XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 23 settembre 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
nel documento di programmazione economico-finanziaria il Governo aveva previsto un aggravamento della congiuntura economica internazionale e, di conseguenza, il prodursi di effetti preoccupanti anche per il nostro Paese. In coerenza con tale previsione il Governo - con l'anticipo della manovra di bilancio predisposta unitamente al documento di programmazione economico-finanziaria - ha voluto garantire alla comunità nazionale la «messa in sicurezza» del bilancio dello Stato nella prospettiva del pareggio nell'arco del prossimo triennio;
le previsioni del Governo si sono rilevate, purtroppo, corrette, dal momento che le ultime stime del Fondo monetario internazionale (conformi a quelle di altri organismi ed osservatori nazionali ed internazionali) indicano una stagnazione del prodotto interno lordo nel 2008 ed una crescita (+0,1 per cento) assolutamente modesta nel 2009, a fronte, rispettivamente dello 0,2 per cento e dello 0,3 per cento delle stime di aprile 2008. In termini di sviluppo, secondo il Fondo monetario internazionale, l'Italia presenta performance peggiori dell'area euro (1,4 per cento nel 2008) e dei più importanti Paesi partner (1 per cento Francia, 2 per cento Germania, 1,5 per cento Spagna, 1,4 per cento Regno Unito). Si conferma, pertanto, anche nel quadro della contrazione complessiva degli incrementi del prodotto interno lordo per quasi tutti i sistemi-Paese, un differenziale, ormai strutturale, tra il nostro tasso di crescita e quello degli altri;
spinta soprattutto da fattori di carattere internazionale, è ripresa 1'inflazione con tassi ormai allineati con quelli dell'area euro;
in tale scenario critico va sottolineata - seppur con andamenti meno brillanti di quelli degli anni scorsi - una sostanziale tenuta dei livelli di occupazione. Infatti, nonostante la congiuntura economica molto depressa, persino il 2007 (secondo il rapporto del Cnel presentato il 15 luglio 2008) «è stato per l'Italia un altro anno caratterizzato da una buona espansione dell'occupazione, che ha portato ad un nuovo lieve incremento del tasso di occupazione. La domanda di lavoro è stata sostenuta da una crescita economica a ritmi prossimi al potenziale e dal permanere di condizioni favorevoli sul versante del costo del lavoro. L'aumento dei livelli occupazionali - prosegue il rapporto - è stato condiviso dai maggiori settori dell'economia». Subito dopo tali considerazioni di sintesi il Cnel ha messo in evidenza, nuovamente, che tali risultati hanno confermato «il posizionamento dell'economia italiana lungo una traiettoria caratterizzata da una elevata crescita dell'occupazione in assenza di incrementi significativi del prodotto» e, pertanto, «a fronte di un modesto incremento della produttività del lavoro». Fino a concludere, quindi, con la seguente considerazione: «il fatto che i tassi di variazione - la notazione è importante - restino positivi è però anche un sintomo del fatto che i livelli occupazionali per questa componente sono ancora un trend di espansione, legato a fattori di natura strutturale più che a fattori legati al ciclo economico»;
in tale contesto contraddittorio il Governo, nei suoi «primi cento giorni», ha portato avanti con coerenza una strategia per cui - ferma restando la scelta del risanamento finanziario del Paese - fossero avviate anche misure di riforma di quei settori il cui riordino avrebbe potuto comportare un forte recupero di efficienza e di efficacia del Paese e di maggior competitività dell'insieme delle sue strutture;
in particolare, il Governo ha mantenuto la promessa di non mettere le mani

in tasca agli italiani (ai quali si sono ridistribuite, invece, riduzioni fiscali pari a 1,7 miliardi di euro in conseguenza dell'abolizione dell'ici e 650 milioni di euro per la detassazione dei premi e degli straordinari);
parte del gettito fiscale sarà restituito ai cittadini che versano in più gravi condizioni, attraverso la cosiddetta social card, che servirà per acquistare prodotti alimentari e pagare bollette;
la manovra anticipata col decreto- legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha definito, secondo un ragionevole equilibrio, gli interventi di risanamento e di riduzione della spesa corrente (affrontando con coraggio i nodi della pubblica amministrazione e dell'impiego pubblico, a partire dalla scuola) insieme con importanti misure di sviluppo attraverso un rilancio della politica delle infrastrutture;
le misure di semplificazione e di deregolazione del lavoro, nell'invarianza delle tutele sociali e sindacali, hanno sicuramente fornito non solo dei consistenti risparmi da parte delle imprese, con tutte le conseguenze del caso, ma anche favorito l'occupazione, mediante un miglioramento sostanziale degli aspetti formali burocratici e sanzionatori;
la ripresa dell'economia italiana non potrà non poggiare sulla difesa del rigore nel portare avanti l'opera di risanamento, accrescendo la competitività del sistema mediante le riforme, promuovendo interventi di carattere inclusivo e selettivo nei confronti di quei settori di popolazione che presentano maggiori difficoltà. La ripresa dell'economia non potrà sicuramente conseguire da politiche che incrementino le tensioni inflazionistiche (peraltro in buona parte importate) o che estranino il nostro Paese da una strategia di risalita comune a tutta l'Unione europea e coerente con i suoi principi fondativi;
va poi considerato che efficaci politiche di sostegno per il recupero del potere d'acquisto delle famiglie non possono prescindere da una complessiva revisione della disciplina del lavoro che riguarda le donne, con particolare riferimento alle problematiche della conciliazione tra i diversi ruoli in cui la donna è impegnata. È sull'aspetto della conciliazione che vanno concentrate le politiche di sostegno, secondo due grandi gruppi:
a) quelle che intervengono sulla flessibilità del regime di organizzazione del lavoro, tra cui spicca una più ampia diffusione del part time (nell'Unione europea l'occupazione femminile è più elevata laddove è più ampio il ricorso al tempo parziale);
b) quelle che sono di ausilio alle famiglie con bambini piccoli, in particolare per quanto riguarda l'accesso ai servizi,

impegna il Governo:

a proseguire con coerenza nelle politiche fino ad ora portate avanti e, in particolare, in quelle economiche e sociali a sostegno delle retribuzioni e delle pensioni e, in tale ambito, a realizzare i nuovi obiettivi indicati - a partire dal federalismo - con la medesima capacità decisionale ed operativa fino ad ora dimostrata;
a verificare con le parti sociali la possibilità di pervenire al più presto ad un'intesa sulla struttura della contrattazione che sia in grado di accompagnare l'impiego delle risorse economiche destinate ai miglioramenti retributivi e ad un forte recupero di produttività del lavoro e delle imprese; a rendere, pertanto, permanente (e gradualmente ad estendere) le norme sulla detassazione delle ore straordinarie e dei premi di produttività;
a tener conto - ferme restando le indicazioni contenute nel documento di programmazione economico-finanziaria circa il tasso di inflazione programmato - di quanto potrà emergere dal tavolo del negoziato interconfederale per la definizione dei parametri a cui riferire il recupero

del potere d'acquisto delle retribuzioni e delle pensioni, attraverso la contrattazione collettiva;
a varare al più presto - e in modo conforme alla delega - la disciplina per la tutela dei lavori usuranti, una volta approvata la relativa norma di sostanziale riapertura dei termini;
ad incrementare il lavoro delle donne con politiche attente ai problemi della conciliazione tra i diversi ruoli in cui la donna è impegnata.
(1-00038)
«Cazzola, Caparini, Saglia, Baldelli, Antonino Foti, Briguglio, Ceccacci Rubino, Di Biagio, Vincenzo Antonio Fontana, Formichella, Giacomoni, Giammanco, Mannucci, Mottola, Pelino, Mariarosaria Rossi, Saltamartini, Sammarco, Taglialatela, Munerato, Fedriga, Bonino».

La Camera,
premesso che:
il 16 luglio 2008 la Camera dei deputati ha approvato, con una larga maggioranza, una mozione che impegnava il Governo ad inserire tra i suoi obiettivi prioritari l'introduzione in Italia di misure fiscali incisive in favore delle famiglie, a partire dall'adozione di un sistema fiscale in cui il reddito imponibile viene ad essere calcolato non solo in base al reddito percepito, ma anche in base al numero dei componenti della famiglia;
secondo il centro studi di Confindustria, che ha fornito le ultime stime sui principali indicatori dell'economia italiana, «le famiglie italiane hanno tagliato i consumi e l'anno si chiuderà con un calo dello 0,1 per cento, in netto contrasto con il +1,4 per cento del 2007», un dato verificatosi solo due volte dal dopoguerra ad oggi, dopo quello del 1993;
questo calo conferma come si sia assistito nell'arco di un decennio ad una costante erosione del potere di acquisto delle famiglie, a fronte di una dinamica delle retribuzioni e dei trattamenti pensionistici che non ha consentito un loro allineamento costante tra l'inflazione programmata e quella effettiva;
il 15 gennaio 2008 è stato nominato il Garante per la sorveglianza dei prezzi, figura introdotta dalla legge finanziaria per il 2008, la cui attività di controllo, tuttavia, alla luce delle dinamiche dei prezzi, soprattutto dei beni di prima necessità, non sempre giustificate da motivazioni reali quanto piuttosto da manovre speculative, non sembra aver inciso in maniera rilevante e significativa;
nonostante le condizioni di vita delle famiglie italiane si siano aggravate rispetto ai dati, già drammatici, rilevati dall'Istat nel 2007, nel documento di programmazione economico-finanziaria e nell'anticipo della manovra votata questa estate non si sono potuti notare grandi interventi in questa direzione;
misure come l'invio di una carta prepagata ad un milione e duecentomila pensionati con mensili minimi e insufficienti per l'acquisto di cibo ed il pagamento di utenze, non possono rappresentare la risposta alle criticità emerse in questi ultimi mesi e con cui hanno a che fare le lavoratrici e i lavoratori italiani;
dall'indagine esplorativa presentata recentemente dalle Acli emerge che, dal 2005 al 2008, il popolo della quarta settimana è cresciuto del 14 per cento a dimostrazione del clima di incertezza sociale ed economica in Italia, dove rispetto a 5 anni fa sentono peggiorata la loro condizione economica il 61 per cento dei cittadini (soprattutto pensionati, operai, artigiani e piccoli esercenti);
sempre secondo tale indagine, la prima preoccupazione circa il lavoro è legata al reddito: il fatto di non riuscire a guadagnare abbastanza per arrivare alla fine del mese è il primo pensiero per il 42 per cento degli intervistati; la precarietà è l'incubo per il 36 per cento degli italiani;

il 20 per cento sono preoccupati di non riuscire ad ottenere un impiego continuativo e sicuro ed il 16 per cento vive con la paura di perdere il lavoro;
l'indebolimento sociale ed economico della famiglia genera un impoverimento nelle relazioni e nella stessa coesione sociale e non si può parlare di crescita e di sviluppo se il valore economico delle famiglie non viene correttamente colto e se mancano azioni responsabili a suo sostegno;
il rallentamento economico del nostro Paese pone il problema di varare interventi a sostegno dei redditi per aumentare il potere d'acquisto di salari e pensioni, fortemente eroso negli ultimi anni dal mancato recupero del fiscal drag, dall'aumento della pressione fiscale e da un'incontrollata corsa dei prezzi, e sostenere in tal modo la domanda interna;
sarebbe, pertanto, necessario agire sulla pressione fiscale, attraverso le aliquote irpef e le detrazioni per sostenere i nuclei familiari più numerosi, unitamente ad un controllo dei prezzi;
nel corso di un'audizione presso la Commissione finanze della Camera dei deputati, il Ministro Tremonti ha affermato che la pressione fiscale rimarrà ai livelli attuali e che, stante l'attuale crisi economico-finanziaria, un calo potrebbe realizzarsi solo nell'arco dell'intera legislatura;
sono incerti i riflessi che la grande crisi finanziaria statunitense (che nell'arco di poche settimane ha portato al salvataggio in extremis dei colossi americani dei mutui Fanniee Freddie, al fallimento della banca di investimento Lehman Brothers e forti pressioni sul grande gruppo assicurativo Aig) potrà avere in Italia e, in particolare, sul «popolo» dei mutui;
lo stesso provvedimento sulla detassazione degli straordinari, oltre ad essere di entità talmente piccola che si fa fatica ad immaginarlo come lo strumento per aiutare i salari, oltre a non introdurre valore aggiunto per unità di prodotto, servendo solo ad aumentare il prodotto in certe situazioni e non la produttività complessiva, come sarebbe utile oggi per il nostro Paese, contiene troppi elementi di disparità, perché esclude dai benefici della detassazione una larga parte dei lavoratori, milioni di giovani e persone che lavorano con contratti atipici, oltre a penalizzare sicuramente le donne;
non solo, con tale misura si è introdotta una modifica che mette in discussione un'architettura contrattuale, che è estremamente importante e significativa,

impegna il Governo:

a procedere nella direzione indicata dalla mozione accolta il 16 luglio 2008 dall'Esecutivo, relativa all'introduzione nel sistema fiscale italiano di una tassazione che tenga conto del numero dei figli e ridia forza al potere di acquisto delle famiglie;
a prevedere ogni iniziativa utile che possa ridare slancio alla domanda interna quale condizione indispensabile per la crescita dell'economia italiana;
a monitorare attentamente l'impatto della crisi finanziaria internazionale in corso e ad adottare gli eventuali provvedimenti atti ad evitare pesanti ricadute sulle famiglie italiane;
a procedere ad una revisione della disciplina sulla detassazione sugli straordinari, al fine di eliminare le criticità su esposte, collegandola alla riforma della contrattazione e alla valorizzazione del secondo livello, territoriale o aziendale e a valutare, in alternativa, per sostenere i redditi da lavoro l'opzione delle detrazioni fiscali;
a prevedere un potenziamento dell'attività di controllo del Garante per la sorveglianza dei prezzi, senza il quale la sua presenza potrebbe rilevarsi inutile ai fini della lotta al controllo delle dinamiche dei prezzi, valutando, altresì, l'opportunità di prevedere anche forme estreme di tutela

del potere di acquisto delle famiglie, attraverso la creazione di un paniere di prodotti e beni di prima necessità su cui applicare prezzi imposti;
ad assumere nuove iniziative che sostengano i livelli retributivi di lavoratori e pensionati, che rischiano altrimenti di rimanere relegati ai margini della società.
(1-00039)
«Delfino, Cesa, Poli, Vietti, Ciccanti, Compagnon, Volontè, Naro».

