XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 24 settembre 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La VI Commissione,
premesso che:
nella precedente legislatura, la Commissione Finanze ha svolto una vasta serie di audizioni informali sulle problematiche relative al settore dei giochi, ascoltando tutti i principali operatori del comparto;
tale approfondita attività conoscitiva ha consentito alla Commissione di analizzare i molteplici versanti di tale tematica, ascoltando i diversi orientamenti sussistenti in materia, ed evidenziando i relativi profili di criticità;
occorre non disperdere il lavoro già compiuto dalla Commissione su tale complessa tematica e fornire al Governo indicazioni programmatiche che possano orientare l'azione normativa ed amministrativa in questo settore;
il settore dei giochi ha subito, nel corso dell'ultimo decennio, trasformazioni radicali sotto il profilo operativo, attraverso la massiccia introduzione delle tecnologie telematiche, che consentono ormai forme di controllo in tempo reale sull'andamento di molti giochi, e la comparsa di nuovi soggetti imprenditoriali;
sono altresì significativi gli effetti determinati dai numerosi, ripetuti interventi legislativi sul settore, che hanno comportato l'ampliamento delle possibilità operative, attraverso l'introduzione di nuovi giochi e scommesse, l'assorbimento di ampie fasce di gioco in precedenza preda delle scommesse clandestine, illegali ed irregolari, la definitiva e piena aderenza del settore ai principi che regolano il mercato così come definito in sede comunitaria, e la modifica delle stesse strutture amministrative preposte al governo del comparto;
va rilevata l'esigenza di proseguire un attento monitoraggio sugli andamenti e le prospettive del settore, al fine di garantirne l'ulteriore, equilibrato sviluppo, in un quadro di piena trasparenza e di rigoroso rispetto delle norme vigenti;
va considerata l'importanza primaria, sia sotto il profilo economico-imprenditoriale, sia sotto quello sociale e occupazionale, del settore, nel quale operano imprenditori nazionali di grandi dimensioni che in molti casi hanno raggiunto un livello di significativo rilievo anche in ambito internazionale;
va sottolineata altresì la necessità di garantire la tutela degli interessi finanziari dell'Erario, il quale ricava annualmente da tale comparto un ammontare particolarmente significativo di risorse nonché la necessità di superare i rischi relativi alle possibili infiltrazioni di organizzazioni criminose, tese in particolare ad utilizzare il settore come strumento per il riciclaggio di capitali di provenienza illecita;
per il raggiungimento degli obiettivi descritti, particolare attenzione deve essere prestata agli interventi di rafforzamento delle potenzialità e dell'efficacia della struttura cui è demandato il governo del comparto,

impegna il Governo:

ad adottare tutte le necessarie iniziative, anche di carattere normativo, volte:
a) ad accelerare il progetto di riassetto organizzativo, in coerenza con le previsioni del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, delle strutture amministrative preposte al governo del settore dei giochi, assicurandone la piena rispondenza alle rapide evoluzioni che hanno caratterizzato il comparto negli ultimi anni, operando a tal fine anche attraverso un adeguato potenziamento delle risorse umane e strumentali di tali strutture;
b) a definire stabilmente l'assetto normativo in materia, sia attraverso la redazione di un testo unico, sia procedendo

il più possibile alla semplificazione normativa, così da evitare il perpetuarsi di ricorrenti modifiche alla disciplina che impediscono, tra l'altro, il formarsi di un quadro legislativo stabile, necessario tanto per l'Amministrazione quanto per gli operatori;
c) nel quadro delle iniziative di cui alla lettera b), a verificare l'opportunità di apportare alla disciplina quei correttivi e quelle integrazioni che risultino necessarie ad eliminare le contraddizioni e gli elementi di criticità esistenti, anche al fine di operare una complessiva semplificazione del contesto normativo, in specie per quanto riguarda le regole tecniche relative agli apparecchi da intrattenimento;
d) a realizzare, in particolare, una maggiore omogeneizzazione e semplificazione del sistema concessorio in materia di raccolta delle scommesse e dei giochi;
e) a verificare, nel contesto delle iniziative di cui alla lettera d), l'opportunità di razionalizzare ed ottimizzare il sistema di raccolta dei diversi giochi attualmente esistente, con specifica attenzione alla rete del lotto, che ha mostrato negli ultimi anni elementi di debolezza sotto il profilo degli incassi;
f) a chiarire definitivamente ed a semplificare il quadro normativo e regolamentare relativo agli apparecchi da gioco, stabilendo inequivocabilmente le caratteristiche tecniche che gli stessi devono rispettare, in particolare nell'ipotesi di introduzione sul mercato di nuove tipologie di apparecchi, rafforzando in tale prospettiva l'efficienza della rete telematica di collegamento degli apparecchi;
g) ad assicurare la piena coerenza dell'ordinamento nazionale con il dettato della norma comunitaria rilevante in materia, eliminando il rischio di interventi di censura da parte degli organismi comunitari che potrebbero risultare traumatici per l'assetto del settore;
h) a favorire la crescita e il consolidamento del settore, nel quadro di una piena ed effettiva apertura del mercato a tutti gli operatori che garantiscano il rispetto delle regole vigenti, ma contrastando al tempo stesso con forza quanti pongano in essere forme di concorrenza irregolare;
i) a predisporre i necessari interventi volti a garantire gli interessi erariali e la tutela dei consumatori nel settore delle lotterie istantanee e delle scommesse, contrastando ogni fattispecie elusiva;
j) a rafforzare tutti i presidi, sia di carattere normativo, sia di natura amministrativa, utili per assicurare il più elevato livello di legalità nel settore, in particolare al fine di impedire infiltrazioni da parte della criminalità, contrastare fenomeni di riciclaggio di capitali di provenienza illecita e precludere il ricorso a pratiche concorrenziali sleali;
k) a verificare in particolare l'opportunità di rafforzare la raccolta delle scommesse ippiche, che mostrano un costante decremento, favorendo il riallineamento numerico della rete di vendita dei prodotti ippici a quello della vendita di scommesse sportive, e consentendo contemporaneamente una ridefinizione del carico tributario che contrasti il fenomeno delle scommesse clandestine;
l) a rafforzare la fiducia del pubblico nei confronti del gioco legale, al fine di sottrarre linfa al gioco clandestino ed illegale e di tutelare gli interessi degli operatori corretti;
m) a garantire la tutela degli interessi finanziari dell'Erario, anche attraverso il raggiungimento di un equilibrio complessivo del settore che eviti sovrapposizioni tra le diverse forme di gioco, in particolare al fine di pervenire ad una stabilizzazione delle entrate in questo settore che elimini le fluttuazioni registratesi in questo campo nel recente passato, e che consenta, in prospettiva, una tendenziale riduzione del carico tributario sul comparto, ovvero una ridefinizione delle relative basi imponibili, tali da sostenerne la competitività e favorirne l'ulteriore crescita;

n) a verificare l'opportunità, nel quadro delle iniziative di cui alla lettera m), di riconsiderare la disciplina del prelievo erariale unico (PREU), ivi comprese le modalità di accertamento e riscossione, al fine di chiarire le responsabilità rispettivamente ricadenti sui concessionari e sui gestori dei medesimi apparecchi;
o) ad incrementare le azioni di sensibilizzazione volte ad incentivare un approccio responsabile ai giochi, che tuteli, in particolare, i giovani e le fasce più deboli della popolazione, nel contempo utilizzando quota parte dei «proventi» derivanti dal settore dei giochi per iniziative di alto valore sociale.
(7-00042)
«Conte, Bernardo, Ventucci, Laboccetta».

La XI Commissione,
premesso che,
il problema dei lavoratori precari nel settore privato, è da tempo all'attenzione dell'opinione pubblica e costituisce la dura realtà di migliaia di lavoratori, per lo più giovani, per i quali è impossibile programmare la propria vita e soprattutto il proprio futuro;
in particolare, la situazione all'interno dei call center dove i contratti di collaborazione sono spesso utilizzati dai datori di lavoro in maniera impropria, coinvolge centinaia di migliaia di lavoratori, si tratta di aziende spesso di grandi dimensioni, con centinaia di lavoratori, soggetti a turni di lavoro pesanti, con minore tutela dal punto di vista previdenziale, delle assenze in caso di malattia, dei turni di riposo, nelle quali i contratti di collaborazione costituiscono forme di lavoro subordinato che sfuggono al controllo delle istituzioni preposte; la situazione è resa ancor più grave dalla pratica dell'aggiudicazione delle commesse sulla base dell'offerta al massimo ribasso, i cui costi vengono scaricati sui lavoratori impiegati, sia in termini di organizzazione del lavoro che di retribuzione largamente insufficiente;
in questa situazione il Governo Prodi aveva assunto come primo impegno l'obiettivo della stabilizzazione del personale precario che, a livello legislativo, è stato compiutamente intrapreso in occasione della finanziaria 2007 che, all'articolo 1, commi 1202 e seguenti, ha previsto la possibilità per le aziende di avviare un processo di stabilizzazione del personale precario al fine di garantire il corretto utilizzo dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa anche a progetto, dando loro la possibilità di stipulare accordi aziendali o territoriali entro il 30 aprile 2007, data, quest'ultima prorogata in occasione del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, cosiddetto Mille proroghe, al 30 settembre 2008;
al fine di fornire precise indicazioni per l'attuazione della norma contenuta nella finanziaria 2007, il Ministro del lavoro del Governo Prodi emanò una prima circolare, n. 17/2006 del 14 giugno 2006, che precisava i requisiti essenziali per le collaborazioni coordinate e continuative, riconducibili alle attività in bound effettuate nei call center che ha permesso, tramite la convocazione di un apposito tavolo di concertazione, la stabilizzazione di circa 24.000 lavoratori, a condizioni favorevoli per le aziende ed i datori di lavoro, i cui contratti sono stati ricondotti alla loro vera natura di rapporti di lavoro subordinati prevalentemente a tempo indeterminato;
con la circolare n. 8/2008 del 31 marzo lo stesso Ministro del lavoro precisava i requisiti e le condizioni per aderire alla procedura di trasformazione dei rapporti di collaborazione in rapporti di lavoro subordinato disciplinata dall'articolo 1, commi 1202 e seguenti della legge 296/2006, al fine, tra l'altro, di includere nel processo di stabilizzazione il personale precario di quelle imprese che operano nei call center in attività cosiddetta di out bound, laddove sia ravvisabile il carattere

subordinato della prestazione che potrebbe interessare, secondo una stima approssimativa, circa 30 mila persone;
si è voluto, dunque, compiutamente avviare un processo che, nel tempo, ponesse fine ad un uso improprio di contratti di collaborazione «per riportare alla normalità un settore, quale quello dei call center, che è assurto ad emblema della precarizzazione anche se questa alberga in molti altri settori» come è stato autorevolmente riportato dal quotidiano Il Sole 24 Ore in occasione della pubblicazione della circolare citata del marzo 2008, e per combattere la concorrenza sleale tra le imprese;
con sentenza n. 9812 del 14 aprile 2008, la Suprema Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di una società che opera nel settore pubblicitario che aveva citato in causa l'Inps, sostenendo che le ragazze, impiegate all'interno del call center, non erano lavoratrici subordinate. La Suprema Corte ha condannato la società a pagare 260 mila euro di omessi contributi e di multa in quanto i giudici di merito hanno ritenuto sussistente la subordinazione «per il fatto che donne erano tenute ad osservare un orario, che dovevano giustificare le assenze, che si avvalevano di attrezzature e materiali forniti dalla società e si dovevano attenere alle direttive del datore di lavoro». Ciò dimostra, ancora una volta, la necessità di intervenire in un settore che ha urgenza di essere regolamentato;
al momento le attività di ispezione sembrano inspiegabilmente essersi bloccate, mentre dovrebbero essere circa otto mila le posizioni scorrette già individuate nelle decine di call center che sono stati oggetto di ispezione,

impegna il Governo:

a favorire la piena e rapida attuazione alla normativa vigente tramite l'immediata convocazione di un tavolo di concertazione, al fine di indurre le aziende impegnate in attività di in bound e out bound, i cui contratti siano riconducibili al carattere subordinato, alla stipula di accordi aziendali o territoriali, per avviare la stabilizzazione del personale precario;
a verificare l'applicazione da parte delle aziende delle normativa vigente e delle circolari del Ministero del lavoro ad essa collegate;
a prorogare il termine del 30 settembre al 30 marzo 2009, al fine di favorire ed incentivare la maggiore adesione possibile da parte delle aziende al processo di stabilizzazione dei lavoratori in oggetto, previsto dalla legge n. 296 del 2006 e dalle circolari del Ministero del lavoro 17/2006 e 8/2008;
ad intensificare l'attività ispettiva per individuare le aziende che impiegano lavoratori con contratto autonomo, in mansioni proprie del contratto subordinato, al fine di far emergere situazioni di scorretto ed illegale utilizzo dei contratti di collaborazione.
(7-00041)
«Damiano, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Letta, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

BECCALOSSI, ROSSO, DIMA e D'IPPOLITO VITALE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il settore agricolo e zootecnico del crotonese registra il perdurare di una crisi

idrica, determinata, sin dal mese di marzo, dalla mancanza di piogge e dall'aumento delle temperature, ma anche dall'assenza di acqua nel bacino di approvvigionamento; il 18 settembre la provincia di Crotone ha autorizzato, a proprie spese, i sindaci dei comuni maggiormente colpiti (Mesoraca, Petilia Policastro, Roccabernarda, Cutro e Isola Capo Rizzuto) a fornire acqua attraverso autobotti ai soli fini zootecnici;
la situazione è particolarmente grave nel comune di Isola Capo Rizzuto, che normalmente si rifornisce di acqua dall'invaso di S. Anna, per diversi motivi: essendo affacciato sul mare non solo sconta i prelievi dei comuni a monte, ma deve anche tener conto dell'acqua da erogare ai numerosissimi servizi turistici; tale situazione ha condotto tutto il comparto agricolo sull'orlo del collasso produttivo ed economico;
desta tuttavia perplessità il fatto che l'invaso di S. Anna è vuoto, ma lo era già sul finire dell'inverno scorso, quando invece sarebbe dovuto essere pieno per affrontare la stagiona estiva; poiché l'invaso è rifornito da bacini artificiali più a monte che si trovano in Sila, ed in particolare dall'Arvo e dall'Ampollino, l'amministrazione di Isola Capo Rizzuto ed i rappresentanti delle imprese agricole, dopo aver direttamente verificato, in periodi diversi, che questi avevano acqua più che a sufficienza, hanno inutilmente chiesto sia ai gestori dei bacini che al Prefetto competente il rilascio dell'acqua necessaria;
i bacini a monte, destinati anche alla produzione di elettricità, sono stati gestiti prima dall'ENEL, poi dall'ENDESA e, da alcuni mesi, dall'EON; il rilascio dell'acqua per le esigenze civili è garantito da una convenzione per 50-70 lt/sec.; interpellati dagli amministratori di Isola Capo Rizzuto, sembra che gli attuali amministratori dei bacini abbiano dapprima negato che vi fosse acqua, poi hanno garantito che il deflusso avveniva nei termini della convenzione; pare che nessun riscontro si sia ottenuto dal Prefetto -:
se non ritenga opportuno verificare quanto esposto in premessa intervenendo con i poteri sostitutivi previsti per le situazioni di emergenza al fine di consentire il riempimento dell'invaso di S. Anna, altresì con i provvedimenti ritenuti necessari ed opportuni a fronte di individuate responsabilità.
(4-01102)

STRIZZOLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
ieri, presso l'ospedale di Udine è prematuramente scomparso - nonostante le intense e prolungate cure - Andrea Orsetti, 26 anni da poco compiuti, per le terribili conseguenze determinate dalla contaminazione da uranio impoverito contratta durante il servizio militare prestato nel 2001 con la missione italiana nei Balcani;
nei giorni scorsi, purtroppo, stessa sorte ha colpito un militare di Padova, il colonnello medico Amos Lucchini, di 53 anni, deceduto sempre a seguito di contaminazione da uranio impoverito;
le vittime causate dalla contaminazione da uranio impoverito usato nell'armamentario dell'esercito italiano sono ora più di 160 dalla conclusione dell'intervento nei Balcani -:
quali siano le iniziative che il Governo intende assumere per:
a) fare piena luce sulle responsabilità che hanno determinato questo lungo e doloroso calvario per le vittime e per le loro famiglie e, in particolare, accertare quante sono ancora le persone, sia militari che civili, che potrebbero aver contratto la grave contaminazione derivata dal contatto con le sostanze così letali per la salute dell'uomo;
b) intervenire adeguatamente a sostegno morale e materiale delle persone colpite e dei loro famigliari;
c) assicurare che i vari corpi militari abbiano in uso e dotazione armi,

attrezzature e dispositivi tecnologici immuni da rischi di contaminazione, anche di altro tipo, che possono nuocere alla salute delle persone, siano esse di qualifica militare o civile.
(4-01107)

FARINONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 31 luglio 2007 il Ministro delle infrastrutture, On. Antonio Di Pietro, la Regione Lombardia, la Provincia e il Comune di Milano siglavano un Protocollo di Intesa, relativo allo sviluppo del sistema metropolitano milanese, nel quale si contemplavano gli impegni economici e procedurali del Governo, al fine di realizzare le diverse infrastrutture necessarie al trasporto pubblico;
in detta intesa vi era, tra le altre, il progetto preliminare del prolungamento della Linea M2 della metropolitana di Milano-Cologno Nord-Vimercate, che riguarda quasi 11 chilometri di linea, sei stazioni, da Cologno Nord a Vimercate, che andrebbero a collegare Concorezzo, Agrate, Carugate e Brugherio a Milano;
il decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, recante «Interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale», convertito in legge 29 novembre 2007, n. 222, recante Conversione in legge, con modificazioni pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. 279 del 30 novembre 2007 - Supplemento Ordinario n. 249/L, all'articolo 7, autorizza la spesa di 150 milioni di euro per la realizzazione delle tratte della metropolitana di Milano, tra cui la M2, e il successivo riconoscimento delle priorità dello sviluppo del sistema ferroviario metropolitano;
detta legge è un collegato alla legge finanziaria 2008;
in data 5 novembre 2007 viene siglato l'Atto Integrativo al Protocollo del 31 luglio 2007, ad opera degli stessi attori, che puntualizzava alcuni aspetti e riconfermava gli intenti;
il prolungamento della M2 a Vimercate, come anche il prolungamento della M3 San Donato-Paullo, sono parte integrante dell'Accordo di Programma relativo alla realizzazione della Tangenziale Est esterna di Milano, accordo sottoscritto sempre il 5 novembre 2007, tra il ministero delle infrastrutture, la Regione Lombardia, le Province di Lodi e di Milano, l'ANAS, la CAL S.p.A. e i Comuni interessati;
il 21 dicembre 2007, il CIPE, Comitato interministeriale per la programmazione economica, provvedeva ad approvare, con prescrizioni, il progetto preliminare del prolungamento della «Linea M2 della metropolitana di Milano-Cologno Nord-Virnercate», la cui progettazione definitiva è finanziata, per l'importo di 6 Milioni di euro, a carico dei fondi stanziati dall'articolo 7, comma 3, del decreto-legge n. 159 del 2007, convertito dalla legge n. 222 del 2007;
il DPEF relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013, approvato definitivamente in data 9 luglio 2008, nell'Allegato I, relativo al Programma delle Infrastrutture, a pag. 56, contempla tra le opere parzialmente finanziate, da avviare entro il 2013, la linea metropolitana di Milano M2, Prolungamento Cologno Nord-Vimercate;
il distretto industriale Hi-tech con sede a Vimercate, si caratterizza per un forte pendolarismo al contrario, ovvero con passeggeri in arrivo da Milano;
l'intervento interessa un settore dell'area metropolitana milanese in cui si registra uno squilibrio modale particolarmente accentuato tra trasporto pubblico e privato;
tale infrastruttura consentirebbe un miglioramento generalizzato dell'offerta di servizio pubblico lungo la direttrice radiale considerata, in termini di capacità, frequenza e velocità commerciale, e permetterà

una conseguente riduzione del carico veicolare lungo le arterie stradali di forza del quadrante nord-est dell'area metropolitana milanese, in particolare lungo la tratta settentrionale della tangenziale est;
il prolungamento della M2 a Vimercate, collegherà importanti poli attrattori di mobilità, tra i quali il Centro direzionale Colleoni ad Agrate Brianza, il centro Torri Bianche e il futuro ospedale in costruzione a Vimercate;
i principali standard geometrici del tracciato, che ha una lunghezza di 10,8 km con 6 stazioni (Brugherio, Carugate, Agrate Colleoni, Concorezzo, Vimercate Torri Bianche, Virnercate), riprendono ovviamente quelli della linea M2 già in esercizio;
l'83 per cento della tratta è in sotterraneo, la parte rimanente in trincea e/o rilevato;
i tempi medi di percorrenza della Tangenziale Est hanno raggiunto livelli inaccettabili, ore in caso di difficoltà all'ordine del giorno per fare poche decine di chilometri;
tale assenza di strutture scoraggia gli investimenti sul territorio di nuove aziende, soprattutto straniere;
Milano sarà al centro del palcoscenico internazionale in sede dell'importante manifestazione Expò 2015 e appare inverosimile che le istituzioni tutte, locali e centrali, non investano sulla risoluzione dei terribili problemi di inquinamento e di traffico della zona, che hanno un impatto economico rilevante e che impediscono lo sviluppo dell'area;
proprio nell'atteso appuntamento con l'Expò 2015, questi ritardi rischiano di mostrare Milano come una città occupata da cantieri non finiti, o, peggio, con le stesse infrastrutture di oggi, del tutto inadeguate a sostenere la portata dell'evento internazionale;
i problemi di traffico e di inquinamento del milanese possono essere risolti solo con una forte rete di collegamenti pubblici integrati fra loro;
il prolungamento della Linea 2 della metrò da Cologno a Vimercate è essenziale al fine di riqualificare l'area esistente, in modo da migliorare la qualità della vita di migliaia di persone -:
come i destinatari in indirizzo ritengano opportuno intervenire, al fine di preservare quanto fatto per la messa in atto del progetto della tratta metropolitana in oggetto e di proseguire l'iter al fine della sua realizzazione;
se gli stessi intendano confermare la scelta approvata dal CIPE e la previsione contenuta nell'Allegato Infrastrutture del DPEF relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013, impegnandosi concretamente con i cittadini della Brianza Est e dell'intera area metropolitana milanese, che attendono l'opera da circa 25 anni, per garantire nei tempi previsti la realizzazione di detta infrastruttura.
(4-01109)

CASTAGNETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
dalla fine di agosto la comunità cristiana residente in India è sottoposta a frequenti e sanguinosi attacchi da parte di estremisti hindu appartenenti sia al Bajrang Dal, formazione giovanile del Bharatiya Janata Party partito radicale hindu, che contesta alle diocesi locali di forzare gli abitanti al cristianesimo, sia al Dharma Raksha Sena;
dal 23 agosto nello stato indiano dell'Orissa ci sono stati, a causa di aggressioni, 38 morti e 18.000 feriti, inoltre ci sono quasi 20.000 profughi in campi per cristiani ai quali è stata bruciata la casa. Il 14 settembre, sempre nello stesso stato, 4 chiese sono state date alle fiamme;
in Madhya Pradesh, il 15 dello stesso mese, è stata profanata una grotta dedicata

alla Madonna di Lourdes. Il 16 è stato assaltato un convento di carmelitane con diverse Bibbie bruciate;
dal 10 settembre in Karnataka 20 chiese sono state date alle fiamme e 75 feriti si sono registrati per le aggressioni alla comunità cristiana;
il 19 settembre si è registrato l'episodio più grave con un piccolo gruppo di estremisti hindu che ha dissacrato e dato alle fiamme la cattedrale di Jabalpur, città dello stato centro settentrionale del Madhya Pradesh -:
quali iniziative il Governo abbia già assunto o intenda assumere nei rapporti bilaterali e in campo comunitario e internazionale, in occasione anche dell'incontro bilaterale fra UE e India del 29 settembre prossimo a Marsiglia, perché in India vengano rispettati i fondamentali diritti delle comunità cristiane, che svolgono oltretutto un lavoro sociale e di carità prezioso per quelle genti, e cessino definitivamente gli attacchi a Chiese e fedeli.
(4-01112)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
il 18 settembre 2008 è stata data notizia della firma da parte del Ministero della salute e della Federazione italiana medici pediatri di un «Protocollo di intesa per la prevenzione della circoncisione rituale clandestina»;
tale Protocollo è volto esclusivamente alla protezione dei bambini dalla pratica della circoncisione rituale maschile, effettuata al di fuori dell'ambito medico ospedaliero o in assenza di garanzie medico sanitarie per la salute dei bambini;
tale Protocollo impegna, al suo primo punto, i pediatri di famiglia della Fimp «ad informarsi sull'orientamento religioso della famiglia del neonato, o del bambino, e sulla possibile intenzione di voler accedere alla pratica della circoncisione»;
nel dare notizia agli organi di informazione della firma di tale Protocollo, il Presidente della FIMP, dottor Giuseppe Mele, e la Sottosegretaria onorevole Francesca Martini si sono riferiti impropriamente anche al fenomeno della «circoncisione femminile» e della pratica delle mutilazioni genitali femminili, riportando il dato della presenza sul territorio italiano di «30.000 bambine infibulate»;
secondo quanto riportato dalle «Linee guida destinate alle figure professionali che operano con le comunità di immigrati provenienti da Paesi dove sono effettuate le pratiche di mutilazione genitale femminile per realizzare una attività di prevenzione, assistenza e riabilitazione delle donne e delle bambine già sottoposte a tali pratiche» emanate dal Ministero della salute (decreto ministeriale 17 dicembre 2007), la quantificazione del fenomeno in Italia è difficile, ma la stima orientativa delle potenziali vittime di mutilazioni genitali femminili è, nella previsione più negativa, di circa 800 bambine;
il Ministro per le pari opportunità Mara Carfagna ha dichiarato il 18 settembre stesso quanto segue: «La Federazione italiana dei medici pediatri denuncia l'esistenza di 30.000 bambine infibulate in Italia. La cifra è davvero impressionante. Mi associo all'allarme e alla preoccupazione espressi dall'onorevole Sbai. Sarà mia cura portare all'attenzione del Governo l'esistenza massiccia di questa pratica e lavorare per modificare la legge al fine di impedire o comunque considerevolmente diminuire il numero di minorenni sottoposte ad una simile barbarie. La differenza di cultura e religione non deve tramutarsi in fenomeni di tolleranza della violenza e del sopruso verso persone che non sono libere di determinarsi e di scegliere»;
la legge 9 gennaio 2006, n. 7, avente ad oggetto «Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di

mutilazione genitale femminile», internazionalmente riconosciuta come una delle migliori leggi in materia di prevenzione e contrasto delle mutilazioni genitali femminili, prevede lo stanziamento di fondi annuali volti all'attuazione di specifiche azioni di prevenzione a livello nazionale ed internazionale, nonché sanzioni per coloro che effettuano la pratica sia sul territorio italiano che all'estero;
la pratica delle mutilazioni genitali femminili non ha alcun fondamento di ordine religioso ma ha solo origine tradizionale e ancestrale ed è attuata egualmente in 28 Paesi dell'Africa da famiglie di tutti gli orientamenti religiosi, siano essi musulmani, cristiani o animisti;
l'Organizzazione mondiale della sanità, le agenzie dell'ONU, quali l'UNICEF e l'UNFPA, insieme alle organizzazioni africane e internazionali che da anni lottano per l'abbandono delle mutilazioni genitali femminili, raccomandano con fermezza di non accomunare la pratica della circoncisione a quella delle mutilazioni genitali femminili, perché tra esse vi sono profonde differenze sostanziali sia dal punto di vista storico-culturale che dal punto di vista delle conseguenze psico-fisiche;
le mutilazioni genitali femminili sono da considerarsi una violazione dei diritti umani, civili e politici della persona e sotto il profilo penale integrano un'ipotesi specifica del reato di lesioni personali, espressamente prevista dall'articolo 583-bis del codice penale e punita con la reclusione da quattro a dodici anni -:
secondo quali criteri e in base a quali rilevazioni la Federazione italiani dei medici pediatri riferisca il dato di 30.000 bambine infibulate presenti sul territorio italiano;
quali siano le ragioni su cui si fonda la richiesta di conoscere l'orientamento religioso delle famiglie di immigrati, dal momento che essa contrasta con il diritto individuale di professare liberamente la propria fede religiosa, garantito dall'articolo 19 della Costituzione;
in base a quale criterio scientifico il Ministero della salute, nella brochure informativa appena pubblicata, ha equiparato le due pratiche tradizionali - la circoncisione maschile e le mutilazioni genitali femminili - che non condividono né origini né soprattutto conseguenze psico-fisiche;
quali siano le strategie per il contrasto e la prevenzione delle mutilazioni genitali previste, in conformità alla legge 9 gennaio 2006, n. 7, dal Ministero della salute e dal Ministero per le pari opportunità per l'anno 2008 e quali azioni intenda attuare il Governo per rafforzare i meccanismi di prevenzione e di informazione previsti dalla medesima legge.
(4-01113)

BELLOTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il fenomeno della diffusione di droga tra gli adolescenti è un problema che deve essere affrontato con la massima attenzione, dati i seri rischi cui l'uso di sostanze psicotrope espone;
più specificamente recenti casi di cronaca hanno dimostrato come le droghe sintetiche siano capaci di uccidere;
focalizzare l'attenzione sui vari passaggi da cui si giunge alla commercializzazione di tali droghe, dal momento della loro produzione a quello dell'importazione a quello, infine, della diffusione, non deve far perdere di vista che alcuni contesti sono l'humus ideale per procedere allo smercio di questa sostanza;
è indubitabile che, accanto alle discoteche, un luogo fertile per il consumo dell'ecstasy, di ketamina e di altre sostanze chimiche sono i cosiddetti «rave party» dove, in una situazione del tutto abusiva ed in modo improvvisato, vengono approntate strutture per la diffusione di musica

ad alto volume e per la vendita illegale di superalcolici;
in queste feste, organizzate spesso con il passaparola e senza la necessaria richiesta alla Questura, in un clima diffuso d'illegalità, si venderebbe e si farebbe uso di droghe, specie di Mdma, molecola base dell'ecstasy, che si configurerebbe come una delle droghe più tipiche del «rave party»;
i casi più recenti assurti agli onori della cronaca indicherebbero che non si tratta di innocenti trasgressioni: il 20 luglio 2008, a quanto si apprende da un articolo apparso su Repubblica.it lo stesso giorno, sulla spiaggia degli Alberoni al Lido di Venezia una ragazza originaria di Rovigo di 16 anni di età, è morta per aver assunto una pastiglia di ecstasy ad un rave party non autorizzato dalla Questura;
più di recente, il 14 settembre, durante un altro rave party nella provincia di Siena, una studentessa di vent'anni, secondo quanto si apprende nell'articolo tratto da la Repubblica.it del 15 settembre 2008, sarebbe deceduta a seguito «dell'assunzione di una dose massiccia di ketamina [...] dopo aver trascorso il sabato sera a un rave party organizzato da gruppi di "punkabbestia" in un capanno di caccia»;
ciò che lascia maggiormente preoccupati sono le parole del pm senese Nicola Marini riportate sullo stesso articolo: «Le persone che abbiamo incontrato quando siamo arrivati - ha detto, riferendosi ai partecipanti al rave - erano in condizioni disastrose. Non lasciano alcuna speranza»;
da ciò che si evince dal primo articolo citato, quello de la Repubblica.it del 20 luglio 2008, «nel 2007 sono stati 589 i morti per droghe sintetiche, primo killer l'ecstasy», ossia quasi due decessi al giorno;
è evidente che servono risposte chiare sia per ciò che concerne la lotta alle droghe sintetiche sia per impedire manifestazioni non autorizzate come i rave party in cui lo sballo, anche con sostanze illegali, è il principale obiettivo -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali misure di propria competenza il Governo intenda adottare per limitare la produzione, l'importazione, lo spaccio e il consumo di droghe sintetiche entro i confini nazionali;
quali misure il Governo abbia posto in essere per frenare la diffusione dei cosiddetti rave party, manifestazioni non autorizzate che sono il terreno fertile per la vendita illegale di alcol e droghe.
(4-01125)

ZAZZERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il 26 agosto 2008 la discarica di Grottelline del bacino ATO BA/4 sita nel comune di Spinazzola (Bari), i cui lavori sono affidati alla ditta TRADECO-COGEAM dal governatore Niki Vendola, Commissario straordinario per l'emergenza ambientale, è stata posta sotto sequestro dal Nucleo Operativo Ecologico di Bari;
nel provvedimento della procura del Tribunale Ordinario di Trani risultano indagate Antonio Albanese quale legale rappresentante dell'ATI-COGEAM (Associazione Temporanea di Impresa), l'ing. Carmine Carella e il dott. Luca Limongelli pubblico ufficiale in servizio presso l'Ufficio del Commissario Delegato per l'emergenza ambientale della Regione Puglia;
fino al dicembre del 2007 i rifiuti solidi urbani e speciali dei 9 comuni dell'ATO BA/4 finivano nella discarica di Altamura che il governo regionale recentemente ha dichiarato esaurita, e contestualmente venivano individuate le due discariche site in Spinazzola quale sito sostitutivo;

nel 1998 il sito di Grottelline è stato segnalato per la prima volta alla Soprin- tendenza per i Beni archeologici della Puglia e quindi al Ministero dei Beni culturali e nel 2005, dopo gli scavi condotti da Renata Grifoni Cremonesi, del Dipartimento di Scienze archeologiche dell'Università di Pisa arriva la conferma ufficiale della presenza nell'area di un villaggio del Neolitico antico risalente a 7.000 anni fa «con frequentazioni lungo tutto l'arco del Neolitico fino all'età del Rame (III millennio a.C.) e dell'età del Bronzo (11 millennio a.C.)». È la testimonianza del più antico popolamento neolitico di Puglia;
secondo quanto riportato dalla stampa la Soprintendenza invia al comune di Spinazzola la richiesta di prescrizione nel PRG e nel 2006 impone il vincolo archeologico dell'area in base alla legge 1o giugno 1939, n. 1089 per la presenza di un Complesso Neolitico;
l'area individuata a sito della discarica si trova pertanto compresa tra un villaggio neolitico risalente a 7.000 anni fa, una sorgente di acqua minerale nella vicina Poggiorsini (dista meno di 3km) e una masseria fortificata che fu dei Templari come documentato sin dal 1197;
la zona interessata dalla discarica, oltre ad insistere su di un'area di grande valenza archeologica con siti preistorici risalenti a 7-8000 anni a.C. è anche sottoposta a vincolo idrogeologico ex regi decreti 30 dicembre 1923, n. 3267 e 16 maggio 1926, n. 1126, in quanto qualificato come bene culturale e paesaggistico, di notevole interesse archeologico ed ambientale;
sempre secondo quanto riportato dalla stampa sarebbero scomparsi dagli uffici comunali di Spinazzola i documenti che definivano il sito archeologico di importanza «estremamente rilevante»;
il comitato tecnico della provincia di Bari ha revocato il parere favorevole di V.I.A. per la discarica destinata a rifiuti speciali, mentre la Commissione europea ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia per mancato rispetto della direttiva 1999 sulle discariche;
nel provvedimento del Tribunale succitato è scritto che «...la modifica del sito di impianto e l'occupazione di nuove particelle catastali (per una superficie complessiva di mq. 96.123 a fronte degli originari 86.219) avrebbe dovuto imporre l'assoggettamento del progetto di discarica a nuova procedura di VIA. con sospensione dei lavori (ex articolo 21 comma 2 legge regionale n. 11 del 2001)»;
sempre dal provvedimento del Tribunale si evince che i lavori della discarica determinerebbero «un danneggiamento al patrimonio archeologico nazionale ed un'alterazione delle bellezze naturali dei luoghi (articoli 733 e 734 codice penale) oltre che l'insorgenza di un pericolo di inondazioni trattandosi di area sottoposta a vincolo idrogeologico per la presenza di lama in cui scorre un corso d'acqua a carattere torrentizio (articolo 450 codice penale);
la discarica di Grottelline è al centro di particolari attenzioni e ciò è confermato dalle minacce, le intimazioni e le violenze subite da alcuni giornalisti che si sono occupati della faccenda: Alessio Dipalo direttore di radio Regio Stereo di Altamura, Cosimo Forina giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno e Carlo Vulpio giornalista del Corriere della Sera -:
se il Governo sia a conoscenza dei gravi fatti descritti nella presente interrogazione ed in caso affermativo, se le informazioni citate in premessa corrispondano al vero;
quali provvedimenti il Ministro dei beni e le attività culturali intenda adottare al fine di tutelare l'area di Spinazzola (Bari) soggetta al vincolo archeologico dove insiste un insediamento Neolitico;

quali iniziative il Governo intenda assumere onde evitare il rischio di dissesto idrogeologico nella zona specificata in premessa.
(4-01130)

CESARO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'amministrazione comunale di Trecase (Napoli), dall'anno 2005 ad oggi, ha avuto per volontà politica, una gestione estremamente dispendiosa ed inefficiente del servizio di igiene urbana;
in particolare, la ditta incaricata del servizio, negli anni, non avrebbe rispettato quanto previsto nel capitolato di appalto e si sarebbe resa inadempiente per circa l'80 per cento dei servizi previsti;
nonostante ciò, la ditta ha ricevuto dal predetto ente, al di fuori di quanto già previsto nel capitolato di appalto, ulteriori emolumenti mediante lo strumento della delibera di giunta;
a quanto consta all'interrogante l'inadempienza della ditta, certificata dai fatti, è continuata per circa tre anni, anche grazie all'inspiegabile comportamento dell'amministrazione comunale, la quale, non solo sarebbe rimasta inerte rispetto alla grave inadempienza, ma addirittura si è resa garante della stessa, prorogando l'incarico, alla scadenza del contratto, addirittura a condizioni più favorevoli, mediante un aumento contrattuale del 40 per cento circa, a fronte di un servizio mai espletato e di una raccolta differenziata mai cominciata come denunciato da vari consiglieri di opposizione -:
se sia a conoscenza di tale grave situazione in cui versa la raccolta rifiuti nel Comune di Trecase e quali iniziative, nell'ambito delle misure per superare l'emergenza rifiuti in Campania, intenda intraprendere al fine di accertare le suindicate gravi disfunzioni e ristabilire l'efficienza nella predetta amministrazione comunale relativamente al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.
(4-01133)

LAMORTE, PROIETTI COSIMI, MOFFA e DE ANGELIS. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 14 luglio 2008, sono stati eseguiti gli ordini di custodia cautelare nei confronti di alcuni politici e funzionari di ruolo della Regione Abruzzo, accusati nell'ambito dell'inchiesta su sanità e tangenti avviata dalla Procura della Repubblica di Pescara;
a scatenare tale inchiesta giudiziaria, che ha portato all'arresto dell'ex presidente della Giunta regionale dell'Abruzzo, Ottaviano Del Turco, sono state le rivelazioni dell'imprenditore Vincenzo Maria Angelini, proprietario delle cliniche private appartenenti al Gruppo Villa Pini;
i reati contestati, a vario titolo, agli indagati (tra cui figura lo stesso Vincenzo Maria Angelini) vanno dall'associazione per delinquere al riciclaggio, dalla concussione alla corruzione, nonché a varie ipotesi di falso ed abuso;
tale inchiesta giudiziaria ha evidenziato, nell'ambito della Regione Abruzzo, l'esistenza di un diffuso sistema di corruzione, ancora tutto da chiarire nel suo complesso meccanismo di funzionamento;
alla luce di quanto pubblicato da alcuni importanti quotidiani (cfr., ad esempio, Il Centro, Abruzzo, 17 settembre 2008, pagg. 10,11), si evince che sarebbe stato raggiunto un accordo tra la ASL di Chieti e la dirigenza del Gruppo Villa Pini, in virtù del quale l'azienda sanitaria di Chieti esborserebbe dieci milioni di euro per le prestazioni erogate, nel corso del primo semestre del 2008, dalle case di cura di proprietà del dottor Angelini;
il suddetto accordo sarebbe stato promosso dal Presidente della Provincia di Chieti, Tommaso Coletti, il quale, stando a quanto pubblicato dal succitato quotidiano, avrebbe pronunciato le seguenti parole: «Abbiamo raggiunto un traguardo importante, ora il prossimo passo sarà

quello di garantire il futuro ai lavoratori». E ancora: «Anche se non siamo competenti relativamente al piano di riorganizzazione che il Gruppo Angelini ha presentato alla Regione, faremo di tutto, noi e la ASL, per mantenere al lavoro gli esuberi»;
non si comprende come l'azienda sanitaria di Chieti possa erogare una somma così rilevante nel pieno di una indagine giudiziaria che vede la pubblica amministrazione essere la parte lesa per il danno economico subito;
allo stesso modo, non si comprende come il gruppo imprenditoriale facente capo al dottor Vincenzo Maria Angelini possa seguitare a ricoprire il ruolo di concessionario pubblico con il mantenimento dell'accreditamento a carico del Servizio Sanitario Nazionale -:
se quanto esposto in premessa risponda al vero e, in caso affermativo, se non intendano promuovere, al più presto, un'inchiesta amministrativa - nell'ambito delle procedure per il rientro della regione Abruzzo dal deficit della sanità - al fine di accertare i fatti, nell'interesse primario di tutti i cittadini e della pubblica amministrazione.
(4-01136)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

MOSELLA - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
ogni anno, nel pieno della stagione estiva, emerge in tutta la sua gravità l'irrisolto problema dell'inquinamento marino e dei suoi preoccupanti riflessi sull'economia del Paese strettamente connessa al turismo, in particolare a quello balneare;
è noto ormai come l'inquinamento marino, e il conseguente depauperamento biologico, sia all'origine di un pericoloso processo di degrado del mare e delle coste;
il dossier di Legambiente Mare Monstrum 2008 segnala nel 2007 un aumento degli illeciti sul fronte scarichi e depurazione, cresciuti, rispetto all'anno precedente, di oltre il 42 per cento con 1.916 infrazioni accertate, 1.966 persone denunciate o arrestate e 737 sequestri effettuati;
il contributo negativo dei fiumi sulle acque di balneazione marine è stato riscontrato anche dai monitoraggi effettuati lo scorso anno da Goletta Verde di Legambiente: il 47,7 per cento dei punti campionati alla foce dei fiumi è risultato gravemente inquinato, il 27,1 per cento leggermente inquinato e solo il 13,6 per cento pulito. La percentuale di acque fluviali che arrivano alla foce pulite si è pressoché dimezzata: era il 23,3 per cento nel 2006, è il 13,6 per cento nel 2007. In ben 28 corsi d'acqua si riscontra una situazione di grave contaminazione, dove l'inquinamento batterico arriva a superare di oltre dieci volte i limiti imposti dalla normativa sulla balneazione;
lo stato attuale delle nostre coste dimostra quanto siano ancora insufficienti ed inadeguate le misure dirette alla protezione dell'ambiente marino, dei litorali e della salute umana contro i rischi derivanti dall'inquinamento dovuto all'incuria dell'uomo;
accanto alla consueta quanto intollerabile invasione di sporcizia e rifiuti galleggianti di ogni genere, occorre soffermare l'attenzione sulla gravità di altre fonti di inquinamento, troppo spesso ignorate o sottovalutate, prodotte dallo smaltimento in mare di liquami che spesso avviene grazie alla connivenza tra i soggetti committenti e le ditte incaricate dello smaltimento;

occorre, infatti, soffermare l'attenzione sulla gravità dell'inquinamento marino provocato dalle migliaia di navi e dalle tante imbarcazioni da diporto che solcano il nostro mare, e stazionando nelle rade, nei porti e nelle darsene scaricano in mare una quantità impressionante di residui e rifiuti di ogni genere che vanno a sommarsi, in maniera non trascurabile, ad altre forme di inquinamento provenienti da terra;
sono ancora migliaia i posti barca dei porti completamente sforniti di qualsiasi impianto di raccolta o smaltimento rifiuti. Solamente pochissimi ormeggi dispongono di un servizio di raccolta a terra;
in mare aperto, od anche in prossimità delle coste, sembra operare una sorta di libero arbitrio ove si tiene conto che navi e diportisti sversano ovunque rifiuti di ogni tipo, miscele oleose, emulsioni e fanghi provenienti da operazioni di pulizia delle imbarcazioni, cisterne e serbatoi. Tutta materia che produce grosse e maleodoranti chiazze e scie galleggianti che spesso arrivano fin sopra le nostre spiagge;
tali fenomeni determinano conseguenze negative sull'ecosistema marino, sull'ambiente e sulla salute dei cittadini, oltre che sull'economia del Paese;
è giunto il momento di coniugare la promozione dell'immagine del patrimonio naturalistico italiano, e dunque del mare e delle nostre coste, con la presenza di adeguate politiche di tutela che facciano da supporto ad uno sviluppo sostenibile di un turismo moderno, evoluto ed efficiente anche sotto il profilo del rispetto e della conservazione delle risorse da cui trae origine -:
quali iniziative, i Ministri in indirizzo, ciascuno per le proprie competenze, intendano assumere in ordine alle operazioni di controllo, vigilanza e identificazione delle fonti o dei soggetti responsabili dello stato di degrado e di inquinamento del mare e delle coste italiane, ed in particolare, se non ritengano di:
a) avviare un sistema di monitoraggio continuativo dell'ambiente marino-costiero della nostra penisola;
b) potenziare l'attività di vigilanza e di intervento per la prevenzione ed il controllo degli inquinamenti a mare svolta dai presidi delle Capitanerie di porto, della Guardia costiera, della Guardia di finanza e delle altre unità navali o aeree in servizio di polizia;
c) prevedere l'istituzione di una commissione interministeriale con il compito di rivedere la disciplina della tutela del mare, anche ai fine di elaborare un provvedimento organico in materia e di inasprire l'impianto sanzionatorio per coloro che si rendono responsabili dei reati di inquinamento ambientale e di procurato pericolo per la salute pubblica;
d) incentivare i comuni costieri, soprattutto quelli ad economia prevalentemente turistica, ad attivare l'inserimento, nei propri piani integrati di gestione dei servizi di smaltimento dei rifiuti e dei piani generali del sistema fognario, di misure idonee per assicurare lo smaltimento dei rifiuti liquidi provenienti dalle navi e dalle imbarcazioni da diporto.
(4-01114)

POLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'accordo integrativo per la tutela delle risorse idriche del basso e medio Valdarno e del Padule di Fucecchio, attraverso la riorganizzazione della depurazione del comprensorio del cuoio stipulato con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in data 29 luglio 2004, come modificato ed aggiornato dall'accordo stipulato in data 28 gennaio 2006;
la relazione tecnica generale per l'attuazione dell'accordo integrativo per la tutela delle risorse idriche del basso e medio Valdarno e del Padule di Fucecchio attraverso la riorganizzazione della depurazione

industriale del comprensorio del cuoio e di quella civile del Circondario empolese, della Valdera, della Valdelsa e della Val di Nievole stipulato in data 29 luglio 2004-settembre 2005, approvata dagli enti territoriali e trasmessa al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio;
il piano di tutela delle acque del fiume Arno, approvato con delibera di Consiglio regionale n. 6 del 25 gennaio 2005, che costituisce la base dello stato di qualità ambientale del comprensorio, e con il quale il bacino del fiume Arno è stato classificato area sensibile, ad eccezione del Casentino e della Valle del Sieve, classificati area scolante su area sensibile;
l'ipotesi progettuale per la riorganizzazione della depurazione civile della Val di Nievole prevista dall'accordo di programma stipulato in data 29 luglio 2004, mirava ad una soluzione che prevedeva la tutela del Padule di Fucecchio quale area umida di particolare pregio naturale mediante la realizzazione di due collettori (cosiddetti tuboni) in sostituzione dei depuratori comunali ormai non più sufficienti a garantire standard qualitativi per le acque depurate in linea con le normative vigenti;
a seguito del protocollo d'intesa ratificato dalla Giunta regionale toscana con delibera n. 161 del 3 marzo 2008 con il quale si prevede di modificare il progetto iniziale mediante la costruzione di un depuratore a Ponte Buggianese in sostituzione di un collettore, si sono scatenate le proteste della comunità mediante anche la costituzione in forma spontanea di un comitato civico contrario alla realizzazione dell'impianto, percepito più come un prezzo pagato alle associazioni ambientaliste legate ai verdi che come una reale necessità atta a mantenere una buona qualità delle acque immesse nel Padule di Fucecchio che ricordiamo trattasi di area umida naturale i cui terreni sono di proprietà privata fatta eccezione della riserva naturale gestita dalla provincia di Pistoia -:
se non ritenga di procedere ad ulteriori verifiche tecniche circa la bontà della soluzione progettuale originaria dei due collettori come richiesto dalla comunità locale e sostenuta dalle relazioni tecniche che ne avevano permesso l'avvio dell'iter per l'approvazione.
(4-01117)

LABOCCETTA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il giorno 19 settembre 2008 il quotidiano Roma riportava in prima pagina la grave denuncia fatta dal consigliere comunale di Napoli Andrea Santoro relativa a irregolarità nello smaltimento dei rifiuti obitoriali presso l'Obitorio Giudiziario del Comune di Napoli sito al Policlinico dell'Università Federico II di Napoli;
lo stesso consigliere Santoro, che ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica e al Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente sulla vicenda, ha portato alla luce alcuni documenti che provano come i rifiuti obitoriali vengano trattati come rifiuti cimiteriali assimilabili ai rifiuti solidi urbani, cioè che il vestiario intriso di sangue ed altri liquidi organici dei cadaveri sottoposti a sequestro dall'Autorità giudiziaria viene trattato allo stesso modo delle casse di legno una volta esumate le salme;
il decreto del Presidente della Repubblica n. 254 del 2003 classifica qualsiasi rifiuto intriso di sangue o altri liquidi biologici in quantità visibile e di incerta provenienza come «rifiuto sanitario pericoloso a rischio infettivo» e che come tale necessiterebbe un trattamento specifico ben diverso da quello prescritto per i rifiuti cimiteriali che essendo paragonati ai rifiuti solidi urbani potrebbero in teoria andare anche in discarica;
la suddetta attività presso l'Obitorio giudiziario di Napoli non è da imputare a negligenza degli addetti ma, come dimostrato dal consigliere Santoro, a precise

disposizioni scritte della direzione del Servizio cimiteri del Comune di Napoli -:
quali siano le iniziative assunte dal Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente a seguito dell'esposto presentato dal consigliere Santoro;
se risultino avviate indagini a seguito delle denunce di cui in premessa.
(4-01135)

TESTO AGGIORNATO AL 25 SETTEMBRE 2008

...

