XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 16 settembre 2008

TESTO AGGIORNATO AL 2 OTTOBRE 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
il crescente fenomeno dell'immigrazione ha modificato sensibilmente il modello organizzativo del sistema scolastico italiano;
l'elevata presenza di alunni stranieri nelle singole classi scolastiche della scuola dell'obbligo determina difficoltà oggettive d'insegnamento per i docenti e di apprendimento per gli studenti;
il diverso grado di alfabetizzazione linguistica si rivela quindi un ostacolo per gli studenti stranieri che devono affrontare lo studio e gli insegnamenti previsti nei programmi scolastici, e per gli alunni italiani che assistono a una «penalizzante riduzione dell'offerta didattica», a causa dei rallentamenti degli insegnamenti, dovuti alle specifiche esigenze di apprendimento degli studenti stranieri;
tale situazione è ancora più evidente nelle classi che vedono la presenza di studenti provenienti da diversi Paesi, le cui specifiche esigenze personali sono anche caratterizzate dalle diversità culturali del Paese di origine, tanto da indurre gli insegnanti ad essere più tolleranti e meno rigorosi in merito alle valutazioni volte a stabilire i livelli di competenza acquisiti dagli alunni stranieri e italiani sulle singole discipline;
dai dati forniti dal Ministero dell'istruzione, la crescita di alunni stranieri, registrata nell'anno scolastico 2007-2008, è pari a 574.133 unità, con un incidenza del 6,4 per cento rispetto alla popolazione scolastica complessiva;
tale situazione è determinata dalla crescita degli alunni stranieri nel triennio 2003-2005 intensificatasi anche per effetto dei provvedimenti di regolarizzazione (legge n. 189 del 2002 e legge n. 222 del 2002);
rispetto alle nazionalità, si confermano ai primi posti i gruppi di studenti provenienti dai Paesi dell'Est europeo, in particolare la Romania che, nell'arco di due anni, è passata dal 12,4 per cento (52.821 alunni), al 16,15 per cento (92.734 alunni), superando la numerosità degli alunni provenienti dall'Albania (85.195 pari al 14,84 per cento), e dal Marocco (76.217 presenze, pari al 13,28 per cento);
la disomogenea distribuzione territoriale di alunni con cittadinanza non italiana, molto concentrata al centro-nord e scarsa al sud e nelle isole, interessa circa 37.000 punti di erogazione del servizio scolastico, rispetto ai 57.000 presenti in ambito nazionale. È evidente il divario esistente tra i primi e i secondi, determinato dalla necessità per i primi di adeguare gli aspetti organizzativi e didattici all'attività di integrazione degli alunni stranieri;
la più elevata consistenza di alunni stranieri si trova nella scuola primaria e secondaria di I grado (il 7,7 frequenta la primaria, il 7,3 per cento la secondaria di I grado, il 6,7 per cento le scuole dell'infanzia). Gli istituti di istruzione secondaria di II grado, pur non raggiungendo complessivamente i valori delle presenze registrate nella scuola primaria e secondaria di I grado registrano l'8,7 per cento del totale degli studenti. Tra questi ultimi la maggior parte è concentrata nei professionali,

dove rappresentano l'8,7 per cento del totale degli studenti, mentre nei tecnici raggiungono il 4,8 per cento e nei licei sono appena l'1,4 per cento;
l'osservazione a livello territoriale evidenzia che l'incidenza degli alunni con cittadinanza non italiana è particolarmente significativa in Emilia Romagna, Umbria, Lombardia e Veneto dove essi rappresentano più del 10 per cento della popolazione scolastica regionale;
la presenza di studenti stranieri nel Centro-Nord è quindi superiore alla media italiana fino a raggiungere i 12 studenti stranieri ogni 100 in Emilia Romagna, mentre nel Mezzogiorno l'incidenza percentuale varia tra l'1,3 e il 2,3 per cento ad eccezione dell'Abruzzo con il 5 per cento;
di grande attualità risultano i dati sulla presenza di alunni nomadi, essi raggiungono le 12.342 unità e pertanto rappresentano il 2,1 per cento degli alunni stranieri. Più della metà degli alunni nomadi frequenta la scuola primaria;
relativamente al rapporto tra la frequenza delle scuole statali e non statali e le loro suddivisioni tra i diversi gradi della scuola, si registra la presenza del 90,3 per cento di alunni stranieri in scuole statali, mentre il restante 9,7 per cento risulta iscritto in istituzioni scolastiche non statali;
i Paesi di provenienza degli alunni stranieri, sui 194 censiti dall'Istituto nazionale di statistica, sono ben 191. Nelle scuole della provincia di Bergamo, ad esempio, i dati del 2005 registravano la rappresentanza di 118 cittadinanze, a Perugia 109, a Pesaro 90, a Siena 80, a Latina 78;
l'osservazione sull'esito scolastico degli alunni italiani a confronto con quello degli alunni stranieri rivela che nelle scuole dove sono presenti alunni con cittadinanza non italiana si riscontra una maggiore selezione nei loro riguardi che finisce per incidere sui livelli generali di promozione: il divario dei tassi di promozione degli allievi stranieri e di quelli italiani è -3,36 nella scuola primaria, -7,06 nella secondaria di I grado, -12,56 nella secondaria di II grado, in cui più di un alunno straniero su quattro non consegue la promozione;
la presenza di minori stranieri nella scuola si inserisce come fenomeno dinamico in una situazione in forte trasformazione a livello sociale, culturale, di organizzazione scolastica: globalizzazione, europeizzazione e allargamento dell'Unione Europea, processi di trasformazione nelle competenze territoriali (decentramento, autonomia eccetera), trasformazione dei linguaggi e dei media della comunicazione, trasformazione dei saperi e delle connessioni tra i saperi, processi di riforma della scuola;
il fenomeno migratorio sta assumendo caratteri di stabilizzazione sia per le caratteristiche dei progetti migratori delle famiglie, sia per la quota crescente di minori di origine immigrata che nascono in Italia o comunque frequentano l'intero percorso scolastico;
la Convenzione internazionale dei diritti dell'infanzia sancisce che tutti devono poter contare su pari opportunità in materia di accesso alla scuola, nonché di riuscita scolastica e di orientamento;
la scuola italiana deve quindi essere in grado di supportare una politica di «discriminazione transitoria positiva», a favore dei minori immigrati, avente come obiettivo la riduzione dei rischi di esclusione;
la maggior parte dei Paesi europei ha costruito luoghi d'apprendimento separati per i bambini immigrati, allo scopo di attuare un percorso breve o medio di alfabetizzazione culturale e linguistica del Paese accogliente. La presenza di bambini stranieri, ma anche nomadi o figli di genitori con lo status di rifugiati politici, implica l'aggiunta di finanziamenti e di docenti, e l'organizzazione di classi di recupero successive o contemporanee all'orario

normale, di classi bilingue, oppure con la presenza di assistenti assunti a tal fine;
in Grecia, ad esempio, le scuole con un gran numero di alunni stranieri, figli di genitori nomadi o di greci rimpatriati, organizzano delle classi propedeutiche o delle sezioni preparatorie per l'insegnamento del greco, ma anche della lingua d'origine, per facilitare l'integrazione di questi bambini nel sistema educativo. Queste classi e sezioni usano materiale didattico specifico e possono essere seguite da insegnanti ordinari che effettuano delle ore supplementari, insegnanti di sostegno temporanei o da insegnanti con qualifiche specifiche a orario ridotto. Il rapporto ufficiale alunni/insegnanti da rispettare è di 9-17 alunni per insegnante nelle classi propedeutiche e di 3-8 alunni per insegnante nelle sezioni preparatorie. L'assegnazione delle risorse dipende dalla presenza di un numero di alunni sufficiente per poter organizzare una classe o sezione;
le gerarchie istituzionali del precedente Governo di centro-sinistra hanno rigettato la proposta della Lega Nord, sulla necessità di istituire dette «classi propedeutiche», considerandole addirittura «luoghi di segregazione culturale», o «mere strategie di integrazione degli alunni immigrati», ritenendole «soluzioni compensatorie di carattere speciale», avvolte in schemi stereotipi e folkloristici;
la pedagogia interculturale del centro-sinistra, attraverso l'affermazione dell'«Universalismo», ha lasciato l'iniziativa alle singole scuole e agli enti locali, che pur avendo agito in maniera equilibrata, non possono attuare strategie per il superamento dei problemi derivanti dall'accoglienza e dalla formazione degli studenti stranieri. Le normative sull'immigrazione del 1998 e del 2002 (Testo Unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998 e legge n. 189 del 2002) contengono indicazioni utili sulla funzione e sull'uso dei cosiddetti «spazi dotati di strumenti appositamente dedicati», demandando alle scuole e agli enti locali l'iniziativa e la gestione di tali spazi e strumenti mirati all'istituzione di percorsi specifici di alfabetizzazione linguistica, di durata variabile;
i dati forniti dal Ministero della pubblica istruzione, università e ricerca evidenziano come il problema dei ripetenti e della dispersione scolastica incida soprattutto sui ragazzi stranieri. Secondo tali dati, il numero degli studenti stranieri ripetenti è del 4 per cento nella scuola primaria, dell'8 per cento nella scuola secondaria di primo grado e arriva al 14 per cento nella scuola secondaria di secondo grado. In riferimento a quest'ultimo ciclo di istruzione si rilevano inoltre incongruenze tra la classe frequentata e l'età, incongruenze che riguardano circa il 75 per cento degli studenti stranieri;
la dimensione della scuola, la quantità di stranieri rispetto alla popolazione scolastica e la quantità di cittadinanze concorrono al successo o all'insuccesso scolastico di tutti gli studenti;
dai dati ministeriali si rileva che per i diversi ordini di scuola gli alunni stranieri sembrano ottenere maggiori risultati quando sono ridotti di numero;
la densità della presenza di alunni con cittadinanza non italiana in piccole scuole sembra non favorire livelli elevati di esiti positivi. Tale fattore si determina maggiormente nelle scuole secondarie di secondo grado dove il decremento degli esiti in rapporto alla maggiore consistenza di alunni stranieri è ancora più accentuato: negli istituti di piccole dimensioni con gruppi minimi di studenti non italiani, il tasso di promozione degli alunni stranieri scende dal 93,29 per cento (da 1 a 5) fino al 78,64 per cento (da 11 a 30), se vi sono consistenti gruppi di alunni stranieri. Negli istituti di medie dimensioni (da 101 a 300 alunni complessivi) si passa dal 91,79 per cento al 78,46 per cento; negli istituti maggiormente dimensionati si passa dall'89,87 per cento all'80,26 per cento; ciò vuol dire che il tasso di promozione di alunni stranieri nelle scuole

primarie e secondarie di I grado è inversamente proporzionale alla dimensione della loro presenza nella scuola;
l'elemento della presenza di molte diverse cittadinanze nelle scuole, pur non coincidendo necessariamente con esiti negativi finali degli alunni stranieri, rappresenta un fattore condizionante del complesso sistema educativo e formativo che influenza l'intera classe;
le sopraccitate analisi sugli esiti scolastici sono importanti poiché consentono di comprendere determinate categorie di alunni per i quali l'obiettivo, oltre a quello degli apprendimenti, è anche quello dell'integrazione del sistema scolastico e del sistema sociale;
questa tipologia di alunni con cittadinanza non italiana consegue determinati esiti scolastici, in rapporto al livello di conoscenza della lingua italiana, alla dimensione temporale di scolarizzazione nel nostro Paese, alle misure di accompagnamento per la loro integrazione all'interno e all'esterno dell'ambito scolastico;
tali misure risultano infatti determinate sia dal numero degli studenti stranieri, sia dalle diverse nazionalità presenti nella stessa classe o scuola e dalle conseguenti differenti situazioni culturali e sociali che generano molteplici esigenze cui dare risposta,

impegna il Governo:

a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, autorizzando il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione;
a istituire classi ponte, che consentano agli studenti stranieri che non superano le prove e i test sopra menzionati di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana, propedeutiche all'ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti;
a non consentire in ogni caso ingressi nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ciascun anno, al fine di un razionale ed agevole inserimento degli studenti stranieri nelle nostre scuole e a prevedere, altresì, una distribuzione degli stessi proporzionata al numero complessivo degli alunni per classe, per favorirne la piena integrazione e scongiurare il rischio della formazione di classi di soli alunni stranieri;
a favorire, all'interno delle predette classi ponte, l'attuazione di percorsi monodisciplinari e interdisciplinari, attraverso l'elaborazione di un curricolo formativo essenziale, che tenga conto di progetti interculturali, nonché dell'educazione alla legalità e alla cittadinanza: a) comprensione dei diritti e doveri (rispetto per gli altri, tolleranza, lealtà, rispetto della legge del paese accogliente); b) sostegno alla vita democratica; c) interdipendenza mondiale; d) rispetto di tradizioni territoriali e regionali del Paese accogliente, senza etnocentrismi; e) rispetto per la diversità morale e cultura religiosa del paese accogliente;
a prevedere l'eventuale maggiore fabbisogno di personale docente da assegnare a tali classi, inserendolo nel prossimo programma triennale delle assunzioni di personale docente disciplinato dal decreto-legge n. 97 del 2004, convertito con modificazioni, dalla legge n. 143 del 2004, alla cui copertura finanziaria si provvede mediante finanziamenti da iscrivere annualmente nella legge finanziaria.
(1-00033)
«Cota, Goisis, Grimoldi, Rivolta, Maccanti, Aprea, Frassinetti, Granata, Latteri, Baldelli, Garagnani, Barbieri, Barbaro, Caldoro, Carlucci, Ceccacci Rubino, Di Centa, Renato Farina, Giammanco, Lainati, Mazzuca, Murgia, Palmieri, Massimo Parisi, Perina, Rampelli».

La Camera,
premesso che:
dall'inizio degli anni 2000, le dinamiche relative alla crescita delle retribuzioni, delle pensioni, della produttività e la stessa distribuzione della ricchezza prodotta in Italia, evidenziano che siamo in presenza di un grave problema di decrescente e insufficiente potere d'acquisto delle famiglie;
tale situazione è determinata, in primo luogo, dal rallentamento degli incrementi delle retribuzioni e delle pensioni reali, sia contrattuali che «di fatto», sia lorde che nette, soprattutto se confrontate con quello dei maggiori paesi europei. Oggi il nostro paese è in una situazione di crescita zero, di aumento dell'utilizzo della cassa integrazione e di un vistoso calo dei consumi;
i dati Istat, relativi all'andamento del prodotto interno lordo italiano nel secondo trimestre, rilevano una diminuzione dello 0,3 per cento, rispetto al trimestre precedente, e dello 0,1 per cento, rispetto al corrispondente trimestre 2007;
oltre 14 milioni di lavoratori, secondo recenti indagini, guadagnano meno di 1.300 euro netti al mese. Nei dati

dell'ultima indagine dell'Istat sulla condizione economica delle famiglie si evidenzia che:
il 14,6 per cento arriva con grande difficoltà a fine mese;
il 28,4 per cento non riesce a far fronte a una spesa imprevista;
il 9,3 per cento è in arretrato nel pagamento delle bollette;
il 10,4 per cento non riscalda adeguatamente la casa;
il 4,2 per cento non ha soldi per le spese alimentari;
il 10,4 per cento non ha soldi per le spese mediche;
il 16,4 per cento non ha soldi per le spese per l'abbigliamento;
le cause di questa situazione sono molteplici: lo scarto tra inflazione programmata e inflazione effettiva; il ritardo nel rinnovo dei contratti di lavoro, che mediamente sì attesta oltre i 12 mesi, ed è causa di una mancata crescita delle retribuzioni di uno/due punti percentuali; la mancata restituzione del drenaggio fiscale e l'assenza di una politica fiscale a sostegno dei redditi; l'inadeguata ridistribuzione della produttività attraverso la contrattazione di azienda e di territorio; l'aumento dell'incidenza percentuale del numero dei lavoratori con contratti atipici, precari e ad orario ridotto;
tra il 1992 e il 2007, in Italia, su una crescita complessiva, pur modesta, di 17 punti percentuali, soltanto due sono andati a vantaggio del lavoro. Questa emergenza salariale ha richiamato più volte l'esigenza di una nuova politica dei redditi che impegnasse governo e parti sociali. Nel DPEF 2009-2013 e nel decreto-legge n. 112 sulla manovra economica, l'attuale governo non ha preso in considerazione, nonostante le promesse elettorali, il problema dell'innalzamento del potere d'acquisto delle retribuzioni e delle pensioni, che potrebbe contribuire ad una ripresa dei consumi e di conseguenza, allo sviluppo del paese; negli ultimi due decenni, il crescente divario sociale, frutto di un sempre più accentuato squilibrio nella distribuzione della ricchezza a tutto scapito del fattore lavoro e dei percettori di redditi fissi - così come evidenziato dalle più serie e circostanziate analisi, quali quelle della Banca d'Italia - oltre a rappresentare un inaccettabile elemento di iniquità, costituisce una delle cause della intrinseca debolezza del sistema economico e produttivo, stante l'ormai conclamata e prolungata debolezza della domanda interna;
la ripresa e la competitività dell'economia italiana non potrà non poggiare che sul recupero di valore del fattore lavoro, sotto il profilo economico, sociale, giuridico e culturale, e pertanto sarà necessario imprimere una decisa inversione di tendenza nell'azione di governo, rispetto alla filosofia che ha caratterizzato i primi provvedimenti di questa legislatura,

impegna il Governo:

ad aprire con le parti sociali un tavolo di concertazione volto in particolare a superare l'irrealistico tasso di inflazione programmata, fissato all'1,7 per cento, che rappresenta la pianificazione della perdita del potere d'acquisto delle retribuzioni a fronte di un'inflazione media reale del 4 per cento in Italia, (contro una stima per la zona euro pari al 3,6 per cento) mentre questo tasso andrebbe innalzato al livello che verrà definito dalle parti sociali, al termine della trattativa in corso sul rinnovo del modello contrattuale, anche al fine di evitare che si determinino due livelli di inflazione, una per il pubblico impiego e l'altra per il lavoro privato;
ad avviare una progressiva e incisiva diminuzione della pressione fiscale sulle retribuzioni medio basse (fino a 30 mila euro lordi annui), attraverso detrazioni fiscali, revisioni delle aliquote o restituzione del drenaggio fiscale, prevedendo il conseguimento dell'obiettivo di una riduzione del prelievo fino a 100 euro mensili, nell'arco del prossimo triennio 2009-2011;

a incentivare la contrattazione decentrata, continuando l'azione prevista dal protocollo del 23 luglio 2007, attraverso: la decontribuzione del salario di produttività, aumentando la dotazione dell'apposito fondo, su cui sono attualmente stanziati 650 milioni di euro all'anno, e che consente una diminuzione dei contributi del 25 per cento e la pensionabilità di tale retribuzione; la sua detassazione a vantaggio dei lavoratori, rendendo strutturale l'attuale fondo di 150 milioni, stanziati dal governo Prodi per il 2008, e prevedendone il suo raddoppio;
a rivedere la norma varata dall'attuale governo in materia di straordinari e di incrementi di produttività, eliminando la possibilità di incentivare le erogazioni unilaterali delle aziende;
ad avviare un confronto con le parti sociali, così come previsto dal decreto del Governo Prodi emanato nel dicembre del 2007, per l'estensione progressiva della quattordicesima (già erogata nell'ottobre 2007 e nel luglio 2008 ad oltre 3 milioni di pensionati che hanno un assegno pensionistico fino a 700 euro mensili) alle pensioni di importo fino a 1.000-1.200 euro mensili;
a procedere, entro il 31 dicembre 2008, all'emanazione delle misure che rendano esercibile il diritto al pensionamento anticipato per il lavoratori impegnati in attività usuranti, in conformità a quanto previsto dal Protocollo del 23 luglio 2007.
(1-00034)
«Damiano, Letta, Soro, Sereni, Bressa, Berretta, Bellanova, Rampi, Codurelli, Mosca, Madia, Bobba, Gatti, Gnecchi, Schirru, Miglioli, Boccuzzi, Mattesini, Santagata, Motta, Mariani».

La Camera,
premesso che:
da ottobre 2007 è cessato lo stato emergenziale sul ciclo della raccolta e smaltimento dei rifiuti nella regione Calabria, come anche confermato dal Sottosegretario di Stato e Direttore del dipartimento di Protezione civile, Guido Bertolaso, recentemente recatosi in visita a Catanzaro per verificarne lo stato;
malgrado le ingenti risorse sia umane che economiche impegnate nel tentativo di dare una reale risoluzione all'emergenza nel territorio calabrese, tuttavia sono stati scarsissimi i risultati ottenuti nel conseguimento di una proficua ed efficiente gestione dell'intero ciclo integrato dei rifiuti;
recentemente la Regione Calabria nella persona del suo Presidente, ha prima escluso dalla giunta regionale l'assessore competente agli affari ambientali, che si opponeva alla proroga della gestione commissariale, per poi chiedere ufficialmente il rinnovo della fase emergenziale e la nomina di un nuovo commissario al Governo;
in data 8 luglio 2008 si è insediato il nuovo Commissario delegato all'emergenza ambientale in Calabria, Prefetto Goffredo Sottile, nominato con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri per il completamento in regime ordinario e in termini d'urgenza entro il 31 dicembre 2008 di tutte le iniziative già programmate e in corso di attuazione per il definitivo superamento del contesto di criticità ambientale in atto in Calabria;
è necessario oggi assicurare una serie di controlli e un attento monitoraggio sull'intero processo di gestione integrata del ciclo dei rifiuti e rimane imprescindibile l'attuazione del passaggio dalla gestione emergenziale a quella ordinaria, in cui ognuno deve assumersi le proprie responsabilità e non nascondere dietro la fase emergenziale una copertura su gestioni poco «attente»,

impegna il Governo:

a confermare la cessazione della fase emergenziale del ciclo dello smaltimento integrato dei rifiuti nella Regione Calabria e a non provvedere alla nomina di un nuovo commissario a far data del 31 dicembre 2008;
a presentare al Parlamento una relazione dettagliata consuntiva sugli interventi effettuati durante la lunga fase di

gestione commissariale, ivi compresa anche un'esatta ricognizione degli investimenti e del quadro debitorio e del conseguente trasferimento alle amministrazioni locali.
(1-00035)
«Tassone, Antonino Foti, Galati, Cesare Marini, Angela Napoli, Occhiuto, Pittelli, Santelli, Versace, Vietti».

TESTO AGGIORNATO AL 1° OTTOBRE 2008

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
degli incendi si riparla puntualmente ogni estate, quando bisogna mobilitare le forze in una situazione sempre più difficile e delicata proprio perché carente di una rete di prevenzione;
incendi di vaste proporzioni hanno distrutto ampi territori di molte regioni, in particolar modo quelli calabresi e, più drammatiche conseguenze, soprattutto per le abitazioni, sono state evitate per l'opera dei vigili del fuoco, del Corpo forestale dello Stato, della Protezione civile regionale e nazionale, dei volontari dell'azienda forestale della Calabria;
ormai è acquisito il dato che tali incendi sono di origine dolosa. Vi è quindi un chiaro disegno criminoso, volto alla distruzione di un patrimonio boschivo di grande pregio, come quello della Sila Calabrese;
è giusto rilevare che l'ingegner Vincenzo Caracciolo, comandante regionale del Corpo forestale, cogliendo nel segno, ha chiesto l'intervento degli agenti della speciale struttura investigativa del Corpo forestale -:
quali iniziative il Governo intenda assumere con urgenza, anche al fine di predisporre un piano di prevenzione, attraverso il coordinamento delle forze di polizia e del Corpo forestale dello Stato con un chiaro e forte supporto investigativo al fine di fronteggiare una situazione che non può essere tollerata anche per corrispondere agli impegni assunti nel tempo dai Governi che, nell'immediatezza degli eventi criminosi, hanno assunto precisi obblighi, di cui però, trascorsa «la stagione degli incendi», non c'è stata nessuna traccia.
(2-00120) «Tassone».

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
in merito ai recenti arresti operati a Bologna dalla DIGOS di estremisti islamici che reclutavano proseliti per compiere attentati terroristici in Afghanistan e Iraq, l'interpellante si ricollega a interpellanze presentate anche nella scorsa legislatura, alcune delle quali rimaste senza risposta, e sottolinea lo stato di emergenza vera e propria che Bologna vive da sempre e che per un certo aspetto l'ha resa crocevia di un certo terrorismo internazionale -:
di quali elementi disponga circa l'esistenza di collegamenti locali fra settori no global ed estremisti islamici, considerato che già in precedenza sono emerse contiguità tra tali formazioni e ambienti dell'estrema sinistra locale, con particolare riferimento alle aggressioni al CPT di via E. Mattei;
se non intenda rafforzare l'attività di prevenzione e di contrasto del terrorismo

con particolare riguardo ai settori più a rischio della realtà bolognese, per poter garantire a tutti i cittadini la certezza della propria sicurezza.
(2-00122) «Garagnani».

Interrogazioni a risposta orale:

CENNI, OLIVERIO, TRAPPOLINO e MARCO CARRA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che.
la legge 11 febbraio 1992, n. 157, recante «Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio», rappresenta un punto di equilibrio avanzato e condiviso dalle associazioni venatorie, ambientaliste e degli agricoltori;
la stessa legge presenta, tra i suoi principi ispiratori, la tutela del patrimonio faunistico nazionale e disciplina l'attività venatoria attraverso dati e parametri scientifici e stabilisce che le Regioni esercitano le funzioni relative alla programmazione e al coordinamento della gestione faunistico-venatoria;
in relazione a questa complessa funzione il comma 14 dell'articolo 67 della legge 23 dicembre 2000, n. 388 (legge finanziaria per il 2001) ha disposto che il 50 per cento della tassa di concessione governativa per la licenza di porto d'armi per uso di caccia venga trasferita alle Regioni «al fine di favorire la puntuale realizzazione dei programmi di gestione faunistico-ambientale sul territorio nazionale da parte delle Regioni, degli enti locali e delle altre istituzioni delegate ai sensi della legge 11 febbraio 1992, n. 157, e successive modificazioni», a decorrere dall'anno 2004. La stessa legge finanziaria per il 2001 ha stabilito inoltre che «per la realizzazione degli stessi programmi, in via transitoria, per ciascuno degli anni 2001, 2002 e 2003, è stanziata la somma di 10 miliardi di lire»;
fino ad oggi le Regioni hanno ricevuto soltanto i finanziamenti stanziati in via transitoria: i finanziamenti previsti per l'anno 2001 sono stati erogati nel 2003, quelli per l'anno 2002 nel 2004 e quelli relativi all'anno 2003 nel 2008;
le Regioni devono quindi ancora ricevere il 50 per cento della tassa governativa relativamente agli anni 2004, 2005, 2006, 2007 e 2008.
il comma 1 dell'articolo 35 della citata legge n. 157 del 1992 dispone che. «al termine dell'annata venatoria 1994-1995 le Regioni trasmettono al Ministro dell'agricoltura e delle foreste e al Ministro dell'ambiente una relazione sull'attuazione della presente legge»;
lo stesso articolo 35, al comma 2, precisa che «sulla base delle relazioni di cui al comma 1, il Ministro dell'agricoltura e delle foreste, d'intesa con il Ministro dell'ambiente, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, presenta al Parlamento una relazione complessiva sullo stato di attuazione della presente legge»;
ad oggi, ad oltre 16 anni dalla sua entrata in vigore, non è stata ancora presentata in Parlamento nessuna relazione da parte dei diversi Ministri competenti;
invece, varie iniziative parlamentari di modifica della legge 157 del l992 sono state presentate pur in mancanza di tale quadro di riferimento -:
se il Governo non intenda provvedere al più presto al trasferimento delle risorse dovute alle regioni, così come sancito dalla legge 23 dicembre 2000, n. 388;
quali intendimenti abbia il Governo in previsione di una sistemazione organica della finanza pubblica, in relazione alle funzioni svolte dalle Regioni, in forza dell'articolo 117 della Costituzione nelle materie non espressamente nominate dalla Costituzione;

se il Ministro per le politiche agricole non intenda provvedere, in tempi brevi, a presentare in Parlamento la relazione di attuazione della citata legge n. 157 e conseguentemente ad avviare su quella base un confronto nelle sedi competenti e tra le associazioni venatorie, ambientaliste e degli agricoltori, per valutare gli aggiornamenti legislativi necessari a rendere l'insieme delle norme citate più attuali ed efficaci sul piano interno e comunitario.
(3-00128)

STRIZZOLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nei mesi scorsi si è acuita la crisi dell'Alitalia, dopo le infruttuose ricapitalizzazioni degli anni precedenti e le gestioni costantemente in perdita, volta per volta comunque approvate dall'azionista;
dopo vari tentativi per realizzare una privatizzazione che salvaguardasse l'essenzialità del servizio di trasporto aereo, si era aperta una prospettiva per un accordo con l'unica offerta concreta avanzata al Tesoro da parte di Air France;
tale ipotesi è stata affossata - oltre che per responsabilità dei sindacati - per la pesante campagna propagandistica, circa la necessità di salvaguardare l'italianità della compagnia, portata avanti dall'attuale Presidente del Consiglio dei ministri durante la fase pre-elettorale dei mesi di marzo-aprile scorsi;
solo dopo più di quattro mesi dalle elezioni politiche è spuntata una cordata di imprenditori italiani disposta a rilevare gli assets produttivi della compagnia, al netto di tutte le passività di Alitalia, con l'inglobamento anche della compagnia aerea privata Air One;
le notizie di stampa e le dichiarazioni - spesso incomplete e contradditorie dei rappresentanti del Governo - circa i reali contenuti del progetto «Fenice» e le sue ricadute sul piano occupazionale (diretto e indotto), sulla ristrutturazione del settore aereo nazionale e sulle prospettive di sviluppo dei collegamenti internazionali non consentono di avere un quadro chiaro e trasparente sulle modalità di gestione dell'operazione, sulla tutela degli azionisti e dei creditori, sulla effettiva garanzia di salvaguardare un servizio pubblico di valenza strategica, senza gravare sui contribuenti e senza ridurre i collegamenti aerei soprattutto dalle regioni più periferiche verso Roma e Milano;
l'inglobamento di Air One fa venir meno l'unico concorrente interno ed è facile prevedere, soprattutto per alcuni aeroporti, un aumento dei prezzi dei biglietti e una riduzione del numero dei collegamenti rispetto agli attuali -:
quali siano gli esatti contenuti del piano «Fenice» per quanto attiene gli esuberi, la ricaduta sugli aeroporti medio-piccoli (tra i quali Ronchi dei Legionari in Friuli Venezia Giulia);
quali siano le motivazioni per cui si prevede l'inglobamento di Air One in tale operazione;
quali siano i criteri per stabilire futuri interventi del Governo nel caso in cui si determinino situazioni di crisi simili a quella di Alitalia;
quali siano gli oneri finali previsti a carico del bilancio dello Stato nell'ipotesi di attuazione concreta di quanto indicato dal piano «Fenice».
(3-00136)

Interrogazione a risposta in Commissione:

ARMOSINO e STRADELLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la Croce rossa italiana (CRI) possiede qualifica e natura di ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, espressamente richiamata dall'articolo 5

dello Statuto dell'associazione approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 maggio 2005, n. 97;
per l'assolvimento dei suoi servizi in tempo di pace e di guerra la Croce rossa italiana dispone di un corpo militare ausiliario delle Forze armate dello Stato;
l'attuale contingente in servizio del Corpo militare della CRI è costituito da 917 militari in servizio continuativo, i quali, pur non essendo stati espressamente soggetti alle norme che hanno modificato le disposizioni sullo stato degli ufficiali e dei sottufficiali dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica, hanno tutti i doveri propri dei militari delle Forze armate dello Stato;
il personale militare della CRI è impiegato con importanti mansioni al fianco dei militari delle Forze Armate, ma non è formalmente a queste equiparato;
è stata anche avviata, su istanza di diversi dipendenti della CRI, una procedura di stabilizzazione del personale richiamato nel Corpo, ai sensi del comma 519 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006;
la Croce rossa italiana non provvede, ormai da tempo, a rivedere in modo adeguato gli stipendi del proprio personale militare;
al contrario, recenti provvedimenti adottati dal Comitato centrale della stessa Croce rossa italiana hanno addirittura richiesto a singoli dipendenti la restituzione di importi già corrisposti a seguito di atti transattivi da questi sottoscritti con i vertici della stessa CRI, che avevano inteso recepire, in misura sia pur parziale, alcuni limitati miglioramenti retributivo-economici riconosciuti al resto del personale delle Forze armate -:
quali iniziative intendano intraprendere al fine di assicurare che il personale militare dipendente della Croce rossa italiana possa contare su riconoscimenti retributivi ed economici almeno pari a quelli inclusi negli ultimi contratti stipulati per il personale dell'Esercito;
quali urgentissime iniziative intendano adottare per bloccare l'inspiegabile richiesta, formulata dal Comitato centrale della CRI, di restituzione di quanto già corrisposto ai singoli dipendenti;
quali iniziative intendano avviare, in tempi auspicabilmente rapidi, per la definitiva stabilizzazione del personale richiamato nel Corpo della Croce rossa italiana ai sensi dell'articolo 1, comma 519, della legge n. 296 del 2006.
(5-00335)

Interrogazioni a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 185 del 2000 in materia di «Incentivi all'autoimprenditorialità e all'autoimpiego, in attuazione dell'articolo 45, comma 1, della legge 17 maggio 1999, n. 144», regolamenta le procedure per la concessione di prestiti a fondo perduto e mutui a tasso agevolato ai giovani imprenditori italiani;
tali disposizioni normative sono in generale rivolte a tutti i giovani italiani, residenti in Italia e di età compresa tra i 18 ed i 35 anni. Un regime più favorevole è poi previsto per i giovani residenti nelle regioni del Sud Italia, rientranti nell'obiettivo 1 della C.E.: Sicilia, Calabria, Campania, Basilicata, Molise, Puglia e Sardegna;
in base alle disposizioni del detto decreto legislativo, tutti i giovani residenti in queste regioni alla data del 1o gennaio 2000, hanno la possibilità di accedere a finanziamenti a fondo perduto ed agevolazioni per la creazione di nuove attività imprenditoriali, volte alla produzione di beni e servizi, che prevedano un investimento fino a euro 2.582.000 (5 miliardi delle vecchie lire); l'accesso a tali finanziamenti,

è comunque subordinato all'approvazione di un dettagliato progetto che deve essere vagliato ed eventualmente deliberato, entro 180 giorni dalla presentazione, dalla Sviluppo Italia S.p.A., società a capitale pubblico, interamente posseduto dal Ministero dell'economia;
l'importo finanziabile dalla Sviluppo Italia S.p.A. è pari al 90 per cento dell'investimento previsto per l'avvio della nuova attività e viene erogato in base allo stato di avanzamento dei lavori: le somme via via erogate vengono scomputate dal contributo in conto capitale. La restante somma, eccedente quella erogata in conto capitale, viene invece imputata al mutuo a tasso agevolato;
una volta che l'intero valore nominale e, a decorrere dal successivo mese di gennaio, il finanziamento in conto capitale saranno erogati, verranno posti in ammortamento per un periodo non superiore a 24 mesi. La somma ottenuta attraverso il mutuo a tasso agevolato è invece da restituire entro dieci anni con rate annuali posticipate, da versare entro il 31 dicembre di ogni anno;
a garanzia delle somme erogate a finanziamento con il mezzo del mutuo a tasso agevolato, l'articolo 4 del decreto legislativo n. 185 del 2000, prevede che garanzie e privilegi speciali debbano essere acquisiti «nell'ambito degli investimenti da realizzare»;
la normativa come anzi descritta ha però funzionato fino al 2001. A partire dal 2002, inspiegabilmente, l'intero iter si è notevolmente complicato: i giorni necessari per l'approvazione dei progetti si sono dilatati da 180 fino a 1.000, con progetti presentati nel corso del 2001 ed approvati solo nel 2004;
a ciò si aggiunga che, il 16 luglio 2004 è stato emanato, con effetto retroattivo al 2001, il decreto ministeriale di attuazione n. 250 del 2004. Tale decreto ha portato una profonda modifica alla disciplina originaria, rendendo l'utilizzo degli strumenti incentivanti l'imprenditoria giovanile di difficile, se non addirittura impossibile, accesso;
uno dei punti che ha subito le più marcate modifiche è certamente quello delle garanzie. In caso di mutuo a tasso agevolato, ad esempio, sono state richieste garanzie, personali e reali, pari al 50 per cento dell'importo del mutuo. Addirittura, in materia di capitalizzazione delle costituende società, si sono richiesti, ai giovani, conferimenti in misura non inferiore al 50 per cento dell'intero importo (la normativa fissa il limite del 10 per cento), con la conseguenza di scoraggiare quanti, privi di mezzi economici o di famiglie benestanti alle spalle, non hanno la possibilità di conferire a capitale somme pari o superiori a 500.000 euro, così come si è più volte verificato;
come se tutto ciò non bastasse, sono state modificate anche le modalità di erogazione dei finanziamenti. Il decreto ministeriale ha imposto la formula del 50 e 50, ovvero: il 50 per cento in conto capitale, il rimanente 50 per cento sotto forma di mutuo a tasso agevolato, facendo però decorrere i termini per il calcolo degli interessi a partire dall'effettiva erogazione e non, come da norma, dal successivo mese di gennaio, richiedendo così il rimborso delle somme con cadenza semestrale anziché annuale salvo, in caso di pagamento ritardato, imporre una mora calcolata sulla base del tasso di interesse annuale;
quanto sopra premesso rende pertanto chiaro che la normativa di cui al decreto legislativo n. 185 del 2000, così come integrata dal decreto ministeriale di attuazione n. 250 del 2004, è del tutto inefficace rispetto ai prefissati scopi di sostegno all'imprenditoria giovanile. Si rende pertanto necessario un nuovo intervento legislativo volto ad abrogare e modificare le norme che di fatto impediscono l'accesso dei giovani al credito di sostegno all'imprenditorialità -:
se il Governo ed in particolare il Ministro dell'economia non ritengano che

il problema dell'imprenditoria giovanile non meriti più attenzione e, nello specifico, una revisione della normativa attuale che passi attraverso:
1) l'abrogazione del decreto ministeriale di attuazione n. 250 del 2004;
2) l'imposizione a Sviluppo Italia S.p.A. di rispettare la normativa di cui al decreto legislativo n. 185 del 2000, soprattutto in materia di tempi e modi di erogazione dei finanziamenti;
3) la richiesta ufficiale del Governo a Sviluppo Italia S.p.A. di non considerare decaduti i progetti già precedentemente valutati positivamente, ma mai partiti a causa delle oggettive difficoltà da parte dei giovani nell'avviare l'attività alle condizioni sopra descritte. Tali progetti dovranno pertanto essere nuovamente finanziati sulla base della normativa di cui al decreto legislativo n. 185 del 2000;
quali differenti e/o nuove misure intenda adottare, ed in che tempi e modi, per migliorare la situazione e favorire, di conseguenza, l'economia ed il livello di produttività dell'intero sistema Paese.
(4-00998)

PEZZOTTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
alla fine di agosto 2008, il Presidente del Consiglio ha firmato un Trattato di amicizia, partnership e cooperazione tra l'Italia e la Libia;
tale Trattato, secondo il comunicato della Presidenza del Consiglio del 29 agosto, prevede, tra l'altro, «un rafforzamento della collaborazione... nella lotta... alle organizzazioni che sfruttano l'immigrazione clandestina»;
la stragrande maggioranza dei cittadini stranieri sbarcati nel 2008 sulle coste dell'Italia meridionale, sono partiti dalle coste libiche;
già nella precedente missione del Presidente del Consiglio in Libia il 27 giugno 2008 è stata messa in evidenza la necessità di attuare l'accordo italo-libico del 29 dicembre 2007 sul pattugliamento marittimo congiunto -:
se intenda rendere noti i dettagli del Trattato, innanzitutto in quanto alle modalità previste per la lotta alle organizzazioni che sfruttano l'immigrazione clandestina;
se, nel frattempo, l'accordo sul pattugliamento marittimo congiunto sia stato effettivamente attuato;
se intenda rendere note le garanzie fornite dal Governo libico in quanto al trattamento, in conformità con gli standard internazionali, dei cittadini stranieri, inclusi coloro che necessitano di protezione internazionale, respinti in territorio libico a conseguenza del pattugliamento marittimo congiunto e della lotta contro l'immigrazione clandestina.
(4-01002)

STUCCHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da tempo l'opinione pubblica ed i mezzi di informazione prestano particolare attenzione alle modalità con cui vengono utilizzati i fondi pubblici reperiti tramite le tasse pagate dai cittadini;
tutti i partiti e movimenti politici, almeno a parole, sottolineano la necessità del contenimento della spesa pubblica, della lotta agli sprechi e invitano a sane e virtuose gestioni di bilancio sia a livello centrale che negli enti locali;
proprio nelle realtà locali, grazie a norme che prevedono una legittima autonomia decisionale degli amministratori, a volte si assiste a decisioni di spesa che confliggono con gli obiettivi di riduzione dei costi della «macchina pubblica» senza apparenti benefici diretti per i cittadini;

è il caso, ad esempio, del Comune di Stezzano (Bergamo), che conta circa 12.500 abitanti, ove per la retribuzione del Segretario comunale/Direttore generale, come si evince dal bilancio di previsione 2008 e dai suoi allegati è stata stabilita una spesa di euro 247.031,92, ai quali vanno sommati euro 14.856,00 per i diritti di segreteria;
tale decisione appare sicuramente discutibile e incomprensibile, soprattutto se confrontata, ad esempio, con le indennità stabilite per coloro che occupano incarichi ben più importanti e gravosi. Per fare alcuni esempi al Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi tra indennità parlamentare (145.626 euro), stipendio da premier (54.710) e indennità di funzione (11.622), toccano circa 212 mila euro lordi annui; per i Ministri parlamentari l'indennità complessiva lorda annua ammonta a 189.847 euro; ad un Magistrato della Corte d'appello con 13 anni di anzianità toccano annualmente circa 98.000 euro lordi; da ultimo, certamente non per importanza, l'appannaggio, congelato al valore del 1999 per le difficoltà dei conti pubblici, del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è di 218 mila euro lordi l'anno;
come nel caso di Stezzano, i media locali e nazionali spesso riportano notizie di decisioni assunte in tante amministrazioni locali che risultano incompatibili con la politica di contenimento della spesa pubblica posta in essere dal Governo -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto sopra esposto e se, conseguentemente, ritengano urgente intervenire mediante apposite iniziative per rivedere il sistema di controllo sulla spesa pubblica in tutti i livelli istituzionali, potenziando il ruolo della Corte dei conti, affinché, salvaguardando il prezioso principio dell'autonomia decisionale degli amministratori, sia garantita una corretta gestione delle risorse disponibili.
(4-01018)

QUARTIANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
l'Ente italiano della montagna, ente pubblico di ricerca istituito a seguito della soppressione del precedente INM (ex IMONT) secondo un percorso di razionalizzazione degli enti pubblici, con particolare riferimento al ruolo di servizio per le istituzioni nazionali, regionali e locali deputate ad occuparsi di problemi e di iniziative rivolte alla montagna italiana;
il suddetto Ente è tuttora commissariato ed in attesa di attuazione dei dettami statutari conseguenti;
come agli interrogandi consta a seguito di nota loro inviata dal commissario dell'ente, richiamante il verbale n. 10/CR EIM del 2 settembre 2008, nel quale si dà contezza di quanto osservato dal Collegio dei Revisori riunitosi in quella data, il collegio dei Revisori dell'EIM ha richiamato l'attenzione delle Autorità e dei Ministri competenti, al fine di segnalare la condizione per la quale, in assenza di uno sblocco dei finanziamenti previsti dalle norme finanziarie e dagli impegni assunti dai Ministeri interessati (in particolare il Ministero dell'economia) l'Ente è prossimo alla paralisi operativa;
non è dato conoscere quali siano, allo stato, l'orientamento e le deliberazioni delle Autorità vigilanti, che, a giudizio dell'interrogante, dovrebbero affrontare le tematiche in discorso con la dovuta ponderazione -:
quali misure intenda il Governo assumere al fine di garantire il funzionamento dell'EIM, anzitutto provvedendo ad adottare le urgenti iniziative di competenza del governo medesimo in materia di finanziamento dell'Ente, a cominciare dagli impegni onerosi pregressi, che nessuna norma di legge finanziaria ha bloccato e che attendono di essere erogati.
(4-01030)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta orale:

NUCARA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
si formula un giudizio sostanzialmente positivo sul trattato di amicizia appena firmato con il Governo libico -:
se abbiano reale fondamento le dichiarazioni rese al Parlamento di Tripoli dal colonnello Gheddafi, secondo cui l'Italia si sarebbe impegnata a non consentire l'uso delle basi Nato presenti sul territorio italiano per eventuali attacchi alla Libia;
se esistano e cosa prevedano eventuali protocolli segreti o comunque non resi pubblici, concordati e sottoscritti tra i due governi.
(3-00126)

Interrogazione a risposta scritta:

MANCUSO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
è notizia dell'11 settembre 2008 che un'altra chiesa è stata bruciata in India da fondamentalisti indu, in particolare si tratta di una chiesa anglicana a Ratlam (Madya Pradesh);
lo scorso 8 agosto due missionari cattolici, una donna ed un uomo, sono morti, arsi vivi, nell'incendio di un orfanotrofio sito a Khuntapali (Orissa), nel tentativo di salvare i bambini ivi ospitati;
nel mese di agosto si sono susseguiti altri episodi di distruzioni, assalti, violenze nei confronti dei cristiani residenti a K. Nualgam, Kandhamal, Sundergarh, Bhavan Iptani, Udaygir, tutte località dello stato di Orissa;
la stessa Madre Teresa di Calcutta ebbe modo di confrontarsi con la violenza di quel fanatismo, legato alla ferrea suddivisione in caste su cui si basa la religione induista, che vede in alcuni aspetti della religione cristiana (misericordia, carità, vicinanza agli ultimi) un pericolo sovversivo e rivoluzionario;
i corpi delle persone di fede cristiana uccisi con le pietre e a bastonate o con i machete, sono stati lasciati a decomporsi sulla strada ed in balia dei cani per giorni perché tutti avevano paura di ritorsioni in caso di sepoltura;
dietro a queste violenze c'è la mano del movimento fanatico induista V.H.P. (Visna Hindu Parishad) e del partito politico B.J.P. (Bharatiya Janata Party);
i cristiani in India rappresentano solo il 2,3 per cento della popolazione, ma nonostante si tratti di una piccola minoranza curano il 20 per cento dell'educazione primaria, il 10 per cento dei programmi di alfabetizzazione e di sanità pubblica, il 25 per cento dell'assistenza agli orfani ed ai malati di aids -:
se il Governo intenda esprimere, oltre alla dovuta e ferma condanna di queste violenze, al Governo indiano, la grave preoccupazione per il ripetersi ciclico di questi episodi e la richiesta che i responsabili vengano perseguiti e puniti;
se il Governo intenda attivarsi nei confronti del Governo indiano affinché promuova il dialogo tra le diverse componenti religiose della società indiana.
(4-01001)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI e BERNARDINI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
a oggi in Europa, secondo solo alla produzione di energia elettrica da fonti fossili, il trasporto su strada è responsabile dell'emissione di CO2 nell'atmosfera per il

20 per cento del totale, di cui circa il 70 per cento imputabile al trasporto privato su auto;
le case automobilistiche operanti sul territorio dell'Unione (ACEA, JAMA e CAMA) non hanno rispettato gli impegni presi nel 1998 su base volontaria con la Commissione europea per il raggiungimento entro il 2008 del limite di 140 gr- CO2/km come media di emissioni dei nuovi modelli auto immessi sul mercato per giungere, entro il 2012, al limite obiettivo di 120 gr-CO2/km;
il Parlamento europeo, su proposta della Commissione, è prossimo al voto di una direttiva che impone, anche attraverso severe sanzioni economiche, alle case automobilistiche il raggiungimento di nuovi obiettivi su consumi ed emissioni delle auto prodotte e commercializzate nei paesi dell'Unione;
la direttiva 1999/94/CE, recepita in Italia con il decreto del Presidente della Repubblica 17 febbraio 2003, n. 84, riconosce di fatto al consumatore il diritto a un immediato riconoscimento delle diseconomie d'uso e ambientali associate ai modelli auto oggetto di pubblicità attraverso una comunicazione dei consumi e delle emissioni di CO2 che siano di facile lettura e con la stessa evidenza rispetto alle informazioni principali riportate nel materiale promozionale;
l'associazione Amici della Terra Italia, ha realizzato un'indagine sul ruolo del marketing pubblicitario delle auto nel raggiungimento degli obiettivi comunitari di riduzione delle emissioni di CO2 evidenziando come:
a) oltre il 90 per cento delle inserzioni pubblicitarie non rispettano la direttiva 1999/94/CE e il relativo decreto del Presidente della Repubblica 17 febbraio 2003, n. 84, in termini di comunicazione al consumatore dei livelli di consumo ed emissioni di CO2 dei modelli;
b) non vi sia nessuna coerenza tra il marketing operato dalle case automobilistiche e finalizzato alla promozione e vendita di nuove auto con il raggiungimento degli obiettivi di riduzione proposti dalla Commissione europea (la media delle emissioni per i modelli oggetto di inserzione pubblicitaria risulta di 160 gr- CO2/km contro la media del venduto di 149 gr-CO2/km);
c) nonostante un'ampia disponibilità di modelli a bassi consumi ed emissioni, meno dell'8 per cento delle inserzioni pubblicitarie fanno riferimento ad autovetture con prestazioni in linea con gli obiettivi comunitari;
l'Italia, insieme ad altre sei nazioni europee, è oggetto di verifica da parte della Commissione europea per inadempienza al controllo sulla corretta applicazione della direttiva 1999/94/CE relativa all'obbligo di informazione ai consumatori su consumi di carburante ed emissioni di CO2 nella pubblicità delle auto -:
quali misure intenda prendere il Ministro per assicurare il rispetto della direttiva 1999/94/CE sulla corretta comunicazione al consumatore dell'efficienza energetica dei modelli auto oggetto di inserzione pubblicitaria;
se il Ministro non ritenga necessario adottare misure volte a favorire in maniera prevalente la pubblicizzazione di quei modelli che, già oggi disponibili presso i concessionari, consentirebbero il rispetto degli obiettivi comunitari;
se il Ministro non ritenga di fare in modo che il settore dei trasporti contribuisca in modo più incisivo alla riduzione dell'emissione di CO2 per stare al passo con gli obiettivi internazionali.
(4-00996)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
all'interno del Centro Enea della Trisaia di Rotondella (Matera), sono in atto,

da tempo, lavori finalizzati ad una non meglio specificata messa in sicurezza dei materiali e rifiuti radioattivi;
sulla base di dati riportati nella seduta del gennaio 2003 dell'VIII Commissione parlamentare ambiente territorio e lavori pubblici, all'interno del citato Centro Enea della Trisaia, vi sarebbero collocati 4.500 metri cubi di residui radioattivi di cui 400 metri cubi circa di II categoria e 300 metri cubi di III categoria;
in particolare vi sarebbero i seguenti rifiuti radioattivi e materie nucleari: rifiuti liquidi acquosi a bassa attività (80 mc); rifiuti liquidi acquosi ad alta attività (3 mc); rifiuti liquidi organici (3,2 mc) prodotto finito Th/U (3 mc); materie nucleari liquide Th/U (5 mc); 64 elementi combustibile irraggiato (Elk-River); rifiuti solidi a bassa attività da bonifiche di esercizio (1.100 mc); rifiuti solidi a bassa attività vari (1.100 mc); rifiuti solidi a media/alta attività (68 mc); rifiuti solidi ad alta attività irreversibili (33 mc); terra fossa impermeabile (1.200 mc); materie nucleari solide Th/U naturalu (Th 1.413 Kg/U 1.104 Kg);
dalle stesse citate fonti documentarie dell'VIII Commissione parlamentare ambiente, territorio e lavori pubblici del gennaio 2003, per l'interim storage, del combustibile irraggiato era stata prevista la progettazione e la realizzazione di un contenitore dual purpose (trasporto-stoccaggio) TN 24 GET (da utilizzare anche per Garigliano e Trino) da parte della società francese Cogema Logistics (ex Transnucleaire);
nella progettazione del contenitore, così come da contratto attivato per il solo combustibile Elk-River della Trisaia, si ravvisano difficoltà riscontrate con l'autorità competente francese e con l'APART. Lo stesso contratto prevedeva modifiche ed integrazioni da apportare al progetto iniziale TN 24 GET per contenere gli elementi di Trino e Garigliano. Per motivi di uniformità, il consorzio SICN avrebbe dovuto avviare lo studio dell'alternativa di utilizzare contenitori CASTO (GNB), simili a quelli che SOGIN progettava per il proprio combustibile irraggiato;
dalle medesime fonti documentarie «per il combustibile OPEC-1 era previsto il trasporto in Trisaia delle barrette Elk-River, da riassemblare negli elementi da cui erano state temporaneamente prelevate e per il rimanente materiale OPEC-1 era stato intrapreso uno studio per poter utilizzare un contenitore da trasporto e stoccaggio»;
allo stato attuale non si conoscono ufficialmente la natura dei lavori in Trisaia, la qualità ed i tipi di materiali effettivamente ivi collocati, i motivi per i quali è previsto «il trasporto in Trisaia delle barrette Elk-River, da riassemblare negli elementi da cui erano state temporaneamente prelevate», i tempi e le fasi delle diverse operazioni del Progetto Sogin-Enea riguardante la Trisaia di Rotondella;
sussistono motivi per ritenere reale l'assenza di certezze anche in riferimento all'impatto sanitario e ambientale del Centro della Trisaia di Rotondella in relazione ai casi segnalati in passato di cattivo funzionamento degli impianti, con grave possibile pregiudizio per la salute umana e per la qualità ambientale di un'area a forte vocazione agricolo-turistica -:
se, per le parti di competenza, non ritengano di far conoscere la reale situazione relativa alla natura e al tipo di lavori che si stanno eseguendo in Trisaia, la qualità ed il tipo di materiali effettivamente ivi collocati alla data odierna, i motivi per i quali era previsto il trasporto in Trisaia delle barrette Elk-River da riassemblare negli elementi da cui erano state temporaneamente prelevate;
se esistano accordi internazionali, relativamente al materiale di provenienza estera, che ne stabiliscano la restituzione ai Paesi di origine;
quali siano i tempi, le fasi e la descrizione delle singole operazioni del Progetto Sogin-Enea riguardante la messa

in sicurezza dei materiali e rifiuti radioattivi presenti nella Trisaia di Rotondella con particolare riferimento a quelli interrati nelle fosse in assenza di adeguate misure di controllo e sicurezza;
quali siano le modalità dell'eventuale trasporto da e per la Trisaia dei materiali ed attrezzature, nonché le loro tipologie e finalità;
se non ritengano, altresì, urgente avviare un'azione di monitoraggio relativa all'impatto ambientale ed una indagine epidemiologica sulla popolazione delle suddette aree di quel territorio.
(4-00999)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BERNARDINI e BELTRANDI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 30 agosto 2008, gli organi di informazione nazionali hanno riportato la notizia dell'ennesima operazione di polizia condotta dall'Arma dei Carabinieri e dal Corpo forestale dello Stato ai danni di un circo equestre italiano accusato, tra l'altro, di aver ridotto in stato di schiavitù numerosi lavoratori;
nel corso dell'operazione di polizia sono stati identificati sei lavoratori indiani i quali da almeno due anni lavoravano senza alcuna garanzia, nel circo della famiglia Mavilla-Wanet Togni attendato a Vibo Valentia;
i lavoratori del circo venivano sfruttati facendoli lavorare fino a 18 ore al giorno con una paga di appena 150 euro mensili e facendoli dormire tra rifiuti ed insetti;
il controllo di cui sopra è solo l'ultimo di analoghi interventi operati dalle Forze dell'ordine negli ultimi anni ai danni di circhi gestiti da cittadini italiani tra cui, stante le informazioni diffuse dai corpi di polizia, il Circo Acquatico, Circo Weiss, Circo Roney Roller, Circo David Orfei, Circo Darix Martin, Circo Krones, Circo Lina Orfei, Circo Lidia Togni;
le operazioni di polizia, spesso concluse con l'arresto del proprietario del circo, hanno messo in evidenza una diffusa illegalità perpetrata da cittadini italiani ai danni di lavoratori bulgari, senegalesi, romeni ed indiani che spesso hanno dovuto subire, oltre al mancato rispetto delle norme sul permesso di soggiorno, gravi violazioni dei più elementari diritti umani;
tutti i circhi sopra elencati, alcuni dei quali oggetto di indagine anche per il reato di cui al maltrattamento di animali, ricevono contributi monetari da parte del Ministero per i beni e le attività culturali il quale riconosce loro una «funzione sociale» in base ad una vecchia legge risalente al 1968;
mentre le insegne circensi continuano a riceve i contributi dello Stato, le vere vittime di tale sistema, ovvero i lavoratori irregolari di origine extracomunitaria, sono gli unici a pagare la riscontrata riduzione in stato di schiavitù con l'emanazione a loro danno del decreto di espulsione -:
quali provvedimenti intenda prendere il Ministro per i beni e le attività culturali per impedire che le insegne circensi che adoperano lavoratori irregolari, continuino a ricevere un anacronistico contributo anche nel caso di riscontro di reati che violano finanche i più elementari diritti dell'uomo;
se il Ministro dell'interno non intenda provvedere ad un sistematico accertamento delle posizioni lavorative del personale dei circhi equestri disponendo, nel caso di concerto con il Ministro della giustizia, che vengano messe in atto quelle garanzie che evitino l'espulsione di quei lavoratori irregolari di origine extracomunitara sottoposti da nostri connazionali

a situazioni di vera e propria schiavitù.
(4-01029)

...

