XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di martedì 8 luglio 2008

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta dell'8 luglio 2008.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Aprea, Balocchi, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bongiorno, Boniver, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Bonfiglio, Caparini, Carfagna, Casero, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Donadi, Fitto, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Lo Monte, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Meloni, Menia, Molgora, Mura, Pescante, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Scajola, Soro, Stefani, Tremonti, Urso, Vegas, Vito.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta)

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Aprea, Balocchi, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bongiorno, Boniver, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Casero, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Donadi, Fitto, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Lo Monte, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Meloni, Menia, Molgora, Mura, Pescante, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Scajola, Soro, Stefani, Stradella, Tremonti, Urso, Vegas, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

In data 7 luglio 2008 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei deputati:
CAVALLARO: «Riforma dell'ordinamento della professione di avvocato» (1447);
CAPARINI ed altri: «Benefìci previdenziali in favore dei lavoratori che assistono familiari affetti da grave disabilità» (1448).

Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

La proposta di legge COMPAGNON ed altri: «Interpretazione autentica dell'articolo 4 del decreto-legge 20 giugno 2002, n. 121, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o agosto 2002, n. 168, in materia di utilizzazione di dispositivi o mezzi tecnici di controllo del traffico per il rilevamento delle violazioni» (585) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Dionisi.
La proposta di legge COMPAGNON ed altri: «Disposizioni in materia di detenzione responsabile dei cani» (586) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Dionisi.
La proposta di legge PELINO ed altri: «Nuove norme per il potenziamento dellalotta contro la violenza sessuale e i maltrattamenti nei confronti di familiari e conviventi» (952) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Castiello, Fallica e Giulio Marini.

Ritiro di una proposta di legge.

Il deputato Volontè ha comunicato di ritirare la seguente proposta di legge:
VOLONTÈ: «Disposizioni per contrastare la produzione di derivati della molecola della metilendiossimetanfetamina e la circolazione dell'"ecstasy"» (404).

La proposta di legge sarà, pertanto, cancellata dall'ordine del giorno.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
I Commissione (Affari costituzionali):
SANTELLI: «Istituzione di un registro degli imam in Italia» (1050) Parere delle Commissioni II, V, VII e XII;
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE MANTINI ed altri: «Modifica all'articolo 68 della Costituzione in materia di garanzie dei parlamentari» (1390) Parere della II Commissione.
II Commissione (Giustizia):
«Misure contro gli atti persecutori» (1440) Parere delle Commissioni I, V e XII.
VII Commissione (Cultura):
FRASSINETTI: «Modifiche alla legge 24 dicembre 2003, n. 363, in materia di sicurezza nella pratica degli sport invernali da discesa e da fondo» (1204) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal ministro per le politiche europee.

Il ministro per le politiche europee, con lettera in data 4 luglio 2008, ha trasmesso la comunicazione della Commissione europea recante il programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea, elaborato dalle future presidenze francese, ceca e svedese (11249/08).

Il predetto documento è trasmesso a tutte le Commissioni permanenti.

Annunzio di progetti di atti comunitari e dell'Unione europea.

Il ministro per le politiche europee, con lettera in data 4 luglio 2008, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti comunitari e dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione da un consiglio regionale.

Il presidente della regione Lombardia, con lettera in data 1o luglio 2008, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19-bis, comma 5, della legge 11 febbraio 1992, n. 157, e successive modificazioni, la relazione sullo stato di attuazione delle deroghe in materia di protezione della fauna selvatica e di prelievo venatorio, previste dall'articolo 9 della direttiva 79/409/CEE, riferita alla stagione venatoria 2007-2008.
Questa documentazione è trasmessa alla XIII Commissione (Agricoltura).

Annunzio di sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo.

