XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 6 novembre 2008

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
a seguito dell'alluvione del 29 e 30 maggio 2008, l'Amministrazione Provinciale di Cuneo, in attuazione delle indicazioni venute dalla Regione Piemonte e sulla base della normativa vigente, ha autorizzato lavori di ripristino di somma urgenza da eseguirsi con le apposite e specifiche procedure previste in occasioni di calamità naturali, per l'importo complessivo di circa 8.000.000,00 euro;
tali lavori sono stati pertanto immediatamente eseguiti dalle imprese, sulla base di apposite ordinanze emanate dall'Amministrazione Provinciale;
purtroppo ad oggi le imprese esecutrici di tali lavori non hanno ricevuto alcun pagamento;
questa situazione mette in gravissima difficoltà le imprese interessate, tenendo anche conto dell'attuale crisi finanziaria;
la Provincia di Cuneo è costantemente interpellata e sollecitata a provvedere alla liquidazione delle competenze spettanti alle varie imprese;
l'Amministrazione Provinciale di Cuneo ha più volte ribadito la sua impossibilità a pagare le imprese a causa della mancata disponibilità delle risorse finanziarie promesse dalla Regione Piemonte e dal Governo;
in particolare la Regione Piemonte ha più volte ribadito che la responsabilità di questa situazione farebbe totalmente carico allo Stato che a tutt'oggi non avrebbe reso disponibili le somme, largamente inadeguate alle necessità complessive delle comunità alluvionate e comunque già stanziate con vari provvedimenti;
le imprese soffrono analoghe gravi difficoltà da parte di altri enti pubblici territoriali, in primis i Comuni che, vincolati al Patto di Stabilità, non effettuano tempestivamente i pagamenti dovuti per lavori eseguiti, in base alle norme contrattuali stabilite -:
quali urgenti provvedimenti il Governo intenda assumere per far fronte a questa grave situazione il cui protrarsi potrebbe a breve determinare il rischio di fallimento di numerose imprese del settore.
(2-00208) «Delfino».

Interrogazione a risposta in Commissione:

SBAI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la Francia - Dicastero per l'immigrazione - sta varando un provvedimento, di cui è prevista l'entrata in vigore il prossimo 1o dicembre, in corso di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, che introduce un nuovo vincolo per i ricongiungimenti familiari secondo cui il familiare potrà beneficiare dell'ingresso nel Paese solo se dimostri la conoscenza della lingua e della cultura generale del paese di destinazione;
in sintesi, ogni richiesta di ricongiungimento implicherà un esame culturale e linguistico, da svolgersi nel luogo di provenienza, di carattere generale, con corso di formazione obbligatorio per un periodo variabile fino ad un massimo di due mesi di frequenza, i corsi vengono svolti da un'Agenzia (ANAEM) per l'accoglienza degli stranieri in collaborazione con i consolati e gli enti locali;
viene previsto anche l'obbligo di frequenza di detti corsi, cui saranno esonerati i soggetti che dimostrino un attestato

di studio in un istituto francofono o sul territorio francese, gli ultrasessantacinquenni ed i minori di anni 16;
questa è la prova che si sta sviluppando una tendenza europea per una diversa regolamentazione dell'immigrazione: in Francia, dai primi mesi del corrente anno, sono stati espulsi più stranieri «irregolari» che in tutto l'anno scorso, dato esponenziale di una stretta governativa nei confronti della lotta alla clandestinità;
apparrebbe opportuno un adeguamento a detta evoluzione selettiva dei Paesi europei nei confronti di misure più stringenti per contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, anche da parte del nostro Paese, che ha nell'agenda governativa un corposo pacchetto in materia di immigrazione, di cui parte è ancora da attuare (vedi decreto-legge n. 151 del 2008 e disegno di legge n.733 e congiunti) a breve tempo -:
se il Governo intenda valutare l'opportunità di prevedere misure per l'obbligatorietà della conoscenza della lingua e dei fondamentali principi cardine di carattere generale della nostra cultura e dell'Ordinamento (Costituzione italiana) per lo straniero che intenda ricongiungersi o rinnovare il permesso di soggiorno, secondo la vigente legislazione, onde consentire un'integrazione più effettiva dello straniero e un'attuazione più appropriata degli istituti stessi del permesso per soggiornare nel nostro Paese e del ricongiungimento familiare, prevedendo corsi di formazione obbligatori per adulti (fatta eccezione per gli ultrasessantacinquenni) e per i minori ultrasedicenni, al di sotto di tale età, prevedendo corsi appositi adatti all'infanzia, pomeridiani, per l'apprendimento della lingua, o quant'altro in linea con analoghi provvedimenti - di carattere sociale e formativo - di alcuni Paesi UE, per contrastare l'immigrazione clandestina.
(5-00580)

Interrogazioni a risposta scritta:

LAZZARI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
in diversi Comuni situati nella Provincia di Lecce, è attualmente diffuso il griko salentino ovvero un dialetto (o gruppo di dialetti) di tipo neo-greco residuato probabilmente di una più ampia e continua area linguistica ellenofona esistita anticamente nella parte costiera della Magna Grecia;
infatti la minoranza linguistica greca d'Italia, così come riconosciuta dallo Stato italiano, è composta dalle due isole linguistiche della Bovesìa in Calabria e della Grecia Salentina in Puglia, che di fatto costituiscono la totalità delle aree ellenofone esistenti in Italia;
i Comuni precedentemente riportati, hanno beneficiato nel recente passato dei finanziamenti previsti dalla legge del 15 dicembre 1999, n.482 recante: «Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche», che stabilisce una seria di disposizioni a favore di determinati enti locali che promuovono la valorizzazione delle lingue e delle culture diverse;
sembrerebbe tuttavia all'interrogante che alcuni dei Comuni situati nella Provincia di Lecce, abbiano usufruito dei fondi previsti dalla suddetta legge, in maniera quanto meno discutibile in considerazione del fatto che le finalità indicate dalle disposizioni in essa contenute sono differenti rispetto ai criteri utilizzati dagli stessi Comuni interessati -:
quali siano complessivamente i Comuni in Provincia di Lecce che nel passato hanno beneficiato dei finanziamenti previsti dalla legge esposta in premessa;
quale sia stato l'ammontare complessivo delle risorse assegnate e per quali finalità a favore dei medesimi Comuni;
se il Ministro interrogato intenda esaminare i piani di redistribuzione delle risorse previste per i prossimi anni, con i criteri attuali o in caso contrario, se non

ritenga opportuno effettuare una redistribuzione dei fondi previsti utilizzando procedure e criteri differenti ed in maniera più rigorosa, nel rispetto delle finalità previste dalla legge precedentemente riportata in premessa;
se nei Comuni in Provincia di Lecce vi siano stati progetti finanziati che non hanno alcuna attinenza con la valorizzazione e la tutela del patrimonio culturale e linguistico della lingua grika salentina e in caso affermativo quali iniziative intenda intraprendere in tal senso per far rispettare in maniera più incisiva le disposizioni previste dalla legge 15 dicembre 1999, n. 482.
(4-01540)