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
in data 14 febbraio 2004 la società di trasporto pubblico bolognese ATC Spa stipulava, con la società Irisbus Spa, un contratto avente ad oggetto la fornitura di n. 49 veicoli elettrici denominati Civis e caratterizzati dall'essere dei tram su gomma a «guida vincolata»;
alla conclusione del contratto le parti pervenivano a seguito di aggiudicazione, ad opera della società Irisbus Spa, della pubblica gara d'asta indetta da ATC Spa - previa deliberazione del Comune di Bologna in tal senso;
in effetti, nel bando di gara la stazione appaltante ATC Spa aveva contemplato la possibilità di partecipare all'incanto per tutte le industrie che avessero potuto offrire la fornitura di tram su gomma, imprescindibilmente caratterizzati dalla cosiddetta «guida vincolata», ossia da un sistema di conduzione «monotraccia» in cui la sagoma del tram è obbligata a seguire un tracciato predefinito (è il caso, ad esempio, dei tram-bus circolanti su rotaia). Più in particolare, il bando di gara predisposto dalla stazione appaltante prevedeva esplicitamente che la «guida vincolata» avrebbe dovuto assicurare il rispetto delle due condizioni fondamentali di seguito riportate:
1) il rispetto della traiettoria prefissata (sagoma dinamica compatibile con le dimensioni trasversali della piattaforma di progetto);
2) il controllo continuo della traiettoria del veicolo (il che significa che l'impianto di guida elettronico avrebbe dovuto essere integralmente sostitutivo della guida manuale).
superfluo appare il sottolineare che, al di fuori della citata società Irisbus Spa, alcun'altra casa costruttrice di autobus (sia consentito l'utilizzo di un termine gergale invece del termine tecnico) fosse in grado di annoverare, fra i propri prodotti, un mezzo dotato delle caratteristiche richieste dall'appaltante ATC Spa;
parimenti superfluo è quindi evidenziare che alla gara d'appalto partecipò solo ed unicamente la Irisbus Spa alla quale, ovviamente, venne aggiudicata la fornitura;
quanto detto potrebbe indurre a ritenere che l'intera vicenda contrattuale testé riportata sia stata caratterizzata da estrema chiarezza e trasparenza, cioè da quegli elementi che dovrebbero costantemente governare l'operato della pubblica amministrazione;
in effetti, a livello formale, puramente formale, la vicenda appare esente da critiche: da un lato, infatti, ATC Spa ha acquisito, al proprio parco di veicoli, un mezzo - il Civis appunto - dalle caratteristiche avvenieristiche; dall'altro lato, poi, l'aggiudicataria Irisbus Spa ha ottenuto pubblico riconoscimento dei risultati delle proprie ricerche scientifiche nel campo della mobilità e del trasporto pubblico di persone, per essere stata l'unica ditta del settore a poter offrire, ad una amministrazione del trasporto pubblico, un mezzo davvero innovativo, per quanto costoso;
del resto, come non rimanere folgorati dalla descrizione che la stessa Irisbus

Spa aveva fatto del progetto Civis in sede di presentazione del prodotto? A tale riguardo Irisbus Spa ha sostenuto che: «Il veicolo proposto [...] si posiziona in termini di lunghezza all'interno del limite di 18,75 metri previsto per la circolazione dei veicoli autosnodati: ciò comporta per lo stesso la possibilità di utilizzo sia a guida libera che vincolata [...] La scelta del sistema tranvia impone l'assunzione di alcune specifiche fondamentali [...] Ai fini dell'esercizio [...] la guida ottica costituisce la modalità di funzionamento prevalente. In questo modo operativo le direzionalità del veicolo è assicurata dal Sistema di guida ottico che pertanto sostituisce completamente la guida manuale [...] in prossimità degli scambi il conducente è chiamato a compiere l'operazione di scambio, intervenendo sul volante, per dirigere il veicolo sul percorso di linea previsto. L'attivazione del modo guidato avviene automaticamente, su iniziativa del sistema di guida ottica, previa abilitazione del conducente. In presenza di biforcazioni della via guidata, ad esempio a più linee operanti su una tratta comune, la gestione della direzione, che il veicolo deve intraprendere, è affidata al conducente che dovrà agire sullo sterzo, solo momentaneamente, per indirizzare il veicolo sul percorso predefinito di linea. Il riferimento normativo è quello dei veicoli destinati a circolare su strada, e quindi su gomma, adibiti al trasporto pubblico di persone [...] Il veicolo è classificabile ai sensi della direttiva europea 70/156/CEE come appartenente alla categoria M3 (articolo 47 del Codice della Strada - vedi Colonna I), è conforme alle leggi vigenti in Italia per tale categoria di veicoli e secondariamente al Regolamento ECE 36»;
limitando l'analisi ai dati tecnici dichiarati nella scheda tecnica descrittiva del Civis allegata alla domanda di partecipazione alla gara d'asta, il veicolo in questione avrebbe dovuto - il condizionale è d'obbligo - costituire un mezzo tanto avanzato tecnologicamente da richiedere l'intervento di un operatore-conducente solo in talune, limitate, ipotesi residuali (ad esempio, in prossimità degli scambi o per evitare ostacoli improvvisi); nella normalità del suo funzionamento di contro, il Civis avrebbe provveduto a gestire da sé la rotta da seguire in maniera «vincolata»;
la vicenda ha incontrato dei contrattempi;
in realtà, l'approssimarsi della messa in funzione dei veicoli Civis, in una frenetica apertura dei cantieri necessari a consentirne il passaggio all'interno dell'abitato cittadino (non solo del centro storico, quindi, ma anche di importanti vie di comunicazione quali via Arno, via Genova, via Emilia, via Marconi eccetera), ha posto in luce un aspetto del progetto rivelatosi completamente falso e, in ogni caso, assolutamente non corrispondente né conforme alle reali funzionalità tecniche del Civis;
contrariamente a quanto figurante nel bando di gara, nel contratto del febbraio dell'anno 2004 ed in ogni altro atto dell'amministrazione comunale, provinciale, regionale e, non ultimo, statale (si rammenta che circa il 60 per cento del costo delle opere relative al Civis e del prezzo di acquisto dei veicoli - in euro circa 110 milioni - è coperto da un finanziamento ministeriale), il veicolo denominato Civis non può essere qualificato fra i «tram a guida vincolata», esso rientrando, di converso, nella categoria dei «filobus» quale delineata dagli articoli 47, 55 e 61 del codice della strada, nonché risultando finanche privo di una vera e propria «guida vincolata»;
a questo punto sia consentito di aprire una breve parentesi tecnica utile a rendere meglio intelligibile il concetto di cui si tratta;
secondo la «proposta di classificazione dei sistemi di trasporto collettivo» redatta dall'Università degli studi di Roma - «la Sapienza», soltanto i «tram-bus» con rotaia possono essere compresi tra i sistemi a guida vincolata, e quindi assimilati ai tram, restando da ciò esclusi altri tipi di «tram-bus» ed ovviamente i filobus;

per seguire le indicazioni di illustri docenti universitari che non tutelano «interessi di bottega», il veicolo Civis non può pertanto essere considerato a guida vincolata, perché il suo sistema di guida agisce soltanto sul primo asse e quindi soltanto il centro del primo asse segue (con l'incertezza propria e nei limiti del sistema) il tracciato definito a terra; i centri degli assi successivi percorrono traiettorie libere, determinate dal raggio di curvatura, alla stessa stregua di un comune autoveicolo articolato. Si perde così una caratteristica fondamentale dei veicoli a guida vincolata, ovvero la circolazione di tipo monotraccia;
sempre stando al disciplinare predisposto dall'Università «la Sapienza» va inoltre precisato, con riferimento ai veicoli a guida immateriale (ottica), che un veicolo a guida immateriale (senza ausilio del conducente, come quelli con telecamera) potrebbe considerarsi a guida vincolata soltanto qualora tutti i centri degli assi fossero guidati sulla stessa traccia ed il funzionamento fosse garantito in tutte le condizioni ambientali. Orbene il Civis non rientra in tale categoria di veicoli;
una conferma di quanto sin qui sostenuto, del resto, può essere agevolmente rinvenuta nelle recenti dichiarazioni ed esternazioni della Giunta Cofferati (fra tutte spiccano, ovviamente, quelle dell'Assessore Maurizio Zamboni) e del Comune di Bologna; tutti tali soggetti infatti, sia pur solo perché a tanto costretti dagli innumerevoli comitati di cittadini contrari al progetto Civis, hanno placidamente ed ufficialmente ammesso che il Civis non è un progetto di tram-bus a guida vincolata, bensì è un semplice «filobus» a guida ottica assistita;
immemore del contenuto dei propri atti ufficiali, quindi, il Comune di Bologna, senza ricevere smentita alcuna da parte di ATC Spa, nella sostanza ha - a parere dell'interpellante - sfacciatamente ammesso di aver dato esecuzione al bando di gara che ha portato all'aggiudicazione della fornitura in favore di Irisbus Spa, pur in assenza delle condizioni di legge; ATC Spa, pertanto, ha acquistato da Irisbus Spa ben 49 veicoli - il cui costo risulterebbe superiore ai 60 milioni di euro - nessuno dei quali può tecnicamente essere annoverato fra i mezzi di trasporto a guida vincolata;
sul punto, del tutto illuminante si palesa il contenuto della «relazione tecnica ministero infrastrutture di accompagnamento nel N.O. ai fini della sicurezza» secondo cui, si cita testualmente, «Il veicolo Civis è da ritenersi a tutti gli effetti un veicolo filoviario dotato di un dispositivo che fornisce un ausilio alla guida del mezzo» secondo le seguenti specifiche:
a) entrata nella zona guidata: quando il veicolo entra nella zona guidata, il conducente segue la traiettoria naturale del veicolo impostata all'inizio della marcatura. L'inserimento nella traiettoria marcata a terra avviene rapidamente [...]. Il conducente ha il compito di allineare il veicolo in modo tale da consentire l'agganciamento della traiettoria da parte del sistema di visione;
b) uscita dalla zona guidata: il conducente riprende il controllo;
c) attraversamento deviatoi: in presenza di biforcazioni della via guidata, dovuta ad esempio a più linee operanti su una tratta comune, la gestione della direzione [...] è affidata al conducente che dovrà agire sullo sterzo. L'azione del conducente è sempre prioritaria rispetto al sistema di guida;
d) il principio fondamentale applicabile a questo tipo di sistema di guida è quello per cui la sicurezza di guida si basa sul conducente;
per il corretto funzionamento del mezzo denominato Civis è quindi necessario ottemperare alle seguenti prescrizioni:
1. devono essere predisposte da parte del direttore di esercizio precise istruzioni in merito all'esercizio del sistema, da cui risulti evidente che la responsabilità

della corretta conduzione del mezzo rimane completamente a carico del conducente;
2. [omissis];
3. tra le istruzioni di guida deve essere compreso l'obbligo per il conducente di mantenere sempre le mani sul volante, anche durante la guida in modalità automatica;
chiara appare, all'interpellante l'ambiguità sottesa a tutta l'operazione denominata progetto Civis;
ci si chiede, infatti, in che modo l'amministrazione comunale di Bologna possa dare normale esecuzione al progetto Civis, acclarato ed ammesso che lo stesso presenta caratteristiche ontologicamente diverse rispetto a quelle richieste nel capitolato della gara indetta da ATC Spa vinta dall'unica concorrente, attuale aggiudicataria, Irisbus Spa;
altro non resta, allora, se non una considerazione finale: la società Irisbus Spa avrebbe partecipato (sola e senza concorrenti) alla gara pubblica indetta da ATC Spa sulla base della mendace dichiarazione di poter fornire un prodotto, il Civis, dotato di requisiti tecnici corrispondenti a quelli indicati nel capitolato del bando (in primis: la guida vincolata); nel far ciò, evidentemente, Irisbus Spa sarebbe stata ben consapevole che il proprio veicolo, lungi dal possedere i requisiti richiesti, avrebbe potuto al massimo essere catalogato come un «filobus a guida assistita» e che, comunque, lo stesso non avrebbe potuto in alcun modo essere ritenuto conforme alle specifiche tecniche richieste da ATC Spa, prima fra tutte la famosa, e famigerata, «guida vincolata monotraccia» (propria solo ed esclusivamente dei tram-bus su rotaia);
ciò che non è dato di comprendere, e che si vorrebbe che fosse accertato assieme ad ogni altro aspetto del tanto controverso «progetto Civis», è il motivo per cui il Comune di Bologna ed ATC Spa, nonostante la presa d'atto dell'assoluta mancanza di corrispondenza fra quanto Irisbus Spa ha dichiarato e quanto essa stessa è - ed è stata - in grado di realizzare, stiano egualmente proseguendo nell'intento di realizzare il «tracciato» su cui dovrebbe marciare il Civis, dando regolare esecuzione al contratto di fornitura sottoscritto con Irisbus Spa;
l'irragionevole condotta tenuta, ad avviso dell'interpellante, da Comune e da ATC Spa, infatti, sta portando allo sperpero di denaro pubblico concretantesi nell'acquisto di un ragguardevole numero di filobus a guida «assistita» (non vincolata) e nella realizzazione di lavori pubblici che, oltre a rendere invivibile il tessuto urbanistico della città, porteranno, in maniera ineluttabile, all'inutile devastazione del tessuto viario bolognese ed all'imposizione di enormi sacrifici a carico dei comuni cittadini e del tessuto commerciale;
per sottacere dello scempio cui, in assenza delle cautele del caso, potrebbe essere sottoposto il patrimonio architettonico/culturale bolognese (sotto tale profilo si evidenzia come, già nell'agosto dell'anno 2007, la Procura della Repubblica si sia dovuta interessare della spinosa questione dell'asfaltatura dell'ultimo tratto della via denominata strada Maggiore, arteria storica del centro cittadino bolognese di primaria importanza, spogliata dell'originario lastricato ed ancora oggi deturpata da un orrendo e presuntivamente (?) temporaneo manto di asfalto rosso);
da ultimo, al precipuo fine di fornire ulteriori indicazioni tecniche si riportano i seguenti dati:
a) secondo le disposizioni del codice della strada la lunghezza massima dei veicoli a guida libera non deve eccedere i 18 metri. Ne consegue che, al momento, la guida vincolata risulterebbe indispensabile al fine di consentire la circolazione del Civis, questo superando il predetto limite di 18 metri;
b) Sistema Civis: impiega veicoli filoviari o autobus a guida sussidiata ove necessario, in rapporto alla velocità di marcia sulla tratta, da cordoli disposti

sulla sede stradale e rulli ad asse verticale applicati sul veicolo, il sistema a guida ottica lo pone a metà strada tra l'autobus e il tram. Tutti questi veicoli (Civis) non sono monotraccia, né in modalità guidata né in modalità non guidata, perché solamente l'asse anteriore è sterzante;
dell'«albero» della «guida vincolata» fanno parte: ferrovia, monorotaia, metropolitana, tram-treno, tram-bus con rotaia, tram ordinari;
dell'«albero» della «guida semi-vincolata» fanno parte: tram-bus, bus ad attrazione magnetica, filobus (sul punto un ulteriore contributo viene dalle informazioni date dall'ingegner Finocchio, direttore tecnico Unifer - Ente di unificazione del materiale ferrotranviario nel 2004, ad opinione del quale: «Nel momento in cui il veicolo in questione possiede un volante, quindi ha la possibilità di cambiare la sua direzione, non si può parlare di «guida vincolata». Sulla base del grado di libertà si possono quindi distinguere:
a) «guida libera», quando il veicolo ha due gradi di libertà nel piano in cui si muove potrebbero consentire;
b) «guida assistita», quando il veicolo ha un grado di libertà libero e il secondo «facoltativo» e assistito da una sistema tecnologico;
c) «guida vincolata», quando il veicolo ha solamente un grado di libertà nel piano.
c) al fine di ottenere velocità commerciali attrattive il Civis necessita di una sede propria e di un sistema di priorità semaforica;
è evidente una volta di più che il Civis non può essere qualificato come veicolo a guida vincolata; nel Civis, infatti, il sistema di guida prescrive sempre e comunque la presenza attiva del conducente, che non può mai abbandonare il volante, né durante la marcia guidata, né nelle fasi di entrata e uscita dalla zona guidata, e tanto meno in presenza di biforcazioni del tracciato (scambi).
infine, si riporta la «nota tecnica sul sistema di trasporto Civis di Irisbus» del professor ingegner Willi Husler: «Il sistema Civis offerto dalla società Irisbus nella gara bandita dall'ATC di Bologna non può essere ritenuto «sistema di trasporto pubblico a guida vincolata». Infatti il sistema Civis si caratterizza per i seguenti connotati:
è un filobus snodato, con qualche variazione per quello che riguarda la trazione e il disegno ma, nelle prestazioni generali, (misure esterne, capienze, velocità, ingombro e raggio di curvatura e comfort) senza differenze sostanziali rispetto ad altri prodotti sul mercato, salvo che sul prezzo, molto più alto per il Civis;
è dotato di una sorta di telecamera per la lettura di una linea di guida (di colore bianco) tracciata sulla sede stradale, e di un dispositivo elettronico che comanda le ruote del primo asse a seguire le linea di guida. Questo secondo elemento fornito da Matra-Siemens può essere montato anche su altri tipi di bus (adattando l'asse anteriore), come si verifica nella città di Clermont Ferrand, in Francia, dove oltre al Civis è stato adottato il meno costoso sistema a guida ottica Agora, della Renault;
la telecamera che segue la traccia viene usata (in diverse città francesi) in vicinanza di certe fermate per rendere più facile l'accostamento alle piattaforme. L'uso del sistema a guida ottica è limitato a questi casi specifici e a velocità basse. Non esistono esempi collaudati dell'uso di questo tipo di guida vincolata per velocità di crociera e non esiste nessuna proposta tecnica per la risoluzione dei problemi della via vincolata nel caso di scambi o incroci;
un sistema di trasporto con queste prestazioni non può essere considerato del tipo a «guida vincolata» ma piuttosto di un tipo a «guida autonoma» con sistemi di ausilio per casi specifici (del tipo «accostamento facilitato del mezzo alle fermate»). Questi casi specifici sono limitati a meno del 20 per cento del percorso delle

linee. Questo fatto tecnico viene confermato dal fatto che nessuna altra casa produttrice di filobus (che avrebbe potuto attrezzare i propri filobus snodati con un sistema di guida per agevolare l'accostamento alle piattaforme) si è presentata alla gara, appunto perché nel bando veniva richiesto «un sistema di trasporto a guida vincolata»;
per concludere, l'ingegner Husler riporta la testimonianza di quanto accaduto in Francia: «I sistemi a guida ottica tipo Civis e Agora adottati in due città francesi (Clermond Ferrand con i due e Rouen) risultano collaudati soltanto per velocità sotto i 30 chilometri orari, e vengono usati generalmente fino a 25 chilometri orari per la fase di accostamento alle fermate. Il risultato dell'accostamento risulta soddisfacente soltanto se avviene in rettilineo e senza disturbo. Ciò è conseguenza del fatto che soltanto il primo asse è guidato. L'esperienza francese mostra anche le difficoltà di accostamento delle porte posteriori per i sistemi a guida ottica. Un accostamento con tolleranze da 5 a 10 centimetri tra porta e piattaforma sembra possibile soltanto per la porta anteriore o in condizioni ideali (accostamento in rettilineo). (21 ottobre 2003) Gli esiti dei collaudi in Francia impongono in presenza di marcia a guida ottica la sorveglianza continua del conducente per interventi manuali in caso di problemi. Un eventuale futuro collaudo per velocità superiori a 30 chilometri orari viene preso in considerazione solo per tratti in sede propria e senza nessuna promiscuità parallela o trasversale con altri mezzi, e solo se la sede può assicurare larghezze trasversali compatibili con la guida manuale. La città di Rouen ha sperimentato due Civis (entrate in servizio in febbraio 2002) e per motivi di esperienze negative (disturbi del funzionamento e costi alti) cerca di ritirarsi dal contratto su 55 unità Civis (entro quest'anno) in favore di bus snodati «classici» dotati dal sistema Matra-Siemens»;
anche nell'ipotesi di un futuro collaudo positivo per velocità superiori a 30 chilometri orari, e solo in sede propria, non risulta nessun vantaggio rispetto alla guida libera;
l'ingombro trasversale aggiuntivo e i problemi relativi alla circolazione di convogli più lunghi di 18 metri rimangono inconvenienti fortissimi rispetto a sistemi a guida vincolata di tipo fisico;
l'ipotesi del terzo asse sterzante per mezzi da 24 metri è tutta da dimostrare e fortemente a rischio di irrealizzabilità. Tra l'altro, come potrebbe il conducente guidare i due assi sterzanti in caso di inconvenienti sulla via guidata? Come si inserirebbe il secondo asse guidato sulla via guidata dopo incroci, scambi ed altre situazioni di promiscuità con altri mezzi stradali nei tratti dove la via guidata, magari non rettilinea, fosse interrotta?
gli specialisti francesi del Certu (Centro studi governativo sui trasporti e l'urbanistica) interpellati consigliano di essere molto rigorosi nel richiedere la dimostrazione del rispetto delle prestazioni che il Civis dice di poter garantire, perché in Francia anche il semplice requisito dell'accostamento alle fermate non ha avuto l'esito atteso;
da rilevare ancora i problemi di deformazione della carreggiata, se non adeguatamente rinforzata, lungo la guida in corrispondenza del passaggio obbligato delle ruote, perché tutto il peso di tutti mezzi si scarica sulle stesse strisce della carreggiata. Questo problema è ancora più avvertito in tratti di curva, accelerazione, frenate e sosta»;
in definitiva, a parere dell'interpellante, il «progetto Civis» attuato nella città di Bologna dimostra di essere una sorta di «grande bluff» i cui tratti salienti ben possono essere individuati in questi termini:
1) mancato rispetto del capitolato tecnico della gara indetta da ATC Spa da parte di Irisbus Spa: in una gara per l'aggiudicazione di un sistema di trasporto pubblico a guida vincolata il sistema Civis non può soddisfare la prestazione base, quella cioè quelle di offrire un sistema a

guida vincolata per la globalità del percorso; dunque l'offerta della società Irisbus non soddisfa i requisiti fondamentali richiesti dalla gara. Il fatto che il Civis sia dotato per qualche situazione specifica, e non per velocità di crociera, di un sistema di assistenza al conducente (via guidata per queste specifiche situazioni) approvato e collaudato in alcune città francesi non porta il Civis nella categoria dei sistemi di trasporto a guida vincolata; tali sistemi richiedono infatti una soluzione approvata e collaudata per la velocità di crociera e per tutte le situazioni tipo del percorso;
2) esecuzione di un progetto e di un contratto difformi dal capitolato tecnico di gara: se si fosse ritenuto accettabile un filobus con qualche sistema per migliorare l'accostamento alle piattaforme di fermata, bisognava dichiararlo nel capitolato della gara, e in questo caso si sarebbe aperto il mercato dei filobus assistiti nella guida anche alla concorrenza, che non si è presentata nella gara bandita da ATC proprio in ragione della richiesta di un «sistema di trasporto a guida vincolata» -:
se il Governo intenda valutare se sussistano i presupposti per revocare le concessioni o l'erogazione dei finanziamenti governativi, anche alla luce della relazione tecnica del Ministro delle infrastrutture evidenziata in premessa.
(2-00136)«Garagnani».

