Dipartimento della Protezione civile emana, di concerto con il Ministero dell'Economia e delle Finanze, apposita ordinanza volta a favorire e regolare il subentro dell'amministrazione pubblica competente in via ordinaria a coordinare gli interventi, conseguenti all'evento, che si rendono necessari successivamente alla scadenza del termine di durata dello stato di emergenza»;
          il capo del dipartimento di protezione civile, con lettera del 28 settembre 2012, ha chiesto, ai fini della redazione dell'ordinanza di subentro della regione Calabria nelle procedure di realizzazione dei nuovi ospedali, al Ministero della salute ed alla regione Calabria, alla luce anche di alcune osservazioni sollevate dalla ragioneria generale dello Stato e dal Ministero dell'economia e delle finanze, di specificare, nell'ambito delle proprie competenze, la sussistenza della disponibilità finanziarla e lo stato dell’iter amministrativo per la realizzazione degli ospedali;
          la regione Calabria, con lettera del 15 ottobre 2012, ha risposto alle osservazioni mosse dal dipartimento della protezione e dal Ministero dell'economia e delle finanze, esponendo il quadro finanziario di riferimento, le fonti di finanziamento e le procedure sottese alla realizzazione degli ospedali, mentre il Ministero della salute, in data 15 ottobre 2012, ha confermato la disponibilità delle risorse finanziarie stanziate con precedenti decreti dirigenziali;
          queste comunicazioni sono pervenute al dipartimento della protezione civile ed al Ministero dell'economia e delle finanze ai fini della definizione dell'ordinanza di subentro e dell'acquisizione del parere del Ministero dell'economia e delle finanze  –:
          quali iniziative il Governo intenda porre in essere per garantire una rapida definizione dell'ordinanza di subentro della regione Calabria nelle procedure di realizzazione dei nuovi ospedali, atteso non solo che si tratta di una problematica importante la cui soluzione non favorirà un percorso di modernizzazione della sanità regionale ed un miglioramento dei servizi forniti ai cittadini, ma anche che il tanto tempo trascorso nell'approfondimento della materia rischia di creare tensioni e polemiche con un Governo che ad avviso degli interpellanti dovrebbe manifestare più attenzione verso la Calabria.
(2-01719) «Dima, Golfo, Santelli, Traversa, Galati, Antonino Foti».

Interrogazione a risposta in Commissione:


      NARDUCCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
          la Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica istruzione ha già espresso, in una lettera dell'11 febbraio 2009 al Presidente del Consiglio dei ministri italiano, forte preoccupazione per la consistente riduzione dei finanziamenti ai corsi di lingua e cultura italiana, convinti dell'importanza fondamentale che essi rivestono per la formazione dei giovani italiani residenti in Svizzera, figli di emigrati italiani. Come noto, la Svizzera è una delle poche nazioni che annovera l'italiano tra le proprie lingue nazionali;
          tale preoccupazione è stata riproposta all'attenzione del Presidente del Consiglio Monti in una lettera inviata il 26 gennaio 2012 dalla Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione, in cui si rileva – tra l'altro – come il sostegno all'insegnamento della prima lingua sia essenziale per promuovere l'integrazione scolastica dei giovani migranti, presupposto indispensabile ai fini anche della loro integrazione socio-economica, oltre ad essere la base per un miglior apprendimento anche delle altre lingue parlate in Svizzera;
          la Svizzera ha sempre mostrato notevole interesse nel promuovere adeguate politiche di integrazione economica, culturale e sociale dei migranti di concerto con lo Stato da cui essi provengono, un fatto testimoniato dallo stanziamento annuo che varia tra i 40 e gli 80 milioni di franchi svizzeri solo nel settore della formazione;
          la diminuzione dei finanziamenti da parte italiana, tuttavia, non è compensabile da un aumento di quegli svizzeri a sostegno dell'insegnamento dell'italiano come prima lingua per cui, con il perdurare dei tagli ai corsi di lingua italiana, si arriverà alla impossibilità di continuare ad erogare tali corsi con la conseguente chiusura di classi, rendendo, quindi indisponibile la fruizione del servizio ai tanti giovani italiani che vivono in Svizzera;
          pochi giorni fa il VPOD (sindacato dei servizi pubblici e sociosanitari) del Cantone di Zurigo, con il sostegno del gruppo DES (docenti degli enti gestori in Svizzera), ha indirizzato una petizione al Parlamento e al Governo del predetto Cantone, invitati ad intraprendere le opportune iniziative, anche di natura finanziaria, affinché i corsi di lingua e cultura materna possano proseguire nella stessa dimensione quantitativa e qualitativa che li ha caratterizzati fino ad ora;
          la petizione sopra menzionata chiede, inoltre, che si operi per avviare l'integrazione dei corsi di lingua e cultura materna nella scuola obbligatoria per garantire, accanto ad una qualità elevata, le condizioni di lavoro del personale docente. Detta rivendicazione è stata prontamente ripresa dal presidente della Commissione federale per le questioni dei migranti, Walter Leimgruber, storico e titolare di cattedra all'Università di Basilea. Il professor Leimgruber, in una lunga intervista pubblicata il 28 ottobre dal Neue Zürcher Zeitung (uno dei più antichi giornali d'Europa), ha lanciato l'allarme sulle conseguenze negative che provocherebbe la fine dell'insegnamento della lingua materna e ha chiesto che le scuole locali integrino nel proprio ordinamento l'offerta dei corsi di lingua materna;
          nella sola circoscrizione consolare di Zurigo sono oltre 3.300 i bambini e i ragazzi della scuola dell'obbligo che frequentano i corsi di lingua e cultura italiana, una parte consistente dei 14 mila circa che studiano la nostra lingua e la nostra cultura nell'intera Svizzera  –:
          cosa intenda fare il Governo italiano per dare risposta alle sollecitazioni pervenute dalla Conferenza svizzera dei direttori cantonali relativamente alle esigenze di formazione linguistica dei giovani italiani residenti in Svizzera in età scolare;
          con quali modalità intenda attivarsi il Governo per avviare una cooperazione bilaterale con la Confederazione elvetica al fine di una reale integrazione dei corsi di lingua e cultura nella scuole dell'obbligo locali, prevedendo anche un maggiore impegno della Confederazione stessa.
(5-08346)

Interrogazioni a risposta scritta:


      REGUZZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          il FAI, Fondo ambiente italiano, è una fondazione nazionale senza scopo di lucro nata nel 1975 allo scopo di «Promuovere in concreto una cultura di rispetto della natura, dell'arte, della storia e delle tradizioni d'Italia e tutelare un patrimonio che è parte fondamentale delle nostre radici e della nostra identità»;
          grazie all'opera meritoria dei suoi soci, del presidente onorario Giulia Maria Mozzoni Crespi, del presidente Ilaria Borletti Buitoni, dei vicepresidenti Paolo Baratta, Guido Roberto Vitale, Marco Magnifico e del direttore generale Angelo Maramai oltreché di migliaia di sostenitori e simpatizzanti, donatori e amici, il FAI ha salvato, restaurato e aperto al pubblico importanti testimonianze del patrimonio artistico e naturalistico del nostro Paese;
          a Caravino in provincia di Torino si trova il castello di Masino. Residenza per dieci secoli dei conti Valperga, il castello, circondato originariamente da mura e torri, è immerso in un monumentale parco romantico che domina la pianura del Canavese. Gli interni, con i saloni affrescati e riccamente arredati tra Seicento e Settecento, gli appartamenti di Madama Reale, le camere per gli ambasciatori e gli appartati salotti, sono documento delle vicende di una famiglia che fu protagonista della storia piemontese e italiana. Il vicino Palazzo delle Carrozze vanta una superba collezione di carrozze del XVIII e XIX secolo;
          sia l'opera del FAI sia il valore storico e culturale del castello di Masino meritano un'attenzione particolare dai gestori della cosa pubblica, sia a livello locale, sia a livello nazionale;
          nel 2015 si svolgerà a Milano l'Esposizione universale  –:
          se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di sostenere l'opera del FAI, con particolare riferimento al castello di Masino;
          se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di coinvolgere e valorizzare il FAI e – tra i vari beni del FAI – il complesso del castello di Masino ed in generale il territorio torinese nell'organizzazione dell'Expo 2015, favorendo le potenziali ricadute sociali, culturali, turistiche ed economiche. (4-18324)


      REGUZZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
          nel 2015 a Milano si svolgerà L'Esposizione universale;
          Caronno Pertusella è una città di 16.000 abitanti in provincia di Varese;
          Caronno Pertusella vede la presenza di luoghi di interesse architettonico e artistico, naturalistico e storico, culturale ed ambientale, oltre ad un'intensa attività ludica e di svago che ha vista recentemente il superamento di alcuni record del Guinness dei primati quali il tiramisù più grande del mondo, la torta millefoglie più grande del mondo e la partita di softball più lunga del mondo, tutte iniziative che hanno interessato migliaia di persone e che fungono da richiamo per turisti;
          il comune di Caronno Pertusella dista solo pochi chilometri dal sito della fiera di Milano dove si svolgeranno i principali eventi della manifestazione  –:
          se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di coinvolgere il comune di Caronno Pertusella nell'organizzazione dell'Expo 2015. (4-18325)


      DI PIETRO e FAVIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          di recente, nella regione Marche sono stati autorizzati una serie d'impianti per la produzione di energia elettrica alimentati a biogas da biomasse, tutti di potenza nominale pari a circa 999 KWe. Detti impianti non sono stati assoggettati alla propedeutica verifica di assoggettabilità alla valutazione d'impatto ambientale (VIA), cosiddette procedure di screaning e di scoping, contrariamente a quanto previsto dalla direttiva Europea 2011/92/CE, poiché hanno tutti beneficiato della legge regionale n.  3 del 2012, Disciplina regionale della valutazione d'impatto ambientale, con la quale la regione ha deciso di sottrarre tout court tali impianti alla procedura di VIA;
          dette autorizzazioni sono ad avviso degli interroganti illegittime e dovevano essere annullate, come previsto dalla legge n.  241 del 1990, Norme in materia di procedimento amministrativo, con l'applicazione del diritto di autotutela da parte del dirigente della stessa regione Marche (senza la necessità di una nuova legge regionale), perché rilasciate in violazione della summenzionata direttiva dell'Unione europea, oltre che dagli articoli 26 e 29 del decreto legislativo n.  4 del 2008, anche alla luce di dubbi di costituzionalità di detta legge regionale che lo stesso Consiglio dei ministri ha ritenuto di dover impugnare. Infatti, dalla lettura delle motivazioni dell'impugnativa si evince già chiaramente, per le richiamate sentenze della stessa Corte Costituzionale, l'inosservanza di quanto disposto dalla direttiva dell'Unione europea richiamata;
          nel parere legale risulta evidente come tale annullamento in autotutela fosse un atto dovuto dall'amministrazione regionale, onde ripristinare una situazione di legalità. Inoltre, lo stesso evidenzia come l'eventuale ipotesi di refusione dei danni, eventualmente avanzata dai proponenti di tali impianti nei confronti della regione Marche, e dalla stessa addotta come pretesto per non annullare dette autorizzazioni, sia in realtà prive di fondamento, anche alla luce di molteplici sentenze di vari tribunali amministrativi, come ad esempio quella del TAR Veneto Sez. II n.  873 del 22 giugno 2012 e TAR Toscana Sez. II n.  629 del 7 aprile 2011 e altre posto che, è bene ricordare, a seguito della riforma del processo amministrativo, sono assegnate a detti tribunali le competenze per i procedimenti di richiesta dei danni;
          le norme nazionali che regolamentano tanto l'autorizzazione unica regionale, decreto legislativo n.  387 del 2003 e successive modificazioni e integrazioni per la costruzione e la conduzione degli impianti in oggetto, quanto le norme nazionali di tutela ambientale e della salute pubblica, in recepimento della normativa dell'Unione europea e decreto legislativo n.  152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni, contemplano l'applicazione dei poteri sostitutivi da parte del Consiglio dei ministri sia per rilasciare dette autorizzazioni, sia per il loro annullamento, ai sensi dell'articolo 120 della Costituzione italiana, («Il Governo può sostituirsi a organi delle Regioni, delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria oppure di pericolo grave per l'incolumità e la sicurezza pubblica, ovvero quando lo richiedono la tutela dell'unità giuridica o dell'unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali.»);
          detta opportunità è dettata anche dall'esigenza di mettere al «riparo» lo Stato italiano dalle sanzioni che inevitabilmente si vedrà comminare dall'Unione europea per il mancato rispetto delle sue direttive in materia di valutazione d'impatto ambientale, in quanto le stesse sono di carattere self-executing  –:
          quali iniziative intendano adottare a tutela del preminente interesse della tutela alla salute pubblica e dell'ambiente, nonché degli interessi nazionali in ordine a quanto descritto in premessa;
          se non ritenga il Governo di valutare se sussistono i presupposti per esercitare le prerogative previste dal citato articolo costituzionale e per procedere ad annullare tutte le autorizzazioni rilasciate.
(4-18337)


      DI PIETRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
          sette membri della Commissione Grandi Rischi (Franco Barberi, Enzo Boschi, Mauro Dolce, Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Claudio Eva e Gianmichele Calvi) sono stati condannati a sei anni per omicidio colposo plurimo per «l'errata analisi dei rischi che ha comportato un'informazione tranquillizzante non corretta» nei giorni che hanno preceduto il terremoto dell'Aquila che ha spezzato 300 vite;
          dopo il verdetto, non solo il presidente, il fisico Luciano Maiani («Non vedo le condizioni per lavorare serenamente»), ma anche il presidente emerito Giuseppe Zamberletti e il vicepresidente Mauro Rosi hanno rassegnato le proprie dimissioni. Hanno lasciato l'incarico, poi, anche altri membri della Grandi Rischi, come Roberto Vinci, del Cnr, e il direttore dell'ufficio rischio sismico della Protezione Civile, Mauro Dolce, tra i sette condannati, ha presentato le dimissioni;
          l'allora direttore della Protezione civile, Guido Bertolaso, in una conversazione del 30 marzo 2009 – il giorno prima della riunione della Commissione Grandi Rischi – definiva la convocazione degli esperti «una operazione mediatica», che la riunione era stata convocata per tranquillizzare la gente, per dire che «non ci sarà mai la scossa quella che fa male» e che «la verità non la si dice», «non si parla della vera ragione della riunione»;
          il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Corrado Clini, in merito al citato processo ha affermato, a margine di un'audizione alla Commissione Ambiente della Camera, che «hanno ragione quelli che dicono che l'unico precedente di questa sentenza è quello di Galileo»;
          a parere dell'interrogante, le affermazioni del Ministro Clini appaiono del tutto fuori luogo considerando che Galileo Galilei fu condannato perché non si decideva a piegare le ragioni della scienza e della verità a quelle del dogma religioso mentre i sette membri della Commissione Grandi Rischi sono stati condannati per aver piegato le ragioni della scienza e della verità a quelle della propaganda  –:
          se non intenda accettare le dimissioni dei citati membri della Commissione Grandi Rischi responsabili moralmente e penalmente per non aver detto la verità che avrebbe salvato molte vite. (4-18339)


      BELLANOVA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. — Per sapere – premesso che:
          su alcuni organi di stampa locale emerge la denuncia di un consigliere della camera di commercio di Lecce il quale parla di «gravi irregolarità nelle procedure di selezione del personale causate da imposizioni dell'amministrazione. Ad essere interessati sembrerebbero siano i concorsi per mobilità esterna volontaria;
          la denuncia del consigliere Antonio Secli è avvenuta a mezzo lettera, pubblicata integralmente sul giornale on-line LecceSette e riportata anche su il Nuovo Quotidiano di Puglia, indirizzata al presidente della camera di commercio di Lecce, ai consiglieri ed al presidente del collegio dei revisori nella quale si legge di un colloquio che lo stesso avrebbe avuto con il segretario generale della camera di commercio, il quale sembrerebbe aver ammesso le «gravi irregolarità operate nelle procedure di selezione del personale» e che «tali irregolarità sono state causate addirittura da imposizioni dell'Amministrazione»;
          la lettera del consigliere si chiude chiedendo che l'Amministrazione «secondo le competenze stabilite dalla legge, adotti i provvedimenti conseguenti, anche a tutela del buon nome dell'Ente camerale, ripristinando la legittimità degli atti e denunciando le violazioni»;
          dal portale delle camere di commercio d'Italia si legge «Le Camere di commercio costituiscono un importante punto di riferimento per i settori produttivi, sia nel panorama nazionale che in quello internazionale. Le Camere, che sono definiti enti autonomi di diritto pubblico dalla legge 580/93, sono al centro di una fitta rete di organismi che lavorano con istituzioni, enti e associazioni, garantendo servizi, strategie di sviluppo e progetti, per una crescita equilibrata dell'economia»;
          le camere di commercio sono «enti pubblici che svolgono funzioni di interesse generale per il sistema delle imprese, curandone lo sviluppo nell'ambito delle economie locali» (legge di riordino del sistema camerale – legge 580 del 1993);
          in quanto ente pubblico l'intera attività che ne consegue dovrebbe essere caratterizzata dai criteri della trasparenza e della legalità  –:
          di quali elementi disponga il Governo e se, alla luce delle premesse sopra riportate, non ritenga di assumere ogni iniziativa di competenza per acclarare quanto contenuto nella lettera su citata, ciò proprio al fine di tutelare in prima istanza lo stesso ente, dirimendo in tal modo qualsiasi ombra di dubbio in merito, e per tutelare l'attività propria dell'ente, che consta nel sostenere funzioni di interesse generale per il sistema delle imprese, curandone lo sviluppo nell'ambito delle economie locali. (4-18341)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      RAINIERI e ALLASIA. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
          il 20 giugno 2012 il Ministro interrogato ha presieduto alla Farnesina una riunione con rappresentanti delle principali imprese italiane operanti negli Stati Uniti e diverse istituzioni culturali (tra cui il sovrintendente del Teatro Regio di Parma), per presentare «l'anno della cultura italiana negli USA», impegnandosi formalmente a inserire tra le oltre 100 iniziative culturali «Italy Forward: ricerca, scoperta, innovazione», che si svolgeranno nel 2013 nelle principali città americane, anche le rappresentazioni musicali dell'orchestra del Teatro Regio di Parma;
          l'orchestra del Teatro Regio di Parma, affonda le sue radici in una tradizione secolare: per tutto l'Ottocento e il Novecento, strumentisti parmigiani costituiscono il nerbo delle migliori orchestre italiane accompagnando il canto di quegli straordinari interpreti che hanno contribuito ad alimentare nel mondo il prestigio del Teatro Regio;
          l'orchestra del Teatro Regio di Parma s.r.l. (la cui denominazione è stata prevista nella convenzione del 2003) è un ente di diritto privato, subentrato nel 2007 con uguali diritti e doveri alla società Parma Opera Ensemble, con cui la giunta comunale di Parma, che esercitava direttamente la gestione del Teatro Regio, aveva sottoscritto e deliberato nel 1999 il primo accordo associativo per la partecipazione alle produzioni liriche programmate dal Teatro Regio medesimo, nel rispetto dell'autonomia dell'Associata, che in base al proprio statuto, «si propone tra l'altro di assumere tutte le iniziative, con propria autonoma gestione, per favorire la cultura musicale in campo nazionale e internazionale»;
          successivamente, il rapporto con l'orchestra del Teatro Regio di Parma viene regolato da una nuova convenzione nel 2003 con la neonata Fondazione del Teatro Regio, e automaticamente rinnovata ad ogni scadenza triennale. La predetta convenzione è stata rinnovata il 31 gennaio 2012 (fino al 31 dicembre 2015);
          l'orchestra del Teatro Regio di Parma ha tra i soci fondatori gli stessi musicisti, e da 12 anni esegue tutte le produzioni del Teatro Regio, con risultati artistici riconosciuti a livello internazionale. Numerosissime le tournée all'estero, nel dicembre 2001, per le celebrazioni del Centenario Verdiano, ad Annecy, al Bonlieu Scéne Nationale e a Lyon all'Auditorium National; nel 2002 con Nabucco all'Arena di Nimes; nel 2003 in Corea del Sud, con Aida al Jamshil Olympic Stadium e nel 2004 con lo Stabat Mater di Rossini a Marsiglia per il Festival de Musique à Saint Victor; nel 2005 a Città del Messico con l'opera Rigoletto; nel 2006 a Nuova Delhi e Bombay; nel novembre 2007 a Bilbao con l'opera Aida e nel dicembre 2007 ancora a Nuova Delhi; nel marzo 2008 è stata ad Hong-Kong con l'opera Rigoletto; nel maggio 2009 si è esibita al Hessisches Staatstheater di Wiesbaden con Nabucco e nel giugno dello stesso anno a Pechino con Rigoletto; nel 2010 l'orchestra è tornata a Bilbao (Falstaff a maggio e Il Corsaro a novembre); nel dicembre 2011 l'orchestra del Regio e Filarmonica di San Pietroburgo hanno suonato insieme in una indimenticabile Messa da Requiem di G.Verdi nella splendida Sala Cai      ovski diretta dal Maestro Temirkanov; nel mese di maggio 2012 Nabucco a Bilbao, nel rinnovo della collaborazione con l'ABAO della città basca;
          nella sua qualità di ente di diritto privato, nel mese di luglio 2012 la suddetta «orchestra» ha già preparato e consegnato all'organizzazione Arts Council, incaricata del reperimento delle risorse a copertura delle sopra citate iniziative dell'anno della cultura italiana negli USA, un progetto di fattibilità, indicante il budget preventivo e le singole voci di costo;
          il Ministro interrogato avrebbe dichiarato che «...la partecipazione di imprese di così alto livello è un segnale importante sul sostegno alla definizione e alla realizzazione del programma. Al tempo stesso, sopratutto in una congiuntura economica come l'attuale, vi è la consapevolezza che, per le imprese e per la crescita, la cultura italiana rappresenta un aspetto essenziale per la promozione complessiva del nostro Sistema Paese»;
          il Ministro interrogato «ha espressamente citato l'Orchestra del Teatro Regio di Parma, inserendola nel palinsesto, evidenziando la sua tradizione di eccellenza nel mondo»;
          l'orchestra del Teatro Regio di Parma avrebbe presentato un progetto di fattibilità che potrebbe essere perfezionato, allo scopo di ottenere costi che corrispondano alle risorse effettivamente disponibili e corrispondenti a 90 mila euro  –:
          quali siano i motivi ostativi che non consentono alla società «orchestra Teatro Regio di Parma» di entrare ufficialmente nella rosa dei prescelti che, per la loro eccellenza, prenderanno parte alla manifestazione statunitense del 2013 «Italy Forward: ricerca, scoperta, innovazione». (5-08345)