REALACCI e TULLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da un articolo apparso su La Stampa il 1o novembre 2008 apprendiamo che il consiglio comunale della città di Sanremo, attraverso l'approvazione di una variante al Piano Regolatore, ha intenzione di rendere edificabili il 64 per cento di 112 ettari di terreno classificati come «frana attiva» da parte di Alfonso Bellini, uno dei più noti geologi d'Italia;
pare che adesso la decisione spetti alla provincia di Imperia, e dal medesimo articolo apprendiamo che gli uffici tecnici confidino il proprio timore a firmare il documento. La zona è stata, infatti, nel 1998, teatro di una tragedia che ha portato alla morte di Maria Lupi, travolta dal fiume di fango e pietre che ha invaso via Goethe in seguito a forti piogge;
l'articolo, riportando l'inizio del documento approvato, cita testualmente: «La variante al piano regolatore si rende necessaria per uniformare la normativa delle attuali zone 3 di rischio sismico con la normativa introdotta dai piani di bacino relativamente alle aree interessate da suscettività al dissesto di grado elevato»;
intervistato, l'Assessore all'urbanistica, Andrea Gorlero, dichiara: «In vent'anni la tecnica ha prodotto una serie di modificazioni. Sono poi in vigore i piani di bacino della Provincia... e alcune zone che erano state individuate come zone a rischio sismico 3 (allora era il massimo, ndr) sono state declassate, perché non rientravano nelle aree a grave dissesto»;
l'articolo de La Stampa riporta anche la reazione sgomenta del noto geologo Alfonso Bellini, che aveva censito quella zona come «frane attive» negli anni '80 - «nelle zone 3 il terreno è "malato"», dice - quando apprende la notizia che è diventata edificabile ed esprime la propria perplessità sull'attuale cambiamento della situazione geologica, pur non escludendolo -:
se le affermazioni contenute nell'articolo citato corrispondano al vero e se non esistano rischi per i cittadini e per l'ambiente derivanti dal declassamento a zona a rischio 2b dell'area, a suo tempo individuata come zona a rischio 3, a seguito dell'emanazione della normativa introdotta dai piani di bacino.
(4-01549)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministro per i rapporti con le regioni, per sapere - premesso che:
a partire dal 20 ottobre 2008 e successivamente il 27 con un ulteriore taglio, la Regione Puglia, d'intesa con l'Acquedotto Pugliese, ha sensibilmente ridotto l'erogazione idrica per usi civili, con il rischio che essa non raggiunga del tutto i piani alti dei condomini;

se continuassero a scarseggiare le precipitazioni piovose - com'è accaduto finora - già da Natale le popolazioni pugliesi potrebbero trovarsi in condizioni assai più gravi con conseguenze drammatiche per la qualità della vita umana, animale e vegetale, per l'ambiente e per la tenuta stessa dell'economia;
tale situazione, come emerge dalle notizie di stampa e dalle dichiarazioni di esponenti dello stesso Governo regionale, oltre a dipendere da ragioni legate al tempo, in un territorio peraltro normalmente soggetto a prolungate e quindi prevedibili siccità, deriva anche e soprattutto dalla mancata attuazione, ad opera della Regione Puglia, nel suo ruolo di azionista unico dell'acquedotto pugliese, degli investimenti in materia di risanamento e potenziamento della rete idrica, per i quali i precedenti Governi nazionale e regionale di centro-destra, dopo aver restituito ai Pugliesi il loro acquedotto, avevano approntato sia i progetti che i finanziamenti, per oltre un miliardo di euro;
l'ingiustificato rallentamento o, peggio ancora, l'irresponsabile abbandono di quei progetti tra i quali tre dissalatori che avrebbero prodotto 60 mila litri/secondo e per i quali erano disponibili 173 milioni di euro), oltre a far ritardare o addirittura cancellare la realizzazione delle indispensabili opere di ammodernamento dell'acquedotto pugliese (completamento e costruzione di nuovi invasi, utilizzo nuove fonti di adduzione, eliminazione del pericolo di crollo delle Gallerie che portano l'acqua dalla Campania alla Puglia, adeguamento della rete, eccetera) farà si che non si arresti e mai si risolva il gravissimo problema della dispersione di oltre il 50 per cento dell'acqua disponibile;
trattasi - a parere degli interpellanti - di una vicenda non dissimile da quella dei rifiuti campani (con i dissalatori al posto dei termovalorizzatori) e con conseguenze che rischiano di essere, se l'attuale siccità dovesse perpetuarsi, non meno gravi sul terreno dell'emergenza ambientale ed economica, soprattutto per l'area jonico-salentina -:
se il Governo non ritenga di intervenire, con le più opportune iniziative, per verificare la fondatezza di tali preoccupanti dati e conseguentemente assumere adeguati provvedimenti sia attraverso l'immediato riconoscimento dello stato di crisi, sia anche attraverso l'esercizio di poteri sostitutivi con eventuale nomina di un commissario che, sull'esempio dell'emergenza rifiuti in Campania, gestisca per intero le politiche idriche pugliesi a partire dall'acquedotto pugliese, per sbloccare l'inerzia irresponsabile della Regione Puglia che, fortemente condizionata da posizioni pseudo-ambientaliste dedite alla politica del «no» a tutto ed al contrario di tutto, anche a rischio di far retrocedere di decenni la qualità della vita dei pugliesi, ha finora dimostrato di essere incapace di dotarsi di strutture idriche adeguate per le quali pure disponeva sia dei progetti che delle risorse.
(2-00209)
«Patarino, Lisi, Fucci, Versace, Minasso, Franzoso, Saltamartini, De Corato, Migliori, Mancuso, Di Virgilio, Catanoso, Bellotti, De Camillis, Nastri, Gottardo, Castiello, Formichella, Bocciardo, Lazzari, Savino, Mariarosaria Rossi, Porcu, Lehner, Moffa, Proietti Cosimi, Taglialatela, Lorenzin, Consolo, Contento, Cristaldi, Holzmann, Ghiglia, Antonio Pepe, Di Cagno Abbrescia, Angela Napoli, Nola, Beccalossi, Scapagnini, Dima, Garofalo, Caldoro, Scandroglio, Barani, De Luca, Mario Pepe (PdL), Lamorte».

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

GIULIETTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'11 settembre 2008 viene presentato dal Governo un articolato del disegno di legge sul federalismo fiscale senza che risulti la disciplina della devoluzione della tutela dei beni storici artistici ambientali e fluviali al Comune di Roma;
il testo viene quindi approvato dalla Conferenza unificata Stato-Regioni e autonomie locali;
il 3 ottobre il medesimo testo approda in Consiglio dei ministri con alcune correzioni, senza alcuna trattazione del tema di Roma capitale, ma alla fine della riunione secondo notizie di stampa risulterebbe approvato un «articolo aggiuntivo», col quale al nuovo Ente Roma Capitale vengono, fra le altre cose, trasferite le competenze in materia di «tutela e valorizzazione dei beni storici, artistici, ambientali e fluviali», nonché funzioni in materia di urbanistica e pianificazione, sinora delegate alla Regione Lazio;
da notizie di stampa si apprende che il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, dichiara: «È stato approvato l'emendamento su Roma Capitale che è un altro passaggio importante del federalismo fiscale», mentre il Ministro per le riforme, Roberto Calderoli, spiega: «L'emendamento, anche in assenza del codice delle autonomie, regola sia la parte fiscale che la parte ordinamentale di Roma Capitale»;
sempre da notizie di stampa, risulta che il Ministro per i beni e le attività culturali, Sandro Bondi, ha dichiarato invece di non esserne informato, mentre contemporaneamente il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, rilasciava dichiarazioni trionfanti in cui dava per scontata l'approvazione integrale in Consiglio dei ministri dell'articolato;
va rilevato che le disposizioni in questione non figurerebbero nel testo del disegno di legge effettivamente presentato al Senato (A.S. 1117);
le notizie di stampa suscitano tuttavia viva preoccupazione e perplessità nell'interrogante in quanto lasciano spazio a fortissimi dubbi sui reali intendimenti del Governo nella materia;
qualora infatti una scelta del genere venisse assunta le Soprintendenze diventerebbero il braccio esecutivo dell'Ente Roma Capitale, perdendo la loro fondamentale funzione di controllo;
appare quindi necessario un definitivo chiarimento della posizione del Governo sulla questione -:
quali siano i reali intendimenti del Governo in relazione alla questione indicata in premessa e in particolare quale sia la posizione del Ministro per i beni e le attività culturali circa la possibilità che le competenze sopra indicate siano attribuite all'Ente Roma Capitale.
(5-00581)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

