XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 2 luglio 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
contrariamente a quanto comunemente si pensa, è stato di gran lunga il Novecento il secolo del più grande macello di cristiani. Nel periodo che va dalla rivoluzione francese a oggi, ma in particolare nel XX secolo, sono state scatenate persecuzioni mai viste in 2.000 anni per ferocia, vastità, durata e quantità di vittime. Ben 45.500.000 sono stati i martiri cristiani di questo secolo. Il fenomeno è stato ben illustrato in un articolo del professor Ernesto Galli della Loggia in un editoriale apparso sul Corriere della Sera del 14 maggio 2000;
scrive Olga Matera su Limes: «Il cristianesimo è la religione oggi più perseguitata del mondo. Conta migliaia di vittime; i suoi fedeli subiscono torture e umiliazioni di ogni tipo. Ma l'opinione pubblica occidentale, proprio quella di cultura cristiana, non concede a questo dramma alcuna attenzione»;
per quasi mille anni - aggiunge Bernard Lewis - dal primo sbarco moresco in Spagna al secondo assedio turco di Vienna, l'Europa è stata sotto la costante minaccia dell'Islam. E ancora Samuel Huntington - l'Islam è l'unica civiltà ad aver messo in serio pericolo, e per ben due volte, la sopravvivenza dell'Occidente;
l'Islam ha un netto senso di superiorità rispetto alle altre religioni monoteiste. Per i musulmani i due libri sacri dell'Ebraismo e del Cristianesimo rappresentano i «precedenti» del Corano, rivelati in epoche diverse a popoli diversamente destinati. Il problema è che, mentre il Corano è la stessa parola di Dio, Torah e Bibbia rappresentano testi successivamente corrotti. In quanto ultima rivelata, la religione musulmana rappresenta oggi l'unica verità incorrotta;
la concezione islamica di verità infallibile del Corano rappresenta un ostacolo insormontabile al dialogo con le altre culture se, come è noto, religione, diritto, cultura sono un tutt'uno indistinto nell'Islam;
l'Islam si presenta fin dalle origini come un progetto globale che include tutti gli aspetti della vita. Include un modo di vivere, di comportarsi, di concepire il matrimonio, la famiglia, l'educazione dei figli, perfino l'alimentazione. In questo sistema di vita è compreso anche l'aspetto politico: come organizzare lo Stato, come agire con gli altri popoli, come rapportarsi in questioni di guerra e di pace, come relazionarsi agli stranieri;
tutti questi aspetti sono stati codificati a partire dal Corano e dalla sunna e sono rimasti «congelati» nei secoli;
se la legge religiosa determina la legge civile e gestisce la vita privata e sociale di chiunque vive in un contesto musulmano, e se questa prospettiva è destinata a rimanere immutata come è accaduto finora, la convivenza con chi non appartiene alla comunità islamica non può che risultare difficile;
in un Paese islamico il non musulmano dovrà, infatti, sottomettersi al sistema musulmano, o vivere in una situazione di sostanziale intolleranza ed umiliazione;
oggi, la situazione relativa alla libertà religiosa nell'Islam varia nei diversi Paesi, ed è direttamente correlata all'integrazione dei precetti shariatici nel corpo giuridico di uno Stato a maggioranza islamica;
molti non sanno che nella stragrande maggioranza di questi Stati la Sharia, nella sua accezione più radicale, è assurta al rango di legge costituzionale questo vale in Arabia Saudita, Pakistan, Iran ma anche in Egitto, in Giordania;

si basa sulla Sharia il sistema giudiziario della Tunisia, del Marocco, in parte quello dell'Algeria;
laddove regna la Sharia, la vita per i cristiani non è sicuramente semplice: si va dal divieto di mostrare simboli religiosi sugli edifici o sul corpo (ad esempio, la croce al collo) agli ostacoli frapposti alla professione e alla diffusione della propria fede, alla costruzione e ristrutturazione di luoghi di culto, fino al divieto di celebrare la messa persino in privato o di introdurre nel Paese testi religiosi non musulmani;
l'Arabia saudita rappresenta il caso più estremo: il paese vieta ogni culto che non sia musulmano. Tra i sei milioni di lavoratori stranieri in territorio saudita, almeno 600 mila sono cristiani e non possono celebrare il culto nemmeno in forma privata;
la partecipazione a riunioni clandestine di preghiera, come pure il possesso di materiale non islamico (bibbie, rosari, croci, immagini sacre) comportano l'arresto e l'espulsione, o addirittura la pena capitale;
in Sudan la repressione è sancita e condotta a livello istituzionale, con il Governo che chiama Jihad il conflitto etnico-culturale che imperversa nel sud e favorisce le conversioni forzate all'Islam nei campi profughi;
caso emblematico anche quello del Pakistan, dove la legge punisce ancora la blasfemia: è prevista la condanna a morte per chiunque sia accusato di offendere Maometto e l'ergastolo per chi offende il Corano;
in linea più generale, i cristiani nei paesi musulmani sono soggetti a numerose discriminazioni. Nel mondo del lavoro per esempio. Alcuni settori, come la ginecologia, sono vietati ai cristiani. Una volta i ginecologi erano quasi solo dottori cristiani. Ora, siccome i cristiani - con mani «impure» - non possono toccare le donne, la quasi totale maggioranza di essi è musulmana. Nel settore militare un cristiano può arrivare solo a un certo grado. Se sale troppo, anche se ha 40 anni, si preferisce mandarlo in pensione piuttosto che promuoverlo;
i libri di testo per gli scolari dell'Arabia Saudita contengono molte affermazioni di disprezzo verso cristianesimo e giudaismo. Un rapporto del Saudi Institute pubblicato recentemente, afferma che questa tendenza è presente anche nei libri di testo per le elementari;
particolarmente preso in esame è un libro edito dal ministero dell'educazione di Riyadh, che fa parte degli strumenti per il nuovo curriculum di studi;
una lezione del libro - rivolto ai bambini di 6 anni - afferma: «Tutte le religioni sono false, eccetto l'Islam». E una nota per i maestri raccomanda di «essere sicuri nella spiegazione di questo punto»,

impegna il Governo:

ad istituire presso la presidenza del Consiglio dei ministri un «Osservatorio sulla condizione dei cristiani nel mondo», che avrà, tra le altre, funzioni di consulenza al Governo in merito alla definizione delle quote di ingresso per lavoro da parte di extracomunitari provenienti da Paesi che non garantiscono il rispetto dei diritti delle minoranze cristiane e/o non hanno sottoscritto la Convenzione dei Diritti dell'Uomo;
a mettere a punto, con l'aiuto dell'Osservatorio, una specifica lista di «Stati persecutori», che, superando il concetto di minaccia esclusivamente terroristica da parte degli Stati islamici, comprenda tutti quei Paesi che incorporano nei loro sistemi giuridici le norme della legge della Sharia, basate sull'ineguaglianza degli esseri umani, e sulla commistione dei piani civile, politico e religioso;
a riconsiderare le relazioni diplomatiche, in particolare quelle relative alla cooperazione allo sviluppo che implicano l'erogazione di fondi da parte del nostro bilancio statale, con gli «Stati persecutori» e a portare a livello europeo la

questione relativa all'opportunità di mantenere con tali Paesi normali relazioni commerciali.
(1-00019) «Gibelli, Cota».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle politiche europee, il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, per sapere - premesso che:
occorre tener conto dell'esito negativo del referendum sul Trattato di Lisbona svoltosi in Irlanda;
occorre tener conto altresì dell'analisi del voto irlandese e delle relative rilevazioni dell'Eurobarometro;
sulla questione è intervenuto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, agli Stati Generali dell'Europa tenutisi il 21 giugno 2008, che ha affermato: «bisogna capire che la vicenda del voto in Irlanda ha più che mai, drasticamente posto un grande problema. Il problema del rapporto tra governanti e governati nell'Europa unita, il problema della partecipazione e del consenso dei cittadini.
L'Unione europea... non potrà aumentare la sua efficacia senza riforme e mezzi adeguati, e senza un nuovo slancio democratico. Troppi governi nazionali hanno negli anni scorsi ritenuto di poter gestire in solitudine gli affari europei, poco preoccupandosi di coinvolgere sistematicamente le rispettive opinioni pubbliche e perfino i rispettivi Parlamenti, nelle discussioni e nelle scelte cui erano chiamate le istituzioni dell'Unione; troppi governi hanno anzi dissimulato le posizioni da essi sostenute in sede europea, chiamando in causa l'Europa - e in particolare la Commissione europea, la "burocrazia di Bruxelles" - come capro espiatorio per coprire loro responsabilità e insufficienze.»;
è assolutamente necessario che il nostro Paese avvii un nuovo piano di comunicazione pubblica volto a spiegare ai nostri cittadini, valori, diritti e opportunità dell'Unione europea. Per fare questo non sono necessarie nuove strutture, ma si devono pienamente utilizzare le opportunità di partenariato con le istituzioni comunitarie e attivare la rete nazionale e locale degli uffici per le Relazioni con il Pubblico e il ruolo di servizio pubblico che compete alla RAI. A questo proposito vogliamo ricordare che dal 2000 l'Italia si è data una legge, la 150, che impegna tutte le istituzioni pubbliche a garantire e svolgere una comunicazione costante e corretta verso i cittadini. È tempo che questa legge trovi la più ampia attuazione e che la comunicazione sull'Europa veda in prima fila quei professionisti pubblici preparati e capaci di garantirne efficacia e qualità -:
in che modo il Governo intenda sviluppare le necessarie strategie di comunicazione, già contenute nel «Libro bianco su una politica europea di comunicazione» del febbraio 2006 e che devono essere riprese e rilanciate con determinazione alla luce degli ultimi avvenimenti europei.
(2-00079)
«Zampa, Gozi, Brandolini, Barbi, Boccia, Bindi, De Biasi, Farinone, Garavini, Giulietti, La Forgia, Lenzi, Levi, Marchioni, Merloni, Miotto, Leoluca Orlando, Arturo Mario Luigi Parisi, Pompili, Razzi, Recchia, Touadi, Livia Turco, Vannucci, Velo, Verini, Villecco Calipari, Viola, Zaccaria».

Interrogazioni a risposta scritta:

BRIGUGLIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la questione dell'assistenza medica ai turisti in Italia viene rilanciata dal «caso Taormina», una delle mete del turismo internazionale, dove è stato soppresso il servizio di guardia medica che oltre a garantire la continuità dell'assistenza sanitaria ai 12 mila residenti lo assicurava anche al milione di turisti che annualmente visitano e soggiornano nella capitale del turismo siciliano;
la decisione è motivata dalla regione con la necessità di centrare l'obiettivo del piano di rientro dalla voragine della spesa che assilla la sanità siciliana;
se in periodo di crisi del nostro turismo, alle difficoltà del settore si aggiunge il fatto che viene diffusa all'estero anche la notizia che i turisti vengono lasciati senza assistenza medica serale e notturna, il danno d'immagine che ne deriverà per l'Italia e per il suo turismo è incalcolabile;
la decisione di chiudere la guardia medica in una città-simbolo del turismo internazionale non comporta secondo l'interrogante alcun serio contenimento di spesa e finisce per intasare i pronto soccorso ospedalieri già oltre il limite di guardia -:
se risulti al Governo che, nell'ambito delle iniziative necessarie per assicurare il rispetto del piano di rientro dalla Regione Sicilia sia stato indicato l'intervento di soppressione del servizio di guardia medica nel comune di Taormina e quale risparmio di spesa sia stato stimato come conseguenza del citato intervento;
quali urgenti iniziative il Governo intenda assumere perché sia garantita la continuità assistenziale che nelle città turistiche e in particolare nella città di Taormina.
(4-00512)

BRIGUGLIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Associazione Scienza e Vita ha inviato al Governo e ai Parlamentari un documento su «Le priorità sulla tutela della vita dal concepimento alla morte naturale» con le seguenti priorità:
1) ricostruzione, anche attraverso il contributo del Governo italiano, della minoranza europea di blocco contro la sperimentazione sugli embrioni umani: è auspicabile che il Governo italiano contribuisca alla ricostruzione di un'intesa in sede europea che ponga fine alla ricerca che comporta la distruzione di embrioni umani. Lungo questa linea, l'Associazione Scienza & Vita chiede al Governo un impegno che lo distanzi dalle scelte compiute nella passata legislatura, tornando a partecipare alla minoranza europea che si è opposta alla ricerca sperimentale sugli embrioni umani: questo sarebbe un segnale di grande significato culturale e politico;
2) sostegno alla ricerca sulle cellule sterminali adulte: il Parlamento e il Governo incoraggino la ricerca sulle cellule sterminali adulte, anche attraverso finanziamenti aggiuntivi, al fine di consolidare ancora di più la posizione d'avanguardia che i ricercatori italiani hanno conquistato in questo settore;
3) ritiro delle Linee-guida della Legge 40 emanate dal Governo Prodi e loro riscrittura: a seguito dell'improvvida iniziativa dell'ex ministro della salute, che ha ritenuto di emanare le nuove linee-guida della legge 40 dopo la tornata elettorale e nel periodo di transizione fra un Governo e l'altro, si chiede il loro ritiro e una riscrittura da parte del nuovo esecutivo. Soprattutto si chiede la reintroduzione del divieto della diagnosi preimpianto e la definizione dei criteri di accesso alle tecniche di Procreazione medicalmente assistita (Pma), il tutto in perfetta coerenza con lo spirito e con il dettato della suddetta legge. Si auspica,