La Camera,
premesso che:
nel documento di programmazione economico-finanziaria il Governo aveva precisato che le previsioni economiche per il 2008 dovevano essere riviste al ribasso in misura consistente rispetto a quelle formulate nel documento di programmazione economico-finanziaria del 2007, in conseguenza dell'evoluzione dello scenario internazionale;
in questo scenario è estremamente preoccupante il permanere del divario di sviluppo territoriale tra le aree del Paese (nel 2007 crescita del prodotto interno lordo pari all'1,6 per cento nel Centro-Nord ed allo 0,9 per cento nel Mezzogiorno) che penalizza fortemente il Mezzogiorno, a testimonianza della necessità di dotare il Sud dell'Italia di un sistema di infrastrutture e di servizi che consenta allo stesso di «competere» ad armi pari con il resto del Paese, al fine di non rendere vani gli sforzi prodotti in tal senso dalle popolazioni locali, dagli imprenditori, dai giovani e dagli enti locali, tesi a rendere autonoma e competitiva l'economia locale;
l'aumento dell'inflazione sta riducendo drasticamente il potere di acquisto delle famiglie italiane: in modo particolare tale fenomeno investe le famiglie numerose e le popolazioni del Mezzogiorno da sempre afflitte da maggiori tassi di disoccupazione e lavoro precario, soprattutto femminile;
la criticità della situazione economica pesa in maggiore misura sui pensionati al minimo e sulle famiglie che vedono la presenza nel proprio nucleo familiare di anziani e portatori di handicap non autosufficienti;
quanto alle politiche del Governo per ridurre il divario territoriale, secondo il rapporto Svimez, presentato di recente, nel 2008 il prodotto interno lordo del Mezzogiorno è cresciuto dello 0,8 per cento, a fronte di una crescita media dell'Italia dell'1,2 per cento; se si esclude il 2007, erano sette anni che la dinamica di crescita del Mezzogiorno non era inferiore a quella del resto del Paese; il divario di prodotto per abitante si mantiene superiore ai quaranta punti percentuali, cui corrisponde in termini monetari una differenza di oltre 10.000 euro: l'incremento del divario Nord-Sud verificatosi nel 2007, sebbene di solo due decimi di punto, un fatto che non si registrava dalla metà degli anni '90;
a determinare tale differenza, secondo la Svimez, è una più accentuata riduzione della spesa pubblica nelle regioni meridionali (questa si è ridotta, nel 2007, a meno di un terzo rispetto al 2006) e si unisce al deciso rallentamento della spesa delle famiglie meridionali, che hanno dovuto ridurre quella per consumi primari e non durevoli;
sul mercato del lavoro, il Mezzogiorno, dopo aver creato, nel corso del triennio 2003-2006 di espansione dell'occupazione, ben 478 mila posti di lavoro aggiuntivi, nell'ultimo biennio manifesta perfino difficoltà a mantenere lo stock di occupazione creato nel periodo precedente: tra il 2006 e il 2008 gli occupati a tempo indeterminato sono calati di oltre 56 mila unità e questo nonostante il positivo andamento della produttività dell'area;
le imprese del Meridione, soprattutto nei settori del manifatturiero tradizionale, vivono un momento difficile, ulteriormente aggravato da problemi di natura strutturale, con evidente perdita di competitività;

incentivare le politiche per lo sviluppo del Mezzogiorno e il sostegno alle famiglie rappresenta, conseguentemente, un'opportunità di progresso economico per l'intero Paese, non solo perché il Sud possiede le maggiori potenzialità di crescita produttiva, spazi fisici ed economici, le risorse materiali e immateriali, ma anche perché ha le più importati potenzialità per accrescere il livello di competitività di tutta l'Italia;
il Governo nei primi «cento giorni» si è impegnato sul fronte del risanamento e della riduzione della spesa corrente, puntando al rilancio del Paese ed ad una sua maggiore competitività;
permane a tutt'oggi la necessità di definire, in particolare per il Mezzogiorno, un piano più articolato per il rilancio della politica delle infrastrutture, unica garanzia di ripresa e di rilancio economico,

impegna il Governo:

a promuovere una maggiore coesione ed equità sociale finalizzata a favorire un modello di sviluppo economico, con politiche di sostegno delle retribuzioni e delle pensioni, che coinvolga l'intero Paese e, in particolare, a sostenere le aree più svantaggiate, con la necessaria attenzione, stante l'attuale divario economico, nei riguardi del Mezzogiorno;
ad avviare, entro la fine del 2008, un confronto con le parti sociali finalizzato, compatibilmente con la ripresa economica e delle risorse da essa derivanti, a determinare aumenti retributivi atti a contrastare il crescente aumento del costo della vita;
ad avviare politiche di sostegno per le famiglie che vedono la presenza al proprio interno di anziani e portatori di handicap non autosufficienti e a prevedere un percorso che porti ad un adeguamento congruo, rispetto all'aumento del costo della vita, dei trattamenti pensionistici, a partire dalle pensioni minime;
a porre in essere, per quanto riguarda il Mezzogiorno, valutati i profili di compatibilità con la disciplina dell'Unione europea, la fiscalità di vantaggio per promuovere l'insediamento di imprese operanti nel Mezzogiorno, al fine di favorire il tessuto produttivo meridionale, unica garanzia concreta per lo sviluppo economico e dunque per il sostegno e l'incremento dell'occupazione al Sud;
ad incrementare ulteriormente politiche a favore delle famiglie, soprattutto numerose, che, stante il livello di inflazione e l'inadeguatezza dei salari, rischiano di vedere ulteriormente peggiorate le loro condizioni di vita, con particolare riferimento al Mezzogiorno, dove disoccupazione e lavoro precario rendono più difficile sostenere gli attuali aumenti dei prezzi, anche attraverso un più forte articolato controllo dei prezzi al consumo.
(1-00040)
«Lo Monte, Belcastro, Commercio, Iannaccone, Latteri, Lombardo, Milo, Sardelli, Brugger».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
a seguito del continuo mancato pagamento degli stipendi agli operatori delle aziende incaricate della raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani del comune di Catania, sono in corso da più di 10

giorni manifestazioni di protesta dei lavoratori che, astenendosi dall'attività, hanno provocato il blocco delle operazioni di raccolta dei rifiuti con conseguenti gravi disagi per la cittadinanza;
le proteste si susseguono da mesi a causa dell'impossibilità dell'amministrazione comunale di trasferire i fondi spettanti alle aziende municipalizzate, dovuta alla pesantissima crisi economicofinaziaria in cui versano le casse del comune, vessate da più di 500 milioni di euro di debiti;
oltre alle proteste degli operatori ecologici sono annunciate anche astensioni dal lavoro delle ditte che hanno in appalto la manutenzione dei mezzi della nettezza urbana e di quelle incaricate per lo spazzamento delle strade del centro storico cittadino;
la situazione rischia di aggravarsi estendendosi ad alcune aree oltre i confini del comune di Catania dove lo stato emergenziale vige da tempo e i sindacati dei lavoratori dei consorzi competenti per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti nei comuni limitrofi a Catania minacciano scioperi e l'astensione dalla raccolta;
in città sono presenti ingenti cumuli di immondizia sparsi per le vie del centro cittadino e della periferia con situazioni di gravissima criticità nelle aree dei mercati comunali dove si è maggiormente concentrata la protesta degli operatori del settore;
sono segnalati, inoltre, numerosi roghi e incendi ai cassonetti e ai cumuli ammassati con conseguente possibile rischio di diffusione nell'ambiente di sostanze nocive, diossina in particolare, con elevati pericoli di natura igienico-sanitaria;
da quanto sopra esposto sarebbe opportuno un intervento immediato per scongiurare il ripetersi di vicende già tristemente note, come quelle verificatesi a Napoli, che metterebbero ancora una volta a repentaglio l'immagine del nostro Paese -:
quali iniziative in suo potere intenda adottare per risolvere la problematica sopraesposta in particolar modo relativamente al monitoraggio e al controllo del rispetto dei parametri igienicosanitari presenti attualmente nel territorio di Catania e in provincia per scongiurare possibili gravi conseguenze sulla popolazione.
(2-00131)
«Libè, Vietti, Cera, Dionisi».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la banca d'affari Lehman Brothers ha avviato le procedure di amministrazione controllata in base all'articolo 11 della legge fallimentare statunitense;
la stessa banca ha stipulato contratti swap ancora aperti aventi come controparte aziende di Stato italiane, Ministeri e la stessa Repubblica italiana inerenti operazioni di cartolarizzazione avviate a partire dal 2002 dall'allora Ministro dell'economia Giulio Tremonti;
il Ministro Tremonti, a seguito del crack della banca statunitense, ha più volte affermato che la posizione dell'Italia è priva di rischio in quanto controparte debitrice della stessa banca;
da informazioni assunte risulterebbe invece che la posizione mark to market nei confronti di Lehman Brothers potrebbe essere positiva. Solo così potrebbe essere spiegata la dichiarazione del Direttore Generale del Tesoro nella conferenza stampa conclusiva dell'Ecofin della scorsa settimana quando dichiarava: «La prima cosa che ci chiediamo è se la nostra controparte (Lehman) è solida» -:
quale sia il numero e l'ammontare finanziario dei contratti swap aventi come controparte Lehman Brothers stipulati da aziende pubbliche italiane, Ministeri e Repubblica italiana con particolare riferimento a quelli riconducibili alle operazioni di cartolarizzazione realizzate dal precedente Governo Berlusconi;

a quanto ammonti il mark to market e quale sia il segno, positivo o negativo, relativo a tali contratti con particolare riferimento alle seguenti operazioni decorrenti dall'anno 2003:
a. Scic Research, Ministero dell'università e ricerca per 460 milioni di euro;
b. CDP portafoglio AEM per 195 milioni di euro class A1 e 75 milioni class A2;
c. CDP portafoglio Poste per 308 milioni di euro;
d. CDP portafoglio TAV per 495 milioni di euro;
e. CDP portafoglio P1 per 787 milioni di euro class A2 e 300 milioni di euro class A1;
f. Swap su FIP;
quali misure e iniziative intenda adottare in tema di regolamentazione dei contratti swap con particolare riferimento alla loro possibilità di utilizzo da parte dienti pubblici, allo stato soltanto sospesa per un anno dall'articolo 62 del decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, convertito dalla legge n. 133 del 6 agosto 2008;
a quanto ammonti l'esposizione dei piccoli risparmiatori italiani nei confronti dei bond Lehman e quali misure intenda adottare a loro tutela considerato che le agenzie di rating continuavano ad attribuire a Lehman Brothers un rating «A+»;
qualora i dati riportati risultassero confermati, quali misure intendano adottare al fine di prevenire possibili squilibri sui bilanci degli enti e delle amministrazioni dello Stato.
(2-00132)
«Boccia, Ginefra, Genovese, Concia, Corsini, Dal Moro, Bordo, De Micheli, Iannuzzi, Graziano, Bersani, Damiano, Capano, Calvisi, Boccuzzi, Berretta, Mosca, Mastromauro, Zampa, Baretta, Garavini, Ventura, Misiani, Duilio, Gaglione, Vico,Letta, D'antoni, Causi, Fluvi, Nannicini, Servodio, Vannucci, Bellanova, Marantelli, Grassi, Binetti, Bocci, Cuperlo, Margiotta».

