XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 30 settembre 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

Le Commissioni VI e XIII,
premesso che:
il comparto ippico rappresenta in Italia un settore importante e fondamentale per l'intera economia nazionale in quanto oltre ad essere esteso in tutto il territorio nazionale garantisce l'attività lavorativa di oltre 50 mila unità;
ciononostante il predetto settore versa, oramai da tempo, in una profonda crisi strutturale che investe l'intera filiera imprenditoriale, dall'allevamento fino alla raccolta delle scommesse, evidenziando gravi lacune nell'apparato organizzativo e gestionale;
quanto esposto infatti sta comportando degli effetti evidentemente negativi e penalizzanti, per l'intero settore ed infatti attualmente si evidenzia una situazione di diffusa e radicale difficoltà che ha negli ultimi tempi, mostrato un netto peggioramento, anche e soprattutto a causa di decisioni normative che hanno fortemente penalizzato la principale fonte di sostentamento e cioè la raccolta delle scommesse ippiche;
in particolare il modello di distribuzione delle scommesse ippiche, introdotto con l'articolo 38 del decreto-legge 4 luglio 2006 n. 223 (il cosiddetto decreto Bersani) successivamente convertito dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, si sta dimostrando, come era presumibile, devastante proprio sotto il profilo della raccolta delle scommesse medesime, diminuite nei primi mesi del 2008 di quasi il 14 per cento rispetto al medesimo periodo del 2007;
appare evidente pertanto che il crollo dei volumi di raccolta, con le evidenti conseguenze estremamente penalizzanti per le spettanze dell'intero comparto ippico, oltre a creare forte disagio fra il pubblico e gli esercenti stessi, con il pericolo della recrudescenza dell'offerta di gioco illegale, tende a ripercuotersi negativamente sulle entrate erariali, disattendendo tutte le stime sulla crescita di gettito dovuta alla nuova rete di vendita;
inoltre ad aggravare ulteriormente quanto suesposto vi è la conferma del fatturato estivo i cui dati sono stati resi noti alla conclusione delle tradizionali aste estive;
infatti il fatturato quest'anno è stato inferiore di ben il 50 per cento rispetto a quello dell'anno passato e tra l'altro rispetto a tale cifra, occorre sottolineare che gran parte delle transazioni sono avvenute tra operatori esteri che sono venuti ad acquistare il prodotto italiano, che è un prodotto di grande qualità e di grande tradizione; a dimostrazione che il comparto di cui stiamo parlando ha grandi possibilità e potenzialità e necessita pertanto di maggiore attenzione e di maggior supporto,

impegnano il Governo:

ad intervenire attraverso l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, al fine della corresponsione dei cosiddetti minimi garantiti nei confronti dell'Unire, permettendo conseguentemente l'entrata a pieno regime degli introiti all'interno dell'ente e dell'intero comparto;
a garantire un'attività di controllo e monitoraggio più incisiva ed efficace nei riguardi del settore ippico, sia dal punto di vista del volume delle scommesse effettuate, che dalle dinamiche, che ne conseguono dall'attività dei giochi e delle scommesse collegate all'ippica;
a prevedere attraverso un provvedimento ad hoc, un incremento dei punti di raccolta delle scommesse ippiche, attualmente diminuiti di circa sei mila, al fine di indirizzare maggiormente verso il comparto interessato una percentuale superiore di volume d'affari che attualmente

invece, è rivolto verso altri settori probabilmente ritenuti più convenienti dagli scommettitori;
a valutare conseguentemente l'opportunità per tutti i punti di raccolta di scommesse sportive, di includere la gestione di una parte di quelle ippiche al fine di consentire agli scommettitori di allargare il ventaglio delle possibilità e di concedere una maggiore accessibilità per gli stessi scommettitori;
a prevedere infine nel prossimo disegno di legge finanziaria per il 2009, un incremento delle risorse finanziarie da destinare all'intero comparto ippico la cui situazione economica versa in una gravissima crisi tale da non garantire le risorse per completare l'anno 2008.
(7-00046) «Pagano, Romele, Marinello, Gioacchino Alfano, Misuraca, Vincenzo Antonio Fontana».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
nella seduta del Consiglio dei Ministri dell'11 luglio 2008, su proposta del Ministro Tremonti, di concerto con il Ministro Sacconi e su conforme avviso del Ministro Fitto, il Consiglio dei Ministri ha nominato il Presidente pro-tempore della Regione Lazio quale Commissario ad acta per la realizzazione degli obiettivi di risanamento finanziario previsti nel piano di rientro dal disavanzo nel settore sanitario;
nello stesso provvedimento il Governo enucleava al Commissario specifiche e puntuali «prescrizioni» da osservare che si traducevano in 12 punti vincolanti;
il Commissario ad acta Piero Marrazzo, a seguito delle prescrizioni governative e in osservanza al piano di rientro ha emesso ventotto decreti commissariali;
in particolare i provvedimenti del Commissario prevedono misure drastiche e talora impopolari, come la ristrutturazione della rete ospedaliera e relativi e sostanziosi tagli dei posti letti (ad esempio l'ospedale S. Giacomo di Roma), il blocco del turn over, la compartecipazione alla spesa farmaceutica, la centralizzazione degli acquisti e delle funzioni, la ridefinizione dei tetti e delle tariffe, solo per citarne alcuni;
i provvedimenti suddetti incidono fortemente sulla riduzione del deficit (deficit accumulato dalla precedente Giunta Storace);
il blocco dei trasferimenti statali alla Regione Lazio di circa 5 miliardi di euro mette a rischio, questo sì, l'erogazione e le garanzie di assistenza di servizi primari ed essenziali ai cittadini del Lazio;
il comportamento omissivo, ingiustificato e strumentaleda parte del Governo ad avviso degli interpellanti mette a rischio e conseguentemente vanifica gli sforzi e i sacrifici sinora compiuti dalla Regione Lazio, di riduzione drastica del disavanzo sanitario;
il comportamento del Governo appare sempre più insostenibile alla luce anche della sospetta tempestività dimostrata in situazioni di «presunti buchi», più virtuali che reali, lamentati da altre istituzioni, cui il Governo non ha esitato a liquidare somme ad hoc;
il persistere del blocco dei trasferimenti statali di quasi 5 miliardi di euro,

da parte dello Stato, alla Regione Lazio, diventa ormai sempre più inaccettabile, sia istituzionalmente sia moralmente;
al cittadino in attesa di un intervento chirurgico urgente, al paziente ricoverato in una struttura ospedaliera, al pronto soccorso di frontiera, alle tante strutture di riabilitazione le istituzioni hanno il dovere di dare un servizio qualificato e delle risposte efficaci -:
quali urgenti iniziative il Governo abbia intenzione di adottare, predisponendo in tempi brevissimi gli atti necessari per sbloccare i fondi in questione;
se il Governo intenda creare le condizioni costruttive e positive con la Regione Lazio, al fine di superare il grave deficit sanitario, ereditato dalla gestione precedente.
(2-00149) «Giachetti, Meta, Morassut, Carella, Argentin, Pompili, Coscia, Tidei, Gasbarra, Madia, Melandri, Tocci, Rugghia, Amici, Fioroni, Ferranti, Sposetti, Gentiloni Silveri».

TESTO AGGIORNATO AL 1° OTTOBRE 2008

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:

BARBI e MARAN. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da agenzie di stampa del 3 settembre 2008, che riprendevano il quotidiano argentino Clarin, trapelava la notizia della decisione dell'Argentina di raggiungere un accordo con il Club di Parigi per il rimborso di 6.700 milioni di dollari;
le stesse agenzie riportavano come avvenuta la firma di un decreto da parte della Presidente Cristina Fernandez con cui si ordinava il pagamento di questo debito utilizzando le riserve valutarie di «libera disponibilità»;
il sottosegretario per gli affari esteri, onorevole Vincenzo Scotti, in un'agenzia ANSA del 3 settembre, esprimeva apprezzamento per la decisione della Presidente, e il giorno successivo, 4 di settembre, rilasciava da Accra, a margine del terzo «Forum ad alto livello sull'efficacia dell'aiuto», una dichiarazione in cui precisava che l'Italia contava di recuperare 400 milioni di dollari, che potevano essere utilizzati per mantenere gli impegni internazionali assunti dal Paese in tema di cooperazione;
il settore della cooperazione allo sviluppo è stato fortemente ridimensionato nella legislatura in corso attraverso tagli operati con diversi provvedimenti normativi, che hanno compresso l'ammontare di risorse complessive destinate all'aiuto pubblico allo sviluppo (APS) alla soglia dello 0,1 del PIL, collocando l'Italia in una posizione di grave incoerenza e inadempienza rispetto agli impegni internazionali presi, che prevedono il raggiungimento dell'obiettivo dello 0,51 del PIL entro il 2010 e dello 0,7 del PIL entro il 2015;
particolarmente gravi, tra gli altri, sono stati gli effetti derivanti dal taglio lineare che ha colpito indiscriminatamente tutti i settori, finendo così per penalizzare anche quei settori che lamentavano una cronica insufficienza dei fondi;
le dichiarazioni del sottosegretario Scotti hanno generato comprensibili aspettative tra le organizzazioni non governative che si trovano a fronteggiare una situazione economica sempre più difficile che sta pregiudicando molti dei progetti di cooperazione già avviati o in corso di approvazione in diverse aree del mondo -:
se nel bilancio dello Stato sia stata registrata effettivamente l'entrata imprevista di 400 milioni dovuta al rimborso deciso dall'Argentina, o quando tale rimborso sia previsto, e se corrisponda al vero

l'intenzione del Governo di destinare questi fondi al settore dell'APS.
(5-00373)

Interrogazione a risposta scritta:

GARAVINI, BUCCHINO, GIANNI FARINA, FEDI, NARDUCCI e PORTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'Italia ha aderito alla Convenzione di Strasburgo del 6 maggio 1963 relativa alla riduzione dei casi di nazionalità plurima, che prevede la perdita della cittadinanza originaria in caso di acquisto di quella di uno dei Paesi di residenza;
per un Paese come il nostro, che ha avuto una forte e diffusa diaspora di propri cittadini all'estero, in particolare nell'ambito dell'Unione europea, l'applicazione della Convenzione ha comportato la perdita della cittadinanza italiana con problematiche conseguenze sia per le persone interessate che per il sistema dei rapporti con i nostri emigrati;
alcuni Paesi europei, come la Germania nel 2001, la Svezia nel 2002 e il Belgio nel 2007, hanno denunciato la Convenzione di Strasburgo per consentire ai propri cittadini di poter godere della doppia cittadinanza, assumendo in seguito gli atti coerenti per la realizzazione di questi obiettivi;
il Governo di centro-sinistra dovrebbe aver già avviato le procedure di denuncia della Convenzione di Strasburgo nel corso della passata legislatura, un impegno che va ripreso e portato a conclusione -:
quali atti il Governo ritenga di assumere per arrivare al superamento dei vincoli previsti dalla Convenzione di Strasburgo e entro quali tempi ritenga di portare a compimento tale operazione in modo da consentire anche ai cittadini italiani che si naturalizzano in altri Paesi di conservare la cittadinanza italiana;
se nel tempo necessario a realizzare il definitivo superamento della Convenzione di Strasburgo sulla cittadinanza il Governo non ritenga di favorire il godimento della doppia cittadinanza attraverso accordi di reciprocità con i Paesi che hanno già provveduto in tal senso. (4-01176)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere - premesso che:
il 1o luglio 2008, con avviso pubblico depositato anche all'albo pretorio dei comuni interessati, la Snam Rete Gas Spa ha presentato al Ministero dell'Ambiente ed al Ministero dei Beni Culturali istanza di pronuncia di compatibilità ambientale per il progetto denominato «Iniziativa Sealine Tirrenica», nell'ambito del quale intende realizzare, in frazione Marina del comune di Monforte San Giorgio (Messina), una Centrale di compressione del gas da 50 Mw;
la stessa società avrebbe individuato nell'area interessata, pari a circa 25 ettari di terreno, uno snodo strategico per il potenziamento dell'importazione di gas naturale dal nord Africa (Algeria) fino alla Campania. Dall'insediamento industriale di Monforte, infatti, è prevista, per il trasporto del gas naturale, una condotta sottomarina da 245 Km fino a Policastro Bussentino, nello specchio di mare antistante la Sicilia, la Calabria, la Basilicata e la Campania;
l'opera di per sé è sicuramente utile, ma, come tutte le infrastrutture a sostegno dello sviluppo, non deve concorrere allo sviluppo disordinato, al degrado ambientale, alla trasformazione violenta del territorio, e la sua allocazione rientra nella più grande questione della pianificazione delle opere strategiche per le quali è necessaria l'individuazione ordinata dei siti strategici;
il Presidente dell'Associazione T.A.T-Sicilia sede di Milazzo Dott. Giovanni Marafioti, associazione che ha fra i suoi scopi, la tutela dell'ambiente e dei territorio, soprattutto quelli ad alta qualità di