inoltre, che il Parlamento e il Governo promuovano nuovi studi per contrastare la sterilità, così da permettere ad un numero sempre maggiore di coppie di poter soddisfare pienamente il desiderio di genitorialità, di fatto spesso deluso dagli scarsi risultati e dall'invasività delle tecniche di Pma;
4) prevenzione dell'aborto e riflessione sulle ambiguità della legge 194: nella consapevolezza che, a distanza di trent'anni dall'entrata in vigore della legge 194, l'aborto resta una grave lacerazione nel tessuto sociale del Paese, si ritiene che si debba porre mano e senza indugi alla rimozione di tutte le cause che inducono la donna alla scelta di interrompere la gravidanza. Questo richiede anche l'attuazione della parte preventiva della stessa legge 194, sulle cui ambiguità si impone una più ampia e approfondita riflessione da parte sia dell'opinione pubblica, sia del Parlamento. È auspicabile, inoltre, un intervento sollecito che miri a restituire a tutti i consultori la loro funzione di alleati per la vita. Per raggiungere questo obbiettivo, occorre, tra l'altro, introdurre forti misure di sostegno alla maternità, implementare la presenza di sanitari obiettori di coscienza e di volontari per la vita, anche al fine di sottrarre queste strutture al loro destino di presidi sanitari a forte connotazione burocratica, ovvero di meri dispensatori di certificati per l'aborto;
5) pausa di riflessione sull'introduzione della pillola Ru486: il Parlamento e il Governo dovrebbero avviare una riflessione più approfondita sull'ipotesi di introduzione in Italia della pillola Ru486, causa oltre che di effetti banalizzatori dell'aborto anche di rischi comprovati per la salute delle donne. A tal fine sarebbe necessaria anche una sollecita sospensiva delle iniziative avviate in diverse regioni italiane;
6) tutela del diritto alla libertà di coscienza dei sanitari: si chiede di rispettare il diritto all'esercizio dell'obiezione di coscienza all'interno delle professioni sanitarie, rimuovendo ogni forma di discriminazione e garantendo ai medici l'autonomia nella prescrizione dei farmaci;
7) valorizzazione della possibilità di scelta del paziente all'interno del sistema sanitario integrato (pubblico, privato profit e privato no profit): in un sistema che eroga un servizio fondamentale come quello sanitario, a cui concorrono le strutture pubbliche, ma anche quelle private profit e private no profit in regime di convenzione, è assolutamente necessario che anche a queste ultime vengano garantiti standard di finanziamento adeguati e certezza nella distribuzione delle risorse e nei tempi di corresponsione. In caso contrario si crea un meccanismo perverso che oggettivamente danneggia il privato no profit, ponendo il cittadino stesso nella sostanziale impossibilità di scegliere l'ente che fornisce il servizio. Contravvenendo, così, a quel principio di sussidiarietà che oggi è parte integrante del dettato costituzionale;
8) finanziamento e sostegno della ricerca sulle malattie rare: si tratta di circa ottomila malattie che hanno un'incidenza inferiore ad un caso ogni duemila e che riguardano almeno 30 milioni di cittadini nella sola Unione europea. I due terzi di queste malattie colpiscono i bambini e sono molto gravi, croniche e degenerative, spesso mortali. Si chiede un piano straordinario di finanziamento, anche a livello europeo, per sostenere questa branca della ricerca. Si impegnano il Parlamento e il Governo ad abbattere le disuguaglianze nel trattamento delle malattie rare esistenti tra le diverse regioni. E ad evitare che l'unica risposta a queste situazioni dolorose, spesso portatrici di gravi disabilità, siano la diagnosi preimpianto e il ricorso all'aborto che equivalgono ad una cancellazione della malattia per decreto, mediante una sentenza preventiva di morte;
9) favorire una maggiore conoscenza delle tematiche genetiche e regolare l'accesso ai test genetici: a fronte di grandi conquiste in campo genetico vi è una scarsa conoscenza di cosa sia la genetica

non solo tra la popolazione, ma anche tra gli operatori sanitari. Molto terreno va recuperato in termini di conoscenza sulle malattie che si pensa di diagnosticare, sugli scopi dei test genetici, sui benefici e sui rischi che ne potrebbero derivare. Urge anche un chiarimento pubblico sullo stesso significato di «malattia genetica» che potrebbe essere accompagnato da una grande campagna di informazione. Questa azione, poi, deve essere affiancata da un'attenta regolamentazione dell'accesso ai test genetici prenatali e postnatali al fine di evitare forme di abuso e il rischio di stigmatizzare quanti risultino affetti da alterazione genetica, con possibili quanto deprecabili derive eugenistiche;
10) estensione delle cure palliative e realizzazione di una rete nazionale di strutture di accoglienza per malati in fase terminale o in stato vegetativo: in considerazione della comprovata caduta della cosiddetta «domanda di morte» da parte dei malati in fase terminale in presenza di adeguate cure palliative e terapie del dolore, si chiede di dare piena attuazione alle scelte contenute nel nuovo elenco di interventi assicurati dai cosiddetti «Livelli essenziali di assistenza». Inoltre, dati il progressivo invecchiamento della popolazione e la cronicizzazione di alcune condizioni di malattia e di disabilità grave, si chiede l'attivazione e il finanziamento di un piano straordinario per una migliore organizzazione dell'assistenza domiciliare e l'implementazione di strutture di accoglienza per malati terminali o in stato vegetativo da realizzare tempestivamente in tutte le regioni italiane, anche al fine di sanare un insostenibile gap già manifestatosi nelle prestazioni assistenziali e sanitarie -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per recepire le istanze prioritarie sopra riportate.
(4-00517)

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Ministero degli affari esteri finanzia le scuole italiane all'estero e i centri scolastici dove si possa apprendere la lingua italiana;
ciò avviene anche in Canada dove la presenza italiana è numerosa e consolidata ed in particolare nelle zone di Toronto e di York;
tra le scuole così finanziate risulta anche esserci il «Centro Scuola» di Toronto e York che fa capo al signor Alberto Di Giovanni -:
a quanto ammontino i fondi versati al «Centro Scuola» negli ultimi anni da parte del Ministero degli affari esteri, divisi per ciascun anno, quanti siano gli studenti che frequentano i corsi di italiano in questa scuola nelle sue eventuali diverse succursali e quanti siano quindi i fondi pro-capite versati per ciascun studente;
se i fondi versati al «Centro Scuola» siano approvati dal Comites di Toronto e se lo stesso - oltre che il Consolato Generale di Toronto - sia in possesso di una relazione dettagliata sull'andamento delle attività scolastiche del «Centro Scuola»;
quale sia il giudizio complessivo del Ministero degli affari esteri sul funzionamento della struttura, se siano o meno state predisposte o richieste verifiche sul livello di preparazione di insegnanti ed alunni nonché verifiche contabili volte ad accertare come siano effettivamente stati spesi i fondi versati dal Ministero degli affari esteri anche in rapporto ai bilanci dell'ente;
se queste verifiche sono state effettuate, quando esse hanno avuto luogo e quale sia stato il giudizio di eventuali ispettori.
(4-00515)

ROSATO e MARAN. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nella città ora croata di Zara è insediata una piccola ma vivace comunità di italiani, che mantiene vive le secolari tradizioni culturali e linguistiche proprie della Dalmazia veneta, nonostante da oltre un cinquantennio manchi un'istituzione scolastica ufficiale di lingua italiana;
ai fini della conservazione e valorizzazione di questo prezioso retaggio, uno degli obiettivi strategici lungamente perseguiti dall'Unione italiana - maggior rappresentante della minoranza italiana in Slovenia e in Croazia - è l'istituzione di un asilo italiano;
alla fine del 2005, dal ministero dell'istruzione croato, stando a quanto riportato dal quotidiano La Voce del Popolo di Fiume, sarebbe arrivato il beneplacito all'istituzione di un ente per l'istruzione prescolare in lingua italiana a Zara;
circa l'apertura di un asilo italiano, nel 2006 - riferiscono notizie di stampa - dopo anni di contatti, incontri, carteggi e discussioni, sarebbe stato raggiunto l'auspicato accordo tra l'Unione italiana e la Città di Zara, consentendo così di avviare l'iter burocratico previsto per poter giungere all'apertura dell'ente che gode già dell'appoggio del ministero della scienza, dell'istruzione e dello sport croato;
tale accordo sarebbe stato formalizzato in una lettera d'intenti sottoscritta dal sindaco di Zara, Živko Kolega, dai presidenti dell'Assemblea e della Giunta esecutiva dell'UI, rispettivamente Maurizio Tremul e Silvano Zilli e dalla presidente della locale CI, Rina Villani;
espressioni di apprezzamento per l'importante passo avanti circa l'attuazione di questa istituzione sono state espresse anche dall'allora console d'Italia a Spalato, Marco Nobili, che ha seguito la vicenda con partecipe attenzione;
lo stesso console Nobili aveva rilevato, a proposito dell'importanza della creazione di un asilo italiano a Zara, come la sua necessità avesse trovato una prima risposta nell'attività svolta da alcuni asili privati già presenti ed operativi sul posto, quali l'asilo «Camper» e l'asilo «Bambi», con i quali l'ufficio consolare aveva avviato da tempo un rapporto di collaborazione;
negli accordi intercorsi tra la municipalità dalmata e l'Unione italiana, secondo quanto affermato dal presidente della giunta esecutiva dell'organismo italiano in Croazia, si precisava che l'Unione italiana avrebbe acquistato e arredato un immobile concedendolo in locazione a costo zero alla municipalità, laddove ora il Comune pretende di entrare in possesso del 50 per cento dell'edificio e di insediarvi non un asilo italiano ma bilingue, assegnandogli il nome di «Pinokio» e non di «Pinocchio» come proposto dalla minoranza;
nonostante quanto dichiarato dalla lettera d'intenti e dal contratto di fondazione sottoscritto dalla Città di Zara e Unione italiana, il ministero dell'istruzione croato avrebbe inteso ritoccare il contratto, specificando che l'educazione si dovesse tenere nelle lingue italiana e croata, snaturando così l'intero progetto;
il clima che circonda la comunità degli italiani di Zara non è sempre indiscutibilmente amichevole, a ricordare episodi vandalici anche recenti che hanno avuto per obiettivo la sede della comunità;
la Croazia è tra i paesi che entreranno a far parte dell'Unione europea e il Consiglio europeo di Copenhagen nel 1993 ha esplicitamente affermato che il pieno rispetto ditali diritti, ed in tale ambito la tutela delle minoranze, è un criterio fondamentale per stabilire l'idoneità di Paesi potenziali candidati a far parte dell'Unione -:
se il Ministro degli affari esteri sia al corrente delle vicissitudini occorse alla comunità degli italiani di Zara, relativamente agli ostacoli cui sta andando incontro l'istituzione di asilo italiano;
se il Ministro degli affari esteri, facendosi carico con sollecitudine della salvaguardia

delle tradizioni culturali italiane in Dalmazia, intenda promuoverne la tutela anche favorendo, con gli opportuni passi diplomatici, l'istituzione dell'asilo italiano a Zara;
se il Ministro degli affari esteri non ritenga opportuno far sì che la piena attuazione della legge sulle scuole delle minoranze nazionali in Croazia e il riconoscimento della specificità delle nostre istituzioni educative siano oggetto di specifico approfondimento nel quadro del negoziato di adesione della Croazia e se in tale contesto non intenda svolgere una puntuale azione di sensibilizzazione, affinché da parte croata venga assicurato un rigoroso rispetto dell'acquis comunitario.
(4-00526)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

MADIA e META. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le modalità di intervento per il contenimento dell'inquinamento acustico nell'intorno degli aeroporti sono regolate dalla legge quadro sull'inquinamento acustico 26 ottobre 1995, n. 447, e da altri decreti ministeriali attuativi, nel quadro dei meccanismi regolativi e degli standard internazionali della International civil aviation organization;
in data 3 luglio 2007, l'ENAC (Ente nazionale per l'aviazione civile), ha emanato una circolare finalizzata all'attuazione della normativa in materia di contenimento dell'inquinamento acustico nell'intorno aeroportuale;
la circolare fornisce chiarimenti ed interpretazioni delle vigenti disposizioni di legge, allo scopo di uniformare le attività delle Commissioni aeroportuali istituite ai sensi dell'articolo 5, comma 1, del decreto ministeriale 31 ottobre 1997;
tali commissioni agiscono in ogni aeroporto aperto al traffico civile. Esse sono presiedute dal Direttore aeroportuale e composte da un rappresentante per ognuno dei seguenti soggetti: regione, provincia, comuni interessati, Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente), fornitore dei servizi della navigazione aerea, vettori aerei, società di gestione aeroportuale, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio;
le commissioni definiscono i confini delle zone di rispetto nell'intorno aeroportuale, al fine di contenere l'inquinamento acustico entro limiti stabiliti;
tra i principali compiti di dette commissioni vi sono, oltre all'individuazione diverse zone di rispetto, la definizione di standard ottimali di minimo impatto, il monitoraggio degli indici di inquinamento da rumore provocati dagli aerei, la predisposizione di piani per la riduzione dell'impatto anche attraverso interventi sul territorio comunale;
il monitoraggio deve avvenire con sistemi costituiti da un numero sufficiente di stazioni periferiche di rilevamento dei livelli sonori prodotti, da una o più stazioni microclimatiche idonee a correlare gli eventi sonori con i dati meteo-climatici e da un centro di elaborazione dati. Spetta alle società di gestione installare, gestire e provvedere alla manutenzione del sistema di monitoraggio del rumore aeroportuale, nonché attuare i piani di abbattimento dell'inquinamento acustico;
sulla base delle risultanze del monitoraggio, le Commissioni adottano le procedure antirumore e contestano le violazioni ai vettori. Il Direttore dell'aeroporto infligge le sanzioni amministrative, riscuotendone il relativo importo che deve essere versato al bilancio dello Stato per venire poi destinato agli interventi di riduzione dell'inquinamento acustico aeroportuale;

risulta all'interrogante che il sistema di monitoraggio sia operativo in molti aeroporti italiani mentre non sarebbe ancora attivo nell'aeroporto di Fiumicino, dove gli aerei continuano a volare anche durante le ore notturne in violazione della normativa;
inoltre, nel Comune di Fiumicino non è stata adottata alcuna misura atta a diminuire l'inquinamento acustico aeroportuale che appare, al contrario, aumentato rispetto al passato visto il continuo incremento del traffico aereo -:
se per l'aeroporto di Fiumicino sia stata nominata la Commissione aeroportuale ai sensi dell'articolo 5, comma 1, del decreto ministeriale 31 ottobre 1997, quante volte si sia riunita e se il Direttore dell'aeroporto di Fiumicino abbia mai inflitto sanzioni ai vettori per il superamento dei limiti acustici previsti per le zone di rispetto;
se il sistema di monitoraggio dello stato di inquinamento acustico dell'aeroporto «Leonardo da Vinci» previsto dalla normativa sia effettivamente funzionante;
se la Commissione abbia operato e provveduto ad inviare all'ENAC le procedure antirumore così come definite dalla Circolare del 3 luglio 2007; e quali misure si intenda adottare o siano state adottate per diminuire i rumori aeroportuali nel comune di Fiumicino ormai diventati intollerabili.
(4-00519)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:

BARANI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel paese di Indro Montanelli è in atto la costruzione di un mostro edilizio nella seicentesca piazza Giuseppe Montanelli posta nel centro del capoluogo di Fucecchio;
l'attuale mostro in costruzione, grande ottomila metri cubi, è stato costruito in surroga del precedente teatro ottocentesco, demolito, che aveva una cubatura di 5.000 metri; il mostro, oltre ad essere decisamente più voluminoso del precedente, invade una superficie di appoggio difforme dalla precedente al punto che l'amministrazione comunale ha venduto ai nuovi proprietari dell'immobile un congruo numero di metri quadrati di piazza (408, per l'esattezza); la destinazione d'uso di tale mostro appare puramente pleonastica. Vorrebbero collocarvi una banca, una sala auditorium/cinema/teatro della capienza di 240 posti e alcuni uffici comunali;
si precisa che la banca di cui sopra ha già una sede a poca distanza da piazza Montanelli; Fucecchio capoluogo dispone già di sei auditorium, di un cinema/teatro della capienza di 950 posti a 70 metri di distanza da piazza Montanelli, di un'altra sala cinema/teatro con capienza di 150 posti distante 150 metri dalla piazza suddetta;
a Fucecchio si è costituito un comitato con lo scopo di salvaguardare l'integrità di piazza Montanelli. L'iniziativa, a cui partecipano cittadini senza distinzioni politiche, ha il solo scopo di realizzare il sogno di tante generazioni di fucecchiesi, vale a dire allargare la piazza; il Comitato cittadino per la difesa di piazza Montanelli libera e grande (che conta circa seimila cittadini), in collaborazione con Italia Nostra ha promosso, a partire dal 1997, moltissime iniziative che hanno coinvolto numerose istituzioni quali Soprintendenza, Ministeri, TAR, Corte dei conti, Consiglio di Stato, Prefettura, Tribunali -:
quali iniziative il Ministro per i beni e le attività culturali intenda avviare per verificare se sussistano i presupposti per abbattere il «Mostro edilizio» sopra descritto al fine di fermare quel progetto scellerato e restituire la piazza libera da

aggressioni architettoniche ai veri fruitori della stessa, i cittadini di Fucecchio.
(4-00510)

FUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 29 giugno 2008 nei pressi di Castel del Monte è scoppiato un devastante incendio le cui fiamme hanno lambito l'importante vestigia federiciana grazie al pronto intervento dei Vigili del Fuoco e della Protezione civile;
ogni estate Castel del Monte, monumento simbolo della storia italiana e motivo di attrazione per importanti flussi turistici dall'estero, è esposto ai pericoli legati agli incendi spesso di matrice dolosa che scoppiano nella piana che lo circonda -:
quali iniziative ritengano necessarie, ognuno per i settori di propria competenza, per assicurare la sicurezza di Castel del Monte di fronte alla minaccia degli incendi boschivi.
(4-00522)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

V Commissione:

DUILIO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la tenuta e il costante aggiornamento dei dati di finanza pubblica implica un lavoro di elaborazione e verifica assai complesso che richiede la disponibilità di competenze e di conoscenze assai sofisticate;
ciò è tanto più vero per quanto concerne il rilevo che assumono i saldi riferiti all'aggregato delle amministrazioni pubbliche rilevante ai fini della verifica del rispetto degli impegni derivanti dall'appartenenza all'UEM. Tali saldi sono infatti elaborati sulla base del sistema SEC 95 e richiedono una difficile opera di analisi e valutazione sulla base di precisi criteri contabili;
il legislatore si è preoccupato di adottare misure puntuali allo scopo di potenziare le strutture e gli strumenti di analisi e di monitoraggio degli andamenti di finanza pubblica anche mediante l'inserimento di specifiche disposizioni nell'ambito della legge finanziaria per l'anno in corso;
particolare rilievo assumono in questo quadro il ruolo e le funzioni assegnate all'ISTAT cui compete, tra le altre cose, definire e aggiornare il conto consolidato della PA e, più in generale, i conti nazionali ed interloquire costantemente con EUROSTAT;
l'istituto si trova tuttavia costretto ad affrontare una situazione di grave difficoltà per il rischio che larga parte del personale altamente specializzato attualmente occupato presso la direzione centrale della contabilità nazionale si trasferisca presso la Ragioneria generale dello Stato in relazione a un concorso da questa recentemente bandito -:
quali iniziative intenda assumere per consentire all'Istituto di statistica di poter continuare a svolgere le funzioni che gli competono continuando ad avvalersi delle professionalità già a disposizione nonché delle ulteriori risorse umane che risulteranno necessarie allo scopo, da reclutare anche mediante modalità e procedure parzialmente derogatorie della normativa vigente, in modo da evitare il rischio che attività tanto delicate di elaborazione e di analisi e che impegnano direttamente la responsabilità del Paese nei confronti delle istituzioni comunitarie possano risultare pregiudicate.
(5-00178)

TESTO AGGIORNATO AL 2 LUGLIO 2008

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

RAO e VIETTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la manovra di bilancio, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, ha fortemente penalizzato il settore della giustizia;
sono stati infatti previsti tagli da un quarto a quasi la metà di uno dei capitoli di spese «vive» della giustizia, un'ulteriore riduzione del 10 per cento negli organici già in sofferenza di cancellieri, nonché il semiblocco del turn over;
il testo in questione, nel calare la scure del risparmio sui vari ministeri impone un limite annuale ai «consumi intermedi» (spese di ufficio, acqua, luce, gas, cancelleria, fotocopie, assistenza informatica, benzina, auto, arredi vari) anche del ministero della giustizia del 21,9 per cento nel 2009, che diventerà del 22,9 per cento nel 2010 e addirittura del 40,5 per cento nel 2011;
sui vari organici ministeriali, nello specifico, il decreto Tremonti prevede una nuova riduzione del 10 per cento (che peraltro pare non contemplare deroghe anche per i magistrati, con ciò vanificando l'auspicato maxiconcorso per 500 nuovi posti) -:
come si concilino le suddette disposizioni che minacciano seriamente l'efficienza della macchina giudiziaria con i progetti di accelerazione del processo civile annunciati nel disegno di legge in materia.
(3-00073)

Interrogazioni a risposta scritta:

BELLANOVA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
dalla delibera della giunta comunale di Lecce n. 996 del 28 dicembre 1999 si evince che l'amministrazione comunale su richiesta della Commissione di manutenzione del palazzo di giustizia prende in locazione dalla società SOCOGE un immobile di via Brenta dove vengono trasferite alcune sedi giudiziarie civili;
in data 19 febbraio 2004 la Commissione di manutenzione del palazzo di giustizia delibera all'unanimità di richiedere al comune di Lecce l'acquisizione di un ulteriore palazzo sempre sito in via Brenta in corso di costruzione dalla ditta SOCOGE, nella prospettiva di trasferirvi tutte le attività civili;
in data 14 aprile 2004, come si evince dalla delibera n. 335, la giunta comunale di Lecce decide di stabilire contatti con la ditta SOCOGE per la locazione immobiliare, riservandosi di acquisire l'immobile in locazione finanziaria finalizzata all'acquisto, subordinatamente alla disponibilità da parte del Ministero della giustizia, di un integrale rimborso in sede di rendicontazione annuale di tutti gli oneri che l'amministrazione comunale di Lecce andrà ad affrontare sia in caso di locazione dell'immobile che nel caso si dovesse procedere alla locazione finanziaria finalizzata all'acquisto;
a partire dal 25 febbraio 2005 il comune di Lecce prende in consegna il secondo immobile, pattuendo un canone di locazione immobiliare di 630.000 euro annui, dal 2006 elevato a 890.000 euro annui. In realtà l'immobile non viene consegnato per l'utilizzo, in quanto ancora non ultimato, carente di lavori di cablaggio e illuminazione degli ambienti e, a tutt'oggi, il palazzo risulta inutilizzato, pur avendo maturato canoni pari a circa 2.200.000 euro;
il comune di Lecce, a partire dal 2005, per effetto di due contratti di locazione immobiliare, versa quindi annualmente alla ditta SOCOGE un canone per un immobile utilizzato e un canone, sopra evidenziato, per un immobile non ancora utilizzato;

il 4 agosto 2006 la ditta Socoge comunica all'amministrazione comunale di Lecce la volontà di cedere in leasing gli immobili di via Brenta di cui è proprietario;
il Dirigente dei servizi finanziari del comune di Lecce, con proprio provvedimento, stabilisce che il comune di Lecce subentra alla ditta Socoge, in qualità di utilizzatore, nel contratto di sale and lease back che la stessa ha sottoscritto il 27 ottobre 2005 con la società di leasing Selmabipiemme, alla quale ha venduto gli immobili di via Brenta per complessivi 42 milioni di euro pur conservando la disponibilità dei beni;
con la sottoscrizione del contratto di leasing l'amministrazione comunale di Lecce si trova a pagare un canone finanziario alla società Selmabipiemme per la somma complessiva annua di 3.110.119 euro, senza aver acquisito conferma da parte del Ministero di giustizia della rimborsabilità dei canoni con l'aggravante di occupare e pagare da tre anni e mezzo circa un immobile ancora vuoto;
il 4 aprile 2007 con una nota il Direttore generale del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria sancisce «quanto più volte evidenziato per le vie brevi» al comune di Lecce. Il Ministero non procederà al rimborso integrale dei canoni di locazione finanziaria, ma rimborserà al comune di Lecce esclusivamente l'importo relativo alla locazione immobiliare. In questo modo il comune di Lecce si accolla, senza evidente motivo di interesse pubblico, un maggiore onere pari a circa 1.500.000 annui, per un totale di circa 30 milioni di euro nei 20 anni interamente a carico del comune di Lecce al fine di soddisfare gli impegni previsti dal contratto di lease and back, in questo modo mettendo a concreto rischio la stabilità finanziaria dell'ente -:
quali effetti si siano prodotti, per l'amministrazione giudiziaria, in termini di disfunzione organizzativa e logistica a seguito dei ritardi registratisi nella messa a disposizione di una adeguata sede nella città Lecce. (4-00513)

ZACCHERA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
così come segnalato dall'O.S.A.P.P. - Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria -, la situazione della Polizia Penitenziaria negli Istituti Penitenziari delle Regioni Piemonte e Valle d'Aosta è molto grave;
nella regione Piemonte nella scorsa settimana si sono verificate, in tre giorni, tre aggressioni in danno del personale della Polizia Penitenziaria in servizio alla Casa di Reclusione di Alessandria «San Michele» con prognosi, per questo personale, che va da un minimo di un giorno e fino a quindici giorni con l'ulteriore aggravante che il Direttore della medesima Casa di Reclusione è stato ritenuto da fonti sindacali rappresentanti la Polizia Penitenziaria insoddisfacente a gestire tale situazione;
ad Ivrea una caserma agenti debitamente ristrutturata da anni non è stata posta in condizioni di agibilità per la sua fruizione, con rischio di sperpero così di denaro pubblico e con strutture che hanno causato proteste sia per le condizioni ambientali di almeno il 30 per cento di personale di Polizia Penitenziaria e con turni massacranti;
ad Alessandria: da sabato 21 giugno a martedì 24 giugno 2008 si sono verificati ben 3 casi di aggressioni da parte di detenuti nei confronti del personale di Polizia Penitenziaria e due casi di incendio, con il risultato di ben 10 agenti sarebbero ricorsi a cure mediche presso il nosocomio cittadino con prognosi che vanno da giorni 1 a giorni 15. Secondo l'associazione sindacale OSAPP l'attuale Dirigente, in reggenza da circa sette anni, non è ancora riuscito a far capire al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria che dei due carceri in città San Michele è la casa di reclusione e Don Soria la casa circondariale. Questo comporterebbe

situazioni penalizzanti per il personale del San Michele in quanto la cronica carenza di organico si manifesta nella casa di reclusione, pertanto stando così le cose a San Michele viene assegnato un numero minore di monte ore di straordinario, un numero minore di fondi incentivanti e così via. Sono state chiuse, per alcuni periodi di tempo, la cucina detenuti e successivamente la cucina agenti, per effettuare lavori di ristrutturazione e la Polizia Penitenziaria si trova allo stato attuale a rifocillarsi presso lo spaccio dell'istituto, e forse tra qualche tempo le verrà accreditato un buono pasto di euro 4.65, cifra simbolica che andrebbe a compensare la spesa che di fatto sta sostenendo personalmente, cosa che si ripercuote sul bilancio familiare anche in modo incisivo. Che la stessa fonte sindacale lamenta decisioni opinabili da parte del Dirigente come quelle di effettuare tagli sulle prestazioni di lavoro straordinario necessarie per sopperire alla carenza di personale, soppressione di posti di servizio con conseguente aggravio di carichi di lavoro (più posti di servizio con la presenza di detenuti a carico di una sola persona) e abolizione della conferenza di servizio, unico momento a disposizione del personale per scambiare informazioni col proprio comandante di reparto, il tutto alla vigilia del piano ferie estivo (che comporta ulteriore diminuzione di personale) aumentando così i già incongrui carichi di lavoro imposti all'esiguo numero di personale di polizia Penitenziaria rimasto in servizio, con conseguenza della diminuzione della Sicurezza dell'Istituto, cosa tra l'altro segnalata dal comandante di reparto con una nota consegnata al Direttore dell'Istituto. Per la cronica mancanza di personale mancano circa 80 agenti secondo la pianta organica;
a Novara il Direttore non provvederebbe a convocare le organizzazioni sindacali da oltre un anno nonostante le molteplici problematiche segnalate e, nonostante la grave disfunzione sia stata reiteratamente segnalata al Direttore, Al Provveditore Regionale e al Capo del Dipartimento Ufficio Relazioni Sindacali, nulla è cambiato;
anche ad Asti la situazione dell'organico della Polizia Penitenziaria, come del resto anche gli altri istituti del Piemonte, è allarmante. Come se ciò non bastasse il poco personale operante è abbandonato a se stesso e la sicurezza dell'Istituto di conseguenza è a gravissimo rischio, a questo si aggiunge il fatto che il personale di Polizia Penitenziaria teme per la propria incolumità personale;
ad Alba vi sarebbero problemi nella gestione del Nucleo operativo delle traduzioni e dei piantonamenti. Agli agenti comandati di piantonamento - sia del nucleo che dell'Istituto - al reparto ospedaliero esterno riservato ai detenuti è stato precluso il diritto alla consumazione del pasto presso la mensa di servizio, inoltre, il medesimo personale è stato inviato al piantonamento al completo sbaraglio, tanto è vero che erano assenti l'ordine di piantonamento (che risultava in bianco) ed il libretto di piantonamento previsto era privo della foto del detenuto, della posizione giuridica e di tutti gli elementi operativi necessari per non parlare poi di una recente ispezione eseguita dal Dirigente dell'Ufficio U.S.T. che nulla ha accertato in ordine alle gravi disfunzioni, anzi, si può parlare di una vera e propria gita turistica eseguita dal medesimo Dirigente;
a Biella, sempre secondo le fonti sindacali, vi sarebbe una grave disorganizzazione del lavoro della Polizia Penitenziaria operante nell'istituto;
anche ad Aosta la situazione interna sarebbe difficile con il direttore del predetto Istituto che - sempre a giudizio dei sindacati di categoria - non riesce a mitigare situazioni di conflittualità frutto di situazioni personali. L'intero modello organizzativo del lavoro, che fa capo al Direttore, risulta essere caotico e confusionario tanto che il personale sembra, in mancanza di direttive precise, costretto ad usare, nello svolgimento delle proprie funzioni, una forma di «fai da te»;

