XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 23 luglio 2008

TESTO AGGIORNATO AL 28 LUGLIO 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
la drammatica vicenda di Eluana Englaro ha sollevato, in sede politica e parlamentare, numerosi e comprensibili interrogativi circa i limiti e le condizioni di esercizio del diritto costituzionale alla libertà di cura, da parte dei pazienti che versano in stato di incoscienza e che non possano prestare validamente il consenso ai trattamenti sanitari a cui sono, o possono essere, sottoposti;
lo sviluppo delle forme di sostegno vitale artificiale a quanti versano in condizioni di completa e irreversibile incoscienza, implica, come da più parti da anni si sollecita, un adeguamento della normativa che renda possibile, anche per questi pazienti, l'esercizio di un diritto, che la perdita della coscienza di fatto preclude;
se si ampliassero i casi e le condizioni per cui il consenso del paziente si considera presunto e comunque non revocabile, il principio del «consenso informato» perderebbe il proprio rilievo di fondamento generale di legittimazione dei trattamenti sanitari e delle relazioni tra medici e pazienti;
con il decreto che accoglie il reclamo presentato dal Signor Beppino Englaro, in coerenza con il pronunciamento della Corte di Cassazione (Sezione Prima Civile, sentenza 16 ottobre 2007, n. 21748), la Corte di Appello di Milano ha riconosciuto che l'articolo 32 della Costituzione (come richiamato dall'articolo 33 della legge 23 dicembre 1978, n. 833 «Istituzione del servizio sanitario nazionale») trova applicazione anche nel caso in cui il titolare del diritto alla cura non sia in grado di prestare o revocare il proprio consenso, a condizione che in precedenza - anche in assenza di una disciplina positiva sulle cosiddette «direttive anticipate» - la sua volontà sia stata dichiarata in forma esplicita;
su questa base, la Corte di Cassazione si è limitata a stabilire le condizioni entro cui, all'interno dell'attuale ordinamento, sia esercitabile un diritto costituzionale che non viene meno per il fatto che il Parlamento non ne ha previsto una specifica regolamentazione legislativa;
proprio il principio della separazione dei poteri implica la possibilità che un diritto (e a maggior titolo, un diritto costituzionale), quando il legislatore non abbia posto rimedio alle ragioni normative che ne rendono incerte le condizioni di esercizio, dia adito ad una richiesta di giustizia e trovi riconoscimento ed attuazione in una pronuncia giurisdizionale;
le questioni attinenti al consenso informato e alla libertà di cura presentano, dal punto di vista giuridico, profili del tutto specifici, che le distinguono dall'eutanasia, cui pure tendono ad essere legate nella discussione pubblica e nella polemica politico-culturale: il diritto che la Cassazione ha definito «all'autodeterminazione terapeutica» è stabilito, in modo inequivoco, da una norma Costituzionale; l'eutanasia è un reato previsto come tale dal nostro codice penale. Il fatto che le due fattispecie possano sollevare questioni o interrogativi comuni dal punto di vista etico, religioso e culturale non autorizza in alcun modo a confonderne la natura da un punto di vista propriamente normativo;
a partire dal caso di Eluana Englaro si è altresì da più parti sostenuto che l'alimentazione e l'idratazione (ovvero, in altri casi, la respirazione) artificiale non siano da considerarsi trattamenti sanitari, ma forme di mera cura e assistenza materiale, cui non sarebbe necessario prestare, né possibile revocare il consenso; tale interpretazione restrittiva appare del tutto ingiustificata, poiché esclude dall'ambito dei trattamenti sanitari pratiche, che comportano necessariamente il ricorso a atti e tecnologie bio-mediche e che sono

deontologicamente legittimate dall'obiettivo di scongiurare la morte e la sofferenza dei pazienti;
il fatto che il nostro ordinamento giuridico sia univocamente orientato a garantire la libertà di cura emerge anche dal fatto che il Parlamento italiano ha da tempo approvato l'autorizzazione alla ratifica della Convenzione di Oviedo (Legge 28 marzo 2001, n. 145); i governi che da allora si sono succeduti, peraltro, hanno mancato di dare attuazione alle previsioni della legge di ratifica, non avendo adottato i decreti legislativi di adattamento (nonostante i successivi rinnovi della delega nel 2003 e 2007);
l'articolo 5 della Convenzione di Oviedo prevede che un intervento nel campo della salute non possa essere effettuato se non dopo che la persona interessata abbia reso un consenso libero, informato e, in qualunque momento, revocabile al trattamento proposto;
quanto espresso in premessa in ordine al caso di Eluana Englaro e, più in generale, ai termini di esercizio della libertà terapeutica garantiti dal nostro ordinamento giuridico, trova, già oggi, pieno riscontro nel Codice di deontologia medica (16 dicembre 2006): «In ogni caso, in presenza di documentato rifiuto di persona capace, il medico deve desistere dai conseguenti atti diagnostici e/o curativi, non essendo consentito alcun trattamento medico contro la volontà della persona. Il medico deve intervenire, in scienza e coscienza, nei confronti del paziente incapace, nel rispetto della dignità della persona e della qualità della vita, evitando ogni accanimento terapeutico, tenendo conto delle precedenti volontà del paziente». (Art. 35 - Acquisizione del consenso); «Il medico, se il paziente non è in grado di esprimere la propria volontà, deve tenere conto nelle proprie scelte di quanto precedentemente manifestato dallo stesso in modo certo e documentato» (articolo 38 - Autonomia del cittadino e direttive anticipate),

impegna il Governo:

a completare la procedura di ratifica della Convenzione di Oviedo e a compiere gli atti necessari per dare ad essa una «piena ed intera esecuzione», secondo quanto previsto dall'articolo 2, comma 1 della Legge 28 marzo 2001, n. 145, anche predisponendo la disciplina occorrente per l'adattamento dell'ordinamento giuridico italiano ai principi e alle norme della Convenzione;
a esercitare l'iniziativa legislativa sul tema del cosiddetto «testamento biologico», tenendo in considerazione le indicazioni, in buona parte convergenti, dei numerosi progetti di legge presentati, nella scorsa e nella presente legislatura, per definire le condizioni e i termini di esercizio della libertà terapeutica da parte dei pazienti che versano in stato di incoscienza, e avendo cura di non porre in dubbio o contraddire i principi dell'ordinamento che, a partire dalle disposizioni costituzionali, fondano la legittimità del rapporto terapeutico sul principio del consenso e sulla indisponibilità della vita e della volontà dei pazienti.
(1-00031)
«Della Vedova, Boniver, Mario Pepe (PdL), Papa, Nucara, Moroni, Calderisi, Costa, Golfo, Nirenstein, Pizzolante, Scapagnini, La Malfa, Antonione».

Risoluzioni in Commissione:

La IV Commissione,
premesso che:
dalla situazione in atto la caserma «Mezzacapo» di Reggio Calabria risulta messa in posizione «quadro», con personale ridotto al minimo indispensabile per garantire la sicurezza e l'agibilità dell'immobile, senza compiti o funzioni operative;
il Ministero dell'Interno ha avanzato richiesta di acquisizione della caserma per far fronte a proprie esigenze infrastrutturali, con l'intenzione di sistemarvi alcune attività;

con una lettera, divenuta pubblica il 7 giugno dal gabinetto del Ministro della Difesa e indirizzata al Ministero degli Interni si è affermato che «allo stato attuale, non è in atto alcun procedimento di dismissione della caserma stessa»;
le Forze armate, dovrebbero adoperarsi per dislocare al sud enti e reparti, tenendo conto dei tanti giovani militari che vengono reclutati nel Mezzogiorno del paese, cominciando anche in questo modo a riequilibrare verso il Sud l'attuale proiezione del modello professionale della Difesa,

impegna il Governo

ad aprire tempestivamente un tavolo tecnico per individuare con tutti i soggetti istituzionali interessati, a livello centrale e sul territorio, una soluzione di comune soddisfazione per un pieno utilizzo della caserma «Mezzacapo» e una collocazione adeguata del personale che al momento risulta assegnato a tale struttura.
(7-00032)
«Villecco Calipari, Vico, Gaglione, Garofani, Giacomelli, Fioroni, La Forgia, Laganà Fortugno, Migliavacca, Mogherini Rebesani, Recchia, Rosato, Rugghia, Sereni, Tocci».