ROSATO, MARAN e STRIZZOLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per lo sviluppo economico, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il BIC - Business Innovation Centre, avviato a Trieste nel 1989 dalla SPI - Promozione e Sviluppo Imprenditoriale S.p.A. (Gruppo IRI), è una delle più significative esperienze nazionali ed europee nella creazione di aziende innovative, la cui qualità e i risultati conseguiti sono

certificati dalla Commissione europea - DG XVI - Direzione Generale Politiche Comunitarie;
ai servizi di base si aggiungono quelli specialistici di affrancamento nella gestione e nello sviluppo aziendale, quali l'ingegneria finanziaria, il controllo di gestione, il marketing, lo sviluppo delle relazioni con l'estero, la ricerca partner commerciali, industriali e tecnologici, lo sviluppo dell'innovazione ed il project management;
i servizi finanziari offerti dal BIC, direttamente od attraverso i soci SPI, Friulia e la Camera di Commercio di Trieste, comprendono finanziamenti e partecipazioni di minoranza nel capitale delle aziende associate (seed e venture capital) e contratti di locazione di beni strumentali a tasso agevolato;
il sistema regionale del BIC, struttura che fattura circa 2 milioni di euro, ha lanciato finora oltre 200 imprese che nella Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia occupano più di 2 mila addetti;
dopo l'individuazione del prezzo di vendita, le trattative in corso tra il BIC (ex Sviluppo Italia) e la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, avrebbero dovuto chiudersi a maggio 2008, e tra le ipotesi formulate vi era quella di affidare la struttura a Friulia, storicamente la finanziaria di investimento e di sviluppo della Regione nonché dal 2005 la Holding di Partecipazioni regionale;
un comunicato stampa reperibile sul sito ufficiale di Sviluppo Italia, datato 7 aprile 2008, annunciava: «Si perfezionerà il 30 aprile prossimo il passaggio di Sviluppo Italia Friuli Venezia Giulia alla Regione e saranno salvaguardati tutti i posti di lavoro. Questi i contenuti essenziali dell'accordo sindacale che fa seguito al protocollo di intesa per il trasferimento della società dall'Agenzia Nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo turistico alla Regione Friuli. L'accordo è stato firmato presso il Ministero per lo Sviluppo Economico dal Capo Dipartimento per le politiche di sviluppo e coesione Carlo Sappino, dall'Amministratore Delegato dell'Agenzia Domenico Arcuri, dalla rappresentante della Regione Antonella Manca e dalle rappresentanze sindacali confederali, di categoria e aziendali. Nel dettaglio l'accordo definisce: la cessione alla Friulia S.p.A. delle quote azionarie di Sviluppo Italia Friuli Venezia Giulia, detenute dall'Agenzia, si perfezionerà il 30 aprile 2008 con un atto notarile; l'impegno della Regione Friuli Venezia Giulia, per conto di Friulia S.p.A., al mantenimento delle risorse attualmente impiegate a tempo indeterminato all'interno della società; la Regione si impegna inoltre al mantenimento del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro - Gruppo Sviluppo Italia - applicato in azienda, recependone eventuali e successivi rinnovi per almeno 3 anni»;
da notizie di stampa si apprende che, «dopo alcuni ulteriori incontri anche a Roma nella stessa sede della società (l'ex braccio operativo del ministero del Tesoro) ora messa in liquidazione, è sceso il silenzio», al punto da indurre «le stesse aziende a sottoscrivere una lettera di appello indirizzata non solo ai vertici del BIC, ma soprattutto a Regione, all'assessorato regionale all'industria, a Friulia, alla Provincia, al Comune e all'Area di ricerca»;
tra le aziende firmatarie, oltre alle molte realtà ad avanzato contenuto tecnologico e di innovazione, si apprende dalla stampa che vi sarebbe anche la Utri, azienda strategica ad alta tecnologia nel campo militare, impegnata nella realizzazione di sistemi aerei di sorveglianza, che lavora a contatto con il ministero della difesa italiano e francese, ospitata proprio dal BIC di Trieste;
la situazione di stallo delle trattative, con il conseguente blocco della vendita del BIC-Friuli Venezia Giulia (ex Sviluppo Italia) alla Regione, rischia di condurre alla messa in liquidazione della struttura come

già avvenuto in Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Umbria, Sardegna e Calabria;
gravissime sarebbero le conseguenze di questo deprecabile evento, in quanto l'intero complesso del BIC, comprensivo delle sedi di Trieste, Gorizia e Spilimbergo, ospita 64 aziende a rischio di chiusura, con oltre 400 addetti che vedono in pericolo il posto di lavoro, laddove nella sola Trieste sono insediate 38 società che occupano 392 addetti e hanno raggiunto un fatturato di circa 17 milioni di euro -:
se il Ministro dell'Economia e Finanze e il Ministro per lo Sviluppo economico, nei rispettivi ambiti di competenza, intendano porre in atto, con l'urgenza richiesta dalla situazione, tutte le azioni più opportune intese a sbloccare la vendita del BIC alla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, così da salvaguardare la vita di aziende sane che hanno ampi margini di sviluppo, sono portatrici di innovazione e creano occupazione.
(4-01539)

GERMANÀ e GHIGLIA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Città di Torino, secondo quanto denunciato dalla minoranza consiliare, avrebbe emesso BOC per il pagamento degli stipendi dei dipendenti comunali in diverse occasioni a partire dal 2005;
anche gli stipendi del mese di giugno 2008 sarebbero stati corrisposti ricorrendo ai citati strumenti di finanziamento -:
se, nell'ambito dei poteri di monitoraggio sugli investimenti degli enti locali, abbia ricevuto informazioni relative ai presupposti ed agli scopi delle operazioni di ricorso al debito da parte della Città di Torino e quali siano gli intendimenti del Ministro al riguardo.
(4-01545)

FAVA, COMAROLI, TORAZZI, FEDRIGA, BRIGANDÌ, GUIDO DUSSIN, BELCASTRO, ALLASIA, PINI, SALVINI, RONDINI e TOGNI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Dosolo (Mantova) ha affidato direttamente la gestione dei propri tributi alla società Urbania S.r.l., società non iscritta all'albo presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze, previsto dall'articolo 53 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446;
nell'anno 2008 il Comune sta compiendo accertamenti sulla TARSU degli anni di imposta 2002, 2003, 2004, 2005 e 2006;
l'articolo 72 del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507 disponeva che i ruoli di riscossione della tassa sui rifiuti fossero soggetti ad un termine di decadenza, fissato alla fine dell'anno successivo a quello nel corso del quale è stata presentata la dichiarazione o è stato notificato l'accertamento;
il comma 163 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, ha stabilito che per la riscossione coattiva dei tributi locali, il relativo titolo esecutivo deve essere notificato al contribuente, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello in cui l'accertamento è divenuto definitivo; tale norma si applica ai rapporti d'imposta pendenti al 1o gennaio 2007, data di entrata in vigore della legge finanziaria per il 2007;
il già citato articolo 72 del decreto legislativo n. 507 del 1993 è stato, quindi, tacitamente abrogato con effetto dal 1o gennaio 2007 nella parte in cui prevede il termine di un anno per l'iscrizione a ruolo della tassa dovuta in base all'accertamento;
il termine introdotto dal comma 163 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007 è quello che disciplina la riscossione

della tassa in ogni caso e quindi anche di quella dovuta in base a dichiarazioni, anche ultra attive; il termine triennale non opera però retroattivamente nelle situazioni in cui, in base alle disposizioni precedentemente in vigore, l'ente locale era già decaduto dal potere di riscuotere -:
se la normativa vigente consenta al comune di Dosolo di procedere nell'anno 2008 agli accertamenti della TARSU per gli anni di imposta 2002, 2003 e 2004, e se non intenda chiarire ulteriormente, anche mediante apposite iniziative normative, la disciplina applicabile a casi come quello segnalato in premessa.
(4-01546)