a Torino e nei restanti Istituti del Piemonte e La Valle D'Aosta al personale non è stato ancora consegnato il vestiario estivo - magliette da indossare sulle tute di servizio ed altro - sembrerebbe che detto vestiario sia giacente presso il Magazzino Vestiario Centrale e che il Provveditorato, ad oggi, non lo abbia ancora ritirato o addirittura non ne abbia fatto richiesta;
in particolare a Cuneo presso la casa circondariale di cuneo sussiste una organizzazione del lavoro dispersiva ed improduttiva che inevitabilmente ricade con pesanti effetti sul personale di Polizia Penitenziaria che espleta servizio H. 24. Ciò è dovuto alla elevata quantità di personale addetto alle cariche fisse, circa settanta poliziotti penitenziari ovvero circa il 45 per cento dell'organico. Una siffatta e sproporzionata situazione determina, gioco forza, drammatici carichi di lavoro per chi opera H. 24 nonché una drammatica qualità di vita per gli agenti e le loro famiglie. Da appurare se le responsabilità di quanto descritto siano attribuibili ad una pura superficialità gestionale dell'Autorità Dirigente o di una concreta incapacità dell'Autorità medesima;
più in generale le difficoltà derivano altresì dalla:
mancata retribuzione delle missioni in quasi tutti gli istituti da circa 5 mesi, costringendo il personale ad anticipare di tasca propria le spese per adempiere ai servizi istituzionali (traduzioni ed altro);
dal fatto che da circa 5 mesi non vengono elargiti i buoni pasto: il personale è costretto ad anticipare di tasca propria le spese per il pasto;
ad una parte del personale non viene retribuita l'indennità per i servizi esterni, benché previsto dalla circolare ministeriale del 13 dicembre 2007, per una interpretazione «motu proprio» del Provveditore Regionale, Fabozzi Dottor Aldo e il Capo del Dipartimento pur essendo stato investito della questione ad oggi è silente;
l'organico della Polizia Penitenziaria è fermo all'anno 1991 ed urge incrementarlo di almeno di 5.000 unità;
gli attuali mezzi blindati e non, adibiti ai trasferimenti (traduzioni) dei detenuti sono del tutto obsoleti, privi di climatizzazione, procurando grave nocumento alla salute del personale operante specie in condizione di forte calura;
la quasi totalità delle auto protette sono inefficienti;
il decreto legislativo 626/94 e successive modifiche ed integrazioni riguardanti la sicurezza sul lavoro, di cui oggi tanto si parla, è del tutto disapplicata come, ad esempio, presso la casa di reclusione di Alessandria dove anziché installare climatizzatori sono stati installati termoconvettori proibiti dalle leggi in materia poiché nuocciono alla salute e a Torino dove in alcuni posti di servizio come ad esempio la seconda portineria ingresso automezzi è priva di servizio igienico e di climatizzatore;
spesso vi è assenza nella fornitura di vestiario e mostrine tanto che il personale è costretto ad acquistarlo a proprie spese tutto questo frutto di una politica del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria completamente errata;
è quotidiano il problema del mancato rimborso delle rette asili nido per i figli degli appartenenti al Corpo della Polizia Penitenziaria, vi sono colleghi che devono ricevere dallo Stato oltre euro 5.000 che tradotti nelle vecchie lire sono ben L. 10.000.000 sborsate di tasca propria e gravanti sul bilancio familiare;
in sostanza, la situazione degli istituti penitenziari italiani ed in questo quadro di quelli delle Regioni Piemonte e Valle d'Aosta sembra davvero preoccupante -:
se non ritenga di effettuare una urgente visita ispettiva presso gli Uffici del Provveditorato Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria al fine di accertare se le lagnanze sindacali abbiano fondamento;

se quanto sopra accennato corrisponde a verità, quali siano gli interventi che con urgenza si intendono intraprendere.
(4-00514)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 10 maggio 2001, a seguito di pubblicazione del bando europeo, è stata costituita tra il comune di Paola, Sider Almagià S.p.a. e Sider Almagià gestione porti S.r.l. , la Società Porto dei Normanni S.p.a. finalizzata alla realizzazione del Porto Turistico di Paola;
la società di cui sopra ha la tipologia di società mista, di natura pubblico-privata, con partecipazione minoritaria dell'ente pubblico (30 per cento delle azioni);
l'importo dei lavori per la realizzazione del porto ammonta ad oltre 25.000.000,00 di euro, di cui 4.500.000,00 finanziati dal CIPE ed erogati nel 1999 per l'apporto economico del socio pubblico;
la Sider Almagià, vincitrice del Bando europeo, è un colosso dell'imprenditoria portuale che opera in tutta Europa, ed ha realizzato strutture portuali e grandi opere in tutta Italia ed anche all'estero, inoltre possiede attrezzature e strutture idonee;
l'ente pubblico (comune di Paola) già nel 2006, con delibera della giunta comunale, ha dato l'assenso per la cessione delle quote dalla Sider Almagià ad una società spagnola, rivelatasi poi fantasma; infatti la procedura si è bloccata e la deliberazione è stata respinta dal consiglio comunale a seguito dei rilievi esposti da alcuni consiglieri comunali nonché della precedente interrogazione parlamentare n. 4-00976, presentata dall'interrogante in data 19 settembre 2006;
nella stessa interrogazione parlamentare si faceva riferimento a indagini da parte della procura della Repubblica di Paola circa la procedura per la realizzazione del Porto dei Normanni;
in data 11 dicembre 2007 la giunta ha riproposto ed ottenuto dal consiglio comunale, a maggioranza dei presenti, nonostante le dure proteste ed i rilievi della minoranza, di deliberare l'assenso per la cessione delle quote da parte del socio privato, ma questa volta ad un'altra società, la Cinabro S.p.A;
da quanto riportato sui quotidiani Calabria Ora e La Provincia Cosentina dell'8 settembre 2006, la vicenda risulterebbe già attenzionata dalla procura della Repubblica di Paola;
la Cinabro S.p.A., con capitale sociale di euro 10.000,00 (diecimila), è stata costituita il 21 ottobre 2006 ed ha iniziato l'attività il 31 ottobre 2007, ovvero, solo poco più di un mese prima dell'avvenuta cessione delle quote del socio privato con l'assenso da parte del comune;
la Cinabro S.p.A possiede solo 2.500,00 euro di attrezzature e solo 19.500,00 euro di liquidità, e le uniche credenziali bancarie sono rappresentate dall'accensione di un conto corrente presso il Banco di Sardegna, e quindi tale situazione finanziaria non garantisce oggettivamente la realizzazione dell'opera -:
se nell'ambito del monitoraggio sull'utilizzo dei fondi deliberato dal CIPE non ritengano necessario ed urgente verificare l'utilità e l'interesse pubblico, richiesti dalla legge, e sottesi a giustificare la cessione delle quote dal socio vincitore della gara europea che ha costruito porti in tutta Italia ad una società costituita un anno prima, e che ha iniziato la propria attività poco più di un mese prima della deliberazione del comune di Paola, che non ha realizzato altre opere infrastrutturali e che a quanto consta all'interrogante

risulta priva di adeguati capitali finanziari; nonché le motivazioni che hanno portato la Sider Almagià a derogare dai compiti contrattuali;
se non ritengano necessario ed urgente verificare le motivazioni che fino ad oggi hanno portato al mancato avvio per la realizzazione del Porto di Paola;
se non ritengano necessario ed urgente avviare un'adeguata indagine amministrativa per verificare quanti fondi del finanziamento CIPE siano stati realmente spesi fino ad oggi;
se non ritengano, altresì, necessario ed urgente far svolgere adeguate indagini amministrative sulla società «Porto dei Normanni S.p.A.» e sull'esecuzione dei lavori relativi al Porto di Paola;
se non ritengano necessario ed urgente nominare un'Authority che funga da controllo sia sul corretto utilizzo dei fondi stanziati sia sulle diverse decisioni relativi agli assetti societari del «Porto dei Normanni S.p.A.».
(4-00524)

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INTERNO

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro per le politiche europee, il Ministro per le pari opportunità, per sapere, premesso che:
ieri è stato pubblicato il primo rapporto dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali di Vienna;
l'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali ha sede a Vienna ed è stata istituita dal regolamento (CE) n. 168 del 2007 del Consiglio del 15 febbraio 2007 (Gazzetta Ufficiale legge n. 53 del 22 febbraio 2007, pagina 2);
l'Agenzia ha lo scopo di fornire alle istituzioni europee e alle autorità nazionali competenti assistenza e consulenza sui diritti fondamentali nell'attuazione del diritto comunitario, nonché di aiutarle ad adottare le misure o a definire le iniziative appropriate;
il rapporto è dedicato al tema dell'omofobia e della discriminazione in base all'orientamento sessuale ed afferma che «il mancato riconoscimento in Italia dei matrimoni gay o delle unioni civili contratte in un altro Stato membro dell'Ue restringono la libertà di movimento degli omosessuali ed è fonte di incertezza giuridica».
il direttore dell'Agenzia, il danese Morten Kjaerum, afferma in un comunicato che «la parità di trattamento è un diritto fondamentale di cui dovrebbero godere tutti i membri della nostra società», ricordando che il principio è tutelato dall'articolo 21 della Carta europea dei diritti fondamentali dell'uomo. «Il fatto che le lesbiche, i gay, i bisessuali e i transessuali non vengono trattati in modo uguale da alcuni aspetti della legislazione Ue, particolarmente per quanto riguarda le coppie dello stesso sesso, dovrebbe essere fonte di preoccupazione per tutti noi», continua Kjaerum, esortando gli Stati membri ad assegnare maggiori poteri e risorse alle Agenzie nazionali contro le discriminazioni;
nel rapporto viene citato espressamente il caso di due cittadini italiani di sesso maschile, che non sono riusciti a fare riconoscere dalla magistratura italiana il valore legale del matrimonio contratto in Olanda. L'Agenzia sottolinea che oltre all'Italia, ci sono 10 Paesi Ue che non riconoscono le unioni e i matrimoni gay: Estonia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Slovenia e Slovacchia;
Belgio, Spagna e Olanda hanno legalizzato i matrimoni gay, riconosciuti anche da Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Francia, Lussemburgo, Romania, Finlandia, Svezia e Gran Bretagna;

in Bulgaria, Cipro, Ungheria e Austria, invece «la situazione non è chiara», afferma il rapporto;
«in assenza di indicazioni chiare agli Stati membri sui loro obblighi ai sensi del diritto Ue in queste situazioni, le discriminazioni contro le coppie dello stesso sesso, in violazione del principio della parità di trattamento in base all'orientamento sessuale, persistono in almeno 11 Stati membri» denuncia l'Agenzia, riferendosi al gruppo di Paesi Ue di cui fa parte anche l'Italia;
il rapporto dell'Agenzia si sofferma anche sui reati d'odio commessi nei paesi Ue, evidenziandone l'aumento, specie nei paesi dove è assente una legislazione che tuteli l'integrità fisica e morale delle persone omosessuali;
il rapporto dell'Agenzia è mirato a «fotografare» la situazione nell'Ue e non è vincolante per le istituzioni comunitarie. Tuttavia, è stato pubblicato oggi per contribuire al dibattito che sarà lanciato tra i ventisette sulla comunicazione contro le discriminazioni che la Commissione europea presenterà mercoledì a Bruxelles, nell'ambito del pacchetto sulla «Agenda sociale» -:
quale sia la valutazione del Governo sulle risultanze del rapporto dell'Agenzia per i diritti fondamentali e, alla luce di detto rapporto, come intenda approcciarsi con riferimento ad una legislazione in materia di riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali;
se il Ministro dell'interno abbia intenzione di dare disposizioni affinché i crimini di odio contro gli omosessuali vengano registrati dalle forze dell'ordine come tali, indipendentemente dal fatto che nel nostro sistema legislativo manchi la previsione di un reato specifico, in modo da poter raccogliere i dati e valutare la necessità di una normativa in materia.
(2-00080)
«Concia, Cuperlo, Pollastrini, Rossomando».