Interrogazione a risposta scritta:


      REGUZZONI. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          in attuazione del regolamento n.  (CE) 847/2004, la legge 28 gennaio 2009, n.  2 prevede una sostanziale liberalizzazione del trasporto aereo da attuarsi anche mediante revisione degli accordi bilaterali che ne disciplinano i vari aspetti;
          il nostro Paese ha intrapreso la procedura di revisione di detti accordi bilaterali con lo Stato di Capo Verde, inviando una nota verbale di carattere generale che prospetta l'apertura di negoziati per una maggiore liberalizzazione degli accordi aerei attualmente in vigore  –:
          se sia pervenuta una conclusione dei negoziati ovvero quale sia lo stato della trattativa;
          quale siano i contenuti dell'intesa o le problematiche che ne impediscono la conclusione;
          se e quali iniziative il Governo intenda attuare ai fini di migliorare le condizioni di concorrenza e liberalizzazione del trasporto aereo. (4-18323)

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta scritta:


      REGUZZONI. — Al Ministro per gli affari europei, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          la sindrome di Aicardi-Goutières (AGS) è un'encefalopatia progressiva, trasmessa con modalità autosomica recessiva, occasionalmente autosomica dominante, con esordio nel primo anno di vita, caratterizzata da microcefalia acquisita (talvolta congenita), calcificazioni cerebrali ai gangli della base, alterazioni della sostanza bianca cerebrale, linfocitosi cronica ed elevato livello di interferone alfa nel liquor cefalorachidiano. È una patologia estremamente rara di cui non si conosce l'esatta incidenza: indicativamente in Italia, dove è nata l'associazione, si contano oggi 27 casi. Un punto fondamentale da chiarire è il meccanismo eziopatogenetico responsabile della sindrome di Aicardi- Goutières, in particolare il ruolo della presenza dell'interferone alfa nel liquor dei soggetti affetti. È stato ipotizzato che l'interferone abbia un ruolo nella patogenesi della malattia, per esempio che possa essere presente un difetto genetico nel meccanismo di controllo della produzione dell'interferone alfa. Sono noti 5 geni-malattia: TREX1 localizzato sul cromosoma 3p21, responsabile della AGS1; RNASEH2B localizzato sul cromosoma 13q, responsabile della forma AGS2; RNASEH2C localizzato sul cromosoma 11q13.2 responsabile della AGS3; RNASEH2A localizzato sul cromosoma 19p13.13 responsabile della AGS4; la AGS5 è dovuta ad una mutazione dominante del gene TREX1. La maggior parte dei bambini affetti manifesta, fin dai primi mesi, difficoltà nell'alimentazione, irritabilità, episodi febbrili ricorrenti; successivamente si evidenzia grave ritardo psicomotorio e in alcuni casi possono manifestarsi crisi epilettiche. Dal punto di vista strettamente neurologico, i bambini presentano una tetraparesi spastico-distonica. Sono state inoltre osservate manifestazioni cutanee tipo acrocianosi, eritema e geloni alle estremità. Di particolare importanza è la diagnosi differenziale tra questa sindrome e altre patologie ereditarie rare, apparentemente simili, ma con sintomatologia più complessa  –:
          se esista un coordinamento per la ricerca e/o la cura di detta patologia a livello europeo ed in cosa si concretizzi;
          quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nei Paesi dell'Unione europea, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno dell'Unione europea al riguardo;
          se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
              a) promuovere una migliore conoscenza delle patologie in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
              b) sviluppare la ricerca in questo settore;
              c) sostenere i malati anche attraverso centri di ascolto e assistenza ovvero alle associazioni di malati;
          quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti le patologie in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-18326)

AFFARI REGIONALI, TURISMO E SPORT

Interrogazione a risposta scritta:


      REGUZZONI. — Al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          la sensibilità chimica multipla o MCS è una patologia cronica invalidante che comporta reazioni multiorgano, anche gravi, per esposizioni a sostanze chimiche anche in minime tracce come quelle che si incontrano nella vita quotidiana (deodoranti, profumi, detersivi, insetticidi, plastiche, vernici, solventi, smog, farmaci e altro), ma anche per campi elettromagnetici e in questo caso si preferisce definirla elettrosensibilità. La prima terapia per questa condizione consiste dell'evitare l'esposizione chimica ed elettromagnetica riducendo al massimo l'esposizione del malato visto che, a differenza della comune allergia, non esistono farmaci in grado di risolvere le reazioni, se non l'ossigeno e l'allontanamento immediato dall'agente scatenante;
          quando si è in grado di risalire al tipo di intossicazione che ha prodotto la sensibilizzazione verso gli agenti chimici, è indicata una terapia di disintossicazione;
          negli Stati Uniti e in Canada esistono leggi specifiche per la tutela del diritto al lavoro, allo studio, alla salute e alla socializzazione di questi malati  –:
          se esista un coordinamento che ha portato o porterà all'individuazione di uno o più centri di eccellenza per la cura e il trattamento delle patologie in argomento;
          se esista un coordinamento tra i vari soggetti istituzionali (Ministeri, regioni, IRCCS, centri di ricerca, università e altri) nel campo della ricerca scientifica e clinica per la cura della patologia in argomento;
          se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
              a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
              b) sviluppare la ricerca in questo settore;
              c) fornire supporto a malati e famiglie, anche attraverso centri di ascolto e assistenza ovvero attraverso il sostegno alle associazioni di malati;
          se e quali iniziative anche normative, il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere per adeguare i livelli della normativa italiana a quelli di Stati Uniti e Canada:
          quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese e nel mondo, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-18318)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:


      REGUZZONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
          in comune di Besozzo (Varese) sono localizzati numerosi edifici religiosi degni di attenzione;
          Besozzo è una località particolarmente felice per l'ottima esposizione paesaggistica che consente bellissimi scorci sui laghi della provincia di Varese e sull'arco prealpino;
          una chiesa parrocchiale prepositurale (X secolo; ristrutturazione XVII secolo) dedica ai SS. Alessandro e Tiburzio. Citata per la prima volta in un documento del 968, lascia supporre una fondazione ancora più antica. In occasione dell'elezione di Besozzo a capo di pieve (1574), la chiesa venne ampliata su progetto di Fabio Mangone, architetto di fiducia di Federico Borromeo (1618-1683). Il Mangone disegnò un edificio ad aula unica, con transetto leggermente sporgente; la facciata dalle linee sobrie, è movimentata nella parte inferiore da una serie di paraste corinzie che inquadrano l'unico portale e le due nicchie con le statue dei Santi titolari. L'ordine superiore richiama l'impostazione di quello inferiore, con un finestrone centrale e due nicchie laterali, il tutto sormontato da un timpano triangolare. Sulla navata, coperta da volta a botte, si aprono su ogni lato un vano e tre piccole cappelle. La cupola è a sesto ribassato, mentre il presbiterio è coperto da volte a vela. Di particolare interesse artistico risultano l'altare in preziosi marmi policromi e gli angeli in marmo di Carrara, forse opera di E. V. Buzzi. L'affresco più antico è S. Caterina con S. Teodoro, posto nell'omonima cappella che sorge alla destra della navata. Esso risale alla seconda metà secolo XVI, anche se ripete modelli quattrocenteschi tipici della scuola di Caldino. Sulla controfacciata sono appese due pale d'altare, «Madonna Immacolata» e «Madonna con Bambino e Santi» (inizio secolo XVII), mentre presso l'ingresso è la tela del «Battesimo di Cristo», anch'esso dei primi del Settecento, ma ispirato a modelli precedenti. Gli affreschi della cupola e dei pennacchi, del presbiterio e dei muri del transetto sono opera moderna (Beghè, 1900-1903);
          un oratorio (XVI secolo; ampliamento XVII secolo) dedicato a S. Nicone, che sorge nei pressi del sagrato della chiesa dei SS. Alessandro e Tiburzio, al termine di una salita con Cappelle. La cappella con le spoglie del Beato sorse in epoca antica e al tempo di Carlo Borromeo era un piccolo edificio. Nel 1643 vennero iniziati i lavori per aggiungere la cappella della Vergine Maria del Monte Carmelo, che terminarono nel 1650. Nel Settecento la chiesa venne decorata con affreschi di ignoto pittore, forse il Magatti, eseguiti nelle quadrature realizzate dai fratelli Baroffio. Fu quindi eretta la Via Crucis, probabilmente decorata dagli stessi Baroffio e riaffrescata nel 1848 dallo Stocchetti, pittore locale  –:
          se e quali iniziative di competenza il Governo abbia attuato o intenda attuare per conservare i beni in argomento, migliorarne la fruibilità e aumentarne l'attrattività dal punto di vista turistico.
       (4-18320)


      REGUZZONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
          in comune di Arcisate è localizzata una significativa chiesa prepositurale parrocchiale (Fondazione medioevo – ante XI secolo; ricostruzione XVI secolo; campanile XI-XII secolo) dedicata a S. Vittore che sorge nell'antico nucleo del borgo. La chiesa fu ricostruita nel XVI secolo sulla precedente, di cui si ha notizia dal 1095, mantenendo una sostanziale arcaicità di soluzioni. L'interno è a tre navate su colonne di pietra. Nella volta della navata centrale, c’è una decorazione pittorica del ’500. Nella seconda cappella a destra è collocato un pregevole altare barocco marmoreo, ove sono custoditi i resti di S. Felicissima (II secolo). Il catino dell'abside e i due altari ai lati del presbiterio sono adorni di affreschi del XVII secolo; alla parete sinistra del presbiterio, c’è una lapide cristiana del V secolo. Il campanile è un notevole esempio di architettura romanica lombarda  –:
          se e quali iniziative di competenza il Governo abbia attuato o intenda attuare per conservare il bene in argomento, migliorarne la fruibilità e aumentarne l'attrattività dal punto di vista turistico. (4-18321)


      REGUZZONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
          in comune di Gorla Minore è localizzato un importante chiesa fine XV secolo dedicata alla Madonna dell'Albero, sita nella frazione di Prospiano, anticamente indicata come «chiesa campestre di Santa Maria in Arbore», che contiene un ciclo di affreschi attribuiti al frate umiliato Giacomo Lampugnani e risale agli ultimi anni del ’400  –:
          se e quali iniziative di competenza il Governo abbia attuato o intenda attuare per conservare il bene in argomento e migliorarne la fruibilità. (4-18322)


      REGUZZONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
          in comune di Castiglione Olona (Varese) sono localizzati numerosissimi edifici religiosi degni di attenzione, che costituiscono un unicum nel nostro Paese;
          il Battistero (XV secolo), cappella ricavata in un'antica torre castellana. Sotto l'atrio, ai lati della porta, sinopie di una «Annunciazione» di Masolino da Panicale. Nell'interno, al centro, fonte battesimale del XV secolo, il cui fusto ha una bella figurazione di putti. Sulle pareti e sulla volta, il celebre ciclo di affreschi di Masolino, capolavoro della maturità dell'artista, datato 1435. Il committente, il cardinale Branda Castiglioni, ebbe probabilmente un ruolo determinante nella scelta e disposizione degli affreschi, le cui caratteristiche di chiarezza e di precisione espositiva evocano la sicurezza di una discussione teologica all'interno della Curia romana. La sequenza pittorica rappresentante le «Storie del Battista» è ricca di significati simbolici. In stretta connessione iconografica con il «Battesimo di Cristo», sulla volta della parete absidale, Masolino rappresentò «L'Eterno tra gli Angeli», sulla volta del vano di entrata gli «Evangelisti con i loro simboli», sull'intradosso dell'arco una «Sibilla», un «Profeta» e i «Quattro Dottori della Chiesa». Fortemente simbolica risulta la visione topografica di Roma al centro della controfacciata, la cui collocazione frontale rispetto al Cristo del battesimo e all'Eterno sottolinea il valere centrale della Città eterna nel mondo cristiano;
          la chiesa di Villa o del Corpo di Cristo, chiesa eretta sul luogo di un antico oratorio dedicato al S. Sepolcro (già esistente nel secolo XIII), a partire dal 1431, per volere del cardinale Branda Castiglioni, e completata nel 1444. Edificio a pianta quadrata, con superfici esterne ad intonaco ripartito da lesene, capitelli corinzi e sommità a cupola protetta da un tetto a padiglione, poggiante su colonnette. Le opere di restauro hanno dato maggior fondamento alle ipotesi di quanti vorrebbero un intervento diretto di Brunelleschi nel progetto dell'edificio, poi supportato dallo stesso Masolino. Ai lati del portale, la facciata è segnata dalle due grandi statue in arenaria di S. Cristoforo a destra e di S. Antonio abate a sinistra. All'interno, sostenute da mensole, vi sono sei statue in terracotta. Alla parete destra «Madonna con Bambino» e i «SS. Sebastiano e Rocco», trittico a fresco attribuito a Caldino da Varese (secolo XVI). Alla parete sinistra, monumento funebre del conte Guido Castiglioni, del 1485, pregevole lavoro di scuola dell'Amadeo. Sotto l'altare, «Cristo morto», opera in pietra dipinta del secolo XV, sulla volta absidale «Cristo risorto» e motivi decorativi quattrocenteschi, il cui tono generale rimanda alla cultura di età sforzesca precedente l'arrivo del Bramante;
          la Chiesa Collegiata (Consacrazione 1425) dedicata alla Beata Vergine e SS. Stefano e Lorenzo. Costruzione voluta dal cardinale Branda Castiglioni e consacrata nel 1425. La Collegiata, sebbene di poco anteriore alla Chiesa di Villa, appare ancora improntata agli elementi del gotico lombardo. All'esterno la superficie in laterizio risulta profilata da una sottile frangia di archetti, ampie cornici di intonaco o di marmo inquadrano le strette monofore. Sulla facciata tripartita da lesene, portale del 1428, nella cui lunetta sono rappresentati «Madonna con Bambino, Santi e il cardinale Branda inginocchiato» in un bassorilievo di maestro lombardo-veneto, forse su disegno di Masolino. Sopra la porticina, sul fianco sinistro, «Ecce Homo», scultura toscana del ’400. L'interno dell'edificio, nonostante le tre navate, riprende lo schema delle chiese milanesi dette «a sala», per l'unico sistema di copertura. Nell'ampia abside poligonale è l'importante ciclo pittorico che dà fama alla chiesa. Nella calotta «Storie della Vergine» di Masolino da Panicale (1428) che pone in posizione simmetrica la «Natività», «L'Adorazione», «L'Annunciazione» e «Lo Sposalizio», «L'Incoronazione» e «L'Assunzione», posti quasi a cerchio attorno alla rappresentazione di «Dio Padre» in posizione centrale. Il ciclo mariano di Masolino si completa, nei registri sottostanti dell'abside, con le storie di San Lorenzo e Santo Stefano, dipinte da Paolo Schiavo e Lorenzo Vecchietta. A sinistra del presbiterio si trovano la «Tomba del cardinale Branda Castiglioni» e un Tabernacolo in pietra con sculture del XV secolo. In fondo all'abside, «Crocifissione» attribuita a Neri di Bicci. Agli altari laterali, ancone di pietra colorata, sul lato interno della lunetta sopra la porta della sagrestia, trittico pure in pietra di maestro veneziano;
          la cappella di S. Martino, sita al piano terreno del palazzo, la cappella gentilizia conserva affreschi attribuiti a un pittore toscano, probabilmente Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta che operò a Castiglione tra il 1437 e il 1439. Sulla parete di destra rappresentazione allegorica della Chiesa, con papi, vescovi e sacerdoti guidati dal Cardinale Branda Castiglioni. Sulla parete di fronte tracce di un affresco forse raffigurante la «Strage degli innocenti». A sinistra si trova l'affresco di «Cristo crocifisso», mentre sulla parete sopra l'arco d'ingresso «Sante, Vergini e Martiri». Nella volta a crociera sono raffigurati i «Quattro Evangelisti»;
          la Chiesa (origine V-VI secolo; ampliamento XIII secolo) di S. Michele Arcangelo, ritenuta uno dei più antichi oratori campestri della Lombardia. Essa, sorta attorno al V o VI secolo, sarebbe addirittura precedente al periodo longobardo. Ha semplice pianta rettangolare e profonda abside, ripresa in epoca romanica (secolo XIII). All'interno, il frammento di affresco più antico è situato alla base sinistra della zona absidale con la raffigurazione di «Gennaio bifronte», parte di un perduto ciclo dei mesi, assegnabile al XII-XIII secolo; la «Crocifissione», affrescata al centro del vano, è del secolo XVI; le pitture dell'arcone sono datate 1607; l'affresco con «Madonna e Santi», nella nicchia della parete settentrionale, risale al 1533;
          la chiesa (origine XVI secolo) della Madonna in Campagna, costituita da un'unica ed alta navata illuminata ad occidente da un'ampia trifora rettangolare. Due cappelle laterali, una a meridione dedicata alla Madonna della Cintura e una a settentrione dedicata a San Nicola Tolentino, fiancheggiano l'altare maggiore di stile barocco in marmo di Verona e adornato dalla pala della Natività del XVII secolo, là dove un tempo esisteva la tela della Beata Vergine Maria del Morazzone, ad oggi scomparsa. Ai lati del presbiterio sono appesi due quadri raffiguranti il «Martirio di S. Lorenzo», a nord, e il «Martirio di Santo Stefano», a sud. La volta della chiesa è divisa in tre scomparti segnati da costoloni recanti ciascuno stucchi racchiusi in cornici romboidali con i simboli della Passione. Infine, un organo, riconducibile alla bottega biroldiana, completa l'interno della chiesa della Madonna di Campagna. Gli strumenti attribuibili a Giovan Battista Biroldi sono pochissimi, l'eccezionalità consiste, quindi, nel possedere, conservati all'interno dello stesso strumento, il somiere, il materiale fonico, la cassa, le meccaniche e la struttura generale dell'organo;
          l'oratorio (origine XV secolo) di Santa Maria Rosa alla Madonna di Campagna. L'antico oratorio quattrocentesco è a pianta quadrata. Da un piccolo portico si accede alla cappella interna, coperta da una volta a crociera e illuminata, a destra e a sinistra, da due finestrelle aperte in corrispondenza del piccolo altare centrale. Alcune testimonianze letterarie documentano la presenza di affreschi della metà del ’400 con le immagini della «Madonna con Bambino fra i Santi Sebastiano e Rocco», la «Madonna della Misericordia» con i penitenti dell'ordine degli Umiliati, raccolti sotto il mantello e, in un tondo, il monogramma di «San Bernardino da Siena». Nel 1570 San Carlo Borromeo, in visita a Castiglione Olona, proibì le celebrazioni al suo interno e tale divieto fu poi ribadito nel 1582 per l'evidente stato di trascuratezza in cui la cappella versava. La costruzione della Chiesa della Madonna era ormai giunta a conclusione ed il piccolo oratorio fu definitivamente messo da parte  –:
          se e quali iniziative di competenza abbia attuato o intenda attuare per conservare i beni in argomento, migliorarne la fruibilità e aumentare l'attrattività dal punto di vista turistico. (4-18332)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta immediata:


      DOZZO, MARONI, BOSSI, LUSSANA, FOGLIATO, MONTAGNOLI, FEDRIGA, FUGATTI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DAL LAGO, DESIDERATI, DI VIZIA, DUSSIN, FABI, FAVA, FOLLEGOT, FORCOLIN, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MARTINI, MERONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, POLLEDRI, RAINIERI, REGUZZONI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          il decreto-legge n.  201 del 2011 anticipa, con decorrenza a partire dal 2012, il nuovo tributo imu, l'imposta che ripristina la tassazione dell'abitazione principale e che prevede, altresì, la tassazione su tutti gli altri immobili, compresi i terreni agricoli ed i terreni edificabili, diversi dalla prima abitazione, stabilendo parimenti come il gettito derivante dall'imposta sulle abitazioni principali rimanga ai comuni e che il 50 per cento del gettito d'imposta ad aliquota standard, che è fissata in 0,76 per cento, degli immobili diversi dall'abitazione principale, sia versato nelle casse dell'erario;
          a seguito della revisione della stima complessiva del gettito dell'imposta a livello nazionale e della prevista riduzione a valere sulle risorse dei singoli comuni del fondo sperimentale di riequilibrio e del fondo perequativo in misura pari al maggior gettito derivante dalla nuova disciplina dell'imposta municipale propria (imu) rispetto al gettito ici del 2010, così come previsto dall'articolo 13, comma 17, del medesimo decreto-legge 6 dicembre 2011, n.  201, il Governo è intervenuto, attraverso il decreto-legge n.  16 del 2012, stabilendo nuovi termini per il pagamento dell'imposta;
          successivamente al pagamento della prima rata, stabilita per il giorno 18 giugno 2012, infatti, è stato definito come termine ultimo per il versamento del saldo dell'imposta la data del 17 dicembre 2012;
          la continua revisione delle spettanze a favore dei comuni sul fondo sperimentale di riequilibrio e del fondo perequativo, determinata dalle modifiche del dipartimento delle finanze, ha costretto il Governo a posticipare il termine ultimo per l'approvazione dei bilanci preventivi 2012 dei comuni, ad oggi fissato al 31 ottobre 2012, data entro la quale i comuni dovranno, altresì, stabilire le eventuali variazioni delle aliquote imu, così come stabilito dal medesimo decreto-legge n.  201 del 2011, comunque entro un predeterminato range di valori, ma che, proprio in ragione dei minori trasferimenti erariali, saranno mediamente più elevate rispetto alle aliquote di base;
          successivamente alla fissazione delle aliquote imu, inoltre, gli enti locali dovranno, altresì, comunicare tali valori al Ministero dell'economia e delle finanze, il quale provvederà poi a pubblicare sul proprio sito tali determinazioni, in modo da consentire ai cittadini di poter calcolare con certezza l'importo del versamento da effettuare, sia per l'abitazione principale che per gli altri immobili;
          la congiunzione dei fattori sopra descritti comporterà la pubblicazione dei valori d'imposta a ridosso della scadenza per il versamento dell'ultima rata dell'imposta, rendendo problematico il procedimento per la corresponsione, sia per i cittadini, i quali si suppone attenderanno gli ultimi giorni per liquidare il tributo, sia per i centri di assistenza fiscale, i quali, non potendo calcolare per tempo e con la dovuta precisione gli importi da versare, si ritroveranno certamente in una situazione in cui la possibilità di poter commettere degli errori sarà estremamente elevata –:
          se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative per posticipare il termine per il versamento dell'ultima rata dell'imposta municipale unica, oggi previsto per il 17 dicembre, al 31 dicembre 2012. (3-02578)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:


      BERNARDO e GIAMMANCO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          il 30 luglio 2012 l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato – AAMS ha pubblicato un bando di gara per l'affidamento in concessione dell'esercizio di giochi pubblici attraverso rete fisica, specificatamente si tratta dell'affidamento di duemila concessioni per la raccolta di scommesse ippiche, sportive e su eventi virtuali;
          il suddetto bando di gara prevede, a carico dei soggetti partecipanti, una garanzia provvisoria di un anno, tramite fideiussione bancaria o assicurativa, di importo pari a 20mila euro per ogni diritto di cui si chiede l'assegnazione e comunque pari ad almeno 60mila euro. Inoltre, è richiesta anche una garanzia a copertura degli obblighi della concessione che deve essere costituita in forma di cauzione;
          il 29 settembre 2012 una quarantina di piccoli concessionari delle scommesse affiliati al sindacato Assosnai ha presentato ricorso al TAR avverso al bando di gara, ritenendo che le cauzioni elevate richieste nonché la devoluzione di beni siano oneri troppo alti che i piccoli concessionari non possono sopportare;
          il 2 ottobre 2012 il TAR del Lazio ha respinto il citato ricorso per l'ottenimento di una sospensiva del bando di gara, indicando, tra le motivazioni, il fatto che «le ricorrenti non evidenziano in modo concreto se tutte siano direttamente escluse dalla gara per mancanza dei requisiti di partecipazione»;
          nel 2016 scadranno le concessioni, ma non si ha ancora alcuna informazione circa la struttura e le modalità della prossima gara;
          il decreto-legge n.  158 del 2012, il cui disegno di legge di Conversione è attualmente all'esame del Senato attraverso un maggior controllo del fenomeno della ludopatia, mira a garantire uno sviluppo equilibrato e professionale del settore dei giochi;
          a giudizio dell'interrogante, affidare le concessioni per le scommesse stabilendo un parallelismo tra le elevate garanzie che possono essere prestate all'AAMS e la professionalità degli operatori non rende giustizia a tutti quei piccoli imprenditori che operano nel settore con professionalità ed integrità  –:
          se non intenda valutare dettagliatamente quanto esposto in premessa, al fine di evitare che le gare per l'affidamento di concessioni per la raccolta delle scommesse siano di fatto favorevoli solo ai grandi gruppi che operano nel settore, pregiudicando fortemente la concorrenza e i diritti delle aziende di minori dimensioni. (5-08347)


      BARBATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          nel corso degli ultimi mesi l'opinione pubblica è stata fortemente colpita da numerosi scandali concernenti gravi illegalità nella gestione dei finanziamenti riconosciuti ai gruppi politici costituiti presso i consigli regionali;
          in tale contesto emerge con forza l'esigenza di assicurare la massima trasparenza e il pieno rispetto della legalità nella gestione di tutti i finanziamenti pubblici erogati ai gruppi politici nell'ambito delle assemblee elettive, nonché per quanto riguarda la gestione di tali risorse da parte dei medesimi gruppi;
          in particolare, appare fondamentale assicurare la piena applicazione della normativa tributaria per quanto attiene alle somme riconosciute ai propri componenti dai gruppi politici presenti presso assemblee elettive, sia a livello nazionale sia a livello locale;
          sembra, infatti, che non ci sia piena chiarezza circa il trattamento tributario delle somme che i predetti gruppi attribuiscono a vario titolo a propri componenti, laddove invece dovrebbe risultare incontrovertibilmente che tali somme costituiscono componenti positive di reddito, sulle quali è necessario applicare l'Irpef;
          a tale proposito occorre segnalare come l'articolo 52, comma 1, lettera b), del testo unico delle imposte sui redditi (TUIR), nello stabilire che non concorrono a formare il reddito imponibile IRPEF le somme erogate ai titolari di cariche elettive pubbliche a titolo di rimborso spese «purché l'erogazione di tali somme e i relativi criteri siano disposti dagli organi competenti a determinare i trattamenti dei soggetti stessi», non sembri chiarire del tutto la problematica segnalata, in quanto non indica se la predetta esenzione riguardi solo le somme erogate direttamente dagli organi elettivi ai componenti dei collegi stessi, ovvero anche quelle erogate in favore di questi ultimi da parte dei relativi gruppi politici, senza inoltre determinare con chiarezza quali siano le erogazioni riconducibili alla tipologia dei rimborsi spese, la cui individuazione è invece lasciata alla discrezionalità delle diverse assemblee;
          al di là di tale profilo interpretativo, non sembra comunque più giustificabile, nell'attuale fase di difficoltà economica nella quale versano il Paese ed i cittadini, soprattutto quelli meno abbienti, ogni forma di privilegio tributario in favore dei rappresentanti elettivi, i quali, alla luce del principio generale di uguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione, e nel rispetto del principio sancito in merito dall'articolo 53 della Costituzione, devono anch'essi essere chiamati «a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva, senza alcuno sconto o favore;
          l'attuale quadro normativo tributario in materia si presta invece facilmente ad equivoci ed abusi inaccettabili, che dunque devono essere eliminati in radice e repressi;
          la questione assume il massimo rilievo, non solo sotto il profilo delle entrate tributarie, ma, soprattutto, sotto quello etico-politico;
          infatti, nell'attuale fase di grave crisi economico-finanziaria, nella quale i contribuenti sono stati chiamati dalle sette manovre finanziarie adottate finora nel corso degli ultimi due anni, a pagare il prezzo per la stabilizzazione della finanza pubblica, subendo le pesantissime conseguenze di un forte incremento della pressione fiscale, risulterebbe scandaloso se i rappresentanti eletti dal popolo non adempissero con esattezza e puntualità ai propri obblighi tributari in riferimento a tutti gli emolumenti loro riconosciuti;
          risulta dunque urgente fugare ogni ombra in merito, riaffermando con forza il principio secondo cui anche tutte le somme attribuite dai gruppi politici parlamentari o consiliari ai propri componenti devono essere assoggettati al prelievo Irpef  –:
          quali iniziative urgenti intenda assumere per chiarire se le somme riconosciute a titolo diverso dai rimborsi spese dai gruppi politici, costituiti presso le assemblee elettive a livello parlamentare o locale, a loro componenti, siano effettivamente assoggettate all'IRPEF, se non ritenga comunque doveroso assumere iniziative a livello normativo per eliminare ogni esenzione in merito sottoponendo a prelievo tutte le somme erogate ai rappresentanti eletti, nonché se intenda impartire direttive all'Amministrazione finanziaria per verificare la piena e corretta applicazione della disciplina in tale materia. (5-08348)


      LO MONTE, ZELLER e BRUGGER. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 11, comma 2, della, legge 30 dicembre 1991, n.  413, stabiliva che il reddito degli immobili riconosciuti di interesse storico o artistico, ai sensi della legge 1o giugno 1939, n.  1089, e successive modificazioni e integrazioni, veniva determinato mediante l'applicazione della minore tra le tariffe d'estimo previste per le abitazioni della zona censuaria nella quale era collocato il fabbricato;
          come avvalorato sia dall'Agenzia delle entrate, con risoluzione 28/E del 9 marzo 2011, sia dal consolidato orientamento della Corte di Cassazione, sezioni unite civili, con sentenze 16111 del 22 luglio 2011 e 14149 del 18 giugno 2009, il trattamento di favore sarebbe spettato anche in caso di locazione di tali fabbricati;
          in conseguenza di ciò, il contribuente poteva indicare soltanto il reddito fondiario, con esclusione del canone di locazione e, quindi, del reddito effettivo;
          l'articolo 4 del decreto-legge 2 marzo 2012, n.  16, nel testo integrato dalla legge di conversione 26 aprile 2012, n.  44, ha recentemente disposto, al comma 5-quater, l'abrogazione del citato comma 2 dell'articolo 11 della legge n.  413 del 1991, prevedendo invece, al comma 5-sexies, la riduzione del reddito imponibile derivante dai canoni di locazione pari al 35 per cento;
          la legge 9 dicembre 1998, n.  431, in materia di disciplina delle locazioni abitative, prevede, tra le tipologie contrattuali per le quali è possibile optare ai fini della locazione di un immobile, l'ipotesi di un canone predeterminato dagli accordi locali, la cui reale efficacia è strettamente condizionata dall'esistenza di accordi comunali che prevedano sì canoni più bassi rispetto a quelli di mercato, ma comunque ragionevoli;
          l'articolo 8, comma 1, della stessa legge n.  431 stabilisce che, nei comuni ad alta densità abitativa, il reddito imponibile derivante al proprietario dai contratti stipulati o rinnovati è ulteriormente ridotto del 30 per cento;
          mentre prima dell'entrata in vigore del decreto-legge 2 marzo 2012, n.  16 i proprietari di immobili storico-artistici non avevano nessun interesse ad applicare il regime di cui alla legge n.  431 del 1998, in quanto il reddito imponibile non veniva formato dai canoni percepiti, ora la situazione si presenta radicalmente diversa;
          appare agli interroganti irragionevole escludere i locatori di immobili vincolati che stipulano contratti di locazione nel rispetto dei requisiti richiesti dall'articolo 8, comma 1, della legge n.  431 del 1998 dalle agevolazioni previste dalla stessa legge  –:
          se la riduzione del 30 per cento della base imponibile, come prevista dall'articolo 8, comma 1, della legge 9 dicembre 1998, n.  431, si applichi – ferma restando la riduzione di cui all'articolo 4 del decreto-legge n.  16 del 2012 – anche nel caso della locazione a canone convenzionato di un immobile di interesse storico-artistico, ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n.  42. (5-08349)


      FUGATTI e VANALLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 14 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n.  201, istituisce, a decorrere dal 1o gennaio 2013, il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi (TARES), a copertura dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento, svolto in regime di privativa dai comuni e dei costi relativi ai servizi indivisibili dei comuni senza indicare, tuttavia, quali essi siano;
          la TARES si pone altresì lo scopo di definire in modo chiaro ed univoco la lunga questione relativa alla natura giuridica della prestazione patrimoniale dovuta a fronte dei servizi di smaltimento dei rifiuti e l'assoggettamento delle somme all'imposta sul valore aggiunto (IVA), oggetto di numerose interpretazioni giuridiche senza di fatto proporre una soluzione univoca sia per il futuro che per il passato;
          il medesimo decreto-legge n.  201 del 2011, al comma 12 dell'articolo 14, prevede altresì che «Con regolamento da emanarsi entro il 31 ottobre 2012, ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n.  400, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze e del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, sono stabiliti i criteri per l'individuazione del costo del servizio di gestione dei rifiuti e per la determinazione della tariffa. Il regolamento emanato ai sensi del primo periodo del presente comma si applica a decorrere dall'anno successivo alla data della sua entrata in vigore. Si applicano comunque in via transitoria, a decorrere dal 1° gennaio 2013 e fino alla data da cui decorre l'applicazione del regolamento di cui al primo periodo del presente comma, le disposizioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1999, n.  158»;
          la mancata emanazione del regolamento, di cui, ad oggi, tuttavia, non si hanno informazioni, ingenererà un periodo transitorio di applicazione in cui aumenterà il contenzioso con i contribuenti legato alla incertezza contenuta nella norma generale;
          la norma prevede anche come i comuni che abbiano realizzato sistemi di misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti al servizio pubblico possano prevedere l'applicazione di una tariffa avente natura corrispettiva, riscossa dal soggetto affidatario del servizio di gestione dei rifiuti urbani, così che quelli che optano per l'adozione del sistema tariffario avente natura corrispettiva applicheranno il tributo limitatamente alla componente diretta alla copertura dei costi relativi ai servizi indivisibili;
          tale opzione potrebbe determinare evidenti difficoltà di gestione della riscossione del tributo, dal momento che la componente sui rifiuti sarebbe gestita e riscossa dai gestori dei servizi, mentre la componente sui servizi indivisibili sarebbe gestita e riscossa dai comuni, così che numerosi comuni potrebbero trovarsi nella situazione di dover affrontare ulteriori costi legati al servizio di riscossione, in ragione della diversa natura della tariffa (corrispettivo) rispetto alla maggiorazione (tributo);
          il possibile affidamento della gestione di tributo e tariffa a soggetti diversi, anche alla luce del fatto che la maggior parte dei comuni italiani ha provveduto, ormai da tempo, ad esternalizzare il servizio di riscossione anche in ottemperanza dell'obbligo dello svolgimento in forma associata delle funzioni dei comuni, determinerà certamente una complicazione, in sede di dichiarazione e versamento e un probabile aumento di costi con negative ricadute sulla comunità e con un inevitabile aumento del contenzioso comune-utente;
          secondo quanto disposto dall'articolo 14, comma 13, del medesimo decreto-legge n.  201 del 2011, inoltre, a decorrere dal 2013 il fondo sperimentale di riequilibrio (FSR) e il fondo perequativo degli enti locali sono ridotti in misura corrispondente al gettito derivante dalla maggiorazione standard di 0,30 euro per metro quadro, a copertura dei costi relativi ai servizi indivisibili dei comuni, quali possono, peraltro, attraverso delibera di consiglio comunale, aumentare l'importo del tributo fino a 0,40 euro, così che in sede di predisposizione dei bilanci preventivi 2013, i comuni dovranno considerare l'entrata in vigore di questa nuova imposta che, secondo un sistema analogo a quello definito dall'IMU, ridurrà notevolmente le risorse degli enti locali;
          il medesimo articolo 14 stabilisce altresì che la superficie imponibile della Tares, per gli immobili a destinazione ordinaria, ovvero categorie catastali A, B e C, sia costituita dall'80 per cento della superficie catastale determinata secondo i criteri stabiliti dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 marzo 1998, n.  138, mentre per gli altri fabbricati, ovvero per i fabbricati categorie D ed E, l'area è costituita dalla superficie calpestabile;
          ciò potrebbe determinare una ovvia disparità di trattamento ed elevati problemi gestionali, derivanti dal fatto che i comuni potrebbero essere costretti ad incrociare i dati catastali con quelli relativi alla Tarsu/Tia, con un notevole assorbimento di risorse lavorative per gli enti locali e con un probabile insorgere di numerosi casi di contenzioso, anche alla luce del fatto che la norma stabilisce altresì come, in assenza di della banca dati catastale del dato della superficie, venga applicata una superficie convenzionale, comunque calcolata dall'Agenzia del territorio, con pagamento del tributo in acconto e conguaglio a definizione puntuale della superficie, così che i comuni potrebbero ritrovarsi a gestire per anni i pagamenti in acconto e saldo  –:
          se non ritenga opportuno valutare l'opportunità, alla luce delle considerazioni espresse in premessa riguardo alle notevoli difficoltà gestionali determinate oggi dall'imposta, di assumere iniziative per differire l'entrata in vigore della norma o per emanare, nei tempi previsti, l'apposito regolamento di cui al citato articolo 14, comma 12, così da scongiurare l'entrata in vigore del regime transitorio il quale comporterebbe, per i comuni che oggi operano in regime TARSU, l'introduzione del nucleo familiare per il calcolo della tariffa domestica, determinando una fase transitoria di difficile gestione, precisando altresì come la eventuale maggiorazione venga riscossa dallo stesso soggetto affidatario del servizio obbligando lo stesso a riversarlo al comune, così da porre rimedio alle eventuali difficoltà per il contribuente causate dallo sdoppiamento della gestione del tributo comunale sui rifiuti e della quota-parte commisurata alla tariffa avente natura di corrispettivo. (5-08350)

