XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 19 giugno 2008

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la SO.G.I.N. S.p.A., Società Gestione Impianti Nucleari, interamente partecipata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze e sottoposta agli indirizzi del Ministero dello Sviluppo Economico, è finanziata con denaro pubblico proveniente dalla tariffa elettrica ed è incaricata di compiti particolarmente delicati che coinvolgono la sicurezza delle popolazioni residenti nelle aree circostanti gli impianti nucleari italiani in fase di smantellamento;
in data 14 febbraio 2007 il nuovo consiglio di amministrazione della SO.G.I.N. S.p.A., nominato dall'Azionista unico in data 31 gennaio 2007, ha attribuito i pieni poteri di gestione, in qualità di amministratore delegato, al sig. Massimo Romano;
le decisioni assunte dall'amministratore delegato della SO.G.I.N. S.p.A. nell'ambito dei poteri a lui attribuiti sembra all'interrogante che stiano deteriorando le capacità operative della Società, anche ai fini del mantenimento in sicurezza degli impianti nucleari, con un notevole aggravio dei costi di gestione per la Società stessa e più in generale per l'Erario;
la ristrutturazione della SO.G.I.N. S.p.A. imposta dall'amministratore delegato, protrattasi per oltre un anno (nonostante seguisse di pochi mesi una ristrutturazione compiuta nel 2006), sembra aver portato ad una organizzazione fortemente accentrata sulla sua persona, talvolta all'allontanamento di dirigenti interni che risultavano dotati di elevata capacità ed esperienza;
in considerazione del fatto che le responsabilità di struttura degli impianti nucleari sono disciplinate dall'articolo 46 del decreto legislativo 230/1995, con lettera prot. n. 34431 del 5 novembre 2007 l'APAT, nella propria veste di autorità di controllo nucleare, avrebbe dichiarato la non legittimità della struttura operativa delle centrali nucleari definita dall'amministratore delegato e ne avrebbe revocato l'operatività;
nel settembre 2006 la SO.G.I.N. S.p.A., sulla base di una gara europea, aveva sottoscritto con ENEL Energia un contratto per la fornitura di energia elettrica ai propri impianti per il biennio 2007-2008 a un costo medio pari a 0,068 euro/kWh per il 2007 e con la previsione di ulteriori sconti per il 2008;
dopo il suo arrivo al vertice della SO.G.I.N. S.p.A. l'amministratore delegato ha disposto a far data dal 31 dicembre 2007 la rescissione unilaterale del contratto di fornitura appena sottoscritto;
in esito alla nuova gara, essendo le offerte ricevute sensibilmente più elevate del costo previsto dal contratto rescisso, l'amministratore delegato avrebbe disposto l'annullamento della gara stessa e la sottoscrizione con ENEL Energia di un contratto-ponte (senza gara) per il primo semestre 2008 al costo medio dl 0,076 euro/kWh, con un aggravio di spesa di circa il 12 per cento (circa 300 mila euro per il 2008) rispetto al contratto di fornitura precedentemente rescisso per sua decisione;
in vista della scadenza del contratto-ponte, l'amministratore delegato della SO.G.I.N. S.p.A. avrebbe indetto nel 2008 una nuova gara per la fornitura di energia elettrica, con costi ancora più elevati per la società;
nel corso del 2007 l'amministratore delegato-direttore generale della SO.G.I.N. S.p.A. avrebbe sottoscritto un accordo con la società americana Energy Solutions Inc. con sede in Salt Lake City (Utah) in base al quale la stessa Energy Solutions ha

comunicato all'Autorità di controllo nucleare americana (US-NRC) l'intenzione di importare negli USA dall'Italia 20 mila tonnellate di rifiuti radioattivi da sottoporre a trattamento presso l'impianto di Oak Ridge (Tennessee). Il materiale radioattivo risultante dal trattamento (1.600 tonnellate) avrebbe dovuto essere stoccato presso il deposito di Clive (Utah);
in seguito alla diffusione delle notizie relative all'accordo intercorso fra la SO.G.I.N. S.p.A. e la Energy Solutions Inc. si verificava nello stato dell'Utah una vera e propria, sollevazione popolare (cui partecipavano anche i ristoratori italiani operanti nell'Utah). Ne seguivano i pronunciamenti negativi unanimi del Governatore dello stato John Huntsman e del Northwest Interstate Compact, l'organismo interstatale incaricato di autorizzare lo stoccaggio di materiali radioattivi presso il deposito di Clive. Tutto ciò con grave detrimento dell'immagine internazionale dell'Italia, cui veniva attribuito dalla stampa americana lo stesso atteggiamento in materia di rifiuti nucleari che aveva portato all'emergenza Campania per i rifiuti urbani;
la Gazzetta del Mezzogiorno del 9 maggio 2008 riferisce di avere chiesto in due occasioni alla S.O.G.I.N. S.p.A. dettagli e conferme circa l'accordo intercorso con la Energy Solutions, riferendo che nel primo caso la SO.G.I.N. S.p.A. non volle neppure confermare di avere sottoscritto l'accordo, mentre nel secondo caso la risposta fu «no comment», in violazione delle regole di trasparenza e completezza dell'informazione cui - secondo precise direttive dell'ONU - dovrebbe uniformarsi il comportamento di una società di Stato operante in campo nucleare, soprattutto se si considera che l'accordo era già materia di discussione pubblica negli USA e che i suoi termini essenziali erano già stati pubblicati nel sito web dell'Autorità di controllo nucleare americana (US-NRC);
l'Amministratore delegato di S.O.G.I.N. avrebbe chiesto e ottenuto in data 8 novembre 2007 la sua assunzione in qualità di direttore generale della SO.G.I.N. S.p.A. con effetto retrodatato al 14 febbraio 2007, stabilendo in tal modo un evidente conflitto fra le sue funzioni di amministratore e quelle di vertice della struttura operativa;
nella doppia veste, l'amministratore delegato-direttore generale della SO.G.I.N. S.p.A. avrebbe cumulato un compenso annuo lordo che la Corte dei Conti, nella determinazione n. 21 del 31 marzo 2008, ha valutato in 892 mila euro. Tale compenso eccede largamente i limiti imposti sia dall'articolo 1, comma 466, della legge finanziaria 2007 (750 mila euro/anno) sia dall'articolo 3 comma 44 della legge finanziaria per il 2008 (precisato in circa 290 mila euro con circolare n. 1/2008 del Ministero per le Riforme e le Innovazioni) -:
se dagli atti depositati risulti quali siano state le motivazioni che hanno condotto ad imporre come amministratore delegato e direttore generale della SO.G.I.N. S.p.A. una persona che, l'interrogante reputi inadatta a ricoprire tale incarico;
quali siano state le motivazioni che hanno condotto l'amministratore delegato-direttore generale della SO.G.I.N. S.p.A. ad adottare una struttura organizzativa che è stata contestata sul piano della legittimità dall'Autorità di controllo nucleare nazionale, esponendo in tal modo la popolazione a potenziali rischi e deteriorando l'immagine esterna della Società;
quali siano state le ragioni che hanno portato l'amministratore delegato-direttore generale della SO.G.I.N. S.p.A. a ordinare la rescissione unilaterale di un contratto di fornitura assegnato sulla base una gara europea a costi molto vantaggiosi per la Società, aggravando in tal modo le spese di gestione della società;
se risponda al vero che l'amministratore delegato-direttore generale della SO.G.I.N. S.p.A. abbia concluso un accordo con una società straniera su materie che, anche alla prova dei fatti, avrebbero richiesto una verifica preventiva

in sede diplomatica circa il gradimento da parte del governo federale degli USA e del governo nazionale dello stato dell'Utah;
se risponda al vero ed in questo caso a quale titolo l'amministratore delegato-direttore generale della SO.G.I.N. S.p.A. si sarebbe impegnato ad affidare alla Energy Solutions Inc. l'incarico di trattare e smaltire 20 mila tonnellate di materiali radioattivi senza bandire una gara internazionale;
quale sarebbe l'eventuale onere economico sostenuto dalla SO.G.I.N. S.p.A. per la preparazione e l'attuazione dell'inutile accordo sottoscritto con la Energy Solutions Inc.;
a quanto ammonti complessivamente l'incremento dei costi operativi della SO.G.I.N. S.p.A. conseguente alle decisioni assunte dall'amministratore delegato-direttore generale e alle spese da lui disposte, e se non si ritenga opportuno promuovere nei suoi confronti un'azione di responsabilità per danno erariale al fine di recuperare le suddette somme;
se, anche al fine di tutelare la sicurezza delle popolazioni e dell'ambiente nelle aree che ospitano gli impianti nucleari italiani, si ritenga di dover confermare od invece rimuovere con effetto immediato l'amministratore delegato-direttore generale della SO.G.I.N. S.p.A.
(4-00417)

MANCUSO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
da un comunicato stampa di Strategia Italia SGR, in data 19 dicembre 2007, risulta l'acquisizione del 33 per cento di Laghi Baite Land S.r.l. e che l'investimento è destinato a sostenere un progetto per la creazione del primo parco tematico in Italia, situato a Cumiana (Torino) e basato sulla concezione di «zoo immersivo» di ultima generazione. Strategia Italia ha deciso di affiancare la proprietà fornendo le risorse strategiche e finanziarie necessarie a realizzare il progetto, che prevede un investimento complessivo di 12,800 milioni di euro in 5 anni;
Strategia Italia è una società di gestione del risparmio controllata dall'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa - già Sviluppo Italia - e quest'ultima, impegnata per accrescere la competitività del Paese, in particolare del Mezzogiorno, è stata oggetto più volte di interrogazioni parlamentari in ordine alla correttezza del suo operato. A quanto risulta, più volte Sviluppo Italia è intervenuta con programmi di investimenti nel campo turistico ed in particolar modo dei parchi di divertimento tanto da far pensare che questo sia il suo unico filone di intervento (parco Tematico di Recalbuto, parco di divertimenti a Sciacca);
azionista dell'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa S.p.A., già Sviluppo Italia, è il Governo italiano tramite la Presidenza del Consiglio dei Ministri che, di conseguenza, ha poteri di indirizzo, controllo e indagine;
attualmente la società Laghi baite è denominata gruppo Laghi Baite s.r.l. con sede legale a Cumiana (Torino) in Strada Piscina n. 36 e svolge attività di esercizio pubblico di somministrazione di alimenti e bevande, tipologia «A» e tipologia «B»; gestione di orti botanici e giardini zoologici compresi i mini zoo per bambini; gestione di parchi di divertimento;
la storia di questa società evidenzia come elemento fondamentale della sua attività, sia stata e sia l'attività di ristorazione alla quale fa da supporto la gestione di un parco annesso, che all'origine era una semplice area verde con animali autoctoni, tant'è che ne era consentito l'ingresso gratuito ai clienti del ristorante. Per tale motivo appare inspiegabile che la società risulti inserita nell'ALLEGATO I della Nota del Ministero della Salute prot. DGVA.VIII/10913/P - I.8.d/108 del 14 marzo 2006, che elenca i Giardini Zoologici Nazionali;

il Gruppo Laghi baite, che gestisce sia il ristorante che l'annesso «parco», ha recentemente realizzato all'interno di quest'ultimo, denominato «Baitelandia» , un recinto per tigri denominato «tiger temple-conservation station» ed ha in progetto la costruzione di una struttura «zoo immersivo» che prevede l'inserimento di un numero imprecisato di specie esotiche;
con decreto legislativo del 21 marzo 2005, n. 73 è stata data attuazione alla Direttiva 1999/22/CE, relativa alla custodia degli animali selvatici nei giardini zoologici, e tale Decreto detta norme in materia di giardini zoologici finalizzate a potenziarne il ruolo nella conservazione della biodiversità, allo scopo di proteggere la fauna selvatica e di salvaguardare la stessa diversità biologica;
i giardini zoologici, in possesso dei requisiti previsti dall'articolo 3, devono ottenere apposita licenza, rilasciata dal Ministero dell'ambiente di concerto con i Ministri della salute e delle politiche agricole e forestali, sentita la Conferenza unificata (articolo 4 del decreto legislativo 73/2005) -:
se il Governo ritenga:
a) che investire in parchi di divertimento con animali selvatici non autoctoni risulti in linea con le indicazioni dell'articolo 1 del decreto legislativo 73/2005, ovvero se i parchi di divertimento, in particolare il parco previsto a Cumiana, siano da considerarsi idonei per la protezione della biodiversità di specie esotiche;
b) che la protezione della biodiversità e delle specie esotiche in via di estinzione sia attuabile mediante la riproduzione in cattività ex situ e l'utilizzo degli esemplari per esposizione in luoghi estranei all'habitat naturale per ambiente e clima;
c) al contrario, di non dover sovvenzionare tramite le società di cui è azionista, nuovi parchi con animali esotici, che sono di fatto solo un nuovo volto del business, trasferendo le risorse finanziarie a disposizione dell'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa S.p.A., già Sviluppo Italia, su settori produttivi e manifatturieri;
se la società Laghi baite Srl, gestore nel 2006 del parco di Cumiana abbia ottenuto la licenza di cui all'articolo 4 del decreto legislativo citato e, in caso affermativo, in base a quali criteri attinenti alla protezione della biodiversità.
(4-00419)

LABOCCETTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
risulta da varie notizie di stampa che circa quattro anni or sono il sindaco di Roma Veltroni, utilizzando parte dei fondi per Roma Capitale, deliberò, nell'ambito dell'operazione Museo del Giocattolo, che fu da lui stesso definito «un grande fatto culturale che permetterà una rivisitazione dei costumi e del rapporto tra la società ed il gioco in più di cento anni di storia recente, un luogo per tutti, perché dentro ognuno di noi si nasconde un bambino», uno stanziamento pari a euro 5.300.000, su un totale di euro 12.000.000; che euro 4.500.000 sarebbero serviti per l'acquisizione della collezione dei giocattoli antichi (trenini, bambole, pupazzi di pregiata fattura per complessivi 10.664 pezzi per un totale di oltre 33.000 componenti di gioco) dalla società Ellesse di tale Leonardo Servadio, che si occupa fra l'altro di ristorazione, la quale aveva tentato vanamente di cederla al Comune di Perugia; che il costruendo museo si sarebbe realizzato nelle scuderie Reali del parco di Villa Ada, polmone verde della città di Roma, a due passi da Via Veneto;
risultà altresì che, a vicenda iniziata alla fine del 2004, un ampio tratto della suddetta Villa Ada, comprendente anche tre edifici dell'800, venne improvvisamente recintato e affidato in gestione alla società Antiqua 2001 che vi avrebbe dovuto realizzare un mega ristorante, pagando un affitto del tutto irrisorio e pari a euro 1.900 annui;

nel novembre 2004 saltò fuori un protocollo d'intesa tra il Comune di Roma e l'associazione temporanea Antiqua 2001 con il WWF Italia per la realizzazione del museo, accordo poi disconosciuto da Fulco Pratesi;
va ricordato che ai sensi della legge n. 396 del 1990, recante «Interventi per Roma, capitale della Repubblica» è istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri la Commissione per Roma capitale, presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri, che approva il programma degli interventi e provvede alla ripartizione per settori delle risorse disponibili -:
di quali elementi disponga sulla vicenda descritta in premessa, in particolare in ordine alla destinazione effettiva delle risorse stanziate ai sensi della legge n. 396 del 1990.
(4-00422)

FRANZOSO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2007, n. 108, la commissione per le adozioni internazionali è presieduta dal Presidente del Consiglio dei Ministri o dal Ministro per le Politiche della Famiglia;
ai sensi dell'articolo 4 del citato decreto del Presidente della Repubblica il vicepresidente della Commissione è nominato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente della stessa;
ai sensi dell'articolo 5, comma 3 del decreto del Presidente della Repubblica, l'incarico del vicepresidente cessa con la fine di ogni legislatura;
l'attuale vicepresidente della Commissione, che fu nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 24 settembre 2007, è, pertanto, decaduto con la fine della 15a legislatura, ma rimane provvisoriamente in carica fino alla nomina del successore;
l'attività del vicepresidente uscente è stata ad avviso dell'interrogante carente e poco coerente con la vigente legislazione, tendente ad un'eccessiva sterile burocratizzazione, poco attenta ai problemi reali;
talune iniziative, a giudizio dell'interrogante improprie, hanno determinato conflittualità tra gli enti autorizzati e tra le coppie in attesa di adottare e rischiano di far perdere un numero cospicuo di opportunità di adozione per le coppie italiane;
particolarmente opinabile è stato l'operato del vicepresidente per quanto riguarda i rapporti con le autorità ucraine, le cui autonome determinazioni non sono state rispettate, anzi vi è stato il tentativo di aggirarle con ripetute richieste di annullamento delle prenotazioni effettuate in base alla nuova normativa stabilita con decreto del Ministro per la Famiglia di quel Paese;
nella fase di passaggio da un sistema di quote ad un sistema di prenotazioni libere, secondo l'interrogante, scarso è stato il sostegno e carente - a volte anche erronea - l'informazione agli enti autorizzati, tanto che si è rischiato di compromettere la possibilità per le coppie italiane di adottare in Ucraina e solo l'efficace, tempestiva e lodevole operosità di pochi enti autorizzati ha consentito la preregistrazione di un notevole numero di coppie italiane che, così, potranno adottare nel corso del 2008;
deprecabile - a giudizio dell'interrogante - è il ricorso ad atti che di fatto comportano il rischio di far diminuire notevolmente il numero delle coppie italiane che potranno adottare in Ucraina così come altrettanto deprecabili sono attività che appaiono come continue ingerenze nell'attività di organi di altro Stato sovrano;
particolare perplessità ha determinato secondo quanto risulta all'interrogante l'iniziativa della vicepresidente di subordinare il deposito dei dossier delle coppie italiane che intendono adottare in

Ucraina ad una sua autorizzazione scritta, da rilasciarsi di volta in volta, in apparente contrasto con l'articolo 30 della legge 184/1983, che attribuisce ai tribunali per i minorenni il potere di dichiarare l'idoneità dei coniugi all'adozione internazionale;
il mancato tempestivo rilascio di tali autorizzazioni ad avviso dell'interrogante improprie, ha già impedito, nella prima metà del mese di giugno 2008, ad alcune coppie italiane regolarmente registrate, di poter depositare nei giorni stabiliti dalle autorità ucraine - alle quali per quanto risulta è stato richiesto di non accettare fascicoli non accompagnati da detta autorizzazione, adombrando la possibilità di non autorizzare l'ingresso dei minori in Italia a conclusione dell'iter adottivo - i fascicoli contenenti la domanda ed i prescritti documenti. Solo la disponibilità del Dipartimento per le adozioni di Ucraina, che su istanza degli interessati ha concesso una proroga dei termini, ha fino ad ora scongiurato il rischio di compromettere alcune adozioni;
in precedenza perplessità, perché in apparente contrasto con l'articolo 31 della legge n. 184/1983, aveva determinato anche l'iniziativa del vicepresidente - quando ancora in Ucraina vigeva il sistema delle quote - di non conferire agli enti autorizzati una parte della quota attribuita all'Italia, per attribuirla, ad avviso dell'interrogante, impropriamente, alla Commissione;
inammissibile ad avviso dell'interrogante è l'aver delegato funzioni della struttura burocratica della Commissione alla Presidente di un ente autorizzato, al quale sembrerebbe essere stato dato accesso a dati sensibili;
l'attività della Commissione per le adozioni internazionali, e del suo vicepresidente, dovrebbe essere rispettosa della legalità e dei principi di correttezza, imparzialità e buona amministrazione, attenta ai rapporti con le altre autorità, specie di Paesi stranieri;
è comunque auspicabile che al più presto la Commissione, per la delicatezza e l'importanza dei suoi compiti istituzionali, sia nel pieno esercizio delle sue funzioni, che non possono essere pienamente esercitate con un vicepresidente in regime di prorogatio -:
se il Presidente del Consiglio dei Ministri non ritenga opportuno nominare al più presto il nuovo vicepresidente della Commissione per le adozioni internazionali, in sostituzione di quello scaduto, conferendo l'incarico a persona che, per competenza, capacità, correttezza e rispetto della normativa e delle competenze altrui, sia in grado di riportare la Commissione ad un funzionamento pienamente efficace restituendo serenità alle coppie in attesa di adottare.
(4-00423)

BELLOTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la lotta contro ogni forma di droga è stata indicata come una delle priorità dell'azione politica del Governo;
la convinzione che conduce a questa ferma determinazione risiede nella consapevolezza che ogni forma di dipendenza da sostanze psicotrope è rappresentazione della schiavitù dell'uomo, una forma di degrado dell'essere umano rispetto alla libertà che dovrebbe contraddistinguerlo;
in tale convincimento sulla natura profonda delle droghe si è proceduto da parte del Terzo Governo Berlusconi ad esplicitare, anche sul piano normativo, la sostanziale parificazione concettuale tra droghe «leggere» e droghe «pesanti»: una volta che si accetta l'idea che per essere allegri o felici, euforici o forti siano necessarie delle sostanze che inducano tali sensazioni, allora la vita interiore e le emozioni diventano controllabili e da controllare per indurre l'effetto desiderato;
partendo da questi semplici assunti l'interrogante esprime tutte le sue perplessità apprendendo da fonti locali che nella

provincia di Rovigo è possibile rifornirsi di popper da un distributore automatico;
il popper, o più specificamente il nitrato di alchile, un vasodilatatore con effetti collaterali pesantissimi che vanno dalle irritazioni, alle difficoltà respiratorie fino ad arrivare al coma, è a tutti gli effetti una droga;
in Italia il suddetto composto chimico è legale in quanto utilizzato per la pulizia del pellame, ma non si ritiene, da parte dell'interrogante, che un distributore automatico sia stato pensato per coloro che nel cuore della notte abbiano un'urgenza spasmodica di pulire le pelli;
è evidente, dunque, che ben si conosce perché esso viene richiesto e gli effetti che provoca;
il popper è una droga e possiede effetti che rientrano appieno, nella definizione di sostanza psicotropa;
consentire l'utilizzo di questo genere di prodotti è frutto secondo l'interrogante dello stesso permissivismo perverso che vorrebbe legalizzare la marijuana a scopo ornamentale o per profumare gli abiti;
il popper tra l'altro è una droga per i poveri, per i ragazzi, è un sussidio per provare sensazioni piacevoli in discoteca, per aumentare l'effetto di altre droghe, per incrementare le prestazioni;
il costo basso lo rende accessibile e pericolosissimo, mentre nessuno poi ricorda i rischi, le sofferenze della dipendenza fisica e psichica, i danni cerebrali;
l'alterazione che produce, inoltre, rende poi estremamente pericolosa la guida;
perseguire efficacemente e coerentemente un'azione contro la droga significa anche considerare i meccanismi perversi con cui, sostanze utili all'attività umana, possono trasformarsi in sostanze psicotrope dagli effetti rischiosissimi per la salute psicofisica dei cittadini -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se sia intenzione del Governo riconsiderare la possibilità della vendita del nitrato di alchile in Italia o quantomeno regolamentare l'acquisizione, in modo di impedirne l'utilizzo come sostanza psicotropa.
(4-00429)

TESTO AGGIORNATO AL 9 LUGLIO 2008

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta orale:

RIGONI e STRIZZOLO. - Al Ministro degli affari esteri. Per sapere - premesso che:
lo spazio Schengen, a partire dal dicembre 2007, si è allargato a 24 Stati avendo incluso nove nuovi Paesi membri dell'Unione europea (Repubblica ceca, Estonia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Slovacchia e Slovenia), tre dei quali confinano con la Repubblica di Belarus;
nella Repubblica di Belarus, prima del dicembre 2007, si pagava solo 5 euro per un visto turistico, mentre a seguito dell'allargamento sopramenzionato il costo è salito a euro 60,00;
tale cifra rappresenta circa un terzo del salario medio dei cittadini della Repubblica di Belarus;
tale aggravio di costi penalizza in particolare gli studenti, che peraltro non sono il più delle volte economicamente indipendenti, penalizza altresì i turisti, i cittadini bielorussi che hanno parenti al di fuori dei confini della Repubblica di Belarus, nonché coloro che hanno attività imprenditoriali e di affari che necessitano di spostamenti all'estero;
questa misura aggrava l'isolamento in cui già versa il Paese, avvantaggiando di fatto il governo bielorusso, che tende a limitare i contatti e l'influenza dell'Unione europea sull'opinione pubblica e quindi sulla situazione politica interna del Paese;
risulta contraddittoria la considerazione dell'Unione europea circa la riduzione del costo dei visti che potrà avvenire

solo subordinatamente all'adesione della Bielorussia alla NEP (Politica europea di vicinato) -:
quali iniziative il Governo italiano intenda assumere per semplificare la politica dei visti in seno all'Unione europea, ed in particolare ottenere una sostanziale riduzione del costo degli stessi, al fine di promuovere l'adozione di una decisione speciale in seno al Consiglio dei ministri dell'Unione europea, che eviti di penalizzare i cittadini, in specie i giovani e gli studenti bielorussi.
(3-00051)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

TORTOLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in località Strillaie, nelle immediate vicinanze del litorale grossetano e dei centri turistici di Marina di Grosseto, Castiglione della Pescaia e Principina a Mare - incuneata tra siti di importanza comunitaria e regionale (SIC - SIR) nonché zone di protezione speciale (ZPS) - si trova una discarica nella quale da oltre 30 anni vengono conferiti rifiuti indifferenziati. Per lungo tempo si è assistito a conferimenti di rifiuti al di fuori di qualsiasi controllo da parte della pubblica amministrazione, e in assenza di qualsiasi autorizzazione amministrativa (la prima autorizzazione provvisoria risale all'anno 1984, giusta deliberazione del Consiglio provinciale n. 518 del 29 dicembre 1984). Il conferimento avveniva, in pratica, mediante semplice collocamento dei rifiuti indifferenziati in trincee appositamente scavate, profonde fino a 9 metri, in assenza delle più elementari misure precauzionali (trattavasi di interramento nella nuda terra, senza alcuna impermeabilizzazione) e di qualunque progetto di recupero del percolato e del biogas;
il sito delle Strillaie è stato qualificato «sito di bonifica di interesse nazionale» (SIN) direttamente dal decreto legislativo n. 152/2006;
il Decreto del Ministro dell'Ambiente 11 agosto 2006, avente ad oggetto la perimetrazione provvisoria del SIN di bonifica delle Strillaie, all'articolo 1 comma 3, dispone testualmente: «L'attuale perimetrazione non esclude l'obbligo di bonifica rispetto a quelle porzioni di territorio che dovessero risultare inquinate e che attualmente, sulla base delle indicazioni degli enti locali, non sono state ricomprese nel perimetro allegato al presente decreto»; e il successivo comma 4 dispone che «Il perimetro potrà essere modificato con decreto del Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio nel caso in cui dovessero emergere altre aree con una possibile situazione di inquinamento, tale da rendere necessari ulteriori accertamenti analitici e/o interventi di messa in sicurezza e bonifica»;
pertanto l'estensione del SIN poggia non già sull'acclarato stato di inquinamento di aree ad esso esterne (inquinamento che pur è stato accertato nella fattispecie, come ora si vedrà) ma, in un'ottica di tutela anticipata, sulla mera possibilità che esista una situazione di inquinamento;
la Conferenza dei Servizi tenutasi presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in data 26 giugno 2007 ha già accertato lo stato di inquinamento della falda acquifera sottostante l'area della discarica ricompresa all'interno dell'attuale perimetrazione del SIN, ordinando al Comune di Grosseto gli interventi di messa in sicurezza di emergenza e all'uopo disponendo numerose prescrizioni;
in esecuzione delle prescrizioni ministeriali, il Comune di Grosseto da ultimo con deliberazione della Giunta Comunale del 22 aprile 2008 ha approvato il quadro economico nonché le modalità degli «interventi di messa in sicurezza di emergenza, basati su un sistema di emungimento e successivo trattamento delle acque

