XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di giovedì 13 novembre 2008

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 13 novembre 2008.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Amici, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, De Biasi, Donadi, Fitto, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Lo Monte, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Antonio Martino, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Molgora, Mura, Mussolini, Angela Napoli, Palumbo, Pescante, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Scajola, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Vitali, Vito.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta)

Albonetti, Alessandri, Alfano Angelino, Amici, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bongiorno, Boniver, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Donadi, Fitto, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Lo Monte, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Antonio Martino, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Molgora, Mura, Angela Napoli, Pescante, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Scajola, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Vitali, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

In data 12 novembre 2008 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
CATANOSO: «Autorizzazione alla sepoltura delle salme dei Re d'Italia Vittorio Emanuele III e Umberto II nel Pantheon in Roma» (1892);
LANDOLFI: «Modifica all'articolo 33 del codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, in materia di centrali di committenza per gli appalti pubblici degli enti locali i cui consigli sono stati sciolti per fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso» (1893);
ARGENTIN ed altri: «Inserimento dello studio della tecnica e della tecnologia atte al superamento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e privati nei programmi didattici delle scuole secondarie di secondo grado e nell'ambito degli insegnamenti impartiti presso le università» (1894);
DI PIETRO e PALOMBA: «Modifiche al titolo XI del libro quinto del codice civile concernenti la disciplina sanzionatoria in materia di false comunicazioni sociali e di altri illeciti societari» (1895);
CIRIELLI: «Modifica all'articolo 6 del decreto legislativo 28 febbraio 2001, n. 82, in materia di arruolamento per chiamata diretta nominativa nel ruolo deivolontari di truppa in servizio permanente in favore dei congiunti delle vittime del dovere» (1896);
CIRIELLI: «Modifiche all'articolo 9 della legge 23 agosto 2004, n. 226, in materia di incentivi per favorire il reclutamento di personale volontario nelle zone tipiche di reclutamento alpino» (1897);
ANGELA NAPOLI: «Istituzione del "Giorno del ricordo delle vittime del dovere"» (1898);
ZINZI ed altri: «Modifica all'articolo 28 della legge 4 maggio 1983, n. 184, in materia di accesso dell'adottato alle informazioni che lo riguardano» (1899);
PAGANO: «Disposizioni concernenti la trasparenza nei servizi del settore bancario e la tutela dei risparmiatori, nonché modifiche all'articolo 148-bis del testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, in materia di limiti al cumulo degli incarichi degli esponenti societari» (1900);
ZAMPA ed altri: «Delega al Governo e altre disposizioni per l'integrazione scolastica degli immigrati nonché a sostegno dell'educazione interculturale» (1901).

Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

La proposta di legge LUCIANO ROSSI ed altri: «Modifica all'articolo 1, comma 280, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, per promuovere e incentivare la ricerca» (1541) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Ciccioli, De Corato e Ventucci.

La proposta di legge MADIA ed altri: «Modifiche al codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di professioni dei beni culturali» (1614) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Froner.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
I Commissione (Affari costituzionali):
TASSONE ed altri: «Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di scioglimento dei consigli comunali e provinciali per fenomeni di infiltrazione mafiosa» (992) Parere delle Commissioni II, V, VI, VIII, XI, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
BOBBA ed altri: «Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 1967, n. 223, per l'attribuzione del diritto di elettorato attivo ai cittadini che hanno compiuto il sedicesimo anno di età, limitatamente alle elezioni comunali» (1078);
VILLECCO CALIPARI: «Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di scioglimento dei consigli comunali e provinciali per fenomeni di infiltrazione mafiosa» (1398) Parere delle Commissioni II, V, VI, VIII, XI, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
ANDREA ORLANDO ed altri: «Istituzione della "Giornata del riscatto nazionale" in ricordo delle azioni che, il 9 settembre 1943, diedero inizio alla Guerra di liberazione e al Secondo risorgimento italiano» (1503) Parere delle Commissioni V e VII.
II Commissione (Giustizia):
DI PIETRO ed altri: «Modifiche al codice di procedura penale e altre disposizioni per l'istituzione di squadre investigative comuni sovranazionali, in attuazione della decisione quadro n. 2002/465/GAI del Consiglio, del 13 giugno 2002» (1776) Parere delle Commissioni I, III, V e XIV;
DI PIETRO ed altri: «Modifiche al codice civile, concernenti le disposizioni penali in materia di società e consorzi» (1777) Parere delle Commissioni I e VI;
DI PIETRO ed altri: «Modifiche al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di revisione delle sentenze a seguito di pronunzia della Corte europea dei diritti dell'uomo» (1780) Parere delle Commissioni I, III e V;
MANCUSO ed altri: «Conferimento della qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria ai dirigenti veterinari del Servizio sanitario nazionale» (1798) Parere delle Commissioni I, V, XII, XIII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
NACCARATO: «Introduzione dell'articolo 340-bis del codice penale, concernente il reato di oltraggio a un pubblico ufficiale» (1816) Parere della I Commissione.
IV Commissione (Difesa):
SPECIALE e MAZZONI: «Istituzione di una speciale indennità pensionabile per i generali di corpo d'armata e gradi corrispondenti delle Forze armate e del Corpo della guardia di finanza» (1799) Parere delle Commissioni I, V e XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale).
VI Commissione (Finanze):
BORGHESI ed altri: «Modifica all'articolo 15 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di limite alle detrazioni per erogazioni liberali in favore dei partiti e dei movimenti politici» (1385) Parere delle Commissioni I e V;
CASSINELLI: «Modifica all'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, in materia di esigibilità dell'imposta sul valore aggiunto per le prestazioni di servizi effettuate nell'esercizio di arti e professioni» (1746) Parere delle Commissioni I, II, V, X e XIV.
VII Commissione (Cultura):
VOLONTÈ: «Incentivi per l'adozione di un abbigliamento scolastico uniforme» (1426) Parere delle Commissioni I, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
VIII Commissione (Ambiente):
FLUVI: «Delega al Governo per la disciplina dell'assicurazione a copertura dei rischi derivanti da calamità naturali» (1682) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
X Commissione (Attività produttive):
MAZZOCCHI ed altri: «Modifica all'articolo 2598 del codice civile, in materia di concorrenza sleale, e disposizioni per la repressione della contraffazione e dell'abusivismo commerciale» (218) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni) e XIV;
DOZZO: «Disposizioni per la rintracciabilità dei prezzi all'origine dei prodotti agro-alimentari, per l'accorciamento delle filiere e la valorizzazione dei prodotti locali, nonché modifiche al decreto legislativo 27 maggio 2005, n. 102, in materia di equa distribuzione del valore dei prodotti all'interno della filiera» (981) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), XIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Commissioni riunite II (Giustizia) e III (Affari esteri):
DI PIETRO ed altri: «Adesione della Repubblica italiana al Trattato concluso il 27 maggio 2005 tra il Regno del Belgio, la Repubblica federale di Germania, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, il Granducato di Lussemburgo, il Regno dei PaesiBassi e la Repubblica d'Austria, relativo all'approfondimento della cooperazione transfrontaliera, in particolare allo scopo di contrastare il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e la migrazione illegale (Trattato di Prüm). Istituzione della banca dati nazionale del DNA e del laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA. Delega al Governo per l'istituzione dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria» (1146) Parere delle Commissioni I, V, IX, XI, XII e XIV;
DI PIETRO ed altri: «Ratifica ed esecuzione della Convenzione internazionale per la repressione di atti di terrorismo nucleare, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 59/290 del 13 aprile 2005 e aperta alla firma a New York il 14 settembre 2005, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno» (1790) Parere delle Commissioni I, IV, V, VIII e X.

Trasmissione dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera in data 6 novembre 2008, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7, comma 4, del decreto legislativo 10 agosto 2007, n. 162, il rapporto annuale sulla sicurezza della circolazione dei treni e dell'esercizio ferroviario, relativo all'anno 2007 (doc. CCXI, n. 1), cui è allegata la prima relazione sull'attività svolta dall'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, relativa al periodo giugno-settembre 2008.

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla IX Commissione (Trasporti).

Annunzio di provvedimenti concernenti amministrazioni locali.

Il Ministero dell'interno, con lettere in data 8 novembre 2008, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, dei decreti del Presidente della Repubblica di scioglimento dei consigli comunali di Santa Brigida (Bergamo), Bianzè (Vercelli) e Chieve (Cremona).

Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Comunicazione di una nomina ministeriale.

Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con lettera in data 7 novembre 2008, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 9 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, della conferma dell'avvocato Giandonato Morra a commissario straordinario dell'Ente parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Tale comunicazione è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente).

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: DISPOSIZIONI PER LA FORMAZIONE DEL BILANCIO ANNUALE E PLURIENNALE DELLO STATO (LEGGE FINANZIARIA 2009) (A.C. 1713)

A.C. 1713 - Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

La Camera,
premesso che:
per garantire il consolidamento della spesa ed il risparmio per i conti pubblici è necessario contenere le spese a sostegno dell'editoria,

impegna il Governo

a ridefinire le caratteristiche delle aziende ammissibili ai contributi a sostegno dell'editoria, fermo restando i limiti di contenimento previsti nel disegno di legge finanziaria in esame secondo i seguenti criteri:
1) stabilire uguali diritti ed uguali requisiti per tutte le cooperative editoriali sulla base di quanto previsto per le cooperative di giornalisti dalla legge n. 416 del 1981, confermando, nel contempo, il carattere di diritto soggettivo dei contributi pubblici;
2) introdurre un nuovo criterio aggiuntivo ai fini dell'assegnazione dei contributi che sia legato al numero dei giornalisti dipendenti;
3) limitare lo sconto per le vendite in blocco al 50 per cento del prezzo indicato in copertina;
4) prevedere, tra i requisiti per l'accesso ai contributi, la presenza delle testate quotidiane nelle edicole del territorio di riferimento, per almeno il 30 per cento delle stesse nel caso di giornali nazionali ed in almeno il 45 per cento per i giornali locali;
5) riformare le norme sulle agevolazioni postali, stabilendo tetti e scaglioni, avendo riguardo per i soggetti più deboli;
6) riservare i contributi diretti ed i contributi indiretti per le spedizioni postali esclusivamente a coloro che non distribuiscono utili;
7) prevedere un sostegno per la crescita degli abbonamenti nelle varie forme;
8) destinare una quota di almeno il 10 per cento della pubblicità istituzionale all'editoria cooperativa e no profit.
9/1713/1. Scandroglio, Cassinelli, Biasotti, Mondello.

La Camera,
premesso che:
per garantire il consolidamento della spesa ed il risparmio per i conti pubblici è necessario contenere le spese a sostegno dell'editoria,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di ridefinire le caratteristiche delle aziende ammissibili aicontributi a sostegno dell'editoria, fermo restando i limiti di contenimento previsti nel disegno di legge finanziaria in esame secondo i seguenti criteri:
1) stabilire uguali diritti ed uguali requisiti per tutte le cooperative editoriali sulla base di quanto previsto per le cooperative di giornalisti dalla legge n. 416 del 1981, confermando, nel contempo, il carattere di diritto soggettivo dei contributi pubblici;
2) introdurre un nuovo criterio aggiuntivo ai fini dell'assegnazione dei contributi che sia legato al numero dei giornalisti dipendenti;
3) limitare lo sconto per le vendite in blocco al 50 per cento del prezzo indicato in copertina;
4) prevedere, tra i requisiti per l'accesso ai contributi, la presenza delle testate quotidiane nelle edicole del territorio di riferimento, per almeno il 30 per cento delle stesse nel caso di giornali nazionali ed in almeno il 45 per cento per i giornali locali;
5) riformare le norme sulle agevolazioni postali, stabilendo tetti e scaglioni, avendo riguardo per i soggetti più deboli;
6) riservare i contributi diretti ed i contributi indiretti per le spedizioni postali esclusivamente a coloro che non distribuiscono utili;
7) prevedere un sostegno per la crescita degli abbonamenti nelle varie forme;
8) destinare una quota di almeno il 10 per cento della pubblicità istituzionale all'editoria cooperativa e no profit.
9/1713/1.(Testo modificato nel corso della seduta).Scandroglio, Cassinelli, Biasotti, Mondello, Aprea.

La Camera,
premesso che:
la legge 24 febbraio 2005, n. 34, e il decreto legislativo 28 giugno 2005, n. 139, hanno istituito, dal 1o gennaio 2008, l'Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, che ha unificato l'Ordine dei dottori commercialisti e l'Ordine dei ragionieri e periti commerciali;
il legislatore del 2005 aveva auspicato l'unificazione della Cassa nazionale di previdenza e assistenza a favore dei dottori commercialisti e della Cassa nazionale di previdenza e assistenza a favore dei ragionieri e periti commerciali, istituite per la tutela previdenziale e assistenziale obbligatoria, rispettivamente, dei dottori commercialisti e dei ragionieri e periti commerciali, delegando il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi recanti misure volte a sostenere l'iniziativa dei competenti organi di amministrazione delle Casse finalizzata all'unificazione (articolo 4 della legge n. 34 del 2005);
il termine previsto per l'adozione dei decreti legislativi è spirato in data 31 marzo 2007 senza che il Governo esercitasse la delega, a causa della mancata adozione, da parte dei competenti organi delle due Casse, di un progetto di unificazione;
con l'avvenuta unificazione degli ordini e la mancata unificazione delle Casse si è determinata la situazione paradossale di un unico ordine professionale con due casse di previdenza obbligatoria;
l'articolo 1, comma 36, della legge 23 agosto 2004, n. 243 (cosiddetta «legge Maroni»), ha previsto la possibilità, per gli enti di diritto privato di cui ai decreti legislativi 30 giugno 1994, n. 509, e 10 febbraio 1996, n. 103, di accorparsi fra loro, nonché di includere altre categorie professionali similari di nuova istituzione che dovessero risultare prive di una protezione previdenziale pensionistica; l'azione del Parlamento e del Governo è stata quindi ispirata dalla consapevolezza della necessità di non consentire la nascita di nuove casse di previdenza per i liberi professionisti e di favorire, al contrario, l'aggregazione di quelle già esistenti;
tale consapevolezza è stata condivisa dalla Commissione parlamentare dicontrollo sulle attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale che, nel «Rapporto sugli enti previdenziali pubblici e privati» del 2006, ha individuato nelle caratteristiche della monocategorialità e della ristrettezza della popolazione amministrata i maggiori rischi di tenuta del sistema;
la situazione determinatasi in materia previdenziale per l'Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili è quindi in contrasto con una corretta logica in materia di previdenza obbligatoria e genera incertezza sul futuro previdenziale e sugli obblighi contributivi degli iscritti al nuovo Ordine dal 1o gennaio 2008;
le due Casse, nel corso del confronto finalizzato a verificare i presupposti per la redazione di un progetto di unificazione, hanno ciascuna espresso valutazioni assolutamente differenti sulle prospettive di equilibrio a lungo termine dell'altra Cassa. Nel corso del confronto, la Cassa ragionieri ha avanzato la proposta di scambio delle rispettive basi dati, ai fini della verifica delle prospettive di lungo periodo di entrambe, mentre la Cassa dottori commercialisti ha espresso un diverso avviso; anche la proposta della Cassa ragionieri di nominare un soggetto terzo, un advisor autorevole e competente, scelto di comune accordo, cui affidare la verifica dei bilanci e dei bilanci tecnici delle due Casse o, meglio, di affidamento all'allora Ministero del lavoro e della previdenza sociale, organo politico e tecnico che esercita anche le funzioni di vigilanza sugli enti previdenziali, non è stata condivisa dalla Cassa dottori commercialisti; entrambe le proposte sono state portate a conoscenza del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali;
l'analisi dei bilanci tecnici delle due Casse evidenzia la necessità, per la Cassa dottori commercialisti, di utilizzare i contributi di tutti i nuovi iscritti per mantenere l'equilibrio di lungo periodo, ponendo in tal modo una seria ipoteca sulla possibilità di garantire, ai nuovi iscritti, prestazioni pensionistiche adeguate; mentre, al contrario, la Cassa ragionieri ha adottato una riforma che consente di accantonare, a favore dei giovani iscritti, tutti i contributi che gli stessi versano;
le nuove norme in materia di bilanci tecnici possono consentire una valutazione più convincente delle situazioni delle due Casse in questione,

impegna il Governo

ad adottare opportune iniziative per realizzare, tramite la partecipazione attiva dei soggetti interessati, l'unificazione della Cassa nazionale di previdenza e assistenza a favore dei dottori commercialisti e della Cassa nazionale di previdenza e assistenza a favore dei ragionieri e periti commerciali.
9/1713/2. Cazzola, Raisi.

La Camera,
premesso che:
i professionisti privi di cassa previdenziale autonoma sono obbligati all'iscrizione alla Gestione separata presso l'INPS istituita ai sensi dell'articolo 2 comma 26 della legge n. 335 del 1995;
in tale Gestione separata sono inclusi anche i collaboratori a progetto e coordinati continuativi, i lavoratori iscritti ad altre forme di previdenza obbligatoria nonché i pensionati che continuano a lavorare con un rapporto di collaborazione;
gli oltre 200.000 professionisti attualmente iscritti alla Gestione separata dell'INPS hanno esigenze e peculiarità evidentemente differenti dai lavoratori parasubordinati;
i redditi dei suddetti professionisti sono assoggettati ad una aliquota contributiva che ha raggiunto nel corso dell'anno 2008 il 24 per cento a cui va aggiunto il contributo di maternità: percentualeche è pari a più del doppio di quella applicata ai professionisti dotati di cassa previdenziale autonoma;
le giuste garanzie previste per i lavoratori parasubordinati, non possono essere applicate con i medesimi criteri ai professionisti per tipologia di reddito e per modalità di svolgimento della loro attività;
sono previste differenti aliquote contributive a carico delle diverse figure professionali iscritte alla citata gestione,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di distinguere la tipologia dei professionisti con partita IVA da quella dei collaboratori in via esclusiva e delle altre figure iscritte alla citata Gestione, a partire dalla fissazione delle relative aliquote contributive nel caso di ulteriori disposizioni di incremento delle stesse.
9/1713/3. Raisi, Cazzola, Della Vedova, Vincenzo Fontana, Antonino Foti, Di Biagio.

La Camera,
premesso che:
le Casse istituite ai sensi del decreto legislativo n. 103 del 1996 non possono aumentare il contributo integrativo secondo le procedure di legge, come è riconosciuto alle Casse istituite ai sensi del decreto legislativo n. 509 del 1994, alle quali la normativa di riferimento riconosce un'ampia autonomia in materia, avendo gli organi amministrativi e di indirizzo la facoltà di deliberare un'integrazione della percentuale del contributo integrativo, previa approvazione degli organi istituzionali di controllo e vigilanza;
tale possibilità, riconosciuta alle Casse istituite al sensi del, decreto legislativo n. 509 del 1994, è invece preclusa agli enti di previdenza privatizzati di cui al citato decreto legislativo n. 103 del 1996, nonostante gli scopi e le finalità previdenziali e assistenziali siano in tutto e per tutto identiche;
l'introduzione di una modifica normativa in tal senso, a carattere solidaristico, si giustifica per tutto il sistema previdenziale privatizzato in considerazione dell'assenza di qualsiasi intervento della finanza pubblica sulla sostenibilità degli enti gestori,

impegna il Governo

ad adottare opportune iniziative per la modifica del limite normativo stabilito che fissa l'aliquota percentuale del contributo integrativo nell'attuale 2 per cento del fatturato lordo, rimettendo la determinazione della percentuale all'autonomia anche delle singole casse ed enti di previdenza interessati.
9/1713/4. Di Biagio, Cazzola, Della Vedova, Vincenzo Fontana.

La Camera,
premesso che:
l'ippodromo di Merano è il principale ippodromo d'Italia per corse ad ostacoli la cui costruzione risale agli anni '30. Per quanto sia ancora uno dei più belli d'Europa la sua struttura necessita di interventi urgenti anche al fine di adeguarlo alle attuali esigenze;
in data 1o agosto 2007 veniva sottoscritto il protocollo d'intesa tra il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, l'UNIRE, la provincia di Bolzano e il comune di Merano con il quale le parti concordavano di avviare i lavori di ristrutturazione dell'impianto. In merito al finanziamento dei lavori pari a 25 milioni di euro le parti convenivano che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali doveva reperire i fondi necessari per finanziare, tramite l'UNIRE, le opere fino alla concorrenza di 6,5 milioni di eurocirca. Gli enti locali si impegnavano a finanziare la residua quota di 15 milioni di euro;
l'importo di competenza del Ministero veniva recepito, con un emendamento in Commissione Bilancio al disegno di legge finanziaria per il 2008 (A.C. 3256, emendamento Tab. A.68), tra i fondi destinati al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ed elevato da 6,5 milioni a 7,5 milioni di euro (2,5 milioni dal 2008 al 2010);
in data 20 febbraio 2008 veniva sottoscritto un accordo integrativo nel quale il Ministero si impegnava a destinare i 7,5 milioni previsti in finanziaria a proprio favore e l'UNIRE ribadiva l'impegno a riattivare il fondo investimenti 2000 e a liquidare all'ippodromo di Merano-Maia i finanziamenti;
in virtù dell'accordo integrativo già firmato a febbraio 2008 il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, ha nel frattempo disposto il decreto interministeriale di ripartizione degli stanziamenti del 2008 a favore di enti, istituti, fondazioni, associazioni e altri organismi di cui all'articolo 1, comma 43, della legge n. 549 del 1995, stanziando 2 milioni di euro in luogo dei 2,5 previsti;
Il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ha più volte dichiarato di voler mantenere fermi gli impegni presi dal Ministero, in occasione del disegno di legge finanziaria attualmente in esame,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di destinare adeguate risorse per la ristrutturazione dell'ippodromo di Maia, e ad adottare le misure necessarie per mantenere gli impegni già assunti dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
9/1713/5.(Testo corretto)Zeller, Brugger, Holzmann, Di Centa, Gnecchi, Fugatti, Biancofiore.

La Camera,
premesso che:
il Programma del Partito della Libertà prevede una graduale e progressiva tassazione separata dei redditi da locazione;
l'attuazione di tale intervento avrebbe il pregio di rispondere ad esigenze sociali quanto mai sentite in questo momento storico, quali una maggiore disponibilità di immobili ad uso abitativo e di incentivare la mobilità territoriale e sociale per intere categorie (universitari e dipendenti dello Stato, in primo luogo);
tale intervento interessa un settore in cui pare necessario incentivare l'emersione di contratti illegali nonché il ripristino della redditività,

impegna il Governo

ad adottare iniziative volte a che il canone di locazione risultante dai contratti agevolati e dai contratti per studenti universitari (di cui all'articolo 5 della legge 9 dicembre 1998, n. 431) sia assoggettato ad una imposta con aliquota sostitutiva del 18 per cento, prevedendo che il canone non concorra alla determinazione del reddito complessivo anche ai fini dell'applicazione delle addizionali all'imposta sul reddito delle persone fisiche (di cui al decreto legislativo 28 settembre 1998, n. 360 e successive modificazioni);
a ripensare complessivamente, coerentemente alla premessa svolta nel presente ordine del giorno, l'applicazione di una imposta sostitutiva a cedolare secca su tutte le altre tipologie di canoni di locazione per uso abitativo.
9/1713/6. Ravetto, Toccafondi.

La Camera
premesso che:
è radicata, nel nostro Paese, la consapevolezza che la montagna non è solo un problema, di residualità o dimarginalità, ma è una questione nazionale che deve essere affrontata da tutti i punti di vista, compreso quello delle risorse nel bilancio dello Stato;
il Trattato di Lisbona elenca, fra gli obiettivi comuni dei Paesi membri, la promozione della coesione territoriale ponendola sullo stesso piano di quella economica e sociale e, in occasione della ratifica del Trattato, il Governo ha accolto l'ordine del giorno n. 9/1519/10 a firma Froner, Quartiani, che lo impegna a tener adeguatamente conto delle esigenze delle zone di montagna;
la finanziaria 2008 ha rifinanziato per 50 milioni nel 2009 e nel 2010 il Fondo per la montagna, ma a seguito del taglio apportato dal decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, il Fondo per la montagna presenta una dotazione di 39,5 milioni per il 2009;
il comma 6-bis dell'articolo 76 del citato decreto-legge n. 112 del 2008 riduce altresì di trenta milioni di euro per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011 i trasferimenti erariali a favore delle comunità montane. Ma in sede di approvazione della legge di conversione del decreto n. 112, il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/1386/80 a firma Quartiani, Vannucci che, in considerazione delle pesanti ripercussioni che questi tagli avrebbero comportato sulla qualità e quantità dei servizi erogati ai cittadini in area montana, lo invita a restituire i 90 milioni di euro alla montagna italiana già con la finanziaria 2009, alimentando il Fondo della montagna di cui alla legge n. 97 del 1994,

impegna il Governo

ad onorare gli impegni assunti adottando urgentemente ulteriori iniziative legislative per rifinanziare il Fondo della montagna.
9/1713/7. Froner, Quartiani.

La Camera
premesso che:
è radicata, nel nostro Paese, la consapevolezza che la montagna non è solo un problema, di residualità o di marginalità, ma è una questione nazionale che deve essere affrontata da tutti i punti di vista, compreso quello delle risorse nel bilancio dello Stato;
il Trattato di Lisbona elenca, fra gli obiettivi comuni dei Paesi membri, la promozione della coesione territoriale ponendola sullo stesso piano di quella economica e sociale e, in occasione della ratifica del Trattato, il Governo ha accolto l'ordine del giorno n. 9/1519/10 a firma Froner, Quartiani, che lo impegna a tener adeguatamente conto delle esigenze delle zone di montagna;
la finanziaria 2008 ha rifinanziato per 50 milioni nel 2009 e nel 2010 il Fondo per la montagna, ma a seguito del taglio apportato dal decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, il Fondo per la montagna presenta una dotazione di 39,5 milioni per il 2009;
il comma 6-bis dell'articolo 76 del citato decreto-legge n. 112 del 2008 riduce altresì di trenta milioni di euro per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011 i trasferimenti erariali a favore delle comunità montane. Ma in sede di approvazione della legge di conversione del decreto n. 112, il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/1386/80 a firma Quartiani, Vannucci che, in considerazione delle pesanti ripercussioni che questi tagli avrebbero comportato sulla qualità e quantità dei servizi erogati ai cittadini in area montana, lo invita a restituire i 90 milioni di euro alla montagna italiana già con la finanziaria 2009, alimentando il Fondo della montagna di cui alla legge n. 97 del 1994,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di onorare gli impegni assunti adottando urgentementeulteriori iniziative legislative per rifinanziare il Fondo della montagna.
9/1713/7.(Testo modificato nel corso della seduta).Froner, Quartiani, Vannucci, Caparini.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 9, comma 5, della legge 11 marzo 1988, n. 67, ha introdotto riduzioni contributive a favore dei datori di lavoro agricoli operanti nei territori montani e nelle zone agricole svantaggiate;
il successivo comma 6 dello stesso articolo 9 recita: «Per i calcoli delle agevolazioni di cui al comma 5 non si tiene conto delle fiscalizzazioni previste dai commi 5 e 6 dell'articolo 1 del decreto-legge 30 dicembre 1987, n. 536»;
il comma 6 dell'articolo 1 del decreto-legge 30 dicembre 1987, n. 536, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 febbraio 1988, n. 48, estende alla generalità dei datori di lavoro del settore agricolo la fiscalizzazione degli oneri sociali, attraverso una riduzione dei contributi di malattia;
la circolare INPS sancisce la non cumulabilità tra la legge n. 67 del 1988 e il decreto-legge n. 536 del 1997;
nella legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008) è stata inserita, attraverso un emendamento sostenuto dalle forze politiche di maggioranza ed opposizione, una disposizione (articolo 2, comma 506) che prevede la restituzione delle somme dovute «nella misura del 100 per cento, senza il pagamento delle eventuali sanzioni, con possibilità di rateizzazione fino a venti rate annuali con versamento degli interessi legali. Per i soggetti opponenti che, in pendenza di giudizio, abbiano già anticipato il pagamento all'INPS dei contributi oggetto di contenzioso, è riconosciuto un credito previdenziale pari al 40 per cento delle somme versate all'INPS maggiorato degli interessi legali maturati dal momento del pagamento all'INPS fino alla data di entrata in vigore della presente legge»;
tale formulazione, il cui sostegno unanime dimostra la ampia e condivisa volontà del Parlamento, rispondeva quindi alla duplice esigenza di recuperare risorse pubbliche e di consentire alle imprese coinvolte nei contenziosi in atto di far fronte agli impegni economici senza enormi difficoltà;
nonostante la volontà del legislatore, l'INPS, attraverso recenti comunicazioni continua ad interpretare diversamente tale disposizione procedendo al recupero della somme dovute in una unica soluzione,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative affinché si modifichi l'eccessivo irrigidimento dell'INPS nei confronti degli imprenditori agricoli operanti nei territori montani e nelle zone agricole svantaggiate anche attraverso una norma interpretativa che dia applicazione certa alla norma prevista nella legge finanziaria per il 2008 includendo fra i «contenziosi» non solo i contenziosi per i quali i giudizi di merito siano ancora pendenti, ma anche quelli per i quali le procedure di recupero siano state avviate o siano ancora da avviarsi da parte dell'INPS a seguito di procedimenti iniziati entro il 31 dicembre 2007 e oramai conclusi con sentenze passate in giudicato.
9/1713/8. Cenni, Ceccuzzi, Zucchi, Goisis, Toccafondi, Fugatti, Alessandri, Togni, Bragantini, Pastore, Bitonci, Vannucci, Beccalossi, Paolo Russo, Faenzi, Biava.

La Camera,
premesso che,
il quadro economico e finanziario si presenta disarmonico e squilibrato a fronte di una situazione internazionale che ha sconvolto i sistemi economici, le sorti del capitale investito, le risorse delrisparmio, ha reso incerta l'erogazione di flussi creditizi e ha frenato le politiche di investimento e i livelli di produzione;
la realtà del Mezzogiorno che talvolta viene presentata dalla polemica politica in maniera distorta accentuando la marginalità e rinviando sine die una complessiva politica di sviluppo e di rilancio degli apparati produttivi a partire dal settore primario fortemente debilitato da carenza di risorse per lo sviluppo rurale e per la difesa dei comparti agro-alimentari, non trascurando la fragilità delle piccole e medie imprese falcidiate dai gravosi oneri creditizi, vive una stagione di profonda afasia istituzionale e una recessione economico-produttiva sempre più acuta,

impegna il Governo

ad adottare, nel quadro dei fondi previsti dalla «legge obiettivo», delle risorse europee, delle poste finanziarie per l'incentivazione, già definite dalle leggi collegate alla finanziaria, approvate o approvande, un Piano strategico per il Sud del Paese, in particolare per la Campania interna (Sannio ed Irpinia), che affronti con ogni urgenza le opere dell'alta capacità, la grande viabilità interprovinciale e interregionale, il completamento della ricostruzione sismica afferente alla legge n. 219 del 1981 e successive modificazioni.
9/1713/9. Mario Pepe (PD).

La Camera,
premesso che:
la realizzazione dei grandi assi di collegamento, dei corridoi paneuropei e delle loro diramazioni e trasversali peninsulari, nonché dei collegamenti transalpini riveste notevole importanza per lo sviluppo economico del Paese;
la legge 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finanziaria 2006), al comma 78 dell'articolo 1, ha autorizzato un contributo annuale di 200 milioni di euro per quindici anni a decorrere dall'anno 2007 per una serie di interventi infrastrutturali, tra i quali viene ricompresa l'opera di completamento del «sistema accessibilità Valcamonica, strada statale 42 - del Tonale e della Mendola», in una misura non inferiore allo 0,5 per cento delle risorse disponibili,

impegna il Governo

al completamento dei lavori di ammodernamento della strada statale 42 del Tonale e della Mendola.
9/1713/10. Caparini, Sanga, Stucchi, Consiglio.

La Camera,
premesso che:
con una norma approvata nel corso dell'esame dell'AC 1441-quater, recante delega al Governo in materia di lavori usuranti e di riorganizzazione di enti, misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro, collegato alla legge finanziaria, è stata riconosciuta la «specificità» delle funzioni svolte dal personale delle Forze di polizia ad ordinamento civile e militare, delle Forze Armate e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
la disciplina attuativa dei principi e degli indirizzi della norma sopra citata dovrà essere definita con successivi provvedimenti legislativi, con i quali si provvede altresì a stanziare le occorrenti risorse finanziarie;
tale previsione normativa costituisce un limite alla possibilità di dare concreta attuazione, con tempestività e con modalità soddisfacenti, ai contenuti con cui realizzare un riconoscimento pieno della «specificità»,

impegna il Governo

ad assumere ogni iniziativa utile a:
garantire risorse finanziarie adeguate al riconoscimento della «specificità» negli stanziamenti destinati ai rinnovi contrattuali;
ricondurre nell'ambito dei procedimenti di contrattazione e concertazione con cui vengono definiti i contenuti economici e normativi del rapporto di impiego del personale interessato i provvedimenti con cui riconoscere la specificità;
prevedere a tal fine uno specifico procedimento di contrattazione e concertazione da svolgersi tra i Ministri della difesa, dell'interno, dell'economia e delle finanze, delle infrastrutture e dei trasporti e le organizzazioni sindacali, le sezioni e le articolazioni del COCER, rappresentative del personale titolare della qualità giuridica della specificità, funzionalmente dipendente da ciascun ministero.
9/1713/11. Villecco Calipari, Garofani, Rugghia, Beltrandi, Fioroni, Gaglione, Giacomelli, Laganà Fortugno, La Forgia, Migliavacca, Mogherini Rebesani, Recchia, Rosato, Sereni, Tocci, Vico, Monai.

La Camera,
premesso che:
con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nonché con i disegni di legge finanziaria e di bilancio, vengono disposte riduzioni di fondi destinati al reclutamento dei volontari pari al 7 per cento per l'anno 2009 e al 40 per cento a decorrere dall'anno 2010, con la precisazione che da queste misure dovranno conseguire economie di spesa per un importo non inferiore a 304 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010;
queste misure comportano, insieme alla riduzione dei nuovi arruolamenti, anche il mancato trattenimento di soldati che sono già nelle Forze Armate da 5-6 anni e che quindi, contro ogni loro legittima aspettativa, potrebbero essere congedati dopo aver prestato, con merito, servizio in Italia e all'estero;
nelle norme sopra richiamate sono contenute disposizioni per il blocco del turn over nelle pubbliche amministrazioni che se applicato anche alle Forze armate e alle Forze di Polizia a ordinamento civile e militare causerebbe conseguenze decisamente negative sugli organici di questi corpi, e sui destini e sulle legittime aspettative del personale, in aperta contraddizione con le esigenze organiche di questi stessi corpi,

impegna il Governo

ad assumere ogni misura utile a garantire la continuità del rapporto di servizio dei volontari delle Forze Armate richiamati o trattenuti;
a dare concreta attuazione al transito dei volontari aventi diritto nelle Forze di Polizia ad ordinamento civile e militare;
a dare concreta attuazione alle assunzioni di personale necessario alle Forze Armate e alle Forze di Polizia ad ordinamento civile e militare, prescindendo dal turn over.
9/1713/12. Rugghia, Villecco Calipari, Garofani, Beltrandi, Fioroni, Gaglione, Giacomelli, Laganà Fortugno, La Forgia, Migliavacca, Mogherini Rebesani, Recchia, Rosato, Sereni, Tocci, Vico.

La Camera,
premesso che:
con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nonché con i disegni di legge finanziaria e di bilancio, vengono disposte riduzioni di fondi destinati al reclutamento dei volontari pari al 7 per cento per l'anno 2009 e al 40 per cento a decorrere dall'anno 2010, con la precisazione che da queste misure dovranno conseguire economie di spesa per un importo non inferiore a 304 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010;
queste misure comportano, insieme alla riduzione dei nuovi arruolamenti, anche il mancato trattenimento di soldati che sono già nelle Forze Armate da 5-6 anni e che quindi, contro ogni loro legittimaaspettativa, potrebbero essere congedati dopo aver prestato, con merito, servizio in Italia e all'estero;
nelle norme sopra richiamate sono contenute disposizioni per il blocco del turn over nelle pubbliche amministrazioni che se applicato anche alle Forze armate e alle Forze di Polizia a ordinamento civile e militare causerebbe conseguenze decisamente negative sugli organici di questi corpi, e sui destini e sulle legittime aspettative del personale, in aperta contraddizione con le esigenze organiche di questi stessi corpi,

impegna il Governo

ad assumere ogni misura utile a garantire la continuità del rapporto di servizio dei volontari delle Forze Armate richiamati o trattenuti;
a dare concreta attuazione al transito dei volontari aventi diritto nelle Forze di Polizia ad ordinamento civile e militare;
a dare concreta attuazione alle assunzioni di personale necessario alle Forze Armate e alle Forze di Polizia ad ordinamento civile e militare.
9/1713/12.(Testo modificato nel corso della seduta).Rugghia, Villecco Calipari, Garofani, Beltrandi, Fioroni, Gaglione, Giacomelli, Laganà Fortugno, La Forgia, Migliavacca, Mogherini Rebesani, Recchia, Rosato, Sereni, Tocci, Vico.

La Camera,
premesso che:
con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nonché con i disegni di legge finanziaria e di bilancio è definita, nell'ambito delle risorse assegnate al Ministero della difesa, la quota parte da destinare alla sicurezza pubblica;
tali risorse risultano, nel settore personale, totalmente assorbite dai costi relativi al rinnovo contrattuale 2006-2007;
nel settore dell'esercizio le risorse risultano inferiori a quelle disponibili per l'esercizio finanziario 2008 e quindi inadeguate a garantire le esigenze di regolare funzionamento dell'Arma dei Carabinieri, nonostante l'opera di razionalizzazione - organizzativa e gestionale - già realizzata nel corso degli ultimi esercizi finanziari, che non lascia ulteriori margini al recupero di risorse;
anche nel settore dell'investimento le risorse disponibili risultano inferiori a quelle assegnate nell'esercizio finanziario 2008,

impegna il Governo

ad assumere ogni iniziativa utile a garantire la piena attuazione degli ordinari programmi di rinnovamento e potenziamento dell'Arma dei Carabinieri.
9/1713/13. Migliavacca, Rosato, Villecco Calipari, Garofani, Rugghia, Beltrandi, Fioroni, Gaglione, Giacomelli, Laganà Fortugno, La Forgia, Mogherini Rebesani, Recchia, Sereni, Tocci, Vico.

La Camera
premesso che,
nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria per il 2009, sono state avanzate proposte di attuazione e modifica relative alla normativa sulle provvidenze alle vittime del terrorismo;
tali proposte sono il risultato di sintesi degli incontri che le associazioni delle vittime del terrorismo e dei loro familiari hanno avuto con rappresentanti del precedente Governo e dell'attuale presso la Presidenza del Consiglio dei ministri;
nello specifico, si tratta dell'attuazione di norme pensionistiche agevolative, e corresponsioni di trattamenti di fine rapporto, per i già pensionati al 26 agosto 2004 prevedendo anche congrui riadeguamenti delle basi di calcolo, prevedendo nel contempo per tutti i pensionati criteri semplificati, procedure accelerate di erogazione erestituzioni fiscali; della completa estensione dei diversi benefici riconosciuti ai familiari delle vittime decedute ai familiari degli invalidi, l'equiparazione dei familiari delle vittime dal punto di vista del riconoscimento dei diritti, a prescindere dalla data in cui si sono verificati gli eventi terroristici; il riconoscimento di uno speciale assegno integrativo di 500 euro mensili per le vittime, con invalidità oltre il 50 per cento e che non abbiano una posizione assicurativa obbligatoria diretta; la riliquidazione delle provvidenze sulla base dei valori nominali previsti dalle nuove e vecchie norme, per superare lo stato di incertezza prodotto da sentenze di orientamento diverso; la rivalutazione delle percentuali di invalidità in sede di aggravamento con la valutazione anche del danno biologico e morale con la determinazione di una percentuale onnicomprensiva pari al raddoppio della percentuale di invalidità riscontrata in sede di aggravamento fisico; valutazione della percentuale del danno con il riconoscimento del principio del nesso causale con l'atto terroristico salvo prova contraria, per le patologie anche successivamente riscontrate; l'adeguamento annuale delle pensioni alle retribuzioni dei lavoratori in attività da applicarsi dalla data del pensionamento anche prima dell'entrata in vigore della legge, stabilendo nel contempo congrui criteri di rivalutazione semplificati su base annuale per tutte le categorie dei pensionati dopo il 26 agosto 2004; il rimborso delle spese sanitarie private per le patologie invalidanti agli invalidi in percentuale pari o superiore al 25 per cento; il patrocinio delle vittime a totale carico dello Stato con pagamento al patrocinatore del valore tariffario medio tra valori tariffari massimi e minimi applicabili alla singola causa; la soppressione di ogni termine per la costituzione in giudizio della vittima; il congelamento dei requisiti in vigore al 31 dicembre 2007, per la pensione di anzianità e vecchiaia stabiliti dai singoli enti pensionistici,

impegna il Governo

a considerare tali proposte nei prossimi provvedimenti di bilancio che saranno all'attenzione del Parlamento, per rispettare gli impegni assunti con le associazioni delle vittime del terrorismo e dare finalmente soluzione a situazioni decorrenti dal 1961 e dare definitiva attuazione a leggi inattuate ed a problemi che da troppo tempo sono all'attenzione del Parlamento.
9/1713/14. Rossa, Lenzi, Osvaldo Napoli, D'Antona, Scandroglio, Santelli.

La Camera,
premesso che:
negli ultimi anni l'andamento del settore turistico è stato contraddistinto da una crescente difficoltà, come dimostra il passaggio del nostro Paese dal primo al quinto posto a livello mondiale per ingressi turistici;
l'indagine conoscitiva, svolta nel 2007, dalla Commissione attività produttive della Camera ha individuato numerosi punti di sofferenza fra i quali, oltre ai problemi della governance, all'incompleta attuazione della legge sul turismo del 2001, all'insufficenza della promozione turistica, alle difficoltà nella formazione del personale, vi è da annoverare la carenza nella qualificazione e nell'ammodernamento delle strutture;
la legge finanziaria per l'anno 2007 ha previsto, per il triennio 2007-2009, una serie di misure volte a favorire la ripresa e 1'ammodernamento del settore turistico (rifinanziamento del Fondo nazionale per il cofinanziamento di interventi regionali, autorizzazione di spesa di 10 milioni di euro annui per il sostegno del settore, stanziamento di 48 milioni di euro annui per il triennio 2007-2009 per incentivare l'adeguamento dell'offerta delle imprese turistico-ricettive);
il disegno di legge finanziaria per l'anno 2009, che non rinnova alcuna misura per il settore turistico, prevede la proroga per l'anno 2011 della normativa relativa alla detrazione IRPEF delle spese sostenute per interventi di recupero delpatrimonio edilizio, il cui termine attuale di applicazione è fissato al 31 dicembre 2010,

impegna il Governo

ad adottare iniziative legislative che prevedano, a decorrere dal 1o gennaio 2009, l'applicazione di detrazioni fiscali delle spese sostenute per il recupero del patrimonio edilizio anche a favore dei proprietari delle strutture turistico-ricettive, siano essi società di persone o società di capitali.
9/1713/15. Marchioni, Brandolini, Marchi, Vannucci, Caparini.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge in esame opera un drastico taglio delle risorse destinate alla cooperazione allo sviluppo, di oltre 500 milioni di euro, rispetto alle previsioni assestate del 2008, portando gli aiuti pubblici allo sviluppo (APS) sulla soglia di un esiguo 0,1 per cento del prodotto nazionale lordo;
tale ridimensionamento rischia di collocare l'Italia in una posizione di inadempienza rispetto agli impegni assunti a livello internazionale, che prevedono di stanziare entro il 2010 lo 0,51 per cento quale tappa intermedia, per raggiungere lo 0,7 per cento per il 2015, e di produrre un pesante indebolimento della stessa credibilità del nostro Paese, soprattutto in considerazione delle prossime e importanti e scadenze, quali la Presidenza italiana del G8 nel 2009 e il perseguimento degli obiettivi per il millennio, tutte sfide strategiche che richiedono la predisposizione di programmi e di risorse economiche concrete;
lo stesso sottosegretario di Stato per gli affari esteri, in sede di esame del provvedimento presso la Commissione affari esteri e comunitari, ha sottolineato la necessità di incrementare l'impegno economico in favore della cooperazione allo sviluppo, prospettando come possibile soluzione, in considerazione dell'avvenuta riduzione degli stanziamenti alla cooperazione allo sviluppo apportati dalla manovra di finanza pubblica per il 2009, anche la restituzione dei crediti argentini recuperati dall'Italia;
il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, poi, in occasione di un'interrogazione svolta presso la Commissione affari esteri e comunitari della Camera a prima firma Barbi, ha altresì confermato che, qualora venisse raggiunta un'intesa tra il «Club di Parigi» e le autorità argentine sul rimborso del debito argentino, la parte relativa ai crediti di aiuto di tale debito farà rientro nel fondo rotativo e sarà disponibile per l'erogazione di nuovi crediti di aiuto;
l'articolo 6 della legge n. 49 del 1987, mediante l'istituzione, presso il Mediocredito centrale di un Fondo rotativo sul quale confluiscono crediti finanziari agevolati, prevede che gli stessi possano essere concessi per progetti e programmi di sviluppo rispondenti alle finalità della medesima legge n. 49 del 1987 e che i crediti di aiuto possano essere destinati, in particolare nei paesi a più basso reddito, anche al finanziamento di parte dei costi locali e di eventuali acquisti in paesi terzi di beni, inerenti ai progetti approvati, e per favorire l'accrescimento della cooperazione tra paesi in via di sviluppo;
il suddetto Fondo, destinato principalmente alla realizzazione di opere infrastrutturali mediante l'erogazione di crediti di aiuto, presenta spesso giacenze inutilizzate, la cui consistenza pur non essendo nella disponibilità del Parlamento è senz'altro in quella del Governo,

impegna il Governo

a prevedere che le risorse derivanti dalla restituzione del debito argentino e confluite nel suddetto Fondo rotativo, siano, ancorché in parte, indirizzate in favore degli aiuti pubblici allo sviluppo.
9/1713/16. Barbi.

La Camera,
premesso che:
la Corte costituzionale, con sentenza n. 387 del 1989, ha riconosciuto la natura risarcitoria/non reddituale delle pensioni privilegiate «tabellari» e dichiarato nel dispositivo l'illegittimità costituzionale dell'articolo 34, comma primo del decreto del Presidente e della Repubblica 29 settembre 1973, n. 601 (Disciplina delle agevolazioni tributarie) nella parte in cui non estende l'esenzione dall'imposta sul reddito delle persone fisiche alle pensioni privilegiate ordinarie tabellari spettanti ai militari di leva;
la Corte nella predetta sentenza, in particolare, riporta che «la natura non reddituale della pensione privilegiata ordinaria »militare tabellare«, del resto, è concordemente riconosciuta dalla giurisprudenza, ponendosi in risalto l'indifferenza di un preesistente trattamento economico di attività, e ravvisandosi il titolo preminente di detta pensione nella menomazione sofferta nell'adempimento di un obbligo legalmente imposto in attuazione dell'articolo 52 della Costituzione»;
dal ravvisato carattere non reddituale delle pensioni in esame discende la non assoggettabilita di esse, ai sensi dell'articolo 53 della Costituzione, all'imposta sul reddito delle persone fisiche alla stessa stregua di altre erogazioni di analoga natura (come le pensioni di guerra, espressamente considerate dall'articolo 34 del decreto del Presidente della Repubblica n. 601 del 1973 e le rendite vitalizie erogate dall'I.N.A.I.L. alle vittime di infortuni sul lavoro, alle quali l'amministrazione finanziaria ha esteso l'esenzione;
ne consegue, perciò, la dichiarazione di illegittimità costituzionale per violazione degli articoli 3 e 53 della Costituzione, dell'articolo 34, comma primo, del decreto del Presidente della Repubblica n. 601 del 1973, nella parte in cui non dichiara esenti dall'IRPEF le pensioni privilegiate ordinarie «militari tabellari» erogate ai militari che prestino servizio di leva;
pertanto, si rende giustizia in tal maniera alle pensioni privilegiate ordinarie del personale «di carriera», fermo restando che il nostro ordinamento giuridico riconosce varie esenzioni ed agevolazioni ad altri tipi di analoghe pensioni, a sussidi, a cespiti della stessa natura;
tuttavia continuano a sussistere difformità di trattamento per le pensioni privilegiate ordinarie concesse ai dipendenti civili e militari dello Stato di cui alla legge 29 aprile 1976, n. 177, che dovrebbero, a modifica della legislazione vigente, concorrere, ai fini dell'imponibile IRPEF, nella misura del 90 per cento,

impegna il Governo

alla luce anche dei predetti disposti costituzionali, a valutare tempestivamente di conferire carattere risarcitorio alle pensioni privilegiate ordinarie (integrate dall'aumento del decimo per l'invalidità) concesse ai dipendenti civili e militari dello Stato di cui all'articolo 1 (perequazione automatica delle pensioni) della legge 29 aprile 1976, n. 177, e fare sì che ai fini dell'imponibile IRPEF concorrano nella misura del 90 per cento annuo.
9/1713/17. Pelino.

La Camera,
premesso che:
la Corte costituzionale, con sentenza n. 387 del 1989, ha riconosciuto la natura risarcitoria/non reddituale delle pensioni privilegiate «tabellari» e dichiarato nel dispositivo l'illegittimità costituzionale dell'articolo 34, comma primo del decreto del Presidente e della Repubblica 29 settembre 1973, n. 601 (Disciplina delle agevolazioni tributarie) nella parte in cui non estende l'esenzione dall'imposta sul reddito delle persone fisiche alle pensioni privilegiate ordinarie tabellari spettanti ai militari di leva;
la Corte nella predetta sentenza, in particolare, riporta che «la natura non reddituale della pensione privilegiata ordinaria»militare tabellare«, del resto, è concordemente riconosciuta dalla giurisprudenza, ponendosi in risalto l'indifferenza di un preesistente trattamento economico di attività, e ravvisandosi il titolo preminente di detta pensione nella menomazione sofferta nell'adempimento di un obbligo legalmente imposto in attuazione dell'articolo 52 della Costituzione»;
dal ravvisato carattere non reddituale delle pensioni in esame discende la non assoggettabilita di esse, ai sensi dell'articolo 53 della Costituzione, all'imposta sul reddito delle persone fisiche alla stessa stregua di altre erogazioni di analoga natura (come le pensioni di guerra, espressamente considerate dall'articolo 34 del decreto del Presidente della Repubblica n. 601 del 1973 e le rendite vitalizie erogate dall'I.N.A.I.L. alle vittime di infortuni sul lavoro, alle quali l'amministrazione finanziaria ha esteso l'esenzione;
ne consegue, perciò, la dichiarazione di illegittimità costituzionale per violazione degli articoli 3 e 53 della Costituzione, dell'articolo 34, comma primo, del decreto del Presidente della Repubblica n. 601 del 1973, nella parte in cui non dichiara esenti dall'IRPEF le pensioni privilegiate ordinarie «militari tabellari» erogate ai militari che prestino servizio di leva;
pertanto, si rende giustizia in tal maniera alle pensioni privilegiate ordinarie del personale «di carriera», fermo restando che il nostro ordinamento giuridico riconosce varie esenzioni ed agevolazioni ad altri tipi di analoghe pensioni, a sussidi, a cespiti della stessa natura;
tuttavia continuano a sussistere difformità di trattamento per le pensioni privilegiate ordinarie concesse ai dipendenti civili e militari dello Stato di cui alla legge 29 aprile 1976, n. 177, che dovrebbero, a modifica della legislazione vigente, concorrere, ai fini dell'imponibile IRPEF, nella misura del 90 per cento,

impegna il Governo

alla luce anche dei predetti disposti costituzionali, a valutare tempestivamente l'opportunità di conferire carattere risarcitorio alle pensioni privilegiate ordinarie (integrate dall'aumento del decimo per l'invalidità) concesse ai dipendenti civili e militari dello Stato di cui all'articolo 1 (perequazione automatica delle pensioni) della legge 29 aprile 1976, n. 177, e fare sì che ai fini dell'imponibile IRPEF concorrano nella misura del 90 per cento annuo.
9/1713/17.(Testo modificato nel corso della seduta).Pelino.

La Camera,
premesso che:
vi è la necessità di garantire efficienti standard di sicurezza, interna ed esterna, del Paese al fine di garantire il soddisfacimento delle giuste esigenze dei cittadini;
vi è l'opportunità di procedere, gradualmente e in coerenza con lo sviluppo della situazione economica, alla tutela del potere d'acquisto delle retribuzioni del personale del comparto sicurezza-difesa e dei vigili del fuoco;
tali obiettivi, lungi dall'essere in contrasto fra loro, possono essere ricondotti all'interno di un quadro unitario, che leghi i miglioramenti retributivi all'innalzamento dell'efficienza dei servizi prestati;
la strada da percorrere può essere non solo quella dell'aumento delle risorse rese disponibili per il rinnovo contrattuale, ma anche quella della predisposizione di interventi di detassazione mirati a incentivare la produttività;
la detassazione del lavoro straordinario, così come attuato per il settore privato, potrebbe essere una delle soluzione praticabili, ma accanto a tale ipotesi potrebbe essere studiata la possibilità di procedere alla parziale detassazione di altre componenti accessorie della retribuzione come, ad esempio, l'indennità di presenza esterna;
la detassazione parziale delle indennità accessorie potrebbe migliorarel'effetto redistributivo dell'intervento rispetto a quella dello straordinario, potendosi comunque determinare, anche per questa via, l'attivazione di «percorsi virtuosi» ai fini del miglioramento della produttività,

impegna il Governo

ad avviare, tenendo conto delle compatibilità finanziarie che si determineranno, uno studio di fattibilità, volto a verificare la concreta possibilità di pervenire alla detassazione parziale delle componenti accessorie della retribuzione del personale del comparto sicurezza-difesa e dei vigili del fuoco, nella prospettiva di determinare, contestualmente, il miglioramento del livello dei servizi resi ai cittadini.
9/1713/18. Cicu, Speciale, Mazzoni, Paglia, Fallica, Giulio Marini, Ascierto.

La Camera,
premesso che:
lo sviluppo della competitività del Paese in ambito europeo ed internazionale è legato anche alla promozione di iniziative volte allo sviluppo del turismo;
accanto alle già consolidate attrazioni turistiche delle zone settentrionali, occorre mettere in campo idee e iniziative che attraggano un crescente flusso di visitatori dalle altre regioni italiane e dai Paesi esteri, al fine di conquistare ulteriori settori di mercato e contrastare la concorrenza dei Paesi europei confinanti;
in provincia di Bergamo si trovano alcune aree in crisi occupazionale ed in modo particolare la Valle Brembana, della quale San Pellegrino Terme è il centro più importante, che era stata classificata quale «area svantaggiata» Obiettivo 2, dall'Unione Europea;
la situazione socioeconomica della Valle Brembana, si connota come particolarmente delicata per l'approfondirsi della crisi occupazionale in specie nel settore industriale dove, nell'ultimo quinquennio, si sono ripetute chiusure di siti produttivi e di aziende in difficoltà. Alla tradizionale marginalità del settore dell'agricoltura di montagna ed alla sempre maggiore difficoltà per i tutti i comuni e, particolarmente per quelli dell'alta valle, di garantire i servizi per una popolazione tendenzialmente sempre più anziana, si affiancano le particolari condizioni di crisi anche del turismo;
in ragione della qualità delle proprie fonti termali e minerali, il comune di San Pellegrino Terme si è storicamente caratterizzato come località turistica di richiamo anche internazionale, specie negli anni dal 1907 all'inizio della seconda guerra mondiale; ne sono attestazione edifici di interesse storico monumentale quali il casinò ed il Grand Hotel. La capacità attrattiva del luogo si è tuttavia andata nel tempo estinguendosi, così che al venir meno del flusso turistico si è accompagnato il degrado delle strutture ricettive esistenti. L'economia di valle, nel settore turistico, può svilupparsi partendo dal rilancio di San Pellegrino e del suo centro termale, dove accanto al richiamo di un luogo conosciuto in tutto il mondo si affianca la presenza di architetture storiche uniche, di rilevante importanza e di grande potenzialità;
il futuro della cittadina termale, e con esso il futuro della Valle, è legato al rilancio del termalismo e del turismo congressuale come motori di un processo di recupero delle strutture storiche e di rivitalizzazione del settore alberghiero. Per questo motivo la Regione Lombardia ha siglato un accordo di programma, pubblicato sul BURL n. 62 del 26 marzo 2007, con l'obiettivo della valorizzazione delle risorse termali, per il rilancio turistico, la formazione e lo sviluppo occupazionale di San Pellegrino Terme. Tuttavia tale processo, anche in previsione dell'EXPO 2015 che si svolgerà nella città di Milano (a soli 70 km da San Pellegrino Terme) va rafforzato dall'inserimento di nuove funzioni di attrazione di un turismo anche internazionale;
tra le iniziative innovative e utili per lo sviluppo dell'economia e per aumentare i livelli occupazionali, appare urgente promuovere la riapertura delle case da gioco, in particolare nelle zone ove in passato erano già situati casinò;
attualmente, solo quattro comuni italiani godono del privilegio derivante dalla presenza di casinò nel loro territorio;
in alcuni comuni, come quello di San Pellegrino in Val Brembana che già in passato ha ospitato un casinò, la localizzazione di una casa da gioco renderebbe possibile una fonte autonomia di finanziamento per le amministrazioni comunali e regionali tale da incrementare gli investimenti e lo sviluppo produttivo del territorio;
il casinò municipale, di proprietà del comune, è un edificio storico-artistico tutelato ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004 ed, essendo di proprietà pubblica, costituisce anche un bene demaniale. Edificato su progetto dell'architetto Romolo Squadrelli ed inaugurato nel 1907, funzionò come casa da gioco dal 1907 fino al 1917, per poi riaprire in altri brevi periodi all'attività di gioco, l'ultima volta immediatamente dopo la fine della seconda guerra mondiale. Successivamente venne destinato ad altre funzioni pubbliche e di pubblico spettacolo, prima attraverso una gestione diretta da parte del comune e poi con l'affidamento della gestione a terzi;
durante gli anni di apertura, la presenza del casinò quale casa da gioco consentì di proporre a livello nazionale ed internazionale San Pellegrino Terme quale destinazione termale e turistica di altissimo livello e determinò un forte impulso a tutta l'economia della Valle Brembana, della provincia di Bergamo ed anche per l'intera regione Lombardia;
è necessario intraprendere ogni utile e innovativa iniziativa per lo sviluppo dell'economia e per aumentare i livelli occupazionali, respingendo, nel contempo, i pregiudizi in base ai quali la presenza delle case da gioco sul territorio andrebbe esclusa per timore di infiltrazioni criminali;
appare urgente convogliare cospicui flussi di denaro, dirottandoli da canali illeciti, quali bische e scommesse clandestine, verso le economie delle comunità locali, contribuendo a trainarne lo sviluppo in termini di presenze e flussi sul territorio, nonché di risorse finanziarie;
nella seduta della Camera dei Deputati di mercoledì 23 luglio 2008 il Governo ha accettato l'ordine del giorno n. 9/1386/252 con cui si impegna il Governo a prevedere un provvedimento legislativo atto ad autorizzare la riapertura della casa da gioco di Taormina e a valutare l'opportunità di aprirne altre,

impegna il Governo

a prevedere un provvedimento legislativo atto ad autorizzare la riapertura della casa da gioco a San Pellegrino Terme in quanto, tra l'altro, comune situato in una zona già dichiarata dall'Unione Europea «area svantaggiata» Obiettivo 2, situato in una valle caratterizzata da una situazione di grave crisi occupazionale causata anche dalla continua chiusura di aziende produttive e per questo interessata da un accordo di programma con il quale la Regione Lombardia intende rilanciare il settore termale e turistico della zona.
9/1713/19. D'Amico.

La Camera,
premesso che:
lo sviluppo della competitività del Paese in ambito europeo ed internazionale è legato anche alla promozione di iniziative volte allo sviluppo del turismo;
accanto alle già consolidate attrazioni turistiche delle zone settentrionali, occorre mettere in campo idee e iniziative che attraggano un crescente flusso di visitatori dalle altre regioni italiane e dai Paesi esteri, al fine di conquistare ulteriorisettori di mercato e contrastare la concorrenza dei Paesi europei confinanti;
in provincia di Bergamo si trovano alcune aree in crisi occupazionale ed in modo particolare la Valle Brembana, della quale San Pellegrino Terme è il centro più importante, che era stata classificata quale «area svantaggiata» Obiettivo 2, dall'Unione Europea;
la situazione socioeconomica della Valle Brembana, si connota come particolarmente delicata per l'approfondirsi della crisi occupazionale in specie nel settore industriale dove, nell'ultimo quinquennio, si sono ripetute chiusure di siti produttivi e di aziende in difficoltà. Alla tradizionale marginalità del settore dell'agricoltura di montagna ed alla sempre maggiore difficoltà per i tutti i comuni e, particolarmente per quelli dell'alta valle, di garantire i servizi per una popolazione tendenzialmente sempre più anziana, si affiancano le particolari condizioni di crisi anche del turismo;
in ragione della qualità delle proprie fonti termali e minerali, il comune di San Pellegrino Terme si è storicamente caratterizzato come località turistica di richiamo anche internazionale, specie negli anni dal 1907 all'inizio della seconda guerra mondiale; ne sono attestazione edifici di interesse storico monumentale quali il casinò ed il Grand Hotel. La capacità attrattiva del luogo si è tuttavia andata nel tempo estinguendosi, così che al venir meno del flusso turistico si è accompagnato il degrado delle strutture ricettive esistenti. L'economia di valle, nel settore turistico, può svilupparsi partendo dal rilancio di San Pellegrino e del suo centro termale, dove accanto al richiamo di un luogo conosciuto in tutto il mondo si affianca la presenza di architetture storiche uniche, di rilevante importanza e di grande potenzialità;
il futuro della cittadina termale, e con esso il futuro della Valle, è legato al rilancio del termalismo e del turismo congressuale come motori di un processo di recupero delle strutture storiche e di rivitalizzazione del settore alberghiero. Per questo motivo la Regione Lombardia ha siglato un accordo di programma, pubblicato sul BURL n. 62 del 26 marzo 2007, con l'obiettivo della valorizzazione delle risorse termali, per il rilancio turistico, la formazione e lo sviluppo occupazionale di San Pellegrino Terme. Tuttavia tale processo, anche in previsione dell'EXPO 2015 che si svolgerà nella città di Milano (a soli 70 km da San Pellegrino Terme) va rafforzato dall'inserimento di nuove funzioni di attrazione di un turismo anche internazionale;
tra le iniziative innovative e utili per lo sviluppo dell'economia e per aumentare i livelli occupazionali, appare urgente promuovere la riapertura delle case da gioco, in particolare nelle zone ove in passato erano già situati casinò;
attualmente, solo quattro comuni italiani godono del privilegio derivante dalla presenza di casinò nel loro territorio;
in alcuni comuni, come quello di San Pellegrino in Val Brembana che già in passato ha ospitato un casinò, la localizzazione di una casa da gioco renderebbe possibile una fonte autonomia di finanziamento per le amministrazioni comunali e regionali tale da incrementare gli investimenti e lo sviluppo produttivo del territorio;
il casinò municipale, di proprietà del comune, è un edificio storico-artistico tutelato ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004 ed, essendo di proprietà pubblica, costituisce anche un bene demaniale. Edificato su progetto dell'architetto Romolo Squadrelli ed inaugurato nel 1907, funzionò come casa da gioco dal 1907 fino al 1917, per poi riaprire in altri brevi periodi all'attività di gioco, l'ultima volta immediatamente dopo la fine della seconda guerra mondiale. Successivamente venne destinato ad altre funzioni pubbliche e di pubblico spettacolo, prima attraverso una gestione diretta da parte del comune e poi con l'affidamento della gestione a terzi;
durante gli anni di apertura, la presenza del casinò quale casa da gioco consentì di proporre a livello nazionale ed internazionale San Pellegrino Terme quale destinazione termale e turistica di altissimo livello e determinò un forte impulso a tutta l'economia della Valle Brembana, della provincia di Bergamo ed anche per l'intera regione Lombardia;
è necessario intraprendere ogni utile e innovativa iniziativa per lo sviluppo dell'economia e per aumentare i livelli occupazionali, respingendo, nel contempo, i pregiudizi in base ai quali la presenza delle case da gioco sul territorio andrebbe esclusa per timore di infiltrazioni criminali;
appare urgente convogliare cospicui flussi di denaro, dirottandoli da canali illeciti, quali bische e scommesse clandestine, verso le economie delle comunità locali, contribuendo a trainarne lo sviluppo in termini di presenze e flussi sul territorio, nonché di risorse finanziarie;
nella seduta della Camera dei Deputati di mercoledì 23 luglio 2008 il Governo ha accettato l'ordine del giorno n. 9/1386/252 con cui si impegna il Governo a prevedere un provvedimento legislativo atto ad autorizzare la riapertura della casa da gioco di Taormina e a valutare l'opportunità di aprirne altre,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere un provvedimento legislativo atto ad autorizzare la riapertura della casa da gioco a San Pellegrino Terme in quanto, tra l'altro, comune situato in una zona già dichiarata dall'Unione Europea «area svantaggiata» Obiettivo 2, situato in una valle caratterizzata da una situazione di grave crisi occupazionale causata anche dalla continua chiusura di aziende produttive e per questo interessata da un accordo di programma con il quale la Regione Lombardia intende rilanciare il settore termale e turistico della zona.
9/1713/19.(Testo modificato nel corso della seduta).D'Amico, Stucchi, Reguzzoni, Vanalli, Consiglio, Pirovano, Caparini.

La Camera,
premesso che:
il numero elevato e in costante crescita della popolazione detenuta, che oggi sfiora le 60.000 presenze, produce un sovraffollamento insostenibile delle strutture penitenziarie, capaci di ospitarne in condizioni critiche circa 43.000. Questo dato ha effetti dirompenti sulle condizioni di vita dei reclusi e sulla sicurezza dei singoli operatori e delle strutture;
le stesse organizzazioni sindacali rappresentative del personale penitenziario denunciano gravi carenze nelle piante organiche degli istituti penitenziari e dei centri di servizio sociale per gli adulti e per i minori;
in particolare: a) negli 80 istituti penitenziari visitati dai deputati radicali eletti nelle liste del PD nel giorno di ferragosto del corrente anno, a fronte di una pianta organica che prevede 18.509 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati effettivamente assegnati 16.411, cioè 2.098 in meno di quanti ne servirebbero, pari all'11,3 per cento; b) in 45 istituti penitenziari visitati dai radicali eletti nelle liste del PD sempre nello stesso giorno è risultato che, a fronte di una pianta organica che prevede 373 educatori, ne sono stati effettivamente assegnati 168, cioè il 45 per cento di quanti ne servirebbero; più in generale, all'interno delle carceri, le dotazioni organiche di educatori, assistenti sociali, contabili, psicologi e di altre figure professionali preposte al trattamento ed al reinserimento sociale risultano scoperte in percentuali comprese fra il 30 ed il 40 per cento;
la carenza di organico del corpo della Polizia penitenziaria sottopone gli agenti a turni stressanti con molte ore di straordinario e questa situazione finisce col ripercuotersi sulla vivibilità negli istituti di pena dove, spesso, gli agenti sono costretti a far fronte alla custodia di un numero elevatissimo di detenuti il che comporta inevitabilmente - soprattutto nelle carceri più sovraffollate - non solouna drastica riduzione dei tempi di socializzazione, ma anche la difficoltà concreta di intervento nei casi di tensioni fra i detenuti, o di episodi di autolesionismo o di tentato suicidio;
peraltro in sede di confronto con i sindacati rappresentativi del Corpo di polizia penitenziaria è stata riconosciuta una penalizzazione di questi lavoratori, rispetto alle altre forze di polizia, per quanto riguarda gli incentivi alla produttività ed all'efficienza dei servizi nonché per quanto concerne il pagamento degli straordinari, retribuiti con cifre che variano dai 6 ai 9 euro all'ora, cifre che ormai non vengono più corrisposte nemmeno per i lavori meno qualificati;
l'articolo 82 del Regolamento penitenziario, viceversa, assegna agli educatori un ruolo essenziale per il trattamento rieducativo dei detenuti ed è altresì dimostrato che negli istituti penitenziari ove si praticano programmi di reinserimento per i detenuti il fenomeno della recidiva si riduca drasticamente elevando così concretamente la sicurezza dei cittadini;
nel 2003 e precisamente con provvedimento del direttore generale del personale e della formazione del 21 novembre 2003 venne bandito un concorso pubblico per esami per la copertura di 397 posti nell'area C, posizione economica Cl, profilo professionale di educatore pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16 aprile 2004 e, seppur dopo un lunghissimo iter procedurale, durato ben quattro anni, il suddetto concorso si è concluso il 13 giugno 2008, ciò nonostante i vincitori di esso non sono stati ancora chiamati in servizio;
inoltre da un recente rapporto sulla sanità penitenziaria predisposto dalla Commissione Giustizia del Senato risulta che, a fronte di una popolazione carceraria dove il 38 per cento dei detenuti si trova in condizioni di salute mediocri, il 37 per cento in condizioni scadenti, il 4 per cento gravi o con alto indice di morbosità, l'organico dei sanitari continua ad essere ridotto all'osso in quanto composto da appena 15 medici, 183 infermieri e 5 assistenti sociali, per la metà part-time, senza considerare che solo 15 istituti di pena dispongono di propri centri per diagnosi e terapia e che gli ospedali con reparti speciali per il ricovero dei reclusi sono rarissimi;
la situazione drammatica della medicina penitenziaria, la cui competenza è stata ora trasferita dal Ministero della Giustizia alle ASL, risulta vieppiù paradossale considerato che, solo per limitarsi alle cinque patologie maggiormente diffuse, ben il 21 per cento dei detenuti è tossicodipendente, il 15 per cento ha problemi di masticazione, altrettanti soffrono di depressione e di altri disturbi psichiatrici, il 13 per cento soffre di malattie osteo-articolari e il 10 per cento di malattie al fegato; oltre al fatto che la stessa tossicodipendenza è spesso associata a Aids, epatite C e disturbi mentali;
l'attuale insufficienza di risorse, di strumenti e di mezzi svilisce pertanto i servizi e la professionalità degli operatori, oltre a pregiudicare le attività di trattamento, vigilanza, cura e assistenza degli stessi detenuti;
questo quadro sconfortante, del resto, è coerente con il fallimento delle politiche governative succedutesi negli ultimi venti anni in materia penitenziaria relativamente alla sanità, all'edilizia, al lavoro intra ed extra murario, alla formazione e al trattamento, anche con riguardo all'esecuzione penale esterna, e conferma così la scelta operata attualmente di ridurre la questione carceraria ad una concezione meramente punitiva, in aperto contrasto con i diritti costituzionalmente garantiti ai detenuti;
rendere congruo il numero degli agenti penitenziari, degli educatori, degli psicologi, degli assistenti sociali e del personale sanitario, contribuirebbe, come prima base di partenza, a rendere più sicure e vivibili le nostre carceri sia per i detenuti che per il personale stesso, dando maggiori possibilità di reinserimento sociale ai detenuti, secondo il principio costituzionaleper il quale «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato»,

impegna il Governo

ad adottare iniziative per assicurare, nell'ambito dell'amministrazione penitenziaria, le necessarie risorse finanziarie per consentire l'assunzione degli assistenti sociali, degli psicologi, del personale sanitario e, soprattutto, degli educatori, per i quali il relativo concorso bandito nel 2003 si è pressoché concluso il 13 giugno 2008; nonché l'adeguamento della pianta organica del Corpo di polizia penitenziaria e della retribuzione degli straordinari effettuati dal personale ad esso appartenente, oltre a prevedere adeguati incentivi per l'efficienza dei servizi prestati dallo stesso Corpo di polizia penitenziaria;
a proporre adeguati stanziamenti di bilancio per l'amministrazione penitenziaria, tali da garantire la funzionalità dei servizi relativi all'assistenza sanitaria ai detenuti.
9/1713/20. Bernardini, Farina Coscioni, Maurizio Turco, Mecacci, Beltrandi.

La Camera,
premesso che:
il numero elevato e in costante crescita della popolazione detenuta, che oggi sfiora le 60.000 presenze, produce un sovraffollamento insostenibile delle strutture penitenziarie, capaci di ospitarne in condizioni critiche circa 43.000. Questo dato ha effetti dirompenti sulle condizioni di vita dei reclusi e sulla sicurezza dei singoli operatori e delle strutture;
le stesse organizzazioni sindacali rappresentative del personale penitenziario denunciano gravi carenze nelle piante organiche degli istituti penitenziari e dei centri di servizio sociale per gli adulti e per i minori;
in particolare: a) negli 80 istituti penitenziari visitati dai deputati radicali eletti nelle liste del PD nel giorno di ferragosto del corrente anno, a fronte di una pianta organica che prevede 18.509 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati effettivamente assegnati 16.411, cioè 2.098 in meno di quanti ne servirebbero, pari all'11,3 per cento; b) in 45 istituti penitenziari visitati dai radicali eletti nelle liste del PD sempre nello stesso giorno è risultato che, a fronte di una pianta organica che prevede 373 educatori, ne sono stati effettivamente assegnati 168, cioè il 45 per cento di quanti ne servirebbero; più in generale, all'interno delle carceri, le dotazioni organiche di educatori, assistenti sociali, contabili, psicologi e di altre figure professionali preposte al trattamento ed al reinserimento sociale risultano scoperte in percentuali comprese fra il 30 ed il 40 per cento;
la carenza di organico del corpo della Polizia penitenziaria sottopone gli agenti a turni stressanti con molte ore di straordinario e questa situazione finisce col ripercuotersi sulla vivibilità negli istituti di pena dove, spesso, gli agenti sono costretti a far fronte alla custodia di un numero elevatissimo di detenuti il che comporta inevitabilmente - soprattutto nelle carceri più sovraffollate - non solo una drastica riduzione dei tempi di socializzazione, ma anche la difficoltà concreta di intervento nei casi di tensioni fra i detenuti, o di episodi di autolesionismo o di tentato suicidio;
peraltro in sede di confronto con i sindacati rappresentativi del Corpo di polizia penitenziaria è stata riconosciuta una penalizzazione di questi lavoratori, rispetto alle altre forze di polizia, per quanto riguarda gli incentivi alla produttività ed all'efficienza dei servizi nonché per quanto concerne il pagamento degli straordinari, retribuiti con cifre che variano dai 6 ai 9 euro all'ora, cifre che ormai non vengono più corrisposte nemmeno per i lavori meno qualificati;
l'articolo 82 del Regolamento penitenziario, viceversa, assegna agli educatoriun ruolo essenziale per il trattamento rieducativo dei detenuti ed è altresì dimostrato che negli istituti penitenziari ove si praticano programmi di reinserimento per i detenuti il fenomeno della recidiva si riduca drasticamente elevando così concretamente la sicurezza dei cittadini;
nel 2003 e precisamente con provvedimento del direttore generale del personale e della formazione del 21 novembre 2003 venne bandito un concorso pubblico per esami per la copertura di 397 posti nell'area C, posizione economica Cl, profilo professionale di educatore pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16 aprile 2004 e, seppur dopo un lunghissimo iter procedurale, durato ben quattro anni, il suddetto concorso si è concluso il 13 giugno 2008, ciò nonostante i vincitori di esso non sono stati ancora chiamati in servizio;
inoltre da un recente rapporto sulla sanità penitenziaria predisposto dalla Commissione Giustizia del Senato risulta che, a fronte di una popolazione carceraria dove il 38 per cento dei detenuti si trova in condizioni di salute mediocri, il 37 per cento in condizioni scadenti, il 4 per cento gravi o con alto indice di morbosità, l'organico dei sanitari continua ad essere ridotto all'osso in quanto composto da appena 15 medici, 183 infermieri e 5 assistenti sociali, per la metà part-time, senza considerare che solo 15 istituti di pena dispongono di propri centri per diagnosi e terapia e che gli ospedali con reparti speciali per il ricovero dei reclusi sono rarissimi;
la situazione drammatica della medicina penitenziaria, la cui competenza è stata ora trasferita dal Ministero della Giustizia alle ASL, risulta vieppiù paradossale considerato che, solo per limitarsi alle cinque patologie maggiormente diffuse, ben il 21 per cento dei detenuti è tossicodipendente, il 15 per cento ha problemi di masticazione, altrettanti soffrono di depressione e di altri disturbi psichiatrici, il 13 per cento soffre di malattie osteo-articolari e il 10 per cento di malattie al fegato; oltre al fatto che la stessa tossicodipendenza è spesso associata a Aids, epatite C e disturbi mentali;
l'attuale insufficienza di risorse, di strumenti e di mezzi svilisce pertanto i servizi e la professionalità degli operatori, oltre a pregiudicare le attività di trattamento, vigilanza, cura e assistenza degli stessi detenuti;
questo quadro sconfortante, del resto, è coerente con il fallimento delle politiche governative succedutesi negli ultimi venti anni in materia penitenziaria relativamente alla sanità, all'edilizia, al lavoro intra ed extra murario, alla formazione e al trattamento, anche con riguardo all'esecuzione penale esterna, e conferma così la scelta operata attualmente di ridurre la questione carceraria ad una concezione meramente punitiva, in aperto contrasto con i diritti costituzionalmente garantiti ai detenuti;
rendere congruo il numero degli agenti penitenziari, degli educatori, degli psicologi, degli assistenti sociali e del personale sanitario, contribuirebbe, come prima base di partenza, a rendere più sicure e vivibili le nostre carceri sia per i detenuti che per il personale stesso, dando maggiori possibilità di reinserimento sociale ai detenuti, secondo il principio costituzionale per il quale «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato»,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative per assicurare, nell'ambito dell'amministrazione penitenziaria, le necessarie risorse finanziarie per consentire l'assunzione degli assistenti sociali, degli psicologi, del personale sanitario e, soprattutto, degli educatori, per i quali il relativo concorso bandito nel 2003 si è pressoché concluso il 13 giugno 2008; nonché l'adeguamento della pianta organica del Corpo di polizia penitenziaria e della retribuzione degli straordinari effettuati dal personale ad esso appartenente, oltre a prevedereadeguati incentivi per l'efficienza dei servizi prestati dallo stesso Corpo di polizia penitenziaria;
a proporre adeguati stanziamenti di bilancio per l'amministrazione penitenziaria, tali da garantire la funzionalità dei servizi relativi all'assistenza sanitaria ai detenuti.
9/1713/20.(Testo modificato nel corso della seduta).Bernardini, Farina Coscioni, Maurizio Turco, Mecacci, Beltrandi, Vannucci.