Interrogazioni a risposta scritta:

SIRAGUSA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 29 luglio 2008 il Parlamento ha convertito in legge, con modificazioni il decreto-legge n. 97 del 2008 cosiddetto «mille proroghe»;
nella stessa data il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/1496/21 presentato dall'interrogante;
il comma 8 dell'articolo 4-bis eroga un contributo in conto capitale di 80 milioni di euro per i comuni delle aree individuate dall'obiettivo «Convergenza» del regolamento (CE) n. 1083/2006 con una popolazione superiore a 500.000 abitanti e rilevanti passività nei confronti delle società a partecipazione totalitaria affidatarie del servizio di gestione rifiuti ed igiene ambientale nel territorio comunale;
tale contributo è finalizzato a risanare un debito che il Comune di Palermo ha nei confronti della sua azienda partecipata di Igiene Ambientale (Amia);
l'Amia è passata, negli ultimi sei anni, da una gestione in attivo, capace di produrre utili, ad un deficit dichiarato di 186 milioni di euro nel 2006 e attualmente registra una perdita di 3,6 milioni di euro al mese;
l'Azienda, pur essendo una società in house, non si è mai assoggettata al controllo analogo previsto dalla normativa europea sulla concorrenza;
quanto descritto sopra ha avuto come conseguenza diretta una gestione amministrativa inefficace, poco trasparente e clientelare, che ha portato al disavanzo e che è costata ai cittadini di Palermo l'aumento del 75 per cento della TARSU, con la quale impropriamente viene coperto il servizio di manutenzione stradale affidato alla stessa azienda;
a fronte di tutto ciò si registra una vera e propria emergenza che vede la città di Palermo sommersa da quasi duemila tonnellate di rifiuti, cassonetti incendiati, cumuli di rifiuti a macchia di leopardo in tutti i quartieri e stato di agitazione degli addetti alla raccolta che non percepiscono lo stipendio;
da un articolo di stampa pubblicato il 18 settembre 2008 dal quotidiano la Repubblica, risulta che il Comune di Palermo non ha ancora incassato gli 80 milioni di euro stanziati dal Governo nazionale impedendo all'amministrazione comunale di effettuare l'adeguamento, di 20 milioni di euro, del contratto di servizio stabilito nel bilancio di previsione;

i vertici dell'Amia e dell'Amministrazione Comunale sono responsabili del dissesto finanziario dell'azienda che ricade sulle spalle e sulle tasche dei cittadini palermitani. Gli stessi vertici dovrebbero gestire il risanamento dell'azienda con gli 80 milioni di euro del contributo contenuto nel decreto in oggetto -:
se corrisponda al vero che il contributo previsto dalla trasformazione in legge del cosiddetto decreto mille-proroghe non sia stato ancora erogato al Comune di Palermo;
in caso ciò corrispondesse al vero, quali siano i motivi del ritardo e quando intenda erogare gli 80 milioni di euro di contributo in conto capitale al Comune di Palermo;
se non ritenga altresì opportuno intervenire con opportuni controlli, anche in ottemperanza dell'impegno assunto con l'accoglimento dell'ordine del giorno 9/1496/21, per verificare la gestione trasparente dei fondi assegnati e l'efficacia di tale contributo in termini di eliminazione dei disservizi subiti dai cittadini.
(4-01120)

TOCCAFONDI, BONCIANI, MAZZONI e MASSIMO PARISI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dalla risposta - Prot. n. 2-11135/08, del 10 settembre 2008 - alla precedente interrogazione n. 4-00209, si prende atto che l'immobile «Centro delle Finanze» sito nel Comune di Scandicci, è stato ceduto nel dicembre 2003 dallo Stato alla società Fintecna S.p.A., con autorizzazione intervenuta con decreto del 10 dicembre 2003 del Direttore generale del Dipartimento del tesoro;
si ribadisce che il suddetto immobile denominato «Centro delle Finanze», è stato realizzato nella misura dell'85 per cento e che tale struttura consta di 28 mila metri quadrati di superficie, ed è rimasta inutilizzata e in totale stato di degrado - nonostante le pubbliche denunzie su stampa e trasmissioni televisive - e fatta oggetto di un accordo nel 2003 tra l'Agenzia del demanio ed il Comune di Scandicci che prevedeva la valorizzazione dell'area e dell'immobile e la sua cessione alla Fintecna S.p.A. con il versamento del 15 per cento del ricavato al comune;
dopo la vendita, Fintecna ha comunicato al Comune di Scandicci, la volontà di non pagare il 15 per cento e per questo si è aperta una vertenza non ancora risolta -:
come la società Fintecna abbia intenzione di valorizzare detto immobile; se sia intenzione della società attualmente proprietaria alienare lo stabile sul mercato privato, o cederlo a enti pubblici;
se Fintecna abbia richiesto cambio di «destinazione d'uso» dell'immobile al Comune di Scandicci, per la vendita, e, in caso affermativo, quale nuova destinazione sia stata attribuita all'immobile;
se Fintecna, una volta venduto l'immobile sia disposta a reinvestire una parte della somma ricavata sul territorio locale in opere pubbliche.
(4-01124)

LABOCCETTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le disastrose conseguenze del crack finanziario dell'Argentina, verificatosi all'inizio del decennio, si sono estese in misura massiva anche nel nostro Paese coinvolgendo circa 500 mila risparmiatori italiani che avevano investito nei cosiddetti «Tango bond» risparmi per oltre 14 miliardi di dollari;
successivamente oltre 100 mila risparmiatori hanno aderito allo swap argentino perdendo il 70 per cento del capitale investito nei titoli di stato argentini, dichiarati in default nel 2001;
nel 2002, sotto impulso dell'ABI, è stata costituita la task force Argentina, associazione promossa dalle banche italiane

con l'obiettivo di tutelare gli investitori in titoli argentini. La TFA ha raccolto le adesioni di oltre 350 mila italiani;
oltre 195 mila risparmiatori hanno delegato la TFA a promuovere un ricorso contro il governo di Buenos Aires presso l'Icsid, International Centre for the Settlement of the lnvestment Disputes, ovvero l'organizzazione, facente capo alla World Bank, che svolge funzioni di conciliatore o di arbitro nelle dispute relative ad investimenti fra Stati e investitori privati esteri in applicazione di trattati bilaterali (BIT) esistenti tra i Paesi interessati. Nel corso dello scorso aprile è stata tenuta a Washington la prima udienza che ha sancito l'avvio di una fase giurisdizionale il cui iter, per tempi ed esiti, appare ancora incerto;
nel 2006, alcune centinaia di risparmiatori aderenti all'Aduc hanno scelto la via della causa individuale nei confronti del governo di Buenos Aires presso il Tribunale di New York che ha certificato come class action le azioni legali promosse ed ha disposto il sequestro di 310 milioni di dollari argentini a tutela dei titoli di 600 investitori in larga parte italiani;
nel corso di questi anni le istituzioni italiane non hanno approntato adeguati interventi a sostegno e tutela dei risparmiatori italiani, peraltro traditi, almeno in alcuni casi, dai cattivi e interessati «consigli» delle banche. Solo con la legge finanziaria per il 2006, il Ministro Tremonti, all'epoca, come oggi, Ministro dell'economia e delle finanze, decise di utilizzare i fondi rilevati nei conti dormienti di banche e Poste italiane a parziale ristoro dei risparmiatori colpiti dal crack argentino e più in generale delle vittime di frodi finanziarie. Alcune fonti stimano in 13 miliardi di euro l'ammontare delle risorse finanziarie depositate in conti dormienti, ovvero conti che non hanno avuto alcuna movimentazione da almeno dieci anni. Nel corso del 2007 è stato approvato il regolamento che disciplina i presupposti per l'attuazione dell'articolo 1, commi 343, 344 e 345, della legge finanziaria per il 2006;
risulta che in questi giorni il Ministro Tremonti abbia avuto incontri con l'ABI per acquisire informazioni utili e puntuali indispensabili a dare concreta attuazione al piano di tutela dei risparmiatori basato sull'impiego dei fondi presenti nei conti dormienti -:
se le banche italiane abbiano terminato le procedure di quantificazione dei fondi presenti nei conti dormienti ed a quanto ammontino tali risorse;
lungo quali direttrici il Ministero intenda adoperarsi per porre in essere concreti e immediati interventi di supporto agli investitori in bond argentini;
a quali specifiche finalità saranno destinate tali risorse.
(4-01129)

...

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

DI PIETRO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel nostro Paese lo stato dell'amministrazione della giustizia è a dir poco allarmante, personale scarso e fondi insufficienti sono purtroppo caratteristiche strutturali del nostro sistema giudiziario;
il personale giudiziario sopravvive in una situazione del tutto particolare come fosse una «sorta di personale ad esaurimento». Il blocco delle assunzioni e la mancata sostituzione del turn-over ha precipitato le presenze dalle 44.027 del 2001 (picco massimo) alle attuali 40.517, i magistrati in organico risultano dal 1o marzo 2008 9.153, con 956 posti che risultano a tutti gli effetti scoperti;
le somme dovute per i cosiddetti consumi intermedi che consentono agli uffici di «vivere» (acqua, luce, gas, benzina, autovetture) hanno subìto nel corso degli anni «una radicale riduzione», passando

dagli oltre 202 milioni stanziati nel 2002 ai 107 del 2006, con un saldo negativo del 48 per cento;
nelle ultime settimane il Governo ha ripetutamente annunciato una riforma della giustizia, ma le reali necessità per il suo corretto funzionamento restano completamente ignorate, tanto che l'attuale Governo ha deciso con la legge n. 133 del 2008 di determinare ulteriori tagli alle spese destinate alla giustizia che provocheranno inevitabilmente un ulteriore diminuzione delle piante organiche del personale;
si apprende che nella giornata del 23 settembre 2008 si è svolta la manifestazione della Anm a Palermo convocata per denunciare pubblicamente le ulteriori gravi disfunzioni che deriveranno dai nuovi tagli alle spese della giustizia -:
se il Governo intenda intervenire al più presto, nel rispetto delle proprie ed altrui competenze, per sostenere concretamente le necessità reali del nostro sistema giudiziario principalmente in quei tribunali maggiormente impegnati nella lotta alla criminalità organizzata.
(4-01105)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nello scorso mese di giugno 2008 si è concluso il concorso per n. 397 posti nell'area C, profilo professionale di educatore nel Dipartimento amministrazione penitenziaria, bandito nel 2003, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16 aprile 2004;
nonostante i lunghi tempi intercorsi tra la data del bando e l'espletamento del concorso, a tutt'oggi, non è stata ancora pubblicata la relativa graduatoria ufficiale;
dai dati pubblicati sul sito ufficiale del Ministero della giustizia si evince la carenza di personale educativo negli istituti penitenziari, con un vuoto di organico di ben 826 unità;
è estremamente importante il ruolo dell'educatore penitenziario sia per il singolo detenuto sia per ottenere una valutazione corretta da parte della magistratura di sorveglianza nella concessione dei benefici penitenziari;
la stessa sicurezza ed il mantenimento della disciplina all'interno degli istituti penitenziari passa proprio attraverso la figura e la presenza dell'educatore;
notizie diffuse paventano la possibile prossima assunzione degli educatori penitenziari, vincitori del concorso, soltanto a blocchi il che porterebbe ad una maggiore spesa per i corsi di formazione previsti dalla normativa e che dovrebbero, quindi, essere effettuati a blocchi;
l'interrogante comprende anche che l'assunzione degli educatori vincitori comporterebbe un onere per lo Stato, ma ritiene di dover richiamare l'attenzione sulla gestione della cassa delle ammende, così come segnalata nella relazione della Corte dei conti del giugno 2008;
la citata relazione infatti, nel paragrafo 1, cita testualmente «Rimane [...] evidente il dato del rilevante accumulo di risorse, in controtendenza rispetto alla complessiva situazione di carenza di risorse del «comparto giustizia», che ha fatto avanzare anche nell'ambito degli organismi del Ministero dell'economia e delle finanze la proposta di un utilizzo alternativo delle somme a disposizione [...];
l'assunzione degli educatori, con conseguente impinguamento degli organici, è legata proprio agli istituti penitenziari:
quali siano stati i motivi che hanno portato ad un così lungo periodo per l'espletamento del concorso pubblico per la copertura di 397 posti di educatore penitenziario nell'area C;
quali siano i tempi ed i finanziamenti per l'assunzione dei 397 vincitori;
quali iniziative intendano adottare per coniugare gli obiettivi della sicurezza e

della rieducazione negli istituti penitenziari.
(4-01108)

FOGLIARDI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il superamento dell'esame di Stato per l'esercizio dell'attività di Avvocato, sta diventando per migliaia di giovani cittadini italiani, un vero e proprio incubo, motivo di grandi e gravi preoccupazioni, a seguito delle difficoltà e problematiche, che lo stesso rappresenta;
non è posto in discussione il contenuto della prova (tre temi scritti oltre una prova orale) quanto le modalità e gli aspetti conseguenti che ad essa si accompagnano; in particolare:
a) il periodo di tempo che separa lo svolgimento del tema scritto (dicembre) dalla conoscenza del relativo risultato, che avviene molto spesso dopo quasi un anno e il candidato nell'incertezza della risposta deve sottoporsi nuovamente ad una nuova prova;
b) il meccanismo delle «commissioni itineranti» che comporta lo svolgimento dell'esame scritto in una città e la correzione in altra città, da parte di altra commissione, non ha certamente risolto il problema delle «raccomandazioni», anzi ha creato conflitti e contrapposizioni tra le diverse città;
c) non è dato comprendere come mai molti temi, non ritenuti idonei, una volta richiesti per la conoscenza, sono stati trovati immuni da qualsiasi commento e/o correzione, tanto da presumerne la mancata correzione;
d) è ritenuto ingiusto che la bocciatura all'orale comporti l'annullamento completo dell'esame e si debba ritornare a sostenere tre scritti di notevole e riconosciuta difficoltà;
e) è pressoché impossibile per il candidato ricorrere nella competente sede legale contro la commissione qualora ritenga la sua prova idonea, perché di fatto come sopra specificato la risposta avviene spesso dopo la data di convocazione di una nuova sessione d'esame e dulcis in fundo qualora l'esaminante dovesse perdere il ricorso, oltre al danno la beffa, dovrebbe pagarne tutte le relative spese;
per molti di questi giovani, quasi la totalità, risulta difficile e moralmente inconcepibile, trasferire la propria residenza in sedi ritenute «abbordabili», e per molti di questi ragazzi come in premessa specificato non passerà molto tempo prima che inizino a citare in giudizio lo Stato per danno biologico, morale ed esistenziale conseguente allo stress che comporta l'esame di avvocato, inefficiente, iniquo ed ingiusto -:
come intenda il Ministro interrogato affrontare detta situazione e quali proposte concrete presentare a fronte di una problematica forse molto più grave ed urgente di quelle affrontate in tema di giustizia dal Governo in questo inizio di Legislatura.
(4-01126)

TORAZZI, NICOLA MOLTENI e COMAROLI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
un magistrato, il dottor Pier Paolo Beluzzi, Giudice per l'udienza preliminare al Tribunale di Cremona, ha annunciato la propria disponibilità alla candidatura a Sindaco della città per il Partito Democratico;
tale notizia si è diffusa velocemente negli ambienti, politici e non solo, ed ovviamente sugli organi di stampa locali ha iniziato a sollevare valutazioni, domande, perplessità e dubbi di legittimità giuridica;
dagli organi di stampa locali si apprende altresì che il dott. Beluzzi parteciperà, a breve, probabilmente nel mese di dicembre, alle consultazioni «primarie» indette dal partito democratico per la scelta del candidato sindaco della città di Cremona;

il decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali), all'articolo 60, prevede una organica disciplina delle cause di ineleggibilità e incompatibilità dei sindaci, stabilendo in particolare che i magistrati addetti alle corti d'appello, ai tribunali, ai tribunali amministrativi regionali, nonché i giudici di pace, non siano eleggibili alla carica di sindaco nel territorio nel quale esercitano le loro funzioni;
la ragione di siffatta delimitazione territoriale dell'incompatibilità risiede nella esigenza di tutelare l'autonomia e l'indipendenza della funzione che il magistrato è chiamato a svolgere, valori che impongono un'equidistanza dagli altri pubblici poteri e l'assenza di qualsiasi commistione o interferenza tra l'espletamento delle diverse funzioni, oltre ad essere diretta ad impedire che la funzione di giudice di tribunale, possa influenzare la libera scelta degli elettori, minandone la genuinità della manifestazione di voto;
allo stato non risulta che, il dottor Pier Paolo Beluzzi, pur avendo ricevuto la candidatura di sindaco, abbia chiesto la sospensione delle sue funzioni di giudice, resa opportuna dal fatto che la ratio delle ineleggibilità previste dalla legge consiste nell'evitare che l'esercizio di funzioni giurisdizionali porti una disparità tra i candidati, che si risolve a favore dei candidati magistrati;
ad avviso dell'interrogante, tale situazione, ovvero la discesa nel campo politico del magistrato di cui in premessa, crea comunque, allo stato, una condizione di incompatibilità ambientale e di evidente disagio per il regolare espletamento delle funzioni giurisdizionali a scapito del rispetto dei principi di terzietà, imparzialità e neutralità e tale vicenda evidenzia comunque una chiara e manifesta appartenenza e sensibilità politica del giudice Beluzzi, tale da inficiare il principio di terzietà ed indipendenza nell'espletamento delle proprie funzioni giudicanti -:
se il Ministro della giustizia abbia ricevuto alcuna comunicazione ufficiale di tali fatti, ai sensi dell'articolo 39 del decreto del Presidente della Repubblica 16 settembre 1958, n. 916, e - in caso affermativo - quali richieste od osservazioni abbia formulato;
se il Ministro della giustizia intenda avviare iniziative ispettive, anche ai fini dell'eventuale promozione dell'azione disciplinare;
se il Governo, in considerazione della prassi recentemente invalsa di procedere a selezioni delle candidature mediante elezioni primarie, la quale rischia - nei fatti - di vanificare la ratio delle previsioni di ineleggibilità e incompatibilità attualmente disposte dalla legge, intenda assumere iniziative normative volte ad estendere le cause di ineleggibilità, di cui al testo unico degli enti locali, sino a ricomprendere non solo la fase delle candidature, ma anche quella delle «primarie».
(4-01138)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

MARIO PEPE (PD). - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
grande allarme e diffusa preoccupazione si registrano in questi giorni, dopo le notizie apparse sulla stampa locale e regionale, in ordine alla riduzione delle fermate degli Eurostar nella città di Benevento;
i trasporti su ferro sono essenziali per una Provincia debole e per una città che dovrà recuperare un ruolo fondamentale per lo spostamento di merci e persone e per avviare forti dinamiche di sviluppo che interesseranno i territori sanniti;
la tratta Roma-Benevento-Bari subirà col tempo una forte azione di trasformazione

che riguarderà essenzialmente il capoluogo beneventano e le aree irpina e sannita;
il sistema della mobilità su ferro rappresenta una scelta strategica per le aree deboli del Sannio e dell'Irpinia che fanno capo alla stazione di Benevento come è previsto nel Piano territoriale regionale;
è necessario evitare qualsiasi riduzione delle fermate nella città sannita in modo da impedire di depotenziare la tratta ferroviaria Roma-Benevento-Bari -:
quali siano le scelte future che la società Trenitalia e gli organi di Governo si accingono ad assumere in ordine all'argomento prefato e quali miglioramenti sia possibile ipotizzare nei programmi dell'azienda ferroviaria sia per il consolidamento e il potenziamento della tratta Roma-Benevento-Bari, sia per il rafforzamento e l'aumento delle fermate degli Eurostar nella stazione di Benevento.
(3-00148)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

IANNUZZI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il collegamento stradale Salerno-Avellino, nel tratto fra Mercato San Severino e Salerno, svolge una funzione di assoluta valenza nazionale;
infatti tale arteria assicura il collegamento fra le autostrade A30 Caserta ed A3 Salerno-Reggio Calabria, fungendo, quindi, da raccordo autostradale;
di conseguenza, questa rete stradale è interessata da un enorme volume di traffico che, assai spesso, determina veri e propri ingorghi con code chilometriche di veicoli che paralizzano per ore la circolazione e che rappresentano un pericolo per gli utenti;
il potenziamento e l'adeguamento di tale strada sono considerati da anni necessari per alleggerire e per rendere scorrevoli il traffico e le comunicazioni verso il Sud e dal Sud, attraverso il collegamento fra le autostrade A30 e A3;
fra l'altro, il raccordo Salerno-Avellino, allo stato, presenta condizioni di sicurezza completamente inadeguate, proprio per la ristrettezza e l'inadeguatezza della sede stradale - due sole corsie per ogni senso di marcia - e per l'elevato livello del traffico;
d'altronde, il potenziamento del raccordo in discorso costituisce una priorità nella politica infrastrutturale del Paese, essendo parte integrante dell'asse autostradale Roma-Caserta-Salerno-Reggio Calabria;
dopo anni di confronti e di discussioni in merito alla soluzione progettuale più idonea, l'Anas, ha indetto nel 2002 una gara pubblica per la progettazione, al fine di adeguare l'attuale tracciato stradale, ampliandolo da due a tre corsie per ogni direzione di marcia, oltre alla striscia dell'emergenza ed alla messa in sicurezza complessiva del raccordo;
l'incarico di progettazione è stato così aggiudicato alla società Bonifica Core di Roma, per il tratto da Salerno fino alla galleria di Solfora, e ad un libero professionista per il tratto ulteriore fino ad Avellino;
da tempo la società Bonifica ha consegnato gli elaborati del progetto preliminare, unitamente alla valutazione di impatto ambientale;
l'accelerazione dell'iter progettuale è indispensabile, attesa la rilevanza straordinaria dell'opera, come già sottolineato con precedenti atti di sindacato ispettivo 5-03452 del 20 settembre 2004, 5-04771 del 28 settembre 2005 e 5-05174 del 7 febbraio 2006 presentati dall'interrogante;
è indispensabile acquisire il finanziamento di tale intervento - che è parte integrante del sistema autostradale meri dionale -

tenuto conto che il progetto può essere realizzato in fasi ed in stadi diversi e graduali, iniziando dal tratto di massima rilevanza nazionale Mercato San Severino-Salerno, la cosiddetta «barriera»;
in questa prospettiva è estremamente grave e preoccupante che nel DPEF del luglio scorso ed in tutte le dichiarazioni del Ministro per le infrastrutture ed in tutti gli atti successivi del Governo, il potenziamento, pur così necessario ed urgente, del raccordo è scomparso dalle opere da finanziare;
invece, l'adeguamento del raccordo è ancor più necessario per evitare che diventi sempre più una «strozzatura» negativa ed asfissiante nel collegamento autostradale a tre corsie fra la A30 e la A3, visto che la tratta salernitana della Salerno-Reggio è in via di completamento ed è stato finalmente eliminato «l'imbuto» o «ingorgo» di Fratte con l'apertura del relativo svincolo;
è, quindi, indispensabile adeguare il raccordo per garantire che il traffico veicolare dalle tre corsie della A30 raggiunga la A3 con tre corsie vicine alla ultimazione nel tratto salernitano, attraverso un collegamento Mercato San Severino-Salerno anche esso dotato delle necessarie tre corsie ed in regola con una moderna e funzionale messa in sicurezza del tracciato) -:
se e quando verrà concluso l'esame del progetto preliminare da parte del CIPE secondo le procedure introdotte dalla «legge obiettivo»;
quali tempi siano previsti per l'elaborazione del progetto definitivo ed esecutivo dell'adeguamento del raccordo Salerno-Mercato San Severino-Avellino;
quale sia l'effettiva volontà del Governo in ordine ai tempi ed alle modalità di finanziamento di questo progetto decisivo per il sistema di mobilità e dei collegamenti autostradali dell'intero Paese e prioritario nelle prospettive strategiche del sistema infrastrutturale italiano.
(5-00361)

