XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di venerdì 31 ottobre 2008

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

CALVISI, SCHIRRU, FADDA, MARROCU, PES e MELIS. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
a seguito della decisione assunta dal Governo degli Stati Uniti di ritirare dall'arcipelago della Maddalena il dispositivo navale nucleare, schierato in loco sulla base di accordi internazionali a partire dal 1966, per l'intera area sono venuti meno i vincoli a cui l'onerosa servitù la assoggettava;
nel momento in cui è stata superata in quell'area l'esigenza della presenza dei sommergibili statunitensi, la piena fruibilità della zona per usi civili, viene messa in discussione dall'intenzione della Marina Militare italiana di mantenere sul posto il deposito di munizioni sito in Caverna «Guardia del Moro», perpetuando così di fatto, per altri scopi, la situazione antecedente al ritiro da parte degli Stati Uniti del loro dispositivo navale;
i delegati del Comitato Misto Paritetico della Regione Autonoma della Sardegna nella riunione del 10 luglio 2006, riguardante la proroga della servitù militare del suddetto deposito, non hanno raggiunto un accordo unanime sulla presenza nell'arcipelago del deposito stesso;
il Ministro della Difesa con nota n. 2/7197/10.3.20.1/07 del 16 febbraio 2007, ha prorogato unilateralmente la presenza della servitù militare del deposito di munizioni in Caverna «Guardia del Moro» per ulteriori cinque anni;
il Comune della Maddalena con ricorso al Tribunale Regionale Amministrativo della Sardegna notificato il 5 maggio 2007 e depositato il successivo 29 maggio ha impugnato il provvedimento chiedendone l'annullamento;
nel frattempo il Presidente dalla Regione Autonoma della Sardegna attivava richiesta di riesame ai sensi e per gli effetti dell'articolo 3, comma 11, della legge 898 del 1976;
nella riunione del 5 giugno 2007, il Consiglio dei Ministri deliberava di non accogliere l'istanza di riesame e confermava il provvedimento del Ministro della Difesa sulla base di proprie ulteriori motivazioni;
il Tribunale Regionale Amministrativo della Sardegna con sentenza 1342/2008 ha ritenuto fondato nel merito il ricorso proposto dal Comune di La Maddalena accogliendolo, ritenendo tardive le decisioni confermative della servitù militare scaduta il 30 ottobre 2006, in quanto l'automatismo dell'estinzione è previsto espressamente dalla legge 898 del 1976, articolo 10 ultimo comma e rappresenta un elemento insuperabile che non consente un «raccordo» con successivo provvedimento di «proroga»;
con ordinanza n. 14 del 16 settembre 2008, il Sindaco di La Maddalena ha ordinato al Comando Militare Marittimo per la Sardegna la cessazione di ogni attività all'interno del deposito di «Guardia del Moro» e la liberazione immediata del predetto deposito;
con ordinanza n. 15, a seguito dell'appello del Ministero della Difesa al Consiglio di Stato, in vista della definizione nel merito dell'appello, il Sindaco di La Maddalena ha sospeso l'efficacia dell'ordinanza n. 14 del 16 settembre 2008 diffidando però il Ministero della Difesa dal porre in essere qualsiasi comportamento ed attività che valga a mutare lo stato di fatto esistente presso il deposito munizioni di «Guardia del Moro» alla data del 23

settembre 2008 (data di adozione dell'ordinanza cautelare del Consiglio di Stato n. 4943/2008) ivi compreso l'approvvigionamento di nuovo materiale bellico, sino all'emissione del citato pronunciamento giudiziale;
con lettera del 10 ottobre 2008, d'ordine del Ministro, il Capo di Gabinetto del Ministro della Difesa chiede al Ministero dell'Interno di valutare la possibilità di interessare il Prefetto di Sassari, nelle vesti di superiore gerarchico rispetto al Sindaco, di annullare con ogni urgenza l'ordinanza nella parte in cui diffida l'Amministrazione Difesa;
il Governo ha assunto in Parlamento posizioni diverse, dichiarando in relazione alla presenza delle servitù militari in Sardegna, la disponibilità dell'Esecutivo a ridurre quanto più possibile l'impatto della presenza di strutture militari sulla collettività e a procedere rendendo partecipi nel processo decisionale la Regione e, particolarmente, gli Enti locali, nonché la piena disponibilità a riferire con la necessaria assiduità al Parlamento sugli sviluppi del processo delineato -:
se il Presidente del Consiglio non valuti inopportuna l'istanza rivolta dal Ministero della Difesa al Ministero dell'Interno, per richiedere un intervento del Prefetto di Sassari sul Sindaco di La Maddalena definendolo anacronisticamente «superiore gerarchico rispetto al Sindaco»;
quali iniziative il Ministro della Difesa intenda assumere affinché il problema delle servitù militari in Sardegna sia affrontato riaprendo il tavolo di confronto con le istituzioni locali, essendo evidente che la soluzione di questioni che riguardano la difesa nazionale non possono essere affidate al contenzioso in sede giurisdizionale;
quali siano le ragioni che ai fini della difesa nazionale fanno ritenere inamovibile il deposito della Marina Militare in località «Guardia del Moro».
(4-01506)

ROSATO, PES, BOSSA, STRIZZOLO e SIRAGUSA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la ricerca italiana, soprattutto quella «di base», gode ottima reputazione in campo internazionale, come testimonia il tasso altissimo di pubblicazioni sui giornali scientifici più prestigiosi;
in questo ambito ogni ricercatore viene valutato per le proprie capacità e produttività, e sottopone ogni lavoro per la pubblicazione alla valutazione di due o più colleghi che anonimamente respingono, approvano, o chiedono che il lavoro venga integrato con dettagli e spiegazioni;
la stesso iter è previsto per lo sviluppo di progetti sperimentali ove, in assenza di qualsiasi autoreferenzialità, ogni passo del progetto (definizione dei requisiti, progettazione, realizzazione, verifica di funzionalità) viene valutato da una commissione di esperti indipendenti;
in presenza di adeguati finanziamenti, per la ricerca italiana sarebbe prioritario lo svecchiamento del personale di ruolo mediante un'opportuna politica di assunzioni effettuata mediante concorsi in cui valga tanto l'anzianità di precariato, quanto soprattutto l'esperienza acquisita dai precari nei progetti di ricerca scientifica e tecnologica;
nell'ambito degli enti pubblici di ricerca, l'articolo 1, comma 188, della legge n. 266 del 2005 ha permesso «le assunzioni a tempo determinato e la stipula di contratti di collaborazione coordinata e continuativa per l'attuazione di progetti di ricerca e di innovazione tecnologica ovvero di progetti finalizzati al miglioramento di servizi anche didattici per gli studenti, i cui oneri non risultino a carico dei bilanci di funzionamento degli enti»;
un'interpretazione restrittiva di quanto previsto dall'articolo 49, comma 3, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008, («le amministrazioni, nell'ambito delle rispettive procedure, rispettano principi di imparzialità e trasparenza e non possono ricorrere

