XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 17 luglio 2008

TESTO AGGIORNATO AL 1° OTTOBRE 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
negli ultimi decenni la medicina ha accresciuto enormemente la sua capacità di guarire e di prolungare la vita umana. Il miglioramento delle tecniche di rianimazione ed il progresso medico-scientifico consentono di estendere l'esistenza al di là di quelle che erano ritenute le umane possibilità, determinando in certi casi una condizione delicata che reca con sé difficili decisioni riguardo le cure da somministrare e l'assistenza da assicurare al malato;
contestualmente a questi progressi della medicina, da alcuni anni, sta prendendo piede in gran parte del mondo occidentale (e anche in Italia) una campagna di sensibilizzazione della società da parte di settori ben determinati del mondo della medicina, della cultura e della politica per favorire l'introduzione dell'eutanasia, intesa come qualsiasi azione od omissione che, per la sua stessa natura o nelle intenzioni di chi la compie, procura la morte del malato terminale o del neonato malformato o comunque di chiunque viva una vita, anche vegetativa e non autonoma, che, a giudizio di altri, giudici, medici, parenti, non merita di essere vissuta;
la giustificazione normalmente addotta a favore dell'affermazione e della diffusione delle pratiche eutanasiche poggia su due principi fondamentali: a) il principio di autonomia del soggetto, che avrebbe diritto di disporre in maniera assoluta della propria vita; b) la convinzione della insopportabilità e inutilità del dolore che può talora accompagnare la morte;
a tale scopo sono state realizzate specifiche campagne mediatiche, condotte da associazioni favorevoli all'eutanasia, attraverso manifesti di principio firmati da intellettuali e uomini di scienza, pubblicazioni accademiche, inchieste che contengono e raccolgono opinioni di medici o di personaggi noti all'opinione pubblica, favorevoli alla pratica dell'eutanasia e, infine, con proposte di leggi portate di fronte ai Parlamenti, oltre ai tentativi di provocare sentenze delle Corti che intendono dare corso ad una pratica di fatto dell'eutanasia o, almeno, alla sua non punibilità;
in data 16 Ottobre 2007 la Corte di Cassazione ha emanato una sentenza ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo preoccupante e pericolosa in materia di eutanasia e testamento biologico;
la sentenza citata affronta il problema dell'alimentazione e dell'idratazione artificiali stabilendo che: «Ove il malato giaccia da moltissimi anni (nella specie, oltre i quindici) in stato vegetativo permanente, con conseguente radicale incapacità di rapportarsi al mondo esterno, e sia tenuto artificialmente in vita mediante un sondino nasogastrico che provvede alla sua nutrizione e idratazione, su richiesta del tutore che lo rappresenta, e nel contraddittorio con il curatore speciale, il giudice può autorizzare la disattivazione di tale presidio sanitario (fatta salva l'applicazione delle misure suggerite dalla scienza e dalla pratica medica nell'interesse del paziente), unicamente in presenza dei seguenti presupposti:
a) quando la condizione di stato vegetativo sia, in base ad un rigoroso apprezzamento clinico, irreversibile e non vi sia alcun fondamento medico, secondo gli standard scientifici riconosciuti a livello internazionale, che lasci supporre la benché minima possibilità di un qualche, sia pure flebile, recupero della coscienza e di ritorno ad una percezione del mondo esterno;

b) e, sempre che tale istanza sia realmente espressiva, in base ad elementi di prova chiari, univoci e convincenti, della voce del paziente medesimo, tratta dalle sue precedenti dichiarazioni ovvero dalla sua personalità, dal suo stile di vita e dai suoi convincimenti, corrispondendo al suo modo di concepire, prima di cadere nello stato di incoscienza, l'idea stessa di dignità della persona;
questa sentenza non solo prevede assurdamente, secondo i firmatari del presente atto, l'univoco giudizio di parenti e conoscenti che sostituisce la documentata volontà della persona, ma introduce anche arbitrariamente l'idea di poter «apprezzare clinicamente» lo stato vegetativo «irreversibile, senza alcuna sia pur minima possibilità, secondo standard scientifici internazionalmente riconosciuti, di recupero della coscienza e delle capacità di percezione»;
la somministrazione, poi, di cibo ed acqua ad un soggetto in stato vegetativo non è da considerarsi trattamento sanitario e, pertanto, non si può parlare di accanimento terapeutico, così come riconosciuto anche dal Comitato nazionale di bioetica;
secondo eminenti scienziati, è dimostrato che pazienti in stato vegetativo possono mantenere qualche forma di consapevolezza e, pertanto, oltre agli altri di natura morale ed etica, si dovrebbe usare il principio di precauzione nei confronti di una persona che forse capisce cosa accade intorno a lei, ma non è in grado di comunicare;
infine, la sentenza della Corte di Cassazione ha consentito alla I Sezione civile della Corte di Appello di Milano di decidere il 9 Luglio scorso sul caso di Eluana Englaro, che da 16 anni vive in stato vegetativo, autorizzando il padre, in qualità di tutore, ad interrompere il trattamento di idratazione ed alimentazione che la tiene in vita, condannandola di fatto a morire di fame e di sete;
la sacralità della vita, intesa nel senso di inviolabilità ed intangibilità del processo vitale di ciascun individuo, deve essere affermata e ribadita. Non vi è nessuna vita, anche la più sfortunata, la più complicata, la più penalizzante, la più differente, che non valga la pena di essere vissuta fino in fondo;
in nome di un malinteso principio di autodeterminazione individualista, si rischia, addirittura attraverso provvedimenti della Magistratura, di introdurre pratiche eutanasiche nell'ordinamento giuridico italiano, le quali costituirebbero una pericolosa affermazione di una aberrante «cultura della morte», contraria non solo alla nostra morale, alla nostra cultura, ai nostri valori, ma soprattutto contraria al principio che nessuno è legittimato ad arrogarsi il diritto di disporre della vita di un altro soggetto,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative volte ad introdurre il divieto di qualunque atto che, direttamente o indirettamente, legittimi l'introduzione nel nostro ordinamento di pratiche eutanasiche o di morte indotta;
a prevedere campagne di sensibilizzazione che forniscano informazioni, in modo chiaro e corretto, in tema di accanimento terapeutico ed eutanasia;
ad aumentare gli investimenti relativi alle terapie del dolore ed alle cure palliative per garantire ai malati una qualità di vita migliore;
ad incrementare gli investimenti per la realizzazione di strutture di accoglienza per i malati in fase terminale e per le famiglie dei malati, che siano costrette ad abbandonare le proprie abitazioni per seguire il proprio caro ricoverato presso strutture ubicate lontano dai luoghi di provenienza;
ad attivare concrete politiche di supporto, per scongiurare che il malato guardi alla morte come unica via d'uscita da una situazione drammatica e dolorosa, promuovendo

una cultura della vita che sia fonte di sostegno e di conforto umano e psicologico.
(1-00029) «Bertolini, Volontè, Polledri, Binetti, Capitanio Santolini, Calgaro, Pagano, Lupi, Vignali, Versace, Sammarco, Cazzola, Di Virgilio, Bocciardo, Castellani, De Luca, Barbieri, Barani, Palmieri, Girlanda, Luciano Rossi, Sbai, Bernini Bovicelli, Pianetta, Stagno d'Alcontres, Paroli, Carlucci, Renato Farina, Di Centa, Marinello, Garagnani, Stasi, Mazzuca, Calabria, Ruben, Mazzoni, Cesaro, Porcu, Napoli Angela, Gottardo, Zacchera, Orsini, Di Biagio, Saglia, Paglia, Bernardo, Raisi, Toccafondi, Castiello, Vincenzo Antonio Fontana, Fucci, Lo Presti, Antonino Foti, La Loggia, Rosso, Cassinelli, Ceccacci Rubino, Laboccetta, Cirielli, Mondello, Migliori, Goisis, Fedriga, Cota, Lussana, Laura Molteni, Osvaldo Napoli, Pelino, Mazzocchi, Franzoso, Alessandri, Gioacchino Alfano, Catone, Saltamartini, Bosi, Gibelli, Divella, Ciccioli, Buttiglione, Valentini, Frassinetti, Libè, Berardi, Fallica, Commercio, Galletti, Torrisi, Delfino, Cristaldi, Mistrello Destro, Giulio Marini».

Risoluzione in Commissione:

La VII Commissione,
permesso che:
a conclusione dell'anno scolastico ormai definita ed in previsione del prossimo inizio, la Commissione evidenzia l'urgenza di dare risposte precise alla situazione della scuola paritaria al fine di consentire un reale «decollo» della parità scolastica e di rispondere alle attese di tanta parte dell'opinione pubblica, facendosi altresì carico di addivenire a un reale pluralismo educativo, attualmente assente nella scuola italiana, sempre più attardata su una concezione «statalista» superata dai tempi, e di ottuso monopolio dell'istruzione non più in sintonia con il sistema scolastico europeo;
la Commissione dà atto al Governo dell'impegno con il quale si accinge ad affrontare il complesso processo di riforma della scuola primaria e secondaria ed al riguardo coglie gli elementi di novità contenuti nella relazione del Ministro, rileva tuttavia che il vero e proprio ostruzionismo posto in essere in questi anni da una parte del corpo docente e dei sindacati spesso in nome di pregiudiziali ideologiche, oltre a rischiare di vanificare in parte i progetti innovativi del Governo medesimo, ha fatto emergere il vero problema della scuola italiana, costituito dall'assoluta mancanza di competizione tra progetti formativi diversi, ossia della condizione essenziale per assicurare una reale libertà di scelta alle famiglie e, per questa via, un innalzamento complessivo della qualità degli studi. Al riguardo si rileva che nel sistema scolastico statale concetti come «selezione» e «meritocrazia» sono per lo più assenti o comunque sono sostanzialmente disapplicati;
la conseguenza di tale situazione è rappresentata da una sostanziale e generale dequalificazione degli studi (nonostante lodevoli eccezioni), da una insufficiente valutazione dei meriti individuali delle professionalità dei docenti stessi e da una fuga delle migliori intelligenze dal sistema scolastico;
si è pur consapevoli della complessità dei problemi sul tappeto e della difficoltà di reperire risorse nel bilancio statale, nonché della forza degli interessi consolidatisi all'interno del sistema di istruzione, soprattutto ove si consideri che esso occupa complessivamente nel nostro Paese quasi un milione di addetti, assorbendo gran parte delle risorse ministeriali e impedendo, di fatto, qualunque seria opera di programmazione, in presenza peraltro di un ricco patrimonio culturale costituito da scuole paritarie molte delle quali risalenti a 2 secoli fa che hanno contribuito ad elevare il livello del nostro Paese e che rischiano di scomparire dalla realtà scolastica;
si ritiene pertanto indilazionabile l'individuazione di un percorso politico e istituzionale che consenta in tempi brevi, a partire dalla legislatura in corso, la fissazione di precise «tappe» per il conseguimento di una reale parità scolastica,

impegna il Governo:

ad adottare misure volte ad introdurre nel nostro Paese un efficiente sistema misto di istruzione, al fine di consentire alle famiglie l'esercizio di una reale libertà di scelta tra modelli educativi diversi;

a porre in essere, a tal fine, le iniziative necessarie per il «superamento» della legge n. 62 del 2000.
(7-00028) «Garagnani, Barbieri, Rivolta, Palmieri, Granata, Carlucci, Mazzuca».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per i beni e le attività culturali, il Ministro per i rapporti con il Parlamento, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
il Comitato dei Ministri per le Celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia, nella seduta del 29 febbraio 2008, ha approvato il piano generale delle opere infrastrutturali che ricomprende l'intervento di realizzazione del «Museo Mediterraneo dell'arte nuragica e dell'arte contemporanea Betile»;
tale opera è stata proposta dal Presidente della Regione autonoma della Sardegna per l'importo di euro 84.500.000;
in data 28 marzo 2008 il Presidente della Regione e il Sindaco di Cagliari hanno sottoscritto l'accordo di programma inerente la promozione e riqualificazione socio economica del quartiere S. Elia, la realizzazione del Museo regionale dell'arte nuragica e dell'arte contemporanea del Mediterraneo «Betile» e la realizzazione di un campus universitario nell'area ex SEM;
l'accordo sarebbe stato sottoscritto in considerazione della paventata necessità di non perdere il finanziamento statale, ritenuto di imminente scadenza, a valere sui fondi destinati alla celebrazione del 150o anniversario dell'unità d'Italia, con l'intesa che entro il termine di trenta giorni stabilito dall'articolo 34 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, i soggetti interessati all'attuazione dell'accordo avrebbero provveduto a rendere disponibile la documentazione necessaria per procedere alla sua ratifica, previa istruttoria tecnica da concludersi con conferenza di servizi tra tutti i soggetti delegati a esprimere nulla osta, pareri e autorizzazioni;
con l'Accordo di Programma sopra richiamato, all'articolo 4, sono stati assunti tra le parti i seguenti obblighi:
la Regione Autonoma della Sardegna si è obbligata a:
realizzare il «Museo regionale dell'arte nuragica e dell'arte contemporanea del Mediterraneo Betile», nell'area compresa tra il canale di Terramarini, il Bavero ed il mare;
il Comune di Cagliari si è invece obbligato a:
variare il P.U.C., secondo le procedure di cui al decreto legislativo 267/2000, articolo 34 ed in coerenza con le previsioni della deliberazione del C.C. n. 43 del 29 marzo 2006 avente per oggetto «approvazione del planovolumetrico di assetto urbanistico e architettonico del Lungomare di Sant'Elia», con la trasformazione delle aree di intervento interessate dalla realizzazione del Museo, destinandole a «Zona G», servizi di interesse generale;
dall'esame della documentazione del «S. Elia Concept Masterplan - Final presentation», piano propedeutico alla realizzazione del progetto Betile, è emerso, secondo quanto riportato nelle relazioni tecniche del Comune di Cagliari, che lo studio della riqualificazione urbanistica - ambientale ed economica di Sant'Elia prodotto dallo studio OMA di Rem Koolhaas «è ancora a livello assolutamente indefinito, in quanto prospetta diverse ipotesi di riqualificazione del patrimonio edilizio

