XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 18 giugno 2008

TESTO AGGIORNATO AL 24 GIUGNO 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

La XIII Commissione,
premesso che:
nella settimana tra la fine di maggio e l'inizio di giugno le aree nord-occidentali del Paese sono state interessate da vaste ed estese perturbazioni che, specie in Piemonte, hanno dato luogo a fenomeni di forte intensità e durata, tali da determinare esondazioni e frane, i cui effetti, nelle province di Torino e di Cuneo, hanno assunto i connotati di veri e propri disastri;
i fenomeni di cui sopra hanno provocato danni che, sebbene estesi al complesso delle strutture, infrastrutture ed attività presenti nelle aree interessate, hanno teso a concentrarsi sul comparto agro-alimentare, ossia sulla componente che, maggiormente, caratterizza i territori colpiti;
le imprese agricole operanti nelle aree colpite, oltre a patire ingenti danni diretti, peraltro resi ancora più rilevanti dal particolare momento della stagione in cui gli eventi calamitosi si sono verificati, si trovano, oggi, a fare fronte agli effetti dei numerosi danni strutturali ed infrastrutturali che, nel loro complesso, pregiudicano la capacità produttiva e reddituale, delle stesse imprese, per gli esercizi futuri;
in ragione di quanto sopra, la gravità della situazione appare tale da giustificare il ricorso a misure straordinarie ed urgenti, finalizzate a favorire la ripresa economica e produttiva, nonché il ripristino delle preesistenti condizioni economiche, produttive e sociali delle imprese agricole colpite,

impegna il Governo

ad adottare misure urgenti a sostegno delle imprese agricole piemontesi colpite dagli eventi calamitosi di cui in premessa, prevedendo, per quanto attiene alle esigenze immediate, il ricorso agli strumenti previsti dalla normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato all'agricoltura e, per ciò che riguarda il ripristino delle preesistenti condizioni sociali ed economiche, l'assunzione di apposite iniziative normative, ovvero l'utilizzo, anche attraverso rifinanziamento e/o specifica finalizzazione, di preesistenti disposizioni, come quelle di cui al decreto-legge 19 dicembre 1994, n. 691, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 16 febbraio 1995, n. 35.
(7-00015)
«Fogliato, Beccalossi, Fiorio, Allasia, Callegari, Negro, Nastri».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, per sapere - premesso che:
il Ministro della funzione pubblica, Renato Brunetta, in un pubblico intervento svolto a Pordenone venerdì 13 giugno, ha annunciato la prossima attuazione di un progetto federalista teso ad eliminare la specialità delle Regioni ad autonomia differenziata previste dalla Costituzione e dagli Statuti regionali autonomi -:
se e quale sia il progetto del Governo per la riforma federalista del Paese, con riferimento specifico all'assetto delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome, al loro regime delle competenze legislative, amministrative e delle compartecipazioni loro assegnate.
(2-00053)
«Monai, Scilipoti, Messina, Palomba, Leoluca Orlando».

Interrogazione a risposta in Commissione:

STRADELLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dal 14 maggio le associazioni più rappresentative dell'autotrasporto hanno avanzato precisa richiesta di convocazione al ministero delle infrastrutture;
con l'esplosione del fenomeno caro gasolio anche le condizioni delle imprese italiane, già in difficoltà per il mancato mantenimento degli impegni assunti, sono notevolmente peggiorate;
l'esplosione di iniziative di protesta ha innescato in diversi Paesi europei forti momenti di tensione;
le associazioni italiane hanno scelto responsabilmente di annunciare l'effettuazione del fermo dei servizi di trasporto a partire dal 30 giugno 2008;
altrettanto responsabilmente il ministro Matteoli ha convocato le associazioni il data 9 giugno ma non potendo fornire risposte certe per le necessarie verifiche sia a livello comunitario che a quello di Governo non ha potuto che registrare l'insoddisfazione delle associazioni stesse;
in questo lasso di tempo, colpevolmente, la Consulta del trasporto e della logistica non ha ritenuto di attivare alcuna azione atta a individuare i possibili interventi che dimostrassero il necessario e positivo interessamento ai numerosi operatori del settore; ciò pone anche il problema di valutare l'effettiva funzionalità della consulta, con particolare riguardo ai vertici della medesima;
dopo le manifestazioni di protesta i governi di quei Paesi hanno dovuto concludere delle intese con provvedimenti a favore delle imprese di autotrasporto;
le associazioni hanno posto il termine ultimativo, onde evitare l'esecuzione del proclamato fermo, del 24 giugno data ultima per ottenere le attese risposte;
se nel Paese dovessero prendere l'avvio le azioni preannunciate si determineranno danni per i cittadini e per l'intero sistema economico con il rischio che responsabilità saranno attribuite al dicastero delle Infrastrutture e alla stessa Presidenza del Consiglio -:
se intenda presentare delle proposte risolutive che evitino ai cittadini e all'economia di subire le conseguenze di una azione di fermo oltre che ad intervenire per mettere in condizione la Consulta del trasporto e della logistica di poter operare in piena efficienza.
(5-00131)

Interrogazioni a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
i fatti di cronaca riportati dai giornali in questi ultimi mesi riguardo allo scandalo rifiuti in Campania non coinvolgono solo questa regione;
per troppo tempo è rimasta nell'ombra anche la questione dei rifiuti nelle altre regioni;
secondo il rapporto di «Legambiente» sulle ecomafie, ogni anno vengono commessi 83 reati contro l'ambiente: la Campania occupa il primo posto nella classifica dell'illegalità ambientale, ma Calabria, Puglia, Lazio e Sicilia non sono da meno;
il problema non riguarda solo lo smaltimento dei rifiuti in sé ma le modalità illecite;
un'inchiesta del settimanale l'Espresso e di altri quotidiani quali Repubblica, Centonove ed altri, ha messo in evidenza come il percolato, il liquido che trae prevalentemente origine dall'infiltrazione di acqua nella massa dei rifiuti o dalla

decomposizione degli stessi, sia sparso deliberatamente nei corsi d'acqua e lungo le strade;
dall'inchiesta, partita dalla Procura di Napoli, si evince come i camion non perdessero liquido per errore o fatalità, ma lo scaricassero appositamente nei corsi d'acqua, nelle fogne, o addirittura lungo le strade, nei campi, penetrando nel terreno e nelle acque;
lo smaltimento del percolato infatti necessita di una serie di operazioni di captazione e di trattamento da effettuarsi presso la stessa discarica, o il trasporto presso altri impianti adibiti ad hoc;
anche nella discarica di Mazzarrà Sant'Andrea - Messina, accade quanto già registrato a Napoli, dalla magistratura;
lungo la strada che porta dalla discarica alla Strada Statale 113 Messina-Palermo invero, i camion che dovrebbero trasportare parte del percolato dichiarato in siti adibiti allo smaltimento, lo disperdono sul territorio;
va infatti tenuto in conto che il terreno su cui sorge la discarica di Mazzarrà Sant'Andrea è a base sabbiosa. In tali casi la legge prescriverebbe il rivestimento del terreno con speciali guaine o sacche di raccolta al fine di evitare la dispersione del percolato nel suolo sottostante;
dato il surplus di rifiuti che occupano attualmente la discarica in questione, pari a circa un milione di metri cubi, a fronte di una capienza massima prevista di quattrocentomila metri cubi, le sacche utilizzate non riescono però a far fronte alla eccessiva quantità di percolato formatasi nel tempo;
il risultato è dunque la dispersione del percolato presente nel sito nell'ambiente circostante, attraverso l'infiltrazione nel suolo e, conseguentemente, nelle falde acquifere;
danneggiati da tutto ciò, le popolazioni di Tonnarella, Furnari, Terme Vigliatore, Acquitta, San Biagio e tutti i Comuni limitrofi;
a tutto questo si aggiunge l'olezzo del percolato e la conseguente formazione di biogas che, non convogliato completamente nelle torce di combustione, si disperde per via aerea nell'ambiente, incidendo significativamente sulle malattie dell'apparato respiratorio, comportando patologie di tipo degenerativo;
risulterebbe che anche la «SMEB-Cantieri Navali» di Messina, abbia smaltito i propri scarti altamente tossici, presso la stessa discarica;
nonostante ciò, si discute di un assurdo, dannoso, quanto inopportuno ampliamento della superficie della discarica al fine di contenere una quantità superiore al milione di metri cubi di rifiuti che, attualmente depositati in maniera irregolare, costituiscono un gravissimo pericolo per la salute dei cittadini e per l'ambiente;
notizia recentissima degli ultimi giorni, vuole poi un andirivieni notturno, di T.I.R. carichi di rifiuti provenienti dalla Campania e contenenti, presumibilmente, sostanze tossiche e radioattive -:
se risulti che, attraverso il comando dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente, siano stati accertati episodi quali quelli descritti in premessa o se siano stati effettuati o si intendano effettuare controlli relativi alla situazione della discarica di Mazzarrà Sant'Andrea.
(4-00402)

BORDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
a seguito dei provvedimenti adottati dal Consiglio dei Ministri per la soluzione dell'emergenza rifiuti in Campania è stato attivato l'impianto di stoccaggio di rifiuti solidi urbani nella discarica di Savignano Irpino, località Pustarza, a ridosso del confine con la Puglia, che, a regime, conterrà 700.000 tonnellate di rifiuti solidi urbani;
il piano organizzativo messo a punto dalla struttura incaricata della gestione della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti in Campania prevede che i tir

carichi di immondizia attraversino il territorio di 5 Comuni della Capitanata - Accadia, Anzano, Monteleone di Puglia, Panni e Sant'Agata di Puglia - con la frequenza di un carico ogni 12 minuti;
il percorso si dipana quasi interamente sulla rete stradale provinciale, particolarmente debole a causa dei frequenti e diffusi fenomeni di dissesto idrogeologico, quindi del tutto inadatta a sopportare un simile sforzo;
tutti i centri citati sono localizzati in zone di pregio ambientale e sono essi stessi borghi storici in cui sono stati attivati, anche con fondi pubblici, programmi di sviluppo e promozione del turismo verde ed enogastronomico;
le comunità e gli amministratori dei centri indicati lamentano di non essere stati adeguatamente coinvolti nelle riunioni tecniche in cui si è deciso l'attuale percorso, e di non conoscere le ragioni che hanno indotto a scartarne altri tutti interni al territorio della Campania -:
quali siano le motivazioni che hanno determinato la scelta di tale percorso stradale da parte della struttura tecnica competente della gestione dell'emergenza rifiuti in Campania;
quale sia l'iter amministrativo seguito per attivare il transito dei camion carichi di immondizia;
se e come, il Governo intenda intervenire per verificare l'esistenza di percorsi alternativi e meno rischiosi per la popolazione e il territorio della Puglia.
(4-00404)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:

FOGLIARDI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'inverno scorso l'Amministrazione Comunale di Verona annunciava l'importante iniziativa dell'Assessorato alla Cultura, relativa all'organizzazione a Verona di una mostra sul Louvre, da allestire nel Palazzo Congressi della Gran Guardia sulla centralissima Piazza Brà, di fronte all'Arena, per il periodo 19 Settembre 2008-15 Febbraio 2009;
l'organizzazione dell'evento veniva affidata alla Società Linea d'Ombra del dottor Marco Goldin, con sede a Treviso, che con conferenza stampa rispettivamente a Milano e Verona, annunciava ufficialmente tale evento di portata internazionale, definito eccezionale per la selezione delle opere che per la prima volta sarebbero uscite dal famoso museo Parigino, per arrivare a Verona;
lo stesso Sindaco di Verona Flavio Tosi, nel saluto sul depliant, pubblicato sulle più famose riviste nazionali, definiva l'evento «...un'occasione irripetibile: per la prima volta il museo più importante del mondo da vita ad un accordo esclusivo, scegliendo Verona per ripercorrere in 140 capolavori esposti, cinque secoli di grande pittura, ma anche di scultura e di disegno ... l'evento che presentiamo è la dimostrazione che il nostro sistema cultura è in grado di intrattenere relazioni proficue con i più grandi centri culturali del mondo: con questa mostra Verona riconferma la sua statura internazionale nei circuiti dell'arte e della cultura»;
lo stesso depliant presentava fotografie dei capolavori, prezzi dei biglietti d'entrata condizioni particolari per convenzioni con scuole, disposizioni per la richiesta di visite guidate, siti internet, call center e non ultimo sponsorizzazioni del calibro: Fondazione Cariverona, Le Fabblier, Rana, RCS, Aia, Negroni, eccetera;
improvvisamente lo scorso mese di maggio veniva annunciato alla stampa l'annullamento dell'iniziativa per intervenuta indisponibilità da parte della Direzione del museo, per mai ben chiariti motivi;

l'Amministrazione Comunale di Verona, informava dei fatti anche il Ministro per i beni e le attività culturali che a sua volta ha incaricato il Dottor Alain Elkan, di recarsi a Parigi per verificare personalmente con la Direzione del Louvre, la situazione creatasi;
a tutt'oggi nessuna nuova se non un ipotizzato incontro tra le parti a Roma per l'undici Luglio, incontro al quale parteciperà ovviamente il Sindaco di Verona Flavio Tosi, che nel Consiglio Comunale Straordinario convocato all'uopo giovedì 12 Giugno, ha risposto di sentirsi fuori da ogni responsabilità per «non aver firmato alcun contratto»;
non è noto all'interrogante se esistano delibere di incarico del comune di Verona né quali coperture di spesa siano state adottate né, in tale intricata vicenda, se vi sia stata una corrispondenza con la direzione del Louvre e con il dottor Goldin o siano state previste penali e cauzioni come in tutti i contratti si prevedono in caso di inadempienza da parte di uno dei contraenti;
l'impegno sostenuto fino ad oggi è stato rilevante (solo linea d'ombra parla di oltre 300 mila euro già spese) e nonostante ciò ne è derivato un grave danno di immagine per Verona, i suoi commercianti, gli albergatori che, per una triste ironia, avevano visto già annullati i tanti eventi per dar luogo alla mostra «fantasma» -:
quale situazione abbia trovato l'ambasciatore Elkan e quali garanzie abbia ottenuto a seguito della sua missione.
(4-00397)