all'utilizzo del medesimo lavoratore con più tipologie contrattuali per periodi di servizio superiori al triennio nell'arco dell'ultimo quinquennio») come applicata per esempio all'interno dei l'Istituto, nazionale di Astronomia (INAF), nega, con effetto retroattivo, la possibilità di conferma dei contratti a tempo determinato;
anche se non esplicitamente previsto dalla norma citata, la possibilità di conferma dei contratti a tempo determinato è impedita anche qualora essi siano assegnati su fondi esterni;
l'unica possibilità per un'amministrazione pubblica di riassumere un lavoratore il quale ricada nelle condizioni di cui al citato articolo 49, comma 3, della legge n. 133 del 2008, è che lo stesso risulti vincitore di concorso pubblico, come chiarito dal parere 49/08 dell'Ufficio Personale della PA (UPPA) al Comune di Ancona;
una tale interpretazione rischia di creare una discontinuità grave nei progetti di ricerca finanziati da fondi esterni, quali ad esempio quelli dell'ASI o i programmi quadro dell'UE, sui quali sono spesso impegnati i nostri precari più esperti, quelli in grado di assumersi responsabilità e di rappresentare la componente italiana nelle riunioni internazionali, in sostanza quelli che rappresentano il migliore investimento per il futuro della ricerca nazionale;
agli evidenti disagi patiti dai singoli ricercatori e dalle famiglie, per il mancato rispetto di scadenze in progetti internazionali, si aggiunge un danno di immagine per tutto il nostro Paese presso l'Unione Europea, la NASA, l'ESA (quale risulta ad esempio da un servizio pubblicato sull'ultimo numero del magazine «Nature» dedicato a questo specifico tema), nonché il danno economico determinato dal fatto che i fondi stanziati e non spesi devono essere restituiti agli enti erogatori;
il comma 2 del citato articolo 49 della legge n. 133 del 2008, in cui si afferma che «i contratti collettivi nazionali provvedono a disciplinare la materia dei contratti di lavoro a tempo determinato», potrebbe permettere un'interpretazione più flessibile della norma, dal momento che, per gli enti di ricerca il CCNL in vigore prevede all'articolo 5 comma 1 che «fermo restando che i contratti a termine legati a progetti hanno durata congruente con quella dei progetti stessi, la durata del rinnovo degli altri contratti a termine non può essere superiore a 5 anni» -:
se Governo intenda superare l'attuale impasse emanando una circolare che, collegando l'articolo 49, comma 2, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008, a quanto previsto dall'articolo 5, comma 1, del CCNL degli enti di ricerca attualmente in vigore, chiarisca come l'intenzione del legislatore, relativamente agli enti di ricerca, non sia quella di impedire, ma anzi di permettere il rinnovo e/o la proroga di contratti finanziati da fondi esterni;
se il Governo, in subordine, intenda emanare una circolare che consenta la proroga dei contratti almeno fino al 30 giugno 2009, data entro la quale potrebbero ragionevolmente essere banditi ed espletati i concorsi pubblici.
(4-01510)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

REALACCI, MINNITI e VILLECCO CALIPARI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: - Per sapere - premesso che:
l'inchiesta «Black Mountains» aperta dalla Procura di Crotone sullo smaltimento illegale di rifiuti tossici provenienti dallo stabilimento metallurgico Pertusola Sud e utilizzati come materiale edile da alcune imprese, ha portato al sequestro di 18 siti - tra cui scuole e case popolari -

nei quali erano presenti scorie nocive e sta portando alla luce una situazione diffusa di grave inquinamento di tutta la zona del Crotonese;
la Procura di Crotone ha, infatti, acquisito lo studio «Lo stato di salute del mare italiano» effettuato nel 2004 da Legambiente e WWF, ed elaborato partendo dai dati raccolti dal Programma di Monitoraggio delle Acque del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, secondo il quale nel mare di Crotone, nel primo e nel secondo semestre del 2002, erano stati rilevati, rispettivamente, 33.360 e 29.704 microgrammi per chilo di arsenico, mentre nel secondo semestre 2003 il dato era di 39.557. Il valore limite è 12.000. La Procura ha, inoltre, deciso di acquisire un altro studio, realizzato nel 2007 dal Conisma, il Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze del mare, da cui emergeva la presenza di arsenico e di altri metalli pesanti nel mare di Crotone;
il territorio di Crotone è divenuto negli anni '60 il punto intorno al quale è gravitata l'economia industriale della Calabria, nonostante il crotonese sia da sempre caratterizzato anche da aree adibite alla produzione agricola. Attualmente il territorio si caratterizza per la presenza della piccola e media impresa del crotonese che ha seguito all'attività del Polo industriale costituito fondamentalmente da due grandi fabbriche: la Pertusola Sud e la Montecatini, alle quali si aggiunse nei primi anni `70 la Cellulosa calabra;
nell'area sono frequenti le piene fluviali, improvvise e violente (ricordiamo quella che ha colpito la città nell'ottobre del 1996), che seminano sul suolo i residui delle produzioni agricole e industriali. La presenza di una falda freatica molto superficiale, utilizzata intensamente durante la stagione irrigua per inefficienza dell'acquedotto rurale, rappresenta un potenziale mezzo di propagazione della contaminazione in profondità;
inoltre per decenni, fino al 1985, le acque reflue industriali sono state scaricate a mare senza alcun trattamento preventivo, provocando un processo di accumulo sul fondale marino delle sostanze solide in sospensione. Questo fa sì che l'ingressione marina all'interno della falda, causata dall'eccessivo sfruttamento della stessa, oltre a rendere inutilizzabile l'acqua dolce, contribuisce a rimettere in circolo gli inquinanti depositati sul fondale marino nell'acquifero costiero;
lo stabilimento della Pertusola Sud ha cessato la produzione nel 1999, lasciando in attività un numero ridotto di unità lavorative per completare lo smaltimento delle ferriti. Ad oggi il definitivo smantellamento della fabbrica, previsto inizialmente per il 2003, non è stato ancora completato. L'industria trattava solfuro di zinco, proveniente dal Canada, dall'Australia e dall'Irlanda, per la produzione primaria del metallo, con un ultimo passaggio che avveniva di norma presso gli impianti di Portovesme, a Portoscuso, in Sardegna;
con il Decreto ministeriale 468 del 18 settembre 2001 l'area industriale di Crotone viene inserita nella lista dei 50 siti di interesse nazionale da sottoporre a interventi di risanamento ambientale a causa della preoccupante contaminazione da metalli pesanti (principalmente zinco, cadmio, piombo, rame e arsenico);
il 1o ottobre 2001 il ministero dell'interno, delegato per la protezione civile, ha assegnato al Commissario per l'emergenza ambientale in Calabria (la regione, lo ricordiamo, è commissariata dal 1997 per l'emergenza rifiuti e acque) il compito di effettuare la bonifica del sito ex Pertusola Sud in sostituzione e in danno alla proprietà Syndial S.p.a. (società dell'Eni che gestisce la dismissione dello stabilimento, subentrata ad Enichem) e di predisporre le azioni di messa in sicurezza d'emergenza della falda;
nel 1998 si concluse l'inchiesta giudiziaria della Procura di Catanzaro sullo smaltimento illecito di circa 30mila tonnellate di rifiuti pericolosi (ferriti di zinco) provenienti dalla Pertusola di Crotone.