esistente di Sant'Elia e di espansione residenziale in direzione dei quartieri di Monte Mixi, La Palma e del Sole senza peraltro fornire gli elementi di natura tecnica, economica, sociale, finanziaria, ambientale ed urbanistica, indispensabili per determinare le scelte dell'Amministrazione Comunale e per dare corso alla necessaria variante urbanistica, come previsto negli articoli 6 e 12 dell'accordo di programma»;
la versione del Masterplan denominata «Final presentation» prevede ben tre modelli di trasformazione urbana comportanti la localizzazione sul territorio di volumetrie variabili da 646.978 mc a 1.116.414 mc, nessuna delle quali è corredata da documenti tecnici e grafici che consentano in primo luogo o di capire quali siano gli ambiti di intervento effettivamente interessati ed in secondo luogo dove siano localizzate le aree destinate all'edilizia residenziale, ai servizi di interesse generale e quali siano le zone destinate a standard;
l'elaborato finale redatto dallo studio OMA su incarico di AREA - secondo le relazioni tecniche del Comune di Cagliari - può al massimo essere considerato assimilabile allo studio di prefattibilità in quanto non contiene, neanche in minima parte, gli elementi tecnici che consentano di condurre una istruttoria tecnica esaustiva che possa concludersi con la conferenza di servizi tra tutti i soggetti interessati, e approvare la conseguente variante urbanistica;
non risulta alcuna comunicazione formale circa il procedimento di Valutazione Ambientale Strategica ai sensi del decreto legislativo n. 4/2008, la cui conclusione deve avvenire prima della approvazione del piano, pena l'annullabilità dello stesso per la violazione di legge;
nessuno dei modelli proposti nello studio progettuale OMA fa integralmente salva la configurazione del porto pescatori prevista nel progetto approvato dall'Amministrazione Comunale, attualmente oggetto della verifica di assoggettabilità a VIA, contrariamente alle decisioni assunte dal Comitato di Indirizzo il 9 ottobre 2007;
parte dell'area destinata in tale progetto a specchio acqueo o a spazi connessi alle attività pescherecce di ristoro o a commercio specializzato o a botteghe artigiane sono impegnati con edifici residenziali o ricettivi;
lo stesso progetto prevede la realizzazione di strutture alberghiere sulle pendici del colle di S. Elia, in area militare peraltro soggetta a misure di tutela e salvaguardia previste dal PUC e dal PPR;
non risultano sufficientemente definite le soluzioni infrastrutturali ipotizzate: ponte veicolare sul canale di S. Bartolomeo, la nuova viabilità di attraversamento del quartiere di S. Elia e delle aree militari, non risulta chiaro quale sia la proposta definitiva per il ponte pedonale sul canale di S. Bartolomeo in prossimità dell'area di «Su Siccu»;
non si tiene conto del fatto che il «Betile» e gli altri interventi previsti tra gli edifici esistenti ed il mare interessano aree per le quali la classificazione del PPR non è coerente con gli usi previsti. Pertanto l'approvazione dell'accordo di programma dovrebbe essere preceduto da specifica variante al PPR;
il progetto del «Betile», che si inquadra nell'ambito del programma di riqualificazione socio economica del quartiere di S. Elia, si è rilevato che interessa un'area attualmente destinata a servizi S3 nel P.E.E.P di S. Elia e nel PUC, da trasformare in zona G;
l'area individuata ricade in parte in zona classificata dal PPR «Edificato urbano - Espansioni recenti» ed in parte in «Aree seminaturali - Praterie» nelle quali, ai sensi dell'articolo 26 delle Norme di Attuazione del PPR «sono vietati gli interventi edilizi o di modificazione del suolo ed ogni altro intervento, uso od attività suscettibile di pregiudicare la struttura, la stabilità o la funzionalità ecosistemica o la fruibilità paesaggistica, fatti salvi gli interventi di modificazione

atti al miglioramento della struttura e del funzionamento degli ecosistemi interessati»;
i parametri edilizi, tratti da una comunicazione inviata dallo studio Zaha Hadid Architects al Servizio Beni Culturali della Regione il 26 marzo 2008, sono i seguenti: Superficie fondiaria: 42.629 mq Superficie coperta: 16.100 mq Volume lordo fuori terra: 161.420 mq Superficie lorda di pavimento: 16.970 mq Parcheggi: 8.792 mq Aree di manovra e carico-scarico: 3418 mq Verde pubblico: 4.738 mq;
dalle verifiche effettuate si è rilevato che poiché il «Betile» andrebbe ad occupare un'area classificata S3, conseguentemente per il bilanciamento degli standard si dovrebbero utilizzare le aree di prossima cessione dalla agenzia dei Monopoli alla Regione e da questa al Comune classificate urbanisticamente GI e GP1, e quindi di grande pregio, per una superficie complessiva di 42.629 mq;
dalle verifiche effettuate sulla base dei dati contenuti nella documentazione di cui sopra è risultato inoltre che il progetto è gravemente carente di parcheggi nella misura di circa 11.700 mq, nonostante la dotazione minima sia stata calcolata ai sensi della normativa nazionale, regionale e comunale vigente applicando la riduzione prevista dall'articolo 8 del Decreto 2266/U/1983 nel caso di edifici di interesse pubblico e la possibilità, prevista dal R.E., di non conteggiare nella volumetria urbanistica i volumi tecnici, con il limite del 15 per cento della volumetria totale ammissibile;
tale carenza è stata segnalata alla Regione con nota n. 159/AR del 1o aprile 2008 del Comune di Cagliari e con nota n. 10041/XVIII.61 del 4 aprile 2008 la Direzione generale dei Beni Culturali della Regione ha preso atto della carenza progettuale sopra accennata ed ha proposto di verificare la possibilità di localizzare i parcheggi di competenza del Betile in aree limitrofe al lotto urbanistico di pertinenza (parcheggio «Cuore»), soluzione che contrasta con la normativa, senza preoccuparsi di far verificare dallo studio di progettazione incaricato possibili soluzioni interne al lotto urbanistico individuato;
si è riscontrata una incongruenza tra il quadro economico generale del progetto del Betile, che riporta l'importo complessivo di euro 95.602.000, ed il relativo Piano finanziario allegato all'accordo di programma, nel quale è indicato un importo totale di risorse finanziarie disponibili pari a euro 83.500.000. Risulta pertanto priva di finanziamento la quota del 12,66 per cento del costo complessivo dell'opera;
le violazioni riscontrabili nel progetto Betile riguardano in sintesi:
localizzazione contrastante con le prescrizioni del Piano Paesaggistico Regionale;
non conformità con le norme regolanti le dotazioni di parcheggi pertinenziali e di uso pubblico;
incoerenza tra l'importo del quadro economico complessivo del progetto (euro 95.602.000) e il piano finanziario allegato all'accordo di programma (euro 83.500.000);
mancanza di un piano di gestione;
con deliberazione del Consiglio Comunale di Cagliari n. 18 del 24 aprile 2008 è stato deciso di «dare atto che non si sono verificate le condizioni necessarie per ratificare l'allegato Accordo di Programma sottoscritto in data 28 marzo 2008 tra il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna e il Sindaco di Cagliari» per le ragioni illustrate in premessa;
il rilevantissimo ritardo sin qui accumulato e l'impossibilità oggettiva di realizzare l'opera sono la diretta conseguenza da una parte delle normative regionali vigenti e dall'altra dell'insostenibilità paesaggistico urbanistica dell'intervento proposto;
la Regione Autonoma Sardegna ha competenza relativamente alla pianificazione paesaggistica;

la legge regionale n. 8/2004 e il conseguente Piano Paesaggistico Regionale approvato con Decreto del Presidente della Regione n. 82 del 7 settembre 2006 hanno definito nella Regione Autonoma della Sardegna un regime di vincoli e divieti il cui eventuale intervento di modifica prevede un iter procedimentale i cui tempi sono codificati per legge:
1) Per le procedure di redazione della proposta, adozione e approvazione del PPR si applicano le disposizioni di cui all'articolo 11 della legge regionale 22 dicembre 1989, n. 45 (Norme per l'uso e la tutela del territorio regionale), così modificato:
«Art. 11 - (Piano Paesaggistico Regionale - Procedure). - 1. La proposta di PPR è pubblicata, per un periodo di sessanta giorni, all'albo di tutti i comuni interessati. Al fine di assicurare la concertazione istituzionale e la partecipazione di tutti i soggetti interessati e delle associazioni costituite per la tutela degli interessi diffusi, individuate ai sensi dell'articolo 13 della Legge 8 luglio 1986, n. 349, il Presidente della Regione, entro i sessanta giorni di pubblicazione presso i Comuni svolge l'istruttoria pubblica ai sensi dell'articolo 18 della legge regionale 22 agosto 1990, n. 40, nella quale illustra la proposta di Piano.
2. Entro trenta giorni, decorrenti dall'ultimo di deposito, chiunque può presentare osservazioni indirizzate al Presidente della Regione.
3. Trascorso tale termine la Giunta regionale esamina le osservazioni e, sentito il Comitato tecnico regionale per l'urbanistica, delibera l'adozione del PPR e lo trasmette al Consiglio regionale nonché ai Comuni interessati ai fini della pubblicazione all'albo pretorio per la durata di quindici giorni.
4. La Commissione consiliare competente in materia di urbanistica esprime, entro due mesi, sul piano stesso il proprio parere che viene trasmesso alla Giunta regionale.
5. Acquisito tale parere, la Giunta regionale approva in via definitiva il PPR entro i successivi trenta giorni.
6. I Comuni, in adeguamento alle disposizioni e previsioni del PPR, approvano, entro dodici mesi dalla sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione sarda e comunque a partire dall'effettiva erogazione delle risorse finanziarie, i propri Piani urbanistici comunali. A tal fine, in sede di specifica norma finanziaria, sono previste adeguate risorse per il sostegno delle fasi di approvazione ed adeguamento alla nuova pianificazione paesaggistica regionale da parte dei comuni;
il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sulla dichiarazione di Grande Evento nel territorio nazionale in occasione delle celebrazioni per il 150o anniversario dell'Unità d'Italia non contempla la deroga alle leggi delle regioni a statuto speciale e nella fattispecie agli strumenti della pianificazione paesaggistica adottati in ossequio alle disposizioni vigenti;
la mancata modifica, nel caso specifico nemmeno l'avvio della procedura, del Piano paesaggistico regionale rende impercorribile la realizzazione del progetto denominato Betile nei tempi previsti per l'anniversario;
la modifica dello stesso Piano paesaggistico regionale, la cui impostazione vincolistica è il fondamento dell'azione regionale nella pianificazione del territorio, costituirebbe un vulnus rilevante nell'intero impianto del PPR proprio perché verrebbe meno il principio aberrante ma comunque ispiratore dello strumento paesaggistico della Regione;
il Piano paesaggistico regionale all'articolo 2 stabilisce:
1) le previsioni del PPR sono cogenti per gli strumenti urbanistici dei comuni e delle province e per i piani di gestione delle aree protette e sono immediatamente prevalenti sulle disposizioni difformi eventualmente contenute negli strumenti urbanistici. Per quanto attiene alla tutela del paesaggio, le disposizioni del