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 2 luglio 2008, ha dato comunicazione, ai sensi della legge 9 gennaio 2006, n. 12, delle seguenti sentenze pronunziate dalla Corte europea dei diritti dell'uomo nei confronti dello Stato italiano, passate in giudicato nei mesi di aprile e maggio 2008, che sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia nonché alla III Commissione (Affari esteri):
sentenza 17 gennaio 2008: De Pascale n. 71175/01, in materia di espropriazioni. Ai sensi dell'articolo 41 CEDU, determina l'equa riparazione per la violazione dell'articolo 1 del protocollo n. 1 CEDU, relativo alla protezione della proprietà, già constatata con sentenza del 13 ottobre 2005, per il contrasto dell'espropriazione indiretta con il principio di legalità. Nella valutazione dei danni materiali si tiene conto della differenza tra il valore del fondo al tempo dell'espropriazione, determinato equitativamente e l'indennizzo di esproprio ricevuto in sede nazionale, più indicizzazione e interessi (doc. CLXXIV, n. 50) - alla VIII Commissione (Ambiente);
sentenza 8 gennaio 2008: Viola e altri n. 7842/02, in materia di fallimento. Constata la violazione degli articoli 8, 13, 6 paragrafi 1 e 3, del protocollo n. 1 CEDU, relativi, rispettivamente, al diritto al rispetto della vita privata e familiare sotto il profilo della libertà di corrispondenza, al diritto ad un ricorso effettivo al diritto ad un equo processo, e al diritto a libere elezioni con riferimento a procedura fallimentare anteriore all'entrata in vigore del decreto legislativo n. 5 del 2006 (doc. CLXXIV, n. 51) - alla II Commissione (Giustizia);
sentenza 15 gennaio 2008: Lepore n. 43466/04, in materia di fallimento. Constata la violazione degli articoli 8 e 13 CEDU, relativi rispettivamente al diritto al rispetto della vita privata e familiare, sotto il profilo della libertà di corrispondenza, e al diritto ad un ricorso effettivo, con riferimento a procedura fallimentare anteriore all'entrata in vigore del decreto legislativo n. 5 del 2006 (doc. CLXXIV, n. 52) - alla II Commissione (Giustizia);
sentenza 15 gennaio 2008: Ciccolella. n. 314/04, in materia di fallimento. Constata la violazione degli articoli 8 e 13 CEDU, relativi rispettivamente al diritto al rispetto della vita privata e familiare, sotto il profilo della libertà di corrispondenza, e al diritto ad un ricorso effettivo, con riferimento a procedura fallimentare anteriore all'entrata in vigore del decreto legislativo n. 5 del 2006 (doc. CLXXIV, n. 53) - alla II Commissione (Giustizia);
sentenza 24 gennaio 2008: Di Giacomo n. 25522/03, in materia di ordinamento penitenziario sotto il profilo del controllo della corrispondenza ai sensi dell'articolo 18 della legge n. 354 del 1975. Constata la violazione dell'articolo 8 CEDU, relativo al diritto al rispetto della vita privata e familiare, poiché il controllo esercitato sulla corrispondenza ai sensi dell'articolo 18 della legge n. 354 del 1975, nel testo previgente alle modifiche introdotte con la legge n. 95 del 2004, contrasta con il principio di legalità, non essendo stabilite motivazioni e durata delle misure di controllo, né risultando sufficientemente chiara l'estensione e le modalità di esercizio del relativo potere di controllo. Constata la violazione dell'articolo 13 CEDU, relativo al diritto ad un rimedio effettivo, in combinato disposto con l'articolo 8 CEDU, poiché, contro le decisioni di controllo della corrispondenza, non è previsto un mezzo di ricorso ad autorità diversa da quella che ha adottato le medesime decisioni (doc. CLXXIV, n. 54) - alla II Commissione (Giustizia);
sentenza 15 gennaio 2008: Citarella n. 28466/03, in materia di fallimento. Constata la violazione degli articoli 8 e 13 CEDU, relativi rispettivamente al diritto al rispetto della vita privata e familiare, sotto il profilo della libertà di corrispondenza, e al diritto ad un ricorso effettivo, conriferimento a procedura fallimentare anteriore all'entrata in vigore del decreto legislativo n. 5 dal 2006 (doc. CLXXIV, n. 55) - alla II Commissione (Giustizia);
sentenza 15 gennaio 2008: Mazzon n. 896/04, in materia di fallimento. Constata la violazione degli articoli 8 e 13 CEDU, relativi rispettivamente al diritto al rispetto della vita privata e familiare, sotto il profilo della libertà di corrispondenza, e al diritto ad un ricorso effettivo, con riferimento a procedura fallimentare anteriore all'entrata in vigore del decreto legislativo n. 5 del 2006 (doc. CLXXIV, n. 56) - alla II Commissione (Giustizia);
sentenza 19 febbraio 2008: Serino n. 679/03, in materia di durata dei processi. Constata la violazione dell'articolo 6, paragrafo 1 CEDU, relativo al diritto ad un equo processo sotto il profilo della ragionevole durata (doc. CLXXIV, n. 57) - alla II Commissione (Giustizia).

Richieste di parere parlamentare su proposte di nomina.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 7 luglio 2008, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina del dottor Antonio Mastrapasqua a presidente dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) (11).
Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla XI Commissione (Lavoro).

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 7 luglio 2008, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina dell'avvocato Paolo Crescimbeni a presidente dell'Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell'amministrazione pubblica (INPDAP) (12).
Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla XI Commissione (Lavoro).

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 7 luglio 2008, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina del dottor Marco Fabio Sartori a presidente dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) (13).
Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla XI Commissione (Lavoro).

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 7 luglio 2008, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, e dell'articolo 18, comma 3, del decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina del dottor Giancarlo Morcaldo a componente della Commissione di vigilanza sui fondi pensione (COVIP) (14).
Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla XI Commissione (Lavoro).

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI VICO ED ALTRI N. 1-00007, RAISI ED ALTRI N. 1-00020, POLLEDRI ED ALTRI N. 1-00021 E ANNA TERESA FORMISANO ED ALTRI N. 1-00022 CONCERNENTI INIZIATIVE IN MATERIA DI MARCHIO D'ORIGINE ED ETICHETTATURA DEI PRODOTTI