Secondo i magistrati, si era costituita una vera e propria organizzazione criminale con lo scopo di smaltire illegalmente i rifiuti dello stabilimento dell'allora Enichem. Questione più volte affrontata dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti;
alcuni risultati delle indagini sono stati illustrati alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti nel 2003, dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Crotone, Francesco Tricoli e dal sostituto procuratore Federico Somma. Ad attirare l'attenzione degli inquirenti, si legge nella relazione territoriale sulla Calabria, è stato «l'irregolare utilizzo di un materiale denominato "conglomerato idraulico catalizzato" prodotto dalla società Pertusola Sud di Crotone, che avrebbe consentito alle ditte Craton scavi costruzioni generali Spa e Ciampà Paolo Srl l'approvvigionamento del predetto materiale da utilizzare come sottofondo e/o rilevato per opere pubbliche. I rifiuti pericolosi prodotti e illecitamente smaltiti detti "scorie cubilot" sono il frutto di una miscela denominata "cascoril" e "conglomerato idraulico catalizzato", utilizzato per la realizzazione di rilevati e sottofondi stradali di opere pubbliche (scuole, strade, ponti e viadotti) e private, nonché dalla stessa Pertusola Sud per la bonifica in discarica a mare sita in località Armeria di Crotone. Per questo rifiuto pericoloso non era ammissibile alcuna procedura semplificata di smaltimento, ma nonostante il divieto è stata egualmente praticata. Risultano smaltite in cantieri di proprietà Craton Scavi scorie cubilot per 127.890.147 Kg ed in cantieri di proprietà Ciampà Paolo Srl altri 83.387.125 Kg». Smaltimento che ha comportato rilevanti utili per le due società e notevoli danni per le ditte concorrenti, costrette a comprare materiali di cava, mentre per ritirare le scorie cubilot Craton Scavi e Ciampà Paolo venivano addirittura sovvenzionate;
nella stessa relazione parlamentare si dà conto anche di un'altra indagine relativa allo stabilimento industriale Pertusola Sud, avviata dopo gli accertamenti effettuati dal settore ambiente della Provincia di Crotone sulla gestione di rifiuti pericolosi, «come le ferriti di zinco derivanti da processi idrometallurgici, con un tasso di pericolosità identificato come irritante, nocivo, tossico, corrosivo, sorgente di sostanze pericolose». «Questa tipologia di rifiuti, dopo un trattamento di essiccamento che ne consentiva il trasporto in mare - si legge sempre nella Relazione della Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti - veniva inviata agli impianti della società Portovesme srl di Portoscuso (Cagliari) per il recupero dei metalli. L'autorità giudiziaria però ha accertato reati in relazione all'attività di stoccaggio e trasporto, sequestrando l'11 febbraio 2002 parte dello stabilimento e le ferriti di zinco»;
per quanto concerne invece le indagini epidemiologiche, nel «Rapporto Annuale su Salute e Ambiente in Italia» del 2001 dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) viene considerato, tra le diverse zone di criticità ambientale presenti nel nostro paese, anche quello di Crotone. A riguardo è stato scritto: «Gli eccessi osservati a Crotone, con particolare riferimento al tumore polmonare tra gli uomini, suggeriscono un possibile ruolo delle esposizioni legate alle attività industriali dell'area, soprattutto di carattere professionale (...). Anche prescindendo dalle singole cause di morte, è inoltre da segnalare un eccesso di mortalità totale intorno al 10 per cento in entrambi i sessi, ad indicare un carico negativo non trascurabile sulla salute»;
l'area di studio dell'Oms è costituita dal solo comune di Crotone, con una popolazione di 59mila abitanti, pari al 30 per cento della popolazione dell'intera provincia. Per gli uomini sono superiori all'atteso sia la mortalità generale che quella per tutti i tipi di tumore; tra i tumori i maggiori eccessi si registrano per il tumore polmonare, quello alla prostata e al fegato. Per le donne gli eccessi statisticamente significativi sono minori. Questi dati paventano una correlazione con la presenza delle grandi fabbriche che hanno

smaltito più o meno legalmente rifiuti di ogni tipo e rilasciato nelle acque e in atmosfera emissioni inquinanti -:
se non intenda stanziare un adeguato finanziamento verso l'area di Crotone interessata dal disastro ambientale che vada aggiunto ai 15 milioni di euro già resi disponibili dalla Regione Calabria e a quanto già previsto nel decreto ministeriale sul programma nazionale di bonifica;
se non intenda inserire i siti interessati da inquinamento e contaminazione scoperti grazie all'inchiesta «Black Mountains» all'interno dei siti di interesse nazionale di bonifica come previsto dal decreto ministeriale 26 novembre 2002;
se non intenda portare avanti il Programma di Monitoraggio delle Acque del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e la sua preziosa raccolta di dati che ha dimostrato più volte, ed in particolare in questa occasione, di essere uno strumento molto utile di lettura e analisi del territorio.
(4-01512)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

DE BIASI, GHIZZONI, NICOLAIS, COSCIA, DE PASQUALE, GINEFRA, LEVI, LOLLI, MAZZARELLA, PES, PICIERNO, ROSSA, ANTONINO RUSSO e SIRAGUSA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
gli interroganti sono venuti a conoscenza tramite notizie di stampa dell'improvviso licenziamento della direttrice del Museo d'Arte Contemporanea di Bolzano «MUSEION», Corinne Diserens, esperta d'arte, svizzera, selezionata da una commissione di prestigio internazionale a ricoprire l'incarico, come hanno sottolineato il Presidente e il Vicepresidente della preziosa e nuovissima struttura da poco inaugurata e realizzata dagli architetti berlinesi Krueger, Schubert e Vandreiche;
la Diserens, nominata direttrice del «MUSEION» nel gennaio 2007, già responsabile dei musei di Marsiglia (una rete di tredici istituti), realizzatrice a Valencia di un museo diventato in pochi anni un'istituzione importante, aveva lasciato l'incarico di direttrice del Musee des Beaux-Arts di Nantes per assumere il ruolo ricoperto a Bolzano che sarebbe dovuto durare per contratto ancora due anni e mezzo;
la mostra inaugurale da lei curata è stata oggetto di roventi polemiche perché tra le opere degli artisti internazionali contemporanei era presente una scultura dell'artista tedesco Martin Kippenberger, di cui ambienti politici ed ecclesiali avevano richiesto l'immediata rimozione;
il consiglio d'amministrazione del Museo, finanziato dalla Provincia autonoma di Bolzano, aveva difeso la libertà d'espressione artistica e l'autonomia della cultura e dell'arte rifiutando la pressante richiesta di censura dell'opera e sostenendo l'indiscutibile qualità dell'intera esposizione;
dichiarazioni ufficiali attribuiscono tale improvvisa decisione di allontanamento della direttrice a motivi esclusivamente legati a sforamenti del budget per la mostra d'esordio -:
se il Ministro intenda verificare, nell'ambito delle sue competenze, i motivi del licenziamento.
(4-01503)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

RAO e VIETTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 15 settembre 2006 è stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale del Ministero

della giustizia la graduatoria dei 39 psicologi vincitori del concorso indetto nel 2003 dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (DAP);
nessuna assunzione di personale esterno è stata fatta, nonostante i fondi previsti sia dalla deroga al blocco delle assunzioni per il 2006 e 2007 che dalla finanziaria 2007 (1,5 milioni di euro per il 2008, 5 milioni di euro per il 2009, 10 milioni di euro per il 2010) che ha, invece, privilegiato i contabili, sebbene avessero affrontato il concorso in un periodo successivo;
nell'ultima bozza del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri relativo al passaggio della medicina penitenziaria Sistema Sanitario Nazionale si stabilisce che «Le aziende sanitarie locali, previo accordo con il Ministero della giustizia e nel rispetto della vigente normativa in materia di assunzioni, possono avvalersi delle graduatorie dei concorsi espletati anteriormente alla data del 15 marzo 2008» (articolo 3, comma 10);
appare evidente, nel suddetto unico passaggio in cui si fa riferimento ai concorsi esterni, il mancato impegno da parte sia del Ministero della sanità che della giustizia nel garantire l'assunzione ai vincitori, a fronte del rinnovamento continuo di tutti i contratti a termine per i consulenti;
oltre al danno personale per chi ha investito tempo ed impegno in questo concorso svoltosi nell'arco di due anni, è evidente anche lo spreco di denaro pubblico, considerando i quasi cinquemila aspiranti psicologi che hanno presentato domanda di partecipazione;
di recente, il Ministero della giustizia ha ufficializzato, tramite una lettera inviata a tutti i vincitori, di non essere più il ministero competente per l'assunzione;
non si può contribuire al benessere psicologico dei detenuti con un'ingiusta decurtazione del personale presente in pianta organica -:
se non intenda adottare gli opportuni provvedimenti finalizzati alla stabilizzazione di lavoratori che, pur avendo meritatamente conquistato un'occupazione, rischiano di perderla ancor prima di iniziare.
(5-00556)