PPR sono comunque prevalenti sulle disposizioni contenute negli altri atti di pianificazione ad incidenza territoriale previsti dalle normative di settore;
il diniego all'accordo di programma del consiglio comunale è supportato da una puntuale argomentazione che consente di ritenere insuperabili sul piano tecnico, amministrativo, istituzionale e politico, i rilievi avanzati, con particolare riferimento proprio ai vincoli imposti dal Piano Paesaggistico imposti in quella specifica area;
in assenza dell'avvio dell'iter previsto dalle norme regionali per la modifica di fatto sostanziale delle prescrizioni del piano paesaggistico in quell'area e considerati i tempi necessari previsti per legge si può facilmente prevedere l'impossibilità di realizzare l'intervento relativo al cosiddetto Museo Betile;
l'assoluta mancanza di un piano strategico urbanistico definito dell'intera area e più in generale dell'assetto urbanistico paesaggistico della città di Cagliari, rende impossibile sia sul piano tecnico, paesaggistico, urbanistico, l'inserimento di qualsivoglia episodio edilizio urbanistici di siffatta rilevanza e impatto;
le considerazioni dell'amministrazione di Cagliari, legate all'indeterminatezza del progetto, proposto dalla Regione attraverso la propria agenzia Area, per il quartiere di S. Elia, basti pensare alle possibili variabili volumetriche che passano dai 600.000 mc ai 1.100.000 mc, rendono il progetto Betile destituito di ogni ragionevole legame sia con il tessuto urbano attuale che con il contesto urbanistico ed urbano futuro proprio perché risulta, secondo il Comune di Cagliari, inesistente sia nella pianificazione che negli indirizzi preventivi dello stesso;
la necessità di attivare con urgenza gli interventi di riqualificazione del quartiere S. Elia, i cui interventi non possono e non devono in alcun modo essere subordinati ad un intervento inattuabile sia sul piano tecnico, urbanistico e paesaggistico come quello dell'ipotizzato Museo Betile, rende indispensabile un definitivo stralcio dal piano dei 150 anni dell'Unità d'Italia per concentrare risorse e interventi verso la possibile, auspicabile e urgente riqualificazione del quartiere di S. Elia con la sua connessione con il water front, il sottopasso della via Roma e l'aeroporto di Cagliari-Elmas;
l'assoluta mancanza di qualsiasi valutazione di impatto ambientale sul Museo Betile, che per lunghezza, altezza, impatto ed estraneità architettonica urbanistica e paesaggistica all'intero contesto rappresenta di fatto un episodio edilizio urbanistico fuori luogo, invasivo e devastante nell'impatto paesaggistico sull'intero skyline della città di Cagliari e rende improponibile il mantenimento dell'opera nel quadro degli interventi celebrativi dell'Unità d'Italia;
la necessità di riprogrammare le risorse finanziarie a favore della città di Cagliari su interventi utili alla comunità e realmente simbolo dell'Unità d'Italia, e per i quali il Consiglio Comunale esprima un proprio parere favorevole, rende urgente la presa d'atto da parte del Governo dell'impossibilità di proseguire sulla programmazione dell'intervento per la realizzazione del Betile -:
se il Governo sia a conoscenza del diniego del Consiglio Comunale di Cagliari relativamente al progetto denominato Betile;
se non ritenga che la decisione del Consiglio Comunale imporrebbe un'immediata modifica del Piano per non far venir meno il principio di leale collaborazione e condivisione con le autonomie locali previsto nel decreto di Costituzione del Comitato per le celebrazioni del 150o anniversario dell'Unità d'Italia;
se il Governo sia a conoscenza delle ragioni che hanno portato al diniego stesso e in particolar modo delle insuperabili

disposizioni indicate in premessa che rendono il progetto irrealizzabile:
l'assoluto divieto del Piano paesaggistico a simili interventi;
l'assenza di un piano generale urbanistico di riassetto del compendio sia per quanto riguarda il quartiere di S. Elia, Cagliari, che dello stesso water front;
la violazione delle norme sulle aree destinate a servizi, a partire da una rilevante assenza di aree di parcheggio;
l'assoluta mancanza di qualsivoglia valutazione ambientale e paesaggistica;
l'assenza di qualsiasi procedura per modificare il PPR e conseguentemente l'adeguamento del Puc;
se non ritenga il governo di dover stralciare tale intervento dal piano dei 150 anni dell'Unità d'Italia riprogrammando, d'intesa con il Comune, a favore della città di Cagliari ed in particolar del quartiere di S. Elia e del water front di connessione dello stesso quartiere, attraverso la realizzazione del sottopasso di via Roma, auspicato dal Sindaco di Cagliari e dal Presidente del Consiglio Berlusconi, con l'aeroporto di Cagliari, le risorse finanziarie già disponibili ed eventualmente altre da reperire;
se non ritenga il Governo di procedere con somma urgenza alla modifica del Piano dei 150 anni dell'Unità d'Italia considerato che l'irrealizzabilità dell'intervento negherà alla Sardegna e alla città di Cagliari di poter partecipare a pieno titolo alle celebrazioni previste per l'evento richiamato oltre alla grave possibile perdita delle risorse finanziarie già stanziate.
(2-00098) «Pili».

Interrogazione a risposta in Commissione:

BERNARDINI e MECACCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 17 luglio 2008, cade il decimo anniversario dell'adozione dello Statuto della Corte Penale Internazionale su genocidio, aggressione, crimini di guerra e crimini contro l'umanità, e che è conosciuto come «Statuto di Roma»;
l'Italia si candidò già nel 1994 ad ospitare la Conferenza diplomatica dei plenipotenziari ONU convocati per definire lo Statuto della Corte, che è poi stato adottato appunto a Roma il 17 luglio 1998 con 120 voti a favore e solo 7 contrari;
il nostro paese ha svolto un ruolo politico di altissimo profilo, sia dal punto di vista politico-diplomatico che da quello giuridico, contribuendo alla definizione dello Statuto attraverso l'esperienza di eminenti giuristi nonché alla definizione degli Elementi dei Crimini, che hanno la funzione di specificare l'ambito di interpretazione e applicazione dello Statuto;
lo Statuto di Roma è uno dei testi più avanzati nell'ambito della giustizia penale internazionale, poiché incorpora tutte le garanzie del giusto processo, dei diritti fondamentali delle vittime e degli accusati, di umanizzazione delle pene, escludendo peraltro l'applicabilità della pena di morte;
lo Statuto istitutivo della Corte Penale Internazionale è entrato in vigore il 1° luglio 2002, dopo avere raggiunto le 60 ratifiche necessarie: ad oggi sono 106 i paesi che lo hanno ratificato e la Corte ha già dato inizio a incriminazioni e processi relativi ai casi della Repubblica Democratica del Congo, del nord dell'Uganda, nel Darfur in Sudan e nella Repubblica Centro Africana;
l'Italia è stato il 4° paese a firmare lo Statuto della Corte il 18 luglio 1998 e un anno dopo il Parlamento ha approvato la legge di autorizzazione alla ratifica, contenente anche l'ordine di esecuzione, attraverso una legge delega al Governo per adottare prontamente le norme di attuazione;
nel corso degli ultimi 9 anni, ben quattro Commissioni ministeriali sono state istituite con lo scopo di adeguare la legislazione interna allo Statuto di Roma: Commissione Pranzetti (1998, Ministero degli Affari Esteri, che ha completato il

lavoro nel 2001), Commissione La Greca-Lattanzi (1999, Ministero della giustizia, che ha completato il lavoro elaborando un disegno di legge-delega a fine 2001), Commissione Conforti (2002, Ministero della giustizia, che ha concluso i propri lavori nel 2003 con due progetti di legge mai resi pubblici), Commissione Scandurra (2002, Ministero della difesa, che ha concluso i propri lavori con un altro progetto di legge-delega, approvato dal Senato il 18 novembre 2004 (Atto Senato n. 2493 della XIV Legislatura) e che attualmente è depositato, ma non ancora esamitato, alla Camera (Atto Camera n. 5433);
oltre alle quattro Commissioni ministeriali, sono state prese diverse iniziative parlamentari per l'adeguamento della legislazione interna allo Statuto di Roma (Atto Camera n. 2724, onorevole Kessler e altri, XIV legislatura; Atto Senato n. 1638, Sen. Iovene e altri; Atto Senato n. 893, Sen. Pianetta, XV Legislatura; Atto Senato n. 1089, Sen. Martone e altri; Atto Camera n. 1439, onorevole Melchiorre, XVI Legislatura);
tuttavia, a nove anni dalla ratifica, l'Italia non ha ancora adottato la legge di attuazione dello Statuto della Corte, necessaria affinché i Tribunali nazionali e le autorità italiane possano cooperare con la Corte nelle sue indagini e azioni giudiziarie;
se l'Italia non procederà all'adeguamento legislativo interno, ciò significherebbe che se sul nostro territorio si trovasse una persona indagata per crimini gravissimi come quelli di competenza della Corte e la Corte ne chiedesse l'arresto, il giudice italiano non avrebbe alcuno strumento normativo per riconoscere ed eseguire il mandato d'arresto. L'Italia potrebbe quindi, tra l'altro, divenire meta privilegiata di sospetti «criminali di guerra»;
il 31 marzo del 2005, il Consiglio di Sicurezza ha approvato la risoluzione 1593 che ha deferito il caso del Darfur alla Corte Penale Internazionale dandole il mandato di avviare le indagini per i crimini commessi in quella regione e che obbliga il Governo sudanese a cooperare a pieno con la Corte;
lo scorso 14 luglio il Procuratore della Corte Penale Internazionale ha richiesto alla Corte l'arresto del Presidente del Sudan Omar Al Bashir, che è stato incriminato per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità commessi in Darfur;
l'Italia fa attualmente parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ha il potere di eventualmente sospendere le indagini in corso della Corte Penale Internazionale sul Darfur;
se la Corte Penale Internazionale confermasse il mandato di arresto nei confronti del Presidente del Sudan A-Bashir, l'Italia sarebbe obbligata ad arrestarlo sul territorio italiano, ma non potrebbe consegnarlo alla Corte Penale Internazionale, per l'assenza di norme di adeguamento interno;
questi recenti eventi potrebbero mettere a serio rischio la credibilità dell'Italia a livello internazionale in quanto l'Italia si troverebbe a non poter sostenere le attività della Corte Penale Internazionale, istituita a Roma grazie in particolare alle iniziative intraprese dai Governi Italiani nel corso degli anni '90 -:
se il Governo intenda predisporre con la massima urgenza un disegno di legge di adeguamento interno delle norme dello Statuto di Roma al fine di giungere al più presto all'adattamento dell'ordinamento giuridico italiano.
(5-00234)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel corso di una riunione a margine del Consiglio europeo di Bruxelles, i Ministri

degli esteri, su impulso del Ministro spagnolo Moratinos, hanno deciso di annullare le misure restrittive che riguardavano Cuba dal 2003, nonché di avviare una nuova fase delle relazioni con quel paese;
si apprende che le perplessità espresse in merito da Germania, Cechia e Svezia hanno ottenuto di sottoporre il dialogo con Cuba ad una specifica valutazione annuale;
si apprende che il Governo italiano ha condizionato il proprio assenso al prossimo rilascio dei prigionieri politici nelle carceri cubane e all'impegno di includere l'opposizione negli incontri politici ad alto livello -:
con quali modalità e tramite quali strumenti, in concerto con l'Unione europea, si intenda procedere ad una precisa verifica dell'avverarsi di tali condizioni nel prossimo anno;
se il Governo non reputi opportuno informare il Parlamento circa la propria conseguente volontà, in merito alla reintroduzione o meno, il prossimo anno, delle sanzioni nei confronti di Cuba.
(5-00233)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
sono noti all'interrogante i problemi di carattere economico connessi ad una necessaria revisione della rete consolare che purtroppo porterà ad una ristrutturazione delle sedi all'estero;
nondimeno appare evidente come vi siano zone dove l'Italia deve avere una propria presenza perché sono residenti numerosi connazionali o per particolari difficoltà logistiche o perché in passato vi sono state sedi diplomatiche significative poi chiuse o infine perché esistono Paesi dove vi è un particolare richiesta di visti per l'Italia o - infine - data l'esistenza di significative presenze turistiche italiane;
in questo quadro è stata più volte posta attenzione al MAE da parte dell'interrogante sul problema del Madagascar dove la nostra ambasciata esistente ad Antananarivo è stata chiusa e dove da tempo vi sono difficoltà alla nomina almeno di un console onorario;
numerose sono state le proteste della nostra comunità residente per le difficoltà di usufruire dei servizi dell'Ambasciata italiana in Sudafrica non essendoci neppure collegamenti aerei diretti dal Madagascar con Pretoria, sede che peraltro deve espletare servizio per numerosi paesi australi;
in sede di audizione dell'Ambasciatore d'Italia in Sudafrica, lo scorso anno presso la Commissione Esteri, (S.E. Cevese, purtroppo recentemente e tragicamente scomparso) era parsa emergere la volontà di chiusura dell'ambasciata in Namibia - poi effettivamente realizzata - ma con una contestuale riapertura almeno di un consolato in Madagascar;
quali siano in merito gli intendimenti del Governo su questa ventilata possibilità, tenuto conto della crescita della comunità italiana ivi residente, dei moltissimi turisti italiani nell'area, dell'incremento dei rapporti economici e commerciali con quella nazione, delle difficoltà logistiche dei contatti con Pretoria e - aspetto finale, ma non secondario - le difficoltà politiche presenti nel paese con utilità di adeguata protezione dei nostri interessi nazionali -:
chi sia oggi il nostro rappresentante diplomatico ad Antananarivo e se vi siano state difficoltà nella sua nomina.
(4-00723)