Interrogazione a risposta scritta:


      REGUZZONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          una recente ricerca internazionale pubblicata recentemente sulla stampa economica attribuisce al nostro Paese una posizione tra le ultime al mondo per le facilità di accesso al credito;
          da più parti arrivano segnali che confermano le enormi ed accresciute difficoltà del sistema delle piccole imprese ad accedere al credito;
          in un momento di difficoltà economica e congiunturale, l'accesso al credito non è solo uno strumento compativo, ma diventa necessario per la sopravvivenza dell'impresa  –:
          se e quali iniziative concrete di competenza il Governo abbia attuato o intenda attuare con urgenza ai fini di migliorare le condizioni di accesso al credito per le piccole e medie imprese del nostro Paese.
(4-18330)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


      BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          in data 24 giugno 2005 presso il tribunale ordinario (civile) di Roma veniva iscritto al ruolo generale il fascicolo 45393/2005 riguardante la causa civile inerente al lascito ereditario testamentario F.K. (deceduto il 4 dicembre 2003 per l'esito letale di una drammatica operazione di bypass all'ospedale Gemelli di Roma, durante la quale non mancò un lungo black-out elettrico nel reparto interessato dall'operazione), causa di successione intentata dalla vedova R.M.I.V.K. – nel testamento nominata legataria in sostituzione della legittima – avverso i due figli di prime nozze del de cuius S.K. e C.L.K., questi ultimi unici eredi universali testamentari di F.K. Sono dunque complessivamente tre gli eredi latu sensu, tutti di cittadinanza italiana come il de cuius;
          peraltro la giustizia penale ha in questi anni archiviato il procedimento penale avverso l’equipe chirurgica dell'ospedale Gemelli avviato a seguito di esposto dei fratelli K. e presentato per essere stato il loro defunto padre sottoposto ad intervento chirurgico presuntamente senza una adeguatamente anticipata prudenziale sospensione di farmaco anti-coagulante – il decesso è avvenuto a seguito di emorragia inarrestabile prodottasi ad intervento iniziato – e per ulteriori motivi tra i quali quelli relativi alla cartella clinica del paziente deceduto;
          circa la causa civile ereditaria il 2 luglio 2005 il fascicolo 45393/2005 veniva assegnato alla VIII sezione del tribunale ordinario di Roma. L'8 luglio 2005 in particolare il fascicolo stesso veniva assegnato al giudice Paolo D'Avino;
          il 18 gennaio 2011 il fascicolo in questione risulta «rimesso al giudice o al collegio per la decisione». Ad oggi non risulta depositata la sentenza di primo grado;
          dunque una causa ereditaria risulta iscritta a ruolo da 7 anni e 4 mesi, assegnata al giudice Paolo D'Avino da 7 anni e 3 mesi, e assegnata in decisione (allo stesso giudice D'Avino) da 1 anno e 9 mesi, e ancora la sentenza di primo grado non vede la luce;
          si tenga conto che la causa ereditaria R.M.I.V.K. vs. fratelli K. riguarda un patrimonio ereditario per circa l'80-90 per cento del valore formato da beni immobili. Benché il contenzioso sul testamento – basato su una asserita lesione di legittima – dal punto di vista meramente quantitativo riguardi nel complesso meno del 20 per cento dell'asse ereditario, dal momento che la nostra legislazione non impone al legatario in sostituzione di legittima che impugni un testamento per asserita lesione di legittima di circoscrivere la pretesa sulla parte immobiliare dell'asse ereditario a quei soli beni immobili la cui attribuzione giudiziale sarebbe satisfattiva della pretesa del legatario medesimo – beni che nel caso di specie sono stati peraltro elencati dall'attrice – in modo da non provocare effetti di fatto paralizzanti sulla commerciabilità della residua parte dei beni immobili dell'eredità, l'intera porzione immobiliare dell'eredità risulta in effetti sostanzialmente pressoché incommerciabile, poiché gli acquirenti interessati agli immobili dell'eredità si dileguano non appena appreso del contenzioso ereditario che ha colpito la totalità degli immobili ereditati, come si può evincere anche da visure in conservatoria, specie se a distanza di tanti anni non è nemmeno sopraggiunta la sentenza di primo grado che quanto meno avrebbe una funzione temporaneamente chiarificatrice. Di più, detti beni immobili, bisognosi di ristrutturazione come d'altronde il condominio in Roma in cui tutti sono ubicati, provenendo da un lascito ereditario eternamente «sub iudice», risultano semmai causa di gravissimi pesi finanziari, dagli oneri condominiali a quelli fiscali, per i quali gli uffici del fisco e il comune (oltre che il diritto condominiale) non fanno eccezione alcuna;
          si tenga altresì conto che le banche non concedono mutui ipotecari per finanziare l'acquisto o la ristrutturazione di immobili frutto di un lascito ereditario tuttora oggetto di contestazione – anche se quantitativamente parziale rispetto alla porzione immobiliare dell'asse ereditario – davanti alla giustizia italiana;
          a fronte di questa situazione gli eredi K. in senso lato e le loro famiglie stanno subendo un gravissimo danno economico e psicologico per i ritardi della giustizia civile italiana;
          con l'entrata in vigore del recentissimo decreto-legge n.  83 del 2012, recante misure urgenti per la crescita del Paese, convertito con modificazione dalla legge n.  134 del 2012, in virtù dell'articolo 55 del decreto, che ha riscritto l'articolo 4 della legge n.  89 del 2001 (cosiddetta legge Pinto), si è modificata in peius la procedura sugli indennizzi da giustizia lenta, costringendo i cittadini nelle condizioni degli eredi K. a dover attendere la sentenza definitiva, che chissà tra quanti anni arriverà, per poter esperire l'azione di indennizzo, di importo peraltro infinitamente inferiore al danno economico effettivo ammontante a varie centinaia di migliaia di euro che gli eredi K. stanno già concretamente subendo  –:
          se non ritenga opportuno assumere iniziative ispettive presso l'VIII sezione civile del tribunale di Roma ai fini dell'esercizio dei poteri di competenza;
          quali siano i tempi medi di decisione delle cause di successione ereditaria presso il tribunale ordinario (civile) di Roma e presso l'VIII Sezione;
          quali iniziative intenda porre immediatamente in atto affinché le cause di successione ereditaria, essendo tra quelle economicamente e psicologicamente tra le più rilevanti im assoluto per ogni famiglia italiana media coinvolta, vengano trattate e decise nel più breve tempo possibile con un percorso istruttorio e decisionale specifico nei tribunali d'Italia;
          quale sia la mole numerica ed economica del contenzioso ereditario in Italia e quali provvedimenti intenda porre in essere nell'immediato per prevenire ridurre e risolvere tale contenzioso;
          quali passi immediati intenda muovere affinché i beni immobili la cui commerciabilità sia di fatto paralizzata o colpita dai ritardi della giustizia italiana in violazione della ragionevole durata del processo di cui all'articolo 111 della Costituzione siano sottratti ad una iniqua pressione fiscale tuttora applicata come se fossero beni pienamente commerciabili, ciò in palese violazione dei principi di uguaglianza e ragionevolezza di cui agli articoli 3 e 53 della Costituzione. (4-18338)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta immediata:


      NUCARA e OSSORIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          la Calabria vive da sempre una dimensione di «transizione», perché è una regione che tradizionalmente paga la mancanza di poli produttivi in grado di essere protagonisti dello sviluppo economico e sociale;
          questa dimensione di «transizione» deve essere superata, proprio perché è una delle principali cause dell'isolamento della Calabria, che appare evidente, in particolare, se confrontato con la Sicilia, perché caratterizzato da una carenza strutturale di infrastrutture e collegamenti;
          per tali ragioni appare necessario investire con decisione nel settore delle infrastrutture e, in particolare, sui porti di Reggio Calabria e Gioia Tauro e sull'aeroporto di Reggio Calabria, nell'ambito di un piano di investimenti strategici coerenti con le reali esigenze del territorio e con le sue enormi potenzialità, giacché la Calabria potrebbe diventare nel commercio una realtà di riferimento per gli altri Paesi dell'area del Mediterraneo;
          una delle principali risorse per la regione dovrebbe essere rappresentata dall'industria del turismo, che non può, però, svilupparsi sul territorio senza i necessari interventi in ordine alla viabilità e, più in generale, come sopra affermato, alle infrastrutture della regione;
          fra le priorità che è indispensabile stabilire, ai fini di un'efficace politica infrastrutturale, non vi è dubbio vi siano lo sviluppo dell'area portuale della provincia di Reggio Calabria, il completamento urgente dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, il potenziamento e la messa in sicurezza della strada statale 106 Jonica, il potenziamento e la messa in sicurezza della strada statale 18 tirrenica, il potenziamento e il rilancio dell'aeroporto dello Stretto, a servizio di due città metropolitane quali Reggio Calabria e Messina, il rafforzamento dell'aeroporto di Crotone;
          appare, altresì, necessario promuovere, attraverso un tavolo permanente Cipe-regioni del Mezzogiorno e Trenitalia o altri concessionari, un efficace monitoraggio della qualità del servizio di trasporto passeggeri di media e lunga percorrenza, anche con riferimento al contratto di servizio con Rete ferroviaria italiana;
          è, infine, opportuno assumere in tempi rapidi ogni atto necessario per dare attuazione all'accordo di programma quadro che ha previsto finanziamenti per un totale di 459 milioni di euro a favore dell'area di Gioia Tauro, così da accelerare le procedure e dare compiuta attuazione agli impegni sottoscritti, affinché l'area portuale di Gioia Tauro sia segnalata alla Commissione europea come polo economico e produttivo in cui superare l'attuale assenza di interazione tra impianto portuale e sistema produttivo;
          a proposito della Calabria, il repubblicano Gaetano Sardiello all'Assemblea Costituente sosteneva – era il 1947 – che se si fossero dati a quella terra desolata scuole, ferrovia, strade, ospedali, forse si sarebbe recuperata alla democrazia una parte del suolo italiano. Non si è voluto recuperarla e non la si vuole recuperare. È del tutto inutile sciogliere consigli comunali quando non si prosciuga l'acqua in cui nuota la criminalità organizzata. E lo Stato, per quanto riguarda la Calabria, a parere degli interroganti, sta violando da sempre gli articoli 4, 9, 16, 32 e 34 della Costituzione;
          recentemente il Ministro Barca ha affermato – come riportato dal New York Times –: «La qualità dei servizi essenziali è inadeguata e in Calabria il problema è particolarmente grave». Se lo dice un autorevole membro del Governo, non bisogna aggiungere altro –:
          se il Governo non ritenga necessario ed opportuno procedere ad istituire un tavolo di confronto permanente con la regione, le istituzioni locali, le forze imprenditoriali e sociali dell'economia della regione, per delineare un piano di interventi concreti e di investimenti finalizzati alla creazione di un sistema infrastrutturale adeguato e competitivo per tutta la Calabria, posto che tale decisione, anche in considerazione del terremoto che di recente ha colpito una parte del territorio calabrese, rappresenterebbe una risposta esemplare e la dimostrazione della reale vicinanza delle istituzioni alla popolazione di tutta la regione. (3-02576)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      PIZZOLANTE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          l'emanazione del decreto-legge n.  73 del 2012, convertito dalla legge n.  119 del 2012, dimostra che il Governo ha preso atto delle difficoltà connesse alle nuove norme sulla qualificazione delle imprese previste dal regolamento di esecuzione ed attuazione del codice dei contratti pubblici, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n.  207;
          il suddetto decreto-legge, novellando il comma 14 dell'articolo 357, del decreto del Presidente della Repubblica n.  207 del 2010, consente l'utilizzabilità per la categoria OG11 dei certificati di esecuzione dei lavori emessi ex decreto del Presidente della Repubblica n.  34 del 2000, a condizione di attribuire, in via convenzionale, l'importo delle lavorazioni eseguite, secondo le percentuali indicate dalla norma, alle categorie OS3 (20 per cento), OS28 (40 per cento) e OS30 (40 per cento);
          tale attribuzione convenzionale va ritenuta corretta in quanto la somma dei valori convenzionali non può che essere pari all'importo dei lavori eseguiti;
          l'articolo 79, comma 16, del decreto del Presidente della Repubblica n.  207 del 2010 prevede, invece, che per qualificarsi nella categoria OG11 occorre dimostrare l'esecuzione di lavori rispettivamente del 40 per cento nella categoria OS3, del 70 per cento nella categoria OS28 e del 70 per cento nella categoria OS30, con la conseguenza che per ottenere la qualificazione in una classifica, occorre avere eseguito lavori pari a 1,8 volte l'importo della classifica richiesta (per esempio, per ottenere la qualificazione nella classifica pari ad euro 2.000.000.00, occorre avere eseguito lavori per un importo pari ad euro 3.600.000,00);
          il comma 16 del richiamato articolo 79 prevede altresì che l'impresa qualificata nella categoria OG11 può eseguire i lavori in ciascuna delle categorie OS3, OS28 e OS30 per la classifica corrispondente a quella posseduta;
          le disposizioni di cui all'articolo 79, comma 16, del decreto del Presidente della Repubblica, n.  207, hanno effetti negativi per l'accesso delle piccole e medie imprese al mercato delle opere pubbliche, in quanto comportano che le classifiche di importo ottenibili nella categoria OG11 vengano dimezzate rispetto al passato, non risultando congrue rispetto alle effettive capacità e qualifiche in possesso delle imprese  –:
          ad adottare le iniziative normative necessarie per allineare alle percentuali di cui al novellato comma 14-bis dell'articolo 357 del decreto del Presidente della Repubblica n.  207 del 2010 (20 per cento per la categoria OS3, e 40 per cento per le categorie OS28 e OS30) quelle previste dall'articolo 79, comma 16, del medesimo decreto del Presidente della Repubblica n.  207 del 2010 (ad oggi, rispettivamente, 40 per cento, 70 per cento e 70 per cento), oltre che ad allineare alle medesime percentuali (20 per cento per la categoria OS3, e 40 per cento per le categorie OS28 e OS30, rispetto alla classifica della categoria OG11) la capacità per l'impresa qualificata nella categoria OG11 di eseguire i lavori in ciascuna delle categorie OS3, OS28 e OS30 al fine di sostenere l'accesso il più ampio possibile delle piccole e medie imprese al mercato dei lavori pubblici. (5-08351)

Interrogazioni a risposta scritta:


      CIRIELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          da notizie provenienti da organi di stampa emerge che Trenitalia – divisione trasporto regionale – sarebbe in procinto di sopprimere dodici corse quotidiane sulla tratta ferroviaria Napoli-Nocera-Cava de’ Tirreni-Vietri sul Mare-Salerno;
          tale soppressione, che si aggiunge alla riduzione già stabilita con l'entrata in vigore del nuovo orario ferroviario del 9 settembre 2012, rappresenterebbe il risultato dei recenti tagli ai finanziamenti erogati alle regioni per il trasporto pubblico locale;
          come dichiarato nelle scorse settimane dall'assessore della regione Campania ai trasporti ed alla viabilità Sergio Vetrella anche in qualità di coordinatore della Commissione infrastrutture e mobilità della Conferenza delle regioni, con gli ultimi provvedimenti il Governo avrebbe ridotto di circa 700 milioni di euro i fondi stanziati per il trasporto regionale, passando da circa 2 miliardi e 50 milioni di euro nel 2010 a circa 1 miliardo e 200 milioni di euro nel 2013, con una diminuzione annua stimata del 20 per cento;
          la suddetta riduzione della spesa pubblica avrebbe inciso direttamente sui servizi di trasporto pubblico locale, oggetto di una costante riduzione per effetto del mancato rispetto, da parte degli enti regionali, del contratto di servizio stipulato con Trenitalia;
          l'incresciosa situazione è stata più volte denunciata anche dai sindacati che, nel considerare i tagli al trasporto ferroviario un danno al territorio, agli utenti ed all'immagine stessa della città di Salerno, hanno proclamato uno sciopero di 24 ore del comparto il 28 e 29 ottobre 2012;
          l'interrogante ha più volte denunciato, attraverso atti di sindacato ispettivo (in particolare, n.  4/04641 del 29 ottobre 2009 e n.  4/13271 del 21 settembre 2011), le precarie condizioni del trasporto pubblico in provincia di Salerno, delle opere infrastrutturali e delle esigenze dell'utenza di un miglioramento complessivo dei servizi, anche al fine di non penalizzare ulteriormente il già difficile tessuto socio-economico del territorio in questione;
          il trasporto pubblico locale, che risponde ad una primaria esigenza di mobilità, è strettamente connesso al fenomeno del pendolarismo, che coinvolge quotidianamente migliaia di studenti e lavoratori del territorio provinciale ed è pertanto quantomai opportuno assicurare un servizio regolare ed efficiente;
          negli ultimi anni, anche per motivi commerciali, i servizi ferroviari in Italia hanno beneficiato di una notevole evoluzione strutturale e tecnologica nell'ambito della media e lunga percorrenza, a fronte della quale si è verificata una paradossale quanto drastica involuzione del trasporto ferroviario locale, sempre più oggetto di riduzioni, tagli e limitazioni di ogni genere  –:
          se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere, al fine di razionalizzare la spesa pubblica secondo criteri non penalizzanti per i finanziamenti regionali al comparto trasporto e mobilità;      
          se non si ritenga opportuno, considerando le precarie condizioni del trasporto pubblico in Campania e, in particolare, nella provincia di Salerno, assumere iniziative, anche normative, urgenti di competenza per assicurare un necessario miglioramento del trasporto ferroviario e, più in generale, del trasporto pubblico nei territori interessati. (4-18336)


      SCILIPOTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          la rinnovata stazione ferroviaria di Roma Tiburtina, inaugurata il 28 novembre 2011 alla presenza di alte cariche istituzionali e di altre illustri personalità, ad oggi, a quasi un anno da questo evento, non è stata ancora completata e i lavori sembrano ben lungi dall'essere terminati e secondo quanto dichiarato dall'amministratore delegato di Trenitalia, per la realizzazione della succitata stazione sono già stati spesi 320 milioni di euro;
          il cosiddetto ponte, una costruzione avveniristica ma di dubbia utilità, dotato di volumi enormi, sale interne sospese e spazi commerciali, è fuori dai percorsi ordinari dei 140.000 viaggiatori che giornalmente frequentano detta stazione e che utilizzano per la stragrande maggioranza i sottopassaggi preesistenti;
          gli stessi monumentali ingressi sia quello dal lato quartiere Province/Nomentano e ancor di più quello dal lato Pietralata non vengono utilizzati preferendo i viaggiatori, per motivi di tempo, avvalersi dell'accesso attraverso la piazza ipogea;
          almeno 8 binari, rimossi e ripristinati più volte, tra cui il n.  1 e il n.  2, destinati al fondamentale collegamento Orte-Fiumicino che unisce i quartieri di Roma all'aeroporto più importante d'Italia, sono ancora in disuso a seguito del rovinoso incendio del 24 luglio 2011 che ha distrutto la centrale operativa, e ridotto il numero di piattaforme disponibili con grave disagio per la circolazione dei treni;
          l'incremento nei flussi di viaggiatori giornalieri dato dall'alta velocità è risibile rispetto alla grande massa di viaggiatori locali e regionali che utilizzano il nodo di scambio della stazione Tiburtina per raggiungere le principali località del Lazio e dell'intera penisola  –:
          se e quali iniziative si intendano assumere al riguardo, posto che questa realizzazione architettonica, se non canalizzata ad un uso concreto e pratico della stessa, potrebbe determinare, ad avviso dell'interrogante, uno spreco di risorse pubbliche quanto mai deprecabile in tempi di spending review;
          se si sia inteso o si intenda procedere nei confronti di chi a causa della propria negligenza, nel mettere in sicurezza un apparato strategico e fondamentale come la centrale operativa di governo della circolazione ferroviaria, ha provocato un danno ingentissimo al traffico ferroviario italiano, danno che ancor oggi si protrae e la cui riparazione definitiva è ben lontana dal compiersi;
          se, nel procedere alla valorizzazione, al recupero e all'utilizzo degli enormi spazi del ponte sospeso, destinati altrimenti ad essere preda del degrado nel giro di poco tempo, si intenda dare in concessione per mostre ed esposizioni e per la creazione di punti di aggregazione sociale gestiti da organizzazioni senza scopo di lucro, se non addirittura per l'accoglienza del turismo giovanile con l'adattamento di parte della struttura per la creazione di ostelli della gioventù;
          se alcuni spazi possano essere affidati ad associazioni di tipo caritativo assistenziale, affinché siano impiegati per le persone senza fissa dimora che spesso frequentano le stazioni stesse, senza che ad esse possa essere fornito un minimo di assistenza. (4-18340)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


      GARAVINI, BORDO, BOSSA, BURTONE, GENOVESE, MARCHI, ORLANDO, PICCOLO e VELTRONI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 38, comma 6, del codice antimafia stabilisce che «L'Agenzia promuove le intese con l'autorità giudiziaria per assicurare, attraverso criteri di trasparenza, la rotazione degli incarichi degli amministratori, la corrispondenza tra i profili professionali e i beni sequestrati, nonché la pubblicità dei compensi percepiti, secondo modalità stabilite con decreto emanato dal Ministro dell'interno e dal Ministro della giustizia»;
          a distanza di circa tre anni dall'approvazione della legge n.  50 del 2010, non solo non è stato adottato il decreto interministeriale destinato ad assicurare l'indispensabile conoscenza pubblica circa il modo con cui l'autorità giudiziaria provvede a designare gli amministratori giudiziari, ma – circostanza ancora più rilevante – non risulta che l'Agenzia nazionale per i patrimoni di mafia (ANBSC) abbia promosso o raggiunto alcun intesa con gli uffici giudiziari per governare in modo trasparente le procedure di individuazione degli amministratori giudiziari;
          queste procedure costituivano un momento ineludibile e fondamentale del modo in cui il Parlamento, con votazione unanime, intendeva assicurare efficienza e legalità a tutto il sistema di governance dei beni sequestrati e confiscati alle mafie;
          l'adozione di queste intese è del tutto indipendente dall'entrata in vigore dell'Albo nazionale dei consulenti e dei periti tecnici, posto che si tratta di concordare con i singoli tribunali modalità di trasparenza e di rotazione degli incarichi cui le dette autorità provvedono al momento del sequestro dei beni;
          l'articolo 112, comma 1, del codice antimafia prevede che «il Direttore dell'Agenzia [...] provvede, altresì, all'attuazione degli indirizzi e delle linee guida fissate dal Consiglio direttivo in materia di amministrazione, assegnazione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati»; il medesimo articolo 112, comma 4, stabilisce che «L'Agenzia con delibera del Consiglio direttivo: a) adotta gli atti di indirizzo e le linee guida in materia di amministrazione, assegnazione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati»;
          ad oggi non risulta che il consiglio direttivo abbia adottato alcun atto di indirizzo e alcuna linea guida, i quali costituiscono lo strumento assolutamente necessario per assicurare uniformità sull'intero territorio nazionale e tra gli uffici giudiziari nelle procedure di amministrazione dei beni in sequestro e in confisca;
          tale omissione aggrava in modo irrimediabile la condizione operativa dell'Agenzia che deve far fronte, con un organico del tutto insufficiente e senza mezzi adeguati, a prassi, iniziative, soluzioni tecniche del tutto frammentarie e disorganiche che variano da ufficio ad ufficio con ricadute negative sulle successive attività di assegnazione e di destinazione dei beni confiscati  –:
          quali iniziative intendano adottare il Ministro dell'interno, nell'esercizio dei poteri di vigilanza che la legge gli conferisce, e il Ministro della giustizia per risolvere in breve tempo le gravi difficoltà ed i deficit di iniziativa sopra ricordati. (4-18333)


      POLLEDRI e MONTAGNOLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          il 31 dicembre 2012 cesserà la gestione commissariale dell'emergenza profughi, conseguente alla crisi nordafricana, che, attraverso apposite ordinanze, era stata affidata alla protezione civile;
          secondo i dati del Ministero dell'interno, diffusi da organi di stampa nel 2011 le commissioni territoriali italiane hanno esaminato circa 25.626 richieste di asilo, riconoscendo lo status di rifugiato a 2.057 richiedenti e accordando 2.569 protezioni sussidiarie e 5.662 protezioni umanitarie;
          nei primi tre mesi del 2012, durante il perdurare dell'emergenza nord africana sono stati respinti circa i due terzi delle istanze di asilo (5.365 respinte su 7.090 presentate);
          alla luce dei dati sopra riportati ed in considerazione del superamento della fase più acuta della crisi nordafricana si evidenzia la necessità di procedere, secondo le ordinarie norme vigenti in tema di immigrazione, al rimpatrio di quanti, sfuggiti da scenari di guerra civile, si trovino ora sul territorio italiano senza titolo;
          tale situazione va affrontata tempestivamente, anche in considerazione dell'impatto sociale che potrà crearsi nelle città italiane a seguito dell'uscita dai centri di accoglienza di persone prive di qualsiasi occupazione e quindi di mezzi leciti di sussistenza;
          contrariamente a questi auspici, si apprende, da notizie di stampa, che il Governo, anche attraverso eventuali intese con le regioni, intenderebbe varare un piano di rientro nei Paesi di origine di questi immigrati, non aventi titolo a protezione internazionale, attraverso il pagamento del viaggio e la corresponsione di una cifra di 1500 euro, a carico dello Stato;
          tali intendimenti, se confermati, rappresenterebbero una scelta indifendibile nell'attuale situazione economica che vede il tasso di disoccupazione giovanile ai massimi storici ed una situazione occupazionale generale drammatica per i lavoratori italiani;
          a fronte di tale situazione si corrisponderebbe a stranieri sostanzialmente clandestini una somma di danaro che, commisurata al costo della vita nei Paesi di origine, è da considerarsi significativa, realizzando una evidente discriminazione nei confronti dei giovani italiani in cerca di occupazione che non hanno mai usufruito di forme di sostegno al reddito in quanto mai occupati e dei disoccupati che non sono più beneficiari di ammortizzatori sociali  –:
          quali siano gli intendimenti del Governo in ordine alla necessità di provvedere tempestivamente al rimpatrio degli immigrati clandestini di cui in premessa, senza ulteriori aggravi per le finanze pubbliche. (4-18334)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta immediata:


      BINETTI, NUNZIO FRANCESCO TESTA, DE POLI, CALGARO, ZINZI, GALLETTI, RAO, COMPAGNON, CICCANTI, VOLONTÈ, TASSONE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          la maggioranza delle scuole di specializzazione in medicina ha durata tra i cinque e i sei anni, nel corso dei quali è previsto che uno specializzando possa avere un periodo di proroga complessivamente non superiore ad un anno, per motivi di salute o per maternità;
          attualmente gli specializzandi non godono più di una borsa di studio, ma di un vero e proprio contratto di lavoro, con tutti i diritti e doveri che ne conseguono;
          all'interno di ogni scuola di specializzazione, oltre agli obiettivi generali previsti a livello nazionale per ciascun tipo di specializzazione, la direzione di ogni scuola fissa un piano di studi, con obiettivi teorici e pratici molto concreti e distribuiti razionalmente lungo tutto il periodo della scuola di specializzazione;
          si cerca di rispettare criteri di propedeuticità e di progressività, sia sul piano tecnico-scientifico che sul piano dell'assunzione personale di responsabilità, in modo che lo studenti arrivi al termine della sua specializzazione avendo acquisito la necessaria autonomia e l'imprescindibile competenza;
          il recupero del tempo di interruzione della specializzazione legato alla maternità avviene o immediatamente al termine del periodo di congedo per maternità – in tal caso la specializzanda perderà il contatto con il suo gruppo iniziale di riferimento, si troverà in una posizione sfalsata rispetto ai colleghi dell'anno di iscrizione successivo al suo e non riuscirà più a sostenere gli esami di fine anno con qualche coorte di studenti; in compenso potrà sostenere gli esami dopo aver compiuto tutto il tirocinio dell'anno in corso e la sua progressione negli studi avverrà con un certo ordine – oppure il recupero, invece, avviene al termine del periodo ufficialmente previsto rispetto all'anno dell'immatricolazione nella scuola di specializzazione – in tal modo la specializzanda si potrà reinserire velocemente nel suo gruppo di riferimento, ma non recupererà più la progressione fisiologica del suo iter formativo, perché il raggiungimento degli obiettivi relativi al periodo di congedo in maternità avverrà alla fine del suo iter professionale  –:
          quando e come si debba calcolare il recupero del tempo di interruzione della specializzazione legato alla maternità, in genere trattandosi di 5 mesi, dal momento che si possono creare due diverse situazioni, che presentano forme diverse di disagio. (3-02574)

Interrogazioni a risposta scritta:


      REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere – premesso che:
          le neurofibromatosi (NF) sono un gruppo di malattie genetiche che contano oltre 1,5 milioni di malati nel mondo, di cui almeno 20.000 in Italia. Sono accomunate dalla presenza di tumori benigni che crescono lungo il decorso dei nervi (neurofibromi). Le due forme più frequenti e meglio conosciute sono la NF1 e la NF2;
          NF1 è detta anche «forma periferica» o «malattia di von Recklinghausen». Colpisce una persona ogni 4.000 nati. È dovuta all'alterazione di un gene localizzato sul cromosoma 17. Nel 50 per cento dei casi viene ereditata da un genitore affetto (casi familiari) e nel restante 50 per cento compare spontaneamente nel figlio di genitori non affetti (casi sporadici). È caratterizzi dalla precoce comparsa sulla pelle di macchie colore caffè-latte e poi di neurofibromi, nella forma di noduli cutanei e/o sottocutanei. Il 30-40 per cento dei soggetti presenta disturbi di apprendimento. Circa il 20 per cento dei casi si associa a una o più complicanze: tumori cerebrali (in particolare delle vie ottiche ed extracerebrali, epilessia, ritardo mentale, scoliosi grave, pseudoartrosi della tibia, ipertensione arteriosa, danni estetici/psicologici e altre). La diagnosi prenatale è possibile nei casi familiari e quando viene preventivamente caratterizzata la mutazione di un caso sporadico;
          NF2 è definita anche «forma centrale» o «acustica». Colpisce una persona ogni 40.000 nati. È dovuta all'alterazione di un gene localizzato sul cromosoma 22. Nel 50 per cento dei casi viene ereditata da un genitore affetto (casi familiari) e nel restante 50 per cento compare spontaneamente nel figlio di genitori non affetti (casi sporadici). È caratterizzata dalla comparsa, in età giovanile o adulta, di tumori benigni che colpiscono il nervo acustico (schwannomi vestibolari), spesso di entrambi i lati, il cervello e il midollo spinale. Si manifesta con progressiva diminuzione dell'udito sino alla sordità, perdita dell'equilibrio e dell'orientamento spaziale o con altri sintomi neurologici, che variano in rapporto alla sede dei tumori. Spesso è presente anche una sorta di cataratta (opacità sottocapsulare posteriore giovanile) che, con il tempo, causa un grave deficit visivo. Le macchie caffè-latte e i neurofibromi sono presenti in numero limitato. La diagnosi prenatale è possibile nei casi familiari e quando viene preventivamente caratterizzata la mutazione di un caso sporadico  –:
          se esista un coordinamento che ha portato o porterà all'individuazione di uno o più centri di eccellenza per la cura della patologia in argomento;
          se esista un coordinamento tra i vari soggetti istituzionali (ministeri, regioni, IRCCS, centri di ricerca, università e altro) nel campo della ricerca scientifica e clinica per la cura della patologia in argomento;
          se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
              a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
              b) sviluppare la ricerca in questo settore;
              c) fornire supporto a malati e famiglie, anche attraverso centri di ascolto e assistenza ovvero attraverso il sostegno alle associazioni di malati;

          quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-18329)


      REGUZZONI e MONTAGNOLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          la miastenia (MG) è una malattia del sistema immunitario il quale non riconosce più come propria una parte di una struttura normalmente presente nel nostro organismo, la giunzione neuromuscolare, responsabile del passaggio dell'impulso nervoso dal nervo al muscolo consentendo al muscolo di contrarsi. Per cause non ancora del tutto chiare, il sistema immunitario produce autoanticorpi diretti contro la giunzione neuromuscolare determinando un malfunzionamento: la contrazione muscolare è meno efficace, inizia «normalmente» ma si esaurisce facilmente, recuperando solo dopo un periodo di riposo. La MG può colpire uomini e donne di qualunque età ed etnia: si osserva più frequentemente nelle giovani donne (tra i 20 e i 30 anni) e negli uomini adulti (tra i 50 e i 60 anni); più del 50 per cento dei pazienti ha un'età inferiore a 35 anni, raramente (circa 10 per cento dei casi) sono colpiti individui di età inferiore a 10 anni, la MG si presenta in maniera improvvisa, senza alcun preavviso, con i sintomi di una strana, «incomprensibile» debolezza e stanchezza muscolare, che nulla ha a che vedere con quella avvertita nei soggetti normali, in seguito a uno sforzo fisico, soprattutto se prolungato. Il miastenico non si sente «stanco», avrebbe, voglia di fare, muoversi, ma non trova la forza adeguata per farlo. Tipica della MG è l'esauribilità muscolare, la progressiva perdita della forza muscolare che aumenta con il prolungarsi dello sforzo e che ritorna normale con il riposo; mentre sta svolgendo occupazioni assolutamente «normali», il soggetto miastenico si accorge di non essere più in grado di continuarle in maniera adeguata. Altri sintomi più comuni sono: (a) ptosi palpebrale (abbassamento di una o entrambe le palpebre legato alla difficoltà muscolare di tenerle sollevate); (b) diplopia (il vedere «doppio»); (c) difficoltà a masticare; (d) disfagia (difficoltà a deglutire); (e) difficoltà a parlare (da alterazioni minime a gravi, per esempio non comprensibilità del linguaggio). Caratteristica è l'incoerenza della debolezza ed esauribilità muscolare, variabili da soggetto a soggetto e nei diversi momenti della giornata. Raramente l'improvvisa e strana «debolezza» muscolare può comparire in concomitanza ad altre condizioni, quali: (a) infezioni (per esempio virali come l'influenza); (b) ciclo mestruale; (c) gravidanza e allattamento; (d) stress fisici e/o psichici; (e) interventi chirurgici; (f) somministrazione di farmaci (per esempio alcuni antibiotici, anestetici come i curarici). Può essere interessato qualsiasi distretto muscolare, anche quelli regolano la deglutizione e la respirazione. Non sono coinvolti né il cuore né la muscolatura liscia. Si è osservato anche che le alterazioni dell'umore (depressione, ansia e altro) possono influire negativamente sull'andamento della malattia. Con il progredire e l'aggravarsi della malattia possono comparire difficoltà respiratorie anche gravi  –:
          se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
              a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
              b) sviluppare la ricerca in questo settore;
          quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-18331)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
          sabato 27 ottobre 2012 è stato interrotto, a seguito delle rassicurazioni del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e del Ministro della salute, lo sciopero della fame, iniziato lo scorso 21 ottobre da parte di disabili gravissimi di ogni regione italiana, per protestare contro il ritardo nel varo del Piano nazionale, sulla non autosufficienza;
          nel mese di aprile il Governo aveva promesso di approvare tale Piano entro un mese, ma da allora nessun passo avanti è stato fatto;
          lo sciopero della fame, dà circa 60 disabili gravi e gravissimi, per la maggior parte affetti da sclerosi laterale amiotrofica (SLA), era stato proclamato a causa di questo ingiustificato e insopportabile ritardo che rischia, allo stato attuale, di aggravare ulteriormente il profondo disagio del settore che, con la destinazione di adeguate e indispensabili risorse finanziarie ai fondi per la disabilità, potrebbe assicurare alle persone diversamente abili il pieno esercizio dei diritti alla salute, all'assistenza, alla scuola e al lavoro;
          la mancata approvazione del Piano nazionale sulla non autosufficienza si sta traducendo in una grave lesione del diritto all'uguaglianza di trattamento e del diritto all'assistenza;
          a fronte di quanto premesso, è necessaria un'immediata inversione di rotta che consenta di recuperare a questa grave inadempienza, destinando altresì maggiori risorse all'ampio mondo della disabilità;
          al centro della Costituzione italiana sta il riconoscimento e la piena tutela della dignità della persona, a maggior ragione, dunque verso le persone in gravissime difficoltà di salute;
          le persone diversamente abili attendono fiduciose i provvedimenti concreti, che faranno seguito alle rassicurazioni del Ministro della salute e del Ministro del lavoro e delle politiche sociali  –:
          quali siano stati i motivi del ritardo nell'approvazione del Piano nazionale sulla non autosufficienza e quali le urgenti iniziative previste in ottemperanza alle promesse fatte al fine di colmare questa grave inadempienza.
(2-01718) «Delfino, Galletti, De Poli, Binetti, Calgaro, Capitanio Santolini, Ria, Anna Teresa Formisano, Nunzio Francesco Testa».