DE GIROLAMO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Sannio Quotidiano di Benevento ha pubblicato un servizio, con relative foto a colori, sull'abbandono totale del Teatro Romano di Benevento;
il Teatro Romano è insieme all'Arco di Traiano tra i monumenti che meglio rappresentano l'arte romana nel Sannio per lo stato di conservazione e la grandiosità dello stesso. La costruzione del Teatro risale al II secolo D.C. all'epoca dell'imperatore Adriano. La sua imponenza testimonia l'importanza raggiunta da Benevento, dopo l'apertura della Via Traiana, come centro di transito verso l'oriente;
stando al servizio giornalistico sopracitato, «l'unica cosa che sembra rimasta pulita e ben tenuta al Teatro Romano sono i biglietti del ministero per i Beni Culturali staccati all'ingresso: per il resto, tutto versa in uno stato di totale abbandono, che può essere solo definito pietoso e vergognoso»;
sempre dall'articolo de Il Sannio Quotidiano, si evince che la «struttura che ospita gli uffici dei venti e più custodi è ormai a pezzi: due finestre hanno le tapparelle divelte, una delle quali, quella che più o meno funziona, è bloccata dalla ruggine ed è assicurata da un'asse di legno che la tiene aperta parzialmente»;
dalle parole di un dipendente, sempre lette su Il Sannio Quotidiano, si apprende: «Noi siamo costretti a lavorare in questo stato non degno di un monumento importante come il Teatro Romano. Da mesi nessuno viene a pulire, e quello che vede è il risultato»;
per l'accesso al Teatro Romano i visitatori pagano un biglietto d'ingresso alla Soprintendenza;
l'attuale condizione del Teatro Romano arreca un danno all'immagine di Benevento e del Sannio, perché i visitatori si trovano di fronte ad uno «spettacolo» indecoroso -:
di quali elementi disponga in ordine allo stato di degrado di cui versa il Teatro Romano di Benevento e alle relative responsabilità;
quali iniziative intenda intraprendere per ridare decoro ad un Teatro, che per

l'importanza storico-architettonica, dovrebbe rappresentare il volano per il turismo Beneventano e Sannita.
(4-00403)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2 comma 634 della legge 244/2007 (Legge Finanziaria 2008) ha inserito l'Unione nazionale ufficiali in congedo d'Italia fra gli enti ed organismi da riordinare o trasformare in soggetto di diritto privato, con lo scopo dichiarato di ridurre il carico delle spese a carico dello Stato;
inserire tra gli enti da riordinare o trasformare l'Unuci insieme ad enti come magari l'Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia, le Opere laiche palatine pugliesi o l'Istituto agronomico per l'Oltremare è stato inopportuno e, a giudizio dell'interrogante, gravissimo;
è noto al mondo che l'Unuci, da statuto e dalla storia, cura la preparazione spirituale degli ufficiali in congedo delle Forze armate italiane;
promuove i valori di difesa/sicurezza della Patria, comprendenti le categorie della fedeltà alle Istituzioni democratiche, l'onore militare, la meritocrazia, la disciplina, la subordinazione gerarchica e via elencando;
l'Unuci mira a rafforzare i legami fra la società civile e le Forze Armate e motiva, addestra ed informa il personale destinato alle forze di completamento e, segnatamente, alle riserve selezionate;
il contributo che lo Stato italiano andrebbe a risparmiare sarebbe pari a poco più di 80 mila euro l'anno, somma ulteriormente riducibile con poche e selezionate operazioni di efficientamento contabile, quale per esempio la gestione della Casa per Ferie di Chianciano;
il 30 giugno 2008 è la scadenza entro la quale il Governo deve dare attuazione alla norma citata -:
quali provvedimenti intenda adottare il ministro interrogato per evitare che si verifichi quanto esposto in premessa.
(4-00393)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

GRIMOLDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia delle Entrate ha pubblicato sul sito internet la Risoluzione n. 70 del 13 aprile 2007, con cui stabilisce che i massofisioterapisti in possesso di titolo biennale di formazione non possono essere inclusi nel decreto 17 maggio 2002, recante «Individuazione delle professioni sanitarie esenti dall'applicazione dell'imposta sul valore aggiunto»;
tale determinazione scaturirebbe dall'applicazione del decreto ministeriale 29 marzo 2001 che, nell'individuare le figure professionali del personale sanitario infermieristico, tecnico e della riabilitazione che sono assoggettate alla disciplina delle professioni sanitarie, ai sensi della legge n. 251 del 2000, non contempla la figura del massofisioterapista, bensì solo quella del fisioterapista;
in base al decreto ministeriale 27 luglio 2000, che disciplina l'equipollenza al diploma universitario di fisioterapista di taluni titoli di studio conseguiti in base alla normativa precedente a quella attuativa del decreto legislativo n. 502 del 1992, tale riconoscimento è attribuito al titolo di massofisioterapista

conseguito sulla base del corso triennale di formazione specifica;
di conseguenza, alle prestazioni rese dai massofisioterapisti che, in possesso del titolo conseguito attraverso la formazione biennale, non sono riconducibili ai profili professionali sanitari delineati dal competente Ministero della salute pubblica (né in via indiretta, né per il tramite del riconoscimento di equipollenza) «non può essere applicato il regime di esenzione dell'Iva di cui all'articolo 10, n. 18 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633 e successive modificazioni»;
la Federazione Nazionale dei Collegi dei Massofisioterapisti, nonché l'Associazione italiana Fisioterapisti hanno prodotto ricorso ai Tar del Lazio, dell'Umbria e del Piemonte per chiedere l'annullamento del decreto ministeriale 27 luglio 2000 nella parte in cui riconosce l'equipollenza al diploma universitario di fisioterapista dell'attestato di massofisioterapista, rilasciato al termine di corsi triennali;
il Tar del Lazio, con sentenza n. 2593 del 2005, analogamente alla sentenza n. 340 del 2000 del Tar dell'Umbria e alla sentenza n. 223 del 2003 del Tar del Piemonte, nonché della Circolare del Ministero della Salute del 22 ottobre 1997, avrebbero, in sostanza, precisato «univocamente» che in base all'articolo 4, commi 1 e 2, della legge 26 febbraio 1999, n. 42, i titoli di massofisioterapista, in quanto beneficiari dell'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo n. 502 del 1992, dovrebbero essere resi equipollenti od equivalenti al diploma universitario di fisioterapia di cui al decreto ministeriale 14 settembre 1994, n. 741;
prima dell'istituzione della laurea breve in fisioterapia, in alcune regioni, come ad esempio la Lombardia, il titolo di massofisioterapista, conseguito sulla base della frequenza biennale del corso di formazione, ha avuto lo stesso riconoscimento e validità su tutto il territorio nazionale, del titolo conseguito, in altre regioni, dopo tre anni di formazione specifica;
il decreto ministeriale 17 maggio 2002, nelle premesse, conferma l'esenzione Iva «per gli operatori sanitari indicati nel richiamato decreto interministeriale 21 gennaio 1994, che sono in possesso di titoli non ancora riconosciuti equivalenti ai sensi del comma 2 dell'articolo 4 della legge n. 42 del 1999»; di conseguenza, le prestazioni riabilitative effettuate dal massofisioterapista rientrerebbero comunque nel regime di esenzione;
sulla base di quanto affermato dalla Corte di giustizia dell'Unione europea, con sentenza del 27 aprile 2006 (C/443 e C/444 del 2004): «... l'esclusione di una determinata professione o di un'attività medica specifica dalla definizione delle professioni paramediche, adottata dalla normativa nazionale ai fini dell'esenzione di cui all'articolo 13, parte A, n. 1, lettera c), della sesta direttiva deve poter essere giustificata, in base a motivi fondati sulle qualifiche professionali dei prestatori delle cure». La Corte ribadisce, altresì che gli Stati Membri esercitano un potere discrezionale, consistente nella garanzia che tale esenzione si applichi unicamente a persone in possesso delle qualifiche professionali richieste, nonché nel rispetto del principio della neutralità fiscale;
dal suddetto beneficio secondo la Corte non possono quindi essere esclusi professionisti in possesso di una pluriennale esperienza professionale;
l'obbligo di «fatturare» la prestazione sanitaria crea una serie di incongruenze: il diploma di massofisioterapista rientra nell'ambito sanitario che non prevede l'applicazione dell'Iva;
il paziente a cui viene applicata la predetta Iva non può detrarla dalle tasse e, peraltro, rischia che le Assicurazioni non la riconoscano come «prestazione sanitaria»;
chi lavora presso studi medici rischia di non essere considerato idoneo a svolgere l'attività per cui è stato assunto -:
se non intendano aprire un tavolo di trattative con tutti i soggetti interessati, al

fine di intraprendere iniziative atte ad eliminare ogni forma discriminatoria nei confronti di detti professionisti, estendendo i benefici previsti dal citato decreto 17 maggio 2002 ai massofisioterapisti, che hanno conseguito il titolo sulla base del corso biennale di formazione specifica, rilasciato ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 403 del 1971.
(4-00385)

GRIMOLDI, GOISIS e ALLASIA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Governo considera il settore dei giochi una fonte di entrate molto importante, tanto che nell'atto di indirizzo per il conseguimento degli obiettivi di politica fiscale per gli anni 2007-2009 indica espressamente come obiettivo da perseguire lo sviluppo e il consolidamento del mercato dell'industria del gioco, attraverso, tra l'altro, le innovazioni di prodotto e di sistema;
la raccolta nel settore dei giochi è stata, nel primo trimestre 2007, di 3 miliardi e 422 milioni di euro, con un incremento, rispetto allo stesso periodo del 2006, di 396 milioni di euro;
i giochi producono un'entrata erariale di gran lunga superiore (il 48,1 per cento in più) a quella dei tabacchi e costituiscono la voce più importante nella raccolta operata dall'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato;
uno dei prodotti più venduti è il «Gratta e vinci», liberamente acquistabile da tutti i cittadini, senza alcun divieto per i minori di età;
non è moralmente accettabile che uno Stato indichi, tra i suoi obiettivi, quello dello sviluppo di un'attività che, spesso, agisce sulla debolezza di una larga fascia di popolazione, alla ricerca di facile ricchezza;
i giovani sono molto influenzabili dall'illusione di vincere una grossa somma di denaro e dalle massicce campagne pubblicitarie in favore dei giochi -:
se il Governo non ritenga opportuno vietare la vendita dei tagliandi «Gratta e vinci» ai cittadini di età inferiore a 18 anni.
(4-00386)

GOLFO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 3, primo comma, della Costituzione dispone che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso (...)»;
l'articolo 51, primo comma, prevede che «tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza (...)»;
l'articolo 117, settimo comma, stabilisce che «le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità d'accesso tra donne e uomini alle cariche elettive»;
è copiosa la normativa nazionale sul tema delle pari opportunità ed, in particolare, il decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, noto come «codice delle pari opportunità», impone all'articolo 31 il divieto di discriminazione nell'accesso agli impieghi pubblici, statuendo che «La donna può accedere a tutte le cariche, professioni ed impieghi pubblici, nei vari ruoli, carriere e categorie, senza limitazioni di mansioni e di svolgimento della carriera, salvi i requisiti stabiliti dalla legge»;
l'attuale normativa internazionale e comunitaria, a cui si fa rinvio, tutela le pari opportunità;
il concetto dell'eguaglianza tra donne ed uomini raccoglie nel nostro Paese, oltre che il comune consenso, anche il dovuto e pieno riconoscimento normativo;
tuttavia la parità fra i sessi, in molti campi, rimane molto problematica e, in

particolare, una grave sottorappresentazione femminile permane nei consigli di amministrazione ed ancor più nelle presidenze di aziende di interesse pubblico;
non può certo obiettarsi che il fenomeno sia legato alla mancanza di motivazioni da parte delle donne a ricoprire ruoli apicali né che difettino eccellenze professionali al femminile, e, a tal proposito, l'interrogante a nome della Fondazione Marisa Bellisario già nel 2002 presentò al Governo un ricco elenco di donne manager e professioniste eccellenti, elenco che nei giorni scorsi è stato aggiornato e ripresentato;
la sottoscritta interrogante è consapevole della giusta e ferma volontà di promozione da parte di questo Governo di istanze meritocratiche, nell'imminenza di numerose nuove nomine per Enti di interesse pubblico -:
quali iniziative siano state e saranno prese per garantire, in questa occasione, a parità di merito, una reale e pari opportunità fra donne e uomini.
(4-00405)