La Camera,
premesso che:
il decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 luglio 2008, n. 126, ha stabilito che a decorrere dall'anno 2008 è esclusa dall'imposta comunale sugli immobili di cui al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, l'unità immobiliare adibita ad abitazione principale del soggetto passivo;
il decreto legislativo n. 504 del 1992 non disciplina tuttavia le unità immobiliari possedute in Italia dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato. Inoltre nella lista delle esenzioni previste dal citato decreto-legge n. 93 del 2008 non sono contemplate le unità immobiliari degli italiani residenti all'estero;
il citato decreto-legge n. 93 ha altresì abrogato l'ulteriore detrazione fiscale sull'ICI introdotta dalla legge finanziaria per il 2008 che era stata estesa anche ai residenti all'estero - già beneficiari della detrazione di base - che aveva praticamente esonerato così la stragrande maggioranza dei nostri connazionali dal pagamento dell'imposta comunale sugli immobili;
per i cittadini italiani residenti all'estero il risultato concreto dell'applicazione della normativa introdotta con il decreto-legge n. 93 è quindi l'eliminazione dell'ulteriore detrazione fino a 200 euro prevista dalla legge finanziaria per il 2008 e la non esenzione dal pagamento dell'ICI;
le unità immobiliari possedute dai cittadini italiani residenti all'estero erano tuttavia già state equiparate dal comma 4-ter dell'articolo 1 del decreto-legge 23 gennaio 1993, n. 16, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 1993, n. 75, alle abitazioni principali dei cittadini italiani residenti in Italia e quindi il legislatore, con il decreto-legge n. 93 del 2008, ha ignorato tale equiparazione omettendo così di estendere esplicitamente l'esenzione dall'ICI anche ai cittadini italiani residenti all'estero;
la facoltà di esonerare dal pagamento dell'ICI i cittadini italiani residenti all'estero proprietari di unità immobiliari in Italia è così demandata ad eventuali previsioni regolamentari dei singoli comuni e questa decisione arbitraria crea situazioni di disparità di trattamento a seconda del luogo di ubicazione dell'abitazione,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di estendere con un provvedimento legislativo l'esenzione dall'ICI anche alle unità immobiliari possedute in Italia da cittadini italiani residenti all'estero e già equiparate ad abitazione principale in virtù del comma 4-ter dell'articolo 1 del decreto-legge 23 gennaio 1993, n. 16, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 1993, n. 75, a condizione che non risultino locate.
9/1713/21. Bucchino, Fedi, Gianni Farina, Garavini, Narducci, Porta, Picchi.

La Camera,
premesso che:
il Governo ha assunto impegni di carattere internazionale per la realizzazione a Vicenza di una nuova base militare americana da destinare al raddoppio dell'attuale caserma Ederle;
ciò ha determinato in città accese polemiche e tensioni che non accennano a diminuire;
tale nuova base insisterà sull'area di pertinenza dell'aeroporto Dal Molin di Vicenza e si prevede in essa l'insediamento di una brigata aerotrasportata dell'esercito degli Stati Uniti d'America;
ciò comporterà un inevitabile impatto sull'adiacente assetto viabilistico, caratterizzato da arterie stradali sia comunali che provinciali inadeguate a sopportare il nuovo traffico veicolare previsto, ed oltretutto già sovraccariche in quanto costituenti le principali vie di accesso al centro di Vicenza che non dispone, tra l'altro, di un appropriato sistema viario tangenziale in grado di soddisfare- la attuali esigenze viabilistiche;
era conseguentemente già stato assicurato dal precedente Governo l'impegno a sostenere integralmente i costi per la realizzazione delle necessarie opere di compensazione viaria consistenti nella realizzazione della cosiddetta «tangenziale nord» di Vicenza, con la quale raggiungere oltretutto l'obiettivo di mettere direttamente in collegamento la Ederle 1 con la Ederle 2, e di garantire un miglior collegamento della nuova base con il casello autostradale di Vicenza Ovest;
la provincia di Vicenza si attivò da subito per predispone un'ipotesi di tracciato sulla base della quale fu anche raggiunto l'accordo degli enti territorialmente competenti tramite la sottoscrizione di un apposito documento d'intesa;
il costo di tali opere fu quantificato in un ammontare massimo di circa 570 milioni di euro (430 milioni nell'ipotesi di non dover realizzare delle gallerie profonde al di sotto dell'area aeroportuale e del fiume Bacchiglione) e le ipotesi progettuali unitamente alle stime dei costi furono trasmesse al Commissario governativo il 28 novembre dello scorso anno per i successivi adempimenti del caso, consistenti principalmente nello stanziamento e nella successiva erogazione dei finanziamenti promessi,

impegna il Governo

nell'ambito della propria politica economica di carattere generale, a dar seguito agli impegni già presi in precedenza per il finanziamento della «tangenziale nord» di Vicenza.
9/1713/22. Dal Lago, Stefani.

La Camera,
considerato che:
le condizioni economiche e di vita in generale nelle isole minori sono obiettivamente difficili anche a causa delle carenze dei collegamenti marittimi ed aerei il che crea disagi alla popolazione residente e non agevola lo sviluppo delle attività economiche ed in particolare del turismo;
con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, è stata disposta tra l'altro la cessione a titolo gratuito delle partecipazioni detenute dalla società Tirrenia navigazione Spa nelle società regionali di navigazione e questa operazione coinvolge anche la società Siremar che gestisce i collegamenti con le isole minori circostanti la regione Sicilia;
il Governo, nella persona del Sottosegretario alle infrastrutture e ai trasporti, rispondendo all'interpellanza urgente n. 2-00115 ha assicurato testualmente che: «data la particolarità della tipologia di collegamenti, che non possono prescindere dalla salvaguardia del superiore principio di carattere costituzionale del mantenimento della continuità territoriale fra le isole maggiori e minori nazionali con la terraferma, in un caso come nell'altro di quelli ipotizzati dovranno comunque essere necessariamente mantenuti, da parte dello Stato ovvero delle regioni, tanto i collegamenti marittimipubblici a carattere essenzialmente sociale, quanto quelli a carattere d'emergenza»,

impegna il Governo

a garantire in ogni caso, anche dopo il passaggio alle regioni della partecipazione della Tirrenia alle società regionali di navigazione, il principio della continuità territoriale per le isole minori ai fini della salvaguardia e dell'interesse delle popolazioni ivi residenti e degli utenti del servizio di collegamento in generale;
a garantire che i collegamenti, sia marittimi che aerei, con le isole minori siano a costi contenuti destinando a tale fine le necessarie risorse.
9/1713/23. Fallica, La Loggia, Stagno D'Alcontres, Germanà, Garofalo, Grimaldi.

La Camera,
premesso che:
il definanziamento degli stanziamenti previsti per le infrastrutture stradali, autostradali e ferroviarie connesse con la realizzazione del Ponte di Messina comporta un danno grave per vaste zone della Sicilia e della Calabria che presentano un forte deficit di infrastrutture di trasporto che ne ostacola le potenzialità di crescita economica e sociale,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di ripristinare i predetti finanziamenti in quanto indispensabili per migliorare le infrastrutture carenti in tali zone e come strumento di rilancio economico ed occupazionale in aree che presentano alti livelli di disoccupazione, specie giovanili.
9/1713/24. Stagno D'Alcontres, La Loggia, Fallica, Garofalo.

La Camera,
premesso che:
l'ANAS, dal 1994, con decreto legislativo 26 febbraio 1994, n. 143, è stato trasformato in ente pubblico economico mantenendo la denominazione ANAS e la stessa deve procedere, in base alla circolare n. 52/2001, ai rinnovi delle concessioni per gli accessi carrai i cui pagamenti erano scaduti;
gli utenti degli accessi posti lungo le strade comunali e provinciali sono soggetti a differente trattamento economico di gran lunga inferiore a quanto stabilito per quelli delle strade a gestione ANAS;
le variazioni dei canoni debbono essere comunicati, per l'esercizio della vigilanza, dall'ANAS al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e quest'ultimo ha dato il suo nulla osta alla richiesta di aumento delle concessioni;
molti cittadini che hanno l'accesso della propria abitazione su strade ANAS hanno ricevuto richieste di pagamento di canoni molto elevati che in alcuni casi sono insostenibili perché ormai si sono quintuplicati;
in Veneto anche la società Veneto Strade Spa si è uniformata ai canoni dell'ANAS ed è in corso una protesta diffusa;
i cittadini che abitano sulla Via Romea tra Venezia e Chioggia di competenza ANAS hanno fatto pervenire da tempo una richiesta alle istituzioni di rivedere normativa nazionale che riduca i canoni ed agevoli i diritti di accesso alle proprietà,

impegna il Governo

ad adottare le misure di propria competenza idonee a rivedere la materia e che consentano di esentare dal pagamento del canone i primi cinque metri di larghezza degli accessi unici ad abitazioni, ad aziende agricole e/o produttive.
9/1713/25. Ascierto.

La Camera,
premesso che:
con la manovra finanziaria per li 2008 il legislatore ha dato seguito al processo di equiparazione delle vittime del dovere e della criminalità organizzata e dei loro familiari superstiti alle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice, con due distinti interventi: il primo fa capo al decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, il cui articolo 34, comma 1, dispone che alle vittime del dovere ed ai loro familiari superstiti, di cui all'articolo 1, commi 563 e 564, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, sono corrisposte le elargizioni di cui all'articolo 5, commi 1 e 5, della legge 3 agosto 2004, n. 206; il secondo fa capo alla legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008), il cui articolo 2, comma 105, prevede che alle vittime del dovere ed ai loro familiari superstiti siano erogati i benefici di cui all'articolo 5, commi 3 e 4, della legge 3 agosto 2004, n. 206, come modificato dal successivo comma 106;
nonostante questi provvedimenti, il legislatore non ha ancora sanato completamente la situazione di sperequazione che privilegia con maggiori benefici economici e riconoscimenti morali le vittime del terrorismo,

impegna il Governo

a concludere entro l'anno 2008 il processo di totale equiparazione delle vittime del dovere di cui all'articolo 1, commi 563 e 564, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, nonché delle vittime della criminalità organizzata e dei loro familiari superstiti, di cui all'articolo 1 della legge 20 ottobre 1990, n. 302, alle vittime del terrorismo mediante l'estensione completa di tutte le provvidenze previste dalla citata legge n. 206 del 2004 e successive modificazioni.
9/1713/26. Moles, Ascierto, Cicu, Mazzoni, Speciale, Holzmann, Giulio Marini.

La Camera,
premesso che:
con la manovra finanziaria per li 2008 il legislatore ha dato seguito al processo di equiparazione delle vittime del dovere e della criminalità organizzata e dei loro familiari superstiti alle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice, con due distinti interventi: il primo fa capo al decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, il cui articolo 34, comma 1, dispone che alle vittime del dovere ed ai loro familiari superstiti, di cui all'articolo 1, commi 563 e 564, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, sono corrisposte le elargizioni di cui all'articolo 5, commi 1 e 5, della legge 3 agosto 2004, n. 206; il secondo fa capo alla legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008), il cui articolo 2, comma 105, prevede che alle vittime del dovere ed ai loro familiari superstiti siano erogati i benefici di cui all'articolo 5, commi 3 e 4, della legge 3 agosto 2004, n. 206, come modificato dal successivo comma 106;
nonostante questi provvedimenti, il legislatore non ha ancora sanato completamente la situazione di sperequazione che privilegia con maggiori benefici economici e riconoscimenti morali le vittime del terrorismo,

impegna il Governo

a dare corso, nei tempi più brevi, al processo di totale equiparazione delle vittime del dovere di cui all'articolo 1, commi 563 e 564, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, nonché delle vittime della criminalità organizzata e dei loro familiari superstiti, di cui all'articolo 1 della legge 20 ottobre 1990, n. 302, alle vittime del terrorismo mediante l'estensione completa di tutte le provvidenze previste dalla citata legge n. 206 del 2004 e successive modificazioni.
9/1713/26.(Testo modificato nel corso della seduta).Moles, Ascierto, Cicu, Mazzoni, Speciale, Holzmann, Giulio Marini.

La Camera,
premesso che:
la mancata apertura del Casinò di Taormina rappresenta una ingiustizia nei confronti della Regione Sicilia che risulta penalizzata rispetto ad altre regioni che hanno da tempo nel proprio territorio tale struttura;
l'apertura di un casinò in una località di fama turistica mondiale quale è Taormina darebbe un forte impulso al turismo nella Regione Sicilia con evidenti benefici economici ed occupazionali e porterebbe entrate aggiuntive sia per gli enti locali direttamente interessati, sia per la Regione Sicilia, sia per lo Stato,

impegna il Governo

ad autorizzare l'apertura del Casinò di Taormina.
9/1713/27. Garofalo, Palumbo, Torrisi, Grimaldi, Stagno D'Alcontres, Vincenzo Fontana, La Loggia, Fallica, Germanà, Minardo, Gibiino.

La Camera,
premesso che:
la mancata apertura del Casinò di Taormina rappresenta una ingiustizia nei confronti della Regione Sicilia che risulta penalizzata rispetto ad altre regioni che hanno da tempo nel proprio territorio tale struttura;
l'apertura di un casinò in una località di fama turistica mondiale quale è Taormina darebbe un forte impulso al turismo nella Regione Sicilia con evidenti benefici economici ed occupazionali e porterebbe entrate aggiuntive sia per gli enti locali direttamente interessati, sia per la Regione Sicilia, sia per lo Stato,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di autorizzare l'apertura del Casinò di Taormina.
9/1713/27.(Testo modificato nel corso della seduta).Garofalo, Palumbo, Torrisi, Grimaldi, Stagno D'Alcontres, Vincenzo Fontana, La Loggia, Fallica, Germanà, Minardo, Gibiino.

La Camera,
premesso che:
le regioni nel cui territorio insistono impianti di raffinazione dislocati in località costiere subiscono un notevole impatto ambientale che incide negativamente sulle attività economiche delle zone circostanti agli impianti ed in particolare sulle attività turistiche e agricole; per tali ragioni una compensazione economica di tali effetti negativi, costituirebbe un obiettivo atto di giustizia,

impegna il Governo

a ridurre in misura di circa il 25 per cento degli importi vigenti le accise sui prodotti petroliferi, limitatamente alla benzina senza piombo ed al gasolio per autotrazione, immessi nel territorio delle regioni con impianti di raffinazione costieri.
9/1713/28. Germanà, Giammanco, Palumbo, Marinello, Minardo, Scapagnini, Gibiino, Torrisi, Stagno D'Alcontres, Briguglio, Lo Presti, Vincenzo Fontana, Garofalo, La Loggia, Catanoso, Fallica, Pagano.

La Camera,
premesso che:
le regioni nel cui territorio insistono impianti di raffinazione dislocati in località costiere subiscono un notevole impatto ambientale che incide negativamente sulle attività economiche delle zone circostanti agli impianti ed in particolare sulle attività turistiche e agricole; per tali ragioni una compensazione economica di tali effetti negativi, costituirebbe un obiettivo atto di giustizia,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di ridurre in misura di circa il 25 per cento degli importivigenti le accise sui prodotti petroliferi, limitatamente alla benzina senza piombo ed al gasolio per autotrazione, immessi nel territorio delle regioni con impianti di raffinazione costieri.
9/1713/28.(Testo modificato nel corso della seduta).Germanà, Giammanco, Palumbo, Marinello, Minardo, Scapagnini, Gibiino, Torrisi, Stagno D'Alcontres, Briguglio, Lo Presti, Vincenzo Fontana, Garofalo, La Loggia, Catanoso, Fallica, Pagano.

La Camera,
premesso che:
il degrado della rete idrica nella Regione Sicilia comporta la dispersione di una parte significativa della poca acqua disponibile, soprattutto nella stagione estiva, mettendo in difficoltà i cittadini e le attività economiche, con particolare riferimento a quelle agricole;
tale stato di cose negative viene aggravato dalla presenza di numerosi allacci abusivi che non sono adeguatamente contrastati,

impegna il Governo

a destinare risorse adeguate per il risanamento ed il rinnovamento delle reti di distribuzione idrica della Regione Sicilia come strumento indispensabile per migliorare la qualità della vita dei cittadini e per promuovere le attività economiche in generale.
9/1713/29. Minardo, Palumbo, Vincenzo Fontana, Torrisi, Lo Presti, Gibiino, Fallica, Giammanco, La Loggia, Garofalo, Catanoso, Scalia, Scapagnini.

La Camera,
premesso che:
il degrado della rete idrica nella Regione Sicilia comporta la dispersione di una parte significativa della poca acqua disponibile, soprattutto nella stagione estiva, mettendo in difficoltà i cittadini e le attività economiche, con particolare riferimento a quelle agricole;
tale stato di cose negative viene aggravato dalla presenza di numerosi allacci abusivi che non sono adeguatamente contrastati,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di destinare risorse adeguate per il risanamento ed il rinnovamento delle reti di distribuzione idrica della Regione Sicilia come strumento indispensabile per migliorare la qualità della vita dei cittadini e per promuovere le attività economiche in generale.
9/1713/29.(Testo modificato nel corso della seduta).Minardo, Palumbo, Vincenzo Fontana, Torrisi, Lo Presti, Gibiino, Fallica, Giammanco, La Loggia, Garofalo, Catanoso, Scalia, Scapagnini.

La Camera,
premesso che:
in molte nazioni dell'Unione europea l'utilizzazione degli strumenti della fiscalità di vantaggio è stato un fattore determinante per l'avvio di importanti fasi di sviluppo economico come è avvenuto, ad esempio, in Irlanda; tale strumento della fiscalità di vantaggio ha il pregio della trasparenza e della facilità di applicazione e soprattutto della grande efficacia, ma nel nostro Paese non è stato utilizzato in misura significativa;

impegna il Governo

ad utilizzare, nell'ambito delle regole comunitarie, la fiscalità di vantaggio per le aree svantaggiate del Mezzogiorno.
9/1713/30. Pagano, Gibiino, Scalia, Palumbo, Scapagnini, Fallica, Cicu, Stagno D'Alcontres, La Loggia, Torrisi, Lo Presti, Garofalo.

La Camera,
premesso che:
con decreto legislativo 3 novembre 2005, n. 241, norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione siciliana, recanti attuazione dell'articolo 37 dello Statuto e simmetrico trasferimento di competenze, emanato, viste le determinazioni della Commissione paritetica prevista dell'articolo 43 dello Statuto della Regione siciliana, si dà finalmente attuazione all'articolo 37 dello Statuto speciale della Regione siciliana che recita testualmente: «Per le imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori dal territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, nell'accertamento dei redditi viene determinata la quota di reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti medesimi. L'imposta relativa a detta quota compete alla Regione ed è riscossa dagli organi di riscossione della medesima.»;
lo Statuto siciliano è stato approvato con regio decreto legislativo 15 maggio 1946, n. 455, ed è stato convertito in legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 2;
con sentenza della Corte Costituzionale n. 145/2008 è stato chiarito tra l'altro, con riferimento all'articolo 1, comma 661, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), che con il «criterio di simmetria», in caso di trasferimento dallo Stato alla regione del gettito di imposta sono trasferite «simmetricamente» solo le competenze in ordine alla riscossione di tale imposta: «Infatti, l'articolo 1 del decreto legislativo n. 241 del 2005, nel dare attuazione all'articolo 37 dello Statuto, si limita a disporre che, con riferimento all'imposta relativa alle quote del reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti siti nel territorio della Regione siciliana di imprese industriali e commerciali aventi la sede centrale fuori da tale territorio, "sono trasferite alla Regione" - "simmetricamente" al trasferimento del gettito di tale imposta - anche le "competenze" previste dallo Statuto sino ad ora esercitate dallo Stato, e, cioè esclusivamente le competenze in ordine alla riscossione di tale imposta»;
a distanza di tre anni dall'emanazione del predetto decreto legislativo non ne è stata data attuazione pratica in quanto non è stato emanato il decreto dirigenziale del Ministero dell'economia e delle finanze che, d'intesa con l'assessorato regionale del bilancio e delle finanze della Regione siciliana, deve determinare le modalità applicative del provvedimento, come espressamente indicato nel comma 2 dell'articolo medesimo,

impegna il Governo

a procedere, in tempi, brevi, alla definizione delle modalità applicative in conformità a quanto disposto dal citato decreto legislativo n. 241 del 2005, che rappresenta il soddisfacimento di uri diritto della Regione siciliana che per troppo tempo è stato disatteso.
9/1713/31. La Loggia, Fallica, Germanà, Garofalo, Torrisi, Lo Presti, Gibiino, Vincenzo Fontana, Scalia, Scapagnini, Palumbo, Catanoso, Pagano, Marinello, Stagno D'Alcontres, Misuraca.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 61, comma 8, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, modifica la disposizione di cui all'articolo 92 del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, prevedendo che, a decorrere dal 1o gennaio 2009, il 2 per cento dell'importo posto a base di gara di un'opera o di un lavoro, sia destinato nella misura dello 0,5 per cento ai tecnici comunali incaricati della redazione del progetto, della direzione dei lavori, del collaudo, nonché ai loro collaboratori, e nella restante misura dell'1,5 per cento sia versato ad apposito capitolo dell'entrata del bilancio dello Stato;
l'incentivo di cui all'articolo 92 del codice dei contratti pubblici è sempre stato utilizzato dai comuni per mantenere all'interno dell'ente le attività progettuali, con conseguente ottenimento di forti risparmi rispetto all'esternalizzazione di queste attività;
la gestione delle attività progettuali e di pianificazione urbanistica affidate a collaboratori interni consente una maggiore azione di controllo sull'attività stessa, con un'innegabile e opportuna gratificazione economica e professionale per tutti i dipendenti che partecipano alla realizzazione delle opere e dei piani oggetto di incentivazione;
la modifica introdotta con il decreto-legge n. 112 del 2008 penalizza i comuni, obbligando loro ad affidare a progettisti esterni la progettazione delle opere pubbliche e dei piani urbanistici con conseguente notevole aumento dei costi;
tale norma attribuisce allo Stato risorse comunali senza alcun titolo e senza alcuna valida motivazione;
per i motivi di cui sopra la norma in esame si pone non solo in netto contrasto con le autonomie locali trattandosi di una vera e propria »confisca« statale di quota-parte dell'incentivo comunale che trova la sua collocazione nei bilanci comunali al Titolo I della spesa, ma anche con il codice dei contratti pubblici che attribuisce in via prioritaria la progettazione delle opere pubbliche e dei piani urbanistici ai tecnici interni e solo in caso di accertata impossibilità consente di procedere all'affidamento all'esterno di tali attività;
l'VIII Commissione della Camera, nella seduta del 29 luglio 2008, in occasione dell'esame dello schema di decreto legislativo concernente «ulteriori modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, recante il codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE», ha espresso parere favorevole allo schema stesso, ponendo tra le condizioni la necessità di «reperire le risorse necessarie al fine di ripristinare l'originaria somma del 2 per cento di cui al comma 5 del medesimo articolo 92, inopportunamente ridotta allo 0,5 per cento dall'articolo 61, comma 8, del decreto-legge n. 112 del 2008»;

impegna il Governo

a rivedere la disposizione di cui all'articolo 61, comma 8, del decreto-legge n. 112 del 2008, e la disciplina dell'incentivo di cui all'articolo 92, comma 5, del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, garantendo massima autonomia agli enti locali nella quantificazione dell'incentivo, comunque non superiore al 2 per cento dell'importo a base di gara delle opere pubbliche, escludendo qualsiasi compartecipazione di altri enti nella ripartizione dell'incentivo stesso;
a monitorare gli effetti finanziari derivanti dall'eventuale applicazione dell'articolo 61, comma 8, del decreto-legge n. 112 del 2008, nella certezza che tale norma non potrà non comportare un sicuro aumento dei costi per gli enti locali già pesantemente penalizzati dai continui tagli ai trasferimenti erariali.
9/1713/32. Vanalli.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 61, comma 8, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, modifica la disposizione di cui all'articolo 92 del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, prevedendo che, a decorrere dal 1o gennaio 2009, il 2 per cento dell'importo posto a base di gara di un'opera o di un lavoro, sia destinato nella misura dello 0,5 per cento ai tecnici comunali incaricati della redazione del progetto, della direzione dei lavori, del collaudo, nonché ai loro collaboratori, e nella restante misuradell'1,5 per cento sia versato ad apposito capitolo dell'entrata del bilancio dello Stato;
l'incentivo di cui all'articolo 92 del codice dei contratti pubblici è sempre stato utilizzato dai comuni per mantenere all'interno dell'ente le attività progettuali, con conseguente ottenimento di forti risparmi rispetto all'esternalizzazione di queste attività;
la gestione delle attività progettuali e di pianificazione urbanistica affidate a collaboratori interni consente una maggiore azione di controllo sull'attività stessa, con un'innegabile e opportuna gratificazione economica e professionale per tutti i dipendenti che partecipano alla realizzazione delle opere e dei piani oggetto di incentivazione;
la modifica introdotta con il decreto-legge n. 112 del 2008 penalizza i comuni, obbligando loro ad affidare a progettisti esterni la progettazione delle opere pubbliche e dei piani urbanistici con conseguente notevole aumento dei costi;
tale norma attribuisce allo Stato risorse comunali senza alcun titolo e senza alcuna valida motivazione;
per i motivi di cui sopra la norma in esame si pone non solo in netto contrasto con le autonomie locali trattandosi di una vera e propria »confisca« statale di quota-parte dell'incentivo comunale che trova la sua collocazione nei bilanci comunali al Titolo I della spesa, ma anche con il codice dei contratti pubblici che attribuisce in via prioritaria la progettazione delle opere pubbliche e dei piani urbanistici ai tecnici interni e solo in caso di accertata impossibilità consente di procedere all'affidamento all'esterno di tali attività;
l'VIII Commissione della Camera, nella seduta del 29 luglio 2008, in occasione dell'esame dello schema di decreto legislativo concernente «ulteriori modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, recante il codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE», ha espresso parere favorevole allo schema stesso, ponendo tra le condizioni la necessità di «reperire le risorse necessarie al fine di ripristinare l'originaria somma del 2 per cento di cui al comma 5 del medesimo articolo 92, inopportunamente ridotta allo 0,5 per cento dall'articolo 61, comma 8, del decreto-legge n. 112 del 2008»;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di rivedere la disposizione di cui all'articolo 61, comma 8, del decreto-legge n. 112 del 2008, e la disciplina dell'incentivo di cui all'articolo 92, comma 5, del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, garantendo massima autonomia agli enti locali nella quantificazione dell'incentivo, comunque non superiore al 2 per cento dell'importo a base di gara delle opere pubbliche, escludendo qualsiasi compartecipazione di altri enti nella ripartizione dell'incentivo stesso;
a monitorare gli effetti finanziari derivanti dall'eventuale applicazione dell'articolo 61, comma 8, del decreto-legge n. 112 del 2008, nella certezza che tale norma non potrà non comportare un sicuro aumento dei costi per gli enti locali già pesantemente penalizzati dai continui tagli ai trasferimenti erariali.
9/1713/32.(Testo modificato nel corso della seduta).Vanalli, Reguzzoni.

La Camera,
premesso che:
la manovra finanziaria in esame dispone interventi volti ad una maggiore razionalizzazione delle spese;
nell'individuazione dei settori oggetto di tale rimodulazione, il Governo ha ritenuto opportuno includere anche lo sport;
ad essere particolarmente colpito da tali misure sarà il Comitato olimpico nazionale italiano (Coni), che vedrà decurtata del 25 per cento circa la quota di fondi ad esso destinata annualmente, con una conseguente riduzione approssimativamente quantificabile in 112 milioni di euro; tale decurtazione rischia di produrre ricadute su tutto il movimento sportivo italiano, ed in particolare sui soggetti la cui sopravvivenza è determinata dall'erogazione di quota parte del fondo Coni;
lo sport rappresenta, come ampiamente riconosciuto ed universalmente provato, un elemento sostanziale nella cultura di un Paese, alla quale conferisce insostituibili fattori di aggregazione, partecipazione e solidarietà;
il nostro Paese necessita di una maggiore attenzione e valorizzazione della cultura sportiva, volta in particolare alla formazione delle future generazioni;
per altri specifici settori, come l'ippica, sono state proposte misure che hanno consentito di individuare risorse utili a garantirne la continuità operativa e la salvaguardia occupazionale,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di individuare, al fine di limitare al minimo la riduzione del fondo destinato al Coni, misure idonee nell'ambito di quelle già in corso di approvazione per scongiurare la crisi dell'ippica, tali da garantire al movimento sportivo italiano le risorse necessarie per scongiurare una crisi che metterebbe a serio repenta glio suo processo di diffusione e valorizzazione.
9/1713/33. Barbaro, Granata, Briguglio, Frassinetti.

La Camera,
premesso che:
la disposizione di cui all'articolo 2, comma 10, reca norme in materia di disciplina tributaria degli atti di riordino delle istituzioni in aziende di servizi o in persone giuridiche di diritto privato di cui al decreto legislativo 4 maggio 2001, n. 207, effettuati nel 2009;
è opportuno verificare la possibilità che la norma possa essere interpretata estensivamente allo scopo di ricomprendere anche gli atti che comportano il conferimento di aziende strumentali a dette istituzioni o persone giuridiche in fondazioni o, in difetto, inserire in un provvedimento di prossima emanazione una disposizione utile a raggiungere tale risultato sempre che venga mantenuto il requisito della strumentalità,

impegna il Governo

a verificare la possibilità di estendere interpretativamente la disposizione ricordata nel senso anzidetto o, in difetto, di inserire una disposizione idonea allo scopo in uso dei provvedimenti in materia tributaria di prossima emanazione.
9/1713/34. Contento.

La Camera,
premesso che:
le piccole e medie imprese costituiscono la base del tessuto produttivo del Paese e rischiano di essere le più penalizzate dagli effetti della gravissima crisi finanziaria in atto;
per gli appalti inferiori al milione di euro (e quindi proprio quelli che interessano le piccole e medie imprese anche artigiane) e in cui la stazione appaltante si sia avvalsa della facoltà di applicare l'esclusione automatica delle offerte anomale, è stato introdotto ex novo il divieto di partecipazione - a pena di esclusione della gara e sanzionato come reato di turbativa d'asta - per il consorzio o la cooperativa che partecipino alla medesima gara di affidamento di lavori in cui partecipa singolarmente anche una qualsiasi consorziata, a prescindere che la stessa sia indicata o meno in sede di gara;
la precedente disciplina dettata dal codice degli appalti consentiva ai consorzi di imprese artigiane, come ai consorzi cooperative, di indicare in sede di gara per conto di quale consorziata partecipavano all'aggiudicazione e poneva solo a queste ultime il divieto di partecipare alla medesima gara, lasciando libere le altre imprese consorziate di partecipare o meno all'appalto;
le imprese artigiane risultano così in concreto esautorate dello strumento consortile e non potranno più partecipare ai pubblici appalti che resteranno nelle mani delle sole imprese di grandi dimensioni, le quali vengono messe in grado di conquistare spazi anche nelle più ristrette fasce di mercato, spazzando via la concorrenza della categoria artigiana e delle piccole imprese,

impegna il Governo

a restituire la possibilità reale a tutte le imprese di partecipare singolarmente ad appalti di importi inferiori al milione di euro con le stesse procedure applicate alle gare sottosoglia attualmente di importo inferiore ai 150 mila euro, modificando il dettato introdotto con il decreto del Presidente della Repubblica 25 gennaio 2000, n. 34, e successive modificazioni apportate dal decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, tenendo conto che il provvedimento non necessita di copertura finanziaria in quanto non viene in alcun modo ridotto il gettito derivante dagli affidamenti degli appalti.
9/1713/35. Mazzoni, Toccafondi.

La Camera,
premesso che:
il Governo ha inserito tra i collegati alla legge finanziaria il disegno di legge sul federalismo fiscale, che ha appena iniziato l'esame al Senato;
si tratta di un provvedimento che desta molte perplessità, anche in merito alla sua vaghezza e alla lunghezza dei tempi di attuazione;
il federalismo fiscale deve, invece, rispondere all'obiettivo di rafforzare l'autonomia dei comuni con un livello di imposizione proprio che non aggravi la pressione fiscale sui cittadini ed insieme renda più trasparenti i livelli di decisione e responsabilità;
a fronte di orizzonti molto lontani, i comuni stanno vivendo oggi una situazione di forte difficoltà ed è messa in discussione la possibilità di svolgere le funzioni e i servizi essenziali: essi non possono attendere che la riforma entri a regime, forse tra dieci anni;
i sindaci veneti, invece, hanno messo in campo una proposta che ha il vantaggio di essere concreta e immediatamente applicabile, tanto che avrebbe potuto essere già essere inserita nel disegno di legge finanziaria: si tratta della possibilità di trattenere fino al 20 per cento dell'Irpef prodotta sul territorio nelle casse comunali, contemporaneamente sopprimendo i trasferimenti statali ai comuni;
questo è uno strumento che permette da subito ai comuni di poter contare su risorse certe e necessarie. È una proposta costruttiva, molto semplice e in grado di attuare il federalismo fiscale a Costituzione invariata;
si tratta di un modello che consente di realizzare il federalismo fiscale vero in modo corretto, ossia trattenendo nei territori le risorse prodotte da quei territori e responsabilizzando gli amministratori locali e che incentiva le comunità locali a combattere l'evasione fiscale, ristabilendo un rapporto corretto tra fisco e cittadino,

impegna il Governo

a prevedere, già a partire dai prossimi provvedimenti, l'innalzamento fino al 20 per cento della compartecipazione al gettitodell'imposta sul reddito delle persone fisiche in favore dei comuni, a titolo di trasferimento dallo Stato ai comuni stessi.
9/1713/36. Calearo Ciman, Sbrollini, Federico Testa, Rubinato, Murer, Naccarato, Fogliardi, Miotto, Viola, Tempestini, Lulli, Dal Moro, Cesare Marini, Zunino, Rosato, Scarpetti, Baretta, Martella.

La Camera,
premesso che:
il Governo ha inserito tra i collegati alla legge finanziaria il disegno di legge sul federalismo fiscale, che ha appena iniziato l'esame al Senato;
si tratta di un provvedimento che desta molte perplessità, anche in merito alla sua vaghezza e alla lunghezza dei tempi di attuazione;
il federalismo fiscale deve, invece, rispondere all'obiettivo di rafforzare l'autonomia dei comuni con un livello di imposizione proprio che non aggravi la pressione fiscale sui cittadini ed insieme renda più trasparenti i livelli di decisione e responsabilità;
a fronte di orizzonti molto lontani, i comuni stanno vivendo oggi una situazione di forte difficoltà ed è messa in discussione la possibilità di svolgere le funzioni e i servizi essenziali: essi non possono attendere che la riforma entri a regime, forse tra dieci anni;
i sindaci veneti, invece, hanno messo in campo una proposta che ha il vantaggio di essere concreta e immediatamente applicabile, tanto che avrebbe potuto essere già essere inserita nel disegno di legge finanziaria: si tratta della possibilità di trattenere fino al 20 per cento dell'Irpef prodotta sul territorio nelle casse comunali, contemporaneamente sopprimendo i trasferimenti statali ai comuni;
questo è uno strumento che permette da subito ai comuni di poter contare su risorse certe e necessarie. È una proposta costruttiva, molto semplice e in grado di attuare il federalismo fiscale a Costituzione invariata;
si tratta di un modello che consente di realizzare il federalismo fiscale vero in modo corretto, ossia trattenendo nei territori le risorse prodotte da quei territori e responsabilizzando gli amministratori locali e che incentiva le comunità locali a combattere l'evasione fiscale, ristabilendo un rapporto corretto tra fisco e cittadino,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere, già a partire dai prossimi provvedimenti, l'innalzamento fino al 20 per cento della compartecipazione al gettito dell'imposta sul reddito delle persone fisiche in favore dei comuni, a titolo di trasferimento dallo Stato ai comuni stessi.
9/1713/36.(Testo modificato nel corso della seduta).Calearo Ciman, Sbrollini, Federico Testa, Rubinato, Murer, Naccarato, Fogliardi, Miotto, Viola, Tempestini, Lulli, Dal Moro, Cesare Marini, Zunino, Rosato, Scarpetti, Baretta, Martella, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
il crescente interesse e la nuova sensibilità che oramai anche nel nostro Paese stanno sviluppandosi verso i problemi del risparmio energetico in edilizia hanno fatto maturare innovative esigenze nel settore delle costruzioni edili, sia da un punto di vista tecnico, sia professionale;
soprattutto riguardo al problema del caldo estivo il nostro Paese vede i carichi del raffrescamento giocare ruoli ben maggiori che nell'Europa centrale e con un peso, nel bilancio complessivo, non minore di quello invernale;
le normative nazionali e locali sono da impulso allo sviluppo di edifici energeticamenteefficienti anche se da sole non solo sufficienti alla realizzazione di una efficace diffusione delle politiche energetiche;
sono indubbi i vantaggi che la nuova edilizia di qualità può portare alle singole famiglie e alla collettività;
obiettivo primario e di partenza che si deve osservare in tema di nuove abitazioni a risparmio energetico e ad elevati standard di comfort è il perseguimento dei parametri di Protocollo di Kyoto cui il nostro Paese, in qualità di aderente, deve sempre più conformarsi a compiere sforzi notevoli per ridurre le proprie emissioni climalteranti con decorrenza dall'entrata in vigore del Protocollo stesso dal febbraio del 2005, pena il pagamento di pesanti sanzioni economiche rispetto all'Unione europea;
l'Italia ha un divario di oltre 75 milioni di tonnellate di CO2 (aggiornamento al marzo 2008) rispetto agli obiettivi di Kyoto, con un livello di emissioni del 9,9 per cento superiore rispetto alle emissioni di riferimento del 1990;
a riguardo si evidenzia che l'Italia ogni giorno, dal 1o gennaio 2008, sta accumulando un debito di oltre 4 milioni di euro (4,1 milioni di euro) per il suo superamento delle emissioni di CO2 rispetto all'obiettivo previsto dal Protocollo di Kyoto. Dal 1o gennaio 2008 il debito è di 47,6 euro ogni secondo e al 20 marzo abbiamo già superato i 320 milioni di euro che diventeranno quasi 1,5 miliardi di euro a fine 2008. Per ogni tonnellata di CO2 superata è stimato un prezzo della sanzione di 20 euro;
questa è un'emergenza pesante in termini economici, di immagine e di mancate opportunità per l'intero Paese;
non solo per contribuire alla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, ma anche per favorire lo sviluppo di nuove tecnologie, di ricerche e di sperimentazioni mirate all'efficienza energetica nelle costruzioni, nonché di sostenere il rilancio dell'economia tramite lo sviluppo del settore delle costruzioni, apparirebbe opportuno attivare misure di incentivazione fiscale volte ad incrementare la realizzazione di nuove abitazioni in cui calare l'eccellenza nell'implementazione delle migliori tecnologie impiantistiche, domotiche e di interattività domestica;
tali obiettivi di pregio potrebbero essere conseguiti tramite l'applicazione del principio della detrazione dall'imposta lorda del reddito delle persone fisiche delle spese sostenute dai cittadini per acquistare questa nuova tipologia di abitazioni, così come avviene in particolare nel campo delle disposizioni tributarie concernenti gli interventi di recupero del patrimonio edilizio di cui all'articolo 2, comma 5, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, con particolare riferimento alle misure previste dall'articolo 1 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni;
anche il provvedimento in esame tiene in grande considerazione il meccanismo delle detrazioni fiscali in materia di ristrutturazioni edilizie, allo scopo prorogandone fino al 2011 la loro validità rispetto alle iniziali scadenze previste dalle norme che le disciplinano;
in tale ambito, pertanto, andrebbe prevista anche una apposita disposizione normativa diretta ad incentivare la diffusione degli edifici residenziali realizzati secondo i principi della conservazione del patrimonio naturalistico e l'attenzione per la qualità delle abitazioni, che siano inoltre capaci di favorire l'adempimento degli obblighi derivanti dall'applicazione del Protocollo di Kyoto ed in particolare che rispettino innovativi standard di risparmio e di efficienza energetica, di contenimento delle emissioni dei gas ad effetto serra, e che siano realizzati con materiali ecocompatibili privilegiando l'applicazione di tecnologie innovative rivolte alla gestione ergonomica dei servizi secondo l'approccio della «domotica»;
gli acquisti incentivati di cui trattasi dovrebbero essere riferiti, in particolare,ad edifici che rispettino le seguenti condizioni e caratteristiche:
siano dotati di attestato di certificazione energetica ai sensi del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e successive modificazioni, concernente attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell'edilizia, con appartenenza alla classe «A»;
siano realizzati tramite l'impiego di materiali nel rispetto della ecocompatibilità ed escludendo interazioni che possano avere proprietà tossiche per garantire elevati livelli di comfort abitativo;
siano realizzate nel rispetto dei limiti normativi riferiti agli isolamenti acustici dell'edificio;
siano realizzati principalmente con tecniche rivolte al principio dell'efficienza energetica con riduzione dei quantitativi di energia necessaria alla loro realizzazione, all'esercizio e alla diminuzione dell'energia necessaria alla dismissione del fabbricato se del caso nel rispetto dei principi della sostenibilità ambientale e del «life cycle assessment»; le precedenti certificazioni dovranno essere rilasciate da un istituto di ricerca universitario o da enti competenti in materia di spin-off di natura universitaria o ad essi similari;
siano provvisti delle migliori tecnologie impiantistiche, domotiche e di interattività domestica, tra cui, in particolare, delle seguenti tecniche costruttive ed impiantistiche:
illuminazione primaria di base a basso consumo che preveda le nuove tecnologie a Led;
trattamento aria controllata, garantendo alti livelli di qualità e purezza dell'aria;
recupero delle acque piovane per ridurre il consumo di acqua potabile negli usi non alimentari ove tecnicamente possibile. Tale criterio non è ad ogni modo obbligatorio ai fini dei parametri di valutazione;
impiego impianto di osmosi inversa nonché il sistema di purificazione dell'acqua per usi alimentari garantendo così l'assoluta purezza batteriologica;
sfruttamento dell'energia solare tramite l'adozione di pannelli per la generazione sia di energia termica e sia di energia termica;
impiego di impianti termo-tecnici di ultima generazione dotati di generatore di calore e macchine per raffrescamento aventi un elevato grado di rendimento energetico;
gestione dell'uso dell'energia elettrica mediante tecnologie capaci di interrompere i flussi elettrici in assenza di apparecchi attivi con integrazione, ai fini dell'incremento dei rendimenti energetici dei dispositivi elettrici ed elettronici, elettrodomestici, sistemi di comunicazione, sistemi di controllo e sorveglianza;
dedicati lettori smart card utili alla digitalizzazione dei servizi offerti per via telematica dalle pubbliche amministrazioni,

impegna il Governo

ad intraprendere le occorrenti iniziative, se del caso anche l'adozione di disposizioni a carattere e normativo, che siano capaci di favorire la realizzazione e la diffusone delle nuove tipologie di edifici ad alta efficienza energetica ed a basso impatto ambientale, ma con elevate caratteristiche di confort abitativo, ed in tal senso valutando la possibilità di introdurre nella normativa vigente in materia di incentivazione fiscale il principio della detrazione dall'imposta lorda del reddito delle persone fisiche delle spese sostenute per acquistare quelle specifiche abitazioni che possono permettere il raggiungimento degli obiettivi enunciati in premessa e che in particolare rispettino le condizioni e le caratteristiche indicate nell'ultimo comma delle stesse premesse.
9/1713/37. Alessandri, Guido Dussin, Lanzarin, Togni, Simonetti, Caparini.

La Camera,
premesso che:
il comma 15 dell'articolo 2 modifica il testo dei commi 17 e 18 dell'articolo 1 della legge n. 244 del 2007, prorogando la disposizione che prevede la detrazione ai fini dell'Irpef delle spese sostenute per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio;
da quanto riporta la relazione tecnica al disegno di legge finanziaria, dallo studio sugli effetti indotti delle detrazioni in oggetto sul mercato delle ristrutturazioni, è emerso che l'incentivo ha portato ad un incremento degli investimenti in ristrutturazioni stimabile in circa 1.150 milioni di euro nel periodo 1998-2006;
tale effetto incentivante sugli investimenti sarebbe opportuno ampliarlo anche in altri programmi, proposti anche in via sperimentale, allo scopo di rilanciare l'economia del Paese e incoraggiare il mercato;
soprattutto nell'attuale momento di crisi economica mondiale occorre incoraggiare la costituzione delle famiglie e aiutare le giovani coppie che si trovano obbligate a sostenere ingenti spese, non solo per la costruzione o la ristrutturazione della casa, ma anche per l'acquisto dei mobili;
nel contempo occorre sostenere la produttività delle nostre industrie mobiliere, che, nonostante raggiungano posti di prestigio a livello mondiale nella qualità dei prodotti, attualmente risentono la crisi economica mondiale,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di inserire in un opportuno provvedimento legislativo, riguardante il rilancio dell'economia e il sostegno delle giovani coppie, misure di incentivazione per l'acquisto di mobili destinati all'arredo di unità immobiliari da adibire ad abitazione principale.
9/1713/38. Togni, Guido Dussin, Lanzarin, Simonetti, Caparini, Rivolta, Nicola Molteni, Alessandri, Reguzzoni, Bragantini.

La Camera,
premesso che:
a seguito degli eventi calamitosi dell'ottobre 2002 avvenuti nella provincia di Catania fu disposto, con l'articolo 4 del decreto-legge 4 novembre 2002, n. 245, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2002, n. 286, che, ai sensi dell'articolo 9, comma 2, della legge n. 212 del 2000, venisse adottato un provvedimento dal Ministro dell'economia e delle finanze avente l'effetto di concedere 144 sospensione degli adempimenti e versamenti tributari e contributivi per quei soggetti colpiti dalle calamità che la stessa legge aveva identificato nei soggetti che «erano residenti, avevano sede operativa, o esercitavano la propria attività lavorativa, produttiva o di funzione nei comuni» colpiti da calamità;
in effetti il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 14 novembre 2002, con l'integrazione della legge 27 dicembre 2006, n. 296, articolo 2, comma 117, dispone all'articolo 1, comma 1, che si riferisce alle persone fisiche, che l'agevolazione riguardava i soggetti che alla data del 29 ottobre 2002 avevano la residenza o la sede operativa nei comuni colpiti;
gli uffici finanziari hanno chiesto all'amministrazione finanziaria centrale di chiarire se con riferimento alla persona fisica l'agevolazione sia fruibile da tutti i soggetti che operavano nei comuni terremotati. secondo un'interpretazione della terminologia «sede operativa», che più si lega alla legge 27 dicembre 2002, n. 286, che fu promotrice del decreto attuativo della sospensione tributaria; questa terminologia nel contesto in cui fu usata voleva intendere che la norma dovesse agevolare tutti i soggetti che prestavano la propria attività lavorativa nei luoghi colpiti, essendo tutti coinvolti nella crisi dovuta alla calamità;
gli uffici finanziari iscrissero a ruolo importi che non erano ancora scaduti o che non erano più dovuti, ai sensidel comma 1011 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296; di fatto, secondo le norme attuali, l'iscrizione a ruolo può essere effettuata dall'amministrazione solo dopo che sia scaduta l'ultima rata del versamento. Oggi su molte delle cartelle esattoriali derivanti da quei ruoli, laddove i contribuenti non sono riusciti ad ottenere in tempo la sospensione, sono state iscritte delle ipoteche immobiliari o dei fermi amministrativi di veicoli, che hanno alla base importi non dovuti o non scaduti e che hanno creato notevoli disagi ai contribuenti, ai quali potrebbero causare loro un danno economico ingiustificato per i costi di cancellazione dell'ipoteca o del fermo amministrativo. Pare qui necessario l'intervento del Governo per attivarsi nella sospensione automatica di tutti i ruoli che derivano da imposte sospese o definite, ai sensi del comma 1011 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e per farsi carico dell'eventuale cancellazione dell'ipoteca o del fermo amministrativo del veicolo gravante sulle relative cartelle esattoriali;
il comma 2 dell'articolo 36-bis del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, alla lettera b) prevedeva l'attualizzazione del debito per tutti i soggetti che versino gli importi sospesi, dovuti, residui, senza avvalersi della facoltà di rateizzarli. Sebbene vi siano molti contribuenti che intendono avvalersi della suddetta norma, l'amministrazione finanziaria non ha ancora chiarito quale dovrà essere il tasso e il metodo di attualizzazione e così, non avendo chiarito quale importo decurtare a titolo di attualizzazione, non ha messo in condizione il contribuente di effettuare il versamento, chiudendo definitivamente il debito.

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative, anche normative, affinché:
a) il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 14 novembre 2002, articolo 1, comma 1, con l'integrazione della legge 27 dicembre 2006, n. 296, articolo 2, comma 117, sia interpretato nel senso che l'agevolazione si applichi a tutte le persone fisiche che alla la data del 29 ottobre 2002 erano residenti, avevano sede operativa o esercitavano la propria attività lavorativa, produttiva o di funzione nei comuni individuati;
b) i ruoli iscritti relativamente a versamenti di tributi e contributi, sospesi ai sensi dei decreti del Ministro dell'economia e delle finanze del 14 novembre 2002 e del 17 maggio 2005 a carico dei soggetti che hanno definito la propria posizione, ai sensi del comma 1011 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e dell'articolo 36-bis del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, alla lettera a), siano sospesi sino alla scadenza dell'ultima rata dovuta e gli eventuali fermi amministrativi dei veicoli o le eventuali ipoteche iscritti a garanzia del loro pagamento siano cancellati con onere a carico dell'amministrazione finanziaria;
c) l'amministrazione finanziaria si adoperi al più presto per definire le modalità e il tasso di attualizzazione delle rate non ancora scadute.
9/1713/39. Catanoso

La Camera,
premesso che:
a seguito degli eventi calamitosi dell'ottobre 2002 avvenuti nella provincia di Catania fu disposto, con l'articolo 4 del decreto-legge 4 novembre 2002, n. 245, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2002, n. 286, che, ai sensi dell'articolo 9, comma 2, della legge n. 212 del 2000, venisse adottato un provvedimento dal Ministro dell'economia e delle finanze avente l'effetto di concedere 144 sospensione degli adempimenti e versamenti tributari e contributivi per quei soggetti colpiti dalle calamità che la stessa legge aveva identificato nei soggetti che«erano residenti, avevano sede operativa, o esercitavano la propria attività lavorativa, produttiva o di funzione nei comuni» colpiti da calamità;
in effetti il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 14 novembre 2002, con l'integrazione della legge 27 dicembre 2006, n. 296, articolo 2, comma 117, dispone all'articolo 1, comma 1, che si riferisce alle persone fisiche, che l'agevolazione riguardava i soggetti che alla data del 29 ottobre 2002 avevano la residenza o la sede operativa nei comuni colpiti;
gli uffici finanziari hanno chiesto all'amministrazione finanziaria centrale di chiarire se con riferimento alla persona fisica l'agevolazione sia fruibile da tutti i soggetti che operavano nei comuni terremotati. secondo un'interpretazione della terminologia «sede operativa», che più si lega alla legge 27 dicembre 2002, n. 286, che fu promotrice del decreto attuativo della sospensione tributaria; questa terminologia nel contesto in cui fu usata voleva intendere che la norma dovesse agevolare tutti i soggetti che prestavano la propria attività lavorativa nei luoghi colpiti, essendo tutti coinvolti nella crisi dovuta alla calamità;
gli uffici finanziari iscrissero a ruolo importi che non erano ancora scaduti o che non erano più dovuti, ai sensi del comma 1011 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296; di fatto, secondo le norme attuali, l'iscrizione a ruolo può essere effettuata dall'amministrazione solo dopo che sia scaduta l'ultima rata del versamento. Oggi su molte delle cartelle esattoriali derivanti da quei ruoli, laddove i contribuenti non sono riusciti ad ottenere in tempo la sospensione, sono state iscritte delle ipoteche immobiliari o dei fermi amministrativi di veicoli, che hanno alla base importi non dovuti o non scaduti e che hanno creato notevoli disagi ai contribuenti, ai quali potrebbero causare loro un danno economico ingiustificato per i costi di cancellazione dell'ipoteca o del fermo amministrativo. Pare qui necessario l'intervento del Governo per attivarsi nella sospensione automatica di tutti i ruoli che derivano da imposte sospese o definite, ai sensi del comma 1011 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e per farsi carico dell'eventuale cancellazione dell'ipoteca o del fermo amministrativo del veicolo gravante sulle relative cartelle esattoriali;
il comma 2 dell'articolo 36-bis del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, alla lettera b) prevedeva l'attualizzazione del debito per tutti i soggetti che versino gli importi sospesi, dovuti, residui, senza avvalersi della facoltà di rateizzarli. Sebbene vi siano molti contribuenti che intendono avvalersi della suddetta norma, l'amministrazione finanziaria non ha ancora chiarito quale dovrà essere il tasso e il metodo di attualizzazione e così, non avendo chiarito quale importo decurtare a titolo di attualizzazione, non ha messo in condizione il contribuente di effettuare il versamento, chiudendo definitivamente il debito.

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare le opportune iniziative, anche normative, affinché:
a) il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 14 novembre 2002, articolo 1, comma 1, con l'integrazione della legge 27 dicembre 2006, n. 296, articolo 2, comma 117, sia interpretato nel senso che l'agevolazione si applichi a tutte le persone fisiche che alla la data del 29 ottobre 2002 erano residenti, avevano sede operativa o esercitavano la propria attività lavorativa, produttiva o di funzione nei comuni individuati;
b) i ruoli iscritti relativamente a versamenti di tributi e contributi, sospesi ai sensi dei decreti del Ministro dell'economia e delle finanze del 14 novembre 2002 e del 17 maggio 2005 a carico dei soggetti che hanno definito la propria posizione, aisensi del comma 1011 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e dell'articolo 36-bis del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, alla lettera a), siano sospesi sino alla scadenza dell'ultima rata dovuta e gli eventuali fermi amministrativi dei veicoli o le eventuali ipoteche iscritti a garanzia del loro pagamento siano cancellati con onere a carico dell'amministrazione finanziaria;
c) l'amministrazione finanziaria si adoperi al più presto per definire le modalità e il tasso di attualizzazione delle rate non ancora scadute.
9/1713/39.(Testo modificato nel corso della seduta).Catanoso

La Camera,
premesso che:
si sono moltiplicate, negli ultimi giorni, le crisi, con rischio elevatissimo di chiusura, di stabilimenti industriali operanti in Basilicata e di proprietà di multinazionali: è il caso ad esempio della Daramic (gruppo Polypore), della Panasonic, della Mondial Piston (gruppo Mahle);
si tratta quasi sempre di aziende sane, con i conti in ordine, che forniscono prodotti di qualità, mediante tecnologie avanzate, avvalendosi di professionalità di alto valore, e che determinano apprezzabili utili annuali;
ciononostante, le proprietà decidono di chiuderle, per localizzare le produzioni in altri Paesi europei (nel caso della Daramic, in Austria);
la Daramic si è autodenunciata al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'inquinamento causato dalle scorie liquide e solide rilasciate dal processo produttivo; l'area industriale di Tito, ove è ubicata, già rientra nell'elenco dei siti di interesse nazionale per la bonifica da inquinamento ambientale; la Daramic è destinataria al riguardo di finanziamenti pubblici, finora non spesi;
la chiusura, ad opera di multinazionali, di stabilimenti industriali nel Mezzogiorno, ed in particolare in Basilicata, determina impatti disastrosi in una realtà già in forte difficoltà sul profilo sociale, economico e, soprattutto, occupazionale,

impegna il Governo

a porre in essere, di concerto con la regione Basilicata, ogni possibile iniziativa, anche attraverso un tavolo ministeriale, tesa a scongiurare la chiusura degli stabilimenti industriali in premessa, ed il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ad intervenire al fine di velocizzare l'iter tecnico-amministrativo relativo all'erogazione dei fondi finalizzati alla bonifica ambientale della Daramic.
9/1713/40. Margiotta, Luongo.

La Camera,
premesso che:
la questione dell'assoggettamento a Ici dei fabbricati rurali rappresenta attualmente una delle problematiche maggiormente sentite nel mondo agricolo;
nel corso degli anni la normativa in materia si è stratificata, creando una situazione di grande incertezza, che ha aperto la strada a molteplici interpretazioni riguardo all'imponibilità Ici di questi fabbricati, alcune delle quali metterebbero in dubbio l'esenzione fino ad oggi applicata alle costruzioni rurali;
il 15 settembre 2008 la Corte di cassazione, con la sentenza n. 23596, ha affermato che sono sottoposti all'Ici tutti i fabbricati rurali iscritti o da iscrivere al catasto dei fabbricati a norma dell'articolo 9, comma 1, del decreto-legge n. 557 del 1993, in quanto non rientrano nella categoria degli immobili esenti indicati nell'articolo 7 del decreto legislativo n. 504 del 1992 istitutivo dell'Ici;
l'Anci Emilia-Romagna, con la circolare del 24 settembre 2008, ha invitato i comuni della regione a recuperare l'Ici relativa a tutti i fabbricati rurali per i cinque anni precedenti;
si è pertanto generata una situazione di forte disorientamento, che inevitabilmente, stante la situazione attuale, costringerà gli agricoltori per tutelare le loro ragioni a ricorrere massicciamente in via contenziosa;
rispondendo ad una interrogazione a risposta immediata (3/ 00163), presentata dai deputati delle Minoranze linguistiche del Gruppo Misto, il Ministro Rotondi, in data 8 ottobre 2008, ha affermato a riguardo che «il Governo e in particolare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali non possono che auspicare un chiarimento in materia di non assoggettamento a Ici dei fabbricati rurali, tenuto conto anche di prese di posizione come quella dell'Anci Emilia-Romagna, che, pur non avendo rilevanza giuridica, prefigurano un'interpretazione della normativa fiscale fortemente penalizzante per gli imprenditori agricoli; un'interpretazione che ribalterebbe un'applicazione pluriennale della norma sull'Ici. Per quanto espresso dallo stesso Ministero, è da condividere quanto chiarito dall'Agenzia del territorio con circolare n. 7 del 2007, secondo cui l'attribuzione di una rendita catastale ad un fabbricato rurale assume rilevanza fiscale solo se il fabbricato perde il carattere di ruralità. Va evidenziato che nell'estimo per il calcolo del reddito dominicale dei terreni è già compresa la rendita dei fabbricati rurali. Tassare autonomamente il fabbricato rurale implicherebbe una duplicazione della tassazione, pertanto il Governo si adopera per la soluzione della problematica»;
ad oggi non è chiara la posizione giuridica delle cooperative agricole ai fini dell'assoggettabilità all'Ici,

impegna il Governo

ad adottare, nel più breve tempo possibile, le opportune iniziative per chiarire la normativa in maniera definitiva, inserendo da una parte i fabbricati rurali nelle esenzioni previste dall'articolo 7 del decreto legislativo n. 504 del 1992 e dall'altra interpretando l'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 504 del 1992, per definire che queste costruzioni devono intendersi da sempre escluse dall'applicazione dell'Ici.
9/1713/41. Brugger, Zeller, Nicco.

La Camera,
premesso che:
la Commissione Europea, nel Libro Verde sull'efficienza energetica del 2005 e nel Piano d'azione del 2006, stima un potenziale tecnico di riduzione dei consumi di energia pari al 40 per cento, attraverso interventi di efficienza energetica e di generazione distribuita (vale a dire produzione di energia con piccoli impianti vicino a dove si consuma);
attuando solo la metà dì tale potenziale (20 per cento, obiettivo fissato al 2020) si possono risparmiare 100 miliardi di euro l'anno (di cui circa 10 per l'Italia) comportando un abbattimento dei costi per un famiglia media tra i 200 e i 1000 euro l'anno.
l'efficienza energetica deve essere considerata prima di qualsiasi altra azione e a prescindere da qualsiasi altra fonte di energia aggiuntiva tant'è che è indicata dall'Intergovernmental panel on climate change (foro intergovernativo sul mutamento climatico, IPCC) quale principale misura di mitigazione del cambiamento climatico e quindi è da considerarsi come strategia immediatamente attuabile per il raggiungimento degli obiettivi posti dal Protocollo di Kyoto;
per quanto riguarda le risorse, il finanziamento tramite terzi (previsto dalla direttiva 93/76/CEE, ribadito dalla Direttiva 2006/32/CE e dall'Action plan for efficiency energy del 2006 e previsto dal decreto legislativo n. 115 del 2008 di recepimento della direttiva 2006/32/CE), ilcui utilizzo è fortemente auspicato da vari organismi internazionali, è lo strumento finanziario che permetterà all'utente finale di effettuare gli interventi di efficienza energetica senza dover anticipare il capitale. Attualmente, la ESCO (persona fisica o giuridica che fornisce servizi energetici ai sensi del decreto legislativo n. 115 del 2008) effettua l'intervento di efficienza energetica grazie alle risorse anticipate dal sistema bancario e si accorda con l'utente finale su quanta parte del risparmio economico ottenuto debba servire a ripagare l'investimento definendo così il piano rimborso. Alla fine del periodo di rimborso, l'utente finale diventa titolare dell'intervento e usufruisce in pieno degli ulteriori risparmi derivanti. Si segnala però che l'articolo 9 del citato decreto legislativo prevede che entro il 2008 vengano definite regole e modalità attuative del Fondo di rotazione la cui attuale definizione non permette di dispiegare tutti gli effetti positivi che avrebbe un Fondo dì Garanzia in questo settore. Infatti la dotazione finanziaria individuata (25 milioni dì euro) è insufficiente e sarebbe da aumentare a 200 milioni. Con la creazione del Fondo di Garanzia si opererebbe ìn modo che la quota dovrebbe servire a finanziare un'assicurazione che serva a fornire garanzie al sistema bancario permettendo il finanziamento degli interventi realizzati dalle ESCO in ragione di 1 a 1.0. In questo caso con soli 25 milioni di euro si creerebbe un fondo di garanzia di 250 milioni di euro;
stime del Ministero dell'economia e delle finanze indicano che con ipotesi che in un arco di tempo dai tre ai cinque anni, il trenta per cento degli enti locali (demograficamente) sia oggetto di misure di razionalizzazione della spesa energetica, mediante il finanziamento tramite terzi, con risparmi prudenziali del venticinque per cento è possibile considerare un minor costo nell'ordine del miliardo di euro. Tale dato applicato in altri ambiti degli enti pubblici (ASI, ATO, Consorzi) rafforza significativamente le previsioni di minor costo;
secondo la Commissione europea gli investimenti finalizzati al miglioramento dell'efficienza energetica avranno effetti positivi sull'occupazione con numeri di posti di lavoro creati in questo settore maggiori rispetto ad investimenti alternativi analoghi, compresi nel settore dell'estrazione, trasformazione e distribuzione di energia.

impegna il Governo

ad adottare i provvedimenti attuativi del decreto legislativo n. 115 del 2008 e, in particolare, in vista della definizione delle regole e modalità attuative del Fondo di rotazione previsto dal decreto legislativo n. 115 del 2008, a trasformare detto Fondo in un idoneo Fondo di garanzia nazionale definendo modalità di rapporto e ruoli che le istituzioni finanziarie e assicurative avranno in relazione alla creazione del Fondo di Garanzia;
ad emanare i decreti attuativi di cui all'articolo 4, comma 1, lettere a), b) e c) del decreto legislativo n. 192 del 2005 (Adozione di criteri generali, di una metodologia di calcolo e requisiti della prestazione energetica), le Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici ai sensi dell'articolo 6, comma 9, del decreto legislativo n. 192 del 2005) e i decreti di cui alla legge finanziaria 2007, articolo 1, comma 352, per fissare le condizioni e le modalità per l'accesso e l'erogazione dell'incentivo di cui al comma 351 e di cui al comma 364 per stabilire le condizioni, le modalità e i termini per l'utilizzo della dotazione del Fondo di cui al comma 362, da destinare al finanziamento di interventi di carattere sociale, da parte dei comuni, per la riduzione dei costi delle forniture di energia per usi civili a favore di clienti economicamente disagiati, anziani e disabili e, per una somma di 11 milioni di euro annui per il biennio 2008-2009, agli interventi di efficienza energetica di cui ai commi da 353 a 361;
ad emanare i decreti di cui alla legge finanziaria 2008, articolo 2, comma 162,per stabilire i princìpi e i criteri a cui si devono informare le campagne informative sulle misure che consentono la riduzione dei consumi energetici per migliorare l'efficienza energetica e di cui al comma 322 per individuare le modalità di utilizzazione del fondo per la promozione delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica attraverso il controllo e la riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti.
9/1713/42. Zamparutti, Bernardini, Mecacci, Farina Coscioni, Maurizio Turco, Beltrandi.

La Camera,
premesso che:
la Commissione Europea, nel Libro Verde sull'efficienza energetica del 2005 e nel Piano d'azione del 2006, stima un potenziale tecnico di riduzione dei consumi di energia pari al 40 per cento, attraverso interventi di efficienza energetica e di generazione distribuita (vale a dire produzione di energia con piccoli impianti vicino a dove si consuma);
attuando solo la metà dì tale potenziale (20 per cento, obiettivo fissato al 2020) si possono risparmiare 100 miliardi di euro l'anno (di cui circa 10 per l'Italia) comportando un abbattimento dei costi per un famiglia media tra i 200 e i 1000 euro l'anno.
l'efficienza energetica deve essere considerata prima di qualsiasi altra azione e a prescindere da qualsiasi altra fonte di energia aggiuntiva tant'è che è indicata dall'Intergovernmental panel on climate change (foro intergovernativo sul mutamento climatico, IPCC) quale principale misura di mitigazione del cambiamento climatico e quindi è da considerarsi come strategia immediatamente attuabile per il raggiungimento degli obiettivi posti dal Protocollo di Kyoto;
per quanto riguarda le risorse, il finanziamento tramite terzi (previsto dalla direttiva 93/76/CEE, ribadito dalla Direttiva 2006/32/CE e dall'Action plan for efficiency energy del 2006 e previsto dal decreto legislativo n. 115 del 2008 di recepimento della direttiva 2006/32/CE), il cui utilizzo è fortemente auspicato da vari organismi internazionali, è lo strumento finanziario che permetterà all'utente finale di effettuare gli interventi di efficienza energetica senza dover anticipare il capitale. Attualmente, la ESCO (persona fisica o giuridica che fornisce servizi energetici ai sensi del decreto legislativo n. 115 del 2008) effettua l'intervento di efficienza energetica grazie alle risorse anticipate dal sistema bancario e si accorda con l'utente finale su quanta parte del risparmio economico ottenuto debba servire a ripagare l'investimento definendo così il piano rimborso. Alla fine del periodo di rimborso, l'utente finale diventa titolare dell'intervento e usufruisce in pieno degli ulteriori risparmi derivanti. Si segnala però che l'articolo 9 del citato decreto legislativo prevede che entro il 2008 vengano definite regole e modalità attuative del Fondo di rotazione la cui attuale definizione non permette di dispiegare tutti gli effetti positivi che avrebbe un Fondo dì Garanzia in questo settore. Infatti la dotazione finanziaria individuata (25 milioni dì euro) è insufficiente e sarebbe da aumentare a 200 milioni. Con la creazione del Fondo di Garanzia si opererebbe ìn modo che la quota dovrebbe servire a finanziare un'assicurazione che serva a fornire garanzie al sistema bancario permettendo il finanziamento degli interventi realizzati dalle ESCO in ragione di 1 a 1.0. In questo caso con soli 25 milioni di euro si creerebbe un fondo di garanzia di 250 milioni di euro;
stime del Ministero dell'economia e delle finanze indicano che con ipotesi che in un arco di tempo dai tre ai cinque anni, il trenta per cento degli enti locali (demograficamente) sia oggetto di misure di razionalizzazione della spesa energetica, mediante il finanziamento tramite terzi, con risparmi prudenziali del venticinque per cento è possibile considerare un minor costo nell'ordine del miliardo di euro. Tale dato applicato in altri ambiti degli entipubblici (ASI, ATO, Consorzi) rafforza significativamente le previsioni di minor costo;
secondo la Commissione europea gli investimenti finalizzati al miglioramento dell'efficienza energetica avranno effetti positivi sull'occupazione con numeri di posti di lavoro creati in questo settore maggiori rispetto ad investimenti alternativi analoghi, compresi nel settore dell'estrazione, trasformazione e distribuzione di energia.

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare i provvedimenti attuativi del decreto legislativo n. 115 del 2008 e, in particolare, in vista della definizione delle regole e modalità attuative del Fondo di rotazione previsto dal decreto legislativo n. 115 del 2008, a trasformare detto Fondo in un idoneo Fondo di garanzia nazionale definendo modalità di rapporto e ruoli che le istituzioni finanziarie e assicurative avranno in relazione alla creazione del Fondo di Garanzia;
ad emanare i decreti attuativi di cui all'articolo 4, comma 1, lettere a), b) e c) del decreto legislativo n. 192 del 2005 (Adozione di criteri generali, di una metodologia di calcolo e requisiti della prestazione energetica), le Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici ai sensi dell'articolo 6, comma 9, del decreto legislativo n. 192 del 2005) e i decreti di cui alla legge finanziaria 2007, articolo 1, comma 352, per fissare le condizioni e le modalità per l'accesso e l'erogazione dell'incentivo di cui al comma 351 e di cui al comma 364 per stabilire le condizioni, le modalità e i termini per l'utilizzo della dotazione del Fondo di cui al comma 362, da destinare al finanziamento di interventi di carattere sociale, da parte dei comuni, per la riduzione dei costi delle forniture di energia per usi civili a favore di clienti economicamente disagiati, anziani e disabili e, per una somma di 11 milioni di euro annui per il biennio 2008-2009, agli interventi di efficienza energetica di cui ai commi da 353 a 361;
ad emanare i decreti di cui alla legge finanziaria 2008, articolo 2, comma 162, per stabilire i princìpi e i criteri a cui si devono informare le campagne informative sulle misure che consentono la riduzione dei consumi energetici per migliorare l'efficienza energetica e di cui al comma 322 per individuare le modalità di utilizzazione del fondo per la promozione delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica attraverso il controllo e la riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti.
9/1713/42.(Testo modificato nel corso della seduta).Zamparutti, Bernardini, Mecacci, Farina Coscioni, Maurizio Turco, Beltrandi.

La Camera,
premesso che:
il settore dei trasporti assorbe oltre un terzo del fabbisogno energetico nazionale, e di questo gran parte afferisce alla mobilità privata.
per un verso, l'efficienza energetica del parco circolante, sia per l'assoluta prevalenza dei carburanti derivanti dal petrolio, sia per la relativa vecchiaia del parco stesso, è particolarmente bassa, stimata intorno al dieci per cento rispetto all'energia contenuta nelle fonti fossili di base. Per un altro verso, la corrente crisi economica riduce la capacità delle famiglie e delle imprese di sostituire i veicoli circolanti con altri energeticamente più efficienti;
a livello internazionale, i Paesi più sviluppati, tra i quali Giappone, USA, Gran Bretagna, Francia e Israele in prima fila, con le relative imprese di punta, stanno producendo uno sforzo straordinario per accelerare la transizione verso l'alimentazione elettrica dei veicoli. In questo quadro, il nostro Paese si trova di fronte all'opportunità di dare slancio a un settoreindustriale che nonostante tutto ha conservato una propria vitalità e occasionalmente caratteri di eccellenza, di rimuovere gli ostacoli normativi e allo stesso tempo di stabilire incentivazioni alla diffusione dei veicoli elettrici. È necessario introdurre, per un verso, significativi benefici fiscali in corrispondenza dell'acquisto di veicoli elettrici, sulla stessa linea dei benefici concessi per gli interventi di efficienza energetica e di produzione di energia da fonti rinnovabili a servizio di edifici, per un altro, di rimuovere gli ostacoli normativi che impediscono tuttora la conversione alla trazione elettrica dei veicoli circolanti;
l'impatto dei provvedimenti proposti potrà contribuire in modo molto significativo al conseguimento degli obiettivi europei in materia di riduzione del fabbisogno energetico complessivo e delle emissioni di gas serra,

impegna il Governo

ad estendere il beneficio fiscale della detrazione dell'imposta lorda, nella misura del 55 per cento, già applicabile nei casi di acquisto di impianti di generazione di energia termica da fonti rinnovabili e nei casi di interventi di miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici, ai sensi dell'articolo 1, commi da 344 a 347, 353, 358 e 359, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 («Legge Finanziaria 2007»),
ad adottare le opportune iniziative volte a confermare i predetti benefici fino al 31 dicembre 2010 (già l'articolo 1, commi da 20 a 24, della legge; 24 dicembre 2007, n. 244, legge Finanziaria 2008, ha provveduto a prorogare tale incentivo), e ad estendere le tipologie di interventi, all'acquisto di veicoli elettrici di qualsiasi tipo, e delle relative colonnine di ricarica, al fine di stimolare il mercato dei suddetti beni e la relativa industria nazionale;
a stabilire, al fine di consentire la conversione dei veicoli circolanti alla trazione elettrica, che le modifiche delle caratteristiche costruttive e funzionali dei veicoli a motore, limitatamente alla trasformazione dei veicoli in circolazione in veicoli elettrici, siano consentite senza un preventivo nulla osta della casa costruttrice del veicolo e senza una visita e una, prova presso i competenti uffici della Direzione generale per la motorizzazione del Dipartimento per i trasporti terrestri del Ministero dei trasporti, qualora vengano rispettate, tra l'altro, le prescrizioni stabilite dal Comitato elettrotecnico italiano e i limiti del peso massimo a pieno carico e della potenza del motore elettrico rispetto al veicolo originario, potendo allo stesso tempo il veicolo così trasformato accedere ai benefici riservati ai veicoli elettrici, compresi eventuali benefici fiscali sulle spese sostenute, stabiliti a favore dell'acquisto di veicoli elettrici.
9/1713/43. Beltrandi, Zamparutti, Farina Coscioni, Maurizio Turco, Bernardini, Mecacci.