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GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
in data 23 aprile 2008 l'allora Ministro della giustizia uscente, con proprio decreto ministeriale, rideterminava le piante organiche degli oltre ottocento uffici del giudice di pace dislocati sul territorio nazionale, non attenendosi al parere del Consiglio Superiore della Magistratura espresso nella seduta plenaria del 21 dicembre 2006;
l'effetto del citato atto è che si passerà, sulla base dei dati statistici del Ministero della giustizia relativi al 2007, da uffici del giudice di pace con carichi di lavoro di 8 procedimenti per giudice (S. Nicolò Gerei, in provincia di Cagliari) ad uffici con carichi di lavoro di 3.695 procedimenti per giudice (Laviano, in provincia di Salerno);
occorre precisare che l'emissione del decreto predetto teneva conto di premesse legislative e considerazioni in merito alla rilevazione dei procedimenti effettivamente esauriti dal personale giudicante in territorio nazionale, tanto che il Ministro individuava il numero di procedimenti mediamente definibili, complessivamente, per ogni settore, da ciascun Giudice traendo le siffatte conclusioni di revisionare le piante organiche in conformità alle indagini e risultanze acquisite e di ridistribuire le risorse organiche di ciascuna sede giudiziaria «operando un riequilibrio tra gli uffici caratterizzati da carichi di lavoro esigui e gli uffici ove si registrano condizioni di disagio operativo»;
la determinazione degli organici del giudice di pace, attualmente prevista dalla legge istitutiva del 21 novembre 1991, n. 374, in 4.700 unità, è frutto di un disegno del legislatore che prevedeva l'istituzione di un giudice della terza età impegnato a tempo molto parziale, quando invece le unità dovrebbero essere fissate nelle attuali 3.500, perlomeno sino alla tanto attesa riforma dell'ordinamento della magistratura di pace che dia un assetto ponderato ed organico alla materia;
peraltro, la radicale trasformazione della figura del giudice di pace, con l'apertura ai giovani, l'aumento progressivo delle competenze e la naturale professionalizzazione della sua attività, hanno determinato la conformazione di una figura del giudice di pace assolutamente diversa da quella originariamente concepita, essendo esso attualmente impegnato a tempo pieno nell'esercizio della funzione giudiziaria;
gli attuali 3.000 giudici di pace, che sono penalizzati dalla cattiva distribuzione sul territorio nazionale, sono già oggi in grado di garantire il rapido ed efficiente smaltimento dei procedimenti iscritti (complessivamente circa due milioni l'anno) attraverso la definizione di processi civili con una media di 340 giorni, ovvero un terzo del tempo necessario per la definizione dei processi innanzi ai Tribunali; inoltre la percentuale di impugnazione delle sentenze dei giudici di pace si attesta all'8 per cento a riprova della notevole qualità del lavoro da essi svolto;
il decreto Scotti vuole ridisegnare l'intera geografia degli uffici giudiziari del

giudice di pace, a parere degli interpellanti, andando ad incidere in via diretta sull'esercizio della giurisdizione, nonché sull'organizzazione degli uffici: la sua attuazione determinerebbe un grave ed irreparabile pregiudizio al funzionamento dell'unico organo della giustizia che negli ultimi anni ha operato con celerità ed efficienza, rallentando i tempi di definizione delle pratiche e determinando, in alcune sedi maggiori, ove si registrano pesanti carenze nel personale amministrativo ed inidoneità delle strutture, addirittura la paralisi degli uffici;
già oggi a Roma, per fare un esempio significativo da dati acquisiti, lo scarso personale amministrativo in servizio non è in grado di prestare adeguata assistenza ai 130 giudici in servizio, come più volte evidenziato dalla stampa e dalle televisioni locali e nazionali, con ritardi da parte delle cancellerie nelle notifiche degli atti e nella pubblicazione delle sentenze di 6 mesi ed oltre; l'arrivo di 80 nuovi giudici, i quali, peraltro, dovrebbero operare in spazi ridottissimi e normativamente inadeguati (con il rischio della chiusura dell'ufficio per ragioni di sicurezza), non consentirebbe alle cancellerie neppure il compimento di atti elementari di organizzazione, quale la predisposizione dei ruoli d'udienza dei giudici o la registrazione al computer dell'esito delle cause trattate;
inoltre, in previsione di un ulteriore aumento delle competenze civili e penali e della razionalizzazione delle risorse umane mediante una ponderata rideterminazione delle piante organiche degli uffici, è ragionevole prevedere che un organico di 3.500 giudici di pace, impiegati a tempo pieno o prevalente, potrebbe garantire il funzionamento a pieno regime degli uffici, tenendo anche conto dell'aumento della competenza per valore che è prevista nella riforma del codice di procedura civile in discussione in Parlamento;
l'esigenza di una riforma complessiva dello status di tali magistrati è stata già individuata dal legislatore con legge 17 agosto 2005, n. 168, che all'articolo 9 comma 2 ha previsto la conferma per un terzo mandato quadriennale dei giudici di pace;
la riduzione di 1.200 unità garantirebbe, tenuto conto delle indennità fisse mensili ammontanti ad euro 258,33 per undici mesi (euro 258,33 x 1.200 x 11 = euro 3.409.956,00) e delle indennità di udienza euro 36,15 fino ad un massimo di 110 l'anno (euro 36,15 x 110 x 1.200 = euro 4.771.800,00) un risparmio per la finanza pubblica quantificabile in euro 8.181.756,00, come peraltro già conteggiato (su un numero di 4.000 giudici di pace) nella proposta di legge n. 2788 presentata nella scorsa legislatura dagli onorevoli Marinello, Alfano ed altri e ripresentata dall'onorevole Marinello ed altri con il n. 911 «Disposizioni in materia di durata dell'ufficio, trattamento previdenziale e ruolo organico dei giudici di pace»;
per quanto riguarda il merito del provvedimento contestato, esso pare basato su dati statistici vetusti, risalenti al 2003, come confermato da fonti ufficiali nel corso del Convegno dell'Unione nazionale dei giudici di pace tenutosi a Chieti il 25 ottobre scorso, e non ha acquisito dati di ben 90 sedi, fra le quali Napoli e popolosi comuni della provincia (Ottaviano, Acerra, Casoria, Aversa, Sorrento...), Benevento, Messina, Lecce, Firenze, Siracusa, Catanzaro, Genova, Pisa, Como, Reggio Calabria, Trieste, ragion per cui l'attuazione del decreto, come già accennato, darebbe luogo a disparità di carico di lavoro per i giudici assegnati alle varie sedi;
nel dettaglio, 75 sedi avrebbero un carico di lavoro per giudice da 300 a 3.695 procedimenti l'anno, 85 sedi un carico tra 201 e 300 procedimenti l'anno, 360 sedi un carico di lavoro da 100 a 200 procedimenti e 329 sedi avrebbero un carico di lavoro inferiore a 100 procedimenti l'anno. Le sedi con scarso carico di lavoro sono uffici medio grandi, dislocati presso capoluoghi di regione o di provincia: da Genova a Venezia, Ancona, Palermo, Firenze, Cagliari, Bolzano, Reggio Calabria, Catanzaro,