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GIUSTIZIA

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
è crescente nel nostro Paese l'allarme per lo sfruttamento ed i maltrattamenti cui sono sottoposti i minori, con particolare riguardo ai minori stranieri ed ai rom; pur disponendo di un bagaglio di normative sufficientemente adeguato tribunali e servizi sociali non riescono nemmeno a scalfire il fenomeno, mentre agiscono implacabilmente nei riguardi delle famiglie di cittadini italiani, che si trovano in difficoltà nell'esercizio delle cure parentali e della potestà genitoriale; matura nei cittadini la convinzione che ormai esistano in tale ambito due diversi metri di misura;
paradossale e drammatica a tal proposito è l'odissea giudiziaria, non ancora giunta a conclusione, dei coniugi Marco Romani e Luisa Padroni di Perugia, alla quale gli organi d'informazione hanno dato ampio risalto in questi anni;
in base alle notizie ed ai documenti raccolti dagli interpellanti, nel 1995 alla coppia sono stati tolti i figli dai Servizi sociali (SS) e dal Tribunale per i minori (TM) di Perugia. Prima quello piccolo, di un mese, poi il primogenito di 3 anni, a causa della patologia della madre (depressione post-partum), e della presunta inaffidabilità del padre, motivata dal servizio ospedaliero e dai Servizi sociali della A.S.L. n. 2, di volta in volta con ragioni diverse: il padre avrebbe avvelenato il figlio più piccolo e tenuto segregata in casa la moglie; la moglie avrebbe abbandonato il figlio minore; entrambi avrebbero commesso gravi azioni nei confronti dei loro due figli, mettendone in pericolo la vita;
la madre dei bambini, separata da essi, ha visto aggravarsi le sue condizioni depressive, fino al punto in cui nel luglio 1995, recatasi ad un appuntamento fissatole dai Servizi sociali, per programmare la ripresa delle visite ai figli, le operatrici (pur consapevoli delle conseguenze che il loro comportamento avrebbe avuto su una persona già fragile e provata da depressione post-partum), non si presentavano ed ella, colta da profonda disperazione si gettava nel vuoto dal palazzo comunale di Perugia. Segue almeno un lustro di sofferenze e di cure, durante il quale i coniugi avevano tentato più volte di rivedere i loro figli, ma inutilmente. Al più piccolo, i Servizi sociali avevano anche cambiato le generalità;
nel dicembre del 2000, sulla base delle informazioni fornite dai Servizi sociali, il secondogenito risultava essere stato abbandonato dai genitori e il Tribunale per i minori, prendendo in considerazione la richiesta della famiglia affidataria che

teneva con sé il bambino ormai da 6 anni, emanava un decreto di adozione; i coniugi Romani-Padroni facevano opposizione, presentando ricorso, ma il Tribunale per i minori si pronunciava nuovamente a favore dell'adozione;
nell'ottobre del 2002 i coniugi presentavano ancora una volta ricorso, questa volta presso la sezione minori della Corte d'Appello di Perugia, in questa sede venivano riconosciute le loro ragioni, revocato il dichiarato stato di adottabilità del secondogenito e imputata ai Servizi sociali e al Tribunale per i minori, la responsabilità dei mancati incontri tra genitori e figli, resi impossibili dai continui divieti; con detta sentenza si prescriveva inoltre il reinserimento del secondogenito nella sua famiglia originaria, attraverso un opportuno percorso preparatorio sia del bambino sia dei suoi genitori;
nel 2003, in seguito al grande risalto dato dai mass-media alla vicenda, il Tribunale per i minori rivedeva i propri provvedimenti e decretava che i Servizi sociali predisponessero un programma di recupero della genitorialità anche nei confronti del figlio maggiore; nel luglio 2004 la I sezione civile della Corte di Cassazione confermava la sentenza della Corte d'Appello di Perugia;
le principali responsabili di questa triste storia, tre psicologhe e due assistenti sociali dell'A.S.L. n. 2, a seguito di denuncia-querela da parte dei coniugi, hanno dichiarato durante gli interrogatori dell'autorità giudiziaria, trattarsi di involontari errori di valutazione. In realtà appare dai documenti che le operatrici dei Servizi sociali, mediante le loro dichiarazioni e le loro azioni, hanno irrimediabilmente offeso la reputazione dei coniugi, hanno fatto sì che i minori fossero strappati ai genitori contro la loro volontà, privandoli in questo modo del loro patrimonio naturale e rendendo a tutt'oggi difficile e doloroso il recupero delle relazioni familiari; hanno cagionato lesioni gravi in danno della madre, compromettendo il suo stato psicofisico (presenta un'invalidità dell'85 per cento), hanno innumerevoli volte accusato il padre di aver posto in essere varie fattispecie di reato a danno dei minori, accuse dimostratesi false in quanto mai sfociate, come d'obbligo per i Servizi sociali in una denuncia penale nei suoi confronti;
quanto non sarebbe mai dovuto accadere, è oggi difficilmente rimediabile: due bambini sono stati strappati alla loro famiglia e la difficoltà nel tornarvi è dovuta ora non più a presunti difetti della medesima, bensì alla necessità di non turbare, dopo oltre 12 anni, l'equilibrio raggiunto all'interno dei nuovi ambienti. Attualmente, a distanza di oltre 4 anni dalla sentenza della Corte d'Appello di Perugia, nessuno dei due figli, ormai rispettivamente di 13 e 16 anni, è tornato in famiglia;
peraltro gli attuali responsabili dei Servizi sociali continuano a perseguire una politica se non ostruzionista, quanto meno superficiale nella conduzione della vicenda e di conseguenza allontanando la possibilità di avviare un dialogo costruttivo per fare in modo che ai ragazzi fosse data la possibilità di un rientro senza traumi in famiglia;
dal mese di luglio 2007 l'assistente sociale del caso si è dimesso e ad oggi non è stata nominata la sostituta, di conseguenza i coniugi non rivedono i propri figli da parecchi mesi. La possibilità di avviare un dialogo costruttivo per fare in modo che i ragazzi abbiano un rientro in famiglia senza traumi, appare sempre più lontana nonostante siano trascorsi oltre 4 anni dalle sentenze in oggetto;
nel giugno di quest'anno i coniugi Romani hanno dato inizio ad una manifestazione di protesta contro il Tribunale dei Minori di Perugina; nel corso di questa si è presentato alla loro abitazione il loro figlio primogenito dicendo di voler rimanere con i genitori; si tenga presente che negli ultimi cinque mesi li aveva visti solo due volte; al loro rifiuto, dettato evidentemente dalla necessità di non creare ulteriori problemi, il ragazzo è scomparso

per due giorni, durante i quali terribile è stata l'ansia per entrambe le famiglie -:
se i Ministri interrogati non ritengano inaccettabile, ciascuno per la parte di propria competenza che, a distanza di oltre quattro anni dalla sentenza definitiva essa risulti di fatto inapplicata;
se non ritengano, alla luce degli elementi esposti, che i Servizi sociali della Asl n. 2 ed il Tribunale per i minori di Perugia, abbiano trattato la vicenda secondo modalità che all'interpellante appaiono da un lato di estrema approssimazione e noncuranza, dall'altro pervicacemente vessatorie, predisponendo, per quanto di competenza, eventualmente un'ispezione ministeriale, per verificare il funzionamento degli organi interessati;
se non intendano intervenire anche mediante iniziative normative affinché ai coniugi che si trovano in situazioni come quella descritta in premessa sia riconosciuto in via amministrativa un adeguato indennizzo per il gravissimo danno morale ed esistenziale sofferto e per le ingenti spese sopportate, nel corso di quella che può essere a ragione definita una vera e propria odissea umana e giudiziaria.
(2-00054) «Santelli».

Interrogazione a risposta in Commissione:

MOTTA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sulla stampa nazionale e locale sono stati pubblicati articoli che hanno dato ampio rilievo alle difficoltà organizzative in cui versa il Tribunale di Parma a seguito dell'avvio dei processi originati dal crac Parmalat;
detti articoli hanno evidenziato come gli uffici giudiziari di Parma siano esposti ad una situazione di particolare sovraccarico di lavoro anche in considerazione del fatto che il Tribunale, in data 6 maggio 2008, ha deciso la non riunificazione dei procedimenti relativi ai cinque filoni d'inchiesta per i quali il GUP aveva chiesto il rinvio a giudizio;
lo stesso Consiglio superiore della magistratura, in data 25 ottobre 2007, ha definito il processo Parmalat «una straordinaria emergenza» per la nostra giustizia;
appare evidente la necessità di aumentare l'organico dei magistrati, apparendo inadeguata la sola applicazione dei magistrati provenienti da altri uffici, stante la prevedibile lunghezza dei processi;
anche il Consiglio dell'ordine degli avvocati di Parma, in data 13 maggio 2008 ha approvato all'unanimità un ordine del giorno in cui si sottolinea come lo svolgersi dei processi penali Parmalat (e affini) stia provocando una vera e propria emorragia di magistrati dal settore civile a quello penale al fine della composizione dei collegi giudicanti, col rischio del determinarsi di una paralisi del settore civile;
lo stesso ordine del giorno evidenzia come anche la sezione lavoro del medesimo Tribunale si trovi nelle stesse condizioni di difficoltà in considerazione dell'imminente trasferimento di uno dei due magistrati alla Corte di appello di Bologna, sezione lavoro;
le organizzazioni sindacali di categoria hanno espresso forti preoccupazioni circa il rischio di una crisi di funzionalità dei servizi e di un insostenibile aumento dei carichi di lavoro del personale alla luce del fatto che il processo dovrà affrontare una fase dibattimentale con 66 imputati, la costituzione di 35.000 parti civili e la consistenza di 6 milioni di pagine;
in data 18 febbraio 2008 con nota scritta al Sottosegretario di Stato avv. Luigi Li Gotti l'interrogante ha rappresentato la situazione del Tribunale di Parma e, a seguito di ciò, in applicazione delle norme contenute all'articolo 3, comma 86, della legge finanziaria 2008, in data 18 aprile sono state assegnate al Tribunale quattro unità di cancellieri C1 e una unità C1 presso la Procura della Repubblica;

nonostante tali assunzioni la dotazione organica di personale amministrativo è ancora sottodimensionata rispetto alle necessità di funzionamento;
vi è il rischio di una vera e propria paralisi del settore civile a seguito del trasferimento di quattro magistrati al settore penale, con l'inevitabile conseguenza di gravi disfunzioni del funzionamento della giustizia di cui a pagarne le conseguenze saranno i cittadini -:
se il Ministro della giustizia e il Governo siano a conoscenza della situazione descritta;
quali iniziative il Ministro intenda assumere, ferma restando l'autonomia del Consiglio superiore della Magistratura, per garantire la piena funzionalità degli uffici giudiziari di Parma e lo svolgimento del processo Parmalat.
(5-00130)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MANCUSO e NASTRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il passaggio a livello sito lungo la Strada provinciale n. 6 nel Comune di Nibbiola (Novara) sulla linea ferroviaria Novara-Mortara, rimane chiuso per lunghi periodi di tempo in coincidenza dei passaggio dei treni, in entrambe le direzioni;
la situazione è molto difficile per lavoratori e studenti che gravitano su Novara che, a fronte di un tragitto di 15 minuti, vedono raddoppiare o triplicare la durata del proprio viaggio in auto;
si configurano problemi ancora più gravi quando un mezzo di soccorso o delle Forze dell'Ordine deve attraversare la linea ferroviaria in oggetto, con conseguenze inimmaginabili per la salute e/o la sicurezza delle persone di intere comunità -:
quali provvedimenti intende adottare il Governo nei confronti di R.F.I. che deve garantire il servizio di trasporto ferroviario senza bloccare la mobilità delle persone dei Comuni di Terdobbiate (Novara) e Tornaco (Novara), né ledere la possibilità di ricevere soccorso, tanto di tipo sanitario, quanto sul versante della sicurezza, tenuto conto che la tecnologia consente una migliore temporarizzazione della chiusura delle sbarre o in alternativa il superamento dell'ostacolo tramite sovrappasso o sottopasso.
(5-00126)

CONTENTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in seguito alla costituzione della «Friuli-Venezia Giulia Strade», società cui sono state trasferite gran parte delle infrastrutture esistenti sul territorio regionale, l'A.N.A.S. starebbe riconsiderando una serie di interventi, pur previsti da tempo, rivolti a risolvere una serie di situazioni critiche riguardanti arterie stradali di rilievo nazionale;
ciò parrebbe trovare giustificazione proprio nella intervenuta costituzione della nuova società, cui risulterebbero trasferite infrastrutture precedentemente in gestione diretta da parte dell'A.N.A.S.;
se così fosse risulterebbe davvero singolare il comportamento dell'A.N.A.S. dal momento che, sotto il profilo quantomeno della lealtà e correttezza istituzionale tra la società pubblica e la regione Friuli-Venezia Giulia, tale conseguenza avrebbe dovuto essere rappresentata al Governo regionale al fine di permettere una corretta ponderazione degli interessi coinvolti nel processo di regionalizzazione delle infrastrutture;
la questione assume particolare rilevanza per la Provincia di Pordenone, la quale vedrebbe venir meno una serie di rilevantissimi interventi di manutenzione, non ultimi quelli concernenti la Strada Statale 13 «Pontebbana», per un ammontare di circa 75 milioni di euro;

tra l'altro proprio in relazione a tali interventi, sia la Regione che la Provincia avevano assunto ulteriori impegni e determinazioni volte ad armonizzarsi con il piano di realizzazioni stabilite dall'A.N.A.S.;
inutile aggiungere che tale situazione rischia di arrecare grave danno non solo agli enti territoriali coinvolti, ma anche a migliaia di utenti che ogni giorno sono costretti a percorrere assi viari insufficienti e la cui situazione perdurerà proprio a causa dell'atteggiamento posto in atto dall'A.N.A.S.;
tra l'altro, risulta all'interrogante, che il principio di bloccare i fondi in questione in forza della regionalizzazione di assi viari precedentemente di competenza dello Stato, non sia stato osservato in altre situazioni analoghe ove interventi dello stesso tipo risultano realizzati dalla società pubblica a prescindere dalla titolarità dell'infrastruttura o della gestione della stessa -:
se l'A.N.A.S. abbia fatto presente alla regione Friuli-Venezia Giulia e, in caso affermativo, quando e a chi, le conseguenze negative che la costituzione della società regionale avrebbe comportato in relazione agli interventi inseriti dall'A.N.A.S. nei piani di investimento e relativi alla provincia di Pordenone;
se ritenga opportuno confermare al più presto tali interventi accelerandone la realizzazione;
quali e quanti siano gli interventi realizzati, anche in ossequio a specifiche convenzioni, o accordi, dall'A.N.A.S. negli ultimi 15 anni su infrastrutture non di proprietà o, comunque, non in gestione della stessa, per quali importi o a beneficio di quale comunità, ente territoriale o regione.
(5-00129)

STRADELLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con legge delega n. 32 del 2005 si è dato riconoscimento alla Consulta generale per l'autotrasporto e la logistica e delega al Governo di definire, con appositi decreti legislativi, l'organizzazione e il funzionamento;
con il decreto legislativo 21 novembre 2005 n. 284 si è stabilito il riordino della Consulta;
l'articolo 5 prevede che il Presidente della stessa sia nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su designazione del ministro dei trasporti;
in data 8 maggio la Consulta si è riunita per deliberare su un ordine del giorno che prevede al terzo punto: approvazione programma attività anno 2008 e al punto 4 l'approvazione del bilancio preventivo;
sono state approvate spese per un ammontare pari a 520 mila euro;
il regolamento prevede che le riunioni risultino valide solo se siano presenti la metà più uno degli aventi diritto;
la maggioranza utile a deliberare è pari a 21 componenti;
come sembrerebbe da prove documentali del registro delle presenze, risulterebbero aver sottoscritto la presenza 19 componenti su 21;
le delibere così assunte non risulterebbero formalmente valide;
successivamente nel verbale presenze risulterebbero invece aver sottoscritto la loro partecipazione altri due componenti che non risultavano nell'elenco dei firmatari al momento della chiusura dei lavori della Consulta -:
se intenda verificare l'attendibilità dei fatti descritti e, qualora le descritte irregolarità venissero confermate, assumere le opportune iniziative di sua competenza.
(5-00132)

Interrogazioni a risposta scritta:

GRIMOLDI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sono ormai trascorsi diversi anni dal giorno dell'inaugurazione del restauro

della saletta reale della stazione di Monza che, di epoca umbertina e splendidamente decorata, rappresenta uno dei fiori all'occhiello della città;
in occasione dell'inaugurazione, avvenuta il 27 maggio del 2001, due vagoni viaggianti del famoso treno cosiddetto della Presidenza della Repubblica, lo stesso utilizzato fin dai primi del novecento dai Savoia, sono arrivati sui binari della stazione di Monza, ad arricchire uno scenario davvero unico;
l'antico e splendido convoglio composto di cinque vagoni arredati con eleganti e comode poltrone in velluto è stato visitato ed ammirato da un pubblico numeroso;
quella memorabile esperienza potrebbe nuovamente ripetersi in occasione della celebrazione della nuova Provincia di Monza e Brianza nel 2009, ottenendo la possibilità di riavere sui binari della stazione di Monza quel treno presidenziale che fu dei Savoia;
quella del 2009 potrebbe essere un'ottima occasione non solo per dare lustro alla città di Monza, ma anche per recuperare e rivalutare la zona della stazione, oggi a rischio di criminalità e delinquenza, riportando molti visitatori ad ammirare lo splendido convoglio -:
se sia nelle intenzioni del Ministro favorire, contestualmente alla celebrazione della nuova Provincia di Monza e Brianza, ogni iniziativa finalizzata alla donazione del treno presidenziale alla nuova provincia, restituendo così alla città di Monza i vagoni reali, ovvero, permettere la temporanea permanenza del treno, o parte di esso, nella stazione di Monza in concomitanza della celebrazione.
(4-00387)

GIORGIO MERLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la situazione dei collegamenti fra Torino e Roma e viceversa, fra Torino e Milano e viceversa, è sempre più critica. Con il nuovo orario estivo che parte da lunedì 16 giugno, si registra che vengono soppressi due collegamenti notturni tra Torino e Roma. Cancellato anche un ritorno da Roma a Torino con la triste e scarsa soluzione che resterà solo più un collegamento notturno per Torino. Cancellati anche due collegamenti veloci tra Torino e Milano, a cui si aggiunge la soppressione di altri due intercity da Torino per Milano e quindi per Venezia e da Milano a Torino;
insomma, uno stillicidio che rischia di indebolire ulteriormente il già precario collegamento di Torino - e quindi di buona parte del Piemonte - con il resto del Paese, in particolare con Roma e Milano. Una situazione che non può essere semplicisticamente giustificata con l'assenza di passeggeri o con una razionalizzazione ritenuta ormai indispensabile. Senza un collegamento ferroviario rapido con Milano e Roma - per non parlare dei collegamenti con il sud Italia - il Piemonte conferma di essere il fanalino di coda delle regioni del nord sul fronte degli spostamenti ferroviari;
se la «mancanza di mercato» diventa l'unica ragione per creare un forte disservizio e isolare quasi una regione rispetto al resto del nostro Paese, c'è da essere seriamente preoccupati sulla presunta efficacia ed efficienza della razionalizzazione dell'offerta ferroviaria -:
quali siano le reali intenzioni del ministero dei trasporti di fronte ad una gestione degli orari ferroviari - per il momento soltanto estivi - che può compromettere seriamente il collegamento ferroviario tra Torino e il Piemonte e il resto d'Italia.
(4-00389)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

CRISTALDI, ANGELA NAPOLI, LAMORTE, PATARINO, DIMA, LABOCCETTA, LISI, SCELLI, LO PRESTI, SCAPAGNINI, BELLOTTI, GOTTARDO, FAENZI, MINASSO e BECCALOSSI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che la sezione anti terrorismo di Parigi sta indagando su una serie di allarmi per bombe su treni, che potrebbero essere collegati alle Brigate Rosse;
tali attentati avrebbero dovuto essere compiuti nell'alta Savoia e sarebbero collegati all'estradizione in Italia dell'ex BR Marina Petrella da parte della Francia;
gli ultimi segnali di potenziali azioni delle Brigate Rosse si aggiungono ad altri lanciati nelle scorse settimane;
le Autorità francesi avrebbero «rintracciato» una lettera di rivendicazione in italiano nella quale si evocano le Brigate Rosse, in relazione agli attentati della Alta Savoia;
personaggi del mondo dello spettacolo francesi contribuiscono ad una sorte di mitizzazione di certi capi delle BR. Recentemente l'attrice francese Fanny Ardant ha rilasciato dichiarazioni sulle Brigate Rosse e sul loro fondatore Renato Curcio che «in qualche misura riflettono il fascino che un certo terrorismo rosso ha, da sempre, esercitato su, una certa parte della cultura francese»;
nel ricordo degli Italiani rimane impressa l'amara realtà degli anni di piombo che sono costati la vita a 415 persone con 15.000 attentati;
certa responsabile stampa francese ha riconosciuto come «la vicenda mette in rilievo l'incomprensione tra Italia e Francia sulla questione della violenza politica e l'attitudine benevola di artisti ed intellettuali parigini verso i vecchi attivisti di estrema sinistra molti dei quali si sono rifugiati dall'altra parte delle Alpi» -:
di quali elementi disponga in relazione alla reale portata di quanto riportato dalla stampa a proposito dei possibili attentati in Francia come ritorsione alla estradizione della terrorista Marina Petrella;
se il Governo disponga di elementi concernenti il rischio di un ritorno al terrorismo da parte delle Brigate Rosse o di altri movimenti che possono riportare ad un clima che gli Italiani vorrebbero definitivamente archiviare;
se il Governo ritenga soddisfacente il rapporto con le Autorità Francesi in materia di lotta al terrorismo.
(3-00050)

Interrogazioni a risposta scritta:

GRIMOLDI e NICOLA MOLTENI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il parco autovetture di cui dispone la Questura di Como poggia ancora sulla vecchia linea delle Fiat Marea, ormai giunte oltre il limite della loro normale vita operativa, come prova la crescente frequenza dei guasti meccanici che ne limita l'utilizzo;
la predetta Questura attende un quantitativo sostitutivo di Alfa Romeo 159, il cui arrivo tuttavia non pare ancora in vista, mentre si ha notizia di altri presidi, come quello di Nuoro, dove le vetture sono state consegnate nell'agosto del 2006;
sempre a Como risulta critica la situazione in cui versa il presidio dell'Arma dei Carabinieri, situato nei locali della vecchia caserma Culquaber, mentre risulta inutilizzata la sede dell'ex distretto militare cittadino, che sarebbe ideale per ospitare i Carabinieri;
a metà aprile 2007, il sindacato autonomo di polizia lamentava altresì il mancato pagamento degli straordinari relativi

al dicembre 2006, nonché delle indennità dovute per lavoro notturno o festivo -:
quali misure il Governo intenda assumere per accelerare la consegna della nuova linea di autovetture promessa alla Questura di Como, la liquidazione delle prestazioni straordinarie, di lavoro notturno e festivo dovute al personale delle forze di Polizia in servizio a Como ed il trasferimento del presidio cittadino dell'Arma dei Carabinieri dalla caserma Culquaber alla sede dell'ex distretto militare.
(4-00388)

GRIMOLDI, GOISIS e REGUZZONI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'emergenza rifiuti in Campania è all'origine di manifestazioni e disordini che hanno attirato l'interesse dell'intero sistema mediatico nazionale;
esiste in diverse Regioni settentrionali il timore che la soluzione della situazione di emergenza venutasi a creare in Campania possa comportare lo smaltimento dei rifiuti campani in impianti situati al Nord;
tale timore è stato alla base, anche negli scorsi anni, di manifestazioni svoltesi in diverse località del Nord del nostro Paese;
in conseguenza di una di queste manifestazioni, svoltasi in Lombardia nel 2004, otto cittadini residenti nei Comuni di Trezzo sull'Adda, Trezzano Rosa, Brembate, Brembate Sopra, Monza e Milano, si sono recentemente visti recapitare degli avvisi di garanzia;
non risulta peraltro all'interrogante di provvedimenti analoghi spiccati dalla magistratura per le manifestazioni verificatesi in Campania -:
se risultino avviate indagini con riferimento alle vicende verificatesi in Campania;
se il Ministro intenda fornire le opportune rassicurazioni sul fatto che la soluzione dell'emergenza rifiuti non comporterà il trasferimento dei rifiuti della Campania nelle regioni del centro-nord, anche al fine di superare l'attuale situazione di incertezza che genera comprensibili tensioni nelle regioni del centro-nord.
(4-00390)