La IX Commissione,
premesso che:
la Tirrenia e le società regionali da questa controllate (Caremar, Saremar, Siremar e Toremar) esercitano il servizio pubblico di cabotaggio marittimo fra la penisola e le isole maggiori e minori in base a specifiche e convenzioni in scadenza alla fine del 2008;
la legge finanziaria per il 2007 (legge 27 dicembre 2006, n. 296) ha predisposto la stipula di nuove convenzioni tra lo Stato e le società del gruppo Tirrenia aventi scadenza non anteriore al 31 dicembre 2012 al fine di privatizzare le società esercenti servizi di cabotaggio pubblico;
il Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2009-2013, deliberato dal Consiglio dei ministri il 18 giugno 2008, ha confermato la volontà del Governo di attuare tempestivamente, in coerenza anche con quanto previsto dalla legge finanziaria per il 2007, all'articolo 1, commi 998 e 999, il processo di privatizzazione della Tirrenia;
in base alla legge n. 481 del 1995, per la privatizzazione dei servizi di pubblica utilità, il Governo definisce i criteri per la privatizzazione con le relative modalità di dismissione e li trasmette al Parlamento ai fini del parere da parte delle competenti Commissioni parlamentari;
il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, al fine di snellire l'iter procedurale per la privatizzazione, ha disposto la soppressione dell'obbligo del Governo, sancito all'articolo 2, comma 192, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, di presentare alle competenti Commissioni parlamentari, preventivamente alla privatizzazione, il piano industriale della Tirrenia, ai fini dell'espressione del relativo parere;
è opportuno completare rapidamente il processo di liberalizzazione del settore del cabotaggio pubblico e privatizzare le società esercenti i servizi di collegamento marittimo che rivestono carattere di pubblica utilità,

impegna il Governo

ad assumere sollecitamente le opportune iniziative finalizzate al completamento, da parte dei Ministeri competenti, dell'iter di approvazione del nuovo testo di convenzione per la Tirrenia e le società regionali, nonché a predisporre, anche tenendo conto delle analisi di mercato del consulente finanziario, lo schema di delibera del Consiglio dei ministri recante le modalità di privatizzazione, ai sensi della legge n. 481 del 1995.
(7-00033) «Valducci, Moffa».

TESTO AGGIORNATO AL 23 SETTEMBRE 2008

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

CIMADORO, PIFFARI e MARCO CARRA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in data 3 gennaio 2008 il signor Luigi Cicuttini, referente locale a Mantova dell'Italia dei Valori, ha chiesto l'acquisizione delle delibere inerenti l'iter della creazione della «cittadella della salute» nel comune di Castel Goffredo;
in data 31 gennaio 2008 l'ingegner Luigi Azzaro, responsabile del settore lavori pubblici e patrimonio del Comune di Castel Goffredo, ha inviato al signor Cicuttini copia della determinazione di diniego dell'accoglimento dell'istanza di acquisizione delle delibere richieste in data 3 gennaio 2008 (prot. n. 1274/2008, tit. VI cl. 5), invocando per tale decisione l'articolo 25, comma 4, della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni;
in data 7 febbraio 2008 il signor Cicuttini ha inoltrato nuova richiesta al Comune di Castel Goffredo per l'accesso a tutti i documenti, nello specifico a tutte le delibere consiliari e a tutte le delibere di giunta, relativi alla creazione della «cittadella della salute» nel Comune di Castel Goffredo;
in data 5 marzo 2008 il Comune di Castel Goffredo ha inviato al signor Cicuttini una comunicazione (prot. n. 3024/2008 - tit. VI, cl. 5) in cui esplicita i motivi ostativi all'accoglimento dell'istanza, che consistono nel non riscontrare nella nota inviata dal signor Cicuttini per l'accesso agli atti alcuna situazione di «interesse diretto, concreto e attuale» come previsto dall'articolo 22, comma 1, lettera b), della legge 241/1990;
in data 12 marzo 2008 il signor Cicuttini ha inviato alcune osservazioni in merito ai motivi ostativi all'accoglimento dell'istanza di accesso agli atti del Comune di Castel Goffredo, specificando che l'articolo 10 del decreto legislativo n. 267 del 18 agosto 2000 prevede un diritto di accesso molto ampio a favore dei cittadini nei confronti di atti di enti locali che siano già stati pubblicati per legge nell'albo pretorio;
in data 2 aprile 2008 il signor Cicuttini ha presentato istanza, ai sensi dell'articolo 25 della legge n. 241/90, al difensore civico della Regione Lombardia affinché fosse valutata la legittimità del diniego da parte dell'amministrazione comunale di Castel Goffredo e venissero assunte le conseguenti determinazioni;
in data 8 aprile 2008 il dottor Massimiliano Della Torre, difensore civico della Regione Lombardia, ha inviato al responsabile del settore lavori pubblici e patrimonio del Comune di Castel Goffredo ingegner Luigi Azzaro, una comunicazione (prot. n. 08/1.5.1/27 - 01268) in cui sollecita la revisione della posizione tenuta dal Comune di Castel Goffredo e chiede che venga concesso l'accesso richiesto. Parere però ignorato dal Comune perché non vincolante;
il Comune di Castel Goffredo ha inviato alla Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi della Presidenza del Consiglio dei ministri la richiesta (prot. n. 5525/2008 - tit. VI cl. 5) di un parere su quali atti o delibere di giunta e di consiglio siano accessibili a chiunque in quanto atti pubblici e pubblicati nell'albo oppure se l'accesso ad essi sia regolamentato dalla legge 241/1990 -:
se la Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi della Presidenza del Consiglio dei ministri sia stata davvero interpellata sulla questione e, se sì, in cosa si sostanzi il parere richiestole dal Comune di Castel Goffredo.
(4-00777)

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DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

MANCUSO e NASTRI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
recentemente è stata diffusa una circolare che prevede il riassetto dei reparti dei Carabinieri - Polizia Militare per l'Aeronautica;
la stazione Carabinieri dell'Aeroporto Militare di Cameri (Novara) è stata inserita nella tabella annessa alla circolare di cui trattasi;

l'Aeroporto Militare di Cameri (Novara) è il più importante insediamento di manutenzione velivoli dell'Arma, in particolare per il Tornado e per l'Eurofighter Typhoon;
nei prossimi anni presso l'Aeroporto Militare di Cameri (Novara) si prevede lo sviluppo del programma relativo al sistema d'arma F35 - Joint Strike Fighter, in particolare la fase dell'assemblaggio finale -:
se il Governo intenda rivalutare la soppressione della Stazione Carabinieri dell'Aeroporto Militare di Cameri (Novara) in considerazione delle attività strategiche che ivi vengono svolte e si svolgeranno, anche alla luce delle esigenze di un adeguato livello di sicurezza e dell'evoluzione della Forza Armata in funzione del nuovo modello di difesa.
(5-00249)

Interrogazione a risposta scritta:

ASCIERTO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 5 della legge 31 marzo 2000, n. 78, al comma 3, prevedeva le modalità di un transito straordinario di funzionari direttivi e dirigenti della Polizia di Stato nelle altre pubbliche amministrazioni, Forze armate comprese;
la norma prevedeva due diverse procedure, ed in particolare, per le istanze presentate non oltre 90 giorni dopo l'entrata in vigore del decreto legislativo attuativo, il trasferimento alla nuova Amministrazione sarebbe stato effettuato su semplice istanza del funzionario e nei limiti dei posti disponibili per la equipollente qualifica, salvo rifiuto espresso dall'Amministrazione destinataria dell'istanza, tassativamente entro trenta giorni dal ricevimento dell'istanza medesima;
il primo dirigente della Polizia di Stato dottor Marcello Troisi ha presentato immediatamente, in data 28 aprile 2001, un'istanza di transito nell'Esercito oppure nell'aeronautica Militare, e non avendo avuto notificato alcun rifiuto del passaggio entro il 28 maggio 2001, il transito stesso, come previsto dalla normativa, risultava accettato, e doveva essere soltanto perfezionato con la richiesta di una dichiarazione di opzione e con l'emanazione del relativo decreto;
a seguito di alcune comunicazioni interlocutorie da parte della Direzione Generale per il Personale Militare, ed essendo ormai trascorsi più di due anni, il dottor Troisi ha chiesto, in data 22 gennaio 2004, di conoscere la durata prevista per il completamento del procedimento di transito, ed il nominativo del responsabile del procedimento medesimo, per poterlo contattare direttamente;
soltanto dopo altri nove mesi, con una nota datata 4 novembre 2004, la Direzione Generale per il Personale Militare ha risposto all'ultima richiesta, ma senza comunicare le informazioni richieste, bensì affermando che non avrebbe concluso la procedura di passaggio nelle Forze Armate, dichiarando, tra l'altro, che sia l'Esercito che l'Aeronautica Militare avevano, seppure tardivamente, espresso un parere negativo al passaggio, ed invitandolo, in caso lo desiderasse, a ricorrere contro il diniego -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative si intendano adottare.
(4-00769)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