TENAGLIA e FERRANTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
apprendiamo dalla stampa che nei giorni scorsi le tre principali aziende che gestiscono in Italia circa il 70 per cento del mercato delle intercettazioni telefoniche ed ambientali si sono recate per parlare del debito che lo Stato ha nei loro confronti, che ammonterebbe a 140 milioni di euro;
i rappresentanti delle aziende creditrici hanno consegnato una lettera che spiega i motivi del loro grave dissesto finanziario, e nella quale prospettano un blocco dell'erogazione del servizio a partire dal 1o dicembre 2009 se il debito non verrà sanato;
questo blocco, se dovesse realmente verificarsi, comporterebbe l'arresto immediato di tutte le indagini telefoniche, ambientali, gps, video che fanno capo a tre quarti delle procure italiane, e a quasi tutte le procure antimafia;
si fermerebbero, per fare solo qualche esempio, le indagini sul clan dei casalesi e sugli uomini che minacciano Saviano, le intercettazioni ordinate dai magistrati calabresi sulla `ndrangheta, le inchieste sui grandi latitanti di mafia, quelle sulle infiltrazioni della malavita organizzata nel tessuto produttivo del nord nonché quelle sul terrorismo islamico -:
se le notizie in merito all'eventuale blocco del servizio relativo all'attività delle intercettazioni telefoniche ed ambientali dovuto all'insolvenza dello Stato siano fondate;

se il Ministro non ritenga, nel caso in cui non sia già stato fatto, di doversi adoperare con urgenza per stanziare i fondi necessari a scongiurare il rischio che una situazione di blocco nell'attività delle intercettazioni comporterebbe e che, unito ai già pesanti tagli subiti dal comparto giustizia ad opera delle ultime manovre finanziarie, rischierebbe di portare il nostro sistema giudiziario al collasso.
(5-00557)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

VELO, BOFFA e TULLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 29 luglio 1991, il Consiglio europeo ha adottato la direttiva n. 91/439/CEE, concernente le patenti di guida, ravvisando l'opportunità che vi fosse un unico modello comunitario di patente di guida nazionale, riconosciuta reciprocamente dagli Stati membri senza obbligo di sostituzione;
la finalità perseguita è stata quella di adeguare le procedure nazionali in materia di patenti di guida a quella comunitaria nell'intento di contribuire a migliorare la sicurezza della circolazione stradale nonché a facilitare la circolazione delle persone che si stabiliscono in uno Stato membro diverso da quello nel quale hanno sostenuto un esame di guida;
ciò ha comportato che, per rispondere ad esigenze imprescindibili di sicurezza stradale, fossero fissate, per ciascuno degli Stati membri, condizioni minime per il rilascio della patente di guida ovvero adottate misure necessarie per la verifica delle cognizioni, delle capacità e dei comportamenti necessari per la guida di un autoveicolo, adottando a tal fine prove di controllo ossia una prova teorica e una prova pratica e di comportamento;
l'ordinamento giuridico italiano con il decreto ministeriale 8 agosto 1994, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 193, in data 19 agosto 1994 ha recepito testualmente la direttiva n. 91/439/CEE del Consiglio del 29 luglio 1991;
il 14 settembre 2000 la direttiva della Commissione n. 2000/56/CE ha modificato la direttiva 91/439/CEE, nella parte riguardante gli allegati I e I-bis e II sostituendoli con i nuovi allegati I e II;
con il decreto ministeriale 30 settembre 2003 n. 40T del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, si è data trasposizione della direttiva comunitaria, e sancito l'abrogazione del precedente decreto ministeriale 8 agosto 1994;
l'allegato II della direttiva 14 settembre 2000 n. 2000/56/CE, nel riprendere l'impianto normativo del precedente documento, ha introdotto nuovi criteri di valutazione della prova pratica per il conseguimento della patente di guida, adeguando le prove medesime alle intervenute esigenze di traffico di tutti i giorni;
tra le molte novità introdotte, la direttiva ha imposto agli Stati membri, il compimento di alcune manovre di guida che per la loro particolare natura possono eseguirsi solo in spazi individuati e chiusi al traffico veicolare;
in particolare le modalità delle prove di cui ai punti 6.2.4 e 6.2.5 dell'allegato II, riguardanti l'esame di guida per il conseguimento della patente di categoria A e della sottocategoria A1 richiedono un'attenta analisi delle modalità di esecuzione in quanto si deve:
a) definire tracciati percorribili e, nello stesso tempo, significativi per valutare la capacità di comportamento dei candidati;
b) mettere a punto criteri di giudizio obiettivi per uniformare, il più possibile, la valutazione dei candidati da parte degli esaminatori;
c) valutare l'aspetto sicurezza dal momento che almeno due delle quattro

prove richieste potenzialmente pericolose quali la frenata d'emergenza e la deviazione improvvisa volta ad evitare un ostacolo devono essere eseguite ad una velocità minima di 50 Km/h.
parimenti per il veicoli di categoria C, C+E, D, D+E è prevista l'obbligatorietà della prova retromarcia in curva;
il punto 11 dell'allegato II della Direttiva 2000/56/CE ha riproposto, inoltre, una importante originalità in ordine alla parte di prova di valutazione riservata alle manovre particolari, tra cui quelle richiamate ai punti 6.2.1 e 6.2.5 e 8.2.2, proponendo un apposito percorso di prova dove svolgere le manovre in questione;
alcuni Stati membri hanno deciso pertanto di organizzare questa parte della prova su un terreno speciale, altri si sono serviti delle zone industriali, d'accordo con le imprese locali, per poter eseguire in condizioni reali le manovre rese obbligatorie dalla direttiva europea;
anche in Italia ci sono state iniziative tese a realizzare percorsi stradali in armonizzazione con la norma europea, tuttavia le iniziative intraprese non riescono a decollare in quanto non sono ancora state definite dal Ministero le caratteristiche tecniche da imporre ai tracciati che non possono essere affidati all'intraprendenza o alla discrezionalità di singoli imprenditori;
l'urgenza di conoscere le modalità di esecuzione delle prove di cui ai punti 6.2.4 e 6.2.5 dell'allegato II della direttiva da parte del Ministero dei Trasporti, è confermata dalla direttiva 2008/65/CE della Commissione del 27 giugno 2008 recante modifica della direttiva 1991/439/CEE del Consiglio la quale, ritenendo inadeguati i termini di cui ai punti 5.2 e 6.2.5 dell'allegato II della direttiva 1991/439/CE ai fini di una adeguata attuazione delle misure necessarie ha introdotto nel punto 6.2.5 (le prove speciali), nel secondo capoverso l'espressione «entro cinque anni dall'entrata in vigore della direttiva», è sostituita da «entro il 30 settembre 2008» -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti suesposti e se e quando intenda emanare le norme e le istruzioni necessarie per dare attuazione, anche in Italia, alla norma comunitaria.
(5-00555)

Interrogazioni a risposta scritta:

CICCANTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con la legge 2 aprile 2007, n. 40, di conversione del cosiddetto «decreto-legge Bersani» sulla liberalizzazione di alcune attività, tra cui quella di autoscuola, è stato disposto che l'accesso all'esame di abilitazione alle funzioni di insegnante ed istruttore di autoscuola sia subordinato alla frequenza al corso di formazione iniziale;
la stessa legge ha fissato il termine di novanta giorni per l'emanazione del decreto del Ministro dei trasporti, che dispone in materia di corsi di formazione iniziale e periodica con i relativi programmi;
nonostante siano ormai passati circa diciotto mesi, tale decreto non ha visto la luce, sebbene una bozza definitiva dello stesso sia stata inviata all'UPI alla fine dello scorso anno, affinché venisse espressa una valutazione, puntualmente pervenuta al Ministero dei trasporti;
l'attuale stato d'incompletezza regolamentare impedisce al cittadino che aspiri a svolgere le funzioni di docente in un'autoscuola, di poter frequentare il corso di formazione iniziale e, conseguentemente, accedere alla verifica dell'idoneità per essere abilitato e, a cascata, le autoscuole non trovano sul mercato soggetti che siano titolati per svolgere le funzioni di istruttore ed insegnante;
in conseguenza di questo stato di cose, le Province, organo deputato per gli esami ed il rilascio delle abilitazioni, sono

sottoposte ad insistenti sollecitazioni da parte dell'utenza, con non poche polemiche. Parte di queste sollecitazioni pervengono dallo stesso mondo delle autoscuole che denuncia la difficoltà di reperire nuovi docenti da impiegare nelle proprie strutture;
a queste considerazioni se ne potrebbe aggiungere un'altra, forse meno cogente ma certo non secondaria, sul mancato avvio di un processo di aggiornamento periodico degli insegnanti di autoscuola, che il legislatore ha introdotto certo con occhio attento alla sicurezza stradale ma, allo stato, vanificato da ritardi nella emissione di atti pur dovuti in forza di legge;
non emergono peraltro attendibili previsioni sulla pubblicazione del decreto né si ha certezza che questo abbia concluso l'iter per la pubblicazione, quindi l'attuale situazione di stallo potrebbe perdurare, in teoria, sine die -:
se non ritenga necessario ed urgente che si provveda ad emanare il decreto di cui alle premesse;
quali siano i motivi dell'enorme ritardo rispetto al termine pur fissato dalla legge 40 del 2007 per la emanazione del provvedimento;
quali siano i tempi tecnici ancora occorrenti per l'emanazione del provvedimento in questione, considerata la ricaduta in termini di sicurezza stradale e di svolgimento delle funzioni demandate alle autoscuole che, si ricorda, svolgono un'attività riconducibile ad un servizio pubblico e svolto a favore della collettività.
(4-01502)

NASTRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
Rete Ferroviaria Italiana, la società controllata al 100 per cento dal Gruppo Ferrovie dello Stato, ritiene che il nodo di Novara sia una priorità per la logistica a livello nazionale cosi come recentemente confermato dall'amministratore delegato di Fs, dott. Mauro Moretti;
il predetto dirigente ha infatti recentemente dichiarato che considera Novara tra i primi cinque centri più importanti della rete logistica nazionale ed europea, in vista soprattutto della realizzazione del corridoio nord-sud che collegherà i due più grandi porti commerciali del continente, ovvero Rotterdam e Genova;
risulta importante evidenziare infatti che la città di Novara unitamente alla sua provincia rappresentano un polo di attrazione economico e finanziario di straordinario interesse e pertanto costituisce delle possibilità di sviluppo importanti, al fine di una creazione sinergica tra i programmi del Cim e quelli delle Ferrovie -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero e se conseguentemente intenda attivarsi al fine della predisposizione degli atti necessari affinché la città di Novara sia annoverata tra i più importanti centri della rete logistica nazionale ed europea, in considerazione delle potenzialità che il polo logistico novarese, rappresenta per il Piemonte e il Nord d'Italia.
(4-01507)

MONAI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Association of European Airlines, l'associazione delle compagnie aeree europee, ha stilato una graduatoria in negativo sulla puntualità dei voli nei principali aeroporti europei, nei primi tre mesi del 2008;
da tale classifica, l'aeroporto di Fiumicino risulta al 14o posto, ed è il peggiore tra gli aeroporti italiani con una percentuale di ritardi oltre i 15 minuti nei voli internazionali del 21,7 per cento;
subito dietro, al 15o posto, si è piazzato lo scalo di Linate con il 21,5 per cento, mentre l'altro scalo milanese, Malpensa, è 19o con il 19,8 per cento;

la Association of European Airlines ha, inoltre, rilevato un peggioramento generale degli aeroporti nei primi tre mesi del 2008 rispetto al 2007. Fino a marzo di quest'anno infatti il 22,4 per cento dei voli internazionali in Europa hanno subito ritardi superiori al quarto d'ora. Nel 2007, di questi tempi, la percentuale era del 20,5 per cento; a ciò si aggiunge il problema del trasporto bagagli che, a Fiumicino, subiscono un fisiologico rallentamento nelle riconsegne e frequenti disguidi;
la situazione diviene ancor più critica quando, come accaduto martedì scorso, a causa di un temporale, il sistema aeroportuale di Fiumicino ha manifestato gravi inefficienze: cancellazione di voli, inaccettabili attese per centinaia di passeggeri, professionisti, famiglie e imprenditori, disorientati dall'assenza di informazioni e da carenze nell'assistenza, protrattesi per interminabili ore durante la notte -:
se il Ministro interrogato intenda attivarsi, e in che tempi e modi, per migliorare l'efficienza del servizio aeroportuale in ordine alle disfunzioni segnalate e per evitare che i passeggeri siano di fatto abbandonati a loro stessi, come accaduto.
(4-01508)

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INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

LANDOLFI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 9 agosto 2007 il Comune di Villa di Briano (Caserta) inviava alla Provincia di Caserta gli ultimi atti per la valutazione ed approvazione da parte dei competenti organi tecnici del proprio Piano Regolatore Generale (PRG);
in data 17 settembre 2007 la sezione provinciale di Caserta del Comitato Tecnico Regionale (CTR) della Campania esprimeva parere negativo al PRG del Comune di Villa di Briano;
tale parere negativo veniva trasmesso all'Amministrazione Provinciale in data 3 ottobre 2007 a firma del Presidente del CTR, carica ricoperta all'epoca dei fatti dall'Assessore all'Urbanistica, dottor Adolfo Villani;
in data 5 ottobre 2007 il Dirigente del Settore Urbanistica trasmetteva al Segretario Generale dell'Amministrazione Provinciale la proposta di delibera avente ad oggetto: «Comune di Villa di Briano - PRG e Regolamento Edilizio - restituzione con parere negativo»;
in data 8 ottobre 2007 il Segretario Generale della Provincia trasmetteva al Presidente del Consiglio Provinciale la proposta di delibera da sottoporre all'esame del Consiglio;
in data 10 ottobre 2007 veniva acquisito il parere della Commissione Consiliare Permanente che prendeva atto della proposta di restituzione del PRG di Villa di Briano con parere negativo, così come espresso dal CTR e dal Dirigente Provinciale del Settore Urbanistica;
dal 10 ottobre 2007 il Presidente del Consiglio della Provincia di Caserta, pur in possesso dei documenti necessari, non sottoponeva al Consiglio Provinciale di Caserta la proposta di deliberazione avente ad oggetto la reiezione del PRG del Comune di Villa di Briano così come valutato dal CTR provinciale;
in data 11 settembre 2008 il sindaco di Villa di Briano, perdurando da oltre un anno (la trasmissione degli atti datava dal 9 agosto 2007), l'inazione dell'Amministrazione Provinciale di Caserta, approvava, ex legge regionale 14/82, con proprio decreto il fondamentale strumento urbanistico;
tale inazione, gravissima ed ingiustificata, ha di fatto «legalizzato» un PRG che nella sostanza è in contrasto con le

norme urbanistiche vigenti in Campania, così come evidenziato e decretato dal CTR;
la circostanza diventa addirittura inquietante se si considera che la «legalizzazione» del PRG interessa un Comune che negli ultimi quindici anni è stato sciolto per ben due volte a seguito di infiltrazioni e condizionamenti camorristici;
l'attuale Amministrazione Provinciale di Caserta è già balzata di recente agli onori della cronaca giudiziaria proprio a causa di una vicenda relativa alla gestione della materia urbanistica. In data 8 giugno 2007, infatti, su ordine della Procura di Santa Maria Capua Vetere, venivano arrestati il direttore generale Antony Acconcia, il capogruppo dell'Udeur Giacomo Caterino ed il consigliere Domenico Bove, anch'egli dell'Udeur, con l'accusa di aver falsificato gli atti di un verbale di commissione consiliare e costruito a tavolino una variante al PRG del Comune di Casagiove, grosso centro della cintura casertana, con il fine ultimo di agevolare imprese ritenute vicine ad uno dei tre arrestati -:
se, alla luce dei fatti esposti in premessa, s'intendano adottare opportune iniziative finalizzate ad accertare se e quali violazioni di leggi siano state consumate dall'Amministrazione provinciale di Caserta e chi ne sia stato eventualmente responsabile;
stante quanto espresso, se non si ritenga opportuno verificare la sussistenza degli specifici presupposti necessari al fine di avviare - ai sensi dell'articolo 141 del Decreto legislativo n. 267 del 18 agosto 2000 - l'iter di scioglimento del Consiglio provinciale per gravi e persistenti violazioni di legge e, nel caso di positivo accertamento degli stessi, procedere come per legge.
(4-01511)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

LULLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
lo Spazio è un settore strategico per ciascun Paese moderno, sia come campo di indagine scientifica, sia come opportunità per lo sviluppo di tecnologie innovative che sostengano la competitività del sistema industriale, sia come ambito in cui sviluppare applicazioni, infrastrutture e servizi di portata nazionale e internazionale, a supporto dell'economia e della società;
l'Italia, attraverso l'attività dall'Agenzia Spaziale Italiana (ASI), è considerato uno tra i Paesi all'avanguardia nel settore spaziale, in campo sia scientifico che tecnologico e industriale;
l'Italia è uno dei 17 Stati europei membri dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA), ne è uno dei principali contribuenti finanziari e reggerà la presidenza di turno alla conferenza triennale dei Ministri con competenza in materia spaziale, dei Paesi aderenti all'ESA, che si terrà a Den Haag il prossimo novembre;
la missione dell'ASI a livello nazionale e dell'ESA a livello europeo, consiste nello sviluppo delle competenze scientifiche, tecnologiche, industriali in campo spaziale, nonché delle infrastrutture spaziali e dei relativi servizi, necessari per aumentare la competitività del sistema economico italiano ed europeo, nel senso individuato dalla strategia di Lisbona, cioè assumendo come risorsa fondamentale la conoscenza;
nei programmi dell'ESA viene considerata strategica l'esplorazione dell'Universo, prima con mezzi robotici, poi anche con la presenza dell'uomo, per scopi scientifici e tecnologici, ma soprattutto per sviluppare competenze che consentirebbero all'Europa di collocarsi sullo scenario

mondiale e collaborare con i principali protagonisti - in primis NASA - in futuri e più ambiziosi programmi di esplorazione;
nel campo dell'esplorazione dell'Universo, l'ASI nel 2005 aveva assunto un impegno rilevante nel finanziamento del programma scientifico/tecnologico europeo ExoMars per l'esplorazione del pianeta Marte e preparatorio del programma Mars Sample Return, in collaborazione con NASA, che dovrà riportare sulla Terra campioni del suolo marziano, sostenendo il 36 per cento del costo totale ed ottenendo così il riconoscimento, all'industria nazionale del settore, di un ruolo di primo piano nel programma;
il costo totale del programma ExoMars, risultante dalla fase di valutazione iniziale della missione, è aumentato significativamente in ragione di un accresciuto contenuto scientifico, ma va peraltro distribuito su un periodo di attività che è stato esteso a circa 10 anni;
recentemente, l'ASI si è anche pronunciata a favore del progetto di una capsula abitata per un collegamento autonomo europeo con la Stazione Spaziale e si è inoltre impegnata per avviare programmi bilaterali con altre agenzie, come il programma scientifico SimbolX con l'agenzia francese CNES e il programma PLM con la statunitense NASA, per l'aggiunta di un modulo abitato permanente sulla Stazione Spaziale Internazionale -:
se il Ministro intenda mantenere la contribuzione alle attività dell'ESA ed in particolare al programma ExoMars ad un livello tale da salvaguardare il ritorno industriale italiano in termini sia di quantità sia di qualità, senza compromettere cioè il ruolo di eccellenza tecnologica e di leadership dell'industria italiana;
se il Ministro intenda mantenere gli impegni e gli indirizzi precedentemente assunti negli altri programmi sopra citati (SimbolX, capsula abitata europea per il collegamento con la Stazione Spaziale, modulo PLM per l'ampliamento della Stazione Spaziale), per sostenere, anche in questo caso, il ruolo scientifico ed industriale del nostro Paese;
quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di garantire il finanziamento ai programmi sopra citati, di stretta competenza dell'ASI, e, allo stesso tempo, sostenere lo sviluppo delle infrastrutture spaziali e relative applicazioni e servizi (a supporto della navigazione satellitare, dell'osservazione della terra, delle telecomunicazioni, in ambito civile e/o militare), indispensabili ad un moderno e coordinato dispiegarsi di attività di competenza di altri Ministeri.
(5-00554)

Interrogazioni a risposta scritta:

RAZZI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
Giuseppe Di Claudio, nato a Trivento il 4 settembre 1947, cittadino italiano residente in calle General Oràa, 20 - 5D, si è più volte rivolto all'Ufficio Scolastico regionale di Torino per dichiarare:
a) di essere stato dipendente della P.I., come docente negli Istituti secondari di II grado con anzianità dal 1o febbraio 1974 al 31 agosto 1991;
b) di aver rassegnatole dimissioni con decorrenza 1o settembre 1991;
c) di aver richiesto - in data 1o settembre 1995 la ricongiunzionedei contributi obbligatori, figurativi e volontari giacenti presso l'Amministrazione dello Stato, con quelli maturati presso l'INPDAI;
in data 22 settembre 1995, con protocollo n. C3201963095/190/020683 l'INPDAI comunicava al Provveditorato agli Studi di Torino che il professor Di Claudio aveva richiesto il trasferimento dei contributi versati come docente;
in data 28 settembre 2001, sempre l'INPDAI inviava all'Ufficio Scolastico provinciale

un sollecito al fine di poter completare l'istruttoria della pratica avviata in data 1o settembre 1995;
nessuna risposta pervenne mai al cittadino e all'INPDAI da parte di codesta Amministrazione;
in data 2 luglio 2001 il cittadino si dimetteva dal servizio prestato presso una azienda privata per giusta causa e veniva a conoscenza che non era stata operata la ricongiunzione dei contributi perché, a detta del Provveditorato agli Studi «titolare di pensione»;
l'Ufficio scolastico di Torino non mai ha comunicato i reali motivi del mancato trasferimento dei contributi all'INPDAI, nonostante le richieste del 2 luglio 2003 e 19 novembre 2004; infatti alla data del 2 luglio 2001 il professor Di Claudio non aveva mai ricevuto ratei di pensione e, quindi, legittimamente poteva pretendere la ricongiunzione dei contributi;
a seguito di informazioni erronee da parte dell'Ufficio scolastico di Torino e INPDAI di Roma il professor Di Claudio fu indotto a ritenere di non trovarsi nelle condizioni di ottenere la ricongiunzione dei contributi, con risultati catastrofici per la propria posizione previdenziale: circostanze tutte scrupolosamente documentate;
nonostante le già citate comunicazioni del 2003 e 2004 l'Ufficio scolastico di Torino non ha mai voluto chiarire adeguatamente il proprio comportamento al riguardo contravvendendo al disposto della legge n. 241;
quanto descritto evidenzia le disfunzioni di un sistema che, soprattutto nei confronti di un lavoratore espatriato e, quindi, impossibilitato a seguire personalmente le proprie questioni burocratiche, avrebbe dovuto garantire maggiori standard di efficienza -:
se intenda accertare in via amministrativa il comportamento tenuto dal Provveditorato agli studi di Torino, oggi Ufficio Scolastico regionale di Torino nei confronti del professor Giuseppe Di Claudio;
quali provvedimentiriparatori intenda adottare il Ministero della Pubblica Istruzione qualora i fatti e le considerazioni sopra esposte dovessero essere confermati dalle eventuali indagini disposte;
quali iniziative il Governo intenda assumere per far sì che lavoratori e pensionati italiani residenti all'estero, possano usufruire di valida assistenza per la gestione delle pratiche previdenziali, così come previsto per i lavoratori residenti in patria.
(4-01504)