GRIMOLDI, ALLASIA, VOLPI, NICOLA MOLTENI e REGUZZONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel controllo delle sommosse potrebbe rivelarsi utile l'impiego di armi non letali, come gli idranti ed i proiettili di gomma;
non risulta che le forze dell'ordine italiane siano dotate di armi non letali del tipo descritto ed in ogni caso non ne è mai stato constatato l'impiego sul campo -:
se il Governo non intenda considerare in futuro l'ipotesi di dotare le forze di polizia di armi non letali e di autorizzarne l'impiego anche in sostituzione delle armi e del munizionamento tradizionali, al fine di meglio controllare i disordini che si verificano talvolta nelle piazze e negli impianti sportivi.
(4-00391)

CICCANTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 9 novembre 2007, presso il Dipartimento di Pubblica Sicurezza - Ministero dell'interno, si è tenuta una riunione con le organizzazioni sindacali della Polizia di Stato, nella quale, al fine di ottenere eventuali risparmi in seno alla finanza pubblica, è stata espressa la volontà di sopprimere alcuni Presidi della Polizia Stradale e Ferroviaria;
come riportato dall'agenzia stampa Adnkronos delle ore 17.06 del 9 novembre 2007, il Sindacato Autonomo di Polizia ha

denunciato la «dismissione di vari Posti di Polizia Stradale e Ferroviaria, dal nord al sud del paese, nell'immediato la soppressione di 13 Uffici della Polstrada e 17 della Ferroviaria e, nei prossimi mesi, di altre decine di uffici»;
lo stesso Sindacato Autonomo di Polizia ha denunciato nel citato lancio di agenzia stampa: «sarà sconvolto il livello della sicurezza sulle strade e sulle ferrovie»;
la regione Marche rischia di essere fortemente penalizzata, visto che si prevede la chiusura dei Presidi di Polizia Stradale di Fano (Pesaro Urbino) e Civitanova Marche (Macerata);
si tratta di due importanti realtà della Regione Marche, ubicate al centro delle principali vie di collegamento stradali ed autostradali, con una popolazione complessiva di oltre 100.000 abitanti;
il Presidio di Polizia Stradale di Fano - terza città della Regione Marche, con oltre 60.000 abitanti - si trova in un particolare snodo viario di collegamento della SS. Adriatica con la SS. Flaminia per Roma e con la Superstrada Fano-Grosseto;
la soppressione dei citati Presidi di Polizia creerebbe sicuro nocumento alla tutela dei cittadini e della sicurezza stradale, anche per l'alto livello di sinistrosità, dovuto alle cosiddette stragi del sabato sera;
nella XV legislatura la presente interrogazione è stata presentata al Senato (atto n. 4-03126 del 28 novembre 2007) inviata al Ministero dell'interno ma essa non ha ricevuto risposta -:
quali iniziative intenda porre in essere, non solo per salvaguardare ma anche per rinforzare, con uomini e mezzi, i Presidi di Polizia di Fano e Civitanova Marche, atteso che una loro soppressione appare - ad avviso dell'interrogante - ingiustificata sotto qualunque profilo, da quello economico a quello della sicurezza.
(4-00392)

SBAI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in materia di legislazione sull'immigrazione, oltre alla legge n. 40 del 1998, che disciplina l'immigrazione e le norme sulla condizione dello straniero in attuazione dell'articolo 10, secondo comma, della Costituzione, con esclusione quindi dei cittadini membri dell'UE, è stato altresì emanato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 ottobre 2007 «Programmazione transitoria dei flussi di ingresso dei lavoratori extracomunitari non stagionali nel territorio dello Stato per l'anno 2007»;
la nuova procedura di inoltro delle domande e di gestione dei procedimenti di competenza dello Sportello Unico per l'Immigrazione (SUI) in applicazione del predetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 ottobre 2007 è stata definita con circolare del Ministero dell'Interno n. 23/07 in data 8 novembre 2007 e con circolare del Ministero dell'Interno n. 5257/07 in data 30 novembre 2007;
in particolare, secondo specifiche istruzioni impartite, viene prevista una modalità esclusivamente informatica di presentazione delle richieste di nulla osta al lavoro agli sportelli unici per l'immigrazione presso le Prefetture-UTG, che consiste in una preventiva registrazione sul sito istituzionale del Ministero dell'Interno nell'installazione su personal computer di uno specifico programma, nella compilazione di speciali modelli elettronici corrispondenti alle varie tipologie di impiego o conversione del permesso di soggiorno e nella loro successiva trasmissione via internet - secondo le decorrenze prestabilite - agli sportelli unici per l'immigrazione, in quanto per l'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 novembre 2007, si rimanda al «Manuale per l'utente», alla documentazione ed al programma informatico disponibili on line sul sito istituzionale del ministero dell'interno;
inoltre, per quanto riguarda i flussi d'ingresso di lavoratori extracomunitari

non stagionali per l'anno 2007, l'articolo 1 del decreto citato ha stabilito una quota massima di cittadini extracomunitari da ammettere nel territorio dello Stato per l'anno 2007 per motivi di lavoro subordinato non stagionale e di lavoro autonomo;
in relazione a ciò, nel nostro Paese occorre provvedere a regolarizzare tutti gli stranieri che hanno usufruito di tali disposizioni: esiste una massiccia presenza di immigrati irregolari presenti in Italia già alle dipendenze di datori di lavoro che hanno richiesto, per loro, l'autorizzazione al lavoro ai sensi del decreto flussi del 2007 di cui sopra;
occorre, perciò che a chiunque abbia presentato richiesta di nulla osta al lavoro ai sensi dell'articolo 22 (lavoro subordinato a tempo determinato e indeterminato ai sensi della legge n. 40/1998) del decreto legislativo 286/98, recante il Testo Unico delle disposizioni concernenti l'immigrazione e le norme sulla condizione dello straniero - e del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri predetto sulla Programmazione transitoria dei flussi d'ingresso dei lavoratori extracomunitari non stagionali per l'anno 2007 secondo la procedura di assunzione telematica, lo Sportello Unico competente rilasci il nulla osta al lavoro in tempi brevi;
ovviamente, al fine del rilascio del nulla osta al lavoro subordinato, dovranno sussistere i requisiti previsti dal Titolo III del predetto decreto legislativo 286/98 - regolante la disciplina del lavoro nelle forme indicate e la determinazione dei flussi d'ingresso - nonché dal Capo V del decreto del Presidente della Repubblica 394/99;
il Paese che accoglie lo straniero dovrebbe purtuttavia, attenersi ai principi fondamentali della Costituzione che vuole la parità nella dignità sociale senza distinzioni di razza lingua o religione; occorre dare dignità sociale e umana agli stranieri e straniere, tutelati dalle disposizioni di carattere umanitario dal citato Testo Unico sulla condizione dello straniero ed in virtù del principio di parità di trattamento con i cittadini italiani, dando loro la possibilità di soggiornare regolarmente con un lavoro -:
quali misure intenda adottare il Governo per la regolarizzazione degli immigrati che si trovano in condizione di stranieri irregolari nel territorio, a favore dei quali i propri datori di lavoro, di cui sono già alle dipendenze, abbiano già presentato, per loro, richiesta di nullaosta al lavoro, ai sensi delle normative citate in premessa, utilizzando la nuova procedura telematica posto che sono gli stessi dati forniti dal ministero dell'interno (oltre 700 mila domande di assunzione) che mettono in evidenza l'innegabile necessità di individuare una soluzione della questione della regolarizzazione degli stranieri irregolari che si trovino sul territorio italiano.
(4-00396)

RUBINATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da notizie diffuse dagli organi di stampa locale, in particolare da un articolo del Corriere Veneto del 17 giugno 2008, risulta che sarebbero in corso in alcune regioni, tra le quali il Veneto, sopralluoghi di funzionari del Ministero dell'interno su ex aree e terreni militari dismessi, al fine di individuare siti idonei ad ospitare, centri per l'identificazione e l'espulsione di immigrati clandestini; nel citato articolo si riferisce che tra tali aree «sono state prese in considerazione le due ex basi missilistiche dell'Aeronautica di Ca' Tron, nei Comuni di Meolo e Roncade» e che «gli addetti ai lavori indicano come molto probabile la scelta di Ca' Tron»: trattasi della zona logistica 56 GR IT - distaccamento straordinario Ca' Tron - ubicata nel comune di Roncade in provincia di Treviso, sulla quale insisteva l'ex base in disuso dal 1966;
l'ex base missilistica di Ca' Tron è stata inserita nel decreto direttoriale del Ministero della difesa del 25 luglio 2007, attuativo dei commi 263 e 264 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296

(Finanziaria per il 2007), con il quale sono stati consegnati 198 beni immobili della difesa all'Agenzia del demanio, con la finalità di valorizzarli per la promozione e lo sviluppo dei sistemi locali, anche a mezzo di accordi di programma con gli enti locali interessati;
l'inclusione della zona logistica di Ca' Tron nel piano di dismissione militare giungeva anche a fronte della sollecitazione da parte degli amministratori locali e di Fondazione Cassamarca di Treviso, volta al suo recupero e valorizzazione, in quanto sita all'interno di una più vasta area (la Tenuta di Ca' Tron), che, con una superficie di circa 1.100 ettari, costituisce non solo la più grande azienda agraria a corpo unico del Triveneto, ma soprattutto la porzione più rilevante e significativa che rimane di quella che fu un tempo la pregiata campagna veneta, in prossimità della laguna settentrionale di Venezia, e dunque una risorsa naturale pressoché incontaminata di eccezionale pregio naturalistico e archeologico (proprio nei pressi della ex base missilistica è stato rinvenuto un tratto dell'antica Via Annia). Negli ultimi anni la zona è stata interessata da una serie di iniziative di Fondazione Cassamarca tese alla sua valorizzazione ambientale e produttiva (la riconversione della superficie agricola aziendale con metodo biologico e la rinaturalizzazione a bosco e zona umida di un'ampia area della proprietà; scavi archeologici sul tracciato della via Annia romana, che hanno già consentito di portare alla luce significative vestigia del tracciato di questa antichissima e importante arteria; la realizzazione di un centro di ricerca sui rischi connessi alla diffusione nell'ambiente dei semi transgenici, ad opera dell'I.C.G.E.B. di Trieste, agenzia collegata alle Nazioni Unite; la ristrutturazione di una serie di edifici destinati ad ospitare master universitari e corsi di formazione in materia di agricoltura, convegni ed incontri, progetti per lo sviluppo della vocazione turistica dell'area), divenendo altresì la sede di un «distretto» tecnologico per imprese di ricerca ed innovazione nel campo delle più avanzate tecnologie web e dei nuovi media, che si stanno insediando negli antichi fabbricati rurali, appositamente riqualificati nel pieno rispetto della campagna circostante;
la sciagurata eventualità di realizzazione in loco di un Centro per l'identificazione e l'espulsione di immigrati clandestini sta quindi allarmando gli amministratori locali dei Comuni interessati (in particolare Roncade, Meolo, Quarto d'Altino) e i soggetti che in quell'area già operano con le finalità suindicate, in considerazione del contrasto di tale ipotesi con la valenza dell'area circostante e lo sviluppo innovativo e di qualità della stessa, in coerenza con il quale si auspica invece la fattibilità di un accordo di programma del sistema locale per la valorizzazione della ex base missilistica con finalità turistiche o di ricerca ed innovazione tecnologica ad alta sostenibilità ambientale -:
se la situazione reale sia effettivamente quella descritta;
in caso affermativo, se non ritenga, in considerazione di quanto illustrato in premessa circa la significativa valenza del luogo e delle attività innovative ivi insediate, di escludere da subito dall'elenco delle aree in osservazione quella in oggetto;
nella denegata ipotesi che ciò non fosse, su quali basi e criteri il Ministro interrogato intenda selezionare i siti idonei all'insediamento dei centri per l'identificazione e l'espulsione di immigrati clandestini e come intenda coinvolgere le amministrazioni e le comunità locali in scelte così rilevanti per l'assetto dei territori, che nel caso di Ca' Tron avrebbero sicuramente una ricaduta esiziale sull'intera comunità residente.
(4-00399)