CECCUZZI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
gli articoli 8 e 9 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 (legge finanziaria 2003) hanno introdotto e disciplinato il cosiddetto «Condono tombale»;
tale condono, che ha interessato tutti i contribuenti a prescindere dalla forma

giuridica e dalla tipologia di reddito dichiarato e tutte le imposte non ancora prescritte, ha consentito di regolarizzare le imposte relative alle dichiarazioni che andavano presentate entro il 31 ottobre 2002 e riferite al periodo 1997-2001;
tale condono ha richiesto un versamento forfettario, da effettuare entro il 16 marzo 2003, con possibilità di rateizzazione in due rate annuali maggiorate degli interessi legali per importi eccedenti per le persone fisiche e gli altri soggetti;
tale condono ha precluso gli accertamenti tributari e contributivi, ha estinto le sanzioni amministrative ed ha escluso la punibilità per i reati tributari;
secondo le stime del quotidiano Il Sole 24 Ore, sono 912 mila i contribuenti che hanno beneficiato di tale condono per un mancato gettito che ammonta a circa 2 miliardi di euro;
la Commissione europea, che aveva già contestato tale condono nel 2004, ha presentato ricorso nei confronti del provvedimento il 7 marzo 2006 per la parte riguardante il mancato gettito Iva;
la Commissione europea ha sostenuto nel ricorso che «la Repubblica italiana, avendo previsto in maniera espressa e generale, agli articoli 8 e 9 della legge n. 289/2002, la rinuncia all'accertamento delle operazioni imponibili effettuate nel corso di una serie di periodi di imposta, ha violato gli obblighi ad essa imposti dagli articoli 2 e 22 della sesta direttiva e dall'articolo 10 CE»;
la Repubblica italiana (secondo quanto emerge dal ricorso della Commissione europea) ha rilevato «in particolare che la propria amministrazione finanziaria non è in grado di controllare la totalità dei contribuenti, con la conseguenza che il regime previsto agli articoli 8 e 9 della legge n. 289 del 2002 consente di incamerare subito una parte non trascurabile dell'imposta e di indirizzare l'attività di controllo nei confronti dei contribuenti che non si sono avvalsi del condono in esame»;
il 17 luglio 2008 la Corte di Giustizia europea (causa C 132/06) con la sentenza «Inadempimento di uno Stato - Articolo 10 CE - Sesta direttiva IVA - Obblighi in regime interno - Controllo delle operazioni imponibili - Condono» ha bocciato senza attenuanti il condono varato con la Legge Finanziaria 2003 per la parte riguardante il gettito Iva, accogliendo completamente i pareri espressi in merito dalla Commissione europea;
«la Repubblica italiana - cita testualmente la sentenza della Corte di Giustizia europea - avendo previsto agli articoli 8 e 9 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, le disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2003), una rinuncia generale e indiscriminata all'accertamento delle operazioni imponibili effettuate nel corso di una serie di periodi di imposta, è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti ai sensi degli articoli 2 e 22 della sesta direttiva del Consiglio 17 maggio 1977, 77/388/CEE, in materia di armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alle imposte sulla cifra di affari - Sistema comune di imposta sul valore aggiunto: base imponibile uniforme, nonché dell'articolo 10 CE»;
secondo il giudizio espresso dalla Corte di Giustizia europea, con la sanatoria fiscale, l'Italia ha effettuato «una rinuncia generale e indiscriminata all'accertamento delle operazioni imponibili effettuate nel corso di una serie di periodi d'imposta». L'Iva, infatti, al contrario di altri tributi di esclusiva competenza nazionale, è un'imposta soggetta all'applicazione delle norme comunitarie, in quanto contribuisce al gettito delle risorse proprie dell'Unione europea;
per la Corte di Giustizia europea il condono pregiudica «seriamente il corretto funzionamento dell'Iva» e «altera il principio di neutralità fiscale», danneggiando il mercato comune e favorendo i contribuenti colpevoli di evasione fiscale;
la Corte di Giustizia europea, nel suo giudizio, ha poi sottolineato «che la lotta

contro la frode è un obiettivo riconosciuto e promosso dalla sesta direttiva. L'articolo 22, n. 8, della sesta direttiva invita gli Stati membri a stabilire, all'occorrenza, altri obblighi per evitare le frodi». In questo contesto la legislazione italiana produce un effetto contrario nella misura in cui i contribuenti colpevoli di frode risultano favoriti dalla legge n. 289 del 2002»: si tratta quindi di un provvedimento che promuove di fatto l'evasione delle imposte attraverso la dichiarazione parziale del debito effettivamente dovuto e il versamento di una somma forfettaria proporzionale al fatturato realizzato -:
quali conseguenze possano ricadere sui contribuenti che hanno aderito al condono;
quali effetti possa avere la sentenza sulla scadenza del 31 dicembre 2008, fissata per l'accertamento dei contribuenti che hanno presentato la dichiarazione Iva relativa al 2001 e non hanno effettuato il condono e su quella del 31 dicembre 2008 per i termini di accertamento per chi non ha presentato la dichiarazione Iva relativa al 2002 o ha presentato la dichiarazione Iva relativa al 2003;
quali conseguenze sanzionatorie possano derivare per lo Stato italiano qualora si configurasse la tesi del danno arrecato alla Ue, dal momento che alla stessa spettava, come risorsa propria, una quota del tributo nazionale in questione, che a causa degli effetti del condono, di cui sopra, è stato decurtato di almeno 2 miliardi di gettito;
quali misure intenda adottare il Governo per sanare la situazione e quale atteggiamento intenda tenere nei confronti della Commissione della Ue;
quali impegni, infine, intenda assumere il Governo nei confronti del Parlamento e dei contribuenti affinché possa, categoricamente, escludersi la riproposizione di provvedimenti di tale natura.
(4-00775)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

NASTRI e MANCUSO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
presso il Tribunale di Novara dopo alcuni anni di relativa tranquillità, con organici adeguati (anche se mai completamente coperti) si sta verificando un vero e proprio esodo di magistrati verso altre sedi;
l'organico del Tribunale è di diciotto giudici. Considerati i trasferimenti già effettuati e quelli finora solo disposti e in attesa di attuazione, per la fine dell'anno si prevede che l'organico effettivo si ridurrà a dodici unità;
si tratta di un numero di magistrati del tutto insufficienti a gestire il carico di lavoro ordinario ed i primi effetti della crisi si stanno già facendo sentire;
in particolare, la sezione distaccata di Borgomanero rimarrà con soli due giudici in coassegnazione con la sede di Novara e molti fascicoli vengono già trattati a Novara;
d'altra parte la stessa situazione delle cancellerie è tutt'altro che allegra, infatti i commessi addetti alle fotocopie sono attualmente due su tutto il Tribunale (Via Azario e via Manzoni);
il Tribunale di Novara sopravvive ora grazie all'abnegazione dei magistrati rimasti, del personale di cancelleria e degli stessi avvocati che si stanno sobbarcando compiti non loro per sopperire alle gravi carenze sopra descritte, ma la dedizione degli operatori non può sopperire a tutti i problemi;
la situazione di disagio in cui versano i Tribunali piemontesi dipende da una cronica disattenzione che ha determinato l'incancrenirsi dei problemi -:
se il Governo - nell'ambito delle proprie competenze - intenda adottare un provvedimento mirante ad assegnare risorse

umane adeguate ai carichi di lavoro fino ad oggi sopportati dal Tribunale di Novara.
(4-00773)

