XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledꞲ8 maggio 2008

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

NIZZI, PILI, VELLA, TESTONI, PORCU, IANNARILLI, BARBARESCHI, OSVALDO NAPOLI, BERNARDO, ARACU, LORENZIN, ROSSO, NASTRI, SIMEONI, SAMMARCO, GARAGNANI, LUNARDI, SCAPAGNINI, MUSSOLINI, BERGAMINI, VALDUCCI, ABELLI, SCANDROGLIO, STANCA, BIASOTTI, DI VIRGILIO, LEHNER, MURGIA, SAVINO, GIULIO MARINI e OPPI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 21 settembre 2007, reca la dichiarazione di «grande evento» relativa alla Presidenza italiana del G8 previsto a La Maddalena nel 2009;
l'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri in data 20 novembre 2007 è relativa alle disposizioni per lo svolgimento del G8;
il Comitato di coordinamento nazionale per la Presidenza del vertice G8 si è insediato in data 27 febbraio 2008;
l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri in data 27 novembre 2007 dispone, all'articolo 1, che il Vertice possa svolgersi dal primo gennaio 2009 al 31 dicembre 2009;
in via non definitiva, il Comitato di coordinamento ha fissato nel mese di luglio lo svolgimento del G8;
a seguito dei numerosi vincoli ed ostacoli imposti dalla regione autonoma della Sardegna relativamente ad autorizzazioni urbanistiche, paesaggistiche ed edilizie, ci sono ritardi nell'apertura dei cantieri;
si ravvisa la necessità di non sovrapporre l'importantissimo evento alla stagione turistica, dal momento che ciò renderebbe difficoltosa la gestione dell'area oggetto del summit, anche in considerazione dei posti letto necessari a soddisfare le delegazioni ospiti e le migliaia di giornalisti al seguito;
il Capo del Dipartimento della protezione civile, nonché Commissario delegato, dottor Guido Bertolaso, in data 23 aprile 2008 si dichiarava favorevole allo slittamento del G8 a settembre/ottobre 2009, al fine di evitare disagi all'industria del turismo, e - a parere degli interroganti - anche alla luce dei ritardi accumulati, a causa delle ostative procedure dilatorie della regione Sarda -:
se il Governo italiano abbia sottoposto ufficialmente all'attenzione degli altri Stati la necessità di posticipare lo svolgimento del G8 e stabilire quindi una nuova data di celebrazione del vertice;
quali ostacoli ancora permangano alla definizione di un piano di dettaglio, per la realizzazione sia delle opere ricettive, che infrastrutturali, considerato che già da tempo doveva essere predisposto e che per grave responsabilità della regione sarda, ancora non è stato adottato;
se il Governo non ritenga di proporre con determinazione la necessità, per ragioni di sicurezza e logistiche, della piena fruibilità viaria di almeno due porti e due aeroporti, posti a circa 100 km l'uno dall'altro;
se il Governo non intenda inserire tra le opere infrastrutturali da realizzarsi: il collegamento tra il porto e l'aeroporto di Olbia ed il porto di Porto Torres e l'aeroporto di Alghero e tra quest'ultimo e la città di Alghero così come espressamente richiesto dal sindaco della stessa città, a nome dell'intera comunità;

se il Governo non intenda inserire e sostenere come priorità di collegamento, la realizzazione di una sicura e moderna strada a 4 corsie tra il porto e l'aeroporto di Olbia ed il porto di Palau e Santa Teresa Gallura, così come, già definito ed inserito anche progettualmente nella legge obiettivo e nel conseguente APQ sulla viabilità siglato ad ottobre 2002 tra regione sarda e l'allora Governo Berlusconi;
se sia stato predisposto un calendario delle opere da realizzarsi nell'isola di La Maddalena, al fine di garantire la massima e fattiva collaborazione degli abitanti;
se non ritenga di coinvolgere, con procedura d'urgenza di evidenza pubblica, professionisti ed imprese sarde nella realizzazione delle suddette opere, anche alla luce delle numerose sollecitazioni mosse dalle associazioni di categoria isolane, che denunciano la loro esclusione dal partecipare concretamente alla buona riuscita del G8 e che di conseguenza avrebbe potuto sicuramente rappresentare un'importante occasione di rilancio economico e sociale per la nostra isola;
quale siano le priorità degli interventi infrastrutturali che verranno realizzati nel resto della Sardegna;
quale sia l'ammontare complessivo delle risorse stanziate per il G8 di La Maddalena.
(3-00016)

Interrogazione a risposta in Commissione:

DAMIANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo gli ultimi dati ufficiali forniti dall'INAIL, nel 2006 ci sono stati in Italia 1.341 incidenti mortali e 1.260 nel 2007 (anche se il dato fornito dall'INAIL è ancora provvisorio). Questi drammatici dati statistici dimostrano da soli come il tema del contrasto agli incidenti sul lavoro sia assolutamente prioritario per il nostro Paese, chiamato a predisporre efficaci misure di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali al fine di ridurre le dimensioni del fenomeno infortunistico, in misura coerente con le indicazioni contenute nella strategia per la salute e sicurezza sul lavoro individuata dalla Commissione europea (riduzione del 25 per cento del totale degli infortuni in Europa entro il 2012);
in considerazione dei costi umani e sociali che simili - drammatiche - cifre comportano, il precedente Governo aveva inserito il tema della salute e sicurezza tra le assolute priorità, tanto che già nel Documento di programmazione economico-finanziaria 2007-2011, esso era stato collocato tra le linee programmatiche degli interventi in materia di lavoro ed occupazione, unitamente all'intensificazione del contrasto al lavoro nero e irregolare ed al potenziamento dei servizi ispettivi. In tale complessiva strategia si è inserita la previsione di cui all'articolo 1, comma 1187, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), la quale disponeva che al fine di fornire un adeguato e tempestivo sostegno ai familiari delle vittime di gravi infortuni sul lavoro era istituito presso il Ministero del lavoro e della previdenza sociale un Fondo di sostegno e prevedeva altresì che fosse un decreto del Ministero del lavoro e della previdenza sociale a definire le tipologie di benefici concessi nonché i requisiti e le modalità di accesso agli stessi. Il relativo decreto ministeriale, del 2 luglio 2007, è stato pubblicato in data 9 ottobre 2007 e prevede l'erogazione a favore dei familiari di vittime di infortuni sul lavoro di una somma una tantum, la quale assicuri al nucleo familiare un primo sostegno (anche in parte anticipatorio di quello garantito per legge in simili casi da parte dell'INAIL) nei giorni immediatamente successivi al decesso del lavoratore e, quindi, erogata per tali ragioni in tempi molto rapidi;
il decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, pubblicato il 30 aprile scorso, più conosciuto come «testo unico» di salute e sicurezza sul lavoro, dispone all'articolo 9

che, «previo trasferimento delle necessarie risorse da parte del Ministero del lavoro e della previdenza sociale», le prestazioni in oggetto vengano erogate dall'INAIL e, per gli infortuni del settore marittimo, dall'IPSEMA che «in sede di prima applicazione, le relative prestazioni sono fornite con riferimento agli infortuni verificatisi a far data dal 1o gennaio 2007»;
al momento, non risulta che vi siano mai stati pagamenti a favore di aventi diritto -:
quali iniziative intendano adottare per garantire la piena funzionalità del Fondo di sostegno per le vittime di infortuni sul lavoro in modo che il medesimo assicuri, con la richiesta tempestività, la erogazione di somme a favore di famiglie tanto duramente colpite da eventi legati alla insicurezza dei luoghi di lavoro.
(5-00044)

Interrogazioni a risposta scritta:

GENOVESE, SAMPERI, ANTONINO RUSSO, BERRETTA, CAUSI e SIRAGUSA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2, comma 92, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito nella legge 24 novembre 2006, n. 286, come modificato ai sensi dell'articolo 1, comma 1155, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007), ha previsto che le risorse finanziarie inerenti agli impegni assunti da Fintecna SpA nei confronti di Stretto di Messina Spa al fine della realizzazione del collegamento stabile viario e ferroviario fra la Sicilia ed il continente una volta trasferite ad altra società controllata dallo Stato le azioni di Stretto di Messina Spa possedute da Fintecna Spa siano attribuite al Ministero dell'economia e delle finanze ed iscritte, previo versamento in entrata, in due distinti capitoli di spesa del Ministero delle infrastrutture e del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, denominati, rispettivamente, «Interventi per la realizzazione di opere infrastrutturali in Sicilia o in Calabria» e «Interventi di tutela dell'ambiente e difesa del suolo in Sicilia e in Calabria»;
lo stesso articolo 2 del richiamato decreto-legge n. 286 del 2006, ha disposto, inoltre, al comma 93, come modificato dal citato articolo 1, comma 1155, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, che le risorse di cui al comma 92, nel rispetto del principio di addizionalità, siano assegnate per il 90 per cento alla realizzazione di opere infrastrutturali e per il 10 per cento ad interventi a tutela dell'ambiente e della difesa del suolo e che le stesse vengano destinate, per il 70 per cento, ad interventi nella regione Sicilia e, per la restante parte, ad interventi nella regione Calabria;
in attuazione di quanto sancito dalle predette disposizioni legislative, le modalità di utilizzo delle predette risorse dovevano essere stabilite, per la parte relativa agli interventi infrastrutturali con decreto del Ministro delle infrastrutture, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa con le regioni Sicilia e Calabria, e, per la parte relativa agli interventi in materia ambientale, con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa con le regioni Sicilia e Calabria;
in data 4 ottobre 2007, sono stati, quindi, conclusi tra il Ministero delle infrastrutture e le Regioni Sicilia e Calabria gli accordi preliminari finalizzati all'individuazione e selezione degli interventi infrastrutturali prioritari ricadenti nel territorio delle due regioni, da finanziare a valere sulle risorse di cui all'articolo 1, comma 1155, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (fondi Fintecna);

con i predetti accordi, sono stati individuati per la regione Sicilia:
a) area metropolitana di Palermo: linea della metropolitana leggera di Palermo - 1o stralcio funzionale;
b) area metropolitana di Catania: ferrovia Circumetnea - tratta urbana con funzione di metropolitana - 2o lotto funzionale Stesicoro-aeroporto;
c) area metropolitana di Messina: completamento piattaforma logistica intermodale con annesso scalo portuale e relativi assi viari, ivi compreso l'approdo esistente presso il villaggio Tremestieri e nodo di interscambio per l'accesso delle reti viarie (costo 246,983 milioni di euro);
d) 2o lotto Agrigento-Caltanisetta - A 19. Tratto dal km 74;
e nei giorni scorsi è emersa la volontà - da parte di codesto governo - di far fronte all'abolizione dell'ICI sulla prima casa attingendo ai suddetti fondi ex Fintecna;
la decisione di far pagare l'abolizione dell'ICI ai siciliani ed ai calabresi, oltre a rappresentare una autentica ingiustizia sociale, avrebbe gravi ricadute sull'economia e sulle prospettive di sviluppo delle due regioni interessate da tale inopinata sottrazione di risorse;
le opere per l'area metropolitana di Messina alle quali sono stati destinati i fondi ex Fintecna rappresentano una dotazione infrastrutturale imprescindibile sia per fronteggiare la già accertata situazione emergenziale in materia di mobilità, ambiente e protezione civile, sia per creare i necessari presupposti logistici ed infrastrutturali all'eventuale realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia ed il continente -:
se quanto paventato in merito all'utilizzazione dei fondi ex Fintecna per l'abolizione dell'ICI sulla prima casa corrispondo alla reale volontà del Governo.
(4-00206)

CASTIELLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
i Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e Maria è un ordine religioso fondato da Padre Gaetano Errico riconosciuto da Papa Pio IX nel 1846;
l'Ordine conta numerose Comunità in Italia e nel mondo e la Casa Madre è sita in Napoli, nel quartiere Secondigliano, in via Dante, 2/b;
il prossimo 12 ottobre a Roma in Piazza San Pietro ad opera di Papa Benedetto XVI, avverrà la solenne proclamazione a Santo del Beato Gaetano Errico;
ad Afragola tra l'altro, è stato edificato già dal lontano 1907 il Santuario del Sacro Cuore consacrato ai principi dell'Ordine Missionario;
la canonizzazione del Beato Errico può essere un'occasione per i tanti emigranti sparsi in Italia e nel mondo, originari di Secondigliano e dei Comuni dell'area nord per ritornare a visitare i luoghi di nascita, oltre che costituire un volano per il rilancio anche economico facendo leva sul turismo religioso -:
se il Presidente del Consiglio, attraverso il Dipartimento per il Turismo, intenda finanziare progetti di turismo religioso da predisporsi in concomitanza con la canonizzazione del Beato Errico il prossimo 12 ottobre, diretti alla Comunità dei Sacri Cuori.
(4-00211)

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

STUCCHI e CAPARINI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
un ragazzo bergamasco di vent'anni, residente a Seriate (Bergamo), Nicholas Pignataro, è stato rinvenuto morto al 21 maggio in una fossa comune in Brasile, precisamente nella cittadina di Maceiò;

il giovane bergamasco non aveva documenti con sé ma è stato riconosciuto tramite fotografia dall'amica di famiglia che lo ospitava;
le autorità locali non hanno aperto alcun tipo di indagine;
sembra che il cadavere del ragazzo sia stato trasferito per le indagini giudiziarie nell'Istituto di medicina legale di Maceiò, ma non si hanno prove certe, proprio per questo l'avvocato della famiglia Pignataro, Piero Pasini, ha presentato il 27 maggio un esposto alla procura di Bergamo con l'obiettivo di ottenere la riesumazione certa del corpo -:
se intendano intervenire celermente chiedendo di accertare le cause della morte e le motivazioni che hanno portato le autorità locali a non espletare tutte le procedure inerenti alle indagini sul grave episodio anche al fine dell'individualizzazione dei responsabili;
se intendano attivarsi per accelerare l'iter in essere della riesumazione del corpo, affinché, al completamento della stessa, la salma del povero ragazzo possa essere riportata in Italia.
(4-00200)

MISIANI e SANGA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra domenica 18 e lunedì 19 maggio 2008 Nicholas Pignataro, giovane bergamasco di 20 anni, è stato ucciso in una sparatoria alla periferia di Maceio (Brasile) dopo essere stato coinvolto in una lite insieme ad un amico brasiliano, venditore ambulante, assassinato insieme a lui;
le autorità del luogo, non avendo identificato i cadaveri, sprovvisti di documenti, ne hanno disposto la sepoltura in una fossa comune (il cosiddetto «cimitero dei poveri»). Secondo quanto ha dichiarato agli organi di informazione l'avvocato dei familiari della vittima, «sono procedure inaccettabili. La polizia avrebbe dovuto compiere delle indagini più approfondite e mantenere ancora per qualche tempo le salme all'istituto di medicina legale, dove sono state portate dopo il delitto» -:
quali iniziative intendono assumere nei confronti delle autorità brasiliane per:
a) fare piena luce sulla dinamica dei fatti, anche in relazione alle decisioni assunte dalle autorità brasiliane in merito alle indagini e alla sepoltura della salma;
b) identificare i colpevoli del duplice omicidio assicurandoli alla giustizia;
c) aiutare la famiglia a concludere in tempi rapidi le pratiche burocratiche per il rimpatrio in Italia della salma di Nicholas Pignataro.
(4-00201)

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
negli anni scorsi l'Italia ha deciso di restituire all'Etiopia l'obelisco di Axum che è stato trasportato nel luogo di origine a spese del nostro paese-:
se il predetto monumento sia stato poi adeguatamente sistemato in sito o se ancora non sia stato ripristinato;
in questo caso quali passi abbia effettuato il Governo italiano al fine di sollecitare le autorità etiopiche a sistemare l'obelisco nel modo migliore.
(4-00205)

FUGATTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
stando alle notizie pubblicate sul quotidiano ItaliaOggi di martedì 20 maggio 2008, il comune di Trento, nella figura dell'assessore alle politiche sociali Violetta Plotegher, avrebbe organizzato e finanziato una missione di cinque giorni nella città rumena di Timisoara;
dietro i motivi di studio, comunque non ben delineati, che ufficialmente costituivano l'oggetto della missione, ci sarebbero state anche altre ragioni. Infatti l'assessore Plotegher ha motivato il suo viaggio

con l'interesse per le diverse comunità rom presenti nell'area e sulle loro usanze e condizioni di vita;
Italiaoggi riporta inoltre le osservazioni del Governo rumeno, che hanno visto nella missione un metodo di «contatto» con le comunità locali teso invece a «reclutare» manodopera e personale da coinvolgere in progetti in Italia, ed in qualche modo favorire l'immigrazione nell'area di Trento, proposito che pare trovare la ferma contrarietà del Governo rumeno -:
se il ministro sia a conoscenza dei fatti riportati e se non ritenga che in questo particolare momento iniziative come questa possano turbare i rapporti tra l'Italia e la Romania;
se e quali siano state le reazioni diplomatiche del Governo rumeno a seguito del viaggio dell'assessore Plotegher.
(4-00212)

ZAMPARUTTI, MECACCI, FARINA COSCIONI e BELTRANDI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
nel bando di concorso a venticinque posti di Segretario di Legazione in prova, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 23 maggio 2008, è previsto all'articolo 2, come requisito per l'ammissione, il limite di età di 35 anni che può essere innalzato «di un anno per i candidati coniugati»;
la direttiva 2000/78/CE che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, trasposta nell'ordinamento italiano tramite decreto legislativo n. 216 del 2003, vieta le «discriminazioni fondate sulla religione o le convinzioni personali, sull'età o le tendenze sessuali, per quanto concerne l'occupazione e le condizioni di lavoro» e, in particolare, le «condizioni di accesso all'occupazione e al lavoro, sia dipendente che autonomo, compresi i criteri di selezione e le condizioni di assunzione indipendentemente dal ramo di attività e a tutti i livelli della gerarchia professionale, nonché alla Promozione»;
sono proibite discriminazioni indirette, che sussistono «quando una disposizione, un criterio o una prassi apparentemente neutri possono mettere in una posizione di particolare svantaggio le persone che professano una determinata religione o ideologia di altra natura, le persone portatrici di un particolare handicap, le persone di una particolare età o di una particolare tendenza sessuale, rispetto ad altre persone, a meno che tale disposizione, tale criterio o tale prassi siano oggettivamente giustificati da una finalità legittima e i mezzi impiegati per il suo conseguimento siano appropriati e necessari» o che «per la natura di un'attività lavorativa o per il contesto in cui essa viene espletata, tale caratteristica costituisca un requisito essenziale e determinante per lo svolgimento dell'attività lavorativa, purché la finalità sia legittima e il requisito proporzionato» -:
se il Governo non ritenga che la previsione dell'innalzamento di un anno del limite di età nel caso in cui il candidato sia coniugato, sia discriminatoria, dato che questa non è oggettivamente e ragionevolmente giustificata da una finalità legittima e che i mezzi per il conseguimento di tale finalità non siano appropriati e necessari, oltre a non essere un requisito essenziale e determinante o proporzionato per lo svolgimento dell'attività lavorativa;
se il governo, non ritenga che tale discriminazione sia basata non solo sull'età ma anche sull'orientamento sessuale, dato che in Italia le unioni tra persone dello stesso sesso non sono riconosciute;
se ritenga il governo che tale requisito, che non è basato su alcun titolo o esperienza lavorativa precedente, ma solamente sul suo stato civile di persona sposata o non sposata, sulle condizioni individuali sociali della persona, nonché sulle sue convinzioni rispetto al matrimonio,

sia una discriminazione fondata anche sulle convinzioni personali e sulla religione;
se non ritenga il governo che tale bando di concorso, come ogni pratica simile, metta l'Italia a rischio di infrazione della direttiva comunitaria.
(4-00218)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

VESSA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
presso il comune di Agropoli, l'Amministrazione ha stabilito di creare un campo boe adibito ad ormeggio estivo di natanti turistici, nell'area marittima denominata Marina di Porto, nello specchio d'acqua sottostante alla caratteristica Rupe di Agropoli; la motivazione fa cenno alla carenza di posti barca a fronte del numero delle richieste ed alla necessità di incrementare gli introiti del comune per esercitare le sue funzioni di vigilanza sul demanio marittimo;
tuttavia la scelta, che pure ha ottenuto l'autorizzazione paesaggistica dalla Soprintendenza ai beni culturali di Salerno, presenta diversi aspetti di problematicità; l'area individuata è infatti una delle poche ancora naturalisticamente intatte della zona immediatamente adiacente alla città; la previsione di installarvi 200 gavitelli con corpi morti estremamente pesanti sul fondo, rischia di distruggere la flora e la fauna marittima locale; inoltre la presenza di numerosissime imbarcazioni in un'area ristretta nei pressi del porto rischia di creare gravi problemi all'entrata ed all'uscita delle linee di aliscafi, in particolare in caso di condizioni meteo marine avverse;
lo studio di fattibilità affidato all'ITALGEST MARE Spa, si limita ad affrontare il problema sottomarino senza considerare che presenza dei gavitelli di attracco può creare un rilevante problema di inquinamento delle acque superficiali; la normativa vigente, valida per tutte le unità da diporto dal 1o agosto 2005 prevede che ad esse siano vietati scarichi in mare dei servizi igienici nell'ambito dei porti, degli approdi e nei limiti indicati dalle autorità dinanzi alle spiagge, a meno che non siano dotate di adeguato serbatoio di scarico;
una recente indagine della stampa specializzata di settore (rivista: Nautica, giugno 2006) ha rilevato che quasi nessuno ha tale serbatoio ed è infinitesimo il numero di quelli che lo usa correttamente; la stessa indagine ha dimostrato che nei porti dove è previsto un servizio di smaltimento dei reflui (impianto denominato pump up), quasi nessuno chiede di utilizzano; chi abita vicino alla riva in prossimità dei porti, sa in che stato trova le acque di primo mattino, anche nei mari più puliti, poiché si tratta di un'inquinamento concentrato nello spazio e nell'orario; la cosa è aggravata dalle molte unità diportistiche che nella stagione estiva, non avendo trovato posto nella rada, stazionano appena fuori del porto;
tale situazione rischia di inficiare tutti gli sforzi di depurazione delle acque reflue compiuti dai comuni del Cilento; pertanto sarebbe opportuno che nell'ambito del citato progetto siano quanto meno dettate severe prescrizioni sui reflui delle unità diportistiche, che sia imposto ad esse l'uso di wc chimici con serbatoio di contenimento che sono in vendita a costo contenuto ed eventualmente che sia vietato l'attracco delle unità sulle quali sia possibile trascorrere la notte negli approdi -:
in base a quali valutazioni la soprintendenza abbia emanato l'autorizzazione paesaggistica;
quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare - nell'ambito delle proprie competenze salvaguardando l'autonomia

regionale - in relazione alle problematiche esposte ed in particolare quali iniziative intendano adottare per rafforzare la vigilanza sugli scarichi in Italia e come intenda assicurare anche mediante apposite iniziative promozionali e informative un migliore uso degli strumenti previsti per un corretto smaltimento dei rifiuti a mare.
(5-00048)

Interrogazione a risposta scritta:

MUSSOLINI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
a seguito della rottura di 1 dei 4 cavi Enel di una nuova linea sottomarina ad alta tensione non in possesso delle necessarie autorizzazioni presso lo stabilimento balneare «Bagno Vito», località Lacco Ameno, è stato riscontrato dall'Agenzia regionale di protezione ambientale della regione Campania (ARPAC) (prelievo del 19 luglio 2007 rapporto di prova n. 200704583-001) che la presenza di inquinanti PCB totali rilevata è pari a 0,112 mg/L, 186 (centoottantasei) volte superiori al valore di 0,0006 mg/L previsto come standard di qualità ambientale per le acque superficiali dal decreto ministeriale 367/03, Tab 1-10;
all'interno del cavo c'era un canale riempito di olio in pressione, con una sezione di 18 millimetri. La rottura del cavo ha causato la dispersione in mare nell'area marina protetta «Regno di Nettuno» (A.M.P.) di almeno 52 tonnellate di olio fluido contenente policlorobifenili (di seguito PCB);
l'Arpac ha certificato con nota n. 1074 del 19 ottobre 2007 che essendo trascorso del tempo dall'incidente, i PCB hanno ridotto il loro carico inquinante in acqua a seguito delle mareggiate;
i PCB sono inquinanti inseriti anche nella tabella 1/B del decreto legislativo n. 156 del 2006 al punto 11 con obbligo di segnalazione al Ministero dell'ambiente;
negli organismi marini i valori di PCB aumentano in maniera esponenziale rispetto alla concentrazione rinvenuta nelle acque;
il PCB è sostanza non biodegradabile e lipoaffine, capace di spostarsi lentamente nel mare dove trova l'aiuto delle correnti andando così a depositarsi e accumularsi nei fondali marini e negli organismi viventi delle zone prospicienti a quella interessata dalla perdita;
i PCB sono considerati per la loro tossicità nei confronti dell'uomo, tra gli inquinanti più pericolosi poiché la loro stabilità ai diversi attacchi chimici li rende difficilmente degradabili acuendo l'effetto di bioaccumulazione negli organismi viventi;
i PCB sono inclusi (protocollo UN/CEE di Stoccolma, maggio 2001) nei cosiddetti POPs (persistent organic pollutants) composti organici persistenti, bioaccumulabili, che permangono lungo la battigia assorbiti dalla sabbia e risalgono, soprattutto attraverso i prodotti ittici, la catena alimentare all'uomo;
i PCB hanno rilevanti effetti tossici, quali bruciori agli occhi e dermatiti e provocano danni a medio e lungo termine al sistema immunitario, alla tiroide e al fegato;
nonostante il gravissimo episodio e l'entità del disastro ambientale, denunciati, dalla data del 14 giugno 2007, ad oggi non pare vi sia stato alcun iter di programmazione per la bonifica della zona a tutela della salute pubblica, consentendo al contrario, la balneazione e regolari attività di pesca;
gli impianti di cavi sottomarini, della tratta Cuma-Lacco Ameno, sono «a tenuta» mediante olio. Fisicamente, se si registra un abbassamento di pressione dell'olio, significa che c'è una perdita nel tratto sottomarino, pertanto nelle stazioni situate ai capi dei cavi si pompa altro olio,

per consentire sia di salvare il cavo ad alta tensione da un'eventuale contatto con l'acqua sia di individuare il punto in mare con della fuoruscita di olio. Risulta all'interrogazione che così è avvenuto anche a Lacco Ameno, dove è stato continuamente pompato nuovo olio nei cavi dalla stazione di Lacco Ameno;
le caratteristiche dei cavi unipalari utilizzati nella tratta Cuma-Lacco Ameno ad alta tensione, non consentono l'utilizzo di olio dielettrico normale in quanto le alte tensioni provocano in questo olio fenomeni di ionizzazioni corrosive e progressiva carbonizzazione del dielettrico. Per questi motivi viene usato olio fluido il cui contenuto di PCB è stato dichiarato dall'Enel e dalla Prefettura di Napoli nella risposta scritta all'atto del Senato nel fascicolo 139 all'interrogazione 4-05441 presentata dal senatore Boco, nella scorsa legislatura, sia alla Commissione europea nel ricorso 2003/5243;
il disastro ambientale di Ischia è aggravato dall'età dei cavi. Si tratta infatti di conduttori risalenti al 1987, (commessa 404/87). All'epoca i limiti di legge vigenti di tolleranza di PCB erano decisamente più alti rispetto ad oggi. Salo l'anno dopo, nel 1988, sarebbe stata vietata l'immissione sul mercato di PCB;
la posa dei cavi viene fatta dall'Enel nel 1992, quindi già con la legge dell'88 in vigore. Si tratta quindi, ad avviso dell'interrogante, di cavi palesemente irregolari. L'operazione di posa in opera terminò il 26 novembre 1992, quando i cavi giunsero a Ischia, occupando 69.000 metri quadri del demanio marittimo, senza che risulti alcuna concessione alla posa e al mantenimento dei cavi stessi;
esiste invece una concessione ex post per la posa e il mantenimento dei cavi sottomarini indicata dal numero 133/94 del 14 giugno 1994 valida per il solo periodo 31 ottobre 1992-31 dicembre 1993. Come ricorda l'avvocato Cocozza, per conto del Comune di Casamicciola Terme, «l'Enel non è in possesso dell'autorizzazione all'esercizio della linea elettrica Cuma-Lacco Ameno o di un decreto regionale di autorizzazione». Osservando gli atti esistenti risulta che l'unica autorizzazione regionale rilasciata in favore dell'Enel, DPGR 3651 dell'11 aprile 1994, limita la costruzione e l'esercizio di una linea elettrica a 150.000 volt in cavo sotterraneo, e non sottomarino, e una cabina primaria all'aperto e non coperta come invece realizzata dall'Enel, decreto regionale che a distanza di oltre 14 anni ad oggi, non ha consentito neanche l'esproprio dei terreni di proprietà della Curia su cui è stata costruita la stazione primaria di Lacco Ameno. Terreni ancora nel titolo di proprietà della Curia che non li reclama;
i predetti cavi non assicurano e non hanno mai assicurato l'alimentazione dell'isola d'Ischia, (in realtà attualmente l'isola d'Ischia è regolarmente alimentata con 5 cavi sottomarini a MT (non ad olio fluido) per complessivi 75MW provenienti dalla stazione di Foce Vecchia 60/30/20, inserita ad anello e con doppi sistemi di alimentazione con le stazioni di Patria 380/150 KV, Cuma 150/20 KV, KV, Pozzuoli 220/60 KV, che giungono alle stazioni MT 30/10KV di Ischia e Forio anche esse ad anello e con doppi sistemi di alimentazione: servizio + riserva);
quanto è accaduto nello scorso mese di luglio 2007, nei mari di Ischia è il secondo incidente sui medesimi cavi. Il precedente è avvenuto nell'aprile 2000 e la Capitaneria di Porto solo ad intervento completato da parte della Pirelli cavi emise l'ordinanza n. 51/2000 e non fu attivato nessun controllo per la fuoriuscita di olio contenente PCB;
i recenti incidenti del luglio 2007 ai 3 trasformatori ad alta tensione a Barcellona, in Spagna, sostengono in maniera inequivocabile a quali potenziali rischi sarebbe esposto il centro abitato di Lacco Ameno, l'attiguo ospedale e la scuola media comunale, per la presenza di una stazione primaria di trasformazione e la relativa produzione di diossina;
l'Enel non ha mai dichiarato al comune di Lacco Ameno o meglio alla regione