MILO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 141, comma 1, lettera a), del TUEL (testo unico degli enti locali, di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000),

prevede che i consigli comunali tra l'altro possono essere sciolti con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Ministro dell'interno, quando si compiano atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti violazioni di legge, nonché per gravi motivi di ordine pubblico;
negli ultimi anni, la vicenda politico-amministrativa del comune di Napoli è stata interessata dall'acuirsi di fenomeni strutturali, che hanno compromesso i livelli elementari dei servizi istituzionali, il relativo territorio è caratterizzato da un precario flusso modale, la mobilità urbana è al tracollo, le condizioni igieniche sanitarie sono al collasso per il noto fenomeno della sospensione del funzionamento degli impianti di discarica. Le precarie condizioni economico-finanziarie denotano un disequilibrio ormai consolidato che ostacola la libera determinazione di scelte di fondo;
il livello di disfunzione dei servizi istituzionali è il frutto di un'assoluta mancanza di una adeguata programmazione consiliare, in uno con una comprovata incapacità dell'esecutivo a progettare nel concreto una riqualificazione globale dei tessuti urbani, lasciando all'eccezionalità dell'emergenza la realizzazione di qualche intervento una tantum destinato a perdersi nella vastità delle esigenze di un ente caratterizzato da un costante degrado da anni, «fatta eccezione del salotto di Napoli»;
si registrano da anni livelli di precarietà della vita cittadina per mancanza di soddisfacenti servizi istituzionali delineandosi i seguenti aspetti: a) Mobilità urbana - mancata realizzazione da parte dell'ente delle opere infrastrutturali nelle arterie e piazze fondamentali della città, rilevandosi la sospensione di lavori in corso, nelle zone di Piazza Municipio, Corso Umberto, Via Roma, Piazza Borsa, che stanno paralizzando la circolazione stradale con impatto sui livelli d'inquinamento per lunghi tempi di sosta; b) piano parcheggi fermo da tempo, mai decollato nelle sue diverse annualità, per la parte dei parcheggi su suolo privato, e per quella parte dei parcheggi pubblici su suolo pubblico, con l'obiettivo prioritario di ridurre il flusso delle auto in circolazione; c) neppure l'OPCM n. 3566 del 2007 - con il quale il Presidente del Consiglio dei ministri ha inteso nominare quale commissario delegato il Sindaco del Comune di Napoli per garantire un rientro alla normalità, attraverso un sistema derogatorio dell'attuale ordinamento, è riuscito ad accelerare l'esecuzione delle opere pubbliche tutte ad impatto sul miglioramento del livello di mobilità urbana; d) l'ordinanza autorizzava l'utilizzo dei fondi di per se già in possesso dell'ente, di natura propria e regionale-comunitaria in ragione di euro 236 milioni circa; e) è trascorso più di un anno dalla data della firma dell'OPCM e non è stato realizzato nessuno degli interventi riportati nel cronoprogramma allegato alla stessa ordinanza. Oltretutto l'ente non riesce neppure a versare in Tesoreria i fondi su conto vincolato, in quanto non dispone delle stesse risorse liquide utilizzate in conto cassa da anni per pagare le spese correnti (fondi provenienti dal passato a seguito di contrazione mutui per la costruzione di n. 13 parcheggi mai realizzati) maturando solo gli oneri del funzionamento della struttura commissariale; f) mancata definizione delle altre 70.000 pratiche di condono edilizio relative alle leggi 47/85 - 274/94 - 326/03 oggetto di diverse inchieste della Corte dei conti, a seguito di reiterati interventi risolutori a mezzo personale interno ovvero con ricorso a strutture societarie esterne. Emblematico è il fenomeno registrato nell'anno 2003 attraverso il quale gli uffici con un progetto interno avevano definito una notevole quantità di istruttorie richiedendo a saldo gli oneri e la giunta municipale con apposita delibera sospendeva l'efficacia degli stessi provvedimenti notificati agli interessati, fino ad arrivare di recente ad un affidamento ex novo dell'esame di tutte le istruttorie. Il prolungato inadempimento ha provocato il maturarsi della prescrizione degli oneri a saldo per oltre 75 milioni di euro, fondi previsti in bilancio e impegnati senza un corrispondente

effettivo accertamento ed incasso; g) alla prescrizione si aggiungano i benefici di oblazione del reato a favore dei richiedenti, senza il corrispondente esame delle stesse istruttorie; h) la mancata attivazione di una articolata programmazione delle varie fasi della raccolta differenziata con una adeguata campagna di sensibilizzazione sui limiti e benefici del ciclo intero dei rifiuti, specie in presenza del ricorso agli impianti di termovalorizzazione degli stessi, e l'assenza di incisive forme di raccolta differenziata peggiorano il livello attuale di precarietà che si registra in modo più incisivo da qualche anno; i) mancato controllo del territorio consentendo la formazione di gruppi liberi e spontanei di extracomunitari, su suolo pubblico e privato, in forma di tendopoli o baraccopoli, da parte di nomadi in diversi punti della città senza mai nessun intervento da parte dell'ente per prevenire la diffusione del fenomeno in modo controllato, assenza di un'analisi dei nuclei spontanei per comprendere la vocazione degli appartenenti, con censimento e relativa conoscenza delle attività svolte per sopravvivere. Sotto gli occhi della stampa internazionale i cittadini della zona di Ponticella hanno generato fenomeni di intolleranza razziale, per l'assenza assoluta delle istituzioni comunali; l) il precario livello dell'ordine pubblico per il dramma rifiuti, il problema degli immigrati, il caotico sistema di mobilità urbana interna, il blocco delle principali arterie della città per cantieri di lavoro aperti e sospesi, fanno della nostra città d'arte una scarsa meta registrandosi in questi giorni una disdetta del 40 per cento delle prenotazioni da parte dei turisti;
il sistema città è al collasso con una economia già precaria che segna i passi della depressione, mentre le forze politico-amministrative della città non riescono ad esprimere idee ed iniziative per risolvere i vari nodi che stanno attanagliando l'intero contesto urbano;
il quadro complessivo dell'operato del sindaco e del consiglio comunale presenta, a giudizio dell'interrogante, molteplici elementi di difformità rispetto alla normativa vigente; a ciò si ricollega il delinearsi di fenomeni che caratterizzeranno nei prossimi mesi anche il livello di ordine pubblico interno, registrando un abbandono della cura della città, rimanendo lo stesso consiglio comunale ed il Sindaco spettatori estranei in un contesto che diversamente li coinvolge in prima persona -:
se ritenga, vista quella che l'interrogante ritiene essere la reiterata violazione dell'articolo 54 del decreto legislativo 18 agosto 2000 n. 267, in tema di emergenza, pubblica sicurezza e sanità in ordine alla gestione amministrativa del Comune di Napoli in questi ultimi anni, che sussistano le condizioni di cui all'articolo 141, comma 1, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, per proporre la sospensione motivata del Consiglio comunale e l'invio di un commissario straordinario.
(4-00401)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GRIMOLDI e GOISIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con il decreto 7 maggio 2008 «Determinazione del numero dei posti disponibili a livello nazionale per le immatricolazioni alle scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario. Anno accademico 2008/2009» e la precedente nota del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 24 gennaio 2008 il ministero concede alle università di bandire le modalità per l'ammissione alle scuole di specializzazione, per la formazione di nuovi docenti;
ad oggi le GE - graduatorie ad Esaurimento, già graduatorie permanenti - vedono la presenza di 296.000 docenti, dei quali oltre 150.000 precari, abilitati

attraverso le SSIS (scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario) sopra menzionate;
la precarietà determina nella realtà lavorativa discontinuità educativa e provvisorietà nell'erogazione del servizio scolastico; l'impossibilità di progettualità e piena realizzazione dei singoli nella società civile;
le regioni settentrionali risultano sopra la media nazionale del tasso di precariato: il nord est con il 20,3 per cento e il nord ovest il 19,7 per cento, con un incremento di dieci punti in percentuale registrati nell'arco di un decennio (un punto/due sopra la media nazionale dell'8,2 per cento);
il piano triennale previsto dalla finanziaria 2007 [(articolo 1, comma 605, lettera c) legge n. 296 del 2006)] ha previsto l'assunzione a tempo indeterminato di 150.000 unità di personale docente e 20.000 unità di personale Ata della scuola per gli anni 2007-2009;
il predetto personale garantisce quotidianamente l'efficacia e l'efficenza dell'infrastruttura scuola, essendo un docente ogni sei precario;
solo le prime 50.000 unità (tra docenti e Ata) avrebbero avuto l'assunzione a tempo indeterminato;
il provvedimento per l'assorbimento in ruolo dei restanti 120.000 lavoratori della scuola, già preventivato nella Finanziaria 2007, dovrà essere emanato entro e non oltre il mese di luglio 2008, affinché le nomine in ruolo abbiano «valore economico» oltre che giuridico -:
se alla luce del piano triennale previsto dalla legge n. 296 del 2006, non ritenga opportuno autorizzare dette assunzioni a tempo indeterminato, nella misura almeno di 32.000 unità, entro e non oltre il termine del 31 luglio;
se non ritenga altresì indispensabile completare il «piano previsto dalla finanziaria 2007», fino al raggiungimento delle 150.000 unità di immissioni in ruolo del personale docente e 20.000 unità del personale precario Ata;
se non ritenga necessario predisporre un concreto piano d'azione relativo alle procedure concorsuali abilitanti atto a prevenire l'ulteriore formazione di personale precario.
(5-00125)

PICIERNO, GHIZZONI, BACHELET, COSCIA, DE BIASI, DE PASQUALE, DE TORRE, GINEFRA, LEVI, LOLLI, MAZZARELLA, NICOLAIS, PES, ROSSA, ANTONINO RUSSO e SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Governo Prodi, al termine della XV legislatura, ha approvato, durante il Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2007, il decreto legislativo n. 21 del 2008, che realizza, a beneficio degli studenti, percorsi di orientamento ai corsi universitari e inoltre prevede che i risultati ottenuti nella scuola secondaria abbiano un valore aggiunto per accedere ai corsi a numero chiuso;
in particolare, la ratio del decreto legislativo in parola, punta ad introdurre il principio del giusto merito per l'accesso alle università, punta ad aiutare i giovani a compiere una scelta consapevole, che gli permetta un'affermazione nel mondo del lavoro;
in particolare, il decreto legislativo così come approvato, prevede che per l'accesso ai corsi universitari a numero programmato, il punteggio venga assegnato, non solo sulla base del risultato del test d'ingresso ma anche in base ai voti riportati agli scrutini finali negli ultimi tre anni, al voto dell'esame di maturità e in base ai risultati conseguiti nelle discipline caratterizzanti il corso di laurea;
il decreto legislativo n. 21 del 2008, prevede anche la realizzazione di percorsi di orientamento in modo che gli studenti arrivino preparati ai corsi di laurea scelti, consolidando le proprie conoscenze in relazione

alla preparazione richiesta per i diversi corsi di studio. I docenti della scuola secondaria superiore possono essere coinvolti nella predisposizione dei test di accesso all'università, mentre nelle scuole possono essere organizzati percorsi di orientamento con la partecipazione di professori universitari;
note vicende dimostrano che i test per l'accesso ai corsi di laurea sono stati spesso caratterizzati da irregolarità tanto da produrre più inchieste giudiziarie, generando aspre polemiche, forti dubbi ed una diffusa insoddisfazione negli studenti che accusano le istituzioni di scoraggiare chi vuole emergere per meriti personali e di non promuovere lo studio e la cultura nel nostro Paese -:
come, il ministro interrogato, intenda garantire la regolarità dei test di accesso e quali iniziative intenda assumere per garantire ai più meritevoli la possibilità di un futuro universitario ricco di affermazioni.
(5-00128)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

GRIMOLDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con la Circolare INPS n. 22 del 23 gennaio 2007, l'Istituto ha fornito indicazioni in merito alle nuove misure contributive in materia di apprendistato di cui al comma 773 della finanziaria 2007 (legge 27 dicembre 2006, n. 296);
per effetto del citato comma 773, è previsto dunque che, con effetto dal 1o gennaio 2007, la contribuzione dovuta dai datori di lavoro per gli apprendisti artigiani e non - prima prevista, rispettivamente, in 2 euro e 5 euro - sia complessivamente rideterminata nella misura del 10 per cento della retribuzione imponibile ai fini previdenziali;
a questa nuova aliquota a carico del datore di lavoro, deve aggiungersi la quota dovuta dall'apprendista che, per effetto dell'aumento dello 0,30 della contribuzione a carico dei lavoratori dipendenti, si attesta nella misura del 5,84 per cento;
il contratto di apprendistato è l'unico contratto di lavoro con funzione formativa ed è il solo strumento capace di garantire una effettiva formazione professionale ed un reale apprendimento tecnico-professionale, trattandosi di esperienza sul campo e non di semplice teoria;
l'apprendistato è sempre stato uno strumento essenziale alla formazione e all'inserimento nel mondo del lavoro specialmente per i giovani ed è risultato particolarmente efficace sia ai fini della preparazione tecnico-professionale che alla tutela culturale, storica e identitaria di «antichi mestieri» -:
se e quali iniziative di propria competenza il Governo intenda adottare per incentivare ed agevolare il ricorso all'apprendistato, ritenuto peraltro un istituto di prevenzione fondamentale per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro.
(5-00127)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le terapie dell'infertilità prevedono l'uso di gonadotropine per favorire il processo di maturazione dei gameti: ormone follicolo-stimolante (FSH), ormone luteneizzante (LH) e gonadotropina corionica (HCG);
attualmente, in Italia, questi principi attivi sono disponibili in due tipi di specialità:

i prodotti di origine urinaria e i prodotti di origine biotecnologica (da DNA ricombinante);
l'efficacia e la sicurezza di entrambe le tipologie di farmaci è stata ampiamente dimostrata, ma nel corso degli anni sono emerse delle nuove acquisizioni rispetto alla prima categoria di prodotti: presenza di proteine estranee coestratte dalle urine farmacologicamente attive; possibile presenza di prioni nelle urine dei donatori; assenza di controllo/screening accurato dei donatori; assenza di follow-up dei donatori; impossibilità di risalire ai donatori e di identificare lotti eventualmente infetti; impossibilità di operare una valutazione del rischio di trasmissione di infezione di un farmaco prodotto con urine italiane;
ad esempio, nel Regno Unito, a seguito di un caso italiano di vCJD (variante della Malattia di Creutzfeldt-Jakob), le autorità sanitarie hanno definitivamente interrotto, come misura precauzionale, la commercializzazione di un farmaco prodotto con urine italiane (febbraio 2003);
alla luce di tali acquisizioni, il panorama delineatosi sulla base di quanto esposto in merito ai farmaci menzionati è il seguente: Australia: risoluzione dell'Australian drug valuation Committee sulla sostituzione delle gonadotropine urinarie con quelle ricombinanti visti i superiori standard di purezza e safety, Svezia: le gonadotropine urinarie non sono state registrate; Francia: introduzione di un'avvertenza nel foglietto illustrativo delle gonadotropine estrattive, relativa ai possibili rischi di contaminazione da agenti patogeni; Germania: esclusione dell'Inghilterra e dell'Irlanda: come possibili fonti di raccolta dei prodotti estrattivi; Svizzera: restrizioni per i donatori che hanno trascorso più di 6 mesi in Inghilterra durante il periodo 1980-1996 e introduzione di un'avvertenza nel foglietto illustrativo delle gonadotropine estrattive, relativa ai possibili rischi di contaminazione da agenti patogeni; Inghilterra: ritiro precauzionale di un preparato estrattivo; European Agency for the Evaluation of Medical products (Emea): il Committee for proprietary medicinal products ha emanato un Position Statement che raccomanda misure di controllo sui donatori di urine e una valutazione sui processi produttivi volti a ridurre eventuali infettività da parte dei produttori;
le associazioni di coppie sterili in data 30 giugno 2006, nel rispetto della piena informazione dei malati in riferimento ai farmaci assunti, segnalarono al Ministro della salute la mancanza di giuste informazioni inerenti ai rischi sul foglio illustrativo dei farmaci derivati da urinari per il trattamento della sterilità, informazioni presenti in altri Stati dell'UE;
a seguito di parere positivo dell'Istituto superiore di sanità, e con l'intervento dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA), la problematica fu risolta con l'adozione di idonee avvertenze integrative delle Note prescrittive delle gonadotropine da urinari, recanti la seguente dicitura: «Il rischio di trasmissione di agenti infettivi non può essere definitivamente escluso quando sono somministrati farmaci preparati con urine umane. Questo principio si applica anche ad agenti patogeni fino ad oggi sconosciuti»;
in virtù di tutto ciò, le associazioni nel luglio 2007 sollevarono la medesima questione poiché tali avvertenze inserite l'anno precedente nel foglio illustrativo di tutti i farmaci «gonadotropine da urinari» non risultavano inserite in un farmaco della medesima categoria, il farmaco Meropur della casa farmaceutica Ferring;
la risposta del Direttore generale dell'AIFA, dott. Martini, fu che la vendita avviene su registrazione in Danimarca, per analogia, e che la questione era stata sollevata all'Emea;
da tutto ciò, si evince che in Italia non è riportata alcuna avvertenza sul foglio illustrativo dei farmaci gonadotropine da urinari «Meropur» e che in particolare le coppie sterili che intraprendono il trattamento per un ciclo di fecondazione assistita ed assumono tali farmaci

sono all'oscuro delle possibilità di contrarre patologie virali (rischio connesso per tutti i farmaci di tale categoria), e grave risulta l'omissione di corretta informazione e anche nel rispetto del diritto alla salute;
a ciò si aggiunge che, in data 22 maggio 2008, i giornali hanno riportato reati ascrivibili al comportamento determinato da rapporti illegali tra Aifa e Ferring sull'omissione voluta nel bugiardino del Minirin prodotto dalla Ferring, in merito a rischi derivati da assunzione di medicinale che in Francia ha già causato la morte di un bambino -:
se, nel rispetto del principio di precauzione e nella piena osservanza del diritto alla salute, il Ministro in indirizzo intenda adottare le opportune iniziative al fine di sospendere il farmaco Meropur della Ferring fino a quando non sarà effettuata nuova registrazione con idonee avvertenze integrative del bugiardino recanti la seguente dicitura: «il rischio di trasmissione di agenti infettivi non può essere definitivamente escluso quando sono somministrati farmaci preparati con urine umane. Questo principio si applica anche ad agenti patogeni fino ad oggi sconosciuti» (dicitura già presente per tutti i farmaci da urinari in vendita in Italia);
se non ritenga opportuno promuovere azioni di competenza al fine di porre un avviso mediante pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, sotto forma di Raccomandazione agli operatori e specialisti, relativo alle possibili conseguenze derivate dall'impossibilità di risalire al donatore e ai suoi dati in caso di farmaco di estrazione urinaria, nel pieno interesse del paziente, della sua salute e del diritto alla corretta informazione secondo le normative vigenti.
(4-00394)

DE POLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le politiche sociali sono al servizio delle fasce più deboli della popolazione;
la conferenza di Lisbona del 2000 ha definito l'obiettivo del raggiungimento del 33 per cento della copertura dei servizi alla prima infanzia (asili nido, nidi integrati, centri per l'infanzia, asili aziendali, ...);
la definizione di politiche per i giovani costituisce un'urgenza di fronte a sempre più frequenti fenomeni di disagio e violenza giovanile;
l'invecchiamento della popolazione comporta un costante aumento di situazioni di non autosufficienza;
tali politiche rientrano nella potestà legislativa ed amministrativa delle Regioni ai sensi degli articoli 117, comma 3 e 118 della Costituzione italiana;
nelle leggi finanziarie statali per il 2007 e 2008 sono stati istituiti, tra gli altri, i seguenti nuovi fondi: fondo nazionale per le politiche per la famiglia; fondo nazionale per la non autosufficienza; fondo per la permanenza e ritorno in famiglia delle persone non autosufficienti; fondo nazionale per il potenziamento dei servizi alla prima infanzia; fondo per le politiche giovanili;
a seguito delle specifiche intese, sancite o in corso di definizione in Conferenza Stato-Regioni, tali Fondi sono ripartiti tra le Regioni e le Province autonome;
dal 2006 la spesa per i servizi sociali è stata inserita all'interno del patto di stabilità;
tale disposizione risulta penalizzante per le Regioni, quali ad esempio il Veneto, che hanno sempre virtuosamente contenuto la propria spesa all'interno dei vincoli del patto di stabilità;
tale situazione comporta per il Veneto la paradossale impossibilità di spendere una ingente quantità di risorse pari a oltre 28 milioni di euro per il 2007 e quasi 50 per il 2008 provenienti dallo Stato per finanziare i servizi sociali del Veneto;

il problema è grave ed urgente se si vuole dare concretezza al federalismo e rappresentare gli interessi dei soggetti più deboli, delle famiglie già ora alle prese con le difficoltà della crisi economica. Si tratta di fondi che sono destinati ai bambini che devono andare all'asilo, ai giovani veneti, agli anziani e ai disabili non autosufficienti. Ci si chiede cosa succederà al nostro sistema dei servizi sociali se non sarà superato quest'ostacolo -:
se l'attuale Governo ritenga ancora opportuno conservare la disposizione emanata dal Governo Prodi - e che l'interrogante reputa iniqua - di far rientrare la spesa per i servizi sociali all'interno dei vincoli del patto di stabilità, non consentendo tra l'altro di attuare le indicazioni comunitarie in materia sociale e di tener conto dell'aumento dei bisogni di una sempre maggiore popolazione anziana;
quali misure il Governo intenda adottare per non compromettere gravemente l'attività dei servizi sociali e penalizzare le famiglie ed i soggetti deboli che sono i diretti destinatari di questi finanziamenti nei settori dell'infanzia, dei giovani, della non autosufficienza, che risiedono in regioni, come il Veneto, rispettose del patto di stabilità.
(4-00398)

TESTO AGGIORNATO AL 19 GIUGNO 2008

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA, ZUCCHI, OLIVERIO, BRANDOLINI, CENNI, SANI, FIORIO, AGOSTINI e PIZZETTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'8 maggio 2008 si è interrotta, a Milano, la trattativa sul prezzo del latte tra le organizzazioni di categoria (Coldiretti, Confagricoltura, CIA) e Assolatte;
le organizzazioni di categoria hanno responsabilmente cercato di contenere la spirale inflattiva e gli effetti negativi sui consumatori non richiedendo aumenti, ma una stabilità della media del prezzo percepito sulla base dell'accordo scaduto nel marzo scorso;
Assolatte si è attestata su posizioni rigide, trascurando i costi di produzione delle imprese agricole e la concreta aspettativa dei consumatori -:
quali iniziative intenda assumere per favorire la ricerca di un accordo tra le parti tale da non mortificare gli interessi dei produttori e dei consumatori.
(5-00124)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

LEHNER. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
la lotta agli sprechi nella pubblica amministrazione è una delle linee portanti dell'attività del Governo del Popolo delle libertà; in tale ambito vanno combattute le sacche di privilegio e le disposizioni di maggior favore createsi nella stratificazione normativa;
esemplare di quest'uso ad avviso dell'interrogante distorto, personalistico ed incurante del bene collettivo delle norme sia pure formalmente legittimo è la vicenda relativa al dottor Luigi Marchione ex dirigente di I fascia dell'Inpdap sino al 31 ottobre 2003; dal 1o novembre dello stesso anno è nominato direttore generale, con delibera del Commissario straordinario, ratificata con decreto del Ministro del lavoro del 23 dicembre 2003; l'incarico è triennale ed il contratto individuale viene sottoscritto ai sensi dell'articolo 19, comma 6 del decreto legislativo 165 del 2001, con una maggiorazione, contrattata, di circa 60.000 euro annuali rispetto a quanto previsto per un Direttore generale di pari fascia ed anzianità;

tuttavia il dottor Marchione, allora neanche sessantenne, si colloca in quiescenza per dimissioni volontarie dal 6 gennaio 2004, cioè dopo soli 11 giorni dal decreto di ratifica del suo contratto individuale;
nell'approssimarsi della scadenza dell'incarico il dottor Marchione inoltrava istanza alla competente sede territoriale Inpdap per la riunione dei servizi lavorativi svolti al fine della corresponsione di un'unica pensione, in applicazione dell'articolo 63 del regio decreto 3 marzo 1938, n. 680;
ai sensi della citata norma il dipendente che abbia conseguito dalla cassa di previdenza l'indennità o la pensione, qualora riprenda servizio presso uno degli enti contemplati dalla presente legge, può continuare a godere della pensione e viene nuovamente iscritto alla cassa, per conseguire l'indennità o la pensione in ragione del nuovo servizio prestato, purché rinunci alla pensione e restituisca alla cassa di previdenza, nel termine di un anno ed in un'unica soluzione, le somme pagategli a titolo di pensione;
eseguiti questi adempimenti il dottor Marchione, che ha cessato dall'incarico il 7 gennaio 2007, ha visto rideterminato il proprio trattamento di pensione in 180.281 euro annui, cioè 63.361 euro in più di quanto precedentemente spettante -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda prendere per evitare il ripetersi della situazione descritta in premessa;
se non ritenga opportuno introdurre nella normativa il principio della tangibilità dei diritti acquisiti quando essi riguardano i livelli stipendiali e gli altri trattamenti connessi allo status di dipendente pubblico, quando questi si trasformino in un ingiustificato privilegio a danno di altri soggetti che si trovino in identica situazione, in applicazione del principio di eguaglianza costituzionalmente garantito.
(5-00133)

TESTO AGGIORNATO AL 26 LUGLIO 2010

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:

MOFFA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nella giornata del 30 maggio 2008 si è svolta una manifestazione dei lavoratori dello stabilimento VDC (Videocon) Technologies SpA di Anagni (Frosinone) tesa a richiamare l'attenzione sulla complessa e delicata situazione in cui versa questo importante sito produttivo, al centro di un piano di riconversione industriale, avviato nel maggio del 2005, anche sulla base di un Contratto di programma sottoscritto presso l'interrogato Ministero (luglio 2005) mentre il Cipe, nel marzo del 2006, approvava il relativo «piano di riconversione»;
a tutt'oggi, detto Piano, finalizzato a passare dalla precedente produzione di componenti (tubi catodici per televisori a colori) alla produzione di sistemi di aria condizionata, televisori (tradizionali, lcd, plasma) e pannelli al plasma, appare largamente inattuato;
tali ritardi, oltre ad una non trasparente e lineare conduzione dell'azienda da parte della proprietà facente capo al gruppo indiano della famiglia Dhoot, come testimonia il mancato versamento delle contribuzioni al Fondo pensione Fonchim, evidenziato dalle organizzazioni sindacali e segnatamente dalla Ugl che ha inoltrato apposita denuncia all'autorità giudiziaria a tutela dei legittimi interessi dei lavoratori (circa 1.500 unità);
la direzione aziendale ha sostanzialmente disertato gli incontri fissati in sede regionale per una puntuale verifica dell'andamento del Piano di riconversione;
il 6 maggio 2008 è scaduto il terzo anno di Cassa integrazione a suo tempo concessa proprio a fronte di quel Piano teso a salvaguardare i livelli occupazionali

ed a rilanciare una unità produttiva di grande importanza per la provincia di Frosinone e l'intera regione Lazio -:
quali iniziative il Ministro intenda assumere per garantire in tempi rapidi il pieno rispetto del Contratto di programma a suo tempo sottoscritto da parte di una azienda, la Videocon, i cui comportamenti e le cui azioni lasciano intravedere un radicale cambiamento di strategia industriale e commerciale.
(4-00395)

TASSONE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
ALMAVIVA Sud S.p.A., importante società di informatica calabrese, nata dalla fusione di INTERSIEL S.p.A. e CARISEL S.p.A. e ubicata nella provincia di Cosenza, rischia la chiusura, con il conseguente licenziamento di circa 170 lavoratori;
è ormai trascorso circa un anno da quando i sindacati territoriali e la proprietà raggiunsero l'accordo per eseguire la CIGO (cassa integrazione guadagni ordinaria), ma da allora non ci sono stati sostanziali cambiamenti;
il 27 marzo 2008 presso il ministero dello sviluppo economico, in presenza dell'allora Vice Ministro Sergio D'Antoni, dell'Assessore regionale Francesco Sulla, di rappresentanti di ALMAVIVA Sud S.p.A. e dei sindacati provinciali FIM-FIOM-UILM-CISL-UIL, si è raggiunto un accordo per contratti di solidarietà ai sensi dell'articolo 5 del decreto-legge n. 148/93, convertito dalla legge n. 236/93, e successive modificazioni ed integrazioni, con trattamento di integrazione salariale pari al recupero del sessanta per cento della retribuzione persa a seguito della riduzione dell'orario di lavoro;
questi contratti di solidarietà dovrebbero interessere l'intero organico, con esclusione del personale dirigente pari a 167 lavoratori;
a tale situazione si è giunti anche a causa del fatto che la proprietà della società, fin da quando le è stata ceduta da Telecom, non ha mai presentato o abbozzato un piano industriale, né intenderebbe più ricapitalizzarla, con il rischio di farla fallire;
del resto la regione Calabria avrebbe finora tenuto fermi i fondi POR destinati all'informatica calabrese, pari a circa ottocento milioni di euro -:
quali iniziative intenda adottare a sostegno di questa importante società di informatica calabrese, al fine di favorire la realizzazione di un piano di risanamento industriale ed evitare il licenziamento di circa 170 lavoratori occupati.
(4-00400)

POLLEDRI e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il fenomeno della contraffazione arreca quotidianamente danni rilevanti non solo al funzionamento del mercato e ai bilanci dello Stato e degli enti previdenziali, ma anche alla salute dei consumatori;
con l'articolo 1-quater del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80, veniva istituito l'Alto Commissario per la lotta alla contraffazione, con funzioni di monitoraggio del fenomeno della contraffazione, di coordinamento e indirizzo delle politiche per la tutela della proprietà industriale e intellettuale, di elaborazione di proposte normative e di assistenza alle imprese;
il corpo della Guardia di finanza, vista la propria missione istituzionale di polizia economica e finanziaria, riveste un ruolo fondamentale nell'opera di prevenzione e contrasto dei fenomeni di contraffazione industriale, tanto che l'articolo 2, comma 3, del decreto interministeriale 22 luglio 2005 sottolineava l'importanza, nel definire le strutture di supporto all'Alto Commissario, di definire accordi con tutte le forze di polizia, ma in particolare con la Guardia di finanza;

tale importanza veniva ribadita dal protocollo d'intesa stipulato il 12 aprile 2006 dall'Alto Commissario con la Guardia di finanza, che regola tuttora i rapporti di collaborazione reciproca;
i risultati raggiunti dall'azione sinergica dell'Alto Commissario e della Guardia di finanza sono stati, in passato, senz'altro ottimi;
risulta all'interrogante che recentemente i rapporti tra l'Alto Commissario e i due Vice Alto commissari si sarebbero incrinati e, più in generale, il clima di lavoro dei militari della Guardia di finanza all'interno della struttura dell'Alto Commissario si è progressivamente deteriorato, anche a causa di atti ritenuti dal corpo della Guardia di finanza immotivati e discriminatori -:
in quale modo si intenda intervenire per tornare a riconoscere al corpo della Guardia di finanza il giusto ruolo di referente privilegiato dell'Alto Commissario, affinché l'azione delle due istituzioni torni ad essere sinergica, al fine di garantire la massima efficacia nella repressione dei fenomeni di contraffazione.
(4-00406)

...

Apposizione di firme ad una interpellanza.

L'interpellanza Fava n. 2-00012, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 maggio 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Colaninno, Carra Marco, Tabacci.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in Commissione Miglioli e altri n. 5-00027, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 maggio 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Benamati, Lulli.

Pubblicazione di testi riformulati.

Si pubblica il testo riformulato dell'interrogazione a risposta in commissione Miglioli n. 5-00027, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 7 del 21 maggio 2008.

MIGLIOLI, GHIZZONI e MARIANI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la società Indipendent Gas Management S.R.L. (IGM), in data 30 luglio 2002, ha presentato al Ministero delle Attività Produttive istanza per concessione di stoccaggio sotterraneo di gas naturale nell'area di «Rivara», provincia di Modena, comprendendo porzioni territoriali dei comuni di San Felice Sul Panaro, Finale Emilia, Camposanto, Medolla, Mirandola, e Crevalcore in provincia di Bologna;
il progetto prevede uno stoccaggio di 3,2 miliardi di gas in un'area di 120 Kmq e sarebbe, in Italia, il primo impianto di questo tipo;
nel 2005 è stato espresso parere favorevole sull'idoneità tecnica del progetto;
in data 27 novembre 2006 è iniziata l'istruttoria per la valutazione di impatto ambientale del progetto;
in data 24 luglio 2007 l'assemblea plenaria della commissione di valutazione di impatto ambientale ha espresso «parere interlocutorio negativo sul progetto»;
in più occasioni, i Comuni interessati, la Provincia di Modena e la Regione Emilia-Romagna, hanno espresso, sulla scorta delle indicazioni fornite da numerosi esperti, la contrarietà all'intervento, in quanto l'impianto non fornisce sufficienti garanzie in termini di sicurezza e tutela ambientale;
oltre alle istituzioni e agli enti locali, anche i comitati dei cittadini, appositamente

costituiti, e le forze politiche, sia di maggioranza sia di opposizione, hanno più volte manifestato analoga contrarietà al progetto, evidenziandone l'insufficiente sicurezza;
nei giorni scorsi, il Sottosegretario Giovanardi affermando di parlare a nome del Governo ha espresso in piú occasioni parere favorevole alla realizzazione dello stoccaggio del gas a «Rivara»;
sempre nei giorni scorsi, la società IGM ha annunciato di adire le vie legali, mediante querele, nei confronti degli amministratori locali che si sono opposti al progetto e, nel contempo, la società ha ribadito la volontà di proseguire per la realizzazione del sito di stoccaggio del gas -:
se le affermazioni del sottosegretario Giovanardi rappresentino la posizione del Governo;
se l'intervento di stoccaggio a «Rivara» sia previsto nell'ambito del Piano strategico di approvvigionamento energetico nazionale;
se risponda al vero che la società IGM ha presentato nuova e ulteriore documentazione a seguito dei rilievi e del parere «interlocutorio negativo» della Commissione VIA;
se, e in che forma, saranno informate e coinvolte le istituzioni locali sull'eventuale avanzamento dell'istanza autorizzativa. (5-00027)

Si pubblica il testo riformulato dell'interpellanza Verini ed altri n. 2-00046, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 15 del 10 giugno 2008.

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
la multinazionale Nestlè, proprietaria dello stabilimento Buitoni di Sansepolcro, in cui si producono pasta secca e prodotti da forno, ha deciso di vendere tale azienda cedendo in licenza il marchio per dieci anni;
lo stabilimento in questione ha una capacità produttiva di 90 mila tonnellate l'anno - oggi ne vengono utilizzate solo la metà, circa 55 mila - ed occupa 470 lavoratori, con età media di 35 anni, coinvolgendo, con l'indotto, un numero complessivo di circa 800 addetti, che provengono dalla regione Toscana e dalla limitrofa regione Umbria;
la fabbrica si trova nel territorio aretino, ma è a meno di cinque chilometri dal territorio umbro e rappresenta per la Valtiberina toscana ed umbra uno dei principali sbocchi occupazionali, costituendo elemento di promozione più generale per lo sviluppo economico della comunità locale;
la Nestlè tramite l'advisor Mediobanca ha selezionato le manifestazioni di interesse da parte di intenzionati a rilevare l'azienda. Negli ultimi mesi si sono moltiplicate le notizie, spesso infondate, e nessuna chiara rassicurazione sul futuro dell'azienda è stata comunicata ai lavoratori;
le Regioni Toscana e Umbria, d'intesa con le amministrazioni locali interessate, hanno manifestato concreta disponibilità a lavorare per uno sbocco positivo della vertenza ed hanno ribadito che le proposte di acquisto devono essere valutate non solo per il valore finanziario, ma anche per la prospettiva industriale, occupazionale e delle relative implicazioni sociali;
il consiglio provinciale di Arezzo ha recentemente approvato all'unanimità un documento sulla vicenda della cessione dello stabilimento ed in difesa dell'occupazione dei lavoratori impiegati;
anche le diocesi locali rappresentate dal vescovo di Arezzo-Cortona Sansepolcro e dal vescovo di Città di Castello, in una nota congiunta hanno manifestato preoccupazione per il futuro dei lavoratori dell'azienda in questione;

nella giornata di martedì 17 giugno 2008, presso la sede della giunta regionale Toscana, in accordo con la società Nestlè, alla presenza della giunta della regione Umbria e delle amministrazioni locali, è stato convocato un incontro con i massimi rappresentanti della Nestlè Italia e della Colussi, nel tentativo di riaprire la trattativa per la cessione del ramo d'azienda, il cui inizio di procedura era stato annunciato da Nestlè in favore della Tmt di Mastroia, senza tuttavia che fossero forniti i dovuti chiarimenti riguardo agli impegni sottoscritti dalla società cedente con le forze sindacali;
al termine di detto incontro, nonostante la disponibilità della Colussi a sottoscrivere gli impegni richiesti dalla società Nestlè, la trattativa si è bruscamente interrotta a fronte di posizioni preclusive già assunte dalla società medesima, senza tener conto degli impegni e delle motivazioni espresse in diverse occasioni dalle regioni e dagli enti locali interessati. Atteggiamento preclusivo che si è poi manifestato nell'avvio della procedura di cessione ai sensi dell'articolo 47 della legge 29 dicembre 1990, n. 428 -:
se non ritengano di dover acquisire informazioni precise sul'andamento delle trattative con l'acquirente individuato volte a dare trasparenza ad un processo sin qui fortemente lacunoso anche attraverso la richiesta di presentazione di un puntuale piano industriale al fine di comprendere il futuro occupazionale dei lavoratori impiegati;
se il Governo non intenda predisporre urgentemente un tavolo presso il Ministero del lavoro, salute e politiche sociali, che preveda la partecipazione delle regioni Toscana ed Umbria, per affrontare il problema occupazionale, data l'importanza che lo stabilimento rappresenta a livello occupazionale;
quali strategie il Governo intenda adottare al fine di attivarsi per la difesa del settore agro-alimentare del nostro Paese alla luce della crisi dei mercati internazionali e delle pratiche commerciali messe in atto da Paesi ed aziende direttamente competitrici del sistema italiano, date le possibili pesanti ricadute che tale situazione sta generando sia in termini occupazionali sia di fatturato.
(2-00046)
(Nuova formulazione) «Verini, Mattesini, Ceccuzzi, Sani, Cenni, Boccuzzi, Bellanova, Benamati, Bobba, Murer, Rampi, Sereni, Bressa, Bossa, Cuomo, Sbrollini, Zucchi, Margiotta, Mariani, Braga, Gatti, Codurelli, Velo, Nannicini, Miglioli, Miotto, Mario Pepe (PD), D'Antoni, Boffa, Gaglione, Mastromauro, Santagata, Brandolini, Luongo, Bratti, Nicolais, Mogherini Rebesani, Bocci, Causi, Trappolino».

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Carra Marco e Zucchi n. 4-00107 del 14 maggio 2008 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00124.