Interrogazione a risposta orale:

RAO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la manovra di bilancio, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, ha fortemente penalizzato il settore dell'ordine pubblico e della sicurezza;
sono stati infatti previsti il taglio del turn over e la diminuzione netta degli organici, la riduzione delle risorse finanziarie, dai carburanti alla manutenzione delle auto di servizio, per un totale di 538,5 milioni di euro;
nello specifico, il taglio del turn over del 10 per cento (ogni dieci agenti che vanno in pensione saranno reintegrati con un nuovo assunto) porterà ad una riduzione del personale pari a 1.611 unità nette già dal prossimo anno: in totale nel 2012 ci saranno in Italia 6.689 poliziotti in meno rispetto ad oggi che andranno ad aggiungersi all'attuale carenza di organico che viene valutata in 9.000 elementi;
con il suddetto provvedimento si limita sensibilmente la capacità del sistema di sicurezza di fronteggiare la minaccia che viene dalla criminalità diffusa e soprattutto da quella mafiosa;
da un punto di vista strategico si realizza un progressivo smantellamento della sicurezza pubblica a vantaggio di una doppia contrastante tendenza, cioè da una parte l'impiego dei militari nel territorio e dall'altra il trasferimento agli enti locali di nuovi poteri in materia di sicurezza -:
come si concilino i tagli previsti dal provvedimento con l'esigenza più volte affermata, non solo in campagna elettorale ma anche nelle dichiarazioni programmatiche del Presidente del Consiglio, di prestare una particolare attenzione ai problemi della criminalità.
(3-00072)

Interrogazione a risposta scritta:

ZAZZERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la notte tra il 14 ed il 15 giugno è stato assassinato il consigliere provinciale e comunale dell'Italia dei Valori Giuseppe Basile;
Giuseppe Basile era stato eletto nel 2006 Consigliere comunale di Ugento (Lecce) ed era Consigliere provinciale subentrante a Madaro;
l'omicidio, particolarmente efferato, è avvenuto ad Ugento vicino al cancello dell'abitazione del consigliere;
dagli articoli di stampa sulla tragedia si evince chiaramente la forte personalità della vittima, la sua determinazione nel salvaguardare i diritti dei cittadini e la fervida passione con cui era solito affrontare l'attività politica;
in particolare, il Presidente della provincia di Lecce, Giovanni Pellegrino, in una intervista apparsa sul Corriere della Sera di lunedì 16 giugno 2008 ha dichiarato che Basile era «... sempre intento a fare battaglie sulla trasparenza... soprattutto nel campo dell'edilizia»;
le grandi battaglie di Giuseppe Basile infatti sono state soprattutto contro l'abusivismo e le lottizzazioni, ma anche a favore dell'ambiente;
un articolo della Gazzetta del Mezzogiorno di lunedì 16 giugno 2008 specifica che Giuseppe Basile «di recente era riuscito a bloccare il tentativo di sbancamento avviato in una zona ad alto interesse paesaggistico nei pressi del convento della Madonna del Casale»;
un articolo del Corriere della Sera, di lunedì 16, riporta che la costante attività di Basile contro l'amministrazione comunale e le sue continue denunce politiche possono aver «dato fastidio a qualcuno»;
l'assessore provinciale dell'Italia dei Valori, Carlo Madaro, ha dichiarato che pur non essendoci alcuna denuncia in procura, circa tre anni fa Basile aveva trovato bossoli nella cassetta delle lettere e due mesi fa, davanti la porta di casa, una testa di animale mozzata;
già nel 2003, come risulta dagli atti della procura, ignoti spararono due colpi di arma da fuoco contro l'auto del consigliere;
dalla stampa risulta che le cause del delitto non sono affatto chiare, ma il sospetto è che possa trattarsi di «un sofisticato assassinio mafioso mascherato da omicidio rurale» (Gazzetta del Mezzogiorno, lunedì 16);
del resto, il medesimo articolo di stampa succitato segnala che l'ipotesi del «...tragico epilogo di un intricato affare politico-amministrativo...» non sarebbe fatto nuovo, considerato che sempre in provincia di Lecce, a Nardò circa 24 anni fa, l'uccisione dell'assessore Renata Fonte fu fatta passare per «un banale omicidio di provincia» e per molti anni le indagini furono indirizzate verso questioni personali, mentre tempo dopo si ebbe la certezza dello stampo politico-amministrativo dell'assassinio;
l'11 luglio 2007, sempre ad Ugento, è stato fatto esplodere un ordigno rudimentale davanti al municipio e la notizia dell'evento è stata annunciata dalla stampa (ANSA 11 luglio 2007) contestualmente a quella relativa ad una seduta del consiglio comunale particolarmente agitata cui seguirono addirittura le dimissioni del sindaco;
il 25 agosto 2007, sempre ad Ugento, l'automobile del sindaco Eugenio Ozza è stata data alle fiamme;
l'odio sfrenato di qualcuno nei confronti del consigliere è stato stigmatizzato addirittura sulle stesse mura di Ugento mediante scritte ingiuriose e minacciose rimaste a tutti visibili per almeno due anni, quali «Basile devi morire», «Basile muori», «Basile sei nulla», «Basile = nulla». Dette scritte, sono state rimosse soltanto il giorno prima del funerale;

anche dalle parole dello stesso Basile, riportate da numerose testate giornalistiche, si desume il clima di forte pressione in cui il consigliere era ormai abituato a vivere, in particolare, quando affermava: «Solo le pallottole possono fermarmi. Per farmi tacere, devono uccidermi» -:
se, alla luce dei gravi fatti descritti dalla presente interrogazione, al Ministro interrogato risulti che nel comune di Ugento (Lecce) vi possa essere un condizionamento esterno tale da impedire il sereno svolgimento dell'azione amministrativa;
quali provvedimenti il Ministro intenda assumere al fine di prevenire e contrastare nuovi fenomeni di criminalità nel territorio in provincia di Lecce.
(4-00527)

TESTO AGGIORNATO ALL'11 LUGLIO 2008

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MACCANTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il regolamento adottato con decreto 29 novembre 2007, n. 267, disciplina esclusivamente le procedure per il riconoscimento e il mantenimento della parità, di cui alla legge 10 marzo 2000, n. 62;
in base al suddetto regolamento, l'istanza di riconoscimento della parità richiede l'indicazione del numero degli alunni iscritti a ciascuna classe o sezione, che non può essere inferiore a otto studenti;
un numero inferiore di alunni potrebbe garantire un'azione didattica altrettanto efficace, se non addirittura migliorativo, conseguente ad una facilità di raccordo tra docente ed esiguo numero di discenti;
la sentenza del Tar del Lazio, Roma, sez. III bis, n. 5041, ha precisato che il numero degli alunni «è un problema correlato ad esigenze di contenimento di spesa ed alle scelte organizzative della didattica, entrambe rimesse alla libera decisione della scuola paritaria e che l'Autorità amministrativa non può unilateralmente imporre:», in quanto criterio assunto dall'amministrazione sulla scorta dei suoi convincimenti -:
se non ritenga opportuno modificare, nell'ambito delle procedure di riconoscimento della parità scolastica, il criterio del numero degli alunni, in quanto non adeguatamente motivato sul piano didattico-pedagogico, onde evitare di assegnare rilevanza discriminatoria ai fini della concessione o mantenimento delle scuole paritarie, precludendo altresì la libertà di scelta delle famiglie.
(5-00174)

VILLECCO CALIPARI, LARATTA, OLIVERIO, LO MORO, CESARE MARINI, MINNITI, LAGANÀ FORTUGNO, GHIZZONI, SIRAGUSA, ROSSA e PES. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da un articolo pubblicato da Il Sole 24 Ore del 30 giugno 2008 risulta che potrebbero essere oltre 3.300, nei prossimi quattro anni in Calabria, i tagli nelle cattedre in base all'attuazione dalla manovra finanziaria del Governo (decreto-legge n. 112 del 2008);
nello stesso articolo de Il Sole 24 Ore è presente una stima degli effetti della manovra in base alla quale a livello nazionale potrebbero esserci 82.245 insegnanti (tra infanzia, primaria, medie e superiori), e 42.500 assistenti tecnici amministrativi, in meno con un risparmio quantificato in 3,189 miliardi di euro;
la provincia più penalizzata dagli effetti della manovra sulle cattedre (ma anche per il personale Ata) è, in base a quanto scrive il quotidiano economico, quella di Cosenza con 1.153 posti in meno nel quadriennio (di cui infanzia 163; primaria 357;

medie 305; superiori 329); segue Reggio con 886 (infanzia 96; primaria 272; medie 268 e superiori 249) e Catanzaro con 653 (infanzia 92; primaria 213; medie 170 e superiori 178). A Vibo Valentia le cattedre che dovrebbero scomparire sono 341 (infanzia 46; primaria 106; medie 107 e superiori 82) mentre a Crotone 309 (infanzia 39; primaria 105; medie 85 e superiori 80) -:
se corrisponda al vero il contenuto dell'articolo, comprensivo delle stime e previsioni delle tabelle annesse;
quali iniziative intenda assumere per evitare così pesanti tagli agli organici della scuola previsti dal decreto-legge n. 112 del 2008;
con quali misure si assicureranno risorse alla valorizzazione e allo sviluppo professionale del personale della scuola su tutto il territorio nazionale e nella situazione specifica calabrese dove i tagli percentualmente si profilano tra i più pesanti.
(5-00176)

Interrogazioni a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'ammissione al Corso di Laurea Specialistica in Medicina e Chirurgia è riservata ad un numero determinato di studenti fissato annualmente dal Ministero interrogato, sia con riferimento all'intero territorio nazionale che in relazione ad ogni singolo Ateneo;
il Decreto Ministeriale del 19 giugno 2007 ha fissato il numero dei posti disponibili per l'accesso al Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia dell'Università di Messina per l'anno accademico 2007/2008 in duecento;
le modalità ed i contenuti della prova di ammissione per l'anno accademico 2007/2008, sono contenuti nell'articolo 3 del Decreto Ministeriale del 17 maggio 2007 che testualmente recita: «... per l'accesso ai corsi di laurea specialistica/magistrale in medicina e chirurgia, in odontoiatria e protesi dentaria e in medicina veterinaria, le relative prove di ammissione, di contenuto identico sul territorio nazionale, sono predisposte dal Ministero dell'università e della ricerca avvalendosi di una apposita commissione di esperti, costituita con decreto ministeriale che opera in conformità dei commi seguenti. 2. La prova di ammissione per l'accesso a ciascun corso di laurea specialistica/magistrale, di cui al comma precedente, consiste nella soluzione di ottanta quesiti a risposta multipla, di cui una sola esatta tra le cinque indicate su argomenti di: - logica e cultura generale; - biologia; - chimica; - fisica e matematica. 3. Sulla base dei programmi di cui all'allegato B, che costituisce parte integrante del presente decreto, la commissione predispone trentatre quesiti per l'argomento di logica e cultura generale, ventuno per l'argomento di biologia, tredici per l'argomento di chimica e tredici per gli argomenti di fisica e matematica...;
l'articolo 6 dello stesso decreto a sua volta, ha previsto che «... per la valutazione delle prove di cui agli articoli 2, 3, 4 e 5 si tiene conto dei seguenti criteri: a) 1 punto per ogni risposta esatta; - 0,25 punti per ogni risposta sbagliata; 0 punti per ogni risposta non data...»;
l'Università degli Studi di Messina, con bando del 29 giugno 2007, ha aperto i termini per la presentazione delle domande di ammissione al Corso di Laurea Specialistica in Medicina e Chirurgia per l'anno accademico 2007/2008, prevedendo che l'ammissione sarebbe stata subordinata all'utile collocazione in graduatoria, in seguito allo svolgimento di un'apposita prova che ovviamente, come prescritto dal decreto ministeriale 17 maggio 2007, si è svolta il 4 settembre 2007;
sempre in coerenza con quanto prescritto dal suddetto decreto ministeriale, il bando prevede che «.. le prove saranno valutate secondo i criteri stabiliti dal Decreto Ministeriale 17 maggio 2007: assegnazione

di un punto per ogni risposta esatta; O punti per ogni risposta non data; - 0,25 punti per ogni risposta sbagliata...»;
il Ministero interrogato, con atto amministrativo la cui tipologia è ancora sconosciuta ha annullato le domande contraddistinte dal Ministero coi numeri 71 e 79 e, fatto ancora più grave, ai fini della graduatoria finale delle singole graduatorie ha disposto di non tenere in alcun conto le risposte;
vi sono stati numerosi concorrenti che alle due domande annullate dal Ministero hanno risposto correttamente nel senso che hanno dato la stessa risposta che nel prospetto ufficiale del Ministero è indicata alla lettera A), al pari di tutte le risposte esatte;
l'11 settembre 2007 il Ministero emette un Avviso in cui conferma che, pur annullando le domande 71 e 79, le risposte individuate come tali nel sito internet dello stesso sono corrette;
è facilmente immaginabile il numero delle esclusioni e dei relativi ricorsi che hanno prodotto le varie graduatorie di ammissione all'anno accademico 2007/2008 in tutte le Facoltà di medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria, veterinaria;
moltissimi concorrenti esclusi dall'ammissione, dopo aver presentato ricorso al giudice amministrativo competente, hanno ottenuto la sospensione dei provvedimenti impugnati coi ricorsi e sono stati ammessi con riserva a frequentare i corsi di studi;
la decisione di non tenere in alcun conto le due domande considerate dal Ministero errate, e stilare le graduatorie di ammissione sui risultati delle rimanenti 78 è stata presa in base ad un parere chiesto all'Avvocatura dello Stato in cui si afferma, tra l'altro, che «... è ben vero che 80 rappresenta il numero dei quesiti da sottoporre ai candidati indicato dal richiamato Decreto Ministeriale per consentire un adeguato ventaglio di possibilità di risposta sulle varie materie oggetto d'esame ed in funzione del tempo massimo (di due ore) concesso per lo svolgimento della prova. Tale soglia sembra potere essere tuttavia diminuita nei termini prospettati nella nota che si riscontra, in coerenza con il principio dell'economicità dell'azione amministrativa altrimenti vulnerato da un'inutile ripetizione della prova a livello nazionale, in quanto, nell'esercizio della discrezionalità tecnica che compete a codesta Amministrazione, si ritenga che il numero dei quesiti validi possa comunque assicurare un sufficiente scrutinio della preparazione del candidato per l'accesso al corso di laurea a numero chiuso. Trattandosi inoltre di una misura che riguarda indistintamente tutti i soggetti che hanno partecipato alla procedura selettiva non sembra che la stessa possa alterare il principio della par condicio tra i vari candidati Tale principio risulta invece assicurato da detta opzione in quanto, mantenendo i due quesiti in questione nel novero di quelli valutabili, si potrebbe anzi effettivamente ingenerare una confusione nella valutazione degli elaborati che finirebbe per provocare pesanti ripercussioni negative sul principio della parità di trattamento. L'opzione riferita da codesto Ufficio appare inoltre coerente con il principio di ragionevolezza, ovvero di coerenza tra il fine perseguito e gli strumenti utilizzati, posto che, ove si attribuisse comunque un punteggio alle risposte fornite ai quesiti 71 e 79, si finirebbe per premiare scelte dei candidati anche casuali mortificando il merito di coloro i quali hanno risposto correttamente agli altri quesiti in virtù della maggiore preparazione»;
i concorrenti, quindi, in conseguenza della valutazione della prova effettuata sulla base di un numero di risposte inferiore a quello previsto dalla legge e dal bando, ma soprattutto da loro correttamente affrontate e risolte, si sono visti negare il diritto a frequentare il Corso di Laurea Specialistica in Medicina e Chirurgia per l'anno accademico 2007/2008, essendo stato loro sottratto il punteggio già acquisito;