di falde contaminate», interventi consistenti nella realizzazione dell'impianto di depurazione del percolato della discarica e nella realizzazione del cosiddetto sistema Pump&Treat. Si tratta - ripetesi - degli interventi prescritti dalla Conferenza dei servizi in data 26 giugno 2007 e relativi alla falda sottostante l'area SIN;
la Conferenza dei Servizi del 26 giugno 2007, richiamando espressamente la lettera del Decreto Ministeriale 11 agosto 2006 sopra citato, dichiarava la «necessità di effettuare una caratterizzazione completa dei suoli e delle acque dell'area così detta CDR. All'esito di tale caratterizzazione la Conferenza dei Servizi indicherà le eventuali necessarie misure di messa in sicurezza di emergenza e/o bonifica e valuterà l'eventuale inserimento dell'area nel perimetro del SIN» (v. Verbale Conferenza dei Servizi del 26 giugno 2007, pag. 3-4). La Conferenza, in data 26 giugno 2007 ha quindi disposto la caratterizzazione in località Strillaie anche dei terreni e della falda in corrispondenza dell'area CDR, attualmente esterna al perimetro SIN ma ad esso immediatamente adiacente senza soluzioni fisiche di continuità;
così facendo la Conferenza dei Servizi ha manifestato la volontà di considerare rilevante, ai fini della estensione del perimetro del SIN, l'eventuale stato di inquinamento della falda e/o dei terreni dell'area CDR;
da tale ultima caratterizzazione è emerso uno stato di gravissimo inquinamento anche della falda acquifera sottostante all'area CDR. Si è quindi abbondantemente verificata la condizione in base alla quale il Ministero può modificare il perimetro del SIN (v. decreto ministeriale citato);
il predetto stato di inquinamento risulta sia dalle analisi ARPAT, sia dalle analisi del Comune di Grosseto condotte da TEA Ambiente, sia infine dalle analisi condotte dalle istanti Associazioni per il tramite del dottor D'Oriano - Presidente dell'Ordine dei Geologi di Firenze, Docente al centro di Geotecnologie all'Università di Siena - la cui relazione tecnica viene oggi allegata con richiesta di inserirla agli atti della Conferenza dei Servizi Ministeriale;
il grado di inquinamento della falda sottostante l'area CDR risulta analogo a quello accertato in corrispondenza dell'area SIN, rispetto al quale il Ministero ha ordinato l'intervento di messa in sicurezza di emergenza della falda acquifera;
gli inquinanti presenti nella falda sottostante l'area CDR (soprattutto per quanto riguarda l'arsenico) non sono riconducibili in alcun modo al cosiddetto «fondo naturale», siccome attestato dalla perizia del dottor D'Oriano; pertanto non si può escludere che l'inquinamento in parola dipenda dalla adiacente discarica ricadente nel SIN, ed anzi ciò è altamente probabile anche in ragione del fatto che l'inquinamento de quo è analogo a quello riscontrato nella falda sottostante l'area SIN (cfr. perizia dottor D'Oriano, pag. 22);
per escludere il collegamento tra la discarica e l'inquinamento della falda sottostante l'area CDR occorrono indagini scientifiche mirate, mai disposte fino ad oggi; in assenza di siffatte indagini, deve prudentemente presumersi il collegamento tra la discarica e l'inquinamento anche della falda sub area CDR, in ossequio al principio comunitario di «precauzione», che regola ogni scelta e valutazione in materia di tutela ambientale;
la modifica del perimetro del SIN non può essere esclusa dalla semplice circostanza che il Comune di Grosseto ha già approvato gli interventi di messa in sicurezza di emergenza (MISE) della falda sottostante l'area SIN ordinati dal Ministero, giacchè: a) tali interventi, la cui efficacia e utilità è seriamente messa in dubbio dal dottor D'Oriano (cfr. Relazione dottor D'Oriano, All. 1), riguardano solo una porzione della discarica storica e non anche l'area CDR; b) non è mai stata nemmeno valutata la possibilità che detti interventi possano risultare utili e dimensionati anche per la porzione di falda esterna all'area SIN; c) la Conferenza dei Servizi ha ordinato l'intervento MISE con

esclusivo riferimento alla falda sottostante l'area SIN (come è ovvio); d) la medesima Conferenza, ordinando la caratterizzazione anche della falda sottostante l'area CDR, si è espressamente riservata di estendere il SIN a detta area all'esito del suo eventuale inquinamento, in tutta evidenza ritenendo necessario il proprio diretto intervento al verificarsi della suddetta ipotesi; e) la conseguenza delle descritte scelte della Conferenza, e la stessa logica procedimentale, impongono oggi alla Conferenza medesima di prendere atto dell'inquinamento della falda «CDR» e di estendere il SIN anche a detta area CDR, attraendo così a sé (come la legge impone) ogni decisione in merito alle misure di bonifica del sito CDR, senza delegare gli interventi a terzi;
sotto diverso profilo, vi è l'evidente necessità in capo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di coordinare i due interventi di messa in sicurezza di emergenza: quello della falda all'interno dell'attuale SIN (intervento già disposto, coordinato e controllato dal medesimo ministero e quello - futuro, nuovo e distinto - della falda sottostante l'area CDR;
il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non può intervenire sul punto specifico fintantoché l'area CDR in parola risulterà esterna al SIN. Di converso, l'effettivo controllo e coordinamento tra i due interventi da parte del ministero può avvenire soltanto mediante estensione dell'attuale perimetrazione del SIN anche all'area CDR;
oltre a tutto quanto precede, rileva anche il fatto che durante le operazioni di caratterizzazione dell'area CDR sopra menzionate, i periti dell'Associazione ambientale delle Strillaie hanno rinvenuto nell'area esterna al SIN un cumulo di materiali inerti di vario tipo (asfalto, calcestruzzo, plastica, tubi, marciapiedi) derivanti, per stessa ammissione delle amministrazioni locali, dalla demolizione di aree urbane e ivi accantonati nel 2003 come «terre e rocce da scavo»;
il 27 maggio 2008 si sono svolte le operazioni di caratterizzazione del cumulo in questione; gli scavi effettuati nell'area hanno confermato la presenza di materiali inerti derivanti inequivocabilmente da lavori di demolizione svolti in area urbana sia nella parte superficiale che all'interno del cumulo di sabbie, ciò che impone la classificazione del cumulo medesimo come rifiuto speciale - con ogni conseguenza di legge -, siccome previsto dal decreto legislativo 152/2006 all'articolo 184 comma 3 lettera b) e dalle norme ad esso antecedenti, ivi comprese quelle in vigore al tempo dell'asserito deposito (cfr. perizia dottor D'Oriano, p. 25 e ss.); detta circostanza costituisce una ulteriore «situazione di inquinamento» tale da giustificare l'estensione del SIN ai sensi del decreto ministeriale 11 agosto 2008 citato;
il sito delle Strillaie, unico fra molti, è stato qualificato «sito di interesse nazionale» direttamente dal decreto legislativo n. 152/2006; con ciò il Legislatore ha riconosciuto la peculiarità del sito e manifestato la voluntas di garantire la messa in sicurezza e la bonifica dell'area attraverso il diretto controllo dell'Autorità centrale, tale voluntas è confermata e attuata anche dal decreto ministeriale 11 giugno 2006 che non esclude (ed anzi, prevede) la possibilità dell'estensione della perimetrazione del SIN;
costituisce quindi precisa volontà della legge assicurare il diretto controllo dell'Autorità statale sulle porzioni di territorio anche soltanto potenzialmente inquinate, ancorché esterne all'attuale SIN;
l'unico soggetto deputato all'estensione del perimetro del SIN è il Ministro dell'Ambiente, previa valutazione e parere della Conferenza dei Servizi, a nulla rilevando note e comunicazioni intercorse tra il Comune e funzionari del Ministero al di fuori della sede propria della Conferenza dei Servizi (ci si riferisce alla nota del 16 maggio 2008 prot. 11274 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a firma del dottor Gianfranco Mascazzini);

e tuttavia, in data 16 maggio il Ministero dell'Ambiente - Direzione generale per la qualità della vita, con nota prot. 11274 a firma del Direttore Generale dottor Mascazzini ha risposto ad una richiesta di parere avanzata dal Comune di Grosseto precisando che l'area in questione risulta esterna alla perimetrazione provvisoria del SIN;
il Comune di Grosseto ha interpretato tale nota come un vero e proprio provvedimento decisorio riguardo la perimetrazione definitiva del Sito di interesse nazionale, annunciando l'adozione di una serie di atti procedimentali consequenziali finalizzati, tra le altre cose, addirittura alla cessione del diritto di superficie dell'area;
siffatta decisione (sulla perimetrazione definitiva del SIN) può essere adottata soltanto nella sede a ciò deputata dalla legge, id est la Conferenza dei servizi decisoria (e il provvedimento che vi farà seguito);
è urgentissimo un chiarimento in ordine al senso da attribuire alla Nota del 16 maggio 2008 prot. 11274 a firma del Direttore Generale -:
se la perimetrazione aggiornata del SIN debba, come dai dati raccolti dovrebbe essere, includere l'area CDR, e le altre eventuali aree limitrofe che in futuro dovessero essere dimostrate inquinate dai rifiuti presenti nel SIN.
(5-00136)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

GRIMOLDI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Orchestra sinfonica e il Coro sinfonico Giuseppe Verdi hanno una valenza artistica, culturale e sociale di indiscussa notorietà e rappresentano l'unica vera formazione sinfonica della città di Milano;
l'orchestra Verdi, dall'anno della sua fondazione nel 1992 ad oggi, ha partecipato a tournée internazionali, ha collaborato con molti teatri del territorio lombardo, ha portato avanti progetti di educazione musicale che hanno coinvolto più di 40.000 ragazzi e si è impegnata in attività sociali all'interno degli ospedali e delle carceri;
l'apporto economico da parte di enti privati, cittadini associati e contributi pubblici non si è dimostrato sufficiente a coprire l'ampiezza delle attività e i programmi promossi a livello nazionale e internazionale dalla fondazione Giuseppe Verdi, che ora rischia di chiudere a causa dell'insufficienza di fondi;
presso la fondazione sono impiegati circa 130 lavoratori in modo stabile e 120 collaboratori che esprimono giustificata preoccupazione sulla loro sorte lavorativa;
la condizione professionale dei musicisti è a dir poco preoccupante data la chiusura a Milano, negli ultimi 15 anni, di due importanti orchestre e data la mancanza di sbocchi professionali per i giovani diplomati presso i conservatori;
l'Orchestra Verdi mette in scena 200 spettacoli all'anno, tutti seguiti da un numeroso pubblico, tanto da vendere circa 5 mila abbonamenti a stagione e incassare un milione cinquecento settantatremila euro;
la quota incassata dall'Orchestra Verdi nell'anno 2006 è paragonabile a quella incassata complessivamente da tutte le 13 orchestre appartenenti all'ICO (istituzioni concertistico orchestrali) italiane;
la Verdi, che ha un pubblico pari a circa il 95 per cento del pubblico di tutte le ICO italiane, riceve 340.000 euro dallo Stato a fronte dei quasi 12 milioni di euro dati alle ICO;
per l'anno 2006, la fondazione Verdi ha ricevuto 90mila euro dalla Regione, 200mila euro dal Comune di Milano e

50mila euro dalla Provincia, per un totale di 340mila euro e cioè il 6 per cento del bilancio dell'Orchestra;
i contributi da parte di enti locali e da parte dello Stato, non superano il 17 per cento dei ricavati propri dell'orchestra;
nel 2006 sono state raccolte quote sociali pari a un milione e 88mila euro, a fronte di 340mila euro di contributi pubblici;
nei 14 anni di vita della fondazione, i soci e gli appassionati hanno contribuito alle casse della fondazione con 10 milioni di euro, a fronte degli 8 milioni e mezzo ricevuti negli stessi anni dallo Stato;
il rapporto fra pubblico e privato sembra quasi paradossale nel caso della fondazione Verdi se si calcola che nel 2006, lo Stato italiano ha contribuito con 340mila euro ai lavori dell'Orchestra, ma l'Orchestra ha versato allo Stato oneri fiscali per 950mila euro, da aggiungere ai 1.600 mila euro versati a Enpals, Inps e Inail;
il ministero per i beni e le attività culturali ha stanziato dei fondi a favore della fondazione, ma essi non sono stati tuttora erogati, in attesa del risanamento dei debiti che la fondazione ha;
i debiti della fondazione, accumulati in 14 anni di attività, ammontano a circa 20 milioni di euro e, secondo indiscrezioni, potrebbero anche superare di molto questa cifra;
il segretario generale Fistel-Cisl, in una recente conferenza stampa ha denunciato la mancanza di impegno da parte delle istituzioni locali, che di fatto impedisce la concretizzazione delle risorse ministeriali formalizzate alla fondazione;
gli orchestrali sono rimasti senza stipendio per diversi mesi e hanno portato la questione all'attenzione delle più alte autorità dello Stato;
sul sito www.laverdi.org si chiede ai sostenitori di sottoscrivere una petizione contro la chiusura della fondazione, indirizzata al Ministro per le attività culturali -:
se il Ministro sia a conoscenza della preoccupante vicenda che coinvolge la fondazione Giuseppe Verdi e se abbia valutato i gravi danni che potrebbero sorgere a causa dell'insufficienza di fondi;
come intenda intervenire per porre rimedio alla situazione e sbloccare i fondi già stanziati dal Ministero;
quali azioni intenda intraprendere per garantire la sopravvivenza anche per il futuro del grande patrimonio artistico rappresentato dall'Orchestra e dal Coro Giuseppe Verdi.
(4-00412)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

GRIMOLDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il sistema sanitario e assistenziale in Italia, sia pure con diversi livelli di efficienza nelle diverse aree del Paese, è in grado di competere con gli altri Paesi europei, in termini di prestazioni;
in Italia, fortunatamente, si va sempre più diffondendo la cultura della sussidiarietà sia orizzontale, sia verticale, nell'ambito della quale sia i singoli cittadini, sia le imprese, aiutano concretamente tutte quelle associazioni, fondazioni, enti pubblici, aziende ospedaliere che compongono il tessuto del sistema socio-sanitario;
il decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 prevede una detrazione pari al 19 per cento (con diversi limiti massimi) degli oneri sostenuti per le erogazioni liberali operate nei confronti delle ONLUS, delle iniziative umanitarie gestite da fondazioni, associazioni,

comitati ed enti pubblici, delle società ed associazioni sportive dilettantistiche, degli istituti scolastici;
la sussidiarietà non sempre si esplica nell'erogazione liberale in denaro, ma può avvenire tramite l'acquisto dei beni e delle attrezzature che più necessitano agli ospedali o alle associazioni;
gli acquisti di beni e attrezzature da donare sono assoggettati ad IVA con aliquota del 20 per cento, del 10 per cento o del 4 per cento, al pari degli acquisti ad uso privato -:
se il Governo non ritenga opportuno, al fine di incentivare le donazioni da parte sia dei singoli, sia delle imprese, prevedere, compatibilmente con le norme europee, l'applicazione sugli acquisti di beni ed attrezzature da donare successivamente ad enti pubblici, ONLUS, Fondazioni, Aziende Ospedaliere, di un'aliquota IVA agevolata, o, in alternativa, di prevedere una detrazione sull'imposta sui redditi, che compensi almeno l'aliquota IVA assolta dal donatore.
(4-00409)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