DIFESA

Interrogazione a risposta orale:

TIDEI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
le cronache locali dei quotidiani, le emittenti televisive radiofoniche da più giorni ormai conducono una martellante campagna sull'ipotesi del trasferimento dei reparti militari alloggiati nella caserma Piave - Largo Acquaroni di Civitavecchia - nelle caserme di Bracciano, nel silenzio acquiescente del Ministero che senza avere adottato alcun provvedimento formale, tuttavia lascia intendere di essere favorevole alla implicita operazione, che sta provocando inquietudine, agitazione in tutti gli interessati e le loro rispettive famiglie che complessivamente assommano ad alcune centinaia di unità;
la prossima apertura dell'anno scolastico prevista nel Lazio per il 15 settembre accentua le ansie dei familiari, nell'incertezza del loro futuro e nella preoccupazione di doversi trasferire in assenza di una definita destinazione, che lascia nell'incertezza la continuità o meno dei contratti di locazione vigenti;
in particolare il reparto specializzato nucleare, biologico, chimico (N.B.C.), fin dalla sua costituzione fu deciso che per motivi di ordine strategico dovesse essere alloggiato nella caserma Piave, potendo in tal modo disporre per i possibili movimenti dell'aeroporto di Fiumicino e se del caso anche di quello di Ciampino, di una idonea rete ferroviaria verso il Nord e verso il Sud e di una rete stradale sufficientemente articolata nelle varie direzioni. E viceversa con il trasferimento nelle caserme di Bracciano questo insieme di fattori indispensabili per l'esercizio dei compiti propri di questo reparto viene inspiegabilmente mortificato e sottovalutato con grave pregiudizio per il tempestivo intervento nelle zone di operazione;
la presenza inoltre a Civitavecchia di questi contingenti militari e delle loro rispettive famiglie è stata ed è di notevole giovamento per l'economia della città per quanto riguarda i consumi e per quanto riguarda il calmiere che viene esercitato sul mercato immobiliare attraverso l'equilibrio degli affitti;
suscita perplessità e dubbi il fatto che non risulta che sia stata presa in considerazione alcuna l'ipotesi del trasferimento dei reparti dalla caserma Piave alla caserma di Aurelia (Civitavecchia), mantenendo inalterate tutte le condizioni più favorevoli che esistono nella città rispetto a Bracciano e senza causare gli effetti negativi del previsto trasferimento fuori città;
infine nella caserma Piave prestano servizio esterno alcune ditte che impiegano personale e con il trasferimento a Bracciano verrebbe meno questa fonte di lavoro, in una città già gravata da un alto indice di disoccupazione e da notevole precariato, per cui anche per questa ragione è indispensabile una seria riflessione prima di assumere decisioni affrettate -:
quale sia la reale intenzione del Ministero della difesa, spiegando le ragioni della mancata assunzione fino ad oggi di un atto formale che ha favorito lo sviluppo di varie ipotesi suscitando com'è ovvio ansie, agitazioni e molta confusione;
per quali motivi non si ritenga di poter prendere in considerazione il trasloco dei reparti dalla caserma Piave alla caserma di Aurelia, conservando tutte le condizioni più favorevoli che Civitavecchia offre rispetto all'eventuale trasferimento a Bracciano;
perché i reparti militari interessati e le loro rispettive famiglie non abbiano avuto una tempestiva informazione che consentisse una discussione di un così decisivo argomento per la vita delle famiglie anche con le autorità locali, attraverso

un dibattito nel consiglio comunale coinvolgendo sulla questione l'interesse dei cittadini, soprattutto in riferimento al prossimo anno scolastico e ai contratti di locazione vigenti;
infine, se il Ministero si preoccupi di favorire un'altra eventuale soluzione per le ditte che sono oggi impiegate nella Caserma Piave.
(3-00124)

Interrogazione a risposta scritta:

PALOMBA. - Al Ministro della difesa, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come noto, nell'isola di La Maddalena la dismissione della base U.S.A. ha creato un notevole disagio economico e situazioni di precarietà per i 140 dipendenti licenziati per riduzione di forze nei mesi di gennaio-febbraio 2008;
attualmente gli stessi percepiscono un sussidio di disoccupazione ordinaria dalla data del licenziamento, il quale dovrebbe trasformarsi in mobilità in deroga dal mese di agosto 2008, secondo quanto previsto da un accordo tra il Ministero del lavoro e i Sindacati;
tale regime opererà solo fino al 31 dicembre 2008, con prevedibile grande preoccupazione di quelle 140 famiglie le quali non vorrebbero aspettare la fine dell'anno per sapere il loro futuro, che rischia, senza interventi forti, di esporle ad un triste epilogo;
già in altre analoghe occasioni lo Stato, come ad esempio con la legge 98/1971, aveva previsto un ricollocamento dei lavoratori licenziati per riduzione di forze nelle basi alleate site in Italia;
nella legge finanziaria per il 2008, all'articolo 2, nei commi 100-101, l'operatività della legge 98/1971 viene estesa come segue: «100. Al fine di favorire l'assunzione nelle pubbliche amministrazioni dei cittadini italiani di cui alla legge 9 marzo 1971, n. 98, che, come personale civile, abbiano prestato servizio continuativo, per almeno un anno alla data del 31 dicembre 2006, alle dipendenze di organismi militari della Comunità atlantica, o di quelli dei singoli Stati esteri che ne fanno parte, operanti sul territorio nazionale, che siano stati licenziati in conseguenza di provvedimenti di soppressione o riorganizzazione delle basi militari degli organismi medesimi adottati entro il 31 dicembre 2006, è istituito, presso il Ministero dell'economia e delle finanze, uno specifico fondo con una dotazione di 7,250 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008.
101. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, da adottare di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono fissati i criteri e le procedure per l'assunzione del personale di cui al comma 100, nonché per l'assegnazione delle risorse finanziarie alle amministrazioni interessate»;
purtroppo, con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione Tributaria», all'articolo 68 (Riduzione degli organismi collegiali e di duplicazioni di strutture) si afferma quanto segue: «5. Al fine di eliminare duplicazioni organizzative e funzionali nonché di favorire una maggiore efficienza dei servizi e la razionalizzazione delle procedure, le strutture amministrative che svolgono prevalentemente attività a contenuto tecnico e di elevata specializzazione riconducibili a funzioni istituzionali attribuite ad amministrazioni dello Stato centrali o periferiche, sono soppresse e le relative competenze sono trasferite alle Amministrazioni svolgenti funzioni omogenee.
6. In particolare sono soppresse le seguenti strutture:
c) Commissione per l'inquadramento del personale già dipendente da organismi

militari operanti nel territorio nazionale nell'ambito della Comunità Atlantica di cui all'articolo 2, comma 2, della legge 9 marzo 1971, n. 98.

7. Le amministrazioni interessate trasmettono al Dipartimento della Funzione Pubblica ed al Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato - i provvedimenti di attuazione del presente articolo.
8. Gli organi delle strutture soppresse ai sensi del presente articolo rimangono in carica per 60 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto al fine di gestire l'ordinato trasferimento delle funzioni. I risparmi derivanti dal presente articolo sono destinati al miglioramento dei saldi di finanza pubblica»;
in seguito a siffatta disposizione, improvvida perché i tempi occorrenti per la sua attuazione sono incompatibili con le esigenze di certezza che sono connesse a situazioni di grande precarietà lavorativa, è stata formata, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, un'apposita Commissione, presieduta dal dottor Francesco Verbaro, finalizzata alla risoluzione della vertenza; inoltre sembra che, purtroppo, le procedure abbiano subito un ulteriore rallentamento a causa del trasferimento del dottor F. Verbaro dal Ministero della funzione pubblica a quello del welfare -:
se risponda a verità quanto precisato o quale sia la reale situazione, e quali intendimenti abbia il Governo in merito alla immediata risoluzione del problema sopra esposto al fine di dare precise, pronte e doverose assicurazioni ai lavoratori sopra richiamati, del tutto incolpevoli della perdita del lavoro, circa il loro futuro, tenuto anche conto del fatto che è fatto divieto ai lavoratori stessi, pena la perdita di ogni diritto di ricollocamento nella amministrazione pubblica, di accettare, anche se con contratto a tempo determinato, una qualsiasi occupazione, comprese quelle che possano migliorare, se pur a breve termine, la loro condizione economica, in attesa di un ipotetico ricollocamento.
(4-01007)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta immediata:

ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nelle dichiarazioni programmatiche su cui è stata posta la questione di fiducia all'atto della costituzione del Governo, il Presidente del Consiglio dei ministri ha indicato nella «promozione della famiglia come nucleo di spinta dell'intera organizzazione sociale» e nella semplificazione e sensibile riduzione della pressione fiscale sui redditi familiari le priorità degli indirizzi di politica economica e di bilancio del Governo;
come affermato in una proposta di legge presentata all'inizio della XVI legislatura dai deputati delle Minoranze linguistiche (Atto Camera n. 14 «Delega al Governo per la revisione del trattamento tributario della famiglia mediante l'introduzione del metodo del quoziente familiare»), l'introduzione nel sistema fiscale italiano del metodo del quoziente familiare, sulla base del modello già applicato in altri Paesi, ad esempio in Francia, può essere la misura più efficace di una più generale politica per la famiglia;
l'esigenza di intervenire sulla leva fiscale attraverso l'introduzione del quoziente familiare è obiettivo cui i Ministri competenti in materia e il Presidente del Consiglio dei ministri hanno fatto più volte riferimento, nell'annuncio dei provvedimenti economici sul potere di acquisto dei cittadini, in ordine alla manovra economica e fiscale, ma in realtà ciò non si è mai tradotto in misure organiche inserite nei provvedimenti economici e fiscali adottati in via di urgenza;

al contrario, in numerose dichiarazioni pubbliche l'introduzione del quoziente familiare è stata riformulata dal Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Silvio Berlusconi, quale obiettivo «di medio periodo» da raggiungere con gradualità, sotteso e vincolato, in particolare, ad una riduzione degli sprechi nella spesa pubblica e ad un'evoluzione positiva dei dati di bilancio;
il 6 giugno 2008, in occasione della sua visita in Vaticano, il Presidente del Consiglio dei ministri ha fatto riferimento all'introduzione del quoziente familiare fra le priorità che sarebbero state indicate nel documento di programmazione economico-finanziaria, mentre in effetti nel documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2009-2013 non vi è riferimento alcuno a tale misura, pur in presenza di riferimenti ad indicatori economici negativi destinati ad incidere in primo luogo sui redditi familiari;
la conversione in legge del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, recante disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie, ha in parte sostenuto i redditi, con l'esenzione ici, la rinegoziazione dei mutui per la prima casa e la detassazione degli straordinari, ma tuttavia la difesa del reddito familiare richiede ulteriori provvedimenti strutturali;
il 15 e 16 luglio 2008 la Camera dei deputati ha discusso ed approvato alcune mozioni presentate dai gruppi parlamentari del Popolo della libertà, dell'Udc e della Lega Nord e accettate dal Governo per l'introduzione nel sistema fiscale di misure a favore dei nuclei familiari, con riferimento ad una petizione denominata «Firma per un fisco a misura di famiglia», sottoscritta da oltre un milione di cittadini, mentre la maggioranza dell'assemblea ha respinto analoghe mozioni presentate dai gruppi parlamentari del Partito democratico e dell'Italia dei valori non accettate dal Governo in ragione, come sostenuto dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, onorevole Carlo Giovanardi, della diversità di giudizi in ordine alle deduzioni ed al quoziente familiare «come obiettivi da raggiungere per un'equa politica fiscale per le famiglie» che il Governo ha ribadito essere obiettivi condivisi;
nel bollettino trimestrale n. 53, pubblicato a luglio 2008, la Banca d'Italia ha ribadito quanto già indicato dal Governatore Draghi nelle sue considerazioni finali del 31 maggio 2008 e cioè, per quel che riguarda le famiglie, che «i consumi hanno continuato a risentire negativamente della modesta crescita in termini reali del reddito disponibile delle famiglie, compresso dai forti rincari dei beni energetici e alimentari», aggiungendo che «nel primo trimestre del 2008 la spesa delle famiglie ha sostanzialmente ristagnato (0,1 per cento sul periodo precedente) dopo il calo registrato tra il terzo e il quarto trimestre del 2007 (-0,45). Sui consumi ha continuato a incidere la modesta crescita del reddito disponibile delle famiglie (meno di mezzo punto percentuale in termini reali rispetto al primo trimestre del 2007)», così come ad incidere negativamente sul bilancio delle famiglie appare «il protrarsi dei rincari dei beni alimentari ed energetici» e la sensibile, rispetto alla media europea, «esposizione delle famiglie italiane alle variazioni dei tassi di interesse» sulla quota di finanziamenti a tasso variabile per l'acquisto della casa;
i dati Istat individuano emergenze strutturali e presentano condizioni drammatiche in ordine ai redditi, ai consumi, alla propensione al risparmio ed alle condizioni di vita delle famiglie;
non del tutto unanimi appaiono le valutazioni in ambito del Governo in ordine all'introduzione del quoziente familiare ed ai tempi di attuazione di tale provvedimento. Il Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Silvio Berlusconi (intervista al settimanale Tempi.it del 21 agosto 2008), in riferimento agli impegni a breve del Governo, ha dichiarato che «c'è molto da fare per aiutare le famiglie. L'introduzione di bonus bebè e del quoziente

familiare si tradurrà in una fiscalità più vantaggiosa per i nuclei familiari più numerosi»; il Ministro interrogato (intervista al quotidiano Avvenire del 10 settembre 2008), in relazione all'introduzione del quoziente familiare, ha affermato: «l'Italia ha il terzo debito del mondo ma non ha la terza economia del mondo (...) fare il bene comune significa mettere in sicurezza il bilancio dello Stato e, dentro questa operazione, mettere in sicurezza il risparmio delle famiglie. Questo farebbe un padre di famiglia e questa logica di responsabilità abbiamo seguito con la finanziaria. Ciò detto, cinque anni di legislatura sono un tempo sufficientemente lungo per confermare gli impegni presi»; il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, senatore Maurizio Sacconi (intervista al settimanale L'Espresso del 13 agosto 2008), ha sostenuto che: «il quoziente è controverso. Penso si debba tornare alle deduzioni che il centrodestra aveva introdotto e il governo Prodi ha sostituito con le detrazioni. Con le deduzioni ci si avvicina all'idea del quoziente, si riconosce al nucleo familiare il peso delle spese per mantenere i componenti a carico, abbattendo l'imponibile. Le deduzioni, inoltre, rendevano netto l'imponibile e, quindi, la base per la tassazione locale. Le detrazioni, invece, agendo solo sull'imposta, portano a tassazione locale l'intero imponibile lordo, penalizzando le famiglie numerose» -:
quali impegni effettivi il Governo intenda assumere e in che tempi affinché si giunga all'introduzione del metodo del quoziente familiare come indirizzo fiscale a sostegno del reddito e delle opportunità di crescita della famiglia.
(3-00133)

Interrogazione a risposta orale:

PEZZOTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
durante i lavori dell'ultimo vertice G8 svoltosi in Tokyo, gli otto Paesi industrializzati hanno ribadito il loro impegno a raddoppiare gli aiuti all'Africa entro il 2010, nel quadro di un aumento generalizzato di 50 miliardi di euro;
come contributo per raggiungere i 60 miliardi da stanziare a favore del programma per la salute globale, l'Italia si è impegnata per circa 500 milioni di dollari l'anno per cinque anni, dichiarando di aver raddoppiato le risorse in favore dell'aiuto alimentare;
tuttavia, il segretario dell'OECD, l'Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economica, ha evidenziato come con le attuali tendenze d'incremento mancheranno all'appello almeno 14 dei 50 miliardi promessi;
in ambito europeo, l'Italia si è impegnata a destinare nel 2010 almeno lo 0,51 per cento del PIL, ovvero una somma pari a circa 8,7 miliardi di euro, per contribuire a raggiungere lo 0,56 per cento come Unione europea;
oggi, a due anni dall'obiettivo, l'ASP/PIL italiano è stimato attorno allo 0,22 per cento e, a differenza degli anni passati, il DPEF 2009-2013 non indica nessun calendario per l'incremento di risorse, anzi il decreto-legge n. 112 riduce le disponibilità finanziarie del Ministero degli affari esteri per la cooperazione allo sviluppo del 25 per cento nel triennio 2009-2011 -:
se e con quali tempi intenda reperire le risorse finanziarie mancanti, necessarie per rispettare gli impegni assunti e se stia considerando la possibilità di procedere a nuove cancellazioni del debito, cartolarizzazioni o concessione di prestiti ai PVS straordinari come strumenti per la mobilizzazione di parte delle risorse finanziarie.
(3-00125)

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia del territorio - per i lavori di formazione, di revisione e di conservazione

del catasto terreni e del catasto edilizio urbano - è coadiuvata, ai sensi dell'articolo 16, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 650, dalle commissioni censuarie;
l'articolo 2 del decreto legislativo n. 546 del 31 dicembre 1992, stabilisce che appartengono alla competenza, anche di merito, delle commissioni tributarie gli atti relativi ad operazioni catastali di carattere individuale concernenti la consistenza, il classamento delle singole unità immobiliari urbane e l'attribuzione della rendita catastale;
gli atti catastali di carattere generale recanti la determinazione, l'approvazione e la revisione delle tariffe d'estimo, ovvero quelli adottati dalle commissioni censuarie provinciali e dalla commissione censuaria centrale in materia di categorie e classi delle unità immobiliari sono impugnabili, invece, solo davanti al giudice amministrativo e, quindi, per motivi di legittimità ma non per motivi di merito;
non esiste, pertanto, nel nostro ordinamento un sistema di controllo della congruità delle rilevazioni dei dati effettuate dall'Agenzia del territorio in collaborazione con le commissioni censuarie (che sono composte, peraltro, anche da rappresentanti dei Comuni), e ciò è inconcepibile nell'ambito di uno Stato di diritto;
è dunque necessaria l'individuazione di un unico organo competente a giudicare per la materia catastale, al quale sia riconosciuto un sindacato a cognizione piena sulle valutazioni tecniche dell'amministrazione e sulle circostanze di fatto nel contesto delle quali tali valutazioni tecniche si calano -:
se il Ministro interrogato non ritenga di promuovere un provvedimento di modifica della normativa che regola attualmente il contenzioso catastale, nel senso di individuare, come unico organo competente a giudicare in materia, le commissioni tributarie, alle quali devolvere espressamente anche la giurisdizione di merito sugli atti catastali di carattere generale.
(5-00333)

Interrogazioni a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 14 luglio 2008, mentre veniva trasferito dal deposito Martesana alla stazione di Milano Centrale, un Eurostar, senza passeggeri, si è spezzato in due tronconi;
quello stesso mese, a pochi giorni di distanza dal primo incidente, sempre a Milano, un secondo treno subisce la medesima sorte proprio mentre veniva condotto presso il deposito della Malesana dopo la fine del servizio;
nei giorni precedenti il primo incidente e durante la settimana intercorsa tra il 14 e il 22 luglio, il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, Dante De Angelis, ha cercato svariate volte di richiedere un incontro con i vertici dell'azienda per esporre le problematiche relative alla manutenzione e all'usura dei treni Etr, tipologia alla quale appartengono entrambi i mezzi spezzatisi nei giorni di luglio;
non risulta che i vertici Ferrovie dello Stato abbiano mai dato disponibilità ad incontrare il delegato che, nel frattempo, ha ritenuto opportuno rendere note le preoccupazioni sue e di altri rappresentanti per la sicurezza in merito alla pericolosità dei convogli ancora in uso sulla rete ferroviaria nazionale;
il 15 agosto 2008, l'azienda Ferrovie dello Stato ha deciso di licenziare De Angelis che, per la seconda volta ha visto terminare il proprio rapporto di lavoro con l'azienda a causa del suo impegno sindacale -:
se il Ministro sia a conoscenza di questa grave violazione dei più elementari diritti che, in un paese come il nostro,

dovrebbero rappresentare una ricchezza, un bene inestimabile da garantire e tutelare sempre;
se il Ministro ritenga di intervenire, e in che modo, in merito al licenziamento di Dante De Angelis, relativamente alla preoccupante condizione in cui versano i trasporti ferroviari nel nostro Paese e, soprattutto, all'inquietante offensiva lanciata contro chi, adempiendo al proprio dovere di salvaguardare la salute e la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini, mette a nudo le falle del sistema.
(4-01009)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel territorio del comune di Calendasco (Piacenza), e precisamente in località Puglia-Cascina Turriò, vi è un terreno di origine alluvionale estromesso dall'alveo fluviale per il quale i signori Antonio Zaffignani, Giovanni Zaffignani e Giuseppe Zaffignani hanno formulato istanza in data 1° agosto 1983, essendo privati frontisti del terreno menzionato, onde ottenere l'emissione formale del provvedimento di delimitazione dell'alveo del fiume Trebbia - sinistra orografica - ai sensi e per gli effetti degli articoli 93 e 94 del regio decreto 25 luglio 1904, n. 523;
il magistrato per il Po di Parma, previo espletamento dell'istruttoria dovuta, ha emesso il 13 dicembre 1983 il decreto n. 14320 di delimitazione dell'alveo di piena ordinaria del fiume Trebbia nella sinistra orografica relativo alla località che qui interessa, stabilendo la nuova linea di sponda e di fatto estromettendo dall'alveo medesimo un insieme di terreni di origine alluvionale di quota altimetrica non soggiacente ai flussi idrici di piena ordinaria;
il Magistrato per il Po - ufficio operativo di Piacenza - con relazione prot. 201 del 28 aprile 1984, ha analizzato nel merito le cause di formazione-emersione dei terreni alluvionali estromessi dall'alveo del fiume Trebbia con il precitato decreto n. 14320 del 1983, all'uopo affermando che essi terreni (in zona posta al fronte dei terreni già di proprietà privata di cui ai mappali 12, 14, 22 e 25 del foglio 29 del nuovo catasto terreni del Comune censuario di Calendasco-Piacenza) erano la conseguenza della naturale evoluzione fluviale e, quindi, nei limiti di quanto previsto all'articolo 941 del codice civile;
Antonio Zaffignani, Giovanni Zaffignani e Giuseppe Zaffignani con separate istanze rivolte in data 5 maggio 1984 all'Intendenza di finanza di Piacenza hanno chiesto l'accatastamento a proprio nome dei terreni di origine alluvionale, di formazione naturale, emersi a fronte dei terreni già censiti, ai sensi dell'articolo 941 del codice civile;
Giuseppe Zaffignani è deceduto e il terreno di cui al mappale 12 del foglio 29 di cui sopra è ora di proprietà di Giovanni Zaffignani;
Antonio Zaffignani è deceduto e il terreno di cui al mappale 22 del foglio 29 di cui sopra è ora di proprietà dei di lui figli Giovanni, Rosa Pia e Tiziana;
a distanza di ben 22 anni dall'avvio dell'azione per il formale riconoscimento dell'intervenuta cessione ipso iure dei nuovi terreni alluvionali alla proprietà privata frontista, azione più sopra esposta, nessun provvedimento formale di riconoscimento della proprietà nel senso auspicato risulta emesso;
in data 11 aprile 2005, Giovanni Zaffignani (nato a Calendasco, Piacenza, il 17 giugno 1950 ed ivi residente, Rosa Pia Zaffignani (nata a Calendasco, Piacenza il 23 agosto 1954 e residente a Piacenza) e Tiziana Zaffignani (nata a Calendasco, Piacenza, il 26 febbraio 1956 e residente a Rottofreno, Piacenza), hanno presentato istanza all'Agenzia del demanio - Direzione centrale area operativa di Roma - e alla filiale dell'Emilia-Romagna - ufficio di Piacenza affinché il procedimento già in essere per il riconoscimento della cessione

dei terreni alluvionali formatisi successivamente e impercettibilmente nei fondi posti lungo la riva sinistra del fiume Trebbia, e che dall'alveo di piena ordinaria del medesimo sono stati estromessi (decreto del magistrato per il Po di Parma n. 14320 del 1983) sia portato a conclusione in tempi brevi, con conseguente intestazione dei terreni che qui interessano a loro stessi -:
se e quando verrà definita detta annosa pratica, il cui iter burocratico appare quanto meno tortuoso, e comunque cosa osti alla positiva definizione della stessa.
(4-01026)

TESTO AGGIORNATO AL 27 LUGLIO 2010

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GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
in tempi non sospetti Vittorio Alfieri scriveva: «Tirannide indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzione delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.»;
gli insegnamenti degli antichi non dovrebbero mai essere dimenticati ed anzi possono a buon diritto essere considerati sentinelle, campanelli di allarme, moniti per la salvaguardia di quei valori che devono essere sempre salvaguardati e difesi;
sulla natura della democrazia, sui suoi possibili sviluppi, evoluzioni, trasformazioni, ed eventualmente anche degenerazioni, l'Occidente riflette da sempre, ad esempio non può certo essere dimenticato l'ammonimento di Tocqueville proprio sulle possibili degenerazioni della democrazia moderna;
per chi ha a cuore la Democrazia e la Repubblica quale sua massima forma di espressione governativa, ragionare anche sui metodi di formazione del consenso non è affatto questione peregrina;
proprio i metodi di formazione del consenso democratico, in particolare il peso dei mezzi di informazione che lo determinano sono uno degli aspetti cruciali su cui le democrazie occidentali si stanno in questi anni interrogando, in un processo di analisi che va ben al di là dei nostri confini nazionali;
ogni singola scelta legislativa non può considerarsi estranea, svincolata da una determinata concezione della democrazia;
con la legge n. 85 del 2006, «Modifiche al codice penale in materia di reati di opinione», il Parlamento ha fatto una scelta precisa che sottintende chiaramente ad una determinata concezione della democrazia, una concezione di democrazia debole;
in particolare si è voluto modificare l'articolo 283 del codice penale (come anche gli articoli 241 e 289) inserendo ai fini della punibilità la condotta violenta e contemporaneamente, abbattendo le sanzioni: all'articolo 283 (attentato contro la costituzione dello Stato) si prevede ora una pena non inferiore a 5 anni mentre prima era da 5 a 12 anni, all'articolo 241 (attentato contro l'integrità, l'indipendenza e l'unità dello Stato) si prevede ora una pena non inferiore a 12 anni mentre prima era previsto l'ergastolo, all'articolo 289 (attentato contro gli organi costituzionali e contro le assemblee regionali) si prevede ora una pena da 1 a 5 anni, mentre prima era prevista una pena non inferiore a dieci anni;
in linea di principio generale si potrebbe anche comprendere la volontà di

stigmatizzare la condotta violenta, scelta doverosa se si fosse trattato di considerarla come aggravante delle fattispecie in esame; facendone invece un requisito esclusivo le si attribuisce un carattere incongruamente restrittivo: in questo modo si esclude la rilevanza di altre forme di illiceità (abuso, usurpazione, frode, corruzione) molto spesso più utili allo scopo, come parte della dottrina ha evidenziato, della stessa violenza. Ciò, in particolare quando tali reati o più in generale il tentativo di indebolire la democrazia avvenga, come spesso accade, e la storia lo insegna, dall'interno piuttosto che dall'esterno, il requisito della violenza rispetto a tali reati meglio si attaglia alla minaccia esterna ignorando ogni forma di degenerazione quanto non di criminalità intranea ai meccanismi del sistema democratico;
a quanto pare chi oggi volesse mutare o tendere a mutare la costituzione dello Stato o la forma di Governo con la frode, o con abuso non commetterebbe più il reato di cui all'articolo 283;
a chi come i sottoscritti interpellanti si ispira ad una concezione liberale della democrazia appare chiaro come questa sia stata una scelta che ha inciso direttamente sulla tutela stessa del nostro ordinamento accedendo invece ad una concezione di «democrazia debole» -:
se non intenda adottare iniziative normative volte a ripristinare al più presto, nella loro forma originaria, nel rispetto dei valori autentici della Costituzione, il reato di attentato contro la costituzione dello Stato di cui all'articolo 283 del codice penale, il reato di attentato contro l'integrità, l'indipendenza e l'unità dello Stato di cui all'articolo 241 del codice penale ed il reato di attentato contro gli organi costituzionali e contro le assemblee regionali di cui all'articolo 289 del codice penale.
(2-00125) «Di Pietro, Donadi».