rischio per inquinamento atmosferico, ha inviato il 29 agosto 2008, al Ministro interpellato ed all'Assessorato Provinciale al Territorio le sue osservazioni al documento «Studio Impatto Ambientale» elaborato dalla Snam Rete Gas, rilevando che: «Il territorio interessato dagli interventi descritti nel documento citato in oggetto presenta un quadro molto complesso determinato da un uso disordinato e fortemente degradato, oltre alla contiguità con l'Area ad alto rischio di crisi ambientale a suo tempo decretata e dove siamo ancora in attesa dei risultati della indagine epidemiologica commessa dalla Regione Sicilia alla O.M.S. A miglior intelligenza si ricorda che il decreto si rese necessario per il rilevante incremento di decessi per neoplasie e numerosi casi di malattie croniche respiratorie, la O.M.S. venne coinvolta quando si verificò anche un caso di sclerosi multipla amiotrofica laterale. Tutti casi generati da un ambiente malato, per effetto dei veleni immessi in atmosfera dalle industrie pesanti della zona, e quasi nulla sappiamo dello stato del suolo e sottosuolo. Un alto degrado fisico generato da un incontrollato e disordinato sviluppo, più occasionale che pianificato, e quello che è peggio che tutto ciò è altamente visibile e percettibile al più semplice dei cittadini, tranne ad un certo potere che figurativamente soccombe al ricatto occupazionale. In tale sintetico quadro si intende inserire una infrastruttura tecnologica che secondo mio sommesso parere è fortemente impattiva ed accresce ulteriormente il degrado fisico e limita ulteriormente altre forme di sviluppo socio economico nonchè quelle di tipo culturale»;
sempre tra le osservazioni del Dott. Marafioti si legge testualmente che: «L'opera genera una compromissione territoriale irreversibile, producendo ulteriori emissioni in atmosfera, oltre a quelle immesse dalla centrale di San Filippo del Mela, dalla Raffineria di Milazzo e di altre attività di cui ogni giorno si percepiscono i miasmi.» e si conclude che:
a) la centrale di compressione non è a zero emissioni e produce forti alterazioni ambientali con ulteriore grave squilibrio territoriale;
b) non è garantita la protezione dei sistemi urbanizzati in caso di eventi negativi;
c) l'intervento limita ulteriormente altre forme di sviluppo, condannando la intera zona a destinazione prettamente industriale in un momento in cui la evoluzione socio economico spinge verso lo sviluppo di qualità turistica;
d) l'opera è stata valutata su un impatto territoriale ridotto, l'impatto deve essere esteso su scala provinciale;
e) non vengono espresse le forme di garanzie reali sulla sicurezza, sulla non nocività e sulla non pericolosità.»;
il sito scelto per la localizzazione della centrale di compressione di gas naturale (Monforte S. Giorgio - Sicilia) ricade in area costiero-alluvionale, in prossimità di importanti infrastrutture viarie e aree urbane, ma soprattutto confina sul lato occidentale con la fiumara Niceto, a rischio di esondazione, mentre sul perimetro settentrionale si posiziona a poche centinaia di metri da un tratto di litorale ad elevato rischio per erosione costiera;
le valutazione e le analisi di pericolosità idraulica del sito non risultano, secondo gli interpellanti, adeguatamente approfondite e non tengono conto che fenomeni di rotture arginali si sono verificati in passato a monte del sito con esondazione nel settore di destra idraulica della fiumara Niceto, in corrispondenza del sito in esame e fino all'abitato di Monforte Marina;
il 27 agosto 2008 la provincia regionale ha portato all'attenzione del titolare del procedimento di valutazione di impatto ambientale (il Ministero dell'Ambiente) le seguenti osservazioni: «Le valutazioni e le analisi sull'andamento della superficie piezometrica della falda freatica nel settore costiero ove insisterebbe

l'opera sono carenti, basate su informazioni e dati probabilmente errati (come riconosciuto dallo stesso redattore dello studio ambientale)», «Rispetto al quadro vegetazionale si ritiene che vadano adeguatamente approfondite le interferenze tra l'opera in progetto, l'occupazione del sito e la vegetazione delle aree umide e delle fiumare e in particolare la presenza dell'associazione LotoHelichrysetum italici e Senecioni-Helichrysetum italici, anche per la presenza di Senecio gibbosus, specie endemica del messinese», «Riguardo agli aspetti di inserimento ambientale e paesaggistico, infine, si segnala che il sito ricade entro 500 m dalla battigia, al confine del sito di interesse nazionale "area industriale di Milazzo" con le relative problematiche di inquinamento e di impatto sull'ambiente»;
invero l'insediamento della centrale contrasta, sotto un altro aspetto, con la programmazione degli strumenti urbanistici generali, territoriali e di settore degli enti interessati al governo del territorio. Inoltre compromette lo sviluppo economico-sociale connesso a scelte attuabili e sostenibili, per implementare l'occupazione e spoglierebbe gli enti locali dell'autonomia di programmazione volta al migliore conseguimento del pubblico interesse;
il Consiglio Comunale di Manforte San Giorgio, nel ribadire «che le scelte sul proprio territorio appartengono in modo prioritario ai cittadini e ai loro organi rappresentativi», ha dato mandato la sindaco Dott. Nino Romanzo di formalizzare entro i termini previsti davanti alle autorità competenti, in primo luogo il Ministero dell'ambiente chiamato a pronunciarsi sulla V.I.A (valutazione impatto ambientale), le opportune osservazioni, ed inoltre, di coinvolgere tutte le associazioni ambientaliste, i comitati spontanei e le collettività socialmente interessate al fine di sensibilizzare le forze politiche sui gravi danni che deriverebbero dalla eventuale realizzazione del progetto Snam;
in ordine alla procedibilità dell'istanza di compatibilità ambientale presentata al ministero competente dalla «Snam Rete Gas Spa» il Sindaco di Monforte San Giorgio, nell'esperire il suddetto mandato, eccepisce che: «L'articolo 21, del Decreto Legislativo n. 4 del 2008 "Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale", in stretta correlazione con i precedenti articoli 19 e 20, al fine di addivenire all'indispensabile contemperamento sostanziale dei rispettivi interessi del soggetto proponente e degli Enti necessariamente coinvolti dall'iniziativa, disciplina le modalità per la conseguente elaborazione bilanciata dello studio d'impatto ambientale. In tale contesto normativo, un ruolo fondamentale ha la fase di consultazione in cui l'Autorità competente si pronuncia sulle condizioni per l'elaborazione del progetto e dello studio d'impatto ambientale, esamina le principali alternative, compresa l'alternativa zero, verifica, con riferimento alla localizzazione, l'esistenza di eventuali elementi di incompatibilità. La stessa Autorità in carenza di tali elementi indica le condizioni per ottenere, in fase di presentazione del progetto Definitivo, i necessari atti di consenso. Nella fattispecie la mancata attivazione di tale procedura, da parte del proponente "Snam Rete Gas Spa" ha precluso l'informazione ed il necessario confronto con le Amministrazioni interessate, generando la redazione di uno Studio d'Impatto Ambientale unilaterale, incompleto, astruso dal contesto territoriale ed economico-sociale su cui l'opera incide, in totale dispregio ai principi costituzionali su cui si fonda l'autonomia degli Enti Locali»;
d'altra parte gli stessi studi effettuati dalla Snam, benché non sia stato possibile partecipare nella fase di analisi dei dati, per le carenze procedimentali sopra segnalate, evidenziano che l'impatto in termini di immissioni e di asservimento del territorio, seppure astrattamente compatibili con i «limiti massimi previsti per le zone industriali», sono del tutto inaccettabili ove si tenga conto della vocazione agricolo-turistica del territorio e dell'aggravio insostenibile che tali impianti provocano

sulle zone interessate; riguardo alle ripercussioni che l'impatto del progetto avrebbe sul versante economico-sociale si precisa che esso comprometterebbe irrimediabilmente la vocazione turistica del territorio che per quattro mesi all'anno costituisce elemento di principale sostentamento dell'economia locale e per la quale sono stati effettuati e sono programmati interventi di sviluppo e sostegno, con afflussi di villeggianti che interessano il lido in misura considerevole, oltre all'indotto, costituito da una rete d'iniziative commerciali e finanziarie dedicate alle attività economiche suddette, che operano in stretta correlazione e che costituiscono il tessuto connettivo sul quale si sostiene la Frazione Marina di Monforte San Giorgio;
inoltre, sempre sull'area interessata dall'iniziativa, è programmata la realizzazione di una struttura turistica alberghiera, proposta dalla Società Marina di Monforte S.r.l., consistente nella previsione di un villaggio turistico e di un albergo con i quali si prevede d'implementare ulteriormente l'occupazione fino a 673 unità direttamente impiegate (oltre l'incremento derivante per l'indotto). L'area localizzata per la realizzazione di tale struttura interesserebbe una vasta porzione della stessa zona successivamente individuata dalla Snam Rete Gas per l'impianto della centrale di compressione, tale da costituire un'inconciliabile sovrapposizione;
l'Assessorato all'Industria della Regione Siciliana ha convocato per l'8 ottobre 2008, i Sindaci dei comuni interessati ed i rappresentanti di «Snam Rete Gas Spa» a partecipare ad un tavolo tecnico ove verranno poste sul tappeto le problematiche legate al progetto ed eventuali e possibili ipotesi risolutive partecipate e condivise -:
se alla luce delle suddette osservazioni, anche con riferimento alle carenze e violazioni delle disposizioni in materia di partecipazione e trasparenza del procedimento amministrativo rilevate dagli interpellanti, anche ritenendo che le stesse incidono sulla procedibilità stessa dell'istanza prodotta dalla Snam, non ritenga di dover respingere il progetto, esprimendo, ai sensi dell'articolo 15 del decreto legislativo n. 4 del 2008, parere negativo.
(2-00148) «Lo Monte, Brugger».

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

GRIMOLDI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da poco più di anno, l'ENEL, sulla base di un provvedimento dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, ha introdotto un onere amministrativo sui contratti per le forniture straordinarie anche per gli esercenti le attività di spettacolo viaggiante, provocando un forte incremento dei costi della corrente;
l'aumento dei costi, inserito anche in un contesto di generalizzato rincaro di molti i beni e servizi di base, ha messo in difficoltà gli operatori del settore, spingendo molti di questi a ricercare allacciamenti abusi, se non addirittura a cessare l'attività;
il settore ha sempre goduto di particolari condizioni contrattuali per la fornitura della corrente e questo per il riconoscimento di una qualifica professionale che lo distingueva dalle tutte le altre attività;
la legge finanziaria 2007, introducendo la soppressione dell'autorizzazione all'esercizio, ha contribuito ad indebolire il settore dello spettacolo viaggiante, facendo da una parte, dilagare il fenomeno dell'abusivismo e comportando dell'altra, la perdita di professionalità per gli operatori;
l'aumento dei costi potrebbe anche essere legato allo sfruttamento della corrente elettrica da parte di chi, non avendo

una qualifica professionale e accedendo con facilità al settore, opera in modo abusivo per soddisfare interessi propri ai danni del pubblico -:
se il Governo non intenda assumere iniziative normative dirette a restituire allo spettacolo viaggiante una qualifica attraverso il rilascio di attestazioni professionali, tutelando il settore da quanti operano in modo irregolare ed abusivo con gravi ripercussioni sulla sicurezza pubblica;
se il ministro dello sviluppo economico non intenda attivarsi per rafforzare la posizione di mercato degli operatori del settore nell'acquisto di energia elettrica, ai sensi dell'articolo 1, comma 2-bis, del decreto-legge n. 73 del 2007 convertito con modificazioni dalla legge n. 125 del 2007;
se il ministro per i beni e le attività culturali non ritenga necessario tener conto delle menzionate difficoltà nei criteri di riparto del fondo unico per lo spettacolo.
(4-01190)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IV Commissione:

FAVA e PINI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
a Forlì esiste un polo logistico di supporto per i reparti dell'Aeronautica Militare appartenenti alla Prima Regione Aerea, il Secondo Gruppo Manutenzione, dotato di circa trecento dipendenti;
di tale impianto è stata prospettata la chiusura nel 2010, un fatto che priverebbe l'intero Nord Italia di reparti di supporto logistico per l'Aeronautica, mentre di contro è stata salvaguardata la sopravvivenza del sito di Mungivacca, commissariato recentemente per problemi di gestione;
nulla si conosce circa il destino futuro del polo logistico in questione e dei suoi dipendenti, in particolare se sia stata ipotizzata una riconversione del sito ad altre funzioni ed esista un piano di reimpiego del personale addetto -:
quali siano i motivi che hanno determinato la scelta di sopprimere il Secondo Gruppo Manutenzione di Forlì nel 2010 e quali piani siano stati elaborati per il reimpiego del personale sul territorio e la riconversione della struttura.
(5-00374)

CICU e GREGORIO FONTANA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il fenomeno dell'immigrazione, che solo in provincia di Bergamo ha raggiunto le 70 mila unità, connesso con i relativi problemi di integrazione, ha causato il formarsi di aree degradate, come ad esempio Zingonia (Bergamo), area con gravi problemi di sicurezza soprattutto per la forte presenza di cittadini extracomunitari dove episodi di criminalità sono all'ordine del giorno;
l'area della bassa pianura bergamasca, in cui si trova Zingonia, per la sua conformazione territoriale ed i suoi collegamenti viari con le vicine province di Brescia e Milano, è la più esposta all'azione della criminalità organizzata italiana e straniera;
l'organico di Polizia e Carabinieri in provincia di Bergamo è fortemente deficitario e sottostimato rispetto al numero di abitanti e di reati commessi;
i comuni di Verdellino (Bergamo), Boltiere (Bergamo) e Ciserano (Bergamo), hanno firmato un protocollo di intesa impegnandosi, ognuno per la sua parte, a potenziare la caserma di Zingonia per la sua elevazione a tenenza, anche in considerazione che tale misura possa essere utile a rafforzare l'organico dell'attuale stazione dei Carabinieri -:
se alla luce della disponibilità dei comuni sopraccitati a sostenere i costi

necessari all'ampliamento della caserma, il Ministro non intenda, coerentemente con l'impegno programmatico del Governo di accrescere gli indici di sicurezza del Paese, rinforzare l'organico e i mezzi a disposizione della stazione dei Carabinieri di Zingonia al fine di un maggiore controllo del territorio e approfondire la possibilità di un diverso assetto organizzativo del dispositivo dell'Arma dei carabinieri sul territorio, non escludendo l'opportunità di elevare l'attuale stazione dei Carabinieri di Zingonia a tenenza.
(5-00375)