SAMPERI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Ministro della giustizia ha in più occasioni dichiarato, in relazione al tema dell'utilizzo delle intercettazioni telefoniche in sede di indagine penale, che in Italia oltre 100 mila persone nel corso di un anno vengono intercettate;
la spesa riguardante le intercettazioni sarebbe in continua crescita con un incremento di circa il 50 per cento dal 2003 al 2006;
la spesa ormai rappresenterebbe un terzo dell'intero bilancio della giustizia -:
se il Ministro non ritenga di dover precisare che le spese per le intercettazioni in realtà gravano su solo uno dei capitoli di bilancio del Ministero della giustizia, e che quindi l'importo del 30 per cento riferito alla spesa per le intercettazioni va rapportato, in realtà, al dato relativo al capitolo di bilancio delle «spese di giustizia obbligatorie»;
se non consideri di dover fornire, dunque, il dato esatto, assoluto e in percentuale, relativo all'effettivo ammontare della spesa sostenuta per le intercettazioni nonché l'esatto importo delle somme relative alla mancata riscossione delle spese poste a carico dei condannati;
se il Ministro intenda far luce sulla complessiva gestione dei costi sostenuti per le intercettazioni, dato che risulta tra l'altro agli interroganti che gli uffici preposti del Ministero normalmente rinunciano ad esigere dall'imputato condannato il pagamento delle spese relative alle intercettazioni.
(5-00134)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO e GOTTARDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
recenti modifiche normative riferite all'attuale formulazione dell'articolo 11, comma 5, lettera f) della legge n. 498 del 1992, hanno comportato l'obbligo, per le società concessionarie autostradali, di chiedere al Ministero delle infrastrutture la nomina delle commissioni di gara in relazione agli affidamenti di forniture e servizi nonché di lavori superiori alle soglie comunitarie;
conseguenze di questo obbligo risulterebbero essere una dilatazione dei tempi relativi alle procedure di aggiudicazione nonché un aumento dei costi delle medesime

proprio in seguito agli emolumenti da corrispondere ai componenti delle commissioni di gara;
inutile aggiungere che, proprio allo scopo di contenere tempi e costi, parrebbe opportuno rivedere tale disposizione -:
in quanti e in quali casi siano state nominate le commissioni di gara di cui all'obbligo richiamato;
con quali tempi rispetto alla richiesta e con quali costi e come riferiti ai singoli componenti;
quali interventi o iniziative ritenga opportuno adottare per eliminare gli inconvenienti denunciati o, quantomeno, per ridurli garantendo così apprezzabili risparmi negli affidamenti di forniture, servizi o lavori oltre che di tempo.
(5-00139)

Interrogazione a risposta scritta:

DIVELLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la sicurezza delle persone nella sicurezza stradale rientra tra le finalità primarie di ordine sociale ed economico perseguite dallo Stato;
il tratto della strada statale 16 direzione nord (tratto Torre a Mare-San Giorgio) compreso tra il km. 813+200 ed il km. 811+300, non è dotato di una viabilità di servizio;
lungo il tratto di strada suddetto insistono numerosi insediamenti abitativi costruiti successivamente al rilascio di giuste licenze edilizie concesse dal comune di Bari, ancor prima che fosse realizzato il raddoppio della strada statale;
ricadendo gli accessi ai suddetti insediamenti abitativi direttamente sulla strada statale, i residenti e/o i loro ospiti sono continuamente esposti al rischio di essere investiti dalle autovetture e mezzi pesanti che transitano sulla menzionata strada a velocità che va ben oltre quella indicata dalla segnaletica stradale verticale, ovvero 50 km. orari;
numerosi sono stati anche negli ultimi giorni gli incidenti stradali lungo il tratto di strada sopra menzionato a causa dei quali, mezzi pesanti e autovetture si sono ribaltati rovinando contro i muri di cinta e cancellate degli insediamenti abitativi, ricadendo talvolta anche nelle proprietà, indi arrecando ingenti danni che non hanno per fortuna coinvolto le persone;
i suddetti insediamenti abitativi a tutt'oggi non sono collegati alla rete di erogazione del gas e alla rete fognaria, tanto che i proprietari sono stati costretti a dotarsi di fosse biologiche e bombole di gas, con conseguente aggravio di spese domestiche;
l'assenza di una viabilità di servizio espone inoltre continuamente la popolazione residente ad un inquinamento acustico e ambientale che, come noto, può essere causa di importanti patologie a carico dell'organo dell'udito, dell'apparato cardiovascolare e respiratorio; l'ANAS SpA, interpellata in data 7 novembre 2007 dal movimento civico Pro Civitate, con nota Prot. CBA-0040251-P del 19 Dicembre 2007, rispondeva che nel breve termine sarebbe stata potenziata la segnaletica di pericolo già presente, con segnaletica luminosa e bande ottiche, annunciando altresì l'ultimazione di uno studio di fattibilità relativo alla realizzazione nel tratto in questione di una viabilità di servizio, che sarebbe stato a breve discusso con il Comune di Bari, al quale il medesimo movimento civico aveva rappresentato la problematica sin dal 18 dicembre 2005, senza tuttavia aver mai appreso della adozione di significative iniziative;
nel frattempo, ovvero a distanza di circa sei mesi, nonostante i ripetuti incidenti nulla è stato disposto circa quanto annunciato dall'ANAS SpA, tanto da indurre il movimento civico Pro Civitate nella persona del suo Presidente a formalizzare

in data 9 giugno 2008 giusto Esposto Denunzia presso gli uffici della Procura della Repubblica di Bari;
a seguito di deliberazione della VIII Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera del 26 luglio 2006, è stato predisposto un rapporto relativo all'attuazione della «Legge Obiettivo», che come noto tra gli interventi deliberati dal CIPE, n. 8/2, Luglio 2007 (tomo I, II e III), individuava nel capitolo «Macro Opera 10 Sistemi Urbani» la Variante alla tangenziale di Bari tra il km. 806+400 e 814+000;
l'assenza di attese e giuste determinazioni dell'ANAS SpA, e al contempo del Comune di Bari, induce la popolazione residente e non ad essere continuamente esposta al rischio di incidenti stradali, nonché a convivere con una serie di altri disservizi, quali gli anzidetti collegamenti alla rete fognaria e alla rete di erogazione del gas, e l'esposizione agli inquinamenti acustico e ambientale;
l'intensificarsi del traffico veicolare, dovuto al continuo transito di turisti provenienti dal Salento e dalla Stazione Portuale di Brindisi diretti verso nord, desta seria preoccupazione e allarme tra la popolazione residente -:
se al Ministro interrogato risulti che la realizzazione della Variante alla tangenziale di Bari tra il km. 806+400 e 814+000 rientri a tutt'oggi tra le opere da realizzarsi;
se il Ministro interrogato sia a conoscenza circa l'ultimazione dello studio di fattibilità prodotto dall'ANAS SpA relativo alla realizzazione nel tratto in questione di una viabilità di servizio;
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di eventuali iniziative che l'ANAS SpA intenda assumere al fine di tutelare l'incolumità della popolazione residente lungo il suddetto tratto della strada e al contempo di quanti la percorrono;
se il Ministro interrogato non ritenga necessario ed urgente impegnare l'ANAS SpA affinché - nelle more della realizzazione della Variante alla tangenziale di Bari tra il km. 806+400 e 814+000 o in alternativa a una viabilità di servizio al fine di scongiurare il rischio di altri incidenti stradali, danni e disagi a carico di quanti risiedono a ridosso della medesima strada - provveda all'installazione di uno spartitraffico invalicabile tra le due corsie della carreggiata della strada statale 16 direzione nord, nel tratto compreso tra il km. 813+200 ed il km. 811+300, così da creare provvisoriamente una viabilità di servizio.
(4-00428)

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INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

GRIMOLDI e SALVINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, principale dispositivo di soccorso tecnico urgente di cui disponga il Paese, versa in una situazione di carenza d'organico che si sta progressivamente accentuando e raggiungerà il culmine alla fine dell'anno in corso, in conseguenza del pensionamento di circa il 15 per cento del personale operativo;
la carenza risulta ancor più pronunciata nelle Regioni settentrionali alle quali, in ragione della mancata applicazione dei principi di decentramento e regionalizzazione del reclutamento, viene sempre più frequentemente destinato personale inesperto e senza una reale conoscenza del territorio;
il legame con il territorio è di particolare importanza nell'espletamento delle funzioni tradizionalmente svolte dal Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco -:
quali misure il Governo intenda assumere per garantire al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco ed in particolare ai suoi distaccamenti nelle Regioni settentrionali risorse organiche adeguate e radicate sul territorio.
(5-00135)

Interrogazioni a risposta scritta:

GRIMOLDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
norme ormai obsolete impediscono agli agenti della Polizia locale di accedere alle banche dati del Sistema di Indagine noto come SDI creato presso il Ministero dell'interno, che permette di verificare tutti i dati rilevanti dal punto di vista della sicurezza pubblica inerenti ad una determinata persona fisica;
gli agenti di Polizia locale non possono conseguentemente accertare se una persona eventualmente fermata nel corso della propria attività istituzionale, ad esempio allo scopo di elevare una contravvenzione per violazione del Codice della strada, abbia procedimenti a carico o precedenti penali;
la situazione è tanto più assurda in quanto gli agenti della polizia locale effettuano ormai numerosi interventi di polizia giudiziaria, inclusi arresti e perquisizioni, per conto dell'Autorità giudiziaria e sono spesso costretti a procurarsi i dati relativi alle persone oggetto di indagine giacenti nello SDI ricorrendo a contatti informali con il personale dell'Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato;
anche gli equipaggiamenti sono spesso inadeguati a fronteggiare situazioni che implicano rischi crescenti per gli agenti della Polizia locale, in alcuni casi privi di armi e protezioni e comunque mai in possesso di un porto d'armi utilizzabile al di fuori del territorio comunale di competenza;
quanto precede impedisce al personale della Polizia locale di integrarsi in un vero e proprio sistema nazionale di sicurezza, precludendo allo Stato la possibilità di sfruttare importanti sinergie nella lotta al crimine organizzato ed all'immigrazione clandestina -:
se il Governo non ritenga opportuno permettere anche agli agenti della Polizia locale la consultazione delle banche dati del SDI e liberare altresì i vincoli geografici gravanti sul porto d'armi loro concesso.
(4-00410)

ZACCHERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria dello scorso anno ha previsto - ai fini di una riduzione della spesa pubblica - l'eliminazione dei consigli circoscrizionali nelle città con meno di 100.000 abitanti;
la norma è comprensibile là ove queste strutture amministrative comportino costi notevoli per le amministrazioni comunali o contemplino stipendi e/o rimborsi spese ai rispettivi componenti;
vi sono però località - come nel caso del comune di Verbania - dove tali istituzioni vengono svolte dagli eletti a titolo assolutamente gratuito e senza la corresponsione né di rimborsi spese né di alcuna indennità;
nel caso di Verbania le Circoscrizioni hanno poi particolare rilevanza in quanto il comune è stato istituito solo nel 1939 riunendo alcune città già esistenti (Pallanza, Intra, eccetera) che tuttora hanno propri e distinti centri urbani che nella elezione delle circoscrizioni cittadine hanno sempre trovato modo di dar vita ad una valida democrazia diretta e partecipata -:
se, ciò considerato, il Ministro non intenda assumere iniziative normative volte a specificare che là ove i consigli circoscrizionali non comportino costi particolari per le amministrazioni comunali essi possano essere mantenuti anche nelle città sotto i 100.000 abitanti e che - in questo caso - sia autonomia delle singole amministrazioni comunali determinare se e come continuare l'esperienza della elezioni dei consigli circoscrizionali.
(4-00415)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nella mattinata di martedì 17 maggio 2008, a Milano, una giovane rom è stata insultata e picchiata fuori dalla tenda del suo campo nomadi;
l'aggressione è avvenuta attorno alle ore otto della mattina ai danni di Rebecca Covaciu, 12 anni, romena di etnia di rom, nota per essersi aggiudicata in Italia il Premio Unicef-Caffè Shakerato 2008 grazie alle sue doti artistiche applicate all'intercultura e di suo fratello quattordicenne, Ioni;
gli aggressori sono due italiani di età compresa fra i 35 e i 40 anni i quali hanno insultato e picchiato i due ragazzi, successivamente anche il padre Stelian, pastore della Chiesa Pentecostale, che è stato insultato e malmenato dagli assalitori;
il nuovo episodio di violenza contro le famiglie rom è stato denunciato da alcuni esponenti del gruppo EveryOne, associazione che si batte per la cooperazione internazionale nel campo dei diritti umani;
questa la ricostruzione dei fatti: l'aggressione è avvenuta nei pressi di un microinsediamento in zona Gianbellino quartiere in cui la famiglia si era stabilita da diversi giorni dopo continue peregrinazioni per l'Italia. Come detto Rebecca, Ioni ed il padre sono stati spintonati, minacciati, ricoperti di insulti razzisti, ammoniti a lasciare immediatamente l'Italia e subito dopo percossi;
la famiglia Covaciu ha tentato di fuggire verso la stazione di San Cristoforo, in piazza Tirana, e i tre accorgendosi di essere ancora seguiti hanno chiesto inutilmente aiuto ai passanti. Mentre si stavano avviando verso il parco davanti alla stazione, la signora Covaciu, cardiopatica, è stata colta da un malore. Il marito ha quindi telefonato a EveryOne che ha dato l'allarme e fatto inviare sul posto una volante della polizia e un'ambulanza. Solo a quel punto gli aggressori si sono dileguati;
ad avviso dei rappresentanti dell'associazione EveryOne «Questa nuova violenza contro le famiglie rom è spaventosa e deve sollevare la protesta della società civile. Quello che è avvenuto a Rebecca e alla sua famiglia è sintomatico del clima, ormai fuori controllo nel nostro Paese, di odio e intolleranza nei confronti del popolo rom. Purtroppo non si tratta affatto di un caso isolato, ma dell'ennesimo gravissimo episodio di violenza, ai danni di una famiglia innocente, che rimarrà impunito e annuncia tempi davvero oscuri per l'Italia»;
il Gruppo EveryOne ricorda di avere recentemente denunciato altri episodi come l'aggressione a Rimini, avvenuta nell'indifferenza generale, di una ragazzina rom incinta, presa a calci da un italiano mentre chiedeva l'elemosina. A Pesaro, qualche giorno fa, Thoma, il membro più anziano della locale comunità rom, sofferente di un handicap a una gamba e cardiopatico, è stato colpito al capo e umiliato in pieno centro storico. Nella stessa città, i parroci hanno recentemente vietato ai rom di chiedere l'elemosina davanti alle chiese. Nei giorni precedenti all'aggressione della famiglia Covaciu, EveryOne ha ricevuto segnalazioni di numerosi episodi di violenza da parte di italiani nei confronti di persone di etnia rom, soprattutto bambini e donne. «È necessaria una condanna unanime del mondo politico italiano e delle Istituzioni europee» concludono i leader del Gruppo e sono ormai indispensabili provvedimenti seri contro chi viola i diritti umani e si fa portatore di violenze e discriminazioni di matrice xenofoba e razzista;
il Gruppo EveryOne era in procinto di organizzare il ritorno della famiglia in Romania «per sottrarla all'ostilità che colpisce i Rom a Milano» -:
se siano a conoscenza dei fatti, e, nell'eventualità positiva, se i fatti corrispondano a verità;