Campania titolare del potere amministrativo di autorizzazione, la messa in esercizio di questa nuova linea a 150.000 volt sottomarina e inquinante;
nella nota del comune di Lacco Ameno n. 16147 del 6 dicembre 2007 indirizzata all'ASL NA2 - Dipartimento di prevenzione Ischia si denuncia l'inquinamento da PCB dei litorali di Casamicciola e Lacco Ameno;
nella nuova legislazione si fissano i livelli massimi per i PCB negli animali, perciò va presa in considerazione la presenza di un impianto di stabulazione di tonni in località Carruggio intorno all'isola di Procida -:
se i Ministri interrogati non ritengano necessario che vengano attivati ad horas i controlli dei prodotti ittici provenienti dalle zone di mare intorno all'isola d'Ischia finalizzato alla ricerca di PCB (policlorobifenili), IPA (idrocarburi policromatici) e alchil benzeni lineari, e la conseguente rimozione dei cavi ad olio fluido;
se non ritengano urgente sollecitare le istanze di competenza territoriale, ASL compresa, al fine di porre atto a tutti gli accertamenti necessari alla tutela della salute della cittadinanza, in quanto a tutt'oggi non risulta esistere alcun provvedimento relativo all'interdizione alla balneazione, al divieto di pesca, alla sorveglianza di un impianto di stabulazione di tonni in località Carrugio, intorno all'isola di Procida, al piano di bonifica della zona, alla tutela dell'area protetta «Regno di Nettuno».
(4-00213)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAPARINI, GRIMOLDI e GOISIS. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
una realizzazione partita nel 1989: l'esigenza di realizzare un Museo per illustrare il patrimonio archeologico preistorico e protostorico della Valle Camonica, tutto di proprietà dello Stato, è datata fine anni Ottanta e nasce dalla constatazione che il fenomeno arte rupestre, riconosciuto dall'UNESCO patrimonio mondiale dell'umanità nel 1979, primo sito in Italia, andava contestualizzato e illustrato attraverso la valorizzazione dei contesti e complessi archeologici coevi che in quegli anni si andavano arricchendo e diversificando attraverso scavi di ricerca e di salvataggio, condotti dalla Soprintendenza per i beni archeologici e da università che svolgevano campagne di scavo in concessione da parte del Ministero per i beni e le attività culturali;
con la catalogazione sistematica di tutti i complessi condotta nel 1989 e la conseguente raccolta di tutti i reperti presso i depositi e le sedi della soprintendenza, risultò evidente la ricchezza e la consistenza del patrimonio pre-protostorico della Vallecamonica che si è ulteriormente arricchito così che ora si dispone di migliaia di reperti archeologici provenienti da abitati, necropoli, santuari, bivacchi e luoghi del lavoro. Tra questi si distinguono per eccezionalità gli oltre cento monumenti istoriati - stele e massi menhir - provenienti dai santuari megalitici del III millennio avanti Cristo presenti e in corso di scavo in valle, un complesso di portata europea e di assoluta novità nel panorama della preistoria alpina. I reperti pre-protostorici sono attualmente conservati nei depositi della Soprintendenza (in Capo di Ponte, a Milano e a Bergamo);
l'urgenza della creazione di un Museo nazionale della preistoria della Valle Camonica fu prospettata dalla sovrintendenza fin dal 1989 al Ministero-Div. IV (nota del 27 aprile 1989, n. 3580) e al Gabinetto del Ministro (nota del 3 ottobre 1989, n. 8791). Fu verificata allora l'eventuale disponibilità di edifici demaniali (risposta negativa dall'intendenza di finanza con nota del 7 novembre 1989, n. 7333). Si avviò pertanto la ricerca di un edificio

adeguato per creare una esposizione permanente, avendo ben chiaro il principio che la sede ideale si collocava in corrispondenza del principale polo dell'arte rupestre, in Capo di Ponte, per ragioni culturali e per opportunità organizzative (logistiche e di personale addetto), essendo già ubicati in Capo di Ponte il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri, fondato nel 1955 (cui nell'ottobre 2005 si sono aggiunti il Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo e il Parco Archeologico Comunale di Stradina-Bedolina, egualmente inaugurato nell'ottobre 2005). Per parte sua il Ministero, facendo proprio il problema, nel luglio 1989 aveva inviato l'architetto Berucci del Centro progetti museali del Ministero per esaminare la possibilità di allocare il museo, con una costruzione ex novo, all'interno del Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri in località Naquane, a seguito, anche, della difficoltà di acquistare l'edificio di proprietà Sorteni all'interno del Parco, soluzione che pure si era tentata nell'ambito dell'esproprio dei terreni privati del Parco e di un generale progetto di valorizzazione del Parco nel frattempo finanziato dalla legge n. 449 del 1987. Contemporaneamente si continuò nella ricerca di un edificio chiedendo la collaborazione degli Enti locali: il comune di Ossimo offrì l'edificio delle ex scuole elementari, che tuttavia sembrò troppo dislocato per varie ragioni, culturali, logistiche, turistiche, pur riconoscendo la sua validità in un futuro come sede complementare per l'esposizione del ricco patrimonio delle stele e dei massi istoriati che numerosi venivano alla luce in quegli anni nel territorio del comune (che in effetti nei successivi anni novanta ha mostrato di essere il centro di una serie di luoghi di culto e cerimoniali calcolitici di grandissima importanza e rarità). Con nota del 18 ottobre 1990, n. 184/IVD il Ministero non ritenne praticabile la soluzione della scuola di Ossimo, condividendo in toto gli aspetti negativi sottolineati dalla Soprintendenza, e invitò a cercare un'area nelle vicinanze del Parco Nazionale oppure a valutare la possibilità di realizzare una costruzione in un'area interna al Parco. Procedette anche la ricerca di un edificio presso il comune di Capo di Ponte e furono esaminati, su indicazione dell'Amministrazione locale, che proponeva di assumersi l'onere dell'acquisto, un grande edificio scolastico e due edifici di qualità nel centro storico, di proprietà privata (uno era l'ex pretura) che sembravano disponibili alla vendita. Il 25 giugno 1992, su incarico del Ministero, si svolse un sopralluogo dell'ispettore centrale, dottor C. Laviosa, che esaminò gli edifici nel centro storico di Capo di Ponte e vide pure la scuola di Ossimo a suo tempo proposta da quel comune; ella concluse indicando come idoneo un edificio storico di proprietà privata ubicato sulla piazza di Capo di Ponte che il comune prospettava di acquisire. Con nota del 17 novembre 1992 n. 6292/VI N la Direzione Generale fece sua questa proposta e invitò la Soprintendenza ad iniziare formali trattative con il comune. Questo, con nota del 2 marzo 1993, n. 939, dichiarò l'intervenuta non disponibilità della proprietà a vendere l'immobile e la propria impossibilità a reperire i fondi necessari per l'acquisto di uno stabile. Proseguirono infruttuosi tentativi fino al gennaio 1996 quando si condusse una verifica sulle strutture industriali dismesse esistenti in valle; l'unica giudicata interessante allo scopo fu individuata a Breno, ma essa parve non idonea in quanto dislocata rispetto al polo dell'arte rupestre, in un centro per altro già molto caratterizzato per la presenza di un importante museo storico artistico che l'Amministrazione comunale voleva preferenzialmente valorizzare. Finalmente nella primavera 1996 il comune di Capo di Ponte suggerì come idoneo per la realizzazione del Museo Nazionale della Preistoria della Valle Camonica (da non confondere con il Museo Nazionale della Civitas Camunnorum di Cividate Camuno dedicato al periodo romano) un edificio settecentesco di proprietà della Parrocchia, sito nel centro storico, in adiacenza alla Chiesa parrocchiale in Via S. Martino, denominato Villa Agostani, un tempo sede di un seminario vescovile e da molti anni non utilizzato;

l'edificio a seguito di una convenzione tra la Soprintendenza Archeologica e la Parrocchia e con l'assenso della Curia di Brescia, fu ceduto in affitto allo Stato per 20 anni (lire 35.000.000 all'anno) per la realizzazione del Museo Nazionale della Preistoria della Valle Camonica, con l'onere per lo Stato della ristrutturazione (recepita con nota del Direttore Generale U.C.BAAA e S dell'11 dicembre 1998, n. 7100). La posizione del Museo nel centro storico del paese è centrale rispetto ai Parchi di Arte rupestre presenti nella zona, che rappresenta il più cospicuo polo d'arte rupestre della Vallecamonica. Infatti, un notevole flusso di visitatori diretti ai parchi archeologici (Parco Archeologico Nazionale delle Incisioni Rupestri, Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo, Parco Archeologico Comunale di Seradina-Bedolina, questi ultimi due inaugurati nell'ottobre del 2005) è attratto in tutto l'arco dell'anno nell'area, con ovvio beneficio anche per l'economia locale. Inoltre, la ex villa Agostani, un edificio su tre piani con ampio cortile e vasto giardino, risponde ai requisiti di prestigio richiesti in quanto complesso di antica origine adiacente alla monumentale chiesa parrocchiale di S. Martino: si tratta di un lungo corpo di fabbrica che fiancheggia la strada, lungo la quale corre un alto muro di cinta che delimita il cortile, su cui affaccia il fronte principale, porticato, con archi ribassati poggianti su pilastri in pietra. L'edificio è dotato di un cortile cintato verso la strada e di un porticato coperto a piano terra che formano un ideale luogo di raccolta e accoglienza per la visita, anche da parte di comitive. Inoltre, dispone di un ampio spazio a prato sul retro dove si intende, con una copertura con tensostruttura, ampliare lo spazio museale per esporre, in continuità con i locali a piano terra, i numerosissimi massi e stele istoriati del III millennio (oltre 100, di dimensioni variabili da metri 3 a metri 1 circa) che si qualificano come una delle più ricche e straordinarie collezioni europee di questi monumenti, che in Valcamonica sono collegati ad estesi luoghi di culto, alcuni dei quali in corso di scavo. Nel 1997 prese quindi avvio il progetto pluriennale per la realizzazione del Museo, finanziato dal Ministero per i beni e le attività culturali e curato dalla Soprintendenza per i beni archeologici della Lombardia (per la parte architettonica dall'architetto F. Curcio e, per la parte scientifica, dalla dottoressa R. Poggiani Keller ambedue della Soprintendenza);
l'allestimento museale si svilupperà, su una superficie globale di oltre 2.000 mq, al piano terra, negli spazi aperti contigui (portico, corte di ingresso e giardino posteriore) e al secondo piano dove si dispone di un unico grande ambiente di grande suggestione. Nel giardino posteriore è prevista una tensostruttura per l'esposizione di parte dei complessi megalitici calcolitici. Ai servizi ed alle attività museali (uffici, sala per mostre temporanee e conferenze, sala multimediale, depositi) sono destinati il primo piano e parte del secondo;
la nuova destinazione, da collegio vescovile a sede del Museo Nazionale della Preistoria della Vallecamonica ha reso necessarie opere di sistematica manutenzione e di adeguamento e adattamento alle funzioni museali cui l'edificio è destinato. Tra 1997 e 2002 sono stati effettuati diversi lavori, per l'adeguamento del fabbricato all'utilizzo espositivo, comprendenti i consolidamenti, il risanamento dall'umidità, la sistemazione del manto di copertura e degli intonaci (parzialmente), la predisposizione del vano ascensore e le nuove tramezzature per creare servizi e depositi per il materiale archeologico. Nel 2005 si è avviata la realizzazione di tutti gli impianti (termo-idraulico, elettrico, emergenza, antincendio, allarme, sorveglianza, ascensore, eccetera). Gli interventi, finanziati sul bilancio ordinario del superiore Ministero, si sono susseguiti non in continuità negli anni 1997, 1999, 2002, con ripresa per la conclusione nel triennio 2005-2007, per una cifra complessiva di euro 793.927,60;

il piano triennale di completamento, ulteriormente slittato di un anno (2006-2008) e articolato in tre lotti omogenei di euro 400.000 l'uno per una cifra complessiva di euro 1.200.000,00, comprende il completamento delle finiture ed i serramenti, sia interni che esterni, la sistemazione delle due corti (quella meridionale di accesso e quella settentrionale da utilizzare per fini espositivi), l'allestimento ed anche le necessarie opere per la promozione e la divulgazione dell'iniziativa, da concludersi nell'anno 2008. La conclusione nel 2008, nelle intenzioni, dovrebbe coincidere con il centenario della scoperta dell'arte rupestre (1909) in Valle Camonica che si celebrerà nel 2009. Questa ricorrenza comporterà una serie di celebrazioni cui le Amministrazioni locali, attualmente coinvolte nel Piano di Gestione del sito UNESCO tengono in modo particolare. La realizzazione del Museo è per altro uno dei punti di forza del Piano di Gestione UNESCO elaborato nel 2005 e condiviso, con un impegnativo lavoro di concertazione, dagli Enti territoriali e locali (provincia di Brescia; Comunità Montana di Valle Camonica; Consorzio dei Comuni del Bacino Imbrifero Montano di Valle Camonica (B.I.M.); Comuni di Darfo Boario Terme, Capo di Ponte; Sellero; Sonico; Consorzio della Riserva Regionale di Ceto, Cimbergo e Paspardo) unitamente alla Soprintendenza che lo ha coordinato per incarico del Ministero per i beni e le attività culturali;
per il finanziamento del completamento del Museo Nazionale della Preistoria, la Direzione Regionale competente ha richiesto, per il triennio 2005-2007, un finanziamento di euro 1.400.000,00, corrispondente alla proposta formulata dalla Soprintendenza per i beni archeologici della Lombardia, richiesta rimodulata per il triennio 2006-2008 per un totale di euro 1.200.000,00, conformemente alla richiesta della stessa Soprintendenza. Nel bilancio ordinario del Ministero per i beni e le attività culturali sono stati approvati con decreto ministeriale 13 giugno 2005 euro 200.000 per l'anno 2005, e con decreto ministeriale 30 marzo 2006 euro 150.000 per l'anno 2006. La differenza fra importi richiesti ed importi assentiti è da inquadrare nella generalizzata riduzione di risorse da cui è stato interessato l'intero programma di interventi, ivi compresi quelli del settore archeologico, la cui decurtazione è stata mediamente superiore al 50 per cento, rispetto alle richieste formulate. Il Soprintendente con nota n. 5245 del 13 aprile 2007 ha lamentato che a partire dal 2006 il Museo ha subito una notevole diminuzione dei finanziamenti nonostante che il piano triennale 2006-2008 approvasse una spesa complessiva di euro 1.200.000,00 equamente ripartita nel triennio 2006-2008. Il Piano approvato e trasmesso dal Ministero in data 20 giugno 2007 non reintegra il lotto dei lavori per il Museo della Preistoria che pure è inserito in un piano triennale. Questa situazione rischia di rinviare sine die la conclusione dei lavori per l'allestimento del Museo, vanificando i lotti già realizzati a partire dal 1997, in un edificio dato in affitto dalla Parrocchia allo Stato per venti anni (1997-2017);
la Commissione Cultura della Camera ha approvato all'unanimità una risoluzione per la conservazione, la tutela e la valorizzazione del patrimonio artistico culturale di arte rupestre, riconosciuto dall'UNESCO patrimonio mondiale dell'umanità nel 1979;
il sottosegretario di Stato ai beni e alle attività culturali Danielle Mazzonis il 23 ottobre 2007 in risposta all'interrogazione Caparini 5/01564 ha dichiarato che: «In riferimento alle iniziative intraprese finora dal Ministero per i beni e le attività culturali per l'ultimazione del Museo Nazionale della Preistoria, va anzitutto chiarito che detto completamento rientra in un vasto e articolato piano di interventi attuati sul complesso della realtà archeologica della Valle Camonica, a testimonianza di una costante attenzione per questo rilevante patrimonio culturale: il piano di interventi finora attuato, ha interessato il

Parco del Teatro e dell'Anfiteatro e il Museo Nazionale della Valle Camonica di Cividate Camuno, nonché il Parco Archeologico del Santuario di Minerva a Breno, di recente aperto al pubblico, tutti interventi attuati con fondi del Ministero per i beni e le attività culturali» -:
quali iniziative il Ministro intenda intraprendere al fine di concludere nei tempi previsti i lavori del Museo Nazionale della Preistoria di Vallecamonica.
(5-00046)