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
Equitalia spa è la società a totale capitale pubblico che, in conseguenza dell'articolo 3 del decreto-legge n. 203 del 30 settembre 2005, convertito con modificazioni dalla legge n. 248 del 2 dicembre 2005, che ha ricondotto l'attività di riscossione sotto l'ombrello pubblico, è incaricata dell'esercizio dell'attività di riscossione nazionale dei tributi. Il suo fine è quello di contribuire a realizzare una maggiore equità fiscale, dando impulso all'efficacia della riscossione attraverso la riduzione dei costi affrontati a tal fine dallo Stato e attraverso l'ottimizzazione del rapporto con il contribuente, favorendo le condizioni per il miglioramento del tasso di assolvimento spontaneo degli adempimenti tributari e per l'incremento dei volumi di riscossione da autotassazione;
il Friuli-Venezia Giulia è regione a Statuto speciale che ha diritto alla compartecipazione erariale dei tributi più importanti (i 6/10 dell'Irpef, i 4,5/10 dell'Irpeg, 8/10 dell'Iva e 9/10 di altre poche imposte), in modo analogo a quanto avviene per le altre regioni speciali e per le province autonome di Trento e Bolzano;
Equitalia spa sta, su base regionale, promuovendo la fusione e/o l'acquisto delle altre società concessionarie del servizio di riscossione dei tributi in modo da unificare il sistema sotto l'egida di Equitalia;
per meglio attuare il federalismo fiscale, nel corso della IX Legislatura regionale del Friuli-Venezia Giulia era stata intrapresa con Equitalia spa una trattativa analoga a quella sperimentata con la Regione Sardegna, per promuovere una partecipazione della regione Friuli-Venezia Giulia nella società di riscossione dei tributi, a garanzia di una maggior efficienza ed economicità del servizio;
il controllo della regione Friuli-Venzia Giulia sul sistema della riscossione erariale risponde sia al diretto interesse del contitolare delle quote di compartecipazione fiscale sia a criteri di maggior prossimità ed efficacia dei controlli fiscali, a garanzia di una maggiore equità del gettito erariale;
la regione Friuli-Venezia Giulia può essere, a tal fine (e come è già accaduto per il servizio sanitario che, dal 1996, è stato regionalizzato con profitto e con eccellenza di risultati), un modello pilota per una forte sperimentazione di un sistema federalistico, annunciato come oggetto di imminente riforma istituzionale -:
se intenda provvedere ad impartire ad Equitalia spa direttive tali da consentire una effettiva e importante regionalizzazione del servizio di riscossione dei tributi in Friuli-Venezia Giulia, previe le opportune intese con la Regione stessa.
(2-00146) «Monai».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MISIANI, MIGLIOLI, MARCHI, MARCHIGNOLI, MARCHIONI, CAUSI, BOCCIA, RUBINATO, DE MICHELI e GIOVANELLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con l'approvazione della legge finanziaria per l'anno 2008 (articolo 1 comma 5) e, successivamente, con l'approvazione del decreto-legge n. 93 del 2008 convertito in legge n. 126 del 2008 (articolo 1) l'abitazione principale è stata esentata dal pagamento dell'Ici, con l'eccezione di una piccola minoranza di immobili appartenenti alle categorie catastali A1, A8 e A9 (abitazioni signorili, ville e castelli);
in base alle disposizioni normative di cui sopra, il minore gettito viene rimborsato ai comuni attraverso trasferimenti erariali pari a 2 miliardi e 604 milioni di euro (1,7 miliardi di euro stanziati dal decreto-legge n. 93 del 2008, che si aggiungono ai 904 milioni già previsti dalla Finanziaria 2008);
tenendo conto delle stime di fonte ISTAT, ANCI e Servizio Bilancio del Senato relative al gettito Ici abitazione principale (non inferiori a 3 miliardi e 300 milioni di euro) la suindicata copertura finanziaria per la compensazione del minor gettito ICI ai comuni è da ritenersi insufficiente;
il Governo nel DPEF 2009-2013 ha assicurato l'integrale copertura finanziaria del minor gettito Ici ai comuni a partire dall'anno 2008, non inferiore a circa 3 miliardi e 300 milioni di euro in base all'analisi dei conti consuntivi 2006;
in realtà, a titolo di primo acconto, in corrispondenza della scadenza della prima rata ICI, è stato erogato 1 miliardo e 500 milioni di euro e il rimborso di dicembre ammonterà a circa 1 miliardo e 100 milioni. Di conseguenza, mancano all'appello almeno 700 milioni di euro per l'anno 2008;
la legge n. 286 del 2006 (conversione del cosiddetto decreto Visco-Bersani) dispone un taglio dei trasferimenti per gli anni 2007-2009 legato all'aumento della base imponibile ICI in riferimento a diverse categorie di immobili;
nell'anno 2007 - in base alla surrichiamata legge n. 286 del 2006 - il fondo ordinario è stato decurtato di 609 milioni di euro a fronte di un aumento di gettito stimato dall'Agenzia del Territorio in 117 milioni; nell'anno 2008 il fondo ordinario è stato decurtato di 768 milioni di euro a fronte di un aumento di gettito stimato dall'Agenzia del Territorio in 113 milioni;
non sono ancora disponibili i dati certificati dai comuni in base alla legge n. 127 del 2007 di conversione del decreto-legge n. 81 del 2007, sul reale maggior gettito Ici percepito;
la legge finanziaria 2008 ha disposto un'ulteriore taglio dei trasferimenti erariali pari a 313 milioni di euro legato alla riduzione dei cosiddetti costi della politica;
pertanto, per quel che riguarda le entrate proprie derivanti da ICI, fortemente ridotte a seguito dei tagli delle ultime leggi finanziarie e della loro mancata integrale compensazione da parte del Governo, a cui si aggiungono i tagli legati alla riduzione dei cosiddetti costi della politica, i comuni non sono in grado di mantenere gli equilibri di bilancio e di rispettare i vincoli imposti dal rispetto del patto di stabilità, con gravi ripercussioni sull'erogazione dei servizi ai cittadini;
a seguito di un incontro presso il Ministero dell'interno su queste problematiche i rappresentanti degli Enti locali avevano raggiunto un accordo di massima con il Governo, accordo che doveva tradursi in un decreto legge -:
quali iniziative intendano assumere, al fine di evitare che i comuni subiscano un taglio alla terza rata dei trasferimenti erariali pari al 30 per cento, ed una riduzione delle entrate in ragione dell'abolizione Ici prima casa pari al 20 per cento e di consentire comunque ai comuni di

deliberare il mantenimento degli equilibri di bilancio sia in sede di salvaguardia che di assestamento 2008 rispettando il patto di stabilità interno ed i pagamenti programmati, con particolare riferimento all'auspicabile approvazione da parte del Consiglio dei ministri di un decreto-legge che provveda all'integrale compensazione delle risorse suindicate, consentendo ai comuni il mantenimento degli equilibri di bilancio e il rispetto del Patto di stabilità interno.
(5-00378)

MISIANI, MIGLIOLI, MARCHI, MARCHIGNOLI, MARCHIONI, CAUSI, RUBINATO, DE MICHELI e GIOVANELLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comma 8 dell'articolo 77-bis della legge n. 133 del 2008, di conversione del decreto-legge n. 112 del 2008, dispone la neutralità dei proventi da alienazioni per la costruzione dei saldi rilevanti ai fini del rispetto del patto di stabilità interno;
al fine di comprendere nel miglior modo possibile gli effetti della manovra per l'anno 2009, Anci - attraverso IFEL - ha condotto una indagine tra i Comuni soggetti al rispetto del patto di stabilità interno;
la manovra finanziaria per i Comuni nel 2008 era espansiva mentre nel 2009 è restrittiva;
la disposizione indicata in premessa genera un effetto positivo per gli enti che nel 2007 hanno operato dismissioni in misura consistente: i Comuni in questa situazione sono circa un terzo di quelli soggetti al patto di stabilità;
per gli enti che faranno alienazioni dall'anno 2009 la norma ha invece effetti negativi in quanto non potranno computare questi proventi come entrate utili ai fini del patto, quindi avranno grandi difficoltà a compensare la spesa per investimenti programmata (circa la metà dei Comuni soggetti al patto potrebbe trovarsi in questa condizione);
una volta applicato il comma 8 dell'articolo 77-bis così come formulato nel decreto-legge n. 112 del 2008, si può individuare una soglia di sostenibilità della manovra confrontando il differenziale dei saldi obiettivo 2008 e 2009 e la spesa finale -:
quali iniziative intendono assumere al fine di tutelare tutti i comuni e di proporre una misura equa per tutto il comparto individuando obiettivi di miglioramento dei saldi compatibili con le realtà di bilancio dei singoli enti, con particolare riferimento:
a) alla possibilità di rendere facoltativa per i comuni la neutralizzazione delle entrate straordinarie rispetto al calcolo dei saldi utili ai fini del rispetto del patto di stabilità interno, come previsto dall'articolo 77-bis, comma 8, della legge n. 133 del 2008, di conversione del decreto-legge 112 del 2008;
b) all'individuazione di una soglia di sostenibilità in modo che il differenziale tra i saldi obiettivo 2008 e 2009 non sia superiore al 20 per cento della spesa finale.
(5-00379)

Interrogazione a risposta scritta:

MARINELLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1 comma 4-ter del decreto-legge n. 16 del 1993 prevede che «per i cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato si considera direttamente adibita ad abitazione principale l'unità immobiliare posseduta a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata..»; la norma dunque assimila le due tipologie di immobili e cioè l'abitazione principale e l'immobile non locato detenuto in Italia da cittadino residente all'estero;

tuttavia il decreto legge n. 93 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 126 del 2008, che ha disposto l'esenzione totale dell'ICI per la prima casa, salvi gli immobili di lusso, non ha ritenuto di menzionare tra gli esenti gli immobili detenuti dai cittadini italiani residenti all'estero;
tale interpretazione è confermata dalla risoluzione del 5 giugno 2008, n. 12 del Dipartimento delle finanze-Direzione federalismo fiscale, che ha chiarito che la disposizione in favore dei residenti all'estero non è richiamata dal decreto-legge n. 93 -:
se non ritenga opportuno adottare con urgenza un provvedimento normativo per sopprimere tale ingiustificata disparità di trattamento.
(4-01185)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta immediata:

MELCHIORRE e TANONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 133 del 2008, pubblicata nel supplemento ordinario n. 196 alla Gazzetta ufficiale n. 195 del 21 agosto 2008, ha convertito in legge, con modificazioni, il decreto-legge n. 112 del 2008, recante «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria»;
l'articolo 74, comma 1, del citato decreto-legge sulla manovra finanziaria, così come modificato dalla legge di conversione n. 133 del 2008, prevede che le amministrazioni dello Stato provvedano entro il 30 novembre 2008 a ridimensionare gli assetti organizzativi esistenti, secondo principi di efficienza, razionalità ed economicità, operando delle riduzioni del contingente di personale adibito allo svolgimento di compiti logistico-strumentali e di supporto in misura percentuale non inferiore al 10 per cento;
in tale direzione, il comma 5 dell'articolo 74 prevede, altresì, che «sino all'emanazione dei provvedimenti di cui al comma 1 dell'articolo 74 le dotazioni organiche sono provvisoriamente individuate in misura pari ai posti coperti alla data del 30 settembre 2008»;
è necessario evidenziare che tale disposizione suscita senza dubbio viva preoccupazione nei settori dell'amministrazione della giustizia sotto il profilo del buon funzionamento dei tribunali italiani;
si dà l'impressione, infatti, che, anziché provvedere a recuperare la funzionalità del servizio giustizia, seppur provvisoriamente, il Governo si limiti paradossalmente a prendere atto di una situazione inaccettabile, quale la grave carenza di organico connessa alle imprescindibili attribuzioni previste in capo al cancelliere;
è ormai noto che, a causa della cronica carenza di organico tra il personale di cancelleria con qualifiche idonee per la celebrazione delle udienze (fasce C2 e C3), diversi tribunali registrino gravi ritardi nella loro attività, attraverso la riduzione dei processi celebrabili ogni giorno, spesso concentrando il lavoro dei tribunali alla sola mattinata. Ed è, altresì, nota la negativa incidenza di tale provvedimento sul complesso e delicato tema del «carico individuale di lavoro sostenibile», che riguarda sia il personale amministrativo che gli stessi magistrati. Non può, infatti, sfuggire come questa drastica riduzione di risorse comprometta in modo pesantissimo la possibilità di rispondere adeguatamente alla domanda di giustizia dei cittadini, con conseguenti responsabilità a carico degli organi istituzionali cui incombe il dovere di fornire le necessarie risorse di personale e mezzi -:
quali iniziative il Governo intenda porre in essere affinché non debbano essere i cancellieri ed in definitiva i tribunali e i cittadini a continuare a pagare le conseguenze di tale preoccupante situazione.
(3-00156)

Interrogazione a risposta scritta:

LEHNER. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da più di 3 anni dall'entrata in vigore del decreto-legge n. 115 del 2005 convertito dalla legge n. 168 del 2005, l'amministrazione penitenziaria omette di applicare detta norma sui concorsi interni ed esterni per il Corpo di polizia penitenziaria e a volte l'applica, secondo quanto consta all'interrogante, in maniera scarsamente coerente;
un ormai consolidato principio della giurisprudenza amministrativa stabilisce che il ricorrente che sia stato ammesso al concorso con riserva, superate positivamente le prove concorsuali, deve essere nominato in ruolo, purché possieda i titoli richiesti. Sul punto copiosa è la costante giurisprudenza: (Cfr. TAR Napoli Sez. II, 8 settembre 1989; TAR Salerno sent. 291 del 1994; TAR Lombardia Sent. 785 del 1994; Cons. St. Sent. 341 del 1996; TAR Catania Sent. 67 del 2004; TAR Catania Sent. 1255 del 2004, da ultima, TAR Lazio Sez. I Quater n. 1864 del 2006);
sul punto è intervenuto anche il legislatore che ha consacrato tale principio in una norma - che parrebbe disattesa dall'amministrazione penitenziaria - l'articolo 4 decreto-legge n. 115 del 2005 convertito dalla legge n. 168 del 2005: detta norma stabilisce che «conseguono ad ogni effetto l'abilitazione professionale o il titolo per il quale concorrono i candidati, in possesso dei titoli per partecipare al concorso, che abbiano superato le prove d'esame scritte ed orali previste dal bando, anche se l'estrazione alle medesime o la ripetizione della valutazione da parte della commissione sia stata operata a seguito di provvedimenti giurisdizionali o di autotutela»;
con la conseguenza che, in ogni caso, un concorrente che rientrasse nella fattispecie del citato articolo 4, avrebbe ormai maturato il diritto, riconducibile direttamente alla nomina anzidetta, a conseguire il titolo stesso, avendo superato le prove concorsuali previste dal bando e prescritte ai fini dell'acquisizione del titolo medesimo. In merito è pacifica la posizione della Giurisprudenza amministrativa (Cfr. Cons. St. Sez. IV, 3 giugno 2006, n. 1154: Cons. St. Sez. VI 28 febbraio 2007, n. 1000, da ultima Cons. St. Sez. VI 8 maggio 2008, n. 2105);
risulta alla Segreteria provinciale e alla Segreteria generale dell'O.S.A.P.P. che l'Amministrazione penitenziaria, nel concorso interno per 36 posti di vice commissario penitenziario, conclusosi il 17 ottobre 2007, avrebbe immesso in ruolo alcuni candidati - ammessi con riserva alle diverse fasi concorsuali e nonostante il mancato scioglimento della riserva -, escludendone invece altri;
in particolare si evidenzia che la persona classificatasi al 34o posto in graduatoria provvisoria di fine corso, è stata inquadrata in ruolo (attualmente riveste la qualifica di Comandante di reparto presso la Casa circondariale di Cagliari), mentre la persona classificatasi al 28o posto, e addirittura quella classificatasi al 2o posto in graduatoria di fine corso, non sono state inquadrate nel ruolo di commissario di polizia penitenziaria;
come esposto in premessa, gli interessati hanno presentato una diffida all'Amministrazione penitenziaria evidenziando tale disparità di trattamento, ma l'Amministrazione penitenziaria non ha inteso fornire alcuna delucidazione al riguardo -:
quali iniziative urgenti, anche straordinarie, qualora sia accertato quanto rappresentato in premessa, in applicazione all'articolo 4 comma 2-bis del decreto-legge n. 115 del 2005, convertito dalla legge n. 168 del 2005, si intendano intraprendere per far fronte alla disparità di trattamento di cui sono stati vittima i restanti vincitori del concorso a 36 posti da vice commissario del ruolo direttivo speciale ed in particolare la persona ammessa

con riserva classificatasi al 28o posto e quella classificatasi al 2o posto in graduatoria finale affinché vengano anche loro inquadrati in ruolo in virtù della normativa di cui sopra come l'amministrazione penitenziaria ha già fatto nella persona che si è classificata al 34o posto, in graduatoria finale di fine corso, ammesso anch'egli con riserva;
se intenda intervenire presso il dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria per sanare una volta per tutte, la disparità di trattamento di cui sopra, al fine di evitare ulteriori contenziosi e spreco di denaro pubblico, ed infine ritenere applicabile nel rispetto dell'articolo 3 della Costituzione, l'articolo 4 comma 2-bis del decreto-legge n. 115 del 2005, convertito dalla legge n. 168 del 2005, in tutti i concorsi interni del Corpo di polizia penitenziaria.
(4-01186)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VIII Commissione:

LANZARIN, GUIDO DUSSIN e TOGNI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'intervento sulla SS 47 della Valsugana, tratto compreso tra la zona industriale di Campese nel comune di Bassano del Grappa e Pian dei Zocchi nel comune di S. Nazzario, è atteso da più di 40 anni dalla popolazione locale per risolvere i gravi problemi di traffico della zona;
l'opera risulta inserita nella sezione «Area di inseribilità» del Piano delle infrastrutture di nuova realizzazione 2007-2011 dell'ANAS, per un importo di 442.656.976 euro;
il Ministro delle infrastrutture del precedente Governo, con lettera prot. N. 15088/2008/SM del 22 gennaio 2008, a seguito dell'incontro istituzionale svoltosi presso la Comunità Montana del Brenda in data 21 gennaio 2008, ha fissato il punto della situazione per il completamento dell'opera;
in particolare la citata lettera rileva la condivisione all'unanimità dai rappresentanti presenti nell'incontro della scelta del tracciato completo nella sua estensione, con una riduzione dei costi complessivi dell'opera, attraverso la realizzazione di due gallerie in serie ad unica canna, con una corsia per ogni senso di marcia, rinviando a tempi successivi l'eventuale costruzione della seconda canna;
la lettera afferma altresì che «la predisposizione del progetto definitivo, in tal senso inteso ed aggiornato sotto l'aspetto economico, sarà effettuata a cura dell'ANAS, entro il mese di giugno 2008 e permetterà di individuare l'effettivo costo complessivo dell'opera»;
si riconosce come fondamentale l'inserimento dell'opera nelle previsioni della «Legge Obiettivo» e si promette il massimo impegno del Ministero per dare concretezza all'azione già attivata con la sottoscrizione, in data 17 dicembre 2007, dell'Atto Aggiuntivo all'Intesa Generale Quadro tra il Governo e la Regione Veneto, in forza del quale l'opera in argomento è stata inserita nell'elenco delle «infrastrutture di preminente interesse nazionale»;
con lettera prot. N. CDG-0046815-p, del 1o aprile 2008, l'ANAS S.p.A ha informato la provincia di Vicenza che ritiene necessario e propedeutico ai fini del successivo sviluppo del progetto definitivo l'approvazione del progetto preliminare revisionato secondo le modifiche concordate nell'incontro del 21 gennaio 2008, prevedendo in particolare la discretizzazione dell'intera opera in lotti di realizzazione successiva, l'utilizzo di una sezione di tipo C1 bidirezionale per il tratto tra i due svincoli (Rivalta - Pian dei Zocchi e Bassano del Grappa), in luogo di una

strada di tipo B, e la revisione del costo dell'opera sulla base del nuovo prezzario ANAS 2008;
la provincia di Vicenza con lettera prot. 31888, del 28 aprile 2008, ha fatto presente che le spese relative alla progettazione di un nuovo progetto preliminare non trovano capienza all'interno della cifra prevista nella convenzione sottoscritta l'8 aprile 2003, per cui tali spese dovrebbero essere ripartite tra i vari sottoscrittori con un nuovo atto aggiuntivo alla convenzione dell'8 aprile 2003, da sottoporre alle amministrazioni interessate;
la richiesta di un nuovo progetto preliminare da parte dell'ANAS, in contrasto con gli impegni assunti dal Ministro delle infrastrutture nel gennaio scorso, crea intralci amministrativi che allungano i tempi per la realizzazione di un'opera indispensabile per la definitiva risoluzione dei gravi problemi di viabilità della zona -:
se il Ministro, per quanto di propria competenza, intenda intervenire presso l'ANAS affinché siano mantenuti gli impegni assunti da parte del Ministero delle infrastrutture nel gennaio scorso in merito alla predisposizione in tempi rapidi del progetto definitivo e del finanziamento dell'opera.
(5-00376)

IANNUZZI, MARGIOTTA e MARIANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il collegamento stradale Salerno-Avellino, nel tratto fra Mercato San Severino e Salerno, svolge una funzione di assoluta valenza nazionale;
infatti tale arteria assicura il collegamento fra le autostrade A30 Caserta ed A3 Salerno-Reggio Calabria, fungendo, quindi, da raccordo autostradale;
di conseguenza, questa rete stradale è interessata da un enorme volume di traffico che, assai spesso, determina veri e propri ingorghi con code chilometriche di veicoli che paralizzano per ore la circolazione e che rappresentano un pericolo per gli utenti;
il potenziamento e l'adeguamento di tale strada sono considerati da anni necessari per alleggerire e per rendere scorrevoli il traffico e le comunicazioni verso il Sud e dal Sud, attraverso il collegamento fra le autostrade A30 e A3;
fra l'altro, il raccordo Salerno-Avellino, allo stato, presenta condizioni di sicurezza completamente inadeguate, proprio per la ristrettezza e l'inadeguatezza della sede stradale - due sole corsie per ogni senso di marcia - e per l'elevato livello del traffico;
d'altronde, il potenziamento del raccordo in discorso costituisce una priorità nella politica infrastrutturale del Paese, essendo parte integrante dell'asse autostradale Roma-Caserta-Salerno-Reggio Calabria;
dopo anni di confronti e di discussioni in merito alla soluzione progettuale più idonea, l'Anas, ha indetto nel 2002 una gara pubblica per la progettazione, al fine di adeguare l'attuale tracciato stradale, ampliandolo da due a tre corsie per ogni direzione di marcia, oltre alla striscia dell'emergenza ed alla messa in sicurezza complessiva del raccordo;
l'incarico di progettazione è stato così aggiudicato alla società Bonifica Core di Roma, per il tratto da Salerno fino alla galleria di Solfora, e ad un libero professionista per il tratto ulteriore fino ad Avellino;
da tempo la società Bonifica ha consegnato gli elaborati del progetto preliminare, unitamente alla valutazione di impatto ambientale;
l'accelerazione dell'iter progettuale è indispensabile, attesa la rilevanza straordinaria dell'opera, come già sottolineato con precedenti atti di sindacato ispettivo 5-03452, del 20 settembre 2004, 5-04771 del 28 settembre 2005, e 5-05174 del 7 febbraio 2006, presentati dall'interrogante;

è indispensabile acquisire il finanziamento di tale intervento - che è parte integrante del sistema autostradale meridionale - tenuto conto che il progetto può essere realizzato in fasi ed in stadi diversi e graduali, iniziando dal tratto di massima rilevanza nazionale Mercato San Severino-Salerno, la cosiddetta «barriera»;
in questa prospettiva è estremamente grave e preoccupante che nel DPEF del luglio scorso ed in tutte le dichiarazioni del Ministro per le infrastrutture ed in tutti gli atti successivi del Governo, il potenziamento, pur così necessario ed urgente, del raccordo è scomparso dalle opere da finanziare;
invece, l'adeguamento del raccordo è ancor più necessario per evitare che diventi sempre più una «strozzatura» negativa ed asfissiante nel collegamento autostradale a tre corsie fra la A30 e la A3, visto che la tratta salernitana della Salerno-Reggio è in via di completamento ed è stato finalmente eliminato «l'imbuto» o «ingorgo» di Fratte con l'apertura del relativo svincolo;
è, quindi, indispensabile adeguare il raccordo per garantire che il traffico veicolare dalle tre corsie della A30 raggiunga la A3 con tre corsie vicine alla ultimazione nel tratto salernitano, attraverso un collegamento Mercato San Severino-Salerno anche esso dotato delle necessarie tre corsie ed in regola con una moderna e funzionale messa in sicurezza del tracciato) -:
se il Ministro sia in grado di indicare quali siano i tempi previsti per la conclusione dell'esame del progetto preliminare da parte del CIPE secondo le procedure introdotte dalla «legge obiettivo», nonché i tempi per l'elaborazione del progetto definitivo ed esecutivo dell'adeguamento del raccordo Salerno-Mercato San Severino-Avellino, chiarendo altresì quale sia l'effettiva volontà del Governo in ordine ai tempi ed alle modalità di finanziamento di questo progetto decisivo per il sistema di mobilità e dei collegamenti autostradali dell'intero Paese e prioritario nelle prospettive strategiche del sistema infrastrutturale italiano.
(5-00377)

Interrogazione a risposta scritta:

BORDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Strada Statale 89 è una delle arterie stradali maggiormente trafficate della provincia di Foggia, poiché è la principale via di collegamento tra l'autostrada A14-Adriatica e i centri turistici del Gargano, la base aeronautica «Amendola», l'area industriale di Manfredonia;
uno studio commissionato dalla Provincia di Foggia ha fatto emergere che sulla stessa statale 89, nel periodo 1993-2004, si sono verificati 482 incidenti, che hanno provocato 100 morti e 925 feriti;
l'ANAS ha impegnato ingenti risorse nel parziale ammodernamento della SS89, consistito nell'allargamento della carreggiata, per portare le corsie da 2 a 4, nei tratti che vanno dalla circonvallazione di Foggia alla base aeronautica di «Amendola» e dallo svincolo della stazione balneare di Siponto all'area ASI di Monte Sant'Angelo, e nella realizzazione delle annesse complanari e degli spartitraffico;
il completamento dell'ampliamento, relativamente al tratto compreso tra la base aeronautica di «Amendola» e lo svincolo della stazione balneare di Siponto, era parte integrante del progetto di ammodernamento della strada statale 273, nel tratto che collega la strada statale 89 al Comune di San Giovanni Rotondo, polo di attrazione del turismo spirituale;
quest'ultimo progetto è stato, successivamente, accantonato per la sua eccessiva onerosità, fatta salva la parte che riguarda il completamento dell'ammodernamento della statale 89 nel tratto compreso tra la base aeronautica di Amendola e il primo svincolo per Manfredonia, che

comprende anche il tratto che corre parallelo alla nuova zona industriale, nata con gli investimenti collegati all'attuazione del Contratto d'Area di Manfredonia;
il progetto-stralcio, dell'importo di circa 50 milioni di euro, è stato inserito nella convenzione tra la società ANAS SpA e la Regione Puglia già nel 2004, dove risultava nel novero delle opere a finanziamento ANAS;
il 10 marzo 2006 (delibera n. 112) la Giunta del Comune di Manfredonia ha approvato la progettazione definitiva dell'opera in questione, cui nel frattempo è stata sottratta la dote finanziaria che l'ANAS SpA avrebbe dirottato su altri progetti;
il 23 aprile 2007, rispondendo ad un'interrogazione dello scrivente, il ministero delle Infrastrutture dichiarò di avere inserito i lavori di ammodernamento del tratto compreso tra lo svincolo Sud di Manfredonia e l'aeroporto militare di Amendola nell'elenco delle priorità, assegnando un finanziamento di 44 milioni di euro;
nel medesimo atto ministeriale erano elencati i documenti di programmazione in cui era inserito l'intervento in parola: bozza del programma ANAS 2007-2011, previsto dalla legge Finanziaria 2007; accordo preliminare per l'individuazione e la selezione degli interventi da inserire nei programmi nazionali di attuazione «Reti e Mobilità» del Quadro di Sostegno Nazionale 2007-2013, siglato dal ministero delle Infrastrutture e dalla Regione Puglia il 28 febbraio 2007;
il 17 ottobre 2007 veniva pubblicato sui quotidiani l'avviso con cui l'Anas - Compartimento della viabilità per la Puglia - formalizzava l'attivazione delle procedure per la cantierizzazione dei lavori di messa in sicurezza della statale 89, nel tratto che collega l'aeroporto di Amendola alla tangenziale di Manfredonia;
il decreto n. 112 del 2008, meglio noto come «manovra finanziaria di luglio», ha drasticamente ridotto i fondi a disposizione di Anas SpA per il triennio 2009-2011, limitando la dotazione del 2009 al solo fondo stanziato con la Finanziaria 2007, pari a 1.560 milioni di euro, comunque insufficiente a soddisfare il fabbisogno della società, pari a 3.560 milioni di euro per ciascuna delle annualità 2009-2010-2011 -:
se ed in quali termini l'ANAS SpA intenda procedere con la realizzazione del completamento delle opere di ammodernamento della strada statale 89.
(4-01183)