Interrogazione a risposta in Commissione:


      DI PIETRO, DI GIUSEPPE e PALADINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          è nota la vexata-quaestio della Società meridionale Inerti srl (SMI) di Mafalda, un'azienda storica del Molise che per trent'anni ha prodotto prefabbricati in cemento, chiusa nel 2009 in favore di un progetto di costruzione di una centrale a biomasse, peraltro mai realizzata;
          la centrale a biomasse doveva essere realizzata dalla società Dafin spa autorizzata a realizzare l'impianto con delibera del consiglio comunale n.  25 del 26 novembre 2008;
          il piano di sviluppo industriale della DAFIN, prevedeva originariamente il reimpiego delle unità lavorative in quota SMI, senza specificarne il numero e le modalità contrattuali;
          il 26 ottobre 2009 è partito il regime di cassa integrazione ordinaria, per gli oltre ottanta lavoratori della SMI, trasformatosi in cassa integrazione straordinaria per il periodo compreso tra il dicembre 2009 e il dicembre 2011, data in cui è iniziata la cassa integrazione in deroga, che è stata successivamente rinnovata, per gli attuali 66 beneficiari, fino al 28 ottobre 2012;
          sono stati presentati diversi atti di sindacato ispettivo, ad oggi senza risposta, in merito alla vicenda che, è bene ricordare, cagionerà la perdita del posto di lavoro ai circa ottanta ex dipendenti della SMI e ad altrettanti operai dell'indotto, con conseguente chiaro danno per l'economia di queste famiglie;
          già il 28 marzo e il 1o giugno 2012, sia le organizzazioni sindacali, sia l'azienda sia anche Confindustria, hanno chiesto un incontro con il Presidente della regione Molise Iorio e l'assessore alle attività produttive, Scasserra;
          è improcrastinabile, a parere degli interroganti, un immediato intervento istituzionale, vista la contingenza dei tempi della cassa integrazione in deroga, al fine di valutare la possibilità, se non di conservare il posto di lavoro, quantomeno di ricollocare i lavoratori in oggetto  –:
          se non ritenga di voler intervenire convocando le parti in causa al fine di individuare una soluzione per salvaguardare i livelli occupazionali. (5-08343)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata:


      FAENZI e PAOLO RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
          il settore ippico versa in una perdurante situazione di crisi, che presenta numerosi e crescenti motivi di preoccupazione e che richiede tempestivi interventi di ristrutturazione e di rilancio, trattandosi di attività che occupano, nella complessiva filiera, circa 50.000 famiglie e che comprendono il settore dell'allevamento equino, che, nonostante le complessità, rappresenta tuttora un comparto di eccellenza a livello nazionale e internazionale;
          nella prospettiva di tale riforma, si sono succeduti negli ultimi tempi alcuni provvedimenti normativi destinati a fronteggiare la crisi dell'ippica e a creare le condizioni per il suo rilancio;
          con l'articolo 14, comma 28, del decreto-legge n.  98 del 2011, l'Unione nazionale per l'incremento delle razze equine (Unire) era stata trasformata in Agenzia per lo sviluppo del settore ippico (Assi), struttura a carattere tecnico-operativo di interesse nazionale, posta sotto la vigilanza del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali;
          questa operazione non ha dato i risultati sperati, tanto che con l'articolo 23-quater del decreto-legge 6 luglio 2012, n.  95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n.  135 (sulla revisione della spesa pubblica), è stata, infine, disposta la soppressione dell'Agenzia per lo sviluppo del settore ippico, le cui funzioni e risorse dovranno essere ripartite tra il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e l'Agenzia delle dogane e dei monopoli (che incorpora contestualmente l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato), con decreti dei medesimi Ministri da adottare entro il 31 dicembre 2012;
          sulla base del lavoro istruttorio compiuto dalla Commissione agricoltura della Camera dei deputati (in relazione alle numerose proposte di legge di cui aveva avviato l'esame), è stata introdotta, nell'ambito del disegno di legge recante delega al Governo per la riforma del sistema fiscale (atto Camera n.  5291, approvato dalla Camera dei deputati e attualmente all'esame del Senato della Repubblica), la previsione di una specifica delega per il rilancio del settore ippico;
          allo stato, risulta che il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali stia procedendo all'elaborazione dei decreti di attuazione del decreto-legge n.  95 del 2012, di soppressione dell'Agenzia per lo sviluppo del settore ippico e trasferimento delle relative funzioni;
          nel frattempo, il disegno di legge di bilancio per il 2013 contiene le previsioni di spesa conseguenti alla soppressione dell'Agenzia per lo sviluppo del settore ippico, prevedendo, in particolare, tre capitoli di spesa per una dotazione complessiva pari a circa 250 milioni di euro per il 2013 (e a 230 per il 2014 e il 2015), di cui circa 19 per spese di funzionamento e di personale e 231 per «Interventi», dei quali circa 108 milioni di euro per il contributo già previsto a carico del bilancio del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e oltre 122 milioni di euro quale gettito delle scommesse ippiche ex Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato;
          in attesa di concreti interventi, la situazione finanziaria del settore resta tuttavia molto grave: le convenzioni con gli ippodromi sono da tempo scadute e attendono di essere rinnovate e taluni ippodromi hanno cessato le attività (Napoli e Firenze), mentre allevatori e proprietari attendono dal mese di maggio 2012 di incassare quanto loro dovuto –:
          quali provvedimenti il Governo intenda adottare per fronteggiare con immediatezza la crisi del settore ippico italiano e per garantire la sua stessa sopravvivenza, quale presupposto essenziale per il suo rilancio, precisando, in particolare, su quali basi siano state costruite le previsioni di bilancio per il 2013. (3-02571)


      MESSINA, DI GIUSEPPE, ROTA, DONADI, BORGHESI e EVANGELISTI. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
          l'Agecontrol s.p.a. è stata istituita dalla Comunità europea nel 1985, per i controlli e le azioni comunitarie sull'olio di oliva, cofinanziata dalla stessa Comunità europea e dallo Stato italiano fino al 2005. La riforma della politica agricola comunitaria ha previsto la cessazione del sistema dei controlli e del relativo cofinanziamento comunitario per tutte le agenzie preposte a tale compito, a partire dal 1o novembre 2005;
          il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, durante la gestione del Ministro pro tempore Alemanno, ha consentito alla società di continuare ad operare con nuove forme, funzioni ed incarichi, dando inizio ad una delle prime operazioni di spoil system di cui la società ha sofferto in questi anni e che, come rilevato anche dalla stampa, comportò pesanti oneri per la società; da allora si sono susseguiti una serie di cambi di vertice e operazioni poco chiare nella gestione della società, che sfociano, sempre nel 2007, nella liquidazione di Agecontrol, atto poi dichiarato nullo dal tribunale amministrativo regionale del Lazio, con sentenza del 9 giugno 2008;
          annullata la procedura di liquidazione, viene nominato il nuovo consiglio di amministrazione e il direttore generale Versienti, appena nominato, a quanto risulta agli interroganti, avrebbe fatto predisporre un contratto che innalza il suo emolumento dai 120 mila euro percepiti dal precedente direttore a 170 mila euro annui, oltre ad un premio di produzione pari a 20 mila euro e relativi benefit aziendali. Tale contratto pare sia stato recentemente rinnovato nel luglio 2012 dal Ministro interrogato, un anno prima della scadenza, per altri quattro anni e con un aumento di circa il 15 per cento;
          i compensi degli amministratori, fissati nel 2007, venivano modificati in aumento il 29 settembre 2011, con delibera n.  22, in contrasto con la norma di contenimento della spesa pubblica, articolo 1, comma 3, della legge n.  196 del 2009, che prescrive un taglio del 10 per cento ai compensi dei componenti il consiglio di amministrazione; l'aumento risulta essere di circa il 20 per cento, fissando in 120 mila euro lordi annui il compenso del presidente Agecontrol e in 25 mila euro il compenso per ogni consigliere;
          lo stesso presidente di Agea, in data 24 aprile 2012, ha rilevato che la suddetta delibera del 29 settembre 2011 ha provocato un danno erariale e, con provvedimento d'urgenza, successivamente ratificato dal consiglio di amministrazione Agea (atto n.  77 del 24 maggio 2012), sono stati ridefiniti i compensi degli amministratori in 82.050 euro lordi annui e 19,440 lordi annui per i consiglieri, con effetto a far data dal 6 settembre 2011; tuttavia, non risulta chiaro quale siano state le iniziative poste in atto per il recupero delle somme già erogate;
          ad oggi i costi complessivi di amministratori e dirigenti, comprensivi di emolumenti, rimborsi spese, benefit e premi aziendali, risultano ancora opachi; la questione è che non si capisce dove siano inseriti i costi di dirigenti e amministratori. Probabilmente non sotto la voce «costi per il personale», ma in una voce chiamata «altri costi per il personale», che si trova nel capitolo di bilancio «costi per i servizi»;
          anche la gestione del personale e il fondo specifico per la gestione del contenzioso con il personale destano non poche perplessità. Nel 2011 il fondo è stato incrementato di 521.655 euro e a chiusura di bilancio ammontava a 1.568.560 euro. In particolare, detto incremento è stato necessario per far fronte alle spese legali relative ai contenziosi generati da licenziamenti dichiarati illegittimi di 60 dipendenti assunti con contratti a termine, stipulati tra il 2005 e il 2009. Per tali ultimi contratti, infatti, è stata accertata giudizialmente la «mancanza della causale» o la «genericità» della stessa e nei relativi giudizi Agecontrol è risultata sempre soccombente, sia in primo grado che in appello; nello stesso bilancio 2011 viene chiaramente evidenziato che i costi per l'assistenza professionale hanno subito un incremento per onorari a legali incaricati di assistere la società in giudizio per contenziosi sorti con personale dipendente, passando da un importo che era di 295.276 euro nel 2010 a euro 519.183 per il 2011;
          nonostante tale grave situazione, l'attuale management ha ritenuto di poter elargire nel 2010 un premio per la gestione degli obiettivi a tutti i dirigenti, per un valore compreso tra 15 e 30 mila euro cadauno, con un peso complessivo che, secondo fonti sindacali, si aggira intorno ad euro 398.105; inoltre, dal 2008 al 2010 sono stati assunti 2 nuovi dirigenti con retribuzione media di circa 100 mila euro annui;
          altro danno rilevante, sia gestionale che economico, è stato il trasferimento, ad ottobre del 2009, dallo stabile di Via Paolo Bentivoglio 41 agli uffici di Via Palestro 81, vicenda seguita attentamente anche dai sindacati, che hanno diramato numerosi comunicati;
          per il suo funzionamento, l'Agecontrol necessita di un contributo di circa 23 milioni di euro; a gennaio 2012 Agea ha, però, riconosciuto ad Agecontrol un contributo ridotto per il funzionamento e l'organizzazione, tale da rendere necessari tagli dei costi;
          nel bilancio 2011, invece, si indica genericamente che il problema risiede nella riduzione dei costi del personale che costituirebbero l'80 per cento delle spese di gestione e, in particolare, dei rimborsi per le spese di missione del personale dipendente e, con provvedimento del direttore generale, si è andati così a incidere sui contratti dei dipendenti amministrativi e ispettivi, lasciando inalterato tutto il resto della gestione;
          i controlli rimangono il business core dell'azienda, ma, almeno nel bilancio 2010 della società, risulta poco chiaro quale sia il costo del singolo controllo effettuato, considerando il costo medio effettivo comprensivo di rimborsi spese, elemento importante in ordine ad una valutazione complessiva di costi/benefici e del servizio reso dalla società. Rimarrebbe anche da chiarire quanti siano i controlli svolti da dipendenti e quanti da professionisti non dipendenti e se c’è una differenza di costo medio nel controllo effettuato da personale dipendente e in quello effettuato da professionista esterno, stante che, secondo fonti sindacali, questi ultimi inciderebbero ancora eccessivamente sul bilancio fino a un importo che viene quantificato in 564.000 euro annui –:
          quale sia stato il costo complessivo di amministratori e dirigenti della società Agecontrol in merito a compensi, retribuzioni, premi aziendali, rimborsi, benefit e alla gestione amministrativa e del personale e quali siano gli opportuni provvedimenti volti a riorganizzare complessivamente le società controllate dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, facendo in modo che l'Agecontrol venga liquidata con l'eliminazione dei relativi costi di gestione e il passaggio delle relative competenze e del personale ad Agea, quale unico ente titolare dell'attività di controllo. (3-02572)


      CATONE. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
          diminuisce il numero di aziende agricole presenti in Campania. Lo rileva il 6o censimento generale dell'agricoltura – dati riferiti al 24 ottobre 2010, dunque provvisori – presentato il 10 ottobre 2012 a Napoli e realizzato dall'Istat in collaborazione con la regione Campania, che ha messo a disposizione 180 tecnici e 800 rilevatori. I risultati definitivi, con dettaglio regionale provinciale e comunale, saranno resi entro il mese di giugno 2013;
          alla data del 24 ottobre 2010 in Campania risultano attive 136.867 aziende agricole e zootecniche, di cui 9.336 con allevamento di bestiame destinato alla vendita;
          la superficie agricola totale (sat) risulta pari a 723.215,48 ettari e la superficie agricola utilizzata (sau) risulta pari ad ettari 547.464,53;
          rispetto al censimento del 2000 il numero di aziende si è ridotto del 41,7 per cento (-32,2 per cento in Italia), la superficie agricola totale è diminuita del 13,6 per cento (-8 per cento in Italia) e la superficie agricola utilizzata del 6,6 per cento (-2,3 per cento in Italia);
          in Campania sono presenti, rispettivamente, il 4,2 per cento della superficie agricola utilizzata nazionale e l'8,4 per cento delle aziende agricole italiane;
          scendendo al dettaglio provinciale, Salerno è la provincia campana con il più alto valore di superficie agricola utilizzata (33,9 per cento) e di aziende (35,6 per cento), seguita da Avellino (22,9 per cento di superficie agricola utilizzata e 18,9 per cento di aziende), Benevento (19,6 per cento di superficie agricola utilizzata e 17,8 per cento di aziende), Caserta (19,5 per cento di superficie agricola utilizzata e 17,3 per cento di aziende) e Napoli (4,2 per cento di superficie agricola utilizzata e 10,5 per cento di aziende). Rispetto al censimento 2000 la variazione in termini di aziende e di superficie agricola utilizzata ha riguardato principalmente la provincia di Napoli (-65,9 per cento di aziende e -34,4 per cento di superficie agricola utilizzata), la provincia con la minore riduzione in termini di aziende è stata Benevento; Caserta nel corso del decennio ha visto diminuire del 10 per cento la superficie agricola totale, ma non la superficie agricola utilizzata, che si mantiene costante;
          la forte contrazione del numero di aziende attive, a cui non ha fatto riscontro una diminuzione della superficie coltivata, ha determinato in Campania una crescita notevole (+60 per cento) della superficie media aziendale, passando da 2,5 a 4 ettari. In Italia la superficie agricola utilizzata media cresce del 44,3 per cento; la Campania con il suo valore si colloca al 5o posto della graduatoria nazionale, preceduta nell'ordine dalla Sardegna (100,5 per cento), Lazio (75,9 per cento), Sicilia (72,2 per cento) e Trento (61,5 per cento);
          anche la dimensione media aziendale in termini di superficie agricola totale aumenta, passando da 3,6 a 5,3 ettari; tuttavia, in valore assoluto la superficie agricola totale diminuisce (-13,6 per cento) in misura più significativa rispetto alla superficie agricola utilizzata (-6,6 per cento);
          la diminuzione del numero di aziende si concentra principalmente tra quelle di minore classe di superficie agricola utilizzata; diminuiscono del 58,9 per cento quelle con superficie agricola utilizzata inferiore di 1 ettaro, del 34,4 per cento quelle con superficie agricola utilizzata compresa tra 1,00 e 1,99 ettari, del 22,3 per cento le aziende con superficie agricola utilizzata compresa tra 2,00 e 4,99 ettari e del 6,2 per cento quelle la cui superficie si attesta nell'intervallo 5,00 e 9,99 ettari;
          nonostante ciò l'agricoltura campana è ancora caratterizzata da una larga prevalenza di aziende di ridotta dimensione in termini di superficie agricola utilizzata: le aziende con meno di un ettaro rappresentano il 38,2 per cento del totale regionale e quelle con ampiezza compresa tra 1 e 4,99 ettari ne rappresentano il 44,7 per cento. Significativa è la quota (9,4 per cento del totale regionale) composta dalle aziende con classe di superficie agricola utilizzata compresa nell'intervallo 5,00- 9,99 ettari;
          la diminuzione del numero di aziende con classe di superficie agricola utilizzata inferiore di 1 ettaro interessa le 5 province, seppur in misura differente: a Napoli si registra una riduzione del 74,2 per cento rispetto al 2000, ad Avellino del 65,3 per cento, a Caserta del 57,3 per cento, a Salerno la diminuzione è pari al 51,4 per cento e a Benevento del 35,6 per cento;
          i seminativi in Campania sono presenti nel 50,3 per cento delle aziende, la cui superficie media è pari a 3,91 ettari, e occupano una superficie pari al 49,2 per cento della superficie agricola utilizzata regionale; rispetto al 2000 le aziende con seminativi diminuiscono dell'8 per cento, la superficie rimane invariata;
          la vite è presente nel 32,7 per cento delle aziende campane, con una superficie media coltivata pari a 0,50 ettari; nell'ultimo decennio è rimasto invariato il numero di aziende, mentre le superfici si sono ridotte dello 0,2 per cento;
          la crisi economica ha impattato notevolmente sulla produzione agricola, aggravando la già profonda crisi di mercato, che ha avuto pesanti ripercussioni anche sui livelli occupazionali;
          appare necessario che il Governo avvii una decisa azione di sostegno alle produzioni agricole e alle aziende, in particolare campane, che a migliaia rischiano di chiudere ogni attività –:
          quali azioni il Governo abbia messo in atto o intenda intraprendere a sostegno delle aziende e della produzione agricola nella regione Campania. (3-02573)

SALUTE

Interrogazione a risposta immediata:


      VICO, FRANCESCHINI, VENTURA, MARAN, LENZI, BOCCIA, GIACHETTI, QUARTIANI, BELLANOVA, BORDO, CAPANO, CONCIA, D'ALEMA, GINEFRA, GRASSI, LOSACCO, MASTROMAURO e SERVODIO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          i dati del rapporto «Sentieri», presentati dal Ministro interrogato a Taranto, il 22 ottobre 2012, sull'aumento dell'incidenza di malattie tumorali attorno all'area dell’Ilva rappresentano un punto di rilevantissima preoccupazione e di un evidente non ritorno sulla situazione di emergenza sanitaria determinatasi;
          l'intera comunità nazionale italiana, apprende ancora una volta, che a Taranto insiste un grande, complesso e complicato problema, dal quale nessuno ed alcuna istituzione possono sentirsi esclusi;
          sono in gioco la salute di migliaia di cittadini di Taranto e, accanto ad essa, il destino del più grande stabilimento siderurgico d'Europa;
          la recente autorizzazione integrata ambientale, invertendo radicalmente la vecchia logica dell'autorizzazione integrata ambientale del 2011, anticipando la direttiva «Unione europea 2016», ponendo con rigorosità i limiti emissivi e i tempi certi sugli interventi da svolgersi, prevedendo la valutazione di danno sanitario, come previsto dalla legge n.  21 del 2012 della regione Puglia, prescrivendo all'azienda i report trimestrali sullo stato di avanzamento dei lavori, dovrà rappresentare la compatibilità del processo industriale con il territorio, con l'ambiente e la salute dei cittadini;
          il Ministro interrogato ha dichiarato – il 23 ottobre 2012 – «per la popolazione di Taranto stiamo mettendo a punto servizi sanitari straordinari. Visto che a Taranto c’è una mortalità maggiore rispetto alla Puglia e al resto della nazione metteremo in campo un intervento sanitario rafforzato ai fini di prevenire e diagnosticare nuove patologie»;
          occorre che si attuino alcuni interventi prioritari per monitorare e controllare i rischi cui è esposta la popolazione ai fini della prevenzione e della cura delle patologie connesse all'inquinamento industriale in direzione di:
              a) uno studio sullo stato della salute della popolazione;
              b) uno studio sulle ricadute sanitarie degli altri principali impianti industriali presenti sul territorio (Eni, Cementir e arsenale della Marina militare);
              c) la creazione e il potenziamento di presidi di prevenzione e cura connesse all'inquinamento;
              d) realizzazione del centro ambiente e salute dell'Organizzazione mondiale della sanità con le istituzioni locali;
              e) potenziamento degli organici dell'Arpa Puglia;
              f) una deroga per il personale di assistenza sanitaria e prevenzione dell'azienda sanitaria locale Taranto;
          occorre un'accelerazione per le bonifiche previste dal decreto-legge 7 agosto 2012, n.  129, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 ottobre 2012, n.  171, per la «bonifica per Taranto» e, conseguentemente, predisporre un piano strategico per il risanamento e la riqualificazione di Taranto attraverso l'accordo di programma;
          occorre assumere tutte le iniziative istituzionali di competenza affinché il consiglio di amministrazione dell’Ilva dichiari rapidamente le proprie intenzioni in relazione agli interventi e misure prescritti dall'autorizzazione integrata ambientale, anche in riferimento ai dati del rapporto «Sentieri» 2003-2009 –:
          quali iniziative urgenti e strutturali il Governo intenda assumere per affrontare l'emergenza sanitaria a Taranto, anche al fine di chiarire come si intenda procedere con riferimento alle proposte richiamate in premessa. (3-02577)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      POLLEDRI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          secondo i dati del nuovo rapporto Eurispes le lotterie istantanee registrano una crescita inarrestabile, in particolare il gratta & vinci sfiora il 20 per cento in più rispetto agli anni precedenti;
          tali numeri determinano un aumento del rischio di patologie legate all'abuso del gioco d'azzardo, che sfocia appunto in ludopatia la quale comporta una significativa diminuzione della qualità della vita e provoca seri problemi a livello sociale (i ludopatici, per esempio, rendono meno sul lavoro e mettono a rischio i propri patrimoni);
          le ludopatie, dal greco «malattie del gioco», sono contrastate anche dal decreto Balduzzi (ovvero il decreto-legge 13 settembre 2012, n.  158, intitolato «Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute»), in quanto rappresentano una forma di dipendenza particolarmente subdola, tanto da essere definite «droghe senza sostanze», le quali impattano pesantemente sul sistema sanitario attraverso le spese mediche per ciascun mutuato per farmaci, cure psichiatriche e terapie;
          lo stesso gratta & vinci, che è un gioco d'azzardo gestito dalla Lottomatica per conto dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, determina una crescente percentuale di ludopatici;
          le notizie della stampa e le denunce presentate ormai da tempo dalle associazioni Federconsumatori e Adusbef segnalano la prassi, a giudizio dell'interrogante vergognosa, di vendere i tagliandi dei gratta & vinci presso gli uffici postali;
          tale prassi, oltre a nascondere potenziali ripercussioni in termini di organizzazione del lavoro, può determinare rischi di ludopatie tra dipendenti e clienti, soprattutto se anziani, minori o donne  –:
          se il Governo sia al corrente dei fatti esposti in premessa e se non ritenga opportuno intervenire affinché si ponga fine alla vendita dei tagliandi dei gratta & vinci, la quale, oltre ad avere pericolose ricadute in termini di salute mentale, appare anche moralmente discutibile.
(5-08342)


      BORGHESI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          il signor Paolo Pioppi è affetto da CIDP (polineuropatia cronica infiammatoria demielinizzante, detta anche poliradicoloneurite) diagnosticata nel 1997 all'ospedale S. Camillo di Roma (diagnosi poi confermata a Verona, Policlinico G. B. Rossi di Borgo Roma, nel 2001);
          da anni le manifestazioni della sua malattia si ripetono sempre allo stesso modo con la regolarità di un orologio: nel volgere di una decina di giorni dall'inizio delle crisi perde in particolare completamente l'uso degli arti inferiori, ma anche in misura rilevante del braccio sinistro fino ad arrivare a una condizione di tetraparesi. Solo la somministrazione di immunoglobuline endovena (IGv) blocca rapidamente la degenerazione e gli restituisce forza ed equilibrio, consentendo una vita relativamente normale. Altre terapie (corticosteroidi, plasmaferesi, immunomodulatori come azatioprina, ciclosporina) non hanno avuto nessun esito. La terapia con IGv è estremamente efficace, ma va ripetuta periodicamente perché l'effetto non dura più di tre settimane, dopo di che il meccanismo delle crisi si ripete, sempre allo stesso modo. La sua vita dipende pertanto rigidamente dalla possibilità di somministrazioni di IGv, che da anni sono state quantificate dai medici in 100 grammi ogni tre settimane circa, in modo da evitare il ripetersi di crisi distruttive;
          i risultati sin qui raggiunti sono però attualmente minacciati dalle restrizioni in atto nell'uso delle IGv. Le ultime due infusioni gli sono state praticate in ritardo. La prima volta perché i responsabili della farmacia sostenevano che il farmaco non poteva essere prescritto per la CIDP. Questa obiezione è stata poi superata da una specifica richiesta di autorizzazione dei medici per il suo caso. La seconda volta perché il farmaco non era disponibile, avendo la farmacia esaurito le relative voci di bilancio per il 2010. Anche in questo caso si è trovata una soluzione dopo una settimana, si presume però a spese di altri pazienti, forse in condizioni meno gravi delle sue, a cui la terapia può essere stata ritardata. Attualmente non si sa quando potrà essergli praticata una nuova infusione, ma sicuramente ne avrà bisogno a breve. In caso di mancata terapia in day hospital la sola alternativa che gli rimane è presentarsi al pronto soccorso per il ricovero ospedaliero, nel corso del quale gli dovrebbero comunque praticare la stessa terapia con il farmaco disponibile per le emergenze presso il centro trasfusionale. Inutile sottolineare l'importanza per il signor Pioppi di poter contare su date certe e ravvicinate della terapia anche dal punto di vista psicologico e per le sofferenze indirette dei familiari. Si sottolinea il fatto che, come possono certificare i medici che lo hanno seguito, il suo è un caso assai particolare tra le stesse persone affette da CIDP per la precisione e regolarità con cui le crisi si ripresentano, tanto da essere assolutamente prevedibili. È inoltre il caso di precisare che la terapia con IGv è normalmente praticata come emergenza in caso di GBS (sindrome di Guillain-Barrè) malattia che si presenta con una crisi acuta che, in mancanza di interventi efficaci, può colpire anche le vie respiratorie e portare al decesso. La CIDP è considerata la forma cronica della GBS, ma il rapporto tra l'una e l'altra non è chiarissimo;
          nel caso del signor Poppi è come se si manifestasse con regolare periodicità una crisi di tipo GBS. Sarebbe paradossale se l'essere etichettato in cartella come CIDP dovesse comportare l'attesa ogni volta dell'acutizzarsi della crisi prima di intervenire;
          il problema naturalmente non è solo del signor Pioppi. La somministrazione di IGv è attualmente considerata terapia di prima linea per la CIDP insieme ai corticosteroidi o alla plasmaferesi. Si tratta poi sempre di valutare la risposta dei pazienti, che possono essere più o meno reattivi all'una o all'altra terapia. Per quanto riguarda la terapia con IGv, come si può leggere in un recente studio di un gruppo di neurologi, in Italia negli ultimi due anni molti pazienti hanno dovuto interrompere o ridurre il trattamento con IGv per l'indisponibilità del farmaco;
          a Roma c’è stata nel 2008 la denuncia di un gruppo di pazienti dell'ospedale S. Eugenio a cui erano state rifiutate le terapie perché la possibilità di prescrivere la terapia IGv per determinate patologie era stata prima concessa ma poi ritirata. Non si conosce la conclusione della vicenda di quei pazienti;
          sempre nel 2009 il problema della prescrivibilità delle IGv per alcune patologie tra cui la CIDP fu portato all'attenzione del Ministro della salute con un atto di sindacato ispettivo. La questione rimane aperta;
          è chiaro che il problema è sostanzialmente riconducibile agli alti costi e alle restrizioni di spesa in atto  –:
          se i Ministri siano a conoscenza dei fatti sopra riportati;
          quali iniziative si intendano assumere affinché tali pazienti non debbano arrivare in pericolo di vita prima che il sistema sanitario intervenga. (5-08352)

Interrogazioni a risposta scritta:


      REGUZZONI. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          la sindrome di Turner è una condizione, descritta per la prima volta da Henry Turner nel 1938, caratterizzata da più segni clinici presenti contemporaneamente in misura maggiore o minore nelle singole pazienti. È propria solo del sesso femminile, il cui cariotipo normale è 46,XX, ed è dovuta a diverse anomalie del cromosoma X: assenza (monosomia X, cosiddette forme «classiche»), aberrazioni strutturali (cromosoma X ad anello), isocromosoma X (iXq), delezione parziale (Xp-, Xq-). Queste anomalie dell'X sono presenti in percentuale diversa nelle cellule di vari organi e apparati, configurando quadri clinici lievi o a espressività completa. I segni clinici principali sono: bassa statura (90 per cento), insufficienza ovarica con amenorrea primaria o menopausa precoce e/o infertilità (80 per cento), cardiopatia, in particolare aorta bicuspide e/o ipertensione arteriosa, malformazioni renali che si accompagnano in genere a normale funzionalità renale, obesità, alterata tolleranza glucidica, patologie autoimmuni, quali tiroidite, celiachia, epatopatia. La sindrome non comporta ritardo mentale, ma vengono segnalate difficoltà scolastiche nel campo della matematica e dell'orientamento spazio-temporale, nonché problemi psicologici minori e, raramente, maggiori (psicosi) legati alle difficoltà dell'inserimento nel mondo lavorativo e delle relazioni interpersonali. Dal punto di vista terapeutico, la sindrome di Turner può beneficiare del trattamento con ormone della crescita, esente da ticket secondo il decreto ministeriale, mentre a tutt'oggi non è prevista l'esenzione dal ticket per le altre terapie croniche (estroprogestinica per l'ipogonadismo, tiroxina per l'ipotiroidismo), né per gli eventuali supporti ortopedici, oculistici o audiologici che si rendano necessaria  –:
          se il Governo intenda valutare l'assunzione di iniziative per l'estensione dei benefìci anche per le altre terapie croniche come l'estroprogestinica per l'ipogonadismo o la tiroxina per l'ipotiroidismo, nonché per gli eventuali supporti ortopedici, oculistici o audiologici che si rendano necessari;
          se esista un coordinamento che ha portato o porterà all'individuazione di uno o più centri di eccellenza per la cura della patologia in argomento;
          se esista un coordinamento tra i vari soggetti istituzionali (Ministeri, regioni, IRCCS, centri di ricerca, università e altri) nel campo della ricerca scientifica e clinica per la cura della patologia in argomento;
          se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
              a) promuovere una migliore conoscenza della patologia in argomento che permetta di sviluppare terapie efficaci e prassi condivise sia in Italia sia a livello internazionale;
              b) sviluppare la ricerca in questo settore;
              c) fornire supporto a malati e famiglie, anche attraverso centri di ascolto e assistenza ovvero attraverso il sostegno alle associazioni di malati;
          quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-18319)


      REGUZZONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          l'insufficienza cortico-surrenalica è una malattia rara a lento decorso e di difficile diagnosi per la varietà dei sintomi e la scarsa conoscenza della patologia da parte dei medici, che spesso sottovalutano la combinazione di sintomi come la stanchezza, i dolori muscolari, la nausea, il vomito, la perdita di conoscenza, l'anoressia, la depressione e altro. Il 90 per cento dei casi viene diagnosticato come «stato ansioso in soggetto depresso»  –:
          se e quali azioni il Governo abbia attuato o intenda attuare ai fini di:
              a) migliorare le capacità di diagnosi;
              b) favorire la conoscenza presso i medici di base ed il personale medico;
          quali ricerche scientifiche o trial clinici riguardanti la patologia in argomento siano in corso nel nostro Paese, quali siano le relative tempistiche, i risultati raggiunti e l'impegno del settore pubblico al riguardo. (4-18328)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta immediata:


      MURO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          con decreto dell'11 marzo 2008 la Presidenza del Consiglio dei ministri autorizzava l'Istituto per il commercio con l'estero (Ice) a bandire concorsi per l'assunzione di 360 unità;
          il 21 ottobre 2008 veniva pubblicato nella Gazzetta ufficiale, IV serie speciale, n.  82, il relativo bando di concorso pubblico per titoli ed esami finalizzato alla copertura di n.  107 posti nei ruoli del personale dell'Istituto per il commercio con l'estero, area funzionale «C», posizione economica «C1»;
          tale concorso ha avuto una durata di circa due anni, per concludersi con la pubblicazione, nella Gazzetta ufficiale n.  34 del 30 aprile 2010, della graduatoria definitiva con 107 vincitori;
          nel luglio del 2010 venivano autorizzate le prime 4 assunzioni, che hanno avuto luogo solo nella primavera del 2011;
          con decreto-legge 6 luglio 2011, n.  98 – «Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria» – all'articolo 14, comma 17, si provvedeva alla soppressione dell'Istituto per il commercio con l'estero;
          con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 luglio 2011, ventiquattro ore dopo la soppressione dell'Istituto, si autorizzava l'assunzione di 12 unità, di cui 7 provenienti dalla suddetta graduatoria dei vincitori di concorso;
          con decreto-legge 6 dicembre 2011, n.  201, si istituiva l'Ice/Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, sottoposta ai poteri di indirizzo e vigilanza del Ministero dello sviluppo economico, che li esercita, per le materie di rispettiva competenza, d'intesa con il Ministero degli affari esteri e sentito il Ministero dell'economia e delle finanze;
          il 21 aprile 2012, su richiesta dell'ufficio affari generali del Ministero dello sviluppo economico e del Ministro per i rapporti con il Parlamento, sollecitato quest'ultimo da un'interrogazione parlamentare presentata il giorno 10 gennaio 2012, l'Avvocatura generale dello Stato emetteva un parere nel quale si sostiene l'efficacia dell'autorizzazione ad assumere personale ex Ice a norma del suddetto decreto-legge 6 luglio 2011, n.  98, articolo 14, comma 17: «Le funzioni attribuite all'Ice dalla normativa vigente e le inerenti dotazioni di personale, finanziarie e strumentali, compresi i relativi rapporti giuridici attivi e passivi (...) sono trasferiti al Ministero dello sviluppo economico, il quale entro il 31 dicembre 2011 è conseguentemente organizzato»;
          tale parere non solo autorizza l'Istituto per il commercio con l'estero ad assumere le 7 unità in oggetto, ma sostiene anche la successione nei rapporti attivi e passivi dall'ex Istituto per il commercio con l'estero al Ministero dello sviluppo economico, e quindi il rapporto instaurato con la procedura concorsuale deve essere proseguito dal soggetto successore (ossia il Ministero dello sviluppo economico). Non ultimo, l'Avvocatura dello Stato afferma che i vincitori del concorso vantino comunque un diritto all'assunzione parificabile a quello del personale già in servizio presso l'ex Istituto per il commercio con l'estero;
          il 4 giugno del 2012, con bando interno di «avviso della procedura valutativa del personale a tempo indeterminato appartenente ai ruoli del soppresso Istituto» (compresi gli 11 neoassunti, provenienti dalla graduatoria in oggetto), ai sensi dell'articolo 122, comma 6, della legge 22 dicembre 2011, n.  214, si procedeva a dare attuazione alle direttive della Presidenza del Consiglio dei ministri per la creazione dell'Agenzia; come previsto dal bando, sulla base di una procedura di valutazione comparativa dei titoli, ancora in atto, solo 450 dei 590 dipendenti dell'ex Istituto per il commercio con l'estero saranno selezionati e inquadrati nella nuova Agenzia, mentre le restanti 140 unità verranno collocate in mobilità al Ministero dello sviluppo economico;
          il decreto-legge 6 luglio 2012, n.  95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n.  135, recante disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini – all'articolo 12, comma 18-bis, dispone che «le funzioni, già svolte da Buonitalia s.p.a. in liquidazione, sono attribuite all'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane», nonché «il trasferimento delle funzioni e delle risorse umane di Buonitalia s.p.a. in liquidazione» alla suddetta Agenzia, parificando in tal modo, nei diritti e nelle precedenze, il personale assunto per chiamata diretta al personale di un ente pubblico;
          la dotazione organica della nuova Agenzia è stimata in 450 unità (decreto-legge 22 giugno 2012, n.  83 – «Misure urgenti per la crescita», convertito, con modificazioni, dalla legge n.  134 del 2012) e, con il suddetto bando, l'Agenzia intende collocare in mobilità presso il Ministero dello sviluppo economico personale in esubero pari a 140 unità;
          considerando, inoltre, che tale personale in mobilità potrebbe richiedere in futuro di rientrare nell'organico della nuova Agenzia, secondo i tempi e le modalità del turn over, i vincitori di concorso – assimilabili ai dipendenti ex Istituto per il commercio con l'estero, in quanto «in rapporto giuridico» con l'Istituto – non avrebbero alcuna possibilità di essere assunti;
          qualora i decreti attuativi, oggi ancora in corso di redazione, dovessero inquadrare la suddetta graduatoria nella pianta organica del Ministero dello sviluppo economico, considerati gli esuberi ex Istituto per il commercio con l'estero che saranno collocati in mobilità al Ministero dello sviluppo economico, la stretta del ricambio di personale imposto dal turn over e le precedenze determinatesi con l'assorbimento del personale Buonitalia s.p.a., i tempi di assunzione dei vincitori di concorso sarebbero ugualmente biblici –:
          quali interventi intenda porre in essere il Governo al fine di dare corso, in tempo ragionevole, all'assunzione dei vincitori di concorso, dando in tal modo una risposta certa e dovuta ai titolari di un diritto. (3-02575)