Interrogazione a risposta orale:

RAO e VIETTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sono oltre ottomila in Italia i magistrati onorari che si occupano di reati quali scippi, rapine, furti in abitazione, droga, reati dei clandestini, in pratica, tutto il «pacchetto sicurezza» voluto dall'attuale Governo;
quando ancora era procuratore capo di Torino, Marcello Maddalena, secondo quanto riportato dal quotidiano La Stampa in due successivi articoli del 12 e 15 settembre scorsi, aveva addirittura scritto al Capo dello Stato Giorgio Napolitano sostenendo che non solo sono utili, ma fondamentali, sia perché si occupano della criminalità spicciola, che magari non finisce sui giornali o in televisione ma che coinvolge la moltitudine dei cittadini, sia perché «permettono all'Italia di evitare qualcuna delle infinite multe dell'Unione europea per aver sforato la ragionevole durata dei processi»;
non sono dipendenti del ministero della giustizia (anche se sostituiscono pubblici ministeri e giudici) e percepiscono una retribuzione di 73 euro per l'attività svolta in udienza e 73 euro per quella fuori (compilazione lista testi, studio dei fascicoli, notizie di reato, eccetera), con una retribuzione media mensile di circa 900 euro, (la cifra è la stessa dal 2001, senza che ci sia stata nemmeno la rivalutazione Istat);
a seguito della circolare del Dipartimento affari di giustizia dello scorso 4 settembre che ha, di fatto, dimezzato la loro paga, i magistrati onorari hanno proclamato uno sciopero a oltranza a partire dal prossimo 6 ottobre, dichiarando l'intenzione di andare avanti fino a quando non verranno retribuiti in proporzione alla quantità e alla qualità del loro lavoro;
già il precedente Governo aveva stabilito che l'attività fuori udienza non dovesse più essere retribuita, ma, fortunatamente, un'interpretazione della legge ha

permesso ai magistrati onorari di ottenere la doppia indennità in udienza, ma con un limite di accumulo di uno al giorno;
questo ha fatto intravedere la possibilità di chiedere anche gli arretrati, ma restava da chiarire per quanti anni, ma nel frattempo, per evitare il blocco dell'attività dei tribunali, i magistrati onorari hanno prestato gratuitamente la loro attività fuori udienza, sperando in un occhio di riguardo al momento del conteggio degli arretrati;
invece, la nuova circolare ha stabilito che, oltre al mancato riconoscimento degli arretrati, non è dovuta neanche la doppia indennità -:
quali iniziative intenda porre in essere per accogliere le legittime richieste di una categoria di operatori del diritto altamente qualificata e indispensabile per il lavoro nei tribunali e per evitare gli effetti negativi che avrebbe lo sciopero sulla svolgimento e sulla durata dei processi.
(3-00127)

Interrogazioni a risposta scritta:

CASSINELLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 21 novembre 2003, il Ministero della giustizia, bandiva un concorso pubblico per la copertura di 397 posti di educatore penitenziario, nell'area C, posizione economica C1;
dopo un lunghissimo iter procedurale, tale concorso si è concluso il 13 giugno 2008;
allo stato, i vincitori di tale concorso non hanno avuto notizia circa i tempi e le modalità di assunzione -:
per quali ragioni l'iter di tale concorso pubblico si sia rivelato tanto lungo e complesso e perché, ancora oggi, i vincitori non abbiano certezze sul loro futuro.
(4-00993)

BERNARDINI, BELTRANDI, BERRETTA, CENNI, CUPERLO, FARINA COSCIONI, GNECCHI, MELIS, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della Giustizia. - Per sapere - premesso che:
dalle visite ispettive effettuate il giorno di ferragosto negli istituti penitenziari di Roma (Regina Coeli e Rebibbia), Lecce, Cremona, Viterbo, Torino, Alessandria, Cuneo, Milano-San Vittore, Bologna, Firenze, Perugia, Bolzano, Catania-Bicocca, Sassari, Napoli-Poggioreale, Palermo-Pagliarelli, San Gimignano, è risultato agli scriventi che in nessun istituto vengono affissi in modo visibile e fruibile - e tanto meno consegnati ai detenuti - sia l'Ordinamento penitenziario, sia il regolamento interno dell'istituto;
all'articolo 4 dell'Ordinamento penitenziario (legge n. 354 del 1975) si afferma che «I detenuti e gli internati esercitano personalmente i diritti loro derivanti dalla presente legge anche se si trovano in stato di interdizione legale»;
all'articolo 32 dell'Ordinamento penitenziario (legge n. 354 del 1975) si afferma che «i detenuti e gli internati, all'atto del loro ingresso negli istituti e, quando sia necessario, successivamente, sono informati delle disposizioni generali e particolari attinenti ai loro diritti e doveri, alla disciplina e al trattamento» e che «Essi devono osservare le norme e le disposizioni che regolano la vita penitenziaria»;
all'articolo 36, comma 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 30 giugno 2000, si afferma che «Il regolamento interno deve essere portato a conoscenza di detenuti ed internati»;
gli stranieri costituiscono sempre di più un'altissima percentuale dei detenuti nelle carceri italiane: secondo i dati del Dap del 30 giugno 2008 si tratta del 37,45 per cento della popolazione carceraria, cioè di 20.617 persone detenute, la maggior parte delle quali o conoscono poco o non conoscono affatto la lingua italiana; la

più alta presenza di persone straniere detenute si registra nel Nord Italia con il 50,6 per cento, mentre al Sud si registra il 23,8 per cento e al Centro il 38,6 per cento;
è fondamentale per ciascun detenuto conoscere la normativa - sia in forma estesa che in forma semplificata - per potersi conformare alle prescrizioni cui è sottoposto e per sapere quali siano i diritti di cui è titolare pur trovandosi in regime di restrizione della libertà personale -:
se sia a conoscenza del fatto riscontrato dagli interroganti che negli Istituti di pena summenzionati non vengono affissi in modo visibile e fruibile - e tanto meno consegnati ai detenuti, sia l'Ordinamento penitenziario, sia il regolamento interno dell'Istituto;
se non ritenga che codesto Ministero debba urgentemente verificare se quanto esposto riguardi solo gli istituti visitati dagli interroganti, oppure sia pratica generalizzata negli Istituti di pena italiani;
se non ritenga di dover intervenire per fare in modo che in tutti gli istituti penitenziari debbano essere affissi e consegnati direttamente a ciascun detenuto nella sua lingua originale:
1) l'Ordinamento penitenziario (legge n. 354 del 1975 e successive modificazioni);
2) il regolamento interno dell'istituto;
se non ritenga necessario o opportuno che, oltre alla versione integrale della normativa soprammenzionata, sia fornita alle persone detenute una guida in versione semplificata - e nella lingua del Paese di provenienza - che elenchi i principali diritti e i doveri delle persone detenute.
(4-00994)

PORFIDIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 12 maggio scorso sul quotidiano Il Mattino è apparsa una lettera della signora Angela Pagano moglie di Umberto Bidognetti e madre di Salvatore Bidognetti, nella lettera la donna prende le distanze dal figlio Domenico Bidognetti collaboratore di giustizia invitandolo a non collaborare più con la giustizia;
Umberto Bidognetti, il marito di Angela Pagano, è stato ucciso dalla camorra il 2 maggio 2008, per una vendetta trasversale legata proprio alla collaborazione di Domenico, mentre nel 1997 era stato trucidato sempre dalla camorra l'altro figlio di Angela Pagano, Salvatore vittima di un agguato;
Domenico Bidognetti è cugino di Francesco Bidognetti boss della camorra ancora latitante;
la lettera disperata di Angela Pagano è un segnale di allarme estremamente preoccupante, la dimostrazione di quanto sia radicata prima ancora che la camorra militare quella culturale;
accusare il figlio collaboratore di giustizia, addossando a lui la responsabilità della morte del padre per la sua decisione di collaborare, invitandolo quindi a smetterla per salvare i suoi cari, non è solo segno di disperazione e debolezza personale e il segnale di una debolezza culturale non riconducibile al singolo cittadino;
è necessario combattere il fenomeno criminale non solo nella sua manifestazione militare, ma soprattutto nella sua radice culturale ed ancora di più sociale;
la lettera di Angela Pagano va rimessa con forza e decisione al mittente, bisogna farlo aumentando il cordone di protezione alle famiglie dei pentiti, aumentando il sostegno ai collaboratori di giustizia, non solo agli affiliati che decidono di collaborare ma soprattutto ai cittadini che decidono di denunziare;
ogni ambiguità nel rapporto tra politica e malaffare deve essere rotta senza indugio, va affermata con decisione e senza remore una cultura della legalità che deve essere diffusa e radicata, affinché

lettere come quella di Angela Pagano non siano più neanche lontanamente pensabili;
è necessaria una risposta adeguata al preoccupante campanello di allarme lanciato dalla lettera di Angela Pagano -:
se non ritenga opportuno rispondere pubblicamente alla signora Pagano, rafforzando e sostenendo la scelta del figlio Domenico, e soprattutto evidenziando con precisione quello che il Governo ha intenzione di fare nella lotta alla criminalità organizzata, quali misure intenda prendere per eliminare qualsiasi ambiguità nel rapporto tra mafie e politica, e quali risorse intenda impegnare nella lotta alla criminalità organizzata.
(4-01015)

CICCANTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sempre più spesso, le agenzie di stampa danno notizia di giudizi civili finiti in Cassazione anche quando investono questioni di mero principio e prive di significativo valore economico (di recente, ad esempio, la suprema Corte di cassazione è stata chiamata a pronunciarsi nel caso di alcuni familiari di un defunto che avevano chiesto un risarcimento danni ad un sacerdote a cui avevano versato 10 euro per la commemorazione del proprio caro: il prete aveva sbagliato l'orario della messa e, di qui, la richiesta risarcitoria);
si potrebbe prospettare l'opportunità di porre a carico della parte soccombente i costi sostenuti dallo Stato per i processi civili in quelle cause che appaiono di mero principio;
si potrebbero considerare di mero principio tutte quelle controversie il cui valore sia al di sotto di una determinata soglia;
nella XV legislatura la presente interrogazione è stata presentata al Senato (atto Senato n. 4-03415 del 26 febbraio 2008) rivolta al Ministro della giustizia, ma essa non ha ricevuto risposta -:
se non intenda intervenire per regolamentare il carico delle spese di giustizia per le cause di mero principio.
(4-01020)

CICCANTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel processo penale, attualmente, non esiste un'adeguata regolamentazione delle spese del procedimento;
in caso di sentenza penale di condanna, i costi di giustizia gravano sull'intera collettività, anziché su chi ha commesso il reato;
allo stesso tempo, chi viene assolto non ha diritto al rimborso delle spese sostenute per pagare il proprio avvocato;
la grande e piccola criminalità costringono lo Stato a sostenere spese per l'impiego di magistrati, di personale di segreteria, del pubblico ministero, degli ufficiali giudiziari, eccetera, senza che alla condanna penale sia affiancata una condanna al rimborso di tutti i costi del processo;
invece, il cittadino innocente risulta penalizzato per aver dovuto sostenere spese che andrebbero poste a carico della parte che lo ha ingiustamente denunciato, oppure dallo Stato che ha attivato d'ufficio un'azione penale infondata;
nella XV Legislatura la presente interrogazione è stata presentata al Senato (atto Senato n. 4-03417 del 26 febbraio 2008) rivolta al Ministro della giustizia, ma essa non ha ricevuto risposta -:
se non s'intenda intervenire per una diversa regolamentazione delle spese dei procedimenti penali.
(4-01021)

RAO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal Sole 24 ore e da Libero, rispettivamente negli articoli del 4 e del 14 settembre scorsi, sarebbe stato stipulato un contratto da

undici milioni di euro (di cui sei solo di spese di gestione) nel 2003 tra il Ministero dell'interno e Telecom Italia per l'utilizzo, sino al 2011, di quattrocento braccialetti elettronici;
di fatto, sembra che questi dispositivi siano stati accantonati dopo soli due anni;
risulta inutile pagare canoni per sperimentazioni tecnologiche di dubbia affidabilità che poi non vengono portate a termine, nonostante gli elevatissimi costi -:
se quanto sopra denunciato corrisponda a verità e, in caso di riscontro positivo, chi siano stati i sottoscrittori e quali siano stati il motivo del congelamento dell'operazione nonché la relativa spesa complessiva fino ad oggi.
(4-01022)

BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sin dall'anno 2003 Radicali Italiani ha affrontato il problema dell'inattività della Cassa delle Ammende e, di conseguenza, della mancata applicazione della legge istitutiva (decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000);
la prima iniziativa politica fu volta a far sì che fosse emanato il previsto Regolamento interno della Cassa che, solo dopo numerose interrogazioni, fu approvato;
in particolare, le interrogazioni sollecitate dal Movimento radicale furono presentate nella XIV legislatura dal senatore Antonio Del Pennino (Interrogazione a risposta scritta n. 4-04560 - 15 maggio 2003) e dall'onorevole Enrico Buemi (Interrogazione a risposta orale 3-02306 - 21 maggio 2003) e, nella XV legislatura, dall'onorevole Bruno Mellano (Interrogazione a risposta scritta 4-00871 - 2 agosto 2006; interrogazione a risposta scritta 4-01827 - 4 dicembre 2006; interrogazione a risposta immediata in assemblea 3-00315 - 10 ottobre 2006; interrogazione a risposta immediata in commissione 5-01593 - 5 ottobre 2007 Buemi - Mellano; interrogazione a risposta scritta 4-06329 - 19 febbraio 2008);
successivamente la Sezione centrale del controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti, ha condotto una indagine concernente «La gestione delle risorse finanziarie attribuite alla Cassa delle Ammende in attuazione delle finalità ad essa assegnate dalla legge» (decreto del Presidente della Repubblica n. 230 30 giugno 2000 - articoli 121-130) e tale indagine si è conclusa con una deliberazione del Collegio 1 della stessa sezione, il quale - accogliendo le proposte del relatore nella adunanza del 13 giugno 2008 - ha dato all'Ente sei mesi di tempo per adottare le misure necessarie a superare le «numerose anomalie, incongruenze e ritardi nell'espletamento e nella regolamentazione delle attività della Cassa delle Ammende» riscontrate nel corso dell'indagine;
in particolare, la summenzionata relazione approvata dalla deliberazione, ha rilevato:
a) il grave ritardo (4 anni dall'emanazione della legge, decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 30 giugno 2000) con cui è stato redatto il Regolamento interno della Cassa;
b) la cospicua presenza, nel bilancio dell'ente, di somme non utilizzate, a fronte di una situazione di forte carenza di risorse del sistema penitenziario;
c) l'estrema lentezza con quale vengono esaminati i progetti;
d) l'esiguo numero dei progetti approvati;
e) «la loro estensione tuttora parziale e limitata ai soggetti pubblici istituzionali, pur prevedendo la legge la possibilità del finanziamento di progetti presentati da enti e soggetti privati»;
f) la mancanza di un'adeguata pubblicità e informazione delle opportunità offerte dalla Cassa delle Ammende;

g) (...) «Il bilancio della Cassa viene allegato allo stato di previsione ed al rendiconto del Ministero della Giustizia» ma «come risulta dalle relazioni sul rendiconto generale dello Stato di questa Corte, i capitoli di bilancio del Ministero di giustizia riguardanti la Cassa non sono presenti negli stati di previsione degli esercizi finanziari dal 2000 al 2002, mentre riappaiono nel 2003, il che, a tacer d'altro, comporta difficoltà di reperimento dei dati relativi alle previsioni di entrata e agli stanziamenti per la spesa» (...);
h) (...) «la mancanza, sia nel testo di legge, sia nel regolamento interno, della previsione e della realizzazione di un organismo di revisione contabile (Collegio dei revisori dei conti o di organismo analogo)»;
i) (...) «attraverso la gestione del Fondo Patrimonio la Cassa dovrebbe svolgere anche la finalità di sostenere, con specifici finanziamenti, l'attività svolta dai Consigli di Aiuto Sociale di cui agli articoli 74 e seguenti della legge 26 luglio 1975, n. 354 in materia di ordinamento penitenziario e misure privative e limitative della libertà. «... l'articolo 74 della legge n. 354 del '75 dispone che «nel capoluogo di ciascun circondario é costituito un consiglio di aiuto sociale, presieduto dal presidente del tribunale o da un magistrato da lui delegato, e composto dal presidente del tribunale dei minorenni o da un altro magistrato da lui designato, da un magistrato di sorveglianza, da un rappresentante della regione, da un rappresentante della provincia, da un funzionario dell'amministrazione civile dell'interno designato dal prefetto, dal sindaco o da un suo delegato, dal medico provinciale, dal dirigente dell'ufficio provinciale del lavoro, da un delegato dell'ordinario diocesano, dai direttori degli istituti penitenziari del circondario»;
mentre il quarto comma dell'articolo 125 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000, stabilisce che «Il consiglio di amministrazione può deliberare l'investimento dei fondi disponibili, o di parte di essi, ad esclusione di quelli derivanti dal bilancio dello Stato, in titoli di Stato o garantiti dallo Stato, ovvero in titoli di aziende di provata solidità idonei ad assicurare un tasso di interesse netto maggiore di quello riconosciuto dalla Cassa depositi e prestiti», l'indagine della Corte dei Conti ha rilevato e dovuto prendere atto che «(...) i maggiori stanziamenti si riscontrano, invece, per attività di acquisto titoli (capitolo 500), dove si rileva la costante previsione di 59 milioni di euro, a partire dal 2004...» e che... «con valuta 15 maggio 2008, l'Amministrazione ha provveduto all'acquisto di Buoni Ordinari del Tesoro per un importo complessivo di euro 86.905.129,00»;
in data 18 novembre 2004, il Consiglio di Amministrazione della Cassa delle Ammende ha deliberato di approvare il progetto presentato dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria dal titolo «La rete che cura» per l'ammontare di 3.991.210,00 euro, volto alla creazione di 9 unità di osservazione e diagnosi psichiatrica all'interno degli istituti di Milano, Bologna, Firenze Sollicciano, Roma Rebibbia, Roma Rebibbia femminile, Napoli Secondigliano, Bari, Reggio Calabria, Augusta, progetto che - come afferma la Corte - «non è mai partito»;
la Corte ha disposto che il Ministero comunichi «alla Corte e al Parlamento, entro sei mesi dalla data di ricevimento dell'unita relazione, le misure conseguenzialmente adottate ai sensi e per gli effetti del comma 6 dell'articolo 3, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, come modificato da comma 172 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e - ove non ritenga di ottemperare ai rilievi formulati dalla Corte - adotterà, ai sensi del comma 64 dell'articolo 3 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, entro trenta giorni dalla ricezione della presente delibera, provvedimento motivato da comunicare alla Presidenza delle Camere, alla Presidenza del Consiglio dei ministri e alla Presidenza della Corte dei Conti»...
alla data del 20 marzo 2008, la Cassa ha dichiarato di aver approvato progetti

per un totale di 18.504.311,11 di euro. Di questi, dai resoconti inviati su richiesta dei parlamentari radicali, dalla Cassa risulta che 5.839.500 di euro sono andati a finanziare progetti presentati dal Provveditorato della Calabria e dalla Casa Circondariale di Reggio Calabria -:
se il Ministeroabbia comunicato alla Presidenza delle Camere, alla Presidenza del Consiglio dei ministri e alla Presidenza della Corte dei conti, entro i trenta giorni previsti, di non ritenere di ottemperare ai rilievi formulati dalla Corte; in caso affermativo, con quali motivazioni;
nel caso abbia deciso di procedere, quali misure intenda adottare per la risoluzione delle problematiche di cui ai punti a), b), c), d), e), f), g), h);
se il Ministero sia a conoscenza del fatto che i Consigli di Aiuto Sociale di cui al punto i), non sono mai stati costituiti e, se costituiti, non sono mai stati operativi, come dimostrato da un'indagine (i cui risultati sono a disposizione) svolta dal Gruppo Consiliare Radicali - Lista Emma Bonino della Regione Piemonte nella scorsa legislatura (anno 2003);
se il Ministro sia a conoscenza del fatto che i fondi della Cassa delle Ammende non sono utilizzati per i progetti e le finalità statuite dalla legge, ma per espletamento di operazioni finanziarie (acquisto di Titoli di Stato ed azioni); in caso positivo, se e per quali motivi condivida tale utilizzo;
qualora il Ministro non condivida la destinazione dei fondi della Cassa a mere operazioni finanziarie (anziché a progetti di reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti nonché di aiuti alle loro famiglie), quali deliberazioni e interventi urgenti intenda assumere;
qualora, viceversa, condivida l'attuale utilizzo dei fondi della Cassa, se non ritenga opportuno di trasformare la Cassa delle Ammende in una seconda Cassa Depositi e Prestiti;
se la non attuazione del progetto volto alla creazione di unità di osservazione e diagnosi psichiatriche, nonostante la sua approvazione, sia motivata dal fatto che tale progetto non è conforme alle finalità della legge poiché trattasi di problematica a carico del Servizio Sanitario Nazionale (decreto legislativo n. 230 del 1999), o quale sia la motivazione della mancata attuazione;
se il Ministro sia a conoscenza del fatto che seppure il comma 5 dell'articolo 129 del decreto del Presidente della Repubblica, n. 230 del 2000, preveda l'intervento dell'Assessorato alla Sicurezza Sociale della Provincia territorialmente competente, tale organismo, nella realtà, non esiste nella quasi totalità delle Province italiane;
come valuti il Ministro il fatto che un atto interno, come il Regolamento della Cassa delle Ammende, modifichi una norma di legge, come accade con l'articolo 4 comma 2 del Regolamento che trasforma il parere dell'Assessorato alla Sicurezza o organismo analogo, da elemento necessario ma non espressamente dichiarato vincolante dal comma 5 dell'articolo 129 decreto del Presidente della Repubblica n. 230, a elemento preventivo e vincolante come da articolo 4 comma 2 del Regolamento «preceduto dalla valutazione favorevole»);
se il Ministro intenda intervenire per risolvere l'incongruenza che porta necessariamente all'inammissibilità dei progetti, mancando nella quasi totalità delle Province l'Assessorato alla Sicurezza Sociale o organismo analogo;
come valuti il Ministro il fatto che (punto 4), un solo Provveditorato regionale abbia percepito un terzo del totale della cifra erogata a livello nazionale;
se il Ministro sia a conoscenza del fatto che, come testualmente afferma la Corte dei Conti (dal 2003, al 2006 come da tabella pag. 17 della delibera), «le somme preventivate si sono dimostrate ampiamente superiori alle risultanze di consuntivo

sia per le entrate sia per le spese,.... ponendo interrogativi sui criteri adottati per la formulazione delle previsioni, solo in parte attribuibili alla natura variabile delle entrate .... quello che appare di tutta evidenza è che la consistenza a fine esercizio su entrambi i conti (conto patrimonio e conto depositi) della Cassa delle Ammende è assai rilevante ed è andata via via incrementandosi nell'ultimo triennio»;
quali interventi il Ministro intenda adottare per ovviare a tale ripetuta «criticità di bilancio»;
se ritenga il Ministro che, il combinato disposto, dell'attuale utilizzo dei fondi della Cassa (acquisto Titoli di Stato) e delle sopra indicate criticità di bilancio, non sia finalizzato a trasferire i beni patrimoniali che dovrebbero essere utilizzati per le finalità proprie della Cassa, al bilancio generale dello Stato o a aziende private;
se non ritenga il Ministro che - data la cronica e gravissima esiguità delle risorse finanziarie del comparto penitenziario, data la percentuale bassissima di detenuti che lavorano, data la comprovata efficacia dei percorsi di reinserimento lavorativo rispetto alla recidiva, dato il nuovo allarmante sovraffollamento delle carceri - sia urgentissimo e prioritario per una reale politica della sicurezza, dare piena applicazione alla normativa relativa alla Cassa delle Ammende, imprimendo una forte spinta all'attività di valutazione e finanziamento dei progetti di reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti, nonché di aiuti alle loro famiglie.
(4-01027)

BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da alcuni articoli di stampa apparsi su La Voce della Romagna e Il Resto del Carlino è emerso che nella giornata di lunedì 25 agosto 2008 nella casa circondariale di Forlì è deceduto il signor Franco Paglioni, di anni 44;
Franco Paglioni, tossicodipendente e affetto da AIDS conclamato, aveva diversi precedenti per reati contro il patrimonio e, dopo essere stato scarcerato a causa dell'indulto, era stato nuovamente arrestato il 21 agosto 2008 per cessione di sostanze stupefacenti;
appena giunto in carcere, il detenuto è stato sottoposto immediatamente a visita medica perché già accusava forti dolori a causa delle sue precarie condizioni di salute al punto che - come sostenuto dai detenuti del carcere di Forlì e riportato da La Voce della Romagna del 29 agosto 2008 - «stava talmente male che non poteva alzarsi dal letto e neppure mangiare. I suoi piatti rimanevano pieni e l'assistente di turno, anziché preoccuparsi, ordinava di mettere il cibo nuovo sopra a quello vecchio. In quei giorni di detenzione andava avanti solo a tè e camomilla, grazie a un detenuto che ogni sera gli preparava gli infusi. Abbiamo chiesto parecchie volte alle guardie interne l'intervento urgente di un medico per Paglioni, ma nessuno si è mai visto e l'infermiere che è passato in una sezione per ben due volte per la consegna delle terapie, non si è preoccupato neppure di chiamarlo nonostante l'uomo stesse già malissimo»;
sempre secondo quanto sostenuto dai detenuti del carcere di Forlì «la mattina del 25 agosto il lavorante davanti la cella ha fatto presente che Paglioni era riverso tra le sue feci. A questo punto l'assistente di turno lo ha visitato e, insieme ad un detenuto, lo ha portato sotto la doccia nonostante lo stato esanime in cui l'uomo si trovava. Poi è stato riportato in cella. Quando finalmente è stato chiamato il dottore era troppo tardi: ne ha potuto constatare solo il decesso»;
l'articolo 275, comma 4-quinquies, del codice di procedura penale, vieta la carcerazione preventiva per i soggetti affetti da AIDS quando la malattia si trova in una fase così avanzata da non rispondere più, secondo le certificazioni del servizio sanitario penitenziario o esterno, ai trattamenti disponibili e alle terapie curative;

nella circostanza peraltro non risulta nemmeno che Franco Paglioni fosse stato tradotto presso un istituto attrezzato per la cura e l'assistenza necessarie di cui avrebbe avuto bisogno;
la casa circondariale di Forlì è una struttura che se pur dimensionata per 135 detenuti ne ospita attualmente 210, con un numero insufficiente di agenti di custodia (90 persone che devono prestare un servizio 24 ore su 24 per 365 giorni all'anno) -:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero e se il ministro non intenda chiarire, ricorrendo ai suoi poteri ispettivi presso il carcere e nei confronti del competente Tribunale di Sorveglianza, per quali motivi Franco Paglioni, affetto da Aids conclamato, si trovasse in carcere e non sia stato invece ricoverato presso una struttura esterna del servizio sanitario nazionale al fine di eseguire gli accertamenti medici indispensabili per l'accertamento della compatibilità tra il suo stato di salute ed il regime carcerario;
se nel carcere il detenuto sia stato seguito adeguatamente dal presidio medico lì presente;
se e come intenda procedere qualora siano accertate eventuali responsabilità del direttore del carcere in questione anche alla luce delle modalità e delle circostanze in cui è venuta maturando la morte del detenuto;
quali provvedimenti il Governo intenda adottare per modificare la legge n. 231 del 1999 ed il decreto attuativo del 22 dicembre 1999 al fine di rendere più agevole l'accesso alle misure cautelari meno gravose per tutti i detenuti affetti da grave deficienza immunitaria, in modo da rendere concreta la possibilità per gli stessi di curarsi adeguatamente all'aggravarsi della patologia.
(4-01028)