Mozioni

La Camera,
premesso che:
la liberalizzazione dei mercati mondiali avviata dall'inizio del 2005 ha dato luogo a una crescita esponenziale delle importazioni di tessili, soprattutto dalla Repubblica popolare cinese;
la Commissione europea e il ministero del commercio della Repubblica popolare cinese nel giugno 2005 firmarono un memorandum d'intesa sull'esportazione di alcuni prodotti dell'abbigliamento e di dieci categorie tessili cinesi nell'Unione europea, la cui applicazione è scaduta il 31 dicembre 2007;
sulla base di un'analisi dettagliata di ogni categoria del memorandum, la Commissione europea e il ministero cinese hanno concluso che è necessario introdurre un sistema di sorveglianza, poiché è forte la possibilità che otto delle dieci categorie di prodotti tessili, soggette agli accordi del memorandum, possano subire pressioni nel 2008, a causa delle importazioni originarie della Cina;
alla fine del 2008 e in assenza di una precisa presa di posizione da parte dell'Unione europea, i produttori europei si troveranno a dover affrontare il libero mercato, nel quale la concorrenza sleale dei prodotti contraffatti rischierà di mettere in ginocchio importanti settori dell'economia;
negli Stati Uniti nel gennaio 2004, quando sono scadute le barriere all'importazione fissate dagli accordi dell'Organizzazione mondiale del commercio, furono importati 18,2 milioni di camicie contro le 941 mila del gennaio 2003, con un aumento del 1.834 per cento e il conseguente licenziamento nello stesso mese di 12.200 operai tessili americani. Sindacati, industriali e senatori repubblicani si sono appellati a Bush perché «protegga il lavoro americano», stimando che siano 700 mila i posti in pericolo negli Usa e 200 mila sarebbero in Italia;
alla fine di ottobre 2007, l'Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf), in collaborazione con le autorità austriache, ha scoperto un vasto traffico illegale di tessuti e scarpe proveniente dalla Cina. La frode - organizzata tramite false fatturazioni, false dichiarazioni d'origine e la sottostima (fino a 15 volte) del valore reale di mercato - riguardava soprattutto jeans, t-shirt e diversi tipi di scarpe, prevalentemente sportive;
l'Olaf ha stimato in 600 mila tonnellate la quantità di tessili e scarpe implicata finora in questo tipo di frodi e calcolato che per i soli dazi doganali l'impatto globale sul bilancio dell'Unione europea sarebbe superiore a 200 milioni di euro;
in questo quadro il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sostenuta da tutti i gruppi politici (con l'esclusione di Ind/Dem, Indipendenza e democrazia);
la risoluzione sottolinea innanzitutto che il 70 per cento di tutte le merci contraffatte importate nel mercato europeo «proviene dalla Cina» e che «la metà di tutte le procedure doganali europee contro la contraffazione riguarda il settore tessile e dell'abbigliamento»;
con la predetta risoluzione il Parlamento europeo rileva la necessità di adottare la proposta di regolamento - attualmente all'esame - sull'indicazione del made in, per una migliore tutela dei consumatori e per sostenere pienamente l'industria europea che si fonda su ricerca, innovazione e qualità;
il Parlamento europeo rileva anche la necessità che la Commissione europea si avvalga dei propri poteri per proibire che siano immessi nel mercato europeo prodotti pericolosi, anche nel caso di tessili e dell'abbigliamento, e invita la Commissione a garantire che i prodotti tessili che entrano nel mercato dell'Unione europea, provenienti in particolare dalla Cina, siano soggetti a norme di sicurezza e protezione dei consumatori identiche a quelle applicate ai prodotti confezionati nel territorio dell'Unione europea;
il Parlamento europeo considera gli strumenti di difesa commerciale (antidumping, antisovvenzioni e misure di salvaguardia) come meccanismi essenziali di regolamentazione e legittimi per far fronte alle importazioni legali ed illegali da Paesi terzi (in particolare nel settore tessile e dell'abbigliamento, che attualmente è aperto e non protetto dalle quote);
l'11 dicembre 2007 il Parlamento europeo ha adottato ufficialmente una dichiarazione scritta sul marchio d'origine made in a livello comunitario, bloccato dalla nota contrapposizione tra gli Stati che rappresentano gli interessi della distribuzione e quelli che rappresentano gli interessi della produzione;
in considerazione della posizione dell'Italia, Paese prevalentemente produttore, nel corso della XV legislatura, la X commissione della Camera dei deputati ha adottato un testo unificato delle abbinate proposte di legge C. 664 Forlani, C. 790 Contento, C. 848 Lulli, C. 1402 Raisi e C. 1448 Gianfranco Conte, dopo un corposo ciclo di audizioni svolte in sede informale;
la materia affrontata dal testo unificato «Norme per la riconoscibilità e la tutela dei prodotti italiani» è complessa, specialmente in relazione alla coerenza e omogeneità con la normativa europea vigente in materia; ma non meno forte è l'esigenza di approvare una normativa che - in attesa che l'Unione europea pervenga a una posizione condivisa - regolamenti il marchio d'origine a livello nazionale;
il conflitto nasce in relazione a due esigenze contrapposte: tutelare i diritti dei produttori italiani contro l'invasività delle contraffazioni e non produrre disposizioni di legge che ostacolino la libera circolazione delle merci nel mercato europeo;
di recente l'esplosione di casi eclatanti di contraffazione ha reso evidente la necessità di elaborare strumenti adeguati a tutelare i consumatori europei, per cui dovrebbe aumentare le possibilità di approvare una disciplina comunitaria sulla tracciabilità dei prodotti;
la X Commissione nella XV legislatura si è orientata a predisporre una normativa che tuteli il diritto dei consumatori alla salute e il diritto dei produttori a contrastare le frodi commerciali, tentando nel contempo di recepire le osservazioni formulate negli anni scorsi, a livello europeo, sui testi elaborati nelle precedenti legislature;
il testo elaborato dalla X Commissione segna un primo importante passo in questa direzione, prevedendo che i produttori possano adottare il marchio «100 per 100 made in Italy» volontariamente, non entrando così in rotta di collisione con la normativa europea;
buona parte dei prodotti che a livello mondiale vengono spacciati per italiani non lo sono; per l'Italia è imprescindibile trovare qualche forma di tutela dalle contraffazioni, il che ha prodotto una sostanziale unanimità di giudizio sul testo predisposto nella X Commissione;
in attesa dell'approvazione di una normativa europea, necessaria anche alla luce di sistematiche violazioni dei diritti di proprietà intellettuale e delle norme ambientali e sociali, inerenti alla dignità del lavoro, per garantire eque condizioni di concorrenza, tanto più dopo l'ingresso della Cina nell'Organizzazione mondiale del commercio;
l'accordo di adesione della Cina all'Organizzazione mondiale del commercio consente a tutti i membri dell'organizzazione, compresa l'Unione europea, di applicare misure di salvaguardia nei confronti di importazioni dalla Cina fino al termine del 2008, qualora ciò dovesse essere necessario;
è d'altra parte ovvio che una normativa più rigida deve essere applicata in primo luogo alle molte attività «in nero» che fanno dell'Italia il quarto Paese produttore di merci contraffatte;
tali produzioni nelle intenzioni del legislatore si devono distinguere anche sul versante ambientale e della salute, con la promozione di oggetti di lunga durata, per rispondere alle esigenze di uno sviluppo sostenibile;
è a tal fine necessario collegare marchio, tracciabilità della filiera tessile-abbigliamento, materiali riciclabili e di lunga durata, rispetto delle regole in materia di lavoro, associando tale specifica normativa ad una forma più estesa di etichettatura obbligatoria sulla provenienza dei capi di abbigliamento che circolano all'interno del territorio nazionale,

impegna il Governo

a sostenere in sede di Unione europea la posizione italiana sul marchio d'origine e sull'etichettatura dei prodotti, quale punto di partenza per una negoziazione e un confronto che abbia alla base la tutela del consumatore europeo e il contrasto del fenomeno del dumping sociale ed ambientale.
(1-00007) «Vico, Lulli, Sanga, Ventura, Zunino, Boccia, Zucchi, Giovanelli, Amici, Bellanova, Froner, Lovelli, Ginefra, Capano, Rugghia, Peluffo, Rampi, Velo, Benamati, Marchioni, Bordo, Boffa, Codurelli, Fogliardi, Farinone, Federico Testa, Portas, Calearo Ciman, Grassi, Servodio, Marco Carra».
(29 maggio 2008).