Trieste, e molte altre sedi tra le quali tutti i capoluoghi di provincia siciliani, generando una sperequazione gestionale quantomeno impropria tra giudici che esercitano la medesima funzione giurisdizionale;
l'attuazionedelsuddetto decreto ministeriale, con una pianta organica completa e maldistribuita sul territorio nazionale, impedirebbe, di fatto, la riforma della magistratura di pace ed i notevoli risparmi di spesa che ne deriverebbero;
infatti, sotto l'aspetto della finanza pubblica, il decreto è altrettanto lesivo: eliminando il blocco dei concorsi disposto nel 2004, provocherebbe l'immediata nomina di 1.700 nuovi giudici di pace, presso sedi che non necessitano di altri giudici, e comporterebbe un aumento della spesa ipotizzabile in 12 milioni di euro l'anno (calcolato moltiplicando le indennità fisse mensili e per udienza previste dalla legge con il numero dei nuovi giudici nominati);
il decreto pregiudicherebbe definitivamente la possibilità di intervenire incisivamente sull'organizzazione degli uffici del giudice di pace, precludendo un riassetto necessario e non più prorogabile, vanificando, di fatto, la possibilità di razionalizzare le risorse umane e materiali disponibili;
ciò si potrebbe esplicitare riducendo gli organici dei giudici di pace previsti dalle legge (4.700), in esubero rispetto alle effettive esigenze con un risparmio di spesa, valutabile in 6/7 milioni di euro, che consentirebbe, più razionalmente l'utilizzo di danaro pubblico per l'assunzione di nuovo personale amministrativo; in secondo luogo operando una migliore distribuzione sul territorio dei giudici, tale da garantire un'equa e ponderata ripartizione dei carichi di lavoro (quantificabili in circa 200-400 procedimenti per giudice, salvaguardando, però tutti i presìdi giudiziari, tenendo conto dell'orografia del territorio, che hanno un carico di lavoro oltre i 100/150 procedimenti all'anno);
per tutto quanta sopra si ravviserebbe necessario bloccare il corso e le conseguenze di tale improvvido, secondo gli interpellanti, decreto ministeriale del 23 aprile 2008, adottato in limine in prossimità della fine della scorsa legislatura, che, di fatto, ha riaperto l'immissione dei giudici di pace negli uffici con pianta organica incompleta -:
quali provvedimenti intenda assumere il Governo per bloccare le conseguenze del decreto ministeriale del 23 aprile 2008, che influisce pesantemente sulla rideterminazione del ruolo organico della magistratura di pace con effetti pregiudizievoli sia di sperequazione gestionale tra giudici che esercitano la medesima funzione giurisdizionale, sia sulla finanza pubblica, secondo quanto esposto in premessa, nonché a tutela dei pubblici interessi in quanto eventuali risorse finanziarie aggiuntive potrebbero essere utilizzate per potenziare il personale giudiziario amministrativo, valutando la possibilità di razionalizzare le risorse umane e materiali disponibili per il miglior funzionamento della giustizia, in attesa della complessiva riforma dell'ordinamento della magistratura di pace, per cui andrebbe valutata la sospensione delle nuove immissioni in servizio dei giudici di pace.
(2-00210)
«Pelino, Mistrello Destro, Mottola, Giammanco, Abelli, Bocciardo, Saglia, De Camillis, Nola, Di Virgilio, Faenzi, Palumbo, De Corato, Nastri, Gottardo, Golfo, Dell'Elce, Fucci, Formichella, Milanato, Calabria, Antonino Foti, Di Biagio, Vincenzo Antonio Fontana, Berardi, Angeli, Cazzola, Frassinetti, Murgia, Barani, Catone, Raisi, Minasso, Sammarco, Carlucci, Scapagnini, Di Centa, Romele».

Interrogazione a risposta scritta:

BRIGUGLIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
ormai la magistratura onoraria svolge un ruolo rilevante nell'amministrazione della giustizia;
nell'esercizio delle funzioni giurisdizionali giudici di pace, giudici onorari aggregati, giudici onorari di tribunale e vice procuratori onorari sono quotidianamente impegnati a far fronte a una considerevole parte del contenzioso civile e penale;
ad oggi, nonostante l'incontestabile rilevanza acquisita dalla magistratura onoraria senza la quale si giungerebbe a un vero e proprio blocco della giustizia nel nostro Paese le categorie interessate non godono della necessaria dignità e tutela sotto il profilo del trattamento giuridico, economico, assistenziale e previdenziale -:
quali provvedimenti e iniziative intenda assumere anche sul piano legislativo in favore della magistratura onoraria.
(4-01547)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

MANNINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la AVIATION SERVICES (società controllata dalla compagnia aerea MERIDIANA, per conto della quale gestiva il servizio di biglietteria presso l'aeroporto di Palermo) ha comunicato il 31 luglio 2008 il licenziamento delle quattro impiegate addette al servizio di biglietteria stesso;
la GESAP (società di gestione dell'Aeroporto «Falcone e Borsellino» di Palermo, dotata di un capitale essenzialmente pubblico, ripartito tra la Provincia Regionale di Palermo, il Comune di Palermo, la Camera di Commercio, il Comune di Cinisi ed altri soci minori) ha rilevato i servizi gestiti da AVIATION SERVICES, assicurando alle quattro lavoratrici il loro imminente passaggio presso la biglietteria GESAP, senza poi darvi concreto seguito e lasciando quindi le impiegate stesse senza lavoro dopo quattordici anni di fedele servizio -:
quali urgenti provvedimenti in suo potere intenda adottare al fine di garantire la continuità occupazionale delle maestranze citate, operanti in una zona economicamente svantaggiata, che soffre in modo drammaticamente pesante le conseguenze della critica congiuntura economica attuale.
(3-00221)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

LARATTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i giornali regionali della Calabria, hanno denunciato da qualche tempo e che con maggiore vigore negli ultimi giorni, la situazione di notevole degrado e abbandono in cui versa la stazione Fs di Cosenza, città capoluogo di Provincia. Il sindaco della città, Salvatore Perugini, ha lanciato in data odierna un grido di allarme sulle condizioni in cui versa la stazione Ferroviaria di Cosenza Vaglio Lise chiedendo l'intervento urgente di Ferrovie dello Stato, Rfi e Trenitalia;
il Quotidiano della Calabria, in un'inchiesta del 4 novembre scorso, descrive «uno scenario agghiacciante fatto di rifiuti di ogni tipo, materassi, buste di spazzatura, bottiglie di plastica, cartecce, siringhe per terra...»;
l'interrogante, che è utente delle Ferrovie e che utilizza spesso lo scalo di Cosenza per giungere a Paola e da qui a Roma, è in grado di testimoniare e confermare come la stazione di Cosenza viva nel più assoluto degrado: sporcizia e abbandono regnano sovrani, i treni sono

sporchi e vecchi, i disservizi, i ritardi e le soppressioni improvvise sono una regola. Tanto da far sentire un forte senso di imbarazzo e vergogna a qualsiasi cittadino italiano che si trovasse a prendere un treno da Cosenza -:
cosa intenda fare il Governo in relazione alle condizioni di profondo degrado in cui versa la Stazione Fs di Cosenza-Vaglio Lise;
se non ritenga necessario interessare Rfi e Trenitalia per chiedere le ragioni di così tanti disservizi;
se il Governo non intenda valorizzare la suddetta stazione con nuovi e urgenti finanziamenti in grado di ripristinare condizioni dignitose dello scalo di una città capoluogo di provincia qual è Cosenza.
(5-00576)