quali iniziative intendano prendere al fine di ripristinare il rispetto della legge, evitando il perpetuarsi di ulteriori episodi quali quelli descritti, configurabili come una violazione dei diritti umani causati da motivazioni razziste e xenofobe.
(4-00424)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
con precedenti interpellanze presentate nella XV legislatura, il sottoscritto interpellante aveva chiesto notizie sull'atteggiamento del Governo Prodi e del Ministro dell'Università allora in carica in merito alla riorganizzazione del sistema universitario, dei concorsi e dell'assegnazione di posti di docenza;
con il presente atto di sindacato ispettivo si intende in particolare sottolineare quanto accaduto all'Università di Bologna con riguardo all'assegnazione di risorse espressamente destinate - per quanto consta all'interpellante - a quattro posti di Professore di seconda fascia alla Facoltà di Veterinaria del locale ateneo;
a parte l'ovvia considerazione che la comunicazione di questo provvedimento è arrivata dal Ministero all'inizio di maggio, allorché il nuovo Governo non era ancora entrato in carica, si fa presente come in varie sedi, tra cui la riunione del Consiglio di Facoltà del 19 maggio 2008, siano emerse perplessità sulle modalità con cui si è pervenuti a quella che appare sostanzialmente un'assegnazione di quattro posti di Professore di seconda fascia alla Facoltà di Veterinaria da parte del Ministro Mussi; vi sarebbero stati rilievi dello stesso Rettore, che in particolare avrebbe lamentato di non essere stato adeguatamente informato dal Preside della Facoltà sin dal principio della vicenda;
l'interpellante rileva l'anomalia di una decisione assunta da un Governo dimissionario, senza che risultino richieste specifiche del Rettore dell'Università interessata, e sottolinea l'apparente casualità del fatto che i posti assegnati riguardino solo una facoltà, quella di Veterinaria, della quale peraltro è Professore ordinario lo stesso ex Ministro delle risorse agricole e ambientali Prof. De Castro;
si fa presente, infine, che l'attribuzione di quattro ruoli di professore di seconda fascia comporterebbe l'erogazione di circa 400.000,00 euro all'anno e che avendo l'università di Bologna notevoli problemi di bilancio, sarebbe stata opportuna e doverosa una previa consultazione con i responsabili locali;
i problemi dell'Università sono altri, come si evince anche dalle contestazioni in merito alla richiesta da parte dell'ateneo di un aumento di 400 euro delle tasse universitarie a fronte di sprechi e di spese non sufficientemente motivate. In questo contesto si rileva che sono stati impegnati ben 1.550.000,00 euro per attivare 22 contratti biennali per le esigenze del portale d'Ateneo nonostante le continue dichiarazioni dei responsabili accademici sulle difficoltà finanziarie (e comunque in presenza, per quanto consta all'interpellante, di almeno 75 unità di personale tecnico amministrativo che si occupano della gestione informatica dell'università nel suo complesso);
la situazione complessiva dell'Ateneo esige, a parere dell'interpellante, e secondo quanto dal medesimo segnalato a più riprese anche nella legislatura in corso, l'attivazione di tutti i poteri a disposizione del Governo -:
di quali elementi disponga il Governo riguardo ai presupposti, alle ragioni e alle modalità che hanno portato all'assegnazione dei quattro posti di Professore di seconda fascia sopra indicati e quali iniziative,

nell'ambito delle proprie competenze, intenda adottare con riguardo alla complessiva situazione richiamata in premessa.
(2-00056)«Garagnani».

Interrogazione a risposta in Commissione:

PICIERNO, GHIZZONI, BACHELET, NICOLAIS, MAZZARELLA, COSCIA, DE BIASI, DE PASQUALE, DE TORRE, GINEFRA, LEVI, LOLLI, ANTONINO RUSSO, PES, ROSSA e SIRAGUSA. - Al Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la normativa vigente in materia di accesso alle facoltà universitarie, la legge n. 264 del 1999, prevede che la restrizione d'accesso sia possibile solo nei corsi che prevedono l'utilizzo di laboratori altamente specialistici, come medicina e chirurgia, medicina veterinaria, odontoiatria e protesi dentaria, architettura, scienza della formazione primaria e le scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario;
come è noto, la richiamata legge n. 264 del 1999 trae origine dalla nota sentenza della Corte costituzionale n. 383 del 1998, la quale precisava che «i criteri di accesso all'università, e dunque anche la previsione del numerus clausus, non possono legittimamente risalire ad altre fonti, diversa e da quella legislativa» e faceva rinvio, in assenza di un quadro «organicamente» predisposto dal legislatore nazionale per la disciplina del numero delle iscrizioni ai corsi universitari, alle norme comunitarie;
la Corte costituzionale affermava che «nelle direttive comunitarie si rinviene un preciso obbligo di risultato che gli Stati membri sono chiamati ad adempiere predisponendo, per alcuni corsi universitari ... aventi particolari caratteristiche, misure adeguate a garantire le previste qualità, teoriche e pratiche, dell'apprendimento» e richiamava la necessità, per l'intera materia, di un'organica sistemazione legislativa che prevenisse l'incertezza degli iscritti ed il contenzioso che ne poteva derivare;
è stata, pertanto, approvata la già citata legge 2 agosto 1999, n. 264, recante norme in materia di accessi ai corsi universitari, che dispone la programmazione a livello nazionale limitatamente ad alcuni corsi, e a livello locale ove ricorrano specifiche situazioni, puntualmente indicate all'articolo 2, comma 1, lettere a) e b);
ogni limitazione del numero degli accessi al di fuori delle fattispecie indicate dalla legge costituisce pertanto un'ingiustificata limitazione del diritto allo studio garantito dagli articoli 3 e 34 della Costituzione, in più casi censurata dai giudici amministrativi;
i test per l'accesso ai corsi di laurea sono stati spesso caratterizzati da irregolarità tanto da produrre più inchieste giudiziarie, generando aspre polemiche, forti dubbi ed una diffusa insoddisfazione negli studenti che accusano le istituzioni di scoraggiare chi vuole emergere per meriti personali e di non promuovere lo studio e la cultura nel nostro Paese;
nel corso della XV legislatura, l'allora ministro dell'università e della ricerca, ha emanato una nota di indirizzo agli Atenei (Protocollo n. Gab. 4947, 16 marzo 2007) invitandoli a contenere il ricorso al numero chiuso, in specifico si legge: "... Ogni limitazione del numero degli accessi al di fuori delle fattispecie indicate dalla legge costituisce pertanto un'ingiustificata limitazione del diritto allo studio garantito dall'articolo 34 della Costituzione, in più casi censurata dai giudici amministrativi... In particolare, il previsto indicatore della «numerosità» è preordinato a garantire allo studente la congruenza tra la formazione impartita ed il raggiungimento degli obiettivi formativi previsti nell'ordinamento didattico, ma non può giustificare la programmazione del relativo accesso ... Si ritiene pertanto che nell'ipotesi di una numerosità superiore a quella indicata dai predetti provvedimenti ministeriali, l'Università

valuti la più razionale utilizzazione delle risorse a disposizione, anche attraverso la duplicazione o triplicazione del corso. Sempre in tali ipotesi, si ravvisa l'opportunità che l'Ateneo attivi, eventualmente un procedimento mirato a razionalizzare l'offerta formativa riducendo il numero dei corsi attivati ... Al fine di porre termine a una situazione che ha interessato recentemente anche gli organi giurisdizionali, confido sull'attenzione che verrà dedicata, in vista del prossimo anno accademico, al rispetto delle norme vigenti, anticipando che tutta la materia sarà oggetto di un attenta valutazione, che coinvolgerà le SSLL., anche ai fini di una eventuale modifica normativa...»
da una intervista pubblicata su il Messaggero del 15 giugno 2007, l'allora ministro dell'università, aveva dichiarato: «Troppe facoltà a numero chiuso, "un'esagerazione", interverrò con una legge che stabilirà quando il ricorso al numero chiuso è legittimo e quali sono le condizioni da cui non si può derogare per ricorrere al numero programmato che oggi tende a essere la norma»... «Se si supera una certa soglia, si comincia a intaccare il principio costituzionale del diritto di tutti all'accesso alla formazione. Dal momento che l'invito cortese non è stato accolto, bisognerà intervenire con meccanismi di legge»;
ogni anno la programmazione degli accessi genera preoccupazioni da parte degli studenti e delle loro famiglie -:
se il Ministro interrogato, al fine di tutelare gli studenti e il diritto alla conoscenza, intenda assumere iniziative legislative per una revisione della materia;
se e quali accorgimenti verranno predisposti affinché le prove del prossimo settembre si svolgano nella piena trasparenza ed equità.
(5-00140)

Interrogazioni a risposta scritta:

MISIANI, SANGA e PIFFARI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 7 aprile 2000 il Ministero della Sanità, la Regione Lombardia, il Comune di Bergamo, la Provincia di Bergamo e l'Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti hanno sottoscritto un Accordo di Programma che ha come oggetto la realizzazione del nuovo Ospedale di Bergamo;
l'Azienda Ospedaliera ha quindi avviato la costruzione del nuovo complesso ospedaliero, la cui inaugurazione è prevista per i primi mesi del 2009;
l'Accordo di Programma prevede l'impegno da parte dell'Azienda Ospedaliera a diminuire la quota di finanziamento regionale mediante la vendita dell'area dove sorge oggi l'Ospedale (a Bergamo, in Largo Barozzi: complessivamente 141.957 mq di cui parte edificata);
il 6 aprile 2004 è stato approvato l'Atto integrativo all'Accordo di Programma per la costruzione del nuovo ospedale e per la realizzazione degli interventi connessi, a seguito del quale è stata apportata la variazione delle previsioni urbanistiche relative all'attuale sede ospedaliera di Largo Barozzi, allo scopo di rendere concreta e tempestiva la possibilità di finanziamento di quota parte del costo di realizzazione del nuovo ospedale, mediante l'alienazione dell'attuale sede;
il 13 maggio 2004 il Ministero dell'Istruzione e l'Università di Bergamo hanno sottoscritto un Protocollo di Intesa con il quale il Ministero, prendendo atto delle esigenze finanziarie complessive occorrenti per il potenziamento delle strutture edilizie dell'Università (euro 80 milioni), si impegnava a stipulare con l'Università uno o più accordi di programma, da sottoscrivere entro 24 mesi dalla stipula del Protocollo di Intesa, a valere sulle risorse che si sarebbero potute rendere disponibili sui propri stati di previsione della spesa, per l'attribuzione di risorse finanziarie (ad integrazione di quelle destinate al riguardo dall'Università) di im

porto comunque pari al 50 per cento (euro 40 milioni) della spesa complessiva di cui sopra;
il 25 maggio 2004 l'Azienda Ospedaliera, il Comune e l'Università di Bergamo hanno stipulato un Protocollo di Intesa in cui l'Azienda Ospedaliera si impegnava a cedere a titolo gratuito al comune di Bergamo una superficie di mq 20.000, che il Comune si impegnava a sua volta a concedere in uso gratuito e perpetuo all'Università degli Studi di Bergamo, mentre l'Azienda Ospedaliera cedeva all'Università di Bergamo ulteriori mq 40.000 (a fronte di un corrispettivo di euro 20 milioni) da ottenere tramite un contributo del Governo. Da questa operazione sarebbe nato il «campus» universitario, con la concentrazione in quest'area delle diverse sedi dell'Università di Bergamo e una spesa complessiva di euro 80 milioni (euro 20 milioni per l'acquisto delle aree dall'Azienda Ospedaliera e euro 60 milioni per gli interventi di ristrutturazione degli immobili). Il Protocollo di Intesa non ha avuto attuazione entro i tempi previsti (24 mesi dalla data di sottoscrizione), in quanto il Ministero dell'Istruzione non ha reso disponibili i fondi (euro 40 milioni) necessari all'Università per acquisire l'area e realizzare la nuova sede. Pertanto, gli impegni assunti con il medesimo dalle parti hanno cessato di avere efficacia;
il 13 febbraio 2007 il Consiglio di Amministrazione dell'Università degli Studi di Bergamo ha formalmente accettato l'ipotesi di insediamento di una parte delle sue attività nell'area di Largo Barozzi, dichiarando di non essere nelle condizioni di risolvere le necessità finanziarie dell'Azienda Ospedaliera e quindi di poter prendere in considerazione l'ipotesi di un suo insediamento per al massimo 20.000 mq, purché non ci siano spese per l'acquisto;
il 28 maggio 2008 l'Azienda Ospedaliera di Bergamo ha presentato al Comune di Bergamo una proposta preliminare per la riconversione dell'attuale sede ospedaliera di Largo Barozzi, destinando circa 20.000 mq di nuova edificazione per la collocazione di una funzione pubblica;
il 3 giugno 2008 il Sindaco di Bergamo ha sollecitato formalmente il Presidente della Regione Lombardia a convocare il Collegio di Vigilanza per l'attuazione dell'Accordo di Programma per la realizzazione del nuovo Ospedale di Bergamo al fine di valutarne lo stato di attuazione, con particolare riferimento al recupero funzionale per sede universitaria dell'Ambito di Largo Barozzi previsto nell'Atto Integrativo all'Accordo di Programma sottoscritto in data 6 aprile 2004 -:
quali orientamenti abbiano intenzione di assumere in relazione ai contenuti del Protocollo di Intesa stipulato il 13 maggio 2004 con l'Università di Bergamo, con particolare riferimento al finanziamento di euro 40 milioni indicato come contributo del Governo per la realizzazione del «campus» universitario di Bergamo;
se attualmente il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca disponga nei propri stati di previsione della spesa delle risorse finanziarie necessarie per questo scopo.
(4-00416)