La Camera,
premesso che:
il settore dei trasporti assorbe oltre un terzo del fabbisogno energetico nazionale, e di questo gran parte afferisce alla mobilità privata.
per un verso, l'efficienza energetica del parco circolante, sia per l'assoluta prevalenza dei carburanti derivanti dal petrolio, sia per la relativa vecchiaia del parco stesso, è particolarmente bassa, stimata intorno al dieci per cento rispetto all'energia contenuta nelle fonti fossili di base. Per un altro verso, la corrente crisi economica riduce la capacità delle famiglie e delle imprese di sostituire i veicoli circolanti con altri energeticamente più efficienti;
a livello internazionale, i Paesi più sviluppati, tra i quali Giappone, USA, Gran Bretagna, Francia e Israele in prima fila, con le relative imprese di punta, stanno producendo uno sforzo straordinario per accelerare la transizione verso l'alimentazione elettrica dei veicoli. In questo quadro, il nostro Paese si trova di fronteall'opportunità di dare slancio a un settore industriale che nonostante tutto ha conservato una propria vitalità e occasionalmente caratteri di eccellenza, di rimuovere gli ostacoli normativi e allo stesso tempo di stabilire incentivazioni alla diffusione dei veicoli elettrici. È necessario introdurre, per un verso, significativi benefici fiscali in corrispondenza dell'acquisto di veicoli elettrici, sulla stessa linea dei benefici concessi per gli interventi di efficienza energetica e di produzione di energia da fonti rinnovabili a servizio di edifici, per un altro, di rimuovere gli ostacoli normativi che impediscono tuttora la conversione alla trazione elettrica dei veicoli circolanti;
l'impatto dei provvedimenti proposti potrà contribuire in modo molto significativo al conseguimento degli obiettivi europei in materia di riduzione del fabbisogno energetico complessivo e delle emissioni di gas serra,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di estendere il beneficio fiscale della detrazione dell'imposta lorda, nella misura del 55 per cento, già applicabile nei casi di acquisto di impianti di generazione di energia termica da fonti rinnovabili e nei casi di interventi di miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici, ai sensi dell'articolo 1, commi da 344 a 347, 353, 358 e 359, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 («Legge Finanziaria 2007»),
ad adottare le opportune iniziative volte a confermare i predetti benefici fino al 31 dicembre 2010 (già l'articolo 1, commi da 20 a 24, della legge; 24 dicembre 2007, n. 244, legge Finanziaria 2008, ha provveduto a prorogare tale incentivo), e ad estendere le tipologie di interventi, all'acquisto di veicoli elettrici di qualsiasi tipo, e delle relative colonnine di ricarica, al fine di stimolare il mercato dei suddetti beni e la relativa industria nazionale;
a stabilire, al fine di consentire la conversione dei veicoli circolanti alla trazione elettrica, che le modifiche delle caratteristiche costruttive e funzionali dei veicoli a motore, limitatamente alla trasformazione dei veicoli in circolazione in veicoli elettrici, siano consentite senza un preventivo nulla osta della casa costruttrice del veicolo e senza una visita e una, prova presso i competenti uffici della Direzione generale per la motorizzazione del Dipartimento per i trasporti terrestri del Ministero dei trasporti, qualora vengano rispettate, tra l'altro, le prescrizioni stabilite dal Comitato elettrotecnico italiano e i limiti del peso massimo a pieno carico e della potenza del motore elettrico rispetto al veicolo originario, potendo allo stesso tempo il veicolo così trasformato accedere ai benefici riservati ai veicoli elettrici, compresi eventuali benefici fiscali sulle spese sostenute, stabiliti a favore dell'acquisto di veicoli elettrici.
9/1713/43.(Testo modificato nel corso della seduta).Beltrandi, Zamparutti, Farina Coscioni, Maurizio Turco, Bernardini, Mecacci.

La Camera,
premesso che:
l'impianto normativo che, a partire dal decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79 e dal decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, si è articolato attraverso numerosi decreti ministeriali, ulteriori decreti legislativi e le ultime leggi finanziarie e ha consentito uno sviluppo delle fonti rinnovabili nel nostro Paese e del relativo mercato, compreso un rapido incremento occupazionale, resistente perfino alla crisi corrente;
alcuni dei provvedimenti previsti dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, e dalla legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Finanziaria 2008) rimangono tuttavia inapplicati in quanto necessitano dei decreti ministeriali attuativi, a lungo attesi dagli operatori e dagli utenti finali, mentre l'esperienza pratica dei mesi recenti induce a suggerire ulteriori miglioramenti del quadro normativo e di regolamentazione;
appare necessario consolidare e sostenere ulteriormente la diffusione delle fonti energetiche rinnovabili, quale misura più efficace per conseguire gli obiettivi definiti in sede europea, e in particolare l'incidenza nella misura del 20 per cento delle fonti rinnovabili sul fabbisogno energetico complessivo e la riduzione del 20 per cento delle emissioni di gas serra,

impegna il Governo

alla emanazione nei tempi più brevi dei decreti attuativi dell'aricolo. 26 comma 4-bis, sottocomma 382-septies della legge 29 novembre 2007, n. 222, e dell'articolo 2, comma 150, della legge 24 dicembre 2007, n. 244: si tratta in primo luogo del decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che risulta attualmente all'esame della Conferenza Unificata Stato-Regioni-Enti Locali, inteso tra l'altro a regolare l'estensione del regime di «scambio sul posto» per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili e destinati alla produzione elettrica, fino allaa potenza di 200 kW, nonché a introdurre i meccanismi incentivanti in «conto energia» per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili e destinati alla produzione elettrica, fino al limite di potenza di 1 MW (eccetto l'eolico, fino a 200 kW). Si tratta inoltre del decreto del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, collegato al precedente sopra menzionato, inteso in particolare a definire la tracciabilità delle «filiere corte» delle biornasse a uso energetico (originate entro settanta chilometri dall'impianto), nonché a regolare le «intese di filiera» e gli «accordi quadro», sempre per le biomasse a uso energetico; bozze avanzate di tale decreto circolano da molti mesi nei Ministeri interessati;
a recepire la Risoluzione della 13a Commissione Permanente del Senato, approvata il 31 luglio 2008, con cui si chiede al Governo l'impegno ad escludere dal codice CER (quindi dalla definizione di «rifiuto») gli scarti delle attività di produzione di vino (vinaccia) e di olio (sansa e noccioli), per essere invece classificati come «biomasse combustibili». Contestualmente, è richiesto l'impegno al Governo per la rimozione anche dei «rifiuti della silvicoltura» dal codice CER per essere invece classificati come «biomassa combustibile», applicando le condizioni specificate dalla Risoluzione sopra menzionata;
ai fini della ulteriore riduzione degli adempimenti amministrativi a carico dei soggetti responsabili di impianti energetici alimentati da fonti rinnovabili, ad adottare le opportune iniziative volte a operare una revisione dell'articolo 2, comma 161, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Finanziaria 2008), nel senso dell'innalzamento a 200 kW delle soglie di potenza per eolico e fotovoltaico ai fini dell'accesso alla procedura autorizzativa semplificata per mezzo della sola denuncia di inizio attività (DIA), e, limitatamente agli impianti alimentati da fonti rinnovabili, esercitati da aziende agricole per le quali costituiscano attività connessa, quindi biomasse e fotovoltaico, l'innalzamento ulteriore delle soglie di potenza ammissibili per la DIA a 1 MW, in ragione delle notevolissime potenzialità del settore agricolo-forestale per lo sviluppo dell'energia solare e delle biomasse;
ai fini del sostegno alle fonti energetiche rinnovabili, da una parte, e del migliore impiego dei fondi strutturali comunitari e di altri fondi statali, regionali e provinciali, dall'altra, a operare una revisione dell'articolo 2, comma 152 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Finanziaria 2008), nel senso del ripristino, entro ragionevoli limiti di potenza e di intensità della contribuzione, della possibilità di incentivare gli impianti, alimentati da fonti rinnovabili e destinati alla produzione elettrica, per mezzo di contributi in conto capitale o in conto interessi con capitalizzazione anticipata. Le fonti rinnovabili per le quali saranno ripristinate le incentivazioni in conto capitale o in conto interessi sono individuate nell'eolica, nella solare, nella geotermica e nel moto ondoso emaremotrice, mentre le biomasse sono già ammesse a tali incentivazioni ai sensi della legge 29 novembre 2007, n. 222.
9/1713/44. Mecacci, Zamparutti, Bernardini, Farina Coscioni, Beltrandi.

La Camera,
premesso che:
l'impianto normativo che, a partire dal decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79 e dal decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, si è articolato attraverso numerosi decreti ministeriali, ulteriori decreti legislativi e le ultime leggi finanziarie e ha consentito uno sviluppo delle fonti rinnovabili nel nostro Paese e del relativo mercato, compreso un rapido incremento occupazionale, resistente perfino alla crisi corrente;
alcuni dei provvedimenti previsti dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, e dalla legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Finanziaria 2008) rimangono tuttavia inapplicati in quanto necessitano dei decreti ministeriali attuativi, a lungo attesi dagli operatori e dagli utenti finali, mentre l'esperienza pratica dei mesi recenti induce a suggerire ulteriori miglioramenti del quadro normativo e di regolamentazione;
appare necessario consolidare e sostenere ulteriormente la diffusione delle fonti energetiche rinnovabili, quale misura più efficace per conseguire gli obiettivi definiti in sede europea, e in particolare l'incidenza nella misura del 20 per cento delle fonti rinnovabili sul fabbisogno energetico complessivo e la riduzione del 20 per cento delle emissioni di gas serra,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di emanare nei tempi più brevi dei decreti attuativi dell'aricolo. 26 comma 4-bis, sottocomma 382-septies della legge 29 novembre 2007, n. 222, e dell'articolo 2, comma 150, della legge 24 dicembre 2007, n. 244: si tratta in primo luogo del decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che risulta attualmente all'esame della Conferenza Unificata Stato-Regioni-Enti Locali, inteso tra l'altro a regolare l'estensione del regime di «scambio sul posto» per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili e destinati alla produzione elettrica, fino allaa potenza di 200 kW, nonché a introdurre i meccanismi incentivanti in «conto energia» per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili e destinati alla produzione elettrica, fino al limite di potenza di 1 MW (eccetto l'eolico, fino a 200 kW). Si tratta inoltre del decreto del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, collegato al precedente sopra menzionato, inteso in particolare a definire la tracciabilità delle «filiere corte» delle biornasse a uso energetico (originate entro settanta chilometri dall'impianto), nonché a regolare le «intese di filiera» e gli «accordi quadro», sempre per le biomasse a uso energetico; bozze avanzate di tale decreto circolano da molti mesi nei Ministeri interessati;
a recepire la Risoluzione della 13a Commissione Permanente del Senato, approvata il 31 luglio 2008, con cui si chiede al Governo l'impegno ad escludere dal codice CER (quindi dalla definizione di «rifiuto») gli scarti delle attività di produzione di vino (vinaccia) e di olio (sansa e noccioli), per essere invece classificati come «biomasse combustibili». Contestualmente, è richiesto l'impegno al Governo per la rimozione anche dei «rifiuti della silvicoltura» dal codice CER per essere invece classificati come «biomassa combustibile», applicando le condizioni specificate dalla Risoluzione sopra menzionata;
ai fini della ulteriore riduzione degli adempimenti amministrativi a carico dei soggetti responsabili di impianti energetici alimentati da fonti rinnovabili, ad adottare le opportune iniziative volte a operare una revisione dell'articolo 2, comma 161, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Finanziaria 2008),nel senso dell'innalzamento a 200 kW delle soglie di potenza per eolico e fotovoltaico ai fini dell'accesso alla procedura autorizzativa semplificata per mezzo della sola denuncia di inizio attività (DIA), e, limitatamente agli impianti alimentati da fonti rinnovabili, esercitati da aziende agricole per le quali costituiscano attività connessa, quindi biomasse e fotovoltaico, l'innalzamento ulteriore delle soglie di potenza ammissibili per la DIA a 1 MW, in ragione delle notevolissime potenzialità del settore agricolo-forestale per lo sviluppo dell'energia solare e delle biomasse;
ai fini del sostegno alle fonti energetiche rinnovabili, da una parte, e del migliore impiego dei fondi strutturali comunitari e di altri fondi statali, regionali e provinciali, dall'altra, a operare una revisione dell'articolo 2, comma 152 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Finanziaria 2008), nel senso del ripristino, entro ragionevoli limiti di potenza e di intensità della contribuzione, della possibilità di incentivare gli impianti, alimentati da fonti rinnovabili e destinati alla produzione elettrica, per mezzo di contributi in conto capitale o in conto interessi con capitalizzazione anticipata. Le fonti rinnovabili per le quali saranno ripristinate le incentivazioni in conto capitale o in conto interessi sono individuate nell'eolica, nella solare, nella geotermica e nel moto ondoso e maremotrice, mentre le biomasse sono già ammesse a tali incentivazioni ai sensi della legge 29 novembre 2007, n. 222.
9/1713/44.(Testo modificato nel corso della seduta).Mecacci, Zamparutti, Bernardini, Farina Coscioni, Beltrandi.

La Camera,
premesso che:
l'industria italiana del legno e dell'arredamento nel suo insieme fattura circa 40 miliardi di euro, occupa oltre 410.000 addetti ed esporta il 34,5 per cento della produzione;
il comparto legno-arredamento contribuisce per oltre il 15 per cento all'avanzo commerciale dell'industria manifatturiera italiana, occupa il 9 per cento degli addetti del settore manifatturiero, senza considerare i consistenti effetti occupazionali in termini di indotto, è un bacino di imprenditorialità diffusa: infatti con il 15 per cento delle imprese del settore manifatturiero rappresenta il secondo settore italiano per numero di imprese;
appartengono al sistema legno-arredamento 300 delle 4000 medie imprese strutturate, trainanti dello sviluppo internazionale del sistema industriale italiano, censite da Mediobanca;
l'arredo-casa, insieme all'abbigliamento-moda, agli alimentari e all'automazione meccanica, è una delle 4 «A» del made in Italy che sostengono la bilancia commerciale italiana e rappresentano un paradigma di perdurante competitività sui mercati internazionali;
nell'attuale crisi economica e finanziaria è necessario promuovere una reale ed efficace politica di sostegno alle famiglie, favorendo, nel contempo, l'iniziativa dei giovani e la conquista di nuovi spazi di autonomia e di indipendenza economica;
secondo il rapporto ISTAT sui consumi delle famiglie dell'8 luglio 2008, nel 2007 si è verificata un'ulteriore diminuzione della quota di spesa per arredamenti, elettrodomestici e servizi per la casa rispetto al 2006 e al 2005;
l'accelerazione del processo di globalizzazione dell'economia sollecita lo sviluppo e la modernizzazione del settore del legno e dell'arredamento;
uno dei sistemi più efficaci a sostegno della competitività del paese è lo stimolo alla domanda di mercato dei comparti strategici dell'industria manifatturiera, come quello del legno e dell'arredamento, la cui filiera di produzione è in gran parte nazionale;
occorre favorire il rilancio di un settore maturo, prioritario del made in Italy, in crisi da oltre un decennio e che non ha mai ricevuto alcun sostegno pubblico,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di disporre opportune misure per estendere il beneficio fiscale di cui all'articolo 1, comma 1, della legge n. 449 del 1997, e successive modifiche ed integrazioni, della detrazione, dall'imposta lorda, del 36 per cento delle spese sostenute per la realizzazione di lavori di manutenzione, anche ordinaria, sulle parti comuni di edifici residenziali nonché per la realizzazione di interventi di ristrutturazione su singole unità immobiliari, anche all'acquisto di mobili per l'arredo dell'unità immobiliare da ristrutturare, fissando un limite percentuale sulla spesa complessivamente sostenuta per la ristrutturazione, e comunque nel rispetto dell'ammontare complessivo di spesa di 48.000 euro, anche mediante un opportuno adeguamento delle procedure previste dal decreto ministeriale n. 41 del 1998 da attivare per poter fruire dell'agevolazione;
a provvedere all'introduzione di una detrazione fiscale, a norma dell'articolo 15 del TUIR n. 917 del 1978, nella misura massima di una spesa per acquisto di mobili di euro 10.000, a favore di giovani con un limitato reddito complessivo, nell'anno in cui è effettuato l'acquisto di mobili, a condizione che l'abitazione sia diversa dall'abitazione principale dei genitori e destinata ad abitazione principale.
9/1713/45. Vannucci, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
il settore turistico rischia di subire pesantemente gli effetti della recessione economica mondiale e dei calo dei consumi interni;
è sempre più urgente una forte iniziativa capace di superare il differenziale competitivo - dovuto anche a cause esterne alle capacità imprenditoriali - rispetto ai paesi nostri maggiori competitori (Francia e Spagna),

impegna il Governo

a rivedere gli accordi pattuiti con l'Unione Europea negoziando con la Commissione la possibilità di introdurre l'Iva agevolata per le prestazioni turistiche ricettive;
a presentare in tempi brevi un piano di riorganizzazione dell'ENIT con l'obiettivo di trasformarlo in una agenzia nazionale dotata di adeguate risorse, per la promozione all'estero della offerta turistica italiana.
9/1713/46. Brandolini, Marchioni.

La Camera,
premesso che:
il settore turistico rischia di subire pesantemente gli effetti della recessione economica mondiale e dei calo dei consumi interni;
è sempre più urgente una forte iniziativa capace di superare il differenziale competitivo - dovuto anche a cause esterne alle capacità imprenditoriali - rispetto ai paesi nostri maggiori competitori (Francia e Spagna),

invita il Governo

a rivedere gli accordi pattuiti con l'Unione Europea negoziando con la Commissione la possibilità di introdurre l'Iva agevolata per le prestazioni turistiche ricettive;
a presentare in tempi brevi un piano di riorganizzazione dell'ENIT con l'obiettivo di trasformarlo in una agenzia nazionale dotata di adeguate risorse, per la promozione all'estero della offerta turistica italiana.
9/1713/46.(Testo modificato nel corso della seduta).Brandolini, Marchioni.

La Camera,
premesso che:
sono condivisibili gli obiettivi di razionalizzazione della spesa pubblica, finalizzati ad eliminare sprechi e disservizi nel settore dell'istruzione;
va riconosciuta l'importanza dell'integrazione dei soggetti portatori di handicap che ha da sempre caratterizzato la scuola italiana;
vanno altresì valutate le difficoltà sempre più crescenti di individuazione degli insegnanti;
va tenuto conto della campagna di disinformazione messa in atto nel Paese sui tagli che colpirebbero questo segmento delicato dell'istruzione,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative volte a non ridurre gli organici di sostegno, mantenendo il rapporto con un insegnante ogni due alunni portatori di handicap.
9/1713/47. Frassinetti.

La Camera,
premesso che:
l'alta formazione, la ricerca e l'innovazione sono gli elementi-cardine della crescita e dello sviluppo di un paese nella società globale della conoscenza;
mentre i nostri competitor europei e mondiali investono in questi settori ingenti risorse e significative percentuali del PIL, in Italia i finanziamenti, già scarsi, si sono via via ridotti ed il decreto legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008 peggiora la situazione;
il decreto-legge suddetto contiene articoli che impongono tagli pesanti e indiscriminati, che avranno effetti devastanti su università e ricerca pubbliche, e per conseguenza sullo sviluppo culturale e tecnologico del Paese;
nelle università e negli enti di ricerca sono costretti da anni a lavorare in cronica carenza di fondi;
sono state infatti introdotte misure, come il taglio dei fondi di finanziamento ordinario e il sostanziale blocco del turnover, che causeranno rapidamente la paralisi, azzerando le possibilità di crescita e rinnovamento degli atenei e le speranze di carriera dei giovani migliori, che saranno costretti - come già avviene - ad andare a lavorare per i nostri competitori;
per evitare che l'Italia scivoli irrimediabilmente verso un inarrestabile declino culturale, sociale ed economico,

impegna il Governo

a valutare le opportune iniziative normative al fine di incrementare i fondi per la ricerca e l'università.
9/1713/48. Zazzera.

La Camera,
premesso che:
secondo l'Eurostat, l'Italia è tra gli ultimi paesi europei in termini di prestazioni sociali a favore della famiglia e dei bambini: infatti solo il 4,5 per cento delle prestazioni sociali totali è destinato a questo settore, contro una media europea dell'8 per cento e di altri paesi come l'Irlanda (14,7 per cento), la Danimarca (13,1 per cento), la Germania (11,1 per cento) o la Francia (8,6 per cento);
in Europa il 17 per cento delle famiglie è a rischio povertà. Tale percentuale sale in Italia che, con il 23 per cento dei nuclei familiari con figli a carico a rischio, si pone al primo posto, insieme a Grecia e Polonia. Il tasso di rischio povertà per i minori in Italia è inoltre pari al 24 per cento, rispetto ad una media europea del 19 per cento. E le aspettative per il futuro non inducono all'ottimismo: il 58 per cento degli italiani ritiene che la propria situazione socio-economica peggiorerà nei prossimi 20 anni;
il Parlamento europeo si è più volte espresso favorevolmente in materia di sgravi fiscali sui servizi per l'infanzia, che possono avere un'incidenza positiva su problemi che destano allarme: la crisi di natalità e la nuova povertà;
ci sono, infatti, Paesi nell'Unione Europea, come il Portogallo, la Polonia, la Repubblica Ceca e Malta, che applicano un'aliquota IVA ridotta sui pannolini,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative normative a favore delle famiglie in particolar modo in materia di sgravi fiscali sui servizi per l'infanzia.
9/1713/49. Palagiano, Borghesi.

La Camera,
premesso che:
l'aumento dei tassi bancari ha avuto conseguenze pesanti per le famiglie che avevano acceso un mutuo per l'acquisto di un'abitazione anche per la pratica invalsa di molti istituti di credito di privilegiare i mutui a tasso variabile;
su 3,5 milioni di famiglie che hanno contratto un mutuo per acquistare una casa negli anni scorsi, ben 3,2 milioni, ossia il 91 per cento è stato indotto, dai cattivi ed interessati consigli delle banche, a sottoscrivere contratti con tassi variabili quindi esposti alle turbolenze dei mercati, in presenza di tassi fissi al minimo storico, sconsigliati oppure non erogati affatto dalle banche, quando tutti gli indicatori economici che segnalavano una imminente stretta monetaria avrebbero dovuto indurre gli istituti di credito a maggiore prudenza per debiti di così lunga scadenza;
dalla prima stretta monetaria operata dalla Banca centrale europea del dicembre 2005, che aumentò i saggi dal 2 al 2,25 per cento, è iniziato un lungo calvario per milioni di famiglie che, invece di essere aiutate dalle banche per trovare soluzioni per uscire dal rischio di insolvenza, vengono spinte verso il fallimento, per i noti e denunciati interessi degli istituti di credito in Asteimmobili, società operante nei tribunali gestita da ABI e banche;
secondo le stime, le procedure immobiliari o pignoramenti sarebbero pari al 2,7 per cento del totale dei mutui, quindi a circa 130.000 su 3,5 milioni del totale, perché la maggior parte di essi è stato erogato a tasso variabile ed ha risentito del rialzo dei tassi di questi ultimi anni ed in particolare dei tassi Euribor ai quali sono indicizzati le rate;
inoltre, è ancora del 19 per cento la percentuale degli oneri per i mutui prima casa ammessa in detrazione dall'imposta lorda quando la prima aliquota è oramai pari al 23 per cento, e l'importo massimo su cui calcolare la detrazione relativa ad interessi ed oneri accessori è pari a 4 mila euro mentre il costo dei mutui è cresciuto notevolmente;
come denunciato dalle organizzazioni dei consumatori sono ancora molti gli ostacoli che si frappongono all'effettiva portabilità dei mutui, legati sia alle pratiche seguite da molte banche, sia all'interpretazione restrittiva e formalistica della disciplina adottata da alcuni uffici dell'Amministrazione finanziaria,

impegna il Governo

ferme restando le prerogative del Parlamento:
a prendere le opportune iniziative per indurre gli istituti di credito ad una revisione dei mutui prima casa a tasso variabile che preveda un sostanziale avvicinamento del tasso di riferimento al valore del tasso applicato dalla Banca centrale europea;
a disporre il blocco temporaneo del pignoramento della prima casa per i mutuatari morosi con reddito medio-basso;
ad elevare la quota degli oneri per i mutui prima casa ammessa in detrazione dall'imposta lorda;
ad eliminare gli ostacoli che ancora si frappongono all'effettiva portabilità dei mutui.
9/1713/50. Rota

La Camera,
premesso che:
l'aumento dei tassi bancari ha avuto conseguenze pesanti per le famiglie che avevano acceso un mutuo per l'acquisto di un'abitazione anche per la pratica invalsa di molti istituti di credito di privilegiare i mutui a tasso variabile;
su 3,5 milioni di famiglie che hanno contratto un mutuo per acquistare una casa negli anni scorsi, ben 3,2 milioni, ossia il 91 per cento è stato indotto, dai cattivi ed interessati consigli delle banche, a sottoscrivere contratti con tassi variabili quindi esposti alle turbolenze dei mercati, in presenza di tassi fissi al minimo storico, sconsigliati oppure non erogati affatto dalle banche, quando tutti gli indicatori economici che segnalavano una imminente stretta monetaria avrebbero dovuto indurre gli istituti di credito a maggiore prudenza per debiti di così lunga scadenza;
dalla prima stretta monetaria operata dalla Banca centrale europea del dicembre 2005, che aumentò i saggi dal 2 al 2,25 per cento, è iniziato un lungo calvario per milioni di famiglie che, invece di essere aiutate dalle banche per trovare soluzioni per uscire dal rischio di insolvenza, vengono spinte verso il fallimento, per i noti e denunciati interessi degli istituti di credito in Asteimmobili, società operante nei tribunali gestita da ABI e banche;
secondo le stime, le procedure immobiliari o pignoramenti sarebbero pari al 2,7 per cento del totale dei mutui, quindi a circa 130.000 su 3,5 milioni del totale, perché la maggior parte di essi è stato erogato a tasso variabile ed ha risentito del rialzo dei tassi di questi ultimi anni ed in particolare dei tassi Euribor ai quali sono indicizzati le rate;
inoltre, è ancora del 19 per cento la percentuale degli oneri per i mutui prima casa ammessa in detrazione dall'imposta lorda quando la prima aliquota è oramai pari al 23 per cento, e l'importo massimo su cui calcolare la detrazione relativa ad interessi ed oneri accessori è pari a 4 mila euro mentre il costo dei mutui è cresciuto notevolmente;
come denunciato dalle organizzazioni dei consumatori sono ancora molti gli ostacoli che si frappongono all'effettiva portabilità dei mutui, legati sia alle pratiche seguite da molte banche, sia all'interpretazione restrittiva e formalistica della disciplina adottata da alcuni uffici dell'Amministrazione finanziaria,

impegna il Governo

ferme restando le prerogative del Parlamento:
a valutare l'opportunità di prendere le opportune iniziative per indurre gli istituti di credito ad una revisione dei mutui prima casa a tasso variabile che preveda un sostanziale avvicinamento del tasso di riferimento al valore del tasso applicato dalla Banca centrale europea;
a disporre il blocco temporaneo del pignoramento della prima casa per i mutuatari morosi con reddito medio-basso;
ad elevare la quota degli oneri per i mutui prima casa ammessa in detrazione dall'imposta lorda;
ad eliminare gli ostacoli che ancora si frappongono all'effettiva portabilità dei mutui.
9/1713/50.(Testo modificato nel corso della seduta).Rota

La Camera,
premesso che:
il corso-concorso riservato bandito con decreto del direttore generale del 17 dicembre 2002 per il personale docente che aveva ricoperto per almeno tre anni la funzione di preside incaricato è stato esteso con legge anche a coloro che avevano maturato un anno di presidenza incluso quello relativo allo svolgimento del corso-concorso;
vengono ammessi con riserva alla frequenza del succitato corso-concorso anche i vicepresidi che successivamente saranno inseriti, a pieno titolo, nello schema delle operazioni della circolare ministeriale n. 40 del 2007 (applicativa della legge n. 296 del 2006) per il reclutamento dei dirigenti scolastici (candidati che hanno completato la procedura concorsuale ma privi di almeno un anno di incarico di presidenza, articolo 1, comma 605, lettera c), terzultimo periodo, della legge n. 296 del 2006);
il legislatore, invece, non considerava nella legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria 2007) - e quindi non lo erano nella circolare ministeriale n. 40 del 2007 - per il reclutamento a pieno titolo dei dirigenti scolastici, i candidati ammessi con riserva al corso-concorso riservato (di cui al decreto ministeriale del 3 ottobre 2006), selettivo di formazione per il reclutamento dei dirigenti scolastici, che nell'anno scolastico 2006-2007 risultavano destinatari di incarico di presidenza, acquisendo così il requisito dell'anno di incarico di presidenza, previsto nel bando di concorso, nelle more di svolgimento delle prove concorsuali;
mentre il legislatore nel dicembre 2006 provvedeva a sanare la situazione di coloro che, non avendo prestato alcun servizio di preside incaricato, non avevano mai acquisito il requisito di ammissione al corso-concorso, dimenticava di sanare la posizione di coloro i quali nel dicembre dello stesso anno avevano acquisito il requisito relativo all'anno di incarico di presidenza nelle more di svolgimento delle prove concorsuali che concludevano con esito positivo;
tutto ciò costituisce palese violazione del principio della parità di trattamento,

impegna il Governo

ferme restando le prerogative del Parlamento, a prendere le opportune iniziative anche legislative, per sanare tale diversità di trattamento.
9/1713/51. Messina.

La Camera,
premesso che:
la democrazia è una forma di governo costosa. Ma è giusto che questa realtà sia nota, condivisa e sostenuta dalla collettività. Se non fosse così, la politica sarebbe un'attività riservata soltanto ai miliardari. Tuttavia, proprio per questa ragione, chi ama la democrazia deve chiedersi quanta parte dei soldi impiegati per il suo funzionamento è necessaria e quanta, invece, costituisce un inaccettabile spreco di denaro, in grado di produrre corruzione e degenerazione nella vita pubblica e nella società civile, attratta dal potere e dalle sue prebende;
la classe politica, negli anni, è cresciuta a dismisura, tanto che sono stati creati tanti nuovi enti (province, comunità montane, authority, aziende municipalizzate, eccetera). La proliferazione di questi enti e strutture politiche ha, però, inevitabilmente creato uno spreco enorme e complicazione burocratica nel funzionamento del sistema-paese (ed ha lievitato i costi della politica);
dal momento che molte famiglie devono tirare la cinghia, ci chiediamo se questo momento non sia arrivato anche per la politica. Si tratta di poltrone costose e spesso insignificanti ai fini dello sviluppo del territorio. Bisogna tagliare il costo complessivo della politica per destinare lerisorse recuperate al sostegno delle imprese, al fine di favorire sviluppo e occupazione, fermando, così, la continua e attualmente inarrestabile disoccupazione e crisi economica;
si sollecita a gran voce una politica che si assuma la responsabilità di decidere, di compiere scelte, di elaborare progetti, di immaginare il futuro. Una politica che si riappropri del suo ruolo, che riscopra se stessa ed i suoi compiti, e tra questi il principale e il più importante: quello di dirigere e nello stesso tempo servire la società,

impegna il Governo

a valutare le opportune iniziative normative, anche di natura costituzionale, al fine di ridurre le spese e i costi della politica attraverso l'abolizione delle province e delle città metropolitane.
9/1713/52. Donadi.

La Camera,
premesso che:
la mobilità in Italia oggi è fortemente compromessa;
il Paese, anche per limiti infrastrutturali, non è competitivo e non lo sarà almeno per i prossimi anni;
siamo in presenza di ritardi sulle infrastrutture ferroviarie (critici i collegamenti con il Sud Italia, la Sicilia e con la Sardegna);
la mobilità delle merci e delle persone è incentrata sul trasporto su gomma e sul trasporto individuale, quando si rende urgente, anche in relazione alla grave problematica climatico-ambientale, il trasferimento su ferro e sul trasporto collettivo;
i due aeroporti principali presentano una situazione di criticità compromessa: Aeroporti di Roma-Fiumicino, oggi «privatizzato», è in ritardo con gli investimenti e con i suoi 70 movimenti ora/massimo non è in grado di ulteriore espansione come dovrebbe e resterà compromesso per lustri; deve contemporaneamente servire i collegamenti nazionali e si trova limitato nello svolgimento della sua attività di generatore di traffico (hub). L'aeroporto di Milano Malpensa, a causa dei difetti strutturali, non è in grado di poter competere con i grandi hub europei;
gli aeroporti di Cagliari, Catania, Palermo, Bari, con una differente impostazione gestionale, potrebbero essere punti co-terminalizzati per destinazioni se in presenza di una compagnia cui il Governo italiano possa dare indirizzi;
è necessario che si incentivi il trasporto aereo in particolar modo diminuendo i costi per i passeggeri,

impegna il Governo

a valutare le opportune iniziative normative al fine di diminuire i costi dell'addizionale comunale dei diritti d'imbarco.
9/1713/53. Scilipoti.

La Camera,
premesso che,
la legge 24 dicembre 2007, n. 244, aveva istituito due distinti capitoli di spesa del Ministero delle infrastrutture e del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, denominati rispettivamente «Interventi per la realizzazione di opere infrastrutturali in Sicilia ed in Calabria» e «Interventi di tutela dell'ambiente e difesa del suolo in Sicilia e Calabria», ed un capitolo che prevede «fondi per le isole minori»;
le risorse dei primi due capitoli erano state ottenute attraverso il trasferimento di quelle originariamente in dotazione dell'ex Fintecna, ai sensi dell'articolo 1, comma 1155, della legge n. 296 del 2006, che aveva previsto uno stanziamento pari a 1.363,5 milioni di euro;
la citata legge n. 244 del 2007 prevedeva che tali risorse fossero assegnate per il 90 per cento alla realizzazione di opere infrastrutturali e per il 10 per cento ad interventi a tutela dell'ambiente e della difesa del suolo e che le stesse venissero destinate per il 70 per cento ad interventi nella regione Sicilia e, per la restante parte, ad interventi nella regione Calabria;
il decreto legge 27 maggio 2008, n. 93, recante disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie, approvato dal primo Consiglio dei Ministri tenutosi a Napoli il 21 maggio scorso, ha disposto l'abolizione dell'Ici sulla prima casa, la riduzione dell'Irpef sugli straordinari, la rinegoziazione dei mutui per la prima casa e l'erogazione del prestito ponte all'Alitalia;
i fondi per finanziare le misure previste dal suddetto decreto sono stati sottratti ad altre previsioni di spesa fissate dalla legge finanziaria per il 2007, dalla legge finanziaria per il 2008 (molti dei quali sono stati sottratti nel settore delle infrastrutture e dei trasporti) e dal decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 28 febbraio 2008, n. 31 (cosiddetto decreto milleproroghe);
nella finanziaria per il 2009 la riduzione di spesa deriva sostanzialmente dalla soppressione dei capitoli che prevedono «spese per interventi di ammodernamento e di potenziamento della viabilità secondaria esistente nella Regione Sicilia e nella Regione Calabria non compresa nelle strade gestite da ANAS spa» e «interventi per la realizzazione di opere infrastrutturali in Sicilia e in Calabria»;
tali risorse sono state utilizzate a copertura degli oneri recati dal citato decreto-legge n. 93 del 2008,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori provvedimenti volti al ripristino dei fondi destinati alle infrastrutture delle Regioni Calabria e Sicilia e a ridefinire la ripartizione dei fondi tra le due regioni, in modo da poter realizzare un federalismo responsabile anche al Sud, colmando così il gap che separa le regioni meridionali da quelle del Nord Italia.
9/1713/54. Misiti.

La Camera,
premesso che:
la crisi del sistema del credito rischia di avere pesanti ripercussioni sui bilanci familiari e sull'economia del nostro Paese; vanno perciò tutelati al meglio i risparmi delle famiglie;
i depositi bancari sono tutelati da uno specifico meccanismo di garanzia, l'assicurazione dei depositi, che in Italia prende il nome di Fondo interbancario di tutela dei depositi (FITD);
il FITD non dispone tecnicamente delle risorse necessarie per effettuare i suoi interventi; la liquidità può solo essere richiamata «al bisogno» dalle banche aderenti: ciò pone dei problemi circa la capacità finanziaria del Fondo rispetto a impegni di natura eccezionale quali quelli richiesti da una crisi bancaria sistemica;
il Governo ha infatti inserito, all'articolo 4 del decreto legge del 9 ottobre 2008, n. 155, (cosiddetto «salva-banche»), una norma che stabilisce che «ad integrazione e in aggiunta agli interventi dei sistemi di garanzia dei depositanti (...) il Ministero dell'economia e delle finanze è autorizzato a rilasciare la garanzia statale a favore dei depositanti delle banche italiane (...)»;
la dotazione di risorse del FITD è di tipo virtuale: ciò significa che le banche consorziate non sono tenute ad effettuare dei versamenti annuali dando vita ad una massa fiduciaria direttamente gestita dagli organi del Fondo (come ad esempio accade negli USA, modalità di contribuzione ex ante), bensì si impegnano a versare «su chiamata», qualora si renda necessario l'intervento del FITD (modalità di contribuzione ex post);
oltre ad un problema di credibilità, di fronte ad una crisi sistemica, di uno schema di contribuzione così congeniato, si aggiunge anche la mancanza di equità nella distribuzione dei costi di risoluzione delle crisi che discende da un sistema basato sulla virtualità dei fondi disponibili. Con un meccanismo di contribuzione ex post, cioè di ripartizione delle perdite ex post, le banche che richiedono l'intervento del Fondo non partecipano mai al costo dell'intervento medesimo;
ciò aggrava il rischio di comportamenti azzardati da parte delle banche: una strategia prudente è infatti sempre «ripagata» dalla certezza di far parte del novero delle banche che si dovrà ripartire l'onere del fallimento delle altre istituzioni; una strategia rischiosa può comportare, nella migliore delle ipotesi, di incrementare la propria redditività, e quindi avere maggiori disponibilità in eccesso rispetto agli impegni eventualmente richiesti dal Fondo e, nella peggiore delle ipotesi, di non dover intervenire affatto, in quanto destinatarie del sostegno;
molti risparmiatori che hanno sottoscritto «obbligazioni a basso rischio e a basso rendimento» della lista pubblicata dal consorzio «Patti chiari» che fa riferimento all'Associazione bancaria italiana (ABI), hanno subito pesanti perdite in quanto tali obbligazioni erano in realtà ad alto rischio come nel caso delle obbligazioni della Lehman Brothers,

impegna il Governo

ferme restando le prerogative del Parlamento:
ad una revisione del funzionamento del FITD, anche prevedendo l'istituzione di un sistema di contribuzione effettivo (ex ante) agganciato al livello di rischio assunto da ciascuna banca, a decorrere dalla data in cui viene meno la garanzia statale a favore dei depositanti delle banche italiane;
ad operare affinché il Fondo interbancario rimborsi, oltre ai depositi, anche le obbligazioni «a basso rischio e a basso rendimento» di cui alla lista pubblicata dal consorzio «Patti chiari» qualora il loro valore abbia subito una grave perdita.
9/1713/55. Monai.

La Camera,
premesso che:
il fiscal drag consiste in un aumento dell'onere reale dell'Irpef causato da un incremento del valore nominale della base imponibile, cioè del reddito, che si manifesta anche se quest'ultimo è aumentato solo in termini nominali e non reali: in altre parole, se il reddito personale aumenta ad un tasso uguale a quello dell'inflazione, e quindi non c'è alcun incremento effettivo del potere d'acquisto del contribuente, l'imposta aumenta più che proporzionalmente, quindi il reddito reale al netto dell'Irpef diminuisce. Il fiscal drag si traduce in un aumento dell'aliquota media dell'Irpef (rapporto tra imposta e imponibile) che impoverisce il contribuente a vantaggio dello Stato, senza che vi sia bisogno di variare le aliquote;
questo fenomeno è provocato da due fattori: in primo luogo, quando il reddito aumenta quote sempre maggiori di esso vengono tassate con l'aliquota marginale Irpef più alta; in secondo luogo, l'aumento del reddito produce una riduzione delle detrazioni per tipo di reddito e per familiari a carico a cui si ha diritto, se queste ultime non sono indicizzate ai prezzi;
nel nostro Paese, negli anni 70-80, si è proceduto alla restituzione del fiscal drag con il ricorso al credito d'imposta. Nel 1989 si scelse invece la strada della rivalutazione automatica dei limiti degli scaglioni e delle detrazioni a partire dal 1o gennaio 1990. Alla fine del 1992, per far fronte alla drammatica situazione dellanostra finanza pubblica, vennero ripristinati i limiti degli scaglioni vigenti fino al 1989, annullandone la rivalutazione per i redditi superiori a 30 milioni di lire;
dal 1993 l'eliminazione del drenaggio fiscale ha riguardato solo le detrazioni e non più le aliquote. Nel corso degli anni '90 le leggi finanziarie hanno più volte sospeso la restituzione del fiscal drag utilizzando però le maggiori entrate fiscali per l'aumento degli assegni al nucleo familiare. La legge finanziaria del centro sinistra per l'anno 2001 ha sospeso la restituzione del fiscal drag per il 2001 riassorbendola nella riduzione percentuale delle aliquote Irpef;
dal 2002 in poi il ministro Tremonti, basandosi, ad avviso dei presentatori del presente atto, su un'interpretazione capziosa e infondata della legge finanziaria per il 2001, ha ritenuto abrogata qualsiasi normativa in materia di fiscal drag;
alcuni economisti hanno calcolato un incremento del gettito per l'anno 2008 dovuto al fenomeno del fiscal drag pari a circa 3,7 miliardi di euro, quasi la metà dell'incremento totale di gettito previsto per l'Irpef;
occorre una politica fiscale che tuteli realmente il potere d'acquisto delle retribuzioni e delle pensioni. Queste ultime, in particolare, a causa del mancato recupero del fiscal drag hanno subito un aumento del prelievo fiscale tra lo 0,4 e lo 0,5 per cento;
in questa fase economica di recessione, se non di depressione incipiente, sarebbe opportuna a maggior ragione una politica che incentivi la domanda delle fasce più deboli della popolazione,

impegna il Governo

a prendere le opportune iniziative per restituire il drenaggio fiscale alle categorie a reddito medio basso a partire dai pensionati più poveri.
9/1713/56. Evangelisti.

La Camera,
premesso che:
il fiscal drag consiste in un aumento dell'onere reale dell'Irpef causato da un incremento del valore nominale della base imponibile, cioè del reddito, che si manifesta anche se quest'ultimo è aumentato solo in termini nominali e non reali: in altre parole, se il reddito personale aumenta ad un tasso uguale a quello dell'inflazione, e quindi non c'è alcun incremento effettivo del potere d'acquisto del contribuente, l'imposta aumenta più che proporzionalmente, quindi il reddito reale al netto dell'Irpef diminuisce. Il fiscal drag si traduce in un aumento dell'aliquota media dell'Irpef (rapporto tra imposta e imponibile) che impoverisce il contribuente a vantaggio dello Stato, senza che vi sia bisogno di variare le aliquote;
questo fenomeno è provocato da due fattori: in primo luogo, quando il reddito aumenta quote sempre maggiori di esso vengono tassate con l'aliquota marginale Irpef più alta; in secondo luogo, l'aumento del reddito produce una riduzione delle detrazioni per tipo di reddito e per familiari a carico a cui si ha diritto, se queste ultime non sono indicizzate ai prezzi;
nel nostro Paese, negli anni 70-80, si è proceduto alla restituzione del fiscal drag con il ricorso al credito d'imposta. Nel 1989 si scelse invece la strada della rivalutazione automatica dei limiti degli scaglioni e delle detrazioni a partire dal 1o gennaio 1990. Alla fine del 1992, per far fronte alla drammatica situazione della nostra finanza pubblica, vennero ripristinati i limiti degli scaglioni vigenti fino al 1989, annullandone la rivalutazione per i redditi superiori a 30 milioni di lire;
dal 1993 l'eliminazione del drenaggio fiscale ha riguardato solo le detrazioni e non più le aliquote. Nel corso degli anni '90 le leggi finanziarie hanno più volte sospeso la restituzione del fiscal drag utilizzando però le maggiori entrate fiscali per l'aumento degli assegni al nucleo familiare. La legge finanziaria del centro sinistra per l'anno 2001 ha sospeso la restituzione del fiscal drag per il 2001 riassorbendola nella riduzione percentuale delle aliquote Irpef;
alcuni economisti hanno calcolato un incremento del gettito per l'anno 2008 dovuto al fenomeno del fiscal drag pari a circa 3,7 miliardi di euro, quasi la metà dell'incremento totale di gettito previsto per l'Irpef;
occorre una politica fiscale che tuteli realmente il potere d'acquisto delle retribuzioni e delle pensioni. Queste ultime, in particolare, a causa del mancato recupero del fiscal drag hanno subito un aumento del prelievo fiscale tra lo 0,4 e lo 0,5 per cento;
in questa fase economica di recessione, se non di depressione incipiente, sarebbe opportuna a maggior ragione una politica che incentivi la domanda delle fasce più deboli della popolazione,

impegna il Governo

a prendere le opportune iniziative per restituire il drenaggio fiscale alle categorie a reddito medio basso a partire dai pensionati più poveri.
9/1713/56.(Testo modificato nel corso della seduta).Evangelisti.

La Camera,
premesso che:
la crisi finanziaria che ha colpito duramente il sistema bancario avrà certamente delle conseguenze sulla disponibilità e sul costo del credito per il sistema delle imprese: nonostante le prevedibili rassicurazioni delle autorità competenti e degli istituti di credito, il rischio di un credit crunch è concreto;
infatti, in risposta a problemi di capitalizzazione, emersi a causa del crollo delle proprie quotazioni - suscettibili di causare una perdita di fiducia dei depositanti e degli altri creditori della banca - nonché delle perdite maturate sulle attività «tossiche», una probabile risposta del sistema bancario è ridurre l'esigenza di capitali attuando una contrazione delle linee di credito;
in questo scenario, i soggetti più esposti al crunch sarebbero le imprese e, tra esse, i soggetti più rischiosi e opachi, tipicamente le piccole e medie imprese;
in un contesto già ampiamente recessivo, la possibilità di insolvenza per mancanza di liquidità di una quota consistente di imprese diventa quindi molto più probabile;
secondo i dati di Intrum Justitia, il ritardo medio di pagamento della pubblica amministrazione italiana è di 138 giorni (contro i 68 della media UE), una stima di tali crediti si colloca nell'ordine di alcune decine di miliardi di euro causando non pochi problemi alla liquidità delle imprese;
oltre a misure di carattere generale per rilanciare su nuove e più solide basi l'economia ed a nuove e più stringenti regole per le attività finanziarie, si possono ipotizzare, da subito, diverse misure per favorire le PMI in termini di accesso al credito, quali, a titolo di esempio: a) prevedere un Fondo rotativo da istituire presso la Cassa depositi e prestiti, per anticipare i pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese, oppure fare ottenere alle imprese una certificazione dei crediti vantati nei confronti delle pubbliche amministrazioni al fine di consentire loro di fornire garanzie agli istituti di credito; b) rafforzare tutti gli strumenti che forniscono garanzia per i prestiti alle PMI (Confidi, Artingiancassa, Fondo di garanzia per le PMI di cui all'articolo 15 della legge 7 agosto 1997, n. 266, unico fondo nazionale e intersettoriale di garanzia); c) aumentare le risorse a disposizione sia del Fondo per la competitività e lo sviluppo («Industria 2015») estendendone il campo di intervento, sia del Fondo per la finanza d'impresa; d) autorizzare la Cassadepositi e prestiti, che ha a disposizione tramite la gestione separata circa 90 miliardi di euro, a finanziare direttamente, tramite la finanza di progetto, opere di pubblica utilità; e) aumentare i tetti per la compensazione automatica da parte delle imprese, dei crediti d'imposta e contributivi,

impegna il Governo

ferme restando le prerogative del Parlamento, ad adottare tutte le possibili iniziative - come ad esempio quelle citate in premessa - per facilitare alle imprese, ed in particolare alle PMI, l'accesso al credito al fine di evitare la chiusura di molte realtà produttive, anche chiedendo agli istituti di credito di mantenere un volume di crediti da accordare alle piccole e medie imprese non inferiore alla media degli ultimi anni.
9/1713/57. Cambursano.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 2, comma 15, del disegno di legge in esame, prevede tra l'altro, la proroga delle agevolazioni fiscali per le spese sostenute per il risanamento conservativo e la ristrutturazione edilizia di interi fabbricati, eseguiti da imprese di costruzione che provvedano alla successiva alienazione dell'immobile;
la legge 28 dicembre 2001, n. 448, introduceva infatti la possibilità, per l'acquirente di una unità immobiliare facente parte di un fabbricato oggetto di restauro o ristrutturazione, di detrarre dall'Irpef parte del valore degli interventi eseguiti;
dette detrazioni sono state sempre prorogate negli anni successivi, tranne che per gli interventi di ristrutturazione avvenuti nel 2007, con l'effetto profondamente iniquo per cui se la compravendita riguarda un immobile facente parte di un edificio ristrutturato nel 2007 e solo in questo anno, l'acquirente non ha diritto di beneficiare della prevista detrazione;
quanto esposto produce un'evidente ingiustizia conseguente a un vuoto legislativo che riteniamo doveroso colmare;

impegna il Governo

a prevedere l'estensione, anche per l'anno 2007, delle agevolazioni fiscali previste dalla legge finanziaria per il 2002 (citata legge n. 448 del 2001), e sempre prorogate, relativamente alle spese sostenute dall'acquirente di una unità immobiliare facente parte di fabbricati ristrutturati da imprese di costruzione che abbiano provveduto alla successiva alienazione o assegnazione dei singoli immobili.
9/1713/58. Borghesi.

La Camera,
premesso che:
sono 530 mila le famiglie italiane che si trovano in difficoltà nel pagare la rata del mutuo: 420 mila fanno fatica per l'aumento del costo della rata, mentre per 110 mila esistono problemi di insolvenza;
per tutti coloro che devono convivere con i mutui a tasso variabile il problema diventa ogni mese (in base al proprio tipo di euribor) sempre più pressante;
a questa situazione di prevista crisi si associa poi la scarsa mobilità dei mutui italiani, legata direttamente al mancato rispetto da parte delle banche italiane delle normative sulla portabilità, che dovrebbero permeettere di spostare il proprio mutuo da un ente all'altro, con bassissimi costi e senza notaio. La sostituzione del mutuo rimane quindi un problema assolutamente burocratico e oneroso;
le associazioni dei consumatori denunciano quasi ogni giorno (seppure contoni diversi) che il «caro mutui» è ormai insostenibile per i bilanci familiari e paventano un'impennata di vendite di immobili ipotecati da parte delle banche,

impegna il Governo

a valutare le opportune iniziative normative al fine di incrementare le detrazioni sugli interessi dei mutui per Ìacquisto della prima casa e il Fondo di solidarietà dei mutui della prima casa.
9/1713/59. Aniello Formisano.

La Camera,
premesso che
il comma 247 dell'articolo 1 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Finanziaria 2008) prevede l'attribuzione alle Regioni (e alle Province autonome) dell'incremento delle riscossioni dell'IVA e delle accise relative alle operazioni nei porti e negli interporti «per il finanziamento di investimenti per il potenziamento della rete infrastrutturale e dei servizi nei porti e nei collegamenti stradali e ferroviari nei porti, con priorità per i collegamenti tra i porti e la viabilità stradale e ferroviaria di connessione»;
dal tenore letterale, la norma è interpretabile nel senso che le eventuali risorse vanno destinate in primo luogo ad infrastrutture nei porti, quindi ai collegamenti stradali e ferroviari;
il successivo comma 248 indica, quale ulteriore condizione cui è subordinata l'attribuzione delle risorse alle regioni, l'incremento delle riscossioni di IVA ed accise relative alle operazioni in porti ed interporti ed aggiunge la condizione di un gettito almeno pari a quanto previsto nella Relazione previsionale e programmatica, con riferimento all'incremento delle riscossioni dei medesimi tributi, in porti ed interporti, risultanti dal consuntivo dell'anno precedente;
per l'attuazione delle norme soprarichiamate, prima della interruzione della precedente legislatura, era stato costituito un tavolo di lavoro e di approfondimento, con la partecipazione, tra gli altri, di rappresentanti del Ministero dell'economia e delle finanze, dell'ex Ministero dei trasporti, dell'Agenzia delle Dogane, di rappresentanti della Conferenza delle Regioni e dell'Associazione dei Porti Italiani;
dopo l'interruzione della precedente legislatura quel tavolo di lavoro non è più stato convocato, né risulta che le amministrazioni competenti hanno dato corso ai provvedimenti attuativi delle richiamate previsioni normative;
tenuto conto altresì che quelle risorse (c.d. «extragettito»), al momento solo potenziali, rappresentano le uniche di cui potrà disporre la portualità maggiore italiana, in assenza di specifici fondi - pur indispensabili - per l'adeguamento ed il potenziamento dei porti stessi al fine di sostenere la concorrenza di porti esteri mediterranei (comunitari e non),

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative volte ad emanare entro sessanta giorni i provvedimenti attuativi di quanto è previsto ai commi da 247 a 250 dell'articolo 1 della legge n. 244 del 2007.
9/1713/60. Cardinale, Tullo, Meta, Velo, Lovelli, Bonavitacola.

La Camera,
premesso che:
recenti indagini hanno dimostrato che i dipendenti pubblici collocati negli uffici delle varie amministrazioni sia centrali che locali passano diverse ore al giorno navigando su internet o giocando con il computer, in danno all'amministrazione di appartenenza e dei cittadini;
l'efficienza della pubblica amministrazione è un punto centrale del programma di Governo e le disposizioni presentate dal ministro della pubblica amministrazione e dell'innovazione, Brunetta, vannonel senso di istituire maggiori controlli sull'attività dei cosiddetti «dipendenti fannulloni»;
numerose ricerche prodotte dalle realtà imprenditoriali hanno dimostrato che l'inefficienza della P.A. comporta costi altissimi per le imprese; in particolare sono in gravissimo ritardo le pratiche relative al pagamento di contratti di fornitura di beni e servizi, provocando in numerosi casi il tracollo delle imprese fornitrici;
le sentenze della magistratura hanno chiarito che può essere perseguibile anche l'uso del telefono per fini diversi da quelli d'ufficio;
l'inefficienza della P.A. comporta inoltre l'impossibilità di attuare il programma di Governo;

impegna il Governo

ad introdurre, oltre ai controlli sul lavoro nella P.A. già previsti, ulteriori strumenti di controllo sull'utilizzo improprio dei computer e della navigazione in internet;
a prevedere misure per accelerare il pagamento dei debiti di fornitura della P.A., ottemperando alle raccomandazioni europee e utilizzando il Fondo apposito a suo tempo costituito.
9/1713/61. Mario Pepe (PdL).

La Camera,
premesso che:
recenti indagini hanno dimostrato che i dipendenti pubblici collocati negli uffici delle varie amministrazioni sia centrali che locali passano diverse ore al giorno navigando su internet o giocando con il computer, in danno all'amministrazione di appartenenza e dei cittadini;
l'efficienza della pubblica amministrazione è un punto centrale del programma di Governo e le disposizioni presentate dal ministro della pubblica amministrazione e dell'innovazione, Brunetta, vanno nel senso di istituire maggiori controlli sull'attività dei cosiddetti «dipendenti fannulloni»;
numerose ricerche prodotte dalle realtà imprenditoriali hanno dimostrato che l'inefficienza della P.A. comporta costi altissimi per le imprese; in particolare sono in gravissimo ritardo le pratiche relative al pagamento di contratti di fornitura di beni e servizi, provocando in numerosi casi il tracollo delle imprese fornitrici;
le sentenze della magistratura hanno chiarito che può essere perseguibile anche l'uso del telefono per fini diversi da quelli d'ufficio;
l'inefficienza della P.A. comporta inoltre l'impossibilità di attuare il programma di Governo;

impegna il Governo

a prevedere misure per accelerare il pagamento dei debiti di fornitura della P.A., ottemperando alle raccomandazioni europee e utilizzando il Fondo apposito a suo tempo costituito.
9/1713/61. (Testo ammissibile). Mario Pepe (PdL).

La Camera,
premesso che:
in questi primi mesi della legislatura i provvedimenti adottati dal Governo hanno messo in luce una marginalizzione del Mezzogiorno;
la copertura finanziaria di molte misure (ICI, Alitalia, infrastrutture al nord) pari a 12 miliardi di euro è stata realizzata attraverso la sottrazione dei cosiddetti fondi FAS venendo meno alla loro destinazione d'uso violando palesemente una serie di norme;
l'articolo 119, comma 5, della Costituzione prevede che «per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietàsociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l'effettivo esercizio dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati comuni, province, città metropolitane e regioni»;
nello specifico, la politica regionale nazionale, inizialmente attuata con la legge n. 208 del 1998 e con l'intervento nelle cosiddette «aree depresse», è stata riorganizzata con la legge 27 dicembre 2002, n. 289 (legge finanziaria pe il 2003), unificando tutte le risorse aggiuntive nazionali in due Fondi intercomunicanti per le aree sottoutilizzate (per l'85 per cento nel Mezzogiorno) attivi presso il Ministero dell'economia e delle finanze e presso il Ministero delle attività produttive;
il Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS), pertanto, costituisce, dal 2003, lo strumento generale di governo finalizzato alla realizzazione di interventi strutturali ed infrastrutturali nelle aree sottoutilizzate, addizionali a quelli comunitari;
l'adozione di una strategia unitaria nella programmazione degli interventi e la flessibilità nell'allocazione delle risorse, che caratterizzano tale Fondo, hanno consentito e consentono tuttora di impostare una politica regionale nazionale coerente con i principi e le regole di politica comunitaria;
la legge finanziaria per il 2007, al fine di favorire la nuova programmazione integrata delle risorse aggiuntive nazionali e delle risorse comunitarie con valenza nel periodo 2007-2013, ha introdotto la settennalizzazione delle assegnazioni relative al Fondo medesimo, modulando gli stanziamenti soltanto per il periodo 2007-2013. La successiva legge finanziaria per il 2008 ha esplicitato gli appostamenti per le annualità successive al 2010 e fino al 2015, rimodulando le assegnazioni per il 2008, accrescendone le disponibilità pur nell'invarianza del volume complessivo delle assegnazioni e confermando, altresì, la piena e immediata impegnabilità delle risorse stesse fin dal primo anno;
il CIPE, con delibera del 21 dicembre 2007, ha definito la ripartizione finanziaria e le procedure di utilizzo del FAS, stabilendo che l'utilizzo di tali fondi aggiuntivi deve avvenire attraverso l'elaborazione di programmi con valenza nel periodo 2007-2013, omologhi ai programmi attuativi delle politiche comunitarie;
decisioni prese per legge in questa prima parte della legislatura , senza una visione precisa delle risorse effettivamente disponibili, tenuto conto anche di quelle già bloccate attraverso decisioni del CIPE riferite ad un arco di tempo pluriennale, finiscono per ostacolare la programmazione finanziaria degli interventi nelle aree del Mezzogiorno che attraverso le delibere del CIPE si tende a costruire,

impegna il Governo

a ripristinare, entro brevi termini, le risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate sottratte alle politiche per lo sviluppo economico ed infrastrutturale delle regioni del Mezzogiorno e a confermare la destinazione dell'85 per cento di tali risorse alle aree meridionali;
a rispettare il dettato dell'articolo 11-ter della legge n. 468 del 1978, che esclude espressamente, per la copertura finanziaria di norme di legge, l'utilizzo di accantonamenti del conto capitale per iniziative di parte corrente;
a relazionare ogni tre mesi al Parlamento nelle commissioni competenti sull'utilizzo di tali risorse;
a elaborare in questo momento di crisi un piano complessivo di rilancio dello sviluppo del sud centrando gli interventi sulle infrastrutture e sulle attività industriali.
9/1713/62. Burtone.

La Camera,
premesso che:
i piccoli comuni montani (oltre 5.600 con meno di 5.000 abitanti) rappresentano una importante realtà economica e sociale del Paese che però è fortemente penalizzata da difficoltà logistiche, infrastrutturali e di trasporto;
nella maggior parte dei casi si tratta di zone impervie, difficili da raggiungere per la scarsità dei collegamenti stradali e ferroviari e caratterizzate da carenze dei servizi pubblici essenziali, il che rende difficile sia la vita quotidiana dei residenti sia le possibilità di sviluppo economico;
è necessario contrastare la tendenza allo spopolamento delle aree montane anche perché la presenza umana nelle zone di media e alta montagna dà un contributo significativo alla tutela del territorio e dell'ambiente,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative per reperire risorse economiche adeguate a sostegno dei piccoli comuni di montagna, al fine di favorirne la crescita economica e sociale e per evitarne l'ulteriore spopolamento.
9/1713/63. Di Centa, Caparini.

La Camera,
premesso che:
in corso di conversione del decreto-legge n. 112 del 2008 è stato accolto l'ordine del giorno 9/1386/100 che impegnava a convocare entro l'autunno come avvenuto per altre aree industriali del comparto chimico (Priolo, Gela, Manfredonia) un «tavolo», presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, con le parti sociali territoriali e nazionali, con la regione Basilicata e gli enti locali, per il rilancio dell'area industriale della Valbasento sulla base della presenza di quest'area nell'ambito del piano nazionale per il rilancio della chimica («tavolo della chimica») ed inserire la Valbasento tra le aree d'intervento, cui applicare le misure previste per il sostegno alle attività produttive;
il 4 novembre 2008 nel corso dell'approvazione del disegno di legge collegato alla finanziaria a sostegno del sistema imprenditoriale e per l'energia è stato accolto dal governo l'ordine del Giorno 9/1441-ter-A/4 riformulato dal Sottosegretario di Stato allo sviluppo economico, che impegna il Governo «alla convocazione di un tavolo per il rilancio industriale della Valbasento per affrontare le problematiche e trovare le soluzioni»;
si tratta di un impegno importante a cui dare seguito anche con conseguente rinvenimento di risorse finanziarie a sostegno del tessuto industriale presente in Valbasento;
si è svolto in data 7 novembre un consiglio comunale promosso dai Comuni di Pisticci e Ferrandina che ha coinvolto oltre venti comuni della provincia di Matera, la Provincia, la Regione Basilicata, le parti sociali, le organizzazioni sindacali e quelle datoriali;
detta assise locale, convocata a seguito dell'annunciata chiusura dell'impianto Panasonic a valle di una complessiva perdita di mille posti di lavoro negli ultimi anni, ha prodotto un documento reso sotto forma di ordine del giorno dei consigli comunali che impegnano tutte le istituzioni coinvolte chiedere al Governo un impegno concreto per aprire il «tavolo» Valbasento;

impegna il Governo

a promuovere quanto prima un incontro con i soggetti interessati per affrontare la drammatica crisi industriale che attanaglia la Valbasento e dar vita ad uno strumento di concertazione economica ed istituzionale supportata da adeguate risorse che ponga al centro il rilancio del sito industriale della Valbasento.
9/1713/64. Gaglione.

La Camera,
premesso che:
la grave situazione economica e finanziaria mondiale sta mettendo in crisi il sistema industriale italiano, in particolar modo il sistema composto dalle micro e piccole imprese, «spina dorsale»dell'apparato produttivo;
le piccole aziende sono state particolarmente penalizzate dalla limitazione alla deducibilità degli interessi passivi introdotta dal Governo Prodi con la legge finanziaria per il 2008;
dal 1o gennaio 2008 gli interessi passivi e gli oneri assimilati, diversi da quelli compresi nel costo dei beni ai sensi del comma 1, lettera b), dell'articolo 110, sono deducibili in ciascun periodo d'imposta fino a concorrenza degli interessi attivi e proventi assimilati e che l'eccedenza è deducibile nel limite del 30 per cento del risultato operativo lordo della gestione caratteristica;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di ulteriori iniziative normative volte a escludere dalla «stretta» sulla deducibilità degli interessi passivi operata dalla legge finanziaria per il 2008 le micro e le piccole imprese.
9/1713/65. Bragantini, Fugatti, Comaroli, Forcolin, Reguzzoni.

La Camera,
premesso che:
si prende atto del positivo impatto dell'introduzione della detrazione fiscale del 36 per cento delle spese sostenute per il recupero del patrimonio edilizio, sia in termini di risparmio per le famiglie italiane, sia in termini di svecchiamento e di adeguamento del patrimonio edilizio;
la ripartizione della detrazione in dieci anni può scoraggiare alcuni proprietari che giudicano troppo lungo l'arco temporale e troppo esiguo l'importo annuo della detrazione; un accorciamento di tale arco temporale potrebbe dare maggior impulso agli interventi di recupero del patrimonio edilizio, generando un maggior risparmio per anno ai proprietari;

impegna il Governo

a valutare la possibilità di porre in essere ulteriori interventi normativi per ripartire la detrazione fiscale per le spese sostenute per il recupero del patrimonio edilizio in cinque anni.
9/1713/66. Forcolin, Bragantini, Fugatti, Comaroli, Reguzzoni, Caparini.

La Camera,
premesso che:
si prende atto del positivo impatto dell'introduzione della detrazione fiscale del 36 per cento delle spese sostenute per il recupero del patrimonio edilizio, sia in termini di risparmio per le famiglie italiane, sia in termini di svecchiamento e di adeguamento del patrimonio edilizio;
il vincolo di evidenziare il costo della manodopera in fattura, pur essendo un buon deterrente contro l'evasione fiscale, genera dubbi sul diritto a godere della detrazione nel caso di acquisto puro e semplice di materie prime o di attrezzature necessarie per la ristrutturazione e induce il proprietario a rivolgersi ad un unico fornitore sia per l'acquisto sia per la posa in opera;
per il consumatore finale potrebbe essere più conveniente rivolgersi a due fornitori separati, uno per l'acquisto puro e semplice delle materie prime e l'altro per la posa in opera;

impegna il Governo

ad assumere ulteriori iniziative normative per modificare l'attuale indicazione di esporre il costo della manodopera in fattura, in modo da chiarire se sia possibilegodere della detrazione fiscale prevista anche per le spese di acquisto delle materie prime necessarie per le opere di ristrutturazione.
9/1713/67. Bitonci, Fugatti, Forcolin, Bragantini, Comaroli.

La Camera,
premesso che:
si prende atto del positivo impatto dell'introduzione della detrazione fiscale del 36 per cento delle spese sostenute per il recupero del patrimonio edilizio, sia in termini di risparmio per le famiglie italiane, sia in termini di svecchiamento e di adeguamento del patrimonio edilizio;
il vincolo di evidenziare il costo della manodopera in fattura, pur essendo un buon deterrente contro l'evasione fiscale, genera dubbi sul diritto a godere della detrazione nel caso di acquisto puro e semplice di materie prime o di attrezzature necessarie per la ristrutturazione e induce il proprietario a rivolgersi ad un unico fornitore sia per l'acquisto sia per la posa in opera;
per il consumatore finale potrebbe essere più conveniente rivolgersi a due fornitori separati, uno per l'acquisto puro e semplice delle materie prime e l'altro per la posa in opera;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di modificare l'attuale indicazione di esporre il costo della manodopera in fattura, in modo da chiarire se sia possibile godere della detrazione fiscale prevista anche per le spese di acquisto delle materie prime necessarie per le opere di ristrutturazione.
9/1713/67.(Testo modificato nel corso della seduta).Bitonci, Fugatti, Forcolin, Bragantini, Comaroli, Reguzzoni, Caparini.

La Camera,
premesso che:
la grave situazione economica e finanziaria mondiale sta mettendo in crisi il sistema industriale italiano, in particolar modo il sistema composto dalle micro e piccole imprese, «spina dorsale»dell'apparato produttivo;
si prende atto favorevolmente delle misure adottate nel presente provvedimento a favore del settore dell'autotrasporto;
il settore delle aziende di autotrasporto è maggiormente penalizzato rispetto ad altri dall'aumento del costo dei prodotti petroliferi e dalla difficile concorrenza delle aziende dell'est europeo;

impegna il Governo

a destinare maggiori risorse finanziarie al settore delle aziende di autotrasporto, sotto forma di maggiori crediti di imposta.
9/1713/68. Pastore, Fugatti, Forcolin, Bragantini, Comaroli.

La Camera,
premesso che:
la grave situazione economica e finanziaria mondiale sta mettendo in crisi il sistema industriale italiano, in particolar modo il sistema composto dalle micro e piccole imprese, «spina dorsale»dell'apparato produttivo;
si prende atto favorevolmente delle misure adottate nel presente provvedimento a favore del settore dell'autotrasporto;
il settore delle aziende di autotrasporto è maggiormente penalizzato rispetto ad altri dall'aumento del costo dei prodotti petroliferi e dalla difficile concorrenza delle aziende dell'est europeo;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di destinare maggiori risorse finanziarie al settore delleaziende di autotrasporto, sotto forma di maggiori crediti di imposta.
9/1713/68.(Testo modificato nel corso della seduta).Pastore, Fugatti, Forcolin, Bragantini, Comaroli, Reguzzoni, Caparini.

La Camera,
premesso che:
la grave situazione economica e finanziaria mondiale sta mettendo in crisi il sistema industriale italiano, in particolar modo il sistema composto dalle micro e piccole imprese, «spina dorsale»dell'apparato produttivo;
si prende atto favorevolmente dell'introduzione del regime dei contribuenti minimi, per il quale sul reddito si applica un'imposta sostitutiva dell'imposta sui redditi e delle addizionali regionali e comunali pari al 20 per cento;
uno dei requisiti necessari per poter rientrare nel regime dei contribuenti minimi è quello di aver conseguito ricavi non superiori a 30.000 euro annui;
un innalzamento di tale soglia potrebbe favorire un maggior numero di contribuenti e, quindi, dare maggior impulso alla formazione di nuove piccole imprese;

impegna il Governo

a rivedere i parametri identificativi dei contribuenti minimi, alzando la soglia di ricavi da 30.000 euro a 40.000 euro e innalzando anche l'aliquota dell'imposta sostitutiva sul reddito al 25 per cento per i contribuenti che hanno conseguito ricavi compresi tra i 30.001 euro ed i 40.000 euro.
9/1713/69. Fugatti, Forcolin, Bragantini, Comaroli.

La Camera,
premesso che:
la grave situazione economica e finanziaria mondiale sta mettendo in crisi il sistema industriale italiano, in particolar modo il sistema composto dalle micro e piccole imprese, «spina dorsale»dell'apparato produttivo;
si prende atto favorevolmente dell'introduzione del regime dei contribuenti minimi, per il quale sul reddito si applica un'imposta sostitutiva dell'imposta sui redditi e delle addizionali regionali e comunali pari al 20 per cento;
uno dei requisiti necessari per poter rientrare nel regime dei contribuenti minimi è quello di aver conseguito ricavi non superiori a 30.000 euro annui;
un innalzamento di tale soglia potrebbe favorire un maggior numero di contribuenti e, quindi, dare maggior impulso alla formazione di nuove piccole imprese;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di rivedere i parametri identificativi dei contribuenti minimi, alzando la soglia di ricavi da 30.000 euro a 40.000 euro e innalzando anche l'aliquota dell'imposta sostitutiva sul reddito al 25 per cento per i contribuenti che hanno conseguito ricavi compresi tra i 30.001 euro ed i 40.000 euro.
9/1713/69.(Testo modificato nel corso della seduta).Fugatti, Forcolin, Bragantini, Comaroli, Reguzzoni, Caparini.

La Camera,
premesso che:
gli stanziamenti previsti per l'editoria relativamente agli anni 2009, 2010 e 2011 sono insufficienti a soddisfare il fabbisogno di questo settore;
la differenza fra il fabbisogno e lo stanziamento è valutata nella cifra di 150milioni di euro per gli anni 2009 e 2010 e 100 milioni di euro per l'anno 2011;
la Camera, nell'ambito dell'esame del provvedimento 1441-ter ha ritenuto di dover intervenire in questo ambito, tutelando le testate giornalistiche e ripristinando il diritto soggettivo ai contributi fino all'esercizio finanziario successivo a quello di entrata in vigore del regolamento di cui al comma 1 dell'articolo 44 del decreto legge 25 giugno 2008, n.112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n.133;
in questo modo si evita l'applicazione di tagli virulenti che porterebbero alla scomparsa di numerose testate di diverso orientamento politico e culturale che, giornalmente, contribuiscono al pluralismo dell'informazione nazionale;
i giornali che realmente svolgono un'azione di informazione e di rappresentanza dell'elettorato hanno il diritto di godere dei contributi statali per la loro importante funzione;
il sottosegretario con la delega all'editoria, Paolo Bonaiuti, nell'audizione svoltasi in data 7 ottobre presso la commissione Affari Costituzionali del Senato ha dichiarato che: «il Parlamento, se ritiene di dover garantire più risorse al fondo dell'editoria, lo può fare definendo le opportune coperture finanziarie»;
le azioni di un buon amministratore dovrebbero tendere a sanare gli squilibri, intervenendo con precisione là dove esiste la necessità;

impegna il Governo

ad intervenire tempestivamente con congrui provvedimenti nella direzione di un reperimento di risorse finanziarie aggiuntive relativamente al settore dell'editoria, valutabili in 150 milioni di euro per gli anni 2009 e 2010 e 100 milioni di euro per l'anno 2011 al fine di garantire il diritto soggettivo ai contributi per le testate giornalistiche aventi diritto, fino all'esercizio finanziario successivo a quello di entrata in vigore del regolamento di cui al comma I dell'articolo 44 del decreto legge 25 giugno 2008, n.112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n.133.
9/1713/70. Comaroli.

La Camera,
premesso che:
gli stanziamenti previsti per l'editoria relativamente agli anni 2009, 2010 e 2011 sono insufficienti a soddisfare il fabbisogno di questo settore;
la differenza fra il fabbisogno e lo stanziamento è valutata nella cifra di 150 milioni di euro per gli anni 2009 e 2010 e 100 milioni di euro per l'anno 2011;
la Camera, nell'ambito dell'esame del provvedimento 1441-ter ha ritenuto di dover intervenire in questo ambito, tutelando le testate giornalistiche e ripristinando il diritto soggettivo ai contributi fino all'esercizio finanziario successivo a quello di entrata in vigore del regolamento di cui al comma 1 dell'articolo 44 del decreto legge 25 giugno 2008, n.112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n.133;
in questo modo si evita l'applicazione di tagli virulenti che porterebbero alla scomparsa di numerose testate di diverso orientamento politico e culturale che, giornalmente, contribuiscono al pluralismo dell'informazione nazionale;
i giornali che realmente svolgono un'azione di informazione e di rappresentanza dell'elettorato hanno il diritto di godere dei contributi statali per la loro importante funzione;
il sottosegretario con la delega all'editoria, Paolo Bonaiuti, nell'audizione svoltasi in data 7 ottobre presso la commissione Affari Costituzionali del Senato ha dichiarato che: «il Parlamento, se ritienedi dover garantire più risorse al fondo dell'editoria, lo può fare definendo le opportune coperture finanziarie»;
le azioni di un buon amministratore dovrebbero tendere a sanare gli squilibri, intervenendo con precisione là dove esiste la necessità;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di intervenire tempestivamente con congrui provvedimenti nella direzione di un reperimento di risorse finanziarie aggiuntive relativamente al settore dell'editoria, valutabili in 150 milioni di euro per gli anni 2009 e 2010 e 100 milioni di euro per l'anno 2011 al fine di garantire il diritto soggettivo ai contributi per le testate giornalistiche aventi diritto, fino all'esercizio finanziario successivo a quello di entrata in vigore del regolamento di cui al comma I dell'articolo 44 del decreto legge 25 giugno 2008, n.112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n.133.
9/1713/70.(Testo modificato nel corso della seduta).Comaroli, Caparini.

La Camera,
premesso che:
le leggi Finanziaria e di Bilancio hanno l'obiettivo di creare sviluppo e migliorare la qualità della vita dei cittadini e delle famiglie L'articolo 29 della Costituzione definisce la famiglia come «società naturale fondata sul matrimonio» ed è quindi composta da un uomo e da una donna, in quanto la procreazione dei figli è motivo fondante del rapporto stesso;
l'attuale situazione economica sta mettendo a dura prova la costituzione di nuove famiglie e la procreazione di un numero di figli tale da garantire il ricambio generazionale;
il rapporto tra nascite e decessi rappresenta un grave handicap sociale In Italia il rapporto tra persone in età lavorativa e persone effettivamente occupate è uno dei più bassi tra i Paesi ad elevato sviluppo economico ed in particolare tale rapporto risulta essere negativo per le donne;
oltre a ridurre la pressione fiscale sulle famiglie, come l'abolizione dell'ICI sulla prima casa, la detassazione degli straordinari e l'offerta di maggiori e più qualificati servizi, è necessario facilitare il lavoro delle madri;
occorre permettere alle madri di poter accudire i figli e nel contempo dare un apporto economico a sostegno della famiglia

impegna il Governo

ad emanare provvedimenti atti ad incentivare il lavoro part-time ed il lavoro ripartito.
9/1713/71. Follegot, Reguzzoni.