VELO e BOSI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la recente chiusura del porto di Porto Azzurro ha causato notevoli ripercussioni sugli orari che interessano i collegamenti marittimi fra il versante orientale dell'Isola d'Elba e il porto di Piombino (la linea A/3 Toremar);
i nuovi orari predisposti dalla società pubblica di navigazione, creano non pochi disagi alla mobilità della popolazione elbana, basti pensare al «buco» nelle partenze di oltre otto ore dalla corsa di metà mattinata a quella della sera;
il traghetto Toremar rimane inoperoso a Piombino dalle 10.35 alle 17.30;
tale scelta appare poco motivata visto che, non essendo più coperta la tratta diretta Piombino-Porto Azzurro e, tanto meno, quella fra questo porto e quello di Rio Marina, si realizza comunque un risparmio di carburante e delle spese di ormeggio;
l'Autorità portuale di Piombino ha realizzato opere di messa in sicurezza del Porto di Rio Marina al fine di migliorare l'attracco e la sosta in banchina dei traghetti;
la vigente legge n. 169 del 1975 prevede: «Il numero delle linee, la periodicità dei collegamenti ed il tipo di naviglio debbono essere adeguati a soddisfare le esigenze di mobilità dei cittadini, nonché quelle dei servizi postali e commerciali, contribuendo a promuovere lo sviluppo socio-economico di ciascuna isola»;
le competenze in materia di approvazione degli orari dei servizi locali di cabotaggio marittimo spettano tuttora al ministero interrogato -:
quali iniziative intenda intraprendere per affrontare tale problema al fine di aggiungere una corsa a metà giornata così da porre rimedio ai disagi che sta subendo questo territorio.
(5-00578)

Interrogazioni a risposta scritta:

RAMPELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
nel mese di luglio 2008, come ogni anno, il signor Luigi Colucci, si è presentato alla stazione S. Cristofaro di Milano per prendere il treno che lo avrebbe portato a Bari per le ferie estive;
il signor Colucci ha un'invalidità del 100 per cento;
a causa di questa condizione, l'interessato - per potere usufruire dei servizi ferroviari - viene aiutato dagli addetti all'assistenza disabili i quali, dopo aver caricato la sua macchina sul vagone auto, lo aiutano a salire nel vagone cuccetta;
quest'anno alla stazione S. Cristofaro di Milano tale servizio non è stato offerto;

il venir meno del servizio di assistenza disabili ha impedito al signor Colucci di poter raggiungere Bari, privandolo del diritto alle ferie -:
se non ritenga opportuno accertare presso l'azienda Trenitalia i motivi per cui il suddetto servizio è stato eliminato;
quali iniziative il Governo intenda intraprendere affinché vengano rimossi gli ostacoli materiali che impediscono ai diversamente abili di viaggiare dignitosamente.
(4-01542)

SERVODIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
veniva resa nota su Panorama del 24 ottobre 2008 (pagina 95) la notizia dell'imminente trasferimento degli uffici Stretto di Messina S.p.A. e di altre controllate come quadrilatero Marche-Umbria S.p.A. dalla sede di via Po di Roma a nuovi locali in piazza Cinquecento;
risulterebbe alquanto dubbia l'utilità dell'operazione, in quanto l'affitto a metro quadro dei nuovi uffici - peraltro assai meno prestigiosi e sicuri - sarebbe molto più oneroso;
risulterebbero discutibili le ragioni di tale scelta che appare anche non del tutto trasparente;
la scelta effettuata, inoltre, non sarebbe pienamente coerente con la esigenza di una congrua amministrazione -:
quali iniziative intenda promuovere per verificare la fondatezza delle gravi notizie apparse sul settimanale Panorama e altresì per accertare l'economicità, l'opportunità del trasferimento di cui in premessa e la trasparenza della complessiva operazione.
(4-01543)

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INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere se risultino avviate indagini e se risultino elementi, nell'ambito delle rispettive competenze, in ordine alla vicenda delle telefonate minatorie effettuate nella giornata del 4 novembre alla redazione della trasmissione «Chi l'ha visto?» successivamente alla gravissima occupazione abusiva della sede Rai, con particolare riferimento alla riconducibilità di tali atti a qualche forza politica riconosciuta, nonché quali successivi provvedimenti siano stati assunti.
(2-00211)
«Fiano, Rosato, Morassut, Gasbarra, Gentiloni Silveri, Verini, Meta, Peluffo, Rossa, Coscia, Rampi, Migliavacca, Murer, Naccarato, Nannicini, Nicolais, Letta, Lovelli, Ferrari, Fiorio, Fogliardi, Fontanelli, Froner, Bobba, Capodicasa, Bachelet, Barbi, Carella, Colombo, Enzo Carra, Marco Carra, Agostini, Causi, Zaccaria, De Biasi, Marantelli, Lanzillotta, Lusetti».

Interrogazione a risposta orale:

GINEFRA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
un atto vandalico estremamente grave e pericoloso è stato compiuto da ignoti durante la notte tra il 30 e 31 ottobre all'interno del XII circolo didattico «R. Bonghi» in via Lucca a Santo Spirito, in provincia di Bari;
dai muri del cortile, che ritraggono bambini di tutte le razze in momenti diversi della vita scolastica, sono stati cancellati i volti dei bambini neri e tracciate, in corrispondenza, delle svastiche;

gli autori di questo deprecabile gesto hanno scavalcato le mura e compiuto un atto vandalico che ha un profondo significato politico e sociale assolutamente da non sottovalutare;
in una nota ufficiale diffusa dalla Scuola le famiglie dei bambini ed il personale scolastico condannano aspramente il riprovevole atto, tanto più spregevole in quanto rivolto ai minori che in quel circolo, in quel territorio e nella città hanno sempre ricevuto adeguata accoglienza, integrazione e identificazione con chiunque provenisse da un altro Paese;
la Scuola Bonghi, che è stata ed è protagonista in questi giorni della protesta civile contro i decreti Gelmini sulla scuola, potrebbe essere stata presa di mira per una precisa volontà d'intimidazione politica la cui matrice di estrema destra appare fin troppo evidente poiché è difficile pensare che l'ignobile azione sia nata nel territorio di Santo Spirito;
le svastiche disegnate sulle immagini dei volti dei bambini extracomunitari affisse sulle pareti devono provocare in tutto il Paese un sussulto di sdegno, una profonda riflessione, un impegno corale per non ricadere nel baratro dell'inciviltà;
questo episodio di vandalismo, collocato in un momento di forte tensione come quello attuale, ha provocato sgomento tra il personale della scuola, oltre che tra i genitori dei bambini, che, insieme alla dirigente, agli insegnanti, a tutto il personale, hanno immediatamente denunciato e condannato la gravità di quella azione;
in una provincia come quella barese emerge che accanto all'encomiabile lavoro degli enti locali è necessaria una costante presenza delle altre istituzioni per far sentire che l'integrazione è un modello da implementare e non da combattere, anche perché la stupidità di pochi deve essere necessariamente annullata dall'intelligenza di tanti -:
quali misure il Governo intenda prendere rispetto all'increscioso episodio per prevenire il ripetersi di similari episodi in altre strutture pubbliche, anche attraverso il sostegno economico indispensabile per fornire sistemi atti alla sicurezza in favore degli enti locali.
(3-00222)

Interrogazione a risposta scritta:

D'IPPOLITO VITALE e GALATI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 30 ottobre 2008 ignoti esplodevano alcuni colpi di pistola contro l'abitazione del consigliere segretario regionale dell'UDC Francesco Talarico a Lamezia Terme;
l'episodio ricalcava analogo atto posto in essere alcuni anni fa;
la sera del 3 novembre 2008, si registrava un ulteriore atto intimidatorio a danno del medesimo onorevole Talarico, la cui residenza estiva in località Ginepri vicina a Lamezia Terme veniva infatti colpita dall'esplosione di un ordigno posto al piano terra;
la città di Lamezia Terme in Calabria per tasso di disoccupazione risulta ormai da tempo attraversata da gravi atti intimidatori a danno di commercianti, imprese, amministratori e politici, compresa l'interrogante onorevole D'Ippolito Vitale;
la città in ritardo di sviluppo economico, stenta a decollare anche per effetto della grande crisi di fiducia che il ripetersi di fenomeni intimidatori, di usura, di pressione criminale genera nelle imprese, come, in generale, nella società civile;
per ben due volte nello spazio di 10 anni la città ha registrato lo scioglimento del civico consenso per infiltrazione mafiosa;
le indagini, pure avviate, non hanno offerto ad oggi esiti soddisfacenti;
si ritiene assolutamente necessario l'avvio di nuove ed approfondite indagini

per individuare connivenze, responsabilità e mandanti interessi coinvolti a spiegazione degli atti posti in essere -:
se siano state avviate indagini sui recenti fatti intimidatori;
quali indagini risultino ancora avviate e non concluse circa episodi precedenti di analoga natura;
se non sia opportuno dare attuazione ad un piano strategico di contrasto alla criminalità organizzata, modulato su parametri confacenti alle specificità territoriali.
(4-01541)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:

MANCUSO e GHIGLIA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'Università di Siena è uno degli esempi più emblematici degli sprechi perpretati dagli atenei italiani;
risultano tra i dipendenti, più impiegati (1350) che docenti (1060), esistono sedi inutili, sono state aperte una casa discografica ed una radio;
il centro congressi dell'ateneo incassa 400.000 euro l'anno e ne spende il triplo solo per gli stipendi dei 41 dipendenti (6 portinai, 6 giardinieri, 11 camerieri, 7 addetti alla cucina, eccetera);
il rettore può contare su ben 8 segretarie, i bibliotecari sono 135 sparsi tra le varie facoltà e si prevede l'assunzione di altri 20 precari;
negli ultimi cinque anni gli studenti sono passati da 19.172 a 16.552 e nello stesso periodo sono state aperte tre nuove sedi (Follonica, Colle Val D'Elsa e San Giovanni Valdarno);
la sede storica di Arezzo costa 15 milioni l'anno e porta introiti per soli 4,3 milioni l'anno;
vengono pagati 176.000 euro l'anno per l'affitto del primo piano di Palazzo Chigi Zondadari, con vista su Piazza del Campo, per consentire a 50 selezionati ospiti di ammirare l'ambito Palio di Siena;
il risultato di queste scelte amministrative dissennate è un buco di bilancio di 250 milioni di euro, che prefigura la bancarotta -:
quali urgenti provvedimenti intenda adottare il Governo, oltre a un'accurata ispezione ministeriale;
quale sia la composizione del debito, con particolare riferimento all'esposizione nei confronti degli istituti previdenziali, e lo scostamento strutturale tra entrate ed uscite nel conto economico;
quale sia l'entità dei trasferimenti statali per il personale e quale sia la spesa effettiva per il personale;
quale sia stata la progressiva formazione del debito nel corso degli anni;
quali siano state le posizioni assunte dal rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze nel Collegio dei Revisori dei Conti nel corso dell'esame e del voto di approvazione del bilancio 2007, nonché in tutti gli esercizi a partire dall'ultimo decennio;
come sia stato possibile che non sia mai stata riscontrata la gravità della situazione debitoria, dal momento che non può essersi formata in un solo esercizio;
quale sia l'entità dei trasferimenti che lo Stato deve ancora versare all'Ateneo senese relativi all'anno in corso ed agli anni precedenti e quando intenda versarli;
quando intenda nominare il proprio rappresentante nel Consiglio di Amministrazione dell'Università di Siena;
quali iniziative infine intenda assumere per salvaguardare l'immagine, l'autorevolezza scientifica e didattica, i livelli

occupazionali di una delle più antiche e prestigiose Università italiane ormai divenuta ingovernabile e di pessimo esempio per tutto il sistema universitario italiano che scivola inesorabilmente sempre più in basso nelle classifiche europee e mondiali del settore, condannando gli studenti e i laureati italiani a non essere più competitivi rispetto ai loro omologhi degli altri Paesi sviluppati del pianeta.
(4-01548)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

TULLO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i quotidiani genovesi hanno dato notizia che la Direzione provinciale dell'INPS ha deciso di revocare l'assegno mensile a tre pensionati (ex dipendenti Ansaldo), sulla base che sarebbero venute meno le agevolazioni legate all'esposizione dell'amianto;
sempre dalla stampa risulta che ci sarebbero altri duecento lavoratori in procinto di ricevere analogo provvedimento o pesanti riduzioni dell'assegno nonché richiesta di restituzioni di denaro per decine di migliaia di euro e tutto ciò sta creando in fortissimo allarme sociale;
nel rispetto dell'indagine in corso da parte della magistratura per accertare se si sono verificate irregolarità rispetto alle agevolazioni determinate per chi ha svolto attività in ambienti dove era presente l'amianto;
appare assurdo e sbagliato assumere decisioni così pesanti fino a quando non saranno provate in sede giudiziaria eventuali responsabilità -:
se sia a conoscenza della pesante decisione assunta dalla sede provinciale dell'INPS di Genova;
se non ritenga necessario aprire un tavolo di confronto istituzionale per affrontare la questione senza fare cadere nel panico e nell'incertezza molte famiglie.
(5-00577)

Interrogazione a risposta scritta:

ARACRI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
solo da alcun giorni si è venuti conoscenza tramite il mensile ufficiale della FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri) Roma e Provincia, che giovedì 31 luglio 2008 è stato sottoscritto in Regione l'accordo (Fimp-CIPe) per la formazione regionale anni 2008-2009-2010;
tutto l'iter amministrativo, per la firma del suddetto accordo per la formazione dei pediatri di famiglia durato oltre un anno e mezzo, presenta non pochi interrogativi;
nel 2005 la formazione ECM (educazione continua in medicina) svolta dal CNR-UPFC non ha soddisfatto i pediatri del Lazio sia in termini di qualità (sono stati ripetuti tanti corsi sulla stessa materia) sia in termini di costi, (sono stati erogati più di 800.000 euro per 26 corsi);
il comitato regionale per la pediatria è formato da 4 rappresentanti effettivi per la Fimp e due per la CIPe, 4 rappresentanti supplenti per la FIMP e due per la CIPe a cui bisogna aggiungere 3 rappresentanti di parte pubblica nominati dalla Regione, per un totale di 16 persone, di queste ben poche erano presenti alle riunioni chiave per la stipula del suddetto accordo -:
perché nelle ASL di Roma e delle altre Province del Lazio i corsi per la formazione ECM per i pediatri di libera scelta sono costati nel 2008 dai 2.000 ai 4.000 euro circa mentre nel 2005 i corsi fatti dai CNR-UFF C (26) pare siano