SAVINO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la scorsa settimana il Preside della facoltà di Scienze politiche dell'Università degli studi di Bari, con l'intenzione di ricevere un'ovazione di consensi riferiti alle proteste in atto sulla riforma del sistema scolastico, si è scagliato verbalmente contro gli studenti che invece hanno disertato la mobilitazione;
tale inaccettabile comportamento è stato denunciato anche dagli studenti del corso di laurea di filosofia, che hanno dovuto subire le minacce da parte di alcuni colleghi di corso, i quali hanno fatto irruzione nell'aula dove si doveva svolgere la lezione e, occupandola, hanno causato l'immotivata sospensione dei lavori;
quanto esposto sopra rappresenta soltanto uno dei numerosi casi di intolleranza che si stanno verificando in queste settimane nei luoghi di insegnamento e di studio e che sono inaccettabili per un Paese civile come il nostro, poiché dimostrano la mancanza di legalità e di rispetto nei confronti di chi, non condividendo le proteste dei manifestanti - ed in alcuni casi addirittura degli stessi docenti - in quanto strumentali, ritiene invece più opportuno proseguire l'attività didattica e di studio -:
se, con riferimento a quanto esposto in premessa, sia a conoscenza di ciò che è

accaduto presso l'Università di Scienze politiche di Bari;
se non ritenga opportuno intraprendere iniziative volte a tutelare il diritto allo studio che una parte consistente degli studenti richiede, poiché non condivide le proteste in corso sulla riforma del sistema scolastico, e garantire cosi un corretto svolgimento nel nostro Paese delle lezioni scolastiche ed universitarie.
(4-01509)

RENATO FARINA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 30 ottobre è stato indetto uno sciopero generale nelle scuole di ogni ordine e grado dalle organizzazioni sindacali e studentesche;
a Monza, un gruppo nutrito di studenti si è recato alla propria scuola (il Liceo classico Bartolomeo Zucchi) per frequentare le lezioni, applicando il proprio diritto allo studio e alla libertà di scelta;
gli studenti che manifestavano non hanno opposto alcuna obiezione né agito per impedire l'ingresso degli studenti;
il preside ha negato l'accesso, tenendo i cancelli chiusi, sostenendo che la legge gli imponeva questo comportamento per ragioni di sicurezza non essendo presente un numero sufficiente di professori;
in passato, in occasione di scioperi di docenti, il preside aveva invece concesso la permanenza nelle aule anche in assenza di personale docente -:
se il comportamento del preside sia conforme alla legge,
se esistano circolari emanate dal ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, e/o dell'interno in questa occasione particolare;
se risultino altri episodi analoghi;
come siano giudicati questi comportamenti e se si intenda procedere disciplinarmente.
(4-01513)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:

MARSILIO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il direttore generale di un importante ente pubblico, quale l'Istituto Nazionale di Statistica, ha deciso di proiettare durante l'orario di lavoro, ma in modo che gli orari siano convenienti per il personale e ragionevolmente compatibili con i cicli produttivi, film in lingua inglese nell'aula magna dell'Istituto;
sembrerebbe che il direttore generale non sia nuovo a simili iniziative, come ad esempio quella descritta nel libro di Mario Giordano Senti chi parla, ove a pagina 259 si rileva che la stessa persona abbia stravolto in documenti ufficiali la tradizione aritmetica, alterando le cifre a proprio piacimento e quindi dando una evidente dimostrazione di inefficienza di un ente ove per contro lavorano seriamente migliaia di persone che non sentono il bisogno di essere rappresentati così negativamente;
non risulta, tuttavia, che in tale occasione siano state assunte decisioni nei confronti del direttore generale -:
se risponda al vero che il direttore generale dell'ISTAT abbia lanciato una rilevante iniziativa per promuovere presso i propri dipendenti la conoscenza della lingua e della cultura inglese, e nel contempo per migliorarne la produttività;
se non ritenga opportuno disporre un'inchiesta volta a dare assicurazione ai cittadini che i dati statistici dell'ente, e in particolare i dati gestionali, siano veritieri e non manipolati;
se non ritenga opportuno disporre un attento controllo su tutti gli atti posti in

essere dal direttore generale nell'ultimo anno;
se non ritenga opportuno indagare sulle cifre relative alla attività di ricerca e di acquisizione di nuove sedi regionali che ha portato l'ente a stipulare una serie di nuovi contratti, accertando se siano state rispettate le regole fondamentali di buona amministrazione;
quali iniziative voglia assumere a tutela del prestigio dell'ente.
(4-01500)

MARSILIO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
consta all'interrogante che presso l'Istituto Nazionale di statistica (ISTAT) è in corso un riordino organizzativo che apparentemente sarebbe stato disposto in applicazione dell'articolo 74 del decreto legge n. 112 convertito, con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008 ma che, a quanto risulta all'interrogante, tale ristrutturazione sembrerebbe volta a costituire nuovi uffici dirigenziali generali in sostituzione dei soppressi uffici di diretta collaborazione;
tale operazione di duplicazione e rigenerazione sotto altre forme degli stessi uffici di diretta collaborazione (della comunicazione, delle relazioni internazionali, dell'ufficio di gabinetto e della segreteria del sistema statistico nazionale), sembrerebbe essere diretta a dare continuità e anzi a consolidare i preposti agli uffici stessi come incaricati di uffici dirigenziali generali;
parrebbe altresì che il Presidente e il Consiglio dell'ente - nell'ambito del suddetto riordino - intendano mantenere o anche istituire nuovi uffici dirigenziali generali composti anche da poche unità di personale, su posizioni che non comportano responsabilità dirigenziali, né autonomia di spesa e neppure una significativa rilevanza esterna;
nell'ambito di tale riordino parrebbe anche che le funzioni della Direzione Generale saranno ridimensionate e le direzioni amministrative saranno soppresse o accorpate, relegandole in un solo posto di dirigenza amministrativa di prima fascia a fronte di 18 posizioni dirigenziali generali;
tale fatto comporterebbe l'incremento di posizioni alle quali verrebbe preposto personale con qualifiche non dirigenziali (il cui trattamento economico sarebbe quello proprio della dirigenza, in particolare personale con qualifica di ricercatore o tecnologo, al quale viene peraltro riservato un trattamento economico accessorio derivante dal CCNL per le istituzioni e gli enti di ricerca;
risulta infine all'interrogante che in talune circostanze sia stato utilizzato l'istituto della proroga di incarichi dirigenziali generali per i contratti stipulati ai dirigenti dell'Istituto nel mese di settembre 2008, mentre il Presidente e il Consiglio dell'ente avrebbero determinato con continui rinvii e assenze, forti e, secondo l'interrogante, ingiustificati ritardi nell'assumere decisioni in merito ad un corretto assetto giuridico della dirigenza dell'ente, pur se a ciò sollecitati dalla Direzione Generale;
il mancato adeguamento regolamentare in materia di dirigenza ai princìpi dell'ordinamento pubblico italiano, in presenza di forti richiami legislativi e della stessa Funzione Pubblica che ha compiti di vigilanza sull'ente appare all'interrogante particolarmente grave in quanto tale riorganizzazione determinerebbe la creazione di un sistema dirigenziale ibrido e secondo l'interrogante non conforme alle normative generali in materia -:
di quali elementi disponga il ministro interrogato con riferimento alla citata riorganizzazione e se intenda assumere iniziative al riguardo.
(4-01501)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