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
quale ultimo atto dello Stato di «polizia fiscale» il Ministro Padoa Schioppa poco prima di lasciare l'incarico ha emanato, con il decreto 18 gennaio 2008, n. 40, le disposizioni attuative dell'articolo 48-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, recante disposizioni in materia di pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni;
con la norma vengono bloccati tutti i pagamenti delle amministrazioni pubbliche superiori ai 10 mila euro alle attività per le quali non sia stata presentata una dichiarazione con la quale si attesti l'assenza di inadempienze fiscali, di qualunque entità e tipologia;
la nuova normativa applicata alle attività di spettacolo non servirà a facilitare le regolarizzazioni in campo fiscale, ma otterrà il solo risultato di soffocare queste attività, di per sé assai poco burocratizzate, con ulteriori, inutili adempimenti, i quali ritarderanno ancora di piú i pagamenti dei contributi pubblici, che già arrivano con sostanziosi ritardi. A beneficiarne saranno ancora una volta le banche, alle cui onerose anticipazioni si è già costretti a ricorrere;
ciò mentre lo Stato trattiene 40 milioni di euro del Fondo unico dello spettacolo, a titolo di «accantonamento» a disposizione del Ministero dell'economia ed il Fondo per i ritardi di pagamento delle pubbliche amministrazioni, istituito grazie alle pressioni della UE, trabocca di denaro, tanto da dover essere utilizzato per altri scopi;
mentre per il cittadino vale la clausola solve e repete, cioè paga la sanzione anche se ingiusta e poi chiedi indietro il maltolto, questo non vale per la P.A. che si arroga il diritto di non pagare contratti validi o finanziamenti già stabiliti, sui quali le imprese hanno fatto affidamento, anche per il più semplice degli errori formali-:
se non ritenga impegno fondamentale del proprio Ministero onorare il pagamento dei debiti della P.A. a scadenza e se non ritenga opportuno modificare il proprio decreto 18 gennaio 2008, n. 40, nel senso di tener conto delle specificità delle imprese di spettacolo, liberandole da una burocrazia complicata, contraddittoria, farraginosa e frustrante.
(2-00029)
«Carlucci, De Camillis, Palmieri, Girlanda, Fallica, Ceroni, Vitali, Stradella, Valducci, Berruti, Moles, Osvaldo Napoli, Pittelli, Gottardo, Galati, De Luca, Papa, Barani, Scalera, Caldoro, Orsini, Della Vedova, Costa, Massimo Parisi, Mazzoni, Faenzi, Bonciani, Vignali, Rosso, Nastri, Pizzolante, Franzoso, Del Tenno, Formichella, Toto, Distaso, Sisto, Berardi, Centemero, Soglia, Garagnani, Scelli, Renato Farina».

Interrogazione a risposta scritta:

VANNUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il precedente Governo ha approvato lo schema di regolamento di riorganizzazione del Ministero dell'economia e delle finanze previsto dall'articolo 1, comma 426, della legge finanziaria per il 2007, senza tenere conto delle osservazioni espresse dalle competenti commissioni di Camera e Senato e dalle organizzazioni sindacali;
nel regolamento è prevista la chiusura di 40 Direzioni provinciali dei servizi vari (D.P.S.V.) del Tesoro e di 40 Ragionerie provinciali dello Stato (R.P.S.);
appare che con la soppressione delle Direzioni provinciali (strutture di front-office) molti cittadini potrebbero essere privati dei servizi al momento forniti da tali uffici, tra i quali (in via meramente esemplificativa): la gestione delle pensioni di guerra e tabellari per pensionati, vedove, orfani inabili ed assimilati; la gestione delle partite stipendiali dei dipendenti statali; l'assistenza fiscale gratuita ai medesimi dipendenti statali: attività ancora facenti capo alla Commissione medica di verifica del Ministero dell'economia (tra le quali, visite sui pensionati e sugli orfani di guerra - inoltre, per il personale dipendente da pubbliche amministrazioni, visite finalizzate al riconoscimento della causa di servizio e del relativo equo indennizzo, della pensione privilegiata ordinaria nonché della pensione di inabilità di cui all'articolo 2, comma 12, della legge n. 335 del 1995 - visite sul personale docente della scuola ai sensi dell'articolo 35 della legge n. 289 del 2002, eccetera);
il mantenimento in ciascuna provincia di un ufficio amministrativo del Ministero dell'economia, oltre ad evitare traumatiche mobilità a migliaia di lavoratori, risulterebbe strategico anche alla luce di futuri decentramenti a tali uffici di attribuzioni ora svolte a livello centrale ovvero di nuovi compiti (ad esempio gestione e controllo delle risorse trasferite dallo Stato agli enti locali), in sintonia con il principio di sussidiarietà che impone alla pubblica amministrazione di essere sempre più vicina territorialmente, alle esigenze dei cittadini;
in particolare, se avvenisse l'eventuale contemporanea soppressione delle Direzioni provinciali dei servizi vari di Pesaro Urbino (accorpata ad Ancona) e di Rimini (accorpata a Bologna) si verrebbe comunque a creare una amplissima zona di territorio del tutto priva di servizi, con gravi disagi all'utenza, che spesso versa in condizioni di difficoltà in quanto appartenente alle fasce più deboli della popolazione;
la Direzione provinciale dei servizi vari di Pesaro, distante da Rimini solo 30 chilometri, è Amministrazione di medie dimensioni, idonea per struttura, disponibilità dei locali, risorse e materiali, ad accorpare quella di Rimini, di minori dimensioni;
detto accorpamento si renderebbe auspicabile in rapporto sia al bacino di utenza, alla popolazione residente e alla logistica che alla distanza tra le sedi e alla conformazione geografica dei territori -:
se il Governo confermi la volontà di procedere alla riorganizzazione in parola secondo il regolamento del precedente Governo rispetto alle sedi soppresse e nell'eventualità della conferma, quali misure siano previste per evitare disagi ai cittadini (Uffici distaccati...);
se il Governo, anche al fine d'evitare disservizi a centinaia di migliaia di utenti, abbia valutato come peraltro suggerito dalle Commissioni Parlamentari in luogo della soppressione di 80 sedi periferiche del Ministero dell'economia e delle finanze, l'opportunità della unificazione, in un'unica struttura polifunzionale, delle ragionerie provinciali dello Stato e delle Direzioni provinciali dei servizi vari, atteso che con la creazione, a livello provinciale, di una sola sede periferica del M.E.F. (che potrebbe comprendere anche le Segreterie

delle commissioni tributarie provinciali, uffici anch'essi alle dipendenze del M.E.F.) si realizzerebbe un risparmio immediato (sulla spesa per le posizioni dirigenziali) ed uno, ben più consistente, nel breve-medio termine, sulla spesa per il personale che, come l'esperienza insegna, a seguito dell'accorpamento stesso, andrebbe naturalmente a ridursi, specie per le posizioni lavorative che svolgono attività di supporto;
se, nell'ipotesi in cui il Governo non intenda rivedere il regolamento e si addivenga alla chiusura delle sedi periferiche del Ministero dell'economia e delle finanze, la Direzione provinciale dei servizi vari di Pesaro-Urbino sia tra quelle per le quali è prevista la soppressione;
se, in tale eventualità, per le motivazioni esposte in premessa, il Governo intenda attivarsi affinché sia mantenuta la sede della Direzione provinciale dei servizi vari di Pesaro in via autonoma o in subordine, con accorpamento di quella di Rimini per evitare la mancanza di servizi in una amplissima fascia compresa da Bologna ad Ancona.
(4-00216)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAPARINI, GRIMOLDI e GOISIS. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 14 gennaio 2003, a Grugliasco, alle porte di Torino, viene ritrovato il cadavere di Giuseppe Donà, 40enne disegnatore tecnico della Valeo di Pianezza: gli hanno sparato tre colpi di pistola calibro 6,35, in casa gli trovano un chilo e 700 grammi di cocaina. I carabinieri del reparto operativo e il pubblico ministero che si occupa dell'omicidio hanno bisogno di un anno e mezzo, finché un pentito legato alla 'ndrangheta parla di suoi conoscenti che spesso andavano in Calabria a prendere cocaina ed eroina da portare al Nord (la Stampa 15 novembre e il Foglio 19 novembre 2007);
dopo poco viene arrestato Paolo Ammassari, un amico di Donà, sempre per droga (la Stampa 15 novembre e il Foglio 19 novembre 2007);
grazie alle intercettazioni telefoniche, il 5 luglio 2006 viene arrestato Giuseppe Amato, un artigiano di 46 anni con la fama da «duro», e con lui un romeno attraverso il quale arrivano a Leonardo Cotrona, un commerciante di 40 anni di Collegno (la Stampa 15 novembre e il Foglio 19 novembre 2007);
il terzo killer sarebbe Rocco Varacalli, 37 anni, il quale, messo alle strette, ammette. «Si, ero anch'io lì. Ma ho solo assistito. Ci fu un acceso diverbio, poi Cotrona si allontanò con Donà facendomi segno di seguirli. Tirò fuori la pistola e sparò, uccidendo Donà» (la Stampa 15 novembre e il Foglio 19 novembre 2007);
la versione non convince il pubblico ministero, che ha dalla sua parte un testimone: un uomo con precedenti, che non era sul luogo, ma a cui i tre un giorno si erano rivolti vantandosi di aver fatto fuori il disegnatore della Valeo. Alla fine il pm contesta a tutti e tre l'omicidio volontario. Dall'inchiesta sul delitto nasce un'indagine sul traffico di stupefacenti: cinquanta telefonini cellulari sotto controllo, centinaia di pedinamenti, filmati. Si scopre che il gruppo riesce a piazzare sul mercato torinese un chilo di droga alla settimana per un volume d'affari di un milione di euro l'anno. Si tratta del livello medio, quello che collega i grossisti con i piccoli spacciatori di Porta Palazzo a San Salvario (la Stampa 15 novembre e il Foglio 19 novembre 2007);
i magistrati della Dda di Torino Maurizio Laudi e Roberto Sparagna chiedono la cattura di 30 persone, cinque sono quelle arrestate: Carmelo Pirrotta, 44 anni di Moncalieri; Cesare Gramaglia (42) di Moncalieri; Mariano Mirengo (47), di Torino; Francesco Simone (47) di Torino e

Oreste Scotti (30) di Beinasco. Tutti avevano commesso reati anche dopo il 2 maggio 2006, data dell'indulto (la Stampa 15 novembre e il Foglio 19 novembre 2007);
il giudice Alessandro Prunas spiega di non aver proceduto all'arresto perché «non ne valeva la pena: tra attenuanti generiche, riti alternativi, legge sull'indulto e semilibertà, nessuno avrebbe fatto un giorno di galera, arrestarli sarebbe stata una perdita di tempo» (la Stampa 15 novembre e il Foglio 19 novembre 2007);
la Procura di Torino ha presentato ricorso in Cassazione. Carlo Federico Grosso: «Il codice di procedura penale indica taluni casi nei quali la misura della custodia cautelare non può essere assunta dal giudice dell'udienza preliminare in considerazione della valutazione che egli fa in ordine alla pena che potrà essere irrogata con la sentenza emessa alla fine del processo dal giudice del dibattimento. In questa prospettiva stabilisce, ad esempio, che il carcere preventivo non può essere disposto se il giudice ritiene che sarà concessa la sospensione condizionale della pena (prevista, a certe condizioni, per condanne fino a due anni) o che la pena non potrà essere irrogata perché è presente una circostanza che estingue il reato o l'intera pena. Fra questi casi non inserisce tuttavia l'ipotesi in cui il giudice, chiamato a decidere sulla richiesta di applicazione di una misura cautelare, pronostichi la pena che verrà irrogata dal giudice del dibattimento valutando tutte le possibili varianti del processo penale» (la Stampa 16 novembre e il Foglio 19 novembre 2007);
nel corso delle perquisizioni a uno dei «graziati», a Platì, è stato ritrovato un bunker, nascosto da una finta parete: i carabinieri sospettano fosse usata per nascondere latitanti (la Stampa 16 novembre e il Foglio 19 novembre 2007);
Carlo Federico Grosso ha dichiarato che: «riti processuali alternativi che determinano abnormi diminuzioni di pena, circostanze attenuanti generiche applicate a qualsiasi delinquente, pene alternative alla detenzione acquisibili pressoché da tutti i condannati, l'indecente condono di ben tre anni di pena approvato dal Parlamento poco più di un anno fa, altri benefici disseminanti nelle leggi penali e nell'ordinamento penitenziario. Il risultato: una sanzione penale imprevedibile, che tende a sfrangiarsi o addirittura, talvolta, a svanire, il carcere troppo agevolmente eluso, gli sforzi delle forze dell'ordine e delle Procure della Repubblica vanificati, il vento del buonismo legislativo e giudiziario che toglie vigore alla prevenzione generale centro il crimine» (la Stampa 16 novembre e il Foglio 19 novembre 2007);
Raphael Zanotti Giuseppe Legato: «che i torinesi abbiano una visione pragmatica del diritto è noto da tempo. Mesi fa era stato il procuratore capo di Torino Marcello Maddalena a scatenare un dibattito con una propria circolare ai magistrati inquirenti nella quale si chiedeva che i pubblici ministeri, nel mandare avanti i processi, tenessero in considerazione le reali possibilità che questi avevano di arrivare alla fine senza chiudersi con una prescrizione. Una circolare che, apprezzata per l'onestà, era stata comunque criticata in quanto poneva dei dubbi rispetto all'obbligatorietà dell'azione penale della magistratura»; (la Stampa 15 novembre e il Foglio 19 novembre 2007); Maddalena: «Certamente c'è un clima che non favorisce la fiducia nel lavoro che si cerca di fare. Molto spesso i magistrati inquirenti, ma estendo questa mia considerazione anche a quelli giudicanti, hanno l'impressione di lavorare a vuoto» (la Stampa 15 novembre e il Foglio 19 novembre 2007);
Nicola Mancino, vicepresidente del Csm: «La pubblica opinione rimane perplessa di fronte a decisioni come quella di non applicare la legge, di non spedire in carcere indagati per reati gravissimi, a prescindere dal fatto che questi signori in carcere ci staranno ben poco. La stragrande maggioranza dei magistrati applica la legge, anche quando ha consapevolezza