Interrogazione a risposta orale:

VOLONTÈ. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'Associazione nazionale comunità italo somala (ANCIS), attraverso vari esposti presentati a diversi organi dello Stato, interpellanze parlamentari, richieste al Ministero degli Esteri, al Parlamento Europeo ed all'Alto Commissariato per i diritti umani, ha ripetutamente denunciato la condizione di disagio e Discriminazione vissuta dai figli nati in Somalia da padre italiano e madre somala tra il 1950 e il 1960, nel periodo cioè dell'Amministrazione Fiduciaria Italiana di quel paese;
tali bambini, una volta sopravvenuta l'indipendenza della Somalia, e ripartiti per l'Italia i loro padri, hanno vissuto in condizioni di particolare difficoltà, vittime di discriminazioni multiple ed emarginazioni incrociate: nel loro Paese di origine, per il fatto di essere figli degli ex colonizzatori che, al termine dell'Amministrazione, li ripudiarono e abbandonarono frettolosamente, e in Italia, per essere figli illegittimi di cittadini italiani che generalmente avevano in patria già altra regolare famiglia con prole;
del problema si fece carico, a suo tempo, il Vicariato cattolico di Mogadiscio che si adoperò per favorire l'esodo di questi minori in Italia. Tuttavia questo passaggio comportò un grave sradicamento della madre somala e, in genere, un inserimento in istituti dove patirono una vita segregata e di stenti;
l'accoglienza in strutture assolutamente inadeguate all'educazione e allo sviluppo di questi giovani produsse in

molti di loro una vita segnata da vari problemi, dal disagio mentale all'alcolismo;
a cinquanta anni di distanza, secondo l'Ancis, mentre alcuni di loro sono riusciti a integrarsi e a raggiungere una condizione economica sociale soddisfacente, ancora molte di queste persone vivono in Italia in condizioni di emarginazione sociale e povertà, aggravatesi nei primi anni '90 per diverse ragioni tra cui lo scoppio della guerra civile in Somalia con conseguenti lutti familiari e danni patrimoniali subiti nel corso della guerra;
questa situazione è anche figlia di alcune scelte erronee, denunciate dall'Ancis che ha sempre lamentato la violazione da parte dell'Italia del mandato che le era stato affidato dall'ONU;
innanzitutto avrebbe inserito nell'amministrazione dell'AFIS (Amministrazione Fiduciaria dell'Italia in Somalia) personale già appartenente al disciolto Ministero per l'Africa Italiana (che quindi avrebbe perpetuato un atteggiamento colonizzatore nei confronti di quel paese) e poi avrebbe violato l'articolo 73, par. A e B e l'articolo 76, par. B, C, D dello Statuto dei territori affidati in amministrazione al nostro Governo e che prevedevano tra l'altro che l'Italia avrebbe dovuto assicurare il progresso politico, economico, sociale e culturale della popolazione e di incoraggiare il rispetto dei diritti umani di tutti senza distinzione di razza o di altro;
della questione l'ANCIS ha tentato di investire anche il Segretario Generale dell'Onu affinché il Trusteeship Council, organo competente per i Territori in Amministrazione Fiduciaria, svolgesse una indagine conoscitiva sulle ricadute dell'AFIS sugli italo somali nati in quel periodo;
l'Italia non avrebbe inoltre provveduto ad assicurare a questi suoi cittadini meticci quelle provvidenze sociali richieste dalla loro condizione di particolare fragilità sociale, riconosciute invece ai profughi ed ai connazionali provenienti dai territori già sottoposti a sovranità italiana (legge n. 763 del 26 dicembre 1981; legge n. 135 del 5 aprile 1985; legge n. 344 del 15 ottobre 1991; articolo 4 della legge n. 166 del 1o giugno 1991);
sulla vicenda è intervenuto anche il prefetto Morcone, Presidente del Comitato contro la Discriminazione e l'Antisemitismo, che ha scritto: i fatti riscontrati incidono sui diritti fondamentali della persona (in questo caso specifico prescrizione e meritevoli di tutela individuale, sulla premessa del riconoscimento storico del dramma vissuto dall'intera Comunità italosomala -:
se non ritengano, alla luce dei fatti suesposti, prevedere in tempi rapidi uno specifico indennizzo volto a riconoscere le sofferenze ed i patimenti subiti da questi nostri connazionali in quel particolare contesto politico costituito dall'Amministrazione fiduciaria della Somalia.
(3-00140)

Interrogazione a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'interno. - Per sapere- premesso che:
lo scorso 8 settembre i Vigili del fuoco hanno registrato l'ennesimo decesso in servizio di un collega di 48 anni che ha lasciato la moglie e due figli adolescenti di 15 e 16 anni;
il Capo squadra esperto, in servizio presso il Comando provinciale dei vigili del fuoco di Enna, dopo aver fatto rientro da un intervento, si è accasciato a terra esanime;
vani sono stati i tentativi dei colleghi di prestargli immediato soccorso trasportandolo presso il vicino ospedale che dista dalla sede centrale meno di 500 metri dal momento che il giovane sottufficiale è giunto cadavere a seguito di un infarto fulminante;

tale tragico evento mette in evidenza il forte tasso di mortalità da lavoro usurante al quale la categoria è soggetta;
una statistica istituzionale nazionale, infatti, evidenzia per la categoria gravi tassi di mortalità, di malattia e invalidità conseguenti a lesioni in attività operative e addestrative;
di contro gli appartenenti al Corpo nazionale dei vigili del fuoco non hanno riconosciuto lo status di categoria speciale così come individuata per gli operatori del Comparto sicurezza e difesa. A tali appartenenti hanno riconosciuto 1 anno di beneficio previdenziale ogni 5 di servizio proprio in ragione della peculiare attività che svolgono;
i Vigili del fuoco non rientrano neppure nel novero delle attività riconosciute nel decreto legislativo 11 agosto 1993, n. 374, pubblicato nel supplemento ordinario n. 90 della Gazzetta ufficiale n. 224 del 23 settembre 1993, che reca attuazione dell'articolo 3, comma l, lettera f), della legge 23 ottobre 1992, n. 421, recante benefici per le attività usuranti;
tale decreto è stato modificato a seguito dell'approvazione della legge 8 agosto 1995, n. 335 (Riforma del sistema pensionistico obbligatorio complementare - commi 34, 35, 36 e 37 dell'articolo 1), e successivamente integrato dal cosiddetto «decreto Salvi» sui lavori usuranti (decreto ministeriale 19 maggio 1999 pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 208 del 4 settembre 1999 e che reca criteri per l'individuazione delle mansioni usuranti);
secondo tali disposizioni è riconosciuto ai lavoratori lo status di categoria particolarmente usurante e un beneficio previdenziale pari a 2 mesi per ogni anno di attività fino ad un massimo di 60 mesi;
recentemente il decreto-legge 112 del 2008, pubblicato nel supplemento ordinario, n. 152/1 della Gazzetta ufficiale n. 147 del 25 luglio 2008 ha trattato i Vigili del fuoco alla stessa stregua degli altri dipendenti pubblici con l'applicazione dell'articolo 70 e 71 (esclusione di trattamenti economici aggiuntivi per infermità dipendenti da causa di servizio) escluso per gli appartenenti al Comparto sicurezza e difesa;
da anni ormai i Vigili del fuoco chiedono a gran voce l'equiparazione dei benefici normativi, economici e previdenziali ad appannaggio degli appartenenti alle Forze di polizia;
in tal modo, come sostiene il sindacato di categoria Federazione nazionale Confsal-Vigili del fuoco che tra l'altro ha dichiarato lo stato di agitazione lo scorso 8 settembre, sarebbero sanate tutte le assurde ed ingiustificate sperequazioni a partire dal riconoscimento della categoria speciale, al ripristino dell'indennità di missione, sospesa per tutto il pubblico impiego ma ristabilita per il Comparto sicurezza e difesa ad eccezione dei Vigili del fuoco, al miglioramento delle condizioni economiche, ecc; tutti benefici che da anni gli enti deputati alla sicurezza della collettività ed alla salvaguardia di beni e cose (Comparto sicurezza e Comparto difesa) hanno avuto riconosciuto, eccezion fatta per i soli vigili del fuoco -:
quali provvedimenti intendano adottare il Presidente del Consiglio dei ministri ed i Ministri interrogati per far sì che il personale del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco abbia riconosciuti gli stessi benefici degli operatori del Comparto sicurezza e difesa.
(4-01092)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta immediata:

SARUBBI, MARAN, MOGHERINI REBESANI, SERENI, BRESSA, GIACHETTI e QUARTIANI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il drastico taglio delle risorse destinate alla cooperazione allo sviluppo, già programmato con i provvedimenti economici e finanziari approvati a luglio 2008,

e la volontà del Governo di proseguire sulla strada della riduzione sembrano trovare conferma anche per il 2009 nelle recenti stime del ministero dell'economia e delle finanze sui tagli cui porterà il disegno di legge finanziaria per il 2009, che prevede una riduzione degli stanziamenti per la cooperazione e per la lotta alla povertà per oltre la metà delle risorse allocate nel 2008; una simile performance negativa non ha pari non solo fra gli altri Governi europei, ma anche nella stessa storia italiana;
l'Italia è attualmente uno dei donatori del Development Assistance Committee con la peggiore performance rispetto alla percentuale di prodotto interno lordo investita nella cooperazione allo sviluppo. Qualora confermata, la riduzione prevista nel disegno di legge finanziaria per il 2009 porterebbe la percentuale del prodotto interno lordo destinata alla lotta alla povertà allo scandaloso livello dello 0,1 per cento, quando, come noto, il nostro Paese ha formalmente assunto impegni vincolanti con la comunità internazionale per stanziare entro il 2010 lo 0,51 per cento quale tappa intermedia per raggiungere lo 0,7 per cento previsto per il 2015 dagli obiettivi di sviluppo del millennio. Una simile evenienza dimostrerebbe la volontà esplicita da parte del Governo di ridurre la lotta alla povertà e la cooperazione allo sviluppo ad elemento residuale della politica estera, invece di divenirne, come richiede la comunità internazionale, elemento qualificante nella promozione degli interessi nazionali e di stabilità globale;
non si può fare a meno di rilevare come il Governo, fin dal suo insediamento, da un lato si sia lanciato in proposte e proclami a favore della lotta alla povertà e alle malattie nel sud del mondo, con impegni bilaterali e multilaterali, e richieste politiche di maggiori aiuti e cooperazione, anche come cardine della politica sull'immigrazione; dall'altro si osservano, invece, una costante diminuzione delle risorse, inadempienze continue e ritardi sfibranti fino al massimo disinteresse politico mai raggiunto finora. Sono fattori che evidenziano in maniera purtroppo inequivoca la pretestuosità di tali argomentazioni, a fronte di una mancanza di reale progettualità nell'affrontare tanto il problema della povertà nel mondo, che quello dell'immigrazione;
solo pochi mesi fa il Ministro interrogato, a seguito del vertice della Fao di Roma, ha ribadito l'intenzione di assegnare più risorse per lo sviluppo e la lotta alla fame nel mondo; poco tempo dopo il Presidente del Consiglio dei ministri, durante l'ultimo G8, ha annunciato un piano d'azione per la sicurezza alimentare. Al di là dei proclami, ci troviamo invece di fronte alla prospettiva di una drastica riduzione di queste risorse, fino ad un livello poco più che simbolico;
ci aspettano una serie di importanti appuntamenti internazionali che prepareranno e accompagneranno la prossima presidenza italiana del G8. Il 25 settembre 2008 a New York i leader mondiali si incontreranno per fare un punto sugli obiettivi di sviluppo del millennio; in quella sede sarà fondamentale che l'Italia si presenti con risultati concreti e con un programma non ambiguo. Subito dopo la presidenza del G8 poi, nel 2010, si terrà un vertice in sede di Unione europea per valutare gli eventuali progressi sugli aiuti pubblici allo sviluppo, appuntamento entro il quale i Paesi coinvolti dovranno raggiungere la percentuale dello 0,51 per cento del rapporto aiuti pubblici allo sviluppo/prodotto interno lordo. È di tutta evidenza, quindi, come il tema degli aiuti allo sviluppo si connoterà come uno degli indicatori principali dell'eventuale successo della prossima presidenza italiana del G8;
l'eventuale conferma dei tagli in questo settore nel disegno di legge finanziaria per il 2009 pregiudicherebbe, quindi, ulteriormente, e temiamo definitivamente, il ruolo e la credibilità internazionale dell'Italia nell'importante e delicata fase che il nostro Paese si appresta ad affrontare -:
se il Governo non ravvisi l'urgenza di confermare esplicitamente nel disegno

di legge finanziaria per il 2009 tutti gli impegni presi verso la comunità internazionale, in modo tale da giungere, secondo le tappe previste dagli accordi, al fondamentale obiettivo di destinare alla lotta alla povertà lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo entro il 2015 e presentarsi così come autorevole guida della comunità internazionale nella presidenza del G8.
(3-00146)

TESTO AGGIORNATO AL 24 SETTEMBRE 2008

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:

GUIDO DUSSIN, FAVA, ALLASIA, TOGNI e STRADELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
al ricorrere di certe condizioni, un rifiuto può essere qualificato, all'esito di un'operazione di recupero alla quale è sottoposto, come materia prima secondaria e quindi come prodotto riutilizzabile tal quale in altri cicli produttivi;
il decreto legislativo n. 152/2006 («Norme in materia ambientale»), sia nella versione precedente che in quella successiva all'entrata in vigore del recente decreto legislativo n. 4/2008, che ha modificato il primo, prevede che le operazioni di recupero di rifiuti possono essere effettuate:
a) in procedura semplificata in accordo con quanto stabilito con apposito decreto ministeriale (quello ad oggi vigente è il decreto ministeriale 5 febbraio 1998) ed in tal caso è consentito l'esercizio dell'attività di recupero dopo 90 giorni dall'inoltro della relativa domanda da parte del produttore (principio del silenzio-assenso della pubblica amministrazione); oppure
b) in procedura ordinaria ex articoli 208-213 testo unico e decreto legislativo n. 59/2005 ma in tal caso l'inizio dell'attività di recupero è subordinato al rilascio di un'autorizzazione ad hoc, a conclusione di un complesso procedimento amministrativo (che prevede tra l'altro l'indizione di conferenze di servizi; la prestazione di garanzie fidejussorie da parte del produttore; l'accesso di qualunque terzo interessato agli atti eccetera);
prima dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 4/2008, l'articolo 181, comma 6, del decreto legislativo n. 152/2006 prevedeva che un materiale potesse essere qualificato come materia prima secondaria a patto che, alternativamente:
a) fosse incluso in una delle categorie di cui al decreto ministeriale 5 febbraio 1998 (ovvero ad altro decreto che avrebbe dovuto essere emanato dal Ministero dell'ambiente di concerto con il Ministero delle attività produttive); oppure
b) fosse espressamente qualificato come tale in un'autorizzazione ordinaria rilasciata ex articoli 208-213 del decreto legislativo n. 152/2006;
con l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 4/2008 è stato sostanzialmente modificato il predetto articolo 181 del decreto legislativo n. 152/2006 ed inserito il nuovo articolo 181-bis il quale ultimo non contempla più espressamente la possibilità che una materia prima secondaria possa avere le caratteristiche individuate con autorizzazione ex articoli 208-213 del medesimo decreto legislativo n. 152/2006;
a cagione della poca chiarezza del decreto legislativo n. 4/2008, un'interpretazione ampiamente restrittiva del testo riformato del decreto legislativo n. 152/2006 potrebbe portare ad ipotizzare che il legislatore intenda favorire i soggetti autorizzati in forma semplificata (con regime del silenzio-assenso) ad effettuare operazioni di recupero di rifiuti volte alla produzione di materie prime secondarie rispetto alle imprese che invece intendono

svolgere tali operazioni solo all'esito del preventivo rilascio di autorizzazione da parte della pubblica amministrazione ex articoli 208-213 decreto legislativo n. 152/2006;
l'eventuale impossibilità per la pubblica amministrazione di autorizzare in via ordinaria, caso per caso, nuovi cicli di produzione di materie prime secondarie scaturenti dal recupero di rifiuti, specialmente se non pericolosi, potrebbe comportare per l'Italia un nuovo deferimento alla Corte di giustizia per violazione della direttiva 2006/12/CE;
l'articolo 1, comma 1, lettera a), della direttiva 2006/12/CE, come interpretato dalla Corte di giustizia, prescrive infatti, tra l'altro, di verificare caso per caso ed in concreto se un determinato materiale debba essere qualificato o meno come rifiuto ed una previsione legislativa nazionale che ostacolasse l'attuazione di tale principio arrivando a conclusioni generalizzate pregiudicherebbe l'efficacia del diritto comunitario, comportandone la violazione;
l'articolo 3, comma 1, lettera b), della direttiva 2006/12/CE prescrive che gli Stati membri devono promuovere «il recupero dei rifiuti mediante riciclo, reimpiego, riutilizzo od ogni altra azione intesa a ottenere materie prime secondarie»;
è altrettanto noto che il diritto ambientale comunitario è ispirato al principio dello «sviluppo sostenibile» e cioè alla contemperazione dell'esigenza del progresso con quella della tutela e della salute dell'ambiente;
qualora l'individuazione delle caratteristiche che devono presentare le materie prime secondarie, come sopra prodotte, fosse riservata in via esclusiva al contenuto di un decreto ministeriale sarebbe di fatto impossibile consentire alla ricerca ed allo sviluppo di progredire nel senso che qualunque nuovo ciclo industriale di trattamento dei rifiuti volto alla produzione di materie prime secondarie, non potrebbe essere avviato se non prima della modifica del predetto decreto ministeriale con insopportabile dispendio di tempo e costi;
alla luce di quanto sopra si rivela illogico sotto ogni punto di vista ritenere che il futuro «sviluppo sostenibile» del sistema ambientale italiano, con riferimento al settore delle materie prime secondarie, debba essere affidato in via esclusiva al contenuto di un decreto ministeriale che, per sua natura, non è uno strumento adattabile al rapido evolversi delle scoperte tecnologiche in campo ambientale;
una normativa nazionale ossequiosa del diritto comunitario e volta alla realizzazione degli obbiettivi di tutela e rispetto dell'ambiente deve incentivare il recupero di rifiuti e la produzione di materie prime secondarie e ciò anche prevedendo la possibilità che le materie prime secondarie prodotte all'esito di un'operazione di recupero di rifiuti possano presentare «anche» le caratteristiche individuate caso per caso dalla pubblica amministrazione con lo strumento delle autorizzazioni ex articoli 208-213 decreto legislativo n. 152/2006;
la Corte di giustizia dell'Unione europea ha recentemente chiarito che ostano all'applicazione del diritto comunitario le norme nazionali che qualificano a priori certi materiali come rifiuti, senza consentirne una diversa qualificazione in concreto (causa C-263/05 del 18 dicembre 2007, Commissione UE/Repubblica italiana, punto 44 della motivazione) e che non è assolutamente giustificato assoggettare alle disposizioni della normativa sui rifiuti beni, materiali o materie prime che dal punto di vista economico hanno valore di prodotti, indipendentemente da qualsiasi trasformazione, e che, in quanto tali, sono soggetti alla normativa applicabile a tali prodotti (causa C-188/07 del 24 giugno 2008, Commune de Mesquer/Total France SA+1 - punto 43 della motivazione);
la normativa previgente all'entrata in vigore del decreto legislativo n. 4/2008 consentiva espressamente alla pubblica

amministrazione la verifica dei presupposti di legge per l'effettuazione di operazioni di recupero volte alla produzione di materie prime secondarie;
qualora venisse espressamente previsto e/o chiarito che i metodi di recupero dei rifiuti utilizzati per ottenere materia prima secondaria devono garantire (ottenimento di materiali con caratteristiche conformi «anche» alle autorizzazioni rilasciate ai sensi degli articoli 208-213 del decreto legislativo n. 152/2006) verrebbe garantita l'osservanza della normativa comunitaria, valorizzato lo sviluppo e la tecnologia e, soprattutto, verrebbe consentito alla pubblica amministrazione di verificare in concreto e caso per caso le effettive modalità di svolgimento dell'attività delle imprese operanti nel settore -:
se e quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato al fine di adeguare l'attuale testo dell'articolo 181-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006, come modificato dal decreto legislativo n. 4 del 2008, al diritto comunitario ed alle esigenze della ricerca, dello sviluppo e dell'innovazione tecnologica in campo ambientale, chiarendo in particolare se intenda emanare una circolare interpretativa del decreto legislativo n. 152/2006 volta a specificare che, se le materie prime secondarie prodotte ad esito di un'operazione di recupero di rifiuti possono avere le caratteristiche indicate nel decreto ministeriale di cui all'articolo 181-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006, a maggior ragione esse possono anche presentare le caratteristiche individuate nelle singole autorizzazioni rilasciate ex articoli 208-213 decreto legislativo n. 152 del 2006.
(5-00355)

TORTOLI e GHIGLIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il complesso vulcanico del Monte Amiata ospita sia un bacino idrico potabile superficiale, che fornisce direttamente acqua a 700.000 unità sia un giacimento geotermico profondo, sfruttato per la produzione di energia elettrica attraverso la perforazione del sottosuolo e il convoglio del vapore acqueo verso apposite turbine;
i fluidi geotermici sfruttati non sono costituiti da vapore acqueo puro, ma contengono sostanze tossiche, quali amianto, mercurio, arsenico, acido solfidrico, acido borico, radon e altri, che vengono dispersi nell'ambiente a chiusura del ciclo produttivo della centrale;
da uno studio condotto nel 2006 dall'Arpat, Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, relativo al monitoraggio dell'impatto ambientale della produzione geotermica, è emerso che ammoniaca e acido borico sono presenti nelle emissioni delle centrali con flussi di massa significativi, così come i flussi di massa di acido solfidrico e mercurio;
risulta all'interrogante che alle centrali geotermiche esistenti in loco, alcune delle quali sarebbero in condizioni di degrado, siano state apportate rilevanti modifiche sostanziali senza che all'interrogante risulti alcuna procedura di Via, ma anche che gli impianti di abbattimento di cui sono state dotate, risultino insufficienti a ridurre il carico inquinante immesso nell'ambiente al di sotto dei limiti indicati dall'OMS;
è tecnicamente possibile ridurre la concentrazione degli inquinanti sotto i limiti di legge semplicemente diluendo, in enormi quantità di aria pompata, le emissioni dei gas;
la percentuale degli inquinanti effettivamente dispersi potrebbe, inoltre, essere alterata dal frazionamento delle stesse tra il numero di turbine esistenti senza considerare che una volta emesse, ricadono su un unico campo geotermico, elevando le percentuali inquinanti;
la maggiore concentrazione di sostanze inquinanti, rinvenuta nelle acque dell'Amiata è favorita dalla sempre più ridotta portata del bacino potabile, il cui prosciugamento è causato dallo sfruttamento geotermico eccessivo;

da uno studio condotto dalla società Edra, su incarico della Regione Toscana, è emerso che, essendo l'acquifero freatico del monte Amiata particolarmente fragile, tende a «svuotarsi facilmente qualora non sia alimentato in modo sufficiente dalla ricarica o qualora sia artificialmente estratta acqua da esso»;
soltanto attraverso un contenimento drastico delle estrazioni di vapore, l'utilizzo di centrali geotermiche a norma, monitoraggi seri e constanti e l'utilizzo di idonei impianti di abbattimento si potrà eliminare il danno alla salute e all'ambiente;
la tutela della zone dell'Amiata e la bonifica delle aree inquinate aveva formato oggetto nel 2005 di un Protocollo d'intesa tra il Ministero, la Regione e gli enti locali -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle notizie riportate in premessa e se non ritenga opportuno, nell'ambito delle proprie competenze, avviare gli opportuni controlli ed assumere le opportune iniziative, al fine di accertare e ridurre, in tempi brevi, il danno ambientale.
(5-00356)

LIBÈ. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 31 luglio 2008, alle ore 20,40 nella raffineria Iplom di Busalla, nell'entroterra genovese, nella zona di Giovi, è divampato un incendio con fiamme alte quasi trenta metri alimentate dai depositi di petrolio e bitume;
il fuoco e la nube nera generata dall'incendio hanno determinato la chiusura dell'Autostrada A-7 a Bolzaneto in direzione nord e a Ronco Scrivia in direzione sud ed è stato bloccato il transito dei treni lungo la linea ferroviaria Genova- Milano;
i convogli, rimasti fermi per alcune decine di minuti, sono stati deviati via Mignanego ed il collegamento è stato garantito bypassando la zona minacciata dall'incendio. Il blocco automobilistico e ferroviario è stato revocato prima delle 23;
l'incendio si è propagato proprio la sera in cui è stato organizzato un evento di apertura al pubblico della centrale, allo scopo di rassicurare la popolazione locale ed erano presenti circa ottanta persone, per lo più anziani, all'interno dei locali della mensa;
l'8 aprile 2005 un rogo scoppiò nella stessa raffineria Iplom di Busalla e le famiglie scapparono dalle case, spaventate dalla nube di caligine e per il timore di esplosioni. Non ci furono feriti, ma molte persone sotto choc vennero ricoverate negli ospedali;
anche se al momento le conseguenze dell'ultimo incendio non sono state gravi, l'incendio ha comunque confermato i timori e tutte le difficoltà di una convivenza con una raffineria nel centro abitato -:
quale sia l'effettivo stato delle verifiche da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentite anche le strutture della Protezione civile, e quali operazioni di messa in sicurezza siano state poste in essere al fine di garantire la massima tutela ambientale ed un continuo monitoraggio dei rischi connessi all'attività della centrale.
(5-00357)

Interrogazione a risposta scritta:

GIACHETTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel corso di una trasmissione del servizio pubblico andata in onda il 22 settembre 2008 il presidente della Lav ha denunciato come non esistano in Italia dati nazionali sul fenomeno dell'abbandono di cani e gatti, ma solo stime locali, assai limitate per conoscere ed affrontare lo stato delle cose nel Paese -:
se corrisponda al vero che non esistano dati nazionali in questo senso, e, in questo caso, se non ritenga opportuno che venga al più presto istituito un osservatorio

a livello nazionale con il compito non solo di monitorare il fenomeno dell'abbandono degli animali ma anche di creare una sorta di rete di comunicazione tra i canili del Paese per coadiuvare la permanenza e l'adozione dei randagi
(4-01096)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta orale:

VOLONTÈ. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la VII Commissione permanente della Camera dei Deputati ha esaminato lo schema di decreto interministeriale adottato ai sensi dell'articolo 32, commi 2 e 3, della legge 28 dicembre 2001, n.448, legge finanziaria per il 2002, recante la ripartizione dei contributi erogati ad enti culturali del Ministero per i beni e le attività culturali e allocati al capitolo 3670;
la somma stanziata per l'anno 2008 è stata determinata dalla legge finanziaria n.244 del 2007, in 19,533 milioni di euro, la quale sconta già la riduzione lineare delle autorizzazioni di spesa della Tabella C, prevista dall'articolo 3, comma 151, della medesima legge finanziaria;
la somma effettivamente disponibile per il 2008 risulta quindi pari a 16,230 milioni di euro, al netto dell'accantonamento di 3,303 milioni di euro come disposto ai sensi dell'articolo 1, comma 507, della legge finanziaria 2007, n.296 del 2006 e per la prima volta per i contributi ad Associazioni e Fondazioni è indicata la sub-ripartizione tra i singoli beneficiari;
nello schema di decreto, non vengono tuttavia evidenziati sia i criteri seguiti dal Governo per l'assegnazione dei contributi stessi, sia la spiegazione sui motivi che hanno indotto a differenziare l'entità delle risorse stanziate;
altresì non vengono sufficientemente chiarite le ragioni per cui l'Esecutivo ha stanziato risorse in favore delle attività afferenti il Festival Pucciniano anche al di fuori dell'area di provenienza, ossia Pesaro e Torre del Lago -:
quali siano stati i criteri seguiti per la distribuzione dei fondi e i motivi che hanno indotto a differenziare le quantità delle risorse distribuite.
(3-00141)

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DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

PAGLIA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
le risorse destinate al comparto difesa risultano inferiori alle effettive esigenze e sarebbe opportuno, quindi, sfruttare pienamente tutte le professionalità specifiche del personale a disposizione;
da numerose lettere ricevute dall'interrogante e da numerosi casi dei quali l'interrogante è venuto personalmente a conoscenza risulta che vi sono molti trasferimenti immotivati di militari che hanno accumulato anni di esperienza svolgendo mansioni specifiche e che vengono, successivamente ed impropriamente, destinati a ricoprire incarichi non adatti alla loro formazione ed alle loro competenze -:
quale sia il criterio che determina il trasferimento di ufficiali, sottufficiali e volontari che, nonostante abbiano ricoperto per anni incarichi specifici per i quali è richiesta un'elevata preparazione, vengono poi destinati a svolgere mansioni non corrispondenti al loro effettivo grado di competenze con evidente spreco di risorse umane e tecniche.
(5-00353)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta immediata:

SARDELLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le piccole e medie imprese, soprattutto del Mezzogiorno, stanno denunciando da mesi una situazione che rischia di portarle al collasso economico e alla chiusura per fallimento, se non si darà loro la possibilità di dilazionare e rateizzare, realmente, il pagamento delle tasse e se non si prenderanno provvedimenti tesi a rivedere le sanzioni, i diritti di esazione e gli interessi, che appaiono totalmente sproporzionati e che determinano praticamente il raddoppio della cifra dovuta;
in molte province della Puglia, ad esempio, pur avendo fatto regolare domanda di rateizzazione di quanto dovuto, molte piccole e medie imprese si sono viste pignorare da Equitalia fatture indirizzate a enti statali e parastatali, con il risultato che hanno dovuto interrompere la propria attività, non riuscendo neanche più a pagare i propri dipendenti;
pur essendo necessario e determinante far pagare le tasse a tutti i cittadini e alle imprese, appare del tutto sproporzionato un comportamento che arriva al sequestro delle fatture e che, come risultato, porterà al recupero delle cifre previste, ma che, allo stesso tempo, in una situazione di estrema difficoltà economica per il Paese e in particolare per il Mezzogiorno, rischia di determinare nuove situazioni di crisi -:
se non si ritenga necessario intervenire con tempestività al fine di rendere effettiva in tutto il Paese la dilazione e la rateizzazione dei pagamenti delle cartelle esattoriali e, al contempo, fare in modo che si sblocchino le somme pignorate da Equitalia delle fatture emesse dalle piccole e medie imprese nei confronti degli enti statali e parastatali, per impedire che le stesse siano costrette alla chiusura e al fallimento.
(3-00147)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata:

VIETTI, RAO, CICCANTI, COMPAGNON, NARO e VOLONTÈ. -Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sono oltre ottomila in Italia i magistrati onorari che si occupano di reati, quali scippi, rapine, furti in abitazione, droga, reati dei clandestini: in pratica, tutto il «pacchetto sicurezza» voluto dall'attuale Governo;
quando ancora era procuratore capo di Torino Marcello Maddalena, secondo quanto riportato dal quotidiano La Stampa in due successivi articoli del 12 e 15 settembre 2008, aveva addirittura scritto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sostenendo che non solo sono utili, ma fondamentali, sia perché si occupano della criminalità spicciola, che magari non finisce sui giornali o in televisione, ma che coinvolge la moltitudine dei cittadini, sia perché «permettono all'Italia di evitare qualcuna delle infinite multe dell'Unione europea per aver sforato la ragionevole durata dei processi»;
non sono dipendenti del ministero della giustizia (anche se sostituiscono pubblici ministeri e giudici) e percepiscono una retribuzione di 73 euro per l'attività svolta in udienza e 73 euro per quella fuori (compilazione lista testi, studio dei fascicoli, notizie di reato ed altro), con una retribuzione media mensile di circa 900 euro (la cifra è la stessa dal 2001, senza che ci sia stata nemmeno la rivalutazione Istat);
a seguito della circolare del dipartimento affari di giustizia del 4 settembre 2008, che ha, di fatto, dimezzato la loro

paga, i magistrati onorari hanno proclamato uno sciopero a oltranza a partire dal 6 ottobre 2008, dichiarando l'intenzione di andare avanti fino a quando non verranno retribuiti in proporzione alla quantità e alla qualità del loro lavoro;
già il precedente Governo aveva stabilito che l'attività fuori udienza non dovesse più essere retribuita, ma, fortunatamente, un'interpretazione della legge ha permesso ai magistrati onorari di ottenere la doppia indennità in udienza, ma con un limite di accumulo di uno al giorno;
questo ha fatto intravedere la possibilità di chiedere anche gli arretrati, ma restava da chiarire per quanti anni, ma nel frattempo, per evitare il blocco dell'attività dei tribunali, i magistrati onorari hanno prestato gratuitamente la loro attività fuori udienza, sperando in un occhio di riguardo al momento del conteggio degli arretrati;
invece, la nuova circolare ha stabilito che, oltre al mancato riconoscimento degli arretrati, non è dovuta neanche la doppia indennità -:
quali iniziative intenda porre in essere per accogliere le legittime richieste di una categoria di operatori del diritto altamente qualificata e indispensabile per il lavoro nei tribunali e per evitare gli effetti negativi che avrebbe lo sciopero sullo svolgimento e sulla durata dei processi.
(3-00142)

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
tutti gli organi di informazione riportano la notizia che uno dei presunti sicari responsabili della spaventosa strage di Castel Volturno ha potuto partecipare all'uccisione dei sei extracomunitari mentre stava scontando agli arresti domiciliari la sua condanna di due anni e otto mesi per spaccio di droga;
il profilo criminale del killer, fermato nella giornata di ieri grazie al lavoro incessante delle forze dell'ordine, risulta ulteriormente aggravato dal fatto che nel mese di aprile 2008, proprio mentre si trovava agli arresti domiciliari, era stato nuovamente arrestato nell'ambito di una operazione anticamorra, nel corso della quale era risultato il suo stretto legame con alcuni esponenti del clan camorristico locale;
l'ordinanza che disponeva l'arresto per associazione camorristica di Alfonso Cesarano venne, tuttavia, inspiegabilmente annullata dal tribunale del riesame, consentendo così al Cesarano di poter tornare a scontare la condanna precedente presso il suo domicilio;
ancora una volta appare inspiegabile come pericolosi criminali, nel caso di specie Alfonso Cesarano, condannato per spaccio e sospettato di associazione camorristica, possano scontare la pena agli arresti domiciliari, nonostante siano accusati di delitti di particolare gravità sociale;
appare agli interroganti assolutamente discutibile, pur nell'esercizio del potere discrezionale di ogni magistrato, che l'applicazione di misure alternative al carcere ancora una volta venga effettuata senza adeguata valutazione dei presupposti di legge, dei precedenti penali e della capacità a delinquere del condannato -:
se il Ministro interrogato non ritenga di adottare iniziative ispettive con riguardo

alla vicenda segnalata in premessa, al fine dell'esercizio di tutti i poteri di sua competenza.
(3-00143)

DI PIETRO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto risulta da fonti di stampa, nell'attuale legislatura, la XVI, nel Parlamento italiano sono presenti 15 condannati con sentenza definitiva, nella precedente erano 19;
complessivamente i parlamentari della XVI legislatura condannati, prosciolti per la prescrizione del reato, indagati, imputati e rinviati a giudizio sono settanta: ne erano stati candidati cento, una percentuale superiore al 10 per cento del numero complessivo dei parlamentari, ciò che non si riscontra in alcuna altra aggregazione sociale, né realtà territoriale;
rispetto alla XV legislatura risulta in aumento il numero dei condannati in primo e secondo grado;
parimenti nelle assemblee elettive locali (comuni, province, regioni) sono presenti cittadini condannati anche con sentenza definitiva e nulla impedisce che nelle medesime amministrazioni persone rinviate a giudizio e condannate possano rivestire anche cariche di governo;
tale situazione pone in evidenza un potenziale conflitto d'interessi, poiché può generare nei cittadini dubbi ed una caduta di credibilità delle stesse istituzioni, contribuendo ad accrescere quella distanza tra istituzioni e cittadini, che invece bisogna impegnarsi per colmare -:
se non ritenga di adottare in tempi rapidi iniziative normative al fine di introdurre una specifica norma, che stabilisca la non candidabilità di quei cittadini condannati per reati dolosi e contro la pubblica amministrazione e che parimenti impedisca di assumere incarichi di governo a tutti i livelli a quei cittadini rinviati a giudizio per reati contro la pubblica amministrazione e per quelli dolosi.
(3-00144)

CICCHITTO, BOCCHINO e COSTA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
i lunghissimi tempi di durata dei processi costituiscono la maggiore criticità per la giustizia nel nostro Paese;
l'ispettorato generale del ministero della giustizia, nella sua attività di ispezione ordinaria presso gli uffici giudiziari, accerta, tra l'altro, la tempestività nel deposito dei provvedimenti da parte dei magistrati sia nel settore civile, che in quello penale;
il rispetto di tali termini corrisponde ad un preciso dovere di diligenza dei magistrati stessi, che, se violato, dà luogo nei loro confronti ad esercizio dell'azione disciplinare;
il ritardo nel deposito di sentenze penali può dar luogo alla scarcerazione, per decorrenza dei termini, di pericolosi criminali, i quali, per tale motivo, vengono restituiti al circuito delinquenziale;
il ritardo nel deposito di provvedimenti civili costituisce uno dei motivi per i quali il processo raggiunge una durata ingiustificata ed ingiustificabile -:
se ed in quali casi, a decorrere dall'anno 2006, sia stata esercitata l'azione disciplinare nei confronti dei magistrati per ritardo nel deposito di provvedimenti giudiziari e se il Ministro interrogato non intenda intensificare l'azione ispettiva ai fini dell'esercizio dei poteri di sua competenza.
(3-00145)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

II Commissione:

RAO e VIETTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
gli educatori penitenziari ricoprono ruoli e funzioni fondamentali all'interno

delle carceri che discendono direttamente dal dettato costituzionale dell'articolo 27;
a fronte di 56mila persone detenute nelle carceri italiane si contano in tutto solo 660 educatori e tale dato numerico va confrontato con l'ultima pianta organica, reperibile presso il Ministero della Giustizia, che, nel 2007, quando ancora la situazione delle nostre carceri non era così drammatica, ne prevedeva già più di 1300;
il rapporto numerico fra educatori e detenuti testimonia in modo incontestabile l'impossibilità dello svolgimento della fondamentale funzione rieducativa disattendendo, come già detto, il dettato costituzionale;
nell'anno 2003 venne bandito il concorso pubblico per esami a 397 posti per Educatori, profilo professionale C1, presso il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, conclusosi con l'espletamento della prova orale il 13 giugno 2008;
alla luce di tale ritardo gli interessati nutrono, pertanto, serie preoccupazioni in merito ai tempi di pubblicazione della graduatoria, nonché delle conseguenti assunzioni;
la rieducazione ed il reinserimento sociale delle persone detenute (principio a cui palesemente è ispirato il nostro sistema di esecuzione penale) non è attuabile concretamente senza un adeguato e dedicato stanziamento di fondi -:
se non ritenga di prevedere le risorse necessarie che consentano l'assunzione immediata dei vincitori del suddetto concorso, e degli idonei dello stesso, in numero adeguato alle effettive carenze del personale educativo nelle carceri italiane.
(5-00358)