La Camera,
premesso che:
la principale minaccia allo sviluppo di importanti settori della nostra economia, quali il tessile e l'abbigliamento, è rappresentata dall'imponente distribuzione, sul mercato internazionale, di prodotti contraffatti provenienti principalmente dal Sud Est asiatico;
tali merci, prodotte sia eludendo i controlli delle autorità competenti, sia violando le norme poste a garanzia della qualità, risultano, spesso, nocive per la salute e la sicurezza del consumatore inconsapevole, perché realizzate con materiali tossici e pericolosi;
la forte competitività sul mercato internazionale dei Paesi asiatici si basa sostanzialmente su costi di produzione irrisori, consentiti non solo dall'utilizzo di materie prime dannose ma economiche,ma anche dai livelli bassissimi dei salari, dallo sfruttamento del lavoro minorile, dalla violazione dei diritti fondamentali dei lavoratori, dalle pessime condizioni dei luoghi di lavoro;
l'immissione sui mercati di importazione di beni e servizi a prezzi inferiori rispetto a quelli di vendita, o addirittura, a volte, di produzione, del medesimo prodotto sugli stessi mercati di origine, determina una perturbazione, che, basata sulla costante violazione delle leggi e delle norme a tutela dei lavoratori, altera il principio della libera concorrenza nel mercato e genera il fenomeno del dumping sociale;
a livello mondiale il giro di affari della contraffazione commerciale è valutato in 250 miliardi di dollari all'anno e, secondo le statistiche pubblicate nel luglio del 2002 dalla Commissione europea con la collaborazione delle autorità doganali, il mercato del falso è aumentato in Europa del 900 per cento rispetto al 1998;
la deviazione degli scambi commerciali e la distorsione della concorrenza provocano una perdita di fiducia degli operatori del mercato interno, con conseguente diminuzione degli investimenti;
molte delle imprese, non riuscendo a sostenere l'aggressiva pressione competitiva, hanno perso consistenti quote sui mercati internazionali e sono state costrette a chiudere o a delocalizzare le sedi di produzione, facendo registrare, a livello mondiale, una perdita di circa 200.000 posti di lavoro all'anno;
in Italia le stime parlano di circa 40 mila posti a rischio ogni anno e di una significativa perdita delle entrate fiscali;
il rischio di destabilizzazione del mercato del made in Italy è altissimo e l'immagine e l'economia del nostro Paese rischiano di essere fortemente danneggiate insieme alle piccole e medie imprese, che non riescono più a far fronte, da sole, alla pressante competizione del Sud Est asiatico;
già nel corso della XIV legislatura, le importanti misure adottate dal Governo Berlusconi a tutela del made in Italy, con la legge n. 273 del 2002, il decreto-legge n. 35 del 2005, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 80 del 2005, e le numerose disposizioni contenute nelle leggi finanziarie, non solo hanno rafforzato il sostegno all'export, all'internazionalizzazione delle imprese, alla tutela dei prodotti, ma hanno anche consentito, attraverso le norme di polizia giudiziaria e doganali, di contenere la produzione e di contrastare l'afflusso di prodotti contraffatti nel nostro Paese;
nel corso della XV legislatura sono state presentate diverse proposte di legge, tra le quali l'atto Camera n. 1448 Gianfranco Conte e l'atto Camera n. 1402 Raisi, recanti misure per la riconoscibilità e la tutela della qualità dei prodotti italiani e l'istituzione del marchio made in Italy, che hanno riproposto la necessità di una normativa che regoli il marchio di origine a livello nazionale;
le lacune normative di molti altri Paesi, unite alle differenze esistenti tra gli stessi Paesi comunitari a livello di disposizioni sanzionatorie e norme poste a tutela di una concorrenza competitiva, alimentano la produzione di merci contraffatte, soprattutto nei Paesi che reprimono con minore vigore questo preoccupante fenomeno;
a livello comunitario il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione, con la quale non solo ha sollevato la necessità di tutelare i produttori europei, ma ha anche auspicato un intervento diretto della Commissione europea, volto a proibire l'immissione sul mercato europeo di prodotti pericolosi;
l'esigenza di garantire la conformità dei beni, provenienti dal Sud Est asiatico, alle norme poste a tutela dei consumatori è ormai forte e impellente;
l'intervento in tal senso del Parlamento europeo trova, tuttavia, notevoli ostacoli nella forte contrapposizione degliinteressi in gioco tra Paesi produttori, che hanno bisogno di difendersi dall'aggressione del mercato asiatico, e i Paesi distributori, che, invece, traggono forti vantaggi da un'ampia distribuzione anche del prodotto contraffatto;
è oramai urgente e doverosa una normativa a livello comunitario che tuteli in maniera univoca l'ingegno, la qualità, l'innovazione e la ricerca di chi investe risorse, energie e fiducia nella produzione e distribuzione di beni e servizi,

impegna il Governo

a sostenere in sede comunitaria sia il diritto dei consumatori alla salute, sia quello dei produttori europei alla tutela dalle frodi commerciali, anche mediante l'introduzione dell'etichettatura di origine obbligatoria, e ad adottare, nei limiti delle proprie competenze, disposizioni volte a tutelare le produzioni italiane dalla concorrenza sleale, specialmente per i prodotti contraffatti o contenenti sostanze nocive per la salute, anche attraverso il rafforzamento dei controlli alle frontiere.
(1-00020) «Raisi, Baldelli, Conte, Abrignani, Polidori, Bernardo, Vignali, Pelino, Mistrello Destro, Galati».
(7 luglio 2008).