della sua inefficacia» (la Stampa 15 novembre e il Foglio 19 novembre 2007);
sempre Nicola Mancino: «Sono convinto che la stragrande maggioranza dei magistrati vive nelle difficoltà conosciute, come le mancate riforme di diritto sostanziale e processuale. Ma i giudici rispondono, anche se complessivamente la macchia giudiziaria è lenta, i processi sono lunghi, la gente perde fiducia». Per la fine dell'anno, i reati commessi in Italia potrebbero toccare quota tre milioni, nel 2006 erano stati 2,8 milioni, in aumento del 7,5 per cento rispetto a quelli del 2005. Il sociologo Maurizio Fiasco: Con l'indulto dell'estate 2006 sono tornati in libertà molti ladri professionali: parte del loro «lavoro» criminale è rilevato dal consuntivo 2006 il resto lo sarà alla fine dell'anno in corso. Del resto, anche dopo l'amnistia del 1989 che ha accompagnato la riforma del Codice di procedura penale, si è registrato un incremento di mezzo milione di delitti (Il Sole 24 Ore 5 novembre e il Foglio 19 novembre 2007);
Guido Ruotolo: «Tanto quanto vale lo spaccio di droga. Una violenza sessuale, settecento giorni, un furto, duecentodieci giorni. È il catalogo dell'ingiustizia, che spiega perché si ripetono vampate di indignazione». I dati provengono da una ricerca del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria il cui capo Ettore Ferrara ha spiegato non molto tempo fa che le carceri si sono «sgonfiate» grazie all'indulto, passando da 83.000 a 42.119 detenuti, il 42 per cento dei quali definitivi (il 34 per cento in attesa di giudizio, il 18 per cento appellante, il 6 per cento ricorrente in Cassazione, dati al giugno scorso) (la Stampa 15 novembre e il Foglio 19 novembre 2007);
l'assenza di interventi strutturali sul sistema legislativo vigente sta determinando un incremento delle popolazione carceraria tra mille e duemila unità al mese, tra un anno e mezzo (mese più, mese meno) le carceri italiane torneranno ad essere sovraffollate come prima dell'indulto (la Repubblica 17 novembre);
la presenza di «flusso» negli istituti penitenziari registra un dato molto basso in termini di permanenza del singolo soggetto detenuto con valori medi che raramente superano i 90/120 giorni. Il rapporto del Dap sottolinea che il sistema giudiziario e penitenziario che trova riscontro nell'articolo 27 della Costituzione «si sviluppava in modo abbastanza controllato con il ricorso alla sanzione detentiva in un numero più limitato di casi di quanto accada oggi e con una permanenza nell'istituzione penitenziaria più prolungata di quella odierna» (la Stampa 15 novembre e il Foglio 19 novembre 2007);
il problema più serio è quello di percepire le disfunzioni, di riconoscere la necessità di adeguamento anche di carattere normativo e non provvedervi. Mancino: Purtroppo, da anni il nostro Paese è immobile. Tutto viene triturato in logiche politiche di schieramento mentre il corpo elettorale ha assegnato ai singoli parlamentari il mandato di governare e di legiferare. Il Parlamento deve funzionare, non può vivere un giorno sì e l'altro pure con il dubbio se il Governo cada, se ne nasca un altro, se un parlamentare cambi casacca. Così non si affrontano i temi veri della crisi del Paese, che è una crisi interistituzionale che attraversa Governo, Parlamento, Forze dell'Ordine, Magistratura (la Stampa 15 novembre e il Foglio 19 novembre 2007);
tenuto conto del probabile accesso ai riti alternativi e della possibile concessione delle attenuanti generiche è probabile che i giudici abbiano ritenuto che la futura sentenza di condanna non avrebbe comunque potuto infliggere più di sei anni di reclusione. Tenuto altresì conto dei tre anni di pena sicuramente estinti dall'indulto e della conseguente possibilità dell'immediato accesso a misure alternative alla detenzione, è possibile che abbiano valutato che i condannati non avrebbero mai varcato le porte del carcere. Ha quindi deciso di respingere per questa ragione la richiesta di cattura, pur giustificata dalla sussistenza di gravi indizi di colpevolezza e dalla presenza delle esigenze

cautelari» (la Stampa 15 novembre e il Foglio 19 novembre 2007) -:
quali atti il Ministro intenda intraprendere per consentire il regolare funzionamento della giustizia, in particolar modo quella penale.
(5-00047)

Interrogazione a risposta scritta:

CICCIOLI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Procura della Repubblica di Pescara ha promosso procedimento penale (n. 07/2687) poi trasmesso per competenza alla Procura della Repubblica di Chieti, a carico dei Segretari generali del sindacato CGIL per la Regione Abruzzo e di altri sindacalisti del medesimo sindacato, per reati di estorsione e calunnia commessi per ottenere forzate iscrizioni di lavoratori al predetto sindacato e l'indebita assunzione di favore di propri stretti congiunti;
è improvvisamente «scomparsa» una pagina di rilevanza decisiva dalla denuncia presentata dalla Cooperativa Sociale Cearpes a r.l. Onlus, parte offesa, con la conseguenza della archiviazione degli atti e delle gravi accuse rivolte ai vertici regionali del sindacato CGIL Abruzzo e ad altri sindacalisti del medesimo sindacato -:
se il Governo non ritenga opportuno disporre, al riguardo, una rigorosa ispezione ministeriale presso entrambe le Procure della Repubblica di Pescara e di Chieti per l'individuazione dei responsabili e per la promozione di ogni necessaria iniziativa disciplinare e amministrativa anche al fine di evitare, in futuro, il ripetersi di simili gravissimi episodi di mala-giustizia.
(4-00215)

TESTO AGGIORNATO AL 5 GIUGNO 2008

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
nella recente campagna elettorale è stato ufficializzato un protocollo d'intesa fra il candidato Presidente del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, e il candidato premier Silvio Berlusconi, che prevedeva la nomina di un commissario straordinario per la realizzazione della terza corsia dell'autostrada A4 in Veneto e in Friuli Venezia Giulia;
ha avuto luogo l'elezione e la nomina dei due candidati ai rispettivi ruoli istituzionali;
la progettazione del primo lotto, da San Donà di Piave fino all'allacciamento con il Passante di Mestre, è in fase avanzata, anche in merito alla validazione;
il consiglio di amministrazione di Autovie Venete SpA ha ora affidato la progettazione definitiva dei due tratti dell'opera non interessati dal parallelismo ferroviario, ovvero quelli fra San Donà di Piave e Alvisopoli in provincia di Venezia e fra Gonars (Udine) e Villesse (Gorizia);
per quanto riguarda la tratta Alvisopoli-Gonars interessata dall'affiancamento con la ferrovia, è stata già avviata la ricognizione di tutti gli aspetti tecnici con i protocolli d'intesa con i diversi Comuni interessati;
la realizzazione della terza corsia è uno degli obiettivi prioritari che Autovie Venete persegue da tempo per fronteggiare l'incremento costante del traffico sulla rete e migliorare la sicurezza e l'autostrada A4, nel tratto Venezia-Trieste, è la principale arteria di collegamento italiana verso l'Est Europa e i Balcani (infatti, nel solo 2007, il flusso complessivo di traffico su tutta la rete è stato di 40 milioni 900 mila veicoli,

di cui 30 milioni leggeri e 10 milioni 900 mila pesanti, con un incremento dei tir e degli autoarticolati del 13,7 per cento) -:
se e quando il Governo intenda procedere alla annunciata nomina di un Commissario straordinario il quale andrà, naturalmente, scelto secondo criteri di professionalità, di trasparenza e di competenza.
(2-00028) «Monai».

Interrogazione a risposta orale:

BOSI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
numerosi treni Intercity, in particolare sulla tratta Roma-Bologna e Roma-Genova, rischierebbero la soppressione con il nuovo orario delle ferrovie, con forti penalizzazioni per le stazioni e per gli utenti soprattutto della Toscana;
i servizi Intercity sono già ridotti sulle due linee e le stazioni sopraccitate, salvo Firenze, non hanno, o quasi, fermate di Eurostar;
per quanto riguarda Firenze, inoltre, il nuovo orario prevederebbe la soppressione della fermata di quattro Eurostar, scelta assolutamente incomprensibile se si considera l'importanza e il ruolo della stazione di Santa Maria Novella -:
se risponda a verità che, con il nuovo orario ferroviario, Trenitalia intenda cancellare una serie di treni lungo la Bologna-Firenze-Roma e la Genova-Livorno-Grosseto-Roma;
quali iniziative urgenti intendano adottare nei confronti di Trenitalia, per scongiurare delle perniciose ipotesi, a fronte, anche di quello che appare un obiettivo di ridimensionamento del traffico ferroviario in aree significative e importanti della Toscana, penalizzante per i pendolari e per quanti hanno la necessità di spostarsi a medio e lungo raggio e non hanno alternative se non nell'uso dell'automobile.
(3-00015)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CAPARINI, BECCALOSSI e ROMELE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'attuale orario autorizzato da Assoclearance consente a Air Bee Spa l'arrivo del volo a Fiumicino alle 7.15 partenza da Brescia-Montichiari non oltre le 6.20 del mattino;
l'ottenimento, per l'intera stagione estiva, della convenzione con ENAC per la rotta Roma-Crotone, onerata da sostegno pubblico, comporterà, a partire dal 16 giugno, la partenza del primo volo da Fiumicino per Crotone alle ore 9.40;
le reiterate richieste Air Bee di ritardare l'arrivo del volo da Brescia non sono state sinora accolte;
uno slot d'ingresso a Fiumicino ritardato rispetto all'attuale delle 7.15 consentirebbe di ovviare all'inefficienza nell'impiego dell'aereo e dell'equipaggio che resta fermo a terra a Fiumicino per ben 2.25 ore in una banda oraria pregiata per la produttività e di evitare l'occupazione di una piazzola di parcheggio per due ore circa con evidenti problematiche per l'aeroporto di Fiumicino stesso;
lo spostamento oltre le 7.15 inoltre consentirebbe di offrire un orario di partenza da Brescia per Roma e per Crotone più consono ai passeggeri bresciani, per i quali si tratta dell'unico volo diretto del mattino per la capitale -:
se il Ministro intenda attivarsi per rimuovere le cause che limitano lo sviluppo del traffico aereo dall'aeroporto Gabriele D'Annunzio di Montichiari.
(5-00040)

SCHIRRU, CALVISI, FADDA, MARROCU, MELIS, PES, ARTURO MARIO LUIGI PARISI e META. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la necessità della prestazione di continuità territoriale del trasporto merci su ferrovia tra Golfo Aranci e Civitavecchia

aveva consentito di ottenere un rinvio della cessazione del servizio al 30 giugno 2008, decisione già disposta per il 1o aprile 2008;
negli ultimi giorni, Rete Ferroviaria Italiana Spa ha anticipato gli effetti della decisione al 15 giugno, imponendo di completare i trasferimenti verso la Penisola dei carri ferroviari, carichi e vuoti, presenti in Sardegna e contemporaneamente, Trenitalia Cargo ha sostenuto che non accetterà più trasporti su ferro con l'intento di aprire le procedure di mobilità per i lavoratori interessati;
la cancellazione del servizio significa, per la Sardegna, un ulteriore indebolimento di un sistema infrastrutturale nevralgico, per il quale i sardi hanno pagato ampiamente in termini economici, basti ricordare che le Navi Traghetto delle F.S. sono state acquistate con il contributo della regione Sardegna. Mentre nel resto d'Italia si assiste ad investimenti finalizzati ad opere di infrastrutturazione, in Sardegna si assiste ad operazioni inverse peggiorando le condizioni di difficoltà economica derivanti dalla nostra insularità. La centralità della questione sta quindi nella volontà di F.S. di abbandonare la Sardegna ritenendola, a torto anche sul piano economico, un semplice costo;
la vertenza avrebbe ovvie ripercussioni per la Keller Elettromeccanica di Villacidro, poiché l'arresto della linea Golfo Aranci-Civitavecchia avrebbe come prima conseguenza la disposizione da parte della fabbrica del licenziamento di tutti i lavoratori, si parla di circa trecento dipendenti, nonché lo spostamento della produzione altrove;
la quantità di personale direttamente impegnato nelle ferrovie colpito dalla chiusura del settore merci in Sardegna inoltre è davvero senza precedenti: tra ferrovieri della Divisione Cargo, macchinisti ferrovieri, ferrovieri dell'impianto di Golfo Aranci e di Civitavecchia, ferrovieri sardi imbarcati sulla NT Garibaldi e quelli, sempre imbarcati, facenti capo a Civitavecchia, dipendenti della ditta appalti F.S. ferrovieri di R.F.I. (capi stazione e manovratori D.M.) che, a causa della mancanza di treni merci, non troverebbero più utilizzo in linea ferroviaria Sarda lavoratori dell'indotto, si stima che i posti di lavoro a rischio sono circa 500;
l'impressione è che, ancora una volta, non si stia valutando nella giusta misura la portata del provvedimento delle Ferrovie dello Stato, che risulta essere secondo gli interroganti in evidente contrasto non solo con gli indirizzi strategici forniti dalle politiche nazionali ed europee dei trasporti, che mirano a incentivare il trasporto merci su linea ferroviaria, ma anche con il piano regionale dei trasporti che prevede il riequilibrio modale del trasporto di merci e persone con misure a favore del trasporto su rotaie;
a patirne le conseguenze non sarebbe solo la Keller, impossibilitata a trasportare nella penisola e quindi, nel mercato internazionale, le sue carrozze ferroviarie, nonché altri importanti realtà industriali come la Convesa, ma l'intera economia isolana, poiché attraverso il trasporto mare-binari della tratta ferrata di Golfo Aranci viaggia una quantità rilevante delle merci da e per la Sardegna. Per non parlare delle forti ripercussioni che il blocco di un comparto come quello ferroviario delle merci produrrebbe sull'ambiente;
la tutela ambientale per l'isola è di importanza strategica anche nell'ottica di uno sviluppo turistico diffuso;
Trenitalia ha proposto inoltre di inviare i carri ferroviari con le merci destinate alla Sardegna presso l'impianto di Livorno, di provvedere alla rottura di carico spostando le merci su gommato e di inviare in tal modo le merci. Tale decisione è gravissima: il servizio di trasporto merci per ferrovie calmierava il mercato, impedendo agli autotrasportatori di alzare i prezzi oltre la soglia del costo ferroviario. Chiaramente a pagarne le conseguenze saranno le imprese isolane e, tanto per cambiare, i Sardi che vedranno i costi lievitare in una situazione di crisi conclamata;

il Consiglio regionale e il Consiglio provinciale del Medio Campidano hanno messo in evidenza la necessità di salvaguardare l'azienda Keller che, in quanto centro di eccellenza nel territorio sardo, è patrimonio isolano e va difesa a oltranza;
una seduta aperta del Consiglio Provinciale è stata dedicata il 21 febbraio del 2008 alla situazione della Keller, a cui ha partecipato anche lo staff dirigenziale dello stabilimento, in cui si è posto l'accento sull'attuale momento felice vissuto dall'azienda (240 milioni di commesse iraniane) e la promessa di nuove assunzioni e nonostante ciò, si è dovuto poi ammettere che, qualora cessasse la possibilità di trasportare fuori dalla Sardegna le carrozze ferroviarie prodotte a Villacidro, i battenti dell'impresa dovrebbero chiudere e si dovrebbe costruire altrove una nuova fabbrica;
le organizzazioni sindacali regionali del settore trasporti hanno reso pubblici con manifestazioni di protesta, anche estreme, hanno denunciato il disagio e l'incertezza che i lavoratori del settore vivono, ed il rischio concreto di un ulteriore e immotivato ridimensionamento dei livelli occupazionali già drasticamente ridotti nel corso degli ultimi anni dal Gruppo FS, proclamando lo stato di agitazione della categoria;
Confindustria Sardegna Centrale lancia l'allarme per le difficoltà logistiche che dovrebbero affrontare le imprese sarde per la commercializzazione anche dei prodotti chimici (Equipolymers di Ottana) o dei feldspati, a seguito della eliminazione del servizio merci su rotaia, manifestando altresì, con lettera al Ministro dei trasporti del 6 marzo, le preoccupazioni dei sindacati, delle imprese e delle istituzioni dell'isola -:
quali iniziative il Governo intenda assumere in materia di trasporti per la Sardegna al fine di scongiurare la chiusura del trasporto con carri ferroviari delle merci e delle linee ferroviarie delle zone interne dell'isola, scongiurando - in attesa di una complessiva riorganizzazione del comparto, ormai non più rinviabile e da concretizzarsi in tempi brevi per il rilancio del trasporto merci in Sardegna - la decisione della cancellazione della tratta marittimo-ferroviaria Golfo Aranci-Civitavecchia.
(5-00043)

Interrogazioni a risposta scritta:

REALACCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
è del 27 maggio la notizia, apparsa su alcuni dei quotidiani locali quali La Repubblica, La Nazione eccetera, che Trenitalia ha annunciato che dal 15 giugno 2008 venti treni intercity non fermeranno più in molte delle città toscane;
le città di Arezzo e Chiusi, per le quali non è previsto il passaggio di treni eurostar, resteranno tagliate fuori dai collegamenti nazionali. Lo stesso varrà per Prato dove facevano sosta gli intercity tra Firenze e Milano. Il treno Monaco-Roma sarà dirottato su Rimini e non servirà più Prato, Firenze e Arezzo consentendo ai pendolari di rientrare a casa dal lavoro comodamente. Anche il Roma-Udine e il Roma-Verona e viceversa, che effettuavano le stesse tappe saranno soppressi. Si eliminerà anche l'Euronight Roma-Venezia-Nizza per cui sono previste fermate in Toscana;
anche il tratto sulla costa sarà fortemente penalizzato dal momento che il Milano-Livorno e il Milano-Grosseto non esisteranno più e l'intercity 647 che da Milano andava a Grosseto fermerà a Pisa e il numero 664 non partirà da Livorno ma da Pisa. Infine, saranno soppressi anche due intercity Roma-Torino con fermate a Pisa, Livorno e Grosseto;
tali tagli penalizzeranno enormemente i pendolari poiché non consentiranno comodi rientri e perché costituiranno per loro un notevole aggravio di spesa dal momento che dovranno usufruire dei treni eurostar per le stesse

percorrenze. In molti casi, invece, saranno costretti a fare cambio di treno allungando il tempo di percorrenza;
questa grave situazione lascia prevedere un sicuro incremento dell'uso dell'automobile fra coloro che hanno necessità ogni giorno di spostarsi per lavoro il che costituirà un notevole aggravio economico per i pendolari dati i costi della benzina, un congestionamento del traffico stradale e un serio impatto in termini di emissioni inquinanti e sulla qualità della vita;
tale decisione esclude molte delle maggiori città toscane dai collegamenti con il territorio nazionale, affidandoli ai più costosi eurostar e, in ogni caso, dirottandoli su Firenze -:
se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti non intenda attivarsi immediatamente per recuperare la grave decisione presa da Trenitalia e garantire ai pendolari toscani la possibilità di ricorrere al trasporto su ferro per i loro spostamenti quotidiani verso le maggiori città italiane e se non intenda lanciare segnali forti nella direzione di una riconversione del traffico su gomma verso il più sostenibile e meno costoso traffico su ferro.
(4-00203)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
agli inizi degli anni '80 il Consiglio di Amministrazione dell'ex Cassa per il Mezzogiorno, poi Agensud, ha affidato i lavori della diga sull'Esaro (Cosenza) al raggruppamento di imprese Lodigiani, Italstradale, Del Favero, per una iniziale spesa prevista di 75 miliardi e 809 milioni di vecchie lire;
oltre alle procedure d'appalto l'Agensud ha gestito anche l'esame e l'approvazione delle perizie affidandone successivamente la concessione al consorzio di bonifica Sibari-Valle Crati;
i lavori di costruzione sono stati appaltati il 31 maggio 1982 con il consenso di tutti gli enti locali interessati;
i lavori sono andati avanti a rilento anche perché gli enti locali interessati hanno poi dimostrato nel merito atteggiamenti incoerenti, giacché non era stata definita la parte di territorio che avrebbe ricevuto beneficio dalla costruzione della diga sull'Esaro;
nel mese di dicembre del 1987, in seguito ad un movimento franoso sulla sponda sinistra della diga, sono stati sospesi i lavori in una parte del cantiere e circa 300 lavoratori sono stati posti in cassa integrazione;
le indagini sull'evento franoso hanno iniziato a far intravedere l'errore progettuale della diga stessa;
nel frattempo, però, la Società Lodigiani ottiene dallo Stato 36 miliardi di vecchie lire quale indennizzo per fermo cantiere, senza che siano stati individuati i responsabili dell'iniziale «errore progettuale»;
nel frattempo il raggruppamento di imprese affidatario dei lavori della diga sull'Esaro ha continuato a detenere la titolarità dell'appalto che già nei primi mesi del '92 aveva raggiunto la cifra di 745 miliardi di vecchie lire ai quali bisognerebbe aggiungere gli altri 350 miliardi per la realizzazione dei canali di gronda;
nel gennaio del 1992 in un comunicato stampa la Cgil ha denunziato le «ignobili e senz'altro interessate pressioni politiche sulla struttura tecnica dell'Agensud da personaggi politici ben collegati ai molto discussi potentati politici dei ministri meridionali, che vorrebbero ad ogni costo, l'approvazione immediata di perizie di adeguamento del progetto iniziale, proponendo espedienti e improbabili confuse procedure amministrative prevalentemente in contrasto con l'impostazione legislativa e le regole correnti»;
dall'apertura di una relativa inchiesta giudiziaria nell'ottobre del 1993 è stato

emesso un ordine di custodia cautelare a carico del commissario del Consorzio di bonifica con l'accusa della richiesta, rivolta alla Lodigiani, di ben 5 miliardi di vecchie lire per conto di un non definito gruppo politico;
l'inchiesta giudiziaria fa anche emergere che la citata frana sarebbe stata creata proprio per ottenere il finanziamento di 36 miliardi di vecchie lire;
in questa fosca vicenda sono entrati in gioco anche altri personaggi esterni al di fuori dell'affare e che, secondo l'accusa, si sono rivolti alla Lodigiani per avere qualche centinaio di milioni «al fine di non ostacolare i lavori della diga»;
dopo un annoso blocco dei lavori, grazie ad un accordo quadro con il Governo nazionale e con i finanziamenti del Cipe, nel 2002, si è rimessa faticosamente in moto la macchina della diga dell'Esaro;
nel mese di ottobre 2005, l'Assessore regionale calabrese ai lavori pubblici ha incontrato i Sindaci dei Comuni della Valle dell'Esaro ed ha loro garantito la definizione della problematicità della diga, i cui lavoratori erano già stati posti in discussione;
sempre nell'ottobre del 2005 la Regione Calabria ha varato 78 milioni di euro per l'invaso;
ciò nonostante nel febbraio 2006, dopo che negli anni si è andati avanti disperdendo miliardi ed alimentando speranze, centosessanta padri di famiglia sono stati gettati in mezzo ad una strada dalla ditta «Torno», società che aveva in gestione l'appalto da parte della Sorical (oggi posta sotto indagine giudiziaria), azienda partecipata della Calabria che gestisce le risorse e le strutture idriche della Regione;
nel mese di marzo 2008 si è avuta notizia della avvenuta formalizzazione dell'accordo di cessione del ramo d'azienda da «Torno» ad «Impresa SpA» e che i lavori della vasca di dissipazione sarebbero stati immediatamente subappaltati ad una piccola impresa del cosentino e ad un consorzio locale;
oggi nessuno è in grado di dire come e se proseguiranno i lavori di quello che dovrebbe essere il più grande invaso europeo ed i pochi lavoratori rimasti (una ventina circa) non ricevono stipendio da circa tre mesi ed hanno deciso di attuare forme di protesta per cercare di avere chiarezza sul futuro della diga;
sono stati espropriati i terreni migliori di quel territorio, è stato frenato lo sviluppo dello stesso, sono state create false aspettative occupazionali e sono stati inutilmente sperperati milioni di euro senza sapere ancora oggi in mano di chi gli stessi euro sono finiti -:
quali siano gli interventi necessari ed urgenti che intendano porre in essere, per le relative parti di competenza, al fine di accertare la storia della diga dell'Esaro ed approfondire il relativo sperpero di denaro pubblico;
se non ritengano, altresì, di attivarsi perché sia definita la situazione sulla costruzione della diga dell'Esaro, opera strategica per la Calabria e per l'intero sistema delle acque regionali.
(4-00207)

TOCCAFONDI, BONCIANI, MAZZONI e MASSIMO PARISI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel 2007 è stato firmato il memorandum d'intesa tra Stato (Agenzia del Demanio), comune, provincia, Università di Firenze e regione Toscana per la cessione in permuta di una serie di immobili di loro proprietà e l'intesa prevede, tra l'altro, la cessione da parte del comune di Firenze della sede della Facoltà di agraria e l'acquisto di una quota pari al 35 per cento del nuovo complesso universitario con un esborso di circa 45 milioni di euro;

nel territorio del comune di Scandicci, tra il 1991 ed il 1994, è stato realizzato, sia pure nella misura dell'85 per cento, il cosiddetto Centro delle finanze, una struttura di oltre 28 mila metri quadrati di superficie, rimasta inutilizzata, in stato di degrado e fatta oggetto di un accordo nel 2003 tra l'Agenzia del Demanio ed il comune di Scandicci che prevedeva la valorizzazione dell'area e dell'immobile e la sua cessione alla Fintecna S.p.A. con il versamento del 15 per cento del ricavato al comune;
dopo la vendita (anno 2004) la Fintecna ha comunicato al comune di Scandicci la propria volontà di non pagare il 15 per cento del corrispettivo di vendita e si è aperta per questo una vertenza ad oggi ancora non chiusa, mentre l'immobile rimane inutilizzato ed in totale stato di abbandono nonostante le pubbliche denunzie apparse sulla stampa e nelle trasmissioni televisive;
il Ministero dell'economia e delle finanze nel febbraio 2008 stava cercando locali per i propri uffici (circa 1.500 metri quadrati) nel territorio fiorentino;
l'accordo del 2007 tra Enti Locali, Università e Demanio non tiene conto dell'esistenza dell'immobile nel comune di Scandicci che avrebbe rappresentato sicuramente una valida alternativa alla realizzazione del nuovo complesso universitario di Sesto Fiorentino ed avrebbe inoltre consentito un notevole risparmio di spesa per l'Amministrazione fiorentina ed una riqualificazione urbanistica dell'area -:
se in sede di trattative per la sottoscrizione dell'accordo del 2007 tra Agenzia del demanio, enti locali e Università di cui sopra si sia tenuto conto dell'esistenza dell'immobile di Scandicci già destinato a Centro delle Finanze;
quali siano i motivi del mancato inserimento dell'immobile di Scandicci nell'elenco di quelli oggetto dell'accordo del 2007;
se sia ancora possibile ridefinire l'accordo siglato nel 2007 ipotizzando l'utilizzo dell'immobile di Scandicci.
(4-00209)

TOCCAFONDI e MAZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che venti treni intercity dal 15 giugno 2008 non passeranno più dalla Toscana con effetto negativo per i tanti pendolari che usufruivano di questi intercity che tuttora integrano i treni regionali oltre a chi li utilizzava per chi si sposta per lavoro su lunghe distanze;
in particolare i tagli riguardano gli intercity Firenze-Milano con fermata a Prato così per andare a Bologna i cittadini di Prato dovranno arrivare a Firenze ed usufruire di un treno eurostar. Verrà soppressa la fermata dell'intercity per Milano delle 6,28, con fermata a Firenze così che chi dovrà raggiungere Bologna dovrà necessariamente far ricorso al treno eurostar delle 7. Il treno Monaco-Roma verrà dirottato su Rimini e ritorno che invece fermava a Prato, Firenze e Arezzo permettendo ai pendolari un'ulteriore possibilità per il ritorno presso la propria abitazione (alle 17,23 a Prato, alle 17,52 a Firenze, alle 18,42 a Arezzo). Così come analoga sorte toccherà ai treni Roma-Udine e Roma-Verona e viceversa: soppressi anche loro. Eliminato l'euronight Roma-Venezia-Nizza, con fermate in Toscana. Negativa anche la situazione della costa toscana, il Milano-Livorno e il Milano-Grosseto numero 672 saranno soppressi. Da Milano, l'intercity 647 non arriverà più a Grosseto ma si fermerà a Pisa e il numero 664 non partirà da Livorno ma da Pisa. Spariscono due Roma-Torino con fermate a Pisa, Livorno e Grosseto. Mentre da Firenze spariscono anche alcuni eurostar: il Milano-Napoli 9427 e il Milano-Salerno 9443 e ritorno non fermeranno più qui;
ai ferrovieri sembra già essere arrivato l'annunzio del taglio dei treni e dei loro turni così come chi vuole prenotare gli intercity ad ora non è più in grado di trovarli -:
se corrispondano a vero le notizie riportate sulla stampa e se il Governo

abbia intenzione di convocare Trenitalia per immediato conferimento della grave situazione che si sta profilando per tanti pendolari toscani che sarebbero impossibilitati a raggiungere il posto di lavoro;
se le soppressioni siano compatibili con il contratto di servizio stipulato.
(4-00210)

TESTO AGGIORNATO AL 23 GIUGNO 2010

...

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAPARINI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la stazione dei Carabinieri del comune di Vezza D'Oglio in provincia di Brescia riveste un ruolo strategico fondamentale nel presidio del territorio ed il suo personale da sempre si è distinto per professionalità, capacità e spirito di abnegazione;
da indiscrezioni di stampa è stata ipotizzata la soppressione di tale stazione -:
se il Ministro, nel quadro del rinnovato impegno alla prevenzione, contrasto e repressione dei fenomeni criminali possa confermare il funzionamento di questo importante presidio.
(5-00041)

Interrogazione a risposta scritta:

CALLEGARI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la Giunta comunale di Venezia, con delibera del 21 dicembre 2006, ha approvato il progetto definitivo per la realizzazione di un villaggio per nomadi Sinti nel Comune di Favaro Veneto (VE), Via Martiri della Libertà, in sostituzione di altro stanziale e oramai fatiscente esistente in Via Vallenari;
la pianificazione del nuovo campo-nomadi, per la cui realizzazione il Comune ha disposto lo stanziamento di oltre 2.850.000,00 euro, prevede un'estensione complessiva di ben 23.000 metri quadri, tra unità abitative, superficie pavimentata, superficie a ghiaia e a verde;
la cittadinanza del Comune interessato, contraria alla realizzazione di tale campo-nomadi, si è costituita in un Comitato manifestando preoccupazione per la vastità delle opere di infrastrutturazione previste e per la scelta della localizzazione, individuata in zona situata nei pressi di abitazioni e di aree private edificabili, di grande urbanizzazione, che certamente risentirà di svalutazione economica;
in special modo, sono fortemente sentite dai cittadini legittime ragioni di sicurezza in considerazione degli innumerevoli episodi di delinquenza che si sono registrati nell'ultimo periodo nei pressi del campo-nomadi attualmente esistente e di cui si sono resi protagonisti ospiti dello stesso, come quotidianamente riportato dalle cronache locali ed accertato dai numerosi interventi delle forze dell'ordine;
sono infatti all'ordine del giorno episodi di violenza ed aggressione, furto e rapina denunciati dai cittadini residenti nelle vicinanze del campo di Via Vallenari;
si teme che la realizzazione di un nuovo progetto di così vasta portata finisca col dare sicura accoglienza a numerosissimi Rom e Sinti italiani ed europei facendo diventare la zona di Favaro Veneto area di intenso transito di mezzi e persone e possibile crocevia di clandestinità;
a testimonianza della paura e del clima di forte insicurezza e disagio sociale in cui vive la cittadinanza, in soli dodici giorni dalla notizia della prossima realizzazione del villaggio nomadi sono state raccolte tra i residenti del Comune ben 3.500 firme di protesta;
il cosiddetto «Patto per la sicurezza» sottoscritto dal Ministro dell'interno in carica Amato con i Sindaci delle maggiori