SPECIALE, LUCIANO ROSSI e GIRLANDA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
alcuni cittadini di Assisi hanno indetto una raccolta firme al fine di scongiurare la chiusura o l'eventuale accorpamento ad altre strutture della scuola speciale statale per ciechi pluriminorati dell'Istituto Serafico di Assisi;
l'Istituto di Assisi è l'unica scuola speciale per ragazzi affetti da cecità pluriminorante presente in Italia;
in più occasioni le famiglie degli alunni si sono schierati in difesa dell'istituto bloccando progetti di trasferimento o di riduzione dell'offerta formativa -:
quali siano le attuali condizioni (numero alunni, bilanci, offerta formativa) dell'istituto;

se corrispondano a verità le voci circa il periodo di difficoltà economica, attraversato dall'istituto, che costringe lo stesso all'attivazione di reiterati rapporti a termine con il proprio personale, con conseguente eccessivo turn-over e grave disagio emozionale per i ragazzi ospiti;
se il Ministro della pubblica istruzione sia al corrente della situazione e non ritenga opportuno attivarsi insieme agli altri enti interessati facendosi carico della soluzione del problema.
(4-00426)

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
i pazienti affetti da malattie degenerative o comunque invalidanti, come la sclerosi laterale amiotrofica o le distrofie muscolari progressive nelle fasi avanzate della malattia, pur mantenendo inalterate le capacità cognitive, perdono progressivamente la facoltà di comunicazione e di relazione, finendo nel totale isolamento e nella disperazione;
per questi cittadini comunicare con i familiari, amici e conoscenti, dialogare con il proprio medico, partecipare alla vita sociale scambiando opinioni e pensieri è un bisogno primario che caratterizza la qualità della vita e contribuisce a promuovere quell'approccio alle disabilità che va sotto il nome complessivo di «vita indipendente»;
per questa ragione con accordo ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano sancito in Conferenza Stato-Regioni il 1o agosto 2007 sono stati vincolati 10.000.000 di euro, ai sensi dell'articolo 1, commi 34 e 34-bis, della legge 23 dicembre 1996, n. 662 per la realizzazione degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale per l'anno 2007, per l'acquisto di comunicatori aumentativi alternativi per pazienti con gravi patologie neuromotorie, come quelli affetti da sclerosi laterale amiotrofica -:
quanti progetti siano stati presentati alla data odierna al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali per la valutazione in ordine all'ammissione al finanziamento ed al successivo inoltro alla Conferenza Stato-Regioni;
quali siano i fondi effettivamente erogati a tutt'oggi, secondo la ripartizione prevista dalla tabella 1 - risorse vincolate per l'attuazione della progettualità «facilitazione della comunicazione nei pazienti con gravi malattie psicomotorie», linea progettuale 1: cure primarie - per ciascuna Regione e P.A. a seguito di approvazione da parte della stessa Conferenza Stato-Regioni e conseguente delibera del CIPE;
quale sia il numero di comunicatori, complessivo e suddiviso per Regioni e P.A., per l'acquisto dei quali è stato erogato il finanziamento;
quale sia il numero di comunicatori, complessivo e suddiviso per Regioni e P.A., che risultano allo stesso Ministero effettivamente acquistati, anche sulla base dei consultivi eventualmente inviati dalle Regioni e P.A. che hanno beneficiato dei finanziamenti, come previsto dal succitato accordo sancito in Conferenza Stato Regioni il 1o agosto 2007.
(2-00055)
«Livia Turco, Farina Coscioni, D'Incecco, Sbrollini, Miotto, Murer».

Interrogazioni a risposta scritta:

NUCARA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le frequenti morti sul lavoro sono il risultato anche di una inadeguata formazione

dei lavoratori in materia di sicurezza, come gli stessi sindacati hanno sottolineato;
tale attività rientra tra i compiti istituzionali dell'INAIL - l'Istituto per l'assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali dei lavoratori dell'industria, dell'agricoltura, dell'artigianato ed altre particolari fattispecie - che oltre all'erogazione delle prestazioni economiche, sanitarie e riabilitative, è tenuto a svolgere anche un'attività diretta alla prevenzione degli infortuni;
l'operatività dell'Istituto è frenata dal pessimo funzionamento del sistema informatico, come denunciato ripetutamente dai medici interni, dai consulenti del lavoro e dai sindacati;
il processo di informatizzazione, costato molti miliardi di lire, è stato progettato male nel «colloquio informatico» tra le diverse aree dell'Istituto (area sanitaria, altre aree tecniche, aree contabili ed amministrative) per cui ha impiegato molto tempo, e ulteriore dispendio di danaro e di energie, per essere messo in grado di funzionare;
all'inizio dell'estate 2007, senza una adeguata sperimentazione, è stata frettolosamente applicata nelle Sedi dell'INAIL una nuova versione dell'impianto informatico (che ha fatto rispendere all'istituto molti milioni di euro), che provoca a sua volta continue disfunzioni, con interruzioni continue che danneggiano gli utenti;
questo ennesimo nuovo sistema informatico doveva corrispondere all'esigenza di far viaggiare le informazioni sulla rete web con la finalità di apportare un miglioramento al sistema e non un suo netto peggioramento come di fatto sta avvenendo nelle sedi INAIL dove il nuovo sistema informatico è in funzione;
tutti i suddetti rilievi furono oggetto di una interrogazione a risposta scritta presentata alla Camera dei deputati dal sottoscritto già in data 27 novembre 2007 e rimasta senza risposta -:
quale sia stata la spesa globale dell'appalto alle ditte fornitrici esterne dei nuovi programmi informatici e quali siano stati i criteri di scelta seguiti nel concedere gli appalti e se questi si siano adeguati a criteri di trasparenza, efficacia, efficienza ed econonomicità nonché le ragioni che abbiano indotto la Direzione Tecnica competente e il nuovo Direttore Generale a rinnovare i criteri di valutazione («50 punti su valutazione - 50 su prezzo»);
se agli esperti informatici dipendenti dell'INAIL (che sono di comprovata professionalità) sia stato dato «spazio» sufficiente per impedire che il nuovo sistema secondo quel che pare all'interrogante precipitasse nel caos più totale le Sedi dell'Istituto;
quale sia stato il ruolo e se vi sia stato interessamento da parte delle Consulenze Centrali dell'Istituto (Sanitaria, Tecnica ed Amministrativa) per evitare secondo l'interrogante un inutile dispendio di danaro pubblico e un «dissesto continuo» nella normale attività delle Sedi dell'Istituto;
quali rimedi intenda porre in essere l'INAIL per far cessare immediatamente e completamente il «dissesto» delle Sedi provocato dal nuovo sistema informatico.
(4-00407)

GRIMOLDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nelle società avanzate il concetto di sicurezza alimentare trova la sua rispondenza in un'accezione vasta e complessa, nella quale rientra non solo la certezza degli approvvigionamenti, ma anche la garanzia della qualità, della salubrità e dell'origine dei prodotti alimentari;
l'avanzamento del processo di globalizzazione e la conseguente maggiore apertura

dei mercati hanno reso - e renderanno - sempre più complesso il soddisfacimento delle suddette esigenze riguardo alla sicurezza dei prodotti alimentari, la cui provenienza sempre più varia contribuisce, inevitabilmente, a determinare crescenti bisogni di informazione da parte dei consumatori;
da tempo, i consumatori lamentano di poter contare su maggiori informazioni e garanzie riguardo ad aspetti di primaria importanza ai fini della corretta applicazione del su richiamato concetto di sicurezza alimentare, in specie, per quanto riguarda la presenza di organismi geneticamente modificati (OGM), l'origine dei prodotti ed il rispetto delle norme igienico sanitarie;
negli ultimi tempi nuovi motivi di apprensione sono derivati al consumatore italiano, oltre che dall'impiego di biotecnologie finalizzate alla produzione di OGM, dall'impiego di animali clonati e, in ultimo, dalla grave emergenza rifiuti in Campania, ossia in una regione dalla quale provengono molti prodotti alimentari freschi (frutta, ortaggi, latticini...) e, quindi, particolarmente soggetti a problemi di contaminazione;
le esigenze di informazione a tutela del diritto di scelta del consumatore non appaiono sufficientemente garantite dalle soglie di tolleranza previste dalle vigenti norme comunitarie (regolamenti 1820/ 2003 e 1830/2003) in materia di etichettatura;
i recenti pareri positivi espressi dalla statunitense FDA e dalla europea EFSA riguardo all'ammissibilità dei prodotti alimentari ottenuti da animali clonati, aprono prospettive particolarmente preoccupanti sotto il profilo, sia etico, sia igienico sanitario;
il protrarsi dell'emergenza rifiuti in Campania, visti anche i precedenti che, nel 2003, indussero addirittura il Governo a ricorrere alla legislazione straordinaria e di urgenza (decreto-legge n. 192 del 2003) per fare fronte al problema della contaminazione da diossina negli allevamenti di bufale, inducono serie e fondate preoccupazioni riguardo alla salubrità dei numerosi prodotti originari delle zone interessate da detta emergenza -:
se e quali iniziative si intendano adottare, affinché nelle sedi comunitarie siano riviste le norme in materia di etichettatura dei prodotti contenenti OGM e di tracciabilità alimentare, al fine di renderle maggiormente coerenti, sia con la moderna accezione del concetto di sicurezza alimentare, sia con le esigenze del consumatore ad essere informato a tutela del proprio diritto di scelta e di sovranità alimentare;
se e quando si intenda dare compiuta attuazione alle vigenti norme nazionali (legge n. 204 del 2004) in materia di origine dei prodotti agro-alimentari;
se e quali misure si intendano adottare per incentivare la tracciabilità volontaria dei prodotti alimentari;
se e quali misure siano state adottate e si intendano adottare per accrescere i controlli igienico sanitari sui prodotti alimentari provenienti dalle aree interessate dall'emergenza rifiuti e, in specie, per scongiurare che siano posti in commercio prodotti agro-alimentari freschi contaminati dalla presenza di diossina.
(4-00414)

FUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 18 giugno 2008 la Guardia di finanza ha denunciato 523 persone per truffa ai danni del Sistema sanitario nazionale;
i truffatori dichiaravano falsamente di percepire redditi inferiori ai parametri previsti dalla legge n. 724 del 1994 in modo da ottenere l'esenzione totale del ticket sanitario -:
quale sia l'attuale sistema dei controlli sul rispetto dei parametri per l'esenzione dal ticket sanitario e, qualora si

rendessero necessarie quali urgenti iniziative voglia intraprendere per migliorarlo.
(4-00420)

FUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo un recente studio dell'Università cattolica di Roma sulla situazione dell'assistenza ospedaliera in Italia, tra il 2001 e il 2005 è calata l'incidenza del settore pubblico (-2,3 per cento nel numero di pazienti dimessi e -1,9 per cento nella quota di fatturato);
inoltre la quota di mercato relativa al pubblico è calata di 2,3 punti percentuali (dall'81 per cento al 78,7 per cento);
l'altro elemento centrale dello studio è di converso il simmetrico aumento del 2,3 per cento della quota di mercato per il privato for-profit, mentre le strutture private no-profit hanno avuto una crescita inferiore di circa l'8 per cento -:
quali siano, alla luce del contributo dato da questo nuovo studio e della recente attualità che ha evidenziato sia lo scandalo legato a una clinica privata lombarda convenzionata col Ssn, sia pesanti sacche di inefficienza in strutture ospedaliere pubbliche soprattutto nel Mezzogiorno, gli intendimenti del Ministro interrogato sul mercato della sanità in Italia con riferimento sia al settore pubblico che a quello privato.
(4-00425)

FUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Giunta regionale della Puglia ha varato, in ossequio alla legge regionale n. 25 del 2006 e quindi con due anni di ritardo nel corso dei quali si sono accumulati una serie di pesanti ritardi e disagi, il nuovo piano sanitario regionale;
a parere dell'interrogante è dovuto anche a questo ritardo il deficit della sanità pugliese che alla fine del 2007 ammontava a circa 200 milioni di euro e per il cui parziale risanamento la stessa Giunta, nel dicembre 2006, decise di aumentare le tasse regionali;
se, da un lato, l'articolo 117 della Costituzione attribuisce alle regioni la potestà legislativa esclusiva in materia di organizzazione delle strutture e dei servizi sanitari, dall'altro, prevede la potestà legislativa concorrente tra Stato e regioni in materia di tutela ambientale -:
quali siano i dati in suo possesso sul deficit sanitario pugliese e il livello delle prestazioni sanitarie fornite nella Regione Puglia.
(4-00427)

TESTO AGGIORNATO AL 4 DICEMBRE 2008

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCO CARRA e PIZZETTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il settore suinicolo versa in una situazione di grave crisi;
in questi giorni è stato proclamato lo «sciopero del prosciutto» da parte degli allevatori fortemente penalizzati nelle relazioni di mercato con i trasformatori e con la grande distribuzione;
in ragione del blocco del cuc (certificato unificato di conformità) la produzione del prosciutto di Parma e del S. Daniele sono a rischio -:
quali iniziative intenda assumere per contribuire al superamento dell'attuale fase di emergenza.
(5-00137)