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INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dalla lettura della stampa nazionale e regionale (La Gazzetta di Parma, La Cronaca di Piacenza) di queste ultime settimane, così pure come da alcuni lanci di agenzie di stampa (Ansa e AdnKronos), si è appreso della truffa (che attualmente vede imputate oltre 13 persone) realizzata nell'amministrazione dei servizi cimiteriali - in particolare, nella gestione del forno crematorio nel cimitero di Massa Carrara - a danno di molti cittadini di diverse città italiane;
solo a seguito dell'indagine aperta dall'autorità giudiziaria, il Comune di Fidenza (in provincia di Parma) ha rescisso il contratto a suo tempo stipulato con la ditta Euroservizi Srl (a cui è subentrata Attima Servizi di Modena), nonostante da tempo fossero state segnalate presunte gravi anomalie nella gestione del cimitero di quella città;
in particolare, in un atto di sindacato ispettivo presentato il 15 giugno 2007 e discusso nella seduta di consiglio comunale del 28 giugno 2007, il consigliere comunale Giuseppe Comerci aveva denunciato

come la detta azienda sembrava essere «fuori controllo», agendo «a proprio piacimento», ed aveva richiesto, senza ottenere soddisfacente risposta, quali controlli fossero stati disposti dall'amministrazione comunale di Fidenza nei confronti della Euroservizi srl;
anche Parma ed altri Comuni della provincia, quali Collecchio, Montechiarugolo e Fornovo, risultano essere interessati dallo scandalo delle false cremazioni, stante le collaborazioni intercorse tra l'Euroservizi Srl e l'ADE (società che gestisce i servizi cimiteriali di Parma), ed altresì con la Sogeci (che si occupa di esumazioni nei comuni di Fornovo, Montechiarugolo e Collecchio);
secondo i resoconti di stampa, l'attività delittuosa si concretizzava in false certificazioni, sottrazione e dispersione di ceneri umane, sostituzione e cremazioni multiple, sottrazione di bare e loro riutilizzo (come i crocefissi apposti sui coperchi), consegna di urne contenenti ceneri avanzate da precedenti cremazioni, il tutto senza nessuna pietà per i morti e nessuno scrupolo per le famiglie dei defunti e con un evidente «danno morale ed esistenziale» per questi ultimi in ragione del mancato recupero dei resti dei propri cari;
l'inchiesta aperta dall'autorità giudiziaria, denominata Amen, che vede coinvolti funzionari della polizia mortuaria del comune di Massa, titolari di imprese funebri ed altri soggetti, ha portato all'arresto, tra gli altri, anche del responsabile dei servizi cimiteriali di Fidenza;
in generale i responsabili sono stati accusati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni del comune di Massa (almeno per ora), di peculato, di corruzione, d'abuso di atti d'ufficio, di sottrazione e distruzione di ceneri di persone soggette a cremazione;
la stampa locale riferisce che nel cimitero di Fidenza sono stati rinvenuti alcuni arti amputati, un tronco umano semi bruciato, due urne cinerarie con lo stesso nome, 60 sacchi neri, di quelli utilizzati per la spazzatura, pieni di ossa mescolate, 39 cassette zincate contenenti ossa di più persone e la bara di un bambino;
i fatti sopra descritti, oltre a configurare comportamenti penalmente rilevanti, rilevano anche ai fini igienico-sanitari, in ragione dell'abbandono di corpi umani e/o parti di essi in stato di putrefazione -:
se i fatti sopra descritti siano noti ai Ministri interrogati e se non intendano comunque chiedere informazioni sulla vicenda in premessa richiamata, in relazione a quanto disposto dall'articolo 14, comma 3-bis, del decreto-legge n. 152 del 1991, convertito con modificazioni dalla legge n. 203 del 1991, anche ai fini dell'esercizio degli ulteriori poteri di cui al medesimo articolo 14;
se e quali verifiche fiscali siano state disposte, nei confronti delle società coinvolte, dalla Guardia di Finanza e quali ne siano le risultanze;
se risulti confermata la notizia secondo cui anche la Procura della Repubblica di Parma abbia avviato indagini in merito ai fatti suesposti.
(5-00380)

Interrogazioni a risposta scritta:

MARSILIO e RAMPELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la legge 24 dicembre 1954, n. 1228, «Ordinamento delle anagrafi della popolazione residente», all'articolo 2, comma terzo, dispone che ai fini dell'iscrizione anagrafica la persona che non ha fissa dimora si considera residente nel comune ove ha il domicilio, e in mancanza di questo, nel comune di nascita;
in numerose città italiane è in costante aumento il fenomeno delle iscrizioni anagrafiche «fittizie» di persone senza fissa dimora;
nel solo comune di Roma, le iscrizioni anagrafiche si sono moltiplicate con

un incremento di 4 mila nuove residenze rilasciate in un anno e mezzo, per un totale, ad oggi, di 15.671 «invisibili»;
il dato, alquanto allarmante, è stato fornito dalla Commissione Sicurezza Urbana del Comune di Roma che, insieme ai responsabili dell'Anagrafe capitolina e dell'Avvocatura comunale, si sta occupando del problema;
nel territorio della Capitale, oltre a quella di «Via Modesta Valente», sono diverse le strutture che possono offrire il loro domicilio senza obbligo di residenza a tutti coloro che lo richiedano;
ciò ha comportato, con il trascorrere degli anni e con un'interpretazione molto estensiva delle circolari amministrative nel frattempo emanate in materia, che si evidenziassero numerose problematiche, come la presenza di migliaia di persone non più reperibili al loro domicilio virtuale, tanto che persino gli accertamenti condotti dalle Forze dell'Ordine risultassero inutili;
allo stato attuale, i responsabili di tali strutture non sono al corrente del numero delle persone iscritte, della loro identità e cittadinanza; inoltre, non sono a conoscenza né del municipio in cui vivono né del comune in cui soggiornano;
alcuni siti internet consigliano agli oriundi italiani di recarsi direttamente a Roma per iscriversi come residenti senza accertamento (dichiarandosi senza fissa dimora), per poi richiedere ed ottenere speditamente documenti validi e di conseguenza la cittadinanza italiana;
soprattutto per molti extracomunitari, tale strumento - da civile forma di assistenza alle persone senza fissa dimora - è diventato l'escamotage per ottenere documenti italiani e accedere di conseguenza ai servizi sociali, alla pensione sociale, alle cure mediche;
lo stato di non visibilità ha fatto sì che il problema diventasse una vera e propria emergenza sicurezza poiché non è previsto alcun tipo di controllo su queste persone trattandosi di residenze inesistenti: al riguardo sono state segnalati infatti truffe, guida senza assicurazione, mancati risarcimenti, eccetera -:
quali urgenti misure, per quanto di sua competenza, intenda adottare per contenere il dilagare del fenomeno descritto in premessa;
se non ritenga opportuno, in particolare, assumere iniziative normative dirette a modificare la legge 24 dicembre 1954, n. 1228, adeguandola al mutato contesto storico e sociale, nonché il regolamento anagrafico della popolazione residente di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1989, n. 223.
(4-01177)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sia dalla stampa nazionale (L'Espresso del 18 settembre 2008) sia da quella regionale dell'Emilia-Romagna è stato dato ampio risalto al gravissimo fenomeno delle infiltrazioni criminose all'interno del tessuto economico di quella regione, con particolare riferimento alla provincia di Reggio Emilia;
detto fenomeno d'infiltrazione criminosa avrebbe finito per radicarsi in numerosi settori dell'economia locale, con particolare riferimento a quelli dell'edilizia, del settore immobiliare e degli appalti pubblici, anche in ragione dei lavori che hanno riguardato la costruzione della linea Tav. Non a caso a giudizio del Presidente provinciale della CNA e vice Presidente della Fita-Cna (trasporti) di Reggio Emilia, Enrico Bini «l'infiltrazione si è accentuata alcuni anni fa con l'inizio dei lavori per l'alta velocità»;
inevitabilmente dette attività condizionate dalla presenza sul territorio emiliano-romagnolo di bande criminali hanno finito per favorire lo sviluppo di altre attività criminali, principalmente legate al gioco d'azzardo e allo spaccio di droga;

per anni importanti organizzazioni imprenditoriali dell'Emilia-Romagna, in particolare modo quelle attive a Reggio Emilia, hanno denunciato, inascoltate, la penetrazione della malavita organizzata all'interno delle attività edili e dei trasporti -:
se e quali straordinarie iniziative, anche per il tramite degli speciali nuclei della Guardia di Finanza, intendano disporre al fine di una verifica a tappeto sulla miriade di società attive su quel territorio nel corso degli ultimi anni e sugli amministratori delle stesse;
se e quali iniziative intenda assumere per un'azione di prevenzione e di contrasto di un fenomeno che rischia d'allargarsi a macchia d'olio, con grave nocumento per un'economia locale tradizionalmente operosa e sana;
in particolare quali specifiche attività intendano promuovere per un'intensificazione delle procedure di controllo sulle imprese che accedono ad appalti relativi ad opere pubbliche.
(4-01180)

DIMA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in Italia il fenomeno della prostituzione è particolarmente diffuso tanto che, secondo alcune stime elaborate da associazioni di volontariato che si occupano da più tempo di questo problema, si contano ben settantamila prostitute (50 per cento straniere, 20 per cento, minorenni) il cui sfruttamento determina un giro d'affari di 90 milioni di euro al mese, oltre un miliardo di euro all'anno;
i nuovi scenari dello sfruttamento sessuale sono radicalmente cambiati rispetto al passato tanto che oggi a gestire la prostituzione in Italia non è più solo ed esclusivamente il singolo sfruttatore o la mafia locale ma sempre più spesso le grandi mafie internazionali, soprattutto di origine est-europea, balcanica e nigeriana che organizzano una vera e propria tratta di essere umani;
sulla strada statale 106, in particolare nell'area ricadente nel territorio del Comune di Corigliano Calabro (Cosenza) ed occasionalmente nei tratti compresi fra il Comune di Rossano e quello di Cassano Ionio/Sibari, e sul raccordo stradale tra Sibari e l'Autostrada Salerno-Reggio Calabria, specificatamente nei Comuni di Tarsia e Spezzano Albanese, è molto diffusa la presenza di prostitute provenienti principalmente da paesi dell'Europa dell'est e dell'Africa;
questo fenomeno, come dimostrato a livello nazionale anche da molte indagini condotte dalla magistratura e dalle forze dell'ordine, è quasi sempre gestito da organizzazioni criminali straniere sempre più specializzate nella tratta di esseri umani e nel racket internazionale di sfruttamento al fine di ottenere ingenti profitti;
anche nel Comune di Corigliano Calabro (Cosenza) potrebbe essersi verificata una simile situazione con lo sfruttamento di donne, usate come schiave e private della propria libertà;
il mercato del sesso anche in questo territorio ha raggiunto proporzioni così palesi da creare un vero e proprio allarme sociale anche per il legame evidente con l'altro grande problema, che si registra su questo stesso territorio, dell'immigrazione clandestina ed irregolare;
è necessario, in ogni caso, salvaguardare la dignità di quante sono costrette a prostituirsi sulla strada perché schiave di organizzazioni criminali senza scrupolo -:
quali iniziative il Ministro dell'interno intenda adottare per contrastare un fenomeno che sulla strada statale 106, in particolare nel territorio del Comune di Corigliano Calabro (Cosenza), ha ormai assunto proporzioni non più tollerabili.
(4-01182)

PORFIDIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 27 settembre sono morti lungo la strada statale Casapenna-Villa Literno