BECCALOSSI e SAGLIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Prefetto di Brescia, con decreto dell'ottobre 1991 autorizzava l'Anas, e per essa le ditte Sir, Torno e Sigeco, ad occupare temporaneamente, in via d'urgenza e per una durata massima di 5 anni, le aree necessarie per la costruzione della variante agli abitati da Urago D'Oglio a Brescia (S.S. n. 11);
tutte le aree furono occupate nel gennaio 1992 e furono iniziati i lavori di costruzione della strada che si protrassero per oltre un quinquennio, senza che agli espropriati fosse corrisposta alcuna indennità;
nel giugno 1997, «visto che il compartimento della viabilità di Milano ha comunicato che per motivi connessi a specifici aspetti della procedura espropriativa non si è potuta completare la stessa nel termine stabilito» il Prefetto di Brescia, con nuovo decreto, autorizzò l'Anas a rioccupare le aree temporaneamente, in via d'urgenza, e per una durata massima di 5 anni;
nel settembre 2000 furono parzialmente aperti il terzo e il secondo lotto della variante alla S.S. n. 11, a seguito dei quali fu riconosciuta agli espropriati una parte dell'acconto dell'indennità dovuta;
tutto ciò avveniva solo a seguito di manifestazioni degli interessati e incontri presso la Prefettura alla presenza delle organizzazioni Professionali agricole, la Provincia di Brescia, i Sindaci di Chiari e Rovato e i dirigenti ANAS;
l'ANAS si era impegnata, a fronte di una mediazione istituzionale, a liquidare l'indennità definitiva d'esproprio entro il 31 dicembre 2000 per il 2o lotto, entro maggio - giugno 2001 per il 3o lotto, mentre per il 1o lotto la procedura sarebbe stata un po' più lunga perché legata ad altre infrastrutture;
a distanza di ormai più di diciassette anni dall'occupazione delle aree, nonostante

le sollecitazioni delle organizzazioni professionali agricole, l'interessamento della Provincia di Brescia e l'impegno del Prefetto e gli impegni sottoscritti, l'ANAS non ha ancora provveduto a corrispondere agli abitanti espropriati di Urago D'Oglio a Brescia il saldo delle indennità dovute sui tre lotti della variante -:
quali siano le ragioni per le quali l'Anas non ha rispettato gli impegni assunti e se non ritenga necessario individuare eventuali responsabilità individuali;
quali siano i tempi previsti per il legittimo indennizzo da corrispondere agli espropriati.
(5-00362)

Interrogazioni a risposta scritta:

FALLICA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a partire dal prossimo mese di ottobre le isole Pelagie e Pantelleria potrebbero rimanere senza collegamenti aerei con la Sicilia dal momento che lo scorso mese di aprile la compagnia Air One ha comunicato la sua indisponibilità a volare oltre il 5 ottobre 2008;
rischiano di non decollare più da Palermo e da Trapani gli aerei degli unici vettori che collegano Pantelleria e Lampedusa con gli aeroporti di queste città, in quanto il collegamento era consentito dalle cosiddette «tratte sociali» che vanno a scadere i primi giorni del prossimo mese di ottobre;
tanto lo Stato che la regione Sicilia hanno espresso la ferma intenzione di rifinanziare le tratte sociali in questione, ma per l'assegnazione delle rotte si deve attendere l'espletamento di una nuova gara che dovrebbe svolgersi entro la fine dell'anno;
nel frattempo il Ministero dei trasporti ha dato mandato all'Enac (Ente Nazionale per l'Aviazione Civile) di svolgere una trattativa privata per individuare il vettore aereo che consenta la prosecuzione del servizio nelle more dell'aggiudicazione della relativa gara che deve essere bandita;
a tutt'oggi l'Enac non solo non è riuscita a produrre una soluzione plausibile al problema ma si è presentata al tavolo della conferenza dei servizi indetta appositamente il 18 settembre scorso a Palermo con una proposta che ha suscitato le critiche dei sindaci di Pantelleria e di Lampedusa in quanto fortemente penalizzante per le popolazioni delle due isole;
il vettore Meridiana, infatti, si è detto disponibile a proseguire il servizio di collegamento delle isole con gli aeroporti di Trapani e Palermo, mettendo a disposizione un solo volo all'andata e uno al ritorno verso i due scali siciliani contemporaneamente mentre attualmente i voli a disposizione sulla stessa tratta sono sei;
tale ipotesi risulta ancor più assurda se si pensa che Meridiana assicurerà i collegamenti con un solo Atr da quaranta posti, il che avrà come inevitabile conseguenza il formarsi di liste di attesa per trovare un posto -:
quali tempestive iniziative intenda predisporre per garantire il diritto alla mobilità dei cittadini interessati, sollecitando a tale fine l'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile a predisporre soluzioni concrete e non penalizzanti e a prevedere sanzioni verso quegli operatori inadempienti che non hanno rispettato e non rispettano i contratti siglati per la continuità territoriale.
(4-01106)

ZACCHERA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la linea ferroviaria internazionale del Sempione, nel tratto tra Briga e Domodossola, è per accordo internazionale gestita dalle Ferrovie federali svizzere pur insistendo in parte sul territorio italiano;
in sede di recente rinnovo della convenzione ormai centenaria tra i due Stati

si è insistito anche a livello parlamentare sul tener conto anche delle necessità del traffico locale ed in particolare di quello dei lavoratori frontalieri che quotidianamente dall'Ossola vanno a lavorare in Svizzera e che devono raggiungere in treno il Canton Vallese spesso senza altro mezzo di trasporto e del fatto che tali frontalieri sono di un numero superiore alle 500 unità;
si apprende che - come ampiamente ripreso dalla stampa locale - le FFS avrebbero previsto la soppressione di n. 5 coppie di treni destinati a questo servizio con comprensibile preoccupazione dei lavoratori interessati -:
quali iniziative abbia intrapreso il Governo, attraverso Trenitalia, circa il mantenimento del servizio dei treni frontalieri sulla linea internazionale del Sempione.
(4-01116)

TESTO AGGIORNATO AL 30 NOVEMBRE 2010

...

INTERNO

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
come risulta dall'ordinanza del 9 agosto 2008 del vice sindaco di Guastalla (Reggio Emilia), relativa allo sgombero di assembramento non autorizzato in area golenale di proprietà privata adiacente il ponte stabile sul Po, nella nottata e nelle prime ore dello stesso sabato 9 agosto, si è formato un assembramento non autorizzato di circa cinquecento persone con autovetture, autocaravan, furgoni, autocarri, finalizzato alla realizzazione di una festa non autorizzata rave party;
nella stessa ordinanza si evidenzia inoltre:
a) che l'area è classificata come area agricola sottoposta a vincoli ambientali-idreogeologici ed adibita a coltura (pioppeto), e che tale manifestazione ha creato un dissesto ambientale-ecologico dell'area; tale aspetto è stato inoltre fortemente sottolineato nella comunicazione alle autorità locali, provinciali e regionali dello stesso 9 agosto da parte del presidente di Eden s.c.r.l., che gestisce le aree di interesse naturalistico riconosciute come aree di riequilibrio ecologico nel Comune di Guastalla;
b) che l'enorme flusso di veicoli all'area per le due uniche vie di accesso (ponte stabile sul Po - SP35, ovvero viale Lido Po) creava notevoli problemi alla viabilità ed alla sicurezza della circolazione degli autoveicoli, pedoni, biciclette transitanti nella zona Lido Po di Guastalla;
c) che nonostante gli inviti a lasciare libera la zona posti dal Comando Polizia municipale Bassa Reggiana e dal Comando stazione Carabinieri, l'area in oggetto continuava ad essere occupata abusivamente, minacciando il mantenimento dell'ordine pubblico, la sicurezza pubblica e soprattutto cagionando problemi ambientali ed igienico-sanitari;
d) che da sopralluoghi effettuati l'area risultava priva di acqua corrente e servizi igienici e che i mezzi in possesso degli occupanti non garantivano il rispetto delle necessarie norme igieniche;
e) che la proprietaria ha dichiarato di non aver autorizzato nulla e di non essere a conoscenza di tale occupazione, specificando la volontà di provvedere a sporgere regolare denuncia contro ignoti per occupazione abusiva di area privata, e manifestando la volontà che la stessa sia quanto prima liberata;
in base a tali elementi e per prevenire ed eliminare i gravi pericoli che per le condizioni igienico-sanitarie createsi minacciavano la salute e l'incolumità dei cittadini, in considerazione anche della conferma da parte dell'Ufficio territoriale del Governo, sede di Reggio Emilia, contattato telefonicamente, che la manifestazione non era stata autorizzata né era

autorizzabile per motivi di ordine e sicurezza pubblica, nell'ordinanza del vice Sindaco si ingiungeva l'immediato sgombero dell'assembramento non autorizzato nell'area golenale sopra richiamata e si incaricavano dell'esecuzione dell'ordinanza gli agenti della Forza pubblica;
nella stessa data la locale Questura disponeva i servizi di ordine e vigilanza nei giorni 9 e 10 agosto, ritenendo, in accordo con la Prefettura, di dare esecuzione all'ordinanza sindacale del comune di Guastalla solo successivamente in data 11 agosto;
da parte delle locali autorità di pubblica sicurezza sono state fornite pubblicamente le motivazioni della mancata esecuzione dell'ordinanza nei giorni 9 e 10 agosto:
«Visto il numero dei partecipanti, per evitare problemi di ordine pubblico abbiamo preferito non sgombrare l'area, ma identificare tutti quelli che sono entrati. Il problema è che i giovani erano sul posto con auto e altri mezzi, quindi costringerli ad andarsene avrebbe creato disagi. Meglio quindi tenerli nell'area a stretta sorveglianza, piuttosto che scacciarli con la forza e avere reazioni incontrollate per tutto il paese. Dobbiamo tutelare prima di tutto i cittadini».
(Vice Questore Lemma a Gazzetta di Reggio del 10 agosto).
«Si sarebbero creati problemi di ordine pubblico, è questo il motivo per il quale non abbiamo proceduto allo sgombero di sabato»;
(Prefetto Pezzuto a Giornale di Reggio del 12 agosto).
«Perché non siete interventi sabato mattina quando avete avuto la prima segnalazione?
«Siamo stati avvertiti intorno alle 11 e sul posto c'erano già 500 persone. Tre quarti d'ora dopo, quando siamo arrivati le persone erano già un migliaio».
Non sarebbe bastato togliere la corrente e sequestrare le casse per la musica?
«Avevano dei generatori indipendenti e non è così semplice attraversare mille persone per togliere le casse».
Il sindaco ha firmato un'ordinanza di sgombero che però non è stata attuata per due giorni, perché?
«In questi casi occorre valutare molti aspetti. Intervenire con la forza avrebbe potuto causare disordini e non è detto che si sarebbe ottenuto il risultato desiderato, cioè sgombrare i ragazzi»
Quanti dei vostri uomini sono stati impegnati?
Avevamo tra i 15 e i 20 uomini che hanno controllato l'andamento del rave 24 ore su 24. Durante lo sgombero ne sono stati impegnati 130. Sono venuti agenti anche da Padova e da Bologna per darci rinforzo».»
(Questore Perucatti al Resto del Carlino del 13 agosto).
«Quando accadono questi fatti o si ha notizia per tempo che accadrà l'evento e ci si organizza, oppure per fermare tanta gente che arriva in maniera così incalzante in un arco di tempo limitato, serve un certo schieramento di forza. Si doveva tenere altrove, a Lodi o in provincia di Piacenza. Pare ci sia stata una modifica di programma e sono arrivati qui. Fra l'altro in un tempo breve. Quando nella mattinata di sabato si è avuta cognizione che c'erano 500 persone in golena, già quella situazione era problematica. La notizia dove ritrovarsi viaggia su sms. In una situazione del genere bisogna valutare il minor danno possibile. Con 500 persone occorre fare un intervento con una forza consistente che non si improvvisa nel giro di un'ora. Servono alcune ore per avere rinforzi. In una situazione del genere bisogna valutare il minor danno. Quando nella giornata di sabato si è sviluppato questo arrivo così incalzante, abbiamo raccolto notizie e appreso che all'indomani

se ne sarebbero andati. La gestione e il controllo ci avrebbe consentito di vederli partire la domenica mattina. E in effetti la maggior parte è partita.».
(Prefetto Pezzuto al Resto del Carlino del 14 agosto);
và altresì sottolineata la grave disgrazia di cui è stata vittima il giovane ventottenne Juri Benassi di Boretto, deceduto a seguito di un incidente stradale a Brescello, mentre guidava un ciclomotore investito da un'auto Panda, a bordo della quale vi erano cinque ragazzi usciti dal rave. Il conducente è stato arrestato e successivamente l'arresto è stato convalidato. Rispetto a chi ha lamentato la carenza di controlli, il Prefetto Pezzuto, nell'intervista sopra richiamata alla Gazzetta di Reggio del 14 agosto, ha dichiarato: «L'incidente è stato un dramma. Ma nessuno ha la palla di vetro. Noi abbiamo ragionato sul contesto di cui dovevamo occuparci. L'incidente, che è un fatto gravissimo, è accaduto in un contesto diverso. I controlli all'uscita sono stati fatti. Sono state individuate centinaia di persone, decine e decine di automezzi. Sono stati individuati i responsabili del rave. Tutto quello che si poteva fare, tenendo conto dello scenario, è stato fatto. Poi purtroppo è accaduto che un signore alla guida di un'auto ha ammazzato un povero disgraziato. Se questo avesse guidato sotto l'effetto dell'alcool si può rilevare con l'alcoltest... Ma l'uso di droga... Quando il conducente dell'auto è andato all'ospedale il risultato sulla droga si è avuto dopo mezza giornata. In un contesto come quello, con un profluvio di mezzi che si allontanava, come si poteva impiantare un servizio di controllo che verificasse macchina per macchina in quali condizioni stessero i guidatori? Eravamo preoccupati di gestire col minor danno possibile quella situazione»;
l'azione delle forze dell'ordine ha portato all'individuazione dei responsabili dell'organizzazione del rave (sei francesi e un ceco), all'identificazione di 250 partecipanti e all'individazione di 800 azioni sanzionabili e al sequestro di 56 casse acustiche, aspetto quest'ultimo che secondo il Questore Perucatti (Giornale di Reggio del 14 agosto) dovrebbe aver evitato un successivo rave già programmato per il 23 agosto nel Comune di Gattatico, sempre in provincia di Reggio Emilia;
vanno inoltre segnalate:
a) la richiesta della Prefettura di Reggio Emilia al Sindaco di Guastalla il 10 agosto, di ripulire la zona per motivi igienico-sanitari, quando l'area interessata fosse stata liberata;
b) il verbale in data 12 agosto dei sopralluoghi effettuati l"11 e il 12 agosto dalla Polizia provinciale;
e) l'ordinanza dell'11 agosto del Vice Sindaco di Guastalla, in cui si fa divieto di accedere all'area interessata per motivi di sicurezza igienico-sanitaria;
d) la determinazione del responsabile del settore urbanistica del Comune di Guastalla del 13 agosto, con cui si affida urgentemente la ripulitura dell'area golenale e si impegna la spesa complessiva di 2.000 euro, dando atto che il Comune esperirà nei confronti dei responsabili del danno ambientale, oggetto di apposita indagine in corso a cura delle competenti autorità, ogni azione utile al recupero dell'intera somma, ovvero presenterà al competente Ministero apposita richiesta di rimborso spese sostenute per le operazioni di ripulitura richieste, per motivi igienico sanitari, della Prefettura di Reggio Emilia; va ricordato che l'area oggetto dell'intervento è di proprietà privata;
il rave party di Guastalla ha visto una rilevante attenzione dell'opinione pubblica, dei media locali ed e stato oggetto di un acceso dibattito da parte di vari soggetti politici e istituzionali;
in particolare la decisione del Prefetto e del Questore di non dare seguito all'ordinanza sindacale è stata fortemente criticato da esponenti di forze politiche della maggioranza nazionale;

il sindaco di Guastalla, il 14 agosto, ha ringraziato il Prefetto e tutti i responsabili delle forze dell'ordine per la collaborazione in occasione del rave party;
l'azione del Comune di Guastalla ha riscontrato un apprezzamento ampio, anche da parte di esponenti dell'opposizione locale (si è distinto un consigliere provinciale di AN che ha definito timida l'ordinanza del vice sindaco);
l'amministrazione comunale di Guastalla, in un suo comunicato, ha evidenziato diversi elementi di valutazione e in particolare i seguenti: «...Il comune Guastalla ha utilizzato tutti i poteri che la legge assegna agli enti locali, sperimentando tuttavia come, a fronte dei tanti proclami governativi sui poteri conferiti ai sindaci, non esistano strumenti concreti ed efficaci per la gestione dell'ordine pubblico in condizioni di emergenza;
al consigliere provinciale Pagliani, che parla di ordinanza timida ed inefficace, sottolineiamo come essa rappresenti il solo provvedimento disponibile per un comune, ricordandogli che è al Ministero dell'interno ed alle Forze di Polizia che competeva l'applicazione, secondo modalità che non potevano certo essere decise dall'autorità comunale [...] segnaliamo che l'ordine pubblico è una cosa seria, non di facciata, che non si risolve con lo spostamento di pochi soldati da una caserma alla periferia di una città [...] Siamo persone serie ed abbiamo agito affidandoci a chi ha competenza ed esperienza adeguata a fronteggiare situazioni delicate e complesse come questa ed altre, che molti ricordano (Genova, le Banlieues) ma che vengono dimenticate in fretta da chi ha la responsabilità del governo;
il comune di Guastalla, nel manifestare il sollievo per la conclusione del rave party e nel rilevare come un evento certamente rischioso per l'ordine pubblico non abbia sostanzialmente intaccato la sicurezza della comunità locale, si associa al lutto della vicina comunità di Boretto per la tragica scomparsa del giovane Juri Benassi, sottolineando la necessità di sviluppare una riflessione approfondita sulle condizioni di sicurezza delle nostre strade e sui controlli da attivare sui giovani frequentatori di feste e discoteche, il cui comportamento da tempo mette a repentaglio l'incolumità di cittadini inermi ed innocenti.»;
il comune di Guastalla ha quindi evidenziato problematiche di varia natura e incongruenze anche in riferimento a recenti disposizioni legislative in materia di sicurezza, come la legge 24 luglio 2008, n. 125 di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92 (misure urgenti in materia di sicurezza pubblica) e in particolare sulla distanza tra l'enfasi che si è espressa relativamente alle attribuzioni al sindaco in tale materia e gli effettivi strumenti e poteri messi a disposizione dei sindaci;
emergono inoltre rilevanti problemi sulle modalità di prevenzione di raduni come i rave party da parte del Ministero dell'interno. Come si evince dalle dichiarazioni del Prefetto e del Questore di Reggio Emilia le autorità di pubblica sicurezza non avevano informazioni in tempi adeguati sulla decisione di tenere il rave party a Guastalla, pur risultando già alle forze dell'ordine che il rave party si sarebbe dovuto tenere in un primo momento a Lodi o in provincia di Piacenza, così come non risultano esservi modalità di gestione di tali eventi, stabilite a livello nazionale, che portino a far confluire in tempi rapidi le forze adeguate all'emergenza che si manifesta e ad affrontare le situazioni di crisi in condizioni di sicurezza e di efficienza -:
come intenda operare il Ministro dell'interno affinché i poteri dei Sindaci previsti dal decreto-legge n. 93 del 2008 non siano meri proclami senza alcun strumento reale per renderli effettivi, ma siano correlati da una parte a poteri concreti in riferimento all'azione delle forze dell'ordine e dall'altra a risorse finanziarie aggiuntive, esigenza sottolineata dallo stesso Ministro nell'incontro di Parma, mentre i successivi provvedimenti governativi hanno

ridimensionato gli elementi di autonomia finanziaria dei Comuni (decreto-legge 93 sull'Ici) e ridotto le risorse degli enti locali (DPEF e decreto-legge 112);
come intenda operare il Ministero dell'interno per mettere in atto azioni di prevenzione di raduni non autorizzati, come il rave party che si è svolto a Guastalla, considerato che una volta che si sia determinata una presenza di migliaia di persone diventa di estrema difficoltà un'azione di ripristino della legalità fondata sull'uso della forza;
se intenda il Ministero dell'interno formalizzare indirizzi per comportamenti omogenei delle autorità di pubblica sicurezza nella gestione di eventi come i rave parties, anche per evitare opportunità di speculazione politica come quelle che si sono manifestate nel caso di Guastalla da parte di esponenti della Lega e del PdL e sospettando che si reggano finanziariamente sullo spaccio di sostanze stupefacenti;
se le riduzioni di risorse finanziarie per la sicurezza e per il Ministero dell'interno, che si sono determinate rispetto alla finanziaria 2008 con il decreto-legge n. 93 del 2008 per contribuire al finanziamento dell'eliminazione dell'Ici sulla prima casa e della detassazione degli straordinari, stiano determinando una scarsità delle risorse umane per la sicurezza e se questo abbia contribuito ai ritardi con cui sono giunte Forze dell'ordine da fuori provincia nel caso del rave party di Guastalla;
come intenda operare il Governo affinché il comune di Guastalla non sia lasciato solo nel perseguimento delle azioni utili sia per il recupero dell'intera spesa sostenuta, pur economicamente non rilevante, per la pulizia straordinaria dell'area golenale (valutando anche l'opportunità di un contributo straordinario del Ministero dell'interno considerato che l'intervento su un'area privata si è svolto su richiesta della locale Prefettura), nonché per gli interventi necessari per la tutela dell'area ecologica che ha subito ferite consistenti dall'avvenimento oggetto della presente interpellanza.
(2-00137)«Marchi, Castagnetti».