CECCUZZI, SPOSETTI e CENNI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 3 della Costituzione italiana afferma che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese»;
l'articolo 9 della Costituzione italiana sancisce che «la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica»;
la banda larga, relativa ai servizi di telecomunicazione, è oggi universalmente riconosciuta come fattore determinante di sviluppo economico e coesione sociale;
il Dpef (Documento di programmazione economica e finanziaria) 2003-2006 nel definire l'innovazione come uno dei principali fattori della crescita economica e sociale, sottolinea l'urgente necessità di superare i ritardi che l'Italia registra in tale ambito attraverso, fra gli altri, l'adozione di un Piano d'azione per la diffusione della larga banda;
la promozione della banda larga ed il conseguente superamento del digital divide è presente nelle linee guida dei Dpef 2004-2007; 2005-2008; 2006-2008; 2007-2011; 2008-2011;
in questo periodo sia attraverso le leggi finanziarie sia con delibere Cipe (n. 35 del 2005, n. 1 del 2006 e n. 3 del 2006) sono state stanziate risorse per lo sviluppo della banda larga sul territorio nazionale;
nel mese di settembre 2007 il Comitato per la diffusione della banda larga, costituito dai Ministri Gentiloni (Comunicazioni), Lanzillotta (Affari regionali e Autonomie Locali) e Nicolais (Riforme e Innovazioni nella P.A.) ha emanato le Linee guida per i Piani regionali per la banda larga. Esse sono state successivamente approvate dalla Commissione Permanente per l'Innovazione Tecnologica negli Enti Locali e nelle Regioni, nonché dalla Conferenza Unificata;
l'articolo 2, commi 299 e 300, della legge Finanziaria 2008 (legge 24 dicembre 2007, numero 244) per sostenere nuovi processi di realizzazione delle infrastrutture per la larga banda sul territorio nazionale incrementa di 50 milioni di euro per l'anno 2008 le risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate;
l'articolo 2 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 «e recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria» interviene in materia di installazioni di reti ed impianti di comunicazione elettronica in fibra ottica, prevedendo una procedura amministrativa semplificata al fine di conseguire l'obiettivo della diffusione della banda larga sull'intero territorio nazionale;
la legge 24 luglio 2008, numero 126, «Conversione in legge, con modificazioni, dei decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, recante disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie» sopprime la dotazione di 50 milioni di euro per la diffusione della banda larga volti alla riduzione del digital divide già previste e finanziate dalla Finanziaria 2008;
la Direttiva 2002/39/CE indica tra i servizi universali la possibilità che tutti i

cittadini devono essere in grado di connettersi alla rete telefonica pubblica in un determinato luogo e accedere a servizi telefonici pubblici di trasmissione dati e voce con un accesso funzionale a internet;
nei giorni scorsi il Commissario europeo alle Telecomunicazioni, Viviane Reding, ha dichiarato che «internet ad alta velocità è il passaporto per la società dell'informazione e costituisce un presupposto essenziale della crescita economica. Per questo la Commissione intende fare in modo che l'accesso a internet a banda larga diventi una realtà per tutti i cittadini europei entro il 2010»;
il Commissario europeo per l'Agricoltura e lo Sviluppo rurale, Mariann Fischer Boel, ha dichiarato che il Fondo di sviluppo rurale, che ha una dotazione di 70 miliardi di euro per il periodo 2007-2013, rappresenta uno strumento per «la creazione di nuove opportunità di attività economica nelle regioni rurali. Gli interventi si concentrano in particolare sulla banda larga e sulle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni»;
la Regione Toscana, per prima in Italia, con il Programma regionale 2007-2010 per la promozione e lo sviluppo dell'amministrazione elettronica e della società dell'informazione e della conoscenza ha stanziato 18 milioni di euro per portare la banda larga anche nei piccoli comuni e nelle zone montane e rurali con l'obiettivo di abbattere quasi complessivamente il gap infrastrutturale che interessa, in Toscana, ancora 400 mila abitanti e 30 mila imprese;
il Sottosegretario allo sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani, presentando al Parlamento le linee programmatiche del settore ha rimarcato l'attenzione del suo dicastero sull'innovazione nelle telecomunicazioni con la banda larga e le reti di nuova generazione sottolineando che l'azione del Governo è focalizzata a favore della diffusione della banda larga e larghissima e contro il digital divide;
attualmente sono circa 7 milioni le persone in condizioni di divario digitale, in tutte le regioni d'Italia, tendenzialmente in piccoli comuni o in aree svantaggiate;
il digital divide e la presenza di un collegamento non efficace della banda larga rappresenta quindi un forte elemento di debolezza e di mancata competitività soprattutto per le imprese presenti sul territorio nazionale;
in località Val di Paglia, ricadente nei Comuni di Radicofani ed Abbadia San Salvatore, in provincia di Siena, è attiva una zona artigianale ed industriale che presenta notevoli problematiche di accesso alla banda larga oltre che ai servizi tradizionali di telefonia; nello specifico alcune aziende sono localizzate in un area segnalata digital divide (comune di Radicofani) mentre altre (comune di Abbadia San Salvatore) pur non essendo individuate in ambiti territoriali digital divide presentano la perdurante impossibilità di usufruire con continuità delle linee Adsl a causa delle distanze e delle condizioni delle infrastrutture telematiche;
la zona della Val di Paglia ospita 40 aziende con circa 600 addetti (che salgono ad 800 con l'indotto) che rappresentano un distretto produttivo fondamentale e strategico per l'economia della Provincia di Siena e del sud della Toscana;
molte delle imprese citate, di notevole importanza sul panorama nazionale ed internazionale con livelli di automazione e di informatizzazione di ultima generazione, basano quindi sull'uso della tecnologia internet a banda larga, la gestione e l'organizzazione aziendale;
nel corso degli incontri che si sono succeduti fra imprese, enti locali ed associazioni di categoria è emerso il totale disinteresse da parte del gestore di telecomunicazioni, nello specifico Telecom Italia, di investire sul territorio per ammodernare il sistema infrastrutturale e risolvere i problemi relativi all'utilizzo della banda larga. È inoltre stato reso noto che nella zona digital divide (comune di

Radicofani) non è stata ancora segnalata come oggetto di interventi da parte del gestore vincitore del bando regionale «anti digital divide» -:
quali iniziative intenda assumere per contribuire a superare questa penalizzazione strutturale che non garantisce alle imprese del distretto della Val di Paglia di avere pari opportunità nella competizione sul mercato nazionale ed internazionale, trovandosi, di fatto, ostruito l'accesso alla banda larga, strumento irrinunciabile di accesso a molteplici ed essenziali canali di conoscenza, per i processi di formazione, produttivi e commerciali.
(3-00209)

Interrogazione a risposta scritta:

MILO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
com'è noto l'articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha ridisegnato il quadro della gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, al fine di adeguare la legislazione interna alle direttive comunitarie dettate in tema di servizi, alla stessa giurisprudenza comunitaria maturata negli ultimi anni, ovviando alle numerose infrazioni avanzate al Governo da parte della competente commissione presso la UE;
in particolare il comma 8 dispone che «le concessioni relative al servizio idrico integrato rilasciate con procedure diverse dall'evidenza pubblica cessano comunque entro e non oltre la data del 31 dicembre 2010, senza necessità di apposita deliberazione dell'ente affidante»;
allo stato, è dato sapere che in Italia i soggetti gestori degli ambiti ottimali, che hanno ricevuto affidamenti diretti sono diversi, basti ricordare nel Lazio Acea Ato 2 spa, in Campania la Gori spa e simili -:
al fine di avere un quadro completo dell'intero sistema societario interessato alle applicazioni delle misure di cui al citato articolo 23-bis, comma 8, quanti e quali soggetti gestori nel nostro Paese abbiano ricevuto concessioni dirette senza gara distinti per bacini ottimali, le modalità con le quali gli stessi ambiti abbiano scelto tali società private nonché quale sia l'entità degli enti locali che hanno affidato direttamente ai soggetti gestori il servizio idrico, in violazione delle procedure ad evidenza pubblica.
(4-01505)