La Camera,
premesso che:
il Decreto Ministeriale 1 Marzo 2007, n. 21 determina i parametri ed i criteri per le assegnazioni delle risorse finanziarie alle scuole statali, iscritte al «Fondo per le competenze dovute al personale delle istituzioni scolastiche, con esclusione delle spese per stipendi del personale a tempo determinato e indeterminato» e al «Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche»;
le suddette risorse finanziarie sono assegnate dalla Direzione generale per la politica finanziaria e per il bilancio con periodicità di norma quadrimestrale, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili sui due capitoli. Nell'ultima assegnazione annuale, a saldo, si tiene conto dell'effettivo fabbisogno delle scuole e degli esiti del monitoraggio svolto dagli Uffici Scolastici Regionali; per quanto concerne le risorse riferite al «Fondo per le competenze dovute al personale delle istituzioni scolastiche, con esclusione delle spese per stipendi del personale a tempo indeterminato edeterminato», queste sono determinate, per ciascuna istituzione scolastica, con riferimento alle voci e sulla base dei criteri e dei parametri riportati nella Tabella 1, allegata al citato provvedimento. Le risorse finanziarie per le supplenze brevi e saltuarie sono determinate in funzione degli importi unitari e delle unità di personale docente e ATA in organico di fatto presso ciascuna istituzione scolastica. Il Ministero dell'Istruzione procede ad eventuali integrazioni finanziarie solo a seguito di apposita rilevazione e comunque nei limiti seguenti: 450,00 euro al docente della scuola elementare e dell'infanzia; 140,00 euro al docente in della scuola secondaria; 45,00 euro agli Ata;
le risorse finanziarie relative ai compensi e indennità per il miglioramento dell'offerta formativa sono determinate sulla base dei criteri e dei parametri di cui alla Tabella 1, Quadro B allegata al citato provvedimento. In particolare, restano confermati i parametri del CCNL (Fondo d'istituto, progetto aree a rischio a forte processo immigratorio e contro l'emarginazione scolastica sulla base delle risultanze della specifica contrattazione regionale, ore eccedenti, indennità fisse, gruppo sportivo, ecc.);
i finanziamenti alle scuole sedi di esami di Stato conclusivi dei corsi di istruzione secondaria superiore e degli esami di idoneità per l'abilitazione all'esercizio della libera professione sono determinati sulla base sulla base del numero delle commissioni;
il contributo alle scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di I grado, per la fruizione della mensa da parte del personale docente, viene determinato in relazione al fabbisogno accertato e comunque entro il limite massimo corrispondente alla somma attribuita con l'assegnazione base (3,00 circa per pasto);
le risorse riferite al «Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche» sono determinate, per ciascuna istituzione scolastica, sulla base di criteri che tengono conto della tipologia dell'istituzione scolastica, della consistenza numerica degli alunni, del numero degli alunni diversamente abili, del numero di plessi e sedi in cui si articola la scuola oltre la sede principale;
la quota per alunno, che sarà indicata nella comunicazione del budget annuale alle singole istituzioni scolastiche, è determinata in funzione della media di riferimento,nonché della quota derivante dalle assegnazioni per l'anno di riferimento e nei limiti delle risorse complessivamente disponibili nel relativo esercizio finanziario, vale a dire: 5,60 euro per ogni alunno di scuola materna, elementare e media, fino a un massimo di 47,80 euro per ogni studente di istituto tecnico professionale agrario. La quota fissa per istituto è di circa 1.100 euro per ogni scuola dell'infanzia, elementare o media, fino a raggiungere i 2 mila euro per gli istituti tecnici;
il finanziamento da assegnare a determinati istituti caratterizzati da elevata specificità, è fissato sulla base delle particolari esigenze e tenuto conto delle assegnazioni disposte nell'esercizio precedente per il funzionamento delle istituzioni medesime;
è previsto un ulteriore finanziamento per la corresponsione dei compensi spettanti ai revisori dei conti alle istituzioni scolastiche, individuate come scuole capofila nell'ambito territoriale di cui fanno parte, nonché finanziamenti aggiuntivi esclusivamente per esigenze straordinarie, previa valutazione degli Uffici scolastici regionali e delle risorse disponibili;
infine, alle istituzioni scolastiche destinatarie delle direttive ministeriali n. 68 del 28 luglio 2005 (concernente modalità e termini per l'effettuazione di gare per la stipula di contratti per la fornitura del servizio di pulizia e di attività ausiliarie) e n. 92 del 23 dicembre 2005, fatto salvo quanto stabilito dall'articolo 1, comma 507, della Legge finanziaria 2007 sono assegnate, a seguito di apposita rilevazione, le risorse finanziarie sulla base del valore previsto dai contratti, di cui allecitate direttive, nonché delle somme relative al pagamento del compenso al personale ex LSU con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, di cui all'articolo 2, secondo periodo, della citata direttiva n. 92/2005;
il meccanismo attuato dal precedente Governo di centro - sinistra non ha individuato correttamente parametri e indicatori idonei a determinare un'equa distribuzione delle risorse finanziarie alle amministrazioni periferiche regionali;
le istituzioni scolastiche del centro - nord, che rientrano nella fattispecie prevista all'articolo 3 del DM 21/2007, sono penalizzate rispetto alle istituzioni scolastiche del Sud in merito all'attribuzione dei relativi «Fondi»;
risulta difficile attuare una disaggregazione dei «fondi» che confluiscono nei due cosiddetti «capitolini», tant'è che non è dato conoscere a tutt'oggi i mandati di pagamento relativi all'anno 2007, raggruppati per regione;

impegna il Governo

ad uniformare i criteri di erogazione dei fondi ordinari alle istituzioni scolastiche in maniera più trasparente e omogenea.
9/1713/72. Montagnoli, Reguzzoni.

La Camera,
premesso che:
il Decreto Ministeriale 1 Marzo 2007, n. 21 determina i parametri ed i criteri per le assegnazioni delle risorse finanziarie alle scuole statali, iscritte al «Fondo per le competenze dovute al personale delle istituzioni scolastiche, con esclusione delle spese per stipendi del personale a tempo determinato e indeterminato» e al «Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche»;
le suddette risorse finanziarie sono assegnate dalla Direzione generale per la politica finanziaria e per il bilancio con periodicità di norma quadrimestrale, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili sui due capitoli. Nell'ultima assegnazione annuale, a saldo, si tiene conto dell'effettivo fabbisogno delle scuole e degli esiti del monitoraggio svolto dagli Uffici Scolastici Regionali; per quanto concerne le risorse riferite al «Fondo per le competenze dovute al personale delle istituzioni scolastiche, con esclusione delle spese per stipendi del personale a tempo indeterminato e determinato», queste sono determinate, per ciascuna istituzione scolastica, con riferimento alle voci e sulla base dei criteri e dei parametri riportati nella Tabella 1, allegata al citato provvedimento. Le risorse finanziarie per le supplenze brevi e saltuarie sono determinate in funzione degli importi unitari e delle unità di personale docente e ATA in organico di fatto presso ciascuna istituzione scolastica. Il Ministero dell'Istruzione procede ad eventuali integrazioni finanziarie solo a seguito di apposita rilevazione e comunque nei limiti seguenti: 450,00 euro al docente della scuola elementare e dell'infanzia; 140,00 euro al docente in della scuola secondaria; 45,00 euro agli Ata;
le risorse finanziarie relative ai compensi e indennità per il miglioramento dell'offerta formativa sono determinate sulla base dei criteri e dei parametri di cui alla Tabella 1, Quadro B allegata al citato provvedimento. In particolare, restano confermati i parametri del CCNL (Fondo d'istituto, progetto aree a rischio a forte processo immigratorio e contro l'emarginazione scolastica sulla base delle risultanze della specifica contrattazione regionale, ore eccedenti, indennità fisse, gruppo sportivo, ecc.);
i finanziamenti alle scuole sedi di esami di Stato conclusivi dei corsi di istruzione secondaria superiore e degli esami di idoneità per l'abilitazione all'esercizio della libera professione sono determinati sulla base sulla base del numero delle commissioni;
il contributo alle scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di I grado, per la fruizione della mensa da parte del personale docente, viene determinato in relazione al fabbisogno accertato e comunque entro il limite massimo corrispondente alla somma attribuita con l'assegnazione base (3,00 circa per pasto);
le risorse riferite al «Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche» sono determinate, per ciascuna istituzione scolastica, sulla base di criteri che tengono conto della tipologia dell'istituzione scolastica, della consistenza numerica degli alunni, del numero degli alunni diversamente abili, del numero di plessi e sedi in cui si articola la scuola oltre la sede principale;
la quota per alunno, che sarà indicata nella comunicazione del budget annuale alle singole istituzioni scolastiche, è determinata in funzione della media di riferimento,nonché della quota derivante dalle assegnazioni per l'anno di riferimento e nei limiti delle risorse complessivamente disponibili nel relativo esercizio finanziario, vale a dire: 5,60 euro per ogni alunno di scuola materna, elementare e media, fino a un massimo di 47,80 euro per ogni studente di istituto tecnico professionale agrario. La quota fissa per istituto è di circa 1.100 euro per ogni scuola dell'infanzia, elementare o media, fino a raggiungere i 2 mila euro per gli istituti tecnici;
il finanziamento da assegnare a determinati istituti caratterizzati da elevata specificità, è fissato sulla base delle particolari esigenze e tenuto conto delle assegnazioni disposte nell'esercizio precedente per il funzionamento delle istituzioni medesime;
è previsto un ulteriore finanziamento per la corresponsione dei compensi spettanti ai revisori dei conti alle istituzioni scolastiche, individuate come scuole capofila nell'ambito territoriale di cui fanno parte, nonché finanziamenti aggiuntivi esclusivamente per esigenze straordinarie, previa valutazione degli Uffici scolastici regionali e delle risorse disponibili;
infine, alle istituzioni scolastiche destinatarie delle direttive ministeriali n. 68 del 28 luglio 2005 (concernente modalità e termini per l'effettuazione di gare per la stipula di contratti per la fornitura del servizio di pulizia e di attività ausiliarie) e n. 92 del 23 dicembre 2005, fatto salvo quanto stabilito dall'articolo 1, comma 507, della Legge finanziaria 2007 sono assegnate, a seguito di apposita rilevazione, le risorse finanziarie sulla base del valore previsto dai contratti, di cui alle citate direttive, nonché delle somme relative al pagamento del compenso al personale ex LSU con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, di cui all'articolo 2, secondo periodo, della citata direttiva n. 92/2005;
il meccanismo attuato dal precedente Governo di centro - sinistra non ha individuato correttamente parametri e indicatori idonei a determinare un'equa distribuzione delle risorse finanziarie alle amministrazioni periferiche regionali;
le istituzioni scolastiche del centro - nord, che rientrano nella fattispecie prevista all'articolo 3 del DM 21/2007, sono penalizzate rispetto alle istituzioni scolastiche del Sud in merito all'attribuzione dei relativi «Fondi»;
risulta difficile attuare una disaggregazione dei «fondi» che confluiscono nei due cosiddetti «capitolini», tant'è che non è dato conoscere a tutt'oggi i mandati di pagamento relativi all'anno 2007, raggruppati per regione;

impegna il Governo

ad uniformare i criteri di erogazione dei fondi ordinari alle istituzioni scolastiche in maniera trasparente e omogenea.
9/1713/72.(Testo modificato nel corso della seduta).Montagnoli, Reguzzoni.

La Camera,
premesso che:
le disposizioni di cui all'articolo 2, commi 33 e 34 che prevedono la possibilità, qualora dall'attuazione delle misure di riorganizzazione e di razionalizzazione delle spese di personale introdotte dalla legge 133 del 2008 derivino economie aggiuntive, di destinare le medesime al finanziamento delle contrattazione integrativa;
preso atto delle affermazioni del Ministro Brunetta di perseguire «il principio secondo cui i risparmi ottenuti tornano ai lavoratori, in tutto in parte, sotto forma di premi»;

impegna il Governo

a valutare l'ipotesi, previo monitoraggio delle norme recate dal testo in esame, di destinare una quota parte delle risorse eventualmente derivanti dalle economie aggiuntive di cui ai commi 33 e 34 citati in premessa anche a premi annuali di produttività da ripartire sulla base dei risultati conseguiti dalle singole strutture periferiche ai singoli dipendenti.
9/1713/73. Fedriga

La Camera,
premesso che:
nel disegno di legge non sono presenti norme e disposizioni in materia di sviluppo e incremento di infrastrutture di comunicazioni;
ritenuto necessario, per favorire la crescita della competitività del nostro Paese, perseguire la concorrenza tra infrastrutture, e ciò al fine di moltiplicare la possibilità di scelta del cliente finale e consentire lo sviluppo di un ambiente multipiattaforma realmente flessibile;
il mercato italiano delle telecomunicazioni, in particolare per quanto riguarda la telefonia fissa, presenta ancora gravi criticità dal punto di vista del tasso di concorrenzialità, dal momento che la quota di mercato nelle linee a banda larga dell'ex monopolista è pari circa al 67 per cento. Inoltre, secondo quanto rilevato dall'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Telecom Italia detiene ancora il 95 per cento ed il 93 per cento degli accessi nei mercati ai clienti residenziali e non residenziali;
la banda larga, come spesso ricordato dal Commissario per la società dell'Informazione, Reding, ha contribuito per il 50 per cento alla crescita di produttività dell'Unione Europea;
nell'ultimo rapporto del Parlamento Europeo sulla larga banda del 21 maggio scorso, al punto 33 del capitolo relativo alle dinamiche del mercato, si sottolinea come «gli investimenti privati siano essenziali ai fini di una maggiore copertura e penetrazione della banda larga» e che «gli investitori privati devono poter trarre vantaggio dai loro investimenti se si vuole stimolare ulteriormente la dinamica concorrenziale e fornire ai consumatori servizi migliori e una maggiore innovazione e scelta»;
al successivo punto 39 del suddetto rapporto del Parlamento europeo, si sottolinea «che il ruolo principale degli Stati membri in materia di promozione della banda larga è la creazione di un ambiente in cui vi sia certezza giuridica e in grado di promuovere la concorrenza e stimolare gli investimenti», e si «ribadisce l'importanza di garantire condizioni di mercato competitive e l'esigenza che tutti gli Stati membri recepiscano e applichino il quadro regolamentare per le comunicazioni elettroniche ed assicurino la presenza di organismi di regolamentazione efficaci, indipendenti e dotati di risorse adeguate»;
le ultime rilevazioni OCSE, risalenti a dicembre 2006, collocano l'Italia al 200 posto per penetrazione della banda larga, su 30 paesi. Anche secondo il Rapporto di implementazione del quadro regolamentare della Commissione Europea, l'Italia registra una penetrazione inferiore a quella media dell'EU25 di circa 2 puntipercentuali, e si colloca al 13o posto tra i venticinque paesi membri, con una penetrazione inferiore al 14 per cento;
in base ai dati dell'Osservatorio banda larga, il c.d. digital divide tocca ancora la maggior parte delle regioni italiane, a prescindere dal loro potenziale economico: il 12 per cento della popolazione italiana - circa 6 milioni di cittadini e 400.000 imprese - risiede in zone di digital divide infrastrutturale, ovvero in aree dove i collegamenti a banda larga non sono ancora disponibili. Il 9 per cento di questi, poi, si trova in aree di digital divide di non prossima soluzione sparse su tutto il territorio nazionale, comprese Lombardia, Piemonte e Veneto;
in considerazione della necessità di colmare il deficit infrastrutturale in reti di nuova generazione, il Governo ha deliberato, tra l'altro, la costituzione di un Comitato per la diffusione della banda larga sul territorio nazionale - del quale fanno parte i Ministri delle Comunicazioni, degli Affari Regionali e delle Riforme e le Innovazioni nella PA - con l'obiettivo strategico di garantire, entro la legislatura, l'accesso a tutti e ovunque alla banda larga;
tale obiettivo può essere raggiunto solo con l'impegno degli operatori privati, attraverso meccanismi di riconoscimento degli investimenti effettuati in reti di nuova generazione, nonché adottando strumenti che, operando, ad esempio, sui servizi di accesso ed interconnessione tra operatori, assicurino uno sviluppo del mercato coerente con il quadro comunitario in tema di concorrenza e non discriminazione;
nel mercato italiano dei servizi mobili, la terminazione ha costituito un fondamentale motore per gli investimenti ed ha determinato il successo dell'esperienza italiana nel GSM e nell'UMTS: attraverso meccanismi asimmetrici sui prezzi praticati tra operatori per terminare le chiamate verso clienti mobili, si è riusciti a garantire non solo la copertura degli investimenti per le - allora - nuove reti, ma anche ricavi coerenti con gli investimenti sostenuti, senza ripercussioni sul consumatore finale;

impegna il Governo

ad adottare ogni ulteriore misura idonea affinché l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, nel rispetto della sua autonomia e indipendenza e delle sue competenze, possa individuare strumenti atti a garantire agli operatori un equo riconoscimento degli investimenti già effettuati nelle reti di nuova generazione, nonché definire, in vista dei necessari futuri impegni finanziari privati, piani di incentivazione agli investimenti per gli operatori attraverso modelli di remunerazione tariffaria.
9/1713/74. Pini, Dal Lago.

La Camera,
premesso che:
la grave situazione economica e finanziaria mondiale sta mettendo in crisi il sistema industriale italiano, in particolar modo il sistema composto dalle micro e piccole imprese, «spina dorsale»dell'apparato produttivo;
in Veneto, è prevista per il 2008 una variazione del Pil pari a -0,1 per cento per il 2008 e a -0,2 per cento per il 2009, con una diminuzione sensibile delle assunzioni e con un incremento delle ore di cassa integrazione ordinaria nei primi otto mesi del 2008 del 50 per cento rispetto allo stesso periodo del 2007;
lo stato generale di crisi sta producendo un aumento generalizzato del livello dei costi rispetto al 2007, senza che si accompagni un corrispondente aumento del livello dei ricavi, con conseguente riduzione del margine operativo lordo delle imprese;
gli studi di settore, in questa particolare fase congiunturale, non aderiscono alla realtà delle imprese del nostropaese e sarebbe necessario una revisione a breve degli stessi in modo da adeguarli all'andamento dei mercati,

impegna il Governo

a valutare la possibilità dell'applicazione degli studi di settore per l'anno 2008 in modo flessibile e di programmare una revisione degli stessi nel breve termine, in considerazione della particolare fase congiunturale che sta attraversando la nostra economia.
9/1713/75. Negro, Montagnoli.

La Camera,
premesso che:
il collegamento ferroviario tra l'aeroporto di Orio al Serio e le principali stazioni milanesi (centrale, Lambrate, Porta Garibaldi) costituisce un tassello decisivo del disegno regionale che prevede la messa in rete degli aeroporti lombardi attraverso infrastrutture su ferro;
il predetto collegamento è stato inserito nell'elenco delle opere «necessarie» (Allegato 3) per l'Expo 2015;
tale intervento dà risposta anche ai fondamentali bisogni di mobilità provinciale, regionale e nazionale;
gli enti locali e la società SACBO S.p.a. (che gestisce l'aeroporto di Milano-Orio al Serio) hanno manifestato la disponibilità a cofinanziare l'infrastruttura in oggetto;
il 15 dicembre 2006, in occasione della discussione della legge finanziaria 2008, il Governo ha accolto uno specifico ordine del giorno (9/3256/291),

impegna il Governo

ad assumere i provvedimenti necessari per finanziare la realizzazione del collegamento ferroviario del tratto stazione di Bergamo-Aeroporto di Orio al Serio.
9/1713/76. Sanga, Misiani, Pezzotta.

La Camera,
premesso che:
il collegamento ferroviario tra l'aeroporto di Orio al Serio e le principali stazioni milanesi (centrale, Lambrate, Porta Garibaldi) costituisce un tassello decisivo del disegno regionale che prevede la messa in rete degli aeroporti lombardi attraverso infrastrutture su ferro;
il predetto collegamento è stato inserito nell'elenco delle opere «necessarie» (Allegato 3) per l'Expo 2015;
tale intervento dà risposta anche ai fondamentali bisogni di mobilità provinciale, regionale e nazionale;
gli enti locali e la società SACBO S.p.a. (che gestisce l'aeroporto di Milano-Orio al Serio) hanno manifestato la disponibilità a cofinanziare l'infrastruttura in oggetto;
il 15 dicembre 2006, in occasione della discussione della legge finanziaria 2008, il Governo ha accolto uno specifico ordine del giorno (9/3256/291),

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di assumere i provvedimenti necessari per finanziare la realizzazione del collegamento ferroviario del tratto stazione di Bergamo-Aeroporto di Orio al Serio.
9/1713/76.(Testo modificato nel corso della seduta).Sanga, Misiani, Pezzotta, Consiglio, Stucchi.

La Camera,
premesso che:
il comma 507 dell'articolo unico della legge 27 dicembre 2006, n. 296, ha stabilito, per gli esercizi finanziari 2007-2008-2009, di accantonare i trasferimenti correnti diretti ad amministrazioni pubbliche, nonché quelli per le categorie 5, 6 e 7;
dall'accantonamento erano escluse le erogazioni agli istituti di patronato e di assistenza sociale;
tale norma è stata interpretata dagli uffici di alcuni dicasteri nel senso che le parole «di patronato e di assistenza sociale» dovevano riferirsi esclusivamente agli istituti di patronato, nonostante mancasse il riferimento alla legge 30 marzo 2001, n. 152, che riguarda in modo specifico tali istituti;
al contrario, appariva evidente che il legislatore intendeva riferirsi non soltanto agli istituti di patronato in senso stretto, ma agli istituti che svolgono funzioni di patronato nonché a quelli che fanno assistenza sociale attraverso l'erogazione di servizi;
gli uffici ministeriali, tuttavia, hanno ritenuto di applicare il previsto accantonamento ai trasferimenti anche agli istituti che prestano, invece, servizi di assistenza sociale;
tra questi istituti, in particolare, sono compresi:
1) l'Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti che ha il ruolo di rappresentanza e tutela di tutti coloro che soffrono di minorazioni visive e che svolge su tutto il territorio nazionale, anche attraverso le proprie strutture specifiche, opera di assistenza diretta ai non vedenti, siano essi soci o meno;
2) l'I.Ri.Fo.R., Istituto per la ricerca, la formazione e la riabilitazione, che sostiene l'integrazione sociale e lavorativa dei minorati della vista con apposite iniziative formative, riconosciute dalla pubblica amministrazione sia a livello nazionale che periferico, nonché con specifiche azioni di riabilitazione;
3) il Centro nazionale per il libro parlato che opera in maniera del tutto gratuita per garantire l'accesso all'informazione e alla cultura non solo ai ciechi e agli ipovedenti, ma anche a tutti coloro che, per varie ragioni, hanno problemi di lettura;
4) la Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi che sostiene direttamente il difficile percorso di integrazione scolastica dei bambini e dei giovani studenti ciechi e ipovedenti, fra l'altro attraverso la predisposizione di apposito specifico materiale didattico altrimenti indisponibile;
5) la Biblioteca italiana per ciechi «Regina Margherita» che fin dal 1928 è la principale biblioteca al servizio dei non vedenti e, attualmente, una delle più articolate realtà italiane per la diffusione della cultura ai minorati della vista;
6) la sezione italiana dell'Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità che, attraverso il contributo di noti medici specialisti del settore, opera in tutto il territorio per cercare di limitare i danni delle patologie oculari più diffuse;
7) il Museo tattile statale «Omero», unico in Italia ad essere specificamente dedicato, per statuto, a promuovere la crescita e l'integrazione culturale dei minorati della vista, attraverso idonei percorsi culturali e artistici,

impegna il Governo

ad adottare ogni iniziativa utile ad interpretare il comma 507 dell'articolo unico della legge 27 dicembre 2006, n. 296, nel senso di non accantonare i trasferimenti, per gli esercizi 2007-2008-2009, destinati agli istituti che svolgono funzioni di patronato nonché a quelli che svolgono funzioni di assistenza sociale, attraverso l'erogazione dei relativi servizi.
9/1713/77. Genovese, Laganà Fortugno, Bordo.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 2, comma 12, del disegno di legge finanziaria per il 2009 prevede agevolazioni fiscali per il gasolio e il gpl impiegati per il riscaldamento nelle zone montane, nonché un credito d'impostasulle reti di teleriscaldamento alimentate con biomassa o con energia geotermica, trattandosi di un passaggio a regime di disposizioni che dal 2001 venivano annualmente prorogate;
la legge 23 dicembre 2000, n. 388 (legge finanziaria per il 2001), all'articolo 27, comma 4, aveva previsto una minore aliquota di accisa anche per il gas naturale utilizzato per combustione per usi civili nelle zone montane, ovvero nelle province nelle quali oltre il 70 per cento dei comuni ricade nella zona climatica F (regione autonoma Valle d'Aosta e province di Belluno, Bolzano, Sondrio e Trento);
dal 1o gennaio 2008, l'accisa sul gas naturale per combustione per usi civili è stata disciplinata dal decreto legislativo n. 26 del 2007, in attuazione della direttiva 2003/96/CE, che ristruttura il quadro comunitario per la tassazione dei prodotti energetici e dell'elettricità, demandando a successivi decreti del Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro il mese di febbraio di ogni anno, la determinazione dell'aliquota dell'accisa;
il decreto ministeriale del 13 febbraio 2008, emanato ai sensi dell'articolo 2, comma 2, del decreto legislativo n. 26 del 2007, dispone la riduzione dell'aliquota di accisa sul gas naturale consumato nei territori diversi da quelli di cui all'articolo 1 del testo unico delle leggi sugli interventi nel Mezzogiorno,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare, nel più breve tempo possibile, le opportune iniziative per prevedere anche per il gas naturale destinato alla combustione per usi civili nelle zone montane una specifica agevolazione fiscale, come già previsto per il gasolio e per il gpl dal disegno di legge finanziaria per il 2009.
9/1713/78. Nicco, Brugger, Zeller, Vannucci.

La Camera,
premesso che:
dopo un lungo e deplorevole periodo di oblio da parte delle istituzioni della Repubblica, sono ormai ampiamente note anche all'intera opinione pubblica le durissime sofferenze patite alla fine della II Guerra mondiale dai cittadini italiani autoctoni di Istria, Fiume e Dalmazia, che furono costretti ad abbandonare in quei territori, abitati per generazioni, ogni loro bene materiale e affettivo, fino alle tombe dei loro cari;
in base anche a una pronuncia della Corte di cassazione, che si è espressa con la sentenza n. 1549 del settembre 1970, «i cittadini italiani già proprietari di beni nei territori ceduti alla Jugoslavia e dal Governo di questa nazionalizzati, vantano verso lo Stato italiano un "diritto soggettivo perfetto" alla corresponsione dell'indennizzo, avendo la Jugoslavia versato l'indennizzo globale al Governo italiano, obbligato, pertanto, a distribuire agli aventi diritto le somme così riscosse»;
la legge n. 137 del 2001, recante «Disposizioni in materia di indennizzi a cittadini e imprese operanti in territori della ex Jugoslavia, già soggetti alla sovranità italiana», alla cui stesura concorse anche l'allora opposizione, che ora è al Governo, si è proposta di risolvere con un atto di equità la questione dei beni già appartenenti agli esuli che hanno dovuto abbandonare forzatamente la loro terra;
a fronte di un congruo numero di richieste di indennizzo già liquidate dal Ministero dell'economia e delle finanze, molte ne rimangono ancora da evadere e talvolta, data la lunghezza dell'istruttoria delle pratiche, accade che il legittimo richiedente risulti deceduto prima di aver ottenuto l'indennizzo cui aveva diritto e sia così deprivato anche delrisarcimento morale;
il disegno di legge del Governo n. 1713, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2009)»,impone al finanziamento della legge n. 137 del 2001 decurtazioni pari a circa 6 milioni di euro per il 2009 e il 2010 e a 10 milioni di euro per il 2011, facendo così gravare una pesante ipoteca sulla prosecuzione dell'erogazione degli indennizzi,

impegna il Governo

a predisporre, con il prossimo provvedimento finanziario, le risorse necessarie a garantire agli esuli il riconoscimento d un equo e definitivo indennizzo;
ad autorizzare il Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento del tesoro a rinnovare gli accordi di cui all'articolo 3, comma 22, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, finalizzati ad accelerare le procedure di liquidazione degli indennizzi previsti dalla legge 29 marzo 2001, n. 137.
9/1713/79. Rosato, Maran, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
la legge n. 144 del 1999, all'articolo 28, relativo alla metanizzazione dei comuni montani del Centro-Nord, prevede impegni a scadere nel 2009;
il costo in aumento per le spese di riscaldamento delle abitazioni da parte delle famiglie a causa degli elevati costi del petrolio è intervenuto in corso d'anno, comportando anche per gli anni prossimi previsioni di spesa in crescita;
il costo per le attività produttive industriali ed agricole di cui aziende non possono usufruire nei processi di produzione della risorsa gas metano determina spese che incidono pesantemente sui bilanci aziendali, in particolare delle piccole e medie imprese e delle imprese artigianali e commerciali di piccola dimensione ed individuali;
le stesse attività di servizio svolte da soggetti pubblici o privati nei piccoli comuni montani (sanità, scuola, servizi alla persona ed altre) subiscono incrementi di costo per garantire la vivibilità degli ambienti ad esse connessi, in particolare dovuti alle crescenti spese di riscaldamento,

impegna il Governo

a verificare l'opportunità di adottare le opportune iniziative, anche normative, per estendere gli impegni per la metanizzazione dei comuni montani anche agli anni 2010, 2011 e successivi, eventualmente reperendo le necessarie risorse da quote parte delle tariffe applicate tramite apposita previsione di prelievo ad hoc destinato, su proposta dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, ovvero attraverso gli opportuni risparmi di spesa operati sul bilancio dell'Amministrazione centrale dello Stato.
9/1713/80. Quartiani, Vannucci.

La Camera,
premesso che:
il Fondo per il credito all'esportazione ed il sostegno degli investimenti all'estero (di cui all'articolo 3 della legge n. 295 del 1973, relativamente alle agevolazioni previste dal decreto legislativo n. 143 del 1998) rappresenta il più importante strumento di sostegno alle esportazioni italiane, a cui viene consentito di offrire agli acquirenti/committenti esteri dilazioni di pagamento a medio/lungo termine a condizioni e tassi di interesse competitivi, in linea con quelli offerti dai concorrenti dei paesi OCSE;
gli stanziamenti per triennio 2009-2011, già definanziati per 130 milioni di euro dal decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 luglio 2008, n. 126, (che ha stornato a copertura dell'abolizione dell'ICI sulla prima casa gli stanziamenti aggiuntivi previsti dalla finanziaria 2008), sono stati ulteriormente ridotti di 124 milioni di euro dalla manovra finanziaria per il 2009. Il risultato di questi tagli è un drastico ridimensionamento dei fondi disponibili:dai 335 milioni previsti per il triennio 2009-2011 dalla legge finanziaria per il 2008, si passerà infatti a poco più di 80 milioni (49,276 nel 2009, 15,523 nel 2010 e 15,523 nel 2011 secondo la Tabella F del disegno di legge finanziaria per il 2009). La riduzione ammonta, nel complesso, a 254 milioni;
queste scelte rischiano di rendere del tutto precaria la continuità dell'attività di agevolazione, con il pericolo di pesanti danni per le imprese italiane esportatrici di beni di investimento (poste in una posizione insostenibile dal punto di vista competitivo, e quindi a rischio di perdite di quote di mercato internazionale) e per la bilancia commerciale italiana;
in una fase come l'attuale, di recessione dell'economia mondiale e di crisi dei mercati finanziari, le piccole e medie imprese reggono faticosamente la sfida competitiva internazionale;
il rifinanziamento degli strumenti di agevolazione del credito all'esportazione diventa perciò ancora più essenziale, e le risorse destinate a questo scopo andrebbero incrementate, non ridimensionate,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di individuare risorse finanziarie aggiuntive per il Fondo per il credito all'esportazione ed il sostegno degli investimenti all'estero.
9/1713/81. Pizzetti, Misiani, Vannucci.

La Camera,
premesso che:
in base a quanto previsto dal disegno di legge in esame, gli stanziamenti destinati al finanziamento del Fondo per le politiche della famiglia, comprensivi dei tagli già definiti dal decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ammontano a 186.571 milioni di euro, a fronte dei 273.131 milioni di euro previsti nel 2008;
ciò comporterà una riduzione del 32 per cento delle risorse utilizzabili a sostegno degli interventi a favore della famiglia e saranno così azzerati i finanziamenti degli interventi per la riorganizzazione dei consultori familiari, per la sperimentazione di iniziative di abbattimento dei costi per le famiglie con numero di figli pari o superiori a quattro e per la riqualificazione degli assistenti familiari; cioè le misure che hanno finanziato la cosiddetta «triplice intesa», destinata a sperimentare misure di sostegno a servizi di welfare che rispondono alle mutate condizioni in cui vivono le famiglie italiane con disuguaglianze che vanno misurate sul numero dei figli, con la diffusa presenza delle «badanti» prevalentemente straniere e con le crescenti necessità di integrazione delle equipe consultoriali chiamate ad incrociare la domanda delle donne immigrate;
tutto ciò comporterà un ulteriore aggravamento del già precario stato economico dei ceti sociali più svantaggiati e delle famiglie numerose;
in Italia, solo il 3,8 per cento della spesa sociale è destinato alla famiglia, contro una media europea dell'8,2. Una percentuale ancor più modesta se paragonata alle quote, pari al 10 per cento, dei Paesi del Nord Europa;
la spesa media dell'Unione europea a sostegno delle politiche per la famiglia è pari al 2 per cento del prodotto interno lordo, mentre l'Italia solo recentemente è stata in grado di superare la soglia dell'1 per cento;
nei Paesi in cui si è investito in politiche integrate a sostegno dei nuclei familiari i risultati positivi sono evidenti, con tassi di natalità più alti, una maggiore occupazione femminile, una rete dei servizi più diffusa, un sistema fiscale più equo e un più efficace contrasto della povertà e delle disuguaglianze generazionali;
tale quadro generale è nel nostro Paese aggravato dall'andamento demografico,che pone l'Italia agli ultimi posti nel mondo, con un tasso di fertilità pari a 1,34 per cento bambini per donna e con una popolazione che mantiene un saldo positivo, sfiorando i 60 milioni di abitanti, grazie, quasi esclusivamente, all'incremento delle nascite in famiglie extracomunitarie,

impegna il Governo

a definire una strategia complessiva di interventi a sostegno delle famiglie, in particolare una nuova politica fiscale che preveda delle deduzioni per carichi di famiglia che tenga conto:
a) del numero dei componenti del nucleo familiare compresi i figli naturali, adottati o affidati;
b) della presenza, all'interno del nucleo familiare, di figli minori di tre anni;
c) della presenza, all'interno del nucleo familiare, di soggetti portatori di handicap così come accertati dall'articolo 3 della legge n. 104 del 1992;
ad adottare tutte le misure economiche, finanziarie, normative, per ripristinare il finanziamento degli interventi sperimentalmente già attivati nel 2007 che sicuramente rappresentano misure idonee a ridurre il rischio di povertà per la fascia di popolazione più fragile.
9/1713/82. Binetti, Livia Turco, Calgaro, Grassi, D'Incecco, Enzo Carra, Castagnetti, Baretta, Lusetti, Cavallaro, De Pasquale, Rubinato, Mosella, Sarubbi, Pedoto, Servodio, Boccuzzi, Sbrollini, Capitanio Santolini, Bossa, Burtone, Lucà, Argentin, Bucchino, Lenzi, Miotto, Murer, Mattesini, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria in esame non prevede alcun intervento per la zootecnia;
il comparto dell'allevamento di bufala in Campania attraversa un periodo di grave crisi avendo subito forti contrazioni del prezzo del latte di bufala alla stalla, disdette da parte dei trasformatori, in parte motivate dalla contrazione delle vendite di mozzarella di bufala dall'autunno 2007;
alle difficoltà avutesi in occasione della crisi dei rifiuti, che con un effetto mediatico mondiale ha dato il via al calo delle vendite, è seguito l'accertamento di alcuni allevamenti con tassi di diossine non conformi alla normativa vigente. Su richiesta dell'Unione Europea si è proceduto, per la prima volta in assoluto, al blocco di tutte le consegne e al campionamento di tutti gli allevamenti, riscontrando che il problema interessava poche aziende;
il danno ricevuto dal comparto è stato rilevante e le aziende hanno subito notevoli perdite economiche che ancora gravano sui bilanci aziendali;
in Provincia di Caserta, dove è presente il 60 per cento degli allevamenti, era inoltre in corso il risanamento per la brucellosi che ha prodotto l'abbattimento dei capi bufalini risultati positivi, con conseguente impoverimento della base produttiva;
le difficoltà delle aziende zootecniche richiedono un intervento immediato di sospensione delle rate di mutui agrari e dei contributi previdenziali oltre i ristori che sono già previsti in caso di abbattimento dei capi positivi e della perdita del prodotto;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 agosto 2007 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 184 del 9 agosto 2007) e successiva proroga del 4 luglio 2008 (Gazzetta Ufficiale n. 165 del 16 luglio 2008) è stato dichiarato lo stato di emergenza nel territori della Provincia di Caserta e zone limitrofe, per fronteggiare il rischio sanitario connesso alla elevata diffusione della brucellosi negli allevamenti bufalini;
l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 dicembre 2007 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 5 del 7 gennaio 2008) ha istituito il Commissariato straordinario di governo che, tra gli altri poteri, ha quello, previsto all'articolo 1, comma 5, lettera b), di promuovere «l'adozione da parte delle competenti autorità, ed ove ne ricorrano i presupposti, dei provvedimenti di sospensione, riduzione e/o rinvio dei contributi previdenziali e delle rate dei mutui agrari o crediti connessi comunque allo svolgimento dell'attività agricola;
appare quindi opportuno che il Governo adotti le necessarie iniziative per i problemi sopra esposti per alleviare le difficoltà delle aziende zootecniche campane.

impegna il Governo

ad adottare misure urgenti per dare seguito a quanto esposto in particolare nell'ultimo capoverso delle premesse.
9/1713/83. Graziano, Oliverio, Cuomo.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria in esame non prevede alcun intervento per la zootecnia;
il comparto dell'allevamento di bufala in Campania attraversa un periodo di grave crisi avendo subito forti contrazioni del prezzo del latte di bufala alla stalla, disdette da parte dei trasformatori, in parte motivate dalla contrazione delle vendite di mozzarella di bufala dall'autunno 2007;
alle difficoltà avutesi in occasione della crisi dei rifiuti, che con un effetto mediatico mondiale ha dato il via al calo delle vendite, è seguito l'accertamento di alcuni allevamenti con tassi di diossine non conformi alla normativa vigente. Su richiesta dell'Unione Europea si è proceduto, per la prima volta in assoluto, al blocco di tutte le consegne e al campionamento di tutti gli allevamenti, riscontrando che il problema interessava poche aziende;
il danno ricevuto dal comparto è stato rilevante e le aziende hanno subito notevoli perdite economiche che ancora gravano sui bilanci aziendali;
in Provincia di Caserta, dove è presente il 60 per cento degli allevamenti, era inoltre in corso il risanamento per la brucellosi che ha prodotto l'abbattimento dei capi bufalini risultati positivi, con conseguente impoverimento della base produttiva;
le difficoltà delle aziende zootecniche richiedono un intervento immediato di sospensione delle rate di mutui agrari e dei contributi previdenziali oltre i ristori che sono già previsti in caso di abbattimento dei capi positivi e della perdita del prodotto;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 agosto 2007 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 184 del 9 agosto 2007) e successiva proroga del 4 luglio 2008 (Gazzetta Ufficiale n. 165 del 16 luglio 2008) è stato dichiarato lo stato di emergenza nel territori della Provincia di Caserta e zone limitrofe, per fronteggiare il rischio sanitario connesso alla elevata diffusione della brucellosi negli allevamenti bufalini;
l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 dicembre 2007 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 5 del 7 gennaio 2008) ha istituito il Commissariato straordinario di governo che, tra gli altri poteri, ha quello, previsto all'articolo 1, comma 5, lettera b), di promuovere «l'adozione da parte delle competenti autorità, ed ove ne ricorrano i presupposti, dei provvedimenti di sospensione, riduzione e/o rinvio dei contributi previdenziali e delle rate dei mutui agrari o crediti connessi comunque allo svolgimento dell'attività agricola;
appare quindi opportuno che il Governo adotti le necessarie iniziative peri problemi sopra esposti per alleviare le difficoltà delle aziende zootecniche campane.

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare misure urgenti per dare seguito a quanto esposto in particolare nell'ultimo capoverso delle premesse.
9/1713/83.(Testo modificato nel corso della seduta).Graziano, Oliverio, Cuomo.

La Camera,
premesso che:
ci troviamo ad affrontare una delle crisi economiche più gravi degli ultimi decenni, da più voci paragonata al crollo del 1929, che sta investendo le maggiori aree finanziarie del pianeta, in conseguenza della quale si è provveduto ad una serie di tagli operanti su tutti i livelli dell'organizzazione economica del Paese.
in particolare, per il comparto difesa la manovra finanziaria di cui al decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, prefigura un andamento degli stanziamenti a legislazione vigente in deciso progressivo decremento. Da circa 20,3 miliardi di euro per il 2009 a poco più di 18,9 miliardi per l'anno 2011.
con tali volumi di spesa è nostro dovere sottolineare come il differenziale tra input finanziario ed output richiesti allo strumento, se non opportunamente bilanciato e stabilizzato nel tempo, rischia dì compromettere irrimediabilmente le capacità produttive dell'organizzazione stessa. In queste condizioni i livelli di efficienza dei vari aggregati tecnico-programmatici impiegati dalla difesa - funzione difesa, funzione sicurezza pubblica, funzioni esterne e trattamento di ausiliaria - verranno notevolmente compromessi;
nel momento in cui il tema della sicurezza è divenuto centrale nella vita politica del Paese è a dir poco controproducente che proprio chi è chiamato a garantire quella sicurezza si trovi a fronteggiare delle riduzioni di fondi;
tale situazione, se non armonizzata in un contesto politico più ampio in cui sia ridefinito, in relazione alle scelte prioritarie di risanamento della finanza pubblica, il livello di ambizione che il Paese vuole o può assicurare con le Forze armate ed efficacemente correlata, soprattutto in termini temporali, con l'effettiva messa a regime di un conseguente nuovo modello di riferimento, presenta fin da subito pericolosi effetti degenerativi sia sul piano organizzativo-sociale, che sulla stessa capacità della Nazione di onorare gli impegni internazionali assunti, nonché sulla capacità delle Forze dell'ordine di fronteggiare adeguatamente la sempre più agguerrita e armata minaccia della criminalità organizzata interna,

impegna il Governo

a ridefinire i volumi di spesa per il comparto difesa, tenendo presente che si tratta di un settore fondamentale per l'intera organizzazione dello Stato, con l'obiettivo di rispondere tempestivamente e con competenza sia agli impegni presi a livello internazionale sia alle richieste di sicurezza che provengono da ampi settori dell'opinione pubblica interna ad avviare un programma di ammodernamento dei mezzi e delle sistemazioni logistiche delle Forze armate, nonché un aggiornamento del profilo tecnico professionale del personale impiegato.
9/1713/84. Porfidia.

La Camera,
premesso che:
in attesa dell'attesa riforma degli ammortizzatori sociali è necessario assicurare forme universalistiche di tutela del reddito dei lavoratori per limitare i possibilieffetti della crisi internazionale sulla condizione di lavoratori e delle loro famiglie,

impegna il Governo

a concedere opportune forme di sostegno straordinario al reddito dei lavoratori che, a seguito di crisi aziendale, siano licenziati o i cui contratti non siano rinnovati a scadenza, indipendentemente dal settore di appartenenza, dalla forma contrattuale e dal numero di lavoratori dell'impresa.
9/1713/85. Vico, Lulli.

La Camera,
premesso che:
in attesa dell'attesa riforma degli ammortizzatori sociali è necessario assicurare forme universalistiche di tutela del reddito dei lavoratori per limitare i possibili effetti della crisi internazionale sulla condizione di lavoratori e delle loro famiglie,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di concedere opportune forme di sostegno straordinario al reddito dei lavoratori che, a seguito di crisi aziendale, siano licenziati o i cui contratti non siano rinnovati a scadenza, indipendentemente dal settore di appartenenza, dalla forma contrattuale e dal numero di lavoratori dell'impresa.
9/1713/85.(Testo modificato nel corso della seduta).Vico, Lulli, Vannucci.

La Camera,
premesso che:
la crisi economica e finanziaria richiede interventi urgenti ed efficaci per garantire la stabilità del sistema creditizio e la continuità nell'erogazione del credito alle piccole e medie imprese;
oltre ad attenuare l'impatto del terremoto che sta scuotendo le borse e le economie mondiali, è necessario operare affinché la crisi finanziaria non peggiori le già pesanti condizioni economiche e sociali del nostro Paese;
è fondato il timore che la crisi si abbatterà sul tessuto produttivo delle micro, piccole e medie imprese, quello che in larghissima parte costituisce il motore dello sviluppo nazionale;
la crisi finanziaria internazionale mette a rischio l'impegno del sistema bancario nei confronti delle piccole e medie imprese, che hanno già subito una limitazione dell'accesso al credito e che hanno invece la necessità di ottenere più finanziamenti e di contenere il costo dei medesimi,

impegna il Governo

ad adottare le necessarie ed opportune iniziative per tutelare le micro, piccole e medie imprese, in particolare istituendo un Fondo di garanzia mutualistico interbancario, costituito dai contributi volontari delle banche, che presti garanzie a prima richiesta a titolo gratuito alla banche iscritte all'albo di cui all'articolo 13 del decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, su finanziamenti a medio e lungo termine, di durata compresa tra tre e dieci anni, anche controgarantiti da consorzi di garanzia collettiva fidi (Confidi).
9/1713/86. Lulli, Vico, Vannucci, Strizzolo, Rubinato.

La Camera,
premesso che:
in questi ultimi anni, in particolare a partire dal 2005, si sta registrando un considerevole sviluppo della domanda di materiali isolanti nel comparto dell'edilizia e delle costruzioni di abitazioni e di fabbricati ad uso civile privato e pubblico;
in tale quadro di incremento della domanda, un rilievo notevole viene assunto dalla richiesta di materiali isolanti di origine naturale;
attualmente vi è la possibilità di disporre di importanti quantitativi di materie prime nei territori montani (legno di bosco, lana da allevamenti di animali), dove si registra una sottoutilizzazione o, comunque, un utilizzo per trasformazioni produttive a basso valore aggiunto;
da più parti viene sollecitata, anche alle pubbliche istituzioni, l'assunzione di adeguate iniziative per promuovere attività produttive economicamente autosufficienti ed ecocompatibili nelle zone montane e in territori con un basso livello di sviluppo economico;
vi è la necessità di riqualificare le tradizionali attività economiche nel settore del legno, anche attraverso il sostegno ad attività produttive di materiali finiti che possono contribuire alla riduzione di emissioni inquinanti e alla diminuzione del consumo di energia,

impegna il Governo

a promuovere - anche con la costituzione di un'agenzia nazionale a capitale misto pubblico e privato e con appositi sperimentali accordi di programma con singole regioni con particolari caratteristiche - adeguate iniziative per il sostegno all'attività di produzione di materiali isolanti naturali, favorendo la riqualificazione di attività industriali nel settore del legno attualmente in difficoltà o comunque a basso contenuto innovativo o a limitato valore aggiunto;
a prevedere nuove forme di sostegno a privati e a imprese che utilizzino, per nuove costruzioni o per il restauro e recupero di vecchi edifici, materiali isolanti di derivazione naturale.
9/1713/87. Strizzolo, Realacci, Rosato, Maran.

La Camera,
premesso che:
la politica economica del Governo, evidenziata chiaramente nel documento di programmazione economico-finanziaria, nei provvedimenti approvati negli ultimi mesi e per ultimo, nel disegno di legge finanziaria tuttora all'esame del Parlamento, ha un'impostazione di sottovalutazione delle condizioni socio-economiche del Mezzogiorno;
le ultime due relazioni annuali della Svimez hanno sottolineato un aggravamento inquietante dell'economia dell'area a sud di Roma;
dal 2007 si è arrestato il trend di crescita ed è iniziato ad allargarsi il divario con il Nord, ma il dato più allarmante è il paragone con le altre regioni a ritardo di sviluppo dell'Unione europea;
il Mezzogiorno d'Italia è il fanalino di coda di tutte le regioni deboli dell'Unione europea;
il Governatore della Banca di Italia, nella relazione finale letta nel 2007, denunciò l'insufficiente livello di istruzione e formazione della scuola nel Mezzogiorno, soprattutto nelle materie scientifiche, e chiese adeguate iniziative per mettere i giovani meridionali in condizione di partecipare, con varie possibilità, al mercato del lavoro;
lo stesso Governatore, nella relazione finale del 2008, segnalando il problema meridionale come attuale, ha indicato il Mezzogiorno come l'area che offre maggiori opportunità di sviluppo;
il Governatore Draghi ritiene che l'economia meridionale, più di quella del Nord, se incentivata, può dare un contributo importante alla ripresa dell'economia del Paese;
i firmatari del presente atto di indirizzo non sottovalutano l'importanza di ripensare le politiche meridionalistiche, che richiedono finalizzazioni più precise,maggior qualità nell'impiego delle risorse e coerenti iniziative di tutti i soggetti pubblici e privati;
emerge da tutte le analisi una forte carenza di infrastrutture materiali e immateriali, che determinano un aumento dei costi di produzione e disincentivano le nuove iniziative industriali;
in queste condizioni la cancellazione di 1,3 miliardi di euro per la viabilità principale e altro finanziamento per la viabilità secondaria, decisi dal Governo Prodi per la Calabria e per la Sicilia, per dare copertura all'eliminazione dell'Ici per la prima casa, appare irragionevole anche se l'Anas, di recente, ha annunciato di voler dare corso ad alcune opere cancellate;
la riforma della scuola non tiene alcun conto delle raccomandazioni di Draghi e della particolarità orografica del territorio del Mezzogiorno;
non ci vuole particolare fantasia per immaginare quali effetti provocherà nel Sud la paventata abolizione di classi e la chiusura di plessi scolastici;
la rimodulazione del Fondo per le aree sottoutilizzate sottrae potestà programmatorie alle regioni e la centralizzazione delle funzioni decisionali, unitamente alle indicazioni contenute del documento di programmazione economico-finanziaria delle finalizzazioni di spesa, non danno alcuna garanzia circa il mantenimento rigoroso della destinazione dei fondi nella percentuale dell'85 per cento alle aree del Sud;
la crisi economica ha colpito, in forma devastante, il già debole tessuto delle piccole e medie imprese che si sono viste restringere e negare il credito;
la disoccupazione è in aumento e si allarga il malessere delle famiglie,

impegna il Governo

a predisporre un piano di sviluppo per il Mezzogiorno;
attivare le procedure per avviare un programma di infrastrutture materiali ed immateriali in grado di attrezzare il Mezzogiorno ad essere protagonista della prossima nascita dell'area di libero scambio del Mediterraneo;
a potenziare in uomini e mezzi la magistratura e le forze dell'ordine per fare fronte alla presenza delle grandi organizzazioni delinquenziali, sempre più padrone del territorio;
ad assumere iniziative coerenti per alleviare il disagio delle famiglie colpite dalla crisi economica;
a persuadere, nelle forme consentite dalla vigente legislazione, il sistema bancario a non ridurre l'erogazione del credito alle piccole e medie imprese.
9/1713/88. Cesare Marini, Minniti, Lo Moro, Oliverio, Villecco Calipari, Laganà Fortugno, Laratta.

La Camera,
premesso che:
la politica economica del Governo, evidenziata chiaramente nel documento di programmazione economico-finanziaria, nei provvedimenti approvati negli ultimi mesi e per ultimo, nel disegno di legge finanziaria tuttora all'esame del Parlamento, ha un'impostazione di sottovalutazione delle condizioni socio-economiche del Mezzogiorno;
le ultime due relazioni annuali della Svimez hanno sottolineato un aggravamento inquietante dell'economia dell'area a sud di Roma;
dal 2007 si è arrestato il trend di crescita ed è iniziato ad allargarsi il divario con il Nord, ma il dato più allarmante è il paragone con le altre regioni a ritardo di sviluppo dell'Unione europea;
il Mezzogiorno d'Italia è il fanalino di coda di tutte le regioni deboli dell'Unione europea;
il Governatore della Banca di Italia, nella relazione finale letta nel 2007, denunciò l'insufficiente livello di istruzione e formazione della scuola nel Mezzogiorno, soprattutto nelle materie scientifiche, e chiese adeguate iniziative per mettere i giovani meridionali in condizione di partecipare, con varie possibilità, al mercato del lavoro;
lo stesso Governatore, nella relazione finale del 2008, segnalando il problema meridionale come attuale, ha indicato il Mezzogiorno come l'area che offre maggiori opportunità di sviluppo;
il Governatore Draghi ritiene che l'economia meridionale, più di quella del Nord, se incentivata, può dare un contributo importante alla ripresa dell'economia del Paese;
i firmatari del presente atto di indirizzo non sottovalutano l'importanza di ripensare le politiche meridionalistiche, che richiedono finalizzazioni più precise, maggior qualità nell'impiego delle risorse e coerenti iniziative di tutti i soggetti pubblici e privati;
emerge da tutte le analisi una forte carenza di infrastrutture materiali e immateriali, che determinano un aumento dei costi di produzione e disincentivano le nuove iniziative industriali;
in queste condizioni la cancellazione di 1,3 miliardi di euro per la viabilità principale e altro finanziamento per la viabilità secondaria, decisi dal Governo Prodi per la Calabria e per la Sicilia, per dare copertura all'eliminazione dell'Ici per la prima casa, appare irragionevole anche se l'Anas, di recente, ha annunciato di voler dare corso ad alcune opere cancellate;
la riforma della scuola non tiene alcun conto delle raccomandazioni di Draghi e della particolarità orografica del territorio del Mezzogiorno;
non ci vuole particolare fantasia per immaginare quali effetti provocherà nel Sud la paventata abolizione di classi e la chiusura di plessi scolastici;
la rimodulazione del Fondo per le aree sottoutilizzate sottrae potestà programmatorie alle regioni e la centralizzazione delle funzioni decisionali, unitamente alle indicazioni contenute del documento di programmazione economico-finanziaria delle finalizzazioni di spesa, non danno alcuna garanzia circa il mantenimento rigoroso della destinazione dei fondi nella percentuale dell'85 per cento alle aree del Sud;
la crisi economica ha colpito, in forma devastante, il già debole tessuto delle piccole e medie imprese che si sono viste restringere e negare il credito;
la disoccupazione è in aumento e si allarga il malessere delle famiglie,

invita il Governo

a predisporre un piano di sviluppo per il Mezzogiorno;
attivare le procedure per avviare un programma di infrastrutture materiali ed immateriali in grado di attrezzare il Mezzogiorno ad essere protagonista della prossima nascita dell'area di libero scambio del Mediterraneo;
a potenziare in uomini e mezzi la magistratura e le forze dell'ordine per fare fronte alla presenza delle grandi organizzazioni delinquenziali, sempre più padrone del territorio;
ad assumere iniziative coerenti per alleviare il disagio delle famiglie colpite dalla crisi economica;
a persuadere, nelle forme consentite dalla vigente legislazione, il sistema bancario a non ridurre l'erogazione del credito alle piccole e medie imprese.
9/1713/88.(Testo modificato nel corso della seduta).Cesare Marini, Minniti, Lo Moro, Oliverio, Villecco Calipari, Laganà Fortugno, Laratta.

La Camera,
premesso che:
il previsto rifacimento e raddoppio del tunnel di Tenda è opera assolutamente indispensabile, in quanto l'infrastruttura costituisce a tutt'oggi inprescindibile via di comunicazione a valenza turistico-commerciale tra il basso Piemonte, il Ponente ligure e la Costa Azzurra, e soprattutto perché il Tunnel esistente, notoriamente, non corrisponde né ai fabbisogni attuali, né alle esigenze di sicurezza;
con l'approvazione rispettivamente del progetto definitivo e del Trattato internazionale italo-francese stipulato a Parigi il 12 marzo 2007 e ratificato con legge 4 agosto 2008, n. 136, i lavori potrebbero essere affidati in tempi molto rapidi;.
il quadro economico dell'opera, così determinato nel 2006, si attestava ad un importo netto complessivo di 141,201 milioni di euro, dei quali 82,391 milioni, pari al 58,35 per cento, a carico dell'Italia: tale somma trovava copertura fin dalla legge n. 311 del 2004 per 54 milioni, successivamente integrati con 28,391 milioni previsti nel contratto di programma 2007-2011;
tuttavia, così come previsto dall'articolo 22 dell'accordo internazionale, l'Anas ha provveduto a rideterminare gli importi sia in relazione alla rivalutazione dei prezzi che alle prescrizioni intervenute durante le fasi autorizzative: con il risultato che l'importo complessivo è oggi di 213,8 milioni di euro, di cui 124,75 milioni per la parte italiana (42,36 milioni in più rispetto alle somme ad oggi stanziate),

impegna il Governo

ad individuare le somme ulteriori necessarie per la realizzazione dell'opera in sede di ripartizione delle somme da attribuire all'Anas con il contratto di programma per il 2009.
9/1713/89. Costa, Ghiglia, Lunardi, Osvaldo Napoli, Mondello, Rosso, Cassinelli, Scandroglio, Stradella, Armosino, Ravetto, Delfino, Esposito.

La Camera,
premesso che:
secondo il rapporto «Sos Impresa» della Confesercenti, sul fatturato della criminalità organizzata, in crescita del 40 per cento all'anno, incide in maniera sensibile il settore dell'usura, che risulta essere quello in cui si registra la più alta percentuale di crescita;
il giro di affari degli usurai legati alla criminalità organizzata drena alle aziende 12,6 miliardi di euro annui, sugli oltre 30 miliardi del giro complessivo che sarebbe da ricondurre al fenomeno dell'usura;
le regioni più esposte sono quelle meridionali ed in particolare: Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, e cioè regioni in cui l'economia reale e familiare è particolarmente colpita dalla crisi economica, con pesanti ripercussioni sui consumi e sui fatturati delle aziende;
l'usura colpisce, altresì, soggetti e famiglie collocabili nelle fasce della nuova e vecchia povertà,

impegna il Governo

ad attivare misure di sostegno alle famiglie;
a potenziare il Fondo di prevenzione del fenomeno dell'usura e a valutare l'opportunità di assegnare il Fondo al Ministero dell'interno (anziché a quello dell'economia delle finanze) per un miglior raccordo con il Fondo di solidarietà delle vittime delle richieste estorsive e dell'usura, che fa capo appunto al Ministero dell'interno, istituzionalmente preposto al contrasto delle attività criminose.
9/1713/90. Lo Moro, Iannuzzi, Bordo, D'Antoni, Amici.

La Camera,
premesso che:
nel novembre 2002 è stato bandito un concorso distrettuale per 443 posti diUfficiale giudiziario. Nel settembre 2003 sono state espletate le due prove scritte, tra febbraio e giugno 2004 si sono ultimate le prove orali. Sono risultati 443 vincitori e circa 750 idonei;
nel mese di luglio del 2008 sopraggiunge l'autorizzazione all'assunzione solo per 102 vincitori, che a fine luglio diventano 154 ed a settembre 248;
la legge n. 311 del 2004 (finanziaria 2005), all'articolo 1, comma 97, stabilisce che «nell'ambito delle procedure e nei limiti di autorizzazione all'assunzione di cui al comma 96 è prioritariamente considerata l'immissione in servizio: (...) c) per la copertura delle vacanze organiche nei ruoli degli ufficiali giudiziari C1 e nei ruoli dei cancellieri C1 dell'amministrazione giudiziaria, dei vincitori e degli idonei al concorso pubblico per la copertura di 443 posti di ufficiale giudiziario C1, pubblicato nella Gazzetta ufficiale, 4a serie speciale, n. 98 del 13 dicembre 2002»;
la suddetta previsione permette di coprire le forti carenze delle piante organiche del Ministero della giustizia (pari a più di un terzo rispetto a quelle previste con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 dicembre 2002);
in data 27 luglio 2005, il Governo accoglieva, come raccomandazione, l'impegno previsto dall'ordine del giorno n. 9/6016/11 dell'onorevole Dell'Anna, con il quale si chiedeva di reperire le risorse necessarie ad assumere i restanti vincitori e tutti gli idonei al concorso a 443 posti di ufficiali giudiziari C1;
qualche giorno dopo, e precisamente il 3 agosto 2005, il Consiglio dei ministri autorizzava l'assunzione di 350 ufficiali giudiziari C1 (quindi, tutti i restanti 185 vincitori e 165 idonei);
in data 1o settembre 2006, con prot. 100/c-174, veniva disposto da parte del Ministero della giustizia un interpello straordinario per la copertura di posti vacanti nella figura professionale C1 di cancellieri e si procedeva all'assunzione di 99 cancellieri da attingere dalla graduatoria distrettuale del concorso pubblico ad esame di 443 posti di ufficiali giudiziari, che avrebbero, quindi, preso servizio in data 1o dicembre 2006, utilizzando in tal modo il personale idoneo anche nella figura professionale di cancelliere;
il 16 novembre 2007 veniva emanato un decreto interministeriale del Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione e del Ministro dell'economia e finanze, con il quale si autorizzava per l'anno 2007 l'assunzione di un contingente di personale presso i Ministeri, le Agenzie, gli Enti pubblici non economici, il comparto sicurezza, gli Enti di ricerca, pari a complessive 4.497 unità, di cui 2.135 vincitori ed idonei di concorsi pubblici e 2.362 vincitori delle progressioni verticali riservate al personale già in servizio ed il cui onere di spesa è stato calcolato sul differenziale stipendiale, per un onere complessivo pari a circa 9 milioni di euro per l'anno 2007 ed a circa 84 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008;
in base all'allegata tabella di riparazione dei contingenti assegnati a ciascuna amministrazione ed ente del suddetto decreto, al Ministero della giustizia vengono assegnate 274 autorizzazioni, di cui 230 cancellieri C1 da attingere alle graduatorie formatesi dall'esplicazione del detto concorso per esami a 443 posti di ufficiale giudiziario;
tra il 25 febbraio ed il 31 maggio 2008, si è dato luogo all'assunzione di un contingente di personale idoneo, attingendo alle graduatorie distrettuali di 230 cancellieri C1;
a tutt'oggi rimangono da assumere 100 vincitori del suddetto concorso;
numerose interrogazioni parlamentari hanno evidenziato le gravi carenze dell'organico, la stasi della macchina della giustizia e l'appesantimento delle procedure burocratiche, soprattutto negli uffici e nelle cancellerie del Sud, tutti fattori che hanno determinato l'allarmante fase di crisi che attraversa l'amministrazione giudiziaria;
ai finì dell'attuazione della «riforma giustizia», il Ministero è tenuto a prendere decisioni concrete e particolari in relazione al personale da assumere, così come disposto dall'articolo 39, comma 3-ter, della legge n. 449 del 1997 (finanziaria 1998);
alla luce di quanto esposto è palese l'esigenza oramai indifferibile di procedere all'assunzione dei rimanenti 100 idonei del concorso in oggetto,

impegna il Governo

a dare seguito, senza soluzione di continuità, alle assunzioni dei rimanenti idonei del concorso per esami a 443 posti di ufficiale giudiziario C1, pubblicato nella Gazzetta ufficiale, 4a serie speciale, n. 98 del 13 dicembre 2002, anche in ottemperanza alle precedenti leggi finanziarie esposte in premessa, seguendo le modalità di assorbimento del personale risultato idoneo nell'ambito distrettuale o interdistrettuale, anche utilizzando le graduatorie distrettuali degli idonei tra le regioni confinanti privi di idonei e con gravi carenze di organico.
9/1713/91. Belcastro, Lo Monte, Commercio, Iannaccone, Latteri, Lombardo, Milo, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
la questione relativa all'età pensionabile dei ballerini e dei tersicorei, dipendenti degli enti lirici o delle fondazioni liriche e concertistiche, rappresenta uno dei più rilevanti problemi del settore, in quanto attualmente determinata in modo incongruo rispetto all'attività svolta,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative normative per rivedere l'età pensionabile, stabilendola come livello minimo al compimento del quarantacinquesimo anno di età per uomini e donne, elevandola a richiesta del lavoratore fino al compimento del cinquantaduesimo anno di età.
9/1713/92. Carlucci.

La Camera,
premesso che:
lo spettacolo dal vivo rappresenta una forma d'arte di grande importanza nella tradizione italiana e che per tale ragione merita un adeguato sostegno da parte delle pubbliche istituzioni,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative normative per estendere le agevolazioni di cui ai commi da 325 a 343 dell'articolo 1 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (finanziaria 2008) alla gestione delle attività dello spettacolo dal vivo, sia per gli operatori che per esterni al settore, con le limitazioni ivi previste.
9/1713/93. Centemero, Carlucci.

La Camera,
premesso che:
la produzione e la distribuzione dei video musicali rappresenta una forma di espressione artistica innovativa e in grande sviluppo, che coinvolge soprattutto la fascia giovanile della popolazione, sia per quanto riguarda la produzione e distribuzione, sia per quanto riguarda la fruizione,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative normative per estendere le agevolazioni di cui ai commi da 325 a 343 dell'articolo 1 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (finanziaria 2008), alla produzione e distribuzione di video musicali, sia per gli operatori che per esterni al settore, con le limitazioni ivi previste.
9/1713/94. Repetti, Garagnani, Carlucci.

La Camera,
premesso che:
il comma 8 dell'articolo 77-bis del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, è stato modificato nel corso della discussione del disegno di legge finanziaria per il 2009, disponendo che le risorse originate da una serie di operazioni di carattere straordinario (cessioni di azioni o quote di società operanti nel settore dei servizi pubblici locali, distribuzione dei dividendi determinati da operazioni straordinarie poste in essere dalle predette società qualora quotate sui mercati regolamentati e vendita del patrimonio immobiliare, non sono conteggiate nella base assunta nel 2007 a riferimento per l'individuazione degli obiettivi e dei saldi utili per il rispetto del patto di stabilità interno se destinate alla realizzazione di investimenti o alla riduzione del debito,

impegna il Governo

ad applicare correttamente il comma 8 dell'articolo 77- bis del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nel senso che le risorse originate dalla cessione di azioni o quote di società operanti nel settore dei servizi pubblici locali, nonché quelle derivanti dalla distribuzione dei dividendi determinati da operazioni straordinarie poste in essere dalle predette società, qualora quotate sui mercati regolamentati, e le risorse relative alla vendita del patrimonio immobiliare sono non conteggiate nel solo anno 2007, in quanto la modifica introdotta è quella di evitare che la quantificazione della base e dei saldi dell'anno 2007 - il punto di riferimento per la definizione degli obiettivi di miglioramento dei saldi nel triennio 2009/2011 - sia distorta da entrate di carattere straordinario.
9/1713/95. Misiani, De Micheli, Marchi, Bitonci, Corsaro.

La Camera,
premesso che:
il comma 8 dell'articolo 77-bis del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, è stato modificato nel corso della discussione del disegno di legge finanziaria per il 2009, disponendo che le risorse originate da una serie di operazioni di carattere straordinario (cessioni di azioni o quote di società operanti nel settore dei servizi pubblici locali, distribuzione dei dividendi determinati da operazioni straordinarie poste in essere dalle predette società qualora quotate sui mercati regolamentati e vendita del patrimonio immobiliare, non sono conteggiate nella base assunta nel 2007 a riferimento per l'individuazione degli obiettivi e dei saldi utili per il rispetto del patto di stabilità interno se destinate alla realizzazione di investimenti o alla riduzione del debito,

impegna il Governo

ad applicare correttamente il comma 8 dell'articolo 77- bis del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nel senso che le risorse originate dalla cessione di azioni o quote di società operanti nel settore dei servizi pubblici locali, nonché quelle derivanti dalla distribuzione dei dividendi determinati da operazioni straordinarie poste in essere dalle predette società, qualora quotate sui mercati regolamentati, e le risorse relative alla vendita del patrimonio immobiliare sono non conteggiate nel solo anno 2007, in quanto la ratio della modifica introdotta è quella di evitare che la quantificazione della base e dei saldi dell'anno 2007 - il punto di riferimento per la definizione degli obiettivi di miglioramento dei saldi nel triennio 2009/2011 - sia distorta da entrate di carattere straordinario.
9/1713/95.(Testo corretto).Misiani, De Micheli, Marchi, Bitonci, Corsaro, Stucchi, Consiglio.

La Camera,
premesso che:
la tabella F, missione «Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici», reca la voce «decreto-legge n. 248 del 2007 - articolo 50 comma 1 punto A: interventi a favore dei perseguitati politici e razziali», con lo stanziamento di 1.545.000 euro per il 2009;
in realtà, la voce riguarda il rifinanziamento della legge n. 175 del 2005, relativa alla salvaguardia del patrimonio culturale ebraico, come si può arguire dalla stessa lettera a) del comma 1 dell'articolo 50 del citato decreto-legge n. 248 del 2007;
quest'ultimo aveva rifinanziato la legge per 2 (due) milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009. In corso d'anno, lo stanziamento per il 2009 è stato rimodulato, con una riduzione di 455.000 euro, in ossequio a quanto disposto dal decreto-legge n. 112/2008;
il patrimonio culturale ebraico, alla cui salvaguardia è finalizzata, in particolare, la legge n. 175 del 2005, costituisce una parte significativa dei beni culturali italiani;
si tratta di un patrimonio anche molto risalente nel tempo, che necessita di particolari cure e per la cui conservazione si sono già prodotte nel passato numerose situazioni critiche e di assoluta emergenza;
gli stanziamenti previsti dalla citata legge n. 175 del 2005 (5 milioni di euro nel triennio 2005-2007) stanno permettendo la realizzazione di importanti interventi di recupero del patrimonio culturale ebraico, come il restauro della sinagoga medioevale Scolanova di Trani e del tempio di Cuneo, risalente al XV secolo, nonché il restauro degli arredi lignei del 1630 a Senigallia e la conservazione di monete di età ellenistica e romana presso il Museo della Comunità di Roma;
sarebbe opportuno reintegrare lo stanziamento inizialmente previsto, anche in considerazione del fatto che il procedimento previsto dalla legge n. 175 del 2005 per la ripartizione delle risorse da essa stanziate è un procedimento rafforzato, nel quale interviene con un ruolo formalmente consultivo ma sostanzialmente propositivo l'Unione delle Comunità ebraiche italiane, che a sua volta coinvolge tutte le Comunità italiane. Una riduzione dello stanziamento per il 2009 comporterebbe la riapertura di tutta la procedura interna all'Unione,

impegna il Governo

ad assumere le opportune iniziative per la tutela del patrimonio culturale ebraico, valutando l'opportunità sia di reintegrare e prolungare nel tempo gli stanziamenti per l'attuazione della legge n. 175 del 2005, sia di intervenire con risorse aggiuntive e procedure semplificate rispetto a quelle previste dalla citata legge n. 175 nei casi di particolare urgenza, che pongano a rischio la conservazione di tale patrimonio.
9/1713/96. Ruben, Fiano, Carlucci, Tocci, Barbareschi, Cicu, Bertolini, Fallica, Pianetta, Picchi, Nirenstein, De Angelis, Moles, Vernetti, Velo, Giachetti, Rossomando, Morassut, D'Antona

La Camera,
premesso che:
la tabella F, missione «Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici», reca la voce «decreto-legge n. 248 del 2007 - articolo 50 comma 1 punto A: interventi a favore dei perseguitati politici e razziali», con lo stanziamento di 1.545.000 euro per il 2009;
in realtà, la voce riguarda il rifinanziamento della legge n. 175 del 2005, relativa alla salvaguardia del patrimonio culturale ebraico, come si può arguire dalla stessa lettera a) del comma 1 dell'articolo 50 del citato decreto-legge n. 248 del 2007;
quest'ultimo aveva rifinanziato la legge per 2 (due) milioni di euro perciascuno degli anni 2008 e 2009. In corso d'anno, lo stanziamento per il 2009 è stato rimodulato, con una riduzione di 455.000 euro, in ossequio a quanto disposto dal decreto-legge n. 112/2008;
il patrimonio culturale ebraico, alla cui salvaguardia è finalizzata, in particolare, la legge n. 175 del 2005, costituisce una parte significativa dei beni culturali italiani;
si tratta di un patrimonio anche molto risalente nel tempo, che necessita di particolari cure e per la cui conservazione si sono già prodotte nel passato numerose situazioni critiche e di assoluta emergenza;
gli stanziamenti previsti dalla citata legge n. 175 del 2005 (5 milioni di euro nel triennio 2005-2007) stanno permettendo la realizzazione di importanti interventi di recupero del patrimonio culturale ebraico, come il restauro della sinagoga medioevale Scolanova di Trani e del tempio di Cuneo, risalente al XV secolo, nonché il restauro degli arredi lignei del 1630 a Senigallia e la conservazione di monete di età ellenistica e romana presso il Museo della Comunità di Roma;
sarebbe opportuno reintegrare lo stanziamento inizialmente previsto, anche in considerazione del fatto che il procedimento previsto dalla legge n. 175 del 2005 per la ripartizione delle risorse da essa stanziate è un procedimento rafforzato, nel quale interviene con un ruolo formalmente consultivo ma sostanzialmente propositivo l'Unione delle Comunità ebraiche italiane, che a sua volta coinvolge tutte le Comunità italiane. Una riduzione dello stanziamento per il 2009 comporterebbe la riapertura di tutta la procedura interna all'Unione,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di assumere le opportune iniziative per la tutela del patrimonio culturale ebraico, valutando l'opportunità sia di reintegrare e prolungare nel tempo gli stanziamenti per l'attuazione della legge n. 175 del 2005, sia di intervenire con risorse aggiuntive e procedure semplificate rispetto a quelle previste dalla citata legge n. 175 nei casi di particolare urgenza, che pongano a rischio la conservazione di tale patrimonio.
9/1713/96.(Testo modificato nel corso della seduta).Ruben, Fiano, Carlucci, Tocci, Barbareschi, Cicu, Bertolini, Fallica, Pianetta, Picchi, Nirenstein, De Angelis, Moles, Vernetti, Velo, Giachetti, Rossomando, Morassut, D'Antona

La Camera,
premesso che:
la situazione economica generale del Paese è in fase di peggioramento per le aumentate spinte inflazionistiche, per la stagnazione dei consumi interni con conseguenti previsioni negative di crescita del prodotto interno lordo nonché per la prevedibile contrazione del credito per effetto della recente crisi finanziaria mondiale;
per far ripartire investimenti e domanda interna, cambiando aspettative e prospettive di imprenditori e consumatori, appaiono necessari interventi mirati e selettivi per sostenere quei settori dove i segnali di crisi sono più evidenti;
tra i settori dove più evidenti appaiono i segnali di crisi vi è quello dell'editoria giornalistica, per fattori dovuti sia a cause congiunturali, ma anche a nodi strutturali che affondano le loro radici negli anni passati;
la stampa svolge nell'articolazione democratica del Paese una funzione insostituibile di presidio di libertà e nel corso delle due passate legislature sono stati presentati due disegni di legge di riforma dell'editoria senza che gli stessi fossero approvati dal Parlamento,

impegna il Governo

a promuovere le necessarie iniziative, a cominciare da una vera e propria politica industriale che dia al settore dell'editoria giornalistica riferimenti attendibili ed incentivi allo sviluppo, al fine di garantire le risorse necessarie per assecondare gli investimenti sulla frontiera dell'innovazione e per cogliere le opportunità offerte dal momento di grande trasformazione che interessa tutto l'universo dei media;
ad adottare le necessarie misure per agevolare gli investimenti nel settore, aiutare le imprese ad essere competitive, favorire l'occupazione e lo sviluppo del mercato attraverso una più efficiente rete distributiva, promuovere la lettura tra i giovani.
9/1713/97. Enzo Carra, Vannucci.

La Camera,
premesso che:
la Regione Piemonte è interessata da una preoccupante situazione di crisi aziendali che prevedono l'utilizzo di ammortizzatori sociali e in particolare della cassa integrazione straordinaria;
secondo i dati forniti da fonti sindacali e aggiornati a inizio novembre, in regione sono 228 le aziende che stanno sfruttando la cassa straordinaria, 12.600 gli addetti interessati una parte dei quali nutre ben poche speranze di tornare al lavoro, perché l'ammortizzatore è stato chiesto o per rendere meno traumatico il fallimento dell'impresa o per consentire una riorganizzazione aziendale, mentre un'altra parte, invece, è costituita da 4.200 lavoratori che confidano ancora in un reintegro, perché il loro datore ha chiesto la cassa integrazione straordinaria per superare una crisi aziendale;
la Regione Piemonte sta mettendo a punto un piano anti crisi comprensivo di fondi a sostegno del credito per le imprese, dei redditi delle famiglie e degli ammortizzatori sociali, per i quali peraltro si rende necessario un intervento adeguato da parte dello Stato;
è stata introdotta nel provvedimento in esame, con apposito emendamento, una misura tendente ad aumentare lo stanziamento per i trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria, di mobilità e di disoccupazione speciale, nel caso di programmi finalizzati alla gestione di crisi occupazionali,

impegna il Governo

ad attivarsi affinché gli interventi proposti dalla Regione Piemonte per fronteggiare la situazione di crisi occupazionale vengano presi nella dovuta considerazione mettendo a disposizione le risorse necessarie, anche tenendo conto delle modalità individuate dal provvedimento in esame.
9/1713/98. Boccuzzi, Fassino, Rossomando, Lovelli, Lucà, Bobba, Fiorio, Damiano, Calgaro, Portas, Esposito, Rampi, Giorgio Merlo, Vernetti.