MELIS e FERRANTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la casa circondariale di Sassari è ospitata nel vecchio edificio di San Sebastiano;
il carcere di San Sebastiano è stato progettato a cavallo dell'unità d'Italia, e inaugurato, come attesta lo storico locale Enrico Costa, nel 1871, ben 137 anni fa; ai tempi era, forse, un gioiello di edilizia carceraria, ma adesso si può parlare di un vero e proprio rudere da museo archeologico;
l'intero secondo piano dell'edificio è attualmente inagibile, a causa della continua minaccia di crolli e le celle, per lo più fatiscenti nonostante i vari restauri succedutisi negli anni, sono di pochi metri quadri, hanno muri scrostati, sono buie, umide e malsane con servizi alla turca divisi dai letti da un muretto alto appena 80, 90 centimetri, e ospitano ciascuna 4 o 5 detenuti;
all'interno della struttura per i detenuti non vi è nessuna possibilità di lavorare né di imparare un mestiere, il personale di custodia, lodevole per abnegazione, si trova perennemente sotto organico (l'ultimo concorso è stato espletato nel 1993), e gli educatori, che sono pochissimi, in tutto tre, devono dividersi tra il carcere di Sassari e quello di Alghero;
da tempo si attende il completamento del nuovo carcere, che dovrebbe sorgere nella zona di Bancali, alla periferia della città, ma i lavori, come può constatare chiunque visiti la zona, languono o procedono con inspiegabile lentezza;
l'addensamento dei detenuti a San Sebastiano ha, nel frattempo, aggiunto limiti decisamente al di là della soglia di tolleranza della struttura;
il fenomeno del sovraffollamento nelle carceri rappresenta un'emergenza non solo in Sardegna, dove i dati più recenti ci dicono che nei dodici istituti penitenziari presenti nella regione sono ospitati 1888 detenuti, di cui 51 donne e di cui solo 991 condannati in via definitiva, ma in tutto il Paese;

l'emergenza viene fronteggiata in modo dissennato con una politica volta a penalizzare, invece che a depenalizzare, che riempie le celle di ragazze e ragazzi che, responsabili di piccoli reati, alla scuola del carcere naturalmente diventano quei veri delinquenti che magari ancora non sono;
inoltre con il decreto-legge n.112 del 2008 sono stati tagliati i fondi per l'edilizia carceraria, è stato gravemente penalizzato il reclutamento degli agenti di custodia che attualmente si trovano a dover sostenere turni che vanno dalle 6 alle 12, per poi tornare in servizio dalla mezzanotte all'alba, a fronte di stipendi assolutamente inadeguati: si chiude la porta alle riforme e si arriva a minacciare la stessa legge Gozzini, che negli anni scorsi ebbe almeno il merito di ridare una parvenza di civiltà a un ordinamento penitenziario di stampo medievale, totalmente inadeguato agli standard europei -:
quali siano le linee programmatiche relative allo stato delle carceri in Sardegna, nonché notizie certe e impegni precisi per il completamento dei lavori del nuovo carcere sassarese di Bancali e per il trasferimento della casa circondariale nella nuova struttura.
(5-00359)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da notizie apparse sulla stampa locale di Frosinone del 13 settembre 2008 risulta che in data 11 settembre un detenuto italiano sia stato aggredito nel carcere locale. L'uomo ha riportato lesioni gravi: rottura del setto nasale, escoriazioni e trauma facciale; sono stati gli stessi secondini a portarlo al pronto soccorso dell'Umberto I. I medici lo hanno sottoposto ad accertamenti per escludere un ematoma cranico e per stimare l'entità del trauma cranico. Non sono chiari i motivi per i quali il detenuto sia stato picchiato -:
se il Ministro sia a conoscenza di tale fatto e quali misure intenda adottare per verificare le circostanze dell'accaduto;
quali interventi il Ministro intenda intraprendere per monitorare la situazione delle carceri sul territorio nazionale ed evitare che casi analoghi possano accadere.
(4-01091)

MURGIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da quanto si evince dagli organi di stampa, sembrerebbe che la Procura di Nuoro, la cui vasta competenza territoriale si estende dalla Barbagia sino alla bassa Gallura e al Goceano, stia per essere interessata da una forte carenza di organico che metterà in seria difficoltà l'operatività della sua sede;
da quanto affermato dagli organi di stampa, pare che l'Associazione Nazionale Magistrati abbia già da tempo sottolineato che questo problema potrebbe essere riscontrato non solo dalla Procura di Nuoro ma anche da molte altre Procure del Sud Italia;
la problematica è causata da una combinazione di norme succedutesi nel corso del tempo;
da quanto si evince dagli organi di stampa, la Procura di Nuoro, così come molte altre del Sud Italia, sarebbe agli ultimi posti nelle preferenze dei magistrati al momento della scelta della destinazione. Per questo motivo queste sedi sarebbero considerate «disagiate» e pare che nessun magistrato, con alta anzianità di servizio, voglia esservi impiegato;
in questi uffici i posti vacanti sarebbero stati sempre coperti da giovani magistrati che avevano appena concluso il tirocinio da uditori giudiziari; questi sarebbero stati invogliati a ricoprire l'incarico in queste sedi dal fatto di poter avvalersi di un diritto di priorità assoluta nella scelta della sede successiva dopo almeno 5 anni di permanenza;

successivamente lo Stato avrebbe sostituito il predetto diritto di priorità con incentivi economici poco gratificanti per i magistrati;
nell'anno 2007, il Governo Prodi avrebbe introdotto nell'ordinamento giudiziario una norma che vieta agli ex tirocinanti di ricoprire, come primo incarico, il ruolo di pubblico ministero o di giudice monocratico;
di fatto, la combinazione di questi due disposti normativi avrebbe comportato da un lato che nessun magistrato con un po' di anzianità sia disposto a trasferirsi in queste sedi e dall'altro l'impossibilità per i magistrati di prima nomina di ricoprire l'incarico di pubblico ministero;
secondo l'Anm, quanto appena esposto in premessa porterà al progressivo svuotamento delle procure disagiate come quella nuorese, già afflitte da gravi carenze d'organico -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se gli stessi corrispondano al vero;
quali iniziative di propria competenza intenda adottare affinché sia possibile integrare gli organici della Procura della Provincia di Nuoro e delle Procure del Sud Italia interessate dalla problematica esposta in premessa, tenuto conto soprattutto degli alti indici di criminalità che si registrano in queste zone e della grande mole di lavoro che, di conseguenza, le stesse Procure sono tenute a svolgere.
(4-01094)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BOFFA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi i sindacati di categoria della provincia di Benevento hanno sollevato l'allarme sulla presunta volontà di Trenitalia di sopprimere la fermata di Benevento Centrale per quattro degli otto Eurostar che attualmente espletano il servizio viaggiatori;
secondo la suddetta ipotesi, tali provvedimenti dovrebbero entrare in vigore con il nuovo orario invernale;
nel dettaglio sarebbero a rischio: l'Eurostar Roma-Lecce 9351 che partendo da Roma alle 7.38 passa attualmente per la stazione di Benevento alle 10 del mattino; l'Eurostar Roma-Lecce 9357 che partendo da Roma alle 17.16 ferma a Benevento Centrale alle 20.01; in senso inverso, l'Eurostar Lecce-Roma 9352 che passando da Benevento alle 9.57 conduce a Roma alle 12.22 e l'Eurostar Lecce-Roma 9356 che transitando da Benevento alle 21.02 arriva a Roma alle 23.26;
se l'allarme dei sindacati dovesse essere fondato, nel giro di pochi giorni si ridurrebbero da otto a quattro le possibilità di compiere il viaggio Benevento- Roma e viceversa sugli Eurostar di Trenitalia;
il 27 luglio 2006, a Roma, è stato sottoscritto dal ministro delle Infrastrutture, dal ministro dei Trasporti, dal presidente della Regione Puglia, dal presidente della Regione Campania, dal Presidente e Amministratore delegato del Gruppo Ferrovie dello Stato e dall'Amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana, il Protocollo d'Intesa del progetto per la riqualificazione ed il potenziamento dell'itinerario ferroviario Alta Capacità Roma-Napoli-Bari che favorirà l'integrazione delle reti, mettendo in connessione il Corridoio I Berlino-Napoli-Palermo con il corridoio VIII Bari-Sofia-Varna. Questo snodo consentirà la creazione del «tripolo» Roma-Napoli-Bari, trasformandola nella più grande area metropolitana d'Italia, che permetterà di costruire, entro il 2020, una rete di collegamento moderna ed efficiente con nuove e importanti opportunità di mercato e di sviluppo per il Mezzogiorno d'Italia, soprattutto per le sue aree interne;

in data 1o agosto 2008 è stato firmato l'Accordo di Programma Integrativo tra Regione Campania e Governo nazionale con il quale si è deciso di inserire il progetto di riqualificazione e sviluppo della linea ad Alta capacità ferroviaria Napoli-Bari nella Legge Obiettivo quale opera strategica di interesse nazionale, finanziando la tratta sannita Cancello-Frasso Telesino-Dugentai;
nell'ambito di questo importante progetto, la stazione ferroviaria di Benevento, per la sua centralità, diventerà uno snodo fondamentale, che attraverso la realizzazione di una piattaforma logistica integrata potrà offrire ulteriori opportunità di crescita per un territorio e una provincia in cui è crescente la domanda di mobilità, sia per i cittadini, sia per il traffico merci;
già in passato ci sono stati reiterati tentativi da parte di Trenitalia di sopprimere corse e servizi e, a seguito di iniziative parlamentari, il Governo di centrosinistra è sempre intervenuto, attraverso il Ministro dei Trasporti, scongiurando i tagli -:
se corrisponda al vero che Trenitalia, pur in presenza di questo importante scenario che interessa lo scalo ferroviario di Benevento, abbia deciso di sopprimere la fermata di Benevento Centrale per quattro degli otto Eurostar che attualmente espletano il servizio viaggiatori;
in tal caso, se non ritenga il Ministro che le scelte di Trenitalia, che all'interrogante appaiano burocratiche e ragionieristiche, non siano in netto contrasto con la politica del Governo e della Regione Campania che stanno investendo fortemente sulla strategicità della linea Napoli-Bari;
se, non ritenga il Governo, attraverso il Ministro dei Trasporti, di intervenire presso Trenitalia per scongiurare questa ipotesi che appare in netto contrasto rispetto ai progetti di sviluppo individuati per la stazione di Benevento nel quadro delle scelte strategiche già assunte;
se non si ritenga dunque di proporre alla dirigenza di Trenitalia l'adozione di indirizzi più coerenti con i programmi di sviluppo delle istituzioni pubbliche e della stessa azienda.
(5-00354)

Interrogazione a risposta scritta:

MINNITI e PELUFFO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Corriere della Sera e La Stampa hanno pubblicato, il 15 settembre 2008, due articoli nel quale vengono riportate indiscrezioni sul lavoro della procura di Busto Arsizio (Varese) che ha aperto tempo fa un fascicolo, destinato a essere trasferito alla Procura distrettuale Antimafia di Milano sull'ipotesi d'infiltrazione mafiosa su Expo 2015;
secondo i giornalisti in mano alla polizia ci sono intercettazioni e resoconti di riunioni «informali» che portano ai nomi di imprenditori e, soprattutto, di due esponenti di Forza Italia: quelli di Vincenzo Giudice, consigliere comunale a Milano e presidente della società Zincar, e di Massimilano Carioni, consigliere provinciale a Varese;
l'ipotesi investigativa è che i due amministratori fossero in contatto con Giovanni Cinque, imprenditore ritenuto legato alla cosca Arena di Isola di Capo Rizzuto, secondo quanto riportato nell'articolo la Squadra Mobile è arrivata a Cinque durante un'indagine sul traffico di droga nella provincia di Varese, dalla quale è nato il nuovo filone d'inchiesta tenuto finora sotto traccia: l'uomo avrebbe addirittura orientato il voto della comunità calabrese di Somma Lombardo allo scopo di far eleggere Carioni alla Provincia, ad aprile di quest'anno, elezione poi avvenuta;
sia Giudice sia Carioni negano ci sia stata alcuna attività collusiva;
a seguito degli articoli apparsi sulla stampa Agenti della Guardia di Finanza, su disposizione della Procura di Busto

Arsizio, hanno effettuato perquisizioni nelle abitazioni e negli uffici dei giornalisti Guido Ruotolo e Fiorenza Sarzanini;
secondo quanto riportato dalla stampa il rischio infiltrazione mafiosa per la gestione, il controllo degli appalti e i contratti di Expo 2015 pare abbastanza concreto -:
quali iniziative intendano intraprendere affinché si scongiuri la possibilità d'infiltrazione da parte di organizzazioni mafiose e se non ritenga opportuno, vista la mancanza di una governance dovuta al ritardo nell'emanazione del decreto, prevedere un organismo di controllo che vigili sugli appalti e i contratti di Expo 2015.
(4-01099)

TESTO AGGIORNATO AL 25 SETTEMBRE 2008

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

LUCIANO DUSSIN e VOLPI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che
già nel 2002 l'interrogante rivolse al Ministro dell'interno un'interrogazione riguardante la dislocazione e la consistenza numerica degli agenti delle tre principali Forze di Polizia operanti sul territorio nazionale analizzando il dato disgregato a livello regionale (5-01392);
all'epoca della richiesta, basandosi su dati del 2001, risultava un grave squilibrio di presenze non corrispondenti né ad un riferimento sulla popolazione né tanto meno sull'incidenza dei reati relativi nelle rispettive regioni prese come riferimento nella geografia d'analisi;
ad oggi ancora si rileva la mancanza di relazione tra numero di residenti, reati e numero di addetti alla sicurezza dislocati sul territorio -:
se non si ravvisi la necessità di assicurare una presenza più omogenea e razionale delle forze dell'ordine soprattutto nelle Regioni del Veneto e della Lombardia.
(5-00351)