TESTO AGGIORNATO AL 28 LUGLIO 2010

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

FAVA, TOGNI e STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 14 dicembre 2008 è prevista l'apertura del nuovo ponte ferroviario tra Ostiglia e Revere e la contemporanea dismissione del ponte attuale e della stazione ferroviaria;
il progetto fa parte del raddoppio della linea ferroviaria Verona-Bologna;
i lavori di realizzazione del nuovo ponte stanno procedendo con celerità e pertanto permettono l'attivazione della prima linea entro dicembre 2008 e della seconda linea entro la metà dell'anno 2009;
il vecchio ponte potrebbe essere utilizzato per potenziare le infrastrutture viarie, realizzando un doppio senso di marcia in combinazione con il ponte stradale esistente;
i comuni di Ostiglia e Revere si stanno interessando per trovare una soluzione tra RFI E ANAS;
RFI sembra disponibile a cedere il vecchio ponte ferroviario all'ANAS, tuttavia occorrono risorse finanziarie per poter adeguare il manufatto alle nuove norme di sicurezza e trasformarlo in sede stradale -:
se il Ministro, per quanto di propria competenza, intenda intervenire presso l'ANAS, per individuare le risorse finanziarie occorrenti e per accelerare l'identificazione delle soluzioni tecniche adeguate alla trasformazione in sede stradale del vecchio ponte ferroviario dismesso tra Ostiglia e Revere.
(4-00770)

REALACCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Nazione in data 22 luglio 2008 ha denunciato un ulteriore taglio ai treni pendolari nelle tratte toscane. I circa trenta treni pendolari che verranno sospesi nel periodo estivo, si vanno così ad aggiungere alle venti tratte già tagliate da Trenitalia nella Regione Toscana;
un trasporto pubblico efficiente è un modo concreto e immediato per migliorare la qualità della vita dei cittadini, per ridurre il traffico privato e l'inquinamento delle città e per spostare il traffico delle merci e dei mezzi pesanti dalle strade alle ferrovie e alle autostrade del mare;
in un momento in cui i rincari di petrolio pesano direttamente e pesantemente nelle tasche degli italiani, il trasporto pubblico diventa sempre più strategico per ridurre i consumi di petrolio e i suoi costi, oltre che per abbattere in modo significativo le emissioni di CO2 in atmosfera;
questa misura penalizzerà particolarmente le fasce meno abbienti della popolazione e i pendolari che saranno costretti a lunghi percorsi alternativi per raggiungere il posto di lavoro o ad abbandonare il trasporto pubblico per quello privato -:
come intenda intervenire con urgenza per recuperare questa grave e inammissibile decisione posto che il trasporto su ferro resta, infatti, una misura strategica per combattere la congestione stradale e le emissioni inquinanti che provengono dal trasporto su gomma;
se intenda indicare con urgenza come ritenga di reperire le risorse necessarie per rilanciare il trasporto pubblico nelle città e nei territori, che oltre ad essere un comparto strategico per affrontare la lotta ai mutamenti climatici, se depotenziato

colpisce direttamente i cittadini, in termini economici, di sicurezza, stress e salute.
(4-00771)

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INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

BARBIERI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dopo circa una settimana dell'avvenuta riparazione della tubatura principale dell'acqua, si registra una nuova rottura della stessa che sta mettendo fuori operatività il reparto volo della Polizia di Stato di Bologna;
dopo l'intervento eseguito, infatti, si è aperta una nuova falla talmente grande che non consente l'arrivo dell'acqua ai rubinetti del reparto;
conseguentemente sono stati dichiarati inagibili gli alloggi in quanto nessun servizio igienico può essere utilizzato, nonostante l'attività del reparto continui costringendo gli operatori a trovare situazioni di emergenza o trattenere i propri bisogni fisiologici;
questa situazione mette a rischio il personale specialista che venendo a contatto con sostanze tossiche e/o irritanti non può neanche lavarsi;
il celere intervento dei Vigili del Fuoco che, con un riduttore, hanno collegato una loro manichetta dell'impianto antincendio ha consentito un minimo di approvvigionamento;
i problemi maggiori riguardano il personale che espleta il turno di vigilanza serale e, a maggior ragione, quello notturno, non potendo abbandonare il posto di guardia;
le condizioni climatiche attuali amplificano l'emergenza citata -:
quali iniziative intenda adottare per consentire la piena operatività del reparto di volo della Polizia di Stato di Bologna, ripristinando condizioni di lavoro normali di igiene e salute per gli operatori delle forze dell'ordine impegnati in attività che richiedono un'alta professionalità.
(3-00096)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 18 luglio 2008 si è appreso, attraverso gli organi di informazione locale, che in provincia di Mantova, in particolare nel comune di Castiglione delle Stiviere, saranno accolti 80 presunti rifugiati politici;
nei giorni successivi sono stati resi pubblici altri dati circa il numero effettivo dei presunti rifugiati politici (80 persone? 160 persone?);
l'amministrazione comunale di Castiglione e l'insieme delle comunità locali circostanti non sono state preventivamente né interpellate né informate -:
in quale stato giuridico si trovino queste persone;
quale sia il numero esatto di coloro che saranno accolti a Castiglione delle Stiviere;
per quali ragioni si sia deciso di individuare Castiglione quale sede per l'accoglienza.
(5-00246)

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la Compagnia e la Stazione dei Carabinieri di Busto Arsizio, sono da tempo collocati in un edificio avente superficie totale di mq 2.065 lordi con aggiunta di mq. 425 lordi per box, concesso in locazione dalla Provincia di Varese, che ne è proprietaria, al Ministero dell'Interno, per un importo annuo attuale di 17.559,53 euro;

nel 1997 Il Comando Provinciale dei Carabinieri Varese rappresentava al Ministero dell'Interno, tramite la locale Prefettura, la necessità di una diversa sistemazione dei propri Comandi territoriali siti in Busto Arsizio e proponeva l'assunzione in locazione di un nuovo immobile che sarebbe stato allo scopo costruito dalla Società privata Firex s.r.l.;
nel 2000 il Ministero dell'Interno manifestava il proprio favorevole orientamento alla proposta di locazione del nuovo immobile avente superficie utile complessiva di mq. 5.898, per un canone allora stimato dall'UTE in 650.000.000 di Lire;
nel 2001 la Firex s.r.l. stipulava una convenzione con il Comune di Busto Arsizio avente ad oggetto la concessione di un'area di proprietà comunale per la edificazione di un immobile con destinazione «attrezzature di interesse generale destinato ad ospitare i locali Comandi dei Carabinieri e da concedere in locazione al Ministero dell'Interno;
il 2 agosto 2001 sono iniziati i lavori di costruzione della nuova caserma. Nell'autunno dello stesso anno la Prefettura di Varese informava Eilteco s.r.l., nel frattempo subentrata alla Firex s.r.l., che sopraggiunte disposizioni pervenute dal Ministero dell'Interno in tema di locazione di immobili impedivano di stipulare nuovi contratti che comportassero incrementi di spesa rispetto a quelli in essere e che pertanto, poiché il canone d'affitto per il nuovo stabile era superiore a quello per lo stabile fino ad allora occupato, le trattative non sarebbero proseguite;
la Edilteco sospendeva quindi i lavori che successivamente, spontaneamente, riprendeva, fino a completare l'edificio alla fine del 2005;
ad oggi la situazione è di stallo con i Carabinieri allocati nell'edificio di proprietà provinciale, oggetto negli scorsi anni di lavori di parziale sistemazione, ed il nuovo stabile inutilizzato, stante l'indisponibilità del Ministero dell'Interno ad assumerlo in locazione per l'importo richiesto, nettamente superiore a quello in corso di pagamento;
nel corso degli ultimi cinque anni la Provincia di Varese ha sostenuto investimenti significativi per mantenere funzionale l'attuale edificio, investimenti che non avrebbero dovuto essere effettuati nel caso la locale compagnia si fosse trasferita nella nuova Caserma;
l'edificio che dovrebbe ospitare la nuova caserma pare essere completato in ogni sua parte ed anzi, essendo ormai trascorsi due anni dalla chiusura del cantiere, inizia a mostrare segni di degrado dovuto a trascuratezza;
più volte sono stati avviati tavoli provinciali di coordinamento sull'argomento in parola sotto guida della locale prefettura, senza peraltro risultato alcuno, forse per la mancanza congiunta di un termine entro cui determinare una soluzione e di una possibile azione commissariale ad acta dell'ente o degli enti inadempienti;
una simile situazione rappresenta un evidente segno di inefficienza della pubblica amministrazione, tanto più grave in quanto riguardante la materia della sicurezza, giudicata prioritaria dalla maggioranza dei cittadini -:
se sia nelle intenzioni del Ministro interrogato avviare, nell'ambito delle proprie competenze, le opportune verifiche ai fini di chiarire la situazione e di individuare una possibile e rapida soluzione, eventualmente attivando la locale prefettura affinché si addivenga - in collaborazione tra gli enti locali interessati e la locale compagnia dei Carabinieri - ad una soluzione positiva dell'annosa vicenda;
se - nel caso di mancata conclusione positiva e rapida dei lavori di detto tavolo - non intenda individuare fin da subito un qualche strumento tendente a superare nei fatti la situazione di stallo, eventualmente utilizzando appositi poteri al riguardo.
(4-00774)