La Camera,
premesso che:
il Governo ha accolto con parere favorevole l'ordine del giorno 9/1386-B/6 in data 5 agosto 2008 che impegnava il Governo stesso:
a dare piena attuazione agli interventi infrastrutturali individuati dal DPEF 20092013 per gli assi viari e ferroviari del Corridoio 24 Genova-Rotterdam, con particolare riferimento alla Valle Scrivia ligure e piemontese e ai collegamenti ferroviari e autostradali fra Genova e Milano e Genova e Torino, individuando le risorse finanziarie necessarie;
a verificare le convenzioni in atto fra ANAS spa e Autostrade per l'Italia spa e il Contratto di Programma vigente fra Stato ed RFI, per rendere operativi gli interventi già previsti nell'ambito del Corridoio 24 e per puntualizzare gli investimenti necessari sulla rete autostradale A 7 e sulle linee ferroviarie storiche Genova-Torino e Genova-Milano, sulla base delleindicazioni già espresse dalla Camera dei deputati e dei protocolli d'intesa sottoscritti con gli enti locali;
a verificare le condizioni di fattibilità del progetto definitivo, approvato con delibera del CIPE pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 25 agosto 2006, della linea AV/AC Genova - Milano »terzo valico dei Giovi«, sotto il profilo dei costi e della sua effettiva copertura finanziaria, della rispondenza dello stesso alle osservazioni a suo tempo formulate dalle regioni e degli enti locali e delle modalità di realizzazione conseguenti alla riattivazione della convenzione col Contraente generale»;
tali verifiche devono ancora essere portate a compimento, mentre il Governo con l'Allegato infrastrutture 2009-2013 si è impegnato a reperire le risorse per sostenere il programma delle infrastrutture necessarie per lo sviluppo del Paese;
pertanto non possono ulteriormente essere procrastinati gli interventi programmati e puntualmente indicati nell'ordine del giorno sopra richiamato;

impegna il Governo

a dare attuazione agli impegni assunti con il parere favorevole espresso sull'ordine del giorno 9/1386-B/6 in data 5.08.2008, attivandosi in particolare nei confronti di Autostrade per l'Italia spa per gli interventi necessari sull'autostrada A7 nel tratto oltreappenninico fino a Serravalle Scrivia e nei confronti di RFI spa perché dia seguito agli impegni contenuti nei protocolli d'intesa con gli enti locali sulle linee storiche Genova-Torino e Genova-Milano;
a verificare le modalità attuative, sotto il profilo dei costi e della copertura finanziaria, alla luce delle nuove disposizioni introdotte dall'articolo12 del decreto-legge 112/08 convertito dalla legge 133/2008, della linea AV/AC Genova-Milano «terzo valico dei Giovi», tenendo conto delle prescrizioni contenute nella delibera CIPE del 6.04.2006 pubblicata sulla G.U. del 25.08.2006.
9/1713/99. Lovelli, Fiorio, Tullo.

La Camera,
premesso che
il disegno di legge all'esame prevede un solo intervento a sostegno del trasporto pendolare, concernente la detrazione delle spese per l'acquisto di abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale prorogata al 31 dicembre 2009;
non è pienamente garantita la copertura dei contratti di servizio tra Trenitalia, Stato e Regioni concernenti il servizio universale sulle tratte regionali e interregionali, con il rischio conseguente di pesanti riduzioni di servizi che penalizzano ulteriormente i cittadini utenti;
sono stati definanziati molti interventi relativi al potenziamento e allo sviluppo della rete ferroviaria italiana contenuti nel contratto di programma Stato-RFI 2008-2011 mentre non è stato definito lo stesso programma di finanziamento delle grandi opere previsto dal DPEF 2009-2013;

impegna il Governo

a reperire le risorse necessarie, anche di provenienza comunitaria, per realizzare il rilancio del trasporto ferroviario in Italia e corrispondere alle esigenze ripetutamente manifestate in particolare dalle associ ioni dei pendolari.
9/1713/100. Boffa, Lovelli, Meta, Velo, Tullo, Andrea Orlando, Giorgio Merlo, Marco Carra, Sarubbi, Laratta, Bonavitacola, Fiano.

La Camera,
premesso che:
la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per l'anno 2007), all'articolo 1, commi da 830 a 833 recita:
«830. Al fine di addivenire al completo trasferimento della spesa sanitaria a carico del bilancio della Regione siciliana, la misura del concorso della Regione a talespesa è pari al 44,85 per cento per l'anno 2007, al 47,05 per cento per l'anno 2008 e al 49,11 per cento per l'anno 2009.
831. L'applicazione delle disposizioni di cui al comma 830 resta sospesa fino al 30 aprile 2007. Entro tale data dovrà essere raggiunta l'intesa preliminare all'emanazione delle nuove norme di attuazione dello Statuto della Regione siciliana in materia sanitaria, già disciplinate dal decreto del Presidente della Repubblica 9 agosto 1956, n. 1111, e successive modificazioni. In caso di mancato raggiungimento dell'intesa entro tale data, il concorso della Regione siciliana di cui al comma 830 è determinato, per l'anno 2007, in misura pari al 44,09 per cento.
832. Nelle norme di attuazione di cui al comma 831, è riconosciuta la retrocessione alla Regione siciliana di una percentuale non inferiore al 20 e non superiore al 50 per cento del gettito delle accise sui prodotti petroliferi immessi in consumo nel territorio regionale; tale retrocessione aumenta simmetricamente, fino a concorrenza, la misura percentuale del concorso della Regione alla spesa sanitaria, come disposto dal comma 830. Alla determinazione dell'importo annuo della quota da retrocedere alla Regione si provvede con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, previo parere della Commissione paritetica prevista dall'articolo 43 dello Statuto della Regione siciliana, approvato con decreto legislativo 15 maggio 1946, n. 455, convertito in legge costituzionale dalla legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 2.
833. A valere sul gettito delle accise sui prodotti petroliferi immessi in consumo nel territorio della Regione siciliana è retrocesso alla Regione un importo pari a 60 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009 a titolo di contributo di solidarietà nazionale, di cui all'articolo 38 dello Statuto regionale, dovuto per gli stessi anni 2008 e 2009 e ad integrazione, per l'anno 2008, dei finanziamenti attribuiti ai sensi dell'articolo 5, comma 3-ter, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248. L'erogazione dei contributi è subordinata alla redazione di un piano economico finalizzato prevalentemente al risanamento ambientale dei luoghi di insediamento degli stabilimenti petroliferi, nonché ad investimenti infrastrutturali.»
non è stata ancora raggiunta l'intesa preliminare di cui al predetto comma 831 in merito alla compartecipazione alla spesa sanitaria da parte della Regione Sicilia;
questo ha comportato che la Regione Sicilia compartecipa alle spese sanitarie per quasi il 50 per cento dei costi, senza che lo Stato retroceda la percentuale del gettito delle accise tra il 20 e il 50 per cento previsto dal comma 832;
il risultato comporta un pesantissimo ed insostenibile aggravio alle casse della regione, dovuto esclusivamente ad una mancata applicazione da parte dello Stato di una norma legislativa;

impegna il Governo

nelle more della definizione delle norme di attuazione di cui all'articolo 1, commi 831 e 832, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, a riconoscere la retrocessione alla Regione Sicilia di una percentuale di almeno il 20 per cento del gettito delle accise sui prodotti petroliferi immessi in consumo nel territorio regionale.
9/1713/101. Lombardo, Lo Monte, Belcastro, Commercio, Iannaccone, Latteri, Milo, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per l'anno 2007), all'articolo 1, commi da 830 a 833 recita:
«830. Al fine di addivenire al completo trasferimento della spesa sanitaria a carico del bilancio della Regione siciliana, la misura del concorso della Regione a talespesa è pari al 44,85 per cento per l'anno 2007, al 47,05 per cento per l'anno 2008 e al 49,11 per cento per l'anno 2009.
831. L'applicazione delle disposizioni di cui al comma 830 resta sospesa fino al 30 aprile 2007. Entro tale data dovrà essere raggiunta l'intesa preliminare all'emanazione delle nuove norme di attuazione dello Statuto della Regione siciliana in materia sanitaria, già disciplinate dal decreto del Presidente della Repubblica 9 agosto 1956, n. 1111, e successive modificazioni. In caso di mancato raggiungimento dell'intesa entro tale data, il concorso della Regione siciliana di cui al comma 830 è determinato, per l'anno 2007, in misura pari al 44,09 per cento.
832. Nelle norme di attuazione di cui al comma 831, è riconosciuta la retrocessione alla Regione siciliana di una percentuale non inferiore al 20 e non superiore al 50 per cento del gettito delle accise sui prodotti petroliferi immessi in consumo nel territorio regionale; tale retrocessione aumenta simmetricamente, fino a concorrenza, la misura percentuale del concorso della Regione alla spesa sanitaria, come disposto dal comma 830. Alla determinazione dell'importo annuo della quota da retrocedere alla Regione si provvede con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, previo parere della Commissione paritetica prevista dall'articolo 43 dello Statuto della Regione siciliana, approvato con decreto legislativo 15 maggio 1946, n. 455, convertito in legge costituzionale dalla legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 2.
833. A valere sul gettito delle accise sui prodotti petroliferi immessi in consumo nel territorio della Regione siciliana è retrocesso alla Regione un importo pari a 60 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009 a titolo di contributo di solidarietà nazionale, di cui all'articolo 38 dello Statuto regionale, dovuto per gli stessi anni 2008 e 2009 e ad integrazione, per l'anno 2008, dei finanziamenti attribuiti ai sensi dell'articolo 5, comma 3-ter, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248. L'erogazione dei contributi è subordinata alla redazione di un piano economico finalizzato prevalentemente al risanamento ambientale dei luoghi di insediamento degli stabilimenti petroliferi, nonché ad investimenti infrastrutturali.»
non è stata ancora raggiunta l'intesa preliminare di cui al predetto comma 831 in merito alla compartecipazione alla spesa sanitaria da parte della Regione Sicilia;
questo ha comportato che la Regione Sicilia compartecipa alle spese sanitarie per quasi il 50 per cento dei costi, senza che lo Stato retroceda la percentuale del gettito delle accise tra il 20 e il 50 per cento previsto dal comma 832;
il risultato comporta un pesantissimo ed insostenibile aggravio alle casse della regione, dovuto esclusivamente ad una mancata applicazione da parte dello Stato di una norma legislativa;

impegna il Governo

nelle more della definizione delle norme di attuazione di cui all'articolo 1, commi 831 e 832, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, a valutare l'opportunità di riconoscere la retrocessione alla Regione Sicilia di una percentuale di almeno il 20 per cento del gettito delle accise sui prodotti petroliferi immessi in consumo nel territorio regionale.
9/1713/101.(Testo modificato nel corso della seduta).Lombardo, Lo Monte, Belcastro, Commercio, Iannaccone, Latteri, Milo, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
la legge 219 del 1981 e la legge di conversione del decreto-legge 19 marzo 1981, n. 75, prevedono interventi e provvedimenti organici per la ricostruzione elo sviluppo a favore delle popolazioni e delle imprese colpite dai gravi e disastrosi eventi sismici del novembre 1980 e del febbraio 1981;
l'articolo 32 della citata legge è finalizzato all'incentivazione degli insediamenti industriali di media e piccola dimensione nelle aree disastrate delle Regioni Campania e Basilicata;
ad oggi permangono gravi ritardi negli interventi di reindustrializzazione nei territori indicati dall'articolo 32 della legge 219 del 1981, ciò a causa della mancata attuazione dei contratti d'area ma anche dalla lentezza dell'iter burocratico per la concessione e l'erogazione delle risorse, tanto da far ritenere il bilancio degli interventi previsti dall'articolo 32 della legge 219 del 1981 perlomeno deludente;
gli interventi di reindustrializzazione sono essenziali per il rilancio delle attività produttive nel Mezzogiorno e gli interventi previsti dall'articolo 32 della legge 219 del 1981 lo sono in modo particolare per le aree interne della Campania e della Basilicata in quanto colpite da gravi e disastrosi eventi sismici:

impegna il Governo

a intraprendere e mettere in atto ogni iniziativa finalizzata al rilancio, al completamento degli interventi previsti dall'articolo 32 della legge 219/1981, nonché alla piena utilizzazione delle risorse finalizzate dal citato articolo all'incentivazione degli insediamenti industriali di media e piccola dimensione nelle aree delle Regioni Campania e Basilicata;
a inviare entro tre mesi una dettagliata relazione alle competenti commissioni parlamentari sullo stato di attuazione degli interventi di cui all'articolo 32 della legge 219/1981, nonché sulle risorse utilizzate e quelle ancora disponibili.
9/1713/102. Iannaccone, Lo Monte, Belcastro, Commercio, Latteri, Lombardo, Milo, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
le risorse del Fondo aree sottoutilizzate (FAS) sono stabilite ogni anno dalla legge finanziaria e assegnate al CIPE al fine di perseguire l'obiettivo del riequilibrio economico e sociale tra le diverse aree del Paese, come indicato dall'articolo 119 della Costituzione;
la norma istitutiva del FAS (legge 27 dicembre 2002 n. 289 articolo 61) prevede che l'85 per cento di tali risorse dovrebbero essere destinate alle aree del Mezzogiorno individuate dall'articolo 5 del regolamento (CE) dell'1l luglio 2006, n. 1083/2006 (obiettivo Convergenza);
il Governo, nel corso della legislatura, ha più volte utilizzato tali risorse per la copertura finanziaria di provvedimenti che nulla avevano a che fare con le finalità previste per il FAS;
con questa scelta si sono finanziate spese di gestione correnti e non politiche addizionali per lo sviluppo così come invece previsto dalla normativa sul FAS;
con provvedimenti adottati dall'inizio della legislatura sono stati sottratti 13 miliardi 365 milioni e 200.000 euro sulla dotazione FAS;
a queste vanno aggiunte altre risorse, destinate al Mezzogiorno, che sono state dirottate a copertura di altri provvedimenti, per una cifra complessiva di 2 miliardi e 875 milioni di Euro;
tali scelte non solo danneggiano enormemente il Mezzogiorno ma risultano in netto contrasto con il programma della coalizione di governo che prevede, tra le sette missioni contenute nel programma della coalizione di governo, al punto 2 e al punto 5, un piano decennale straordinario per le infrastrutture del Meridione;
in questo modo si rischia di frenare e bloccare le politiche per lo sviluppo del Mezzogiorno che rappresentano una concreta opportunità di progresso economico per l'intero Paese, non solo perché il Sudpossiede le maggiori opportunità di crescita produttiva, le risorse materiali e immateriali, ma soprattutto perché ha le potenzialità per fare crescere il livello di competitività complessiva dell'intero Paese;

impegna il Governo

a non utilizzare in alcun caso le risorse FAS per finalità estranee a quelle previste dalle norme istitutive e dalle successive integrazioni e modifiche.
9/1713/103. Latteri, Lo Monte, Belcastro, Commercio, Iannaccone, Lombardo, Milo, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
la legge finanziaria per il 2007, legge n. 296 del 1997, commi da 271 a 279, ripristina le agevolazioni per gli investimenti effettuati nelle aree svantaggiate già istituite dall'articolo 8 della legge n. 388 del 2000;
l'operatività dell'agevolazione per gli investimenti nelle aree svantaggiate è prevista per sette anni e dà diritto al beneficio fiscale, nelle forme del credito d'imposta, per l'acquisizione di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive ubicate nelle regioni del Sud a decorrere dal periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2006;
negli anni 2007-2008 il legislatore ha previsto il riconoscimento dei benefici fiscali del credito d'imposta per investimenti in beni strumentali prorogando i benefici previsti dall'articolo 1, comma 271, della legge 27 dicembre 2006 n. 296;
sarebbe opportuno che il finanziamento definito per il triennio 2009-2011 privilegi quelle aree all'interno delle regioni «Obiettivo Convergenza», caratterizzate già da una progettualità in corso, forte di un avanzato programma di sostegno al sistema industriale-commerciale, in luogo di un riconoscimento di benefici fiscali a ventaglio senza un quadro d'insieme delle scelte ragionate e coordinate;
per evitare il riconoscimento dei benefici attraverso la sola richiesta a mezzo sito web, a decorrere dalla data in cui il Ministero dell' Economia apre la finestra delle opportunità, sarebbe auspicabile individuare un ambito territoriale definito nel quale far convergere tutti gli sforzi di sviluppo produttivo attraverso i sistemi di ammodernamento.

impegna il Governo

ad adottare le opportune misure affinché le agevolazioni per gli investimenti effettuate nelle regioni c.d. «Obiettivo Convergenza» di cui al comma 271 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006 siano prorogate a partire dal periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2008 definendo, previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le provincie autonome di Trento e Bolzano, le modalità di individuazione, all'interno delle regioni di cui sopra, delle aree alle quali attribuire con priorità i benefici fiscali allo scopo di sostenere il livello di ammodernamento dei beni strumentali.
9/1713/104. Milo, Lo Monte, Belcastro, Commercio, Iannaccone, Latteri, Lombardo, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
la discontinuità territoriale della Sicilia determina un oggettivo rallentamento del processo di sviluppo della sua economia, nonché evidenti difficoltà e maggiori costi dei cittadini siciliani relativamente ai trasporti e alla mobilità interna e con il resto del Paese;
in Sicilia vi sono giacimenti petroliferi e nel suo territorio insistono ben cinque raffinerie che forniscono un contributo importante alla lavorazione digreggio per l'intero territorio nazionale, raffinando circa il 42 per cento del totale del greggio lavorato in Italia;
i costi di queste lavorazioni sull'ambiente e sulla salute dei cittadini sono rilevanti;
sul petrolio e sui suoi derivati gravano le accise che, a differenza di altre regioni, sono incassate direttamente dall'erario;

impegna il Governo

al fine di compensare parzialmente lo squilibrio economico della regione Sicilia e al fine di risarcire i cittadini dei maggiori costi derivanti sia dalla discontinuità territoriale, sia dai danni all'ambiente e alla salute derivati dalle attività di estrazione e raffinazione del petrolio e dei suoi derivati, a porre in essere provvedimenti legislativi atti a ridurre le imposte gravanti sui prodotti petroliferi per autotrazione immessi al consumo nel territorio della regione Sicilia.
9/1713/105. Lo Monte, Belcastro, Commercio, Iannaccone, Latteri, Lombardo, Milo, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
a seguito dell'entrata in vigore dell'articolo 41 della legge n. 441 del 2001 e relativo regolamento attuativo, gli enti locali hanno fatto ricorso alla contrazione di prodotti derivati al fine di estinguere mutui contratti con la Cassa Depositi, ritenendo l'operazione conveniente attesa la portata dei normali tassi di interesse praticati dall' istituto preferenziale ;
il ricorso a tale forma di finanza alternativa, è stata ritenuta una valida efficace risposta per il finanziamento delle stesse opere pubbliche , in forma ingente e spesso incontrollata, con un appesantimento degli oneri di ammortamento da sostenere nel tempo, compromettendo gli equilibri strutturali interni degli stessi enti locali ormai al collasso;
gli atti di accertamento depositati di recente dalla Commissione Alemanno nominata ai sensi dell'articolo 78 della legge n. 133 del 2008 (disposizioni su Roma capitale) ha rilevato un indebitamento da prodotti derivati di circa 8 mila miliardi, la cui soluzione sembra individuata nel solo ricorso ad un esborso da parte dell'erario;
analoga situazione è diffusa nella maggior parte dei comuni , in molte province e regioni, con l'inevitabile rischio a breve scadenza di assistere ad una crisi di liquidità interna degli stessi enti ricorrenti, anche alla luce delle ripercussioni sui livelli di gettito interno derivanti dalla recente manovra sull'ICI e sul taglio dei trasferimenti erariali;
è di preminente necessità valutare l'ipotesi di una soluzione alternativa basata sul rispetto del principio dell'invarianza dei conti pubblici nell'ottica di una qualsiasi manovra sui maggiori istituti normativi di finanza pubblica;
è di rigore la valutazione di una soluzione immediata e di forte impatto finanziario, che non crei tra l'altro, un aumento dei livello d'indebitamento generale con appesantimento dei parametri in seno alla contabilità economica nazionale,

impegna il Governo

al fine di far fronte alla dinamica del crescente indebitamento da prodotti derivati a tasso variabile in forma speculativa, che ha creato una forte esposizione degli enti locali, con un rischio di insolvenza al momento stimato negli ambienti finanziari in ragione di euro 7,5 miliardi, di adottare gli idonei provvedimenti affinché gli enti locali che hanno deliberato alienazioni del patrimonio ai sensi dell'articolo 193 possono, nelle more del perfezionamento di tali atti, utilizzare in termini di cassa le somme a specifica destinazione, fatta eccezione per i trasferimenti di enti delsettore pubblico allargato e del ricavato dei mutui e dei prestiti, con obbligo di reintegrare le somme vincolate con il ricavato delle alienazione e con la facoltà di fare riscorso ad anticipazioni nel limite del 60 per cento del presunto valore di vendita da attivare direttamente con il tesoriere comunale, ovvero con istituti bancari o società autorizzate all'attività d'intermediazione del credito, prevedendo inoltre che gli importi derivanti dall'alienazione del patrimonio immobiliare, devono essere prioritariamente destinati all'estinzione dei prodotti derivati di cui all'articolo1 comma 3 del decreto legislativo 24 febbraio 1998 n. 58.
9/1713/106. Sardelli, Lo Monte, Belcastro, Commercio, Iannaccone, Latteri, Lombardo, Milo.

La Camera,
premesso che:
la questione povertà non può essere appannaggio dì alcun schieramento politico e dev'essere affrontata con soluzioni legate ad un piano nazionale strutturato e permanente;
dal recente rapporto ISTAT 2007 sulla povertà relativa in Italia emerge un dato allarmante che evidenzia una situazione sempre più drammatica determinata, da un lato, dall'aumento delle materie prime, e dall'altro, dal blocco dei salari, fattori che incidono soprattutto su quelle famiglie che, nonostante abbiano un lavoro e percepiscano un reddito, hanno difficoltà ad affrontare la «quarta settimana» perché costrette ad indebitarsi o a ricorrere ai centri assistenziali;
il 50 per cento di queste famiglie vive con meno di 1900 euro a mese, il 6,2 per cento non si alimenta adeguatamente ed il 10,4 per cento non può permettersi un'abitazione sufficientemente riscaldata, inoltre non potendo contrarre i consumi delle voci che pesano di più sul caro-vita come casa, generi alimentari, salute ed istruzione, sono costrette ad adottare strategie di risparmio dirette a limitare la spesa o a scegliere prodotti di qualità inferiore;
l'indagine Istat, inoltre, mostra che la povertà resta maggiormente diffusa nel Mezzogiorno (incidendo, con il 48,9 per cento quattro volte di più che nel resto del Paese) tra le famiglie più ampie (in particolare con tre o più figli soprattutto se minorenni e con anziani a carico, con un dato che sfiora il 30,2 per cento);
in tale quadro in Sicilia una famiglia su tre vive in condizioni d'indigenza;
da un'altra indagine emerge che nel nostro Paese l'allargamento familiare comporta un maggiore rischio di povertà, cioè l'appartenenza ad una famiglia numerosa aumenta quel rischio del 135 per cento rispetto al valore medio dell'Italia, con una penalizzazione non solo per i genitori che si assumono questa responsabilità ma, soprattutto, per i figli, costretti ad una crescita in un ambiente con meno opportunità di emancipazione;
le risorse stanziate dallo Stato alle politiche di sostegno alle famiglie sono insufficienti, destinando solo il 3,8 per cento della spesa sociale contro l'8,2 per cento della media europea, percentuale risibile di fronte al 10 per cento dei paesi dei nord Europa;
un recente provvedimento dei governo concede ai cittadini residenti con più di 65 anni di età, con un reddito inferiore a 6.000 euro l'anno ed alle famiglie comprese nella stessa fascia di reddito con un figlio a carico sotto i tre anni la c.d. social card che avrà un valore annuale compreso tra i 400 e i 550 euro all'anno (per una disponibilità pari a 1,050-1,5 euro al giorno), che rappresenta un primo segnale ma certamente uno strumento insufficiente a risolvere i problemi delle famiglie povere , e a far conseguire loro un livello di vita dignitoso e libero dal bisogno;
la programmazione politica dei governi che si sono avvicendati negli ultimi venti anni si è orientata verso un modellodi welfare rivolto più all'assistenza delle persone in stato di difficoltà che alla valorizzazione ed al sostegno della famiglia nel suo complesso, con un vuoto di attenzione che ha lentamente ed inesorabilmente avviato un processo di denatalità e quindi di impoverimento demografico;
altra vera e propria emergenza per le famiglie italiane è quella rappresentata dai carichi assistenziali delle persone non autosufficienti, spesso anziane, per le quali, in assenza di altre forme di protezione sociale, il nucleo familiare rappresenta l'unico punto di riferimento in grado di rispondere alle loro esigenze;
l'interesse da parte delle istituzioni per la famiglia non è frutto di scelte ideologiche, ma nasce da un vero e proprio patto tra la famiglia e lo Stato e discende dal suo riconoscimento costituzionale dettato dagli articoli 30 e 31 della nostra carta fondamentale per i quali, mantenere ed educare i propri figli, oltre che un obbligo morale e naturale per i genitori, è anche un dovere costituzionale, dovere che la Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze ai fini della formazione della famiglia e dell'adempimento dei compiti relativi;
non è immaginabile qualsivoglia ripresa economica e sociale del nostro Paese che prescinda da un'inversione di rotta con la quale venga valorizzata e tutelata questa cellula fondamentale della società;

impegna il Governo

a dare centralità e riconoscimento alla famiglia costretta, nel nostro Paese, ad un sovraccarico funzionale, partendo dall'adozione di politiche fiscali che tengano conto dei carichi familiari, introducendo un sistema di prelievo calcolato non solo in base al reddito percepito, ma anche in base al numero dei componenti del nucleo.
9/1713/107. Commercio, Lo Monte, Belcastro, Iannaccone, Latteri, Lombardo, Milo, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
l'Autostrada A3 Salerno - Reggio Calabria e la linea dell'Alta Velocità/Alta Capacità Ferroviaria Napoli - Bari sono grandi priorità nella politica infrastrutturale dell'intero Paese;
per il finanziamento integrale del progetto di ammodernamento della A3 occorrono almeno 2,5 miliardi di euro;
tale finanziamento è necessario ed urgente per completare tutti i lavori lungo la A3 in questa legislatura, obiettivo assolutamente irrinunciabile e prioritario;
tali risorse vanno acquisite con certezza e rapidità per garantire celerità nella definizione dei progetti e delle procedure di appalto in itinere, nonché nella rapida apertura di altri cantieri;
anche, alla luce delle intese Stato - Regione Campania del luglio scorso è indispensabile garantire lo stanziamento da parte del Governo delle risorse necessarie per assicurare la realizzazione della linea dell'AV/AC destinata a congiungere le due grandi aree metropolitane di Napoli e di Bari,

impegna il Governo

a reperire fin dal 2009 le risorse necessarie per garantire il completamento dell'Autostrada Salerno - Reggio Calabria e della linea dell'Alta Velocità - Alta Capacità ferroviaria Napoli - Bari.
9/1713/108. Iannuzzi, Boffa, Lo Moro, Cesario.

La Camera,
premesso che:
l'Autostrada A3 Salerno - Reggio Calabria e la linea dell'Alta Velocità/Alta Capacità Ferroviaria Napoli - Bari sono grandi priorità nella politica infrastrutturale dell'intero Paese;
per il finanziamento integrale del progetto di ammodernamento della A3 occorrono almeno 2,5 miliardi di euro;
tale finanziamento è necessario ed urgente per completare tutti i lavori lungo la A3 in questa legislatura, obiettivo assolutamente irrinunciabile e prioritario;
tali risorse vanno acquisite con certezza e rapidità per garantire celerità nella definizione dei progetti e delle procedure di appalto in itinere, nonché nella rapida apertura di altri cantieri;
anche, alla luce delle intese Stato - Regione Campania del luglio scorso è indispensabile garantire lo stanziamento da parte del Governo delle risorse necessarie per assicurare la realizzazione della linea dell'AV/AC destinata a congiungere le due grandi aree metropolitane di Napoli e di Bari,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di reperire fin dal 2009 le risorse necessarie per garantire il completamento dell'Autostrada Salerno - Reggio Calabria e della linea dell'Alta Velocità - Alta Capacità ferroviaria Napoli - Bari.
9/1713/108.(Testo modificato nel corso della seduta).Iannuzzi, Boffa, Lo Moro, Cesario, Villecco Calipari.

La Camera,
premesso che:
né nel presente disegno di legge né nel decreto legge n. 112 dei 25 giugno 2008, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, né nei disegni di legge collegati 1441-ter e 1441-quater, il Governo ha disposto l'accantonamento di risorse a sostegno del settore termale;
in sede di esame del presente provvedimento sono stati respinti numerosi emendamenti tesi a disporre il finanziamento a sostegno del settore termale ed agevolazioni fiscali a favore delle aziende termali;
fin dall'anno 2000 quando il Parlamento ha approvato la legge n. 323 sul riordino del settore termale sono attesi decreti attuativi che possano dare efficacia all'azione pubblica per consentire la corretta applicazione degli obiettivi contenuti nel provvedimento, che disciplina l'erogazione delle prestazioni termali al fine di assicurare il mantenimento ed il ripristino dello stato di benessere psicofisico e reca le disposizioni per la promozione e la riqualificazione del patrimonio idrotermale, anche ai fini della valorizzazione delle risorse naturali, ambientali e culturali dei territori termali;
la legge n. 323 del 2000 dispone che le cure termali siano «erogate a carico del Servizio Sanitario nazionale», definisce, tra l'altro, come patologie, le malattie che possono essere prevenute o curate, anche a fini riabilitativi, con le cure termali e prevede l'emanazione delle linee guida concernenti l'articolazione in cicli di applicazione singoli o combinati per ciascuna delle patologie individuate;
l'articolo 5 della legge n. 323 del 2000 promuove il rilancio degli stabilimenti termali;
la legge n. 232 del 2000, nel suo complesso, si pone il problema di risolvere in maniera chiara ed autorevole il problema della validità scientifica delle prestazioni termali e del delicato rapporto con la classe medica e la terapia farmacologica;
ad oltre otto anni dalla sua entrata in vigore la legge n. 323 del 2000 non è stata quindi ancora applicata, non è stata finanziata ed i decreti applicativi non sono stati ancora emanati causando il mancato rilancio e lo sviluppo socioeconomico delle città sede degli stabilimenti «Ex Eagat» (la società pubblica nata negli anni 60 per gestire le concessioni termali) che versano attualmente in gravi difficoltà per la loro prevalente vocazione monotematica,
gli stabilimenti «Ex Eagat», presenti su tutto il territorio nazionale, caratterizzati da presenza di capitale pubblico e da una elevata incidenza del «termalismo sociale», hanno risentito maggiormente della crisi strutturale degli anni '90, perdendo progressivamente quote di mercato a fronte di una scarsa capacità di risorse per investire in innovazione ed ammodernamento strutturale e gestionale,

impegna il Governo

a valutare la necessità di emanare ogni utile provvedimento affinché la legge n. 323 del 2000 venga finanziata al fine di una sua piena attuazione per sostenere tutto il settore termale, tanto quello a prevalente vocazione sociosanitaria che quello legato al settore turistico del benessere, nonché per sostenere quelle città a monocultura termale con un rapporto paritario o maggiore di numero di posti letto disponibili nelle strutture ricettive presenti rispetto al numero dei residenti, in cui la contrazione delle presenze turistiche e il mancato compimento del percorso di privatizzazione degli stabilimenti Ex Eagat hanno creato una grave condizione di depressione economica che perdura da quasi due decenni.
9/1713/109. Ceccuzzi, Vannucci, Cenni, Scarpetti, Sani, Gatti, Fontanelli, Velo, Mariani, Sanga, Motta, Bellanova, Froner, Fluvi, Nannicini, Motta, Bellanova, Froner, Fluvi, Nannicini.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria per il 2009 in esame non contiene l'accantonamento che invece era stato previsto dalla legge finanziaria 2008, per il finanziamento di una nuova legge sulla cittadinanza;
il Governo e la maggioranza hanno, fino ad ora, mostrato un totale disinteresse per le politiche dell'integrazione, affrontando sempre il tema dell'immigrazione esclusivamente come un problema di sicurezza e ordine pubblico, ignorando, di fatto, il completamento, o quantomeno l'avvio, dei processi d'integrazione, indispensabili, oltre che per una vera convivenza civile, anche per la sicurezza del Paese;
l'approvazione di una legge per i nuovi cittadini, di cui si parla da anni, appare un passaggio fondamentale sulla strada dell'integrazione;
una nuova normativa che disciplini la cittadinanza appare vieppiù necessaria, in particolare per quanto riguarda i minori, figli di stranieri che nascono e vivono in Italia.

impegna il Governo

ad agire affinché al più presto si possa procedere ad aprire nuovi percorsi di cittadinanza in particolare per i minori che nascono e vivono in Italia e ad agevolare la conclusione dei procedimenti di coloro che già hanno cominciato il loro iter verso la cittadinanza italiana, prevedendo gli stanziamenti necessari per il finanziamento della legge.
9/1713/110. Naccarato.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria per il 2009 in esame non contiene l'accantonamento che invece era stato previsto dalla legge finanziaria 2008, per il finanziamento di una nuova legge sulla cittadinanza;
il Governo e la maggioranza hanno, fino ad ora, mostrato un totale disinteresse per le politiche dell'integrazione, affrontando sempre il tema dell'immigrazione esclusivamente come un problema di sicurezza e ordine pubblico, ignorando, di fatto, il completamento, o quantomeno l'avvio, dei processi d'integrazione, indispensabili,oltre che per una vera convivenza civile, anche per la sicurezza del Paese;
l'approvazione di una legge per i nuovi cittadini, di cui si parla da anni, appare un passaggio fondamentale sulla strada dell'integrazione;
una nuova normativa che disciplini la cittadinanza appare vieppiù necessaria, in particolare per quanto riguarda i minori, figli di stranieri che nascono e vivono in Italia.

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di agire affinché al più presto si possa procedere ad aprire nuovi percorsi di cittadinanza in particolare per i minori che nascono e vivono in Italia e ad agevolare la conclusione dei procedimenti di coloro che già hanno cominciato il loro iter verso la cittadinanza italiana, prevedendo gli stanziamenti necessari per il finanziamento della legge.
9/1713/110.(Testo modificato nel corso della seduta).Naccarato.

La Camera,
premesso che:
la crisi economica in atto e le previsioni negative per la crescita del Paese sono contrastate dal Governo con una manovra finanziaria che presenta limiti su punti fondamentali;
la politica economica sin qui seguita dal Governo non appare adeguata a risolvere efficacemente i problemi del Paese;
occorre invece porre in essere una decisa opera di razionalizzazione della spesa, interventi normativi in materia di giustizia, nonché una ricerca di soluzioni che valorizzino la continuità con il passato;
la ripresa economica dovrebbe essere favorita anche attraverso investimenti volti a migliorare e a rendere efficiente il servizio giustizia;
mancano infatti i necessari accantonamenti per finanziare prioritari interventi strutturali e organizzativi urgenti ed indifferibili;
lo stanziamento complessivo per il comparto subisce un taglio molto pesante: è prevista, infatti, una riduzione dal venti al quaranta per cento sul 2010, nonché una riduzione per il 2009 di oltre 600 milioni di euro rispetto al 2008, sia per spese di investimento che per spese correnti,

impegna il Governo

a prevedere un complessivo progetto di ristrutturazione degli uffici giudiziari, necessario per ottenere l'ottimizzazione delle risorse e l'accelerazione dei tempi dei processi assicurando alla giurisdizione un fattivo supporto organizzativo.
9/1713/111. Capano, Ferranti, Tenaglia.

La Camera,
premesso che:
la crisi economica in atto e le previsioni negative per la crescita del Paese sono contrastate dal Governo con una manovra finanziaria che presenta limiti su punti fondamentali;
la politica economica sin qui seguita dal Governo non appare adeguata a risolvere efficacemente i problemi del Paese;
occorre invece porre in essere una decisa opera di razionalizzazione della spesa, interventi normativi in materia di giustizia, nonché una ricerca di soluzioni che valorizzino la continuità con il passato;
la ripresa economica dovrebbe essere favorita anche attraverso investimenti volti a migliorare e a rendere efficiente il servizio giustizia;
mancano infatti i necessari accantonamenti per finanziare prioritari interventi strutturali e organizzativi urgenti ed indifferibili.
lo stanziamento complessivo per il comparto subisce un taglio molto pesante: è prevista, infatti, una riduzione dal venti al quaranta per cento sul 2010, nonché una riduzione per il 2009 di oltre 600 milioni di euro rispetto al 2008, sia per spese di investimento che per spese correnti,

impegna il Governo

a prevedere adeguati finanziamenti per l'ufficio del processo inteso come complessivo progetto di ristrutturazione degli uffici giudiziari, necessario per ottenere l'ottimizzazione delle risorse e l'accelerazione dei tempi dei processi assicurando alla giurisdizione un fattivo supporto organizzativo.
9/1713/112. Ferranti.

La Camera,
premesso che:
la crisi economica in atto e le previsioni negative per la crescita del Paese sono contrastate dal Governo con una manovra finanziaria che presenta limiti su punti fondamentali;
la politica economica sin qui seguita dal Governo non appare adeguata a risolvere efficacemente i problemi del Paese;
occorre invece porre in essere una decisa opera di razionalizzazione della spesa, interventi normativi in materia di giustizia, nonché una ricerca di soluzioni che valorizzino la continuità con il passato;
la ripresa economica dovrebbe essere favorita anche attraverso investimenti volti a migliorare e a rendere efficiente il servizio giustizia;
mancano infatti i necessari accantonamenti per finanziare prioritari interventi strutturali e organizzativi urgenti ed indifferibili;
lo stanziamento complessivo per il comparto subisce un taglio molto pesante: è prevista, infatti, una riduzione dal venti al quaranta per cento sul 2010, nonché una riduzione per il 2009 di oltre 600 milioni di euro rispetto al 2008, sia per spese di investimento che per spese correnti,

impegna il Governo

a rifinanziare il Programma di edilizia penitenziaria pesantemente ridimensionato dal Governo con il decreto legge n. 93 del 2008.
9/1713/113. Melis.

La Camera,
premesso che:
la crisi economica in atto e le previsioni negative per la crescita del Paese sono contrastate dal Governo con una manovra finanziaria che presenta limiti su punti fondamentali;
la politica economica sin qui seguita dal Governo non appare adeguata a risolvere efficacemente i problemi del Paese;
occorre invece porre in essere una decisa opera di razionalizzazione della spesa, interventi normativi in materia di giustizia, nonché una ricerca di soluzioni che valorizzino la continuità con il passato;
la ripresa economica dovrebbe essere favorita anche attraverso investimenti volti a migliorare e a rendere efficiente il servizio giustizia;
mancano infatti i necessari accantonamenti per finanziare prioritari interventi strutturali e organizzativi urgenti ed indifferibili;
lo stanziamento complessivo per il comparto subisce un taglio molto pesante: è prevista, infatti, una riduzione dal venti al quaranta per cento sul 2010, nonché una riduzione per il 2009 di oltre 600 milioni di euro rispetto al 2008, sia per spese di investimento che per spese correnti,

impegna il Governo

a rifinanziare il Programma di edilizia penitenziaria.
9/1713/113.(Testo modificato nel corso della seduta).Melis.

La Camera,
premesso che:
la crisi economica in atto e le previsioni negative per la crescita del Paese sono contrastate dal Governo con una manovra finanziaria che presenta limiti su punti fondamentali;
la politica economica sin qui seguita dal Governo non appare adeguata a risolvere efficacemente i problemi del Paese;
occorre invece porre in essere una decisa opera di razionalizzazione della spesa, interventi normativi in materia di giustizia, nonché una ricerca di soluzioni che valorizzino la continuità con il passato;
la ripresa economica dovrebbe essere favorita anche attraverso investimenti volti a migliorare e a rendere efficiente il servizio giustizia;
mancano infatti i necessari accantonamenti per finanziare prioritari interventi strutturali e organizzativi urgenti ed indifferibili.
lo stanziamento complessivo per il comparto subisce un taglio molto pesante: è prevista, infatti, una riduzione dal venti al quaranta per cento sul 2010, nonché una riduzione per il 2009 di oltre 600 milioni di euro rispetto al 2008, sia per spese di investimento che per spese correnti,

impegna il Governo

ad adottare le misure necessarie al fine di garantire il finanziamento di contratti pluriennali aventi ad oggetto servizi primari essenziali quali la manutenzione della rete informatica presso gli Uffici giudiziari e il servizio di trascrizione per le aule di giustizia.
9/1713/114. Cuperlo, Ferranti, Samperi.

La Camera,
premesso che:
la crisi economica in atto e le previsioni negative per la crescita del Paese sono contrastate dal Governo con una manovra finanziaria che presenta limiti su punti fondamentali;
la politica economica sin qui seguita dal Governo non appare adeguata a risolvere efficacemente i problemi del Paese;
occorre invece porre in essere una decisa opera di razionalizzazione della spesa, interventi normativi in materia di giustizia, nonché una ricerca di soluzioni che valorizzino la continuità con il passato;
la ripresa economica dovrebbe essere favorita anche attraverso investimenti volti a migliorare e a rendere efficiente il servizio giustizia;
mancano infatti i necessari accantonamenti per finanziare prioritari interventi strutturali e organizzativi urgenti ed indifferibili;
lo stanziamento complessivo per il comparto subisce un taglio molto pesante:è prevista, infatti, una riduzione dal venti al quaranta per cento sul 2010, nonché una riduzione per il 2009 di oltre 600 milioni di euro rispetto al 2008, sia per spese di investimento che per spese correnti;

impegna il Governo

a prevedere adeguati stanziamenti e misure destinate alla riqualificazione professionale e/o ad assunzioni per concorso pubblico del personale amministrativo in possesso dei requisiti e dei profili professionali necessari per l'espletamento delle attività connesse all'esercizio efficiente e qualitativamente efficace della giurisdizione.
9/1713/115. Samperi.

La Camera,
premesso che:
la crisi economica in atto e le previsioni negative per la crescita del Paese sono contrastate dal Governo con una manovra finanziaria inadeguata sotto molti aspetti, come già denunciato dall'opposizione in occasione del dibattito sui provvedimenti collegati alla legge finanziaria, la cui approvazione è stata di fatto anticipata a luglio;
al contrario, ciò che rileva del disegno di legge in esame non è tanto quello che c'è, quanto piuttosto quello che non c'è;
non vi è, ad esempio, alcuna previsione di misure a tutela dei consumatori;
la politica economica sin qui seguita dal Governo non è all'altezza dei problemi del Paese ed è controproducente ai fini dell'aggiustamento della finanza pubblica perché non affronta le vere priorità;
la class action, l'azione collettiva a tutela di consumatori ed utenti, introdotta, dopo molta attesa, dalla legge finanziaria per il 2008, è un'azione legale che può essere condotta da uno o più soggetti che, membri di una medesima categoria, chiedono che la soluzione di una questione comune di fatto o di diritto avvenga con effetti ultra partes per tutti i componenti presenti e futuri della classe;
si tratta, in sostanza, di un meccanismo processuale che consente di estendere i rimedi concessi a chi abbia agito in giudizio ed abbia ottenuto riconoscimento delle proprie pretese a tutti gli appartenenti alla medesima categoria di soggetti che non si siano attivati;
negli Stati Uniti, ma anche in molti Paesi europei, un gruppo di cittadini può già eleggersi a tutela di un interesse collettivo agendo in giudizio presso una Corte federale con una azione giudiziale di gruppo;
l'azione collettiva nasce dall'esigenza di consentire, per ragioni di giustizia, di economia processuale e di certezza del diritto, a chi si trovi in una determinata situazione di beneficiare dei rimedi che altri, avendo agito in giudizio ed essendo risultati vittoriosi, possono esercitare nei confronti del convenuto,

impegna il Governo

a valutare, nell'ambito delle proprie iniziativa legislativa, la possibilità di rendere operative in tempi certi e il più rapidamente possibile, le norme sull'azione collettiva risarcitoria
9/1713/116. Mantini, Tenaglia, Ferranti.

La Camera,
premesso che:
la crisi economica in atto e le previsioni negative per la crescita del Paese sono contrastate dal Governo con una manovra finanziaria che presenta limiti su punti fondamentali;
la politica economica sin qui seguita dal Governo non appare adeguata a risolvere efficacemente i problemi del Paese;
occorre invece porre in essere una decisa opera di razionalizzazione della spesa, interventi normativi in materia di giustizia, nonché una ricerca di soluzioni che valorizzino la continuità con il passato;
la ripresa economica dovrebbe essere favorita anche attraverso investimenti volti a migliorare e a rendere efficiente il servizio giustizia;
mancano infatti i necessari accantonamenti per finanziare prioritari interventi strutturali e organizzativi urgenti ed indifferibili.
lo stanziamento complessivo per il comparto subisce un taglio molto pesante: è prevista, infatti, una riduzione dal venti al quaranta per cento sul 2010, nonché una riduzione per il 2009 di oltre 600 milioni di euro rispetto al 2008, sia per spese di investimento che per spese correnti,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di prevedere un corretto riconoscimento delle professionalità del personale dell'amministrazione giudiziaria e un adeguato accesso di personale qualificato dall'esterno, secondo una programmazione triennale di concorsi pubblici per l'assunzione di personale e, contestualmente, il riconoscimento della specifica qualificazione di una serie di attività e di competenze attribuite al personale amministrativo tramite un meccanismo selettivo transitorio che realizzi la connessa progressione funzionale ed economica, da dettagliare, secondo i principi generali, in sede di contrattazione collettiva integrativa.
9/1713/117. Cavallaro.

La Camera,
premesso che:
la crisi economica in atto e le previsioni negative per la crescita del Paese sono contrastate dal Governo con una manovra finanziaria che presenta limiti su punti fondamentali;
la politica economica sin qui seguita dal Governo non appare adeguata a risolvere efficacemente i problemi del Paese;
occorre invece porre in essere una decisa opera di razionalizzazione della spesa, interventi normativi in materia di giustizia, nonché una ricerca di soluzioni che valorizzino la continuità con il passato;
la ripresa economica dovrebbe essere favorita anche attraverso investimenti volti a migliorare e a rendere efficiente il servizio giustizia;
mancano infatti i necessari accantonamenti per finanziare prioritari interventi strutturali e organizzativi urgenti ed indifferibili.
lo stanziamento complessivo per il comparto subisce un taglio molto pesante: è prevista, infatti, una riduzione dal venti al quaranta per cento sul 2010, nonché una riduzione per il 2009 di oltre 600 milioni di euro rispetto al 2008, sia per spese di investimento che per spese correnti;

impegna il Governo

a realizzare finalmente un piano di intervento organico e razionale per la riforma della giustizia.
9/1713/118. Gianni Farina, Samperi, Ferranti.

La Camera,
premesso che:
la crisi economica in atto e le previsioni negative per la crescita delPaese sono contrastate dal Governo con una manovra finanziaria che presenta limiti su punti fondamentali;
la politica economica sin qui seguita dal Governo non appare adeguata a risolvere efficacemente i problemi del Paese;
occorre invece porre in essere una decisa opera di razionalizzazione della spesa, interventi normativi in materia di giustizia, nonché una ricerca di soluzioni che valorizzino la continuità con il passato;
la ripresa economica dovrebbe essere favorita anche attraverso investimenti volti a migliorare e a rendere efficiente il servizio giustizia;
mancano infatti i necessari accantonamenti per finanziare prioritari interventi strutturali e organizzativi urgenti ed indifferibili.
lo stanziamento complessivo per il comparto subisce un taglio molto pesante: è prevista, infatti, una riduzione dal venti al quaranta per cento sul 2010, nonché una riduzione per il 2009 di oltre 600 milioni di euro rispetto al 2008, sia per spese di investimento che per spese correnti;

impegna il Governo

a realizzare un piano di intervento organico e razionale per la riforma della giustizia.
9/1713/118.(Testo modificato nel corso della seduta).Gianni Farina, Samperi, Ferranti.

La Camera,
premesso che:
la crisi economica in atto e le previsioni negative per la crescita del Paese sono contrastate dal Governo con una manovra finanziaria che presenta limiti su punti fondamentali;
la politica economica sin qui seguita dal Governo non appare adeguata a risolvere efficacemente i problemi del Paese;
occorre invece porre in essere una decisa opera di razionalizzazione della spesa, interventi normativi in materia di giustizia, nonché una ricerca di soluzioni che valorizzino la continuità con il passato;
la ripresa economica dovrebbe essere favorita anche attraverso investimenti volti a migliorare e a rendere efficiente il servizio giustizia;
mancano infatti i necessari accantonamenti per finanziare prioritari interventi strutturali e organizzativi urgenti ed indifferibili;
lo stanziamento complessivo per il comparto subisce un taglio molto pesante: è prevista, infatti, una riduzione dal venti al quaranta per cento sul 2010, nonché una riduzione per il 2009 di oltre 600 milioni di euro rispetto al 2008, sia per spese di investimento che per spese correnti,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, nell'ambito della propria iniziativa legislativa, di prevedere adeguati stanziamenti per l'avvio del processo telematico.
9/1713/119. Concia.

La Camera,
premesso che:
la crisi economica in atto e le previsioni negative per la crescita del Paese sono contrastate dal Governo con una manovra finanziaria che presenta limiti su punti fondamentali;
la politica economica sin qui seguita dal Governo non appare adeguata a risolvere efficacemente i problemi del Paese;
occorre invece porre in essere una decisa opera di razionalizzazione della spesa, interventi normativi in materia di giustizia, nonché una ricerca di soluzioni che valorizzino la continuità con il passato;
la ripresa economica dovrebbe essere favorita anche attraverso investimenti volti a migliorare e a rendere efficiente il servizio giustizia;
mancano infatti i necessari accantonamenti per finanziare prioritari interventi strutturali e organizzativi urgenti ed indifferibili.
lo stanziamento complessivo per il comparto subisce un taglio molto pesante: è prevista, infatti, una riduzione dal venti al quaranta per cento sul 2010, nonché una riduzione per il 2009 di oltre 600 milioni di euro rispetto al 2008, sia per spese di investimento che per spese correnti,

impegna il Governo

a predisporre un piano razionale che miri all'efficienza e all'implementazione dell'edilizia giudiziaria, laddove è noto che l'adeguato espletamento dì un servizio pubblico quale quello della giustizia, ha bisogno di strutture adeguate ai bisogni degli utenti, razionalmente ubicate e capaci di far fronte alle esigenze e di sicurezza e segretezza tanto invocate dal Governo.
9/1713/120. Rossomando.

La Camera,
premesso che:
la crisi economica in atto e le previsioni negative per la crescita del Paese sono contrastate dal Governo con una manovra finanziaria che presenta limiti su punti fondamentali;
la politica economica sin qui seguita dal Governo non appare adeguata a risolvere efficacemente i problemi del Paese;
occorre invece porre in essere una decisa opera di razionalizzazione della spesa, interventi normativi in materia di giustizia, nonché una ricerca di soluzioni che valorizzino la continuità con il passato;
la ripresa economica dovrebbe essere favorita anche attraverso investimenti volti a migliorare e a rendere efficiente il servizio giustizia;
mancano infatti i necessari accantonamenti per finanziare prioritari interventi strutturali e organizzativi urgenti ed indifferibili;
lo stanziamento complessivo per il comparto subisce un taglio molto pesante: è prevista, infatti, una riduzione dal venti al quaranta per cento sul 2010, nonché una riduzione per il 2009 di oltre 600 milioni di euro rispetto al 2008, sia per spese di investimento che per spese correnti;
è noto che l'adeguato espletamento di un servizio pubblico quale quello della giustizia, ha bisogno di strutture adeguate ai bisogni degli utenti, razionalmente ubicate e capaci di far fronte alle esigenze e di sicurezza e segretezza tanto invocate dal Governo,

impegna il Governo

a predisporre un piano che miri all'efficienza e all'implementazione dell'edilizia giudiziaria.
9/1713/120.(Testo modificato nel corso della seduta).Rossomando.

La Camera,
premesso che:
la crisi economica in atto e le previsioni negative per la crescita delPaese sono contrastate dal Governo con una manovra finanziaria che presenta limiti su punti fondamentali;
la politica economica sin qui seguita dal Governo non appare adeguata a risolvere efficacemente i problemi del Paese;
occorre invece porre in essere una decisa opera di razionalizzazione della spesa, interventi normativi in materia di giustizia, nonché una ricerca di soluzioni che valorizzino la continuità con il passato;
la ripresa economica dovrebbe essere favorita anche attraverso investimenti volti a migliorare e a rendere efficiente il servizio giustizia;
mancano infatti i necessari accantonamenti per finanziare prioritari interventi strutturali e organizzativi urgenti ed indifferibili.
lo stanziamento complessivo per il comparto subisce un taglio molto pesante: è prevista, infatti, una riduzione dal venti al quaranta per cento sul 2010, nonché una riduzione per il 2009 di oltre 600 milioni di euro rispetto al 2008, sia per spese di investimento che per spese correnti;

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, nell'ambito della propria iniziativa legislativa, di istituire l'ufficio per il processo, che consentirà, attraverso la completa ristrutturazione delle cancellerie e delle segreterie giudiziarie, di realizzare un concreto supporto al lavoro dei magistrati, valorizzando le specifiche competenze di tutto il personale dell'Amministrazione giudiziaria e favorendo il migliore utilizzo degli strumenti analitici, statistici e informatici disponibili, realizzando altresì la circolazione delle esperienze e delle pratiche professionali più virtuose.
9/1713/121. Tenaglia.

La Camera,
premesso che:
il Servizio Civile Nazionale, istituito con la legge 6 marzo 2001 n. 64, dal 1o gennaio 2005 si rivolge ai giovani, a ragazzi e ragazze, si svolge su base esclusivamente volontaria, ed è finalizzato a concorrere, in alternativa alla leva obbligatoria, alla difesa della Patria con mezzi e attività non militari, a favorire la realizzazione dei principi costituzionali di solidarietà civile, a promuovere la solidarietà e la cooperazione a livello nazionale e internazionale, nonché a partecipare alla salvaguardia e tutela del patrimonio nazionale forestale, agricolo, storico e artistico;
esercitare il Servizio Civile rappresenta un modo di difendere la Patria, così come è sancito dall'articolo 52 della Costituzione, con mezzi ed attività non militari, volti a favorire la realizzazione dei principi costituzionali di solidarietà sociale, la coesione, la creazione e il consolidamento di valori comuni, patrimonio della collettività;
tutti i cittadini italiani, muniti di idoneità fisica, che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età e superato il ventottesimo, possono presentare domanda per partecipare alle selezioni di volontari da impiegare in progetti di servizio civile: partecipare al servizio civile nazionale può rappresentare un'esperienza fondamentale dal punto di vista della conoscenza, educazione e formazione ai valori della solidarietà, della non violenza,dell'integrazione sociale e della cultura del lavoro;
il disegno di legge in esame prevede per questo importantissimo settore tagli drammatici, che rischiano di compromettere in modo definitivo il Sevizio Civile nazionale;
lo stanziamento per il 2009 ammonta a 171.437.000 euro a fronte di una previsione di spesa che la legge finanziaria per il 2008 del Governo Prodi aveva stabilito pari a 253.997.000 euro per il prossimoanno: ben 82.560.000 euro in meno, addirittura 128.151.000 in meno rispetto allo stanziamento 2008;
nel dettaglio gran parte delle somme stanziate sono inoltre vincolate al versamento dell'assegno per i giovani avviati alla fine del 2008, al funzionamento dell'ufficio e degli uffici regionali;
con questo importo, anche in presenza di eventuali residui del 2008, appare decisamente difficile porre in essere per il 2009 un bando significativo e tale da avviare al servizio nuovi giovani,

impegna il Governo

a provvedere a ripristinare uno stanziamento adeguato per il finanziamento del Servizio Civile Nazionale, che permetta di definire un contingente annuo che renda il Servizio un'opportunità e non un privilegio, e di non privare, dunque, il Paese e le comunità locali di tale ricchezza di risorse;
ad introdurre flessibilità nei progetti e negli orari al fine di adeguarsi alla complessità delle condizioni giovanili.
a definire uno status non lavorativo per i giovani che svolgono il Sevizio Civile, in modo tale da liberare risorse utili per aumentare il numero degli avvii al servizio.
9/1713/122. Bordo, Vannucci.

La Camera,
premesso che:
l'immigrazione nel nostro paese è un fenomeno complesso, che deve come tale deve essere gestito con politiche adeguate, improntate all'inclusione, all'accoglienza dell'integrazione: solo così si potrà arrivare ad una vera convivenza civile e ad un vero arricchimento, sempre rimanendo nell'alveo della legalità;
il Governo e la maggioranza hanno invece, fino ad ora, mostrato un totale disinteresse per le politiche dell'integrazione, affrontando sempre il tema dell'immigrazione esclusivamente come un problema di sicurezza e ordine pubblico, ignorando, di fatto, il completamento, o quantomeno l'avvio, dei processi d'integrazione, indispensabili, oltre che per una vera convivenza civile, anche per la sicurezza del Paese;
i pesantissimi tagli al Fondo per l'inclusione sociale degli immigrati, istituito dall'articolo 1, comma 1267, della legge n. 296 del 2006, insieme al quasi totale azzeramento degli stanziamenti destinati alle politiche dell'integrazione purtroppo lo dimostrano,

impegna il Governo

a prevedere lo stanziamento delle risorse necessarie per favorire politiche volte all'integrazione e all'inclusione sociale degli immigrati nel nostro Paese.
9/1713/123. Giovanelli.

La Camera,
premesso che:
il Paese registra un forte ritardo rispetto agli altri paesi dell'Unione Europea nell'applicazione della riforma dell'assistenza (legge n. 328 del 2000), basti pensare che sul versante dei bisogni sociali il 20 per cento degli italiani è a rischio di povertà, a fronte della media del 16 per cento dei venticinque paesi europei mentre sul versante delle risorse impegnate l'Italia destina alla protezione sociale il 26,1 per cento del suo PIL, contro il 27,4 per cento dei venticinque paesi europei: euro 6.226 pro capite contro euro 6367;
tale divario risulta molto più accentuato se si considerano alcune categorie di spesa, come quelle contro la povertà e l'esclusione sociale, per la casa, per la famiglia e anche la spesa assistenziale nel suo complesso;
in particolare la debolezza del Paese si concentra nella offerta di servizi: in un settore cruciale come l'infanzia, iposti in asilo nido in Italia sono ben lontani dagli obiettivi fissati per tutti i Paesi europei dal vertice di Lisbona. Il welfare italiano e specificamente le politiche sociali risultano nei confronti europei inadeguate, inefficaci ed inappropriate;
i cittadini e le famiglie italiane sono oggi più vulnerabili e più esposti di altre popolazioni europee a rischi di emarginazione, esclusione, povertà,

impegna il Governo

a considerare tra le sue priorità le politiche sociali nonché a reperire le risorse finanziarie necessarie affinché il Fondo per le politiche sociali previsto dalla legge n. 328 del 2000 nonché quello sulla non autosufficienza istituito all'articolo 1, comma 1264, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, possano contribuire insieme alla realizzazione di una rete integrata di servizi, che fissi i livelli essenziali delle prestazioni sociali sia quantitativamente che quantitativamente omogenei in tutto il Paese, a ridisegnare un nuovo sistema di welfare.
9/1713/124. Bossa, Livia Turco, Argentin, Binetti, Bucchino, Burtone, Calgaro, D'Incecco, Grassi, Lenzi, Miotto, Mosella, Murer, Pedoto, Sbrollini, Mattesini, Lucà.

La Camera,
premesso che:
le politiche sociali non possono essere solo considerate come una voce di spesa nel bilancio di uno Stato a cui vanno anteposte politiche di risanamento economico, di investimenti produttivi e in infrastrutture;
le politiche a vantaggio delle persone e delle famiglie sono invece investimenti per lo sviluppo in quanto creano al pari della ricerca scientifica, delle politiche educative e formative i presupposti per il progresso sociale e civile di un Paese;
investire sulla persona, sulle sue capacità, sulla sua autonomia, sulla capacità di autorganizzarsi, significa produrre ricchezza economica e sociale indispensabile allo sviluppo; lo sviluppo di un Paese, rinnovamento del rapporto di fiducia tra Istituzioni e cittadini e lo stretto legame tra solidarietà, sicurezza e legalità, si realizzano, prima di tutto, con l'affermazione di una politica che superi le disuguaglianze e garantisca diritti e tutele a tutti, cittadini e non:

impegna il Governo

a considerare tra le sue priorità le politiche per i diritti sociali ed a inserire negli atti di programmazione e nelle leggi finanziarie politiche per la crescita economica e quindi civile del Paese.
9/1713/125. Pedoto, Livia Turco, Argentin, Binetti, Bossa, Bucchino, Burtone, Calgaro, D'Incecco, Grassi, Lenzi, Miotto, Mosella, Murer, Sbrollini, Mattesini, Lucà.

La Camera,
premesso che:
la realtà degli asili nido italiani, è una realtà molto disomogenea, complessa ed ancora molto lontana dal centrare gli obiettivi europei che prevedono entro il 2010 una copertura dei posti pari al 33 per cento a livello nazionale;
la realtà degli asili nido è nata nel 1971 con la legge n. 1044 che istituì i nidi comunali, con la previsione di crearne 3800 entro il 1976, ne vede ora realizzati, a più di trenta anni da quel via libera, poco più di 3100 (e solo nel 17 per cento dei comuni),
in termini di percentuale di posti disponibili rispetto all'utenza potenziale si traduce in un misero 6 per cento, che diventa un 9,1 per cento se si considerano anche le strutture private, che offrono il servizio di assistenza alla prima infanzia, ma che sta a indicare la media tra il piccomassimo del 16 per cento in Emilia Romagna e quello minimo dell'1 per cento in Puglia, Calabria e Campania, a fronte del 33 cento posto dall'agenda di Lisbona come obiettivo comunitario da raggiungere nel 2010;
le strutture per la prima infanzia sono insufficienti nel tessuto del Paese;
la richiesta è superiore alla reale offerta e gli asili nido, oltre che un aiuto per le famiglie, sono anche un luogo in cui i bambini trovano cure, assistenza adeguata nonché opportunità educative e risposte ai loro diritti; sono, di fatto, il primo scalino di un percorso di crescita che comincia dal nido e non finisce mai per tutta la vita;
promuovere politiche per le famiglie e per le pari opportunità vuol dire investire in servizi e strutture per riuscire a conciliare il lavoro con la genitorialità,

impegna il Governo

a considerare tra le sue priorità quella del raggiungimento della copertura dei posti degli asili nido, entro il 2010, così come prevista dalla strategia di Lisbona, finanziando anche in modo adeguato il fondo decennale per gli asili garantendo così un aiuto concreto e un supporto adeguato all'infanzia e alle famiglie, specialmente alle giovani coppie che, per gli alti costi, non possono permettersi di iscrivere un figlio alle strutture private, costringendo così la donna ad uscire dal mondo del lavoro.
9/1713/126. Murer, Livia Turco, Argentin, Binetti, Bossa, Bucchino, Burtone, Calgaro, D'Incecco, Grassi, Lenzi, Miotto, Mosella, Pedoto, Sbrollini, Mattesini, Lucà.

La Camera,
premesso che:
la legge n. 285 del 1997 recante disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza del 28 agosto 1997, assume tra le proprie finalità la promozione sia di interventi rivolti alle situazioni di difficoltà, marginalità e disagio in cui si trovano i bambini, gli adolescenti e le loro famiglie, sia di interventi che riconoscano i bambini e gli adolescenti come soggetti di diritti ed offrano loro opportunità nella vita quotidiana delle proprie comunità;
tale legge non si configura come un intervento di carattere assistenziale bensì di promozione di diritti e di opportunità per minori mediante l'integrazione tra le politiche sociali, assistenziali ed educative, l'esaltazione di una funzione progettuale delle pubbliche amministrazioni e degli enti privati coinvolti nelle politiche per l'infanzia e l'adolescenza, la messa a punto di un assetto organizzativo ed operativo tale da garantire la qualità degli interventi, il superamento della settorialità e la possibilità di procedere a verifiche;
l'infanzia è uno dei momenti più importanti e delicati della vita dell'individuo;
una società moderna si misura anche dal grado di sostegno ed investimento nei confronti di questa fascia di cittadini con diritti che non si possono sottovalutare,

impegna il Governo

a considerare tra le sue priorità un finanziamento adeguato della legge n. 285 del 1997 al fine di poter garantire aiuti concreti e supporti adeguati sia all'infanzia che alle famiglie.
9/1713/127. Sbrollini, Livia Turco, Argentin, Binetti, Bossa, Bucchino, Burtone, Calgaro, D'Incecco, Grassi, Lenzi, Miotto, Mosella, Murer, Pedoto, Mattesini, Lucà.

La Camera,
premesso che:
il servizio di guardia medica si presenta come uno strumento essenzialeper la salvaguardia della salute dei cittadini, servizio a cui si ricorre in situazione di necessità ed urgenza; in molte occasioni la causa della chiamata è dovuta alla necessità di prestare cure immediate a bambini o neonati;
questi «utenti» devono essere tutelati nel migliore modo possibile ed hanno necessità ed esigenze diverse rispetto agli adulti che ricorrono alla Guardia Medica; questo impone risposte ed investimenti tesi ad aumentare le potenzialità del servizio con interventi di particolare efficacia e qualità nei confronti dei bambini e infanti; la risposta più utile è quella dell'introduzione, all'interno della struttura di Guardia Medica, della figura professionale del pediatra, quale professionista pronto e capace nell'intervenire con tempestività nei confronti delle esigenze spesso urgenti delle famiglie che si trovano alle prese con una situazione di emergenza dei propri piccoli,

impegna il Governo

a considerare tra le proprie priorità l'introduzione, all'interno delle strutture denominate Guardia Medica, della figura professionale del Medico Pediatra potenziando quindi il servizio nei confronti dei cittadini utenti.
9/1713/128. Calgaro, Livia Turco, Argentin, Binetti, Bossa, Bucchino, Burtone, D'Incecco, Grassi, Lenzi, Miotto, Mosella, Murer, Pedoto, Sbrollini, Mattesini, Lucà.

La Camera,
premesso che:
sono circa il 15 per cento le famiglie italiane che sono interessate alla disabilità e, se anche per il disabile grave una buona integrazione nel nucleo familiare può risultare la più efficace e la più completa delle soluzioni ai suoi bisogni assistenziali ed alla sua integrazione sociale, non bisogna, al contempo, dimenticare che anche i genitori dei disabili invecchiano e che ad un certo punto egli si ritroverà solo, privo del loro sostegno;
uno dei problemi che rende difficile, e a volte persino paralizzante, il dialogo tra famiglie e servizi, è l'incertezza del «dopo»: «dopo» la nascita di un bambino disabile, «dopo» quel trattamento riabilitativo, «dopo» la scuola, «dopo» la formazione, «dopo» la morte dei genitori;
il non poter avere una ragionevole sicurezza circa le varie tappe esistenziali che il proprio figlio dovrà affrontare spesso determina nei genitori sfiducia, distacco e un rapporto a volte antagonista con i servizi;
tutto questo crea tensione e non produce cambiamenti, ma chiusure, regressioni e una forzata ricerca di soluzioni individuali che spesso si rivelano non adeguate, costose e a volte del tutto negative,

impegna il Governo

a promuovere una politica di interventi in materia di solidarietà sociale favorendo anche la creazione di comunità alloggio, a carattere familiare, case - famiglie, piccoli gruppi in appartamento gestiti attraverso la supervisione e il controllo delle organizzazioni di volontariato e delle associazioni familiari affinché le persone disabili gravi o gravissimi dopo la perdita dei loro familiari possano trovare assistenza ed accoglienza.
9/1713/129. Livia Turco, Argentin, Binetti, Bossa, Bucchino, Burtone, Calgaro, D'Incecco, Grassi, Lenzi, Miotto, Mosella, Murer, Pedoto, Sbrollini, Mattesini, Lucà.

La Camera,
premesso che:
l'immigrazione in Italia ha assunto un rilievo non più trascurabile sia in ambito demografico, influenzando le dinamiche della popolazione residente, sia incampo socio-economico, come testimoniano, tra l'altro, i provvedimenti legislativi miranti a regolarizzare i lavoratori stranieri clandestini e irregolari;
il presidente di turno Ue, Brice Hortefeux, aprendo la terza conferenza ministeriale europea sull'Integrazione a Vichy svoltasi il 4 e 5 novembre ha detto che le diverse politiche di integrazione condotte in Europa sono «senza respiro» e ha invitato le 27 capitali Ue ad «affrontare la sfida» a far «prova di umiltà». «Le nostre politiche di integrazione - ha affermato - sono senza respiro in termini di alloggi, occupazione, apprendimento della lingua, scolarizzazione». E questo, ha avvertito ancora Hortefeux, «riguarda tutti i Paesi europei»,
dopo Groningue nel 2004 e Potsdam nel 2007, la conferenza di Vichy ha permesso di segnare una nuova tappa, tanto nel metodo che nei contenuti anche grazie al fatto che, Brice Hortefeux, ministro francese dell'immigrazione, dell'integrazione, dell'identità nazionale e dello sviluppo solidale, ha ottenuto l'accordo dei suoi 26 omologhi europei su una serie di impegni volti a far avanzare l'integrazione;
il Fondo per l'inclusione sociale degli immigrati istituito dall'articolo 1, comma 1267, della legge n. 296 del 2006 ha come obiettivi quelli di affrontare situazioni di degrado sociale ed abitativo, con particolare riguardo alle condizioni dei migranti e dei loro familiari nonché alla realizzazione di un piano per l'accoglienza degli alunni stranieri, anche per favorire il rapporto scuola famiglia, mediante l'utilizzo per fini non didattici di apposite figure professionali madrelingua quali i mediatori culturali e quindi si inserisce in quella nuova politica di integrazione degli immigrati così come ribadita alla conferenza di Vichy,

impegna il Governo

a considerare tra le proprie priorità quella dell'inclusione sociale degli immigrati, anche sulle scorta delle indicazioni emerse alla terza conferenza ministeriale europea sull'integrazione a Vichy, individuando altresì le risorse finanziarie necessarie affinché possano essere attuati i numerosi progetti riguardanti l'integrazione sociale degli immigrati attualmente già presenti nella nostra realtà.
9/1713/130. Mosella, Bossa, Livia Turco, Argentin, Binetti, Bucchino, Burtone, Calgaro, D'Incecco, Grassi, Lenzi, Miotto, Murer, Pedoto, Sbrollini, Mattesini, Lucà.

La Camera,
premesso che:
in Italia «l'emergenza sociale riguarda 15 milioni di persone», quindi non solo i 7,5 milioni di persone ufficialmente sotto la soglia della povertà, ma altrettanti che «si collocano poco sopra, e quindi sono da considerare ad alto rischio»., come afferma l'ultimo Rapporto sulla povertà in Italia elaborato dalla Caritas Italiana, in collaborazione con la Fondazione Zancan;
in Italia le attuali misure contro la povertà sono le meno efficaci dell'Europa dei 15, se in alcuni paesi come Svezia, Danimarca, Olanda, Germania, Irlanda, l'impatto della spesa per la protezione sociale riesce a ridurre del 50 per cento il rischio povertà, in Italia si raggiunge un magro 4 per cento;
il rapporto della Caritas ricorda i dati Istat: il 13 per cento degli italiani è povero, vive con meno di 500-600 euro al mese. Sono povere le famiglie con anziani (soprattutto se autosufficienti) ed è povero un terzo delle famiglie con tre o più figli; il 48,9 per cento di queste vive al sud. Avere più figli aumenta il rischio di povertà,

impegna il Governo

ad adottare tutte le misure necessarie per prevenire la povertà, per promuovere il Mezzogiorno, per garantire i livelli essenziali dei servizi e delle prestazioni socialiin tutto il territorio nazionale, per tutelare la non autosufficienza, l'integrazione degli immigrati e l'accesso all'abitazione.
9/1713/131. D'Incecco, Livia Turco, Argentin, Binetti, Bossa, Bucchino, Burtone, Calgaro, Grassi, Lenzi, Miotto, Mosella, Murer, Pedoto, Sbrollini, Mattesini, Lucà.

La Camera,
premesso che:
l'integrazione delle persone con disabilità nella vita quotidiana rientra nel più ampio principio di uguaglianza garantito dall'articolo 3 della Costituzione;
in Italia, in base alle stime ottenute dall'indagine sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari del 2004-2005, emerge che le persone con disabilità sono circa 2 milioni e 600 mila, pari al 4,8 per cento circa della popolazione di 6 anni e più che vive in famiglia; considerando anche le 190.134 persone residenti nei presidi socio-sanitari si giunge ad una stima complessiva di poco meno di 2 milioni 800 mila persone con disabilità;
a livello internazionale le problematiche relative all'integrazione e all'individuazione di percorsi di progettazione utili ad abbattere le barriere materiali e culturali sono state oggetto di attenzione da parte dell'Organizzazione delle Nazioni Unite sin dal 1992, del Parlamento europeo e della Commissione nonché del Consiglio d'Europa fino ad approdare alla «Convenzione sui diritti delle persone con disabilità» durante la sessantunesima sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la risoluzione A/RES/61/106, il primo grande trattato sui diritti umani del XXI secolo;
le dinamiche sociali, culturali, scientifiche ed economiche impongono che un sistema normativo, per quanto complesso ed avanzato, metta in atto, con tempestività, processi di aggiornamento e revisione degli strumenti di cui dispone, per accrescere, a tutti i livelli, l'inclusione sociale e la diretta partecipazione delle persone con disabilità;
la mancanza di una cultura radicata nella nostra stessa società civile atta a superare le problematiche relative all'integrazione delle persone disabili è sicuramente uno degli ostacoli più evidenti alla loro piena integrazione nella vita quotidiana,

impegna il Governo

ad adottare tutte le misure necessarie affinché sempre di più sia possibile una piena integrazione all'interno della società civile delle persone disabili nonché a reperire i fondi necessarie affinché la legge n. 13 del 1989, recante disposizioni per favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati, sia adeguatamente finanziata.
9/1713/132. Argentin, Livia Turco, Binetti, Bossa, Bucchino, Burtone, Calgaro, D'Incecco, Grassi, Lenzi, Miotto, Mosella, Murer, Pedoto, Sbrollini, Mattesini, Lucà, Vannucci.

La Camera,
premesso che:
l'ammodernamento delle strutture sanitarie, la messa in sicurezza degli ospedali e la dotazione degli ospedali di nuove tecnologie necessitano di risorse certe, programmate affinché le regioni possano definire gli accordi di programma con continuità;
a tale proposito, l'articolo 20 della legge n. 67 del 1988 aveva stanziato 17 miliardi di euro, ulteriormente incrementati fino ad arrivare con la legge finanziaria per il 2008 a 23 miliardi di euro;
sulla base poi dei finanziamenti apportati con le ultime leggi finanziarie, in via attuativa, si è provveduto a definire con un'intesa in Conferenza Stato-regioni, su proposta del Ministro della salute, anche in una posizione dialettica con il Ministero dell'economia e delle finanze, il riparto di tali finanziamenti;
il Ministero della salute nel corso degli anni 2006-2007 ha siglato tredici accordi di programma con undici regioni, e questi tredici accordi di programma hanno riguardato trecentotrenta interventi di cui undici nuovi ospedali, venticinque ospedali ampliati, centonovantaquattro ristrutturazioni di ospedali ed ottanta interventi di servizi territoriali di case della salute;
questa azione di programmazione deve però poter proseguire,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative volte a mantenere gli stanziamenti previsti con i precedenti provvedimenti per l'ammodernamento e la ristrutturazione dell'edilizia sanitaria, garantendo per il 2008 e per il triennio successivo risorse finanziarie adeguate.
9/1713/133. Grassi, Livia Turco, Argentin, Binetti, Bossa, Bucchino, Burtone, Calgaro, D'Incecco, Lenzi, Miotto, Mosella, Murer, Pedoto, Sbrollini, Mattesini, Lucà.

La Camera,
premesso che:
i vincoli di spesa all'interno del patto di stabilità creano profonda sofferenza nella rete di strutture e di servizi sociali che le regioni e gli enti locali, nella piena attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale, realizzano su tutto il territorio regionale e locale;
con l'attuale vincolo di spesa le Regioni ed enti locali non possono spendere più di quanto speso l'anno precedente, maggiorato del 2,5 per cento, determinando quindi un congelamento degli stanziamenti che equivale ad un arretramento nei servizi allorché non si rispettano i trend di aumento della spesa correlati all'andamento dell'inflazione;
anche la commissione Politiche sociali della Conferenza delle Regioni ha sempre espresso preoccupazione, in maniera unanime, per la situazione di difficoltà che attualmente le regioni stanno vivendo;
se non si trovano soluzioni adeguate le regioni e gli enti locali saranno costretti ad adottare scelte drastiche come quelle, ad esempio, di finanziare un anno le politiche per la non autosufficienza e l'anno successivo i servizi per la prima infanzia,

impegna il Governo

ad adottare tutte le misure necessarie affinché, in un ottica di contenimento della spesa pubblica, le spese sociali o almeno parti di esse, come quella relativa alle politiche giovanili, ai servizi domiciliari e quelle inerenti al disagio familiare possano essere escluse dai vincoli del patto di stabilità così come avviene per le spese sanitarie.
9/1713/134. Miotto, Livia Turco, Argentin, Binetti, Bossa, Bucchino, Burtone, Calgaro, D'Incecco, Grassi, Lenzi, Mosella, Murer, Pedoto, Sbrollini, Mattesini, Lucà.