a giudizio dell'interrogante ed ai fini della preparazione della graduatoria finale di ammissione all'Anno Accademico 2007/2008, si dovevano tenere in considerazione le risposte corrette fornite alle due domande ancorché, considerate errate, come lo stesso ministero ha affermato con l'Avviso dell'11 settembre 2007;
il ministero ha posto in essere, a giudizio dell'interrogante, un atto illegittimo in quanto ha derogato un atto normativo di secondo grado come un decreto ministeriale con un provvedimento amministrativo;
non è possibile richiamare in contrasto alcun principio, tanto meno di economicità, giacché il ministero, non può sostituirsi al legislatore ed al bando;
il presupposto che, diversamente operando, sarebbe stato alterato il principio della par condicio, in quanto, a dire dell'Avvocatura, si sarebbe potuta ingenerare una presunta confusione nella valutazione degli elaborati è privo di fondamento: per un primo profilo, la difficoltà nella correzione degli elaborati non può gravare sull'operato dei candidati che si sono impegnati faticosamente ed hanno utilizzato tutte le loro capacità per risolvere i quesiti. L'interesse pubblico, infatti, si sostanzia nella correttezza dello svolgimento delle prove selettive volto alla valutazione dei candidati più capaci e meritevoli così come sancito dall'articolo 34 della Costituzione;
inoltre, nessuna violazione della par condicio può ravvisarsi nel determinare il punteggio, facendo riferimento alle risposte esatte date, atteso che chi ha correttamente operato ha sicuramente diritto ad ottenere un punto, chi ha invece sbagliato avrà sottratto un punto e chi non avrà risposto avrà sottratto il punteggio di 0,25;
è proprio operando diversamente che si pone invece, la violazione del principio che assicura la par condicio, in quanto, chi ha erroneamente risposto od omesso di rispondere sarà agevolato perché nessun punteggio gli verrà sottratto;
paradossalmente ne trarranno vantaggio i candidati che, non riuscendo a risolvere i suddetti quesiti, hanno aggirato l'ostacolo, passando immediatamente al quesito successivo, rispetto a quelli che, prestando legittimo affidamento sulla loro correttezza, hanno invece dato una risposta esatta;
egualmente paradossale e ingiustificata è l'affermazione secondo cui, richiamandosi erroneamente al principio di ragionevolezza (rectius: irragionevolezza) si sostiene che «... ove si attribuisse comunque un punteggio alle risposte fornite ai quesiti 71 e 79, si finirebbe per premiare scelte dei candidati anche casuali mortificando il merito di coloro i quali hanno risposto correttamente agli altri quesiti in virtù della maggiore preparazione...»;
il Ministero non può «presumere» alcuna causalità della scelta operata dal concorrente nel rispondere correttamente al quesito, anche se non è stato formulato correttamente;
in tal modo al contrario, si mortificano proprio i soggetti che si sono impegnati con dispendio di tempo ed energie a risolvere i quesiti (non sottraendosi al loro esame);
la circostanza che il concorrente abbia letto, capito e risolto i due quesiti, non significa certamente essere meno meritevole di chi invece, non li abbia affatto affrontati;
la medesima questione peraltro, si era posta tre anni fa (nell'anno accademico 2004/2005) in merito al quesito numero 15 che presentava due soluzioni esatte ed il Ministero in quell'occasione ha espressamente deciso di considerarle entrambe valide;
a tal punto, secondo l'interrogante è evidente la contraddittorietà del comportamento assunto dal Ministero rispetto alla precedente determinazione -:
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro interrogato per ovviare alle problematiche esposte in premessa.
(4-00518)

FUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
dal IX ciclo di studi della Scuola di specializzazione per l'insegnamento secondario (SSIS) stanno per uscire circa 12 mila abilitandi che però, a causa delle misure introdotte dalla legge finanziaria per il 2007, non hanno la possibilità di inserirsi nelle graduatorie permanenti dei vari Centri per i servizi amministrativi (CSA) presenti nelle province italiane;
questa situazione ha l'effetto che gli abilitandi usciti dal IX ciclo dei corsi SSIS rischiano di aver studiato invano;
mentre i partecipanti al IX ciclo di studi SSIS si trovano in tale difficile situazione, con decreto ministeriale 7 maggio 2008 è stato già determinato il numero dei posti disponibili a livello nazionale per le immatricolazioni alle SSIS del prossimo anno accademico;
già oggi sono ben oltre 100 mila i docenti abilitati nelle SSIS presenti nelle graduatorie ad esaurimento. Di questi docenti abilitati meno del 3 per cento è stato immesso in ruolo, mentre il resto si trova in una situazione di precarietà anche perché contestualmente è stato dato avvio, e sono oramai alla conclusione, a dei corsi abilitanti speciali introdotti dalla legge 4 giugno 2004, n. 143, e regolamentati dal decreto ministeriale n. 85 del 2005 che hanno ingrossato le fila del precariato di altre 70 mila unità e tagliato fuori i posti disponibili per le scuole di specializzazione;
i posti nelle graduatorie ci sarebbero perché, a monte di 12 mila abilitandi SSIS, il contingente delle immissioni in ruolo per quest'anno ammonta a 25 mila, più del doppio -:
quali urgenti iniziative intenda intraprendere per inserire i 12 mila abilitandi del IX ciclo SSIS - che hanno regolarmente completato i loro studi - nelle graduatorie CSA;
se ritenga opportuno, già in vista della programmazione per l'anno accademico 2009-2010, avviare una riflessione sull'opportunità di riservare una quota dei posti agli specializzandi SSIS. (4-00523)

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MADIA, MIGLIOLI, DAMIANO e MOSCA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria 2007 - legge 27 dicembre 2006, n. 296 - ha innovato profondamente la legislazione a sostegno dei lavoratori e delle lavoratrici estendendo i benefici a tutela della maternità e della malattia propri delle lavoratrici subordinate anche a quelle atipiche, iscritte alla gestione separata Inps;
in particolare il comma 788 ha disposto l'estensione, a decorrere dal 1o gennaio 2007, per i lavoratori a progetto e le categorie assimilate iscritti alla gestione separata Inps, che non siano titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie, di alcuni benefici riconosciuti ai lavoratori dipendenti in riferimento agli eventi della malattia e del parto. A tal fine, si prevede la corresponsione ai lavoratori in questione, entro determinati limiti e a certe condizioni, di un trattamento economico per congedo parentale. Tale trattamento, pari al 30 per cento del reddito prese a riferimento per l'indennità di maternità, spetta per un periodo di tre mesi entro il primo anno di vita del bambino;
il comma 791 concerne la tutela della maternità di dette lavoratrici modificando l'articolo 64, comma 2, del decreto legislativo n. 151 del 2001. La norma dispone che con un decreto ministeriale sia disciplinato l'ambito dell'estensione alle lavoratrici in oggetto della tutela più ampia sul piano temporale prevista per le lavoratrici dipendenti dall'articolo 17 del decreto legislativo n. 51 del 2001 nell'ipotesi di lavori gravosi o pregiudizievoli in relazione all'avanzato stato di gravidanza, ovvero nelle seguenti ipotesi: gravi complicanze della gravidanza o preesistenti forme morbose che si presume possano essere aggravate

dallo stato di gravidanza; condizioni di lavoro o ambientali ritenute pregiudizievoli alla salute della donna e del bambino;
la possibilità di accedere all'indennità spetta anche ai lavoratori atipici in caso di adozione o affidamento preadottivo, previa presentazione della certificazione necessaria dell'Ente che cura la procedura di adozione;
il decreto ministeriale di applicazione della norma citata, è stato emanato il 27 luglio 2007 - decreto ministeriale 12 luglio 2007 - ed ha lo scopo di estendere le norme previste dal decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 a tutela ed a sostegno della maternità e paternità anche alle lavoratrici iscritte alla gestione separata Inps;
si tratta di una norma di civiltà che finalmente equipara tutte le lavoratrici ed i lavoratori, siano essi subordinati o atipici, e che riconosce il diritto alla malattia ed alla maternità quale diritto universale e riconosciuto dallo Stato a prescindere dalle condizioni di lavoro -:
quale sia lo stato di applicazione delle disposizioni in oggetto ed in particolare a quanto ammonta il numero di lavoratori e di lavoratrici che hanno potuto usufruire dei benefici e delle tutele ivi previste dal momento di entrata in vigore delle norme sopra esposte.
(5-00175)

MANCUSO e PORCU. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il contrassegno per disabili utilizzato in Italia non è conforme al modello europeo (raccomandazione del Consiglio Ue n. 8546/98 del 18 maggio 1998 - fascicolo interistituzionale n. 95/0353-SYN); di colore azzurro chiaro, tranne il simbolo della sedia a rotelle bianca su fondo azzurro scuro;
il disposto dell'articolo 74 del decreto legislativo 30 giugno 2003 n. 196 «Codice in materia di protezione dei dati personali» contraddice quanto previsto dalla raccomandazione del consiglio Ue, di cui sopra -:
quale provvedimento intenda adottare il Governo per armonizzare la situazione italiana a quella europea, in materia di contrassegno per disabili.
(5-00177)

Interrogazioni a risposta scritta:

TAGLIALATELA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Regione Campania ha sottoscritto con i Ministeri della salute e dell'economia e delle finanze un accordo per l'approvazione del piano di rientro e l'individuazione degli interventi per il perseguimento dell'equilibrio economico ai sensi dell'articolo 1, comma 180, della legge 30 dicembre 2004, n. 311;
al fine di risanare il debito sanitario la Regione Campania con l'articolo 6 della legge regionale n. 28 del 24 dicembre 2003 ha istituito la So.Re.Sa. Spa (Società Regionale per la Sanità), società a capitale completamente pubblico;
la So.Re.Sa. Spa ha posto in essere una ambiziosa operazione di cartolarizzazione finanziaria, per complessivi 2,2 miliardi di euro, volta a chiudere il contenzioso per i debiti maturati ed accertati al 31 dicembre 2005 ed ha avviato una seconda operazione finanziaria relativa ai debiti maturati da gennaio 2006 a marzo 2007;
per questa nuova operazione finanziaria, cosiddetta «Soresa 2», la Regione Campania dispone: di 1,2 miliardi di euro derivanti dal patto per la salute sottoscritto con i Ministeri dell'economia e della salute; di altri 650 milioni di euro resi disponibili attraverso un mutuo sottoscritto con la Cassa depositi e prestiti; di altri 150 milioni di euro messi a disposizione dal Tesoro sotto forma di annualità per il piano di rientro del debito;

l'obiettivo legato alla costituzione della So.Re.Sa. Spa e delle operazioni finanziarie ad essa affidate era quello di sanare il deficit strutturale della sanità campana e contemporaneamente consentire alla Regione Campania il regolare pagamento delle prestazioni e delle forniture;
negli ultimi mesi, così come riportato periodicamente dalla stampa locale, tutte le associazioni di categoria rappresentative della sanità convenzionata e delle società fornitrici di beni e servizi lamentano ingiustificati ritardi sia nell'applicazione degli accordi commerciali stipulati con la So.Re.Sa. Spa sia nel pagamento di quanto maturato a partire dal marzo 2007;
in particolare nelle ultime settimane, così come riportato dai quotidiani Il Denaro in data 8 ed il 27 maggio 2008, Il Mattino in data 28 maggio 2008 e Corriere del Mezzogiorno in data 29 maggio 2008, non poche sono state le manifestazioni di protesta delle associazioni di categoria della sanità convenzionata che lamentano ritardi nei pagamenti da parte della So.Re.Sa. Spa per quanto riguarda i debiti maturati dal 2006 al marzo 2007 e da parte delle Asl e delle Aziende ospedaliere per le prestazioni e le forniture effettuate successivamente;
tali ritardi continuano a determinare la proposizione di vertenze legali che alimentano l'aumento delle spese legali e l'emissione dei decreti ingiuntivi con grave pregiudizio per l'equilibrio dei bilanci correnti delle Asl e delle aziende ospedaliere;
l'Aiop, Associazione italiana ospedalità privata della Campania, lamenta il mancato pagamento dalle Asl di mensilità arretrate pari ad oltre un anno di fatturato, all'incirca un miliardo di euro, ed ha già dichiarato l'impossibilità di far fronte al pagamento delle forniture e degli stipendi al proprio personale;
questa situazione, secondo quanto denunciato sul quotidiano Il Denaro in data 8 maggio 2008 dai vertici dell'Aiop, attraverso il suo presidente Vincenzo Schiavone, ha costretto le cliniche private a finanziarsi soprattutto mediante istituti di credito che, però, a loro volta, vista la pressoché totale paralisi dei flussi di pagamento, hanno praticamente chiuso ogni canale di approvvigionamento;
di recente gli stessi rappresentanti della ospedalità privata campana hanno promosso pubbliche manifestazioni di protesta per invocare l'intervento degli organismi regionali preposti e per sottolineare che permangono più elementi di criticità nel rapporto tra Regione Campania e strutture convenzionate;
sempre l'Aiop, oltre a lamentare il mancato pagamento delle spettanze arretrate per gli anni 2006 e 2007 e di quelle correnti maturate, chiede di trovare modalità alternative di pagamento di quanto dovuto in modo da attuare i tempi previsti nei protocolli d'intesa e nei contratti di struttura sottoscritti tra Asl, Aiop e istituzioni sanitarie associate -:
quali iniziative i Ministeri competenti intendano assumere per determinare il rispetto del piano di rientro dal deficit sanitario della Campania e consentire alle Asl ed alle aziende ospedaliere di onorare i propri impegni, consentendo così alle strutture private di superare la crisi economica e scongiurare il blocco delle attività che determinerebbe l'interruzione dell'assistenza.
(4-00520)