Interrogazioni a risposta scritta:

LA LOGGIA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 8 settembre si è verificato l'ennesimo decesso di un vigile del fuoco per cause di servizio;
il Vigile del fuoco, un Capo squadra di 48 anni che lascia la moglie e due figli minorenni, prestava servizio presso il comando provinciale di Enna ed è deceduto in seguito ad un infarto verificatosi dopo aver fatto rientro da un intervento di soccorso;
tale tragico evento e le ultime statistiche in materia evidenziano, per la categoria dei Vigili del fuoco, inquietanti tassi di mortalità e di infortuni invalidanti;
si sta verificando una grave discriminazione nei confronti degli appartenenti al Corpo nazionale dei Vigili del fuoco che, oltre a non vedersi riconosciuto lo status di «Categoria Speciale», così come stabilito per gli operatori del Comparto difesa e sicurezza, non sono stati inseriti nel novero di coloro che svolgono delle attività riconosciute usuranti dal decreto-legge 11 agosto 1993, n. 374. Quest'ultimo provvedimento prevede riguardo a tale tipo di attività dei benefici per coloro che le esercitano;
recentemente il decreto-legge n. 112 del 2008 ha equiparato i Vigili del fuoco agli altri dipendenti pubblici, escludendoli in tal modo dal godimento di trattamenti economici aggiuntivi per infermità dipendenti da causa di servizio e creando una diversità di trattamento rispetto agli appartenenti al Comparto Difesa e Sicurezza -:
se non si ritenga necessario assumere iniziative affinché agli appartenenti al Corpo nazionale dei Vigili del fuoco si estendano i sopramenzionati benefici normativi

e previdenziali, di cui usufruiscono gli appartenenti alle Forze di Polizia, con l'immissione a tutti gli effetti della categoria dei Vigili del fuoco nel «Comparto Sicurezza».
(4-01111)

TAGLIALATELA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
domenica 31 agosto 2008 si è tenuta a Roma presso lo stadio Olimpico una manifestazione sportiva rappresentata dalla partita di calcio Roma-Napoli valevole per la prima giornata del Campionato di Serie A stagione 2008-2009;
l'Osservatorio sulle manifestazioni sportive nei giorni precedenti l'incontro di calcio ha autorizzato la trasferta dei tifosi del Napoli;
l'As Roma Spa nella settimana precedente la manifestazione sportiva ha messo a disposizione del Napoli calcio 5.000 tagliandi per il settore ospiti dello stadio Olimpico denominato Distinti Nord;
tra venerdì 24 e sabato 25 agosto 2008 presso i botteghini dello Stadio San Paolo in Napoli sono stati venduti al prezzo di euro 28 cadauno n. 3.096 biglietti, così come messo in grande evidenza sulla carta stampata, sui siti web e sulle agenzie di stampa;
i biglietti per i tifosi del Napoli interessati a recarsi a Roma sono stati venduti secondo modalità molto restrittive ed in particolare dando la possibilità ad una singola persona di acquistare un solo tagliando, previa presentazione di un documento di riconoscimento e dietro il rilascio di una fotocopia dello stesso;
la tifoseria partenopea aveva da diversi giorni preannunciato l'intenzione di recarsi a Roma in treno, come provano gli striscioni ed i volantini diffusi in occasione della partita di calcio Napoli-Villaznia valevole per la Coppa Uefa e svoltasi allo Stadio San Paolo in data 28 agosto 2008;
sabato 30 agosto 2008 con un comunicato stampa diffuso nel pomeriggio, Trenitalia invitava i tifosi del Napoli che intendevano recarsi a Roma a privilegiare altri mezzi di trasporto, in quanto era prevista una scarsa disponibilità di posti sui treni che viaggiavano da sud verso nord per il rientro dalle ferie estive;
tutto ciò avrebbe dovuto allertare le istituzioni a cominciare dalla Prefettura di Napoli per evitare gli inevitabili problemi che a quel punto divenivano molto probabili;
stando alle indagini compiute dagli ispettori del Ministero dell'interno nei giorni successivi ai fatti accaduti domenica 31 agosto 2008 a Roma, il questore Antonino Puglisi, dopo aver avvertito più volte il Viminale del fatto che la tifoseria partenopea era decisa a partire in massa alla volta di Roma, ha chiesto a Trenitalia se non treni speciali almeno un numero superiore di vagoni, ma alla stazione c'è stata ressa per il controllo biglietti, documenti e per il filtraggio dei tifosi e la lunga attesa ha irritato i tifosi che in circa 600 hanno rotto il cordone di filtraggio e sono saliti sul treno. Trenitalia avrebbe a quel punto voluto vietare la partenza del treno ma, per timore che la situazione diventasse esplosiva, il questore Puglisi ha chiesto alla prefettura di dare l'ok -:
quali ulteriori interventi siano stati effettuati dalla Prefettura e dalla Questura di Napoli per ottenere da parte di Trenitalia la disponibilità ad ampliare la capienza del treno dei tifosi in partenza per Roma.
(4-01118)

CASSINELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel 1998 codesto Ministero bandiva un concorso pubblico per la copertura di 184 posti di Vigile del fuoco;
nel giugno del 2000 veniva pubblicata la graduatoria nella quale risultavano idonei circa 5.500 degli oltre 120.000 candidati;

dopo oltre dieci anni dal bando del concorso, i candidati risultati idonei ancora non hanno notizie in merito alla loro posizione;
nel contempo, il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco ha provveduto ad assunzioni al di fuori dell'ambito di concorsi pubblici;
nel Consiglio dei ministri del 18 giugno 2008 sono state programmate 1.400 assunzioni per il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco -:
per quali ragioni l'iter di tale concorso pubblico si sia rivelato tanto complesso e perché, ancora oggi, i vincitori non abbiano certezze sul loro futuro;
per quali ragioni il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco abbia, nel contempo, provveduto a nuove assunzioni senza tenere conto dei vincitori dei concorsi pubblici;
se sia intenzione del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco quella di procedere alle nuove assunzioni tramite concorso pubblico o richiamando i vincitori di passati concorsi pubblici che ancora non risultano assunti.
(4-01122)

BITONCI, MONTAGNOLI, LANZARIN, BRAGANTINI, NEGRO e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'amministrazione comunale di Padova, nonostante nel territorio comunale esista da molti anni una capace moschea in via Pontevigodarzere, peraltro affiliata all'Ucoii, ritenendo opportuno trasferire in altro sito la fatiscente moschea attualmente situata in via Anelli (già oggi gestita dall'Associazione Rahma) capace di accogliere una struttura di maggiori dimensioni, con l'intenzione di ospitare i fedeli musulmani presenti in tutta la provincia, ha concesso all'associazione islamica «Rahma» un'area di circa 4.000 mq ed un edificio di 600 mq di proprietà comunale ubicati in via Longhin; in realtà, al di là delle intenzioni dell'amministrazione comunale, i frequentatori della moschea di via Anelli sono solo poche decine;
nell'interrogazione n. 4-00708 già avevamo evidenziato come l'amministrazione comunale di Padova aveva agito in modo discrezionale senza il coinvolgimento diretto dei cittadini e senza in alcun modo valutare l'enorme impatto sociale e i possibili risvolti legati alla tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza;
sempre nella stessa interrogazione (4-00708) avevamo messo in evidenza la necessità di un intervento normativo d'urgenza volto a stabilire i principi generali ai quali si debbono attenere gli enti locali dinnanzi alla crescente domanda di edificare nuovi edifici di culto da parte delle comunità musulmane presenti in Italia;
da quanto si apprende dalle notizie riportate dagli organi di stampa locali sull'associazione islamica «Rahma» destinataria della concessione comunale circolano voci insistenti sulle caratteristiche integraliste che contraddistinguono i suoi iscritti;
alcuni membri della stessa comunità islamica presente nella provincia di Padova, pur mantenendo l'anonimato, hanno denunciato attraverso la stampa la matrice fondamentalista dell'associazione Rahma e sollevato perplessità rispetto anche alla gestione poco trasparente dei finanziamenti derivati dall'autotassazione dei fedeli e destinati alla ristrutturazione dell'edificio. Inoltre è stato osservato come senza finanziamenti esterni l'autotassazione dei fedeli risulta insufficiente a coprire i costi dei lavori;
giàin un'altra precedente interrogazione (4-01062) avevamo evidenziato la necessita di adottare in tempi rapidi misure di controllo di tali finanziamenti affidando, ad esempio, al Comitato di sicurezza finanziaria, istituito con il decreto-legge n. 369, del 12 ottobre 2001, convertito nella legge n. 431 del 14 dicembre 2001, speciali compiti di controllo...;

sarebbe importante, inoltre, prevedere misure atte ad istituire un obbligo a carico di tutte le banche italiane e comunitarie con sedi nel nostro territorio e le succursali di banche extracomunitarie di mettere a disposizione delle autorità preposte tramite una apposita banca dati, un elenco di tutti i flussi provenienti da Stati, enti, fondazioni, società, organizzazioni e cittadini di origine islamica diretti a sostenere finanziariamente centri di aggregazione atti a diffondere la cultura islamica;
la comunità marocchina padovana ha anche diffuso voci su un viaggio negli anni passati in Afghanistan o Pakistan di alcuni membri dell'associazione Rahma. Tali voci sono state confermate dalla stampa grazie a Magdi Cristiano Allam, che in un convegno pubblico a Cortina d'Ampezzo, dichiarava: «L'imam di Rhama Malek Abderrahim dovrebbe spiegare cosa facesse in Afghanistan qualche anno fa». Tale dichiarazione, riportata da Il Mattino di Padova del 7 agosto 2008, e amplificata da Il Gazzettino di Padova il giorno seguente: tale quotidiano precisava che tali voci riferivano la presenza di almeno due membri di Rahma in Afghanistan (o Pakistan) nell'agosto del 2001. Tali membri erano i signori Malek Abderrahim e Ahmed Talibi. Talibi sarebbe rientrato in Italia alla fine di agosto 2001, mentre Abderrahim si sarebbe fermato fino ad ottobre-novembre 2001, rientrando attraverso la frontiera indiana, dove sarebbe stato fermato dalla polizia locale, controllato ed espulso in Italia;
più volte abbiamo denunciato le connivenze tra alcune associazioni islamiche presenti nel nostro Paese e le strutture internazionali legate alla rete del fondamentalismo islamico e di conseguenza i collegamenti tra le organizzazioni terroristiche e le attività che si svolgono all'interno delle moschee;
nel nostro Paese, le indagini sul terrorismo internazionale hanno portato a numerosi arresti e hanno dimostrato, senza ombra di dubbio, la presenza in Italia di cellule eversive del terrorismo islamico legate al movimento di Al Qaeda;
è palese che anche in Italia all'interno delle comunità islamiche si annidi la presenza di gruppi eversivi (basti pensare, tornando indietro nel tempo, alle vicende giudiziarie che hanno investito il centro islamico di viale Jenner a Milano, la moschea di Cremona, le moschee di Torino di via Saluzzo e via Cottolengo, la moschea di Perugia);
non è dato dimenticare che dopo gli attentati dell'11 settembre, l'Italia è impegnata, come del resto tutto il mondo occidentale, in una lunga guerra al terrorismo internazionale di matrice islamica fondamentalista;
il terrorismo internazionale «Jihadista» ha messo sotto scacco l'Europa con gli attentati terroristici di Madrid dell'11 marzo 2004 e di Londra del 7 luglio 2005;
è necessario ricordare che nella rivendicazione degli attentati di Londra si faceva esplicito richiamo proprio all'Italia indicando il nostro Paese come prossimo obiettivo per una operazione di terrore se possibile ancora più eclatante di quelle di Madrid e Londra -:
se il ministro non ritenga opportuno:
a) provvedere ad una immediata verifica sulla veridicità delle notizie che riferiscono del viaggio in Afghanistan di Malek Abderrahim e Ahmed Talibi;
b) provvedere, nel caso in cui sia confermata la veridicità di tali notizie, all'immediata espulsione degli imam di Rahma che anche solo nell'esercizio del culto, mettendo in essere comportamenti contrari ai principi dell'ordinamento giuridico italiano e promuovendo un pensiero ostile nei confronti dell'Occidente, ad avviso degli interroganti, contribuiscono a diffondere una cultura del terrore;
c) adottare iniziative normative affinché si proceda ad una schedatura in appositi registri di tutti gli imam presenti nel nostro Paese;

d) predisporre controlli in tutte le moschee e centri islamici presenti sul territorio italiano, chiudendo quelli al cui interno si riscontrano presenze eversive.
(4-01131)

LABOCCETTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
tra la fine di dicembre 2007 e l'inizio di gennaio 2008, di fronte alla ipotesi di riapertura dell'ex discarica di Pisani, nel quartiere Pianura del Comune di Napoli, accanto alla iniziale legittima protesta degli abitanti si verificarono altre e più violente manifestazioni ad opera di soggetti pregiudicati, esponenti delle frange più estreme del tifo organizzato ed anche costruttori abusivi;
in un crescendo, gli atti violenti posti in essere, partendo dalle barricate e dagli incendi dei cassonetti, proseguirono con il sequestro e l'incendio degli autobus di linea, l'assalto con molotov alle Forze dell'ordine, ai mezzi dei Vigili del fuoco ed alle ambulanze, le aggressioni agli operatori dell'informazione, le intimidazioni ai commercianti obbligati ad aderire alle serrate, il lancio di bombe carta e il sabotaggio dei mezzi utilizzati per l'allestimento della discarica;
gli episodi si ampliarono sino a coinvolgere le sedi delle forze politiche presenti sul quartiere e gli stessi esponenti politici rei, secondo i violenti, di non aver impedito la riapertura della discarica;
tali fatti determinarono l'apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia da parte della Unione europea, con la minaccia della revoca di finanziamenti per 85 milioni di euro destinati alla realizzazione degli impianti per il ciclo integrato dei rifiuti;
fin dai primi giorni tutti i vertici istituzionali civili, militari e giudiziari lanciarono l'allarme di possibili infiltrazioni di stampo camorristico nella protesta;
con il passare dei giorni emerse con chiarezza l'interesse della camorra al business dello smaltimento delle scorie derivanti dall'incendio dei cassonetti, ed a quello dei mezzi di movimentazione dei cumuli di rifiuti sparsi in tutta la città e nella sua provincia;
in particolare a Pianura la presenza rilevata di alcuni costruttori abusivi e pregiudicati a capo della rivolta o annoverati tra i mandanti dei raid, testimoniava l'interesse antico di questi ultimi alla speculazione abusiva edilizia minacciata dallo sversatoio e quello ancor più privo di scrupoli dello stoccaggio illecito di rifiuti tossici nei circa 150 ettari della vecchia discarica di Pisani;
l'iniziale bilancio tra feriti ed arresti, unitamente alla volontà dello Stato di riaffermare la propria autorità suggerì l'8 gennaio al Governo di nominare Commissario il dottor De Gennaro e di decidere l'utilizzo dell'esercito;
anche di fronte all'inizio delle operazioni di trasferimento extra regione dei rifiuti continuarono ingiustificabili attacchi alle forze dell'ordine, ivi compreso un vile assalto con spranghe nei confronti dei Vigili del fuoco intenti a spegnere i roghi;
a fronte di simili atti di violenza gratuita ed ingiustificata le associazioni ed i comitati di residenti iniziarono a prendere le distanze dai gruppi facinorosi, dando vita a marce e fiaccolate silenziose nel tentativo di isolare i gruppi violenti;
l'attività di denuncia da parte dei comitati permise di portare alla luce numerose discariche abusive venutesi a creare all'indomani della chiusura della discarica comunale nel 1995 e tuttora attive nella zona;
la Magistratura, a seguito di esposti dei cittadini e della documentazione acquisita presso la Provincia di Napoli, dispose il sequestro dell'area dell'ex discarica interessata al riutilizzo per gli stessi scopi;
nel frattempo l'attività investigativa, che si avvaleva anche di una ampia collaborazione spontanea per individuare autori

e mandanti delle violenze, andava avanti grazie al pool di magistrati messo in campo dalla Procura della Repubblica di Napoli;
successivamente ed in più riprese nel corso dei mesi di febbraio, marzo ed aprile 2008, i quotidiani nazionali e locali riportavano della chiusura delle indagini relative agli incidenti di Pianura ed alla individuazione dei responsabili materiali, circostanza mai smentita dagli inquirenti;
gli stessi organi investigativi riferivano informalmente ed a titolo di sfogo del ritardo nella emissione dei provvedimenti consequenziali da parte della Magistratura, probabilmente a causa di filoni di indagini ancora aperti;
va sottolineato che ogni eventuale ritardo nella individuazione dei responsabili potrebbe, cosa peraltro già avvenuta, continuare ad alimentare in modo violento le proteste anti-discarica come quelle nel confinante quartiere Chiaiano, i cui manifestanti si rifanno negli slogan, nei gesti e negli atti, a quanto attuato a Pianura -:
se sia intenzione del Governo attivarsi di concerto con le autorità competenti per stroncare le attività illegali di abusivismo edilizio, di occupazioni abusive di alloggi comunali, di criminalità diffusa probabilmente riconducibili a quei gruppi che durante la prefatta protesta a Pianura si sono caratterizzati con atti estremamente aggressivi mostrando spavalderia ed arroganza.
(4-01134)

BIANCOFIORE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
la cronaca nella provincia di Bolzano, soprattutto in questo periodo di campagna elettorale in vista delle elezioni amministrative del 26 ottobre 2008, è stata caratterizzata da numerosi tentativi di prevaricazione identitaria da parte di alcuni settori politici della maggioranza tedesca ai danni della minoranza italiana in Alto Adige;
già in occasione di altre interrogazioni è stata denunciata l'inversione linguistica della segnaletica stradale e delle colonnine informative alle fermate degli autobus, in cui la scritta in alto risulta oggi in tedesco o esclusivamente in tedesco, violando le regole previste dallo Statuto della Regione autonoma;
sempre più comuni altoatesini adottano l'inno di Andreas Hofer, l'eroe sudtirolese che combattè contro l'occupazione delle truppe napoleoniche (emblema per alcuni della difesa dall'occupazione italiana) in sostituzione dell'inno italiano di Mameli;
domenica 21 settembre un'altra azione simbolica contro l'identità e la cultura italiana è stata compiuta a Brennero, dove per volontà del sindaco Egartner è stato inaugurato con una cerimonia solenne ed una messa in lingua tedesca il cippo di Brennero: la pietra tolta nel 1926 dai fascisti sopra la quale appare la scritta in lingua tedesca «divido le acque, unisco la regione» - sottintendendo la regione storica del Tirolo unito;
si tratta dell'ultimo gesto irrispettoso e prevaricante nei confronti della cittadinanza, della cultura e dell'identità italiana di una parte consistente dei cittadini della provincia di Bolzano e dell'Alto Adige sostenuta da alcuni esponenti politici locali -:
se i Ministri siano a conoscenza di quanto rappresentato in premessa e se non intendano adottare ogni iniziativa di loro competenza, anche di carattere normativo, al fine di salvaguardare la cultura e l'identità italiana sull'intero territorio nazionale.
(4-01137)

TESTO AGGIORNATO AL 25 SETTEMBRE 2008

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
da notizie apparse in questi giorni sulla stampa (Repubblica-Bologna del 18 settembre 2008) l'interpellante apprenderebbe l'ennesimo episodio di presunto nepotismo presso l'Ateneo Bolognese e concernente l'aggiudicazione (quattro candidati, due ritirati) da parte del figlio del preside della Facoltà di Medicina e chirurgia, di uno dei due posti a disposizione come ricercatore di Ematologia;
per tale fatto il Rettore dell'università bolognese avrebbe annunciato che la questione finirà sul tavolo del Comitato etico che dovrà fare chiarezza sulle presunte situazioni di nepotismo;
fatto salvo che il grado di parentela con cattedratici non può essere penalizzante per la selezione dei docenti e la conseguente assegnazione di cattedre, a parere dell'interpellante, è doveroso esercitare la massima severità nel premiare chi ha effettivi meriti scientifici;
l'università di Bologna non sarebbe nuova ad episodi di questo genere che l'interpellante ha fatto oggetto di precedenti interpellanze in cui chiedeva una precisa verifica da parte del Governo;
alla luce di questo fatto, ma anche con riferimento alle situazioni di grave sofferenza in cui verserebbero, non solo la Facoltà di Medicina e chirurgia ma anche altre Facoltà del medesimo Ateneo, si confermerebbe la necessità, da tempo auspicata dall'interpellante, di avviare non solo un'indagine conoscitiva sul sistema universitario ma soprattutto un'ispezione ministeriale per accertare la realtà dei fatti per procedere ad una modifica del sistema di selezione del personale docente universitario -:
se il Ministro interpellato non intenda adottare, senza inutili tergiversazioni, iniziative normative volte a modificare dalle fondamenta il sistema di selezione del personale docente.
(2-00135)«Garagnani».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CIOCCHETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto direttoriale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha indetto in data 22 novembre 2004 un corso-concorso di formazione ordinario a dirigente scolastico;
le prove concorsuali sono state sostenute da cinque docenti, di cui 3 per il settore primario e 2 per il settore secondario;
il bando di concorso prevedeva l'ammissione al corso di formazione per i primi 80 candidati, i quali, una volta superato il corso di formazione dovevano superare un concorso con prove scritte ed orali;
la legge finanziaria 2007 ha previsto l'annullamento delle prove concorsuali da tenersi dopo il corso di formazione, ha concesso a coloro che non erano rientrati nel corso di formazione di partecipare ad un corso intensivo di formazione organizzato appositamente per loro, ha concesso a tutti quelli ammessi con riserva alle prove scritte ed orali, in quanto non avevano superato la selezione per titoli, di partecipare al Corso di formazione, ha infine concesso una sanatoria a coloro che avevano partecipato al concorso riservato del 2002 e non erano collocati utilmente nella graduatoria generale di merito;
alla luce di queste novità, in data 21 febbraio 2007 sono state inviate da parte dei ricorrenti istanze di partecipazione al corso di formazione intensivo per dirigenti scolastici, organizzato esclusivamente per quei candidati non utilmente collocati

nella graduatoria di merito ai fini dell'ammissione al corso di formazione, ma sanati dalla finanziaria del 2007;
nel marzo 2007, non avendo ricevuto risposta dall'Ufficio Scolastico Regionale del Lazio veniva presentato ricorso al Tar il quale, nell'aprile dello stesso anno, tramite ordinanza ha imposto all'Ufficio Scolastico Regionale del Lazio di rispondere ai cinque concorrenti che venivano successivamente ammessi con riserva al corso di formazione;
nel maggio 2007 i concorrenti in questione hanno superato il corso di formazione intensivo ma non venivano inseriti nelle graduatorie generali di merito pubblicate il mese dopo;
all'inizio di luglio 2007 i concorrenti presentavano istanza per conoscere le motivazioni per il mancato inserimento, se pur con riserva, nelle graduatorie generali di merito;
secondo l'Ufficio Scolastico Regionale del Lazio pur non avendo superato con almeno 21/30 la prova orale, l'ammissione al corso di formazione era stata consentita solo in via cautelare grazie all'Ordinanza del Tar Lazio;
a fine luglio 2007 i cinque concorrenti tramite il loro avvocato presentavano istanza per l'inserimento nella graduatoria di merito non ritenendo soddisfacente ed accettabile la risposta dell'Ufficio Scolastico Regionale;
alla fine di agosto 2007 l'Ufficio Scolastico Regionale del Lazio veniva informato che alla luce delle pronunce del Tar Puglia su ricorsi attinenti casi identici a quelli in questione, i ricorrenti sono stati inseriti nelle graduatorie di merito e successivamente assunti come dirigenti scolastici;
nel mese di giugno del 2008, a seguito del decreto Milleproroghe, i 5 ricorrenti del Lazio hanno fatto domanda per essere inseriti in fondo alle graduatorie e per essere nominati dirigenti scolastici ma senza giungere ad una conclusione positiva della vicenda -:
se non ritenga opportuno adottare provvedimenti atti a verificare le cause della non corretta esecuzione della ordinanza del Tar Lazio tenendo altresì conto del buon esito ottenuto da casi identici come quello della Puglia che ha portato all'inserimento in graduatoria dei ricorrenti.
(5-00360)