La Camera,
premesso che:
il Fondo nazionale per il servizio civile previsto all'articolo 19 della legge n. 230 del 1998 subisce, con la legge finanziaria per il 2009, un taglio di circa il 42 per cento, passando dai 299 milioni di euro stanziati per il 2008 ai 171 milioni di euro per il 2009, il peggiore da quando il Servizio civile nazionale volontario ha sostituito l'obbligo di leva;
tale cifra mette a rischio la possibilità di avere bandi per il 2009, se non per un esiguo numero di volontari, numeroche già ha subito una battuta d'arresto, passando dai 50.000 del 2007 ai 32.000 per il 2008;
tutti gli anni, la Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile (Cnesc) continua a ribadire la necessità di uno stanziamento minimo di 400 milioni di euro l'anno per un sistema di Servizio Civile Nazionale degno di tal nome, che permetta l'avvio di 70-80.000 volontari l'anno;
in tutti questi anni numerose ricerche curate da enti, università, istituti di ricerca e dall'Ufficio nazionale per il servizio civile hanno messo in risalto l'alto valore sociale, educativo e culturale del Servizio Civile Nazionale per i giovani che lo svolgono, per i territori e le loro necessità e per la società civile tutta, quale strumento di coesione sociale e diffusione di una cultura di cittadinanza attiva, non violenza e solidarietà che oggi appare come una delle poche, vere, emergenze nazionali,

impegna il Governo

ad adottare tutte le opportune misure affinché il Servizio Civile possa disporre delle risorse necessarie per tornare ad essere popolare e di reale impatto educativo e culturale per tutta la società civile, in quanto momento non solo di crescita e di formazione per tutti quei giovani che decidono di prendervi parte, ma anche di valorizzazione delle attività realizzate da tutte quelle realtà che scelgono di avvalersi dell'ausilio dei volontari, contribuendo così allo sviluppo del Paese.
9/1713/135. Zampa, Miotto, Milgiori, Binetti, Livia Turco, Argentin, Bossa, Bucchino, Burtone, Calgaro, D'Incecco, Grassi, Lenzi, Mosella, Murer, Pedoto, Sbrollini, Mattesini, Lucà.

La Camera,
premesso che:
la situazione economica delle famiglie italiane con figli è sempre più difficile: ogni indagine statistica, da ultimo quella Ocse del 2008, attesta che le famiglie con figli minori sono a maggior rischio povertà e la tutela delle famiglie numerose è insufficiente;
tra le spese che le famiglie affrontano ci sono quelle per le tariffe per consumi energetici ed in questo settore le associazioni familiari fanno notare da tempo come ci si trovi di fronte ad una sperequazione; infatti, le tariffe domestiche sono strutturate aumentando in modo non proporzionale la tariffa all'aumentare dei consumi;
questa scelta in teoria assolutamente condivisibile finisce per penalizzare le famiglie numerose i cui consumi apparendo sotto un'unica utenza domestica vengono paragonati a quelli di una utenza domestica con una sola persona fisica;
se il consumo fosse diviso pro capite in realtà si potrebbe verificare come le famiglie numerose hanno comportamenti particolarmente sobri e per esse l'uso di apparecchi di consumo di potenze e capacità maggiori della media è dato proprio dalla necessità di risparmiare:
l'esigenza raffigurata non viene soddisfatta dall'adozione di tariffe ridotte per la fascia sociale sotto i 7500 euro di ISEE dove si tiene conto in prevalenza del reddito,

impegna il Governo

ad intervenire a sostegno delle famiglie numerose e ad adottare, per quanto di competenza, le opportune iniziative, volte a sottoporre all'Autorità per l'energia elettrica e il gas la questione di una maggior equità che tenga conto della diversa situazione delle famiglie con quattro o più figli eventualmente mantenendo per questa categoria una tariffa a prezzo di costo.
9/1713/136. Lenzi, Lucà, Sbrollini, Rosato, Baretta, Galletti.

La Camera,
premesso che:
la crisi che ha sconvolto la finanza mondiale comincia ora a scaricarsi non solo sulle economie più deboli dei Paesi poveri, ma anche sulla vita delle famiglie, in particolare di quelle con figli dei Paesi ricchi;
la disoccupazione cresce, si impoveriscono i salari e le pensioni, si riducono i consumi. L'inflazione colpisce i redditi più bassi, incrementa e aggrava i processi di impoverimento della popolazione, soprattutto al Sud;
ad essere in difficoltà, come evidenzia anche l'ultimo rapporto Istat, sono soprattutto le famiglie monoreddito e con figli, che vivono nelle aree metropolitane e nel Mezzogiorno e che fanno fatica ad affrontare persino le spese delle bollette e finanche una visita medica imprevista;
tale quadro generale è nel nostro Paese aggravato dall'andamento demografico, che pone l'Italia agli ultimi posti nel mondo, con un tasso di fertilità pari a 1,34 per cento bambini per donna e con una popolazione che mantiene un saldo positivo, sfiorando i 60 milioni di abitanti, grazie, quasi esclusivamente, all'incremento delle nascite in famiglie extracomunitarie;
in Italia, solo il 3,8 per cento della spesa sociale è destinato alla famiglia, contro una media europea dell'8,2. Una percentuale ancor più modesta se paragonata alle quote, pari al 10 per cento, dei Paesi del Nord Europa;
la spesa media dell'Unione europea a sostegno delle politiche per la famiglia è pari al 2 per cento del prodotto interno lordo, mentre l'Italia solo recentemente è stata in grado di superare la soglia dell'1 per cento;
nei Paesi in cui si è investito in politiche integrate a sostegno dei nuclei familiari i risultati positivi sono evidenti, con tassi di natalità più alti, una maggiore occupazione femminile, una rete dei servizi più diffusa, un sistema fiscale più equo e un più efficace contrasto della povertà e delle disuguaglianze generazionali,

impegna il Governo

a definire una strategia complessiva di interventi a sostegno delle famiglie, riservando una particolare attenzione ai nuclei più numerosi, alle famiglie con figli nei primi anni di vita, ai disoccupati e alle giovani coppie con figli a carico, alle famiglie in cui sono presenti persone disabili o non autosufficienti, in primo luogo attraverso:
a) il riordino, l'incremento degli importi e la estensione degli aventi diritto in senso universalistico delle erogazioni monetarie per i nuclei con figli;
b) una riforma graduale dell'attuale sistema fiscale, che prenda a riferimento il nucleo familiare in base ai suoi componenti e tenga in debita considerazione il costo dei figli e l'assistenza nei confronti di componenti disabili o non autosufficienti;
c) una progressiva estensione dei servizi per la prima infanzia, in linea con le indicazioni e gli obiettivi dell'Unione europea;
d) l'assunzione di misure capaci di assicurare l'incremento dell'occupazione femminile e una maggiore conciliazione tra lavoro e famiglia.
9/1713/137. Lucà, Lenzi, Sbrollini, Corsini, Baretta.

La Camera,
premesso che:
nelle giornate del 29 e 30 maggio 2008 si sono verificati eccezionali eventi meteorologici che hanno colpito parte dei territori della regione Piemonte e della regione autonoma Valle d'Aosta, determinando l'esondazione di fiumi e torrenti, nonché l'innesco di fenomeni franosi;
i predetti fenomeni hanno provocato morti e dispersi, oltre ad ingenti danni alle infrastrutture ed edifici pubblici e privati, nonché una grave situazione di pericolo per la pubblica e privata incolumità;
si sono resi necessari tempestivi provvedimenti finalizzati al superamento della grave situazione determinatasi;
il Governo, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 maggio 2008, ha ritenuto opportuno dichiarare lo stato di emergenza nei territori della regione Piemonte e della regione autonoma Valle d'Aosta, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 5, comma 1, della legge 24 febbraio 1992, n. 225;
sono tuttora necessari ulteriori interventi per consentire il ritorno alla normalità e per la prosecuzione degli interventi di cui all'articolo 4-sexies del decreto-legge 3 giugno 2008, n. 37,

impegna il Governo

ad individuare le risorse necessarie per garantire la continuazione degli interventi finalizzati al superamento dell'emergenza nelle zone colpite dagli eventi alluvionali.
9/1713/138. Esposito, Mariani, Realacci, Iannuzzi, Margiotta, Bocci, Braga, Motta, Martella, Marantelli, Mastromauro, Ginoble, Morassut, Bratti, Viola, Zamparutti.

La Camera,
premesso che:
non è stata ancora del tutto ultimata l'opera di ricostruzione nelle zone dell'Umbria e delle Marche colpite dalla crisi sismica del settembre 1997;
non si può ritardare ancora il completamento degli interventi previsti e il definitivo ritorno alla normalità per le popolazioni interessate e la completa ripresa economica e sociale del territorio,

impegna il Governo

ad adottare al più presto iniziative volte a stanziare ulteriori risorse per la prosecuzione degli interventi di ricostruzione nei territori delle regioni Marche ed Umbria colpiti dagli eventi sismici iniziati il 26 settembre 1997.
9/1713/139. Ginoble, Martella, Vannucci, Mariani, Realacci, Iannuzzi, Margiotta, Bocci, Braga, Motta, Marantelli, Ginoble, Morassut, Bratti, Esposito, Viola, Zamparutti.

La Camera,
premesso che:
il traffico stradale è responsabile del 62 per cento delle emissioni di ossido di carbonio, del 50 per cento di quelle di monossido di azoto, del 33 per cento di quelle di idrocarburi e del 17 per cento di quelle di anidride carbonica nei Paesi dell'Unione europea; il 20 per cento dei cittadini europei deve sopportare livelli di rumorosità inaccettabili dovuti al traffico stradale;
il traffico stradale incide in modo determinante sulle emissioni di ossido di carbonio, di monossido di azoto, di idrocarburi, nonché di anidride carbonica, con effetti molto gravi sia sul piano sanitario che ambientale;
anche gli elevati livelli di inquinamento acustico nelle aree urbane sono in larga misura attribuibili ad un eccessivo ricorso alla mobilità a motore privata;
in Italia la mobilità su mezzi privati è raddoppiata in generale ed è aumentata di quattro volte nelle aree urbane;
la mobilità su mezzi individuali, in assoluta prevalenza in auto, misurata in passeggeri/km è arrivata a concentrare oltre il 94 per cento degli spostamenti;
in Italia oltre il 70 per cento degli incidenti stradali avvengono in area urbana ed i decessi da incidenti stradali in area urbana sono circa 3000 ogni anno (8,2 al giorno), mentre il numero dei feriti ammonta a oltre 150 mila all'anno (410 al giorno); il Cipe valuta il danno economico da congestione da traffico nelle tredici maggiori aree urbane del Paese in 6 miliardi euro annui;
la mobilità nelle aree urbane costituisce una priorità politica ed economica: è necessario riequilibrare il trasporto a favore di sistemi integrati di trasporto collettivo e favorire gli spostamenti in bicicletta ed a piedi, attraverso azioni integrate di politica urbanistica, sociale ed infrastrutturale;
il trasporto motorizzato privato è evidentemente inadeguato alla conformazione delle città e alle esigenze di chi si sposta e il suo incremento non fa che aggravare una situazione ormai al limite del collasso;
gli spostamenti in bicicletta sono molto diffusi negli altri Paesi europei e costituiscono una quota percentuale significativa della mobilità urbana, con indubbi vantaggi sia per quanto riguarda la congestione nelle aree urbane sia sul piano dell'inquinamento atmosferico e acustico;
l'Italia, nonostante le condizioni climatiche favorevoli, è in forte ritardo rispetto alle altre nazioni europee, a causa, oltre che di un diverso approccio «culturale», di una strutturale carenza di percorsi ciclabili che permettano di spostarsi con la bicicletta in condizioni di sicurezza;
l'approvazione della legge 19 ottobre 1998, n. 366, ha consentito un importante adeguamento normativo ed è stata accolta con entusiasmo da comuni ed enti locali, che hanno presentato centinaia di progetti per la realizzazione di piste ed itinerari ciclabili;
attualmente la dotazione finanziaria della legge n. 366 del 1998 risulta del tutto inadeguata, sia rispetto agli obiettivi di adeguamento agli standard europei, sia rispetto alle numerose proposte di intervento elaborate in ambito locale,

impegna il Governo

ad assicurare finanziamenti adeguati ed aggiuntivi per la realizzazione di reti per percorsi integrati ciclabili e per la valorizzazione della mobilità ciclistica, al fine di costituire una delle soluzioni concrete e praticabili per alleggerire la congestione e la crescita del traffico motorizzato.
9/1713/140. Bratti, Motta, Mariani, Realacci, Iannuzzi, Margiotta, Bocci, Braga, Marantelli, Martella, Mastromauro, Ginoble, Morassut, Esposito, Viola, Zamparutti, Lovelli.

La Camera,
premesso che:
le problematiche legate ai cambiamenti climatici rappresentano ormai una questione ineludibile, anche a fronte degli impegni assunti in ambito internazionale;
tra i numerosi fattori che concorrono a contribuire all'emissione di sostanze climalteranti, una particolare importanza riveste il consumo energetico in ambito domestico, che rappresenta circa un terzo della bolletta energetica nazionale;
già con la legge finanziaria per il 2007 era stato introdotto un pacchetto di incentivi finalizzato a favorire comportamenti sostenibili e, in particolare, il risparmio energetico nelle abitazioni;
in particolare, erano state predisposte alcune norme per ridurre il consumo di energia degli elettrodomestici, che incidono notevolmente sui consumi complessivi, attraverso l'erogazione di incentivi per l'acquisto di frigoriferi e congelatori ad alta efficienza energetica;
attraverso questa tipologia di interventi, da un lato si consente alle famiglie italiane di ridurre i propri consumi energetici,con positive conseguenze sia in termini economici che ambientali, mentre dall'altro si può dare un sostegno al comparto produttivo, incentivandolo ad investire su tecnologie innovative e a basso impatto ambientale,

impegna il Governo:

a proseguire la politica per la diffusione di elettrodomestici ad alta efficienza energetica, adottando le opportune iniziative normative per estendere al 2011 la disponibilità degli «ecoincentivi» e per prevedere l'ampliamento a lavatrici e lavastoviglie ad alta efficienza energetica delle tipologie di elettrodomestici che possono usufruire delle detrazioni;
ad adottare le opportune iniziative normative al fine di differire al 2011 la detraibilità delle spese di ristrutturazione edilizia destinata la risparmio energetico.
9/1713/141. Realacci, Mastromauro, Mariani, Iannuzzi, Margiotta, Bocci, Braga, Motta, Martella, Marantelli, Ginoble, Morassut, Bratti, Esposito, Viola, Zamparutti.

La Camera,
premesso che:
l'emergenza abitativa costituisce ancora adesso un problema per le fasce sociali medio-basse del Paese e per il quale è necessario predispone un piano di interventi concreto ed efficace;
la già difficile situazione di molte famiglie è stata aggravata da una congiuntura economica negativa, che, con la sostanziale stagnazione e l'aumento dei costi dei mutui, rischia di determinare conseguenze molto gravi;
le misura individuate fino ad ora dal Governo in materia non sembrano sufficienti ed è necessario un impegno maggiore, sia sotto il profilo strategico, sia sotto l'aspetto dell'individuazione delle risorse,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative normative al fine di destinare una quota delle risorse di cui all'articolo 11, comma 12, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, agli enti beneficiari che abbiano già avviato le procedure per la realizzazione dei programmi innovativi in ambito urbano «contratti di quartiere II».
9/1713/142. Mariani, Ginoble, Realacci, Iannuzzi, Margiotta, Bocci, Braga, Motta, Martella, Marantelli, Mastromauro, Morassut, Bratti, Esposito, Viola, Zamparutti.

La Camera,
premesso che:
la legge n. 431 del 1998 persegue essenzialmente l'obiettivo di incrementare l'offerta di alloggi in locazione disponibili sul mercato a canoni accessibili e sostenibili da un numero crescente di famiglie; tale previsione si sostanzia in particolare attraverso l'introduzione di una doppia modalità di rinnovo o di stipula dei contratti, libera contrattazione o canone concertato, e mediante l'istituzione del fondo nazionale di sostegno per l'accesso alle abitazioni in locazione in favore dei nuclei familiari in condizioni economico-sociali disagiate;
tra le evidenti e positive ricadute della norma vi è inoltre il sistema delle agevolazioni fiscali introdotto a favore dei proprietari e degli inquilini;
l'attivazione del Fondo di sostegno ha dato un ulteriore e significativo contributo alla ricerca di una risposta alle esigenze abitative delle famiglie con un reddito medio-basso; i contributi concessi dal fondo nazionale consentono quindi alle famiglie che non riescono ad accedereal sistema dell'edilizia sovvenzionata, pur avendone i requisiti, di rivolgersi all'offerta di alloggi del libero mercato;
la difficile situazione economica di molte famiglie, aggravata dalla preoccupante congiuntura economica attuale, rende necessaria l'adozione di provvedimenti a tutela del diritto alla casa,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative volte ad individuare risorse a favore degli interventi previsti dalla legge n. 431 del 1998.
9/1713/143. Mastromauro, Marantelli, Mariani, Realacci, Iannuzzi, Margiotta, Bocci, Braga, Ginoble, Motta, Martella, Morassut, Bratti, Esposito, Viola, Zamparutti.

La Camera,
premesso che:
il sistema delle infrastrutture del Paese costituisce l'elemento portante del sistema economico ed è pertanto necessario che vengano portate a termine o messe in sicurezza tutte le opere la cui importanza strategica è stata riconosciuta come prioritaria;
numerose analisi e valutazioni sono state elaborate sia da esponenti del mondo economico e produttivo, sia da esperti nel settore della logistica e dei trasporti, che hanno individuato chiare priorità diintervento;
in particolare sono stati giudicati non più rinviabili gli interventi relativi alla realizzazione, al completamento o alla messa in sicurezza alle seguenti opere: Autostrada Milano - Bergamo - Brescia; Autostrada pedemontana lombarda; Autostrada Salerno-Reggio Calabria; Via Emilia Bis; Sistema MOSE,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative volte a reperire le risorse necessarie per la prosecuzione degli interventi infrastrutturali elencati in premessa e che rivestono carattere prioritario ed indifferibile per la crescita economica del Paese;
a prevedere in ogni caso un adeguato rifinanziamento dei capitoli di bilancio di competenza dell'ANAS, al fine di garantire i necessari interventi di manutenzione e modernizzazione della rete autostradale italiana;
ad individuare nuove risorse a favore degli interventi previsti dalla legge 1o agosto 2002, n. 166, recante «Disposizioni in materia di infrastrutture e trasporti».
9/1713/144. Martella, Viola, Mariani, Realacci, Iannuzzi, Margiotta, Bocci, Braga, Motta, Marantelli, Mastromauro, Ginoble, Morassut, Bratti, Esposito, Zamparutti.

La Camera,
premesso che:
il 65 per cento del territorio nazionale - con circa 4.600 comuni interessati - è sottoposto a rischio idrogeologico;
il rischio è stato talvolta determinato da un uso troppo spesso irrazionale delle risorse naturali e da una politica di sfruttamento intensivo del territorio, che è divenuto in tal modo fragile e vulnerabile;
la difesa del suolo - insieme alla tutela delle acque - e una corretta politica di manutenzione e salvaguardia, dovrebbe costituire una delle priorità nel nostro paese dal momento che gran parte del territorio nazionale è interessato con frequenza elevata da fenomeni alluvionali, da inondazioni e da frane che producono danni rilevanti e causano molto spesso la perdita di vite umane;
gli interventi per assicurare i soccorsi, per riparare i danni, per le azioni di ripristino hanno comportato fino ad ora spese di gran lunga superiori a quelle che sarebbero necessarie per una corretta opera di prevenzione;
le risorse che le leggi finanziarie di questi anni, ivi compresa quella in esame, hanno destinato al finanziamento della legge n. 183 del 1989 sulla difesa del suolo sono state per troppo tempo inadeguate alle reali esigenze del nostro paese,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative volte a prevedere adeguati finanziamenti finalizzati agli interventi di prevenzione e di messa in sicurezza del territorio, al fine di evitare situazioni di rischio idrogeologico, onde evitare il ripetersi delle terribili conseguenze in termini umani e sociali, prima ancora che economici, già registrate in passato.
9/1713/145. Braga, Mariani, Realacci, Iannuzzi, Margiotta, Bocci, Motta, Martella, Marantelli, Mastromauro, Ginoble, Morassut, Bratti, Esposito, Viola, Zamparutti.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame non prevede alcun intervento, salvo le misure parziali riferite all'autotrasporto, in materia di sicurezza stradale;
con i decreti legge approvati dall'inizio della legislatura sono stati cancellati tutti i finanziamenti dedicati agli interventi per la sicurezza stradale;
l'incidentalità stradale rappresenta in Italia la principale causa di mortalità e di invalidità derivante da incidenti stradali,

impegna il Governo

a valutare gli effetti del provvedimento in esame al fine di individuare le risorse necessarie per contrastare efficacemente l'inammissibile tributo di incidenti, morti e feriti sulle strade italiane.
9/1713/146. Fiano, Meta, Lovelli, Velo, Tullo, Andrea Orlando, Giorgio Merlo, Enzo Carra, Sarubbi, Laratta, Pierdomenico Martino, Bonavitacola, Boffa.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria in esame, in materia di trasporto pubblico locale, si limita a prorogare il beneficio, già introdotto nella precedente legislatura, dello sgravio fiscale, fino a un massimo di 250 euro annui a famiglia, del costo degli abbonamenti dei servizi di trasporto;
il trasporto pubblico locale riveste un'importanza strategica in tema di sviluppo, incide in modo significativo sull'ambiente e la vivibilità delle città e rappresenta l'elemento decisivo per la realizzazione di un sistema di mobilità efficace, sostenibile e importante per circa 16 milioni di cittadini che ogni giorno si servono dei mezzi di trasporto pubblici;
nell'ultimo anno si è registrato un incremento dei passeggeri del 10 per cento, con punte del 18 per cento nei grandi centri urbani;
le organizzazioni sindacali dei lavoratori dei trasporti, hanno già proclamato tre scioperi nazionali per il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro, scaduti il 31 dicembre 2007, e per giungere ad un unico contratto nazionale della mobilità; considerate le richieste avanzate dalle Regioni e dagli enti locali che lamentano la disattenzione del Governo sul trasporto pubblico locale e le ripetute denunce delle associazioni dei consumatori, per la scarsità dei servizi offerti, proprio mentre cresce l'esigenza di maggiori servizi di trasporto,

impegna il Governo

a valutare gli effetti derivanti dal provvedimento in esame, al fine di promuovere un immediato incontro con le organizzazioni sindacali e datoriali del settore per favorire un accordo sul rinnovo contrattuale e ad adeguare le risorse finanziarie per il settore in modo da favorire, oltre al rinnovo contrattuale, un più efficiente e sicuro servizio di trasporto, anche ferroviario, con particolare attenzione al rinnovo del materiale rotabile, agli impianti per la sicurezza ferroviaria e per rendereprogrammabile e certo il flusso di finanziamenti al trasporto pubblico locale.
9/1713/147. Meta, Lovelli, Velo, Tullo, Andrea Orlando, Giorgio Merlo, Enzo Carra, Sarubbi, Laratta, Pierdomenico Martino, Bonavitacola, Boffa, Fiano.

La Camera,
premesso che:
il settore della cantieristica di costruzione e riparazione navale rappresenta un settore strategico per il nostro Paese, sia nelle navi civili, con particolare riferimento alle costruzioni ad alta tecnologia come i traghetti e le navi da crociera, nonché nelle navi militari;
nei numerosi stabilimenti di FINCANTIERI spa e di altri imprenditori privati operano decine di migliaia di lavoratori diretti e dell'indotto, rappresentando nei territori interessati un insostituibile volano di sviluppo e occupazione qualificata;
la crisi finanziaria sta già determinando una diminuzione di ordini di nuove navi e, in qualche caso la sospensione di commesse già avviate, con il rischio di avviare una crisi di notevoli proporzioni;
la Comunità europea ha autorizzato gli Stati membri ad adottare interventi di sostegno mirati al settore e d in particolare per la ricerca, l' innovazione ed il credito;
l'Italia ha invece già cancellato i finanziamenti previsti nella Finanziaria per il 2008, tanto che ASSONAVE ( l'associazione delle imprese cantieristiche pubbliche e private ), le organizzazioni sindacali dei lavoratori ed il Comitato di Coordinamento costituito dalle città sedi di stabilimenti Fincantieri (Ancona, Castellammare di Stabia, Genova, La Spezia, Monfalcone, Palermo, Sestri Levante e Venezia) hanno richiesto adeguate misure di sostegno al settore,

impegna il Governo

a promuovere un incontro, con il coordinamento delle città cantieristiche, già richiesto da tempo dallo stesso Comitato;
ad adottare le opportune iniziative per riconoscere alle imprese italiane le misure consentite dalla Comunità europea per il settore cantieristico e armatoriale e per la garanzia del credito navale;
ad assumere le opportune iniziative in sede comunitaria affinché si realizzi una politica unitaria per il settore cantieristico armatoriale in grado di arginare gli effetti della concorrenza dei Paesi asiatici ed in particolare di quella della Corea del Nord che ha acquisito recentemente i cantieri francesi Aker Yards mentre ha impedito l'ingresso di capitali stranieri nel processo di privatizzzione della società coreana DAEWOO, messa in vendita dal suo maggiore azionista.
9/1713/148. Tullo, Meta, Bonavitacola, Cardinale, Laratta, Sarubbi, Lovelli, Giorgio Merlo, Fiano, Boffa, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria per il 2009 in esame prevede la proroga delle agevolazioni fiscali e previdenziali per la gente di mare adibita alla pesca costiera, lagunare e interna in scadenza al 31 dicembre 2008;
alla medesima scadenza cessa il contributo anche per la gente di mare adibita ai servizi di cabotaggio marittimo per le isole minori; tale misura risulta insostituibile per le imprese private e pubbliche che non potranno più svolgere i collegamenti navali con gravi conseguenze per i lavoratori del settore e per i cittadini che verrebbero privati dei necessari servizi di collegamento con il continente e tra le stesse isole, con ripercussioni negative anche per il turismo che spesso rappresenta la principale attività economica delle popolazioni locali,

impegna il Governo

a valutare gli effetti derivanti dalla disposizione richiamata al fine di adottare lemisure conseguenti per tutelare il servizio, costituzionalmente garantito, della continuità territoriale delle popolazioni delle isole minori.
9/1713/149. Bonavitacola, Boffa, Velo, Meta, Cardinale, Giorgio Merlo, Sarubbi, Fiano, Laratta, Tullo.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria per il 2009 in esame prevede la proroga delle agevolazioni fiscali e previdenziali per la gente di mare adibita alla pesca costiera, lagunare e interna in scadenza al 31 dicembre 2008;
alla medesima scadenza cessa il contributo anche per la gente di mare adibita ai servizi di cabotaggio marittimo per le isole minori; tale misura risulta insostituibile per le imprese private e pubbliche che non potranno più svolgere i collegamenti navali con gravi conseguenze per i lavoratori del settore e per i cittadini che verrebbero privati dei necessari servizi di collegamento con il continente e tra le stesse isole, con ripercussioni negative anche per il turismo che spesso rappresenta la principale attività economica delle popolazioni locali,

impegna il Governo

a valutare gli effetti derivanti dalla disposizione richiamata nonché a valutare l'opportunità di adottare le misure conseguenti per tutelare il servizio, costituzionalmente garantito, della continuità territoriale delle popolazioni delle isole minori.
9/1713/149. (Testo modificato nel corso della seduta) Bonavitacola, Boffa, Velo, Meta, Cardinale, Giorgio Merlo, Sarubbi, Fiano, Laratta, Tullo, Bosi.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 2 comma 2, del provvedimento in esame, prevede la proroga dei benefici fiscali e contributivi per la gente di mare, limitatamente a quelli adibiti alla pesca marittima, lagunare e nelle acque interne ,escludendo i marittimi adibiti ai servizi di cabotaggio marittimo con le isole minori;
tale esclusione colpisce duramente le imprese private e pubbliche che svolgono i collegamenti e tra queste anche TIRRENIA s.p.a.;
a favore di TIRRENIA s.p.a., nel corso del 2009, a fronte di un fabbisogno di 240 milioni di euro per l'esercizio dei servizi sovvenzionati dallo Stato, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha previsto uno stanziamento di 156.817.847 euro e quindi con uno sbilancio di oltre 83 milioni di euro e nel corso del 2010, a fronte di un fabbisogno ancora più elevato, proprio in conseguenza della cessazione dei benefici fiscali e contributivi per i lavoratori adibiti ai collegamenti con le isole minori, è previsto lo stanziamento di 109 milioni di euro, somma del tutto inadeguata ai servizi convenzionati tra lo Stato e la stessa TIRRENIA s.p.a;
tali previsioni mettono a serio rischio la possibilità di effettuare i servizi di collegamento con la Sardegna, la Sicilia e le isole minori e tra le isole;
le Regioni interessate hanno già espresso un severo giudizio sulla grave situazione dei collegamenti marittimi e le organizzazioni sindacali dei lavoratori hanno proclamato ripetute giornate di sciopero,

impegna il Governo

a valutare attentamente gli effetti derivanti dall'esclusione dalla proroga dei benefici fiscali e previdenziali dei marittimi che effettuano i collegamenti con le isole minori e la ricaduta di tale esclusione sulla società pubblica TIRRENIA s.p.a.;
a promuovere un immediato incontro con le organizzazioni sindacali e con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, per definire un percorso concordato di riordino dei servizi di cabotaggio con le isole, accompagnatoda risorse finanziarie certe e durature in grado di garantire la continuità territoriale ed il diritto, costituzionalmente tutelato, della mobilità dei cittadini.
9/1713/150. Velo, Meta, Tullo, Boffa, Bonavitacola, Giorgio Merlo, Fiano, Sarubbi, Cardinale, Laratta.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 2 comma 2, del provvedimento in esame, prevede la proroga dei benefici fiscali e contributivi per la gente di mare, limitatamente a quelli adibiti alla pesca marittima, lagunare e nelle acque interne ,escludendo i marittimi adibiti ai servizi di cabotaggio marittimo con le isole minori;
tale esclusione colpisce duramente le imprese private e pubbliche che svolgono i collegamenti e tra queste anche TIRRENIA s.p.a.;
a favore di TIRRENIA s.p.a., nel corso del 2009, a fronte di un fabbisogno di 240 milioni di euro per l'esercizio dei servizi sovvenzionati dallo Stato, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha previsto uno stanziamento di 156.817.847 euro e quindi con uno sbilancio di oltre 83 milioni di euro e nel corso del 2010, a fronte di un fabbisogno ancora più elevato, proprio in conseguenza della cessazione dei benefici fiscali e contributivi per i lavoratori adibiti ai collegamenti con le isole minori, è previsto lo stanziamento di 109 milioni di euro, somma del tutto inadeguata ai servizi convenzionati tra lo Stato e la stessa TIRRENIA s.p.a;
tali previsioni mettono a serio rischio la possibilità di effettuare i servizi di collegamento con la Sardegna, la Sicilia e le isole minori e tra le isole;
le Regioni interessate hanno già espresso un severo giudizio sulla grave situazione dei collegamenti marittimi e le organizzazioni sindacali dei lavoratori hanno proclamato ripetute giornate di sciopero,

impegna il Governo

a valutare attentamente gli effetti derivanti dall'esclusione dalla proroga dei benefici fiscali e previdenziali dei marittimi che effettuano i collegamenti con le isole minori e la ricaduta di tale esclusione sulla società pubblica TIRRENIA s.p.a.;
a valutare l'opportunità di promuovere un immediato incontro con le organizzazioni sindacali e con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, per definire un percorso concordato di riordino dei servizi di cabotaggio con le isole, accompagnandolo eventualmente con risorse finanziarie certe e durature in grado di garantire la continuità territoriale ed il diritto, costituzionalmente tutelato, della mobilità dei cittadini.
9/1713/150. (Testo modificato nel corso della seduta) Velo, Meta, Tullo, Boffa, Bonavitacola, Giorgio Merlo, Fiano, Sarubbi, Cardinale, Laratta, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
l'atto aggiuntivo all'intesa generale quadro sottoscritta tra il Governo e la regione Emilia Romagna il 19.12.2003, legato al Protocollo interistituzionale per il potenziamento delle infrastrutture nell'area urbana nel quadro dell'istituzione dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (E.F.S.A), sottoscritto in data 04.08.2004 tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la regione Emilia Romagna, l'amministrazione provinciale ed il comune di Parma, prevede di prendere in considerazione il «potenziamento dell'asse della via Emilia, sia verso est sia verso ovest della città di Parma»;
in data 15 febbraio 2006 è stata stipulata una convenzione tra Anas, comune di Parma e provincia di Parma sullabase della quale il comune e la provincia di Parma hanno elaborato la progettazione preliminare dell'opera suddivisa in due stralci;
secondo quanto previsto dagli articoli 2 e 5 del già citato accordo, l'Anas si è impegnata a completare la progettazione e a realizzare le opere sulla base dei progetti preliminari sviluppati dalla provincia e dal comune di Parma, compatibilmente con il formale inserimento delle necessarie disponibilità finanziarie nei contratti di programma di durata triennale previsti dalla convenzione di concessione Ministero delle infrastrutture e trasporti - Anas,

impegna il Governo

ad individuare le risorse finanziarie necessarie per completare la progettazione dell'opera e avviare la realizzazione della stessa sulla base degli stralci funzionali definiti in fase di progettazione preliminare dal comune e dalla provincia di Parma.
9/1713/151. Motta.

La Camera,
premesso che:
con la legge 24 dicembre 2007 n. 244 (legge finanziaria per il 2008) articolo 2 commi 458, 459 e 460 si è istituito un fondo per« l'organizzazione e il funzionamento di servizi socio-educativi per la prima infanzia destinati ai minori di età fino a 36 mesi, presso enti e reparti del Ministero della difesa.» Il fondo ha in dotazione 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010;
questa norma era il riflesso normativo della convinzione che la persona è l'elemento centrale di ogni strumento militare e al personale militare deve essere consentita e agevolata la possibilità di conciliare le esigenze di servizio con quelle della vita privata e della propria famiglia,

impegna il Governo

ad assumere ogni possibile iniziativa per sviluppare e completare il programma per il funzionamento di servizi socio-educativi per la prima infanzia presso enti e reparti del Ministero della difesa.
9/1713/152. Recchia, Villecco Calipari.

La Camera,
premesso che:
la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007), all'articolo 1, comma 1324, ha previsto, in deroga alle disposizioni recate dall'articolo 24, comma 3, del Testo unico delle imposte sui redditi che non riconosce ai soggetti non residenti il diritto a fruire delle detrazioni per carichi di famiglia di cui all'articolo 12 del Testo unico delle imposte sui redditi, che tali soggetti sono ammessi a fruire delle suddette detrazioni, limitatamente per gli anni 2007, 2008 e 2009, a condizione che gli stessi dimostrino, con idonea documentazione, che le persone alle quali tali detrazioni si riferiscono non possiedano un reddito complessivo superiore, al lordo degli oneri deducibili, al limite di cui al suddetto articolo 12, comma 2, compresi i redditi prodotti fuori dal territorio dello Stato, e di non godere, nel Paese di residenza, di alcun beneficio fiscale connesso ai carchi familiari;
il legislatore, ancorché per un periodo temporaneo di tre anni, ha voluto riconoscere la facoltà di beneficiare delle detrazioni per carichi di famiglia anche ai produttori di reddito in Italia che risiedono all'estero, come ad esempio i contrattisti alle dipendenze di amministrazioni dello Stato italiano,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di rendere permanente il diritto alle detrazioni per carichi di famiglia sul reddito prodotto in Italia ed alle condizioni stabilite dall'articolo 12 del Testo unico delle imposte sui redditi anche ai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato.
9/1713/153. Narducci, Bucchino, Gianni Farina, Fedi, Garavini, Porta, Di Biagio, Picchi.

La Camera,
premesso che:
le esigenze di contenimento della spesa non possono portare a tagli indiscriminati alle amministrazioni statali senza garantire una minima efficienza delle stesse, in particolare avendo riguardo per il Ministero degli affari esteri che incide per il solo 0,36 per cento sulla spesa complessiva dello Stato e, al contempo, è chiamato a contribuire ai risparmi e alle riduzioni per oltre il 4 per cento;
il taglio di circa 500 milioni di euro per il Ministero degli affari esteri, per uno stanziamento complessivo oggi di poco più di 2 miliardi di euro, rende particolarmente difficoltosa persino l'attività ordinaria della Farnesina, apportando un colpo durissimo ad un'amministrazione che si è sempre distinta per efficienza, qualità dell'azione ed efficacia dell'intervento;
in questo senso non possono che essere allarmanti, tra gli altri, i tagli ai contributi al Fondo per lo sminamento umanitario, la riduzione della contribuzione all'Agenzia internazionale per l'energia atomica, l'azzeramento dei fondi per il centro di documentazione europea e per le iniziative della Pesd nonché la riduzione dei contributi volontari alle banche e ai fondi internazionali per lo sviluppo o la preannunciata impossibilità di reperire fondi per il contributo annuo a favore del Fondo per le pandemie, cui il Presidente del Consiglio dei ministri aveva assicurato, al contrario, in sedi pubbliche e internazionali, una contribuzione straordinaria;
nel provvedimento in esame non sono stanziate le risorse necessarie a garantire il contributo italiano al Fondo globale per la lotta contro l'Aids, la tubercolosi e la malaria, impegno che resterà centrale anche nell'agenda del prossimo G8 che si svolgerà proprio sotto la presidenza italiana,

impegna il Governo

a prevedere nello stato di previsione del Ministero degli affari esteri l'istituzione di un fondo specifico allo scopo di garantire la continuità e la puntualità del versamento del contributo italiano al Fondo globale globale per la lotta contro l'Aids, la tubercolosi e la malaria.
9/1713/154. Colombo, Barbi, Corsini.

La Camera,
premesso che:
le esigenze di contenimento della spesa non possono portare a tagli indiscriminati alle amministrazioni statali senza garantire una minima efficienza delle stesse, in particolare avendo riguardo per il Ministero degli affari esteri che incide per il solo 0,36 per cento sulla spesa complessiva dello Stato e, al contempo, è chiamato a contribuire ai risparmi e alle riduzioni per oltre il 4 per cento;
il taglio di circa 500 milioni di euro per il Ministero degli affari esteri, per uno stanziamento complessivo oggi di poco più di 2 miliardi di euro, rende particolarmente difficoltosa persino l'attività ordinaria della Farnesina, apportando un colpo durissimo ad un'amministrazione che si è sempre distinta per efficienza, qualità dell'azione ed efficacia dell'intervento;
in questo senso non possono che essere allarmanti, tra gli altri, i tagli ai contributi al Fondo per lo sminamento umanitario, la riduzione della contribuzione all'Agenzia internazionale per l'energia atomica, l'azzeramento dei fondi per il centro di documentazione europea e per le iniziative della Pesd nonché la riduzione dei contributi volontari alle banche e ai fondi internazionali per lo sviluppo o la preannunciata impossibilità di reperire fondi per il contributo annuo a favore del Fondo per le pandemie, cui il Presidente del Consiglio dei ministri aveva assicurato, al contrario, in sedi pubbliche e internazionali, una contribuzione straordinaria;
estremamente grave, poi, è il sostanziale dimezzamento dei fondi per il finanziamento della legge 49/87 sulla cooperazione allo sviluppo (riduzione di oltre500 milioni di euro rispetto alla previsione assestata 2008) che, insieme ai tagli ulteriori a tutte le voci relative all'Aiuto pubblico allo sviluppo determina un drammatico e irrecuperabile gap tra gli impegni internazionali, confermati nella loro rilevanza dal Segretario generale delle Nazioni unite nella recente sessione inaugurale dell'Assemblea generale dell'Onu, e sottoscritti dall'Italia e le risorse effettivamente destinate;
in particolare l'Aps italiano dovrebbe decrescere dall'attuale ed insufficiente 0,22 per cento del prodotto interno lordo a una percentuale che difficilmente si scosterà dallo 0,15 per cento, costituendo tale fatto un pessimo biglietto da visita per il nostro Paese quale organizzatore del prossimo vertice G8 in cui i temi della povertà globale e del rispetto degli obiettivi del millennio rimangono centrali,

impegna il Governo

a ripristinare le risorse relative alla cooperazione allo sviluppo e gestione sfide globali, drasticamente ridimensionate, necessarie affinché l'Italia riavvii un percorso di graduale avvicinamento all'obiettivo di destinare lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo all'Aiuto pubblico allo sviluppo, secondo quanto previsto nell'impegno internazionale assunto al vertice G8 di Gleanegle del 2005.
9/1713/155. Corsini, Tempestini, Barbi.

La Camera,
premesso che:
le esigenze di contenimento della spesa non possono portare a tagli indiscriminati alle amministrazioni statali senza garantire una minima efficienza delle stesse, in particolare avendo riguardo per il Ministero degli affari esteri che incide per il solo 0,36 per cento sulla spesa complessiva dello Stato e, al contempo, è chiamato a contribuire ai risparmi e alle riduzioni per oltre il 4 per cento;
il taglio di circa 500 milioni di euro per il Ministero degli affari esteri, per uno stanziamento complessivo oggi di poco più di 2 miliardi di euro, rende particolarmente difficoltosa persino l'attività ordinaria della Farnesina, apportando un colpo durissimo ad un'amministrazione che si è sempre distinta per efficienza, qualità dell'azione ed efficacia dell'intervento;
in questo senso non possono che essere allarmanti, tra gli altri, i tagli ai contributi al Fondo per lo sminamento umanitario, la riduzione della contribuzione all'Agenzia internazionale per l'energia atomica, l'azzeramento dei fondi per il centro di documentazione europea e per le iniziative della Pesd nonché la riduzione dei contributi volontari alle banche e ai fondi internazionali per lo sviluppo o la preannunciata impossibilità di reperire fondi per il contributo annuo a favore del Fondo per le pandemie, cui il Presidente del Consiglio dei ministri aveva assicurato, al contrario, in sedi pubbliche e internazionali, una contribuzione straordinaria;
estremamente grave, poi, è il sostanziale dimezzamento dei fondi per il finanziamento della legge 49/87 sulla cooperazione allo sviluppo (riduzione di oltre 500 milioni di euro rispetto alla previsione assestata 2008) che, insieme ai tagli ulteriori a tutte le voci relative all'Aiuto pubblico allo sviluppo determina un drammatico e irrecuperabile gap tra gli impegni internazionali, confermati nella loro rilevanza dal Segretario generale delle Nazioni unite nella recente sessione inaugurale dell'Assemblea generale dell'Onu, e sottoscritti dall'Italia e le risorse effettivamente destinate;
in particolare l'Aps italiano dovrebbe decrescere dall'attuale ed insufficiente 0,22 per cento del prodotto interno lordo a una percentuale che difficilmente si scosterà dallo 0,15 per cento, costituendo tale fatto un pessimo biglietto da visita per il nostro Paese quale organizzatore del prossimo vertice G8 in cui i temi della povertà globale e del rispetto degli obiettivi del millennio rimangono centrali,

impegna il Governo

a ripristinare le risorse relative alla cooperazione allo sviluppo e gestione sfideglobali, necessarie affinché l'Italia riavvii un percorso di graduale avvicinamento all'obiettivo di destinare lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo all'Aiuto pubblico allo sviluppo, secondo quanto previsto nell'impegno internazionale assunto al vertice G8 di Gleanegle del 2005.
9/1713/155. (Testo modificato nel corso della seduta) Corsini, Tempestini, Barbi.

La Camera,
premesso che:
le esigenze di contenimento della spesa non possono portare a tagli indiscriminati alle amministrazioni statali senza garantire una minima efficienza delle stesse, in particolare avendo riguardo per il Ministero degli affari esteri che incide per il solo 0,36 per cento sulla spesa complessiva dello Stato e, al contempo, è chiamato a contribuire ai risparmi e alle riduzioni per oltre il 4 per cento;
il taglio di circa 500 milioni di euro per il Ministero degli affari esteri, per uno stanziamento complessivo oggi di poco più di 2 miliardi di euro, rende particolarmente difficoltosa persino l'attività ordinaria della Farnesina, apportando un colpo durissimo ad un'amministrazione che si è sempre distinta per efficienza, qualità dell'azione ed efficacia dell'intervento;
in questo senso non possono che essere allarmanti, tra gli altri, la riduzione della contribuzione all'Agenzia internazionale per l'energia atomica, l'azzeramento dei fondi per il centro di documentazione europea e per le iniziative della Pesd nonché la riduzione dei contributi volontari alle banche e ai fondi internazionali per lo sviluppo o la preannunciata impossibilità di reperire fondi per il contributo annuo a favore del Fondo per le pandemie, cui il Presidente del Consiglio dei ministri aveva assicurato, al contrario, in sedi pubbliche e internazionali, una contribuzione straordinaria;
particolarmente preoccupante è il totale azzeramento delle risorse previste per il Fondo per lo sminamento umanitario, un disimpegno italiano che stride con il recente richiamo del Papa che ha rivolto un appello a bandire armi particolarmente crudeli, comprese le cosiddette «cluster bomb», e con la sottoscrizione a Dublino, da parte di oltre 100 Paesi, dell'accordo internazionale per la messa al bando delle mine anti-persona,

impegna il Governo

a ripristinare gli stanziamenti necessari a rifinanziare la legge n. 58 del 2001 concernente il contributo italiano al Fondo per lo sminamento umanitario.
9/1713/156. Tempestini, Maran, Corsini

La Camera,
premesso che:
lo stato di previsione del Ministero degli affari esteri per il 2009, in termini complessivi, reca stanziamenti di competenza pari a 2.044,1 milioni, a differenza di quanto previsto dal Governo Prodi con la legge di bilancio 2008, il cui importo ammontava a 2546, 1 milioni di euro;
il taglio di circa 500 milioni di euro per il Ministero degli affari esteri, per uno stanziamento complessivo oggi di poco più di 2 miliardi di euro, rende particolarmente difficoltosa persino l'attività ordinaria della Farnesina, apportando un colpo durissimo ad un'amministrazione che si è sempre distinta per efficienza, qualità dell'azione ed efficacia dell'intervento;
la rilevanza di tali tagli va letta anche alla luce delle riduzioni già avvenute in modo consistente, nel mese di luglio 2008, con l'anticipo della manovra economico-finanziaria per il 2009, in particolare con il taglio delle missioni di spesa pari a 47 milioni di euro previsto dalla legge n. 112 del 2008 e con la riduzione di oltre 200 milioni di euro prevista nel decreto legge n. 93 del 2008;
le esigenze di contenimento della spesa non possono portare a tagli indiscriminati alle amministrazioni statalisenza garantire una minima efficienza delle stesse, in particolare avendo riguardo per il Ministero degli affari esteri che incide per il solo 0,36 per cento sulla spesa complessiva dello Stato e, al contempo, è chiamato a contribuire ai risparmi e alle riduzioni per oltre il 4 per cento,

impegna il Governo

a reperire le risorse necessarie a riportare la percentuale del bilancio dello Stato destinata al Ministero degli affari esteri a un livello paragonabile ai nostri partner europei, non inferiore allo 0,50 per cento, al fine di garantire l'efficienza degli uffici, in particolare delle sedi estere, potenziando i servizi prestati alle nostre collettività all'estero, il sostegno ai nostri imprenditori all'azione di penetrazione di nuovi mercati, la promozione della cultura e dell'immagine italiana.
9/1713/157. Maran, Corsini, Tempestini.

La Camera,
premesso che:
con la legge n. 133 del 6 agosto 2008 e con l'atto Camera 1713 e l'atto Camera 1714 vengono disposte riduzioni di fondi destinati al reclutamento dei volontari pari al 7 per cento per l'anno 2009 e al 40 per cento a decorrere dall'anno 2010, con la precisazione che da queste misure dovranno conseguire economie di spesa per un importo non inferiore a 304 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010;
queste misure comportano, insieme alla riduzione dei nuovi arruolamenti anche il mancato trattenimento di soldati che sono già nelle Forze armate da 5/6 anni e che quindi - contro ogni loro legittima aspettativa - potrebbero essere congedati dopo aver prestato, con merito, servizio in Italia e all'estero;
nelle norme sopra richiamate sono contenute disposizioni per il blocco del turn over nelle pubbliche amministrazioni che se applicato anche alle Forze armate e alle Forze di polizia a ordinamento civile e militare causerebbe conseguenze decisamente negative sugli organici di questi corpi, e sui destini e sulle legittime aspettative del personale, in aperta contraddizione con le esigenze organiche di questi stessi corpi;
l'insieme di queste misure costringerà a prolungare la permanenza fuori area delle unità impegnate nelle missioni internazionali con un aumento delle condizioni di stress psicologico proprio delle situazioni di peace-keeping, soprattutto laddove i fattori ambientali e il contesto operativo sono molto pesanti,

impegna il Governo

ad assumere ogni misura utile a garantire al personale una adeguata assistenza psicologica anche costituendo presso la sanità militare uno specifico dipartimento in grado di garantire questo servizio.
9/1713/158. Federico Testa, Rugghia, La Forgia, Garofani, Recchia, Vico, Villecco Calipari.

La Camera,
premesso che:
con la legge n. 133 del 6 agosto 2008 e con l'atto Camera 1713 e 1'atto Camera 1714 entra in vigore una manovra finanziaria che prefigura per la difesa un andamento degli stanziamenti, a legislazione vigente, in deciso progressivo decremento, passando dai 21,2 miliardi di euro del 2008 ai 20,3 miliardi di euro per il 2009, a 18, 9 miliardi per l'anno 2011 e ripropone consistenti tagli lineari sull'esercizio;
gli effetti dei tagli lineari sulle spese di esercizio del bilancio della difesa vanno molto al di là di un razionale e sostenibile contenimento, incidendo gravemente e pericolosamente sulla prontezza operativa del nostro strumento militare;
i tagli che operano in settori classificati come consumi intermedi riguardano però l'addestramento, la manutenzione dei mezzi, le dotazioni operative e condizionano quindi la sicurezza del personale, l'efficacia e la flessibilità dello strumento militare, non solo a fini nazionali,ma anche a supporto degli impegni e degli obblighi internazionali assunti;
per le missioni internazionali, la dotazione a legislazione vigente del relativo fondo consente di coprire gli oneri da esse derivanti soltanto limitatamente alle spese di personale e di funzionamento e non all'usura dei mezzi,

impegna il Governo

ad assumere ogni iniziativa utile a computare nel fondo per le missioni internazionali le risorse necessarie a garantire la manutenzione e la sostituzione dei mezzi impiegati sottoposti ad usura.
9/1713/159. La Forgia, Recchia, Garofani, Rugghia, Villecco Calipari.

La Camera,
premesso che:
con la legge n. 133 del 6 agosto 2008 e con l'atto Camera 1713 e 1'atto Camera. 1714 entra in vigore una manovra finanziaria che prefigura per la difesa un andamento degli stanziamenti, a legislazione vigente, in deciso progressivo decremento, passando dai 21,2 miliardi di euro del 2008 ai 20,3 miliardi di euro per il 2009, a 18, 9 miliardi per l'anno 2011 e ripropone consistenti tagli lineari sull'esercizio;
gli effetti dei tagli lineari sulle spese di esercizio del bilancio della difesa vanno molto al di là di un razionale e sostenibile contenimento, incidendo gravemente e pericolosamente sulla prontezza operativa del nostro strumento militare;
i tagli che operano in settori classificati come consumi intermedi, riguardano però l'addestramento, la manutenzione dei mezzi, le dotazioni operative e condizionano quindi la sicurezza del personale, l'efficacia e la flessibilità dello strumento militare, non solo a fini nazionali, ma anche a supporto degli impegni e degli obblighi internazionali assunti,

impegna il Governo

ad assumere le necessarie iniziative al fine di consentire che le risorse relative alle dismissioni di beni immobiliari in dotazione alla difesa confluiscano negli stanziamenti destinati ai consumi intermedi e alle spese per l'esercizio.
9/1713/160. Laganà Fortugno, Recchia, La Forgia, Rugghia, Villecco Calipari.

La Camera,
premesso che:
con la legge n. 133 del 6 agosto 2008 e con l'atto Camera 1713 e 1'atto Camera. 1714 entra in vigore una manovra finanziaria che prefigura per la difesa un andamento degli stanziamenti, a legislazione vigente, in deciso progressivo decremento, passando dai 21,2 miliardi di euro del 2008 ai 20,3 miliardi di euro per il 2009, a 18, 9 miliardi per l'anno 2011 e ripropone consistenti tagli lineari sull'esercizio;
gli effetti dei tagli lineari sulle spese di esercizio del bilancio della difesa vanno molto al di là di un razionale e sostenibile contenimento, incidendo gravemente e pericolosamente sulla prontezza operativa del nostro strumento militare;
i tagli che operano in settori classificati come consumi intermedi, riguardano però l'addestramento, la manutenzione dei mezzi, le dotazioni operative e condizionano quindi la sicurezza del personale, l'efficacia e la flessibilità dello strumento militare, non solo a fini nazionali, ma anche a supporto degli impegni e degli obblighi internazionali assunti,

impegna il Governo

ad assumere le necessarie iniziative al fine di consentire che le risorse relative alle dismissioni di beni immobiliari in dotazione alla difesa confluiscano anche negli stanziamenti destinati ai consumi intermedi e alle spese per l'esercizio.
9/1713/160. (Testo modificato nel corso della seduta) Laganà Fortugno, Recchia, La Forgia, Rugghia, Villecco Calipari.

La Camera,
premesso che:
tra le priorità politiche indicate dal Ministro degli affari esteri per l'anno 2009 vi è quella di assicurare il tradizionale convinto contributo al percorso di integrazione europea, nelle politiche e nelle istituzioni, affinché le soluzioni adottate riflettano il valore aggiunto che la cultura e la tradizione italiana possono rappresentare per il resto dell'Europa;
nel provvedimento in esame sono, invece, del tutto assenti misure volte a sviluppare sul piano nazionale una politica in coerenza con gli impegni politici e giuridici assunti in sede europea, a differenza di quanto veniva annunciato nello stesso documento di programmazione economico-finanziaria;
appare particolarmente grave l'assenza di misure che abbiano a riferimento le linee direttrici di crescita e occupazione indicate dalla strategia di Lisbona, anche in considerazione del rilancio degli obiettivi indicati nella relazione della Commissione europea, relativi al triennio 2008-2010;
in tale relazione la Commissione europea ha proposto un programma comunitario per il rilancio strategico della strategia di Lisbona, con l'indicazione di orientamenti per il nuovo ciclo 2008-2010, tra i quali erano ricompresi la riduzione dei casi di abbandono scolastico precoce per garantire che nell'era della globalizzazione nessuno sia lasciato indietro, il potenziamento della libera circolazione delle conoscenze e dell'innovazione, il consolidamento del triangolo istruzione-ricerca-innovazione, anche mediante iniziative tecnologiche comuni europee, la promozione dello sviluppo delle piccole e medie imprese, la promozione delle pari opportunità,

impegna il Governo

a stanziare quanto prima le risorse necessarie atte a finanziare misure di intervento e programmi specifici, che, incidendo significativamente sulle priorità indicate dalla Commissione europea per il rilancio della strategia di Lisbona, possano riavvicinare l'Italia agli standard europei, rinnovando così il tradizionale convinto contributo al percorso di integrazione europea.
9/1713/161. Farinone, Gozi, Touadi.

La Camera,
premesso che:
tra le priorità politiche indicate dal Ministro degli affari esteri per l'anno 2009 vi è quella di assicurare il tradizionale convinto contributo al percorso di integrazione europea, nelle politiche e nelle istituzioni, affinché le soluzioni adottate riflettano il valore aggiunto che la cultura e la tradizione italiana possono rappresentare per il resto dell'Europa;
nel provvedimento in esame sono, invece, del tutto assenti misure volte a sviluppare sul piano nazionale una politica in coerenza con gli impegni politici e giuridici assunti in sede europea, a differenza di quanto veniva annunciato nello stesso documento di programmazione economico-finanziaria;
appare particolarmente grave l'assenza di misure che abbiano a riferimento le linee direttrici di crescita e occupazione indicate dalla strategia di Lisbona, anche in considerazione del rilancio degli obiettivi indicati nella relazione della Commissione europea, relativi al triennio 2008-2010;
in tale relazione la Commissione europea ha proposto un programma comunitario per il rilancio strategico della strategia di Lisbona, con l'indicazione di orientamenti per il nuovo ciclo 2008-2010, tra i quali particolare importanza riveste quello relativo al problema della riduzione dei casi di abbandono scolastico precoce per garantire che nell'era della globalizzazione nessuno sia lasciato indietro,

impegna il Governo

a stanziare quanto prima le risorse necessarie atte a finanziare un programma specifico volto a contrastare la riduzione dei casi di abbandono scolastico precoce, al fine di riavvicinare l'Italia agli standard europei e agli orientamenti indicati dalla Commissione europea come prioritari per il rilancio della strategia di Lisbona, rinnovando così il tradizionale convinto contributo al percorso di integrazione europea.
9/1713/162. Touadi, Garavini, Gozi.

La Camera,
premesso che:
tra le priorità politiche indicate dal Ministro degli affari esteri per l'anno 2009 vi è quella di assicurare il tradizionale convinto contributo al percorso di integrazione europea, nelle politiche e nelle istituzioni, affinché le soluzioni adottate riflettano il valore aggiunto che la cultura e la tradizione italiana possono rappresentare per il resto dell'Europa;
nel provvedimento in esame sono, invece, del tutto assenti misure volte a sviluppare sul piano nazionale una politica in coerenza con gli impegni politici e giuridici assunti in sede europea, a differenza di quanto veniva annunciato nello stesso documento di programmazione economico-finanziaria;
appare particolarmente grave l'assenza di misure che abbiano a riferimento le linee direttrici di crescita e occupazione indicate dalla strategia di Lisbona, anche in considerazione del rilancio degli obiettivi indicati nella relazione della Commissione europea, relativi al triennio 2008-2010;
in tale relazione la Commissione europea ha proposto un programma comunitario per il rilancio strategico della strategia di Lisbona, con l'indicazione di orientamenti per il nuovo ciclo 2008-2010, tra i quali particolare importanza riveste quello relativo al problema della riduzione dei casi di abbandono scolastico precoce per garantire che nell'era della globalizzazione nessuno sia lasciato indietro,

impegna il Governo

a valutare l'opportunita di stanziare quanto prima le risorse necessarie atte a finanziare un programma specifico volto a contrastare la riduzione dei casi di abbandono scolastico precoce, al fine di riavvicinare l'Italia agli standard europei e agli orientamenti indicati dalla Commissione europea come prioritari per il rilancio della strategia di Lisbona, rinnovando così il tradizionale convinto contributo al percorso di integrazione europea.
9/1713/162. (Testo modificato nel corso della seduta) Touadi, Garavini, Gozi.

La Camera,
premesso che:
tra le priorità politiche indicate dal Ministro degli affari esteri per l'anno 2009 vi è quella di assicurare il tradizionale convinto contributo al percorso di integrazione europea, nelle politiche e nelle istituzioni, affinché le soluzioni adottate riflettano il valore aggiunto che la cultura e la tradizione italiana possono rappresentare per il resto dell'Europa;
nel provvedimento in esame sono, invece, del tutto assenti misure volte a sviluppare sul piano nazionale una politica in coerenza con gli impegni politici e giuridici assunti in sede europea, a differenza di quanto veniva annunciato nello stesso documento di programmazione economico-finanziaria;
appare particolarmente grave l'assenza di misure che abbiano a riferimento le linee direttrici di crescita e occupazione indicate dalla strategia di Lisbona, anche in considerazione del rilancio degli obiettivi indicati nella relazione della Commissione europea, relativi al triennio 2008-2010;
in tale relazione la Commissione europea ha proposto un programma comunitario per il rilancio strategico della strategia di Lisbona, con l'indicazione di orientamenti per il nuovo ciclo 2008-2010, tra i quali particolare importanza rivestono quelli relativi al potenziamento della libera circolazione delle conoscenze e dell'innovazione e al consolidamento del triangolo istruzione-ricerca-innovazione;
l'auspicato processo di rafforzamento delle istituzioni comunitarie e del progetto europeo come comunità dei valori e dei diritti presuppone la crescita di un'identità europea dei suoi cittadini, che può essere efficacemente perseguita anche attraverso strategie e pratiche educative finalizzate alla realizzazione di una «educazione civica europea», rispettosa delle differenze interculturali presenti nel Paese, attenta ai fattori costituenti l'identità della propria cultura, ma anche della cultura europea in generale,

impegna il Governo

a stanziare quanto prima le risorse necessarie atte a finanziare un programma specifico per l'informazione e la formazione dei docenti, affinché acquisiscano le competenze necessarie ad un insegnamento conforme agli standard europei e capace di formare cittadini appartenenti ad una dimensione europea e interculturale, contribuendo così al rilancio della strategia europea di Lisbona e rinnovando il tradizionale convinto contributo al percorso di integrazione europea.
9/1713/163. Gozi, Farinone, Garavini.

La Camera,
premesso che:
tra le priorità politiche indicate dal Ministro degli affari esteri per l'anno 2009 vi è quella di assicurare il tradizionale convinto contributo al percorso di integrazione europea, nelle politiche e nelle istituzioni, affinché le soluzioni adottate riflettano il valore aggiunto che la cultura e la tradizione italiana possono rappresentare per il resto dell'Europa;
nel provvedimento in esame sono, invece, del tutto assenti misure volte a sviluppare sul piano nazionale una politica in coerenza con gli impegni politici e giuridici assunti in sede europea, a differenza di quanto veniva annunciato nello stesso documento di programmazione economico-finanziaria;
appare particolarmente grave l'assenza di misure che abbiano a riferimento le linee direttrici di crescita e occupazione indicate dalla strategia di Lisbona, anche in considerazione del rilancio degli obiettivi indicati nella relazione della Commissione europea, relativi al triennio 2008-2010;
in tale relazione la Commissione europea ha proposto un programma comunitario per il rilancio strategico della strategia di Lisbona, con l'indicazione di orientamenti per il nuovo ciclo 2008-2010, tra i quali particolare importanza rivestono quelli relativi al potenziamento della libera circolazione delle conoscenze e dell'innovazione e al consolidamento del triangolo istruzione-ricerca-innovazione;
l'auspicato processo di rafforzamento delle istituzioni comunitarie e del progetto europeo come comunità dei valori e dei diritti presuppone la crescita di un'identità europea dei suoi cittadini, che può essere efficacemente perseguita anche attraverso strategie e pratiche educative finalizzate alla realizzazione di una «educazione civica europea», rispettosa delle differenze interculturali presenti nel Paese, attenta ai fattori costituenti l'identità della propria cultura, ma anche della cultura europea in generale,

impegna il Governo

a valutare l'ooportunità di stanziare quanto prima le risorse necessarie atte a finanziare un programma specifico per l'informazione e la formazione dei docenti, affinché acquisiscano le competenze necessarie ad un insegnamento conforme agli standard europei e capace di formare cittadini appartenenti ad una dimensione europea e interculturale, contribuendo così al rilancio della strategia europea di Lisbona e rinnovando il tradizionale convinto contributo al percorso di integrazione europea.
9/1713/163. (Testo modificato nel corso della seduta) Gozi, Farinone, Garavini.

La Camera,
premesso che:
tra le priorità politiche indicate dal Ministro degli affari esteri per l'anno 2009 vi è quella di assicurare il tradizionale convinto contributo al percorso di integrazione europea, nelle politiche e nelle istituzioni, affinché le soluzioni adottate riflettano il valore aggiunto che la cultura e la tradizione italiana possono rappresentare per il resto dell'Europa;
nel provvedimento in esame sono, invece, del tutto assenti misure volte a sviluppare sul piano nazionale una politica in coerenza con gli impegni politici e giuridici assunti in sede europea, a differenza di quanto veniva annunciato nello stesso documento di programmazione economico-finanziaria;
appare particolarmente grave l'assenza di misure che abbiano a riferimento le linee direttrici di crescita e occupazione indicate dalla strategia di Lisbona, anche in considerazione del rilancio degli obiettivi indicati nella relazione della Commissione europea, relativi al triennio 2008-2010;
in tale relazione la Commissione europea ha proposto un programma comunitario per il rilancio strategico della strategia di Lisbona, con l'indicazione di orientamenti per il nuovo ciclo 2008-2010, tra i quali particolare importanza riveste quello relativo alla promozione delle pari opportunità e del potenziamento dell'occupazione femminile;
alla luce della grave crisi finanziaria che ha investito le economie di tutto il mondo e dei primi effetti recessivi che già si stanno manifestando sul piano delle economie reali, con il conseguente innalzamento della disoccupazione, proprio le donne si troveranno ad essere maggiormente esposte e in difficoltà,

impegna il Governo

a stanziare quanto prima le risorse necessarie atte a finanziare misure di intervento e programmi specifici volti a sostenere l'occupazione femminile, a promuovere misure di conciliazione della vita lavorativa con la vita familiare, a potenziare le strutture e le politiche per l'infanzia, nonché quelle destinate all'integrazione sociale e alla lotta al lavoro irregolare, e, più in generale, a rafforzare l'insieme dei servizi alla persona e alle imprese.
9/1713/164. Garavini, Gozi, Touadi.

La Camera,
premesso che:
tra le priorità politiche indicate dal Ministro degli affari esteri per l'anno 2009 vi è quella di assicurare il tradizionale convinto contributo al percorso di integrazione europea, nelle politiche e nelle istituzioni, affinché le soluzioni adottate riflettano il valore aggiunto che la cultura e la tradizione italiana possono rappresentare per il resto dell'Europa;
nel provvedimento in esame sono, invece, del tutto assenti misure volte a sviluppare sul piano nazionale una politica in coerenza con gli impegni politici e giuridici assunti in sede europea, a differenza di quanto veniva annunciato nello stesso documento di programmazione economico-finanziaria;
appare particolarmente grave l'assenza di misure che abbiano a riferimento le linee direttrici di crescita e occupazione indicate dalla strategia di Lisbona, anche in considerazione del rilancio degli obiettiviindicati nella relazione della Commissione europea, relativi al triennio 2008-2010;
in tale relazione la Commissione europea ha proposto un programma comunitario per il rilancio strategico della strategia di Lisbona, con l'indicazione di orientamenti per il nuovo ciclo 2008-2010, tra i quali particolare importanza riveste quello relativo alla promozione delle pari opportunità e del potenziamento dell'occupazione femminile;
alla luce della grave crisi finanziaria che ha investito le economie di tutto il mondo e dei primi effetti recessivi che già si stanno manifestando sul piano delle economie reali, con il conseguente innalzamento della disoccupazione, proprio le donne si troveranno ad essere maggiormente esposte e in difficoltà,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di stanziare quanto prima le risorse necessarie atte a finanziare misure di intervento e programmi specifici volti a sostenere l'occupazione femminile, a promuovere misure di conciliazione della vita lavorativa con la vita familiare, a potenziare le strutture e le politiche per l'infanzia, nonché quelle destinate all'integrazione sociale e alla lotta al lavoro irregolare, e, più in generale, a rafforzare l'insieme dei servizi alla persona e alle imprese.
9/1713/164. (Testo modificato nel corso della seduta) Garavini, Gozi, Touadi.

La Camera,
premesso che:
il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, stabilisce, all'articolo 20, comma 10, che a decorrere dal 1o gennaio 2009, l'assegno sociale di cui all'articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335, è corrisposto agli aventi diritto a condizione che abbiano soggiornato legalmente, in via continuativa, per almeno dieci anni nel territorio nazionale;
il nuovo requisito di dieci anni di soggiorno legale necessario ai fini del perfezionamento del diritto all'assegno sociale è stato introdotto con il decreto-legge n. 112 del 2008 per evitare che cittadini stranieri immigrati in Italia, sulla base della semplice iscrizione anagrafica, possano usufruire della prestazione assistenziale in oggetto;
l'assegno sociale è una prestazione assistenziale, che prescinde cioè da qualsiasi versamento contributivo, introdotta dalla legge n. 335 del 1995 in sostituzione della precedente pensione sociale. Possono farne richiesta i residenti in Italia che siano cittadini italiani, cittadini dell'Unione europea e cittadini extracomunitari in possesso della carta di soggiorno. L'assegno viene erogato solo al compimento dei 65 anni di età, non è reversibile ed è subordinato a specifici limiti reddituali;
il requisito dei dieci anni di residenza rischia, tuttavia, di colpire oltre i cittadini stranieri anche i cittadini italiani emigrati, che sono rientrati o intendono rientrare in Italia per trascorrere serenamente la loro vecchiaia ed i quali non possono far valere dieci anni di residenza continuativa nel nostro Paese,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di predisporre un nuovo provvedimento legislativo che garantisca la corresponsione dell'assegno sociale ai cittadini italiani emigrati che rientrino in Italia per risiedervi permanentemente, a prescindere dal periodo di residenza fatto valere nel nostro Paese ed a patto che soddisfino i requisiti anagrafici e reddituali stabiliti dalla legge 8 agosto 1995, n. 335.
9/1713/165. Porta, Bucchino, Gianni Farina, Fedi, Garavini, Narducci.

La Camera,
premesso che:
la direzione generale italiani all'estero e politiche migratorie del Ministero degli affari esteri è particolarmente colpita con un taglio complessivo di 50 milioni di euro;
in particolare, il capitolo 3153, relativo ai contributi agli enti gestori per i corsi di lingua italiana nel mondo, passa da 34 milioni di euro a 14 milioni e 500 mila euro, con un taglio di 19 milioni 626 mila euro;
il contributo per l'assistenza diretta ai connazionali indigenti, capitolo 3121, passa da 28 milioni e 500 mila euro a 10 milioni e 777 mila euro, con un taglio di 17 milioni e 722 mila euro;
il capitolo per l'assistenza indiretta, 3105, passa da 2 milioni e 274 mila euro a 1 milione di euro, con un taglio di 1 milione e 274 mila euro;
il capitolo per le attività culturali, gestito dalla rete diplomatico-consolare, passa da 3 milioni e 450 mila euro a 996 mila euro, con un taglio di 2 milioni e 454 mila euro;
il contributo al Consiglio generale degli italiani all'estero passa da 2 milioni e 14 mila euro a 1 milione e 550 mila euro, con un taglio di 464 mila euro, mentre per i comitati circoscrizionali di base, i Com.It.Es., il contributo passa da 3 milioni e 74 mila euro a 2 milioni e 540 mila euro, con un taglio di 534 mila euro;
il capitolo 3106 per le riunione dei comitati dei presidenti dei Com.It.Es. subisce un taglio di 56 mila euro e passa da 226 mila a 170 mila euro;
la direzione generale per la promozione e la cooperazione culturale subisce una riduzione complessiva di 92 milioni di euro;
la gravità dei tagli è tale da compromettere la politica a favore delle comunità italiane nel mondo;
gli ulteriori drastici tagli, previsti nel 2010 e 2011, comporterebbero l'annientamento dell'investimento per il sistema Italia all'estero,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi delle norme citate in premessa al fine di adottare opportune iniziative volte a recuperare risorse per il 2009 finalizzate alla promozione della lingua italiana nel mondo ed all'assistenza dei connazionali indigenti residenti all'estero e ad istituire un apposito fondo speciale, per il 2010 e 2011, finalizzato a recuperare risorse per le dotazioni dei capitoli destinati alle comunità italiane nel mondo della direzione generale italiani all'estero e politiche migratorie e della direzione generale per la promozione e la cooperazione culturale del Ministero degli affari esteri.
9/1713/166. Fedi, Bucchino, Gianni Farina, Garavini, Narducci, Porta.

La Camera,
premesso che:
l'Osservatorio nazionale per l'integrazione degli alunni stranieri e l'educazione interculturale, istituito presso il Ministero della pubblica istruzione nel dicembre 2006, ha messo a punto un documento dal titolo «La via italiana alla scuola interculturale», che definisce i principi, le caratteristiche, le azioni da intraprendere per sostenere in modo efficace una scuola rivolta a tutti, che si svolge per tutti nelle stesse scuole e nelle stesse classi, che mette al centro ciascun alunno con la rete di tutte le sue relazioni e che si attua in una dimensione interculturale;
l'importanza della conoscenza della lingua italiana come elemento essenziale di questo modello, nella XV legislatura, nella seduta del 4 luglio 2007, la Camera dei deputati ha votato la mozione 1-00175, che raccoglieva le istanze di alcune mozioni presentate da diversi gruppi parlamentari,finalizzata ad impegnare congruenti risorse dedicate a questo tema: «la Camera (...) impegna il Governo a favorire iniziative da parte delle istituzioni scolastiche, nell'ambito della loro autonomia, organizzativa e didattica, finalizzate alla strutturazione di corsi o di attività che possano facilitare l'apprendimento della lingua italiana come lingua seconda, sulla base delle effettive esigenze degli alunni rilevate in sede di valutazione d'ingresso, adottando anche tutte le possibili modalità organizzative e didattiche»;
per rispondere a tale impegno, pienamente condiviso, il Governo Prodi nell'autunno 2007 ha predisposto un piano per l'insegnamento della lingua italiana come seconda lingua (L2) agli alunni di recente immigrazione;
detto piano nazionale di insegnamento dell'italiano come seconda lingua, è stato steso da linguisti esperti in L2, membri dell'Osservatorio nazionale per l'integrazione degli alunni stranieri e l'educazione interculturale, che in passato, durante la XIV legislatura, avevano già seguito la formazione di oltre 700 docenti per renderli esperti in insegnamento dell'italiano L2 ed il numero di questi docenti esperti era in seguito aumentato per iniziative delle autonomia scolastiche, in collaborazione con le regioni e con diverse università;
il piano - per il quale era iniziata una condivisione in sede di conferenza unificata, dato il coinvolgimento degli enti locali nel piano stesso, è un'azione nazionale da declinare, però, territorialmente; si configura come un intervento integrato: è rivolto agli alunni di recente immigrazione, particolarmente mirato alle aree del Paese in cui vi è maggiore presenza di alunni non italofoni nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado; prevede la condivisione delle migliori prassi, un sito dedicato, un monitoraggio ed una valutazione periodica degli esiti da parte di esperti in L2;
nell'aprile 2008 vi è stato un primo impegno di finanziamento al piano dell'ordine di 5 milioni di euro; nello stesso periodo, sempre al fine di potenziare l'insegnamento di L2, in accordo con i sindacati, si era diversamente suddiviso il fondo per la dispersione scolastica e gli studenti stranieri dell'articolo 9 del contratto nazionale dei docenti;
nelle scorse settimane il Parlamento ha nuovamente esortato il Governo a porre in atto un piano per l'insegnamento dell'italiano L2 agli studenti poco o non italofoni,

impegna il Governo

a dare attuazione al piano sopra descritto e, di conseguenza, a non stornare i relativi fondi già stanziati e a finanziare ulteriormente il piano nazionale L2.
9/1713/167. De Torre, De Pasquale, Ghizzoni, Coscia, Pes, Siragusa, Rossa, Antonino Russo, De Biasi, Ginefra, Levi, Mazzarella, Nicolais, Bachelet, Picierno, Lolli.

La Camera,
premesso che:
dal provvedimento in esame si registra rispetto al 2008 un decremento di 154 milioni di euro e nel dettaglio si registra per il programma «Sostegno all'editoria» una riduzione, operata in relazione all'articolo 60, comma 1, del decreto-legge n. 112 del 2008, pari a 77,9 milioni di euro per il 2009, a 94,1 milioni di euro per il 2010 e pari a a 162,9 milioni di euro per il 2011;
inoltre, per il programma «Sostegno all'editoria», le previsioni di bilancio 2009 scontano la riduzione operata in relazione all'articolo 60, comma 10, del decreto-legge n. 112 del 2008, pari a 49,4 milioni di euro;
il taglio previsto dal disegno di legge in esame appare di tali dimensioni da mettere a rischio lo stesso principio costituzionalmente garantito del pluralismo dell'informazione, soprattutto allaluce della soppressione del carattere soggettivo, cioè certo, dei diritti e contributi diretti;
inoltre, per tutti i settori, tanto più per un settore come quello dell'editoria, dove le risorse rappresentano la condicio sine qua non per avviare un giusto processo di riforma, è impensabile scindere l'avvio di un confronto di modifica del settore dalla garanzia di una corretta stabilizzazione del fabbisogno dello stesso,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi delle norme citate in premessa al fine di adottare opportune iniziative volte a garantire risorse aggiuntive al settore dell'editoria e ad avviare il confronto per definire una riforma del settore fondata sull'equa distribuzione delle risorse, su una nuova disciplina del mercato pubblicitario, sulla tutela del prodotto editoriale e del diritto d'autore, su investimenti relativi all'occupazione e alla multimedialità.
9/1713/168. Levi, De Biasi, Ginefra, Ghizzoni, Coscia, Pes, Siragusa, Rossa, Antonino Russo, Mazzarella, Nicolais, De Torre, De Pasquale, Bachelet, Picierno, Lolli.