La Camera
premesso che:
il fenomeno della contraffazione si presenta come un insieme complesso di violazioni a leggi, norme e regolamenti, vincoli contrattuali, che regolano i diritti di proprietà intellettuale e di sfruttamento commerciale dei prodotti di ogni genere;
contraffazione ed importazioni parallele costituiscono un giro d'affari enorme ed in continuo sviluppo, che alimenta, spesso senza saperlo, un'industria criminale, che sfrutta questo mercato per reinvestire nel traffico di droga e nello sfruttamento della prostituzione;
i danni prodotti dalla contraffazione sono molteplici: i nocumenti all'erario e alle aziende sono enormi, ma non sono solo le aziende a perderci. Ogni anno 12 mila posti di lavoro scompaiono solo in Italia e 250 mila è la stima dei posti di lavoro persi negli ultimi 10 anni a livello mondiale, a causa della contraffazione, di cui 100 mila circa nella sola Unione europea;
si indebolisce ingiustamente la posizione di mercato dei legittimi produttori, si mette a rischio il settore della distribuzione autorizzata, si ingannano i consumatori e si abbassano gli standard di qualità, con un rischio notevole per la sicurezza, in quanto vengono immessi sul mercato articoli potenzialmente pericolosi;
i settori più colpiti sono quelli dell'abbigliamento e della pelletteria, ma anche delle apparecchiature, della componentistica, degli elettrodomestici, dell'orologeria e così via;
è stato stimato che il giro d'affari di questo fenomeno si attesti oltre i 100 miliardi di dollari l'anno in tutto il mondo, pari al 5-6 per cento dell'intero commercio mondiale. Si passa dal 5 per cento dell'industria degli orologi, al 6 per cento dell'industria farmaceutica, al 10 per cento della profumeria, al 25 per cento dell'audiovideo e al 35 per cento del software;
oltre il 70 per cento circa della produzione mondiale di contraffazioni proviene dal Sud Est asiatico: in testa la Cina, la Corea, la Thailandia e Taiwan. Il mancante 30 per cento circa dalla produzione mondiale di contraffazioni proviene dal bacino mediterraneo, dove il nostro Paese detiene il triste primato di Paese leader: seguono la Spagna, la Turchia, il Marocco;
in Cina, soprattutto, il fenomeno è in crescita e sta provocando conseguenze imprevedibili; le imprese cinesi che fabbricano prodotti contraffatti si sono allargate e hanno iniziato ad esportare anche in Russia, Birmania, Vietnam e America;
il preoccupante fenomeno colpisce indistintamente le aziende titolari di grandi marchi come le piccole aziende, che trovano nel prodotto contraffatto un temibile concorrente, per non parlare del fatto che dietro al commercio di questi prodotti si nascondono reati gravi, come lo sfruttamento minorile, le vendite senza licenza, l'evasione fiscale;
spesso accade che le aziende italiane intraprendano azione di risarcimento del danno per la contraffazione subita, ma la stessa non ha esito alcuno o, nel peggiore dei casi, non è nemmeno possibile intraprendere un'azione legale, poiché per l'ordinamento cinese la società che per prima deposita il marchio ne è titolare;
un altro paradosso è rappresentato dal fatto che spesso le imprese italiane che vorrebbero registrare il proprio marchio si trovano nell'impossibilità di farlo, perché questo è già stato registrato in maniera abusiva ed illegale da soggetti cinesi, a volte gli stessi distributori locali;
altre volte la contraffazione consiste nell'apposizione da parte di imprese cinesi di false indicazioni di provenienza, nell'imitazione del prodotto o del suo imballo;
l'industria della contraffazione in Cina ha un giro d'affari di oltre 16 miliardi di dollari l'anno, che costa alle aziende occidentali decine e decine di miliardi di dollari di mancate vendite;
molte aziende si preoccupano, altresì, del calo di immagine dovuto all'immissione sul mercato di imitazioni di pessima qualità dei loro prodotti;
diverse fonti confermano che si tratta di un fenomeno in espansione ed è incentrato sulla realizzazione e sulla vendita di beni di largo consumo;
tale fenomeno si verifica sia direttamente, con la violazione delle nostre frontiere, sia indirettamente, in quanto i prodotti, passando attraverso altri confini, poi giungono nel nostro mercato;
l'enormità e la capillarità delle attività di contraffazione in Cina rendono vani anche gli sforzi più cospicui delle singole imprese: tutto ciò a causa dell'insufficiente legislazione cinese in tema di marchi e brevetti,

impegna il Governo:

ad elaborare, anche nelle opportune sedi comunitarie, una concreta proposta che possa garantire una forte tutela rispetto a quanto illustrato;
a mantenere l'etichettatura obbligatoria, tutelando, altresì, i marchi non registrati, rafforzando in tal modo e con ogni ulteriore strumento utile, ivi compresa la revisione del codice delle proprietà industriali, la protezione contro il «parassitismo commerciale»;
ad adottare ogni idonea misura per proteggere i nostri prodotti nazionali e implementare il controllo delle frontiere nazionali ed europee dall'ingresso di prodotti contraffatti, attivandosi anche presso gli organi competenti europei per garantire un'omogeneità di controlli;
ad assumere, in tale quadro, iniziative idonee a fronteggiare la concorrenza sleale subita dai prodotti italiani da parte dei produttori cinesi e non, che invadono il nostro mercato con una crescente quantità di beni contraffatti in spregio a qualsiasi normativa sui brevetti, ivi compreso un rafforzamento delle attività di indagine (anche sotto copertura), procedendo anche con sequestri preventivi;
ad assicurare, nel quadro della tutela dei marchi italiani, che le funzioni dell'Alto Commissario per la lotta alla contraffazione, di cui si sta procedendo alla soppressione, siano affidate al Ministro competente, per essere delegate ad un Sottosegretario di Stato.
(1-00021) «Polledri, Cota, Alessandri, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Brigandì, Buonanno, Callegari, Caparini, Chiappori, Comaroli, Consiglio, Crosio, Dal Lago, D'Amico,Dozzo, Guido Dussin, Luciano Dussin, Fava, Fedriga, Fogliato, Follegot, Forcolin, Fugatti, Gidoni, Gibelli, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Lanzarin, Lussana, Maccanti, Laura Molteni, Nicola Molteni, Montagnoli, Munerato, Negro, Paolini, Pastore, Pini, Pirovano, Rainieri, Reguzzoni, Rivolta, Rondini, Salvini, Simonetti, Stefani, Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli, Volpi».
(7 luglio 2008).