CAPODICASA, SAMPERI e AMICI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
dal 15 settembre 2008 Antonio Brizzi Segretario Generale del CONAPO, il Sindacato Autonomo dei Vigili del Fuoco, sta effettuando uno sciopero della fame nei pressi di Palazzo Chigi;
il Segretario del CONAPO protesta in difesa dei diritti dei Vigili del Fuoco risultati penalizzati rispetto ai Comparti Sicurezza e Difesa per quanto concerne gli articoli 70 e 71 del decreto legge n. 112 del 2008 convertito dalla legge 113 del 2008;
protesta anche per richiedere l'inserimento dei Vigili del Fuoco nel comparto sicurezza quale unica certezza di totale equiparazione con gli altri Corpi dello Stato, sia dal punto di vista normativo che retributivo e pensionistico;
protesta inoltre per il fatto che, presso il Dipartimento dei Vigili del Fuoco sebbene la normativa vigente preveda la rilevazione delle deleghe sindacali al 31 dicembre 2007 al fine dell'accertamento della maggiore rappresentatività sindacale sul piano nazionale nell'ambito dei Vigili del Fuoco, a tutt'oggi inspiegabilmente tale rilevazione non risulta ancora effettuata, mancando quindi di riconoscere la rappresentatività del CONAPO -:
quali provvedimenti urgenti i Ministri interrogati intendano adottare al fine di equiparare con urgenza i Vigili del Fuoco alle Forze di Polizia per quanto attiene gli articoli 70 e 71 del decreto legge n. 112 del 2008 convertito dalla legge 113 del 2008;
quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati al fine di riconoscere per legge la specificità lavorativa del personale operativo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco;

quali provvedimenti urgenti i Ministri interrogati intendano adottare al fine di garantire al CONAPO Sindacato Autonomo Vigili del Fuoco di vedersi rilevare le deleghe associative e misurare così la rappresentatività sindacale come previsto dalle norme vigenti;
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno inserire i Vigili del Fuoco nel Comparto Sicurezza, così da sancire definitivamente una volta per tutte il diritto alla piena equiparazione del trattamento economico e pensionistico con gli altri Corpi dello Stato;
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno adoperarsi affinché il Segretario del CONAPO possa essere ricevuto ed ascoltato.
(5-00352)

Interrogazioni a risposta scritta:

GIULIETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
venerdì 5 settembre 2008, tre famiglie di cittadini italiani di etnia rom sostavano con le loro roulotte nel piazzale delle giostre di Bussolengo (Verona) e sono state vittime di violenze brutale da parte di una pattuglia di carabinieri;
le famiglie in questione erano ferme nel parcheggio solo per una breve sosta e avevamo già chiarito ai vigili urbani di zona che avrebbero sgomberato il parcheggio immediatamente;
le tre famiglie sono state picchiate selvaggiamente, compresi i bambini di neanche dieci anni, sono state trasferite alla caserma di Bussolengo dove sono state ancora vittime di violenze inaudite: pestaggi, soprusi, torture ed offese -:
se intenda intervenire presso le autorità competenti per accertare quanto accaduto e denunciare i fatti all'autorità giudiziaria.
(4-01093)

BERNARDINI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano Libero del 15 settembre 2008 è apparso un articolo di Andrea Scaglia («Giustizia: 50 milioni di euro spesi per 400 braccialetti fantasma») nel quale viene ripercorsa la vicenda relativa alle spese affrontate dallo Stato con riferimento all'utilizzo del cosiddetto «braccialetto elettronico»;
l'uso di questo meccanismo di controllo a distanza dei condannati agli arresti domiciliari o all'obbligo di dimora, è stato introdotto in Italia con il decreto n.341 del 2001 convertito in legge a gennaio 2001;
durante i primi otto mesi di sperimentazione sono stati distribuiti settantacinque braccialetti per ognuna delle cinque città campione (Milano, Torino, Roma, Napoli, Catania) per complessivi trecentocinquanta apparecchi;
ad ognuna delle cinque società private dalle quali il Viminale ha affittato i dispositivi e le relative centraline sono andati 870 milioni di vecchie lire, per una somma complessiva di due milioni di euro;
la fase sperimentale è terminata a dicembre 2001 ma, nonostante le molte perplessità sull'efficacia di questa forma di controllo a distanza dei detenuti, i braccialetti e le centratine sono rimaste a disposizione delle forze dell'ordine al punto che le imprese fornitrici hanno continuato a emettere fatture;
peraltro la circolare con la quale il Viminale, a metà maggio 2002, ha comunicato alle aziende che «in merito al pagamento dei braccialetti ancora in uso ...è stato chiesto ... di comunicare al Ministro della Giustizia l'improrogabile necessità di sospendere tutte le misure cautelari in corso», è caduta praticamente nel vuoto;
sempre il Ministero dell'Interno, a febbraio 2003, ha indirizzato l'ennesima circolare con la quale ha invitato Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza delle cinque città campione a far presente all'autorità giudiziaria che i braccialetti elettronici non devono più essere utilizzati;

precisando, tra l'altro, che «al fine di dirimere il contenzioso insorto, è in stato di approfondimento l'esame dei rapporti con le ditte fornitrici;
dopo aver risolto i rapporti con le ditte fornitrici, il Ministero ha deciso di firmare un contratto con Telecom s.p.a. la quale, appoggiandosi a tre società specializzate per la fornitura degli apparecchi, si è presa in carico la gestione del braccialetto elettronico su tutto il territorio nazionale (centralina unica di controllo a Roma e centraline in ogni provincia italiana) per il costo complessivo di undici milioni di euro all'anno fino al 2011;
nonostante anche questa seconda fase sperimentale sia finita nel 2005 con scarsi risultati, nel 2006 la convenzione con Telecom s.p.a. è stata riconfermata;
ad oggi, pur essendoci appena sei braccialetti in funzione (essendo tutti gli altri di fatto inutilizzati), lo Stato continua a pagare le ditte fornitrici per un costo che, a fine 2007, si stima abbia raggiunto i cinquanta milioni di euro;
pur essendo molto costoso, durante gli anni di sperimentazione il meccanismo del controllo a distanza dei detenuti ha dato pessima prova di sé: solo per fare qualche esempio, è risultato che la centralina che conferma la presenza del detenuto in casa salta appena viene spolverata o sfiorata; il meccanismo diviene muto non appena il soggetto sul quale è stato applicato si immerge in una vasca da bagno o scende in cantina, senza contare che in passato si sono verificati casi di persone agli arresti domiciliari che, nonostante l'applicazione del braccialetto, sono comunque riuscite ad evadere;
a fronte del pressoché totale fallimento degli attuali apparecchi di controllo a distanza del condannato, il piano allo studio del Ministro della Giustizia e del direttore del DAP, dottor Franco Ionta, prevede per l'immediato futuro l'utilizzo del braccialetto elettronico per 4100 detenuti condannati per reati che destano scarso allarme sociale e che hanno meno di due anni di reclusione da scontare;
allo stato attuale, appare all'interrogante, inutile, impraticabile e costoso l'attuale meccanismo di controllo a distanza dei condannati agli arresti domiciliari o all'obbligo di dimora;
a quanto ammonti esattamente, il costo affrontato fino ad oggi dallo Stato per l'introduzione degli apparecchi elettronici di controllo a distanza del detenuto;
quali siano attualmente i termini e le condizioni del contratto rinnovato nel 2006 dal Ministero dell'Interno con Telecom s.p.a. relativamente alla fornitura dei cosiddetti «braccialetti elettronici» -:
se non ritengano opportuno, alla luce di quanto esposto in premessa, sospendere per eccessiva onerosità l'utilizzo dei braccialetti elettronici anche al fine di destinare maggiori fondi e risorse al potenziamento delle misure alternative al carcere attraverso la creazione di percorsi protetti di reinserimento sociale e lavori socialmente utili per tutti i condannati a pene inferiori ai tre anni di reclusione.
(4-01098)

BERNARDINI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
sabato 5 luglio l'interrogante, accompagnata dai signori Gian Marco Ciccarelli segretario dell'Associazione Radicali Catania, Antonino Licciardello segretario dell'Associazione Certi Diritti di Catania e Filippo Finocchiaro avvocato ASGI (Associazione studi giuridici sull'immigrazione), ha visitato il Centro di accoglienza per i richiedenti asilo (CARA) di Cassibile (Siracusa);
il CARA di Cassibile è gestito dall'Associazione Alma Mater Onlus il cui Vice Direttore, signor Andrea Parisi, responsabile

presente al momento della visita, ha riferito all'interrogante quanto segue:
a) attualmente il CARA ospita 252 utenti rispetto ad una capienza di 200 posti fissata nella Convenzione;
b) i 252 richiedenti asilo provengono in prevalenza dalla Somalia, dal Ghana, dalla Nigeria e dal Burkina Faso e sono arrivati in Italia sbarcando, a Lampedusa o a Porto Palo;
c) fra gli ospiti ci sono anche tre bambini;
d) i richiedenti asilo, appena assegnati al CARA, vengono sottoposti a visita sanitaria soprattutto per verificare che non vi siano portatori di malattie infettive; subito dopo, si procede ad una prima identificazione, una sorta di schedatura numerica in base alle dichiarazioni degli stessi richiedenti asilo;
e) entro due giorni, l'Ufficio immigrazione - che ha uffici e attrezzature all'interno del Centro - raccoglie foto e impronte degli immigrati, tranne che per i bambini che, se non sono orfani, vengono affidati ai genitori;
f) tutti i richiedenti asilo - secondo le affermazioni del Vice Direttore, signor Andrea Parisi - usufruiscono di assistenza legale;
g) l'iter per ottenere la risposta alla richiesta d'asilo è lunghissimo e può richiedere anche alcuni mesi;
h) i richiedenti asilo possono uscire dal Centro di Cassibile ogni giorno dalle 8 alle 20; per ognuno, segnato su un registro con un numero e non con le generalità, è raccolta l'ora di uscita e quella di rientro;
alcuni degli ospiti del CARA hanno riferito all'interrogante che per raggiungere le coste italiane hanno dovuto pagare, presumibilmente ad organizzazioni criminali, da 800 a 2000 dollari e subire violenze nel tragitto che spesso li porta in Libia dopo pericolose traversate nel deserto durante le quali non pochi migranti muoiono o rimangono gravemente feriti; nei CPT libici, secondo le testimonianze, non è raro che soprattutto le donne subiscano stupri e torture;
secondo quanto ha potuto riscontrare l'interrogante, l'edificio che ospita il CARA di Cassibile (un'ex azienda dismessa) è assolutamente fatiscente e inadeguato al soggiorno di tante persone: pavimenti dissestati, mura sporche e da intonacare, servizi igienici non conformi ad elementari norme di sicurezza;
enormi camerate ospitano un numero a dir poco smisurato di letti a castello dove lo spazio fra un letto e un altro non supera i 30 centimetri: un labirinto di materassi, cuscini, effetti personali, vestiario, dove è impossibile trovare un minimo di privacy;
il Centro ha l'aspetto di un carcere: il cortile esterno all'edificio, infatti, è circondato da una sorta di gabbia con sbarre altissime;
nessuno dei richiedenti asilo ha mai ricevuto l'opuscolo redatto dalla Commissione nazionale per il diritto di asilo - che, in base alle disposizioni vigenti (decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25), dovrebbe essere consegnato all'atto della richiesta di asilo, tradotto nelle diverse lingue - contenente le informazioni sulle procedure di richiesta di protezione internazionale, sui principali diritti e doveri, sulle prestazioni sanitarie e di accoglienza e modalità per riceverle, oltre agli indirizzi dell'ACNUR e dei principali enti di tutela dei richiedenti asilo a cui potersi rivolgere;
sempre secondo i racconti raccolti dall'interrogante, sembra sia prassi corrente quella di non consegnare ai richiedenti asilo alcuna copia tradotta dei dinieghi della Commissione cosicché molti non sono in condizione di presentare i ricorsi nei brevi termini perentori stabiliti, divenendo irregolari a tutti gli effetti; inoltre, dagli immigrati intervistati, non risulta siano rilasciati i permessi di soggiorno temporanei in attesa della definizione della procedura di asilo;

a seguito di esplicita richiesta dell'interrogante di visione della convenzione fra l'ente gestore e la Prefettura di Siracusa, il Vice Direttore dell'Alma Mater onlus, signor Andrea Parisi, ha ritenuto di non fornire copia dell'atto né di esibirlo;
se il centro di Cassibile sia a tutti gli effetti un centro di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) e, in caso positivo, perché i suoi locali non siano destinati a sede degli uffici della commissione territoriale di Siracusa, come previsto dalla legge (articolo 12, decreto del Presidente della Repubblica 16 settembre 2004 n. 303);
se la struttura che ospita il CARA di Cassibile sia idonea ad ospitare i richiedenti asilo;
in particolare, se la struttura che ospita il CARA di Cassibile sia idonea ad ospitare minori, e se per i minori che vi sono attualmente siano rispettate le norme internazionali e nazionali a tutela dei diritti dei minori;
se i Ministri interrogati siano a conoscenza del fatto che nel CARA di Cassibile sono attualmente ospitati 252 richiedenti asilo a fronte di una convenzione con il gestore per un massimo di 200, e quali provvedimenti intendano adottare per riportare il numero dei richiedenti asilo ospitati nella struttura entro i termini stabiliti dalla convenzione;
se i Ministri interrogati non intendano avviare delle ispezioni per verificare che ai richiedenti asilo siano distribuiti gli opuscoli informativi redatti dalla Commissione nazionale per il diritto d'asilo, nei termini del decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25;
quale sia la ragione per la quale ai richiedenti asilo di Cassibile non sono rilasciati i permessi di soggiorno temporanei in attesa della definizione della procedura di asilo;
se rientri nelle facoltà dell'ente gestore rifiutarsi di mostrare a un deputato in visita ispettiva l'atto della convenzione stipulata con la Prefettura di Siracusa;
se sia intenzione del Ministro degli esteri di stipulare nuovi accordi bilaterali con la Libia ponendo condizioni in merito al rispetto dei diritti umani per i migranti trattenuti nei CPT libici.
(4-01100)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:

CIOCCHETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'Ente nazionale previdenza magistrale, nei mesi precedenti le elezioni politiche dell'aprile 2008, ha posto in essere, in piena crisi economica del Paese e conseguente drastico taglio delle spese nella Pubblica amministrazione, una serie di nomine, con conseguente pagamento di esose parcelle e compensi, tra le quali figurano: la nomina del presidente e di tre componenti del Nucleo di Valutazione con compenso annuo di euro 8.000 cadauno (del 1o gennaio 2008); la nomina di commissari di gara con compenso di euro 8.000 (dell'11 dicembre 2007); la nomina del direttore del periodico Enam Notizie, dottor Andrea Benvenuti, con compenso di euro 21.000 annui; la nomina del consulente legale, avvocato Laura Giordani, con contratto quadriennale dal 19 gennaio 2007 al 19 gennaio 2011 con compenso di euro 123.930; la nomina dell'avvocato Laura Giordani quale procuratore in numerosi procedimenti giudiziali dell'Ente con compenso annuale superiore ad ulteriori 50.000 euro -:
se tali nomine siano state precedute dai dovuti avvisi pubblici così come previsto dalla normativa vigente e, nel caso, conoscere le modalità dell'eventuale pubblicazione;

se tali nomine siano state oggetto di verifica amministrativa da parte del Ministero ed eventualmente della Corte dei conti;
quali siano, inoltre, i titoli curriculari e preferenziali dell'avvocato Laura Giordani e per sapere se risponda a legittimità il contratto quadriennale di consulenza legale, nonché quale sia la data di scadenza della nomina del Presidente dell'Ente e del Consiglio d'Amministrazione;
quali immediati provvedimenti si intendano prendere al fine di ristabilire una sana e regolare amministrazione.
(4-01101)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

FUCCI e DIVELLA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la specializzazione medica dell'odontostomatologia consiste nelle attività inerenti alla diagnosi e alla terapia medica e chirurgica della malattie della bocca, dei denti, delle mascelle e dei relativi tessuti molli;
in base agli articoli 4 e 20 della legge 24 luglio 1985, n. 409, e successive modificazioni, i medici specializzati di odontostomatologia si devono iscrivere all'albo professionale degli odontoiatri;
eppure, afferma la Direttiva del Consiglio europeo 93/16/CE, l'odontostomatologia è da considerarsi a tutti gli effetti come una branca autonoma della medicina e per questa ragione appare come una forzatura il fatto che i medici in essa specializzati debbano iscriversi all'albo professionale degli odontoiatri;
inoltre in base alla formulazione della legge n. 409 del 1985 i medici specializzati in chirurgia maxillo-facciale - benché essi, nel corso della loro specializzazione, studino sia a livello teorico che a livello pratico la disciplina dell'odontostomatologia - non potendo iscriversi all'albo degli odontoiatri automaticamente si vedono preclusa la possibilità di esercitare l'odontostomatologia;
il risvolto riguardante i chirurghi maxillo-facciali ha anche notevoli risvolti occupazionali perché in alcune aree dell'Italia, in particolare nel Mezzogiorno, non esistono reparti di chirurgia maxillo-facciale col risultato che importanti e preparate professionalità, stante questa difficile situazione occupazionale, non hanno neppure la possibilità di usufruire di un'alternativa professionale offerta dall'odontostomatologia;
a parere dell'interrogante il quadro normativo sopra esposto è contraddittorio e meriterebbe un'approfondita analisi con il contributo non solo del Parlamento (dove nella scorsa e nella presente Legislatura sono stati presentati due disegni di legge in proposito: rispettivamente A.C. 484 e A.C. 1128), ma anche del Governo -:
quali siano le considerazioni del Ministro interrogato su quanto esposto in premessa e in particolare se ritenga che l'istituzione di un apposito albo professionale dei medici stomatologi sia una soluzione percorribile;
quali eventuali iniziative ritenga di assumere con riguardo alla situazione dei medici maxillo-facciale.
(4-01090)

CIRIELLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nell'Interrogazione a risposta scritta n. 4-00608, presentata dal sottoscritto interrogato giovedì 10 luglio 2008 nella seduta n. 032, si chiedeva di verificare il grave stato economico e patrimoniale nel quale versa la GE.SE.MA. - Gestioni Servizi e Manutenzioni Spa, con sede legale in Mercato San Severino, società per azioni a

prevalente capitale pubblico di proprietà del Comune di Mercato San Severino (51 per cento delle azioni) e di Italia Lavoro S.p.A. (49 per cento delle azioni);
nella predetta interrogazione si faceva riferimento ad una lettera inviata dal Presidente della Ge.Se.Ma. Spa. ad Italia Lavoro S.p.a. ed al Comune di Mercato San Severino nella quale si comunicava lo stato di insolvenza della società che non consente di pagare né i fornitori, molti dei quali hanno già notificato ingiunzioni di pagamento, né gli stipendi ed i contributi previdenziali ai propri dipendenti. Nella missiva si precisava, inoltre, che la forte esposizione non consentirebbe all'azienda di poter chiedere ulteriori anticipazioni agli istituti bancari, segnalando tra l'altro, che la medesima azienda vanterebbe un credito nei confronti dei propri clienti pari a 7 milioni di euro;
le stesse preoccupazioni in merito alla situazione economica della Ge.Se.Ma S.p.a sono state esposte, nel corso della XV Legislatura, anche nell'atto di sindacato ispettivo n. 4-02911, pubblicato il 23 ottobre 2007 nella seduta n. 235, a firma del senatore Andrea De Simone;
da quanto si evince da una lettera l'A.D. di Italia Lavoro S.p.a., in risposta alla precedente lettera a firma del Presidente della Ge.Se.Ma., riferendosi al bilancio al 31 dicembre 2007 ed al budget 2008 della stessa società, sembrerebbe esporre seri e gravi dubbi in merito agli importi in essi contenuti ed affermerebbe testualmente che «... la bozza di bilancio ... espone tra le poste dell'attivo circolante... l'importo di 567.501,00 euro. Siffatta iscrizione si ritiene di dubbia recuperabilità nell'ambito dei futuri esercizi, come peraltro evidenziato nella relazione della società di Revisione, PKF Italia S.p.a....»;
in particolare, al punto 2 della lettera allegata, l'A.D. di Italia Lavoro affermerebbe che «... il budget 2008 esprime un risultato netto di esercizio pari a 101.000,00 euro; tale rosea previsione, purtroppo, non viene confermata già dal consuntivo del primo trimestre 2008 che esprime una perdita di periodo pari a 56.365,00 euro... Il valore della produzione esposto nel documento di budget per complessivi 5.150.000,00 euro viene smentito dal valore di periodo pari a 920.155,00 euro che, se rapportato a base annua, evidenzierebbe in termini di fatturato globale, un importo a consuntivo pari a circa 3.700.000,00 euro...»;
l'A.D. di Italia Lavoro S.p.a. avrebbe espresso nella sua missiva seri dubbi anche in merito ai costi della produzione della società Ge.Se.Ma. S.p.a. ed in particolare avrebbe affermato che «... anche i costi della produzione esprimono degli importi di dubbia veridicità: infatti, la voce di budget «costo del personale» esprime un valore annuale pari a 3.185.000,00, mentre il costo indicato nel consuntivo trimestrale esprime un valore pari a 699.726,00 euro che, se rapportato a base annua, comporta un valore totale pari a circa 2.800.000,00 euro...»;
proseguendo, l'A.D. di Italia Lavoro S.p.a. avrebbe sottolineato i gravi dubbi riferiti agli importi inseriti nel budget 2008 della Ge.Se.Ma. S.p.a. affermando quanto segue: «... Non riusciamo a comprendere come possa essersi decrementato il costo del personale riferito al primo trimestre 2008 in assenza di una fuoriuscita di parte del personale dipendente. Infatti, il numero dei dipendenti da voi evidenziato nell'allegato di «budget personale» esprime alla data del 1o gennaio 2008 n. 101 risorse ed alla data del 31 marzo 2008 n. 101 risorse;
si contesta, pertanto, la dichiarazione del Presidente espressa nell'assemblea del 30 maggio 2008 «in particolare il Presidente si sofferma sullo schema di bilancio approvato dal Consiglio di Amministrazione sul budget 2008 e sul risultato di periodo alla data del 31 marzo 2008, illustrando dettagliatamente le singole voci e rispetto all'analisi del primo trimestre, gli scostamenti verificatisi che hanno determinato un effetto positivo sul risultato di periodo» e si ritiene il documento di

budget non veritiero e comunque non supportato da adeguata documentazione...»;
al punto «3» della lettera, il Presidente di Italia Lavoro S.p.a. fa riferimento alla cattiva gestione dei crediti della Ge.Se.Ma. S.p.a. ed affermerebbe quanto segue: «... per quanto attiene poi alla voce crediti, il cui valore alla data del 31 dicembre 2007 è pari a circa 9.500.000,00 euro, il socio Italia Lavoro S.p.a. rileva che il Consiglio di Amministrazione della società non ha posto in essere le azioni necessarie al recupero giudiziale dei crediti vantati nei confronti di terzi ed in particolare del Comune di Mercato San Severino nella qualità di committente...»;
al punto «4» della lettera allegata, l'A.D. di Italia Lavoro S.p.a. affermerebbe che: «... circa la richiesta di anticipazione finanziaria effettuata dalla società il socio Italia Lavoro S.p.a. si esprime in forma negativa e ritiene che le argomentazioni esposte dalla società, a sostegno della predetta richiesta, siano infondate anche in riferimento al punto 3 ...»;
sottolineando la non veridicità dei dati contenuti nel bilancio della Ge.Se.Ma. S.p.a., l'A.D. di Italia Lavoro S.p.a. avrebbe affermato nella lettera che: «... il socio Italia Lavoro S.p.a. ritiene che la bozza di bilancio ... non rappresenti in modo veritiero la reale situazione aziendale. Al contrario è ragionevole sostenere che il residuo capitale indicato alla data del 31 dicembre 2007 per un ammontare pari a 169.337,00 euro sia in realtà, alla medesima data, completamente azzerato per effetto dell'impropria appostazione delle imposte anticipate...»;
al termine della lettera, l'A.D. di Italia Lavoro S.p.a. avrebbe stigmatizzato «...il comportamento non diligente degli amministratori della società, riservandosi di valutare le specifiche responsabilità degli stessi nonché dei rappresentanti del Comune di Mercato San Severino e di adottare le opportune iniziative a tutela dei propri interessi.» -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, se gli stessi corrispondano al vero, quali iniziative di propria competenza intenda adottare;
se, considerate le affermazioni dell'A.D. di Italia Lavoro S.p.a. e tenuto conto di quanto esposto nell'interrogazione n. 4-00608, presentata giovedì 10 luglio 2008 nella seduta n. 032, corrisponda al vero che la grave situazione economica della Ge.Se.Ma. Spa sia tale da non consentire più alla stessa di proseguire la propria attività;
se, sulla base di quanto affermato nella lettera dall'A.D. di Italia Lavoro Spa, non ritenga opportuno che la società Italia Lavoro SpA richieda la messa in liquidazione della società Ge.Se.Ma. S.p.a..
(4-01097)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:

PALAGIANO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a Sant'Agnello (Napoli), nel cuore della Penisola Sorrentina è presente un ufficio postale che non riesce a far fronte alla mole di lavoro chiamato a svolgere, sprovvisto di spazi d'attesa adeguati alle lunghe code che costantemente si formano e che costringono i cittadini, anziani, donne a volte gestanti o con bambini ad attendere il loro turno all'esterno, sull'antistante piazza, sotto la pioggia o il sole cocente;
i cittadini si sono più volte mobilitati, dando luogo a varie iniziative, tra cui una petizione popolare;
a parere dell'interrogante i disagi sono effettivi per cui un intervento dell'Amministrazione sarebbe opportuno ed

auspicabile sia per un migliore funzionalità della struttura in oggetto, sia per evitare disagi alla cittadinanza -:
quali iniziative intendano intraprendere i Ministeri dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze, al fine di venire incontro alle fondate lamentele di larga parte della cittadinanza santanellese, alla luce dei fatti esposti.
(4-01095)

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Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Damiano ed altri n. 1-00034, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 16 settembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Motta, Mariani.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

La interrogazione a risposta scritta Cimadoro e Piffari n. 4-00777, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 23 luglio 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carra.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Tortoli n. 5-00155 del 25 giugno 2008;
interrogazione a risposta orale Rao n. 3-00127 del 16 settembre 2008.