La Camera,
premesso che:
dal provvedimento in esame si registra rispetto al 2008 un decremento di 154 milioni di euro e nel dettaglio si registra per il programma «Sostegno all'editoria» una riduzione, operata in relazione all'articolo 60, comma 1, del decreto-legge n. 112 del 2008, pari a 77,9 milioni di euro per il 2009, a 94,1 milioni di euro per il 2010 e pari a a 162,9 milioni di euro per il 2011;
inoltre, per il programma «Sostegno all'editoria», le previsioni di bilancio 2009 scontano la riduzione operata in relazione all'articolo 60, comma 10, del decreto-legge n. 112 del 2008, pari a 49,4 milioni di euro;
il taglio previsto dal disegno di legge in esame appare di tali dimensioni da mettere a rischio lo stesso principio costituzionalmente garantito del pluralismo dell'informazione, soprattutto alla luce della soppressione del carattere soggettivo, cioè certo, dei diritti e contributi diretti;
inoltre, per tutti i settori, tanto più per un settore come quello dell'editoria, dove le risorse rappresentano la condicio sine qua non per avviare un giusto processo di riforma, è impensabile scindere l'avvio di un confronto di modifica del settore dalla garanzia di una corretta stabilizzazione del fabbisogno dello stesso,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi delle norme citate in premessa al fine di valutare l'opportunità di assumere le adottare opportune iniziative volte a garantire risorse aggiuntive al settore dell'editoria e ad avviare il confronto per definire una riforma del settore fondata sull'equa distribuzione delle risorse, su una nuova disciplina del mercato pubblicitario, sulla tutela del prodotto editoriale e del diritto d'autore, su investimenti relativi all'occupazione e alla multimedialità.
9/1713/168.(Testo modificato nel corso della seduta) Levi, De Biasi, Ginefra, Ghizzoni, Coscia, Pes, Siragusa, Rossa, Antonino Russo, Mazzarella, Nicolais, De Torre, De Pasquale, Bachelet, Picierno, Lolli.

La Camera,
premesso che:
dal provvedimento in esame si registra una decurtazione di ben 23 milioni di euro al capitolo 7160, spese per l'attivazione dei piani di edilizia scolastica eper il completamento delle attività di messa in sicurezza e di adeguamento a norma degli edifici;
molte scuole non sono ancora in possesso delle certificazioni di sicurezza e di idoneità scolastica;
la messa in sicurezza degli edifici scolastici pubblici rappresenta un obiettivo determinante e una priorità necessaria ad assicurare l'incolumità di utenti e operatori, nonché a consentire ai responsabili delle istituzioni scolastiche di assolvere gli obblighi previsti dalle normative in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi delle norme citate in premessa al fine di garantire, anche attraverso ulteriori iniziative normative, maggiori risorse da destinare al completamento delle attività di messa in sicurezza e di adeguamento a norma degli edifici scolastici, a considerare la possibilità di accensione di mutui da parte dei competenti enti locali per la messa in sicurezza degli edifici e a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative affinché gli investimenti destinati all'adeguamento strutturale ed antisismico degli edifici del sistema scolastico siano esclusi dal patto di stabilità.
9/1713/169. Ghizzoni, Coscia, De Torre, De Pasquale, Pes, Siragusa, Rossa, Antonino Russo, De Biasi, Ginefra, Levi, Mazzarella, Nicolais, Bachelet, Picerno, Lolli, Rubinato.

La Camera,
premesso che:
l'azione legislativa del precedente Governo si è distinta per la volontà manifestatasi di garantire maggiormente agli studenti bisognosi la possibilità di scegliere la «propria» università, portando a un forte impegno nell'accrescimento delle capacità di ospitalità del sistema;
sono stati, infatti, sbloccati i finanziamenti della legge n. 338 del 2000 per le nuove residenze universitarie, fermi dal 2001 per il succedersi di problemi burocratici;
a sostegno degli studenti fuori sede, la legge finanziaria per il 2007 ha previsto una detrazione dall'imposta lorda Irpef nella misura del 19 per cento della spesa (fissata nel tetto massimo di 2.633 euro) per i canoni di locazione fuori sede;
il disegno di legge in esame, invece, prevede tagli sostanziali, che dimostrano un'azione opposta al precedente Governo, con conseguenze negative per gli studenti e in particolare per quelli «meritevoli e privi di mezzi»;
il diritto allo studio nell'istruzione universitaria subisce, infatti, una decurtazione del 26,1 per cento in meno rispetto al bilancio 2008. Si tratta di un taglio che incide per ben 40 milioni di euro sul Fondo di intervento integrativo da ripartire tra le regioni per la concessione dei prestiti d'onore e l'erogazione delle borse di studio;
i contributi a favore dei collegi universitari sono decurtati di 8,7 milioni, così come i contributi per interventi per alloggi e residenze per gli studenti universitari, ridotti di 12,5 milioni;
inoltre, il Fondo per il sostegno dei giovani e per favorire la mobilità degli studenti, con 67,4 milioni di euro, registra una riduzione di 9,7 milioni di euro rispetto al bilancio 2008;
tali fondi sono necessari a garantire maggiormente agli studenti bisognosi la possibilità di scegliere la «propria» università, portando all'accrescimento delle capacità di ospitalità del sistema, ad incrementare il numero di posti letto a disposizione, con particolare attenzione agli studenti fuori sede,

impegna il Governo

ad adottare, anche attraverso ulteriori iniziative normative, tutte le misure utiliall'ampliamento ulteriore delle capacità di accoglienza orientate agli studenti universitari, al fine di incrementare il numero di posti letto a disposizione, con particolare attenzione agli studenti fuori sede e ad avviare una politica a sostegno dei giovani e a garanzia del diritto allo studio.
9/1713/170. Picerno, Bachelet, De Torre, De Pasquale, Ghizzoni, Coscia, Pes, Siragusa, Rossa, Antonino Russo, De Biasi, Ginefra, Levi, Mazzarella, Nicolais, Lolli.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge in esame riduce lo stanziamento del Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche, istituito dall'articolo 1, comma 601, della legge finanziaria per il 2007 (legge n. 296 del 2006) di circa 50 milioni di euro;
il fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche rappresenta il vero sostentamento degli istituti, con il quale si provvede alla gestione quotidiana;
si tratta di una scelta che reca gravi difficoltà alla gestione degli istituti e al loro funzionamento quotidiano;
le ultime cifre riconducibili al settore della scuola recate dal Governo sono pari a meno 7 miliardi 832 milioni di euro entro il 2012,

impegna il Governo

a ripensare la politica dei tagli avviata dall'inizio della leglislatura, ad adottare iniziative normative volte a tutelare l'istruzione dei nostri giovani e ad individuare risorse necessarie alla gestione quotidiana di tutti gli istituti scolastici.
9/1713/171. Coscia, De Torre, De Pasquale, Ghizzoni, Pes, Siragusa, Rossa, Antonino Russo, De Biasi, Ginefra, Levi, Mazzarella, Nicolais, Bachelet, Picerno, Lolli.

La Camera,
premesso che:
il Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS), istituito con la legge n. 163 del 1985, è lo strumento finanziario attraverso il quale lo Stato sostiene le attività del settore spettacolo, sia del cinema che dello spettacolo dal vivo;
la gestione del Fondo consente, infatti, di assegnare contributi ad enti, istituzioni, associazioni, organismi ed imprese operanti nei settori delle attività cinematografiche, musicali, di danza, teatrali, circensi e dello spettacolo viaggiante, nonché di promuovere e sostenere manifestazioni ed iniziative di carattere e rilevanza nazionali da svolgere in Italia o all'estero;
le tabelle della legge finanziaria 2006, ultima finanziaria della XIV legislatura, a dimostrazione di una politica lontana e disinteressata al mondo dello spettacolo, riportano un taglio al FUS del 35 per cento, portando il fondo a 300 milioni di euro;
la legge finanziaria 2007 del Governo Prodi, invece, ha provveduto ad incrementare il fondo unico per lo spettacolo, raggiungendo una dotazione di 444 milioni per il 2007 e di 544 milioni di euro per il 2008 e il 2009;
il provvedimento in esame, riconfermando una politica disinteressata al settore dello spettacolo, decurta il Fus di circa 200 milioni di euro;
in sede di discussione della legge 6 agosto 2008, n. 133 il Governo aveva già accolto un ordine del giorno (9/01386/266) con l'impegno di reperire risorse aggiuntive,

impegna il Governo

ad attuare una politica a sostegno del settore dello spettacolo e a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte a individuare risorse aggiuntive.
9/1713/172. De Biasi, Ginefra, Ghizzoni, Levi, Coscia, Siragusa, Rossa, Antonino Russo, Pes, Mazzarella, Bachelet, Nicolais, De Pasquale, De Torre.

La Camera,
premesso che:
la legge n. 244 del 2007, legge Finanziaria 2008, ai commi 564 e 565, stanzia 20 milioni di euro per il 2008, 35 milioni di euro per il 2009 e 40 milioni di euro per il 2010, a favore del fondo per lo sport di cittadinanza;
i progetti di sport di cittadinanza vengono definiti come importanti strumenti per promuovere stili di vita salutari e attivi dei cittadini, utili a prevenire patologie fisiche e psicologiche, favorire l'integrazione sociale anche in una prospettiva interculturale, garantire il diritto al gioco e al movimento a cittadini di tutte le età;
inoltre, la succitata legge finanziaria prevede, al comma 566, un fondo di 10 milioni di euro per il sostegno alla promozione degli eventi sportivi internazionali calendarizzati in Italia nei prossimi anni;
tale Fondo nel 2007 ha cofinanziato ben 52 eventi contribuendo significativamente a promuovere una cultura della programmazione e del cofinanziamento;
il disegno di legge in esame interviene prevedendo un taglio di 46 milioni di euro per gli investimenti in materia di sport e di 29 milioni di euro per le politiche dello sport;
inoltre, si prevede un taglio di 113 milioni di euro al Coni, senza considerare l'approvazione dell'articolo 63, comma 9, del decreto legge n. 112 del 2008, con il quale si estende al triennio 2009/2011 il contributo statale al Coni;
la somma di questi due interventi colpisce sia lo sport come diritto sociale, praticato da milioni di cittadini e, ormai unanimemente riconosciuto, strumento di prevenzione sanitaria e straordinario strumento di integrazione sociale; sia lo sport di alto livello che richiede attenzione, programmazione e sostegno economico,

impegna il Governo

a considerare tra le proprie priorità il sostegno allo sport, provvedendo a nuovi atti normativi volti a individuare ulteriori fondi.
9/1713/173. Lolli, Rossa, Ghizzoni, Nicolais, Mazzarella, Bachelet, Coscia, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Ginefra, Antonino Russo, Levi, Pes, Picerno, Siragusa.

La Camera,
premesso che:
la legge n. 244 del 2007, legge Finanziaria 2008, ai commi 564 e 565, stanzia 20 milioni di euro per il 2008, 35 milioni di euro per il 2009 e 40 milioni di euro per il 2010, a favore del fondo per lo sport di cittadinanza;
i progetti di sport di cittadinanza vengono definiti come importanti strumenti per promuovere stili di vita salutari e attivi dei cittadini, utili a prevenire patologie fisiche e psicologiche, favorire l'integrazione sociale anche in una prospettiva interculturale, garantire il diritto al gioco e al movimento a cittadini di tutte le età;
inoltre, la succitata legge finanziaria prevede, al comma 566, un fondo di 10 milioni di euro per il sostegno alla promozione degli eventi sportivi internazionali calendarizzati in Italia nei prossimi anni;
tale Fondo nel 2007 ha cofinanziato ben 52 eventi contribuendo significativamente a promuovere una cultura della programmazione e del cofinanziamento;
il disegno di legge in esame interviene prevedendo un taglio di 46 milioni di euro per gli investimenti in materia di sport e di 29 milioni di euro per le politiche dello sport;
inoltre, si prevede un taglio di 113 milioni di euro al Coni, senza considerarel'approvazione dell'articolo 63, comma 9, del decreto legge n. 112 del 2008, con il quale si estende al triennio 2009/2011 il contributo statale al Coni;
la somma di questi due interventi colpisce sia lo sport come diritto sociale, praticato da milioni di cittadini e, ormai unanimemente riconosciuto, strumento di prevenzione sanitaria e straordinario strumento di integrazione sociale; sia lo sport di alto livello che richiede attenzione, programmazione e sostegno economico,

impegna il Governo

a considerare tra le proprie priorità il sostegno allo sport, valutando l'opportunità di provvedere a nuovi atti normativi volti a individuare ulteriori fondi.
9/1713/173. (Testo modificato nel corso della seduta) Lolli, Rossa, Ghizzoni, Nicolais, Mazzarella, Bachelet, Coscia, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Ginefra, Antonino Russo, Levi, Pes, Picerno, Siragusa.

La Camera,
premesso che:
la legge n. 62 del 2000 delinea il sistema nazionale di istruzione ed individua nell'ambito della scuola pubblica tanto quella statale, quanto quella paritaria con eguale dignità che conduce ad eguali diritti e doveri. Pertanto con la succitata norma viene riconosciuta la funzione pubblica e sociale delle scuole paritarie come risorsa educativa fondamentale per l'istruzione italiana con il riconoscimento di contributi statali, in particolare per le scuole dell'infanzia;
per poter dare una risposta concreta nella prima fase dell'educazione spesso lo Stato non è in grado, per troppa onerosità, di garantire soprattutto l'apertura di scuole per l'infanzia e primarie e dunque una eventuale chiusura di quelle paritarie, per problemi economici, creerebbe disagi notevoli a tante famiglie;
dette scuole paritarie sono in tanti piccoli comuni le uniche che nel sistema integrato di scuola pubblica come normato dalla legge n. 62 del 2000 garantisce un servizio che nasce proprio nelle singole comunità territoriali tramite una sinergia tra le diverse componenti (regioni, enti locali, associazioni, famiglie e quant'altro) che possono così assicurare anche la qualità del servizio offerto e garantire sul territorio spesso l'unico luogo di socializzazione, educazione ed istruzione pubblica;
inoltre in questi anni è notevolmente aumentata nelle scuole paritarie la presenza di alunni con handicap, senza un adeguato aumento del contributo per il sostegno, segno comunque di un'attenzione particolare ai più deboli;
il disegno di legge in esame interviene recando un taglio di ben 133,4 milioni di euro alle scuole paritarie;
da accreditate fonti giornalistiche si evince che tale taglio è considerato dal Governo una «svista inconsapevole»,

impegna il Governo

a reperire risorse adeguate sul fondo delle scuole non statali a cominciare da quelle dell'infanzia, in misura non inferiore allo scorso anno.
9/1713/174. De Pasquale.

La Camera,
premesso che:
negli ultimi mesi si è registrata un elevato ricorso alla cassa integrazione. Secondo gli ultimi dati resi noti dall'Inps, nell'ultimo anno, la cassa integrazione ordinaria è cresciuta di oltre il 68 per cento, sfiorando il picco dell'80 per cento tra gli operai;
tra agosto e settembre il ricorso alla cassa integrazione ordinaria è aumentatodel 53 per cento e solo tra gli impiegati si è registrato un aumento del 113 per cento;
l'epicentro della crisi rimane la grande industria. La pubblicazione dei dati degli ultimi giorni di ottobre evidenzia, solo per citare i casi principali, che alla Fiat di Melfi è stata richiesta la cassa integrazione, dal 24 dicembre al 7 dicembre, per l'intero stabilimento, alla Skf per 720 lavoratori, alla Pininfarina per 700 lavoratori, all'Aprilia per 347 lavoratori per un periodo di tre settimane, alla Elettrolux per 330 lavoratori, alla Lames di Chiavari i lavoratori in cassa integrazione, per tredici settimane, sono 300, alla Smc di Rimini 220 per dieci settimane ed all'Ilva di Taranto 200 per tredici settimane;
a questi vanno aggiunti i lavoratori, che non risultano dalle tabelle dell'Inps, a tempo determinato, con contratto a progetto ed interinali, che sono i primi ad essere colpiti dalla crisi, ai quali le aziende faticheranno a rinnovare i contratti. Nei fatti dei licenziamenti privi di qualsiasi tutela. Si calcola che alla Magneti Marelli di Crevalcore non sono stati rinnovati i contratti a 55 operai, mentre, alla Bonfigli ed alla Micron di Avezzano sono rimasti a casa in 100. Secondo le stime della Fiom sono circa 200 mila i lavoratori precari nelle industrie metalmeccanica, circa 500 mila in tutta l'industria;
il Governo Prodi, in una congiuntura nazionale ed internazionale molto più favorevole, era intervenuto sia nella legge di attuazione del Protocollo del welfare, che nella legge finanziaria 2008, al fine di rafforzare e riordinare l'istituto degli ammortizzatori sociali, prevedendo non solo l'esercizio di una delega, al fine di armonizzare e riordinare l'istituto in questione, ma stabilendo anche un adeguato stanziamento pari a 470 milioni di euro;
attualmente, e dopo ripetuti rinvii, il Governo ha previsto un incremento, del tutto insufficiente, pari a 150 milioni di euro, da indirizzare al complesso degli stanziamenti previsti per gli ammortizzatori sociali. Una previsione priva di qualsiasi progetto strategico capace di affrontare la crisi economica a livello internazionale che nel nostro Paese sta colpendo l'economia reale e si concretizzerà nella perdita di migliaia di posti di lavoro, la diminuzione della liquidità per il complesso del sistema industriale, sia esso di gradi e piccole e medie aziende, la chiusura di molte fabbriche,

impegna il Governo:

a dare urgente attuazione alla delega prevista dalla legge 24 dicembre 2007, n. 247, commi 28 e 29, nel rispetto dei principi e criteri direttivi in essa contenuti, cui sono stati recentemente prorogati i termini, nell'atto Camera 1441-quater, al momento all'esame del Senato;
a prevedere risorse finanziarie adeguate finalizzate all'incremento delle risorse per gli ammortizzatori sociali con particolare riferimento alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria;
a stabilire con urgenza un intervento specifico a sostegno delle migliaia di lavoratori con contratto atipico, che saranno i primi ad essere colpiti dalla crisi economica in atto, e risultano completamente privi di qualsiasi forma di tutela sociale.
9/1713/175. Damiano, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Letta, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru.

La Camera,
premesso che:
negli ultimi mesi si è registrata un elevato ricorso alla cassa integrazione. Secondo gli ultimi dati resi noti dall'Inps, nell'ultimo anno, la cassa integrazione ordinaria è cresciuta di oltre il 68 per cento, sfiorando il picco dell'80 per cento tra gli operai;
tra agosto e settembre il ricorso alla cassa integrazione ordinaria è aumentatodel 53 per cento e solo tra gli impiegati si è registrato un aumento del 113 per cento;
l'epicentro della crisi rimane la grande industria. La pubblicazione dei dati degli ultimi giorni di ottobre evidenzia, solo per citare i casi principali, che alla Fiat di Melfi è stata richiesta la cassa integrazione, dal 24 dicembre al 7 dicembre, per l'intero stabilimento, alla Skf per 720 lavoratori, alla Pininfarina per 700 lavoratori, all'Aprilia per 347 lavoratori per un periodo di tre settimane, alla Elettrolux per 330 lavoratori, alla Lames di Chiavari i lavoratori in cassa integrazione, per tredici settimane, sono 300, alla Smc di Rimini 220 per dieci settimane ed all'Ilva di Taranto 200 per tredici settimane;
a questi vanno aggiunti i lavoratori, che non risultano dalle tabelle dell'Inps, a tempo determinato, con contratto a progetto ed interinali, che sono i primi ad essere colpiti dalla crisi, ai quali le aziende faticheranno a rinnovare i contratti. Nei fatti dei licenziamenti privi di qualsiasi tutela. Si calcola che alla Magneti Marelli di Crevalcore non sono stati rinnovati i contratti a 55 operai, mentre, alla Bonfigli ed alla Micron di Avezzano sono rimasti a casa in 100. Secondo le stime della Fiom sono circa 200 mila i lavoratori precari nelle industrie metalmeccanica, circa 500 mila in tutta l'industria;
il Governo Prodi, in una congiuntura nazionale ed internazionale molto più favorevole, era intervenuto sia nella legge di attuazione del Protocollo del welfare, che nella legge finanziaria 2008, al fine di rafforzare e riordinare l'istituto degli ammortizzatori sociali, prevedendo non solo l'esercizio di una delega, al fine di armonizzare e riordinare l'istituto in questione, ma stabilendo anche un adeguato stanziamento pari a 470 milioni di euro;
attualmente, e dopo ripetuti rinvii, il Governo ha previsto un incremento, del tutto insufficiente, pari a 150 milioni di euro, da indirizzare al complesso degli stanziamenti previsti per gli ammortizzatori sociali. Una previsione priva di qualsiasi progetto strategico capace di affrontare la crisi economica a livello internazionale che nel nostro Paese sta colpendo l'economia reale e si concretizzerà nella perdita di migliaia di posti di lavoro, la diminuzione della liquidità per il complesso del sistema industriale, sia esso di gradi e piccole e medie aziende, la chiusura di molte fabbriche,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di:

dare urgente attuazione alla delega prevista dalla legge 24 dicembre 2007, n. 247, commi 28 e 29, nel rispetto dei principi e criteri direttivi in essa contenuti, cui sono stati recentemente prorogati i termini, nell'atto Camera 1441-quater, al momento all'esame del Senato;
prevedere risorse finanziarie adeguate finalizzate all'incremento delle risorse per gli ammortizzatori sociali con particolare riferimento alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria;
stabilire con urgenza un intervento specifico a sostegno delle migliaia di lavoratori con contratto atipico, che saranno i primi ad essere colpiti dalla crisi economica in atto, e risultano completamente privi di qualsiasi forma di tutela sociale.
9/1713/175. (Testo modificato nel corso della seduta) Damiano, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Letta, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru.

La Camera,
premesso che:
nella precedente legislatura, il Governo Prodi aveva predisposto una serie di interventi volti a sostenere le famiglie e ad incentivare il lavoro femminile attraversouno sviluppo del sistema dei servizi, detrazioni e agevolazioni fiscali e l'aumento degli assegni familiari;
in particolare, sono stati stanziati 370 milioni di euro per costruire nuovi asili nido; è stata prevista una detrazione del 19 per cento per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido, con un tetto massimo di 632 euro per figlio; un'agevolazione di 1200 euro per le famiglie numerose con più di quattro figli a carico, sotto forma di detrazione Irpef; un bonus una tantum di 150 euro per le famiglie a basso reddito; un aumento della detrazione Ici sulla prima casa per il sostegno delle spese familiari; un aumento del 15 per cento degli assegni familiari;
per quanto riguarda il lavoro femminile il Governo Prodi aveva previsto sconti IRAP alle imprese del Sud in caso di assunzione di lavoratrici a tempo indeterminato rientranti nella categoria di «lavoratore svantaggiato». L'agevolazione fiscale avrebbe comportato un beneficio di circa 150 euro al mese per ogni lavoratrice assunta ed un credito d'imposta di 416 euro;
il precedente Governo aveva inoltre esteso la tutela della maternità alle lavoratrici parasubordinate: collaboratrici a progetto, co.co.co., collaboratrici occasionali con guadagni oltre 5000 euro annui e associate in partecipazione usufruiscono del pagamento dell'indennità di maternità e del divieto di prestare attività lavorativa nella parte finale della gravidanza e nei mesi successivi alla nascita;
la politica a sostegno dell'occupazione femminile, non ha caratterizzato in particolare la politica del Governo: il decreto-legge n. 93 del 2008, all'articolo 2, reca una misura tesa a ridurre il carico fiscale sugli straordinari dei lavoratori appartenenti al settore privato. Come è noto, in assenza di un'adeguata rete di assistenza sociale, grava sulle donne l'onere del lavoro di cura e del lavoro domestico, cosa che non le permette di prolungare la giornata lavorativa oltre le otto ore;
il decreto-legge n. 112 del 2008, e provvedimento A.C. 1441-quater, attualmente all'esame del Senato, recano disposizioni tese a limitare il lavoro part-time, anche questo un istituto di cui generalmente usufruiscono le donne;
per quanto riguarda gli asili nido, nessuna disposizione attualmente prevede un incremento di risorse per la costruzione di nuovi asili, elemento fondamentale per permettere la permanenza, ovvero l'accesso perle donne, al mercato del lavoro,

impegna il Governo:

a prevedere lo stanziamento di adeguate risorse finanziarie per la costruzione di nuovi asili nido al fine di rispettare l'obiettivo della strategia di Lisbona che ha fissato una copertura media della domanda su tutto il territorio nazionale pari al 33 per cento, molto distante dall'attuale 13,1 per cento che caratterizza il paese;
a prevedere provvedimenti normativi specifici per sostenere l'occupazione femminile al fine di adeguare la presenza delle donne italiane nel mondo del lavoro alla media europea, dato che attualmente ci colloca al di sotto del 50 per cento di occupazione femminile sul totale della popolazione occupata.
9/1713/176. Codurelli, Damiano, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Gatti, Gnecchi, Letta, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru.

La Camera,
premesso che:
nella precedente legislatura, il Governo Prodi aveva predisposto una serie di interventi volti a sostenere le famiglie e ad incentivare il lavoro femminile attraverso uno sviluppo del sistema dei servizi, detrazioni e agevolazioni fiscali e l'aumento degli assegni familiari;
in particolare, sono stati stanziati 370 milioni di euro per costruire nuovi asili nido; è stata prevista una detrazione del 19 per cento per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido, con un tetto massimo di 632 euro per figlio; un'agevolazione di 1200 euro per le famiglie numerose con più di quattro figli a carico, sotto forma di detrazione Irpef; un bonus una tantum di 150 euro per le famiglie a basso reddito; un aumento della detrazione Ici sulla prima casa per il sostegno delle spese familiari; un aumento del 15 per cento degli assegni familiari;
per quanto riguarda il lavoro femminile il Governo Prodi aveva previsto sconti IRAP alle imprese del Sud in caso di assunzione di lavoratrici a tempo indeterminato rientranti nella categoria di «lavoratore svantaggiato». L'agevolazione fiscale avrebbe comportato un beneficio di circa 150 euro al mese per ogni lavoratrice assunta ed un credito d'imposta di 416 euro;
il precedente Governo aveva inoltre esteso la tutela della maternità alle lavoratrici parasubordinate: collaboratrici a progetto, co.co.co., collaboratrici occasionali con guadagni oltre 5000 euro annui e associate in partecipazione usufruiscono del pagamento dell'indennità di maternità e del divieto di prestare attività lavorativa nella parte finale della gravidanza e nei mesi successivi alla nascita;
la politica a sostegno dell'occupazione femminile, non ha caratterizzato in particolare la politica del Governo: il decreto-legge n. 93 del 2008, all'articolo 2, reca una misura tesa a ridurre il carico fiscale sugli straordinari dei lavoratori appartenenti al settore privato. Come è noto, in assenza di un'adeguata rete di assistenza sociale, grava sulle donne l'onere del lavoro di cura e del lavoro domestico, cosa che non le permette di prolungare la giornata lavorativa oltre le otto ore;
il decreto-legge n. 112 del 2008, e provvedimento A.C. 1441-quater, attualmente all'esame del Senato, recano disposizioni tese a limitare il lavoro part-time, anche questo un istituto di cui generalmente usufruiscono le donne;
per quanto riguarda gli asili nido, nessuna disposizione attualmente prevede un incremento di risorse per la costruzione di nuovi asili, elemento fondamentale per permettere la permanenza, ovvero l'accesso perle donne, al mercato del lavoro,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di:
prevedere lo stanziamento di adeguate risorse finanziarie per la costruzione di nuovi asili nido al fine di rispettare l'obiettivo della strategia di Lisbona che ha fissato una copertura media della domanda su tutto il territorio nazionale pari al 33 per cento, molto distante dall'attuale 13,1 per cento che caratterizza il paese;
prevedere provvedimenti normativi specifici per sostenere l'occupazione femminile al fine di adeguare la presenza delle donne italiane nel mondo del lavoro alla media europea, dato che attualmente ci colloca al di sotto del 50 per cento di occupazione femminile sul totale della popolazione occupata.
9/1713/176. (Testo modificato nel corso della seduta) Codurelli, Damiano, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Gatti, Gnecchi, Letta, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru.

La Camera,
premesso che:
il Rapporto 2008 sulla povertà e l'esclusione sociale in Italia, presentato il 15 ottobre scorso a Roma da Caritas italiana e Fondazione Zancan di Padova, riscontra che il 13 per cento della popolazione italiana è costretto a sopravvivere con meno di metà del reddito medio italiano, ossia con meno di 500-600 euro almese, rappresentando una delle più alte percentuali di popolazione a rischio povertà nell'Europa dei 15;
in detto rapporto si evince che risulta povero il 30,2 per cento delle famiglie con tre o più figli, e il 48,9 per cento di queste famiglie vive nel Mezzogiorno (al 2006, ultimi dati disponibili), per cui avere più figli in Italia comporta un maggiore rischio di povertà, con una penalizzazione non solo per i genitori che si assumono questa responsabilità, ma soprattutto per i figli, costretti a una crescita con meno opportunità;
nell'Europa dei 15, l'Italia, dopo la Grecia, è il Paese in cui i trasferimenti sociali hanno il minor impatto nel ridurre la povertà, pari a 4 punti percentuali, al contrario di Paesi come Svezia, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Germania e Irlanda dove si riesce a ridurre del 50 per cento il rischio di povertà;
nel 2007, secondo il Ministero dell'economia e delle finanze, le istituzioni pubbliche hanno erogato prestazioni a fini sociali pari a 366.878,2 milioni di euro, di cui il 66,3 per cento, pari a 243.139 milioni di euro, per pensioni (+5,2 per cento rispetto all'anno precedente). Lo squilibrio funzionale è evidente se si considera l'incidenza percentuale sul PIL, infatti la spesa per la previdenza incide per il 15,8 per cento (15,6 per cento nel 2006), quella per la sanità per il 6,2 per cento (6,4 per cento nel 2006), e quella per l'assistenza sociale per 1'1,9 per cento (lo stesso valore del 2006);
il provvedimento in esame prevede un taglio del 32 per cento al fondo per le famiglie, come confermato dal Sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla famiglia, nel corso di un intervenuto presso la Commissione Affari sociali;
lo stesso Sottosegretario ha spiegato che saranno danneggiati in particolare i consultori familiari, che non avranno finanziamenti, le tariffe sociali delle bollette per servizi delle famiglie numerose e la riqualificazione degli assistenti familiari, mentre sarà salvaguardato il solo piano asili nido. I tagli sono frutto della crisi economica, ma anche della decisione del Governo di generalizzare l'abolizione dell'ICI a tutti i possessori della prima casa e del varo del piano-casa;
il governatore della Banca d'Italia, in audizione presso la 6a Commissione permanente del Senato, ha precisato che «calano i consumi delle famiglie sotto il peso dell'erosione del reddito disponibile, a causa dell'inflazione e dell'aumento del servizio del debito» e che ritiene urgente «nel breve termine, ripristinare il clima di fiducia di cittadini e mercati»,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative urgenti, al fine di:
salvaguardare non solo banche e imprese, ma anche il tessuto sociale primario costituito dalle famiglie;
investire risorse finanziarie, nel breve periodo, attraverso strumenti di reale politica familiare, quale una più equa parametrazione degli indicatori della situazione economica equivalente (ISEE), in modo che tengano effettivamente conto dei nuclei familiari più numerosi, anche attraverso una ulteriore detrazione fiscale di 100 euro per ogni figlio a carico, limitatamente alle famiglie con almeno tre figli, e la detrazione fiscale delle spese sostenute dalle famiglie per l'assistenza ai bambini e agli anziani, ricorrendo, se necessario, alla confisca dei montepremi non riscossi del Superenalotto e degli altri giochi di Stato.
9/1713/177. Bobba, Damiano, Bellanova, Berretta, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Letta, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru.

La Camera,
premesso che:
il Rapporto 2008 sulla povertà e l'esclusione sociale in Italia, presentato il 15 ottobre scorso a Roma da Caritas italiana e Fondazione Zancan di Padova, riscontra che il 13 per cento della popolazione italiana è costretto a sopravvivere con meno di metà del reddito medio italiano, ossia con meno di 500-600 euro al mese, rappresentando una delle più alte percentuali di popolazione a rischio povertà nell'Europa dei 15;
in detto rapporto si evince che risulta povero il 30,2 per cento delle famiglie con tre o più figli, e il 48,9 per cento di queste famiglie vive nel Mezzogiorno (al 2006, ultimi dati disponibili), per cui avere più figli in Italia comporta un maggiore rischio di povertà, con una penalizzazione non solo per i genitori che si assumono questa responsabilità, ma soprattutto per i figli, costretti a una crescita con meno opportunità;
nell'Europa dei 15, l'Italia, dopo la Grecia, è il Paese in cui i trasferimenti sociali hanno il minor impatto nel ridurre la povertà, pari a 4 punti percentuali, al contrario di Paesi come Svezia, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Germania e Irlanda dove si riesce a ridurre del 50 per cento il rischio di povertà;
nel 2007, secondo il Ministero dell'economia e delle finanze, le istituzioni pubbliche hanno erogato prestazioni a fini sociali pari a 366.878,2 milioni di euro, di cui il 66,3 per cento, pari a 243.139 milioni di euro, per pensioni (+5,2 per cento rispetto all'anno precedente). Lo squilibrio funzionale è evidente se si considera l'incidenza percentuale sul PIL, infatti la spesa per la previdenza incide per il 15,8 per cento (15,6 per cento nel 2006), quella per la sanità per il 6,2 per cento (6,4 per cento nel 2006), e quella per l'assistenza sociale per 1'1,9 per cento (lo stesso valore del 2006);
il provvedimento in esame prevede un taglio del 32 per cento al fondo per le famiglie, come confermato dal Sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla famiglia, nel corso di un intervenuto presso la Commissione Affari sociali;
lo stesso Sottosegretario ha spiegato che saranno danneggiati in particolare i consultori familiari, che non avranno finanziamenti, le tariffe sociali delle bollette per servizi delle famiglie numerose e la riqualificazione degli assistenti familiari, mentre sarà salvaguardato il solo piano asili nido. I tagli sono frutto della crisi economica, ma anche della decisione del Governo di generalizzare l'abolizione dell'ICI a tutti i possessori della prima casa e del varo del piano-casa;
il governatore della Banca d'Italia, in audizione presso la 6a Commissione permanente del Senato, ha precisato che «calano i consumi delle famiglie sotto il peso dell'erosione del reddito disponibile, a causa dell'inflazione e dell'aumento del servizio del debito» e che ritiene urgente «nel breve termine, ripristinare il clima di fiducia di cittadini e mercati»,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative normative urgenti, al fine di salvaguardare non solo banche e imprese, ma anche il tessuto sociale primario costituito dalle famiglie;
a valutare l'opportunità di investire risorse finanziarie, nel breve periodo, attraverso strumenti di reale politica familiare, anche attraverso detrazioni fiscali aggiuntive per ogni figlio a carico, limitatamente alle famiglie con almeno tre figli, e detrazioni fiscali per le spese sostenute dalle famiglie per l'assistenza ai bambini e agli anziani.
9/1713/177. (Testo modificato nel corso della seduta) Bobba, Damiano, Bellanova, Berretta, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Letta, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru.

La Camera,
premesso che:
l'occupazione femminile nel nostro Paese è inferiore di ben 11 punti alla media europea;
uno degli obiettivi più qualificanti della Strategia di Lisbona è quello relativo all'occupazione femminile, che dovrebbe raggiungere il 60 per cento sul totale dell'occupazione entro il 2010;
l'Italia, il cui tasso di occupazione femminile si attesta al 46,3 per cento, rispetto alla media dell'Unione del 57,4 (dati 2006), si trova largamente al di sotto non solo dell'obiettivo finale, ma anche dell'obiettivo intermedio - già mancato - che fissava al 57 per cento il tasso minimo di occupazione femminile per il 2005, con ciò collocandoci agli ultimi posti in Europa e in posizione molto arretrata anche su scala mondiale;
in questo contesto, un dato significativo è costituito dalle forti differenziazioni territoriali esistenti all'interno dell'Italia: nel Mezzogiorno il tasso d'occupazione femminile è attualmente del 31,1 per cento, contro il 56 per cento del Nord-Ovest e il 57 per cento del Nord-Est. Il Sud, peraltro, non sembra essersi avvantaggiato della crescita dell'occupazione femminile avvenuta a partire dalla seconda metà degli anni Novanta: dal 1993 al 2006 le occupate sono infatti cresciute di 1.469 mila unità nel Centro Nord e solo di 215 mila nel Sud. Inoltre, pur diminuendo la disoccupazione nelle regioni meridionali, nel 2004 e nel 2005 sono emersi segnali negativi di aumento dell'inattività femminile che sono proseguiti nel 2006 e anche nel primo semestre del 2007 con 110 mila donne inattive in più;
in altri termini, le donne del Sud, anche le più giovani, in molti casi hanno smesso di cercare lavoro, con ciò sfuggendo anche alle rilevazioni del tasso di disoccupazione (il quale, come è noto, registra il rapporto tra il numero dei disoccupati e quello delle persone in cerca di occupazione);
la finanziaria 2008 aveva previsto uno specifico incentivo fiscale in favore delle donne del Mezzogiorno. Il comma 539, all'articolo 2, infatti, concede, ai datori di lavoro che, nel periodo compreso tra il 1o gennaio e il 31 dicembre 2008 incrementano il numero dei lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato nelle regioni Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Basilicata, Sardegna, Abruzzo e Molise, un credito d'imposta di euro 333 per ciascun lavoratore assunto, che sale a 416 per ciascuna lavoratrice e per ciascun mese;
nessuna specifica disposizione è stata prevista nel provvedimento in esame e l'intervento previsto all'articolo 2, comma 539 della finanziaria 2008 non è stato ulteriormente finanziato, e non ne è stata prolungata l'applicazione temporale,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative volte a prevedere risorse specifiche per rinnovare il finanziamento delle disposizioni contenute nella legge finanziaria per il 2008, sopra indicate, al fine di incrementare l'occupazione femminile e favorire l'accesso delle donne al mercato del lavoro.
9/1713/178. Bellanova, Damiano, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Letta, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru, Formisano Anna Teresa.

La Camera,
premesso che:
l'occupazione femminile nel nostro Paese è inferiore di ben 11 punti alla media europea;
uno degli obiettivi più qualificanti della Strategia di Lisbona è quello relativo all'occupazione femminile, che dovrebbe raggiungere il 60 per cento sul totale dell'occupazione entro il 2010;
l'Italia, il cui tasso di occupazione femminile si attesta al 46,3 per cento,rispetto alla media dell'Unione del 57,4 (dati 2006), si trova largamente al di sotto non solo dell'obiettivo finale, ma anche dell'obiettivo intermedio - già mancato - che fissava al 57 per cento il tasso minimo di occupazione femminile per il 2005, con ciò collocandoci agli ultimi posti in Europa e in posizione molto arretrata anche su scala mondiale;
in questo contesto, un dato significativo è costituito dalle forti differenziazioni territoriali esistenti all'interno dell'Italia: nel Mezzogiorno il tasso d'occupazione femminile è attualmente del 31,1 per cento, contro il 56 per cento del Nord-Ovest e il 57 per cento del Nord-Est. Il Sud, peraltro, non sembra essersi avvantaggiato della crescita dell'occupazione femminile avvenuta a partire dalla seconda metà degli anni Novanta: dal 1993 al 2006 le occupate sono infatti cresciute di 1.469 mila unità nel Centro Nord e solo di 215 mila nel Sud. Inoltre, pur diminuendo la disoccupazione nelle regioni meridionali, nel 2004 e nel 2005 sono emersi segnali negativi di aumento dell'inattività femminile che sono proseguiti nel 2006 e anche nel primo semestre del 2007 con 110 mila donne inattive in più;
in altri termini, le donne del Sud, anche le più giovani, in molti casi hanno smesso di cercare lavoro, con ciò sfuggendo anche alle rilevazioni del tasso di disoccupazione (il quale, come è noto, registra il rapporto tra il numero dei disoccupati e quello delle persone in cerca di occupazione);
la finanziaria 2008 aveva previsto uno specifico incentivo fiscale in favore delle donne del Mezzogiorno. Il comma 539, all'articolo 2, infatti, concede, ai datori di lavoro che, nel periodo compreso tra il 1o gennaio e il 31 dicembre 2008 incrementano il numero dei lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato nelle regioni Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Basilicata, Sardegna, Abruzzo e Molise, un credito d'imposta di euro 333 per ciascun lavoratore assunto, che sale a 416 per ciascuna lavoratrice e per ciascun mese;
nessuna specifica disposizione è stata prevista nel provvedimento in esame e l'intervento previsto all'articolo 2, comma 539 della finanziaria 2008 non è stato ulteriormente finanziato, e non ne è stata prolungata l'applicazione temporale,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative volte a prevedere risorse specifiche per rinnovare il finanziamento delle disposizioni contenute nella legge finanziaria per il 2008, sopra indicate, al fine di incrementare l'occupazione femminile e favorire l'accesso delle donne al mercato del lavoro.
9/1713/178. (Testo modificato nel corso della seduta) Bellanova, Damiano, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Letta, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru.

La Camera,
premesso che:
le disposizioni contenute ai commi 25 e 26 dell'articolo 2 del disegno di legge in esame sono finalizzate al riordino dei trasferimenti dal bilancio dello Stato all'INPS, in conseguenza degli interventi di rimodulazione delle aliquote contributive contenuti nella legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007) e nella legge 24 dicembre 2007, n. 247 (recante norme di attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007), i quali hanno determinato l'incremento delle aliquote contributive di finanziamento delle gestioni previdenziali dei lavoratori dipendenti e autonomi, nonché della gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, con un incremento del gettito contributivo dell'ordine di circa 4.100 milioni di euro nel 2007, crescente fino a circa 4.600 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2008;
in conseguenza dei predetti incrementi contributivi, le disposizioni del comma 25 dell'articolo 2 prevedono un riordino dei trasferimenti per prestazioniprevidenziali (nulla innovando, quindi, per quanto concerne il finanziamento delle prestazioni assistenziali), stabilendo, in particolare, che non sono a carico della gestione per gli interventi assistenziali e di sostegno (GIAS) operante presso l'INPS gli oneri relativi agli assegni al nucleo familiare, all'indennità di disoccupazione ordinaria non agricola a requisiti interi, alla revisione dei requisiti di accesso al pensionamento anticipato, all'incremento dell'indennità di disoccupazione non agricola, alla soppressione del contributo aggiuntivo sulle ore di straordinario dovuto alla gestione prestazioni temporanee, agli assegni al nucleo familiare e all'abolizione del divieto di cumulo tra pensione anticipata e redditi di lavoro;
in conseguenza della predetta operazione di eccepibile «riordino» il comma 26 stabilisce che una quota dei minori trasferimenti di cui al comma 25 sia utilizzata ai fini dell'incremento dei trasferimenti dal bilancio dello Stato alla gestione per l'erogazione delle pensioni, assegni e indennità agli invalidi civili, ciechi e sordomuti, per un importo complessivo di 1.576 milioni di euro per l'anno 2007, 2.146 milioni per l'anno 2008 e 1.800 milioni a decorrere dall'anno 2009,

impegna il Governo

a mantenere il principio della separazione tra previdenza ed assistenza, al fine di mantenere le prestazioni assistenziali a carico della fiscalità generale, così come concordato con le parti sociali;
a prevedere che l'aumento di risorse registrato dall'INPS sia destinato al finanziamento dei diritti concordati nel Protocollo del welfare con particolare riferimento al riconoscimento dei lavori usuranti e delle tutele dei lavoratori giovani ed anziani inseriti nel sistema contributivo.
9/1713/179. Gnecchi, Damiano, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Letta, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru.

La Camera,
premesso che:
il nostro Paese sta attraversando una crisi economica derivante da una più generale crisi economico finanziaria a livello internazionale che avrà effetti negativi sull'economia reale;
le aziende in sofferenza economica, soprattutto a causa della crescente difficoltà ad accedere al credito, con la conseguente difficoltà di liquidità, hanno già proceduto al mancato rinnovo dei contratti a tempo determinato a progetto ed interinali, che sono i primi ad essere colpiti dalla crisi; i lavoratori titolari di questi contratti non risultano dalle tabelle INPS;
secondo le stime della FIOM sono circa 200 mila i lavoratori precari nelle industrie metalmeccaniche, circa 500 mila in tutta l'industria;
nel settore pubblico, nonostante le continue smentite del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, le disposizioni contenute del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e le ulteriori disposizioni previste dall'atto camera 1441-quater, ora all'esame dell'altro ramo del Parlamento (AS 1167), consentendo la stabilizzazione del personale precario delle pubbliche amministrazioni e degli enti di ricerca, solo per chi abbia effettivamente ultimato il processo di stabilizzazione entro il 30 giugno del prossimo anno, non permetterà la stabilizzazione degli aventi diritto e produrrà la perdita del posto di lavoro per circa 60 mila precari, poiché i vincoli delle amministrazioni sul turn over, il blocco delle assunzioni, il vincolo posto alle università e le norme sul patto di stabilità per gli enti locali e la sanità, renderanno nei fatti impossibile procedere alla determinazione di concorsi pubblici per titoli ed esami finalizzati a valorizzare l'esperienza maturata per gli aventi diritto, entro il limite previsto,

impegna il Governo

a prevedere specifiche forme di tutela per i lavoratori atipici e precari, non solo al fine di limitare le conseguenze degli effetti della crisi economica sull'economia reale, ma anche di fronteggiare le conseguenze economico sociali del mancato rinnovo dei contratti per migliaia di lavoratori precari che in questi anni si sono fatti carico dell'andamento effettivo dell'amministrazione dello Stato.
9/1713/180. Miglioli, Damiano, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Letta, Madia, Mattesini, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru.

La Camera,
premesso che:
nel corso dell'esame del disegno di legge AC 1441-quater, attualmente all'esame del Senato (AS 1667), in sede referente, all'articolo 32 era stato introdotto il comma 3, con il quale veniva estesa l'applicazione dell'articolo 2116 del codice civile, che garantisce le prestazioni previdenziali anche qualora il datore di lavoro non abbia versato i contributi, anche ai lavoratori iscritti alla gestione separata presso l'INPS di cui all'articolo 2, comma 26, della legge n. 335 del 1995;
l'introduzione della norma in questione, se mantenuta, avrebbe costituito un efficace strumento di tutela in particolare per i lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa,

impegna il Governo

a predisporre, nell'ambito delle proprie competenza, un analogo intervento legislativo, corredato da adeguate e specifiche risorse finanziarie, al fine di garantire comunque la tutela previdenziale anche per i lavoratori con contratto a tempo determinato, sprovvisti dei contributi previdenziali a causa del mancato versamento da parte del proprio datore di lavoro.
9/1713/181. Madia, Damiano, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Letta, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame reca, all'articolo 2, comma 32, disposizioni sul trattamento economico accessorio dei dipendenti della pubblica amministrazione, stabilendo che questo verrà corrisposto in base alla qualità, produttività e capacità innovativa della prestazione lavorativa;
tale previsione non prevede il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative,

impegna il Governo

a prevedere il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, al fine di assicurare la partecipazione delle rappresentanze dei lavoratori alla determinazione della corresponsione del trattamento economico accessorio previsto dalla disposizione citata in premessa.
9/1713/182. Gatti, Damiano, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gnecchi, Letta, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru.

La Camera,
premesso che:
la disposizione di cui al comma 507 dell'articolo unico della legge 27 dicembre 2006, n. 296 ha stabilito, per gli esercizi del triennio 2007-2009 accantonamenti di trasferimenti correnti diretti ad amministrazioni pubbliche e ad altri soggetti dinatura pubblica o privata ad esclusione, tra gli altri, degli istituti di patronato e di assistenza sociale;
gli uffici di alcuni ministeri hanno interpretato tale disposizione nel senso di applicare tale deroga esclusivamente agli istituti di patronato, nonostante mancasse il riferimento esplicito alla legge 30 marzo 2001, n. 152;
al contrario, sembrerebbe chiara l'intenzione del legislatore di voler includere anche gli istituti che svolgono funzioni di assistenza sociale, ed in particolare, quelli che rivolgono i loro servizi in favore di categorie meritevoli di particolare attenzione quali i ciechi e gli ipovedenti, tra i quali l'Unione italiana ciechi, l'I.Ri.Fo.R., il Centro nazionale per il libro parlato, la Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi, la Biblioteca italiana per ciechi «Regina Margherita», la sezione italiana dell'Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità e il Museo tattile statale «Omero»,

impegna il Governo

ad emanare, per quanto di sua competenza, disposizioni specifiche per fornire interpretazione autentica della richiamata disposizione al fine di ricomprendere nella prevista deroga anche gli istituti di assistenza sociale, ed in particolare quelli operanti in favore delle categorie dei ciechi ed ipovedenti.
9/1713/183. Sereni, Burtone, Zucchi, Vannucci, Rubinato.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge finanziaria prevede una riduzione delle risorse destinate a nuove infrastrutture nel 2009 del 14 per cento in termini reali rispetto all'anno precedente;
tale risultato negativo per il 2009 è attribuito per la parte più rilevante alle forti riduzioni ai trasferimenti per i principali soggetti attuatori;
appare preoccupante, oltre alla contrazione rispetto al 2008, la pesante riduzione che emerge dal confronto con le dotazioni finanziarie previste originariamente per il 2009 dalla manovra finanziaria dello scorso anno. Per l'ANAS è prevista una riduzione del 23 per cento delle risorse previste per il 2009 mentre per le Ferrovie dello Stato addirittura del 33 per cento;
lo stesso disegno di legge finanziaria 2009 disattende completamente le richieste avanzate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per il programma (4 miliardi di euro nel 2009 e 5 miliardi per ciascuno degli anni 2010 e 2011 per un totale di 14 miliardi nel triennio 2009-2011) non prevedendo nessuno stanziamento aggiuntivo per il Fondo opere strategiche; con questi tagli nei finanziamenti viene a mancare quella continuità di stanziamenti necessaria per dare piena attuazione a molti grandi progetti che richiedono un'adeguata provvista finanziaria;
il Governo da settimane propone soluzioni alternative per compensare l'assenza di stanziamenti pubblici per il Programma: dall'intesa finalizzata ad una più tempestiva valutazione dei progetti firmata l'8 ottobre 2008 tra la Banca europea degli investimenti e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al riassetto delle risorse del Fondo aree sottoutilizzate, disposto dalla manovra d'estate, per passare infine alle disponibilità della Cassa depositi e prestiti;
le ulteriori riduzioni previste sul finanziamento al trasporto pubblico locale mettono in grave allarme le regioni, le quali saranno chiamate a gestire numerose deleghe senza le corrispondenti risorse;
si impone una verifica rapida e puntuale per dare certezze sull'individuazione delle opere prioritarie, sui tempi di realizzazione e di completamento delle stesse e sulle risorse effettivamente disponibili,
impegna il Governo
ad avviare con tempestività, previo approfondimento con il Parlamento e con le regioni, tutte le misure economiche necessarie per consentire la realizzazione ed il completamento delle opere strategiche inserite nella «legge obiettivo».
9/1713/184. Morassut, Mariani, Realacci, Margiotta, Iannuzzi, Bocci, Braga, Motta, Martella, Marantelli, Mastromauro, Ginoble, Bratti, Esposito, Viola, Zamparutti.

La Camera,
premesso che:
la grave crisi economica e finanziaria che sta caratterizzando le principali economie mondiali e che lascia prevedere una drastica caduta della domanda aggregata, con un azzeramento della crescita dell'area euro e un'ancor peggiore performance per l'Italia, meriterebbe una risposta ben più incisiva e coraggiosa di quanto contenuto nella manovra di bilancio predisposta dal Governo;
un forte investimento nel potenziamento e ammodernamento delle infrastrutture del nostro Paese rappresenterebbe una delle più lungimiranti azioni anticicliche che dovrebbero essere perseguite;
appare necessario un particolare sforzo per l'individuazione delle opportune risorse finanziarie e di coordinamento con i governi territoriali, al fine di massimizzare i risultati, in tempi certi, per la realizzazione di quelle infrastrutture maggiormente attese dai territori;
in tale contesto, da anni la Regione Lazio ha avviato un proficuo confronto con il Governo centrale al fine di definire un complesso intervento di infrastrutturazione viaria, all'interno della quale trova un ruolo strategico la realizzazione della variante della strada statale 7, in prossimità della città di Formia;
la cosiddetta «pedemontana di Formia», superando l'attuale congestionamento da traffico pesante che attanaglia la città del Sud Pontino, rappresenterebbe inoltre un fattore cruciale per lo sviluppo economico e turistico di un ampia area territoriale del Lazio meridionale;
il progetto preliminare è stato approvato dal CIPE, con deliberazione n. 98 del 29 marzo 2006,

impegna il Governo

ad adottare tutte le misure finanziarie e normative, d'intesa con la Regione Lazio e le amministrazioni interessate, al fine di facilitare la realizzazione della pedemontana di Formia, così facilitando e rendendo più sicura la viabilità nel Sud Pontino e facilitandone lo sviluppo economico.
9/1713/185. Pompili, Morassut, Anna Teresa Formisano, Graziano.

La Camera,
premesso che:
il tema della stabilizzazione, a tempo pieno, dei lavoratori del così detto bacino LSU, che oggi ammonta a circa 3.000 unità, parzialmente avviato sulla base delle risorse previste dai commi 550 e 551 dell'articolo 2 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, merita una risposta stabile e congrua;
tale processo di stabilizzazione è volto, non solo a garantire finalmente lo status di dipendente con contratto a tempo pieno e indeterminato, ma anche a rendere più efficiente l'intera macchina delle amministrazioni interessate attraverso il potenziamento qualitativo e quantitativo dei servizi offerti alla collettività;
impropriamente, con i primi provvedimenti varati dal Governo, i fondi relativi ai richiamati commi della legge finanziaria 2008, sono stati decurtati, ma successivamente con ulteriori misure sono stati ripristinati in ragione della condivisione della rilevanza sociale degli interventi per la stabilizzazione degli LSU, in un contesto di grande disagio economico e occupazionale,

impegna il Governo

ad individuare, d'intesa con le amministrazioni interessate, le opportune risorse finanziarie che consentano di portare a termine il processo di stabilizzazione, a tempo pieno, dei lavoratori impiegati in attività socialmente utili.
9/1713/186. Siragusa, Antonino Russo.

La Camera,
premesso che:
nonostante il disegno di legge finanziaria per il 2009 contenga alcune misure per il settore agricolo e della pesca, esso non garantisce alle imprese e ai lavoratori quell'insieme di interventi necessari per il consolidamento e lo sviluppo del nostro sistema agroalimentare poiché gli interventi previsti rispondono solo in parte alle esigenze del settore;
in ogni caso tali interventi non riescono ad attutire l'effetto depressivo dei tagli fatti con il decreto legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, che risultano particolarmente gravosi per il settore agricolo;
per il settore agricolo il saldo tra le misure introdotte dal disegno di legge finanziaria e i tagli suddetti risulta negativo e rivela forti riduzioni di spesa: nel 2009 gli stanziamenti di competenza diminuiscono di 459 milioni di euro pari al 25,6 per cento dell'intero bilancio del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali;
sono in particolare le spese per investimenti ad essere penalizzate subendo una contrazione del 39,67 per cento, passando da uno stanziamento di 940,1 milioni di euro del corrente anno a 568,2 milioni di euro per il prossimo anno;
il programma Sviluppo e sostenibilità del settore agricolo, agroalimentare, agroindustriale e mezzi tecnici di produzione, nel quale si trovano gran parte delle autorizzazioni di spesa destinate agli investimenti, subisce un taglio di 423 milioni di euro rispetto all'assestamento 2008 di cui ben 354 milioni riguardano la spesa in conto capitale, ossia gli investimenti fissi lordi e gli acquisti di terreni, i contributi agli investimenti alle imprese ed alle famiglie;
si tratta dell'83 per cento del taglio complessivo che indica chiaramente come per il 2009 il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, al di fuori di una gestione ordinaria, peraltro anch'essa ridimensionata, non potrà fare alcun investimento di rilievo in un settore che per competere ha bisogno di innovazione, di crescita dimensionale, di sostegno alle imprese colpite da calamità e da crisi di mercato;
risulta fortemente ridimensionato l'obiettivo relativo al miglioramento della regolamentazione in materia di politiche agricole che prevede uno stanziamento per il 2009 pari a soli 75,2 milioni di euro a fronte di un finanziamento pari a 248 milioni di euro nel 2008;
in tal modo viene meno il sostegno al settore primario contro gli eventi calamitosi, per affrontare i quali nel passato esercizio il Fondo di solidarietà nazionale-incentivi assicurativi, ricompreso nell'obiettivo relativo al miglioramento della regolamentazione, è stato incrementato di 220 milioni di euro mediante la legge finanziaria;
il disegno di legge finanziaria per il 2009 non prevede alcun rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale e pertanto le risorse disponibili per il 2009 sono al di sotto delle effettive necessità del settore;
questa scelta rappresenta un grave vulnus nei rapporti tra le categorie produttive del settore agricolo e le istituzioni che erano riuscite a definire una politicadi razionalizzazione basata principalmente sull'ammodernamento degli strumenti e delle forme di sostegno per i rischi connessi ad eventi atmosferici e calamitosi già previsti dalla normativa vigente, secondo un processo di sviluppo che ha trovato compiuta sistemazione con il decreto legislativo n. 102 del 2004;
il legislatore e le categorie hanno, infatti, concordato una ridefinizione delle linee di fondo dell'intervento statale, con uno spostamento dal tradizionale approccio fondato su interventi di tipo contributivo e creditizio, ad un approccio teso a valorizzare la copertura assicurativa, ovvero indurre la aziende a contrarre polizze di copertura dei rischi. Il Fondo di solidarietà nazionale serve proprio ad incentivare e a finanziare la stipula di assicurazioni per il settore agricolo,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative volte a prevedere un opportuno rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale per il triennio 2009-2011, pari almeno alle dotazioni previste per il 2008, per dare piena attuazione ai meccanismi di gestione del rischio in agricoltura e potenziare il ruolo delle polizze assicurative contro i rischi connessi ad eventi atmosferici e calamitosi.
9/1713/187. Zucchi, Oliverio, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino, Ghizzoni, Cesare Marini, Carella, Rubinato.

La Camera,
premesso che:
nonostante il disegno di legge finanziaria per il 2009 contenga alcune misure per il settore agricolo e della pesca, esso non garantisce alle imprese e ai lavoratori quell'insieme di interventi necessari per il consolidamento e lo sviluppo del nostro sistema agroalimentare poiché gli interventi previsti rispondono solo in parte alle esigenze del settore;
in ogni caso tali interventi non riescono ad attutire l'effetto depressivo dei tagli fatti con il decreto legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, che risultano particolarmente gravosi per il settore agricolo;
per il settore agricolo il saldo tra le misure introdotte dal disegno di legge finanziaria e i tagli suddetti risulta negativo e rivela forti riduzioni di spesa: nel 2009 gli stanziamenti di competenza diminuiscono di 459 milioni di euro pari al 25,6 per cento dell'intero bilancio del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali;
sono in particolare le spese per investimenti ad essere penalizzate subendo una contrazione del 39,67 per cento, passando da uno stanziamento di 940,1 milioni di euro del corrente anno a 568,2 milioni di euro per il prossimo anno;
il programma Sviluppo e sostenibilità del settore agricolo, agroalimentare, agroindustriale e mezzi tecnici di produzione, nel quale si trovano gran parte delle autorizzazioni di spesa destinate agli investimenti, subisce un taglio di 423 milioni di euro rispetto all'assestamento 2008 di cui ben 354 milioni riguardano la spesa in conto capitale, ossia gli investimenti fissi lordi e gli acquisti di terreni, i contributi agli investimenti alle imprese ed alle famiglie;
si tratta dell'83 per cento del taglio complessivo che indica chiaramente come per il 2009 il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, al di fuori di una gestione ordinaria, peraltro anch'essa ridimensionata, non potrà fare alcun investimento di rilievo in un settore che per competere ha bisogno di innovazione, di crescita dimensionale, di sostegno alle imprese colpite da calamità e da crisi di mercato;
risulta fortemente ridimensionato l'obiettivo relativo al miglioramento dellaregolamentazione in materia di politiche agricole che prevede uno stanziamento per il 2009 pari a soli 75,2 milioni di euro a fronte di un finanziamento pari a 248 milioni di euro nel 2008;
in tal modo viene meno il sostegno al settore primario contro gli eventi calamitosi, per affrontare i quali nel passato esercizio il Fondo di solidarietà nazionale-incentivi assicurativi, ricompreso nell'obiettivo relativo al miglioramento della regolamentazione, è stato incrementato di 220 milioni di euro mediante la legge finanziaria;
il disegno di legge finanziaria per il 2009 non prevede alcun rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale e pertanto le risorse disponibili per il 2009 sono al di sotto delle effettive necessità del settore;
questa scelta rappresenta un grave vulnus nei rapporti tra le categorie produttive del settore agricolo e le istituzioni che erano riuscite a definire una politica di razionalizzazione basata principalmente sull'ammodernamento degli strumenti e delle forme di sostegno per i rischi connessi ad eventi atmosferici e calamitosi già previsti dalla normativa vigente, secondo un processo di sviluppo che ha trovato compiuta sistemazione con il decreto legislativo n. 102 del 2004;
il legislatore e le categorie hanno, infatti, concordato una ridefinizione delle linee di fondo dell'intervento statale, con uno spostamento dal tradizionale approccio fondato su interventi di tipo contributivo e creditizio, ad un approccio teso a valorizzare la copertura assicurativa, ovvero indurre la aziende a contrarre polizze di copertura dei rischi. Il Fondo di solidarietà nazionale serve proprio ad incentivare e a finanziare la stipula di assicurazioni per il settore agricolo,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative volte a prevedere un opportuno rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale per il triennio 2009-2011, pari almeno alle dotazioni previste per il 2008, per dare piena attuazione ai meccanismi di gestione del rischio in agricoltura e potenziare il ruolo delle polizze assicurative contro i rischi connessi ad eventi atmosferici e calamitosi.
9/1713/187. (Testo modificato nel corso della seduta) Zucchi, Oliverio, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino, Ghizzoni, Cesare Marini, Carella, Rubinato.

La Camera,
premesso che:
nonostante il disegno di legge finanziaria per il 2009 contenga alcune misure per il settore agricolo e della pesca, esso non garantisce alle imprese e ai lavoratori quell'insieme di interventi necessari per il consolidamento e lo sviluppo del nostro sistema agroalimentare poiché gli interventi previsti rispondono solo in parte alle esigenze del settore;
in ogni caso tali interventi non riescono ad attutire l'effetto depressivo dei tagli fatti con il decreto legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, che risultano particolarmente gravosi per il settore agricolo;
per il settore agricolo il saldo tra le misure introdotte dal disegno di legge finanziaria e i tagli suddetti risulta negativo e rivela forti riduzioni di spesa: nel 2009 gli stanziamenti di competenza diminuiscono di 459 milioni di euro pari al 25,6 per cento dell'intero bilancio del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali;
il disegno di legge finanziaria non prevede misure di sostegno per il settore agricolo che tengano conto della peculiarità dei territori italiani e delle difficoltà specifiche vissute dai singoli territori;
in tale prospettiva il Mezzogiorno riveste un'importanza cruciale per il settore primario e pertanto è necessario valutare con attenzione le misure utili a sostenere e rilanciare il comparto agricolo mediante un sostegno alle categorie produttive interessate;
risulterebbe particolarmente importante sostenere le categorie produttive del settore agricolo intervenendo sugli oneri di natura previdenziale gravanti sui datori di lavoro agricolo e sugli stessi lavoratori come già stabilito per il triennio 2006-2008 dall'articolo 01, commi 1 e 2 del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006, n. 81;
alla luce della riforma della Politica agricola comunitaria tale intervento non si configura come di natura assistenziale bensì ha una valenza strutturale per tali imprese e per il settore intero,

impegna il Governo

a confermare anche per il triennio 2009-2011 le agevolazioni in materia previdenziale per il settore agricolo nelle aree sottoutilizzate del paese previste dall'articolo 01, commi 1 e 2 del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006, n. 81.
9/1713/188. Servodio, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
nonostante il disegno di legge finanziaria per il 2009 contenga alcune misure per il settore agricolo e della pesca, esso non garantisce alle imprese e ai lavoratori quell'insieme di interventi necessari per il consolidamento e lo sviluppo del nostro sistema agroalimentare poiché gli interventi previsti rispondono solo in parte alle esigenze del settore;
in ogni caso tali interventi non riescono ad attutire l'effetto depressivo dei tagli fatti con il decreto legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, che risultano particolarmente gravosi per il settore agricolo;
per il settore agricolo il saldo tra le misure introdotte dal disegno di legge finanziaria e i tagli suddetti risulta negativo e rivela forti riduzioni di spesa: nel 2009 gli stanziamenti di competenza diminuiscono di 459 milioni di euro pari al 25,6 per cento dell'intero bilancio del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali;
nel sistema economico italiano l'agroalimentare rappresenta uno dei maggiori comparti produttivi, offrendo un bacino occupazionale insostituibile, specie nel Mezzogiorno e nelle aree più marginali, e al tempo stesso assicura la gestione di oltre 14 milioni di ettari di terreni ed il presidio di un territorio ben più ampio;
l'attuale situazione dell'economia e il dibattito sulla riforma della PAC evidenziano nuove sfide ed opportunità per il settore che può continuare ad offrire un contributo rilevante al rilancio economico ed allo sviluppo dei territori italiani;
in tale contesto assumono un'importanza strategica le misure connesse al rilancio degli investimenti, dell'innovazione e della ricerca e le misure per agevolare il ricambio generazionale quale componente avanzata e qualificata nel quadro di una politica agricola nazionale tesa a sviluppare un sistema agroalimentare di qualità capace di competere a livello mondiale;
muovendo da tali considerazioni nel 2007 è stato istituito un apposito Fondo per lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile in agricoltura con una dotazione di 50 milioni di euro per il quinquennio 2007-2011;
tale dotazione rappresentava, nelle intenzioni del legislatore, un primo passo per porre come centrale la questione dell'imprenditorialità giovanile in agricoltura;
il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha inciso profondamente sul bilancio del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali per oltre 450 milioni di euro;
uno dei programmi più ridotti di competenza del Ministero è proprio quello che finanzia, tra gli altri, l'obiettivo relativo al ricambio generazionale ed all'imprenditoria femminile in agricoltura;
per il 2009, la dotazione del Fondo è stata dimezzata passando dai previsti 10 milioni di euro a 5 milioni di euro,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative volte a reintegrare le risorse del Fondo per l'imprenditoria giovanile in agricoltura, a prevedere ulteriori stanziamenti aggiuntivi e ad emanare i bandi per l'assegnazione delle risorse.
9/1713/189. Trappolino, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Cesare Marini.

La Camera,
premesso che:
lo scorso maggio un'alluvione ha nuovamente devastato interi territori del Piemonte causando anche la morte di quattro persone in Val Pellice;
il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, nell'ambito dell'informativa urgente riguardante tali eventi alluvionali svoltasi alla Camera il 10 giugno scorso, ha delineato una situazione difficilissima arrivando a paragonare l'evento a quello che si è verificato fra il 12 e il 15 giugno 1957;
nella medesima informativa il Sottosegretario dava conto degli interventi che si intendeva predisporre e delle risorse che si intendevano stanziare, informando il Parlamento della disponibilità immediata di 5 milioni di euro prelevati dal Fondo della protezione civile;
i territori piemontesi interessati dall'evento alluvionale hanno riportato danni molto forti stimati in 43 milioni di euro per la somma urgenza, in 204 milioni di euro per l'urgenza e in ben 710 milioni di euro per ripristinare la situazione preesistente all'alluvione;
ad oggi l'esiguità delle risorse stanziate, pari ai soli 5 milioni di euro citati dal Sottosegretario, non ha garantito alle popolazioni danneggiate quella risposta tempestiva ed efficace altrimenti necessaria;
successivamente all'informativa, la Camera ha svolto un'interpellanza urgente per chiedere al Governo quali politiche intendesse attuare per garantire la sicurezza dei cittadini e la tutela del territorio in presenza di eventi alluvionali in quanto la ciclicità di tali eventi rende indispensabile mettere in campo politiche che non si limitino a gestire l'emergenza;
occorrono una normativa efficace per la difesa del suolo e del territorio; strumenti di programmazione e di pianificazione efficaci e condivisi superando definitivamente la frammentazione decisionale fra i vari enti; scelte rigorose di politica territoriale e di corretto governo del territorio e, soprattutto, un nuovo sistema di governo che ridefinisca le competenze operative dei diversi enti e semplifichi e renda più efficaci ed efficienti l'attuazione degli interventi programmatici;
allo stato attuale la risposta concreta dei Governo non sta fornendo elementi puntuali per un serio impegno nello stanziamento delle risorse necessarie e nell'assicurare la celerità dell'intervento nell'immediato per i territori piemontesi devastati dall'alluvione del maggio scorso,

impegna il Governo:

ad adottare al più presto ulteriori iniziative normative volte a reperire le necessarie risorse per consentire l'avvio e la prosecuzione delle operazioni di ripristino dei luoghi e delle infrastrutture danneggiate dagli eventi alluvionali del maggio 2008;
a garantire la sicurezza dei cittadini e la tutela dei territori di fronte ai ripetuti eventi alluvionali attraverso la predisposizione di una normativa per la difesa del suolo e del territorio e la creazione di strumenti di programmazione e di pianificazione efficaci che superino l'attuale frammentazione decisionale.
9/1713/190. Giorgio Merlo, Esposito, Lovelli, Fiorio, Portas, Calgaro.

La Camera,
considerato che:
l'eredità dei Giochi Olimpici di Torino 2006 è da considerarsi un vero patrimonio nazionale;
il valore dell'eredità fu riconosciuta nella passata legislatura attraverso l'attribuzione alla Fondazione 20 marzo 2006, costituita dagli enti territoriali e dal CONI, di un sostegno finanziario (20 milioni di euro) per l'avvio della sua azione post olimpica. Avvio che è stato positivo e che consegna un «dopo Giochi» tra i più riusciti degli ultimi anni (come formalmente riconosciuto dal CIO e dalle federazioni internazionali);
negli impianti di Torino 2006 sono in programma almeno sino al 2013 grandi eventi internazionali, prevalentemente nelle discipline invernali. L'obiettivo della Fondazione, avendo a disposizione le infrastrutture costruite per i Giochi Olimpici, è di far crescere una generazione di campioni normodotati e disabili che possano competere per le medaglie dei prossimi Giochi Olimpici invernali («Dream 2014»);
tra gli eventi di richiamo internazionali si possono citare i campionati europei di short track del 2009, i campionati mondiali di pattinaggio di figura del 2010, i campionati mondiali di slittino del 2011, la coppa del mondo di salto per gli anni 2009-2010-2011, la coppa ULEB di basket, i World Master Games 2013 - ovvero i Giochi Olimpici estivi per atleti ultra trentacinquenni (i Giochi sono programmati per il mese di agosto 2013 e sono previste dalle 30.000 alle 50.000 presenze per un periodo da un minimo di sette ad un massimo di ventuno giorni);
l'International Masters Games Association (IMGA) ha già di fatto informalmente assegnato a Torino i Giochi, ma per ufficializzare l'assegnazione è necessario che la garanzia richiesta al Governo a parziale copertura delle spese di organizzazione, venga sottoscritta inderogabilmente entro il 15 novembre 2008, completando quelle già sottoscritte dalla città di Torino, dalla Regione Piemonte e dalla Provincia di Torino,

impegna il Governo

ad attivarsi affinché vengano assegnate le risorse necessarie a garantire a Torino l'assegnazione dei Giochi Olimpici estivi per atleti ultra trentacinquenni dell'International Masters Games Association.
9/1713/191. Vernetti, Giorgio Merlo, Esposito.

La Camera,
premesso che:
il decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, ha istituito il Fondo per le zone di confine presso la Presidenza del Consiglio dei ministri con una dotazione pari a 25 milioni di euro utilizzabili per la valorizzazione e la promozione delle aree territoriali svantaggiate confinanti con le regioni a statuto speciale;
le modalità di erogazione del Fondo sono stabilite con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze;
sulla base delle indicazioni del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e sentite le regioni interessate il Fondo, gestito dal Dipartimento per gli affari regionali, dovrà essere utilizzato per finanziare specifici progetti finalizzati allo sviluppo economico e sociale dei territori dei comuni confinanti con le regioni a statuto speciale;
il finanziamento integrativo, disposto dalla Stato a favore dei territori confinanti con le regioni a statuto speciale, ha una sua forte motivazione nel consentire alle regioni a statuto ordinario di adeguare i propri servizi alle condizioni più favorevoli con cui quei medesimi servizi sono goduti dai cittadini dei comuni confinanti nei territori a statuto speciale;
sono numerosi i comuni di confine che chiedono sia loro consentito di passare da una regione a statuto ordinario ad una confinante a statuto speciale;
la stessa regione Veneto ha intrapreso delle iniziative a sostegno dei comuni montani e dei comuni del settore orientale con lo scopo di favorire la cooperazione tra i territori di confine, per il migliore esercizio delle funzioni amministrative inerenti i settori dello sviluppo locale, della sanità, della cultura, dell'alta formazione, dell'istruzione, della formazione, delle infrastrutture e reti di trasporto;
allo stato attuale la dotazione del Fondo per il 2009 risulta pari a soli 3,9 milioni di euro;
la bozza di disegno di legge sul federalismo fiscale non interviene sulle regioni a statuto speciale e quindi lo stato di disagio dei comuni confinanti con tali territori è destinato a durare nel tempo;
la maggior parte dei comuni interessati sono collocati al Nord,

impegna il Governo

a rifinanziare il suddetto Fondo per una quota pari ad almeno 25 milioni di euro.
9/1713/192. Viola, Rubinato, Fogliardi, Baretta.

La Camera,
premesso che:
l'esigenza avvertita come assoluta priorità del Governo Prodi di dotare il Sud dell'Italia di quelle opere infrastrutturali necessarie al rilancio del Mezzogiorno - affinché le stesse rappresentassero un momento forte di qualificazione del nostro sistema Paese in un contesto di natura europeo - si è tradotta nella immediata allocazione, sin dalla prima legge finanziaria, di ingenti risorse stanziate attraverso il trasferimento di quelle originariamente in dotazione dell'ex Fintecna, ai sensi dell'articolo 1, comma 1155, della legge n. 296 del 2006;
successivamente, per meglio individuare la finalizzazione di tali risorse, con la legge 24 dicembre 2007, n. 244, sono stati creati due distinti capitoli di spesa del Ministero delle infrastrutture e del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, denominati rispettivamente «Interventi per la realizzazione di opere infrastrutturali in Sicilia ed in Calabria» e «Interventi di tutela dell'ambiente e difesa del suolo in Sicilia e Calabria»;
in particolare, la citata legge n. 244 del 2007 prevedeva che tali risorse fossero assegnate per il 90 per cento alla realizzazione di opere infrastrutturali e per il 10 per cento ad interventi a tutela dell'ambiente e della difesa del suolo e che le stesse venissero destinate per il 70 per cento ad interventi nella regione Sicilia e, per la restante parte, ad interventi nella regione Calabria;
tali risorse sono state immediatamente finalizzate al potenziamento della viabilità provinciale e della grande viabilità che segnano soprattutto le due dorsali calabresi, tirrenica e ionica. In particolare esse sono state indirizzate, tra le altre, per il completamento della Salerno-Reggio Calabria nonché per l'ammodernamento della statale n. 106 Jonica, una strada non tutta ma in gran parte calabrese, che parte da Taranto finisce a Reggio Calabria: si tratta di circa 500 chilometri di strada, che dovranno servire inevitabilmente al futuro sviluppo dell'area ionica calabrese, ma anche di quella lucana e pugliese;
nonostante che tra le sette missioni contenute nel programma della coalizione di Governo si preveda espressamente un forte impegno per l'infrastrutturazione del Paese in generale, e del Mezzogiorno in particolare, tanto che al punto 2 e al punto 5 è previsto un piano decennale straordinario per le infrastrutture del Meridione, il primo atto del Governo Berlusconi si è tradotto nel completo azzeramento delle risorse già stanziate per il rilancio del Sud dell'Italia, da sempre penalizzato sotto il profilo degli investimenti in opere stradali e viarie;
tutto ciò è stato determinato dal fatto che per far fronte alla soppressione del gettito ICI il Governo ha sottratto alle infrastrutture delle due regioni, Calabria e Sicilia, già ampiamente deficitarie rispetto al Centro Nord, ingenti risorse pari a circa 1,8 miliardi di euro;
lo stesso Governatore della Banca d'Italia, in varie sedi, ha sostenuto che le potenzialità di espansione dell'economia meridionale sono maggiori rispetto a quelle del Centro Nord, a condizione che migliori la spesa pubblica e quella dei servizi;
la prospettiva di un'area di libero scambio nel Mediterraneo, decisa nella Conferenza di Barcellona, tra i Paesi del Nord Africa e l'Unione Europea, creerà un grande mercato che potrà avere come centro geopolitico l'Italia e in particolare il Mezzogiorno. Le regioni meridionali sono naturalmente l'avamposto territoriale dell'Europa per la posizione di area di raccordo per i traffici che si svilupperanno, a condizione che siano dotate di una rete moderna di infrastrutture e servizi e sia garantito l'ordine pubblico e la sicurezza del territorio,

impegna il Governo:

ad adottare con urgenza tutti i più idonei provvedimenti al fine di ripristinare integralmente le risorse destinate al Mezzogiorno ed in particolare quelle relative alla realizzazione di opere infrastrutturali indispensabili per lo sviluppo della Sicilia e della Calabria nella medesima misura stanziata dal precedente Governo;
a porre in essere con urgenza una adeguata programmazione di interventi, stanziando le occorrenti risorse finanziarie, per garantire risposte concrete in materia di opere infrastrutturali indispensabili per lo sviluppo e la crescita sociale ed economica della Calabria e della Sicilia.
9/1713/193. Oliverio, Laganà Fortugno.