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

COMPAGNON. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Finanziaria 2008 ha previsto che per il personale in servizio a tempo determinato, impiegato mediante convenzioni presso la Cri, sia possibile procedere ad un graduale assorbimento presso gli enti del servizio sanitario nazionale e presso le regioni sulla base di un protocollo da stipulare con le stesse regioni, su proposta del ministro della salute di concerto con il Dipartimento della funzione pubblica e con il ministero dell'economia;
sono 1.449 i precari interessati, coloro cioè che sono in possesso dei requisiti richiesti dei tre anni di servizio. Altre 432 persone, che non hanno questi requisiti temporali, potranno essere stabilizzate per mezzo di un nuovo bando emesso dalla Cri;
si tratta di soggetti da anni in attesa della stabilizzazione del rapporto di lavoro, impiegati su tutto il territorio, in convenzione con il Servizio sanitario nazionale, i Comuni, le Regioni e le Prefetture, per garantire una molteplicità di servizi sociali e socio-sanitari quali il trasporto infermi, il soccorso urgente 118, l'assistenza domiciliare, l'assistenza all'infanzia, la gestione delle attività socio-sanitarie presso i Centri di Accoglienza Profughi e del servizio di Pronto soccorso aeroportuale per conto del Ministero della salute -:
se non ritenga di procedere in tempi rapidi alla attivazione della citata procedura di stabilizzazione attraverso un primo confronto tra le amministrazioni interessate, mediante l'istituzione di un'apposita commissione o gruppo di lavoro, al fine di dare attuazione a quanto previsto dalla legge finanziaria 2008, come più volte sollecitato anche dal presidente della Croce Rossa Italiana, Massimo Barra.
(3-00097)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:

CODURELLI, DAMIANO, SAMPERI, SCHIRRU, BELLANOVA, BERRETTA, BOCCUZZI, MADIA, MOTTA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'obiettivo della legge 188 del 2007 era quello di equilibrare i rapporti di forza nel rapporto di lavoro, squilibrati a favore del datore di lavoro, in modo che tale disparità non si trasformasse in abuso di potere e lesione della dignità e libertà delle persone;
anche la maggior parte dei datori di lavoro hanno interesse al mantenimento della norma per non subire la concorrenza sleale di chi abbatte i costi di produzione evadendo obblighi e responsabilità sociali;
la legge n. 188 del 2007 è ora stata abrogata dal Decreto legislativo n. 112 del 2008, dopo che l'intenzione di procedere a detta abrogazione era stata annunciata dal Ministro in Commissione Lavoro -:
se il Ministro possa indicare quali difficoltà burocratiche abbiano impedito l'applicazione della legge 188 del 2007 e se non intenda assumere ulteriori iniziative normative dirette a mantenerne l'impianto di tutela nei confronti dei lavoratori e correggere eventualmente quegli aspetti che ne impediscono l'applicazione.
(5-00250)

CAZZOLA, LO PRESTI e ANTONINO FOTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 763, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), ha ricondotto la stabilità delle gestioni previdenziali delle Casse ad un arco

temporale non inferiore a trenta anni. Il suddetto comma 763 prevede, inoltre, che i criteri di redazione dei bilanci tecnici siano determinati con decreto del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze, sentite le associazioni e le fondazioni interessate, sulla base delle indicazioni elaborate dal Consiglio nazionale degli attuari nonché dal Nucleo di valutazione della spesa previdenziale;
il previsto decreto è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 6 febbraio 2008, n. 31, e ha fissato i criteri che le Casse devono applicare per la redazione dei bilanci tecnico-attuariali rinviando a successive verifiche del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, d'intesa con il Ministero dell'Economia e delle Finanze, la definizione di alcune variabili di natura macroeconomica;
con nota del 23 aprile 2008, prot. n. 24/IV/0006802, il Ministero del Lavoro ha comunicato le suddette variabili alle Casse che, solamente alla fine di aprile, quindi, hanno potuto disporre di tutti gli elementi necessari per l'impostazione delle elaborazioni attuariali;
inoltre, a seguito degli approfondimenti sui criteri di redazione dei bilanci tecnici da parte degli attuari, stanno emergendo delle complessità più di natura concettuale che applicativa in merito ad alcuni aspetti di non secondaria importanza del decreto che sembra rispondere più a logiche macroeconomiche che non attuariali;
il 6 agosto 2008 scadrà il termine per la presentazione del primo bilancio tecnico e quasi tutte le casse di previdenza non sorso pronte per l'adempimento -:
quali opportune iniziative intenda assumere per prorogare congruamente la scadenza sopraindicata, e consentire al contempo alle Casse di presentare il bilancio tecnico successivamente alla risoluzione delle questioni tecniche ancora aperte e non risolte.
(5-00251)

POLI e DELFINO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 149, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, già prevedeva che il medico curante trasmettesse all'INPS il certificato di diagnosi sull'inizio e sulla durata presunta della malattia per via telematica on-line;
con decreto dei Ministri del lavoro e delle politiche sociali, della salute, dell'economia e delle finanze e per l'innovazione e le tecnologie, previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sarebbero state poi individuate le modalità tecniche, operative e di regolamentazione, al fine di consentire l'avvio della nuova procedura di trasmissione telematica on-line della certificazione di malattia all'INPS e dell'eventuale inoltro dell'attestazione di malattia dall'INPS al datore di lavoro;
successivamente l'articolo 8 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 marzo 2008 recante «Attuazione dell'articolo 1, comma 810, lettera c), della legge 27 dicembre 2006, n. 296, in materia di regole tecniche e trasmissione dati di natura sanitaria, nell'ambito del Sistema pubblico di connettività» precisava che la trasmissione dei dati del certificato di malattia telematico doveva comprendere l'inserimento, da parte del medico, di alcuni dati obbligatori e che doveva essere rilasciata, al momento della visita, al lavoratore copia cartacea del certificato di malattia telematico e dell'attestato di malattia, ai sensi dell'articolo 23 del codice dell'amministrazione digitale;
la definizione delle modalità attuative delle disposizioni contenute nel citato articolo venivano rimandate a nuovi decreti del Ministero della salute, di concerto con il Ministero del lavoro e della previdenza sociale e con il Ministero dell'economia e delle finanze, sentito l'INPS -:
entro quanto tempo ritenga che possano essere emanati i citati decreti che

contribuirebbero in maniera significativa a snellire le procedure di accertamento da parte degli enti preposti favorendo nel contempo l'emersione di eventuali truffe.
(5-00252)

CAPARINI e FEDRIGA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa riportate su Il Piccolo di Trieste, si apprende che 40 dipendenti delle distillerie Stock di Trieste (26 milioni di bottiglie di bevande alcoliche, 110 milioni di fatturato nel 2007) dovranno spostarsi a Milano a seguito del nuovo piano di rilancio varato dall'OakTree, finanziaria statunitense oggi proprietaria dell'azienda;
la Stock Srl - si ricorda -, dal 1884 azienda leader in Italia nella produzione di liquori e distillati, proprietaria di alcuni dei marchi più conosciuti come Brandy Stock 84, Grappa Julia, Limoncè, Vodka Keglevich, nel maggio 2007 è passata di mano dalla tedesca Eckes AG al fondo finanziario americano di private equità, la OakTree, trasformandosi da SpA in Srl;
il 9 luglio scorso, nel corso di una riunione presso l'Associazione degli Industriali di Trieste, la direzione della Stock ha reso noto il nuovo piano di rilancio aziendale che prevede, tra le altre cose, anche lo spostamento degli uffici commerciali e relativi reparti di supporto a Milano «allo scopo - si legge nella nota - di avvicinarsi e rinforzare i rapporti con partners e clienti»;
la produzione, dunque, pare rimanga a Trieste, insieme agli uffici strettamente connessi ad essa come logistica, laboratorio e ufficio acquisti, mentre a Milano saranno dislocati gli uffici vendite, marketing, oltre all'intera amministrazione: in tutto 40 persone su un totale di 97 unità tra impiegati e operai;
risulta all'interrogante che le lettere di avviso ai 40 dipendenti siano state già inviate e che la risposta all'aut aut gli interessati la debbano dare entro la fine del mese di luglio: o accettano il trasferimento a Milano oppure devono rinunciare al proprio posto di lavoro. Non solo: sembrerebbe che l'azienda precisi nella lettera che ai dipendenti si chiederà in seguito anche il cambio di residenza, da fissare proprio a Milano e ciò - si presume - al fine di evitare di dover pagare le indennità di trasferta;
è indubbio che tale scelta comporterà conseguenze economiche deleterie per intere famiglie;
peraltro, il rischio che tutti paventano è che le reali intenzioni della proprietà aziendale siano ben altre, ovvero la delocalizzazione della produzione, che porterebbe ad un vero e proprio smantellamento di un'azienda simbolo a Trieste -:
quali siano le intenzioni del Governo e se intenda porre in essere attività di moral suasion nei confronti della Stock, a salvaguardia dei livelli occupazionali dei dipendenti interessati nonché di un patrimonio storico-economico importante nella storia triestina.
(5-00253)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BELLANOVA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel dicembre 2004 il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha bandito un concorso pubblico per esami per 795 posti di ispettore del lavoro, area funzionale C, posizione economica C2, per gli uffici del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali su base nazionale con ripartizione regionale delle risorse;
per la Regione Puglia sono risultati idonei ottantanove partecipanti e, di questi, settantadue sono stati immessi nella pianta organica regionale degli ispettori del lavoro;
gli interventi normativi contenuti nella legge Finanziaria 2008 e nel decreto