BENAMATI, TOCCI, COLANINNO e REALACCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il consumo energetico mondiale è circa raddoppiato dal 1970 ad oggi e sembra essere destinato ad aumentare con continuità nel prossimo futuro, da cui la necessità di garantire approvvigionamenti energetici adeguati, sicuri ed economicamente accessibili e di ridurre, nel contempo, i conseguenti danni all'ambiente che potrebbero essere provocati da uno smisurato consumo di energia;
per quanto riguarda lo scenario energetico italiano, questo è segnato da molte fragilità: il nostro Paese dipende per l'85 per cento dall'estero, con un mix energetico fortemente sbilanciato in favore di gas e petrolio, con un ruolo ridotto del carbone e l'assenza del nucleare (compensato dall'importazione di energia elettrica prodotta per via nucleare) e un ruolo limitato delle Fonti Energetiche Rinnovabili. Come conseguenza di ciò abbiamo alti costi per gli utenti, un sistema di produzione inquinante ed esposto a molti rischi per l'approvvigionamento;
di fronte a questo panorama, che richiede un intervento energico e calibrato su diversi scenari temporali, fra le altre cose è intenzione del Governo riconsiderare l'ipotesi della produzione di energia elettrica per via nucleare sul suolo nazionale;

nel mondo operano attualmente circa 440 reattori nucleari che producono il 15,2 per cento dell'energia elettrica mondiale, il 30,2 per cento di quella europea;
la quasi totalità degli impianti oggi in funzione è della cosiddetta seconda generazione e raffreddamento ad acqua. Si tratta di vari concetti di reattore costruiti tra gli anni 1970-1980. Sono già disponibili reattori di terza generazione, che aumentano sicurezza e competitività, e miglioramenti di questa generazione di reattori sono in fase di studio (la cosiddetta generazione III+ o International Near Term Deployement (INTD) reactors);
i limiti più evidenti delle attuali generazioni di impianti sono nella produzione delle scorie, perché questa classe di reattori continua ad utilizzare in maniera insoddisfacente il combustibile producendo al contempo rifiuti di lunga vita, e nei rischi di proliferazione, per via del ricorso alla tecnica di arricchimento dell'uranio;
a livello internazionale sono state lanciate, negli ultimi anni, numerose iniziative indirizzate allo sviluppo di un nuovo nucleare da fissione sostenibile ed economicamente competitivo, fra cui si ricorda, di particolare rilevanza, l'iniziativa Generation IV intrapresa nel 2000 dall'U.S. Department of Energy (DOE), volta allo sviluppo di una nuova classe di reattori nucleari, detti di Quarta Generazione; l'Italia ha anche aderito ai protocolli Global Nuclear Energy Partnership (GNEP), che hanno come obiettivo quello di sviluppare nuove tecnologie che portino ad un nucleare sempre più sicuro e pulito, ovvero tracciare, il più velocemente possibile, la strada per il nucleare di quarta generazione;
questi nuovi reattori saranno tali da presentare caratteristiche migliori per lo sfruttamento del combustibile, minimizzando la produzione di scorie a lunga vita, con particolare attenzione alla economia nella produzione ed alla sicurezza nel funzionamento e potranno, quindi, definitivamente rispondere alle questioni ancora aperte con le attuali classi di reattori nucleari;
in particolare, il sistema nucleare LFR (Lead-cooled Fast Reactor), che impiega il piombo fuso quale refrigerante, è una delle soluzioni tecnologiche di grande potenziale individuata nell'ambito di Generation IV, ed è classificato come eccellente dal punto di vista della sostenibilità, resistenza alla proliferazione e protezione fisica;
il piombo, inoltre, è considerato di primaria importanza per molteplici applicazioni in campo nucleare: come bersaglio per la generazione di neutroni a partire da un fascio di protoni per uso sia nei sistemi ADS che per applicazioni medicali e diagnostiche; in lega eutettica con il litio nei sistemi a fusione per la generazione del trizio; come refrigerante nei reattori a fissione;
in parallelo allo sviluppo dei sistemi di Generation IV sono in corso anche rilevanti attività che mirano direttamente, in modo specifico, a rendere possibile una drastica riduzione dei rifiuti radioattivi a lunga vita mediante tecniche di separazione e trasmutazione (P&T - Partitioning and Transmutation), tra cui da ricordare sicuramente gli sforzi indirizzati allo sviluppo dei sistemi sottocritici pilotati da acceleratore (ADS - Accelerator Driven Systems) proposti dal professor Rubbia;
l'Italia partecipa attivamente, attraverso l'azione sinergica di capacità accademiche e di ricerca, da un lato, e capacità industriali e realizzative, dall'altro, alle attività di sviluppo sia di ADS per il bruciamento delle scorie radioattive che di reattori a fissione di quarta generazione, con un ruolo di primo piano a livello internazionale per quanto riguarda i sistemi refrigerati a piombo;
l'uso del piombo nelle applicazioni tecnologiche nucleari presenta chiari vantaggi (bassa reattività con acqua e aria, buone proprietà nucleari e di rimozione del calore), ma anche alcuni problemi

(primo fra tutti quello cruciale della scarsa compatibilità di questi metalli allo stato fuso con gli acciai), da cui la necessità di promuovere specifiche attività di ricerca e sviluppo volte a trovare soluzioni idonee alle questioni di maggiore criticità, affinché possa essere completamente dispiegato l'intero potenziale di questi sistemi;
a livello europeo sono stati lanciati, nell'ambito dei diversi programmi quadro, numerosi progetti in supporto allo sviluppo dei reattori a piombo, in cui è stato e continua ad essere di chiaro rilievo il contributo italiano;
l'Italia (ENEA) ha coordinato il progetto TECLA (TEChnologies for Lead Alloys), dedicato allo studio delle problematiche di compatibilità dei materiali strutturali con l'ambiente di processo nei sistemi refrigerati a leghe di piombo;
l'Italia ha partecipato all'esperimento MEGAPIE (MEGAwatt Pilot Experiment), di realizzazione di un modulo di spallazione a metallo liquido pesante di elevata potenza. Al progetto, nato dalla collaborazione di nove istituti di ricerca ed agenzie governative tra Europa, Giappone, Corea e Stati Uniti d'America, il nostro Paese ha dato un supporto pari a circa l'8 per cento del valore totale, risultando però il terzo per forniture tecnologiche dopo la Svizzera e la Francia;
l'Italia partecipa con diverse attività (attraverso Enea, Ansaldo, Crs4, Infn, Del Fungo Giera Energia e Cirten) al progetto Eurotrans (European research programme for the Transmutation of high level nuclear waste), di sviluppo di un trasmutatore industriale di scorie nucleari;
l'Italia (con Ansaldo ed coordinamento della progettazione di sistema della Del Fungo Giera Energia e partecipazione Enea, Cirten e Cesi) è responsabile del progetto ELSY (European Lead-cooled System), dedicato alla valutazione della fattibilità di un reattore veloce critico refrigerato a piombo, sicuro e competitivo;
l'Italia (Enea) coordina la formazione di una piattaforma comune europea di lavoro nell'ambito delle tecnologie del piombo, (progetto Vella-Virtual European Lead Laboratory);
l'Italia (Enea) coordina gli studi di compatibilità dei materiali con l'ambiente di processo nel progetto trasversale del settimo programma quadro dell'Unione europea sui materiali per i reattori di prossima generazione Getmat (Generation IV and Transmutation MATerials);
l'Italia (Del Fungo Giera Energia, Enea) ha un accordo di collaborazione con enti USA (Argonne National Laboratory Lawrence Livermore National Laboratory) per studi preliminari di un reattore dimostrativo refrigerato a piombo;
la società italiana Del Fungo Giera Energia S.p.A. ha in corso discussioni con enti russi intese a realizzare in Russia il primo reattore dimostratore raffreddato a piombo;
è un italiano in rappresentanza di EURATOM il chairman dello steering committee dei reattori critici refrigerati a piombo (LFR) di Generation IV;
molte università italiane riunite nel consorzio Cirten hanno sviluppato ampie e significative competenze nel settore;
a livello nazionale sono stati finanziati dall'allora ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca due importanti programmi di ricerca, denominati TRASCO (TRAsmutazione SCOrie) I e II, che hanno visto la partecipazione di numerosi enti ed aziende nazionali, per lo studio delle problematiche di base nell'uso delle leghe del piombo e per lo sviluppo e la caratterizzazione in piombo dei primi sistemi e componenti, ed è da poco firmato l'accordo di programma (AdP) fra Enea e Ministero dello sviluppo economico (MSE) che prevede una serie di attività di supporto allo sviluppo dei reattori ADS e LFR;
l'attuale leadership del nostro Paese nelle attività di sviluppo di sistemi nucleari refrigerati a piombo è resa possibile dall'ampio spettro di competenze e capacità

tecniche e da una dotazione sperimentale di grandissima rilevanza che i nostri enti di ricerca, università e industrie di settore possiedono;
tali competenze e capacità sperimentali dovranno essere chiaramente aggiornate ed incrementate affinché il Paese possa continuare in futuro a svolgere un ruolo di primo piano nello sviluppo ingegneristico e tecnologico di questi sistemi con un prevedibile ampio giovamento di tutto il sistema industriale nazionale -:
se, alla luce di quanto affermato nell'articolo 7 comma 1, del decreto-legge del 25 giugno 2008 n. 112, poi convertito in legge dal Parlamento, che affida al Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per lo sviluppo economico la definizione della strategia energetica nazionale, il Governo sia al corrente del ruolo di primo piano raggiunto dal nostro Paese in ambito nel panorama internazionale nel settore del nucleare di IV generazione con specifico riferimento ai sistemi refrigerati a piombo e come ritenga opportuno intervenire per sostenere gli sforzi intrapresi dai soggetti operanti nel settore per sostenere, incentivare e promuovere la ricerca sia pubblica che privata.
(5-00364)

Interrogazioni a risposta scritta:

RAMPELLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la Carta dei servizi scolastici, approvata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 giugno 1995, stabilisce tra i suoi principi fondamentali che «la scuola, attraverso tutte le sue componenti e con l'impegno delle istituzioni collegate, garantisce la regolarità e la continuità del servizio e delle attività educative, anche in situazioni di conflitto sindacale (...)» (punto 2.2);
in occasione del primo giorno di scuola, il 15 settembre scorso, in numerose scuole è andata in scena una clamorosa protesta da parte degli insegnanti contro le iniziative del Governo in materia di istruzione;
lo sventolio di drappi neri dalle finestre dei plessi, la presenza di maestre vestite a lutto davanti agli edifici nonché le manifestazioni di dissenso svoltesi persino all'interno delle scuole materne, rappresentano una chiara violazione dei principi sanciti dalla Carta dei servizi scolastici;
le maestre listate a lutto, in particolare, hanno dimostrato di non essere in grado di svolgere il proprio ruolo sociale con senso di responsabilità;
non si vuole certamente mettere in dubbio il diritto degli insegnanti di esprimere il proprio dissenso;
a giudizio dell'interrogante, tuttavia, simili proteste debbono svolgersi nei modi e nei posti appropriati, ossia al di fuori della scuola, palestra di vita per eccellenza e luogo dove si trasmettono valori come l'educazione e il rispetto degli altri;
il primo giorno di scuola rappresenta un unicum nella vita di ciascuno; quest'anno, nella memoria di migliaia di famiglie e, soprattutto, di bambini usati come cavie per proteste sindacali, quel giorno è stato irrimediabilmente macchiato -:
se non ritenga opportuno avviare un'indagine al fine di accertare la piena legittimità della protesta, per le modalità in cui essa si è svolta, nonché la sussistenza dei presupposti per eventuali sanzioni nei confronti dei manifestanti.
(4-01123)

COMMERCIO e LOMBARDO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 22 settembre 2008, i genitori dei 20 alunni della scuola elementare di Marettimo (Isole Egadi) hanno improntato una protesta simbolica, imbarcandosi con i loro figli sull'aliscafo alla volta dell'isola di Favignana, al fine di attirare l'attenzione

degli organi competenti, Provveditorato e Ministero dell'istruzione, sulla difficile situazione che ha impedito il normale avvio dell'anno scolastico a causa del rifiuto dell'incarico da parte di tutti gli insegnanti nominati dal Provveditorato;
l'accettazione dell'incarico da parte di un docente comporta indubbi disagi di carattere personale ed organizzativo legati all'isolamento od al trasferimento sull'isola, la più remota dalla terraferma, che fino allo scorso anno veniva incentivato dal riconoscimento del doppio punteggio e di un premio (l'equivalente di un contributo economico per la locazione di alloggi);
la situazione è resa più paradossale dal fatto che il personale docente del luogo non ha la precedenza in graduatoria neanche in una condizione drammatica di cattedre vacanti come questa;
la dirigenza scolastica, che deve gestire 7 cattedre disponibili, per poco più di 20 alunni, nel fare ricorso anche alla graduatoria d'istituto, ha dovuto constatare che docenti nominati hanno esibito un certificato medico attestante lo stato di gravidanza avanzata;
al momento si è ricorso ad un «provvedimento tampone» grazie alla disponibilità di una docente di sostegno che, per garantire la continuità delle lezioni, si occuperà degli alunni di tutte le classi;
all'istituto comprensivo «Bartolomeo Mineo» di Favignana, da cui dipende il plesso scolastico di Marettimo, si lavora ininterrottamente per trovare docenti disponibili, tra mille difficoltà e problemi, compresi i tagli alla Finanziaria e le carenze di organico in segreteria, seguendo, per le nomine, una procedura farragionosa che rallenta la macchina scolastica e crea disservizi;
la condizione degli scolari di Marettimo e di tutti quelli che come loro vivono in questo tipo di contesto geografico e culturale, per i quali il processo di apprendimento è strettamente legato alle dinamiche cognitive che si possono sviluppare grazie all'opportunità data dallo scambio delle conoscenze, ed il problema dell'isolamento delle scuole appartenenti alle isole minori è stata anche, in passato, oggetto di attenzione da parte del Ministero che ha sperimentato due diversi progetti, il progetto MAR.IN.A.ND.O. (acronimo per Marettimo in ambiente di apprendimento on line) che ha sperimentato l'utilizzo di un innovativo strumento di comunicazione, le lavagne interattive multimediali collegate in rete, che hanno consentito agli studenti di interagire in modo intuitivo ed efficace con docenti e compagni, ed il progetto SCOLA, finanziato con i fondi strutturali europei e sostenuto dalla Direzione generale per le relazione internazionali del MPI, che aveva l'obiettivo principale di progettare e costruire, nella forma della collaborazione on line, percorsi formativi basati sull'uso delle tecnologie didattiche attraverso la rete internet -:
se alla luce dei fatti esposti non ritenga urgentemente di dover disporre un'ispezione ministeriale al fine di consentire nel più breve tempo possibile, presso il distretto scolastico dell'isola di Marettimo, il normale avvio dell'anno scolastico;
se non ritenga improcrastinabile, al fine di garantire il diritto allo studio anche ai bambini isolani, di dover ricorrere ad un intervento legislativo che preveda incentivi per quei docenti che accettino incarichi presso sedi disagiate, senza i quali il problema è destinato a perdurare, e che gli stessi abbiano una durata minima di tre anni, dando così maggiore certezza lavorativa ai docenti e assicurando maggiore continuità e stabilità didattica agli alunni che lavorerebbero così per un triennio con gli stessi insegnanti.
(4-01132)

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
il 1o marzo 2005 la società Thomson ha ceduto lo stabilimento ex Videocolor di Anagni (Frosinone), che produceva tubi catodici per gli apparecchi televisivi a colore, marchio Nordmende, alla multinazionale indiana Videocon dei tre fratelli Dhoot, la quale ha ricevuto dalla stessa Thomson un contributo finanziario 185 milioni di euro, condizionato all'attuazione di un processo di riconversione aziendale dello stabilimento, al fine di garantire i livelli occupazionali;
il 26 maggio 2005 si è redatto un protocollo d'intesa presso il Ministero dello sviluppo economico, tra il Governo italiano rappresentato dall'On. Gianni Letta, il Governo indiano rappresentato dal suo ambasciatore, la Regione Lazio, la Provincia di Frosinone, il Comune di Anagni e le parti sociali, per la realizzazione di un programma di riorganizzazione produttiva dello stabilimento Videocolor di Anagni e di difesa dei livelli occupazionali, e dopo circa un mese a giugno è stato redatto il relativo Accordo di programma;
l'Accordo di programma prevedeva la produzione di televisori (tradizionali, lcd, plasma), condizionatori d'aria e pannelli al plasma;
con Delibera CIPE n. 154 del 2006, del 17 settembre 2006, recante «Contratto di programma tra il Ministero dello sviluppo economico e la società Videocolor S.p.A.» pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 28 dicembre 2006, n. 300, il Ministero per lo sviluppo economico è stato autorizzato a stipulare con la società Videocolor S.p.A. il contratto di programma avente ad oggetto la realizzazione di un articolato piano di investimenti nel comune di Anagni (Frosinone) area obiettivo 2 dei Fondi strutturali, per il periodo 2000-2006, con la previsione di un contributo a fondo perduto pari complessivamente a 46.972.479 euro, di cui 10.677.881 euro riferibili alle attività industriali e 36.294.588 riferibili alle attività di ricerca e sviluppo;
a fronte di questi finanziamenti la Videocon si impegnava a stanziare 274 milioni di euro in tre anni per investimenti industriali e sulla ricerca, mantenendo i livelli occupazionali, ed anzi prevedendo in futuro l'ampliamento dell'organico;
il 26 luglio 2007, la Società indiana, il Ministro dello sviluppo economico e la regione Lazio siglarono il Contratto di Programma;
il 1o aprile 2008 presso il ministero dello sviluppo economico si è registrata una valutazione positiva della relazione tecnica sullo stato d'avanzamento del progetto industriale, liberando per questo, i contributi governativi e della Regione Lazio a favore della società VDC;
la società, dopo aver ottenuto questi ingenti finanziamenti, anche sotto forma di cassa integrazione guadagni per i dipendenti, nell'incontro del 20 giugno 2008, tenutosi presso il Ministero dello sviluppo economico, cui hanno partecipato anche i sindacati, ha dichiarato di non voler più attuare l'Accordo di programma proponendo l'alternativa tra il mero assemblaggio di televisori prodotti in altri stabilimenti indiani e cinesi della multinazionale indiana (che assicurerebbe l'occupazione, al massimo per 350-400 unità) oppure la chiusura dello stabilimento con il licenziamento di tutti gli attuali 1.400 dipendenti; in quella occasione furono dichiarati 950 esuberi dopo tre anni di «ristrutturazione»;
anche il Presidente della Provincia di Frosinone ha ritenuto di dovere sottoporre all'attenzione del Presidente del Consiglio

situazioni a dir poco anomale relative alla gestione dei finanziamenti da parte dei responsabili del gruppo Videocon, che di certo non sembrano nei fatti manifestare alcuna volontà di investire in questa azienda;
si è assistito, viceversa, alla distruzione di macchinari, strutture ed attrezzature del sito industriale, che potevano essere utilizzati anche ad altri fini produttivi, ed all'acquisto, certificato dalle relative fatture, di macchinari «nuovi» che in realtà erano già stati utilizzati e costruiti dal 1993 al 2002;
inoltre, lo stesso Presidente della Provincia, Francesco Scalia, inoltrava un esposto al Procuratore della Repubblica di Frosinone volto ad accertare infrazioni di rilevanza penale nel comportamento della Videocon;
la multinazionale Videocon non è nuova a speculazioni del genere fatte alle spalle dei lavoratori e dei contribuenti italiani: nel 1998, a Pavia, la Necchi compressori in crisi viene acquistata per l'85 per cento dalla multinazionale indiana Videocon per un contro valore di 12 miliardi delle vecchie lire; la Videocon s'impegna a confermare i livelli occupazionali almeno a 555 unità, prevedendo un'ulteriore aggiunta di 82 posti di lavoro; la nuova proprietà comincia ad attuare il suo piano di ristrutturazione tentando di smontare e portare via i macchinari da Pavia ad un nuovo sito che in un primo momento era stato localizzato presso Bergamo, ma poi si è scoperto che era in India, tentativo in parte sventato dalla mobilitazione operaia; di fatto Videocon non attiva nulla di quanto promesso; nel 2000, poi, sostenendo di non poter più far fronte al mantenimento della fabbrica, chiede ed ottiene dal Ministero dell'industria e dalla Provincia di Pavia finanziamenti pari a 25 milioni di euro per rilanciare l'azienda e preservare, se non incrementare, i livelli occupazionali; nel novembre 2002 la Videocom si defila e la Necchi dichiara fallimento lasciando sul campo centinaia di disoccupati;
la Videocon ha in programma di realizzare un impianto a Rocca d'Evandro, in provincia di Caserta, per la produzione di pannelli televisivi Tft-Lcd (Thin Film Transistor-Liquid Crystal Display) e per il parziale assemblaggio in moduli Tft-Lcd per schermi televisivi piatti e per monitor dei computer; la cifra in ballo è pari a 1,2 miliardi di euro; oltre 200 milioni dell'importo derivano da contributi pubblici nazionali e regionali;
al quarto anno di Cassa integrazione le forze dei dipendenti sono allo stremo; molte famiglie vivono con 600-700 euro al mese e devono ricorrere a prestiti per poter onorare mutui e per sostenere la spesa al supermercato, mentre alcuni figli di operai in difficoltà hanno dovuto abbandonare gli studi universitari non potendo pagare le iscrizioni;
la situazione, per la sua gravità, è paragonabile anche se in misura più contenuta, a ciò che sta accadendo per l'Alitalia, senza che il sistema mediatico se ne occupi minimamente dando ai cittadini del nostro Paese la dovuta informazione, e soprattutto, senza che il Governo intervenga per sollecitare e sostenere un progetto industriale alternativo;
per sollecitare l'interesse dell'opinione pubblica su questa situazione che mette a repentaglio il posto di lavoro per più di mille lavoratori, i dipendenti in cassa integrazione hanno bloccato, il 6 giugno scorso, la via Casilina e l'Autostrada del Sole, mentre alcuni di loro hanno iniziato l'8 settembre 2008 uno sciopero della fame con un sit-in nei pressi dello stabilimento;
il licenziamento definitivo di 950 (nel caso di solo assemblaggio) oppure di 1.400 dipendenti (nel caso di chiusura totale dello stabilimento) determinerebbe non solo una situazione difficilissima per molte famiglie e per la situazione dell'indotto e del territorio, ma disperderebbe in maniera irrimediabile professionalità e sprecherebbe definitivamente finanziamenti pubblici finalizzati alla riconversione dello stabilimento verso la produzione di

schermi televisivi al plasma ed alla relativa formazione del personale, degradando in maniera irreversibile le potenzialità dell'intero comprensorio e riducendo il quarto impianto industriale della zona per numero di addetti a mero centro di smistamento -:
quali iniziative intendono assumere i Signori Ministri per definire, coinvolgendo imprenditori e istituzioni locali, un piano industriale per lo stabilimento ex Videocolor che salvaguardi l'occupazione dei 1.400 dipendenti e serva da volano per il rilancio dello sviluppo del comprensorio industriale di Anagni-Frosinone dove sono già in crisi una cinquantina di aziende, e per recuperare i fondi pubblici italiani elargiti alla multinazionale indiana Videocon, nonché per verificare le reali intenzioni di tale gruppo in relazione ai finanziamenti anche comunitari ottenuti per il nuovo stabilimento di Rocca d'Evandro in Campania.
(2-00133)«Di Pietro, Donadi, Scilipoti».

I sottoscritti chiedo di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, stabilisce all'articolo 20, comma 10, che a decorrere dal 1o gennaio 2009, l'assegno sociale di cui all'articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335, è corrisposto agli aventi diritto a condizione che abbiano soggiornato legalmente, in via continuativa, per almeno dieci anni nel territorio nazionale;
il nuovo requisito di dieci anni di soggiorno legale necessario ai fini del perfezionamento del diritto all'assegno sociale è stato introdotto con il decreto-legge 112/2008 per evitare che cittadini stranieri immigrati in Italia sulla base della semplice iscrizione anagrafica possano usufruire della prestazione assistenziale in oggetto, in presenza ovviamente delle condizioni reddituali richieste;
l'assegno sociale è una prestazione assistenziale, che prescinde cioè da qualsiasi versamento contributivo, introdotta dalla legge 335/1995 in sostituzione della precedente pensione sociale. Possono farne richiesta i residenti in Italia che siano cittadini italiani, cittadini della Comunità europea e cittadini extracomunitari in possesso della carta di soggiorno. L'assegno viene erogato solo al compimento dei 65 anni di età, non è reversibile, ed è subordinato a specifici limiti reddituali;
il requisito dei dieci anni di residenza rischia tuttavia di colpire, oltre ai cittadini stranieri, anche i cittadini italiani emigrati, che sono rientrati o intendono rientrare in Italia per trascorrere serenamente la loro vecchiaia ed i quali non possono far valere dieci anni di residenza nel nostro Paese immediatamente precedenti il compimento del 65o anno di età;
per non operare discriminazioni contro i nostri connazionali è indispensabile quindi un chiarimento che salvaguardi i diritti sociali di coloro i quali siano emigrati in anni remoti nel tempo ma abbiano comunque risieduto in Italia almeno dieci anni -:
se intenda chiarire che il requisito dei dieci anni di soggiorno legale e continuativo necessario al fine della corresponsione dell'assegno sociale possa essere fatto valere purché svolto in qualunque periodo dell'arco vitale dei potenziali aventi diritto.
(2-00134)
«Bucchino, Fedi, Porta, Garavini, Gianni Farina, Narducci, Bratti, Bordo, Dal Moro, Cuperlo, De Micheli, Miotto, Migliori, Misiani, Esposito, Mario Pepe (Pd), Mazzarella, Barbato, Razzi, Messina, Piffari, Scilipoti, Argentin, Realacci, Livia Turco, Burtone, Bellanova, Zamparutti, Sanga, Bindi, Servodio, Sbrollini, Colombo, D'Antoni, Corsini, Boccia, Genovese, Codurelli, Cuomo, Concia, D'Antona, Boccuzzi, Barbi».