Francesco Alighieri e Gabriele Rossi due agenti del Reparto prevenzione crimine Piemonte, agenti inviati dal Governo per fronteggiare l'emergenza criminalità esplosa nella provincia di Caserta;
i due agenti sono caduti nell'esercizio delle loro funzioni, tenendo fede fino in fondo al proprio dovere, hanno inseguito un auto che non si era fermata ad un posto di blocco e lo hanno fatto senza alcuna esitazione con la piena consapevolezza del rischio che la situazione comportava;
anche la loro scomparsa va aggiunta alla lunga lista dei crimini di camorra che stanno da tempo insanguinando la provincia di Caserta;
il 16 di maggio, era stato ucciso Domenico Noviello, aveva detto di no al racket, lo aveva fatto con senso di responsabilità, diversi anni prima. La sua uccisione non risponde solo al criterio della vendetta ma anche alla volontà di lanciare un monito preciso in virtù del quale, anche a distanza di tempo, la camorra non vuole lasciare nessuno impunito;
su un articolo di stampa di qualche tempo dopo il figlio di Domenico Noviello ha lanciato un allarme preoccupante annunciando la sua intenzione di lasciare Castel Volturno: «Non ho alcun ripensamento sul passato, ma so che è giunto il tempo di andar via da Castelvolturno dove abbiamo sempre vissuto. Siamo ormai stranieri nella nostra terra. I nostri amici, anche quelli più cari, ci evitano come se fossimo dei lebbrosi. C'è sempre un motivo che impedisce loro di venire a casa o di raggiungerci in pizzeria. Abbiamo avuto accanto, per ora, soltanto lo Stato. Avere fiducia nello Stato è la sola opportunità che ci resta»;
non è giusto lasciare il peso della solidarietà solo sulle spalle dei cittadini che restano, quando le telecamere sono andate via, indifesi a vivere sul territorio, è necessario intervenire e la presenza dello Stato non può manifestarsi ed essere concepita come fenomeno temporaneo ed eccezionale;
riempire il territorio di agenti e militari non è sufficiente fino a quando non si interverrà drasticamente per spezzare definitivamente i canali di contatto tra camorra e politica ed attraverso questi tra camorra ed istituzioni, parimenti è fondamentale aggredire il potere economico dei clan, ridurli in povertà, stroncare i loro canali di approvvigionamento, non solo quelli dichiaratamente illegali, ma anche quelli connessi in maniera spesso articolata ad attività legali, come ad esempio il racket o la «gestione» degli appalti;
Domenico Noviello è stato ucciso due giorni dopo l'incendio della fabbrica di materassi di Pietro Russo, presidente della prima associazione antiracket del Casertano, protetto dalla scorta da tre anni;
un altro messaggio lanciato per far sapere che lo Stato non sarebbe in grado di proteggere nessuno;
il 19 settembre a Castel Volturno sono stati esplosi circa 130 proiettili di kalashnikov da sei o sette sicari, in un attentato in cui sono stati uccisi sei immigrati africani, il giorno nella cittadina casertana è scoppiata la rivolta degli immigrati, che ha provocato incidenti gravissimi ed è stata caratterizzata da un attacco anche alle forze dell'ordine;
sempre il 19 settembre a Baia Verde è stato ucciso dai sicari Antonio Celiento, titolare di una sala giochi situata a Baia Verde;
siamo evidentemente di fronte ad un panorama che va oltre la semplice emergenza contingente;
è necessario che la presenza dello Stato sul territorio sia qualificata, anche a garanzia della vita dei professionisti che saranno e sono impegnati sul campo, e soprattutto preventiva rispetto a situazioni che possono diventare irreparabili;
non è ammissibile ricorrere a provvedimenti di carattere esclusivamente emergenziale dal grande impatto mediatico ma particolarmente rischiosi per gli agenti chiamati a operare sul campo;

nei giorni scorsi diversi organi di informazione hanno riportato la notizia di una presunta polemica nei vertici istituzionali, circa l'interpretazione di quanto sta accadendo in provincia di Caserta, se fosse cioè guerra civile o guerra per bande, polemica che appare del tutto superflua e fuorviante -:
quali siano al riguardo le reali intenzioni del Governo e se non ritenga necessario provvedere affinché le forze dell'ordine ed anche i militari, che saranno impiegati sul territorio della provincia di Caserta vengano preparati preventivamente ed adeguatamente al loro compito a garanzia del massimo grado di incolumità possibile.
(4-01184)

GRIMOLDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 18 luglio 2008, in previsione delle straordinarie esigenze determinate dalla stagione estiva, il Capo dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile del Ministero dell'interno ha indirizzato una nota ai Direttori regionali ed interregionali dei Vigili del Fuoco concernente l'autorizzazione dell'istituto della reperibilità, allo scopo di fronteggiare nel miglior modo possibile i rischi incombenti specialmente sul piano degli incendi boschivi;
nella nota si fa riferimento ad un accordo intervenuto l'8 maggio 2008, in seguito al quale per finanziare l'attuazione della reperibilità sono stati messi a disposizione 2.730 mila euro;
tali fondi avrebbero dovuto permettere la mobilitazione di 156 mila unità per 12 ore, con un compenso pari a 17,50 euro pro-capite per i disponibili;
alla predetta nota è stata allegata una tabella contenente il numero totale delle unità in turno di 12 ore utilizzabili per il servizio di reperibilità, il monte ore delle prestazioni straordinarie cui attenersi in caso di richiamo in servizio delle squadre reperibili ed il budget complessivo accantonato per farvi fronte, Regione per Regione;
in tale tabella, delle 96 squadre reperibili autorizzate, ben 42 erano destinate a Sicilia, Sardegna, Puglia, Campania e Calabria, con 210 unità in turno da dodici ore su un totale nazionale di 480, contro tre sole squadre autorizzate in Friuli-Venezia Giulia e quattro ciascuna per Regioni ad alta densità abitativa, come Lombardia, Piemonte e Veneto;
emerge conseguentemente un significativo squilibrio territoriale, che appare difficilmente giustificabile soprattutto in considerazione della situazione di disagio che si avverte in molte province settentrionali, dove i Vigili del Fuoco sono sotto organico -:
per quali ragioni la distribuzione di risorse per la reperibilità dei Vigili del Fuoco nel periodo 21 luglio-30 settembre 2008 sia stata così articolata.
(4-01188)

TESTO AGGIORNATO AL 28 OTTOBRE 2008

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

GHIZZONI e DE TORRE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in data 25 agosto 2008, il direttore generale Luigi Catalano ha emanato il decreto di riorganizzazione degli uffici dirigenziali dell'USR per l'Emilia-Romagna;
nell'ambito di tale riorganizzazione, quattro dei sei dirigenti a contratto sono stati rimossi dal loro incarico;
alla data del 25 agosto erano già trascorsi ventuno giorni dall'entrata in vigore (4 agosto 2008) del decreto ministeriale 11 aprile 2008, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale 18 luglio 2008, e 11 giorni dalla scadenza (14 agosto 2008) dei novanta

giorni dalla data in cui il Governo ha ottenuto la fiducia del Parlamento. A parere dell'interrogante, provvedimento di rimozione dagli incarichi risulta, quindi, privo dei presupposti giuridici, in quanto alle due scadenze richiamate (entrata in vigore del Regolamento di riorganizzazione dell'Ufficio scolastico regionale dell'Emilia-Romagna e scadenza del termini dei 90 giorni dalla fiducia al Governo) gli interessati non avevano ricevuto nessuna comunicazione relativa alla cessazione del loro incarico e, di fatto, avevano continuato per tacita proroga a svolgere le funzioni loro assegnate;
per quanto attiene, poi, alla rescissione unilaterale dei contratti dei dirigenti interessati, non c'è stata alcuna considerazione per la competenza, il senso di responsabilità, la capacità e l'impegno espressi nello svolgimento del proprio incarico;
i contratti dirigenziali hanno durata triennale, dato il valore riconosciuto alla continuità nel sistema scolastico, e considerata la valutazione positiva concordemente espressa sui dirigenti rimossi, si ritiene pertanto grave, immotivata e incoerente con il principio della valorizzazione del merito l'interruzione del loro contratto, a metà mandato e in prossimità d'avvio dell'anno scolastico;
a Modena, in particolare, la riorganizzazione prevista determina il secondo cambio di dirigenza negli ultimi tre anni;
si valuta negativamente che il provvedimento - tanto rilevante per il sistema scolastico regionale e locale poiché incide inevitabilmente sull'organizzazione e sulla qualità dell'offerta scolastica, dalla scuola dell'infanzia a quella superiore - sia stato assunto senza alcun raccordo né con i rappresentanti della Regione Emilia-Romagna né con le autonomie locali. Non solo perché si ritiene che il dialogo e il confronto interistituzionale siano premesse indispensabili per il buon funzionamento del sistema scolastico, ma anche alla luce delle specifiche competenze degli enti territoriali in merito all'edilizia, al sostegno agli alunni con disabilità, ai servizi collegati (mensa, trasporti), ai mediatori culturali per studenti alloglotti, al personale educativo assistenziale. È del tutto evidente che un forte coordinamento nella programmazione tra Uffici scolastici e istituzioni locali vada a vantaggio dell'offerta scolastica e della sua organizzazione -:
quali siano le ragioni che hanno ispirato tale provvedimento e quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per evitare eventuali danni erariali all'amministrazione data la presunta illegittimità del provvedimento in parola.
(5-00381)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI PIETRO, DONADI e DI GIUSEPPE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
per effetto della legge n. 124 del 3 maggio 1999, oltre 70.000 lavoratori ausiliari, tecnici, amministrativi (ATA) e insegnanti tecnico-pratici (ITP) sono transitati, con effetto dal 1o gennaio del 2000, dal comparto enti locali ai ruoli dello stato;
l'articolo 8 della citata legge n. 124 del 3 maggio 1999 prevede che sia riconosciuta «ai fini giuridici ed economici l'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza»;
il decreto interministeriale 5 aprile 2001, con il quale si sono stabilite le procedure per il nuovo inquadramento, ha riconosciuto, invece, al personale citato l'anzianità corrispondente al solo trattamento economico maturato presso l'ente di provenienza (cosiddetto maturato economico), creando, in tal modo, i presupposti per un diffuso contenzioso giudiziario;
nel corso degli anni successivi si sono avute numerose sentenze in primo grado e in appello, nella quasi totalità favorevoli ai lavoratori che avevano proposto i ricorsi.

Inoltre, nel corso del 2005 anche la Corte di cassazione si pronunciava con una serie di sentenze, tutte ugualmente favorevoli ai lavoratori;
con la legge 23 dicembre 2005, n. 266 (Legge Finanziaria 2006), il Governo Berlusconi ha ribadito con l'articolo 1, comma 218 secondo quella che è stata definita un'«interpretazione autentica» il metodo del maturato economico come sistema per il computo dell'anzianità dei lavoratori transitati, facendo salvi gli effetti delle sole sentenze definitive e bloccando l'immediata esecutività dei dispositivi giudiziari di primo e secondo grado, mortificando, in questo modo, l'operato della magistratura ed i diritti da questa riconosciuti ai lavoratori;
la Corte costituzionale, con sentenza 18-26 giugno 2007, n. 234, (Gazzetta Ufficiale 4 luglio 2007, n. 26, 1a Serie speciale), ha dichiarato non fondate le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 218, sollevate in riferimento, nel complesso, agli articoli 3, 24, 36, 42, 97, 101, 102, 103, 104 e 113 della Costituzione;
recentemente la Corte di Cassazione ha chiesto nuovamente l'intervento dell'Alta Corte, sollevando eccezione d'incostituzionalità del comma 218 dell'articolo 1 della Finanziaria 2006, in riferimento all'articolo 117 della Costituzione nonché all'articolo 6 della Convenzione europea per la Salvaguardia dei Diritti dell'Uomo e delle Libertà Fondamentali (Cass. 22260/08), ipotizzando, peraltro, una intromissione indebita nel corretto svolgimento del procedimento giudiziario: «la parità delle parti dinanzi al giudice implica la necessità che il potere legislativo non si intrometta nell'amministrazione della giustizia allo scopo di influire sulla risoluzione della controversia o di una determinata categoria di controversie»;
gli esiti della cosiddetta interpretazione autentica sono stati disastrosi dal punto di vista della tutela dei diritti dei lavoratori in particolare: (a) si è creata una disparità di trattamento economico tra lavoratori con identica anzianità e profilo professionale; (b) il danno economico si protrae per tutta la vita lavorativa, fino alla riduzione dell'importo pensionistico; (c) molti dei transitati, nel frattempo, sono sotto minaccia di dover restituire le somme percepite, provvedimento che decurterebbe oltre il sopportabile le già basse retribuzioni di questi lavoratori;
ammontano probabilmente a poche migliaia i lavoratori ancora esclusi ad effetto di questa legge vessatoria dal godimento del loro diritto ad un corretto inquadramento nel contratto scuola (a tal proposito si ricorda che era stata avviata dal Ministero nel mese di giugno un'inchiesta per stabilire di quali risorse necessitasse l'inquadramento, ma, ad oggi, non se ne ha notizia);
i fondi necessari al riconoscimento dell'anzianità maturata secondo il dispositivo previsto dalla legge n. 124 del 3 maggio 1999, sono stati deviati sul pagamento del salario accessorio dei residui dipendenti degli enti locali;
solo per l'anno 2000 circa 114 milioni di euro sono andati in pagamento del salario accessorio: una cifra che avrebbe agevolato il corretto inquadramento di detto personale e che a suo tempo il Ministero dell'istruzione richiese che gli venisse restituita (come confermato dal documento Funzione Pubblica/CGIL, CISL, UIL dell'11 maggio 2006);
un primo, parziale, intervento potrebbe intanto avvenire tramite ricompilazione da parte del Ministero dell'istruzione delle schede individuali del personale transitato dagli enti locali allo stato, con l'inserimento del salario di produttività a suo tempo trasmesso proprio dagli enti locali e non tenuto in conto dai singoli Uffici provinciali del Ministero dell'istruzione stesso -:
quali siano le reali intenzioni del Governo in riferimento agli impegni presi con la legge Finanziaria per il 2008 rispetto al riesame della questione (articolo 3, comma 417), considerate che la legge

che regolava il passaggio garantiva (articolo 8, comma 5) il trasferimento di fondi dagli enti locali al Ministero, contestualmente al passaggio del personale;
se non si ritenga necessario intervenire abrogando il comma 218 dell'articolo 1 della legge 266/05, unico vero ostacolo alla corretta ricostruzione di carriera dei lavoratori ATA ex EE.LL. se non ritenga utile predisporre un provvedimento di blocco della riscossione delle somme dovute dai lavoratori in attesa di una risoluzione della questione, recentemente riaperta dalla citata ordinanza Cassazione 22260/08 e da un'analoga ordinanza del Tribunale di Milano sezione Lavoro depositata il 16 giugno 2008 che chiede la pronuncia dell'Alta Corte di Giustizia europea.
(4-01178)

GARAGNANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento a dichiarazioni rese dai dirigenti scolastici della scuola XXI Aprile e Cremonini di Bologna apparse sui quotidiani bolognesi il 25 ed il 26 settembre 2008 e riferite a proteste, occupazioni e distribuzioni di volantini contro la riforma Gelmini;
nel caso della scuola XXI Aprile poi, oltre le dichiarazioni «ambigue» del dirigente («non sono né favorevole né contrario. Più che di occupazione parlerei di forme di autogestione, questa è gente responsabile») vi sarebbero affermazioni degli insegnanti che avrebbero dichiarato di avere concordato il tutto con il dirigente medesimo, mentre, per quanto concerne la scuola Cremonini, la dirigente scolastica stessa affermerebbe di avere autorizzato o favorito la distribuzione degli stessi volantini -:
quali provvedimenti intenda adottare nei confronti di funzionari che, in «posizione di responsabilità dirigenziale», tenuti quindi ad un rapporto di correttezza particolare con lo Stato del quale dovrebbero poi rispettare le disposizioni legittimamente poste in essere in seguito alle decisioni di Governo e Parlamento, in realtà hanno dimostrato, con il loro comportamento, di ostacolare quei provvedimenti che per primi dovrebbero applicare avallando implicitamente ed esplicitamente comportamenti comunque lesivi della dignità delle istituzioni scolastiche (occupazione degli ambienti scolastici e distribuzione di volantini durante l'orario curricolare) venendo così meno, secondo l'interrogante, alla lealtà istituzionale che compete a tutti i dirigenti;
se intenda applicare, qualora ne sussistano i presupposti, le sanzioni previste senza remora alcuna, dal momento che occorre tenere ben presente, da parte dei dirigenti, la distinzione fra sfera politica e sfera istituzionale nelle scuole di ogni ordine e grado, a parte ovvie considerazioni sul fatto morale che chi ha responsabilità di insegnare o sovrintendere dovrebbe prestare particolare attenzione nel leggere accuratamente i provvedimenti che lo riguardano evitando di diffonderne deformazioni o caricature.
(4-01187)

TESTO AGGIORNATO AL 23 OTTOBRE 2008

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
l'articolo 67, comma 2, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 convertito con modificazioni dalla legge n. 133 del 6 agosto 2008, prevede per l'anno 2009 che, nelle more di un generale riordino della materia concernente la disciplina del trattamento economico accessorio, ai sensi dell'articolo 45 del decreto legislativo 165 del 2001, rivolta a definire una più stretta correlazione di tali trattamenti alle maggiori prestazioni lavorative e allo svolgimento

di attività di rilevanza istituzionale che richiedono particolare impegno e responsabilità, tutte le disposizioni speciali di cui all'allegato B, che prevedono risorse aggiuntive a favore dei fondi per il finanziamento della contrattazione integrativa delle amministrazioni statali, sono disapplicate;
tra le amministrazioni destinatarie di tale previsione vi è l'Istituto nazionale della previdenza sociale, per il quale sulla base dell'articolo 18 della legge 9 marzo 1989, n. 88, (richiamato nel succitato allegato B) sono previsti compensi incentivanti la produttività, mediante una quota non superiore allo 0,10 per cento delle entrate indicate nel bilancio di previsione dell'Istituto per finanziare progetti speciali finalizzati, principalmente, alla realizzazione di programmi per la lotta e il recupero delle omissioni ed evasioni contributive e per l'erogazione delle prestazioni corrisposte dall'Istituto;
l'Istituto, fin dal 1983, primo tra le altre pubbliche amministrazioni, ha realizzato e applicato sistemi di misurazione della produttività;
attraverso la contrattazione collettiva sono stati stabiliti criteri per la corresponsione dei compensi incentivanti la produttività stessa, subordinati al raggiungimento di obiettivi programmati;
la corresponsione dei trattamenti in questione è avvenuta non «a pioggia» bensì sulla base di parametri che tengono conto dell'apporto individuale al raggiungimento degli obiettivi stessi;
i progetti speciali di cui al citato articolo 18 hanno consentito il raggiungimento degli anzidetti obiettivi, in tempi sempre più brevi, nonostante la limitata disponibilità di risorse umane, determinata dal blocco del turn over previsto da varie leggi finanziarie, e gli accresciuti adempimenti posti a carico dell'Ente con varie disposizioni di legge;
le finalità che si intendono perseguire con il riordino della materia concernente la disciplina del trattamento accessorio nelle pubbliche amministrazioni sono state già da anni realizzate all'Inps;
il provvedimento ha creato viva apprensione tra i lavoratori dell'Istituto, che hanno deliberato iniziative di protesta e di lotta che potrebbero comportare pesanti ricadute sulla funzionalità dell'ente, con conseguenti ritardi nell'erogazione di prestazioni di servizi di primaria necessità, nonché sulla riscossione dei contributi;
nella seduta del 23 luglio 2008 il Governo ha accolto l'ordine del giorno n. 9/1386/152, con il quale si è impegnato a valutare gli effetti applicativi della norma citata in premessa, allo scopo di adottare ulteriori iniziative normative per porre in essere misure volte a non penalizzare i lavoratori dell'Inps, sottraendo risorse loro destinate finalizzate al raggiungimento di obiettivi di produttività -:
quali iniziative, alla luce del citato ordine del giorno, intenda adottare, per tenere conto della specificità della realtà produttiva dell'Inps, in considerazione sia dei sistemi di misurazione della produttività già presenti, che dei risultati raggiunti in termini di qualità e quantità dei servizi offerti ai cittadini, al fine di individuare idonee misure compensative delle risorse non utilizzabili nel 2009.
(2-00147)
«Poli, Ruggeri, Adornato, Bosi, Buttiglione, Capitanio Santolini, Cera, Cesa, Ciccanti, Ciocchetti, Compagnon, De Poli, Dionisi, Drago, Anna Teresa Formisano, Galletti, Mannino, Naro, Occhiuto, Oppi, Pezzotta, Pionati, Pisacane, Rao, Romano, Ruvolo, Tassone, Nunzio Francesco Testa, Volontè, Zinzi, Delfino».

Interrogazioni a risposta immediata:

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI,

CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
gli organi di stampa hanno diffuso nelle ultime settimane allarmanti notizie sulla presenza nel latte in polvere destinato all'alimentazione dei neonati, prodotto in Cina, di melamina aggiunta a badilate, sostanza che - al di sopra di determinate concentrazioni - rischia di risultare fortemente dannosa per la salute umana;
secondo i dati diffusi dalle autorità cinesi, sarebbero circa 53 mila i bambini cinesi costretti al ricovero (12.892) o al controllo in pronto soccorso, perché intossicati dall'assunzione continuativa del latte in polvere inquinato; l'intossicazione avrebbe, inoltre, provocato la morte di 4 neonati;
nella produzione industriale cinese la melamina, composto chimico di regola utilizzato nella produzione della plastica e di altri prodotti sintetici, è stata da tempo aggiunta al latte in polvere, al fine di migliorarne fittiziamente la percentuale proteica;
pur in assenza di dati tossicologici consolidati in relazione al consumo umano di melamina, l'assunzione continuativa di tale sostanza, soprattutto nella primissima infanzia, sembra determinare un progressivo indebolimento osseo, il blocco di alcune funzioni del fegato, calcoli e insufficienza renale grave, con danni permanenti e a volte mortali;
le autorità italiane garantiscono che i prodotti del latte in Italia sono sicuri, perché da anni ne è vietata l'importazione dalla Cina; è, tuttavia, evidente che la presenza di una vasta comunità cinese sul territorio italiano e la conseguente diffusione di esercizi commerciali che distribuiscono prodotti importati da tale Paese rende necessario prevedere misure straordinarie di controllo, volte a prevenire la commercializzazione sul territorio nazionale di latte e derivati del latte provenienti dalla Cina;
secondo la Coldiretti, sarebbero a rischio non solo il latte cinese e i suoi derivati, ma anche i prodotti lattiero-caseari del «falso made in Italy» realizzati in Cina, come la caciotta e il pecorino «naturali e italiani», fatti stagionare dal latte di mucche e pecore allevate nel distretto di Shangai e poi confezionati sempre in Cina, utilizzando come simbolo la bandiera italiana;
se la vicenda in esame costituisce l'ennesima testimonianza dell'inaffidabilità dei prodotti cinesi destinati al grande consumo, l'adulterazione del latte e del latte in polvere ha risvolti che colpiscono un bene di primissimo consumo, che svolge un ruolo fondamentale per l'alimentazione umana, soprattutto nella primissima infanzia -:
quali iniziative, anche a livello comunitario ed internazionale, il Ministro interrogato abbia adottato o intenda adottare al fine di verificare e prevenire la diffusione sul territorio nazionale di latte in polvere e derivati del latte di importazione cinese contenenti melamina, evitando possibili importazioni di tali prodotti anche tramite Paesi terzi.
(3-00152)

CIOCCHETTI, DIONISI, ANNA TERESA FORMISANO, VIETTI, CICCANTI, COMPAGNON, VOLONTÈ e NARO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
lo stato in cui versa il sistema sanitario del Lazio sta penalizzando esclusivamente i cittadini della regione, che, tra

tagli indiscriminati di servizi sanitari, chiusure di ospedali non concertate e ticket, vedono compromessa la tutela della salute quale fondamentale diritto dell'individuo, sancito dalla nostra Costituzione;
la situazione penalizza, altresì, quei cittadini provenienti da altre regioni, che trovano nel sistema sanitario laziale quelle eccellenze che mancano presso le loro regioni;
la sanità laziale presenta caratteri peculiari che la contraddistinguono dalle altre regioni italiane, essendo presenti, contemporaneamente, cinque policlinici universitari, un forte radicamento di ospedali religiosi e numerose strutture private convenzionate;
in tale contesto risulta quanto mai inopportuna la chiusura di un presidio ospedaliero come il San Giacomo, che è l'unica struttura del centro storico di Roma;
è stato operato un taglio lineare di circa 2.200 posti letto, con la chiusura di tutte le strutture pubbliche e private sotto i novanta posti letto e senza una verifica programmatoria, struttura per struttura, e senza alcuna concertazione con le parti sociali, con il rischio di licenziamento per oltre 3.500 addetti;
si è assistito ad un deprecabile rimpallo di responsabilità tra il Governo nazionale e quello regionale, mentre servirebbe uno sforzo comune nell'esclusivo interesse dei cittadini;
mentre il Governo obbliga il commissario ad acta Marrazzo ad operare un indiscriminato taglio lineare sulle strutture sanitarie pubbliche e private, numerosi esponenti della maggioranza si sono schierati contro tali chiusure, evidenziando una divergenza di opinioni sulla questione;
diminuiscono i servizi e aumentano i tempi delle liste di attesa, mentre i malati cronici sono costretti addirittura a pagarsi i ticket e vi è il rischio che i fornitori sanitari, che non vengono pagati da mesi, blocchino le consegne di materiale sanitario, oltre a rischiare il fallimento;
il piano di chiusure di ospedali pubblici e privati così com'è non sembra dare adeguate risposte in termini di razionalizzazione e riorganizzazione della spesa sanitaria;
sembrerebbe che il ministero dell'economia e delle finanze sia propenso a sbloccare soltanto uno, al massimo due, dei miliardi di euro di trasferimenti attesi, mentre per impedire l'entrata in crisi del sistema sanitario laziale è necessario il trasferimento di tutti e cinque i miliardi trattenuti dal ministero -:
se non ritenga di adottare ogni iniziativa di sua competenza perché si pervenga urgentemente allo sblocco totale dei trasferimenti, al fine di evitare pericolose riduzioni dei livelli assistenziali per i cittadini, per far fronte ai pagamenti dei fornitori e per evitare pesanti ricadute occupazionali, e se non si debba, al contrario, operare un vero e primo segnale di discontinuità attraverso il dimezzamento del numero delle aziende sanitarie locali e dei relativi direttori generali e rivedere il piano di chiusure delle strutture sanitarie pubbliche e private.
(3-00153)

CICCHITTO, BOCCHINO, SAGLIA, CAZZOLA, BALDELLI, BRIGUGLIO, CECCACCI RUBINO, DI BIAGIO, VINCENZO ANTONIO FONTANA, FORMICHELLA, ANTONINO FOTI, GIACOMONI, GIAMMANCO, MANNUCCI, MOTTOLA, PELINO, MARIAROSARIA ROSSI, SALTAMARTINI, SAMMARCO, SCANDROGLIO e TAGLIALATELA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Confindustria, Cgil, Cisl e Uil hanno avviato da tempo un confronto sulle prospettive delle relazioni industriali e sulla riforma della contrattazione collettiva;
si tratta di un'iniziativa estremamente importante al fine di modernizzare

le regole della contrattazione, che sono rimaste sostanzialmente invariate dal protocollo del luglio 1993;
il differenziale della crescita economica tra l'Italia e i Paesi dell'Unione europea è determinato, secondo i più autorevoli centri studi nazionali, tra gli altri fattori, anche dalla mancanza di un reale sviluppo della produttività delle imprese;
il Governo ha già facilitato l'incontro tra le parti sociali nel rispetto della loro autonomia, adottando opportunamente la detassazione dei premi di produttività e degli straordinari;
tutte le parti in causa condividono la necessità di favorire il secondo livello contrattuale, territoriale e aziendale, al fine di incrementare la collaborazione tra imprese e lavoratori, consentendo a questi ultimi di ottenere un'equa ripartizione del dividendo derivante dalla crescita economica;
risulta indispensabile semplificare il numero dei contratti ed introdurre una durata che permetta l'effettivo rinnovo degli stessi -:
quali orientamenti e iniziative intenda assumere il Governo per facilitare l'accordo tra le parti sociali in merito alla riforma delle relazioni industriali e della contrattazione, nel rispetto dell'autonomia delle stesse.
(3-00154)

BURTONE, META, LIVIA TURCO, GIACHETTI, QUARTIANI, ARGENTIN, BINETTI, BOSSA, BUCCHINO, CALGARO, D'INCECCO, GRASSI, LENZI, MIOTTO, MOSELLA, MURER, PEDOTO, SBROLLINI e SAMPERI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Presidente del Consiglio dei ministri, intervenendo nel corso di un dibattito, ha affermato che molti ospedali pubblici andrebbero privatizzati;
tale riferimento in tema di contenimento della spesa pubblica è stato fatto citando, in particolar modo, il «caso Sicilia», dimenticando che il collasso della sanità siciliana è esclusiva responsabilità del centrodestra, che da decenni amministra la regione;
all'indomani delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri, il Sottosegretario di Stato con delega alla salute ha, di fatto, confermato tali affermazioni, come riportato da un articolo de Il Corriere della Sera;
il sistema sanitario nazionale registra, accanto alle note disfunzioni, anche molteplici punte di eccellenza dislocate su tutto il territorio nazionale, dimostrazione che la gestione pubblica può essere altrettanto efficiente, produttiva e attenta alle esigenze del cittadino paziente;
la logica delle privatizzazioni e del predominio del mercato sta denotando, proprio in questi giorni, i propri limiti e gli alti costi sociali ed economici;
sembrerebbe davvero inaccettabile che l'avvio della privatizzazione iniziasse sia da quelle realtà territoriali dove il sistema sanitario pubblico ha registrato elevati livelli qualitativi, sia laddove lo stesso sia stato fortemente indebolito da recenti riorganizzazioni che hanno prodotto un'assistenza specialistica e sanitaria non adeguata per le esigenze dei propri pazienti -:
quali siano le reali intenzioni del Governo rispetto alle dichiarazioni rilasciate in questi giorni circa una probabile privatizzazione degli ospedali pubblici.
(3-00155)