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
sono noti all'interrogante i problemi di carattere economico connessi ad una necessaria revisione della rete consolare che purtroppo porterà ad una ristrutturazione delle sedi all'estero;
nondimeno appare evidente come vi siano zone dove l'Italia deve avere una

propria presenza perché sono residenti numerosi connazionali o per particolari difficoltà logistiche o perché in passato vi sono state sedi diplomatiche significative poi chiuse o infine perché esistono Paesi dove vi è un particolare richiesta di visti per l'Italia o - infine - data l'esistenza di significati e presenze turistiche italiane;
in questo quadro è stata più volte posta attenzione al MAE (Ministero degli affari esteri) da parte dell'interrogante sul problema dell'apertura di una nuova ambasciata in Moldova;
l'apertura si è resa necessaria soprattutto per la necessità di controllare i numerosissimi visti che vengono richiesti in quel paese per viaggi verso l'Italia ricordando che dalla Moldova - dopo l'ingresso della Romania in Europa - è anche diventato difficile raggiungere il nostro consolato di Bucarest, peraltro già oberato di lavoro -:
quali siano gli intendimenti del Governo circa l'annunciata apertura di una nostra rappresentanza diplomatica in Moldova.
(4-00724)

FRANCESCHINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Consolato di Chambéry, istituito nel 1860 dall'allora Regno di Sardegna, nell'anno successivo, con la Proclamazione dell'Unità d'Italia, diviene il primo consolato italiano in Francia, ed una delle prime rappresentanze nel mondo del giovane Stato unitario. Il Consolato di Chambéry ha avuto nel corso della storia degli ultimi 148 anni, un ruolo prezioso dal punto di vista politico, culturale e commerciale. Tutt'oggi esiste un intenso interscambio che fa figurare l'Italia come partner commerciale privilegiato, spesso come primo fornitore estero di beni per i dipartimenti della Savoia. È del 2005 una convenzione firmata dalle Camere di commercio di Torino, Chambéry e Nizza intesa a rafforzare gli ambiti di collaborazione delle tre aree;
il Consolato di Chambéry dà un contributo importante nella promozione della cultura e della lingua italiana, ed in particolare il suo ufficio scolastico organizza numerosi corsi di italiano nelle scuole elementari e medie dei due Dipartimenti, frequentati da più di 2.600 alunni con il risultato che l'italiano è la lingua straniera più diffusa, assieme all'inglese, negli istituti di ogni grado di Savoia ed Alta Savoia;
il Consolato di Chambéry è impegnato nella preparazione delle manifestazioni nel 2010, per il 150o anniversario della annessione della Savoia alla Francia, concomitante con la istituzione del Consolato stesso. E nell'anno successivo, il 2011, nell'organizzazione dei festeggiamenti per celebrazione dell'unità d'Italia -:
se e quale soluzione intendo adottare il Ministro per evitare la soppressione di un'istituzione importante che, seppure in una logica di ottimizzazione delle risorse finanziarie e professionali e di eliminazione degli sprechi, merita di essere salvata.
(4-00727)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

BELCASTRO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Presidente della Repubblica dell'8 dicembre 2007, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 55 del 5 marzo 2008 è stato istituito il Parco nazionale dell'Appennino lucano - Val d'Agri Lagonegrese;
l'istituzione del Parco nazionale dell'Appennino lucano è stato un evento atteso dall'intera popolazione per oltre 15 anni;

è necessario ora giungere al più presto alla nomina dei vertici dell'Ente parco che una volta nominati avranno sessanta giorni di tempo per scegliere la sede dello stesso;
per dare modo alle attività agricole, di allevamento, di silvicoltura, boschive e venatorie insistenti in particolare nelle aree dei comuni di Moliterno, Sarconi, Spinoso, Lagonegro e Lauria, di adeguarsi al mutato scenario normativo sarebbe necessario concedere una moratoria di cinque anni per l'entrata in vigore delle restrizioni per le citate attività -:
se non ritenga necessario giungere in tempi rapidi alla nomina dei vertici dell'Ente parco nazionale dell'Appennino lucano - Val d'Agri Lagonegrese;
se non intenda valutare la possibilità di concedere una moratoria di cinque anni per l'entrata in vigore delle restrizioni per le attività agricole, di allevamento, di silvicoltura, boschive o venatorie, nell'area del neo istituito Parco nazionale dell'Appennino lucano - Val d'Agri Lagonegrese.
(4-00726)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAZZERA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la presente interrogazione ripropone il contenuto di un precedente atto di sindacato ispettivo presentato dall'onorevole Giuseppina Servodio nella scorsa legislatura ed al quale non è stata data risposta, sebbene affronti un argomento di indubbio interesse collettivo;
in data 19 dicembre 2005, in seduta congiunta i Consigli comunali di Gravina in Puglia e di Matera, hanno deciso con voto unanime di condividere l'aspirazione della città di Gravina in Puglia ad essere riconosciuta sito Unesco e di promuovere iniziative adeguate presso la Commissione internazionale;
il Sindaco di Gravina in Puglia sin dal 2005 con richiesta formale, allegando ampia documentazione storica e scientifica frutto di un lungo lavoro di archeologi, architetti, storici e di esperti internazionali, ha interessato l'onorevole Giuseppe Moscato, Ambasciatore delegato permanente dell'Italia presso l'Unesco, il dottor Mario Vecchione della Commissione nazionale italiana per l'Unesco e il professor Giuseppe Proietti, direttore generale del Ministero dei beni e delle attività culturali e Presidente della commissione italiana per il patrimonio mondiale;
l'aspirazione della città di Gravina in Puglia è ampiamente giustificata: è sede del Parco nazionale dell'Alta Murgia, è Parco dell'Area naturale protetta, è Parco archeologico e città d'arte con una vastità di complessi rupestri;
corsi d'acqua e baratri hanno consentito insediamenti in rupe con aspetti comuni che nel loro insieme formano un continuum eccezionale da Gravina in Puglia fino a Matera passando per Laterza, Ginosa, Massafra e Mottola;
il paesaggio gravinese segna l'origine di quel percorso fluviale torrentizio ad ovest della Murgia (Fontana d'Ogna) che va verso Matera e dopo circa 25 chilometri raggiunge il fiume Bradano;
la città di Gravina prese il nome proprio dalla grave, dal grande fossato che l'acqua aveva determinato e non era stato colmato perché continuamente alimentato dalle acque che vi confluivano nel grande canyon trasportandole verso la città di Matera per sfociare nel mar Ionio;
il ricco patrimonio rupestre di Gravina rappresenta un valido esempio di integrazione umana con l'ambiente degno di completare il percorso dei Sassi materani e di stare dignitosamente a confronto con le altre forme rupestri di Europa (Spagna e Francia) e del mondo (Cina, Tunisia, Etiopia);

la città di Gravina fa da cerniera tra il tipico paesaggio della Murgia barese e quello lucano, cade a ridosso dell'antico asse viario di origine romana, la via Appia, la più antica della Puglia, arteria di collegamento con il porto di Brindisi, porta di accesso verso l'oriente;
inoltre la Gravina sotterranea è particolarmente suggestiva, sebbene ancora poco conosciuta, perché ricca di cantine, grotte, cunicoli, chiese rupestri, enormi gallerie formatesi nel tempo e nate dall'usanza di prelevare il tufo dai sotterranei per costruire le case in superficie;
il riconoscimento della città di Gravina in Puglia sito Unesco garantirebbe una maggiore tutela del territorio e ciò escluderebbe il ripetersi di fatti drammatici come quello accaduto ai fratellini Pappalardo caduti e morti nella cisterna di un vecchio casale abbandonato -:
quali iniziative intenda assumere per promuovere e sostenere presso la Commissione internazionale il riconoscimento della città di Gravina in Puglia quale sito Unesco, tramite un allargamento dell'area di Matera, già inserita nella lista del Patrimonio mondiale;
se il Ministro interrogato non intenda accertare lo stato della procedura per il riconoscimento della città di Gravina in Puglia quale sito UNESCO e chiarire i tempi per il suo completamento interrogato.
(5-00232)

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DIFESA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 519, della legge finanziaria per il 2007 prevede che una quota pari al 20 per cento del fondo di cui al comma 513 è destinata alla stabilizzazione a domanda del personale non dirigenziale in servizio a tempo determinato da almeno 3 anni anche non continuativi o che, consegua tale requisito in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 29 settembre 2006, o che sia stato in servizio per almeno tre anni non continuativi del quinquennio anteriore alla data di entrata in vigore della presente legge;
le amministrazioni interessate, nelle more di conclusione della procedura di stabilizzazione, continuano ad avvalersi del personale di cui all'articolo 1, comma 519, della predetta legge e prioritariamente del personale di cui all'articolo 23, comma 1, del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e successive modificazioni, in servizio al 31 dicembre 2006;
in ragione del predetto comma sono soltanto gli Ufficiali in ferma prefissata delle Forze armate e dell'Arma dei Carabinieri ad essere stati prioritariamente individuati;
a tutt'oggi soltanto l'Arma dei Carabinieri ha provveduto a trattenere in servizio, per avviare successivamente le procedure di stabilizzazione, i propri Ufficiali ausiliari;
per quanto concerne la Marina militare ed il Corpo delle Capitanerie di porto, i relativi Ufficiali in ferma prefissata sono stati già inviati in congedo, con esclusione degli appartenenti al 7° corso perché in servizio sino al mese di marzo 2009, nonostante possedessero i requisiti richiesti per il passaggio nei ruoli al momento dell'entrata in vigore della predetta legge finanziaria;
in particolar modo per quanto riguarda gli Ufficiali in ferma prefissata della Marina militare, si è registrata la mancata rafferma annuale degli ufficiali appartenenti 5° e 6° corso AUFP;
la legge n. 296 del 2006 finanziaria 2007, autorizza l'impiego e il pagamento delle spese per un numero massimo di ufficiali ausiliari da mantenersi in servizio come forza media per l'anno 2007;

il numero massimo degli ufficiali ausiliari è stabilito in 491 per la Marina militare e 250 per la Capitaneria di Porto;
a causa dei continui congedi il numero degli ufficiali ausiliari in servizio è di gran lunga inferiore al numero massimo stabilito, per effetto della mancanza dei corsi ufficiali successivi al 7° AUFP ed alla mancata rafferma degli ufficiali del 5° e 6° corso AUFP;
l'ufficio legislativo del Ministero della difesa, in data 4 gennaio 2007, aveva scritto in una nota esplicativa agli Stati maggiori affermando, a proposito dei contenuti della legge finanziaria 2007, che il comma 519 dell'articolo unico dispone la proroga della ferma prefissata degli Ufficiali ausiliari aventi i richiesti requisiti nelle more della procedura di stabilizzazione;
il Governo precedente, solo a parole si è impegnato a risolvere il problema della precarietà nella pubblica amministrazione, ma di fatto tale dicastero rientra tra quelli con il maggior numero di lavoratori precari;
il neo sottosegretario di Stato alla difesa onorevole Giuseppe Cossiga, era stato già investito dell'argomento, e dal medesimo in sede parlamentare è pervenuto ampio sostegno -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato circa la corretta applicazione della legge, con particolare riguardo alla prevista stabilizzazione del personale UFP della Marina militare a partire dal personale congedato nell'anno 2007.
(2-00097) «Carlucci, Holzmann, Giulio Marini, De Angelis, Mazzoni, Moles, Lainati, Luciano Rossi, Aracri, Mondello, Tommaso Foti, Ghiglia, Granata, Murgia, Minardo, Palmieri, Cosenza, Pagano, Bertolini, Barbareschi, Vella, Garagnani, Bergamini, Migliori, Zacchera, Fallica, Biancofiore, Antonio Pepe, Reguzzoni, Lussana, Barbaro, Barbieri, Pili, De Nichilo Rizzoli, Antonino Foti, Moffa, Taddei, Mistrello Destro, Ventucci, Soglia, Speciale, Centemero, Guzzanti, Lazzari, Nirenstein, Lorenzin, Petrenga, Stasi».