LUCIANO DUSSIN, DOZZO, GUIDO DUSSIN e STUCCHI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano la Tribuna di Treviso del 4 settembre 2008 riportava in prima pagina questa notizia: «prefetto e questore chiedono l'espulsione di un polacco, Grzegorz Biskup, pregiudicato appena uscito dal carcere, reo di avere commesso una lunga serie di furti e rapine, ma il giudice dice no all'espulsione perché il delinquente è un ladro, ma non pericoloso». Il fatto riportato dalla Tribuna di Treviso ha dell'incredibile: un ladro di professione di origini polacche, sorpreso ed arrestato per l'ennesima volta è stato oggetto di doverosa richiesta di espulsione da parte della Prefettura e della Questura di Treviso, e come tutta risposta il Tribunale cittadino l'ha negata. Si riporta che il giudice abbia ritenuto di non convalidare l'espulsione perché il polacco non era violento in quanto dedito ai furti e non alle violenze fisiche. Incredibile. Grazie all'ennesima «creatività», questa volta del giudice Francesco Giuliano, abbiamo scoperto che, ad esempio, a rubare la pensione ad un pensionato che con cinquecento euro al mese deve pagarsi l'affitto e magari ogni tanto riscaldarsi d'inverno e procurasi anche il pane, non gli si arreca nessuna violenza fisica... Sarebbe semplicemente da ricordare che i cittadini comunitari dopo tre mesi di permanenza in un paese UE ospitante, se intendono continuare a restarci, hanno l'obbligo di chiederne la residenza esibendo un reddito per loro e per i propri ricongiunti, esibendo un'assicurazione sanitaria privata, esibendo la titolarità di un alloggio conforme ai parametri dell'edilizia pubblica locale. Al venir meno di un requisito l'espulsione è immediata. Bene, questo criminale polacco per essersi reso responsabile di una così lunga serie di reati sicuramente ha superato il limite dei tre mesi di permanenza nel nostro territorio, di sicuro non può esibire né redditi da lavoro onesto né tanto meno la disponibilità di un alloggio perché nullafacente e privo di risorse legittime, quindi doveva essere espulso. Il fatto poi che questo delinquente rifiutato da tutte le società, tranne che dal tribunale di Treviso, sia un ladro di professione aggiunge, per quanto attiene alla sua espulsione, l'ovvio all'ovvio;

il caso che riguarda il tribunale di Treviso in queste ore, ultimo di una serie scandalosa di recenti sentenze che hanno interessato l'intera penisola, è la classica goccia che fa traboccare il vaso. Dichiarare un delinquente d'importazione socialmente non pericoloso, e quindi negarne l'espulsione chiesta dalla prefettura, nonostante questo delinquente abbia evidentissime caratteristiche di appartenenza alla categoria dei criminali impenitenti, essendo peraltro recidivo di mestiere, ha dell'inverosimile. Dal tribunale trevigiano si cercheranno argomenti difensivi quali quelli che tendono ad attribuire le colpe alle leggi troppo permissive vigenti in questo Paese, alle carenze di organico, alle dotazioni finanziarie scarse. Così non è perché a livello nazionale primeggiamo in UE sia per addetti impiegati sia per risorse messe a disposizione della magistratura. Inoltre, il nostro codice penale, soprattutto dopo l'approvazione del recente «pacchetto sicurezza» è tra i più severi dell'intero Continente. Allora le inefficienze dei servizi che la magistratura eroga ai cittadini sono frutto delle uniche ed esasperate autotutele che la stessa gode, e su questo aspetto l'augurio è che a breve ci sia un intervento legislativo radicale che rimetta ordine nell'intero comparto della giustizia, a cominciare dall'aspetto delle responsabilità e delle eventuali sanzioni disciplinari da applicare;
ovviamente in poche ore la notizia ha fatto il giro di tutta la provincia, e a raccontare la rabbia che manifestavano a tal riguardo i cittadini sarebbe cosa inutile, in quanto qualsiasi persona di buon senso reagirebbe con gli stessi toni ed allo stesso modo;
doveroso l'intervento della prefettura e della questura nel richiedere l'espulsione di questo criminale di professione, disastrosa è stata la risposta che n'è conseguita dal tribunale di Treviso. In sostanza l'effetto di questa ennesima sentenza, che - si ripete - ha dell'incredibile, è stato quello di umiliare il lavoro delle forze dell'ordine trevigiane, galvanizzare i professionisti del crimine, ed offendere le aspettative dei cittadini. Questa assurda vicenda non dovrà finire come al solito - il giudice che rimane al suo posto, attribuendo la colpa delle sue scelte alle leggi troppo permissive, ed alla fine, a pagare nei confronti dell'opinione pubblica sarà la politica - questo non dovrà succedere -:
se il Ministro interrogato ritenga sia cosa doverosa inviare presso il tribunale di Treviso un'ispezione ministeriale per verificare quanto denunciato dall'interpellante, ai fini delle ulteriori iniziative di sua competenza;
se non intenda comunque adottare iniziative normative per evitare il ripetersi di episodi analoghi.
(4-01038)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
fin dal 2001 si è sviluppato un forte sinergico impegno dell'amministrazione provinciale di Salerno, dei Sindaci di diversi comuni salernitani e napoletani per sostituire il meccanismo del pedaggio forfettario ed indifferenziato lungo l'autostrada Napoli-Pompei-Salerno con il più equilibrato e giusto sistema della tariffa differenziata, che commisura, invece, le tariffe autostradali ai chilometri effettivamente percorsi;
tale modifica tariffaria è particolarmente urgente ed utile, tenuto conto che gli elevati livelli di congestione, ormai insostenibili, della viabilità ordinaria rendono sempre più indispensabile l'utilizzazione delle tratte autostradali;
la nuova disciplina tariffaria favorisce giustamente gli utenti delle autostrade che effettuano lunghe percorrenze;
a tal fine è stata condotta una lunga e complessa trattativa con Anas ed Autostrade

meridionali, con un forte impegno dei parlamentari campani ed in particolare, dell'onorevole Andrea Annunziata, anche nella veste di Sottosegretario al ministero dei trasporti nel Governo presieduto da Romano Prodi;
in data 1° ottobre 2007, l'Anas, con nota CDG-0115837-8, ha comunicato al Ministro deitrasporti il contenuto e le modalità della proposta, relativa alla ridefinizione del pedaggio per gli utenti della classe A (gli utenti che effettuano brevi percorrenze) che si avvalgono del sistema di esazione «telepass», con riduzioni delle tariffe secondo fasce di percorrenza prestabilite;
l'intervallo del pedaggio, oscillando fra 0,60 ed 1,80 euro con scaglioni di 0,20 euro per ogni 5 chilometri percorsi, è più aderente ai reali percorsi effettuati;
in data 26 settembre 2007, su tale proposta conclusiva di modulazione del pedaggio il Ministero dei trasporti ha espresso il suo avviso favorevole;
ad oggi non si conosce lo stato effettivo del procedimento amministrativo per introdurre il nuovo meccanismo tariffario che, fra l'altro, per il primo anno di attuazione avrà carattere sperimentale -:
quale sia la situazione effettiva del predetto procedimento e quali siano le ragioni che si frappongono ed hanno impedito ad oggi la concreta attivazione, così attesa dalle popolazioni interessate, del nuovo sistema di differenziazione tariffaria da introdurre finalmente lungo la Napoli-Pompei-Salerno, affidata in concessione alla Società SAM spa.
(2-00119)
«Vaccaro, Iannuzzi, Lusetti, Piccolo, Mazzarella, Graziano, Ginefra, Milo, Bonavitacola, Vassallo, Ventura, Cuomo, Nicolais, Sarubbi, Recchia, Calgaro, Oliverio, Mario Pepe (PD), Dal Moro, Garavini, Mosella, Cesario, Boccia, Melis, Madia, Losacco, Pedoto, Pistelli, Picierno, Samperi».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FAVA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
notizie provenienti dal territorio ci informano circa la gravissima situazione di pericolo in cui versa la strada statale n. 12 dell'Abetone e del Brennero nel tratto fra Mirandola e Poggio Rusco;
tale situazione di gravissimo degrado è stata più volte segnalata dai due Comuni ad Anas di Bologna e risulta che lo stesso ente abbia già appaltato i lavori di risanamento della statale n. 12 e non si capisce il motivo del gravissimo ritardo dell'inizio lavori;
la strada statale n. 12 dell'Abetone e del Brennero, oltre all'elevato traffico a lunga percorrenza, è giornalmente percorsa da un consistente numero di abitanti del Mantovano per motivi di lavoro;
i lavori sul tratto nord della statale 12 non sono ancora partiti. Anas sta infatti rescindendo il contratto con la ditta che si era aggiudicata l'appalto e le amministrazioni comunali di Mirandola e Poggio Rusco, di fronte all'ipotesi di ulteriori ritardi, si sono prontamente mobilitate;
venerdì 5 settembre 2008 vi è stato un incontro urgente con i vertici regionali dell'Anas, al fine di conoscere i motivi del ritardo dei lavori sul tratto nord della statale 12;
già in precedenza ed in diverse occasioni i sindaci di Mirandola e Poggio Rusco avevano segnalato all'Anas che i lavori di ristrutturazione e manutenzione straordinaria della statale 12, nel tratto tra Mirandola e Poggio Rusco, procedevano molto a rilento, denunciando anche i disagi provocati ai cittadini da questa situazione -:
se il Ministro interrogato essendo a conoscenza della situazione intenda intervenire sollecitando Anas affinché prontamente proceda a fare partire i lavori

indicati in premessa con l'indicazione di un programma preciso, perché vista la mole di traffico circolante, soprattutto nei giorni lavorativi, una rapida soluzione di questa situazione è da ritenersi indifferibile.
(5-00334)

TULLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di mercoledì 12 agosto 2008 la stampa nazionale ha dato notizia del licenziamento di otto dipendenti di Trenitalia impiegati nell'officina di Piazza Giusti a Genova San Fruttoso;
per quanto riportato anche nelle giornate successive dalla stampa appare una sproporzione tra la misura adottata e le responsabilità addebitate ai lavoratori, comunque sanzionabili se confermate -:
se il Governo intenda attivarsi per conoscere da parte di Trenitalia quali siano gli elementi che hanno portato ad una decisione così pesante nei confronti dei lavoratori.
(5-00339)

Interrogazioni a risposta scritta:

BOFFA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
Trenitalia, su sentenza del Tribunale di Campobasso, esecutiva della ordinanza del 24 luglio 2007 emessa su istanza della S.A.T.I. (Società Autocooperative Trasporti Italiani a.r.l.), ha soppresso il servizio di collegamento Termoli-Campobasso-Salerno;
la società S.A.T.I., concessionaria del servizio di linea automobilistico Termoli-Campobasso, ha ritenuto il servizio di Trenitalia lesivo dei suoi interessi e per questo ha attivato l'azione legale citata;
rispettoso del pronunciamento della Magistratura, il sottoscritto interrogante ritiene tuttavia che nella vicenda non si sia dato il giusto peso agli interessi dei cittadini utenti;
la linea Termoli-Salerno, intesa ad istituire un collegamento diretto tra le linee ferroviarie dell'Adriatico e del Tirreno attraverso le zone interne del Molise e della Campania, ha apportato notevoli vantaggi ai viaggiatori che grazie a questo servizio riescono oggi con rapidità a spostarsi tra le due direttrici ferroviarie principali del centro-sud;
la verifica della utilità del servizio è data dalla notevolissima utenza, tanto da renderlo economicamente in attivo;
interessati al servizio infatti sono i tanti lavoratori pendolari da e per Campobasso che non hanno alternative per raggiungere i centri campani e viceversa, così come i molti studenti pendolari che dalla provincia del Molise si recano a Benevento, e viceversa, per frequentare le due università presenti nei capoluoghi del Sannio e del Molise;
per tutte queste utenze non vi sono alternative serie per la loro necessità di spostamento se si esclude l'uso del mezzo privato;
la soppressione del servizio colpirà in particolare i cittadini delle aree interne della Campania e del Molise perché ne accentuerà l'isolamento;
è stata concessa una proroga di 15 giorni sull'entrata in vigore della soppressione del servizio in un primo momento prevista per il giorno 1o settembre 2008 -:
se non ritenga il Ministro dei trasporti opportuno convocare un tavolo di concertazione tra gli assessori regionali ai trasporti di Campania e Molise, Trenitalia e i vertici della S.A.T.I. per individuare una soluzione urgente alla questione e scongiurare un enorme disagio ai cittadini utenti interessati al servizio.
(4-00992)

MIGLIORI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo le recenti notizie, Trenitalia, nell'organizzazione dei treni ad alta velocità

Milano-Roma vorrebbe far fermare a Firenze ed a Bologna solo un treno su quattro;
vanno considerati gli enormi sacrifici che la città di Firenze ha e dovrà subire per l'attraversamento cittadino della TAV;
Trenitalia deve essere a conoscenza che ogni accordo od intesa raggiunta per la TAV a Firenze, passa dalla premessa di una parità di trattamenti tra le città di Firenze, Bologna, Milano e Roma -:
quali iniziative urgenti si intenda assumere per rettificare la suddetta situazione al fine di evitare una inutile umiliazione per le città considerandole, in questo modo, scali secondari.
(4-01003)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
ormai da oltre dieci anni il comune di Sarmato (provincia di Piacenza) ha richiesto (nota protocollo n. 1417 del 22 dicembre 1992) all'ufficio operativo di Piacenza del Magistrato per il Po la sdemanializzazione del Rio Corniolo, nel tratto compreso tra la strada statale 10 e la via Sacchello;
nella risposta resa in data 22 settembre 1997 all'atto di sindacato ispettivo n. 4-07902 a firma dell'interrogante, il Ministro Costa sostenne che il Magistrato per il Po di Parma era in attesa di ricevere il parere in ordine alla sdemanializzazione, predetta del servizio provinciale della difesa del suolo di Piacenza, essendo il tratto da sdemanializzare di competenza regionale;
nella predetta risposta si leggeva, altresì, che il Magistrato per il Po di Parma avrebbe potuto effettuare il previsto sopralluogo, e quindi emettere il provvedimento di sdemanializzazione dell'area che qui interessa, solo dopo l'acquisizione del parere dell'Autorità di bacino del fiume Po -:
se e quali urgenti iniziative intenda assumere per fare in modo che la sdemanializzazione di che trattasi possa avere finalmente luogo, atteso che il lungo termine di tempo intercorso dall'avvio della pratica (oltre dieci anni) non costituisce certamente titolo di merito per gli uffici interessati.
(4-01025)

GIULIETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - permesso che:
la decisione del Sindaco di Comiso Giuseppe Alfano di voler cancellare l'intitolazione dell'aeroporto della Città a Pio La Torre, morto ammazzato dalla mafia in un agguato insieme al suo autista Rosario Di Salvo è un fatto secondo l'interrogante grave ed insensato;
l'onorevole La Torre, è bene ricordare fu ammazzato per il suo impegno contro la mafia e per la battaglia che in prima persona egli fece in difesa della Pace e contro la logica dei blocchi contrapposti;
questo atto rappresenta inoltre un rozzo tentativo di «revionismo» storico che apre la strada ad altri tentativi annunciati ma mai attuati di cambiare anche l'intitolazione dell'aeroporto di Punta Raisi ai Giudici Falcone e Borsellino;
peraltro l'aeroporto di Comiso, come è noto, è intitolato congiuntamente a Magliocco-Pio la Torre e non si capisce, se non per il tentativo a giudizio dell'interrogante insensato, strumentale e provocatorio che sta all'origine della scelta del sindaco Alfano, per quale ragione lo si voglia cambiare;
Comiso con il suo aeroporto dopo decenni di uso militare, costruito anche con il contributo dell'Unione europea, dall'anno prossimo diventa la porta d'ingresso per la Sicilia di tanti turisti europei e italiani, e il fatto che tale aerostazione sia intitolata ad un oppositore strenuo della mafia che per questo è stato ucciso, rappresenta un valore simbolico proprio contro il modo di pensare di gente come il

sindaco Alfano che «singolarmente» pensa che la «memoria» di un fatto di una persona o della storia sia modificabile in base al tasso di gradimento di un sondaggio -:
quali siano i provvedimenti e le azioni che Ministri interrogati intendono assumere per impedire questa scelta.
(4-01034)

HOLZMANN. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la mancanza di adeguata manutenzione al materiale rotabile ferroviario, anche quello dedicato al trasporto merci, genera insicurezza, contribuisce ad aumentare il rischio d'incidenti;
sempre più spesso accade che i treni che dalla Campania trasportano le immondizie in Germania vengano fermati dalle autorità austriache perché i vagoni vengono ritenuti poco sicuri e tale fatto produce spiacevoli conseguenze:
a) si generano ritardi nella consegna delle merci con evidenti danni indiretti sia per chi spedisce che corre il rischio di perdere clientela, che per chi deve ottenere le merci e, non ultimo, per il vettore che potrebbe essere costretto a pagare delle penali ed in prospettiva a perdere traffico merci;
b) i carri che trasportano le immondizie, provenienti dalla Campania, restano in sosta sotto il sole al passo del Brennero causando esalazioni maleodoranti che rendono impossibile la vita agli abitanti della zona;
c) i container vengono scaricati dai vagoni-pianale e ricaricati su analoghi vagoni austriaci con conseguenti oneri economici a carico della Cargo italiana -:
se sia a conoscenza del cattivo stato del materiale rotabile italiano, adibito al trasporto merci;
se sia al corrente dei gravi ritardi che sovente si registrano al passo del Brennero a causa del blocco dei nostri vagoni da parte delle autorità austriache;
se intenda sollecitare i dirigenti della società Cargo a mettere sui binari materiale rotabile in grado di garantire i minimi standard di sicurezza previsti all'estero;
per quali ragioni non vengano eseguiti i necessari interventi di manutenzione ed i controlli sullo stato d'uso del materiale;
quali costi siano stati sostenuti per il trasbordo dei container dai vagoni italiani a quelli austriaci e chi se ne fa carico;
quali responsabilità siano state individuate a carico del personale preposto al controllo, alla manutenzione ed alla verifica del materiale rotabile;
quali provvedimenti verranno presi per evitare in futuro il ripetersi di simili gravi inconvenienti che, oltre a tutto il resto, contribuiscono a creare un'immagine non positiva delle ferrovie italiane all'estero.
(4-01036)

...

INTERNO

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
di recente alcuni provvedimenti sanzionatori, adottati dal Comune di Bologna nei confronti di automobilisti, sono stati annullati dal Tar, che ha ingiunto all'amministrazione comunale il rimborso delle somme pagate dagli stessi, e inoltre numerosi altri atti sono stati annullati negli ultimi tempi dal Giudice di pace. Di questo parla fra l'altro la stampa in questi giorni con dovizia di particolari, enucleando vere e proprie vessazioni alle quali sarebbero

sottoposti numerosi cittadini, evidenziando l'atteggiamento incongruo del Comune di Bologna, che si protrae da diverso tempo, per quanto riguarda l'irrogazione di sanzioni amministrative, che in molti casi particolari potrebbero costituire non tanto la sanzione per infrazioni del codice della strada o di regolamenti comunali, bensì - essendo previste in un apposito capitolo del bilancio comunale - una vera e propria fonte di introiti a parere dell'interpellante illegittima, definita prima ancora che l'infrazione sia stata commessa, in quanto si ipotizza un totale di entrate corrispondenti ad illeciti non ancora commessi;
se si riflette sul fatto che il Comune di Bologna (secondo notizie di stampa del 24 agosto 2008) ha introitato nel 2007 ben quarantaquattro milioni di euro per multe, sorge il legittimo sospetto di una tassazione a carico dei cittadini per finalità non previste dalla legge;
al riguardo si rileva che, anche in sede parlamentare e in occasione dello svolgimento di atti di indirizzo presentati dal sottoscritto interpellante, durante la scorsa legislatura il Governo ha seguito l'orientamento in base al quale lo strumento della sanzione per violazione del codice della strada non può essere concepito come impropria leva fiscale per far fronte alle spese dell'amministrazione comunale;
si sottolinea l'urgenza di definire in termini perentori gli ambiti di competenza dei comuni per quanto riguarda quelle che appaiono all'interpellante forme surrettizie di prelievo fiscale quali l'eccesso di sanzioni irrogate spesso arbitrariamente per presunte violazioni del codice della strada o di regolamenti comunali;
senza ledere l'autonomia dei Comuni si tratta però di rimuovere un malcostume ed una palese violazione delle leggi che non è più accettabile per ragioni di correttezza nei rapporti fra amministratori ed amministrati, i quali ultimi debbono essere posti con certezza di fronte alla natura dei contributi loro richiesti, senza essere costretti ad esborsi contra legem per finalità delle quali non conoscono o condividono le motivazioni;
pertanto occorre che in occasione di una riforma del Testo unico degli enti locali vengano stabiliti limiti precisi sui poteri dei Comuni in questa materia;
inoltre, il Codice della strada attribuisce al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti determinati poteri di direttiva in merito alla disciplina della circolazione stradale, anche comunale, e individua i Prefetti quali autorità competenti per la maggior parte degli illeciti amministrativi concernenti violazioni del codice della strada -:
quali azioni, nell'ambito delle proprie competenze, e in particolare quali iniziative normative il Governo intenda porre in essere per distinguere nettamente le due sfere d'azione, quella sanzionatoria e quella impositiva, e soprattutto per impedire veri e propri atti di vessazione nei confronti dei cittadini nella materia di cui in premessa, i quali - come nel caso di Bologna - sono sovente privi di efficaci mezzi per evitare le ingiuste sanzioni loro imposte.
(2-00121) «Garagnani».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la città di Andria vive da tempo una forte emergenza sicurezza;
in particolare tra agosto e settembre è emersa un'escalation di episodi criminosi che hanno diffuso un comprensibile senso di insicurezza nella popolazione: un violento pestaggio (2 settembre), la scoperta di pericolosi traffici di droga (28 agosto e 5 settembre), un selvaggio tentativo di furto d'auto con aggressione (1o settembre); il ferimento di un agente della polizia municipale (28 agosto); ripetuti atti di vandalismo nel centro della città nella seconda metà di agosto;

ad Andria, la città più popolosa della nuova provincia pugliese di Barletta-Andria-Trani, operano sia la Polizia che l'Arma dei Carabinieri;
è inoltre nel novero delle possibilità che proprio ad Andria sia assegnata la sede della Questura della nuova provincia;
tuttavia sia la Polizia che la tenenza dell'Arma - nonostante il prezioso lavoro svolto a testimonianza del quale stanno le numerose operazioni concluse con successo e nonostante la recente concessione da parte del questore di Bari di due nuove volanti per la Polizia - si trovano in situazione di oggettiva difficoltà sotto il piano degli organici;
da ormai molti anni è in cantiere il progetto di allargamento dei locali della locale caserma di Polizia, ma finora i lavori non sono mai cominciati;
è sempre più frequente il ricorso, nell'opera di prevenzione e repressione del crimine, ad agenti e carabinieri provenienti da Bari, mentre per motivi di turnazione durante la notte in una città così estesa è attiva nella maggior parte dei casi solo una pattuglia mobile;
in un vertice tra istituzioni e rappresentanti delle Forze dell'ordine sulla sicurezza cittadina avvenuto ad Andria lo scorso 9 settembre, il viceprefetto di Bari ha sottolineato l'importanza della prevenzione e delle attività di controllo sulle strade -:
quale sia la sua analisi sul problema sicurezza nella città di Andria;
quali urgenti iniziative ritenga di attuare per potenziare gli organici di Polizia e Carabinieri presenti ad Andria.
(5-00336)

RAISI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Arnaldo Otegi, dirigente del disciolto partito politico Batasuna, braccio politico del movimento terrorista ETA, è uscito da pochi giorni dalla prigione dopo aver scontato una pena di 15 mesi di reclusione per apologia del terrorismo;
è attualmente sotto processo per essere presumibilmente un dirigente terrorista, (pena prevista da 8 a 14 anni di carcere);
Otegi ha chiesto ed ottenuto un permesso dalla Magistratura spagnola per passare una settimana «di vacanze» in Lombardia dal 7 settembre 2008 -:
quali misure di vigilanza e prevenzione abbia assunto o intenda assumere per evitare che il signor Otegi, fiancheggiatore di uno dei più crudeli e violenti movimenti terroristici qual'è l'Eta, possa svolgere in Italia qualsiasi propaganda apologetica dell'Eta.
(5-00338)

Interrogazioni a risposta scritta:

CONCIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 30 agosto alle ore 04.30, lungo via Ostiense in Roma, quattro giovani militanti di sinistra sono stati aggrediti da una decina di persone facenti parte di gruppi di estrema destra;
l'aggressione è avvenuta a pochi metri dal luogo in cui si è svolto il concerto in memoria di Renato Biagetti, militante di sinistra di 26 anni ucciso a coltellate due anni fa a Focene;
nell'aggressione del 30 agosto 2008, gli autori, al grido di «zecche di m...» (appellativo con cui le squadracce usano indicare i militanti di sinistra), hanno colpito con coltelli e bastoni le vittime, che avevano partecipato al suddetto concerto, procurando loro lesioni da arma da taglio e ferite lacero contuse in diverse parti del corpo;
in particolare, uno dei ragazzi aggrediti ha riportato numerose ferite da taglio alle gambe, con prognosi di 7 giorni;
secondo la ricostruzione delle vittime ed alla luce delle prime valutazioni dell'Arma

dei Carabinieri, l'aggressione ha una motivazione di natura politica, appartenendo gli aggressori a settori giovanili della destra estrema;
il giorno precedente l'aggressione veniva pubblicato sul sito you tube un video, attualmente rimosso, realizzato da giovani di estrema destra, nel quale inequivocabilmente gli autori dello stesso seguivano gli allenamenti della squadra di rugby «All Reds» (squadra del Centro sociale Acrobax, frequentato da Renato Biagetti - assassinato, come detto, due anni fa a Focene - e luogo di ritrovo di ragazzi della sinistra di movimento della città di Roma): nel video si sentono allusioni minatorie nei confronti dei membri della squadra e di un intero ambiente politico della Sinistra romana;
negli ultimi due anni sono almeno cento le aggressioni a centri sociali, associazioni culturali, centri di cultura omosessuale, aventi matrici politiche riconducibili all'estrema destra;
tra questi episodi occorre ricordarne alcuni: aggressione con bastoni e coltelli presso il Centro sociale Forte Prenestino (giugno 2005), con diversi feriti; assalto con molotov e bombe carta al Centro sociale La Torre in occasione della commemorazione della morte del giovane militante antifascista Valerio Verbano (febbraio 2006); aggressione al concerto di Villa Ada (giugno 2007); aggressione alle famiglie delle case occupate del quartiere Casal Bertone (luglio 2007); aggressione ai danni di un giovane di 20 anni militante di sinistra, nei pressi dell'abitazione di questi a Monte Sacro a pochi giorni dall'anniversario della morte di Valerio Verbano (22 febbraio 1980); irruzione con catene e coltelli in un pub notoriamente frequentato da ragazzi di sinistra (febbraio 2008); aggressione alla sede del circolo di cultura omosessuale «Mario Mieli» da parte di giovani al grido di «viva il Duce» (aprile 2008); aggressione al grido di «lesbica di m...» ad una giovane ragazza lesbica frequentatrice del locale «Coming out»;
tali episodi, ai quali se ne uniscono altri di natura simile nel resto del Paese, spesso vengono catalogati giornalisticamente sotto la dicitura «guerra tra bande», nonostante l'evidente matrice politica -:
quali misure il Ministro dell'interno intenda adottare per evitare che episodi simili a quelli testé ricordati possano ripetersi;
quali verifiche il Ministro abbia avviato per monitorare il livello di attenzione a tutti i livelli della macchina istituzionale sul fenomeno di ritorno della violenza politica di matrice fascista e nazista;
quali misure il Ministro vorrà prendere, in conformità al dettato costituzionale ed alla legislazione vigente, per evitare che luoghi pubblici e privati, siti web, riviste e pubblicazioni di ogni natura, possano fornire possibilità di espressione, di confronto e di propaganda politica a persone e organizzazioni che si ispirano al fascismo e al nazismo e che compiono atti come quelli denunciati da questa interrogazione.
(4-00995)

POLLEDRI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 9 luglio 2008 si è verificata una tragica criminosa rapina in San Rocco a Pilli, nel Comune di Sovicille, in Provincia di Siena;
detta rapina si aggiunge a quella del 1o ottobre 2007 a danno della filiale della banca Monte dei Paschi di Siena, in pieno centro storico senese, a quella, sempre nel centro storico, a danno di altra gioielleria, nonché all'assalto ad un furgone porta valori nei pressi di Colle di Val d'Elsa, in provincia di Siena, avvenuto in data 2 aprile 2008, ai numerosi episodi di truffe ai danni delle fasce più deboli, ai furti negli appartamenti ed alle altrettanto frequenti rapine negli uffici postali ed alle banche nell'intero territorio provinciale;
questi significativi fatti criminosi, uniti al degrado crescente in tema di sicurezza urbana che colpisce la città di Siena e la Val d'Elsa, quest'ultima con le

città di Colle di Val d'Elsa e di Poggibonsi teatro di frequenti risse tra extracomunitari, stanno creando un continuo allarme sociale in tutto il territorio;
la sicurezza urbana è stata oggetto di più riunioni e dibattiti in varie sedi in questi ultimi mesi;
sono state recentemente introdotte dal ministero dell'interno disposizioni normative in tema di sicurezza urbana, con poteri e compiti più incisivi e sistematici in mano al Sindaco;
occorre adottare immediate urgenti iniziative in tema di prevenzione, vigilanza e repressione, in modo da far fronte con tempestività ed efficacia alla situazione in atto facendo sì che non si deteriori;
è stato siglato di recente il protocollo di sicurezza per la città di Siena con il Prefetto e si sono recentemente tenuti degli incontri tra i rappresentanti delle Forze dell'ordine e gli amministratori locali a Colle di Val d'Elsa ed a Sinalunga per meglio garantire la sicurezza sul territorio, ma, nonostante questo, gli ultimi episodi di cronaca testimoniano come la situazione, in provincia di Siena, non sia affatto migliorata -:
quali siano a prescindere dagli adempimenti di competenza dell'autorità giudiziaria e degli organi di Stato ai quali va l'apprezzamento di tutti, le iniziative che il ministero intende adottare da subito, anche alla luce delle recenti disposizioni normative, in tema di sicurezza urbana nell'intero territorio provinciale;
se il ministero ritenga il protocollo per la sicurezza della città di Siena adeguato alle recenti disposizioni contenute nel cosiddetto «pacchetto sicurezza»;
se il ministero ritenga opportuno rafforzare la presenza delle Forze dell'ordine, in collaborazione con la Polizia municipale, e migliorarne ed aggiornarne i mezzi a disposizione per il contrasto della criminalità.
(4-00997)