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:

RAMPI, GATTI, CODURELLI, MADIA e SANTAGATA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il territorio del novarese è interessato da una pesante crisi del settore manifatturiero con forti ricadute sui livelli occupazionali;
sono circa 1.000 i posti di lavoro a rischio a causa di processi di riduzione degli organici, processi di ristrutturazione, delocalizzazione o crisi di vendite;
in data 3 giugno 2008 presso la Provincia di Novara ha avuto luogo un vertice fra Enti Locali e Sindacati per mettere a punto strategie atte ad affrontare la crisi;
l'ultimo episodio riguarda l'Azienda IMIT, produttrice di termostati, con sede a Castelletto Ticino da oltre 60 anni, che ha annunciato nei giorni scorsi la chiusura della fabbrica a far data dal 30 settembre 2008;
la proprietà ha dichiarato di aver registrato negli ultimi 10 mesi un calo di fatturato superiore al 20 per cento e che ulteriori perdite potrebbero compromettere possibili soluzioni future;
i lavoratori attualmente occupati alla IMIT sono 233, con una significativa presenza di manodopera femminile, cui si devono aggiungere circa 40 lavoratori dell'indotto;
in data 15 settembre 2008 si è tenuto un primo incontro tra l'azienda e le organizzazioni sindacali, nel corso del quale la famiglia Zucco, proprietaria dell'azienda, ha assicurato ai dipendenti l'anticipazione della cassa integrazione unitamente all'impegno per salvare i posti di lavoro e dare un futuro alla fabbrica, non definendo i contorni dell'operazione di salvataggio;
in data 16 settembre 2008 le parti, al tavolo regionale, hanno convenuto di spostare le trattative presso il Ministero del lavoro -:
se e come il Governo intenda operare per conservare la vocazione industriale del territorio, agevolando i dipendenti IMIT ed aiutando il confronto e in particolare, quali siano gli strumenti che il Governo intende adottare, anche attraverso il coinvolgimento delle Amministrazioni locali interessate, per la salvaguardia del lavoro e dei livelli occupazionali, a tutela dell'impresa e dei lavoratori.
(5-00363)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI PIETRO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge 29 ottobre 2005, n. 229, Disposizioni in materia di indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, ha previsto a favore dei soggetti danneggiati sia un assegno mensile vitalizio (articolo 1) che un assegno una tantum (articolo 4), il cui ammontare è determinato sino alla misura massima di dieci annualità del citato vitalizio, per il periodo compreso tra il manifestarsi dell'evento dannoso e l'ottenimento del vitalizio medesimo;
l'onere derivante dall'attuazione della suddetta legge, era stato valutato in 15,2 milioni di euro per l'anno 2005 e in 30 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2006 fatto salvo l'impegno del Ministro dell'economia e delle finanze di provvedere al monitoraggio degli oneri derivanti dalla sua attuazione, anche ai

fini dell'applicazione dell'articolo 11-ter, comma 7, della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni, e di trasmettere alle Camere, corredati da apposite relazioni, gli eventuali decreti emanati ai sensi dell'articolo 7, secondo comma, n. 2), della citata legge n. 468 del 1978;
con decreto ministeriale del 3 aprile 2008 Procedura per una corretta applicazione della normativa relativa alla corresponsione di benefici economici a soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatori, l'allora Ministro della salute, stabiliva di erogare ai soggetti interessati, in un unico importo corrispondente alle prime tre rate delle cinque rate annuali di cui all'articolo 4 della legge n. 229 del 2005, anche in considerazione del fatto che la commissione istituita ai sensi dell'articolo 2 della legge 29 ottobre 2005, n. 229, ha cessato la sua attività a seguito dell'entrata in vigore del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito con legge 4 agosto 2006, n. 248, e del correlato decreto del Presidente della Repubblica applicativo del 14 maggio 2007, n. 86;
ravvisata la necessità di definire in via ricognitiva le ulteriori modalità procedurali di applicazione della legge 29 ottobre 2005, n. 229, con particolare riferimento all'articolo 4 della legge e constatato che erano state avviate le opportune iniziative presso il Ministero dell'economia e delle finanze per ottenere un'adeguata integrazione allo stanziamento disponibile sul capitolo 2400, piano gestionale 02, il Ministro della salute riteneva opportuno, nelle more del completamento di dette iniziative, di procedere - mediante il citato decreto - alla erogazione in favore dei soggetti interessati delle prime tre rate sulle complessive cinque previste dall'articolo 4, comma 3, della legge 29 ottobre 2005, n. 229;
il TAR del Lazio ha disposto, con ordinanza n. 7775 del 4 settembre 2008, la sospensione dell'articolo 3 del decreto ministeriale del 3 aprile 2008 nella parte in cui non tiene conto delle particolari situazioni indicate dalla sentenza del Consiglio di Stato n. 1304 del 2008, in pratica sospendendo i pagamenti degli arretrati decennali, per circa 35 milioni di euro, a 580 persone vittime dei danni da vaccinazione obbligatoria;
la causa della sospensione è l'assenza di una graduatoria di gravità delle condizioni degli aventi diritto, così come imposto dal Consiglio di Stato, che nell'aprile scorso aveva in parte annullato il decreto ministeriale. Il ministero aveva deciso di pagare comunque senza graduatoria di gravità ed erogando, a causa della mancanza di fondi, solo il 12 per cento degli indennizzi -:
quale è stato il motivo dell'esaurimento dei fondi e della mancata esecuzione della sentenza del Consiglio di Stato - Va Sezione - innanzi al quale è pendente giudizio di ottemperanza n. 6825;
e, se il Ministro intende mettere a regime il pagamento dei risarcimenti ad iniziare dalla compilazione della graduatoria di gravità degli aventi diritto, e quali iniziative intenda assumere al fine di finanziare adeguatamente gli indennizzi a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie.
(4-01104)

BELLANOVA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'Inpdap è l'Istituto preposto per l'assistenza e la previdenza dei lavoratori dipendenti nella pubblica amministrazione;
tra i compiti istituzionali dell'Inpdap, oltre all'assistenza nelle procedure pensionistiche, vi è anche quello di assistenza ed erogazione di prestiti e finanziamenti per i dipendenti nella pubblica amministrazione;
i dipendenti nella pubblica amministrazione pagano una tassa mensile apposita

che gli consente di poter usufruire di alcuni servizi posti in essere dall'Istituto, tra i quali inoltrare istanze inerenti concessioni di prestiti e/o finanziamenti;
diversi cittadini della provincia di Lecce si sono rivolti all'Istituto per inoltrare domanda di prestito e/o finanziamento ma pare che i tempi di erogazione siano molto più lunghi del previsto;
in precedenza l'attesa per i finanziamenti e/o prestiti accordati dall'Istituto era quantificabile dai 30 ai 60 giorni, oggi l'ultimo finanziamento accordato in questa provincia pare risalire a più di un anno fa;
la motivazione di attesa per tempi tanto dilatati pare essere la carenza di fondi da parte dell'Istituto che non può garantire quando i prestiti e/o finanziamenti saranno concessi e liquidati;
i cittadini che si sono rivolti all'Istituto senza ottenere alcun beneficio si sono ritrovati ad essere contattati subito dopo da istituti bancari e agenzie di mediazione creditizia che proponevano prestiti e/o finanziamenti e ciò senza aver inoltrato alcuna richiesta agli stessi -:
quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendono adottare per verificare la situazione reale dell'Inpdap in materia di prestiti e/o finanziamenti, così da evitare che molti dipendenti pubblici si trovino in condizione di ricorrere a prestiti a condizioni più sfavorevoli;
quali iniziative i Ministeri interrogati intendono adottare per verificare che i dati personali dei dipendenti della pubblica amministrazione della provincia di Lecce siano tutelati secondo quando stabilito dalla legge n. 196 del 2003.
(4-01110)

REGUZZONI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 3 giugno 2008 la sede Inps di Varese - area Pensioni e Ricostituzioni - comunicava ad una pensionata che il Casellario centrale dei pensionati, nel provvedere a ricalcolare le ritenute fiscali per l'anno 2008, aveva determinato un debito di euro 757,68, che sarebbe stato recuperato sulle rate di pensione in pagamento da luglio 2008 a febbraio 2009;
in data 10 luglio 2008, sempre la sede Inps di Varese comunicava all'interessata che, a seguito delle operazioni di assistenza fiscale, risultavano a suo carico conguagli che assorbivano l'intero importo netto del trattamento e, pertanto, non sarebbe stata posta in pagamento la pensione spettante per il mese di agosto -:
se il Ministro in indirizzo ritenga giusto e «moralmente» plausibile comunicare con pochi giorni di preavviso il mancato pagamento di una mensilità di pensione, considerato che già con l'erogazione del trattamento è difficile arrivare a fine mese;
se il Ministro ritenga che la sede Inps di Varese abbia operato correttamente ovvero non ravvisi nella comunicazione tardiva delle irregolarità procedurali;
se, in caso di condotta anomala, non condivida l'opportunità che la sede Inps di Varese adotti provvedimenti correttivi che possano offrire alla pensionata interessata una maggiore serenità monetaria.
(4-01115)

VERSACE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i tirocini o stages formativi e di orientamento consistono in brevi esperienze di lavoro presso aziende o enti pubblici allo scopo di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro;
tali tirocini sono stati istituiti con l'articolo 18 della legge n. 196 del 1997 ed operativamente disciplinati da decreti ministeriali, interministeriali, oltre che dalle varie normative regionali cui spetta, dopo la riforma costituzionale del 2001, la competenza legislativa in via esclusiva;

la normativa ha esteso anche ai cittadini provenienti da Paesi extra-Ue la possibilità di svolgere periodi di tirocinio formativo e di usufruire di tali percorsi come strumenti formativi ed orientativi finalizzati all'inserimento lavorativo;
le aziende lamentano difficoltà spesso insormontabili nell'adempiere a tutti gli oneri richiesti per avviare il processo di formazione e di tirocinio a favore di cittadini non appartenenti all'unione europea, stante anche una regolamentazione talvolta farraginosa;
gravi difficoltà sono state parimenti lamentate da istituti di studio e formazione che, in qualità di enti promotori, organizzano tirocini per i propri studenti, attivando apposite convenzioni con aziende ospitanti in stage, sebbene i suddetti tirocini formino parte integrante del percorso didattico frequentato dagli studenti in questione: si consideri, ad esempio, che chi ha ottenuto un regolare visto di soggiorno per motivi di studio e formazione per un periodo massimo di tre anni, non possa poi essere ammesso ad uno stage, a coronamento del percorso di apprendimento, in quanto è previsto che i percorsi formativi nell'ambito dei quali può essere svolto un periodo di tirocinio non devono superare i ventiquattro mesi;
gli adempimenti burocratici richiesti dalle regioni risultano troppo onerosi per i soggetti promotori del tirocinio (istituti di studio, enti di formazione), tanto in campo amministrativo che economico;
i tirocini sempre più spesso divengono moduli fondamentali dei percorsi formativi, indispensabili e importantissimi ai fini dell'acquisizione di professionalità eccellenti, in una logica di scambi culturali ed esperienze lavorative in un mondo avviato verso una sempre maggiore globalizzazione;
è nel programma del Governo operare una semplificazione normativa e alleggerire strutture formative dai lacci burocratici che troppo spesso impediscono loro di operare nel modo migliore, impegnando tempo ed energie in adempimenti spesso inutili e ridondanti -:
se i Ministri interpellati non ritengano opportunoassumere le iniziative di competenza volte a favore questo tipo di formazione professionale a favore di cittadini extracomunitari, alleggerendo strutture formative e aziende da spesso inutili lacci burocratici e permettendo loro di formare professionalità provenienti da ogni parte del mondo.
(4-01119)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia.- Per sapere - premesso che:
l'Istituto di assistenza socio-sanitaria Papa Giovanni XXIII di Serra d'Aiello (Cosenza), nel quale trovano ospitalità circa 360 degenti bisognosi di cure particolari, ha costituito un importante punto di riferimento per l'intera Calabria e di sostegno per numerose persone disagiate;
l'Istituto era gestito da una fondazione di proprietà della Curia Arcivescovile di Cosenza;
nel mese di luglio del 2007 è stato arrestato il sacerdote Alfredo Luberto, Presidente dell'Istituto Papa Giovanni XXIII con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, false fatturazioni, appropriazione indebita, abbandono di persone incapaci;
l'indagine che ha portato all'arresto del sacerdote, svolta dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Paola, ha svelato l'occultamento di ricavi per 13 milioni di euro, il mancato versamento di contributi previdenziali per 15 milioni ed una cessione di crediti per tre milioni e mezzo di curo ed un corrispettivo di 500 mila euro;
dagli accertamenti è emerso che i fondi destinati alle esigenze della casa di cura venivano costantemente distratti ed utilizzati per gli scopi personali degli amministratori; mentre i malati vivevano in

condizioni disumane il sacerdote Luberto trascorreva le sue giornate in un superattico dotato di tutti i comfort;
la crisi dell'Istituto Papa Giovanni durava da anni e si è aggravato con il passare del tempo ed i dipendenti, oggi circa 600 - ma hanno anche raggiunto punte di ben 1.700 unità - da mesi percepiscono solo il 40 per cento dello stipendio;
dopo l'arresto dell'ex presidente, la Guardia di finanza ha sequestrato l'Istituto in questione;
da allora sono apparsi vani i tentativi per un accordo tra Regione Calabria, Azienda sanitaria e Curia arcivescovile di Cosenza, utile a migliorare la situazione dell'Istituto;
gli stessi dipendenti non hanno alcuna risposta sul loro futuro posto di lavoro;
dal luglio 2008 il Tribunale di Paola ha nominato dei commissari giudiziari per gestire l'Istituto;
il nuovo Assessore regionale alla sanità della Calabria ha respinto il protocollo che il precedete Assessore regionale del ramo aveva stipulato per giungere alla costituzione di una nuova società, con la partecipazione della Regione, che avrebbe dovuto gestire la fase iniziale del processo di ristrutturazione e di riorganizzazione;
da cronache giornalistiche sembra che sull'Istituto Giovanni XXIII siano stati aperti altri filoni d'indagine che farebbero trasparire un «reticolo istituzionale» creato per bloccare alcune denunzie circostanziate sui maltrattamenti inflitti ai pazienti dell'Istituto in questione, nonché per trasferire ad alcuni privati la gestione della convenzione sanitaria con la Regione;
in tutto questo contesto emerge la misteriosa scomparsa di una delibera di Giunta regionale, registrata con numero e data, ma mai pubblicata, che autorizzerebbe la gestione dell'Istituto a terzi;
oggi la Regione Calabria, nonostante gli accordi, le promesse ed i progetti, si è chiamata fuori, e si limita a pagare le rette per garantire la quotidianità, peggiorando la già grave situazione dei degenti e dei seicento dipendenti -:
quali urgenti iniziative intendano assumere per le parti di competenza, considerata quella che l'interrogante reputa l'assoluta insensibilità della Regione Calabria, al fine di sanare la drammaticità della situazione dell'Istituto Papa Giovanni XXIII di Serra d'Aiello e per evitarne la relativa chiusura;
quali urgenti iniziative intendano assumere al fine di tutelare i diritti di tutti i dipendenti di quella struttura.
(4-01121)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Capo del Corpo Forestale dello Stato del 10 novembre 2004, il Vice Questore Aggiunto forestale ingegner Raffaella Iacurti è stata trasferita a domanda, ai sensi della legge n. 266 del 1999, dall'Ispettorato Generale di Roma al Comando Provinciale di Viterbo con decorrenza 16 novembre 2004;
in virtù di una relazione del Servizio Ispettivo Centrale che ne sanciva l'incompatibilità ambientale, con decreto del Capo del Corpo Forestale dello Stato in data 13 luglio 2006, il Vice Questore Aggiunto forestale ingegner Raffaella Iacurti è stata trasferita, d'autorità, dal Comando Provinciale di Viterbo all'Ispettorato Generale di Roma con decorrenza 16 luglio 2006;
con decreto del Capo del Corpo Forestale dello Stato del giugno 2008 il Vice

Questore Aggiunto forestale ingegner Raffaella Iacurti è stata di nuovo trasferita a domanda, sempre ai sensi della legge n. 266 del 1999, dall'Ispettorato Generale di Roma al Comando Provinciale di Viterbo con decorrenza 16 giugno 2008;
nelle premesse del sopra citato decreto del 10 giugno 2008, viene citato ancora una volta il D.D.G. 19 giugno 2001 con il quale l'ingegner Marco De Santis, coniugato con l'ingegner Iacurti, era stato all'epoca trasferito per esigenze di servizio al Comando Provinciale di Viterbo, circostanza questa che ha dato modo all'interessata di invocare i benefici della legge n. 266 del 1999, ma che era preesistente già al momento del primo trasferimento da Roma a Viterbo;
con note protocollo 13718/08 e 16043/08 è stato risposto negativamente alle istanze di ricongiungimento al coniuge rispettivamente dell'Agente Scelto D'Ascenzi Antonio e dell'Agente D'Eleuterio Barbara, che avevano i medesimi requisiti dell'ingegner Iacurti rispetto alla legge n. 100 del 1997 e della legge n. 266 del 1999;
con tali dinieghi sono state commesse per l'interrogato gravi discriminazioni tra appartenenti alla stessa Amministrazione semplicemente - v'è da ritenere - perché di qualifica diversa -:
quali siano state le valutazioni che hanno portato il Capo del Corpo Forestale dello Stato a valutare positivamente e quindi accogliere l'istanza di trasferimento dell'ingegner Iacurti, la quale ha invocato i benefici della legge n. 266 del 1999, avvalendosi del trasferimento, per esigenze di servizio del coniuge ingegner Marco De Santis già utilizzato per ottenere il precedente ricongiungimento del 16 novembre 2004 e quali quelle che invece hanno generato la risposta negativa nei confronti dei due agenti summenzionati;
cosa intenda fare il Ministro interrogato per evitare che atteggiamenti che appaiono all'interrogante di così palese discriminazione si ripetano ancora.
(4-01127)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:

SIMONETTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
numerosi comuni del territorio biellese sono vittime di gravi e ripetuti disservizi da parte della società Telecom Italia e il Consorzio dei comuni ha invitato i responsabili della compagnia telefonica ad una riunione congiunta per ricevere delle risposte esaustive sulla situazione;
i cittadini del biellese lamentano ritardi nelle riparazioni delle linee telefoniche e delle strade comunali utilizzate dalla Telecom Italia per lavori sulla rete, sottolineando l'impossibilità di entrare in contatto con i responsabili della compagnia telefonica per esporre questi ed altri disagi;
la società Telecom Italia mette a disposizione degli utenti uno sportello telefonico per la denuncia di guasti e disservizi che, oltre a rendere assolutamente impersonale il rapporto fra l'utente in difficoltà e il gestore telefonico, molte volte non è in grado di dare risposte soddisfacenti e produce una situazione in cui l'utente si trova a spiegare ad ogni chiamata il proprio problema ad un nuovo operatore;
i sindaci dei comuni della provincia di Biella hanno denunciato attraverso gli organi di stampa, la seria e preoccupante situazione che si trovano a vivere molte persone, anche di età avanzata, che hanno le abitazioni fuori dal centro cittadino e sono rimaste isolate dai collegamenti telefonici anche 15 giorni in attesa dell'intervento da parte della Telecom Italia;
negli ultimi anni si è assistito ad una riduzione drastica degli addetti Telecom nell'area biellese, che sono passati da 220 a 39, come si evince anche dall'articolo

apparso in data 31 luglio 2008 sul quotidiano L'Eco di Biella, riduzione che ha provocato un grave problema occupazionale e ha abbassato notevolmente la qualità e la tempestività del servizio;
numerosi comuni di questa zona sono ancora sprovvisti del servizio adsl e i cittadini subiscono un danno da questa mancanza, soprattutto coloro che, per impossibilità fisiche e gravi problemi di salute, sono costretti a lavorare dal proprio domicilio utilizzando strumenti informatici e telematici;
Telecom Italia, nonostante percepisca grazie al solo canone telefonico mensile, pagato anche dagli utenti dei comuni del biellese, circa 5 miliardi di euro annui per mantenere ed ammodernare la rete telefonica, ad oggi vede il 15-20 per cento delle sue centrali impossibilitate ad erogare i servizi adsl a causa di apparecchiature limitanti;
i cittadini e le imprese che pagano regolarmente le proprie utenze alla Telecom Italia esigono che, a fronte del pagamento mensile versato, corrisponda la garanzia del servizio;
i disservizi da imputare alla Telecom Italia, sia relativi alle linee telefoniche che ai servizi internet causano incalcolabili disagi agli operatori commerciali ed alle imprese anche dal punto di vista economico;
la società Telecom Italia, in data 28 giugno 2008, ha presentato all'Autorità garante per le comunicazioni degli impegni ai sensi della legge n. 248 del 2006 in cui indica fra gli obiettivi quello di soddisfare i clienti finali attraverso concreti interventi per lo sviluppo e il miglioramento della qualità della rete e dei servizi -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e con quali misure, per quanto di sua competenza, intenda tutelare i diritti di tutti quegli utenti dei comuni in provincia di Biella che hanno subito danni e disagi a causa dei disservizi imputabili a Telecom Italia;
se il Ministro valuti la proposta di tenere sotto osservazione la situazione relativa ai servizi telefonici ed informatici dei comuni della provincia di Biella e l'evoluzione della situazione nel tempo, come strumento campione per il monitoraggio dell'adempimento degli impegni assunti da Telecom Italia ai sensi della legge n. 248 del 2006.
(4-01103)

SBROLLINI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da diversi mesi i dipendenti della Siltal Spa (ex Iar Siltal) di Bassano del Grappa (Vicenza), azienda che opera nel campo della refrigerazione, non percepiscono stipendi e cassa integrazione;
analoga situazione si verifica negli stabilimenti di Pignataro Maggiore (Caserta), Occimiano (Alessandria), Ticineto (Alessandria), Abbiategrasso (Milano) dello stesso gruppo in amministrazione controllata dall'aprile 2005;
a seguito di un accordo sottoscritto il 27 giugno 2007, presso il Ministero dello sviluppo economico, tutti i rami d'azienda delle società Iar Siltal e Silia Spa sono state cedute il 26 luglio 2007 alla Siltal Spa appositamente costituita l'8 novembre 2006 e posseduta dalla holding umbra Gepafim, presieduta da Gabrio Paraffini;
la nuova azienda ha raggiunto un'intesa con i sindacati sulla Cigs a rotazione per 24 mesi;
la vicenda ha una stretta attinenza con quella del gruppo Electrolux che ha chiuso lo stabilimento di Scandicci delocalizzando in est Europa le linee produttive del freddo e per la cui acquisizione c'è stata una proposta del fondo inglese di private equity «Patrimonium Venture Capital (PVC)» al quale partecipa la Gepafim Holding Spa;
il 30 luglio 2008 si è svolta presso il Ministero dello sviluppo economico una riunione nel corso della quale sono emerse

gravi problematiche relativamente a tutta la situazione dell'azienda in quanto non si è dato seguito al piano industriale con il previsto rilancio delle attività, non sono stati effettuati i previsti investimenti e soprattutto non sono stati pagati stipendi e cassa integrazione;
nella stessa occasione risulta sia stato biasimato l'atteggiamento della società per non aver ottemperato all'obbligo di informare il Ministero e la gestione commissariale a seguito della cessione dell'azienda al Fondo PVC il cui rappresentante ha chiarito in quella sede che «PVC» è un fondo di diritto inglese con capitalizzazione di 100 milioni di euro, interessato all'acquisizione e valorizzazione di aziende da portare successivamente in Borsa. Ha trovato nella refrigerazione passiva un'opportunità interessante che sarà sviluppata con un partner industriale (Gruppo Manfredi Lefebvre D'Ovidio);
sempre nel corso dell'incontro l'azienda si era impegnata a: «erogare entro l'11 agosto 2008 tutte le spettanze a qualsiasi titolo maturate (stipendi, CIGS, eccetera) al 30 giugno 2008 e entro il 10 settembre le spettanze maturate nel corso dei mesi di luglio e agosto». Su richiesta delle OOSS l'azienda si era impegnata a verificare la possibilità di fare arrivare la parte di ricapitalizzazione entro giovedì 7 agosto, per permettere il bonifico sui conti correnti dei lavoratori venerdì 8 agosto;
ad oggi gli impegni non sono stati mantenuti -:
se il Ministro dello sviluppo economico intenda attivarsi con urgenza per convocare l'azienda al fine di ottenere il rispetto dell'accordo del 31 luglio 2008;
attraverso quali altre forme il Ministero dello sviluppo economico intenda intervenire a favore dei lavoratori e del lavoro, oltre che per la verifica delle eventuali risorse pubbliche impegnate;
se le società oggetto della presente interrogazione abbiano usufruito di fondi pubblici, in particolare regionali e/o dell'Unione europea in rispondenza ai bandi finalizzati alla riconversione, al potenziamento tecnologico, alla riqualificazione della forza lavoro.
(4-01128)

...

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Guido Dussin e altri n. 5-00355, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 settembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stradella.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Iannuzzi n. 4-01084 del 18 settembre 2008 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00361.