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

TAGLIALATELA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Regione Campania ha sottoscritto con i Ministeri dell'economia e delle finanze, delle infrastrutture e dei trasporti e dello sviluppo economico, nell'ambito dell'intesa istituzionale di programma tra il Governo e la Regione Campania, l'accordo di programma quadro «infrastrutture per la viabilità», finanziato con le risorse delle aree sottoutilizzate della legge n. 208 del 1998;
nell'ambito del 3o, 4o e 5o protocollo aggiuntivo a detto accordo sono stati finanziati per decine di milioni di euro studi di fattibilità e progettazioni relative al sistema della metropolitana regionale individuando la Regione Campania come soggetto beneficiario e l'ente autonomo Volturno s.r.l., società patrimoniale della stessa, come soggetto attuatore;
la misura III.4 del complemento di programmazione del «PON trasporti 2000-2006» prevede un finanziamento a favore della Regione Campania per la realizzazione della proposta progettuale denominata «ULISSE - Unified Logistic Infrastructure for Safety and Security;
detto progetto, che prevede la realizzazione in due fasi, con lotti funzionali distinti, di cui la prima di importo pari ad

euro 5.000.000,00, è attuato tramite la società regionale in house Ente autonomo Volturno s.r.l.;
tali studi e progettazioni sono stati affidati all'Ente autonomo Volturno s.r.l. con il sistema dell'in house providing;
nelle ultime settimane, così come riportato dalla stampa, il Presidente del gruppo di Alleanza Nazionale nel Consiglio regionale Enzo Rivellini, con il collega Franco D'Ercole, leader dell'opposizione in Consiglio regionale, ha presentato una proposta di legge regionale per la costituzione di una Commissione regionale di inchiesta per individuare le responsabilità sugli sprechi dell'EAV clic, tra l'altro, è il «fiore all'occhiello» della fallimentare giunta di centrosinistra;
secondo i suddetti Consiglieri regionali:
a) l'Eav avrebbe perdite per 42 milioni di euro (che sono pari a circa 85 miliardi di vecchie lire, il che significherebbe perdere circa 130mila euro al giorno, ovvero circa 260 milioni di vecchie lire). Si consideri che se l'Alitalia rappresenta uno scandalo internazionale perché perde, confrontarsi però con concorrenti in tutto il mondo, circa 300 mila euro al giorno, che sono a carico di tutti gli italiani, la perdita dell'EAV di circa la metà (130mila euro al giorno) è invece da addebitare solo ai campani ed è certamente più grave;
b) gli incarichi professionali affidati dalla Regione all'EAV Srl, società patrimoniale della regione stessa, che ammontano a decine di milioni di euro e sono già oggetto di una indagine conoscitiva dell'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, sono illegittimi perché assegnati secondo il sistema dell'in house providing al solo scopo di dare autonomia finanziaria alla società e poter successivamente operare assunzioni clientelari, oltre che subappaltare incarichi di consulenza senza procedure ad evidenza pubblica; il tutto con grave danno erariale;
c) i consulenti dell'EAV, tutti eminenti professori universitari, hanno le seguenti caratteristiche in comune tra loro, oltre alle indubbie capacità culturali e professionali: a) essere amici personali dell'assessore regionale Cascetta; b) essere consulenti della Regione, del Comune e/o del sistema di potere bassoliniano che gestisce l'Affaire trasporti in Campania; c) avere figli e/o parenti stretti tutti assunti presso l'EAV o consulenti dello stesso Ente;
la gravità della denuncia ha avuto notevole eco sulla stampa nazionale e locale; in particolare, il quotidiano Libero del 20 giugno 2008 ha pubblicato con grande rilievo l'iniziativa dei Consiglieri regionali riportando, senza essere smentito, i nomi dei professori e dei dirigenti regionali che hanno figli e parenti diretti dipendenti EAV -:
quali iniziative, alla luce dei fatti esposti, i Ministeri competenti intendano porre in essere al fine di accertare e valutare, attraverso i propri organi ispettivi e la stessa Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, la regolarità delle condotte della Regione Campania e dell'Ente autonomo Volturno s.r.l. nell'utilizzo dei fondi statali ed europei di cui in premessa.
(4-00729)

VOLONTÈ. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il problema della doppia imposizione dei redditi dei lavoratori frontalieri occupati nella Repubblica di San Marino nasce nella primavera del 1997 sulla scorta di una circolare della direzione generale del Ministero italiano delle finanze;
dopo una serie di proroghe approvate dal Parlamento italiano, il nodo della doppia imposizione viene affrontato dalla convenzione bilaterale Italia - San Marino nel 2002, convenzione ancora da ratificare, che prevede il varo di una legge ordinaria

per stabilire in maniera definitiva il trattamento fiscale dei lavoratori italiani occupati sul Titano;
mentre l'articolo 3, comma 2, della finanziaria 2001 e successivamente l'articolo 9, comma 23, della finanziaria 2002 prevedevano, rispettivamente, la non imponibilità per il periodo 2001 e 2002 dei redditi da lavoro dipendente prestato in via continuativa all'estero in zone di frontiera da soggetti residenti in Italia, l'articolo 2, comma 11, della finanziaria 2003 introduceva la doppia imposizione, disponendo però che tali redditi, per l'anno 2003, concorrevano a formare il reddito complessivo per l'importo eccedente gli 8.000 euro;
tale norma era stata prorogata con le successive leggi finanziarie fino all'anno 2007;
l'articolo 1, comma 204, della finanziaria 2008 ha operato un'ulteriore proroga fino al 2010 del regime speciale dei redditi frontalieri con franchigia pari a 8.000 euro;
l'attuale trattamento fiscale dei redditi frontalieri non solo non rispetta la convenzione italo-sanmarinese del 2002, ma è comunque iniquo e penalizzante per i bilanci di migliaia di famiglie romagnole e marchigiane, basti pensare che questo regime tassa il TFR, che nella Repubblica di San Marino viene liquidato ogni anno a fini previdenziali, come una quattordicesima mensilità;
inoltre, in base ad una convenzione del 1974 San Marino versa all'Italia un rimborso sanitario di 170 euro mensili per ogni frontaliere occupato: si tratta di una tassazione indiretta dei redditi prodotti all'estero e di un'anomalia rispetto alle altre aree italiane interessate dal fenomeno del frontalierato, come Svizzera e Città del Vaticano, che non vengono colpite da questa norma fiscale, creando così disparità di trattamento tra cittadini italiani;
l'ultimo rapporto sull'occupazione elaborato dall'Ufficio studi della CDLS (Sindacato sanremese) rileva che il numero di frontalieri occupati a San Marino al 31 dicembre 2006 è di 5.430 unità, corrispondenti al 38,8 per cento degli occupati nel settore privato -:
se non sia opportuno risolvere l'annoso problema del trattamento fiscale dei redditi frontalieri con una legge stabile e definitiva, piuttosto che ogni anno all'interno della legge finanziaria.
(4-00735)

FRASSINETTI e MURGIA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Coni riceve annualmente risorse dallo Stato pari a 450.000.000 di euro;
la Coni Servizi Spa, Ente strumentale del Coni, ha utilizzato, e continua ad utilizzare (come riportato dal piano industriale 2007-2009), questi fondi per favorire processi di privatizzazione del sistema (costituzione di società operative aperte ai privati), mettendo a rischio la vita lavorativa e professionale dei dipendenti e minacciando la stessa valenza e funzione pubblica del servizio sportivo;
il Presidente e l'Amministratore delegato della Coni Servizi Spa corrispondono al Presidente e al Segretario generale dell'Ente Coni, creando - secondo l'interrogante - un palese conflitto d'interessi e una mancanza di trasparenza, evidenziata anche dalla Corte dei Conti nella relazione, al punto 7.4.2, sui controlli effettuati sulla gestione finanziaria del Coni per gli esercizi dal 2001 al 2004;
l'azionista unico della Coni Servizi Spa è il Ministero dell'Economia e delle Finanze;
la riduzione dei debiti a carico del Coni è avvenuta esclusivamente per il corposo finanziamento garantito dallo Stato, la vendita di strutture valutate non strategiche e la dimissione di quasi 1000 dipendenti (prepensionamento o mobilità verso altre strutture pubbliche);

secondo l'interrogante l'offerta di «servizi ad alto valore aggiunto» proposta dalla Coni Servizi Spa non è in grado di garantire un autofinanziamento della struttura;
con il piano industriale 2007-2009, la Coni Servizi Spa ha deciso di spostare 830 lavoratori assunti con regolare concorso pubblico, alle dipendenze delle Federazioni Sportive, che hanno visto mutare la loro natura giuridica già da Coni a Coni Servizi Spa;
in data 25 giugno 2008, agenti appartenenti al reparto operativo del Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, hanno contestato alla società Coni Servizi Spa la violazione delle disposizioni di cui all'articolo 20 e 21 del decreto legislativo 10 settembre 2003 n. 276, in quanto la società Coni Servizi Spa ha fornito proprio personale alle Federazioni Sportive, atteggiandosi di fatto ad agenzia di lavoro;
per le violazioni rilevate dai Carabinieri per la Tutela del Lavoro, l'articolo 18, comma 5-bis prevede, sia per l'utilizzatore sia per il somministratore la punizione con la pena dell'ammenda di euro 50 per ogni lavoratore occupato e per ogni giornata di occupazione;
in conseguenza alle sanzioni comminate il danno economico per l'erario potrebbe addirittura superare i 30 milioni di euro;
la motivazione addotta da Coni Servizi Spa, per lo «spacchettamento» dei propri dipendenti, è un risparmio di gestione che da più analisi risulta essere inesistente, poiché il budget per il pagamento degli stipendi per i lavoratori interessati dal piano industriale, sarà messo a disposizione delle Federazioni Sportive dal Coni stesso che, ricorda l'interrogante, riceve per assolvere il suo compito istituzionale 450.000.000 di euro dallo Stato;
dal passaggio dei dipendenti Coni Servizi Spa, previsto dal piano industriale 2007/2009, non si avrà nessun risparmio, giacché gli stipendi saranno erogati dal CONI con denaro pubblico, ma al contrario alla luce di quanto previsto dall'articolo 30 del CCNL vigente per il personale non dirigente di Coni Servizi (incentivo al passaggio alle dirette dipendenze delle Federazioni Sportive Nazionali), si verificherà un aggravio di spesa di circa 4.000.000 di euro;
dal 1o gennaio 2005, per sopperire a delle carenze in alcune strutture, Coni Servizi Spa ha assunto 76 persone anziché utilizzare quelle risorse umane già presenti in organico, interessate dal predetto piano industriale, con un evidente ulteriore aggravio di spesa;
tale decisione porterà ad un grave peggioramento delle condizioni lavorative dei dipendenti Coni Servizi Spa che perderanno la garanzia dei lavoro, qualora gli venisse imposto il trasferimento alle dipendenze delle Federazioni Sportive (Associazioni senza scopo di lucro), con il rischio di essere impiegati in mansioni non corrispondenti al tipo di professionalità sino ad ora acquisita -:
cosa intenda fare il Ministro interrogato per assicurare nell'ambito delle proprie competenze, che un patrimonio di professionalità nel campo sportivo non sia messo a rischio, in nome di un falso risparmio di gestione, ed impedire l'adozione di un provvedimento che vuol fare «pagare» ai dipendenti una presunta ottimizzazione delle risorse.
(4-00736)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