La Camera
premesso che:
il fenomeno della contraffazione si presenta come un insieme complesso di violazioni a leggi, norme e regolamenti, vincoli contrattuali, che regolano i diritti di proprietà intellettuale e di sfruttamento commerciale dei prodotti di ogni genere;
contraffazione ed importazioni parallele costituiscono un giro d'affari enorme ed in continuo sviluppo, che alimenta, spesso senza saperlo, un'industria criminale, che sfrutta questo mercato per reinvestire nel traffico di droga e nello sfruttamento della prostituzione;
i danni prodotti dalla contraffazione sono molteplici: i nocumenti all'erario e alle aziende sono enormi, ma non sono solo le aziende a perderci. Ogni anno 12 mila posti di lavoro scompaiono solo in Italia e 250 mila è la stima dei posti di lavoro persi negli ultimi 10 anni a livello mondiale, a causa della contraffazione, di cui 100 mila circa nella sola Unione europea;
si indebolisce ingiustamente la posizione di mercato dei legittimi produttori, si mette a rischio il settore della distribuzione autorizzata, si ingannano i consumatori e si abbassano gli standard di qualità, con un rischio notevole per la sicurezza, in quanto vengono immessi sul mercato articoli potenzialmente pericolosi;
i settori più colpiti sono quelli dell'abbigliamento e della pelletteria, ma anche delle apparecchiature, della componentistica, degli elettrodomestici, dell'orologeria e così via;
è stato stimato che il giro d'affari di questo fenomeno si attesti oltre i 100 miliardi di dollari l'anno in tutto il mondo, pari al 5-6 per cento dell'intero commercio mondiale. Si passa dal 5 per cento dell'industria degli orologi, al 6 per cento dell'industria farmaceutica, al 10 per cento della profumeria, al 25 per cento dell'audiovideo e al 35 per cento del software;
oltre il 70 per cento circa della produzione mondiale di contraffazioni proviene dal Sud Est asiatico: in testa la Cina, la Corea, la Thailandia e Taiwan. Il mancante 30 per cento circa dalla produzione mondiale di contraffazioni proviene dal bacino mediterraneo, dove il nostro Paese detiene il triste primato di Paese leader: seguono la Spagna, la Turchia, il Marocco;
in Cina, soprattutto, il fenomeno è in crescita e sta provocando conseguenze imprevedibili; le imprese cinesi che fabbricano prodotti contraffatti si sono allargate e hanno iniziato ad esportare anche in Russia, Birmania, Vietnam e America;
il preoccupante fenomeno colpisce indistintamente le aziende titolari di grandi marchi come le piccole aziende, che trovano nel prodotto contraffatto un temibile concorrente, per non parlare del fatto che dietro al commercio di questi prodotti si nascondono reati gravi, come lo sfruttamento minorile, le vendite senza licenza, l'evasione fiscale;
spesso accade che le aziende italiane intraprendano azione di risarcimento del danno per la contraffazione subita, ma la stessa non ha esito alcuno o, nel peggiore dei casi, non è nemmeno possibile intraprendere un'azione legale, poiché per l'ordinamento cinese la società che per prima deposita il marchio ne è titolare;
un altro paradosso è rappresentato dal fatto che spesso le imprese italiane che vorrebbero registrare il proprio marchio si trovano nell'impossibilità di farlo, perché questo è già stato registrato in maniera abusiva ed illegale da soggetti cinesi, a volte gli stessi distributori locali;
altre volte la contraffazione consiste nell'apposizione da parte di imprese cinesi di false indicazioni di provenienza, nell'imitazione del prodotto o del suo imballo;
l'industria della contraffazione in Cina ha un giro d'affari di oltre 16 miliardi di dollari l'anno, che costa alle aziende occidentali decine e decine di miliardi di dollari di mancate vendite;
molte aziende si preoccupano, altresì, del calo di immagine dovuto all'immissione sul mercato di imitazioni di pessima qualità dei loro prodotti;
diverse fonti confermano che si tratta di un fenomeno in espansione ed è incentrato sulla realizzazione e sulla vendita di beni di largo consumo;
tale fenomeno si verifica sia direttamente, con la violazione delle nostre frontiere, sia indirettamente, in quanto i prodotti, passando attraverso altri confini, poi giungono nel nostro mercato;
l'enormità e la capillarità delle attività di contraffazione in Cina rendono vani anche gli sforzi più cospicui delle singole imprese: tutto ciò a causa dell'insufficiente legislazione cinese in tema di marchi e brevetti,

impegna il Governo:

ad elaborare, anche nelle opportune sedi comunitarie, una concreta proposta che possa garantire una forte tutela rispetto a quanto illustrato;
a mantenere l'etichettatura obbligatoria, tutelando, altresì, i marchi non registrati, rafforzando in tal modo e con ogni ulteriore strumento utile, ivi compresa la revisione del codice delle proprietà industriali, la protezione contro il «parassitismo commerciale»;
ad adottare ogni idonea misura per proteggere i nostri prodotti nazionali e implementare il controllo delle frontiere nazionali ed europee dall'ingresso di prodotti contraffatti, attivandosi anche presso gli organi competenti europei per garantire un'omogeneità di controlli;
ad assumere, in tale quadro, iniziative idonee a fronteggiare la concorrenza sleale subita dai prodotti italiani da parte dei produttori cinesi e non, che invadono il nostro mercato con una crescente quantità di beni contraffatti in spregio a qualsiasi normativa sui brevetti, ivi compreso un rafforzamento delle attività di indagine (anche sotto copertura), procedendo anche con sequestri preventivi;
ad assicurare, nel quadro della tutela dei marchi italiani, che le funzioni dell'Alto Commissario per la lotta alla contraffazione, di cui si sta procedendo alla soppressione, siano affidate al Ministro competente, per essere possibilmente delegate ad un Sottosegretario di Stato.
(1-00021) (Testo modificato nel corso della seduta) «Polledri, Cota, Alessandri, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Brigandì, Buonanno, Callegari, Caparini, Chiappori, Comaroli, Consiglio, Crosio, Dal Lago, D'Amico, Dozzo, Guido Dussin, Luciano Dussin, Fava, Fedriga, Fogliato, Follegot, Forcolin, Fugatti, Gidoni, Gibelli, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Lanzarin, Lussana, Maccanti, Laura Molteni, Nicola Molteni, Montagnoli, Munerato, Negro, Paolini, Pastore, Pini, Pirovano, Rainieri, Reguzzoni, Rivolta, Rondini, Salvini, Simonetti, Stefani, Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli, Volpi».
(7 luglio 2008).