città italiane sottolinea come i campi-nomadi debbano essere previsti fuori dai centri abitati;
il Comitato ha provveduto a segnalare al Sindaco e all'Assessore ai lavori pubblici come nel territorio veneziano vi siano sette aree alternative urbanisticamente compatibili e più idonee ad ospitare simili strutture abitative e di sosta per nomadi e Sinti e come risulti comunque necessario rispettare un processo di ampia condivisione per l'individuazione del sito;
la stessa associazione «Opera Nomadi», formulando le proprie osservazioni al Consiglio regionale del Veneto in merito al progetto di legge di regolamento e disciplina della presenza di popolazioni nomadi sul territorio, ha manifestato la necessità di una politica di superamento dei campi-nomadi, riconoscendo che gli stessi, se avevano l'obiettivo di fornire un ambiente dignitoso per tali popoli, nella realtà dei fatti si sono rivelati luoghi sovraffollati, sacche di emarginazione sociale e fucine di delinquenza e clandestinità, spesso privi dei minimi requisiti igienico-sanitari, con alti costi per le amministrazioni comunali;
anche il Consiglio d'Europa è orientato ad una scelta di politiche abitative per le popolazioni nomadi che consentano di uscire dalla logica dell'assistenzialismo negativo degli anni passati;
desta preoccupazione, inoltre, l'ingente somma stanziata dalla Giunta comunale di Venezia per il finanziamento del nuovo campo, a fronte delle numerose emergenze e priorità che il territorio e i cittadini veneziani ancora attendono di veder risolte quanto a edilizia popolare, servizi sociali, scuole e asili nido, assistenza anziani e soprattutto investimenti in sicurezza e ordine pubblico;
a seguito di ricorso presentato per i suddetti motivi dal Comitato dei cittadini contro le delibere di progettazione della Giunta comunale, il T.A.R. del Veneto ha emesso ordinanza cautelare di sospensione dei lavori, invitando la pubblica amministrazione resistente a rimodulare la prevista superficie abitata in stretta ottemperanza alle disposizioni regionali in materia (legge regionale n. 54/89) che richiedono l'osservanza per i campi-nomadi di un'estensione massima di 4.000 metri quadri;
contro la sentenza del T.A.R. che ha accolto la precisazione fornita dalla Giunta comunale, secondo cui il complesso delle unità abitative costituenti il nucleo essenziale del progetto non supererebbero l'indice indicato dalla normativa regionale, il Comitato dei cittadini ha presentato ricorso al Consiglio di Stato;
il Comune di Venezia ha disposto l'avvio dei lavori in data 12 maggio 2008 -:
se non ritenga di dover monitorare la realizzazione del predetto progetto e a fronte della contrarietà manifestata dalla cittadinanza residente e dei ripetuti episodi di criminalità connessi alla presenza del campo-nomadi già esistente, quali iniziative e provvedimenti intenda assumere per la tutela dell'ordine pubblico, anche valutando l'opportunità di avviare un tavolo di concertazione tra Prefettura, istituzioni ed enti locali e rappresentanze coinvolte per affrontare i nodi della questione e prevenire l'aggravarsi di una situazione già fortemente compromessa.
(4-00217)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
il Ministero della pubblica istruzione con circolare n. 19 dell'1o febbraio 2008 ha trasmesso lo schema di decreto interministeriale, da emanare di concerto col Ministero dell'economia e delle finanze, recante disposizioni, per l'anno scolastico

2008-2009, in ordine alla rilevazione delle dotazioni di organico del personale docente, alla relativa quantificazione a livello nazionale e regionale, ai criteri di ripartizione da adottare con riferimento alle diverse realtà provinciali e alle singole istituzioni scolastiche;
nella Regione Friuli Venezia Giulia, nel prossimo anno scolastico, nonostante l'aumento degli studenti (l'incremento sarà di 309 unità), verranno meno ben 72 insegnanti rispetto a quelli assegnati in organico di diritto per l'anno scolastico 2007/2008, e che nella sola provincia di Udine vi saranno una trentina di insegnanti in meno cosicché oltre 40 classi non potranno essere autorizzate;
il Ministero non ha previsto neppure altri 70 insegnanti in più che erano stati richiesti dai dirigenti scolastici nella scuola primaria;
questa situazione preoccupa le famiglie e anche le organizzazioni sindacali, che hanno annunciato per metà maggio delle azioni di sensibilizzazione attraverso incontri mirati con i rappresentanti dell'Amministrazione, del governo e della Regione del Friuli Venezia Giulia;
i suddetti tagli del personale docente porteranno alla costituzione di classi più numerose e al cambio di istituto da parte di in un centinaio di insegnanti soprannumerari, a scapito della continuità didattica;
le disfunzioni riguarderanno anche il personale Ata e che, nella successiva fase relativa alla definizione dell'organico di fatto, sembra che il Ministero abbia previsto un ulteriore taglio del 40 per cento dei posti;
il diritto allo studio, sancito dagli articoli 33 e 34 Cost., presuppone anche l'efficienza dell'organizzazione scolastica;
il programma di governo della maggioranza politica in Parlamento, individua nella scuola, per gli alunni e per gli insegnanti, la promozione delle «3 i»: inglese, impresa, informatica, nonché la messa in pratica dell'articolo 34 della Costituzione nella parte in cui prevede che: «I capaci e meritevoli anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi» -:
se e come intenda provvedere ad una migliore organizzazione della scuola pubblica in Friuli Venezia Giulia e se non ritenga che l'attuazione del programma di governo, nelle parti sopra enunciate, non possa prescindere dal garantire almeno l'efficienza di base del servizio pubblico scolastico e quindi imponga di scongiurare i conseguenti annunciati tagli del personale docente e non;
se il Ministro intenda promuovere un incontro tra il Ministero, la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia e le organizzazioni sindacali, in vista di un nuovo complessivo accordo che ridetermini dei parametri adeguati alle effettive condizioni del sistema scolastico della Regione Friuli Venezia Giulia.
(2-00027) «Monai».

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

BUCCHINO e FEDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
ilcomma 7 dell'articolo 70 della legge n. 338 del 23 dicembre 2000 (la legge finanziaria per il 2001) ha previsto a partire dal 2001, a favore dei soggetti i quali siano titolari di uno o più trattamenti pensionistici a carico dell'assicurazione generale obbligatoria e delle forme sostitutive, esclusive ed esonerative della stessa, il cui importo complessivo annuo, al netto dei trattamenti di famiglia, non superi l'importo del trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti,

il pagamento di un importo aggiuntivo pari a lire 300.000 annue (154,94 euro);
a tale importo aggiuntivo sono interessate anche le pensioni in convenzione internazionale erogate ai residenti all'estero;
tale importo è corrisposto dall'Inps in sede di erogazione della tredicesima e spetta a condizione che il soggetto:
a) non possieda un reddito complessivo individuale assoggettabile all'Irpef relativo all'anno stesso superiore a una volta e mezza il trattamento minimo italiano;
b) non possieda, se coniugato, un reddito complessivo individuale assoggettabile all'Irpef relativo all'anno stesso superiore a una volta e mezza il predetto trattamento minimo, né redditi, cumulati con quelli del coniuge, per un importo superiore a tre volte il medesimo trattamento minimo (l'Inps non procede al cumulo dei redditi con quelli del coniuge legalmente ed effettivamente separato);
la stessa legge (al comma 8 dell'articolo citato) prevede che nei confronti dei soggetti che soddisfano le condizioni reddituali e per i quali l'importo complessivo annuo dei trattamenti pensionistici risulti superiore al trattamento minimo e inferiore al limite costituito dal medesimo trattamento minimo incrementato di 300.000 lire annue (154,94 euro), l'importo aggiuntivo viene corrisposto fino a concorrenza del predetto limite;
è previsto che anche gli altri enti erogatori, oltre all'Inps, provvedano negli stessi termini e con le stesse modalità al pagamento dell'importo aggiuntivo;
la concessione dell'importo aggiuntivo è subordinata alle seguenti due condizioni:
a) prima condizione l'importo pensionistico.
Per il 2008:
se l'importo della pensione per l'anno 2008 (comprensivo delle maggiorazioni sociali) è risultato maggiore di 5.915,50 euro, nulla spetta al pensionato;
se l'importo della pensione per l'anno 2008 è risultato minore o uguale a 5.760,56 euro, il pensionato ha diritto, se risultano soddisfatte le condizioni reddituali sue e del coniuge, all'intero importo aggiuntivo;
se l'importo della pensione per l'anno 2008 è risultato compreso tra euro 5.760,56 e 5.915,50 al pensionato spetta la differenza tra 5.915,50 e l'importo della pensione, sempre che risultino soddisfatte le condizioni reddituali proprie e del coniuge;
per i residenti all'estero l'importo della pensione preso in considerazione oltre al pro rata italiano include anche l'eventuale pensione estera;
b) seconda condizione: i limiti reddituali;
il diritto all'importo aggiuntivo per il 2008 di 154,94 euro, o ad una parte dello stesso, è attribuito se il reddito personale non supera l'importo di 8.640,84 euro. Qualora il pensionato è coniugato, il limite di reddito cumulato previsto è di 17.281,68 euro;
si tratta quindi di un beneficio circoscritto ad una limitata platea di aventi diritto i quali devono essere titolari di pensioni e di redditi bassi;
da questa già limitata platea di beneficiari, l'Inps ha deciso, secondo gli interroganti senza una fondata e plausibile motivazione, di escludere i residenti all'estero titolari di una pensione (pro rata) italiana detassata alla fonte (e quindi dall'Inps stesso in qualità di sostituto di imposta) in seguito all'applicazione di convenzioni contro le doppie imposizioni fiscali -:
se non si ritenga che l'esclusione di migliaia di nostri connazionali residenti all'estero dalla attribuzione di un modesto beneficio previdenziale, che viene invece

concesso a tutti i titolari di pensione residenti in Italia e a quelli residenti all'estero ai quali non viene applicata la detassazione della pensione italiana alla fonte, rappresenti una manifesta ingiustizia che non trova alcuna giustificazione o fondamento tecnico-giuridico, atteso che la legge istitutiva dell'importo aggiuntivo non prevede alcuna specifica esclusione soggettiva né cause ostative di tipo fiscale ma solo il soddisfacimento di specifici requisiti reddituali;
se il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali intenda verificare i motivi dell'esclusione dei residenti all'estero titolari di pensione italiana detassata alla fonte dall'attribuzione dell'importo aggiuntivo alla tredicesima mensilità pensionistica istituito dalla legge n. 388 del 2000, articolo 70 comma 7, e, nel caso in cui tale esclusione sia considerata ingiustificata, se intenda impartire istruzioni all'Inps affinché l'istituto previdenziale eroghi la prestazione in oggetto anche ai soggetti finora esclusi.
(4-00204)

LAMORTE, PROIETTI COSIMI, PISO, DIVELLA, TAGLIALATELA, PERINA, BELLOTTI, LABOCCETTA, CRISTALDI, BIANCONI, MIGLIORI, POLIDORI, MOFFA, DE CORATO, LAFFRANCO, DIMA, PORCU, PATARINO e TRAVERSA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Inpdap è orientato a valutare, nella seconda quota di pensione prevista dall'articolo 13, comma 1, lettera b), del decreto legislativo n. 503 del 1992, gli emolumenti professionali costituiti dai diritti ed onorari percepiti dagli avvocati dipendenti dagli enti locali, appartenenti ai ruoli professionali delle avvocature istituite ai sensi di legge, percepiti a seguito di sentenza favorevole con condanna delle controparti e conseguente recupero o liquidazione a carico dell'amministrazione in caso di compensazione delle spese;
a sostegno della predetta interpretazione, l'istituto di previdenza ritiene che i suddetti emolumenti non rivestirebbero quelle caratteristiche di fissità, continuità e corrispettività che sono, invece, richieste dagli articoli 15 e 16 della legge n. 1077 del 1959, ai fini della valutabilità, per i destinatari del sistema di calcolo retributivo, nella quota di pensione di cui all'articolo 13, comma 1, lettera a), del decreto legislativo n. 503 del 1992 (quota A di pensione);
tale interpretazione non appare rispondente ad una corretta valutazione, in quanto tali emolumenti se corrisposti continuativamente, per un lungo periodo di tempo, in base a norme contrattuali e regolamentari ed in attuazione di una specifica previsione di spesa contenuta in un apposito capitolo di bilancio, hanno la stessa natura retributiva delle altre voci che concorrono a formare la prima quota di pensione;
l'Inpdap non ha neppure valutato che i caratteri della fissità, continuità e corrispettività di tali emolumenti discendono dalla circostanza che trattasi di compensi percepiti in quanto correlati, ai sensi della legge professionale, all'attività forense e, dunque, alla funzione propria degli avvocati;
l'indirizzo interpretativo espresso dall'Inpdap contrasta con una consolidata ed inequivocabile giurisprudenza amministrativa e contabile che ha considerato i compensi professionali percepiti dagli avvocati operanti all'interno delle avvocature istituite dagli enti locali non solo retribuzione a tutti gli effetti, ma li ha espressamente qualificati come emolumenti fissi, continuativi e privi di qualsivoglia carattere di aleatorietà;
l'Inpdap ha riconosciuto gli onorari nella prima quota di pensione ad alcuni avvocati del Comune di Roma (poi anche di Milano), a seguito di una decisione, intervenuta alla fine degli anni ottanta, del Consiglio di Stato che sanciva l'obbligo per le amministrazioni di computare le quote per le competenze ed onorari nella retribuzione

annua contributiva, aspetto, questo, che non riguarda il computo nella prima quota di pensione, determinando, con una giustificazione solo apparente, una evidente disparità di trattamento -:
se i Ministri interrogati non ritengano necessario, al fine di evitare ogni dubbio interpretativo e ogni diversità di trattamento, assumere iniziative normative volte a stabilire che i compensi professionali percepiti dagli avvocati delle avvocature interne degli enti locali, cui si applica il sistema di calcolo retributivo, concorrano a formare la prima quota di pensione di cui all'articolo 13, comma 1, lettera a), del decreto legislativo n. 503 del 1992.
(4-00214)