«Milleproroghe» sono volti a contrastare il lavoro nero facendo fulcro sulla funzione dell'ispettore del lavoro;
secondo i dati forniti dall'Inail risulta che nell'anno 2007 si sono verificati in Italia 913.500 infortuni sui luoghi di lavoro, di cui 1.260 mortali e sempre a novembre dello stesso anno la Puglia risultava la regione del Sud con il più alto numero di incidenti mortali: 71 deceduti, di cui 59 in industria commercio e servizi e 11 nel settore agricolo;
nelle ultime settimane, solo nella Regione Puglia, sono rimaste vittime altre due persone sul luogo di lavoro incrementandone in tal modo il primato negativo ed altri incidenti non mortali continuano a reiterarsi quotidianamente;
il Mezzogiorno continua a detenere il primato negativo per il fenomeno del caporalato nonostante gli attuali controlli da parte degli organismi preposti a disincentivare la pratica del lavoro nero -:
se il Governo al fine di disincentivare il reiterarsi di questi drammatici fenomeni intenda procedere all'assunzione degli ispettori del lavoro idonei per rispondere alle esigenze di rafforzamento dell'organico in servizio al fine di contrastare la scia di morti bianche e garantire una più adeguata vigilanza sui luoghi di lavoro.
(5-00247)

MANCUSO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
ogni anno le patologie allergiche causate dai pollini risultano in costante aumento, ed in particolare le pollinosi causate dall'Ambrosia la quale contiene un potente allergene (si pensa che ogni pianta del genere Ambrosia sia in grado di produrre fino ad un miliardo di grani polline);
questa pianta erbacea, di origine nord americana è, ormai, diffusa anche in gran parte delle regioni italiane, in particolar modo in lombardia e Piemonte;
i danni provocati dall'Ambrosia artemisiifolia sono molteplici: negli uomini causa forti allergie a causa del polline inalato, ma anche con il semplice contatto con l'infiorescenza (nei casi più gravi si registrano gravi disturbi respiratori ed asma); all'agricoltura causando infestazione tra le colture di girasoli, rape da foraggio, fave e soia e nei campi incolti; alla natura perché l'Artemisia ha un forte potenziale di diffusione (una singola pianta può produrre circa 3.000 semi che nel suolo conservano la facoltà di germogliare per 40 anni);
la Regione Lombardia ha già adottato un piano per contrastare questa vera e propria piaga, emettendo una apposita ordinanza, che obbliga i Comuni del territorio lombardo, a provvedere all'esecuzione di almeno 3 sfalci all'anno, per evitare il riprodursi di questo infestante ed inoltre è previsto l'obbligo della mappatura delle aree pubbliche ove è presente la pianta in oggetto;
tale incremento di pollinosi determina un conseguente aumento della spesa sanitaria per la diagnosi ed il trattamento, e della spesa sociale per la riduzione temporanea della capacità lavorativa dei soggetti affetti da allergia -:
se il Governo abbia intenzione di predisporre un piano nazionale di tutela della salute dei cittadini che preveda misure efficaci a contrastare la diffusione sul suolo italiano della Ambrosia Artemisiifolia, seguendo quanto già intrapreso, ad esempio, dalla Regione Lombardia;
se intenda adottare ulteriori metodi alternativi ed integranti di contenimento, quali la pacciamatura per superfici di limitate dimensioni, oppure incentivando la lavorazione profonda del terreno (come la discatura, con erpice a disco nei campi successivamente al raccolto).
(5-00248)

Interrogazioni a risposta scritta:

ANIELLO FORMISANO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nella XIV Legislatura il sottoscritto interrogante, in qualità di senatore, con

atto Senato n. 4-08511, interrogava l'allora Ministro della salute, circa un caso di mala sanità verificatosi nella città di Caserta, ove una neonata, la piccola Eleonora Lunghini, nata con gravissima asfissia perinatale nella casa di cura S. Luca il 7 agosto 2003, veniva trasferita presso la U.O.T.I.N. (Unità Operativa Terapia Intensiva Neonatale) dell'azienda ospedaliera (A.O.) «S. Sebastiano» di Caserta, ove restava ricoverata per oltre 4 mesi, per poi essere nuovamente trasferita al Santobono di Napoli, ove moriva il 6 gennaio 2004;
nell'interrogazione si evidenziava il contrasto venutosi a creare tra la famiglia Lunghini e il dottor Falco, direttore della TIN (Terapia Intensiva Neonatale) dell'ospedale, tale da portare la famiglia a trascrivere sulla cartella clinica il diniego alle terapie mediche sommariamente proposte, essendo ritenute «terapie invasive» tali da configurarsi come «un'inutile accanimento terapeutico»;
la risposta all'interrogazione veniva resa in data 22 febbraio 2006 dall'allora Sottosegretario di Stato al ministero della salute, che rispondeva citando un rapporto trasmesso dalla Prefettura Napoli, all'uopo incaricata, che si avvaleva di «...due relazioni del Direttore generale dell'azienda ospedaliera S. Sebastiano di Caserta...», con ciò avvalorando la tesi difensiva sostenuta dal dottor Falco «... di essersi attenuto all'obbligo di curare il paziente, secondo scienza e coscienza...» in essa si precisava inoltre che «...la competenza in materia è delle autorità sanitarie regionali...»;
nella XV legislatura, l'interrogante rivolse una nuova interrogazione a risposta scritta (atto Senato 4-00286 dell'11 luglio 2006) chiedendo l'intervento del Ministro della salute, in quanto la prima risposta era da ritenersi elusiva ed assolutamente insufficiente, purtroppo il Ministro non ha mai risposto;
nel frattempo, e nell'attesa delle risultanze dell'indagine ministeriale, la famiglia Lunghini avviava una intensa attività di verifica sulla regolarità dei comportamenti medici della TIN dell'ospedale di Caserta, presentando una serie di istanze al Direttore dell'ASL CE 1 e alla direzione dell'azienda ospedaliera S. Sebastiano di Caserta;
verificato che i riscontri ricevuti dalla direzione dell'azienda ospedaliera S. Sebastiano tendevano ad assolvere il comportamento tenuto dal Direttore della TIN, dottor Falco, la famiglia Lunghini rivolgeva in data 24 maggio 2005 un'apposita istanza all'Assessore regionale alla sanità della Regione Campania, con richiesta di «...attivazione di attività ispettiva nei confronti dell'azienda ospedaliera S. Sebastiano di Caserta...»;
l'assessorato alla sanità della Regione Campania, dispose una ispezione attraverso il SICS (Servizio ispettivo della Regione Campania), che dopo minuziosa e dettagliata indagine inviava all'Assessore regionale alla sanità le sue conclusioni, arrivando a stabilire che:
a) la ASL Caserta 1 non ha fornito allo scrivente Servizio Ispettivo le documentazioni richieste, in relazione alle attività di controllo effettuate presso la Casa di Cura S. Luca di Caserta, alla verifica di sussistenza dei requisiti minimi di esercizio di natura organizzativa, tecnologica e strutturale della Casa di Cura stessa e alle procedure autorizzative previste dalla D.G.R.C. n. 3958 e 7301/01;
b) la stessa Azienda Sanitaria non ha inoltre avviato le procedure autorizzative di legge nei confronti delle attività sanitarie proprie dell'azienda ospedaliera S. Sebastiano, perché detta azienda ospedaliera tardava nel rendere disponibili le documentazioni necessarie. A giudizio dello scrivente servizio, tali ritardi non possono giustificare l'inerzia amministrativa degli organi di Sanità Pubblica;
c) la U.O. di Terapia Intensiva Neonatale dell'azienda ospedaliera S. Sebastiano di Caserta non risponde ai requisiti minimi di natura strutturale tecnologica, impiantistica ed organizzativa previsti dalle vigenti norme in materia di esercizio delle attività sanitarie;