REALACCI e FONTANELLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la caserma dei Carabinieri ubicata nella popolosa frazione di Riglione nel comune di Pisa sta per essere chiusa a causa dell'inadeguatezza della struttura, proprietà di un privato il quale non ha manifestato l'intenzione di effettuare gli investimenti necessari ad adeguare l'edificio stesso;
la caserma si trova nel paese di Riglione da oltre 60 anni e nel frattempo la zona, comprese le frazioni confinanti, è andata sempre più densamente popolandosi;
un presidio territoriale come quello attuale presenta non solo caratteristiche tali da risultare gradito e rassicurante per la popolazione, ma anche, in un certo modo, di poter essere parte integrante del contesto sociale del paese stesso, con tutte le scontate implicazioni rispetto alla capacità di prevenire e controllare meglio il territorio stesso. Una dote che verrebbe inevitabilmente dispersa con il suo trasferimento anche in zone non troppo lontane dalla sede attuale;
la soluzione che si prospetta, ancora non ufficialmente ma tuttavia suffragata da affermazioni ufficiose, è quella di accorpare la suddetta caserma a quella di Navacchio, di nuova costruzione, che si trova però nel comune di Cascina (Pisa) situata a circa 5 km dalla precedente e in una zona densamente popolata;
sembra assodata la carenza di personale negli organici e di risorse a disposizione anche per la consueta attività quotidiana, lamentata anche in occasioni ufficiali da parte dei responsabili delle varie forze dell'ordine fra cui anche la stessa Arma dei Carabinieri;
l'operato dell'Arma dei Carabinieri è senz'altro estremamente apprezzato dalla popolazione che vivrebbe l'episodio con un senso di abbandono e frustrazione, oltre che percepire la contraddizione che vede l'assunzione di 10 vigili urbani da parte

del Comune di Pisa e con l'annunciato potenziamento di un distacco di Polizia municipale, proprio a Riglione;
la questione è stata oggetto di un'interrogazione consiliare al sindaco di Pisa da parte del consigliere del PdL Paolo Cognetti nella quale si chiedeva conto delle possibili iniziative del Comune di Pisa per «impedire questo possibile grave disagio»;
l'Amministrazione comunale di Pisa ha prospettato al locale Comando provinciale dei Carabinieri anche una soluzione alternativa, sempre situata a Riglione (Pisa) in via Fiorentina, nel centro del paese in locali di sua proprietà ove trovano spazio anche altri servizi comunali per i quali è già stata individuata una sede alternativa sempre nel centro del paese, nel complesso denominato «la fornace», in via di ultimazione (all'interno del complesso prima del suo completamento, era stata ventilata l'ipotesi che vi potesse trovare collocazione proprio la nuova caserma, poi tramontata per motivi non ascrivibili al Comune di Pisa). L'Arma dei Carabinieri si era anche dichiarata disponibile a effettuare gli investimenti necessari, circa 250.000 euro, per rendere idonea questa sede alle esigenze della stazione dei Carabinieri. A fronte di questi investimenti, però, l'Arma dei Carabinieri di Pisa chiedeva che lo stesso intervento fosse da un lato condiviso dal locale Comando dei Carabinieri e dall'altro che vi fosse l'impegno da parte del Ministero dell'interno di corrispondere almeno il medesimo canone di affitto che già viene adesso versato per l'immobile sede della attuale caserma, non comportando nuovi e maggiori oneri per le casse dello Stato;
va evidenziato che i Ministeri in indirizzo sono particolarmente impegnati in queste settimane a garantire un miglioramento delle condizioni di sicurezza e di vivibilità dei cittadini anche con iniziative di carattere eccezionale utilizzando reparti dell'esercito, e comunque nell'ottica di poter presidiare in modo più capillare le zone densamente urbanizzate e popolate come certo è quella delle frazioni di cintura della città di Pisa fra cui Riglione -:
se ai Ministeri dell'interno e della difesa risulti l'intenzione di soppressione del presidio di Riglione;
se questa eventuale decisione sia frutto di altre prescrizioni di razionalizzazione delle spese, di mancato potenziamento degli organici così come richiesto dai Comandi locali o della dislocazione del personale in dotazione all'Arma dei Carabinieri così come ad altre forze dell'ordine non a conoscenza degli interroganti e se esso non appaia nel caso in totale contraddizione con altri programmi e intenzioni che il Ministro dell'interno Maroni ha annunciato;
se davvero la soluzione sia quella di accorpare le caserme di due realtà territoriali precedentemente e da sempre distinte e situate in due diversi comuni (Riglione - Comune di Pisa e Navacchio - Comune di Cascina);
se sia stata presa in considerazione l'offerta di collaborazione e di soluzione alternativa per la sede avanzata dal Comune di Pisa e nel caso per quale motivo essa sia stata rigettata.
(4-01000)

CONTENTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da qualche tempo in un'ampia zona del pieno centro di Pordenone compresa tra Via Trento, Via Trieste, Via Rovereto, Piazza Duca d'Aosta e Piazza Costantini si registra un aumento considerevole di episodi di microcriminalità tali da provocare i timori e le proteste dei residenti;
la situazione si è aggravata dopo che in zona hanno cominciato a stazionare, notte e giorno, dei gruppi di stranieri e di sbandati, molti dei quali in evidente stato di alterazione per il costante abuso di bevande alcoliche;
le forze dell'ordine sono intervenute in più occasioni per far fronte a situazioni contingenti o di stretta emergenza, quali alterchi, furti e danneggiamenti ma anche per crisi etiliche e per soggetti rinvenuti a terra privi di sensi;

da tempo un cantiere edile in disuso sito in Piazza Costantini è stato addirittura trasformato in una maleodorante toilette all'aperto, con varie segnalazioni di soggetti che, anche in pieno giorno, si denudano;
il quadro è ulteriormente degenerato dal punto di vista igienico-sanitario e del decoro urbano a causa del continuo rinvenimento di rifiuti e financo di persone che dormono sui marciapiedi o negli androni dei condomini;
vi sono abitanti che minacciano di trasferirsi da questo angolo di centro e persino esercizi pubblici che temono di dover cessare l'attività a causa dei continui problemi di convivenza con quanti bivaccano all'esterno di condomini e negozi;
anche in altre località di Pordenone si constatano episodi simili a quello oggetto del presente documento ispettivo, soprattutto nell'area della stazione e del limitrofo parco pubblico -:
se siano a conoscenza della situazione di degrado e di allarme sociale registratasi da qualche tempo in una vasta area del pieno centro di Pordenone compresa tra Via Trento, Via Trieste, Via Rovereto, Piazza Duca d'Aosta e Piazza Costantini, nonché in altri siti della città;
se e quali provvedimenti intenda adottare al più presto per porre fine alla grave situazione venutasi a creare in questa parte della città di Pordenone, dando una concreta risposta ai continui solleciti che giungono in tal senso dai residenti e dai commercianti;
se alla luce di un tale quadro non ritenga indispensabile quanto meno rafforzare la presenza in loco dei così detti carabinieri o poliziotti di quartiere, aumentando così la percezione di sicurezza dei residenti ed evitando che un'ampia zona della città rimanga sguarnita di esercizi pubblici e di famiglie.
(4-01006)

ALESSANDRI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 20 giugno 2007 la giunta comunale di Reggio Emilia ha approvato la delibera n. 167 recante «Approvazione di un progetto da presentare alla prefettura per l'accesso ai contributi di cui alla gestione 2007 della riserva fondo LIRE UNRRA, nell'ambito degli interventi finalizzati alla realizzazione di attività di sostegno a favore di persone in stato di indigenza e delle fasce sociali più deboli, ivi compresi stranieri e nomadi (Programma Prioritario 2.)»;
la circolare del 26 marzo 2007, divulgata del Dipartimento ministeriale competente, disciplina le modalità e i requisiti di accesso ai finanziamenti per tale tipologia di progetti, prescrivendo che:
a) i programmi devono essere ben articolati ed ampiamente descritti nei contenuti, nei costi e negli obiettivi;
b) le spese ammesse a finanziamento sono per potenziare centri socio-assistenziali e riabilitativi e/o per il funzionamento di centri e servizi socio-assistenziali;
c) la domanda, pena esclusione, deve contenere tra gli altri una relazione analitica del singolo progetto supportata obbligatoriamente da idonea documentazione;
d) non verrà accolta documentazione integrativa;
e) la Commissione esaminatrice, ove necessario, potrà disporre specifici accertamenti prima di decidere sulle istanze;
la delibera di giunta succitata è stata trasmessa il 26 giugno 2008 al Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione per le valutazioni di competenza, ed era corredata di tutti gli allegati richiesti, tra cui la proposta del progetto denominato «Tra il campo e la città - Azioni innovative per il miglioramento della qualità della vita e il sostegno all'inclusone sociale della comunità nomade sinta a Reggio Emilia», finalizzato come si legge nel testo della delibera stessa a «migliorare l'habitat

della comunità sinta anche attraverso il superamento dei campi sosta nella loro concezione originaria»;
di fatto, l'intendimento della giunta comunale sarebbe di chiudere uno dei quattro campi nomadi comunali per realizzarne diversi di dimensioni minori ed in effetti nel progetto allegato alla delibera n. 167 è scritto in più punti che per l'attuale campo nomadi sito in via Gramsci 132 in stato di grave degrado a causa dell'incuria dei residenti ed in spregio totale del vigente regolamento comunale, «non si prevede alcun intervento di ristrutturazione»;
nella relazione illustrativa allegata al progetto, dove si individuano 14 siti demaniali suscettibili di potere ospitare i 6 nuovi microcampi, tra cui il primo sperimentale (individuato successivamente in via Felesino nella frazione di Cella), si afferma invece che il campo nomadi di via Gramsci 132 verrà unicamente ridimensionato ed inoltre si conclama il fatto che molti nuclei famigliari di cittadini di origine Sinta risiedano in terreni agricoli ove sono stati accertati innumerevoli abusi edilizi;
la giunta comunale di Reggio Emilia non ha reso pubblico il progetto e solo l'azione istituzionale del gruppo consigliare della Lega Nord in comune di Reggio Emilia ha potuto fare luce a più riprese su un argomento la cui delicatezza e sensibilità ha coinvolto tutta la città, destando allarme per le implicazioni economiche e sociali che riveste;
dopo che la Lega Nord ha reso noto quanto l'amministrazione cittadina aveva inviato al ministero e più in particolare la «completa rassegna e valutazione dell'insieme di aree adeguate ad una progettazione di questo tipo» (ovvero i 14 siti demaniali), la giunta ha diramato un comunicato ufficiale dal titolo «Materiali istruttori di giugno su aree già escluse», nel quale è scritto: «... come già affermato dal Sindaco più volte e dagli assessori competenti, le aree non sono state scelte per la destinazione della microarea come nessun altro territorio», lasciando intendere alla cittadinanza che si tratterebbe di atti istruttori e non già definitivi in quanto rassegnati al ministero e conseguentemente che essendo la delibera vecchia di due mesi non sarebbe da ritenersi più valida ed attendibile, ciò nonostante il Governo Prodi nei mesi scorsi ha concesso il finanziamento richiesto;
risulta evidente, a parere dell'interrogante, che gli atti obbligatori richiesti e ricevuti al Dipartimento competente non possano più risultare affidabili così come risulta incomprensibile la reale volontà dell'amministrazione rispetto alla gestione dell'attuale campo nomadi esistente in via Gramsci 132;
non è inoltre chiaro quale nesso intercorra tra il miglioramento «dell'habitat della Comunità Sinta» (così come riportato nella Delibera della Giunta n. 167) ed il potenziamento di un centro socio-assistenziale come invece previsto dalle linee di finanziamento dei due programmi del Ministero;
inoltre tutte le aree sosta per nomadi esistenti sul territorio comunale, quale diverrebbe anche quella di via Felesino, sono disciplinate dal Piano regolatore generale (Prg) vigente ai sensi del relativo articolo 43-bis (zone D), in ottemperanza alle disposizioni dell'articolo 4 della Legge Regionale n. 47/88 sulle minoranze nomadi, che a riguardo dispone che «...qualora il comune intenda adibire ad aree di sosta aree con diversa classificazione dovrà approvare apposita motivata variante allo strumento urbanistico generale»;
l'area di via Felesino è inquadrata urbanisticamente come «zona agricola a valenza paesaggistica (articolo 65 delle norme del Prg - zona E) ed area a vulnerabilità idrogeologica e soggetta ad allagamenti (articolo 68.03 delle norme del Prg), ed inoltre vi insistono anche vincoli sovraordinati del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale che classifica l'area come zona a particolare interesse paesaggistico-ambientale (ex articolo 13) con vincolo paesistico (Legge Galasso);

in tali circostanze, ove si volesse realizzare il predetto microcampo, sarebbe inderogabilmente necessario, anche sotto i profili giuridici e politici, adottare una variante al vigente Prg del comune di Reggio Emilia, ed in effetti nel febbraio 2007 il dirigente al patrimonio, sulla richiesta di parere avanzata dal competente servizio del comune di Reggio Emilia, relazionava come «per nessuna delle aree elencate sussiste compatibilità urbanistica tra l'attuale destinazione di Prg e gli interventi previsti» ed anche il presidente della circoscrizione n. 2 il 17 maggio 2008 faceva presente che l'area di via Felesino «è agricola e necessita di una modifica nella destinazione d'uso che può avvenire solo passando dal consiglio comunale» concludendo che le ruspe non avrebbero potuto partire prima del «necessario coinvolgimento della circoscrizione e dei cittadini»;
il 24 maggio scorso due legali del Comune rassegnavano il proprio «inquadramento normativo e procedimentale inerente le tematiche di carattere urbanistico per la realizzazione dell'area di sosta a particolare destinazione per la popolazione nomade», tale documento è stato poi allegato dal dirigente alla pianificazione e qualità urbana al parere di conformità urbanistica del progetto esecutivo dell'area di sosta rassegnato il 4 giugno al servizio di manutenzione titolare del procedimento: il parere in oggetto, pur sostenendo che «il percorso procedimentale più lineare per attingere la conformità urbanistica è senz'altro quello della variante» valuta come «si tratta però di un percorso che comporta tempi lunghi di attuazione» stimati in un periodo non inferiore ai 9-10 mesi, da qui il suggerimento di tagliare tempi e discussione politico-amministrativa in omissione alla legge regionale, che come ricordato dispone l'obbligatorietà di una zonizzazione specifica (zone D o F) che non è quella attuale di via Felesino (zona E) e di una conseguente variante motivata, e pertanto utilizzando impropriamente e probabilmente illegittimamente l'articolo 16 delle Norme tecniche di attuazione del vigente Prg;
tale percorso consigliato dai legali del comune consente alla giunta di Reggio Emilia di intervenire tempestivamente con la realizzazione dell'area sosta senza passare dal consiglio comunale, con la conseguenza che un tale stravolgimento dei principi pianificatori generali costituirebbe un pericoloso precedente in quanto va da sé che la giunta reggiana potrebbe insediare le altre microaree occorrenti alla realizzazione del progetto, ampiamente inviso alla cittadinanza, con il medesimo iter procedimentale -:
se vi sia, e se sì quale sia, la correlazione tra il miglioramento dell'habitat di una categoria di cittadini rispetto alle finalità dei programmi finanziati dal ministero relativi a «centri socio-assistenziali e riabilitativi»;
se anche ai fini della documentazione inviata al ministero per l'ottenimento dei finanziamenti di cui al programma Lire UNRRA citato in premessa, non intenda richiedere uno specifico accertamento sulla regolarità e conformità del procedimento utilizzato dal comune di Reggio Emilia in merito alla destinazione sul proprio territorio di nuove aree di sosta utilizzando in maniera surrettizia le norme tecniche di attuazione del Prg, così evitando di modificare lo stesso Prg come invece le norme preordinanti prevedono;
se, alla luce di quanto esposto, non ritenga necessario sospendere la concessione del contributo richiesto dal Comune di Reggio Emilia nell'ambito della gestione 2007 della riserva Fondo Lire UNRRA relativamente al progetto «Tra il campo e la città-Azioni innovative per il miglioramento della qualità della vita e il sostegno all'inclusone sociale della comunità nomade sinta a Reggio Emilia», con la finalità di migliorare l'habitat della comunità sinta anche attraverso il superamento dei compi sosta nella loro concezione originaria».
(4-01010)

PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sono giunte alla Segreteria Provinciale del SAP di Verona alcune segnalazioni relative al pagamento, con prelievo in busta paga, di servizi di «sms interattivi» nei confronti di personale ignaro persino di aver attivo codesto servizio;
la società TIM, contattata dagli interessati, avrebbe risposto che trattasi di servizi forniti da privato e che i poliziotti interessati dal «fenomeno» devono rivolgersi al referente del Ministero per ovviare all'inconveniente;
da una panoramica del forum del portale «Doppia Vela» (il sito intranet della Polizia di Stato), emerge una gravissima situazione che vede poliziotti «debitori» anche di migliaia di euro verso la compagnia telefonica in convenzione;
tale situazione, se corrispondente a realtà, presenta tutti i presupposti per l'attivazione di una cosiddetta class action nei confronti dei responsabili dell'addebito -:
se il Ministero dell'interno intenda attivarsi nei confronti della compagnia telefonica erogante il servizio in convenzione, affinché cessi immediatamente l'attivazione automatica di tali servizi «aggiuntivi» e che si proceda al recupero delle somme ingiustamente trattenute ai colleghi;
se intenda provvedere, con effetto immediato, all'attivazione di un servizio di assistenza telefonica per i «clienti» interno al ministero;
se sia possibile chiarire il fatto, ancora misterioso, dell'attivazione arbitraria di servizi interattivi e di traffico Wap sulle Sim Card fornite all'utenza.
(4-01011)

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
nel marzo del 1998 viene bandito un concorso riservato per 184 posti nel profilo professionale di vigile permanente nel Corpo Nazionale Vigili del Fuoco, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale, n. 24, con riserva del 25 per cento dei posti ai vigili volontari in servizio presso gli appositi distaccamenti ed ai vigili iscritti nei quadri del personale volontario che alla data di scadenza del bando avessero prestato servizio per non meno di sessanta giorni;
a fronte di una carenza organica di personale stimata per 10.000 unità viene garantita l'assunzione anche per i vincitori di concorso «fuori graduatoria», i quali hanno ottenuto il requisito di idoneità dopo due anni di prove concorsuali consistenti in cinque gradi di selezione e, pertanto, attraverso quanto previsto dalla vigente normativa in merito (cioè dalla legge n. 469 del 1961 e dal decreto del Presidente della Repubblica n. 335 del 1990, e successive modificazioni ed integrazioni);
nel corso di questi ultimi dieci anni, a danno dei tanti idonei al concorso suddetto e della spesa pubblica, si sono più volte disattese le legittime aspettative legate a quelle assunzioni giuridicamente previste e garantite non attingendo alla graduatoria del personale risultato idoneo nel concorso ma pescando arbitrariamente, da altre e successive graduatorie istituite in alcuni casi senza neanche indire concorso pubblico, nuovi vigili del fuoco da impiegare;
nel corso del Consiglio dei Ministri del 18 giugno 2008 è stata autorizzata, su proposta del Ministro dell'interno, smentendo quanto enunciato dal Ministro della pubblica amministrazione sulla necessità e imprenscindibilità dei concorsi pubblici per l'accesso ai profili degli impiegati statali, l'assunzione di 802 vigili del fuoco, precisando che queste verranno effettuate dalla stabilizzazione dei precari e dei volontari -:
se non ritengano necessario porre urgentemente rimedio a una prassi che ha tutti i connotati per apparire discriminatoria

verso quegli idonei del concorso a 184 posti per Vigili del Fuoco indetto nel lontano 1998;
se assumere Vigili del Fuoco da altre graduatorie, saltando quella già vigente e non esaurita, non possa essere considerata una violazione del Parere 27/2007 della Funzione Pubblica UPPA, il quale esplicitamente afferma: «Se è vigente una graduatoria di un concorso, le assunzioni da stabilizzazioni non possono superare il 50 per cento delle nuove assunzioni nell'anno in corso». «Conseguentemente le amministrazioni pubbliche possono effettuare le stabilizzazioni entro il limite del 50 per cento dei posti della dotazione organica, dovendo comunque destinare il restante 50 per cento agli idonei delle graduatorie dei concorsi pubblici, secondo il principio dell'adeguato accesso dall'esterno», come definito da Parere n. 2/2008 sempre della Funzione Pubblica UPPA;
se, infine, bandire nuovi concorsi o istituire nuove selezioni e graduatorie, ignorando ancora una volta quei vincitori di concorso pubblico che in un solo giorno potrebbero già prendere servizio, non sia da ritenersi una spesa inspiegabile per le casse dello Stato e una ulteriore conferma di disattenzione verso dei fondamentali diritti acquisiti.
(4-01012)

BERNARDINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 25 luglio 2008, il sindaco del comune di Novara ha emesso l'ordinanza n. 545, che sancisce il divieto di «stazionamento» a gruppi di tre o più persone, dalle ore 23,30 alle ore 6,00, sino al 30 dicembre 2008 (a Capodanno lo «stazionamento» è consentito), in 11 parchi pubblici cittadini; chi contravviene all'ordinanza è passibile di una sanzione amministrativa compresa tra 25 e 500 euro;
l'ordinanza in oggetto è stata emessa per contrastare generiche situazioni di degrado della qualità dell'ambiente urbano, facendo riferimento a «danneggiamenti di strutture interne ai parchi, presumibilmente perpetrati nelle ore notturne, economicamente significativi per le casse comunali», senza circostanziare gli episodi e l'entità dei danni richiamati;
tale situazione di degrado si ripercuoterebbe in maniera non meglio specificata sulla qualità della vita dei cittadini, provocando altresì una «lesione dei fondamentali diritti alla salute, alla pubblica quiete, al riposo notturno nonché alla sicurezza e all'incolumità pubblica»;
in particolari casi in cui sia necessario preservare specifici beni pubblici di particolare valore economico situati in parchi pubblici è già disponibile il rimedio della recinzione di dette aree, senza in tal modo generare divieti che vanno ad incidere su condotte non solo lecite ma pienamente meritevoli di tutela in una società che si vuole democratica e garante delle libertà individuali;
il dispositivo contenuto nell'ordinanza viene ritenuto necessario «per rendere più efficace l'azione di vigilanza e controllo svolta dagli organi di Polizia»;
gli 11 parchi vietati non hanno caratteristiche tali da distinguerli dagli altri non soggetti a divieto; rimangono fuori dal divieto sia un parco in cui vi sono locali pubblici sia parchi presenti nei cosiddetti «quartieri a rischio»;
le dichiarazioni rilasciate dall'assessore alla sicurezza del comune di Novara al quotidiano Tribuna Novarese del 4 agosto 2008 («Credo che alla fine nessuno verrà mai multato, anche perché esiste già una normativa precisa nel codice civile che punisce il disturbo della quiete pubblica») evidenziano la natura puramente propagandistica del provvedimento in oggetto; si ricorda, a tal proposito, che il Codice Penale prevede sia il reato di danneggiamento di edifici pubblici o destinati ad uso pubblico (articolo 635 comma 2 n. 3) sia il reato di disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone (articolo 659);
l'ordinanza è stata emanata - come risulta dal testo della medesima - «visto l'articolo 54, comma secondo, del decreto

legislativo n. 267 del 2000» che stabilisce che il sindaco, nell'esercizio delle funzioni di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, concorre ad assicurare anche la cooperazione della polizia locale nell'ambito delle direttive di coordinamento impartite dal ministero dell'interno -:
rispetto alla finalità dell'ordinanza di cui in premessa, se non ritenga che essa rappresenti una significativa limitazione alla libertà dei cittadini e un grave vulnus al diritto di libera circolazione sancito dall'articolo 16 della Costituzione, considerata la possibilità, evidenziata in premessa, di reprimere eventuali condotte illegali attraverso l'applicazione di norme dei Codici Civile e Penale già in vigore;
se le misure disposte a seguito dell'ordinanza, in particolare con riferimento al citato articolo 54, comma 2, risultino coerenti con le linee direttive di coordinamento impartite dal ministero dell'interno.
(4-01014)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
traendo spunto da quanto accaduto recentemente a Bologna: l'arresto di alcuni estremisti islamici che reclutavano terroristi per l'Afghanistan e Iraq facendo aperta apologia per il terrorismo anche presso i giovani figli, l'interpellante intende sollecitare il Governo a rafforzare nelle scuole di ogni ordine e grado l'insegnamento delle varie discipline ancorandolo al pieno ed integrale rispetto della legislazione italiana come pure della storia ed identità culturale del nostro Paese. Tutto ciò in presenza di giovani generazioni extracomunitarie sempre più presenti nelle aule scolastiche che debbono poter conoscere la storia del nostro Paese e le regole che lo governano, regole che debbono essere rispettate da tutti;
l'interpellante, proprio nel presupposto che la scuola rivesta un ruolo essenziale nella formazione dei giovani e che nell'attuale momento di sbandamento culturale e nichilismo sia indispensabile una presenza vigile ed attenta dei docenti, rileva che una minoranza dei medesimi particolarmente ideologizzata, da sempre compie opera di «demonizzazione» dei nostri valori più sacri, in qualche caso di fatto giustificando o come minimo attenuando la responsabilità di certi misfatti, in nome di un terzomondismo ed antioccidentalismo accentuato;
di fronte agli evidenti pericoli per l'ordine pubblico e la sicurezza della collettività si impone pertanto un controllo da parte dei dirigenti scolastici, che deve essere concepito non come lesione della libertà di insegnamento ovviamente intangibile (anche se occorre ricordare la disinvoltura con cui in nome della medesima si è fatta in questi anni opera di propaganda politica più che di educazione), bensì come verifica del rispetto della legge da parte di tutti, docenti e studenti -:
quali misure ed iniziative intenda assumere rispetto alle finalità segnalate e per fronteggiare i pericoli indicati in premessa.
(2-00123) «Garagnani».

Interrogazioni a risposta immediata:

CIOCCHETTI, CAPITANIO SANTOLINI, VIETTI, VOLONTÈ, CICCANTI, COMPAGNON, NARO e DELFINO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
ammonta a circa 10 mila unità il taglio degli insegnanti di sostegno previsto dal precedente Governo per l'anno scolastico iniziato in questi giorni;

ai seimila posti già tagliati in organico di diritto (insegnanti di ruolo) si sono aggiunti quattromila dell'organico di fatto (i precari);
a questo taglio dovrà aggiungersi quello previsto dal decreto-legge n. 112 del 2008, che eliminerà nel 2009-2010 i posti in deroga, fissando l'organico complessivo a 94 mila unità, senza considerare l'aumento del numero di disabili iscritti a scuola negli ultimi anni, ed equiparando nel territorio nazionale il rapporto 1 a 2 tra docenti e alunni, mentre i dati dello scorso anno evidenziano una sperequazione territoriale con rapporti alunni/docenti molto differenti;
la protesta degli insegnanti, soprattutto quelli impiegati nelle supplenze annuali, e delle famiglie sta montando soprattutto in Sicilia, dove quasi 1.700 alunni disabili resteranno senza aiuto in classe, ma non mancano altri casi clamorosi, come quelli nella provincia di Catanzaro, dove le cattedre sono 3 rispetto alle 70 dell'anno scorso, o nella provincia di Salerno, dove le cattedre sarebbero 1000 in meno;
di converso a Venezia mancano docenti: si parla di 56 posti vacanti nelle scuole dell'infanzia e oltre 200 nelle primarie, e ciò costringerà i presidi a chiamare gli insegnanti nelle graduatorie, disposti a lavorare nel sostegno ma che non hanno l'abilitazione -:
se non ritenga opportuno, alla luce delle difficoltà incontrate dalle famiglie e dagli insegnanti e per evitare di compromettere il processo di integrazione degli alunni disabili, adottare iniziative urgenti che evitino dannose sperequazioni territoriali, nonché pesanti ricadute occupazionali, consentendo un sereno avvio dell'anno scolastico alle famiglie e agli alunni con disabilità.
(3-00130)

CICCHITTO, BOCCHINO, BALDELLI e CALDORO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il comma 605, lettera c), dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006 ha stabilito la trasformazione delle graduatorie in esaurimento;
il comma 416 dell'articolo 2 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, ha abrogato l'articolo 5 della legge n. 53 del 2003 e il decreto legislativo n. 227 del 2005, togliendo alle scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario (ssis) il valore abilitante del titolo conseguito;
sono stati attivati tanto il IX ciclo delle scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario (ssis), quanto i corsi biennali di secondo livello ad indirizzo didattico (cobaslid);
i frequentanti il IX ciclo delle scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario (ssis) o i corsi biennali abilitanti di secondo livello ad indirizzo didattico (cobaslid) attivati nell'anno accademico 2007/2008 risulteranno sprovvisti del titolo abilitativo e non potranno accedere alle graduatorie -:
quali atti intenda predisporre il Governo per sanare la situazione.
(3-00131)

Interrogazione a risposta scritta:

GARAGNANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
vi sono state affermazioni di esponenti del centrosinistra, dell'assessore provinciale alla scuola, di sindacalisti e di docenti, apparse sui quotidiani locali di Bologna il 3 settembre 2008 che invitano apertamente gli operatori della scuola a disapplicare i recenti provvedimenti concernenti l'introduzione del maestro unico;
a parere dell'interrogante, frasi come «la nostra scuola non resterà ferma» o «docenti e genitori si preparano a dare battaglia» sono altamente pericolose se non rimangono confinate nel legittimo dibattito politico e vengono invece tradotte in azioni precise all'interno della scuola;
nel rilevare che non è in questione il diritto al dissenso politico esercitabile da

chiunque, soprattutto nei confronti dei provvedimenti di un Governo di cui non si condivide l'orientamento, si rileva però che nella scuola gli insegnanti sono tenuti ad adempiere rigorosamente quanto prescritto dalla legge e dai regolamenti, esercitando il ruolo di educatore e non di agitatore politico, in adempimento di un preciso dovere di lealtà istituzionale nei confronti dello Stato e della collettività;
da tempo a Bologna ed in Emilia Romagna ed in altre parti di Italia continuano atteggiamenti di aperto boicottaggio negli istituti scolastici delle principali disposizioni adottate dal Governo e votate dal Parlamento (basti pensare alle dure ed immotivate proteste nell'ambito della scuola contro i decreti Moratti che coinvolsero anche bambini delle elementari) e che tra l'altro strumentalizzano i bambini in modo vergognoso -:
se non intenda adottare iniziative di vigilanza e monitoraggio circa il regolare andamento dell'attività scolastica nell'ambito di una piena e corretta applicazione della nuova disciplina, valutando anche l'eventuale adozione di provvedimenti sanzionatori nel caso in cui abbiano luogo comportamenti summenzionati.
(4-01032)

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
ad oggi esiste un centro nazionale per i trapianti (CNT) del Ministero della salute;
il CNT non ha funzioni prettamente logistiche, ma è più un organo regolatorio;
non avendo voce in capitolo sulla gestione e sull'allocazione degli organi donati, il CNT si trova spesso in una situazione di impasse quando si tratta di modificare la rete di distribuzione degli organi o le regole di allocazione degli organi ai pazienti. In assenza di dati scientifici o di modelli matematici precisi, queste funzioni vengono decise spesso in base a criteri di presunta eticità;
in termini pratici l'attività di allocazione degli organi resi disponibili dalle donazioni a fine di trapianto è invece gestito da tre organizzazioni:
a) il North Italian Transplant (NIPt), che aggrega Lombardia, Veneto, Liguria, Provincia di Trento, Friuli Venezia Giulia e Marche;
b) l'Associazione Inter Regionale Trapianti (AIRT), che aggrega Valle D'Aosta, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Puglia;
c) il Coordinamento Centro Sud Trapianti (CCST), che aggrega Umbria, Abruzzo, Molise, Basilicata, Campania, Sicilia, Sardegna;
ognuna di queste organizzazioni si basa sui centri regionali di riferimento, presenti sostanzialmente in ogni regione. Non vi sono invece criteri di uniformità territoriale alla base della nascita di questi enti;
si fa presente che il primo ad essere creato è stato il NITp, e non risulta chiaro su quali presupposti sia stato formato, all'inizio degli anni '90 il NITp;
un accordo fra Regioni è invece alla base della creazione dell'AIRT;
resta il fatto, ed è su questo punto che si interpella il governo, che questi tre enti svolgono funzioni del tutto uguali: coordinano le donazioni d'organo all'interno delle Regioni di afferenza e regolano gli scambi d'organo all'interno di queste macroaree;
tuttavia agiscono come enti autonomi, dotandosi spesso di linee guida

diverse fra di loro ed applicando protocolli che possono essere dissimili fra macroaree;
in un territorio come quello italiano dove in un'ora e mezza di aereo sì va dalle Alpi alla Sicilia, è difficile dover pensare al fatto che questi tre enti siano indispensabili per il corretto funzionamento dell'attività di trapianto d'organo;
un singolo centro di coordinamento potrebbe invece essere necessario e sufficiente al funzionamento dell'attività nazionale che, come segnalato, è comunque fondata su base regionale con i centri di riferimento che sono stati aperti in tutte le regioni;
la chiusura delle tre organizzazioni la loro concentrazione in un'unica sede potrebbe portare ad innumerevoli vantaggi:
1) si ridurrebbero le spese per la presenza di enti che costituiscono un doppione;
2) si ridurrebbe il rischio di avere regolamenti e linee guida difformi sul territorio nazionale per un'attività dagli ampi risvolti etici, quale quella delle donazioni d'organo;
3) si razionalizzerebbe l'attività di allocazione degli organi a livello nazionale;
4) si potrebbero superare gli ostacoli «politici» spesso creati ad arte quando si voglia implementare, modificare o cercare di migliorare il sistema donazioni;
di certo la riduzione di tre enti a uno solo porterebbe ad inevitabili conseguenze:
1) le regioni potrebbero sentirsi defraudate da un proprio ruolo;
2) si andrebbero a toccare interessi di posizione legati all'esistenza stessa dei coordinamenti (che hanno tre presidenti e tre strutture logistiche con personale proprio);
ma l'esigenza di uniformare l'attività dei trapianti nell'interesse precipuo dei malati deve prevalere su tutto -:
se e come il Governo intenda farsi carico del problema che è sentito profondamente dagli operatori medici e dai pazienti.
(2-00124)
«Garagnani».