costati anche 10 volte tanto, posto che non pare che così si attui il piano di rientro dal deficit sanitario della Regione Lazio;
quale sia il dettaglio delle spese sostenute dal CNR per effettuare i suddetti corsi;
perché non si interviene al più presto, anche per il tramite dei competenti ordini provinciali dei medici e della Commissione nazionale per la formazione continua, onde far piena luce sulla vicenda concernente la formazione professionale dei medici.
(4-01550)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCHIGNOLI e BENAMATI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel 2000 la Hawoth s.p.a., nota azienda del settore dell'arredamento per ufficio di Bologna, incorpora per fusione altre due note e storiche aziende che operano nello stesso campo: la Castelli che contava due stabilimenti, uno a Ozzano nell'Emilia ed uno a Imola e la Coni, con uno stabilimento produttivo a San Giovanni in Persiceto;
a partire da 2003 fino al 2006, a causa della crisi che colpisce il settore del mobile per ufficio, Haworth Italia ridefinisce la propria struttura passando da tre a due siti produttivi con la chiusura di quello a Ozzano nell'Emilia, l'esternalizzazione della logistica ed il conseguente dimezzamento dell'organico (da 650 dipendenti si arriva lentamente a 350);
allo stato attuale l'azienda conta 131 dipendenti presso lo stabilimento di Imola (di cui il 50 per cento donne) e circa 200 dipendenti in quello di San Giovanni in Persiceto;
in occasione della firma del contratto aziendale avvenuto l'8 marzo 2007, che avrebbe dovuto rappresentare il punto di partenza dopo la crisi, l'azienda si impegna a presentare il piano industriale entro il mese di maggio del 2007;
nonostante le numerose sollecitazioni da parte delle Organizzazioni Sindacali e l'accordo tra l'Azienda e la Provincia siglato il 22 gennaio 2008, nell'ambito delle attività del «Tavolo di salvaguardia del patrimonio produttivo», nel quale vi è un preciso impegno a presentare il piano industriale entro il primo semestre del 2008, allo stato attuale, il suddetto piano non è ancora stato illustrato;
nel frattempo la multinazionale ha effettuato decentramenti produttivi e delocalizzazioni in altri stabilimenti europei e presso conto-terzisti locali, ha concluso negativamente la gestione economica del 2007 con il conseguente ripiano delle perdite anche attraverso la riduzione del capitale sociale, e sta utilizzando in maniera impropria lo strumento della flessibilità negativa;
a ciò si aggiungono le innumerevoli voci circa una possibile smobilitazione delle produzioni ed il successivo depotenziamento della struttura tecnica-progettuale;
in questo contesto, nonostante le richieste e le sollecitazioni da parte delle Organizzazioni Sindacali e delle Rappresentanze Sindacali Unitarie, non è stato ancora possibile portare avanti un reale confronto tra le parti;
i lavoratori di entrambi gli stabilimenti si sono a tal proposito mobilitati con uno sciopero generale, il 24 ottobre 2008, indetto allo scopo di conoscere il proprio futuro occupazionale e far luce sulle reali intenzioni aziendali in merito al mantenimento degli stabilimenti di Imola e San Giovanni in Persiceto -:
se il Ministro competente sia a conoscenza di quanto sopra esposto e come intenda attivarsi al fine di fare chiarezza su una questione che crea uno stato di incertezza e mette a rischio centinaia di posti di lavoro.
(5-00579)

Interrogazioni a risposta scritta:

PEZZOTTA, MISIANI, SANGA, CIMADORO, PIFFARI e ROTA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati dell'indagine congiunturale sull'industria e l'artigianato manifatturiero della Camera di Commercio Industria e Artigianato di Bergamo, dall'inizio dell'anno la produzione industriale in Provincia di Bergamo ha fatto registrare una netta e costante diminuzione, pari a -0,2 per cento tra gennaio e marzo, -2,6 per cento tra aprile e giugno e -2,6 per cento tra luglio e settembre. La caduta della produzione in Provincia di Bergamo si colloca oltre la media della Lombardia;
il quadro complessivo, secondo la Camera di Commercio, è «marcatamente negativo», tanto più se si considera che i dati si riferiscono ad un periodo di tempo antecedente l'esplosione della crisi finanziaria internazionale. Le aspettative sul quarto trimestre 2008 sono tutte negative, con segni di peggioramento per l'evoluzione attesa della domanda estera e dell'occupazione;
la congiuntura negativa riguarda tutte le dimensioni d'impresa e la maggior parte dei settori, con andamenti particolarmente negativi per il settore tessile (-11,3 per cento), pelli-calzature (-10,5 per cento), siderurgia (-6,2 per cento). Il sistema tessile-abbigliamento-moda continua ad accusare flessioni pesanti, anche per la riduzione o la sospensione dell'attività in alcune importanti aziende, e pesanti difficoltà si segnalano anche per il settore meccano-tessile. La gravità della situazione occupazione ha portato le organizzazioni sindacali a proclamare una giornata di sciopero per il settore tessile in Provincia di Bergamo per giovedì 13 novembre. Anche la meccanica si trova in area negativa, e sono ormai a quota 4.500 (secondo dati di fonte sindacale) su 30.000 addetti i lavoratori interessati dal ricorso ad ammortizzatori sociali, e altri 900 interessati dalla cassa integrazione straordinaria;
è necessario affrontare i problemi che la recente grave crisi finanziaria sta generando sull'economia reale prima che la situazione diventi insostenibile. Servono, in particolare, strumenti di sostegno finanziario alle piccole e medie imprese e un'estensione degli ammortizzatori sociali ai settori che ne sono sprovvisti, collegandoli con l'avvio di percorsi di riqualificazione e di reimpiego -:
quali interventi urgenti il Governo ritenga di adottare al fine di sostenere il settore manifatturiero bergamasco per evitare le pesanti ricadute occupazionali conseguenti a tale situazione, che rischiano di colpire in primo luogo l'occupazione femminile e quei lavoratori che ancora non sono in età pensionabile e che quindi rischierebbero di uscire irrimediabilmente dal circuito occupazionale.
(4-01544)

BRIGUGLIO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere:
quali criteri siano stati seguiti per la individuazione delle Zone anche Urbane (ZFU) con particolare riferimento al Mezzogiorno d'Italia e alla regione Sicilia;
se, con particolare riferimento alla dimensione territoriale e demografica della Sicilia, siano stati adottati parametri equi e oggettivi nel riconoscimento soltanto di tre Zone Franche Urbane;
le motivazioni adottate e criteri seguiti in fase istruttoria dalla Regione Sicilia, in base ai quali nessuna Zona Franca Urbana è stata riconosciuta nel territorio della provincia di Messina.
(4-01551)

Apposizione di firme ad interpellanze.

L'interpellanza urgente Cera e altri n. 2-00196, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 ottobre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Di Giuseppe, Di Pietro.

L'interpellanza urgente Vannucci e altri n. 2-00199, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 novembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Favia.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta scritta De Biasi n. 4-01532, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 novembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Siragusa.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: Interrogazione a risposta immediata in Commissione Fugatti n. 5-00569 del 4 novembre 2008.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato trasformato su richiesta del presentatore: Interrogazione a risposta scritta Sbai n. 4-01520 del 3 novembre 2008 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00580.

...

ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta scritta Toccafondi n. 4-01224 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 59 del 2 ottobre 2008. Alla pagina 2016, seconda colonna, alla riga quarantaquattresima, si deve leggere «pubblica (SiFip)»; e non «pubblica (SIVIP)», come stampato.

Interrogazione a risposta immediata in Commissione Formisano Anna Teresa e altri n. 5-00565 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 78 del 4 novembre 2008. Alla pagina n. 2653, seconda colonna, alla riga ventiduesima, deve leggersi: «dal deputato Testa Nunzio Francesco» e non «dal deputato Testa Federico», come stampato.