LUPI, RENATO FARINA, VIGNALI, PALMIERI, SAGLIA e ROSSO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
domenica 6 luglio 2008 il quotidiano Il Manifesto, in un articolo dal titolo «La compagnia delle truffe» ha anticipato notizie coperte dal segreto istruttorio secondo

le quali Graziano Debellini, imprenditore di Padova e fondatore della locale compagnia delle opere, sarebbe indagato dalla Magistratura del capoluogo veneto;
lo stesso Graziano Debellini in una conferenza stampa tenutasi a Padova lunedì 7 luglio 2008 ha denunciato la collusione tra organi di stampa e Magistratura inquirente che rendono di dominio pubblico atti e procedimenti coperti da segreto sottoponendo a processo mediatico persone ignare che si trovano quindi già oggetto di sentenze sulla stampa prima di un regolare e civile processo -:
quali iniziative intenda adottare il Governo affinché sia chiarito se persone appartenenti ad organi inquirenti e nella fattispecie i pubblici ministeri di Padova o il Maggiore della Guardia di finanza di Padova abbiano operato e stiano operando nel rispetto del segreto istruttorio e se quindi il Governo non ritenga necessaria una ispezione immediata nei riguardi degli organi inquirenti.
(5-00235)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nella legge finanziaria relativa all'anno 2008 non sono stati inseriti parte dei fondi destinati ai cosiddetti «servizi universali» delle FS;
la cifra mancante dovrebbe essere di 300 milioni di euro, di cui 24 riguarderebbero il trasporto delle merci da e per la Sardegna;
Trenitalia ha deciso di interrompere il traghettamento delle merci, in parte minima per la Sicilia e in misura totale per la Sardegna;
in Sardegna non esiste trasporto ferroviario interno delle merci, ma solo da e per il continente;
dai prossimi giorni sarà completamente assente tale modalità di trasporto;
nel passato, fino ai primi anni '90, il collegamento col continente era garantito da sei navi miste (carri ferroviari, auto e passeggeri) che hanno consentito di raggiungere punte di due milioni di tonnellate annue trasportate;
con la progressiva dismissione delle navi, mai sostitute, dal 2003 è in funzione la sola Garibaldi, con una capacità di circa 40 carri merci, poco efficiente, obsoleta, molto costosa e con lunghi periodi di fermo per manutenzione;
le tonnellate annue trasportate sono ridotte a meno di 600.000, prevalentemente minerali (argilla, sabbie e feldspati per Modena-Sassuolo, granito, prodotti chimici di Ottana e Porto Torres);
il traghettamento ferroviario ha un costo interno circa doppio rispetto alla concorrenza privata e per questo motivo nel 1999 è stato finanziato uno studio di fattibilità per razionalizzare il trasporto ferroviario merci in Sardegna e trovare soluzioni alternative al traghettamento del carro;
lo studio è stato affidato nel 2001, ed è stato consegnato nel marzo 2003;
lo studio propone, dopo un'analisi dei costi delle modalità di trasporto interno ed esterno, di realizzare le strutture che consentono l'intermodalità diretta ferro-nave dai due principali porti del nord Sardegna, innanzitutto Olbia (porto industriale) e in seconda battuta Porto Torres, e di attuare il trasporto interno all'isola con carri ferroviari atti al trasporto di contenitori e semirimorchi;
lo studio propone anche la realizzazione di un centro intermodale a Borore che consentirebbe di servire tutta la zona di Ottana e il comprensorio delle argille di Orani, ed evidenzia la poca utilità del centro intermodale di Porto Torres lontano

dal porto e dalla stazione ferroviaria, approvato e finanziato negli anni '90;
dette strutture sono indispensabili perché la Sardegna possa avere le condizioni operative e logistiche che consentano di abbattere i costi di trasporto;
la Sardegna, già penalizzata per via dell'insularità, è l'unica regione d'Italia a non avere i porti e le zone industriali collegati con la ferrovia;
Olbia, dove si concentra circa l'ottanta per cento delle merci in ingresso e in uscita (si parla del mercato di trasporto privato), prevalentemente riguardanti il sud Sardegna collegato via camion (circa 600 pezzi al giorno) non ha alcun raccordo ferroviario col porto, e per realizzarlo occorre una linea di 4 chilometri e un fascio di binari sul porto industriale;
a Porto Torres esiste un collegamento ferroviario oggi inutilizzato, di proprietà dell'Area di sviluppo industriale, che arriva a poche centinaia di metri dal porto commerciale; l'intervento sarebbe quindi poco costoso;
il porto di Golfo Aranci non ha gli spazi necessari per realizzare l'intermodalità e l'Autorità portuale ha già deliberato, su richiesta del comune, di spostare l'attracco della nave FS al porto industriale di Olbia, per destinare Golfo Aranci a servizi passeggeri e turistici;
ma è stato accantonato proprio dal gruppo FS che al contrario della Regione non doveva sostenere alcun costo;
lo studio consente non solo di dimezzare i costi di traghettamento delle merci, evitando l'attuale trasporto marittimo del vagone che incide per oltre il 30 per cento del peso trasportato, ma anche di utilizzare il libero mercato delle navi private con la possibilità di scegliere i porti di destinazione più opportuni;
dopo la scelta dell'interruzione del trasporto da parte di Trenitalia seppure con notevole ritardo la Regione si è dichiarata disponibile a finanziare il collegamento al porto di Olbia;
Trenitalia avrebbe deciso di non aspettare la realizzazione e ha ribadito la decisione di interrompere il servizio di trasporto dai prossimi giorni;
il Consorzio industriale Nord Est di Olbia ha commissionato da tempo il progetto del raccordo ferroviario e del Centro intermodale nel porto industriale;
detto progetto è stato esaminato e condiviso da una commissione mista FS-Regione;
il costo stimato è di 75 milioni di euro e comprende 4 chilometri di linea, il centro intermodale, le gru per il carico dei contenitori e l'invasatura per una nave FS;
le opere indispensabili possono farsi con risorse molto inferiori;
la Regione disporrebbe attualmente di 35 milioni di euro (fondi POR secondo quanto dichiarato), da impegnare entro il 2008 e spendere entro il 2010 -:
se il Governo intenda intervenire al fine di far proseguire il trasporto ferroviario in Sardegna fino alla realizzazione delle opere;
se il Governo sia a conoscenza del rischio di chiusura di aziende come la Keller di Villacidro e l'Equypolimers di Ottana, che utilizzano la ferrovia;
se il Governo sia a conoscenza dell'impossibilità della sopravvivenza dell'Equypolimers in caso di chiusura del trasporto ferroviario;
se il Governo non intenda intervenire al fine di impedire la sospensione del servizio di trasporto ferroviario, impartendo apposite urgenti direttive agli organismi competenti.
(2-00096) «Pili».

Interrogazione a risposta orale:

TOCCAFONDI, MIGLIORI, BONCIANI, MASSIMO PARISI, MAZZONI, VERDINI e BIANCONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 3 marzo 1999, tramite l'istituto della Conferenza dei Servizi indetta dal Ministro dei Trasporti, è stato approvato il progetto relativo al Nodo di Firenze compreso nella linea ferroviaria Milano-Napoli;
le conclusioni dell'iter istruttorio avviato nella suddetta Conferenza dei Servizi sono state recepite dall'Accordo Procedimentale firmato il 3 marzo 1999 tra il Ministero dell'Ambiente, Ministero dei Trasporti, Ferrovie dello Stato S.p.A., T.A.V. S.p.A., Regione Toscana, Provincia di Firenze e Comune di Firenze avente ad oggetto gli impegni e le procedure operative per la realizzazione delle opere necessarie alla realizzazione del «Nodo di Firenze», con particolare riferimento alla compatibilità ambientale delle opere nella fase costruttiva ed in quella di esercizio;
l'assessore comunale all'urbanistica del comune di Firenze ad interrogazione comunale n. 192/08 ha risposto che «il bando dell'appalto integrato RFI prevedeva che fosse immediatamente eseguita la realizzazione della progettazione esecutiva dello scavalco e del sottoattraversamento con stazione, mentre per la realizzazione di quest'ultimo era riservata all'appaltante la facoltà di avvio fino ad un anno dalla data di affidamento. Tale clausola non rappresenta un'indiscrezione in quanto essendo contenuta in un bando di gara di tipo "europeo", ha avuto una pubblicizzazione di tipo internazionale ed è stata pubblicata anche sul Bollettino Ufficiale della Comunità Europea»;
l'assessore comunale rispondeva altresì che «sono state date assicurazioni che entro il corrente anno saranno affidati i lavori per la realizzazione della stazione»;
in base agli accordi sottoscritti dall'allora Sindaco di Firenze Mario Primicerio, nel 1999 il cantiere relativo al passante e alla stazione AV avrebbe avuto una durata di almeno 9 anni, così come si evince dall'allegato n. 1 «programma attività»;
l'Alta Velocità Milano-Napoli risulta per tratti già operativa e per altri in fase di avanzata realizzazione, tanto che la tratta Milano-Bologna aprirà entro 180 giorni, mentre per il nodo fiorentino i lavori risultino ancora da iniziare;
già alcuni treni attualmente non fermano a Firenze, o non fermano alla stazione Firenze SMN, e che l'apertura dell'intera tratta AV, con esclusione del nodo fiorentino, rende concreto il rischio che Firenze sia sempre meno considerata una stazione di fermata -:
quando partiranno i lavori del nodo fiorentino, scavalco, sottoattraversamento e nuova stazione;
quanti anni serviranno per il completamento dell'opera;
dove fermeranno, durante il periodo dei lavori, i treni ad alta velocità a Firenze;
se risulti confermata la volontà che i treni Alta Velocità, durante il periodo dei lavori, manterranno la fermata «Firenze».
(3-00094)

Interrogazione a risposta in Commissione:

RAISI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 15 luglio 2008 è stato siglato un accordo tra la Regione Emilia Romagna, la Provincia di Bologna, il Comune di Bologna, il Comune di Calderara di Reno e la SAB-Aeroporto Bologna;

tale accordo prevede, tra l'altro, l'ampliamento dell'aerostazione passeggeri secondo un progetto che vede la costruzione di un nuovo terminal nell'area nord, di fronte ad un'area in cui hanno sede presidi dell'esercito italiano;
in tali accordi nulla risulta in merito all'assenso su tale progetto che avrebbe dovuto esprimere l'ENAC ma si parla solo della SAB ossia della società che gestisce la struttura aeroportuale -:
se l'ENAC sia mai stata effettivamente informata di tale progetto;
se i responsabili delle strutture militari presenti nell'area dell'aeroporto di Bologna abbiano dato l'assenso ad un progetto che, una volta realizzato, impedisce ai militari l'accesso diretto alla pista aeroportuale.
(5-00231)

...

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
nell'isola di Ischia esistono sei comuni ed esattamente: Ischia, Barano d'Ischia, Casamicciola Terme, Serrara Fontana, Forio e Lacco Ameno. Quest'ultimo Comune è l'unico amministrato dal centrodestra. Infatti, dal 1997 si sono ininterrottamente succedute amministrazioni a guida del centrodestra. Nel maggio 2007 vi è stata l'ultima tornata elettorale amministrativa che ha visto, seppur di misura (ed è stata una storica eccezione) l'affermazione della Lista Il Faro (sempre di centrodestra), che ha determinato l'elezione a sindaco della dottoressa Restituta Irace. E il caso di sottolineare che per tutti gli anni in cui il Comune di Lacco Ameno, e cioè dal 1997, è stato amministrato da una Giunta municipale di centrodestra, con sindaco Domenico De Siano, il suo vice, con delega ai lavori pubblici, edilizia privata e personale è stato il signor Carmine Monti;
il succitato Carmine Monti ha sempre condiviso gli obiettivi strategici dell'amministrazione De Siano, un'amministrazione che ha prodotto, anche con il lavoro svolto dai consiglieri di maggioranza, straordinari risultati per i cittadini amministrati del Comune di Lacco Ameno, ponendolo agli occhi di tutti gli isolani quale modello di correttezza amministrativa per la sua indiscussa capacità risolutrice e modernizzatrice. La credibilità della lista De Siano veniva confermata prima, nel 1997, da un risultato pari al 56 per cento dei consensi elettorali e successivamente, nel maggio del 2002, cioè dopo 5 anni di corretta amministrazione, da un risultato ancor più clamoroso: i lacchesi facevano crescere la percentuale del consenso per la Lista De Siano ad una percentuale superiore al 82 per cento. A questo punto è necessario dire che nelle settimane precedenti al rinnovo del Consiglio Comunale di Lacco Ameno nel 2007, il prefato vice sindaco Carmine Monti aveva sostenuto l'individuazione quale candidato a sindaco e successore del De Siano (che aveva svolto già due mandati consecutivi) un'esponente donna, nella fattispecie la dottoressa Restituta Irace. Successivamente e per ragioni che appaiono all'interrogante opache e sospette, lo stesso assumeva atteggiamenti ambigui, non esitando poi a dar vita ad una lista «Uniti per Lacco», scatenando e provocando una campagna elettorale dai toni scandalistici, vantando coperture, appoggi di vario genere, finendo per lacerare ogni rapporto di civile convivenza nella comunità lacchese. Ciononostante la coalizione di centrodestra «Il Faro» riusciva a prevalere e veniva eletto sindaco la dottoressa Restituta Irace. Da quel momento è partita da parte del Monti una campagna di criminalizzazione e di demonizzazione dell'ex sindaco Domenico De Siano e di quanti insieme a lui avevano collaborato nei precedenti anni di gestione nel Comune di Lacco Ameno e delle aziende controllate e partecipate dallo stesso. Una campagna di veleni, di denunce,