CAPARINI, FOLLEGOT, STUCCHI, FOGLIATO, CALLEGARI, NICOLA MOLTENI, FORCOLIN, ALLASIA, PINI, CROSIO, GRIMOLDI, FAVA, NEGRO e RAINIERI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 2 della legge 23 agosto 1993, n. 349, l'attività cinotecnica è

considerata a tutti gli effetti attività imprenditoriale agricola ed i soggetti, persone fisiche o giuridiche, singoli o associati, che esercitano l'attività cinotecnica sono imprenditori agricoli ai sensi dell'articolo 2135 del codice civile, come confermato dalla giurisprudenza secondo cui «l'attività cinotecnica è, per espressa definizione normativa (cfr. articolo 2 legge 23 agosto 1993, n. 349), attività imprenditoriale agricola in tutte le sue componenti (allevamento, addestramento, selezione delle razze canine» (Tar Lombardia, Milano sez. II, 8 marzo 2007, n. 370);
nonostante tale inquadramento normativo il settore cinotecnico che ha rilevanza economica e sociale (quasi ogni famiglia ha un cane di razza), pur sottoposto alle norme che regolano l'attività agricola (controlli delle Asl), è invece escluso da tale settore per quanto attiene agli incentivi economici, ai finanziamenti nazionali e comunitari (PAC), alle agevolazioni fiscali (si applica l'Iva al 20 per cento);
l'allevamento del cane di razza risulta essere l'unico settore zootecnico made in Italy che con evidente sperequazione rispetto all'allevamento di conigli, caprini, ovini, cavalli e di altri animali non usufruisce di una disciplina che sostenga chi alleva secondo criteri di qualità consentendo l'autosufficienza nella produzione nazionale;
l'allevatore di cani di razza, ancor più di altri operatori, è sottoposto alle norme che regolano il benessere animale, attesi gli stretti contatti dei cani con le persone;
secondo i dati dello stesso ministero il numero di cuccioli iscritti al Libro delle origini è passato da 160.000 nell'anno 2003 (inizio dell'attuale gestione dell'E.N.C.I.) a 124.000 nel 2005, e negli stessi anni il numero dei soci aggregati (iscritti nei vari club e gruppi cinofili) è passato da 98.000 a 75.000;
la tutela del patrimonio zootecnico sotto il profilo igienico-sanitario, sociale ed economico non può più avvenire attraverso una gestione privatistica e meramente amatoriale, come fino ad oggi tenuta da parte dell'ENCI (Ente Nazionale Cinofilia Italiana) che per attribuzione legislativa è depositario dei Registri ufficiali Genealogici dei cani di razza, posto che i risultati ottenuti dimostrano - ad avviso degli interroganti - inefficienza ed ingestione a discapito dell'interesse degli stessi allevatori;
la gestione della cinofilia ha di fatto favorito coloro che operano in modo non corretto e trasparente a nocumento del benessere animale, degli operatori che lavorano secondo criteri di qualità e degli utenti degli allevamenti non tutelati sulla garanzia di qualità psico-morfologica del cane;
affinché l'intero settore della cinofilia riacquisti dignità di attività di interesse pubblico occorre procedere con il commissariamento dell'Enci, più volte invocato dalle forze politiche e sociali (si veda, tra le tante, la risoluzione n. 7-00274 presentata dall'onorevole Marco Lion, Presidente della Commissione agricoltura nella seduta n. 206 del 18 agosto 2007) come primo passo per ridare alla gestione dei Registri delle origini una connotazione di servizio pubblico svolto nell'interesse dei cittadini e degli allevatori;
i nuovi livelli essenziali di assistenza (LEA) di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 aprile 2008, e nello specifico l'Allegato 1, forniscono un nuovo e chiaro indirizzo dal punto di vista della sanità pubblica in merito all'allevamento animale, posto che i controlli sugli allevamenti sono l'unica garanzia della sanità pubblica e del benessere animale, il commissariamento è improcrastinabile;
l'allevamento di cani di razza, sia professionale che semi-professionale, deve essere identificabile ai fini dei controlli igienico-sanitari attraverso l'istituzione e la pubblicazione di un «Registro degli allevatori» nel quale, come avviene per l'allevamento di altri animali, in conformità alle esigenze della pubblica salute e

sicurezza e come previsto dalle stesse «Norme tecniche del Libro Genealogico», siano riportati i dati relativi all'ubicazione dell'allevamento e delle eventuali strutture, la cui notizia non lede in alcun modo la privacy di chi opera correttamente sul mercato;
l'ENCI frappone ostacoli a tale esigenza di trasparenza in quanto non consente che i dati identificativi di ciascun allevamento sia indicato nel «Registro degli allevatori» di cui attualmente cura la compilazione mancando altresì un automatismo di inserimento dei dati dell'operatore cinotecnico tramite un quorum di cuccioli prodotti/annui e la cancellazione dal registro nel caso di mancata produzione di cuccioli o di assenza di possesso di cani iscritti al ROI. Ciò senza considerare che tale registro è gravemente incompleto in quanto concernente solo gli allevamenti di razze riconosciute dalla FCI risultando escluse dal censimento le razze ibridi commerciali (ad esempio i pitbull non sono riconosciuti) con una popolazione di circa 400.000 cani;
al fine di dare nuovo slancio al settore e incentivare coloro che allevano secondo principi di qualità, favorendo nel contempo l'emersione del commercio fiscalmente sconosciuto, è ormai indispensabile che vengano adottate le seguenti azioni: a) istituzione di un Registro pubblico nazionale degli allevamenti e degli allevatori indispensabile per il controllo del rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza dettati, da ultimo con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 aprile 2008. Tale operazione di trasparenza è possibile prescrivendo all'ENCI di rendere noti i dati relativi agli allevamenti (ubicazione e titolarità) ed alle regioni di effettuare un censimento capillare delle attività con animali d'affezione; b) riduzione dell'IVA dal 20 per cento al 10 per cento per gli imprenditori agricoli cinotecnici, al fine di conferire pari trattamento rispetto ad altre zootecnie e per rendere la cinotecnia nazionale economicamente competitiva con quella di importazione; c) riconoscimento del cane di razza tra le produzioni zootecniche che godono di agevolazioni e finanziamenti comunitari; d) introduzione di agevolazioni edilizie per la costruzione di box o platee per un minimo di metri quadri che consentano l'avvio dell'attività ai piccoli allevatori con la modifica dell'Accordo Stato-Regioni sul benessere degli animali da compagnia e pet therapy del 6 febbraio 2003, recepito dalle norme regionali, che detta una indistinta disciplina per allevamenti di differenti dimensioni, onerando il piccolo allevatore di adempimenti insostenibili; e) innalzamento da euro 200 a euro 1.200 della deducibilità dei costi veterinari, il cui onere grava non poco sui bilanci delle famiglie che siano proprietarie di un animale domestico; f) riconoscimento delle razze italiane come «Patrimonio cinotecnico Italiano» in quanto per origine ed antichità rappresentano un patrimonio di storia e cultura; g) commissariamento dell'ENCI -:
se, coerentemente con la disciplina che qualifica l'attività di allevamento tra l'altro di cani di razza come attività agricola ed imprenditoriale, intenda adottare ogni iniziativa che tenga conto di quanto sopra indicato e proposto;
se in particolare, a fronte dell'improcrastinabile necessità di rendere trasparente ed efficiente il settore della cinofilia, da gestire non più secondo una logica amatoriale e privatistica ma come attività zootecnica ed economica d'interesse pubblico, intenda procedere con il commissariamento dell'ENCI e con la nomina di un commissario ad acta per la tenuta del Libro genealogico per la tutela dei cani di razza ai sensi della legge n. 529 del 1992 e del Disciplinare del Libro genealogico.
(5-00138)

Interrogazioni a risposta scritta:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
un andamento climatico del tutto abnorme - con precipitazioni per complessivi

124,3 millimetri nei primi 16 giorni di giugno - ha compromesso le coltivazioni per effetto di abbondanti precipitazioni che hanno finito per pregiudicare i raccolti, soprattutto nella pianura padana, ma anche in altre zone della penisola;
secondo le prime stime delle confederazioni sindacali dell'agricoltura, temporali, grandine e nubifragi hanno provocato in Emilia Romagna danni che vanno dal 50 per cento su produzioni di pregio come ciliegie, prugne e susine a danni ancora difficilmente quantificabili su prodotti come le pesche, le pere, le mele, i meloni e i cocomeri;
ancora più grave appare la situazione sul fronte dei seminativi, tant'è che in Emilia Romagna si stima una perdita di produzione tra il 30 e il 40 per cento di frumento, con particolare riguardo alle aree orientali della regione;
nel piacentino, in diverse aree, dove la raccolta del grano è praticamente impossibile, c'è chi sta trinciando il grano come alimento per i bovini. Pesante appare anche la situazione dei foraggi, dove l'acqua ha fatto marcire il primo taglio in percentuali variabili dal 20 per cento della pianura reggiana al 90 per cento della montagna parmense. A tacere della gravissima crisi che si riverserà sul pomodoro da industria colpito soprattutto nelle due principali aree produttive del piacentino (dove si stima un perdita del 30 per cento del prodotto precoce) e del ferrarese;
decisamente difficile si manifesta la situazione per i produttori che, oltre alle perdite economiche causate dalla mancata produzione, si ritroveranno a dover sostenere maggiori costi per scongiurare il rischio di malattie alle coltivazioni rimaste in campo, per acquistare mangimi e per ripristinare i terreni dove il raccolto è andato distrutto. A tacere del fatto che al predetto aggravio dei bilanci aziendali si deve aggiungere l'aumento, nell'ultimo anno, del 30 per cento del gasolio, del 26 per cento dei concimi e del 23 per cento dei mangimi -:
se e quali iniziative, anche di carattere straordinario, intenda assumere al riguardo.
(4-00408)

ALESSANDRI e RAINIERI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'Ente nazionale cinofilia italiana (ENCI), a norma della delega avuta ai sensi della legge 30 dicembre 1992, n. 529, svolge attività di pubblico interesse consistente nella tenuta del Libro genealogico dei cani di razza secondo la disciplina dettata da appositi disciplinari approvati con decreti del Ministro delle politiche agricole e forestali e, in particolare, dal Decreto ministeriale n. 21095 del 5 gennaio 1996 e dalle Norme tecniche del Libro genealogico;
l'esercizio di tale funzione è stata più volte oggetto di critiche, soprattutto da parte di alcuni soci dell'ente. Questi, a riguardo, hanno spesso lamentato una preoccupante inadeguatezza dell'ENCI a gestire con efficacia l'importante compito istituzionale avuto in attribuzione, evidenziando presunte violazioni soprattutto in materia di applicazione della citata legge n. 529 del 1992 e dei decreti ministeriali applicativi, nonché sulla disciplina relativa al benessere animale (legge n. 281 del 1991) e delle norme regionali istitutive dell'anagrafe canina;
a conferma delle problematiche segnalate dai suddetti soci, che tra l'altro riverberebbero ripercussioni sull'intero settore zootecnico cinofilo nazionale con grave danno per il relativo sistema imprenditoriale ed economico, si segnalano i puntuali atti di sindacato ispettivo e di indirizzo presentati nella XV Legislatura e volti a sollecitare misure atte a ristabilire l'applicazione di criteri di efficienza, di efficacia e di trasparenza nella gestione

del Libro genealogico del cane di razza, cui però non hanno fatto seguito azioni concrete e confacenti;
allo stato attuale rimarrebbero irrisolte specifiche questioni di cui le più urgenti riguardano, in particolare, i seguenti aspetti:
a) L'ENCI avrebbe omesso di adeguare la banca dati costituita dal Libro genealogico del cane di razza con le norme nazionali e regionali vigenti in materia di identificazione dei cani di razza. Al riguardo si richiama la circolare prot. n. 3241/FC/AP/LH del 24 gennaio 2005 con cui lo stesso Ente dichiarava che «gli allevatori titolari e/o associati d'affisso riconosciuto da ENCI/FCI hanno la facoltà di registrare al Libro genealogico cucciolate identificabili anche attraverso, l'apposizione della propria sigla assegnata dall'ENCI». Ad avviso degli interroganti tale disposizione risultava essere in palese contrasto con la legge 14 agosto 1991 n. 281 (Legge quadro in materia di animali di affezione prevenzione del randagismo), che istituisce l'anagrafe canina delegando alle Regioni l'istituzione e le modalità di iscrizione alla medesima anagrafe, nonché la determinazione delle modalità di rilascio al proprietario o al detentore della sigla di riconoscimento del cane, da imprimersi mediante tatuaggio indolore (articolo 3). La citata, presunta, omissione, esposta anche nelle interrogazioni n. 4-00833 presentata dal Senatore Valerio Carrara e n. 4-01567 presentata dal Deputato Giacomo Stucchi, è stata oggettivamente accertata dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che, con la nota del 4 dicembre 2006, testualmente dichiarava: «... la banca dati dell'ENCI fino al 31 dicembre 2004 doveva necessariamente essere in linea con l'anagrafe canina detenuta dalle regioni» e che «invece, con circolare n. 3241 del 24 gennaio 2005, il Direttore generale dell'ENCI e responsabile dell'Ufficio centrale del Libro genealogico, richiamando una precedente nota del 1o giugno 2004 informava le delegazioni ENCI che gli allevatori titolari e/o associati d'affisso riconosciuto ENCI/FCI hanno facoltà di registrare al libro genealogico cucciolate identificabili anche attraverso l'apposizione della propria sigla assegnata dall'ENCI»;
a tale situazione il Ministero, su indicazione dello stesso ENCI, ha ritenuto di fari fronte tramite il Decreto Ministeriale n. 10056 del 6 luglio 2007 con cui è previsto che solo a partire dal 1o ottobre 2007 sussiste l'obbligo di iscrizione all'anagrafe canina istituita nella maggior parte delle Regioni per i cani iscritti al libro genealogico, compiendo di fatto una sostanziale sanatoria per l'omesso allineamento da parte dell'ENCI dei dati identificativi dei cani nati fino alla data del 1o ottobre 2007;
b) L'ENCI avrebbe consentito di omettere l'applicazione della certificazione veterinaria ai fini dell'iscrizione al libro genealogico e all'anagrafe canina (si veda l'interrogazione n. 4-00833 presentata dal senatore Valerio Carrara);
e) l'ENCI ha deciso la revoca della tutela di 15 razze canine alla Società italiana Pro Segugio (SIPS) assumendola con presunta violazione del Disciplinare del libro genealogico (decreto ministeriale 21095 del 5 febbraio 1996) e delle Norme tecniche (decreto ministeriale 21203 dell'8 marzo 2005) e quindi anche con la mancata applicazione dell'Ordinanza 20166 del 23 gennaio 2007 a firma del Direttore generale competente del Ministero delle politiche agricole e forestali (si veda a riguardo l'atto di sindacato ispettivo n. 4-01572 dell'onorevole Giacomo Stucchi), come anche lo stesso Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali accertava con provvedimento n. 23900 del 1o dicembre 2006;
d) non risulterebbe che l'ENCI abbia ancora istituito l'Ufficio centrale del libro genealogico, in difformità all'articolo 5 del decreto ministeriale 21095 del 5 febbraio 1996 (si veda a proposito l'atto di sindacato ispettivo n. 3-01173);
e) l'ENCI avrebbe leso la libertà di comportamento degli allevatori in seno al