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POLITICHE AGRICOLE E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CAPARINI e STUCCHI. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'Ente nazionale della cinofilia italiana è un'associazione con personalità giuridica privata, sottoposta alla vigilanza del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali limitatamente alla gestione del libro genealogico del cane di razza (regio decreto 13 giugno 1940, n. 1051, e decreto legislativo C.P.S. del 23 dicembre 1947, n. 1665). Le associazioni specializzate di razza, al pari dei gruppi cinofili, sono soci collettivi dell'Enci, ai sensi dell'articolo 3 dello statuto sociale. Lo Statuto, all'articolo 7, comma 2, prevede che la qualità di associazione specializzata si perda quando venga a cessare l'attività della stessa o in presenza di uno statuto non adeguato oppure quando il numero dei soci sia inferiore a 50. Lo stesso prevede che non possa essere riconosciuta più di una associazione specializzata per razza o gruppo di razze (articolo 21);
il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali garantisce la vigilanza tecnica sulla gestione del Libro genealogico del cane di razza sulla base del disciplinare, approvato con decreto ministeriale del 5 febbraio 1996, n. 21095 e del complesso di norme tecniche derivate;
il disciplinare del Libro genealogico del cane di razza, approvato con decreto ministeriale 21095 del 5 febbraio 1996, regolamenta l'attività pubblicistica dell'Enci;
allo svolgimento dell'attività del Libro genealogico provvede l'Enci con: a) CTC, Commissione tecnica centrale, b) Ufficio centrale del Libro genealogico, c) il Corpo degli esperti giudici; l'attività del corpo degli esperti è regolamentata dal disciplinare del corpo degli esperti approvato con decreto ministeriale 20633 del 20 febbraio 2004;
responsabile dell'attività dell'Ufficio centrale del libro, dell'applicazione del disciplinare (decreto ministeriale 21095 del 5 febbraio 1996) e delle norme tecniche (decreto ministeriale 21203 dell'8 marzo 2005) e dell'attuazione delle delibere della Commissione tecnica centrale del Libro Genealogico è il Direttore dell'Enci;
la Società italiana pro segugio (Sips) è un'associazione specializzata che conta 17.000 soci che ha ottenuto da Enci il riconoscimento della tutela dei cani di razza elencati nello statuto della stessa Associazione (articolo 2), svolgendo dal 1955 la tutela delle razze alla stessa affidate in modo del tutto conforme ai principi e dalle finalità dell'Enci, tant'è che mai nessuna contestazione è stata formulata in merito. In data 21 aprile 2006, il Consiglio Direttivo Enci ha revocato, la tutela di quindici razze di segugi alla Società Italiana Pro Segugio;
il riconoscimento della Sips, come socio collettivo Enci, è avvenuto previa positiva valutazione dei requisiti stabiliti dallo statuto (articolo 3 dellostatuto Enci) in forza dei quali il Consiglio direttivo

concedeva il riconoscimento di «Associazione specializzata di razza» per la tutela delle razze allo stesso affidate (articolo 21 dello Statuto Enci). La revoca del riconoscimento che incide sulla stessa qualifica di socio collettivo Enci e conseguente modifica lo statuto dell'associazione specializzata, può avvenire solo se motivato da comportamenti contrari alle finalità della tutela dei cani di razza indicati nello statuto, nel caso di specie comunque del tutto insussistenti;
l'Enci svolge il compito di tutelare i cani di razza esercitando funzioni pubblicistiche anche attraverso le associazioni specializzate di razza. Il disconoscimento della tutela delle razze ad un'associazione specializzata di razza, che ha ottimamente operato per il miglioramento zootecnico delle razze che tutela e per la loro valorizzazione, costituisce atto che ad avviso degli interroganti può anche essere in palese contrasto con le finalità dello stesso ente e con le norme pubblicistiche che lo stesso è chiamato ad applicare;
risulta agli interroganti che la Sips ha adeguato il proprio statuto sulla base del regolamento attuativo dell'Enci, come da comunicazione dello stesso ente ricevuta in data 22 gennaio 2004;
si rammenta, a tale proposito, l'articolo 20.2 del regolamento Enci ai sensi del quale «i Soci collettivi già esistenti dalla data di entrata in vigore del presente Regolamento conservano il loro riconoscimento a condizione che adeguino entro un anno il proprio statuto ai principi suesposti...»;
l'eventuale riconoscimento della tutela di razze ad associazioni che non sono in possesso dei requisiti stabiliti dallo statuto, dal regolamento di attuazione e dalle norme tecniche costituirebbe grave violazione degli stessi atti pattizi;
lo statuto dell'Ente nazionale della cinofilia italiana precisa che lo scopo dell'ente è quello di tutelare le razze canine riconosciute migliorandone ed incrementandone l'allevamento;
il disciplinare del libro genealogico del cane di razza (decreto ministeriale 21095 del 5 febbraio 1996, articolo 2) prevede che il libro genealogico rappresenti lo strumento per lo svolgimento dell'azione di miglioramento dei cani di razza con finalità di indirizzare l'attività selettiva promuovendone la conseguente valorizzazione zootecnica;
le norme tecniche (decreto ministeriale 21203 dell'8 marzo 2005), prevedono che la Commissione tecnica centrale approvi gli obiettivi e i criteri di selezione delle associazioni specializzate;
il Consiglio direttivo dell'Enci ha riconosciuto ed approvato la costituzione di una nuova associazione specializzata «Club italiano Bleu de Gascogne» per la tutela di 15 razze canine e contestualmente ha revocato la tutela per le stesse razze alla Società italiana pro segugio (Sips) con la revoca di 15 razze alla Sips l'operato dell'Enci sembra, a parere degli interroganti, superficiale ed inadeguato al ruolo che, un'organizzazione tecnica, a cui lo Stato ha affidato la tutela delle razze, dovrebbe avere;
nella risposta all'interrogazione Stucchi 4-01572 pubblicata mercoledì 17 gennaio 2007 il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro, ha dichiarato che «nel quadro applicativo di detto disciplinare, il ruolo delle associazioni specializzate di razza è quello di collaborare con la Commissione tecnica centrale del Libro genealogico alla definizione degli obiettivi di selezione delle razze di propria pertinenza (articolo 10 norme tecniche Libro genealogico, approvate con decreto ministeriale del 18 aprile 2000, n. 20894). Nel caso specifico, la Sips, associazione specializzata di razze da seguita, ha ottenuto il riconoscimento per la tutela dei cani delle razze da segugio operando fin dal 1955 in conformità ai principi ed alle finalità dello stesso Enci e, come tale, socio collettivo dello stesso. In ottemperanza a quanto stabilito all'articolo 32, comma 2, del nuovo statuto Enci, approvato con decreto ministeriale del 24

febbraio 2000, la Sips ha conservato il riconoscimento ed ha adeguato, in data 22 gennaio 2004, il proprio Statuto ai principi stabiliti dall'articolo 20, comma 2, del Regolamento di attuazione dello Statuto dell'Enci. Successivamente, gli allevatori di alcune razze sono usciti dalla Sips per costituire una nuova associazione «Club italiano Bleu de Gascogne»; Club già sezione della Sips e che il 18 gennaio 2006 ha presentato istanza di riconoscimento all'Enci con un proprio programma di tutela. Sul dossier, presentato dal Club italiano Bleu de Gascogne e trasmesso dall'Enci il 6 febbraio 2006, la Sips, ha espresso parere negativo, in data 20 febbraio 2006, ai sensi dell'articolo 21 dello Statuto Enci, in quanto, il Regolamento delle verifiche zootecniche della stessa Sips, approvato il 27 ottobre 2004 e ratificato dall'Enci il 10 febbraio 2005, comprendeva già tutte le razze di cani da seguita su lepre, volpe, capriolo e cinghiale. Al fine di evitare vuoti nell'organizzazione delle prove e delle verifiche zootecniche di tutte le razze da seguita, l'Amministrazione ha invitato l'Enci, con nota del 5 ottobre 2006, ad un riesame, sia dal punto di vista giuridico che tecnico, della decisione di attribuire le competenze per il gruppo di razze canine da seguita a due diverse associazioni, invitando, altresì, l'Ente ad acquisire, se del caso, anche il parere della Commissione tecnica centrale del Libro genealogico. Stante la mancanza di qualsiasi iniziativa dell'Enci, la Sips il 6 novembre 2006 ha presentato ricorso al tribunale di Milano avverso la delibera del Consiglio direttivo dell'Enci del 21 aprile 2006. Considerato che da successive comunicazioni dell'Enci è emersa una contraddizione fra le pretese finalità di tutela delle razze canine vantata dall'Ente medesimo e gli strumenti utilizzati, in quanto gli stessi hanno di fatto condotto dall'aprile scorso ad oggi ad una totale assenza di regolamentazione per le razze canine in questione, ed alla luce della delibera della Commissione tecnica centrale del febbraio 2002, il Mipaaf, per il caso specifico, con nota diretta all'Enci del 1o dicembre 2006, ha sottolineato che, allo stato attuale, tutte le razze da seguita restano tutelate dalla Sips in quanto sono comunque applicabili i regolamenti delle verifiche zootecniche predisposti dalla stessa Sips, già in vigore e peraltro ratificati dall'Enci il 10 febbraio 2005» -:
se non ravvisi la necessità di intervenire nei confronti di Enci con le modalità che riterrà più opportune al fine di garantire la corretta tenuta dei libri genealogici e delle attività zootecnico-cinofile;
se non ritenga di dover procedere, anche per la tutela dei soci allevatori e della zootecnia italiana ed in particolare per la tutela del cane di razza, ad un'accurata indagine per verificare la corretta applicazione del decreto ministeriale 21095 e decreto ministeriale 21203, affinché non sia compromesso il rapporto fiduciario tra il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e l'Enci, per la tenuta dei libri genealogici.
(5-00042)

CENNI, CECCUZZI, SANI e OLIVERIO. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il vino Brunello di Montalcino rappresenta un prodotto di eccellenza nel panorama enogastronomico mondiale. Il Brunello è prodotto esclusivamente con uva Sangiovese (denominato a Montalcino, «Brunello») secondo le norme di un severo disciplinare definito dal «Consorzio del Vino Brunello di Montalcino» che, oltre a fissare limiti di resa ad ettaro, periodo di invecchiamento, caratteristiche del prodotto, stabilisce che prima della commercializzazione il vino sia sottoposto all'esame di un'apposita commissione per il riconoscimento dei requisiti di particolare pregio onde fregiarsi della denominazione di origine controllata e garantita

(secondo quanto stabilito dal decreto del Presidente della Repubblica 1o luglio 1980 e successive modificazioni);
il vino Brunello di Montalcino rappresenta uno dei prodotti di punta del made in Italy, con circa 250 aziende produttrici di cui 200 imbottigliatrici per una media annuale di 7 milioni di bottiglie ed un giro di affari di circa 120 milioni di euro annui;
oltre il 60 per cento della produzione totale di Brunello viene esportata all'estero e quasi il 30 per cento negli Stati Uniti;
nel mese di marzo del 2008 la procura della Repubblica di Siena ha reso noto di aver aperto una inchiesta sul mancato rispetto del disciplinare del vino Brunello;
tale inchiesta, ancora in corso, ha riscontrato alcune irregolarità nei confronti di un numero limitato di aziende e portato al sequestro di alcune annate del prodotto;
nel 2007 il Consorzio di tutela del vino Brunello, che esercita le funzioni di controllo conferitegli con d. dir 28 ottobre 2003, ai sensi del DM 29 marzo 2001 e DM 21 marzo 2002, ha completato l'ispezione su oltre 1.667 ettari di vigneto iscritto per accertarne la purezza (80 per cento del totale). Nel corso di tali ispezioni, avviate nel 2004, sono state rilevate alcune «non conformità» che hanno interessato solamente 17 ettari, pari a una percentuale di circa l'1 per cento dei vigneti controllati. Secondo i dati resi noti dal Consorzio «a fine 2007 più del 99 per cento dei vigneti iscritti all'albo del Brunello di Montalcino sono assolutamente rispondenti al Disciplinare di produzione»;
una forte proiezione mediatica che ha accostato incautamente, nello scorso mese di aprile (nel periodo di massima attenzione sul vino italiano in concomitanza con la manifestazione Vinitaly), le indagini in corso sulla presunta violazione del disciplinare alla conclusione di una indagine per truffa riguardante ben altre vicende ed altre realtà regionali, ha incoraggiato iniziative a difesa dei consumatori;
l'ente americano Alcohol and Tobacco Tax and Trade Bureau (Attb) in data 9 maggio ha comunicato che «a partire dal 9 giugno gli Stati Uniti bloccheranno le importazioni a meno che non siano accompagnate dalla certificazione dell'analisi di laboratorio che si tratta di vini prodotti esclusivamente con uve Sangiovese»;
una delegazione dell'Attb si recherà in Italia, dall'8 al 10 giugno, per incontrare i dirigenti del ministero dell'agricoltura e i vertici dei consorzi di tutela dei vini protetti dalla disciplinare Doc e Docg;
le autorità Usa, a seguito delle iniziative diplomatiche del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali in collaborazione con la nostra ambasciata a Washington, hanno accettato di posticipare al 23 giugno la data per un'eventuale entrata in vigore del preannunciato blocco delle importazioni di Brunello;
di fatto, secondo quanto emerso da informazioni rese note da alcuni produttori, le spedizioni di Brunello relative agli Usa, sono attualmente bloccate al porto di Livorno in attesa della decisione dell'Attb -:
quali iniziative intenda intraprendere affinché si ristabilisca la normale e corretta esportazione del vino Brunello per tutti quei produttori che non risultino essere coinvolti dalla indagine in corso e che rischiano di essere fortemente penalizzati;
quali iniziative intenda intraprendere per evitare che le aziende non coinvolte nelle indagini debbano presentare una documentazione e certificazione aggiuntiva che comporti oneri a loro carico.
(5-00045)

Interrogazione a risposta scritta:

CECCUZZI. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
18 famiglie del condominio di Via Pecci 1, 3, 5, 7 a Siena nel quartiere «Acquacalda» stanno vivendo una situazione d'incertezza riguardante la loro proprietà dal 1991;
nel 1991 il Ministero delle politiche agricole e forestali - Gestione ex Asfd Ufficio Amministrazione di Siena, inviò una comunicazione a tutte le famiglie del
Condominio di Via Pecci 1-7 di Siena nella quale informava che, a seguito di un controllo, i confini del condominio e della vicina proprietà del Corpo Forestale dello Stato in alcuni casi s'incontravano;
nel 1995 il condominio propose all'Asfd una permuta. L'Asfd rispose chiedendo anche un conguaglio e le spese, richiesta successivamente accettata dal condominio;
in data 19 luglio 1999 la Direzione Ministero agricoltura e foreste di Siena dette parere favorevole alla permuta inviando lettera all'Agenzia del Demanio di Roma (protocollo numero 3638) che a sua volta dispose di procedere e concludere la pratica entro il 30 settembre 1999;
negli anni successivi i condomini di via Pecci hanno continuato a chiedere al Ministero informazioni sulla conclusione della pratica non ottenendo, fino ad ora, risposte concrete -:
quali iniziative intenda intraprendere, a distanza di quasi 17 anni, affinché si dia fine, in tempi veramente brevi, a questa annosa e grottesca vicenda.
(4-00202)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:

CARLUCCI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Franzoni Filati, gruppo industriale operante nel settore tessile, ha posto in cassa integrazione i dipendenti dello stabilimento situato nel Comune di Trani in vista di una probabile cessazione definitiva della produzione;
tale decisione ha posto in una gravissima situazione tutti i lavoratori interessati e le loro famiglie nonché le numerose piccole e medie imprese che operano con l'azienda tessile attraverso l'indotto, in considerazione anche che l'elevato livello di disoccupazione in cui versa la Regione Puglia, come del resto la maggior parte delle Regioni del Mezzogiorno, non consentono adeguate alternative di occupazione;
la delocalizzazione dell'attività produttiva inoltre, ha accentuato la crisi aziendale, nonostante fossero state investite ingenti risorse finanziarie provenienti da finanziamenti europei a fondo perduto per progetti d'innovazione d'impresa, convincoli temporali -:
quali iniziative intenda intraprendere al fine di salvaguardare l'intera pianta organica occupazionale della Franzoni Filati di Trani;
se non ritenga urgente ed opportuno avviare un tavolo di confronto con i vertici aziendali e le parti sociali al fine di determinare in tempi brevi un rilancio industriale dell'azienda tessile in grado di tutelare i livelli occupazionali.
(4-00208)

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Apposizione di firme ad interpellanze.

L'interpellanza urgente Pepe Mario (PdL) e altri n. 2-00004, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 maggio 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sbrollini.

L'interpellanza urgente Concia e altri n. 2-00019, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 maggio 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Beltrandi, Farina Coscioni, Maurizio Turco, Bernardini, Mecacci, Zamparutti, Pompili, Tocci, Causi, Giachetti.

L'interpellanza urgente Tenaglia e altri n. 2-00023, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 maggio 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Motta.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Mecacci e altri n. 4-00089, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 maggio 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Vernetti, Maran, Barbi.

L'interrogazione a risposta in Commissione Caparini n. 5-00022, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 maggio 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Fedriga, Munerato.