d) la mancanza di alcuni requisiti di natura organizzativa, in particolare appare poco conciliabile con i criteri di massima efficacia e sicurezza richiesti nell'esercizio di attività ad alta criticità quali quelli di una U.O. di T.I.N.;
dopo numerose ed ulteriori istanze della famiglia Lunghini, il nuovo Sindaco di Caserta, ing. Nicodemo Pettoruti, quale autorità sanitaria, in data 21 novembre 2007, ha provveduto ad ordinare «...l'interruzione dell'attività per la perdita dei requisiti di cui all'autorizzazione...» alla casa di cura S. Luca;
nonostante il ricorso al Tar, prima (sentenza n. 90/2008) ed al Consiglio di Stato, dopo (decisioni n. 587 e n. 588/08) la casa di cura S. Luca è attualmente chiusa, ma l'A.S.L. e la Regione Campania ritengono l'accreditamento solamente sospeso e non revocato;
per quanto riguarda il reparto TIN dell'azienda ospedaliera S. Sebastiano, risulta all'interrogante che la famiglia abbia rivolto ulteriori istanze alle autorità competenti che hanno dato i seguenti riscontri:
1) il Direttore generale del Ministero della sanità, con propria nota del 30 luglio 2007, ebbe a precisare che suscitava qualche perplessità che il processo di accreditamento dell'azienda ospedaliera S. Sebastiano, partito il 9 aprile 2002 fosse ancora in itinere, e che solo a seguito di una formale richiesta della famiglia Lunghini, il Dipartimento di Prevenzione dell'ASL CE 1 ne desse ragione in un documento che non precisava le ragioni del ritardo...»;
2) il Dirigente responsabile del Comune di Caserta, per converso, in una comunicazione dell'11 ottobre 2007, ebbe a precisare che nessuna ulteriore documentazione era pervenuta al suo settore dalla Struttura sanitaria dell'azienda ospedaliera S. Sebastiano di Caserta -:
se il Ministro non valuti opportuno intraprendere una ispezione che appuri definitivamente la verità di quanto avvenuto presso la TIN dell'Ospedale di Caserta durante la degenza della piccola Eleonora Lunghini;
se il Ministro non ritenga opportuno - nell'ambito delle procedure di rientro dal deficit sanitario - sensibilizzare le autorità regionali competenti affinché vengano prese con urgenza le opportune iniziative tese a riportare ordine nell'ASL CE 1 e nell'azienda ospedaliera S. Sebastiano di Caserta, in materia di controlli ed autorizzazioni, provvedendo, eventualmente, al commissariamento di dette strutture, nel caso di inattività, omissioni o colpevoli ritardi.
(4-00776)

BERNARDINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
martedì 22 giugno la signora Mia Copalea, cittadina romena di etnia Rom, si è recata con il figlio Ionitz Ciuraru presso l'Ospedale San Salvatore di Pesaro per richiedere una visita medica urgente ed un eventuale ricovero in seguito a fortissimi dolori alla testa che da giorni la tormentano a causa di un cancro al seno sviluppatosi con metastasi cerebrale;
secondo quanto riportato da alcune notizie stampa, la signora ha subito un delicato intervento alla testa, a Milano, poco prima di trasferirsi pochi mesi fa, a Pesaro, con la famiglia;
la signora Mia Copalea, recatasi presso il distaccamento oncologico, è stata affidata alle cure della dottoressa Baldelli, la quale - sempre secondo notizie di stampa - le ha rifiutato le cure presso la struttura sanitaria pubblica, perché priva di un documento attestante la propria residenza in Italia;
il signor Ciuraru, suo figlio, ha dichiarato inoltre che i dipendenti ospedalieri hanno rifiutato il ricovero alla madre pur avendo egli mostrato i documenti d'identità romeni, giustificando tale comportamento omissivo con il fatto che la

famiglia Ciuracu non ha a Pesaro una casa presso la quale poter prendere la residenza;
alla signora Copalea, secondo le affermazioni del figlio, il personale sanitario si è rifiutato di prescrivere le medicine più urgenti spiegando inoltre che per poter avere accesso privatamente ad una visita oncologica sarebbe stato necessario disporre di una somma non inferiore ai 400 euro;
la Costituzione, con gli articoli 2, 3 e 32, riconosce come fondamentale il diritto alla salute e lo tutela anche nell'interesse della collettività, garantendo cure gratuite agli indigenti;
i cittadini comunitari, come sono i rumeni, godono dello stesso status dei cittadini italiani -:
se intenda adottare un'iniziativa ispettiva presso il distaccamento oncologico del San Salvatore di Pesaro per accertare quanto riportato in premessa e se non intenda assumere ogni iniziativa di competenza per assicurare le cure alla signora Copalea;
quali iniziative intenda mettere in atto per prevenire discriminazioni sanitarie ai danni dei cittadini comunitari di etnia rom.
(4-00779)

TESTO AGGIORNATO AL 30 LUGLIO 2008

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

REALACCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
una recente ricerca dell'associazione ambientalista WWF denuncia che il patrimonio forestale del pianeta è seriamente messo a rischio dai traffici illegali di legname. A livello mondiale, un quinto del legname importato nella Ue nel 2006 proviene da risorse illegali, prevalentemente da Russia, Indonesia e Cina. Solo nel 2006 l'Unione europea ha importato tra 26,5 e 31 milioni di metri cubi di legname e prodotti derivati del legno di origine illegale, una cifra che equivale al totale del legname prodotto in Polonia nello stesso anno. Il 23 per cento dei prodotti in legno importati dall'Europa dell'est, il 40 per cento dei prodotti importati dal Sudest asiatico, il 30 per cento di quelli importati dal Sud America, e il 36-56 per cento di quelli provenienti dall'Africa hanno origine sospetta o illegale;
l'Italia è uno dei principali Paesi acquirenti in questo florido mercato. Nel nostro paese arriva il 14 per cento del legname illegale esportato dalla Bolivia, sotto forma di tavole di legno, parquet, e altri prodotti per arredo; il 24 per cento del «prodotto» fuorilegge che esce dal Camerun; il 33 per cento del legname illegale della Costa d'Avorio, il 25 per cento di quello della Repubblica Democratica del Congo, il 36 per cento di quello esportato dal Congo, il 24 per cento di quello dal Gabon, il 14 per cento del prodotto illegale dall'Indonesia, il 13 per cento dalla Thailandia, il 5 per cento dalla Malesia e il 7 per cento dalla Cina. Negli ultimi anni poi, nel mercato illegale italiano si sono affacciati anche i Paesi dell'est, come Bosnia e Ucraina, rispettivamente con il 42 per cento e l'11 per cento di legname illegale esportato;
a perderci è il mercato legale: secondo la Banca mondiale il traffico irregolare implica un mancato guadagno per il settore del legname di 10 miliardi di dollari. L'Italia in particolare, importa notevoli quantità di legname fuorilegge esportato da Paesi dell'Africa, dell'Asia, e del Sudamerica e questo rappresenta un serio danno per l'economia sana del nostro paese e per quelle aziende che hanno puntato sulla qualità e il rispetto dell'ambiente;
ai traffici illegali di legname, oltre all'impatto sui cambiamenti climatici (25 per cento emissioni gas serra è dovuto a degradazione delle foreste e deforestazione), si lega il crimine organizzato, la corruzione, la violenza e il riciclaggio di denaro. Inoltre, spesso i profitti di queste attività servono a finanziare guerre civili e acquisto d'armi, specie in Africa -:
se non intendano intraprendere azioni urgenti volte ad impostare una strategia di cooperazione con i Paesi terzi, per promuovere la certificazione della gestione delle foreste nei Paesi d'origine, per garantire di non intaccare irrimediabilmente queste risorse, e per attivare la certificazione della filiera commerciale di questo legname in collaborazione con l'industria del settore.
(4-00772)

...