Interrogazioni a risposta orale:


      DELFINO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          RetItalia Internazionale spa società informatica in house dell'ex Istituto nazionale per il commercio estero, sta rischiando il fallimento per la considerevole decurtazione del contratto in essere tra la stessa e l'ex ICE, a seguito della quale il consiglio di amministrazione e la direzione hanno deciso di ricorrere alla cassa integrazione per i sessantasette dipendenti;
          dopo lo scioglimento dell'ICE, che possedeva al cento per cento il pacchetto azionario di RetItalia internazionale spa, la proprietà dell'Azienda è stata trasferita all'Agenzia per l'internazionalizzazione che sostituirà l'ICE, e al Ministero dello sviluppo economico, rischiando di fatto il fallimento o la liquidazione;
          in risposta ad un precedente atto di sindacato ispettivo, il Ministro ha tenuto a precisare che il decreto-legge n.  201 del 2011, che ha istituito la nuova Agenzia per l'internazionalizzazione con competenze simili a quelle dell'ente soppresso, non contiene specifiche indicazioni sulla società posseduta, nei cui confronti il Ministero non svolge alcuna funzione istituzionale;
          nella medesima circostanza, il Ministro ha, altresì, affermato che è stata favorita l'intesa tra le parti per la prosecuzione dell'erogazione dei servizi informatici fino all'avvio della nuova Agenzia e che sarebbe stata attivata ogni utile iniziativa per tutelare la posizione della società e il futuro dei suoi dipendenti;
          nonostante la risposta del Ministro, i sessantasette lavoratori dopo cinque mesi di cassa integrazione sono estremamente preoccupati per il loro futuro e per quello delle proprie famiglie, in quanto ancora non è stato fatto alcun passo in avanti;
          a fronte della grave crisi che l'azienda in parola sta vivendo e della profonda incertezza sul futuro dei dipendenti della stessa, risulta indispensabile intervenire con urgenza al fine di far luce su questa delicata vicenda  –:
          quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato in merito al futuro di RetItalia Internazionale spa, e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare al fine di salvaguardare i livelli occupazionali dell'azienda in questione.
(3-02568)


      GALLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          con due precedenti atti di sindacato ispettivo, n.  4-17471 e n.  3-02563, l'interrogante poneva all'attenzione dei Ministri interrogati la situazione venutasi a creare a seguito di alcuni bandi di gara indetti da Enel, la cui formulazione rispetto ai requisiti di prequalificazione richiesti ha creato disparità di trattamento tra le imprese concorrenti, determinando poi l'aggiudicazione di tali appalti ad imprese spagnole;
          in data 14 settembre 2012 è stata depositata presso l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, da parte del CIRE – Comitato interassociativo reti elettriche e illuminazione pubblica, istanza di parere rispetto alla «procedura negoziata previa pubblicazione del bando di gara, per l'appalto dei lavori di installazione e manutenzione di linee aeree e interrate in M/T e B/T, cabine secondarie M/T e B/T e lavori su gruppi di misura elettrici, con/senza presenza di tensione, interventi su chiamata per guasto, nonché attività, accessorie come attività propedeutiche alle progettazioni di linee/impianti (inclusi i rilievi celeri metrici e catastali, elaborati tecnici eccetera), interventi edili di moderata entità in cabina primaria AT/MT ed eventuale attività accessoria di taglio/potatura piante e sfascio d'erba» – data di pubblicazione del bando 2 febbraio 2012 – criterio di aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa – importo base d'asta euro 1.600.000.000 – S.A. Enel Servizi srl;
          l'istanza chiedeva un parere in merito alla legittimità del bando di gara, contestando la disciplina di gara nella parte in cui prevede la possibilità, per i candidati che ne siano sprovvisti, di presentare entro 60 giorni dall'eventuale aggiudicazione definitiva, ulteriori profili professionali e mezzi d'opera nella quantità e tipologia previste nel documento «Requisiti tecnici e professionali» (articolo 18 del bando), e contestando ulteriormente la previsione di lex specialis (articolo 20) secondo cui è ammessa la partecipazione anche di quei candidati che al momento della partecipazione non siano in possesso delle certificazioni ISO 14001 e OHSAS 18001, purché dichiarino di aver avviato entro il termine di ricevimento delle domande di partecipazione l’iter di certificazione e di essere disponibili ad adottare le stesse entro il termine del 31 dicembre 2012; altra previsione di contestazione è quella di cui al punto 21-bis del bando di gara che testualmente richiede tra i requisiti di partecipazione «una dichiarazione attestante la disponibilità ad acquisire, laddove già non in possesso, la qualificazione al comparto Enel relativa al gruppo merceologico “impianti elettrici di distribuzione in MT e BT”, entro il 31 dicembre 2012 e comunque, laddove l'aggiudicazione dovesse avvenire dopo il 1o novembre 2012, non oltre 60 giorni dall'aggiudicazione definitiva»;
          tali criteri sono presenti in altri bandi di gara similari emessi da Enel Servizi, oggetto dei precedenti atti di sindacato ispettivo di cui sopra, criteri che hanno di fatto privilegiato le imprese spagnole Elecnor e Cobra a discapito delle concorrenti italiane;
          in data 10 ottobre 2012, con parere n.  170, PREC 204/12/L, l'Autorità, dopo le dovute considerazioni in fatto, espone quanto ritenuto in diritto, di cui si trascrive un passo particolarmente significativo: «il possesso dei requisiti previsti dal bando deve sussistere sia nella fase di prequalificazione sia nella fase concorsuale vera e propria. La carenza degli stessi requisiti già nella prima fase delle citate autonome fasi preclude l'accoglimento della richiesta di invito e non può in alcun modo essere sostituto dal sopravvenuto possesso nell'ambito della successiva fase concorsuale vera e propria, mentre la sopravvenuta perdita dello stesso in capo ad un'impresa che aveva superato positivamente la fase di prequalificazione ne impone l'esclusione» (TAR Lombardia – Milano sez. I 30 gennaio 2007 n.  107; TAR Lazio – Roma – sez. II 20 giugno 2005, n.  5158);
          per una più ampia considerazione delle motivazioni dell'Autorità si rimanda al documento integrale di cui si ritiene di dover riportare testualmente il solo dispositivo finale: «il Consiglio ritiene, nei limiti di cui in motivazione, che le citate clausole del bando di gara indetto da Enel Servizi srl per l'affidamento dell'appalto in oggetto non siano conformi alla normativa e ai principi di settore e che il possesso dei requisiti di ordine speciale debba necessariamente sussistere al momento di scadenza del termine di presentazione delle offerte, senza che a tale possa sostituirsi, per espressa previsione della lex specialis di gara alcuna dichiarazione di impegno ad acquisirlo»;
          il parere espresso dall'Autorità motiva quindi la non legittimità, del bando di gara, invalidandone i risultati, ed apre la strada all'apertura di un contenzioso tra le ditte escluse dall'appalto ed il committente, anche per la riparazione del danno subito;
          è profondamente preoccupante che società interamente statali, o partecipate dallo Stato, contravvengano alle norme che lo stesso Stato impone per lo svolgimento di gare pubbliche d'appalto, prevedendo criteri che oltre ad essere illegittimi, pregiudicano fortemente la capacità reddituale ed occupazionale delle nostre imprese e la qualità dei servizi erogati ai cittadini  –:
          se e come si intenda esercitare le prerogative di azionista di riferimento di Enel s.p.a., del cui gruppo fa parte Enel Servizi, al fine di promuovere l'annullamento dei bandi di gara contenenti le previsioni di cui in premessa, nonché accertare le eventuali responsabilità nella redazione di tali bandi;
          se non si intenda verificare l'esistenza di illegittimità della stessa natura in altri bandi di gara emessi da società in tutto o in parte partecipate dallo Stato;
          se non si intendano assumere iniziative affinché la pubblica amministrazione eserciti tale controllo su società o enti da essa partecipati;
          se non si ritenga di dover inviare informative e indicazioni ad ogni comparto della pubblica amministrazione, affinché si astengano dal formulare bandi di gara d'appalto pubblici, per lavori, servizi e forniture contenenti simili requisiti.
(3-02569)


      GALLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          diverse gare d'appalto indette da Enel distribuzione sono state vinte da gruppi spagnoli, tra cui Elecnor SA e Cobra SA, con ribassi tra il 20 ed il 30 per cento, e sono state oggetto di diverse interrogazioni (n.  3/02563, n.  4/17471);
          punti particolarmente significativi riguardano il fatto che nella gara d'appalto vinta da Cobra SA essa risulta essere in ATI con l'italiana ICOTTEC s.p.a, società partecipata per il 99 per cento da ICOT s.p.a, a sua volta partecipata a maggioranza da tre società fiduciarie, di cui due estere (UK e Lussemburgo) ed una italiana, ed il fatto che i bandi di gara contenevano la possibilità di dichiarare solamente l'intenzione di acquisire i requisiti speciali successivamente e non preventivamente alla presentazione delle offerte, cosa non conforme a legittimità come da parere dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture del 10 ottobre 2012, n.  170 PREC 204/12/L;
          per quanto riguarda la composizione societaria di ICOTTEC s.p.a. si ritiene di precisare che, come da articolo 38 del decreto legislativo n.  163 del 2006, la «ratio» del divieto di intestazione fiduciaria di cui all'articolo 17, comma 3, della legge n.  55 del 1990 è – da un lato – quella di impedire in assoluto la partecipazione alle pubbliche gare di società fiduciarie che non siano autorizzate ai sensi della legge n.  1966 del 1939, dall'altro lato, quella di imporre a tali società fiduciarie comunque autorizzate l'obbligo di comunicare all'amministrazione committente o concedente prima della stipula del contratto o della convenzione la propria composizione societaria con la comunicazione di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n.  187 del 1991 (il tutto, ben s'intende, per evidenti esigenze di trasparenza e soprattutto di prevenzione di fenomeni criminosi legati anche all'utilizzo di siffatte società);
          come si può leggere nel documento pubblico «Bilancio consolidato 2011 di ENEL GREEN POWER» a pagina 19, ENEL s.p.a. ha acquisito, attraverso la controllata Enel GP España, il 16,67 per cento della spagnola Sociedad Eolica de Andalucia SA: «Acquisizione del 16,67 per cento di Sociedad Eólica de Andalucìa SA. In data 31 marzo 2011 Enel Green Power España ha siglato un accordo per l'acquisto di una ulteriore quota, pari al 16,67 per cento, della partecipazione di Sociedad Eólica de Andalucía. La società (di seguito anche SEA) è detenuta da DEPSA (Desarrollos Eólicos Promoción SA), del gruppo EDP. Con questa acquisizione Enel Green Power España rafforza la sua partecipazione in SEA, passando dal 46,67 per cento al 63,34 per cento, diventandone l'azionista di maggioranza»;
          come dichiarato anche da Enel in un proprio comunicato stampa le quote societarie di SEA sono detenute per il 6,67 per cento da Elecnor Sa, la stessa che risulta vincitrice di alcuni appalti indetti da Enel distribuzione in Italia;
          per effetto delle varie compartecipazioni Elecnor risulta direttamente controllabile ed associabile per interessi a Enel  –:
          nell'ambito delle relazioni societarie intercorrenti tra ENEL e la spagnola ELECNOR SA, entrambe soci di SEA in Spagna e rispettivamente committente di gara d'appalto e vincitrice di gara dello stesso, ad avviso dell'interrogante si ravvisano elementi di concorrenza sleale nei confronti delle altre imprese concorrenti, esplicitati anche attraverso la previsione nel bando di derogare alla vigente normativa ammettendo la dichiarazione dell'intenzione di acquisire i requisiti speciali previsti dopo l'aggiudicazione del bando di gara, come rilevato anche dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture; tale rapporto societario potrebbe aver rivestito titolo preferenziale nella valutazione delle caratteristiche richieste nei bandi;
          se, nel caso dell'ATI COBRA SA e ICOTTEC s.p.a. vincitrici dell'appalto Enel distribuzione in oggetto, vi sia stata la comunicazione di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n.  187 del 1991;
          se, in qualità di azionista di Enel Spa intenda acquisire elementi in merito all'esistenza o meno di compensazioni di bilancio o ripianamenti economici tra Enel e le proprie consociate o partecipate, anche non italiane, tali da far supporre che possano generare influenze sul mercato e sull'assegnazione degli appalti;
          se non si ritenga di dover intervenire presso la direzione della società pubblica per ovviare a tali preoccupanti comportamenti. (3-02570)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      PELUFFO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          in data 3 maggio 2010 il sottoscritto presentava l'interrogazione n.  5-04684, ancora in attesa di risposta, in merito alla vicenda del Gruppo Profit Spa, editore di Odeon Tv, Telereporter, Telecampione, Canale 10 Toscana e TeleGenova (Liguria);
          il 12 aprile 2012 l'azienda comunica, a sorpresa, di aver partecipato al bando per il rilascio delle frequenze sui canali 61-69, emanato dal Ministero dello sviluppo economico, nel quale è prevista la possibilità per gli editori di cedere le frequenze in alcune regioni ammesse alla «rottamazione» a fronte di un cospicuo indennizzo (per il caso di specie la cifra di circa 22 milioni di euro);
          il gruppo Profit percepisce circa 1 milione di euro dal Corecom, come fondi pubblici a sostegno dell'editoria derivati dal lavoro giornalistico – informativo per l'anno 2010;
          il 5 luglio 2012 il Tribunale di Milano emette una sentenza di fallimento di Profit Group spa;
          nel piano presentato dall'editore oltre alla dismissione di tutto con il conseguente licenziamento del personale emerge anche che la fusione per incorporazione di tutte le società (Telereporter, Teleliguria, Sardegna dtt, Lit, Telereporter Roma, Eurotelevision) in un'unica società, Bravo Produzioni televisive;
          il 3 settembre 2012, l'azienda comunica alle rappresentanze sindacali unitarie, l'intento di cedere il ramo d'azienda (svuotato dei suoi dipendenti) che riguarda: l'autorizzazione di fornitore di contenuti rilasciata a Telereporter per il marchio Telereporter shopping; la determina del Ministero dello sviluppo economico per l'assegnazione dell'LCN13 per la Lombardia; il marchio Telereporter shopping;
          se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, e quali, iniziative intenda intraprendere affinché si faccia chiarezza sulla vicenda che risulta ad oggi aggravata anche dalla mancata erogazione degli stipendi destinati al personale che, come risulta dalla denuncia degli stessi lavoratori, è ferma ad aprile 2012, nonostante lo stesso editore abbia percepito i contributi pubblici per le attività giornalistiche effettuate in questi anni e percepirà i fondi derivati dalla «rottamazione» delle frequenze;
          quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano intraprendere affinché sia garantito l'utilizzo dei fondi pubblici percepiti per le attività d'informazione e giornalistica svolte negli anni 2011 e 2012, secondo la normativa vigente in materia di sostegno alle emittenze locali. (5-08344)

Interrogazioni a risposta scritta:


      REGUZZONI e MONTAGNOLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          la cultura «pro-business» del nostro Paese è ai minimi livelli tra i Paesi occidentali;
          anche recentemente una ricerca di «Ambrosetti – the European House» ha indicato – tra le altre – quale priorità per lo sviluppo e l'innovazione azioni di «education» alla cultura di impresa e ai valori dell'innovazione;
          esistono numerose proposte di legge, anche a prima firma dell'interrogante, che propongono misure in tal senso;
          l'incentivazione di meccanismi che favoriscano l'innovazione d'impresa è un fattore critico di successo per l'economia del Paese  –:
          se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini rispondere in modo positivo alle sollecitazioni di cui alle premesse. (4-18327)


      BERTOLINI. – Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          dopo alcuni mesi dal sisma che ha colpito la provincia di Modena, un gruppo di imprenditori del distretto tessile di Carpi ha inviato un appello accorato al Presidente del Consiglio dei ministri, pubblicato sulla stampa locale;
          a seguito degli eventi sismici del mese di maggio 2012 la situazione per le imprese è molto difficile, a causa delle lentezze burocratiche e del blocco della filiera produttiva, in quanto alcune aziende ancora non sono operative: si parla di un distretto di circa 1.500 aziende che occupano decine di migliaia di lavoratori;
          le aziende del carpigiano sono specializzate soprattutto nel pronto-moda, pertanto l'intera filiera deve rispondere in tempi rapidi alle esigenze del mercato, sia nazionale che estero;
          la richiesta di aiuti ed interventi per difendere i lavori e rimettere in moto l'intera produzione è la stessa che tutte le associazioni di categoria delle piccole e medie imprese avanzano a gran voce: defiscalizzazione e sospensione dei contributi fiscali per i dipendenti, sospensione del pagamento delle imposte regionali e comunali, incentivi per la ricostruzione e la messa in sicurezza degli stabilimenti;
          il settore tessile del modenese, già provato dalla concorrenza sleale da parte di imprenditori cinesi che utilizzano mano d'opera proveniente dal loro Paese, quasi sempre in nero, come denunciato con una precedente interrogazione n.  5-03637, attraversa oggi una crisi storica che rischia di far scomparire numerose imprese sia per la chiusura di alcune di esse, sia per la scelta di molte di delocalizzare per continuare l'attività;
          sarebbe auspicabile nel breve termine intervenire con degli investimenti strutturali mirati ad agevolare le imprese per reperire liquidità e riprendere a lavorare, dando la possibilità ad un settore che è fiore all'occhiello dell'economia modenese di ritornare a produrre  –:
          quali interventi urgenti intenda adottare per arginare la crisi del settore tessile del carpigiano;
          se e quali iniziative siano state intraprese per monitorare e combattere la concorrenza sleale degli imprenditori stranieri in questo settore. (4-18335)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

      L'interrogazione a risposta in commissione Cazzola e Antonino Foti n.  5-08005, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Pelino.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

      I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
          interrogazione a risposta orale Binetti n.  3-02511 del 3 ottobre 2012;
          interpellanza Vico n.  2-01715 del 24 ottobre 2012;
      interrogazione a risposta orale Delfino n.  3-02565 del 29 ottobre 2012.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2, del Regolamento).

      Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Borghesi n.  4-10840 del 15 febbraio 2011 in interrogazione a risposta in commissione n.  5-08352.

ERRATA CORRIGE.

      Interrogazione a risposta scritta Toto n.  4-18267 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n.  708 del 24 ottobre 2012. Alla pagina 35803, prima colonna, alla riga ventinovesima, deve leggersi: «nonchè i prefetti di Caserta e di Napoli,» e non «nonché i prefetti di Napoli e di Caserta,», come stampato.

      Interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n.  4-18313 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n.  710 del 29 ottobre 2012. Alla pagina 35890, seconda colonna, alla riga ventesima deve leggersi: «carabinieri Antonio Cautillo;», e non «carabinieri Antonio Cantillo;», come stampato. Alla pagina 35890, seconda colonna, alla riga trentesima deve leggersi: «maresciallo Cautillo e se non ritenga di» e non «maresciallo Cantillo e se non ritenga di», come stampato.