La Camera,
premesso che:
gli articoli 153 e 95 del Trattato che istituisce la Comunità europea puntano a tutelare gli interessi, la salute e la sicurezza dei consumatori tramite la promozione dell'apertura, dell'equità e della trasparenza del mercato interno;
la protezione dei consumatori, presupponendo norme commerciali trasparenti e coerenti, dovrebbe includere soprattutto l'indicazione di origine dei prodotti;
mentre alcuni tra i maggiori partner europei, come Stati Uniti, Canada e Giappone, hanno già introdotto il marchio di origine obbligatorio, in Europa non esiste alcuna norma che impone di indicare l'origine dei prodotti;
la proposta di regolamento del Consiglio, adottata dalla Commissione europea il 16 dicembre 2005, relativa all'indicazione del Paese di origine di taluni prodotti importati da Paesi terzi, infatti, dovrà essere esaminata in sede di codecisione dal Parlamento europeo e dal Consiglio dei ministri dell'Unione europea;
il testo prevede l'introduzione di un sistema di marchio di origine obbligatorio per un certo numero di settori ed è applicabile esclusivamente alle merci importate che riporteranno, all'atto dell'importazione, il marchio «fabbricato in», con l'indicazione del loro Paese di origine, che potrà essere redatto in una qualsiasi delle lingue ufficiali dell'Unione europea, in maniera tale da risultare facilmente comprensibile per i clienti finali dello Stato membro in cui le merci saranno commercializzate;
oltre alla citata proposta di regolamento, è da ricordare l'approvazione di una risoluzione del Parlamento europeo del luglio 2006 favorevole all'introduzione nell'Unione europea di un sistema obbligatorio di indicazione del Paese di origine per una serie di prodotti importati;
purtroppo gli ostacoli all'introduzione in Europa del marchio d'origine provengono dall'opposizione di una robusta minoranza di blocco, guidata da Gran Bretagna, Germania e Paesi scandinavi, che hanno delocalizzato le loro produzioni nei Paesi a basso costo di manodopera e che non vogliono che i loro prodotti rechino il marchio del Paese in cui sono stati effettivamente realizzati;
il marchio d'origine consentirebbe, invece, ai consumatori europei di essere pienamente consapevoli del Paese d'origine dei prodotti che acquistano e, quindi, in grado di identificare tali prodotti e le norme sociali, ambientali e di sicurezza generalmente associate a tale Paese;
la crescente concorrenza di Paesi con economie emergenti, inoltre, che oltre al basso costo della manodopera possono sfruttare anche il vuoto legislativo in campo ambientale e sociale, riduce la competitività delle imprese italiane, gravate da oneri aggiuntivi connessi al rispetto di standard elevati in materia di tutela del lavoro e dell'ambiente;
a questa concorrenza asimmetrica, capace di creare turbative nei mercati internazionali, Paesi come la Cina uniscono un pesante sistema di contraffazione dei marchi;
oggi circa i due terzi dei prodotti contraffatti proviene, infatti, dalla Cina, seguita dalla Corea, dalla Thailandia e da Taiwan, mentre la quota restante proviene dal bacino mediterraneo, con in testa, purtroppo, proprio l'Italia;
secondo i dati dell'Oecd e della International chamber of commerce, «la contraffazione rappresenta tra il 5 ed il 7 per cento del commercio mondiale, con punte anche di oltre il 10 per cento per taluni prodotti (circa 250 miliardi di euro all'anno), ed è già responsabile della perdita di oltre 200 mila posti di lavoro in Europa» e «si sta espandendo dai prodotti della moda ad un'infinità di altri prodotti industriali, ivi inclusi quelli per la casa, con grave rischio per la salute dei consumatori»;«colpisce la produzione industriale ed artistica europea», «minaccia gli investimenti e l'innovazione », «ha conseguenze potenzialmente disastrose per le piccole imprese»;
purtroppo la contraffazione si sta estendendo anche al settore agroalimentare e rappresenta una minaccia sempre più preoccupante per le imprese, i consumatori e l'economia nel nostro Paese, mettendo drammaticamente in evidenza quanto la tutela e la protezione dei marchi di origine sia importante e quanto sia strategico affrontare i mercati internazionali con un piano finalizzato alla difesa delle produzioni nazionali di alta qualità;
la diffusione delle contraffazioni e delle frodi commerciali, in tutti i settori possibili, oltre a penalizzare le imprese europee, che tentano con mille sacrifici di restare in competizione sul mercato, con pesanti ricadute sul piano occupazionale, e creare seri rischi per la salute dei cittadini, determina un pesante danno erariale di cui i Governi dovrebbero tener conto,

impegna il Governo:

ad adottare le iniziative legislative più opportune al fine di tutelare il diritto dei consumatori a una corretta informazione in ordine ai prodotti per i quali l'ideazione, il disegno, la progettazione, la lavorazione e il confezionamento sono compiuti interamente sul territorio italiano, utilizzando materie prime anche di importazione, ma semilavorati grezzi realizzati interamente in Italia;
a valutare l'opportunità di riconsiderare la decisione adottata di sopprimere l'Alto Commissario per la lotta alla contraffazione, che priverebbe il nostro Paese di un valido strumento di contrasto, dando al tempo stesso un segnale di resa nella lotta alla contraffazione;
ad adottare nell'ambito dell'Organizzazione mondiale del commercio ogni utile iniziativa che possa assicurare scambi commerciali sulla base della reciprocità nel rispetto delle più elementari norme sociali di sicurezza personale ed ambientale.
(1-00022) «Anna Teresa Formisano, Vietti, Volontè, Pezzotta, Ruggeri, Ciccanti, Compagnon, Naro».
(7 luglio 2008).