Interrogazione a risposta scritta:

RAMPELLI e MARSILIO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Cina è il paese che ha ricevuto dall'Unione europea il maggiore numero di notifiche per l'esportazione di prodotti alimentari considerati nocivi per la salute pubblica;

i generi in questione risultano contaminati dalla presenza di micotossine, salmonella, additivi e coloranti in dosi superiori rispetto a quelle previste dalle norme di legge;
il recente scandalo del latte cinese contaminato è la conferma delle gravi difficoltà da parte del gigante asiatico ad adeguarsi alle norme di sicurezza alimentare nel rispetto degli impegni assunti a livello internazionale;
al fine di prevenire rischi futuri alla salute dei cittadini è necessario procedere ad un controllo capillare di interi quartieri caratterizzati da una forte immigrazione cinese, presenti in diverse città italiane, a cominciare dal rione Esquilino a Roma -:
se tra le varie misure che il Governo ha intenzione di adottare per far fronte all'emergenza, sia prevista una task force in grado di monitorare a lungo termine i ristoranti cinesi e le rivendite di prodotti alimentari made in China.
(4-01179)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

DIMA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
con lettera prot. n. 13382 del 18 settembre 2008, il Vice Sindaco e l'Assessore all'Agricoltura pro tempore del Comune di isola Capo Rizzuto (Crotone) informavano l'interrogante, in qualità di competente della XIII Commissione permanente Agricoltura della Camera dei deputati, della grave situazione economica e sociale che il territorio comunale sta vivendo da alcuni anni per la cronica carenza idrica che determina enormi problemi all'economia locale con danni anche di immagine per il Comune e per la Regione Calabria;
la crisi idrica potrebbe continuare a provocare ulteriori guasti a settori importanti dell'economia del territorio come la zootecnia e l'agricoltura;
l'approvvigionamento idrico avviene attraverso una condotta adduttrice principale che parte dai laghi silani Arvo ed Ampollino, attraversa i Comuni di Petilia Policastro, Roccabernarda e Cutro ed infine giunge nel territorio di Isola Capo Rizzuto dove si divide in due tronchi che servono, l'uno, il bacino di S. Anna, che è destinato a rifornire la zona costiera del territorio isolano e che è attualmente vuoto, e l'altro, il territorio più a monte;
l'Ente gestore delle risorse idriche è l'EON, già ENDESA, che, in base ad una convenzione stipulata con la Regione Calabria, ha l'obbligo di fornire l'acqua ai Consorzi di bonifica presenti sul territorio del Comune di Isola Capo Rizzuto nel periodo compreso tra il 1o maggio ed il 30 settembre di ogni anno per un totale di circa 24 milioni di metri cubi l'anno mentre, in caso di siccità, la quantità minima da fornire è ridotta del 20 per cento;
l'acqua è fornita agli utenti direttamente dai Consorzi di bonifica presenti sul territorio che, fino alla fine del mese di agosto 2008, erano quelli di Capo Colonna, in cui ricadeva il Comune di Isola Capo Rizzuto, e di Alli-Castella mentre attualmente opera un unico Consorzio di bonifica denominato «Ionio Crotonese»;
la crisi idrica, causata da un negativo andamento meteorologico risalente al 2006, ha determinato, nel mese di febbraio 2008, la captazione (alle opere di presa) di un quantitativo d'acqua di appena 270 litri/secondo contro i 1250 litri/secondo del 2007 e che ciò non ha permesso alcun accumulo significativo nell'invaso di Sant'Anna;
durante la stagione estiva appena trascorsa, si sono registrate notevoli carenze idriche che hanno messo in sofferenza l'intero sistema irriguo territoriale aggravate da ripartizioni inaccettabili

dell'acqua, il 45 per cento al Consorzio di Capo Colonna ed il 55 per cento a quello Alli-Castella, a fronte di una ripartizione prevista, rispettivamente del 70 per cento e del 30 per cento;
la crisi irrigua ha indotto l'Amministrazione comunale, del Comune di Isola Capo Rizzuto (Crotone) a chiedere incontri risolutivi del problema a diverse Istituzioni quali la Regione Calabria, la Provincia di Crotone e la Prefettura di Crotone;
questa crisi potrebbe provocare evidenti problemi al patrimonio della zootecnia, principalmente fondato su imprese a conduzione familiare, ed a quello dell'agricoltura dove i produttori hanno difficoltà a programmare la prossima stagione agricola con il rischio evidente di compromettere il reddito aziendale con forti conseguenze sul piano dell'assunzione di personale -:
quali iniziative, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, nell'ambito delle proprie competenze e responsabilità istituzionali, intenda porre in essere per superare un condizione oggettiva di disagio che non permette di programmare una migliore gestione del patrimonio zootecnico ed agricolo di quel territorio.
(4-01189)

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SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA

Interrogazione a risposta immediata:

DI PIETRO. - Al Ministro per la semplificazione normativa. - Per sapere - premesso che:
un sistema democratico, che voglia essere realmente tale, ha la necessità costante di affiancare coerentemente al principio della rappresentanza quello dell'efficacia: ad un alto livello di democrazia in entrata (la rappresentanza) deve corrispondere un altrettanto alto livello di democrazia in uscita (l'efficacia);
negli ultimi anni in tutte le democrazie più avanzate si è sviluppato il confronto sulla necessità di aggiornare i meccanismi di funzionamento dei sistemi per renderli più rispondenti alle concrete necessità delle popolazioni rappresentate;
in Italia si è affermata da tempo la marcata tendenza ad un'attività legislativa ipertrofica da parte del Governo, in un contesto generale già caratterizzato da un numero complessivo di leggi, norme e regolamenti elevatissimo, molto di più della media europea, nel quale evidentemente tale attivismo legislativo da parte del potere esecutivo finisce inevitabilmente per confondere la normativa;
esiste attualmente, nel nostro sistema, una costante tensione e confusione nel corretto rapporto tra le fonti del diritto e tra le competenze dei diversi organi -:
cosa intenda fare, nel rispetto delle proprie ed altrui competenze, per semplificare concretamente la normativa italiana, intervenendo, in particolare, sul suo processo di formazione nel rispetto delle competenze costituzionalmente sancite.
(3-00157)

TESTO AGGIORNATO AL 2 DICEMBRE 2008

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:

BRANDOLINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
gli abitanti dell'alta valle del bidente delle zone di Monteguidi e di Crocedevoli - territori facenti parte dei comuni di Bagno di Romagna e di Santa Sofia in Provincia di Forlì-Cesena - hanno dato vita al Comitato «Ci siamo anche noi» al fine di sviluppare iniziative finalizzate alla risoluzione dei forti disservizi determinati dalle gravi disfunzioni dovute ai continui

guasti ed ai ritardi nella riparazione della rete telefonica e dalla mancata ricezione dei segnali RAI e TV;
30 aziende, 24 famiglie e 68 abitanti singoli, tutti di zone agricole montane dei comuni di Bagno di Romagna e di Santa Sofia, hanno sottoscritto una petizione per sollecitare le istituzioni locali ad intervenire tempestivamente nei confronti di Telecom e Rai Way a sostegno della loro legittima richiesta di superamento dei disservizi telefonici e di copertura radiotelevisiva;
il degrado e lo spopolamento delle zone montane non potranno essere superate se non si garantiscono - agli abitanti ed alle attività agricole delle zone interne - i sevizi essenziali, a partire dai più elementari strumenti di comunicazione, quali il telefono, internet e la televisione che consentano di relazionarsi ed accedere alle informazioni pubbliche e private -:
quali iniziative intenda porre in essere nei confronti di Telecom e di Rai Way per dare tempestivamente soluzione al forte disagio degli abitanti della alta valle del bidente.
(4-01181)

ZAMPARUTTI, MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, MECACCI, BERNARDINI e BELTRANDI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
un ampio articolo del Corriere della Sera del 22 settembre 2008, a firma Carlo Vulpio, pone una serie di questioni relative alla gestione delle risorse petrolifere della regione Basilicata, tra cui: quantità estratte e autorità di controllo; royalties; stream gas; incentivi alle compagnie petrolifere; impatto ambientale dell'attività estrattiva...;
secondo le stime ufficiali riportate nell'articolo, i 47 pozzi del giacimento della Val d'Agri custodirebbero circa 465 milioni di barili (finora ne sono stati estratti quasi 11 milioni), che al valore corrente di circa 50 dollari al barile formano un tesoro da oltre 23 miliardi di dollari; la Basilicata, che produce circa l'ottanta per cento del petrolio estratto in Italia, non intenderebbe fermarsi a quello della Val d'Agri, estratto dall'Eni, perché dal 2011 comincerebbe a sfruttare - con Total, Esso e Shell - i giacimenti di Tempa Rossa, poco più a nord: altri 480 milioni di barili, altri 24 miliardi di dollari; e sarebbe inoltre pronta a far trivellare anche Monte Grosso, proprio a due passi da Potenza, dove ci sarebbe altro petrolio per 100 milioni di barili;

le royalties sul valore del greggio estratto e avviato al consumo, che le compagnie concessionarie devono corrispondere a Stato e regioni, sono state fissate al 7 per cento, una percentuale molto bassa rispetto a quella relativa ad altri Paesi produttori; di questo 7 per cento, il 30 per cento va allo Stato, mentre il 55 per cento e il 15 per cento vanno, rispettivamente, alle regioni e ai comuni interessati dall'attività estrattiva; in Basilicata, in base a un accordo Stato-Regione, anche il 30 per cento di competenza dello Stato rimane alla Regione;
a misurare le quantità di idrocarburi liquidi e gassosi estratti sarebbe «il responsabile unico di ogni concessione», cioè proprio colui che paga le royalties, mentre l'autorità di vigilanza che fa capo all'Unmig (l'Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e la geotermia, presso il ministero dello sviluppo economico) ha solo la «facoltà» di disporre accertamenti e verifiche dei dati forniti dalle compagnie petrolifere; «infatti - osserva Vulpio nel suo articolo - i 30 comuni lucani, a cui va il 15 per cento di quel 7 per cento che costituisce la royalty sul valore del greggio, ricevono direttamente dall'Eni l'estratto conto, in cui si dice: questa è la quantità che abbiamo prodotto e questo è quanto spetta a voi.»;
ancora, nell'articolo del Corriere si afferma che «in questi anni centinaia di migliaia di tonnellate di stream gas (metano, etano, propano, butano), cioè quel gas che viene fuori assieme al petrolio, e definito "cedibile" dalla stessa Eni, è stato lasciato bruciare in torcia e quindi si è volatilizzato», con probabili ricadute sull'ambiente, l'agricoltura e la salute degli abitanti del luogo;
da uno studio effettuato dall'Università della Basilicata e pubblicato ne 2004 da International Journal of Food Science and Technology sui composti aromatici contenuti nel miele prodotto nella Valle dell'Agri e a Corleto Perticara (Potenza), zone di estrazione petrolifera lucane, emergerebbero fragranze al benzene e a tutti gli altri composti aromatici degli idrocarburi; mentre il monitoraggio regionale sulla ricaduta inquinante causata dalle estrazioni petrolifere si limiterebbe a quattro o cinque parametri, nessuno dei quali indicativo della presenza nelle attività antropiche dei composti aromatici tipici degli idrocarburi (Il Resto, 19 luglio 2008);

tutto ciò mentre, si nota nell'articolo di Vulpio, «le compagnie petrolifere, per il 2008, attraverso la cosiddetta legge-obiettivo, hanno ottenuto come incentivo 850 milioni di euro di fondi pubblici.»;
a giudizio degli interroganti, nelle vicende su descritte non vi è stata né la dovuta trasparenza né una informazione adeguata ai cittadini, a partire da quelli lucani -:
atteso che l'Unmig (Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e la geotermia), in base alle norme vigenti, «ha facoltà», non il dovere, di verificare le quantità di idrocarburi prodotte, se non sia il caso di assumere iniziative volte a modificare le attuali norme nel senso di un sistema più vincolante, indipendente e trasparente di controllo al fine di determinare le produzioni giornaliere di idrocarburi avviati al consumo, da cui dipende il valore delle royalties da corrispondere allo Stato e alle regioni;
se i milioni di tonnellate di gas estratto assieme al petrolio (metano, etano, propano, butano), che l'ENI definisce «gas-cedibile», siano stati in questi anni - da quando e in che misura - usati e quanti invece si siano volatilizzati o siano stati lasciati bruciare in torcia con le relative conseguenze per l'ambiente e la salute pubblica;
cosa si stia facendo a livello locale o cosa il Governo intenda fare per monitorare la situazione secondo parametri scientifici volti e atti a rilevare in tutte le attività antropiche la presenza o meno di composti aromatici degli idrocarburi, oltre che per informare adeguatamente la popolazione sulla eventuale ricaduta inquinante causata dalle estrazioni petrolifere;

se corrisponde al vero che nel 2008, attraverso la cosiddetta legge-obiettivo, le compagnie petrolifere abbiano ottenuto come incentivo 850 milioni di euro di fondi pubblici.
(4-01191)

...

Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Livia Turco e altri n. 1-00041, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 settembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Rampi, Samperi e Ceccuzzi.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Murer n. 4-01059 del 17 settembre 2008.