funzionamento dell'ente, i quali nell'evidenziare i profili problematici sopra indicati sarebbero incorsi in decisioni delle Commissioni di disciplina dell'ENCI che apparirebbero agli interroganti non proporzionate e discriminatorie (si veda nel merito l'atto di sindacato ispettivo n. 3-01173);
f) l'ENCI sarebbe venuta meno a quanto di più specifico attiene al proprio scopo e finalità istituzionale, violando gli stessi decreti del Ministero della salute emessi in merito ai maltrattamenti degli animali. Al riguardo si richiama l'atto di sindacato ispettivo n. 4-05050, presentato dall'onorevole Enzo Raisi, in cui erano chiesti chiarimenti in merito al mancato rispetto da parte dell'ENCI dell'Ordinanza del 12 dicembre 2006 del Ministro pro tempore che disponeva il divieto degli interventi chirurgici destinati a modificare l'aspetto di un cane o finalizzati ad altri scopi non curativi e, in particolare, il taglio della coda ed il taglio delle orecchie. A riguardo sarebbe stato riscontrato che al Raduno razze italiane organizzato dall'ENCI a Eboli in data 16 febbraio 2008, cui erano presenti il Delegato ENCI e il Giudice ENCI, hanno partecipato cani italiani con le orecchie amputate. Sarebbe altresì riscontrabile che al raduno della Società Amatori Cane Corso (S.A.C.C.), di Ancona in data 23 febbraio 2008, anche questo organizzato dall'ENCI con la presenza dei Delegati ENCI, avrebbero partecipato cani con le orecchie amputate. Peraltro uno dei cani amputati (di nome Pupa della Nevaia) è stato anche giudicato vincitore della manifestazione;
in definitiva, ancora oggi apparirebbe evidente agli interroganti che l'ENCI non ottemperi alla funzione attribuitagli dallo Stato rispetto alla tutela della cinofilia e alla selezione zootecnica, non modificando gli standard delle razze canine (dobermann, mastino napoletano e cane corso), che ancora oggi ammettono la caudotomia e la conchettomia, e perciò ostacolando l'attuazione del divieto di queste pratiche da parte di tutti i soggetti competenti in materia (allevatori, veterinari, giudici ENCI), assecondando il perpetuarsi di comportamenti in violazione della ordinanza 12 dicembre 2006 recante tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione di cani, e successive modificazioni, comportamenti sui quali si era espresso negativamente anche il comitato di bioetica nazionale nel maggio 2006 e che da tempo sono oggetto di repressione da parte della normativa comunitaria, e di conseguenza permettendo la partecipazione alle mostre di cani gravemente mutilati;
il ministero delle politiche agricole alimentari e forestali a riguardo sembra poco incline ad adottare azioni di verifica e di sanzione pertinenti, ed anzi, all'esito degli accertamenti compiuti, avrebbe emesso atti volti più che ad introdurre principi di correttezza gestionale, ad avallare i comportamenti ritenuti elusivi della disciplina posti in essere dall'ENCI; al Ministero delle politiche agricole si potrebbero riferire, in particolare, i seguenti fatti inefficaci:
1) con il decreto ministeriale n. 21075 del 6 aprile 2006 il Ministero ha prorogato per la terza volta, per gli stessi motivi, senza continuità con la proroga in precedenza scaduta, il termine dallo stesso Ministero stabilito con il decreto ministeriale n. 22383 del 3 giugno 2003 ai fini della verifica da parte dell'ENCI dei requisiti di iscrizione nel Registro degli Allevatori. L'atto è stato annullato con sentenza del TAR Lazio;
2) con decreto ministeriale n. 10056 del 6 luglio 2007 il Ministero stabiliva, solo a partire dal 1o ottobre 2007, l'obbligo di iscrizione all'anagrafe canina istituita nella maggior parte delle Regioni per i cani iscritti al libro genealogico, nonostante il medesimo Ministero, in risposta agli atti di sindacato ispettivo di natura parlamentare, avesse» in precedenza accertato che quell'obbligo doveva considerarsi normativamente previsto per tutti i cani nati prima del 1o gennaio 2005. Avverso il suddetto decreto, che di fatto comporta una sanatoria per l'omesso allineamento da parte dell'ENCI dei dati

identificativi dei cani nati fino alla data del 1o ottobre 2007, pende ricorso avanti il Tar Lazio (R.G. n. 9857/2007) -:
se, anche al fine di far cessare il contenzioso che coinvolge il Ministero delle politiche agricole e forestali, non intenda adottare iniziative pertinenti di verifica e di eventuale sanzione nei confronti dell'Ente azionale cinofilia italiana che sembra persistere nell'avallare comportamenti che appaiono contrari alla legge ed ai regolamenti nazionali;
se ad ogni modo non ritenga opportuno procedere alla nomina di un commissario ad acta per la tenuta del Libro genealogico, in applicazione della disciplina di riferimento, in particolare della legge n. 529 del 1992 e del Disciplinare del Libro genealogico per la tutela dei cani di razza.
(4-00418)

BELLOTTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'attività di molluschicoltura e pesca operata nelle lagune del Delta del Po, in Provincia di Rovigo, vede impegnati oltre 2000 pescatori riuniti principalmente nel Consorzio Cooperative Pescatori del Polesine O.P. S.c.a.r.l. di Scardovari e nel Consorzio Delta Nord S.c.a.r.l. di Rosolina al punto di essere un'attività d'eccellenza e trainante per la stessa economia provinciale;
il movimento cooperativo della pesca potrebbe creare centinaia di nuovi posti di lavoro se numerose e vaste aree lagunari non venissero precluse perché recintate da presunti proprietari che ne rivendicano la proprietà;
i pescatori e le loro rappresentanze da sempre ritengono demaniali tali ambienti lagunari, così come recitato dall'articolo 28 del Codice della navigazione e ciò è comprovato dagli esposti e diffide presentati da Federcoopesca e dalle strutture cooperative associate;
la prima sezione civile della Corte d'Appello di Venezia a conclusione di un contenzioso che si trascina nelle aule di giustizia, a varie riprese, dall'inizio degli anni novanta ha recentemente stabilito che, ovviamente oltre alla laguna di Venezia, anche le valli da pesca della laguna Veneta sono demaniali;
le prime nove sentenze depositate danno ragione allo Stato, condannando altrettante società private che occupano le valli a rilasciarle, rifondendo il danno a favore del Ministero dell'Economia e delle Finanze e dell'Agenzia del demanio;
essendovi in provincia di Rovigo un'analoga situazione, appare evidente che le lagune e le valli da pesca debbano essere considerate demaniali;
il clima di incertezza suscita negli operatori del settore uno stato di nervosismo e di incapacità programmatoria dell'attività molluschicola e pesca con rischi per l'occupazione e per l'ordine pubblico;
i lavori della Commissione delimitatrice procedono inspiegabilmente a singhiozzo e in maniera estremamente lenta adducendo a ciò svariate scuse come la mancanza di personale da parte degli Enti che la compongono o la carenza di tempo dal momento che essi sono impegnati anche in altre funzioni amministrative;
nel caso in cui finalmente per tali ambienti lagunari e vallivi venisse sancita la loro natura demaniale si potrebbe prefigurare anche un danno all'erario pubblico -:
quale sia lo stato dell'arte del procedimento di delimitazione delle lagune e delle valli polesane ed altresì cosa sia stato fatto per dar corso ai disposti della risposta scritta resa all'interrogazione n. 4-13597 presentata dal sottoscritto interrogante nelle sedute della Camera n. 607 e 608 rispettivamente del 6 e 7 aprile 2005, all'allora Ministro delle politiche agricole e forestali Giovanni Alemanno.
(4-00421)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:

GRIMOLDI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con l'entrata del 2008 l'Italia avrà riconosciuto un ruolo di primo piano nell'ambito delle manifestazioni sportive di rilevanza nazionale e mondiale;
il Paese ospiterà in particolare quattro campionati mondiali di ciclismo che culmineranno con la manifestazione sportiva mondiale del ciclismo su strada a Varese nel mese di settembre prossimo;
lo svolgimento dei campionati mondiali di ciclismo a Varese rappresenta una vetrina importante non solo per la città e per la regione Lombardia, ma serve anche a conferire un'immagine di lustro a livello mondiale di tutto il Paese;
l'importanza della realizzazione di un simile evento sportivo è stata riconosciuta, già in passato, con la legge finanziaria per il 2006 è già stata autorizzata la spesa annua di 2 milioni di euro per quindici anni per l'organizzazione e l'adeguamento degli impianti dedicati allo svolgimento dei campionati mondiali di ciclismo del 2008;
nel programma delle emissioni per il 2008 la Consulta per l'emissione delle carte-valori postali e la filatelia non ha tuttavia ritenuto di inserire tra gli eventi destinati a diventare valori i campionati mondiali di ciclismo su strada a Varese;
nell'integrazione del programma per il 2008, approvata dalla Consulta lo scorso 17 dicembre, mentre sono previste le emissioni di valori dedicati alla celebre canzone Nel blu dipinto di blu oppure alla storia di Roma antica e alla pasta all'amatriciana, non viene fatto invece alcun riferimento ai valori dedicati ai campionati mondiali di ciclismo del 2008;
l'emissione del francobollo dedicato ai campionati mondiali di ciclismo su strada a Varese risulta invece prevista nel programma per 2008 della Repubblica di San Marino che dovrebbe emetterlo per il prossimo mese di agosto -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei motivi che hanno portato alla decisione di non inserire nell'integrazione del programma delle emissioni di valori per il 2008 i campionati mondiali di ciclismo su strada a Varese e quali iniziative il Ministro intenda adottare affinché venga apportata un'integrazione al programma delle emissioni delle carte-valori postali e la filatelia per l'anno 2008 che preveda un valore dedicato ai campionati mondiali di ciclismo su strada a Varese.
(4-00411)

LAMORTE, TADDEI e MOLES. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in Basilicata, secondo i dati ufficiali in possesso dell'Unmig (Unione Nazionale per l'Energia e le Risorse Minerarie), alle dipendenze del Ministero dello sviluppo economico, nel 2007 sono state estratte 4.366.186 tonnellate di greggio che rappresentano oltre l'80 per cento di quello complessivo estratto in Italia e, sempre in Basilicata, nel 2007, sono state estratte 1.211.672 (in migliaia di smc) di gas;
l'attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi e gas in Basilicata è in continua evoluzione e l'Eni è in procinto di avviare il progetto Cerro Falcone 3 in territorio di Calvello (Potenza), mentre la Total sta ultimando le procedure per l'avvio del Progetto Tempa Rossa e, dal primo gennaio 2008, è stato già superato il tetto dei 10 milioni e mezzo di barili estratti;
nel corso di questi ultimi anni, alcuni consiglieri della Regione Basilicata, attraverso numerosi atti di sindacato politico-ispettivo, hanno sollevato il problema del controllo rigoroso sull'effettiva estrazione-produzione di petrolio e gas da cui, in attuazione di accordi di programma del 1998 e successivi tra Regione Basilicata,

compagnie petrolifere e Ministero dello sviluppo economico, si applicano le royalties spettanti in quota 85 per cento alla Regione e 15 per cento ad una trentina di Comuni dei comprensori petroliferi;
lo stesso Presidente della Regione Basilicata, di recente, ha investito del problema i responsabili dell'Unmig per una verifica dei controlli, in quanto gli uffici della Regione ricevono i dati aggiornati solo attraverso le compagnie petrolifere e, quindi, la Regione non dispone di alcuna struttura autonoma di controllo;
è evidente il quasi quotidiano incremento della quotazione del barile di petrolio sui mercati internazionali, nonché pertanto, la necessità di aggiornare, quotidianamente, i calcoli della produzione e della quotazione per determinare l'esatto ammontare delle royalties spettanti alla Regione Basilicata e ai Comuni lucani;
si rende necessario un aggiornamento del protocollo di intesa che risale al 1998 e alla successiva intesa istituzionale di programma del 2000 per meglio tutelare gli interessi strategici del Paese e della comunità regionale;
già nella precedente legislatura, è stata presentata una proposta di legge parlamentare per la riduzione delle accise sui carburanti a favore delle popolazioni della Basilicata con l'effetto diretto del risparmio sui costi dei carburanti -:
quali misure il Ministro interrogato intenda assumere affinché l'Unmig adegui la propria attività di verifica e controllo, avvalendosi della cooperazione della Guardia di finanza e degli uffici per il commercio con l'estero, specie in riferimento all'esportazione del greggio lucano in Turchia, da assicurare attraverso l'oleodotto Viggiano-Taranto e, successivamente, con navi-cisterna;
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, data la complessità della materia, insediare una specifica task force con esperti, da affiancare al lavoro dell'Unmig, così da promuovere, in tempi rapidi, iniziative volte ad ottenere la riduzione delle accise sui carburanti in Basilicata e la rapida convocazione di un incontro di aggiornamento delle intese istituzionali sul petrolio in Basilicata.
(4-00413)

...

Apposizione di firme ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in Commissione Marco Carra e Zucchi n. 5-00124, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 giugno 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Oliverio, Brandolini, Cenni, Sani, Fiorio, Agostini, Pizzetti.