La Camera,
premesso che:
gli articoli 153 e 95 del Trattato che istituisce la Comunità europea puntano a tutelare gli interessi, la salute e la sicurezza dei consumatori tramite la promozione dell'apertura, dell'equità e della trasparenza del mercato interno;
la protezione dei consumatori, presupponendo norme commerciali trasparenti e coerenti, dovrebbe includere soprattutto l'indicazione di origine dei prodotti;
mentre alcuni tra i maggiori partner europei, come Stati Uniti, Canada e Giappone, hanno già introdotto il marchio di origine obbligatorio, in Europa non esiste alcuna norma che impone di indicare l'origine dei prodotti;
la proposta di regolamento del Consiglio, adottata dalla Commissione europea il 16 dicembre 2005, relativa all'indicazione del Paese di origine di taluni prodotti importati da Paesi terzi, infatti, dovrà essere esaminata in sede di codecisione dal Parlamento europeo e dal Consiglio dei ministri dell'Unione europea;
il testo prevede l'introduzione di un sistema di marchio di origine obbligatorio per un certo numero di settori ed è applicabile esclusivamente alle merci importate che riporteranno, all'atto dell'importazione, il marchio «fabbricato in», con l'indicazione del loro Paese di origine, che potrà essere redatto in una qualsiasi delle lingue ufficiali dell'Unione europea, in maniera tale da risultarefacilmente comprensibile per i clienti finali dello Stato membro in cui le merci saranno commercializzate;
oltre alla citata proposta di regolamento, è da ricordare l'approvazione di una risoluzione del Parlamento europeo del luglio 2006 favorevole all'introduzione nell'Unione europea di un sistema obbligatorio di indicazione del Paese di origine per una serie di prodotti importati;
purtroppo gli ostacoli all'introduzione in Europa del marchio d'origine provengono dall'opposizione di una robusta minoranza di blocco, guidata da Gran Bretagna, Germania e Paesi scandinavi, che hanno delocalizzato le loro produzioni nei Paesi a basso costo di manodopera e che non vogliono che i loro prodotti rechino il marchio del Paese in cui sono stati effettivamente realizzati;
il marchio d'origine consentirebbe, invece, ai consumatori europei di essere pienamente consapevoli del Paese d'origine dei prodotti che acquistano e, quindi, in grado di identificare tali prodotti e le norme sociali, ambientali e di sicurezza generalmente associate a tale Paese;
la crescente concorrenza di Paesi con economie emergenti, inoltre, che oltre al basso costo della manodopera possono sfruttare anche il vuoto legislativo in campo ambientale e sociale, riduce la competitività delle imprese italiane, gravate da oneri aggiuntivi connessi al rispetto di standard elevati in materia di tutela del lavoro e dell'ambiente;
a questa concorrenza asimmetrica, capace di creare turbative nei mercati internazionali, Paesi come la Cina uniscono un pesante sistema di contraffazione dei marchi;
oggi circa i due terzi dei prodotti contraffatti proviene, infatti, dalla Cina, seguita dalla Corea, dalla Thailandia e da Taiwan, mentre la quota restante proviene dal bacino mediterraneo, con in testa, purtroppo, proprio l'Italia;
secondo i dati dell'Oecd e della International chamber of commerce, «la contraffazione rappresenta tra il 5 ed il 7 per cento del commercio mondiale, con punte anche di oltre il 10 per cento per taluni prodotti (circa 250 miliardi di euro all'anno), ed è già responsabile della perdita di oltre 200 mila posti di lavoro in Europa» e «si sta espandendo dai prodotti della moda ad un'infinità di altri prodotti industriali, ivi inclusi quelli per la casa, con grave rischio per la salute dei consumatori»; «colpisce la produzione industriale ed artistica europea», «minaccia gli investimenti e l'innovazione », «ha conseguenze potenzialmente disastrose per le piccole imprese»;
purtroppo la contraffazione si sta estendendo anche al settore agroalimentare e rappresenta una minaccia sempre più preoccupante per le imprese, i consumatori e l'economia nel nostro Paese, mettendo drammaticamente in evidenza quanto la tutela e la protezione dei marchi di origine sia importante e quanto sia strategico affrontare i mercati internazionali con un piano finalizzato alla difesa delle produzioni nazionali di alta qualità;
la diffusione delle contraffazioni e delle frodi commerciali, in tutti i settori possibili, oltre a penalizzare le imprese europee, che tentano con mille sacrifici di restare in competizione sul mercato, con pesanti ricadute sul piano occupazionale, e creare seri rischi per la salute dei cittadini, determina un pesante danno erariale di cui i Governi dovrebbero tener conto,

impegna il Governo:

ad adottare le iniziative legislative più opportune, nel rispetto della normativa comunitaria, al fine di tutelare il diritto dei consumatori a una corretta informazione in ordine ai prodotti per i quali l'ideazione, il disegno, la progettazione, lalavorazione e il confezionamento sono compiuti interamente sul territorio ita liano, utilizzando materie prime anche di importazione, ma semilavorati grezzi realizzati interamente in Italia;
ad adottare nell'ambito dell'Organizzazione mondiale del commercio ogni utile iniziativa che possa assicurare scambi commerciali sulla base della reciprocità nel rispetto delle più elementari norme sociali di sicurezza personale ed ambientale.
(1-00022) (Testo modificato nel corso della seduta) «Anna Teresa Formisano, Vietti, Volontè, Pezzotta, Ruggeri, Ciccanti, Compagnon, Naro».
(7 luglio 2008).