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

CIMADORO e PIFFARI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
lo spreco di energia elettrica nelle amministrazioni pubbliche rappresenta un annoso problema che contribuisce ad aggravare il bilancio dei conti pubblici;
all'articolo 1, comma 4, della legge n. 10 del 1991 il principio del risparmio energetico è di fatto equiparato alle opere di pubblico interesse e di pubblica utilità, al punto di dichiararlo indifferibile ed urgente;
il consumo inutile di energia elettrica è accentuato dalla scarsa percezione dell'obbligo morale del risparmio, di cui la sfera pubblica sembra particolarmente pervasa, nell'usufrutto delle risorse in dotazione per lo svolgimento della propria attività lavorativa;
tale malcostume non si esaurisce nella sistematica noncuranza verso lo spegnimento di luci e lampade ma è fortemente accentuato dall'uso poco oculato della funzione di stand-by degli apparecchi elettrici;
l'incidenza imputabile alla cattiva abitudine di lasciare in stand-by computer e relativi componenti (quali modem, stampanti, casse ed altro), fax, fotocopiatrici, televisori, eccetera normalmente in uso nei palazzi della pubblica amministrazione, rappresenta una considerevole quota del computo totale dello spreco di energia elettrica;
a peggiorare la situazione spesso accade che le case produttrici degli apparecchi elettrici non riportino il loro consumo in stand-by, oppure i Kw consumati annualmente, e che, quindi, per l'utente sia difficile controllare questi consumi nascosti ed inutili che vanno ad accumularsi, con dispersioni varie, incidendo sulla bolletta annuale anche per centinaia di euro;
secondo alcune misurazioni non ufficiali, effettuate nel laboratorio «Smarcadabollo» dagli utenti registrati ed autorizzati dal Sito Energia 0 CO2, il led del desktop di un'Apple Imac 17" lasciato acceso in stand-by consuma 8 watt giornalieri, per un totale di consumo annuo di 70 kwh, che corrisponde ad un costo pari a circa 11,20 euro mentre il led del desktop di un PC pentium IV con monitor LG Flatron 17", lasciato acceso in stand-by, consuma 17 watt giornalieri, per un totale di consumo annuo di 149 kwh, con costi pari a 23,84 euro;

anche nel sito ufficiale dell'Enel al link: http://www.enel.it/sportello_online/elettricita/consumaintelligente/, si possono trovare consigli utili all'utente per un consumo intelligente, tra i quali leggiamo: «Quando spegni una tv o il dvd non lasciarlo in stand-by. Evita cioè di lasciare accesa la piccola luce che segnala il non completo spegnimento dell'apparecchio: sembra un consumo insignificante, ma moltiplicato per tante unità rappresenta un grande spreco a livello nazionale»;
moltiplicando questo apparente piccolo consumo per 24 ore su 24 e per milioni di apparecchi in uso in tutto l'apparato della pubblica amministrazione si ha un consumo energetico spaventoso;
gli Stati membri dell'Unione europea hanno recentemente approvato la proposta di regolamento del Comitato di regolamentazione per la progettazione ecocompatibile finalizzato alla riduzione del consumo di energia elettrica da parte delle apparecchiature domestiche e da ufficio in posizione stand-by. Il regolamento fissa prescrizioni di efficienza energetica per tutti i prodotti commercializzati in Europa, che si tradurranno in una riduzione del consumo di energia elettrica delle apparecchiature in posizione di stand-by a livello comunitario di quasi il 75 per cento entro il 2020 -:
se il Ministro non ritenga opportuno emanare circolari circa la necessità che l'intero personale dei pubblici uffici nonché il personale di servizio preposto si impegni obbligatoriamente a spegnere al termine del loro funzionamento gli apparecchi elettrici, tutte le fonti di illuminazione ed i condizionatori climatici, al fine di abbattere gli ingenti costi energetici ed il conseguente impatto ambientale;
se non sia il caso di assumere iniziative legislative volte a prevedere un miglior utilizzo delle risorse, investendole nella ricerca tecnologica, nella direzione indicata dal Comitato della Commissione europea, affinché i produttori di apparecchi elettrici utilizzino soluzioni a basso consumo ed a spegnimento totale automatico, anche da telecomando.
(4-00778)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

TIDEI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 24 giugno 2008 nelle ore pomeridiane nel cantiere di TVN di Civitavecchia dove è in atto la conversione a carbone della Centrale termoelettrica si è verificato un incidente mortale nel quale ha perduto la vita l'operaio sloveno Ivan Ciffary di 24 anni dipendente della società altoatesina La Pichler cadendo da un'altezza di oltre 20 metri, e questa nuova tragedia si è verificata a pochi mesi da un precedente incidente mortale dove aveva perduto la vita un giovane di 31 anni;
pertanto emerge che nel cantiere le misure di sicurezza sono insufficienti e nonostante le più volte denunciate carenze non si è mai seriamente provveduto a verificare le condizioni in cui sono costretti a lavorare gli operai;
l'ENEL ha imposto alle imprese un regime delle attività tale da accelerare i ritmi di lavoro per rispettare l'accensione a carbone di un gruppo a datare dal prossimo 30 luglio, determinando un peggioramento generale delle condizioni di lavoro attraverso ore di straordinario, causando affaticamento e stress aggiuntivi e quindi imponendo un sistema di lavoro irrazionale, pesante ed esponendo gli operai a rischi e pericoli continui;
l'ENEL Spa non si è, secondo l'interrogante, seriamente preoccupata di promuovere una cultura della sicurezza, fondata su corsi di formazione professionale e sulla verifica costante del rispetto rigoroso

della normativa vigente prevista dalle leggi, attraverso un progetto di coinvolgimento della ASL Roma F, delle OO.SS. e di Tecnici e Specialisti del settore energetico e della sicurezza;
la conferma di queste precise responsabilità è data dal fatto che tra l'uno e l'altro degli incidenti mortali non si è verificato alcun sostanziale miglioramento della qualità del sistema di Sicurezza e della personale capacità dei singoli lavoratori di affrontare situazioni e di quotidianità emergenza;
nel panorama generale delle difficoltà che si riscontrano e delle responsabilità che emergono si deve considerare anche l'eventuale e possibile infiltrazione di organizzazioni mafiose e camorristiche, come più volte denunciato dalla D.I.A. e recentemente anche da giornali qualificati, nel presumibile disegno affaristico che si è andato costruendo attorno ai notevoli investimenti realizzati sia nell'area della Centrale sia nell'ambito portuale di Civitavecchia;
nonostante l'enorme mole di risorse finanziarie investite nella costruzione della Centrale, il sistema delle imprese locali ha subito un lento e graduale deterioramento ed impoverimento, con la conseguenza che il territorio interessato, non solo non ha avuto alcun concreto beneficio, ma ha addirittura subito danni notevoli sia alla situazione ambientale che a quella economica e sociale che si aggraverà ulteriormente a lavori ultimati;
l'interrogante si riserva di adottare gli strumenti a sua disposizione per promuovere l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla questione -:
quale urgente, rigoroso intervento intenda promuovere il Governo sul Cantiere TVN di Civitavecchia in ordine all'incidente mortale del 24 giugno per verificare se la Normativa sulla Sicurezza sia rispettata nella sua interezza, evitando che ancora una volta si archivi la morte di un lavoratore invocando la solita «tragica fatalità»;
se i Ministri interrogati non ritengano, in tale contesto, di invitare ad un tavolo con la Regione Lazio, il Comune di Civitavecchia e i Comuni del comprensorio per compiere un esame approfondito, dell'intera vicenda rinviando l'accensione prevista di uno dei Gruppi a dopo gli avvenuti accertamenti, e le riconosciute responsabilità;
di quali elementi disponga il Ministro dell'interno in ordine a infiltrazioni mafiose e malavitose nell'area di Civitavecchia, più volte denunciate dalla stampa nazionale.
(3-00098)

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Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Bertolini e altri n. 1-00029, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 luglio 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Paglia, Bernardo, Raisi, Toccafondi, Castiello, Vincenzo Antonio Fontana, Fucci, Lo Presti, Antonino Foti, La Loggia, Rosso.