TAGLIALATELA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Regione Campania ha sottoscritto con i Ministeri della salute e dell'economia e delle finanze un accordo per l'approvazione del piano di rientro e l'individuazione degli interventi per il perseguimento dell'equilibrio economico ai sensi dell'articolo 1, comma 180, della legge 30 dicembre 2004, n. 311;
al fine di risanare il debito sanitario la Regione Campania con l'articolo 6 della

legge regionale n. 28 del 24 dicembre 2003 ha istituito la So.Re.Sa. Spa (società, regionale per la sanità), società a capitale completamente pubblico;
la So.Re.Sa. Spa ha posto in essere una ambiziosa operazione di cartolarizzazione finanziaria, per complessivi 2,2 miliardi di euro, volta a chiudere il contenzioso per i debiti maturati ed accertati al 31 dicembre 2005 ed ha avviato una seconda operazione finanziaria relativa ai debiti maturati da gennaio 2006 a marzo 2007;
per questa nuova operazione finanziaria, cosiddetta «Soresa 2», la Regione Campania dispone: di 1,2 miliardi di euro derivanti dal patto per la salute sottoscritto con i Ministeri dell'economia e della salute; di altri 650 milioni di euro resi disponibili attraverso un mutuo sottoscritto con la Cassa depositi e prestiti; di altri 150 milioni di euro messi a disposizione dal Tesoro sotto forma di annualità per il piano di rientro del debito;
l'obiettivo legato alla costituzione della So.Re.Sa. Spa e delle operazioni finanziarie ad essa affidate era quello di sanare il deficit strutturale della sanità campana e contemporaneamente consentire alla Regione Campania il regolare pagamento delle prestazioni e delle forniture;
negli ultimi mesi, così come riportato dalla stampa, tutte le associazioni di categoria rappresentative della sanità convenzionata e delle società fornitrici di beni e servizi lamentano ingiustificati ritardi sia nell'applicazione degli accordi commerciali stipulati con la So.Re.Sa. Spa sia nel pagamento di quanto maturato a partire dal marzo 2007;
nelle ultime settimane, come riportato sul quotidiano Il Denaro in data 29 maggio 2008, non poche sono state le manifestazioni di protesta delle associazioni di categoria della sanità convenzionata che lamentano ritardi nei pagamenti da parte della So.Re.Sa. Spa per quanto riguarda i debiti maturati dal 2006 al marzo 2007 e da parte delle Asl e delle aziende ospedaliere per le prestazioni e le forniture effettuate successivamente;
tali ritardi continuano a determinare la proposizione di vertenze legali che alimentano l'aumento delle spese legali e l'emissione dei decreti ingiuntivi con grave pregiudizio per l'equilibrio dei bilanci correnti delle Asl e delle aziende ospedaliere;
particolare preoccupazione viene determinata dalla vertenza che investe i laboratori di analisi ed i centri provvisoriamente accreditati delle varie branche specialistiche che sono rappresentate dalla Federlab. Secondo quanto riportato sul quotidiano Il Denaro in data 10 giugno 2008 si lamentano mancati pagamenti di 23 mensilità da parte dell'Asl Na 1 (8 nel 2008 e 15 tra 2006 e 2007);
i laboratori di analisi, come i farmacisti, le Case di cura ed i centri di riabilitazione specialistici garantiscono milioni di prestazioni in Campania e quindi la crisi finanziaria rischia di determinare di fatto la paralisi del sistema sanitario regionale nel suo complesso;
persiste in questo scenario alquanto difficile la mancata attuazione del rispetto degli accordi tra Regione e associazioni di categoria relativamente alle modalità applicative delle regressioni tariffarie per prestazioni sanitarie effettuate oltre i tetti di spesa fissati annualmente dall'assessorato regionale alla Sanità. Così come riportato sul quotidiano Il Denaro in data 10 giugno 2008, a quanto affermano i rappresentanti della Federlab, per voce del presidente dottor Vincenzo D'Anna, «si pretende di far scattare i tetti di spesa anche quando la spesa stessa è sotto soglia e gli stessi limiti di spesa sono stati calcolati con un unico budget per la riabilitazione, la specialistica esterna e la specialistica interna»;
sempre secondo quanto riportato sul quotidiano Il Denaro in data 10 giugno 2008, il settore programmazione dell'assessorato regionale alla Sanità ha inoltrato una nota ai direttori generali delle Asl per

definire la compensazione tra le Aziende sanitarie, relativamente alla spesa per le prestazioni di assistenza specialistica, di riabilitazione dell'handicap e di riabilitazione ospedaliera in convenzione ed avrebbe indicato una modalità di calcolo della regressione tariffaria unica definita dai rappresentanti della Federlab come «del tutto anomala ed in palese violazione della normativa regionale, dei protocolli di Intesa sottoscritti dalle associazioni di categoria e dei relativi contratti sottoscritti dalle strutture erogatrici di prestazioni». In particolare il metodo indicato dagli Uffici regionali, sommerebbe, impropriamente, la spesa tra la macroarea di riabilitazione, di specialistica ambulatoriale e del Sumai (Specialisti ambulatoriali interni) anziché distinguere per le singole branche specialistiche così da determinare l'eventuale e puntuale violazione dei protocolli e dei contratti sottoscritti da ciascuna area specialistica (cardiologi, geriatri, laboratori di analisi, ginecologi eccetera) -:
quali iniziative i Ministeri competenti, intendano porre in essere per determinare il rispetto da parte della Regione Campania del piano di rientro dal deficit sanitario e permettere alle Asl ed alle Aziende ospedaliere di ottemperare ai propri obblighi verso i fornitori di beni e servizi, evitando la paralisi dell'attività che determinerebbe l'interruzione dell'assistenza sanitaria.
(4-00529)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
si assiste a livello mondiale ad una «sofferenza» a carico degli apoidei, con l'abbandono e lo spopolamento di moltissimi alveari allevati e popolati da «apis mellifera», la cosiddetta ape domestica o da miele;
secondo studi del settore, in Italia tale moria interesserebbe il 40-60 per cento della popolazione di api presente sul territorio con conseguenze ambientali ed economiche molto pesanti e tali da condizionare non solo la produzione di miele, ma anche porre a rischio l'impollinazione delle piante;
tra le concause di questo fenomeno anche la presenza di insetticidi e studi sempre più approfonditi e segnalati anche dalla stampa specializzata ritengono che particolarmente gravi siano da considerare gli effetti degli antiparassitari ad azione insetticida dei cosiddetti «neonicotinoidi» che interverrebbero sul sistema nervoso e muscolare delle api causandone repentinamente la morte;
stando ai predetti studi la moria in atto delle api potrebbe essere correlata alla cosiddetta «concia delle sementi» ovvero la pratica di trattare il seme (soprattutto per il mais) prima della sua semina in campo, ma con dispersione nell'ambiente e nell'aria di questi agenti nocivi che colpiscono gravemente le api anche con percentuali molto basse di dispersione;
in numerose località ed a diversi livelli ci si sta ponendo il problema di come intervenire, ed ad oggi risulta all'interrogante che già la Regione Piemonte sia intervenuta a chiedere ufficialmente in via precauzionale al Ministero delle politiche agricole una sospensione cautelativa ed immediata dell'uso degli antiparassitari neonicotinidi -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro in merito a questa situazione e se non ritenga di dover intervenire in questo senso per tentare di limitare i gravissimi danni in atto alle popolazioni di apoidei, oltre che per tutelare la salute di tutti.
(4-00516)

NASTRI, MANCUSO, ROSSO, GOTTARDO e BECCALOSSI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'apicoltura italiana rappresenta un comparto che, oltre al valore economico costituito dalle produzioni di miele e derivati degli alveari, ha anche importanti risvolti caratterizzati dall'impollinazione delle piante, che condizionano in tal modo la produttività di molte colture agrarie;
inoltre l'apicoltura è riconosciuta, così come stabilito dalla legge 24 dicembre 2004, n. 313, un'attività di interesse nazionale utile per la conservazione dell'ambiente naturale e dell'agroecosistema;
nel nostro Paese negli ultimi anni, si sono verificati episodi di moria che hanno causato sensibili danni agli allevamenti delle api e che sembrerebbero legati all'uso di determinati pesticidi usati in agricoltura, ed in particolare di alcuni concianti, così come alcuni stadi scientifici sembrerebbero dimostrare -:
se non ritengano opportuno richiedere in via cautelativa, la sospensione dei prodotti concianti «incriminati», così come ha provveduto in data 15 maggio 2008, l'Agenzia federale per la tutela dei consumatori e per la sicurezza alimentare tedesca - BVL, a seguito di episodi di moria delle api stimate in una percentuale pari al 30 - 40 per cento analogamente a quanto accaduto anche nella pianura padana, nonché procedere così come la Regione Piemonte ha recentemente richiesto, alla sospensione in via cautelativa della vendita e dell'uso di alcuni prodotti fitosanitari ritenuti tossici per le api;
se non ritengano altresì opportuno aumentare la dotazione finanziaria per il settore interessato, in considerazione dell'esigua disponibilità attuale, pari a 2 milioni di euro stanziati nel documento programmatico per il settore apistico (DPA), previsto dall'articolo 11 della legge esposta in premessa, per la realizzazione degli interventi previsti dall'articolo 5 del medesimo documento, ed in particolare per l'attivazione dei progetti per la conoscenza dei fenomeni e delle molecole incompatibili per la sopravvivenza delle api;
se non ritenga infine necessario attivare misure di sostegno volte a consentire agli apicoltori di incrementare in generale il numero dell'allevamento delle api nel nostro Paese, danneggiato dagli episodi di moria così come esposto in premessa.
(4-00521)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia delle entrate nel 2006 ha svolto un concorso per 1500 funzionari tributari da assumere con contratto di formazione e lavoro, tale concorso oltre ai 1500 vincitori ha generato altrettanti idonei a disposizione dell'Agenzia per eventuali scorrimenti. Nel 2007 la stessa Agenzia ha indetto un altro concorso per altri 500 CFL generando così altri 500 idonei. Questi 2000 giovani hanno dunque rivendicato il proprio diritto ad essere assunti prima che l'Agenzia indicesse nuovi concorsi ed hanno ottenuto che nella legge finanziaria per il 2008 venissero stanziati i fondi per l'assunzione di parte di questi giovani nel 2008 e dei restanti nel 2009 e 2010 (articolo 3, comma 346);
l'Agenzia delle entrate è stata autorizzata nell'anno 2008 ad assumere mediante contratti di formazione lavoro 750 persone provenienti dalle graduatorie regionali dei concorsi in AE 2006 e 2007 utilizzando una graduatoria nazionale unica. Da questa graduatoria ha poi proceduto all'assunzione dei 750 scorrendo

tra rinunce e doppie idoneità fino alla posizione 1004, confermandosi così al volere del legislatore;
inoltre, l'articolo 3, comma 347, della finanziaria 2008 ha autorizzato l'Agenzia delle dogane ad assumere i restanti idonei dell'appena citata graduatoria nazionale per 34 milioni di euro per l'anno 2008, 46 milioni di euro per l'anno 2009 e 62 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2010;
l'Agenzia delle dogane, una volta ricevuta la graduatoria nazionale dall'Agenzia delle entrate (non senza varie lungaggini burocratiche) ha provveduto (in tempi non brevissimi) a conformarsi al dettato della finanziaria, ripartendo gli idonei tra le varie direzioni regionali secondo un piano di dotazioni organiche molto complesso e comunicando ufficialmente in data 20 giugno 2008 alla pubblicazione sul proprio sito un comunicato che annunciava, testuali parole: «per l'anno in corso potranno essere perfezionate almeno 465 assunzioni da dette graduatorie, nel rispetto dei limiti di finanziamento e dei vincoli derivanti dalla vigente dotazione organica. I programmi stilati prevedono che a dette assunzioni si darà corso a partire dal mese di luglio del corrente anno, attingendo alle graduatorie formate dall'Agenzia delle entrate secondo l'ordine decrescente di punteggio, garantendo così priorità a quanti abbiano riportato punteggi superiori o uguali a 46»;
successivamente è però intervenuto il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 (Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria) che blocca di fatto tutte le assunzioni nelle amministrazioni dello Stato, comprese le agenzie fiscali, che non provvedano entro il 31 ottobre 2008 ad adempiere ai requisiti previsti dall'articolo 74 del decreto legge;
tuttavia il comma 5 dell'articolo 74 dispone «sono fatte salve le procedure concorsuali e di mobilità avviate alla data di entrata in vigore del presente decreto» -:
come verrà interpretato ed attuato il predetto decreto in presenza della situazione sopra esposta al fine di dare certezze a quanti si trovano oggi nelle condizioni illustrate ed in attesa di sapere se saranno o meno assunte nei prossimi mesi.
(4-00525)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FUGATTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la forte dipendenza energetica del nostro Paese dal petrolio impone l'adozione di modelli di sviluppo economico basati sul maggiore sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili, a bassa emissione di anidride carbonica;
gli obiettivi fissati dalla Commissione europea impongono all'Italia di aumentare, entro il 2020, del 20 per cento l'impiego di energia pulita, quindi di ridurre del 20 per cento l'emissione di gas climalteranti, congiuntamente agli obiettivi di riduzione dei consumi energetici;
per limitare l'utilizzo di combustibili fossili sono state pertanto intraprese da parte di molti Paesi, in particolare dell'Italia, diverse azioni volte alla produzione di biocombustibili da produzioni o reflui agricoli;
la realizzazione di un modello di microgenerazione, legato allo sfruttamento delle biomasse per la produzione di biogas e biocombustibili rappresenta per l'Italia un'opportunità per raggiungere, nel breve periodo, importanti risultati in termini di riduzioni di emissioni inquinanti;
la legge finanziaria per il 2008, ha previsto per il biogas e le altre biomasse agricole un rafforzamento degli incentivi realizzabile attraverso l'adozione di specifici decreti attuativi, non ancora emanati;

tali incentivi sono peraltro previsti per gli impianti costruiti dopo il 31 dicembre 2007;
il decreto del Ministro delle attività produttive del 24 ottobre 2005 relativamente alle modalità di potenziamento degli impianti a biomasse o biogas, introduce tuttavia un elemento di rigidità che impedisce nell'immediato agli impianti di piccola taglia di rientrare nel regime incentivante previsto dalla citata legge finanziaria;
sarebbe opportuno, al fine di incentivare la produzione di energia elettrica da impianti alimentati da biomasse e biogas, estendere i contributi attualmente previsti dalla vigente normativa di settore, anche alla maggior parte dei residui delle produzioni agroalimentari e ed agroindustriali -:
se il Ministro interrogato voglia confermare, attraverso l'emanazione dei necessari decreti attuativi, gli incentivi per la produzione di biogas e biocombustibili al fine di restituire nuovo impulso al mercato dei certificati verdi, ed estendere tali incentivi anche agli impianti entrati in vigore prima del 31 dicembre 2007;
se voglia rivedere il decreto ministeriale del 24 ottobre 2005, al fine di modificare le disposizioni che attualmente limitano la possibilità di effettuare interventi di potenziamento ai soli impianti in esercizio da almeno cinque anni, e di ricomprendere nel regime incentivante gli impianti da fonti rinnovabili di piccola taglia;
se voglia valutare l'opportunità di considerare come matrici soggette a contributo onnicomprensivo non solo la biomassa agricola e forestale, ed i relativi sottoprodotti, ma anche la maggior parte dei sottoprodotti delle produzioni agroalimentari e agroindustriali, e di adottare opportune iniziative al fine di rendere immediatamente fruibili tali contributi.
(5-00173)