Interrogazione a risposta immediata:

DI PIETRO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni stiamo assistendo ad un'estenuante trattativa relativa alla vertenza Alitalia;
durante l'ultima campagna elettorale erano stati continuamente rilanciati annunci di cordate di imprenditori pronti a rilevare la compagnia, salvandola dalla crisi senza prevedere particolari sacrifici in nessun comparto;
oggi sappiamo quanto fossero strumentali e propagandistici quegli annunci, che hanno ottenuto l'unico risultato di far saltare la trattativa e l'accordo con Air France, che certo avrebbe garantito al personale di terra e di volo della compagnia condizioni migliori di quelle che si stanno prospettando in queste ore;
ad avviso dell'interrogante, si è voluto strumentalizzare a fini elettorali il destino di migliaia di lavoratori italiani e di tanti dipendenti della nostra compagnia di bandiera, che oggi sono costretti a pagare il prezzo di promesse avventate e strumentali;
in nessun aspetto la proposta avanzata dai 16 investitori della Cai può dirsi migliore della proposta di Air France, al contrario appaiono numerosi i punti di netto peggioramento sia per la compagnia nel suo complesso, sia per i suoi dipendenti, sia per i consumatori che per i contribuenti e per i piccoli azionisti;
non appaiono, inoltre, affatto chiari i vantaggi e, quindi, le ragioni che giustificano

l'integrazione con Air one, che, invece, si è voluto inserire nel progetto della nuova Alitalia;
l'italianità, si disse all'epoca della trattativa con Air France, avrebbe da sola garantito migliori condizioni per la compagnia, per i passeggeri, per i dipendenti, per i consumatori; sarebbero state di certo garantite più rotte sia internazionali che intercontinentali, ebbene oggi sappiamo che la proposta della Cai prevede una riduzione delle rotte aeree e, soprattutto, una maggiore riduzione di personale;
il risultato finale potrebbe essere, ad avviso dell'interrogante, solo quello di ottenere vantaggi a favore dei soliti imprenditori amici, i cosiddetti «capitani coraggiosi»: la dimostrazione ancora una volta di un modo di pensare e fare impresa, oltre che politica, legato a logiche domestiche e di corto respiro, che poco hanno a che fare con la tradizione del capitalismo liberale europeo ed occidentale, entrambi legati al rispetto delle regole ed al principio della trasparenza;
il Presidente del Consiglio dei ministri annuncia che in caso di mancato accordo l'unica alternativa è il fallimento della compagnia, una presa di posizione che assume il significato di una sorta di condizione capestro, di un ultimatum imposto ai lavoratori della compagnia;
come è già stato ricordato nei giorni scorsi su diversi quotidiani nazionali, mettere in moto le procedure di liquidazione aziendale semplicemente perché non si perfeziona l'accordo con l'unico acquirente consultato, senza procedere ad una ricerca di nuovi acquirenti alternativi, come prevederebbe il pieno rispetto del regime concorrenziale, appare una forzatura incomprensibile e particolarmente grave -:
cosa intenda fare ed in che tempi intenda intervenire perché il Governo attivi, nell'interesse della nostra compagnia di bandiera e dei suoi dipendenti, la ricerca di acquirenti e proposte alternative a quelle avanzate dalla cordata rappresentata dalla Cai, che siano in grado di garantire anche il mantenimento di un più adeguato livello occupazionale.
(3-00132)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI, ZAMPARUTTI, LIVIA TURCO e FARINA COSCIONI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 10 settembre 2008, su repubblica.it è apparsa una video-inchiesta con la quale l'associazione RadicaliRoma ha monitorato per circa due mesi il comportamento delle strutture sanitarie pubbliche con riferimento alla prescrizione della cosiddetta «pillola del giorno dopo»;
la video-indagine è stata condotta da alcune ragazze che, con una telecamera nascosta, si sono presentate in venti ospedali della capitale (scelti a campione) sostenendo di dover usufruire immediatamente, perché ancora in tempo, della contraccezione d'emergenza, onde evitare i rischi di una eventuale gravidanza indesiderata;
il passaggio delle ragazze non è stato quasi mai registrato all'ingresso del pronto soccorso e nella metà degli ospedali monitorati le richiedenti sono state allontanate dal personale sanitario presente in quel momento all'accettazione in quanto il medico di turno non rilasciava quel tipo di prescrizione causa obiezione di coscienza, il tutto peraltro avveniva senza che alcuno si assumesse la responsabilità di questa decisione mediante l'indicazione per iscritto del motivo del rifiuto sul documento della prestazione e senza fornire (se non in tre casi) informazioni aggiuntive utili per le richiedenti;
i medici obiettori di coscienza, tutti dipendenti o convenzionati con il Servizio sanitario nazionale, non hanno nemmeno adempiuto all'obbligo di ricevere le pazienti così da indicare loro un secondo professionista, non obiettore, che provvedesse alla ricetta o, in subordine, «a

prestare la propria opera in caso di urgenza, indipendentemente dal convincimento personale», così come previsto dal Codice deontologico della classe medica;
da un punto di vista medico la contraccezione d'emergenza rientra nella «classe 1» dell'OMS, cioè senza restrizioni d'uso, e l'efficacia si riduce significativamente con la distanza di tempo trascorsa tra il rapporto a rischio e la somministrazione della contraccezione, raddoppiando ogni dodici ore il rischio di un concepimento indesiderato;
in Italia sono in commercio due preparati, distribuiti con i nomi di Levonelle e Norlevo, che contengono una dose costituita da due compresse di Levonorgestrei (LNG), per acquistare i quali è necessaria una ricetta nominativa non ripetibile a differenza di quanto avviene in pressoché tutti gli altri Paesi europei ed extraeuropei dove il principio farmacologico in questione è un normale prodotto da banco;
la contraccezione postcoitale mediante un farmaco registrato con questa specifica indicazione costituisce una forma di prevenzione dell'aborto e quindi un obiettivo ampliamento delle possibilità di scelta per chi voglia o debba ricorrere a forme di contraccezione intercettiva;
le caratteristiche ed il meccanismo d'azione della pillola del giorno dopo dovrebbero rendere impossibile per la classe medica il ricorso all'obiezione di coscienza come definita dalla legge n. 194 del 1978 o dalla legge n. 40 del 2004, non essendoci una gravidanza in atto o una procedura di procreazione medicalmente assistita;
nel caso di specie pertanto il comportamento dei sanitari è parso illegittimo stante il mancato rispetto dei diritti del cittadino il quale nella situazione data si è venuto a trovare nella materiale impossibilità di reperire un medico disposto a rilasciare la ricetta medica necessaria all'assunzione del predetto farmaco, ciò che in ipotesi avrebbe potuto esporre le richiedenti al rischio di affrontare il disagio di una gravidanza indesiderata;
come più volte denunciato anche da altre inchieste giornalistiche, negli ospedali pubblici si verifica, in particolare nel fine settimana, la difficoltà per le donne, soprattutto giovani e giovanissime, di farsi rilasciare la prescrizione medica necessaria all'acquisto del Norlevo. Una difficoltà che con il trascorrere delle ore può tradursi nell'impossibilità di fatto di assumere la pillola ed evitare così una gravidanza non desiderata -:
se non ritenga necessario garantire una corretta applicazione della legge permettendo a tutti coloro che ne hanno bisogno di ricorrere alla pillola del giorno dopo senza incorrere nei numerosi problemi di prescrizione resi evidenti anche dall'atteggiamento dei medici obiettori di coscienza;
se non ritenga necessario acquisire il video girato dall'associazione Radicaliroma per valutare il comportamento del personale medico e paramedico coinvolto e, se del caso, attivare ispezioni ministeriali per garantire il funzionamento delle strutture sanitarie in ottemperanza alle leggi e ai diritti degli assistiti;
se, ove le ispezioni facciano riscontrare illeciti disciplinari, non ritenga opportuno segnalare tali fatti ai competenti ordini professionali perché prendano provvedimenti disciplinari nei confronti di chi disattende la legge;
se non ritenga necessario attivarsi affinché le liste dei medici obiettori di coscienza siano rese pubbliche e direttamente accessibili ai cittadini, in modo da consentire a tutte le donne una scelta consapevole e coerente con le prestazioni che intendono richiedere;
se non ritenga opportuno assumere iniziative volte ad abolire l'obbligo di ricetta per la prescrizione della pillola del giorno dopo.
(4-01004)

CONTENTO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al

Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi le associazioni di categoria che raggruppano i professionisti in tecniche di massaggio e di fisioterapia dell'intero Nord Est hanno denunciato pubblicamente una situazione di intollerabile abusivismo che da tempo attanaglierebbe l'intero settore;
non si tratterebbe solo del noto fenomeno dei massaggi praticati in spiaggia da stranieri privi di qualsivoglia competenza in materia, bensì pure di servizi a domicilio e financo di autentici centri estetici non autorizzati;
l'utenza verrebbe indirizzata a tali centri di bellezza mediante il passaparola ma anche attraverso annunci sui media o diffusi via internet;
in molti casi, per conquistare fette di mercato ancor più consistenti, gli improvvisati fisioterapisti non disdegnerebbero neppure l'erogazione di prestazioni di natura sessuale, con ciò alimentando un flusso di probabile sfruttamento sul quale si impone un'attenta analisi da parte delle forze dell'ordine;
la situazione, oltre a creare un notevole calo di affari in quanti hanno il titolo per esercitare la professione nonché una considerevole forma di evasione fiscale, risulterebbe potenzialmente pericolosa per la salute pubblica;
secondo quanto riferito dalle associazioni di categoria, un massaggio praticato in assenza di apposite norme igieniche e di altrettanto basilari cognizioni mediche può, infatti, comportare gravi danni fisici, con conseguenti oneri sul servizio sanitario nazionale per la successiva cura e riabilitazione dei pazienti -:
se siano a conoscenza del fenomeno denunciato dalle associazioni di categoria che raggruppano i massaggiatori e i fisioterapisti abilitati dell'intero Nord Est circa una crescita esponenziale dell'abusivismo nel settore in parola;
se non intendano disporre dei controlli capillari, anche mediante il vaglio di annunci in giornali locali e via internet, per arginare il fenomeno ed evitare possibili danni alla salute degli improvvidi clienti, nonché per stroncare eventuali forme di parallelo sfruttamento della prostituzione.
(4-01005)

CECCACCI RUBINO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la regione Liguria, in data 1o agosto 2008, ha approvato la D.G.R. n. 969 avente ad oggetto il: «Riordino del sistema tariffario per la residenzialità e semiresidenzialità sociosanitaria. Abrogazione della D.G.R. 308/2005»;
tale delibera, approvata con somma urgenza, è in palese contrasto con una recente decisione, della stessa Giunta regionale, di istituire una Commissione tecnica appositamente incaricata di analizzare la composizione delle tariffe ed i livelli di qualità delle strutture della residenzialità extraospedaliera, al fine di individuare un nuovo sistema tariffario per il settore socio-sanitario. Non si comprende la ratio di un provvedimento che anticipa i lavori di una Commissione tecnica all'uopo incaricata e infatti nella stessa delibera in premessa si prende atto: «...altresì che il presente provvedimento sarà adeguato alle risultanze dei lavori della Commissione Tecnica incaricata di analizzare la composizione delle tariffe e i livelli di qualità delle strutture della residenzialità extraospedaliera;»;
ulteriori perplessità sulle ragioni d'urgenza della D.G.R. 969/2008 nascono anche in base all'articolo 3, comma 6 dell'accordo 6 marzo 2007, sottoscritto tra il Ministro della salute, il Ministro dell'economia e delle finanze e il Presidente della Regione Liguria («Piano di rientro dal disavanzo e di riqualificazione e razionalizzazione del SSR») che sottopone alla preventiva approvazione dei suddetti

Ministeri i «provvedimenti regionali di spesa e di programmazione sanitaria», quali quelli concernenti la revisione delle tariffe, l'aggiornamento e la rimodulazione degli obiettivi di contenimento e di riduzione della spesa, l'individuazione delle prestazioni dell'area socio-sanitaria di cui all'allegato 1C del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 novembre 2001, eccetera;
infatti la D.G.R. n. 969/2008, non è stata preventivamente sottoposta all'approvazione ministeriale, come confermato al punto 21 della parte dispositiva in cui si dà atto che essa è stata adottata «nelle more dell'approvazione da parte del Ministero della Salute e del Ministero dell'Economia e delle Finanze ai sensi dell'articolo 3 comma 8 dell'accordo del 6 marzo 2007 ...», e ciò viene motivata, nella premessa della deliberazione, dal fatto che il «... provvedimento riveste carattere di urgenza vista l'esigenza di procedere in tempi brevi, in particolare per quanto attiene alla tempistica prevista dal provvedimento medesimo in ordine all'attuazione delle disposizioni relative al riordino e alla stabilizzazione del sistema della residenzialità e semiresidenzialità sociosanitaria»;
effettivamente l'articolo 3, comma 8, dell'accordo 6 marzo 2007, sottoscritto tra il Ministro della salute, il Ministro dell'economia e delle finanze e il Presidente della Regione Liguria fa «salvi i provvedimenti regionali di somma urgenza, da trasmettersi (ai competenti ministeri) successivamente alla loro adozione». Si tratta degli atti adottati quando si versi in una situazione di obiettiva ed eccezionale urgenza, cosa che però non si riscontra nella deliberazione della Giunta regionale che si è limitata a dare atto soltanto di una presunta situazione di urgenza connessa «alla tempistica prevista dal provvedimento medesimo in ordine all'attuazione delle disposizioni relative al riordino e alla stabilizzazione del sistema della residenzialità e semiresidenzialità sanitaria». Secondo l'interrogante, quindi, tale motivazione risulta essere del tutto generica e non idonea a consentire di derogare alla procedura ordinaria prevista dall'articolo 3, comma 6, dell'Accordo e ciò anche in considerazione della già ricordata istituzione «della Commissione Tecnica incaricata di analizzare la composizione delle tariffe e i livelli di qualità delle strutture della residenzialità extraospedaliera» e della lunga tempistica che ha connotato l'elaborazione del provvedimento deliberativo (gruppo di lavoro, pareri, eccetera). Altrettanto significativo risulta essere il fatto che la Regione, nel maggio 2008, abbia inoltrato alle associazioni di categoria una bozza di provvedimento deliberativo dove veniva prevista «l'approvazione preventiva dei Ministeri della Salute e dell'Economia e delle Finanze ai sensi dell'articolo 3 dell'Accordo del 6 marzo 2007 in attuazione della legge n. 296/2006, articolo 1, comma 796, lettera b)». Tutto questo sta a dimostrare l'insussistenza di una situazione di «somma urgenza»;
una ulteriore criticità di tale provvedimento è presente al punto 14 del dispositivo della deliberazione G.R. n. 969/2008 dove viene stabilito che «laddove il soggetto accreditato sia una cooperativa sociale che non opta per il regime di esenzione IVA, l'IVA al 4 per cento è applicata in termini aggiuntivi alle tariffe stabilite nel presente provvedimento, fermo restando il volume del budget che l'A.S.L. destina nel contratto al soggetto accreditato»;
in base a siffatta previsione le cooperative sociali saranno assai verosimilmente portate ad applicare l'IVA al 4 per cento potendo in tal modo usufruire dell'integrale recupero dell'imposta sugli acquisti da esse effettuati, e si verrebbe a creare di fatto un illegittimo e ingiustificato trattamento di favore per le cooperative sociali che produrrà una situazione di squilibrio e svantaggio a danno delle altre imprese operanti nel settore. Inoltre, la possibilità riconosciuta alle cooperative sociali di ottenere a carico del Servizio sanitario una quota aggiuntiva della tariffa (4 per cento) si configura, altresì, come un gravoso e ingiustificato esborso per la

finanza pubblica, in contrasto con gli obiettivi di risanamento e riequilibrio perseguiti dall'accordo 6 marzo 2007;
tale delibera n. 969/2008 della regione Liguria sta mettendo in stato di agitazione tutte le imprese che svolgono, in forma imprenditoriale, servizi di assistenza sanitaria e socio-assistenziale, che hanno avviato la richiesta di accesso a tutta la documentazione del procedimento conclusosi con la suddetta deliberazione, ivi compresi gli atti dell'istruttoria, la documentazione preparatoria predisposta dal gruppo di lavoro appositamente costituito, i pareri legali interni o esterni acquisiti, in quanto palesano l'irregolarità di tale provvedimento -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di tale deliberazione e quali iniziative intendano intraprendere per verificare l'esistenza di eventuali irregolarità.
(4-01008)

REGUZZONI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 1o giugno 2002 sono entrati in vigore gli accordi bilaterali tra la Confederazione elvetica e l'Unione europea; uno di questi, l'accordo sulla libera circolazione delle persone, consente ai cittadini dell'Unione europea e ai cittadini svizzeri di accedere al mercato dei servizi e del lavoro di tutti gli Stati parti dell'accordo;
al fine di garantire la libera circolazione dei lavoratori, gli accordi bilaterali hanno associato la Svizzera al sistema comune di riconoscimento dei diplomi in vigore nell'Unione europea; l'estensione di tale sistema di mutuo riconoscimento dei diplomi anche alla Svizzera fa sì che, a seguito degli accordi bilaterali, non sia possibile applicare ai cittadini UE restrizioni ulteriori a quelle previste per i cittadini svizzeri;
con specifico riferimento alla professione medica, la libera circolazione dei medici e il reciproco riconoscimento dei loro diplomi è stata disciplinata a livello comunitario dalla direttiva settoriale 93/16/CEE, ora sostituita dalla direttiva 2005/36/CE, vero e proprio testo unico europeo sul riconoscimento delle qualifiche professionali. Tale disciplina, in particolare, definisce i requisiti minimi per l'ammissione e l'esercizio dell'attività, per ogni singola professione medica, nonché per l'accesso al perfezionamento, elencando i diplomi e i titoli di specializzazione dei vari Stati membri e obbligando questi ultimi a riconoscere reciprocamente i rispettivi diplomi e titoli di specializzazione e a conferire a quelli degli altri Stati membri lo stesso effetto dei propri diplomi e titoli di specializzazione, per quanto concerne l'esercizio della professione;
a seguito degli accordi bilaterali, anche il diritto svizzero si è adeguato alle direttive CE sul riconoscimento della professione medica, mediante la revisione della legge federale sulla libera circolazione del personale medico: l'articolo 15 della legge federale del 23 giugno 2006 sulle professioni mediche universitarie stabilisce, infatti, al riguardo che (comma 1): «Sono riconosciuti i diplomi esteri la cui equivalenza con un diploma federale è prevista in un accordo sul riconoscimento reciproco concluso con gli Stati interessati e i cui titolari padroneggiano una lingua nazionale della Svizzera» e (comma 2) «Il diploma estero riconosciuto produce in Svizzera gli stessi effetti di un diploma Federale»;
ai fini del compiuto rispetto degli accordi bilaterali Svizzera-UE, ogni parte contraente si è impegnata a prendere tutti i provvedimenti necessari per garantire l'esecuzione degli obblighi derivanti dagli accordi; in altri termini, ogni parte è responsabile della buona esecuzione degli accordi sul proprio territorio. E quindi da escludere l'applicazione di una qualsiasi restrizione nel rilascio delle autorizzazioni d'esercizio, a causa di una presunta violazione della reciprocità;
esiste un Comitato misto CH-UE incaricato di vigilare sulla corretta esecuzione

dell'accordo bilaterale in materia di libera circolazione delle persone, quindi anche in materia di riconoscimento dei diplomi nell'ambito della libera circolazione delle persone. Questo comitato, tuttavia, può essere chiamato in causa solo in casi di una certa rilevanza;
nei fatti, l'attuazione in Italia del sistema di riconoscimento automatico dei titoli relativi alla professione medica conseguente agli accordi bilaterali Svizzera-UE sembra tuttavia essere compromessa dal comportamento dei competenti uffici (Direzione generale delle risorse umane e professioni sanitarie) dell'ex Ministero della salute (ora Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali) italiano che, in violazione del principio di buon andamento prescritto dall'articolo 97 della Costituzione, di regola si impiegano tempi lunghissimi (rendendosi in molti casi addirittura irreperibili) ai fini della conclusione del procedimento amministrativo relativo al rilascio delle certificazioni o attestazione di volta in volta necessarie;
il riconoscimento automatico della professione medica attualmente vigente nel sistema dell'Unione europea - ed applicato anche alla Svizzera grazie agli accordi bilaterali - interessa infatti solo la formazione di base, per cui ai fini del riconoscimento in Svizzera delle ulteriori specializzazioni conseguite e dell'eventuale esperienza lavorativa maturata da un medico chirurgo cittadino italiano può essere necessaria un'attestazione o altra forma di certificazione del nostro Ministero della salute;
il principio su cui si basa il sistema di accordi bilaterali tra l'Italia e la Svizzera nel riconoscimento dei titoli professionali è quello della fiducia reciproca nelle formazioni e nel riconoscimento dei titoli, per cui, quando una persona può bene esercitare una professione regolamentata nel suo stato d'origine, deve poterla esercitare nello stato d'accoglienza;
la procedura attualmente in vigore prevede, da parte del Ministero della salute, il rilascio di un apposito certificato di conformità dei titoli di studio posseduti: tale procedura, che dovrebbe avere le caratteristiche dell'automatismo in presenza di un titolo di studio valido e di un professionista legittimato all'esercizio della professione nella Repubblica italiana, richiede, in realtà, parecchi mesi;
il comportamento posto in essere dall'amministrazione statale italiana nello svolgimento dei procedimenti relativi al rilascio di attestazioni o altre forme di certificazione per i medici italiani che intendano svolgere la loro attività lavorativa in Svizzera rischia di compromettere il meccanismo della fiducia reciproca introdotto con gli Accordi bilaterali, violando il fondamentale diritto dei medici italiani al libero esercizio della loro professione anche all'estero e il diritto dei cittadini svizzeri di essere seguiti ed assistiti da professionisti italiani -:
quali misure il Ministro interrogato intenda adottare al fine di rendere congrui i tempi dei procedimenti amministrativi, semplificandone le procedure, per il riconoscimento dei titoli e dell'esperienza lavorativa maturata dai medici chirurghi cittadini italiani in Italia, al fine di consentire loro di esercitare la professione medica in Svizzera, nel rispetto delle regole previste dalla Confederazione elvetica conformemente agli accordi bilaterali con l'Unione europea.
(4-01013)

QUARTIANI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 296 del 27 dicembre 2006 all'articolo 1, comma 796, lettera n), secondo quanto stabilito dal Protocollo d'intesa tra Governo, regioni e province autonome per un patto sulla salute, in base a quanto condiviso dalla Conferenza delle regioni nella riunione del 28 agosto 2006, prevede, ai fini del programma pluriennale di intervento in materia di ristrutturazione edilizia e di ammodernamento tecnologico, che sia data priorità ai settori inerenti le strutture sanitarie territoriali, residenziali

e semiresidenziali, e che il Ministero della salute, attraverso la valutazione preventiva dei programmi d'investimento e il monitoraggio della loro attuazione, assicuri il raggiungimento dei predetti obbiettivi prioritari, verificando nella programmazione regionale la copertura del fabbisogno relativo anche attraverso i precedenti programmi di investimento;
si assume che tali valutazioni e monitoraggi siano stati efficacemente svolti, in ottemperanza a quanto previsto dalla norma;
la citata legge e le norme di riferimento in materia hanno come priorità la messa a norma delle strutture pubbliche ai sensi dell'atto d'indirizzo e coordinamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1997 pubblicato nel supplemento ordinario n. 37 alla Gazzetta Ufficiale n. 42 del 20 dicembre 1997 ed in particolare il raggiungimento di adeguati standard di sicurezza nell'erogazione delle prestazioni sanitarie;
a seguito della delibera CIPE del 25 gennaio 2008 concernente l'assegnazione e la ripartizione dei fondi alle regioni, in prosecuzione del programma pluriennale nazionale straordinario di investimenti in sanità di cui all'articolo 20 della legge 11 marzo 1988 n. 67 e successive modificazioni, e a seguito della ulteriore delibera CIPE del 2 aprile 2008 che rendeva disponibili risorse riferite alla legge 24 dicembre 2007 n. 244, la somma che dalle predette delibere CIPE risulta essere assegnata alla Lombardia consiste in 734.426.640,33 euro;
data la comunicazione dell'Assessore Bresciani di concerto con l'Assessore Boscagli, la Giunta della Regione Lombardia, nella seduta del 24 luglio 2008, di conseguenza si è apprestata a ripartire tale somma attraverso una serie di finanziamenti, secondo una lista di interventi di edilizia sanitaria (Nuovo piano pluriennale degli investimenti in sanità) come risulta da deliberazione della Giunta n. VIII/007750 del 24 luglio 2008 -:
di quali informazioni sia in possesso il Governo al fine di garantire l'osservanza da parte della Regione Lombardia delle norme surrichiamate, per assicurare che gli obiettivi prioritari, opportunamente verificati, siano raggiunti, nonché che rispettino i criteri adottati all'articolo 1, comma 796, lettera n), numero 4), della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e, conseguentemente, di quali strumenti si sia avvalso o intenda avvalersi il Governo al fine di garantire che gli interventi finanziati con la deliberazione Giunta Regione Lombardia n. VIII/007750 del 24 luglio 2008 consentano il completamento della messa a norma ed in sicurezza di ogni presidio ospedaliero delle aziende ospedaliere della Regione Lombardia medesima.
(4-01031)