di esposti che vedrebbe coinvolti anche funzionari della Polizia di Stato, i quali, anche sulla base di notizie di stampa, avrebbero tra l'altro promosso indagini e prodotto informative poi rivelatesi nettamente infondate;
per meglio comprendere la situazione venutasi a creare si riportano brevemente, come si ricavano dagli atti giudiziari, i risultati di alcune iniziative investigative promosse dalla Polizia di Stato che hanno, tra l'altro, generato notevoli spese a carico dell'erario;
a seguito di denuncia del citato Carmine Monti e di informativa della Polizia di Stato al Pubblico Ministero dottor Catello Maresca, questi provvedeva ad emettere decreto di sequestro preventivo urgente che il Giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Napoli, dottor Umberto Antico, non convalidava, disponendo la restituzione agli aventi diritto di tutto quanto illegittimamente era stato oggetto del provvedimento del Pubblico Ministero. Evidenziava il Giudice che «allo stato delle indagini il provvedimento urgente del pubblico ministero non riposava sulla sussistenza di un consistente fumus boni iuris tale da giustificare l'iniziativa ablativa urgente» facendo così giustizia delle infondate circostanze che erano state poste a base del provvedimento del Pubblico Ministero. Non diversa sorte era riservata a tale provvedimento in sede di impugnativa innanzi al Tribunale di Napoli - Sezione Riesame - la quale non accoglieva l'appello proposto dall'accusa. Si rileva che improvvisamente era stata sottoposta a sequestro la scogliera realizzata a protezione dell'abitato e funzionale alla realizzazione del nuovo approdo turistico denominato «Marina del Capitello». Detta opera strutturale sta portando ingenti risorse finanziarie alle casse dell'amministrazione comunale con benefiche ricadute sull'indotto economico finanziario del Comune di Lacco Ameno;
il Tribunale del riesame, tra l'altro, non omette in motivazione di criticare l'operato della Polizia di Stato di Ischia che aveva ritenuto, dopo una «generica verifica», che ad una fattura pagata non corrispondesse un'attività svolta;
il clima di veleni che si è venuto a creare nel territorio dell'isola di Ischia, in particolare nel Comune di Lacco Ameno, emerge anche dalle numerose notizie di stampa che riferiscono di un'attività di indagine particolarmente intensa, con largo e pressante utilizzo di intercettazioni telefoniche, nei confronti di alcuni esponenti politici, e in particolare dello stesso De Siano, quasi che si fosse di fronte alla ricerca spasmodica di «trovare qualcosa, qualunque cosa per incastrare soprattutto De Siano», nonché di funzionari che operano nell'amministrazione di Lacco Ameno e nelle società da questa controllate;
appaiono foriere poi di pubblico allarme notizie di stampa che danno sempre per imminenti clamorosi arresti da parte proprio della Polizia di Stato di Ischia. Non sfugge che le energie profuse dalla Polizia di Ischia per svolgere indagini in ordine a fatti e circostanze che poi si rivelano infondati - come già sopra ricordato - distoglie la stessa Polizia dalla attività di investigazione tesa alla repressione dei reati in funzione di prevenzione generale e speciale;
particolarmente grave appare il sospetto che il progetto di criminalizzazione abbia trovato qualche supporto nell'attività di alcuni esponenti della Polizia di Stato, con gravissimo danno per il prestigio e la credibilità delle istituzioni -:
se non intenda adottare ogni iniziativa di sua competenza per verificare se e in che termini vi siano stati o vi siano tuttora, con riguardo alla vicenda segnalata in premessa, comportamenti non conformi alle regole che disciplinano l'attività della Polizia di Stato, adottando i conseguenti provvedimenti, anche al fine di restituire alla cittadinanza serenità e fiducia nelle istituzioni.
(2-00099) «Laboccetta, Bocchino».

Interrogazioni a risposta scritta:

IANNARILLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
martedì 15 luglio, intorno alle 3 della notte, un ordigno esplosivo di grandi dimensioni è esploso all'interno della sala Bingo di Ferentino, situata in via Casilina;
la bomba ha divelto alcuni muri prospicienti il parcheggio antistante il locale;
quello di ieri rappresenta l'ottavo attentato nei confronti dello stesso locale;
l'ultimo attentato risale a non più di due settimane fa, quando la struttura era stata distrutta da quattro ordigni posizionati all'interno del locale;
in occasione del penultimo attentato era rimasta ferita una guardia giurata in servizio di vigilanza all'esterno del Bingo;
tre anni fa venne appiccato un incendio che distrusse l'intera struttura;
ancor prima i titolari avevano subito ulteriori minacce perpetrate mediante il posizionamento all'ingresso della sala di alcuni ordigni, per fortuna, trovati e rimossi inesplosi;
la struttura restaurata era stata inaugurata appena lo scorso anno -:
se sia a conoscenza dell'ennesimo attentato (l'ottavo, nella fattispecie) subito dalla sala Bingo di Ferentino nel corso degli ultimi sette anni e se non ritenga opportuno mettere in atto ogni possibile soluzione atta a scongiurare il reiterarsi degli attentati e se non ritenga opportuno dotare gli organi di pubblica sicurezza operanti sul territorio della provincia di Frosinone di maggiori risorse, in termini di uomini e mezzi, per garantire l'incolumità degli imprenditori della zona, dei lavoratori e della popolazione locale, anche e soprattutto alla luce della delicata collocazione geografica della Ciociaria, vero e proprio ammortizzatore di tutte quelle realtà criminogene esistenti nel nostro Paese e che svolgono, nello specifico, la propria attività criminosa tra la Campania e la capitale.
(4-00732)

PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Commissariato sito in Piana Matteotti, a Genova, ha competenza specifica sul centro storico cittadino e da 10 anni ormai è stato dichiarato inagibile ed inadatto alle attività che si svolgono al suo interno;
da allora si è provveduto a cercare di individuare una nuova struttura che rispondesse alle esigenze operative del commissariato (che oggi non ha neppure un garage in cui custodire le vetture di servizio) e rimanere, al contempo, vicina alla popolazione del centro storico per la quale costituisce un importante riferimento;
ad oggi, purtroppo e inspiegabilmente, non è stato ancora possibile individuare una collocazione alternativa che restituisse efficienza alla struttura, dignità al personale che si trova ad operare al suo interno in condizioni da terzo mondo nonché un miglior servizio al cittadino;
una recente ispezione disposta dall'organo di vigilanza del servizio sanitario della Polizia di Stato di Torino, ha evidenziato l'inadeguatezza della struttura (costituita da 2 appartamenti fra loro collegati siti al primo piano) rispetto alle attività svolte (che comportano un'enorme mole di lavoro), al numero di persone che vi lavorano nonché rispetto alla grande quantità di materiali che vi sono depositati (vi è infatti un'eccessiva presenza di archivi cartacei, classificatori armadi) che intasano letteralmente la struttura;
per uniformarsi alle prescrizioni imposte dai funzionari dell'organo di vigilanza, il Questore di Genova sembrerebbe aver deciso di trasferire parte dei materiali, del personale e dei servizi offerti alla popolazione, presso un altro Commissariato di Polizia cittadino;
questo procurerà evidenti disagi a coloro che pur abitando nel centro storico

di Genova, avendo l'esigenza di accedere alle funzioni di polizia amministrativa del Commissariato «Centro» (ad esempio passaporti, licenze, autorizzazioni, eccetera) dovranno farlo presso gli uffici del Commissariato di Genova Prè dove materiali, archivi e personale sono stati trasferiti per ovviare a carenze strutturali -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione;
se non ritenga opportuno intervenire di concerto con le autorità competenti sul territorio affinché si possa arrivare ad una soluzione più funzionale per i cittadini nonché per il personale che opera all'interno della struttura in questione, provvedendo alla pronta individuazione di una sede più consona al presidio istituzionale che un commissariato di polizia rappresenta.
(4-00733)

PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'autocentro della Polizia di Stato di Genova è una struttura tecnica con competenza a livello regionale che ha come scopo quello di tutelare e mantenere il parco veicolare della Polizia di Stato, nonché formare il personale per la guida ai veicoli della Polizia di Stato stessa;
l'attuale collocazione, all'interno della cinta portuale di Genova, è in una palazzina fatiscente e dichiarata inagibile per diversi piani;
recenti sopralluoghi tecnici hanno evidenziato la necessità di interventi radicali per la completa ristrutturazione dell'edificio che, in alternativa, potrebbe a breve divenire completamente inagibile (attualmente vengono utilizzati il piano terra ed il primo piano);
da relativamente poco tempo, la struttura è stata letteralmente «circondata» da aree di stoccaggio per container ed ora, per arrivare all'autocentro, è necessario effettuare pericolosi percorsi tra i contenitori tra i quali, spesso, si muovono le macchine operatrici utilizzate per la movimentazione dei contenitori medesimi;
è di pochi giorni fa la comunicazione, da parte della Direzione dell'autocentro, dell'esigenza di effettuare lavori urgenti ed improcrastinabili per garantire condizioni minime di sicurezza al personale della Polizia di Stato che si trova a lavorare all'interno della struttura;
al momento si è deciso di non procedere nella realizzazione di lavori di maggiore impegno economico in attesa di poter trasferire l'intera struttura in un nuovo sito che è stato individuato nell'ex caserma militare «Marabotto», in via Rolla a Genova;
nel corso degli anni sono stati eseguiti alcuni interventi per recuperare la «vecchia» Caserma militare al fine di consentirle di ospitare una moderna struttura tecnica, adeguata alle esigenze di un autoparco;
i lavori di ristrutturazione - suddivisi in diversi lotti - dopo una prima importante fase di avanzamento, si sono però purtroppo fermati, da molto tempo ormai, in attesa dei fondi necessari a portare avanti l'opera;
di conseguenza, attualmente il paradosso è quello di avere a disposizione una struttura semipronta, ma attualmente in stato di abbandono, nella quale non si può ancora entrare perlomeno fino a che non siano stati compiuti i lavori del secondo lotto;
in questa condizione, la struttura sta subendo danni a causa delle intemperie e dell'abbandono in cui si trova e non può essere utilizzata per gli scopi previsti, mentre il personale della Polizia di Stato è costretto a continuare la propria attività in una struttura sostanzialmente pericolosa per la sicurezza delle persone -:
se il Ministro sia a conoscenza di una situazione così grave;
se non ritenga opportuno intervenire di concerto con le autorità competenti sul territorio affinché si possa addivenire ad

una pronta soluzione della situazione e stanziare così i fondi necessari alla definitiva ristrutturazione della caserma militare di Marabotto in modo che possa essere adibita a sede dell'autocentro della Polizia di Stato di Genova che, lo ricordiamo, è una struttura tecnica con competenza a livello regionale.
(4-00734)

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MANCUSO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 75 per cento dei Medici Veterinari del Dipartimento per la Sanità Pubblica Veterinaria, la Nutrizione e la Sicurezza degli Alimenti, inquadrati nell'attuale Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, sono precari;
questi Medici Veterinari gestiscono le emergenze sanitarie nel nostro Paese, garantiscono la sicurezza delle merci nei porti e aeroporti, rappresentano l'Italia in Europa, esprimendo perfino il voto quando si tratta di intervenire sulle politiche che riguardano la salute animale e la sicurezza degli alimenti;
si tratta di circa 200 Medici Veterinari dell'ex Ministero della salute, con una media di 10 anni di precariato alle spalle, che svolgono un lavoro prezioso e fondamentale per la sicurezza della salute del nostro Paese, ma il cui contratto scadrà a fine anno -:
se il Governo intenda continuare a tenere in condizione di precarietà questi professionisti che svolgono attività fondamentali per la sicurezza dei cittadini;
se il Governo intenda intervenire per garantire la continuità dell'essenziale contributo professionale di questi Medici Veterinari attraverso la loro stabilizzazione.
(5-00230)

Interrogazioni a risposta scritta:

TAGLIALATELA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 31 dicembre 2005, la giunta regionale della Campania ha provveduto alle nomine di 12 direttori generali delle Aziende sanitarie locali e delle Aziende ospedaliere;
già all'epoca, le nomine effettuate dalla giunta regionale della Campania furono oggetto di violente polemiche, tanto che l'allora Ministro della salute, Francesco Storace, chiese al competente assessore regionale l'invio dei curricula dei manager designati al fine di verificare l'effettivo possesso da parte di tali soggetti dei requisiti previsti dalla legge per assumere gli incarichi in questione;
tra le nomine effettuate vi è quella del dottor Luigi Annunziata, già direttore sanitario dell'Azienda ospedaliera di Caserta, designato a direttore generale della medesima Azienda ospedaliera;
sulla legittimità della nomina del dottor Annunziata ha espresso i propri dubbi anche la direzione generale della Programmazione sanitaria, dei livelli essenziali di assistenza e dei principi etici di sistema del Ministero della salute, che - in seguito all'invio da parte dell'Area generale di coordinamento della Regione Campania di una nota in cui si illustravano le procedure seguite per il conferimento degli incarichi e si comunicava che i curricula dei soggetti interessati erano pubblicati sul proprio sito - in data 7 febbraio 2006 ha chiesto alla Regione Campania di precisare se, con riferimento al curriculum dei dottor Annunziata, i requisiti specificati alla voce «esperienze professionali» si sostanzino nell'attività di direzione di struttura complessa

come richiesto dalla legge per il conferimento dell'incarico in questione -:
se la giunta della Regione Campania abbia provveduto a fornire i chiarimenti richiesti in merito al possesso da parte del dottor Annunziata dei requisiti professionali richiesti dalla vigente normativa nazionale per il conferimento dell'incarico di direttore generale e, in caso contrario, quali iniziative - nell'ambito delle sue competenze - intenda prendere al fine di sollecitare la stessa giunta a dare le informazioni richieste.
(4-00728)

BRANDOLINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nella seduta del 10 luglio 2008, il Comitato Provinciale INPS di Forlì-Cesena ha approvato il seguente ordine del giorno;
la provincia di Forlì-Cesena si caratterizza per essere bipolare in quanto sulle due città di Forlì e Cesena gravitano due comprensori abbastanza equivalenti per popolazione, lavoratori, attività economiche, eccetera;
per entrambi i comprensori debbano essere garantiti servizi adeguati ed efficienti da parte dell'INPS;
la struttura Inps è articolata su una Direzione provinciale e due Agenzie di Cesena e Savignano;
l'Agenzia di Savignano in rapporto alla popolazione e all'organico funziona in modo adeguato;
la sede provinciale pur essendo sotto organico del 15,6 per cento ed avendo una scopertura di figure professionali importanti, riesce a mantenere una buona efficienza, eccetto che su alcuni prodotti;
per la situazione disastrosa dell'organico dell'Agenzia di Cesena che potrebbe aggravarsi ulteriormente: attualmente vi è una carenza del 21,7 per cento pari a 10 unità amministrative sulle 46 necessarie come quota dell'organico provinciale, nonché due figure quali l'ottimizzatore e un capo processo, quindi complessivamente mancano 12 unità su un organico già ridotto (26 per cento). Le iniziative di reintegro dell'ultimo anno con l'arrivo a Cesena di 5 unità hanno consentito di dare un parziale sollievo alla situazione. Nel frattempo però vi sono state uscite per pensionamenti e trasferimenti, per cui alla fine non vi è stata modifica della precedente situazione. Questo stato di cose ha anche riflessi negativi sui tempi di risposta alle pratiche avanzate dai cittadini-utenti, specialmente per quanto riguarda le ricostituzioni delle pensioni e la liquidazione delle indennità di disoccupazione;
l'impegno del personale della Sede e delle Agenzie e le iniziative adottate dalla Direzione Provinciale e Regionale per il riaccentramento di attività, la sussidiarietà e le attività formative nei confronti dell'Agenzia di Cesena, hanno consentito finora di salvaguardare i livelli indispensabili di servizio, iniziative che però non sono risolutive della grave carenza presso l'Agenzia di Cesena in quanto non consentono un presidio efficace dei servizi sul territorio;
recentemente su iniziativa del Direttore Regionale erano state attivate dalla Direzione Generale mobilità in entrata sull'Agenzia di Cesena per ulteriori 14 unità, il procedimento di mobilità risulta sostanzialmente fermo e problematico, per le mobilità provenienti dagli Enti Locali, a seguito della circolare n. 4/2008 della Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della Funzione Pubblica - che contiene le linee guida e gli indirizzi in materia di mobilità nella pubblica amministrazione, come previsto dalla legge 24 dicembre 2007 n. 244 (legge Finanziaria 2008), nonché alla luce di contenuti del decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008;
il Comitato Provinciale dell'INPS di Forlì-Cesena ha sempre avuto la massima attenzione alla situazione dell'Agenzia di Cesena, riconoscendo le difficoltà presenti e il carico lavorativo ed ha sempre sollecitato a tutti i livelli anche istituzionali ed in particolare ha posto il problema in modo continuo al Comitato Regionale Inps Emilia e Romagna;

tutto ciò premesso, il Comitato Provinciale dell'Inps di Forlì-Cesena;
tutti i soggetti interessati e in particolare alla Direzione Generale dell'Inps si facciano carico della grave situazione che riguarda Cesena, a partire dalla riattivazione dei processi di mobilità interenti dalle Amministrazioni per le quali è ancora oggi possibile tale mobilità;
il Comitato Regionale assuma il problema come prioritario nella sua azione, coinvolgendo ufficialmente il CIV (Consiglio di Indirizzo e Vigilanza) nonché gli organi superiori di gestione dell'INPS a livello nazionale, affinché anche in riferimento al processo di riorganizzazione del decentramento che è attualmente in discussione per il sistema INPS nel suo complesso, venga pienamente riconosciuto il ruolo e la funzione della presenza della sede INPS a Cesena. La gravità della situazione non può attendere ancora senza creare ulteriori disagi ai lavoratori, ai pensionati, alle imprese e agli utenti in generale che non potranno trovare risposte adeguate in tempi certi -:
quali iniziative intenda mettere in atto per superare una situazione di grave disservizio che penalizzafortemente i cittadini e le imprese e per riconoscere alla sede INPS di Cesena il ruolo e la funzione che compete ad una città e ad un territorio di dimensioni e caratteristiche provinciali.
(4-00730)

CIOCCHETTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
come si evince da vari articoli pubblicati in internet su blog professionali e di informazione, ancora ultimamente molti pensionati si interrogano sul perché continuino a vedersi trattenute sulle rate di pensione somme, ancorché modestissime, a favore dell'ONPI, Opera Nazionale Pensionati d'Italia, nonostante questo Ente non esista più da ormai 40 anni;
la soppressione e la liquidazione dell'ONPI, infatti, è stata disposta con un decreto risalente all'agosto 1978;
l'INPS a tutt'oggi trattiene obbligatoriamente e mensilmente una somma pari a 0,01 euro su ogni rata di pensione, ma la maggior parte dei pensionati ignora totalmente la natura e la logica di questo prelievo forzoso;
la summenzionata somma considerata singolarmente risulta certamente irrisoria, ma vista nel suo totale frutta all'Istituto una considerevole cifra, pari ad oltre 2 milioni e mezzo di euro l'anno;
pur essendo vero che l'INPS, in base alla legge n. 641/78, trasferisce il totale di queste trattenute, già destinate all'ONPI, al Ministero del Tesoro ai fini della ripartizione tra le Regioni, è altrettanto plausibile supporre che le Regioni possano inserire questi fondi tra i propri flussi in entrata senza riservarli strettamente agli scopi che suffragavano la trattenuta originaria, o quanto meno, senza documentarne la destinazione effettiva. Ciò posto, non è azzardato supporre che, venendo meno la necessaria trasparenza, il contributo ex ONPI sia investito in altri capitoli di spesa, non esclusa quella improduttiva -:
non sia il caso di fare chiarezza riguardo questa situazione, per fornire una corretta informazione alle categorie più deboli, ed in primo luogo a quella dei pensionati;
se e fino a quando continueranno ad effettuarsi trattenute a beneficio di un ente che non esiste più da trent'anni;
cosa finanziano le somme trattenute dalle pensioni, se l'ex ONPI ha cessato la sua attività;
quale sia la reale destinazione di queste somme;
se vi siano altri enti «fantasma» che percepiscono somme di denaro.
(4-00731)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:

GIORGIO MERLO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la TecnoA di Scalenghe (Torino) già nell'ottobre del 2006 comunicava alla Rsu l'estrema difficoltà economica e finanziaria in cui versava e nonostante il ricorso alla cassa integrazione per crisi - presentata al Ministero del Lavoro il 10 novembre 2006 - la stessa non era in grado di attuare misure sufficienti per il superamento delle difficoltà intercorse;
in seguito l'azienda presentava presso il Tribunale di Pinerolo il ricorso per l'ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria previa dichiarazione dello stato di insolvenza. Infine il 21 dicembre 2006 il Tribunale di Pinerolo nominava Commissario giudiziale il dottor Alfio Lamanna;
negli stessi giorni venivano siglati accordi sindacali che miravano a creare nuove opportunità di impiego e che prevedevano anche l'accompagnamento alla pensione per i lavoratori in possesso dei requisiti necessari;
ora la situazione si è ulteriormente evoluta e dei 200 dipendenti in origine molti di loro si sono ricollocati, altri transiteranno attraverso gli ammortizzatori sociali verso la pensione e, da qualche mese, grazie all'acquisto della società da parte di altra azienda, circa 70 lavoratori proseguiranno la loro attività lavorativa;
il 17 giugno 2008 scompare il Commissario Giudiziale. Ora, fin quando non sarà nominato un nuovo Commissario da parte del Ministero non si possono inoltrare le pratiche per l'attivazione del Fondo di garanzia a copertura del Tfr e, inoltre, chi è ancora alle dipendenze dell'Amministrazione non percepirà lo stipendio. Infine, un primo piano di riparto, in origine previsto per il primo semestre 2009, potrebbe slittare a dismisura -:
se si intenda nominare in breve tempo un nuovo Commissario Giudiziale e, in secondo luogo, emettere il decreto relativo all'ultima tranche di Cigs che ha decorrenza 9 maggio per dodici mesi per garantire ai lavoratori, non potendo contare su alcuna forma di anticipo, di percepire un'indennità.
(4-00725)

...

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in commissione Siragusa e altri n. 5-00203, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 luglio 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mosca.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in commissione Siragusa n. 5-00204, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 32 del 10 luglio 2008.

SIRAGUSA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
negli anni '90 l'amministrazione comunale della città di Palermo ha provveduto al trasferimento dei Rom presenti in via Messina Marina al campo della Favorita;
nel 1992 una ordinanza del Sindaco ha disposto: l'acquisto e l'installazione di un congruo numero di servizi igienici autopulenti, di box-doccia e di lavabi; l'allacciamento dei servizi direttamente alla fognatura e l'erogazione idrica calda e fredda; la pulizia straordinaria del campo e delle zone adiacenti nonché per il futuro, il ritiro giornaliero dei rifiuti solidi urbani;
nel 1994 l'amministrazione comunale palermitana ha adottato un provvedimento per regolamentare e disciplinare la gestione dell'insediamento medesimo;

il 12 febbraio 1999 il Municipio ha emanato l'ordinanza n. 573, con la quale si è stabilito, in premessa, di «assicurare la vivibilità delle aree assegnate alla popolazione nomade, in particolar modo sotto il profilo igienico sanitario»;
nello stesso anno le agenzie di stampa hanno battuto un comunicato dell'allora Assessore agli interventi strutturali per l'accoglienza dei nomadi, nel quale si leggeva «... l'Amministrazione comunale in questi anni si è prodigata per assistere al meglio i membri di questa comunità, malgrado la struttura della Favorita sia in realtà una riserva naturale. Sono convinto che sia meglio mantenere i Rom in quel campo...»;
da allora ad oggi il campo della Favorita ha vissuto una situazione di progressivo degrado, con l'abbandono quasi totale da parte dell'amministrazione comunale;
grazie ad un lavoro di rete quotidiano che ha visto operare in sinergia associazioni e istituzioni, si sono avviati percorsi di integrazione che hanno portato alla scolarizzazione di quasi tutti i minori e alla marginalizzazione dei fenomeni di microcriminalità;
a fronte dell'imponente documentazione amministrativa sopra citata non si può definire «abusivo» il campo Rom della Favorita;
le associazioni umanitarie operanti a Palermo in difesa e a tutela dei diritti del popolo Rom si dichiarano preoccupate per voci insistenti che danno per «prossimo» lo sgombero del campo;
associazioni umanitarie internazionali e importanti rappresentanti del Parlamento europeo ribadiscono come non sia accettabile che gli interventi di sgombero delle «forze dell'ordine» nei campi rom siano effettuati senza alcun preavviso e soprattutto senza alcuna proposta di sistemazione alternativa;
gli sgomberi dei campi «nomadi», in corso in queste settimane in Italia, si stanno svolgendo in violazione del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, ratificato dall'Italia con legge n. 881 del 25 ottobre 1977, che sancisce il divieto di sgomberi senza alternative di alloggio -:
se non ritenga doveroso rendere pubblica per tempo qualunque decisione amministrativa riguardante il campo Rom, non abusivo, di cui sopra;
se non ritenga altresì opportuno individuare soluzioni condivise che non pregiudichino il lavoro di integrazione portato avanti per anni dalle associazioni umanitarie, le scuole, la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni, l'Osservatorio sulla dispersione scolastica della Direzione scolastica regionale della Sicilia e l'Ufficio sociale per i Minorenni (USSM) del Ministero della giustizia, operanti in Palermo, anche incentivando il dialogo fra queste ultime, la Prefettura, la Questura e il Sindaco.
(5-00204)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Carlucci n. 4-00571 dell'8 luglio 2008.