BOBBA, MARIANI e REALACCI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
Sogin è la società costituita nel 1999, nell'ambito della riforma del sistema elettrico nazionale e ha come missione lo smantellamento decommissioning degli impianti nucleari e la gestione dei rifiuti radioattivi;
Sogin opera secondo gli indirizzi strategici formulati dal Ministero dello sviluppo economico;
a Sogin sono state conferite le quattro centrali nucleari italiane di Trino, Caorso, Latina e Garigliano di Sessa Aurunca;
nel 2003 le sono stati affidati in gestione gli impianti di ricerca sul ciclo del combustibile di Enea (l'impianto Eurex di Saluggia, gli impianti Opec e Ipu della Casaccia di Roma, l'impianto Itrec di Rotondella), mentre l'impianto di Bosco Marengo è stato acquisito nel 2005;
nello stesso 2003 il generale Carlo Jean, presidente Sogin, è stato nominato Commissario delegato per la messa in sicurezza dei materiali nucleari, dotato a tal fine di ampi poteri di deroga a norme e leggi e di emissione di ordinanze;
il 7 agosto 2004, in un comunicato stampa, Sogin annunciava che l'impianto di cementazione dei rifiuti liquidi dell'impianto Eurex di Saluggia, denominato Cemex, avrebbe potuto entrare in funzione nel 2007 e che il nuovo parco serbatoi, costruito per ospitare con maggior sicurezza i rifiuti liquidi prima citati, sarebbe stato pronto per la fine del 2005;
il 3 novembre 2005 incominciavano i lavori per i serbatoi suddetti, piuttosto che finire;
il 21 dicembre 2005, in un'audizione presso la commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti del Senato della Repubblica, il generale Jean dichiarava che la questione di Saluggia avrebbe dovuto essere risolta definitivamente per la

fine del 2011, con la cementazione dei rifiuti, prorogando di 4 anni quanto dichiarato da Sogin stessa nell'agosto dell'anno precedente;
il 24 febbraio 2006, il generale Jean emanava un'ordinanza per permettere la costruzione, sempre a Saluggia, del Deposito D/2 destinato a ospitare i rifiuti solidi a bassa radioattività già immagazzinati presso l'impianto Eurex e quelli che sarebbero arrivati dalle operazioni dell'Impianto Cemex;
nel maggio del 2006 diverse agenzie di stampa lanciavano la notizia di rilasci di liquidi radioattivi in modo incontrollato, dovuti a un trasudamento dalla piscina dell'Impianto Eurex, che ospitava ancora 52 elementi di combustibile irraggiato provenienti dalla centrale di Trino, con conseguente rischio di inquinamento delle falde acquifere;
il 28 settembre 2006, presso la Commissione Ambiente del Senato, il Presidente della Sogin, Carlo Scan, e l'Amministratore Delegato della Sogin, Giuseppe Nueci, hanno illustrato un piano per la messa in sicurezza lampo per l'impianto Eurex di Saluggia;
in detta audizione si segnalava che il materiale, attualmente presso l'impianto Eurex di Saluggia, sarebbe stato trasferito presso il deposito di Avogadro e questa secondo i vertici della Sogin appariva come l'unica soluzione facilmente e rapidamente perseguibile;
Giuseppe Nucci, in quella sede, precisava che comunque il trasferimento delle 52 barre della piscina dell'Eurex ad Avogadro era semplicemente una fase di transizione, in attesa del trasferimento in Francia;
in data 9 maggio 2007 la società francese Areva e la Sogin firmavano un contratto di oltre 250 milioni di euro relativamente al trattamento di 235 tonnellate di combustibile nucleare esaurito, per il riprocessamento in Francia del combustibile nucleare italiano;
nel settembre del 2007, presso il ministero per lo sviluppo economico, l'allora ministro Pier Luigi Bersani ha incontrato gli amministratori degli enti locali interessati alla messa in sicurezza degli impianti Sogin di Saluggia;
il Ministro Bersani avviava e concludeva le trattative con la francese Areva per trasportare al centro di Cap La Hague tutti i combustibili nucleari ancora immagazzinati negli impianti italiani;
la rimozione del combustibile, irraggiato dalla piscina dell'Impianto Eurex verso il deposito Avogadro, è avvenuta alla fine del 2007 e le operazioni di bonifica della piscina stessa sono terminate poche settimane fa;
la decisione del trasferimento del materiale radioattivo presso il deposito di Avogadro è stata fortemente criticata da cittadini e dagli amministratori locali di Saluggia, contrari ad una collocazione, sebbene provvisoria, presso il deposito Avogadro di Saluggia;
dal giugno del 2006 sono state depositate, presso il comune di Saluggia, 2.115 firme di cittadini e di abitanti dei paesi limitrofi che chiedono che i rifiuti liquidi radioattivi vengano messi in sicurezza solidificandoli, ma soprattutto che vengano trasportati quanto prima in un luogo più sicuro, che il Governo deve individuare al più presto;
nel mese di giugno 2008 è stata recapitata, da tecnici della Sogin, a tutti i cittadini del territorio di Saluggia, una lettera a firma del sindaco, Marco Pasteris, a cui si allegava un opuscolo informativo realizzato dalla stessa Sogin, che gestisce l'attività di smantellamento dell'impianto nucleare Eurex;
nella stessa si fa presente che la Sogin è in grado di lavorare celermente e in condizioni di massima sicurezza;
allo stesso tempo, si tace il fatto che lo svuotamento di Avogadro avverrà per ultimo, in quanto consta all'interrogante che la Sogin non avrebbe pronti i contenitori

di trasporto, i quali sono ancora in fase di costruzione presso una società francese;
si tace il fatto che ad oggi, dopo quattro anni di lavoro, non si sappia ancora ad oggi quando verrà costruito l'Impianto Cemex e non si è mai chiesto conto alla Sogin di questi ritardi che non possono essere imputati al Comune o ai cittadini;
si tace il fatto che la perdita dell'acqua dalla piscina era nota da tempo e le azioni correttive sono state prese con ampio ritardo;
si tace di chiedere di accertare se vi siano eventuali responsabilità della Sogin per supposte contaminazioni ai danni di operatori, dovute ad operazioni routinario di pulizia della piscina di Eurex -:
se i Ministri in indirizzo non ritengano opportuno richiedere alla Sogin, ed essi stessi procedere alla verifica, delle necessarie garanzie circa la sicurezza dei lavoratori di ditte esterne che operano all'interno dell'impianto Eurex e l'impatto sul territorio delle operazioni finora poste in essere;
se non si ritenga doveroso individuare tempestivamente un deposito nazionale unico, mantenendo in essere i piani ed i programmi già individuati dal decreto emanato nel mese di febbraio 2008 dall'allora Ministro dello sviluppo economico Bersani;
se gli stessi Ministri vogliano chiarire i reali tempi di messa in sicurezza del sito di Saluggia e dell'allontanamento dal territorio del Comune di Saluggia dei rifiuti solidi prodotti dall'impianto Cemex, oggetto di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA);
se non si ritenga opportuna la redazione di piani di emergenza che dicano quali Siano le sicurezze messe in atto per proteggere la popolazione del Comune di Saluggia e dei comuni limitrofi, in considerazione soprattutto della presenza in tali aree dei pozzi dell'acquedotto del Monferrato, il quale serve un centinaio di comuni, nel territorio compreso fra Casale, Asti ed Alessandria, per un totale di circa 100.000 abitanti.
(5-00179)

Interrogazioni a risposta scritta:

CICCANTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 248 del 31 dicembre 2007 all'articolo 28 dispone che «il termine per l'attuazione del piano di riordino e di dismissione previsto dal secondo periodo dell'articolo 1, comma 461, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, è differito al 30 giugno 2008 in riferimento alle società regionali dell'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa S.p.A. (di seguito Agenzia), per consentire il completamento delle attività connesse alla loro cessione alle regioni» e che, «al fine di salvaguardare il loro equilibrio economico e finanziario, le società regionali continuano a svolgere le attività previste dai contratti di servizio con l'Agenzia, relativi ai titoli I e II del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 185, e vigenti all'atto del loro trasferimento alle regioni, fino al subentro di queste ultime nell'esercizio delle funzioni svolte dalla suddetta Agenzia in relazione agli interventi di cui ai medesimi titoli»;
l'Agenzia, in attuazione del piano di riordino, ha disposto la liquidazione di sette delle diciotto società regionali per le quali non è stato dichiarato interesse all'acquisizione da parte della regione competente: tra queste Sviluppo Italia Marche;
Sviluppo Italia Marche è stata attivata nel 2004, colmando in tal modo una lacuna storica rispetto alle regioni limitrofe (nelle quali le società regionali dell'Agenzia erano operative alcuni anni prima), consentendo finalmente ai disoccupati marchigiani di usufruire a livello locale di un servizio informativo e di gestione complessiva delle agevolazioni

atto a fruire delle provvidenze del titolo II del decreto legislativo 185 del 2000 (Autoimpiego);
tale servizio, in coordinamento con l'azione di istituzioni ed associazioni di categoria locali, ha determinato nel periodo 2004-2007 una notevole crescita del numero di domande di finanziamenti e di nuove imprese e posti di lavoro creati;
le Marche e specialmente la provincia di Ascoli Piceno sono state interessate negli ultimi mesi da numerosi e gravi casi di crisi di imprese di dimensione rilevante, con le conseguenti ricadute occupazionali;
numerosi utenti/beneficiari hanno segnalato che:
a) le attività di Sviluppo Italia Marche risulterebbero di fatto bloccate a far data dal 1o gennaio 2008, in difformità da quanto previsto dal decreto-legge di cui sopra ed oltretutto non svolte in sostituzione da altri soggetti;
b) tale blocco sta causando gravi problemi finanziari ai beneficiari in attesa dell'erogazione dei contributi previsti dai contratti di finanziamento sottoscritti in precedenza e disaffezione verso lo strumento agevolativo da parte degli utenti con domande di finanziamento in itinere;
c) Sviluppo Italia Marche verrebbe chiusa a breve, con lo spostamento della gestione del servizio presso l'Agenzia od altre società regionali;
nella XV Legislatura la presente interrogazione è stata presentata al Senato (atto Senato n. 4-03407 del 26 febbraio 2008) rivolta al Ministro dello sviluppo economico, ma essa non ha ricevuto risposta -:
sulla base di quali motivazioni l'Agenzia abbia disposto il blocco dell'autoimpiego sul territorio marchigiano e se allo stato attuale sia stato disposto lo sblocco del medesimo o, in mancanza, si non ritenga di ripristinare con urgenza l'operatività dello strumento;
se si ritenga opportuno che l'Agenzia, pur procedendo, se necessario, nella liquidazione di Sviluppo Italia Marche, nelle more del trasferimento delle competenze di gestione del decreto legislativo n. 185 del 2000 alla regione Marche, continui ad esercitare con un proprio sportello lo svolgimento in loco delle attività di gestione relative all'autoimpiego, assicurando ai disoccupati marchigiani pari opportunità rispetto a quelli delle regioni limitrofe.
(4-00511)

CICCANTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 21 gennaio 2008 il Ministro dello sviluppo economico allora in carica è stato in visita ad Ascoli Piceno ed ha constatato che in una parte della provincia è in atto una grave crisi occupazionale a causa della chiusura di alcune importanti aziende di piccola e media dimensione;
a seguito di incontri con le organizzazioni sindacali dei lavoratori e datori di lavoro, il Vice Presidente della Regione Marche ed il Sottosegretario agli affari regionali che lo hanno accompagnato hanno dichiarato alla stampa locale: «Ci saranno proposte concrete come la ricerca di capitali stranieri e la possibilità di arrivare ad una "zona franca" fiscale per il piceno»;
il Sottosegretario agli affari regionali ha assicurato di voler discutere al CIPE l'inserimento del piceno tra le «zone franche»;
nella XV Legislatura la presente interrogazione è stata presentata al Senato (Atto Senato n. 4-03408 del 26 febbraio 2008) rivolta al Ministro dello sviluppo economico, ma essa non ha ricevuto risposta -:
quali iniziative siano state definite tra Governo nazionale e la Regione Marche per far fronte alla grave crisi occupazionale del Piceno e quale nuova programmazione

di infrastrutture sia stata prevista per lo sviluppo del territorio della Vallata del Tronto;
se il piceno abbia le caratteristiche per rientrare nell'elenco delle «zone franche» di prossima valutazione del CIPE e quali proposte siano conseguentemente allo studio per un positivo esito dell'iniziativa;
se siano state approntate utili iniziative per la realizzazione di un polo tecnologico nell'area industriale della SGL Carbon.
(4-00528)

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Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Evangelisti e altri n. 1-00001, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 aprile 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Zucchi.
La mozione Biancofiore e altri n. 1-00017, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 giugno 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Nizzi.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

La interrogazione a risposta scritta Villecco Calipari n. 4-00496, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 giugno 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Angela Napoli.