GARAGNANI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in merito all'applicazione sul territorio nazionale del farmaco Sorafenib (nome commerciale Nexavar, casa produttrice Bayer), va premesso che il farmaco Sorafenib è un farmaco antitumorale di ultima generazione e tecnicamente appartiene alla famiglia degli antiangiogenetici, famiglia di inibitori delle chinasi che inibiscono la proliferazione delle cellule tumorali, ed è stato sperimentato sul trattamento dei tumori renali, con una discreta efficacia. Per questo, tale indicazione non è dubbia;
la ditta Bayer ha però testato il farmaco anche sui tumori del fegato (termine scientifico epatocarcinomi) che insorgono nei pazienti cirrotici e rappresentano una gravissima complicazione della cirrosi stessa. I trattamenti per questo tipo di tumore sono effettivamente pochi: il trapianto di fegato è in assoluto il più efficace, seguito dalla resezione chirurgica del tumore e quindi dalla «bruciatura» con radiofrequenza. Queste sono le uniche metodiche che hanno dimostrato una accertata efficacia nel trattamento di questo difficile tumore. Purtroppo i pazienti che si possono giovare di questi trattamenti sono pochi nel contesto di tutti i pazienti

che sono affetti da epatocarcinoma. Tuttavia gli ammalati che si possono giovare di uno di questi trattamenti hanno un indubbio e consistente beneficio in termini di sopravvivenza a lungo termine: sono i pazienti con tumore nelle fasi iniziali che oggi vengono rilevati sempre più frequentemente grazie ai miglioramenti delle metodiche radiologiche di diagnosi. In sostanza, chi può essere trattato con queste metodiche dovrebbe essere trattato in questa maniera;
si deve quindi rilevare come sia importante definire bene le caratteristiche del tumore, perché è in base a queste che si decide il trattamento del paziente;
la ditta produttrice, la Bayer, ha però deciso di testare l'efficacia del Sorafenib anche nei pazienti con epatocarcinoma. Lo studio, correttamente, è stato effettuato in pazienti con tumori del fegato di tipo avanzato, che cioè non avevano le caratteristiche per poter essere trattati con le metodiche di maggiore efficacia (cioè il trapianto di fegato, la resezione chirurgica o la rimozione tramite radiofrequenza);
lo studio, internazionale, prospettico e randomizzato (caratteristiche che conferiscono a questa sperimentazione un'alta attendibilità) ha rilevato una certa efficacia del farmaco nei tumori avanzati. Lo studio è stato pubblicato recentemente su un'autorevole rivista scientifica internazionale (riferimento bibliografico: Sorafenib in advanced hepatocellular carcinoma. N Engl J Med. 2008 Jul 24;359(4):378-90);
la Bayer ha chiesto la prescrivibilità del farmaco in Italia per il tumore del fegato. L'AIFA ha dato la prescrivibilità (reperibile all'indirizzo internet http://antineoplastici.agenziafarmaco.it/nexavar_indicazioni_gen.htm). Nell'indicazione alla prescrizione viene scritto «Nexavar è indicato per il trattamento dell'epatocarcinoma»;
dall'indicazione scompare cioè qualunque accenno al tipo di tumore che può essere trattato. Il che significa che mentre il farmaco è stato sperimentato solo nei pazienti con tumori avanzati, l'AIFA ne ha utilizzato l'uso in tutti i tumori del fegato, indipendentemente dal loro stadio a patto che il farmaco venga utilizzato sotto la supervisione di un medico con esperienza nell'uso di terapie antitumorali;
può quindi risultare che pazienti trattabili con le metodiche ad efficacia già consolidata (cioè il trapianto di fegato, la resezione chirurgica o la rimozione tramite radiofrequenza) possano essere trattati con questo farmaco senza che si abbia alcuna evidenza dell'efficacia in questi casi;
non è quindi certo che il farmaco possa apportare un qualche beneficio al paziente che lo assume se il tumore è nelle prime fasi. Al contrario, il paziente potrebbe invece beneficiarsi delle altre forme di trattamento -:
su quali basi l'AIFA abbi concesso l'autorizzazione all'uso del medicinale in questione in assenza di prove cliniche della sua reale efficacia negli epatocarcinomi in fase iniziale e se non sia opportuno rivedere in tempi rapidi la prescrivibilità e la rimborsabilità del farmaco in queste condizioni.
(4-01033)

LABOCCETTA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, con sede centrale in Portici (Napoli) è uno dei 10 Istituti zooprofilattici presenti in Italia. L'Izsm è un ente sanitario di diritto pubblico dotato di un autonomia gestionale, tecnica ed amministrativa, che opera nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, in materia di igiene e sanità pubblica veterinaria, quale strumento tecnico-scientifico dello Stato e delle Regioni Campania e Calabria;
tale istituto è l'organismo principale attraverso il quale il Ministero della salute e la Regione, garantiscono l'importante funzione di tutelare la sanità ed il benessere animale, controllare l'igiene degli allevamenti

per garantire la qualità delle produzioni primarie, tutelare la sicurezza degli alimenti di origine animale e degli alimenti zootecnici per garantire la salute del consumatore;
l'Istituto zooprofilattico sperimentale del mezzogiorno è un organismo di livello interregionale che presenta sezioni periferiche in quasi tutte le province delle regioni Campania e Calabria (5 sezioni in Campania e 3 in Calabria) ed è sottoposto a procedura di commissariamento da oltre 15 anni;
il dottor Antonio Limone ricopre da circa otto anni il ruolo di commissario dell'ente ed è stato citato in giudizio dalla Corte dei conti per un presunto danno erariale arrecato alle casse dell'ente, mentre il ruolo di sub-commissario per la Calabria è assegnato dal febbraio 1994 al dottor Antonio Saladino di Lamezia Terme (costui coinvolto nello scandalo Why Not ed inquisito per tale ragione dalla magistratura calabrese);
la mancata ed incomprensibile attuazione delle norme (che avevano sancito il riordino degli Istituti di zooprofilassi Sperimentali (decreto legislativo 270 del 1993 e decreto ministeriale n. 190 del 1994) ha determinato il permanere di un stato di commissariamento durante il quale si è provveduto a soddisfare le esigenze di personale in Calabria attraverso il ricorso a contratti a progetto ed a contratti interinali per la selezione di assistenti di laboratorio con categoria di inquadramento C;
nel corso dell'ottobre dello scorso anno, il commissario dottor Limone ha bandito 14 concorsi per la stabilizzazione di circa 200 lavoratori precari (30 campani e 165 calabresi), ad avviso dell'interrogante in totale violazione dell'obbligo di considerare il tetto dei posti vuoti della dotazione di organico, come previsto nella legge finanziaria per l'anno 2007 (articolo 1, comma 566);
ad avviso dell'interrogante la procedura di selezione presenta significativi vizi di trasparenza e regolarità sotto diversi profili. In primo luogo appare quantomeno discutibile l'attribuzione allo stesso Limone del compito di nominare la commissione esaminatrice. Profili di dubbia legittimità emergono inoltre in riferimento alla previsione di un termine troppo ristretto per la presentazione della domanda (15 giorni) nonché in relazione alla norma che sancisce, a tutto svantaggio dei dipendenti interni provvisti di diploma di laurea, il passaggio automatico dei partecipanti dalla categoria C a dirigenti (categoria DS);
un'interrogazione dai contenuti analoghi era stata presentata nel novembre dello scorso anno dai deputati Pignataro e De Angelis all'allora Ministro della salute (4-05579) -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda porre in essere per sancire in maniera definitiva dopo oltre 15 anni, la conclusione del commissariamento dell'Istituto zooprofilattico sperimentale di Portici che dura da oltre 15 anni e che vede attualmente alla sua guida come commissario e come sub commissario due soggetti, entrambi citati a giudizio rispettivamente dalle magistratura contabile e penale;
come intenda garantire la regolarità, la trasparenza e la legittimità assoluta delle procedure concorsuali avviate per la stabilizzazione dei lavoratori precari dell'Istituto zooprofilattico, tutelando al contempo gli interessi dei dipendenti interni laureati.
(4-01037)

TESTO AGGIORNATO AL 15 OTTOBRE 2008

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:

ZAMPARUTTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al

Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da un articolo apparso il 5 settembre 2008 su La Repubblica risulta che decine di tonnellate di scarti di formaggi scaduti ed avariati, con vermi ed escrementi di topo, vengono venduti da importanti aziende italiane, a prezzi stracciati, ad imprese che poi li riciclano;
questi scarti verrebbero lavorati insieme a formaggio fresco producendo soprattutto formaggio grattugiato (per produrre il quale vengono usati prodotti come il «del mix») e sottilette vendute nei discount e nei negozi di tutta Europa;
sarebbero 12 mila le tonnellate di merce lavorata in due anni e 3 mila le tonnellate vendute in nero ai fornitori per un volume di affari di 30 miliardi annui a vantaggio delle aziende che sofisticavano e con centinaia di milioni di indotto della filiera a livello europeo;
da un articolo apparso su La Repubblica del 15 ottobre 2008, la contraffazione della data su etichette di prodotti Galbani, denunciato dallo stesso quotidiano in un articolo pubblicato il giorno prima, sarebbe, a detta dell'azienda, un episodio accaduto nel 2005 e circoscritto alla condotta di un dipendente del deposito perugino nei cui confronti sono stati avviati gli opportuni procedimenti disciplinari -:
se corrisponda al vero quanto riferito dal quotidiano e quali provvedimenti ispettivi e repressivi intendano assumere per porre fine al riciclaggio di prodotti avariati nel settore lattiero-caseario, anche per il tramite dell'ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari e se corrisponda al vero quanto riferito dall'azienda Galbani in merito alla contraffazione delle date riportate sulle etichette. (3-00123)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BELLOTTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'Italia ha assunto l'impegno, con la ratifica del protocollo di Kyoto, di ridurre le emissioni nazionali di gas ad effetto serra, come il biossido di carbonio, del 6,5 per cento rispetto ai valori del 1990 per il periodo 2008-2012;
tale obiettivo risulta di difficile raggiungimento data la dipendenza del nostro Paese da combustibili non rinnovabili di origine fossile che investe sia il settore dei trasporti sia quello della produzione di energia elettrica;
le vie identificate dall'Italia per ridurre le emissioni inquinanti, in linea con quanto previsto dall'Unione Europea, puntano, tra l'altro, nella direzione della promozione e dell'utilizzo di biocombustibili derivanti da biomasse;
l'utilizzo di biocombustibili derivanti da biomasse, oltre a garantire un abbattimento dell'inquinamento ambientale, contribuirebbe a creare un nuovo e solido mercato per l'agricoltura italiana, fornendo, per di più, all'industria garanzie di approvvigionamenti economici, continui e a scarsissimo impatto ambientale;
il Parlamento Italiano, sulla scorta delle direttive comunitarie, ha a più riprese legiferato sul tema grazie soprattutto all'impulso iniziale dato dal Governo Berlusconi e dall'ex Ministro delle politiche agricole Gianni Alemanno;
degna di nota è la legge n. 81 dell'11 marzo 2006, che ha dato un importante contributo alla promozione dei biocombustibili nel nostro Paese - attraverso la previsione dell'integrazione obbligatoria di bioetanolo in percentuali crescenti nelle benzine - e alla creazione ed effettiva realizzazione di una filiera agro-energetica sul territorio nazionale, andando a valorizzare così, tra le altre cose, una dei settori fondamentali del nostro Paese, quello dell'agricoltura;
la legge finanziaria 2007 (legge n. 296 del 2006), ha apportato delle modifiche alla legislazione precedente anche al fine di conformarla alle direttive europee ed ha indicato come obiettivo finale il raggiungimento della presenza del 5,75 per cento di biocombustibili nelle benzine di origine fossile entro il 31 dicembre 2010;
nonostante le intenzioni, tuttavia, il passato Governo non ha emanato decreti attuativi rilevanti delle numerose disposizioni legislative in materia, di cui si sono volute citare soltanto le più significative;

la sensibilità del Governo Berlusconi verso la suddetta tematica è stata dimostrata già nella XIV Legislatura, con la già citata introduzione delle norme che hanno dato avvio alle filiere, dovrebbe essere confermata in questa nuova Legislatura con la rapida emanazione dei relativi decreti attuativi -:
se il Governo consideri necessario attuare quanto previsto dalla normativa italiana in materia di promozione dell'utilizzo di biocombustibili;
se il Governo consideri come interesse primario e strategico del Paese il rispetto degli obiettivi comunitari stabiliti dalla direttiva 2003/30/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo dell'8 maggio 2003, nel campo della produzione e della commercializzazione di biocombustibili per la locomozione di mezzi di trasporto pubblici e privati.
(5-00337)

Interrogazione a risposta scritta:

HOLZMANN. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Merano (Bolzano), è stato realizzato negli anni trenta un bellissimo ippodromo che per lungo tempo ha ospitato corse prestigiose ed ha avuto anche l'abbinamento con la lotteria nazionale;
tale struttura è fondamentale e complementare alla vocazione turistica del comune di Merano e delle località limitrofe e genera un interessante indotto, anche sul piano economico;
la struttura oggi necessita di lavori di ristrutturazione ai quali concorreranno gli enti territoriali più importanti, provincia autonoma di Bolzano e comune di Merano, ma è fondamentale anche un impegno da parte dell'UNIRE per la sistemazione delle piste;
la struttura, una volta ultimati i lavori, soprattutto relativi alle piste, potrà ospitare corse più prestigiose con cavalli maggiormente competitivi e ciò genererà ancora maggiore interesse da parte del pubblico con positive ricadute sul turismo e l'economia locale;
alle venticinque corse annue se ne potranno aggiungere così molte altre, si potrà utilizzare parte dell'ampio parco ad attività di contorno, si potranno organizzare manifestazioni culturali e ricreative e si determinerà una maggiore integrazione ed interazione tra l'ippodromo di Maia e la città di Merano;
i recenti tagli alla finanziaria hanno cancellato, di fatto, l'impegno dell'UNIRE a favore dell'ippodromo di Maia e ciò disattende i precedenti accordi con gli enti territoriali, compromettendo l'intera ristrutturazione;
si rischia di perdere un importante apporto economico da parte di comune e provincia, perdendo così un'occasione unica e forse irripetibile, si compromette seriamente il futuro della struttura con negative implicazioni per tutti -:
se il Ministro sia a conoscenza del grave problema dell'ippodromo di Maia e della necessità di poter contare sui finanziamenti previsti;
se sia intenzione del Ministro reperire le risorse necessarie affinché si possa procedere celermente nel piano di ristrutturazione della struttura.
(4-01023)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta immediata:

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI,

GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
i recenti interventi normativi del Governo in materia di reclutamento del personale delle pubbliche amministrazioni recano misure per la territorializzazione delle procedure concorsuali, nel senso di prevedere che le determinazioni relative all'avvio delle procedure di reclutamento debbano tener conto dell'articolazione delle dotazioni organiche per area o categoria, profilo professionale e posizione economica e, al contempo, l'obbligo, per le amministrazioni dello Stato e gli enti pubblici non economici, di individuare i posti da ricoprire, in sede di programmazione triennale del fabbisogno di personale, con riferimento alle sedi di servizio e, ove ciò non sia possibile, con riferimento ad ambiti regionali;
tali scelte non possono che valutarsi positivamente in un'ottica federalista di migliorare la qualità della vita del residente nella propria regione; tuttavia, la contestuale previsione di estendere l'obbligo di permanenza quinquennale nella sede di destinazione anche per i vincitori delle procedure di progressione interna, vale a dire i vincitori di «concorsi interni» - la vigente normativa già lo prevede per le procedure concorsuali dall'esterno - sembra contraddire altri propositi dell'attuale maggioranza governativa, quali l'impegno a favorire le famiglie, combattere la denatalità, aiutare le giovani coppie;
un trasferimento comporta non pochi disagi alle famiglie (casa, scuola ed altro) e, di certo, impedisce o ritarda la formazione di nuovi nuclei familiari -:
quale sia l'opinione del Governo in merito all'opportunità di considerare la residenza titolo preferenziale, ai fini della formazione delle graduatorie nelle procedure concorsuali dall'esterno e di progressione interna, o, comunque, di contemplare iniziative per favorire gli autoctoni nei concorsi pubblici.
(3-00134)

Interrogazione a risposta scritta:

HOLZMANN. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
nel 2001 l'ufficio del Territorio, ex UTE, è stato scorporato nelle Agenzie del Territorio e del Demanio; senza alcun motivo logico e di carico di lavoro 7 unità lavorative sono state assegnate all'Agenzia del Territorio e 13 a quella del Demanio;
attualmente 3 unità sono ancora attive all'Agenzia del Territorio con un direttore, che ad interim dirige anche l'ufficio di Trento, di queste una andrà in pensione il prossimo anno ed il direttore il 30 giugno 2010;
l'ultimo dipendente è entrato con concorso nel 1999 e da allora nessun altro è stato assunto;
le 3 unità nel 2007 hanno evaso 414 incarichi, di cui l'82 per cento fiscali per un recupero di 250.000,00 euro solo per l'ufficio del registro di Bolzano, per gli altri Uffici del Registro di Merano, Bressanone e Brunico non sono disponibili dati, inoltre hanno prodotto un fatturato per consulenze a pagamento di euro 21.490,00. Gli incarichi, oltre a quelli per stime fiscali ed a titolo oneroso, riguardano consulenze estimali per la Guardia di finanza e la Polizia tributaria, i pareri di congruità per opere eseguite su immobili vincolati dalle belle arti;
la situazione in cui versa l'ufficio è stata fatta presente con largo anticipo, stante i pensionamenti annunciati, in sede regionale e centrale tramite le organizzazioni sindacali e le RSU a partire dal 2001,

ma senza ottenere alcuna risposta del perché si è voluto arrivare allo stato di precarietà attuale o del disegno che la direzione centrale si prefigge;
l'eventuale chiusura dell'Ufficio di Bolzano comporta, oltre l'eliminazione di una notevole forza di recupero e di deterrenza all'evasione, il dissipamento di un vasto bagaglio di conoscenza nel campo estimale acquisito da anni di esperienza in territorio con popolazione bilingue; in base al comma 15 del decreto legislativo 23 maggio 2001, n. 272, il personale che rimane dopo i pensionamenti accennati non può essere trasferito, se non a domanda degli interessati, ad altro ufficio del Territorio; per una funzionale gestione dell'ufficio sarebbero necessari 5 tecnici, contro i 2 attuali e 2 amministrativi, contro l'unica unità lavorativa presente -:
se il Ministero sia intenzionato a bandire i concorsi necessari per la copertura degli organici.
(4-01024)

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RAPPORTI CON IL PARLAMENTO

Interrogazione a risposta immediata:

FIANO, SORO, SERENI, BRESSA, QUARTIANI e GIACHETTI. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
il giorno 8 settembre 2008, in occasione della cerimonia ufficiale di commemorazione dell'armistizio con le forze alleate, il Ministro della difesa, onorevole Ignazio La Russa, in rappresentanza del Governo, ha dichiarato: «farei un torto alla mia coscienza se non ricordassi che altri militari in divisa, come quelli della Repubblica sociale italiana, soggettivamente dal loro punto di vista, combatterono credendo nella difesa della Patria, opponendosi nei mesi successivi allo sbarco degli anglo-americani, e meritano quindi il rispetto, pur nella differenza di posizioni, di tutti coloro che guardano con obiettività alla storia d'Italia»;
nella stessa data il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricordato a tutta la nazione come egli abbia sempre sottolineato «un duplice segno della Resistenza, quello della ribellione, della volontà di riscatto, della speranza di libertà e di giustizia, che condussero tanti giovani a combattere nelle formazioni partigiane e, non pochi, a sacrificare la loro vita. E quello del senso del dovere, della fedeltà e della dignità che animarono la partecipazione dei militari, compresa quella dei 600 mila deportati nei campi tedeschi, rifiutando l'adesione alla Repubblica di Salò» -:
se la dichiarazione resa dal Ministro della difesa rappresenti la posizione ufficiale del Governo italiano in merito al comportamento di parte dei militari italiani all'indomani dell'armistizio con le forze alleate dell'8 settembre 1943.
(3-00135)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

STRIZZOLO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
con un provvedimento di sequestro degli impianti di produzione di cloro-soda della Caffaro dl Torviscosa (Udine) adottato dall'autorità giudiziaria per la presunta violazione di norme in materia ambientale, si è interrotta la produzione presso la medesima azienda lasciando senza lavoro 270 lavoratori;
la cessazione dell'attività, oltre a comportare il ridimensionamento occupazionale presso le Industrie Caffaro, rischia di determinare una situazione di crisi

anche per altre aziende collegate per tipo di produzione: la Bracco Spa (con 140 dipendenti a Torviscosa), la Serichim, la Lavanderia Adriatica, il Consorzio Depurazione Laguna, la Caffaro di Brescia, Undesa Bologna e altre ancora per un totale, tra diretto e indotto, di circa 1000 dipendenti;
il polo chimico di Torviscosa è fra i più importanti del nostro Paese ed ha già subito, negli anni scorsi, un pesante ridimensionamento sul piano occupazionale con negativi riflessi economico-sociali sulla Bassa Friulana e sulla Provincia di Udine;
è auspicabile la costituzione di un tavolo di concertazione, con la partecipazione dei Ministeri competenti, della Regione Friuli Venezia Giulia, della Provincia di Udine, dei rappresentanti dei lavoratori e della direzione delle Industrie Caffaro per ricercare - nel rispetto delle indagini della magistratura - le possibili soluzioni per evitare la chiusura irreversibile dello stabilimento e delle attività indotte;
è necessario sia ridefinito un progetto di sviluppo nazionale del comparto chimico che tenga conto delle opportunità di sviluppo di attività produttive ad alto contenuto innovativo e della tutela della salute e dell'ambiente -:
quali iniziative urgenti intendano assumere i Ministri interrogati al fine di:
a) evitare la chiusura dello stabilimento della Caffaro di Torviscosa e le pesanti ricadute occupazionali che interessano non solo il Friuli Venezia Giulia ma anche altre unità produttive collegate, ubicate in altre regioni;
b) ridisegnare un progetto strategico per il comparto chimico del Paese compatibile con l'obiettivo di tutela della salute e dell'ambiente.
(3-00129)

Interrogazioni a risposta scritta:

CICCANTI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
al Motorshow di Bologna del 2001 è stata presentata la vettura «Eolo» - con motore ad aria compressa, costruita interamente in alluminio tubolare, con fibra di canapa e resina, capace di fare 100 Km con 0,77 Euro - che, facendo a meno della benzina, farebbe uscire dallo scarico solo aria; di tale vettura pochissimi cittadini sono a conoscenza;
il sito che pubblicizzava e riceveva le prenotazioni di acquisto di «Eolo-vettura», www.eoloauto.it, scomparve, o meglio venne messo in vendita, o ancora meglio, qualora oggi vi ci si faccia accesso, si notano pubblicità e links di ogni genere di auto tranne che di «Eolo-vettura»;
se «Eolo-vettura», fosse da considerare una questione ancora da perfezionare, di conseguenza da non diffondere in larga portata, «Eolo-progetto» avrebbe comunque un background tecnico, tecnologico, avveniristico e concretamente realizzabile, del quale tutti i cittadini dovrebbero essere resi edotti, almeno quale stimolo educativo;
recentemente è stata prodotta in Giappone, presso il centro Honda Automobile New Model nell'area di Tochigi, la «FCX Clarity», vettura che scarica solo vapore acqueo -:
se, anche ai sensi della legge n. 10 del 1991, al Governo risulti:
a) per quale motivo «Eolo-vettura» non sia stata resa nota ai cittadini;
b) per quale motivo, qualora «Eolo-vettura» fosse stata ritenuta dagli addetti ai lavori, ancora troppo audace, da non diffondere, sia via etere che commercialmente, «Eolo-progetto» non venga diffuso nemmeno quale stimolo al rispetto dell'ambiente, all'educazione al risparmio energetico ed alla ricerca di fonti alternative di energia;
c) se «FCX Clarity» otterrà gli stessi risultati, di conoscenza e di esperienza, di «Eolo-vettura»;
se, accanto ai prossimi ed annunciati provvedimenti urgenti in merito all'abbattimento

del caro carburante, vi siano le serie intenzioni, da parte di codesti Ministeri, di investire nell'energia alternativa e dell'educazione ad essa, quale soluzione rispetto all'uso degli idrocarburi, reputando e ritenendo tale soluzione in grado di cambiare, non solo nella forma ma soprattutto nella sostanza, la vita comune, sia ambientale che patrimoniale, dei cittadini.
(4-01016)

CICCANTI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
più volte si verifica il fenomeno delle targhe clonate, di verbali recapitati ad ignari cittadini per fantomatiche infrazioni commesse, di automobilisti sorpresi senza assicurazione o con l'assicurazione dell'auto falsificata. È un fenomeno esteso a tutto il territorio nazionale;
giova ricordare il dramma successo ad Appignano del Tronto (Ascoli Piceno) che ha suscitato scalpore nazionale, dove un rom ha investito ed ucciso quattro ragazzi e dove al danno si è aggiunta anche la beffa, perché il furgone risultava essere senza assicurazione. Si aggiungano altre notizie che ogni giorno si apprendono dalla stampa, che fanno ritenere necessaria una soluzione affinché a quanto sopra si ponga riparo anche con l'uso di tecnologie informatiche, con cui è possibile avere sotto controllo ogni passaggio di proprietà di auto ed ogni variazione assicurativa;
l'incrocio dei dati relativi alle targhe e polizze assicurative potrebbe far migliorare la situazione ed aiutare i cittadini onesti nonché le forze dell'ordine;
deve concretizzarsi un processo collaborativo ed informativo che veda impegnati insieme compagnie, venditori, cittadini e forze dell'ordine;
per evitare che qualche male intenzionato possa usare assicurazioni fasulle o avere auto con assicurazioni scadute o false, basta attivare alcune piccole precauzioni riguardanti: la consegna dell'autovettura da parte dei venditore con notifica alle autorità di Polizia; il cambio delle polizze di assicurazione; un registro nazionale delle assicurazioni consultabile dalle forze dell'ordine;
ogni compagnia di assicurazione dovrebbe dare comunicazione alle autorità di polizia di ciascun assicurato che a sua volta abbia disdetto la polizza o chiesto di cambiare compagnia. In tal modo gli organi di polizia potranno verificare immediatamente se effettivamente l'auto in questione è davvero stata fermata, rottamata o soggetta a cambio di assicurazione;
questo contribuirà anche ad evitare la clonazione delle targhe e far sì che chi subisca un incidente sia risarcito, visto che chi effettua questo tipo di crimine è di norma un nulla tenente;
se non si ritenga opportuno assumere iniziative normative intese a stabilire che:
a) il venditore, prima di consegnare l'autovettura, dia comunicazione al più vicino comando di polizia o carabinieri del numero del tagliando di assicurazione, del tipo di auto e nominativo del proprietario acquirente;
b) la compagnia di assicurazione cessante, in caso di polizza disdetta e cambio di assicurazione, ne dia comunicazione al più vicino comando di polizia o carabinieri;
c) sia istituito un registro nazionale delle assicurazioni consultabili dalle forze dell'ordine.
(4-01017)

CICCANTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da informazioni ufficiose l'interrogante è venuto a conoscenza che codesto Ministero, tra le aree compatibili all'insediamento di centrali nucleari, ha individuato anche la «zona Sentina» di San Benedetto del Tronto;

rispetto ai 12 siti individuati per le centrali maggiori, quello della «Sentina» rientrerebbe tra i 15 siti per le centrali minori;
la compatibilità di tale sito sembra sia stata definita in rapporto al rischio sismico, alluvionale e franoso, che hanno dato esito positivo;
anche la compatibilità con la densità di popolazione sembra sia risultata positiva -:
se risulti fondata una tale evenienza e se gli studi di compatibilità in atto abbiano riscontrato esito positivo per l'eventuale insediamento di una centrale nucleare nella «zona Sentina» di Porto d'Ascoli nel Comune di San Benedetto del Tronto;
quale procedura eventualmente si preveda di mettere in atto riguardo al coinvolgimento nella decisione degli enti locali interessati e della Regione Marche.
(4-01019)

HOLZMANN. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in provincia di Bolzano, sulla base di una norma di attuazione allo Statuto di autonomia del 1989, le Poste SpA, così come Trenitalia e Rete ferroviaria italiana, ovvero i vecchi enti pubblici ora privatizzati, devono reclutare il personale in possesso di attestato di bilinguismo;
tutte le amministrazioni pubbliche corrispondono al proprio personale la prevista indennità di bilinguismo e, nel caso il dipendente sia in possesso di attestato di bilinguismo di grado superiore a quello richiesto dal profilo professionale, viene corrisposta l'indennità superiore;
molte amministrazioni, quasi tutte, hanno periodicamente aggiornato le indennità di bilinguismo sulla base dell'indice del costo della vita;
Posteitaliane SpA, non ha mai aggiornato l'indennità di bilinguismo e dal 2006 non la corrisponde neppure al personale neoassunto creando, di fatto, una sperequazione rispetto a coloro che sono stati assunti prima di tale data;
infine dal mese di giugno Poste italiane non riconosce più neppure l'indennità superiore al personale in possesso di attestato di bilinguismo di grado più elevato -:
se il Ministro abbia intenzione di chiedere a Poste italiane SpA, analogamente a quanto fece a suo tempo il Ministro Gasparri, il mantenimento dell'indennità ed il suo adeguamento al costo della vita, oltre alla sua corresponsione al personale assunto dopo il 2006.
(4-01035)

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Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza Cera n. 2-00038, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 giugno 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Occhiuto.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza Cera n. 2-00038 del 10 giugno 2008;
interrogazione a risposta scritta Ghizzoni n. 4-00803 del 28 luglio 2008.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

interrogazione a risposta in Commissione Tommaso Foti n. 5-00002 del 29 aprile 2008 in interrogazione a risposta scritta n. 4-01025;
interrogazione a risposta in Commissione Tommaso Foti n. 5-00307 del 5 agosto 2008 in interrogazione a risposta scritta n. 4-01026.