La Camera,
premesso che:
l'esigenza avvertita come assoluta priorità del Governo Prodi di dotare il Sud dell'Italia di quelle opere infrastrutturali necessarie al rilancio del Mezzogiorno - affinché le stesse rappresentassero un momento forte di qualificazione del nostro sistema Paese in un contesto di natura europeo - si è tradotta nella immediata allocazione, sin dalla prima legge finanziaria, di ingenti risorse stanziate attraverso il trasferimento di quelle originariamente in dotazione dell'ex Fintecna, ai sensi dell'articolo 1, comma 1155, della legge n. 296 del 2006;
successivamente, per meglio individuare la finalizzazione di tali risorse, con la legge 24 dicembre 2007, n. 244, sono stati creati due distinti capitoli di spesa del Ministero delle infrastrutture e del Ministerodell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, denominati rispettivamente «Interventi per la realizzazione di opere infrastrutturali in Sicilia ed in Calabria» e «Interventi di tutela dell'ambiente e difesa del suolo in Sicilia e Calabria»;
in particolare, la citata legge n. 244 del 2007 prevedeva che tali risorse fossero assegnate per il 90 per cento alla realizzazione di opere infrastrutturali e per il 10 per cento ad interventi a tutela dell'ambiente e della difesa del suolo e che le stesse venissero destinate per il 70 per cento ad interventi nella regione Sicilia e, per la restante parte, ad interventi nella regione Calabria;
tali risorse sono state immediatamente finalizzate al potenziamento della viabilità provinciale e della grande viabilità che segnano soprattutto le due dorsali calabresi, tirrenica e ionica. In particolare esse sono state indirizzate, tra le altre, per il completamento della Salerno-Reggio Calabria nonché per l'ammodernamento della statale n. 106 Jonica, una strada non tutta ma in gran parte calabrese, che parte da Taranto finisce a Reggio Calabria: si tratta di circa 500 chilometri di strada, che dovranno servire inevitabilmente al futuro sviluppo dell'area ionica calabrese, ma anche di quella lucana e pugliese;
nonostante che tra le sette missioni contenute nel programma della coalizione di Governo si preveda espressamente un forte impegno per l'infrastrutturazione del Paese in generale, e del Mezzogiorno in particolare, tanto che al punto 2 e al punto 5 è previsto un piano decennale straordinario per le infrastrutture del Meridione, il primo atto del Governo Berlusconi si è tradotto nel completo azzeramento delle risorse già stanziate per il rilancio del Sud dell'Italia, da sempre penalizzato sotto il profilo degli investimenti in opere stradali e viarie;
tutto ciò è stato determinato dal fatto che per far fronte alla soppressione del gettito ICI il Governo ha sottratto alle infrastrutture delle due regioni, Calabria e Sicilia, già ampiamente deficitarie rispetto al Centro Nord, ingenti risorse pari a circa 1,8 miliardi di euro;
lo stesso Governatore della Banca d'Italia, in varie sedi, ha sostenuto che le potenzialità di espansione dell'economia meridionale sono maggiori rispetto a quelle del Centro Nord, a condizione che migliori la spesa pubblica e quella dei servizi;
la prospettiva di un'area di libero scambio nel Mediterraneo, decisa nella Conferenza di Barcellona, tra i Paesi del Nord Africa e l'Unione Europea, creerà un grande mercato che potrà avere come centro geopolitico l'Italia e in particolare il Mezzogiorno. Le regioni meridionali sono naturalmente l'avamposto territoriale dell'Europa per la posizione di area di raccordo per i traffici che si svilupperanno, a condizione che siano dotate di una rete moderna di infrastrutture e servizi e sia garantito l'ordine pubblico e la sicurezza del territorio,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di adottare nell'immediato tutti i più idonei provvedimenti al fine di ripristinare integralmente le risorse destinate al Mezzogiorno ed in particolare quelle relative alla realizzazione di opere infrastrutturali indispensabili per lo sviluppo della Sicilia e della Calabria;
a porre in essere con urgenza una adeguata programmazione di interventi, stanziando le occorrenti risorse finanziarie, per garantire risposte concrete in materia di opere infrastrutturali indispensabili per lo sviluppo e la crescita sociale ed economica della Calabria e della Sicilia.
9/1713/193.(Testo modificato nel corso della seduta) Oliverio, Laganà Fortugno.

La Camera,
premesso che:
le regioni in cui sono ubicati i territori di cui all'articolo 1 del decreto-legge 19 dicembre 1994, n. 691, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 febbraio 1995, n. 35, e successive modificazioni sono individuate come aree beneficiarie di risorse garantite dall'entrata prevista dall'articolo 11, comma 5, della legge n. 35 del 1995 che ha istituito, a decorrere dal 1995, un'addizionale nella misura del 50 per cento della tariffa dell'imposta fissa di bollo relativa agli invii di estratti conto bancari da parte delle banche alla clientela;
l'entrata di tale addizionale è stata accertata dal Ministero dell'economia e delle finanze, nell'ultimo quinquennio (2004-2008), pari ad un importo di circa 400 milioni di euro annui;
dalla data di istituzione di tale fondo i suddetti territori non hanno beneficiato delle dovute occorrenze;
uno dei principali problemi dei suddetti territori che mai hanno beneficiato delle occorrenze previste dall'articolo 11, comma 5, della legge n. 35 del 1995 riguarda la prevenzione dei danni causati dagli eventi alluvionali con la realizzazione di opere per la messa in sicurezza,

impegna il Governo

a disporre con urgenza lo stanziamento delle risorse, disposto ai sensi del decreto-legge 19 dicembre 1994, n. 691, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 febbraio 1995, n. 35, per la messa in sicurezza dei territori delle regioni Valle d'Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Toscana, colpiti dagli eventi alluvionali della prima decade del novembre 1994.
9/1713/194. Fiorio, Lovelli, Rampi, Bobba, Esposito, Lucà, Boccuzzi, Portas, Giorgio Merlo, Calgaro, Damiano, Cambursano, Vietti, Gatti.

La Camera,
premesso che:
i drastici tagli della manovra di bilancio 2009 colpiscono in modo particolare il sistema nazionale dell'istruzione;
la riduzione di risorse è particolarmente incisiva sulla scuola paritaria non statale, che registra una decurtazione di 133 milioni di euro per l'anno 2009, per il quale sono previsti 402 milioni di euro; per il 2010 sono stanziati 406 milioni, e solo 317 milioni per il 2011; a fronte di un taglio medio del 10 per cento imposto agli stati di previsione dei ministeri, quello sulla scuola paritaria è del 30 per cento;
i risparmi incidono in modo specifico sulla scuola materna e sulla scuola elementare paritarie, che accolgono ben 531.258 bambini su un totale di 1.652.689 della scuola dell'infanzia e 196.776 su 2.820.150 bambini della scuola primaria;
determinante è il contributo di queste scuole al buon livello qualitativo raggiunto dalle scuole materne ed elementari italiane;
le scuole materne paritarie in particolare sono presenti in tutto il territorio nazionale, in 4.800 comuni; in alcune regioni, come il Veneto, più di due terzi della popolazione scolastica dai tre ai sei anni frequenta le scuole dell'infanzia paritarie;
si tratta di scuole che assicurano un'alta qualità di educazione e di insegnamento, e in molte zone sono l'unico servizio di educazione e di istruzione all'infanzia, frequentate anche da bambini provenienti da famiglie non abbienti e extracomunitarie;
in Veneto, dove la percentuale di frequenza delle scuole materne paritarie è la più elevata d'Italia, la percentuale di bambini stranieri è del 7,3 per cento, ma nelle zone ad alta intensità industriale, come la provincia di Treviso, tale percentuale raggiunge anche il 20-25 per cento; la presenza di bambini stranieri pone problemi complessi di integrazione scolastica e sociale, con costi aggiuntivi per le scuole; anche i programmi avanzati di integrazione scolastica dei disabili applicati in tale regione impegnano frequentemente le scuole a sostenere circa la metà della spesa necessaria, in particolare per gli insegnanti di sostegno, interamente a carico del bilancio della scuola;
le rette delle scuole d'infanzia non statali non possono essere aumentate, perché sarebbero insostenibili per le famiglie; i tagli potrebbero pertanto determinare la chiusura di molte scuole, in particolare nelle regioni dove costituiscono oltre il 50 per cento dell'offerta formativa;
se le scuole dell'infanzia paritarie fossero chiuse per insufficienza di risorse, lo Stato dovrebbe sostenere una spesa elevatissima per provvedere servizi sostitutivi, stimabile in circa 6 miliardi, 4 miliardi per le sole scuole materne, senza considerare il costo degli edifici,

impegna il Governo:

a provvedere in tempi brevi a completare il versamento del contributo alle scuole dell'infanzia paritarie previsto dalla legge finanziaria 2007, che risulta ad oggi erogato solo per il 40 per cento dell'intera somma;
a disporre quantomeno la reintegrazione dei fondi 2009-2011 destinati alla scuola non statale, in particolare dell'infanzia ed elementare paritaria.
9/1713/195. Rubinato, De Pasquale, Fogliardi, Calearo Ciman, Lulli, Froner, Baretta, Vannucci.

La Camera,
premesso che:
la crisi finanziaria internazionale ha già prodotto un veloce processo di trasmissione all'economia reale e che le previsioni di crescita sono drasticamente peggiorate per tutte le economie del mondo; il peggioramento delle previsioni di crescita riguarda anche l'Europa;
la stabilizzazione dell'economia mondiale e la sua uscita dagli squilibri macroeconomici e macrofinanziari accumulatisi negli ultimi venti anni rischia di determinarsi attraverso una lunga e pericolosa crisi recessiva;
per scongiurare questo scenario, è opinione ormai dominate che sia necessario non soltanto l'intervento delle politiche monetarie e delle banche centrali nazionali, ma anche di adeguate politiche fiscali di segno anticiclico;
molti paesi hanno già deciso, o stanno decidendo, di muoversi in questa direzione, mettendo in campo pacchetti di stimolo fiscale volti al sostegno temporaneo della domanda interna di consumi e di investimenti pubblici, e fra essi ad esempio la Cina e la nuova amministrazione USA;
l'Unione Europea ha una duplice responsabilità in merito: da un lato, deve evitare che la crisi recessiva si estenda e si approfondisca all'interno dei paesi membri, con le sue deleterie conseguenze in termini di distruzione di posti di lavoro; dall'altro lato, non può non fornire il suo contributo al processo di riaggiustamento mondiale, nell'ambito di una cooperazione internazionale al cui interno la stessa Unione è chiamata oggi ad esercitare un ruolo potenzialmente nuovo e di grande impegno;

impegna il Governo

ad elaborare, a presentare nelle sedi competenti e a sostenere proposte volte a promuovere un più efficace coordinamento delle politiche fiscali dell'Unione e degli Stati membri nella direzione di un sostegno temporaneo anticiclico dell'economia, attivando a questo fine tutti gli strumenti disponibili del bilancio comunitario e delle istituzioni collegate alla stessa Unione, a partire dalla Banca Europea degli Investimenti.
9/1713/196. Duilio, Causi, Castagnetti, Baretta, Fluvi, Ventura, Boccia, Marchi, Misiani, Vannucci.

La Camera,
premesso che:
la crisi finanziaria scoppiata negli ultimi diciotto mesi ha messo in luce gravi carenze nei sistemi di sorveglianza e controllo a livello internazionale;
l'evoluzione della crisi e la predisposizione di interventi per la stabilizzazione dei mercati finanziari internazionali richiede non solo per l'immediato, ma anche per il medio e lungo termine, il rafforzamento delle sedi e delle istituzioni multilaterali in cui i governi e le autorità monetarie possano scambiare informazioni, coordinare le politiche di livello nazionale, adottare adeguate misure di livello sovranazionale;
tali istituzioni devono essere messe in condizione di esercitare un lavoro quotidiano ed efficace di controllo, di vigilanza, di assistenza tecnica ai singoli paesi, di intervento attivo nelle situazioni di difficoltà che hanno origine dalla trasmissione della crisi finanziaria dai paesi dell'occidente ai paesi di piccola e media dimensione emergenti o in via di sviluppo;
non sembra che la scelta migliore sia quella di costruire nuove istituzioni, quanto quella di utilizzare quelle esistenti, le quali però vanno sottoposte ad un profondo e radicale processo di riforma e di adeguamento;
tale processo deve riguardare in primo luogo la partecipazione e la responsabilità che nelle istituzioni finanziarie internazionali dovranno assumere tutti i paesi del mondo, con particolare riguardo alla nuova geografia politica ed economica che si è realizzata nel corso degli ultimi venti anni;
in secondo luogo deve riguardare le procedure decisionali, l'approccio di politica economica agli interventi di stabilizzazione, la capacità di dare ai governi assistenza e consigli su base indipendente e che tengano conto degli obiettivi di coesione sociale e di accrescimento nel tempo del capitale sociale,

impegna il Governo:

ad elaborare e a presentare nelle adeguate sedi internazionali e a sostenere interventi di riforma delle sedi di coordinamento multilaterali, coinvolgendo in modo sistematico le principali economie emergenti (Cina, India, Brasile, SudAfrica ed altri) nelle riunioni del G7-G8 e in prospettiva dare un ruolo sempre maggiore al G20;
a promuovere interventi di riforma del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, in modo da ridefinirne le funzioni strategiche, la trasparenza e la rendicontazione, le procedure decisionali in coerenza con le priorità riguardanti le politiche per lo sviluppo e la coesione sociale e la lotta alla povertà;
a stimolare interventi di riforma volti a potenziare il ruolo, in termini di poteri formali e di capacità tecniche, dei paesi in via di sviluppo e delle economie emergenti nella governance del Fondo Monetario Internazionale e della banca Mondiale, nonché a migliorare il funzionamento dell'International monetary and financial committee (Imfc), la cui costituzione fu sostenuta dai lavori dell'Interim Committee del Fondo Monetario presieduto, nel 1998, dall'allora Ministro del tesoro italiano Carlo Azeglio Ciampi;
a promuovere l'intensificazione nell'ambito dell'Unione Europea, dell'OCSE e nelle sedi multilaterali competenti di iniziative di contrasto alla competizione fiscale sleale, anche riguardo all'attività dei centri off shore;
a incentivare interventi di potenziamento dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro affinché possa supportare con assistenza tecnica e finanziaria la graduale ed effettiva universalizzazione dei diritti di lavoratrici e lavoratori;
a promuovere l'adempimento agli impegni per la lotta alla povertà ed il sostegno allo sviluppo presi dai paesi sviluppati e dai paesi in via di sviluppo con la Millennium Declaration di New York, laconferenza sul finanziamento allo sviluppo di Monterrey e, da ultimo, al G8 di Gleneagles.
9/1713/197. Causi, Castagnetti, Baretta, Fluvi, Ventura, Boccia, Marchi, Misiani, Vannucci, Duilio.

La Camera,
premesso che:
siamo in una fase di emergenza che dall'economia finanziaria si sta rapidamente estendendo all'economia reale, creando tutte le premesse per una rapida e consistente caduta della domanda aggregata;
il disegno di legge finanziaria in esame non contiene misure a sostegno della crescita, mentre sarebbe necessario rivedere la scelta di concentrare tutta l'azione economico-finanziaria nel decreto-legge n. 112, che poggiava su una dinamica del PIL decisamente migliore;
strategico, ai fini della crescita, è il rilancio degli investimenti infrastrutturali, di cui il nostro paese è storicamente carente,

impegna il Governo

ad impegnare le disponibilità della Cassa depositi e prestiti Spa per la costituzione di un fondo finalizzato al finanziamento degli investimenti infrastrutturali dello Stato e delle altre amministrazioni pubbliche.
9/1713/198. Boccia, Causi.

La Camera,
premesso che:
con un insieme di interventi il Governo sta trasformando le politiche di sviluppo territoriale in corso da un decennio;
l'impatto di queste scelte sarà fortissimo e tale da accrescere le profonde difficoltà economiche in cui si trovano le regioni del Mezzogiorno;
i provvedimenti varati dal Governo in questi primi mesi della legislatura hanno già fortemente penalizzato il Mezzogiorno, con il taglio di quasi 2 miliardi di euro dedicati alle infrastrutture stradali di Sicilia e Calabria;
un taglio ancor più rilevante è stato operato con il decreto-legge n. 112, che ha ridotto la dotazione finanziaria della Missione «Sviluppo e riequilibrio territoriale» del Ministero per lo sviluppo economico per il triennio 2009-11 di ben 7,9 miliardi, su 19 precedentemente disponibili. Si tratta di fondi FAS, destinati per l'85 per cento al Mezzogiorno;
è stato abbandonato l'automatismo del credito d'imposta per i nuovi investimenti nelle aree sottoutilizzate in favore del ritorno alla vecchia e fallimentare logica discrezionale e ai pesanti adempimenti amministrativi del passato;
il provvedimento in esame non prevede nessuna misura in favore del Mezzogiorno,

impegna il Governo

a restituire piena operatività agli strumenti automatici di incentivazione, quale il credito d'imposta sugli investimenti nel Mezzogiorno, la cui efficacia risulta vanificata dal ripristino dei tetti finanziari e dagli appesantimenti amministrativi connessi al meccanismo della prenotazione.
9/1713/199. D'Antoni, Boccia, Ria, Causi, Vico.

La Camera,
premesso che:
siamo in una fase di emergenza che dall'economia finanziaria si sta rapidamente estendendo all'economia reale,creando tutte le premesse per una rapida e consistente caduta della domanda aggregata;
un problema cruciale è rappresentato dal rischio che molte persone, nei prossimi mesi, perdano il loro posto di lavoro e non vengano compensate da un'adeguata copertura sociale ed assicurativa, a causa della incompletezza del nostro sistema di welfare nei confronti di alcuni settori produttivi, così come di alcune tipologie di contratto di lavoro;
rispetto a questo problema la finanziaria dice molto poco, limitandosi a finanziare per ulteriori 150 milioni la cassa integrazione,

impegna il Governo

a predisporre opportune forme di sostegno al reddito dei lavoratori che, in base alla normativa vigente, sono esclusi dalle tutele previste dal sistema degli ammortizzatori sociali e che, a seguito della crisi, perdano il lavoro o i cui contratti non siano rinnovati.
9/1713/200. Baretta, Causi, D'Antoni.

La Camera,
premesso che:
siamo in una fase di emergenza che dall'economia finanziaria si sta rapidamente estendendo all'economia reale, creando tutte le premesse per una rapida e consistente caduta della domanda aggregata;
un problema cruciale è rappresentato dal rischio che molte persone, nei prossimi mesi, perdano il loro posto di lavoro e non vengano compensate da un'adeguata copertura sociale ed assicurativa, a causa della incompletezza del nostro sistema di welfare nei confronti di alcuni settori produttivi, così come di alcune tipologie di contratto di lavoro;
rispetto a questo problema la finanziaria dice molto poco, limitandosi a finanziare per ulteriori 150 milioni la cassa integrazione,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di predisporre opportune forme di sostegno al reddito dei lavoratori che, in base alla normativa vigente, sono esclusi dalle tutele previste dal sistema degli ammortizzatori sociali e che, a seguito della crisi, perdano il lavoro o i cui contratti non siano rinnovati.
9/1713/200. (Testo modificato nel corso della seduta) Baretta, Causi, D'Antoni.

La Camera,
premesso che:
la crisi finanziaria internazionale ha già prodotto un veloce processo di trasmissione all'economia reale e che le previsioni di crescita sono drasticamente peggiorate per tutte le economie del mondo; il peggioramento delle previsioni di crescita riguarda anche l'Europa;
la stabilizzazione dell'economia mondiale e la sua uscita dagli squilibri macroeconomici e macrofinanziari accumulatisi negli ultimi venti anni rischia di determinarsi attraverso una lunga e pericolosa crisi recessiva;
per scongiurare questo scenario, è opinione ormai dominate che sia necessario non soltanto l'intervento delle politiche monetarie e delle banche centrali nazionali, ma anche di adeguate politiche fiscali di segno anticiclico;
molti paesi hanno già deciso, o stanno decidendo, di muoversi in questa direzione, mettendo in campo pacchetti di stimolo fiscale volti al sostegno temporaneo della domanda interna di consumi e di investimenti pubblici, e fra essi ad esempio la Cina e la nuova amministrazione USA;
l'Unione Europea ha una duplice responsabilità in merito: da un lato, deveevitare che la crisi recessiva si estenda e si approfondisca all'interno dei paesi membri, con le sue deleterie conseguenze in termini di distruzione di posti di lavoro; dall'altro lato, non può non fornire il suo contributo al processo di riaggiustamento mondiale, nell'ambito di una cooperazione internazionale al cui interno la stessa Unione è chiamata oggi ad esercitare un ruolo potenzialmente nuovo e di grande impegno,

impegna il Governo

ad elaborare, a presentare nelle sedi competenti e a sostenere proposte volte a portare a realizzazione le proposte contenute fin dal Libro Bianco di Jacques Delors per la creazione di un nuovo circuito di finanziamento dei progetti infrastrutturali di dimensione europea tramite l'emissione di titoli pubblici dell'Unione (Eurobonds), i quali avrebbero oggi, fra l'altro, il vantaggio di offrire sui mercati opportunità di investimento a lungo termine aventi caratteristiche di basso rischio e di connessione all'economia reale, offrendo così anche su questo versante un contributo alla costruzione di una nuova fase dell'economia mondiale non più dominata da spinte aventi prevalente natura speculativa e finanziaria.
9/1713/201. Ventura, Causi, Castagnetti, Baretta, Fluvi, Boccia, Marchi, Misiani, Vannucci, Duilio.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 5, comma 1-sexies, del decreto legge 10 gennaio 2006, n. 2, consentiva agli imprenditori ittici esercenti attività di pesca marittima la possibilità di applicazione, in via sperimentale per l'anno 2006, del regime Iva speciale già previsto per il settore agricolo;
purtroppo tale norma è rimasta inapplicata in quanto il Decreto Ministeriale a cui la legge rimandava per la determinazione della percentuale di compensazione non è mai stato emanato;
più volte il Governo ha manifestato la volontà di impegnarsi a sostenere il settore della pesca e ad equipararlo a quello dell'agricoltura;

impegna il Governo

a valutare la possibilità di assumere ulteriori iniziative normative per prorogare al 2009 la possibilità di applicare il regime Iva forfetario al settore pesca, al fine di eliminare la disparità di trattamento esistente rispetto al settore agricoltura.
9/1713/202. Naro, Ruvolo.

La Camera,
premesso che:
i corsi di lingua e cultura italiane costituiscono per i nostri connazionali residenti all'estero uno strumento per mantenere saldo e anzi rafforzare il legame ed il rapporto con l'Italia;
i tagli previsti dalla Finanziaria hanno interessato anche i capitoli di bilancio riguardanti questi nostri connazionali, con una decurtazione degli stanziamenti destinati sia all'attivazione dei corsi di lingua e cultura che, cosa ancor più importante, all'assistenza diretta;
con tale decisione il Governo, come ha sottolineato il Consiglio Generale degli Italiani all'Estero, si sta assumendo la responsabilità diretta di abbandonare milioni di cittadini italiani residenti all'estero e di rinunciare a valorizzare la risorsa culturale, sociale, economica e politica rappresentata dalla nostra collettività all'estero;
tutto questo accade mentre si riunirà a breve la Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo, nei confronti dei quali, tenuto conto dei tagli, non potrà essere attuata alcuna vera politica o intervento;

impegna il Governo

a prevedere in tempi brevi interventi utili ad evitare le criticità espresse in premessa, considerata l'importanza e l'impatto che l'attuale taglio di risorse avrà su milioni di cittadini italiani residenti all'estero.
9/1713/203. Anna Teresa Formisano.

La Camera,
premesso che:
il settore agroalimentare italiano continua ad essere interessato da profondi e vasti movimenti che vedono molte imprese di successo avanzare nella competizione in situazioni di crisi e difficoltà che spesso sfociano nel fallimento o nell'essere preda di gruppi finanziari interessati più al rendimento di breve termine che al radicamento strategico;
è opportuno intervenire con politiche moderne ed efficaci se non si vuol lasciare al caso il futuro assetto del settore;
la normativa comunitaria prevede dettagliatamente la possibilità, a determinate condizioni molto rigorose del rispetto della concorrenza imprenditoriale, sia pure in un contesto di salvataggio e ristrutturazione, di intervenire con fondi pubblici affiancati obbligatoriamente a risorse private;
nella legislazione nazionale tale possibilità è prevista, sebbene mai realizzata nel settore agroalimentare, con la creazione del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese di cui al decreto legge 14 marzo 2005, n. 356, che fornisce all'impresa in difficoltà un fondo di tesoreria per consentirle di attuare interventi di ristrutturazione che possono essere sostenuti da finanziamenti pubblici e privati;

impegna il Governo

a valutare la possibilità di allocare presso l'Istituto Sviluppo Agricolo un Fondo pubblico, ben separato dalle dotazioni ordinarie, al fine di attivare gli interventi di ristrutturazione delle imprese agricole e agroalimentari in difficoltà, operando, ai sensi della normativa comunitaria di riferimento, assieme alle risorse finanziarie messe a disposizione da soggetti imprenditoriali che intenderanno sostenere le imprese in difficoltà del settore.
9/1713/204. Delfino, Ruvolo.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 2, comma 2, stabilizza a regime alcuni benefici fiscali e previdenziali alle imprese che esercitano la pesca costiera, nonché alle imprese che esercitano la pesca nelle acque interne e lagunari;
si dispone infatti che, a decorrere dal 2009 e nel limite dell'80 per cento, si applicano a tali imprese i benefici fiscali e previdenziali di cui agli articoli 4 e 6 del decreto-legge 30 dicembre 1997, n. 457;
si tratta, in particolare, dell'attribuzione di un credito d'imposta in misura corrispondente all'IRPEF dovuta sui redditi di lavoro dipendente e di lavoro autonomo corrisposti al personale di bordo delle navi iscritte nel Registro internazionale, da far valere ai fini del versamento delle ritenute alla fonte relative a tali redditi, dell'esclusione dell'80 per cento del reddito derivante dall'utilizzo delle navi ai fini delle imposte sul reddito delle persone fisiche e giuridiche, nonché dell'esonero dal versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali dovuti per legge per il personale imbarcato;
attualmente la pesca mediterranea gode dei medesimi benefici nei limiti, invece, del 70 per cento;

impegna il Governo

a valutare la possibilità di assumere ulteriori iniziative per eliminare la disparità di trattamento esistente tra gli sgravi a favore della pesca costiera e quelli a favore dellapesca mediterranea, applicando anche a quest'ultima i benefici fiscali e previdenziali nel limite dell'80 per cento.
9/1713/205. Mannino, Ruvolo.

La Camera,
premesso che:
tra le misure che agevolerebbero le imprese rispetto alle esigenze della liquidità necessaria per poter operare in tranquillità, l'adozione del principio di cassa rispetto a quello di competenza risulta essere di gran lunga quella di più facile adozione e di maggiore impatto;
l'imputazione delle spese, dei ricavi e dei compensi di periodo regolata sulla base del principio di cassa, attualmente, si applica generalmente per la determinazione dei redditi derivanti dall'esercizio di arti e professioni, eccezionalmente, per i contribuenti minimi;
tale misura era stata inserita nei programmi di tutti i partiti e le di tutte le coalizione che hanno partecipato alle elezioni politiche scorse ed è stato rilanciato in questi giorni dal Presidente del Consiglio e dai Ministro Tremonti,

impegna il Governo

a procedere in tempi rapidi alla introduzione dei principio dell'IVA di cassa e alla verifica della sua accessibilità rispetto ai vincoli europei in materia.
9/1713/206. Galletti, Baretta, Lulli, Borghesi.

La Camera,
premesso che:
la Scuola di Ateneo «Jean Monnet» ha svolto e può svolgere ancora una significativa azione e sostegno della diffusione dell'acquis comunitario e di internazionalizzazione della formazione universitaria nello spazio euro-mediterraneo;
il comma 278 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2004 n. 311 aveva autorizzato la spesa di 2 milioni di euro a decorrere dal 2005 finalizzata al potenziamento delle attività di ricerca, formazione e studi internazionali della Scuola di Ateneo per la formazione europea «Jean Monnet»;
il comma 507 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006 n. 296 ha accantonato e reso indisponibile per il triennio 2007-2009, in maniera lineare, una quota delle autorizzazioni di spesa predeterminate, tra cui anche quelle previste per la Scuola «Jean Monnet»;
sarebbe invece opportuno potenziare la formazione e la ricerca eccellenza, attraverso un incremento delle unità di personale docente in servizio presso la Facoltà di Studi Politici «Jean Monnet» della Seconda Università di Napoli,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di rafforzare le attività programmate dalla Scuola «Jean Monnet» prevedendo un intervento per sostenerne le attività di internazionalizzazione euro-mediterranea nel settore della cooperazione di giustizia e della formazione universitaria internazionale nel settore delle scienze politiche.
9/1713/207. Buttiglione.

La Camera,
premesso che:
la nota carenza di risorse idriche unita alla accentuata variabilità climatica finisce per incidere negativamente sulla produzione agricola italiana;
la manovra finanziaria ha apportato consistenti riduzioni ai capitoli relativi al finanziamento del piano irriguo nazionale;
tali riduzioni incidono negativamente soprattutto sulla realizzazione diopere in parte già appaltate o per le quali sono stati già pubblicati i bandi di gara;
da tali riduzioni, pertanto, conseguirebbe il blocco delle esecuzioni delle opere con conseguenti pesanti ricadute occupazionali oltre che un danno per l'agricoltura,

impegna il Governo

a prevedere nei prossimi provvedimenti adeguate risorse da destinare alla realizzazione o il completamento di opere infrastrutturali, al fine di dotare il nostro settore agricolo di un sistema di nuovi invasi che garantiscano il necessario e stabile approvvigionamento idrico per le aziende agricole.
9/1713/208. Ruvolo.

La Camera,
premesso che:
la nota carenza di risorse idriche unita alla accentuata variabilità climatica finisce per incidere negativamente sulla produzione agricola italiana;
la manovra finanziaria ha apportato consistenti riduzioni ai capitoli relativi al finanziamento del piano irriguo nazionale;
tali riduzioni incidono negativamente soprattutto sulla realizzazione di opere in parte già appaltate o per le quali sono stati già pubblicati i bandi di gara;
da tali riduzioni, pertanto, conseguirebbe il blocco delle esecuzioni delle opere con conseguenti pesanti ricadute occupazionali oltre che un danno per l'agricoltura,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere nei prossimi provvedimenti adeguate risorse da destinare alla realizzazione o il completamento di opere infrastrutturali, al fine di dotare il nostro settore agricolo di un sistema di nuovi invasi che garantiscano il necessario e stabile approvvigionamento idrico per le aziende agricole.
9/1713/208. (Testo modificato nel corso della seduta) Ruvolo.

La Camera,
premesso che:
la scorsa estate il Ministro delle infrastrutture ha dichiarato che la tratta calabrese della A3 sarà completata nel 2012;
nonostante ammonti a circa 1 miliardo di euro, l'importo dei lavori ancora in corso su una cinquantina di chilometri del predetto tratto, molte ditte impegnate nei lavori sull'A3 e in altre grandi opere pubbliche come la SS 106 hanno manifestato l'intenzione di andar via a causa delle richieste di estorsioni e le intimidazioni da parte della criminalità organizzata, per non parlare dei numerosi cantieri chiusi dall'autorità giudiziaria;
la fuga delle ditte contribuirebbe a ritardare il completamento di un arteria stradale di importanza fondamentale per lo sviluppo del Mezzogiorno nonostante l'impegno delle forze dell'ordine per garantire la trasparenza nel sistema degli affidamenti dei lavori e preservarlo dalle infiltrazioni mafiose,

impegna il Governo

a rafforzare l'impegno delle Forze di polizia nella lotta alla criminalità organizzata in Calabria, anche con interventi di natura economica e logistica, per respingere i tentativi di infiltrazione messi in atto con l'usura, le estorsioni e le intimidazioni alle imprese impegnate nella realizzazione di importanti infrastrutture nella regione calabrese.
9/1713/209. Tassone, Occhiuto, D'Ippolito Vitale, Nunzio Francesco Testa.

La Camera,
premesso che:
la manovra finanziaria 2009 prevede un taglio per il Coni di 113 milioni di euro sui 450 stanziati;
consapevoli delle difficoltà congiunturali e della necessità di dare risposte alle altre priorità che emergono dal Paese, si evidenzia che molte federazioni sportive vivono al 90 per cento di contributi Coni e che un taglio così cospicuo potrebbe portare alla paralisi della loro attività, nonostante gli sforzi di contenimento delle spese e tenuto conto che per il Coni sono tre i punti non riducibili spese fisse, spese per il personale e ammortamenti,

impegna il Governo

a reperire in successivi provvedimenti le risorse decurtate al Coni dalla legge finanziaria, al fine di salvaguardare l'autonomia ed il funzionamento dello sport, rappresentato dal Coni.
9/1713/210. Ciocchetti.

La Camera,
premesso che:
la manovra finanziaria 2009 prevede un taglio per il Coni di 113 milioni di euro sui 450 stanziati;
consapevoli delle difficoltà congiunturali e della necessità di dare risposte alle altre priorità che emergono dal Paese, si evidenzia che molte federazioni sportive vivono al 90 per cento di contributi Coni e che un taglio così cospicuo potrebbe portare alla paralisi della loro attività, nonostante gli sforzi di contenimento delle spese e tenuto conto che per il Coni sono tre i punti non riducibili spese fisse, spese per il personale e ammortamenti,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di reperire in successivi provvedimenti le risorse decurtate al Coni dalla legge finanziaria, al fine di salvaguardare l'autonomia ed il funzionamento dello sport, rappresentato dal Coni.
9/1713/210. (Testo modificato nel corso della seduta) Ciocchetti.

La Camera,
premesso che:
il prezzo del petrolio incide non solo sul bilancio finale delle famiglie (direttamente sul pieno benzina e indirettamente producendo un evidente rincaro dei prodotti alimentari in genere, nonché un incremento costante delle bollette) ma anche su tutto il ciclo produttivo comprensivo delle piccole e medie imprese per le quali il costo carburante rischia di essere elemento determinante a causare il blocco delle attività;
in questi giorni il prezzo dei petrolio è sceso sino a quota 55 dollari rispetto ai quasi 150 di questa estate;
tale asimmetria nell'andamento del prezzo del benzina è dovuta al fatto che il prezzo industriale internazionale della benzina e del gasolio, il cosiddetto Platts, può andare in direzione diversa da quello della materia prima, cioè del greggio;
il prezzo al dettaglio del carburante è gravato dai costi di estrazione, raffinazione, trasporto ma anche da accise ormai obsolete, superiori ai livelli minimi imposti dall'Unione europea, molte delle quali introdotte per far fronte ad eventi straordinari ormai lontani,

impegna il Governo

a valutare ogni utile intervento che riduca il peso delle accise sui prodotti energetici usati come carburanti e che garantisca un adeguamento del prezzo internazionale della benzina maggiormente aderente all'andamento della quotazione del petrolio.
9/1713/211. Compagnon.

La Camera,
premesso che:
il 31 dicembre prossimo le risorse non impegnate, relative al programma 2000/2006, stanziate dall'Unione europea per lo sviluppo locale nelle Regioni dei Mezzogiorno italiano dovranno essere restituite;
secondo l'ultima rilevazione, in bilico ci sarebbero 9,9 miliardi di euro, cioè il 28 per cento dei finanziamenti impegnati, che a causa di ritardi e delle difficoltà gestionali rischiano di andare perduti;
si tratta di un problema che investe tutte le Regioni interessate dal programma nazionale per lo sviluppo locale, anche se con differenze: in Sicilia, fino al 30 giugno, erano stati pagati meno di 6,9 dei 9,8 miliardi di fondi stanziati, lasciando sul campo ancora oltre 2,9 miliardi, seguita dalla Campania (2,2 miliardi in bilico) e la Puglia (2,1 miliardi), che è anche la Regione con il tasso di realizzazione degli interventi più basso (pari al 66,9 per cento, contro la media del 72,4 per cento);
i ritardi più forti nell'attuazione dei programmi riguardano le risorse attivate dai POR (Programmi operativi regionali) meridionali, destinate agli interventi di rigenerazione del tessuto urbano, quali l'edilizia e la sistemazione di quartieri e centri storici, l'integrazione sociale, i servizi per la cultura e alla persona;
le cause di questi ritardi sarebbero imputabili allo scarso adeguamento delle macchine amministrative alle complesse procedure Ue, ai contenziosi legali che hanno contrapposto, in alcuni casi, i soggetti locali titolari dei progetti alle Regioni, alle carenze di fattibilità nelle proposte di sviluppo, e, soprattutto, alle difficoltà di collaborazione tra partner locali (comuni, comunità montane, camere di commercio, università, parti sociali, associazioni);
inoltre, spesso, queste risorse, per motivi contabili, sono state acquisite dalle regioni per azioni di più facile realizzazione o per vecchi progetti, in diversi casi già realizzati, stralciati dai programmi ordinari regionali e degli enti locali, svuotando di fatto in parte l'efficacia dei POR con il rischio che, a conclusione del periodo comunitario, i programmi operativi risultino o poco coerenti con le strategie di partenza o pieni di progetti di «facile realizzazione» e «sottodotati» nelle infrastrutture innovative, facendo perdere l'efficacia delle risorse stesse;
non è un caso, infatti che, secondo i tassi di sviluppo calcolati dallo Svimez, nel periodo di Agenda 2000, al Sud la crescita economica è stata circa un terzo di quello rilevato nel Centro Nord del Paese,

impegna il Governo

ad adottare urgenti iniziative, d'intesa con gli enti locali interessati, al fine di non disperdere le attuali e le future preziose risorse messe a disposizione dall'Unione europea per programmi di sviluppo del nostro Mezzogiorno, in un momento in cui l'attuale crisi finanziaria rende difficile l'accesso al credito soprattutto per le piccole e medie imprese.
9/1713/212. Occhiuto, Tassone, D'Ippolito Vitale, Nunzio Francesco Testa, Cera, Zinzi.

La Camera,
premesso che:
la maggior parte degli ospedali non ha un pronto soccorso pediatrico e spesso è difficile trovare una guardia medica che possa occuparsi delle necessità dei minori di 14 anni; viene a mancare la continuità assistenziale, che dovrebbe essere garantita per i cittadini di ogni età 24 ore su 24, ad una fascia di età che dovrebbe godere di una assistenza ed una tutela maggiore rispetto alle altre;
in Italia, il numero di ricoveri nei reparti di degenza pediatrica è maggiore rispetto agli altri Paesi europei, e i ricoveripiù frequenti sono per patologie che potrebbero essere risolte con una visita breve e intensiva nei pronto soccorso stessi, ma il servizio pediatrico non sempre c'è;
la disomogeneità a livello territoriale è dovuta al fatto che la materia è affidata alle Regioni, mentre, non sono state ancora varate, a livello nazionale, politiche concrete atte a garantire e tutelare, anche la notte e nei giorni festivi e prefestivi, il diritto alla tutela sanitaria dell'infanzia,

impegna il Governo

ad intraprendere ogni utile iniziativa volta a sollecitare, su tutto il territorio nazionale, il servizio di guardia medica pediatrica, atto a garantire una maggiore organizzazione di tutti i pronto soccorso degli ospedali pubblici grazie alla presenza di un pediatra competente, in grado di salvaguardare 24 ore 24 il diritto alla salute delle persone più indifese.
9/1713/213. Nunzio Francesco Testa, De Poli, Oppi, Zinzi.

La Camera,
premesso che:
con la riforma del Titolo V del 2001 sono stati sospesi i contributi esterni ai comuni e, pertanto, le loro difficoltà economiche non vengano più ripianate attraverso l'accensione di un mutuo finanziato dallo Stato, anche se i recenti casi di Roma e Catania sono stati risolti solo e grazie all'intervento diretto, per decretazione, del Governo;
attraverso un decreto-legge, infatti, furono elargiti i 130 milioni per Taranto, così come i 140 milioni di Catania e i 500 milioni di Roma;
nel caso specifico di Roma e Catania, il Governo, assegnando un contributo a fondo perduto di 140 milioni di euro per il capoluogo etneo e 500 milioni per la Capitale, ha distolto preziose risorse dal Fas, il fondo statale per le aree svantaggiate, già ridotto dal decreto-legge n. 112 del 2008 da 64 a 57 miliardi, di cui l'85 per cento al Sud;
non sembra, peraltro, corrispondere a criteri di federalismo questo tipo di intervento del Governo centrale, voluto e ottenuto più che altro per valutazioni e volontà politiche ed esigenze tutte interne alla maggioranza che sostiene il Governo;
l'eliminazione dell'imposta comunale sugli immobili ha creato notevoli difficoltà alle amministrazioni comunali, in quanto l'ICI garantiva buona parte dell'autonomia finanziaria degli enti stessi;
spesso le difficoltà finanziarie in cui si battono i comuni sono dovute all'elevato e rischioso uso, anzi abuso, dei cosiddetti «derivati», di quei contratti finanziari, cioè, cui hanno fatto largamente ricorso i comuni per ottenere liquidità immediata o per spostare in avanti scadenze debitorie trascurando, però, l'effetto di lungo periodo sull'indebitamento;
molti comuni, tuttavia, registrano una momentanea difficoltà «virtuosa» nel senso che le loro problematiche e ristrettezze economiche, oltre che dall'attuale crisi economico-finanziaria, derivano dall'aver effettuato cospicui investimenti per promuovere lo sviluppo dei propri territori,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di istituire un fondo straordinario, alimentato con risorse che saranno successivamente individuate, destinato a far fronte, nel rispetto di determinati requisiti e secondo precise modalità oggettive, alle difficoltà di quelle amministrazioni comunali che pur adottando una corretta contabilità dovessero trovarsi in una momentanea ristrettezza per motivi contingenti o per investimenti realizzati a favore della loro comunità;
ad evitare nel futuro ogni ulteriore iniquo ed ingiustificato intervento di ripiano finanziario urgente, senza criteri e riservato ad amministrazioni selezionate per orientamento.
9/1713/214. Vietti.

La Camera,
premesso che:
con la riforma del Titolo V del 2001 sono stati sospesi i contributi esterni ai comuni e, pertanto, le loro difficoltà economiche non vengano più ripianate attraverso l'accensione di un mutuo finanziato dallo Stato, anche se i recenti casi di Roma e Catania sono stati risolti solo e grazie all'intervento diretto, per decretazione, del Governo;
attraverso un decreto-legge, infatti, furono elargiti i 130 milioni per Taranto, così come i 140 milioni di Catania e i 500 milioni di Roma;
nel caso specifico di Roma e Catania, il Governo, assegnando un contributo a fondo perduto di 140 milioni di euro per il capoluogo etneo e 500 milioni per la Capitale, ha distolto preziose risorse dal Fas, il fondo statale per le aree svantaggiate, già ridotto dal decreto-legge n. 112 del 2008 da 64 a 57 miliardi, di cui l'85 per cento al Sud;
non sembra, peraltro, corrispondere a criteri di federalismo questo tipo di intervento del Governo centrale, voluto e ottenuto più che altro per valutazioni e volontà politiche ed esigenze tutte interne alla maggioranza che sostiene il Governo;
l'eliminazione dell'imposta comunale sugli immobili ha creato notevoli difficoltà alle amministrazioni comunali, in quanto l'ICI garantiva buona parte dell'autonomia finanziaria degli enti stessi;
spesso le difficoltà finanziarie in cui si battono i comuni sono dovute all'elevato e rischioso uso, anzi abuso, dei cosiddetti «derivati», di quei contratti finanziari, cioè, cui hanno fatto largamente ricorso i comuni per ottenere liquidità immediata o per spostare in avanti scadenze debitorie trascurando, però, l'effetto di lungo periodo sull'indebitamento;
molti comuni, tuttavia, registrano una momentanea difficoltà «virtuosa» nel senso che le loro problematiche e ristrettezze economiche, oltre che dall'attuale crisi economico-finanziaria, derivano dall'aver effettuato cospicui investimenti per promuovere lo sviluppo dei propri territori,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di istituire un fondo straordinario, alimentato con risorse che saranno successivamente individuate, destinato a far fronte, nel rispetto di determinati requisiti e secondo precise modalità oggettive, alle difficoltà di quelle amministrazioni comunali che pur adottando una corretta contabilità dovessero trovarsi in una momentanea ristrettezza per motivi contingenti o per investimenti realizzati a favore della loro comunità;
ad evitare nel futuro ogni intervento di ripiano finanziario urgente, senza criteri di carattere generale.
9/1713/214. (Testo modificato nel corso della seduta) Vietti.

La Camera,
premesso che:
gli studi di settore sono finalizzati ad individuare le condizioni effettive di operatività di imprese e professionisti e a determinare i ricavi e i compensi che con ragionevole probabilità possono essere loro attribuiti, sulla base di una rappresentazione reale delle condizioni economiche del Paese;
la grave crisi economica che ha investito anche il nostro paese e le difficoltà finanziarie che si tradurranno inevitabilmente nel breve-medio periodo in ulteriori penalizzazioni di risultato, rendono gli studi di settore in vigore ancor meno rappresentativi dell'andamento economico delle imprese e dei professionisti;
a fronte di questo rallentamento dell'economia italiana sarebbe opportuna una rivisitazione dei parametri su cui si basa il calcolo dei ricavi in quanto vi è una certa asimmetria tra la rilevazione degli elementi su cui si basa la determinazione dei ricavi congrui per le diverse tipologiedi attività ed il contesto economico, sociale e finanziario entro cui si muovono i soggetti interessati;
le principali voci di costo di tutti gli studi di settore (carburante, energia elettrica, costi dei trasporti ed altri beni e servizi primari), infatti, hanno subito negli ultimi mesi forti incrementi a causa dell'aumento dell'inflazione,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di procedere ad un aggiornamento dei dati, soprattutto in contesti economicamente mutevoli, al fine di evitare che gli attuali studi di settore, basati su dati spesso superati, finiscano per penalizzare ulteriormente imprese e professionisti.
9/1713/215. Poli, Galletti, Ruggeri.

La Camera,
premesso che:
nonostante la famiglia sia considerata, dallo stesso Presidente del Consiglio, il «nucleo di spinta dell'intera organizzazione sociale», nella presente manovra non è stata inserita alcuna misura in suo favore;
non prestare la dovuta attenzione alla famiglia significa non riconoscere il ruolo insostituibile che svolge al servizio dell'intera società;
tutti gli analisti economici hanno dichiarato in queste settimane che l'unica ricetta possibile per risollevare l'economia reale ed in particolare per sostenere la domanda di consumi da parte delle famiglie, è costituita dalla leva fiscale;
se correttamente impiegata la leva fiscale consentirebbe alle famiglie, soprattutto quelle con figli, di far fronte ai propri bisogni e necessità;
secondo i dati ISTAT sono 2.800.000 le famiglie povere in Italia e la povertà è direttamente correlata al numero dei figli, soprattutto nel Sud d'Italia;
l'attuale meccanismo delle detrazioni familiari in luogo delle deduzioni ha notevolmente peggiorato la situazione delle famiglie italiane ed il Governo non ha ancora dato seguito al suo impegno di introdurre il quoziente familiare in Italia;
secondo uno studio del Forum delle famiglie, il passaggio dalle detrazioni alle deduzioni potrebbe avvenire a costo zero,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di reintrodurre con provvedimenti successivi il sistema delle deduzioni fiscali in luogo dell'attuale sistema delle detrazioni al fine di realizzare un fisco più equo e a misura delle famiglie italiane con carichi familiari.
9/1713/216. Capitanio Santolini, Galletti.

La Camera,
premesso che:
sono svariati anni che si discute sulla rimodulazione della tassazione dei redditi da locazione al fine di agevolare il mercato delle locazioni e l'emersione dei redditi relativi ai contratti di locazione stessi mediante l'introduzione di un'imposta sostitutiva forfettaria con aliquota del 20 per cento sui canoni di locazione;
tale misura, infatti, darebbe la possibilità di inserire nel circuito delle locazioni i beni immobili che attualmente non sono destinati a tale scopo, consentendo in questo modo una nuova mobilità del mercato delle locazioni e consentirebbe anche a coloro che attualmente ne sono esclusi, e cioè a quelle famiglie che prendono in locazione immobili fuori dalla registrazione, di poter accedere alle detrazioni già previste dalla legislazione vigente;
l'attuale congiuntura economica e le situazioni interne del nostro Paese potrebbero rendere difficile un'immediata applicazione della norma anche se favorire l'immissione sul mercato di immobili acanone agevolato costituirebbe un concreto ed immediato intervento nell'ambito dell'economia reale;
una valida alternativa potrebbe essere rappresentata da un periodo di sperimentazione per il triennio 2009-2011 in cui si potrebbe introdurre un'imposta sostitutiva forfettaria con aliquota del 20 per cento sui canoni di locazione per gli immobili privati concessi in locazione mediante ricorso ai contratti a canone agevolato di cui alla legge 9 dicembre 1998, n. 431, fissando un limite di spesa congruo con i vincoli di bilancio,

impegna il Governo

a valutare la possibilità durante la XVI legislatura di introdurre iniziative normative sui redditi da locazione, anche in maniera sperimentale, che preveda un'imposta sostitutiva forfetaria, con aliquota pari al 20 per cento, sui canoni di locazione per gli immobili privati concessi in locazione mediante ricorso ai contratti a canone agevolato di cui alla legge 9 dicembre 1998, n. 431.
9/1713/217. De Micheli, Foti, Gibiino, Vannucci.

La Camera,
premesso che:
la finanziaria in discussione prevede il finanziamento di Expo 2015;
il 31 marzo 2008 il Bureau international des expositions ha designato Milano quale sede per l'esposizione universale del 2015;
l'articolo 14 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, «disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», reca disposizioni riguardanti «Expo Milano 2015»;
il comma 2 dell'articolo 14 del citato decreto-legge prevede la nomina del sindaco di Milano pro tempore, senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato, a commissario straordinario del Governo per l'attività preparatoria urgente;
il 22 ottobre 2008 il Presidente del Consiglio ha firmato il proprio decreto con il quale si procede all'istituzione degli organismi per la gestione delle attività connesse allo svolgimento di Expo Milano 2015. Il decreto è in corso di registrazione presso l'ufficio di bilancio della Presidenza del Consiglio e verrà poi trasmesso alla Corte dei conti per la registrazione prevista dalla legge;
nel dossier di candidatura, documento strategico e di riferimento per arrivare al compimento di Expo 2015, sono inserite le infrastrutture che riguardano il sito e le opere connesse per un ammontare di circa 15 miliardi di euro;
da più parti viene dichiarato che le risorse non sono sufficienti, mancherebbero tre miliardi,

impegna il Governo:

ad assumere iniziative normative volte ad aumentare per i primi tre anni le risorse, già previste nella finanziaria in discussione, necessarie ed urgenti per l'avvio delle infrastrutture previste dal dossier di candidatura;
ad individuare nuove risorse statali al fine di destinarle per il compimento di expo 2015.
9/1713/218. Peluffo, Fiano, Misiani, Quartiani.

La Camera,
premesso che:
la finanziaria in discussione prevede il finanziamento di Expo 2015;
il 31 marzo 2008 il Bureau international des expositions ha designato Milano quale sede per l'esposizione universale del 2015;
l'articolo 14 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, «disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», reca disposizioni riguardanti «Expo Milano 2015»;
il comma 2 dell'articolo 14 del citato decreto-legge prevede la nomina del sindaco di Milano pro tempore, senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato, a commissario straordinario del Governo per l'attività preparatoria urgente;
il 22 ottobre 2008 il Presidente del Consiglio ha firmato il proprio decreto con il quale si procede all'istituzione degli organismi per la gestione delle attività connesse allo svolgimento di Expo Milano 2015. Il decreto è in corso di registrazione presso l'ufficio di bilancio della Presidenza del Consiglio e verrà poi trasmesso alla Corte dei conti per la registrazione prevista dalla legge;
nel dossier di candidatura, documento strategico e di riferimento per arrivare al compimento di Expo 2015, sono inserite le infrastrutture che riguardano il sito e le opere connesse per un ammontare di circa 15 miliardi di euro;
da più parti viene dichiarato che le risorse non sono sufficienti, mancherebbero tre miliardi,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di assumere iniziative normative volte ad aumentare per i primi tre anni le risorse, già previste nella finanziaria in discussione, necessarie ed urgenti per l'avvio delle infrastrutture previste dal dossier di candidatura;
ad individuare nuove risorse statali al fine di destinarle per il compimento di expo 2015.
9/1713/218. (Testo modificato nel corso della seduta) Peluffo, Fiano, Misiani, Quartiani, Reguzzoni, D'Amico, Fava, Salvini, Grimoldi, Marantelli.

La Camera,
premesso che:
la legge 20 febbraio 2006, n. 92, reca «norme per la concessione di contributi statali alle associazioni combattentistiche»;
tale legge è finanziata per un ammontare di circa due milioni seicento mila euro l'anno fino all'anno 2008;
la legge 31 gennaio 1994, n. 93, ha istituito il contributo finanziario alle associazioni combattentistiche per le finalità istituzionali e delle attività di promozione sociale e di tutela degli associati;
successivamente con le leggi 11 giugno 1998, n. 205, 7 marzo 2001, n. 61, e 20 febbraio 2006, n. 92, si è provveduto ad attivare il contributo a favore delle associazioni combattentistiche,

impegna il Governo:

a valutare l'emanazione di ogni utile intervento legislativo affinché il contributo finanziario previsto fino al 2008 continui ad esistere nel successivo triennio 2009-2011;
a valutare l'opportunità di prevedere un contributo automatico annuale nella legge finanziaria evitando l'approvazione di nuove leggi ogni tre anni che limitano la programmazione degli interventi culturali delle associazioni.
9/1713/219. Verini, Calvisi, Peluffo, Ceccuzzi.

La Camera,
premesso che
la legge n. 124 del 1999 ha trasferito funzioni e personale dagli enti locali al Ministero della pubblica istruzione;
tale trasferimento ha coinvolto anche personale precario di comuni e province che svolgevano funzioni di personale ATA;
in particolare con compiti amministrativi venivano trasferiti allo Stato un migliaio lavoratori ex articolo 23;
gli stessi venivano stabilizzati nel 2001 (con il decreto-legge 66 del 2001) con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, per la durata di 60 mesi. Alla scadenza, i suddetti lavoratori, invece dell'attesa assunzione (prevista come fase successiva alla stabilizzazione con il suddetto Decreto legge in presenza anche di posti vuoti in pianta organica) si ritrovarono invece in regime di proroga con scadenza al 31 dicembre 2008, in base al decreto del 20 ottobre 2006 del Ministero dell'istruzione di concerto con il Ministero del lavoro e della previdenza sociale e dell'economia e delle finanze;
la legge n. 244 del 24 dicembre 2007 (finanziaria per il 2008) all'articolo 3, comma 94, lettera b), consentiva la progressiva stabilizzazione del personale con contratto di collaborazione coordinata e continuativa in essere alla data di entrata in vigore della legge medesima (1o gennaio 2008) e che, alla stessa data, avesse già espletato attività lavorativa per almeno tre anni, non continuativi (questi lavoratori ad oggi ne hanno maturati 8 anni e tutti continuativi), nel quinquennio antecedente al 28 settembre 2007, presso la stessa amministrazione. Entro il 30 aprile 2008 (termine ordinatorio) erano da redigere i piani di stabilizzazione di tale personale e con DPCM da adottare entro il 31 marzo 2008 (termine prorogato al 30 giugno 2008 dal decreto-legge n. 248 del 2007) erano da individuare i requisiti e le modalità di attuazione, fermo restando che ai fini della stabilizzazione, a decorrere dal 2008, il Fondo per la stessa stabilizzazione avrebbe dovuto essere incrementato;
per l'attuazione delle suddette disposizioni il Ministro avrebbe dovuto richiedere a breve alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ed ai ministri delle riforme, dell'economia e del Lavoro l'accesso al fondo per la stabilizzazione dei co.co.co utilizzati nelle istituzioni scolastiche in funzioni riconducibili ai profili professionali di assistente amministrativo o tecnico;
dal verbale della riunione del 24 settembre 2008 tra le organizzazioni sindacali di categoria e il MIUR - Dipartimento per l'istruzione direzione generale per il personale scolastico - ufficio VIII, relativo alle questioni afferenti al personale titolare di contratti di collaborazione coordinata e continuativa nelle istituzioni scolastiche si evince essere stata rappresentata anche l'obiettiva specificità della situazione degli interessati rispetto a quella dell'ordinario personale co.co.co. a fronte in particolare, della circostanza che il personale in questione è transitato de jure all'Amministrazione scolastica in sede di concreta applicazione dell'articolo 8 della legge 3 maggio 1999, n. 124. L'Amministrazione, preso atto di tutto ciò, ha ribadito nel verbale la precipua attenzione verso la questione di riferimento, confermando, in particolare, l'intervenuta richiesta al Ministro dei Tesoro - da parte dei Ministro dell'istruzione dell'università e della ricerca - dell'appostamento, anche nell'emananda legge finanziaria, delle necessarie risorse, quanto meno per il prossimo esercizio 2009;
sempre ai sensi della legge 124 del 1999 venivano trasferiti allo Stato con compiti ausiliari lavoratori socialmente utili riuniti in cooperative quale strumento transitorio in previsione della loro stabilizzazione prevista dalla normativa già allora vigente;
tali rapporti di lavoro dal 2000 ad oggi sono stati prorogati attraverso apposite convenzioni sottoscritte dai CSA;
in analoghe situazioni i lavoratori LSU mantengono convenzioni con i comuni ai sensi del comma 430 della legge n. 266 del 2005, che autorizza gli enti locali. a prorogare le convenzioni nelle more di una effettiva stabilizzazione occupazionale dei detti soggetti;
tale disposizione riguarda soggetti provenienti dallo stesso bacino dei lavoratori delle cooperative in questione utilizzate attraverso convenzioni già stipulatein vigenza dell'articolo 10 comma 3 del decreto legislativo 1o dicembre 1997 n. 468 e successive modifiche e integrazioni;
anche il personale in questione con compiti di personale ATA è transitato de jure all'amministrazione scolastica in sede di concreta applicazione dell'articolo 8 della legge 3 maggio 1999, n. 124;
la legge n. 266 del 2005, comma 245, per gli anni 2006, 2007, 2008 ha autorizzato la spesa di 370 milioni per la proroga delle attività di cui all'articolo 78 comma 31 della legge 23 dicembre 2000 n. 388, e quindi dei lavoratori co.co.co. ed ex Isu riuniti in cooperativo;
né nel provvedimento in discussione né tanto meno nella legge n. 133 si trova alcun riferimento al rifinanziamento per i prossimi anni delle attività fin qui svolte dai lavoratori appartenenti alle citate categorie;
la cessazione dei contratti di lavoro con i lavoratori co.co.co e con le cooperative ex LSU, che svolgono a tutt'oggi compiti e funzioni ATA comporterebbe un danno serio per le istituzioni scolastiche, che rischierebbero nella maggior parte dei casi la chiusura;
impegna il Governo:
a valutare la necessità di reperire i finanziamenti necessari al rinnovo, per i prossimi anni, delle convenzioni con le cooperative e dei contratti con i lavoratori Co.co.co. transitati dagli enti locali allo Stato, ai sensi e per gli effetti della legge 124 del 1999;
a valutare l'opportunità di prevedere la stabilizzazione di tale personale.
9/1713/220. Antonino Russo, Siragusa.

La Camera,
premesso che:
l'imprenditoria femminile rappresenta uno strumento importante per lo sviluppo dei rapporti economico commerciali internazionali;
incrementare l'imprenditoria femminile significa contribuire al raggiungimento dell'obiettivo di una maggiore e migliore occupazione delle donne, obiettivo riconosciuto quale fondamentale valore economico-sociale dall'Unione europea; ciò nonostante nell'Unione europea le imprenditrici rappresentano solo il 30 per cento dell'imprenditoria ed il 37 per cento delle lavoratrici autonome;
l'Italia si trova ancora nelle ultime posizioni in Europa rispetto alla media dell'Unione europea in materia di occupazione femminile che, in base ad uno degli obiettivi della strategia di Lisbona, dovrebbe raggiungere il 60 per cento entro il 2010;
l'Europa ci impone, pertanto, un'accelerazione in materia di politiche in favore delle donne mediante un incremento dell'occupazione femminile e incentivi all'imprenditoria femminile;
l'Unione europea considera tali politiche strumenti essenziali per la crescita, la prosperità e la competitività di ciascun paese;
anche le Nazioni unite nel loro ultimo rapporto sul «Millennium Development Goals, gli obiettivi di progresso globale al 2015» hanno sottolineato il cambiamento che ha investito il mercato del lavoro: «tra il 1990 e il 2005, la quota delle donne sul totale dei lavoratori nelle attività non agricole è cresciuta dal 36 al 39 per cento nel mondo, dal 44 al 47 per cento nei paesi più sviluppati»;
i Paesi con scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro, come l'Italia, sono quelli che otterrebbero dall'aumento dell'occupazione femminile un maggior vantaggio in termini di crescita del prodotto interno lordo;
recenti studi statistici hanno dimostrato, per esempio, che il contributo dell'imprenditoriafemminile artigiana nella struttura produttiva del Paese rappresenta circa il 2,2 per cento del valore aggiunto nazionale e il 18,3 per cento di quello artigiano, con un valore che complessivamente ammonterebbe a circa 27,5 miliardi di euro, non trascurando le altre realtà imprenditoriali;
alla data odierna a seguito della parziale abrogazione della legge n.215 del 1992 da parte del codice delle pari opportunità, ad eccezione degli articoli 10.6 e 12 e 13, non esiste uno strumento nazionale dedicato agli incentivi per l'imprenditoria femminile;
sussiste la necessità di garantire la restituzione delle eccedenze relative ai bandi di cui alla legge 215 del 1992
è prevista la compartecipazione ai finanziamenti anche da parte delle regioni e delle province autonome;
sussiste la necessità di ottimizzare l'utilizzazione delle risorse per l'avvio e lo sviluppo delle imprese femminili,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di destinare ulteriori risorse ai Fondi esistenti e già destinati al sostegno di iniziative di imprenditoria femminile ai sensi della legge 25 febbraio 1992, n. 215.
9/1713/221. Agostini, Servodio, Oliverio, Zucchi, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Trappolino, D'Ippolito Vitale.

La Camera
premesso che:
per quanto riguarda le esigenze della Marina Militare é già stata riconosciuta nelle sedi competenti la necessità di un sostanziale processo di ammodernamento degli arsenali di Taranto e La Spezia, per realizzare i quali sono necessari investimenti per le infrastrutture e gli impianti, per la formazione e la riqualificazione del personale e l'inserimento di figure professionali qualificate;
i due arsenali oltre che essere poli strategici per la Marina Militare, rappresentano realtà rilevanti nel tessuto economico e sociale delle città dove sono collocati;
le ristrettezze finanziarie degli ultimi anni hanno avuto un impatto negativo in molti settori della difesa, determinando effetti ancor più negativi proprio in ragione delle loro particolari condizioni in questa realtà, al punto da metterne al rischio la funzionalità;
con le risorse assegnate alla difesa nella legge finanziaria per il 2009 la situazione diviene ancor più critica ed impone quindi la definizione di alcune priorità tra le quali quello di evitare il rischio, a causa dei consistenti tagli di spesa operati ed a quelli previsti nel triennio 2009-2011, di un progressivo decadimento operativo dello strumento militare,

impegna il Governo:

ad utilizzare tutti gli strumenti previsti dal decreto legge n. 112 del 2008 per una effettiva utilizzazione delle risorse a disposizione del Ministero della difesa;
ad avviare un processo di permute secondo quanto previsto dall'articolo 14-bis dello stesso decreto convocando gli enti locali interessati ed individuando entro l'anno tutte le aree non più strategiche per l'attività militare e per il funzionamento dei due stabilimenti, allo scopo di reperire nuove risorse per gli investimenti e di ottimizzare le risorse disponibili;
a garantire che la ripartizione delle risorse finanziarie disponibili tenga conto dell'importanza che assume il piano di ammodernamento degli arsenali, provvedendo quindi a garantire concreti interventi per il rinnovamento delle infrastrutture, degli impianti, per le politiche del personale civile e per i servizi resi medianteappalto esterno, con particolare riguardo alla necessità di salvaguardare i livelli occupazionali sul territorio.
9/1713/222. Andrea Orlando, Vico.

La Camera
premesso che:
per quanto riguarda le esigenze della Marina Militare é già stata riconosciuta nelle sedi competenti la necessità di un sostanziale processo di ammodernamento degli arsenali di Taranto e La Spezia, per realizzare i quali sono necessari investimenti per le infrastrutture e gli impianti, per la formazione e la riqualificazione del personale e l'inserimento di figure professionali qualificate;
i due arsenali oltre che essere poli strategici per la Marina Militare, rappresentano realtà rilevanti nel tessuto economico e sociale delle città dove sono collocati;
le ristrettezze finanziarie degli ultimi anni hanno avuto un impatto negativo in molti settori della difesa, determinando effetti ancor più negativi proprio in ragione delle loro particolari condizioni in questa realtà, al punto da metterne al rischio la funzionalità;
con le risorse assegnate alla difesa nella legge finanziaria per il 2009 la situazione diviene ancor più critica ed impone quindi la definizione di alcune priorità tra le quali quello di evitare il rischio, a causa dei consistenti tagli di spesa operati ed a quelli previsti nel triennio 2009-2011, di un progressivo decadimento operativo dello strumento militare,

impegna il Governo:

ad utilizzare tutti gli strumenti previsti dal decreto legge n. 112 del 2008 per una effettiva utilizzazione delle risorse a disposizione del Ministero della difesa;
ad avviare un processo di permute secondo quanto previsto dall'articolo 14-bis dello stesso decreto convocando gli enti locali interessati ed individuando tutte le aree non più strategiche per l'attività militare e per il funzionamento dei due stabilimenti, allo scopo di reperire nuove risorse per gli investimenti e di ottimizzare le risorse disponibili;
a garantire che la ripartizione delle risorse finanziarie disponibili tenga conto dell'importanza che assume il piano di ammodernamento degli arsenali, provvedendo quindi a garantire concreti interventi per il rinnovamento delle infrastrutture, degli impianti, per le politiche del personale civile e per i servizi resi mediante appalto esterno, con particolare riguardo alla necessità di salvaguardare i livelli occupazionali sul territorio.
9/1713/222. (Testo modificato nel corso della seduta) Andrea Orlando, Vico, Franzoso, Stucchi.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 24 del decreto legge n. 112 del 2008 ha abrogato migliaia di leggi i cui costi gravavano sul bilancio dello Stato; le voci 2990 e 3309, inserite nell'elenco annesso al suddetto articolo hanno soppresso le norme relative ai contributi per la ricostruzione della valle del Belice a seguito del terremoto del 1968, ed in particolare la legge 4 agosto 1978, n. 464;
sono state cancellate sia le norme procedurali per l'approvazione dei progetti, che quelle sostanziali riguardanti la quantificazione dei contributi; dal 22 dicembre 2008 inoltre verrà a mancare l'organo competente per le attività di ricostruzione; si rischia pertanto di fermare il completamento delle attività di ricostruzione, con gravissime ripercussioni sociali ed economiche,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative normative volte a sopprimere le voci 2290 e 3309 dell'allegato A, annesso all'articolo 24 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, nella legge 6 agosto 2008, n. 133, reintroducendo nell'ordinamento le disposizioni relative ai contributi per la ricostruzione della valle del Belice.
9/1713/223. Marinello, Gioacchino Alfano, Vincenzo Fontana, Pagano, Misuraca.

La Camera,
premesso che
il comma 507 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, ha previsto, per gli esercizi del triennio 2007-2009 accantonamenti di trasferimenti correnti diretti ad amministrazioni pubbliche e ad altri soggetti di natura pubblica o privata ad esclusione, tra le altre, delle erogazioni agli istituti di patronato e di assistenza sociale;
gli uffici di alcuni ministeri hanno interpretato tale disposizione nel senso di applicare tale deroga esclusivamente agli istituti di patronato, nonostante mancasse il riferimento esplicito alla legge 30 marzo 2001, n. 152;
al contrario, sembrerebbe chiara l'intenzione del legislatore di voler includere anche gli istituti che svolgono funzioni di assistenza sociale, ed in particolare, quelli che rivolgono i loro servizi in favore di categorie meritevoli di particolare attenzione quali i ciechi e gli ipovedenti, tra i quali l'Unione italiana ciechi, l'I.Ri.Fo.R., il Centro nazionale per il libro parlato, la Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi, la Biblioteca italiana per ciechi «Regina Margherita», la sezione italiana dell'Agenzia internazionale per la prevenzione del cecità e il Museo tattile statale «Omero»,

impegna il Governo

ad emanare per quanto di sua competenza disposizioni specifiche relativamente ad un'interpretazione autentica della richiamata disposizione al fine di ricomprendere nella prevista deroga anche gli istituti di assistenza sociale, ed in particolare quelli operanti in favore delle categorie dei ciechi ed ipovedenti.
9/1713/224. Franzoso, Marinello, Reguzzoni.

La Camera,
premesso che:
secondo i dati dell'indagine congiunturale sull'industria e l'artigianato manifatturiero della Camera di Commercio Industria e Artigianato di Bergamo, dall'inizio dell'anno la produzione industriale in Provincia di Bergamo ha fatto registrare una netta e costante diminuzione, pari a -0,2 per cento tra gennaio e marzo, -2,6 per cento tra aprile e giugno e -2,6 per cento tra luglio e settembre. La caduta della produzione in Provincia di Bergamo si colloca oltre la media della Lombardia;
il quadro complessivo, secondo la Camera di Commercio, è «marcatamente negativo», tanto più se si considera che i dati si riferiscono ad un periodo di tempo antecedente l'esplosione della crisi finanziaria internazionale. Le aspettative sul quarto trimestre 2008 sono tutte negative, con segni di peggioramento per l'evoluzione attesa della domanda estera e dell'occupazione;
la congiuntura negativa riguarda tutte le dimensioni d'impresa e la maggior parte dei settori, con andamenti particolarmente negativi per il settore tessile (-11,3 per cento), pelli-calzature (-10,5 per cento), siderurgia (-6,2 per cento). Il sistema tessile-abbigliamento-moda continua ad accusare flessioni pesanti, anche per la riduzione o la sospensione dell'attività in alcune importanti aziende, e pesanti difficoltà si segnalano anche per ilsettore meccano-tessile. Sono ormai oltre 4 mila i lavoratori in cassa integrazione o mobilità, e la gravità della situazione occupazione ha portato le organizzazioni sindacali a proclamare una giornata di sciopero per il settore tessile in Provincia di Bergamo per giovedì 13 novembre. Anche la meccanica si trova in area negativa, e secondo dati di fonte sindacale 4.500 addetti su 30.sono interessati dal ricorso ad ammortizzatori sociali;
è necessario affrontare i problemi che la recente grave crisi finanziaria sta generando sull'economia reale prima che la situazione diventi insostenibile. Servono, in particolare, strumenti di sostegno finanziario alle piccole e medie imprese e un'estensione degli ammortizzatori sociali ai settori che ne sono sprovvisti, collegandoli con l'avvio di percorsi di riqualificazione e di reimpiego,

impegna il Governo

ad adottare urgentemente tutti gli interventi necessari per sostenere il settore manifatturiero bergamasco e per evitare le pesanti ricadute occupazionali conseguenti alla crisi economica, che rischiano di colpire in primo luogo l'occupazione femminile e quei lavoratori che ancora non sono in età pensionabile e che quindi rischierebbero di uscire irrimediabilmente dal circuito occupazionale.
9/1713/225. Pezzotta, Misiani, Sanga, Cimadoro.

La Camera,
premesso che:
secondo i dati dell'indagine congiunturale sull'industria e l'artigianato manifatturiero della Camera di Commercio Industria e Artigianato di Bergamo, dall'inizio dell'anno la produzione industriale in Provincia di Bergamo ha fatto registrare una netta e costante diminuzione, pari a -0,2 per cento tra gennaio e marzo, -2,6 per cento tra aprile e giugno e -2,6 per cento tra luglio e settembre. La caduta della produzione in Provincia di Bergamo si colloca oltre la media della Lombardia;
il quadro complessivo, secondo la Camera di Commercio, è «marcatamente negativo», tanto più se si considera che i dati si riferiscono ad un periodo di tempo antecedente l'esplosione della crisi finanziaria internazionale. Le aspettative sul quarto trimestre 2008 sono tutte negative, con segni di peggioramento per l'evoluzione attesa della domanda estera e dell'occupazione;
la congiuntura negativa riguarda tutte le dimensioni d'impresa e la maggior parte dei settori, con andamenti particolarmente negativi per il settore tessile (-11,3 per cento), pelli-calzature (-10,5 per cento), siderurgia (-6,2 per cento). Il sistema tessile-abbigliamento-moda continua ad accusare flessioni pesanti, anche per la riduzione o la sospensione dell'attività in alcune importanti aziende, e pesanti difficoltà si segnalano anche per il settore meccano-tessile. Sono ormai oltre 4 mila i lavoratori in cassa integrazione o mobilità, e la gravità della situazione occupazione ha portato le organizzazioni sindacali a proclamare una giornata di sciopero per il settore tessile in Provincia di Bergamo per giovedì 13 novembre. Anche la meccanica si trova in area negativa, e secondo dati di fonte sindacale 4.500 addetti su 30.sono interessati dal ricorso ad ammortizzatori sociali;
è necessario affrontare i problemi che la recente grave crisi finanziaria sta generando sull'economia reale prima che la situazione diventi insostenibile. Servono, in particolare, strumenti di sostegno finanziario alle piccole e medie imprese e un'estensione degli ammortizzatori sociali ai settori che ne sono sprovvisti, collegandoli con l'avvio di percorsi di riqualificazione e di reimpiego,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare urgentemente tutti gli interventi necessari per sostenere i settori produttivi italiani e perevitare le pesanti ricadute occupazionali conseguenti alla crisi economica, che rischiano di colpire in primo luogo l'occupazione femminile e quei lavoratori che ancora non sono in età pensionabile e che quindi rischierebbero di uscire irrimediabilmente dal circuito occupazionale.
9/1713/225. (Testo modificato nel corso della seduta) Pezzotta, Misiani, Sanga, Cimadoro, Piffari, Rota, Stucchi, Consiglio.

La Camera,
premesso che:
il sistema di accertamento dei redditi basato sugli studi di settore, introdotto dal decreto-legge n. 331 del 1993, è stato innovato dalla legge n. 296 del 2006 che ha previsto la revisione ogni tre anni degli studi di settore e l'introduzione in via sperimentale degli indicatori di normalità economica;
nell'attuale situazione di crisi economica e finanziaria, la pressione della legittima attività accertativa si sta rivelando particolarmente gravosa soprattutto per il sistema delle piccole e medie imprese italiane;
a causa della crisi, molte imprese chiudono in perdita, e molte sono state costrette a cessare l'attività e a mettere in mobilità gran parte della forza lavoro;
l'attuale situazione di recessione impone l'esigenza di contemperare il giusto lavoro di lotta all'evasione fiscale con le difficoltà delle imprese, che in una fase congiunturale così negativa, pressate da adempimenti burocratici e fiscali gravosi e talvolta vessatori, rischiano di non sopravvivere alla crisi finanziaria ed economica in atto;

impegna il Governo:

ad effettuare un'accurata verifica degli studi di settore, in particolare per tenere conto, nell'attuale situazione di recessione della crisi di mercato di numerosi comparti, e della specificità di alcuni settori;
a disporre gli interventi necessari affinché l'onere di dimostrare la non veridicità dei ricavi dichiarati sia a carico dell'amministrazione finanziaria e non dei contribuenti, e ciò nel pieno rispetto dei principi e delle disposizioni previste dallo Statuto del contribuente ed in particolare del principio basilare in base al quale l'accertamento stesso debba fondarsi sulla sussistenza di elementi gravi, precisi e concordanti, che spetta all'Ufficio provare e non al contribuente.
9/1713/226. Fogliardi, Rubinato, Calearo Ciman.

La Camera,
premesso che:
il sistema di accertamento dei redditi basato sugli studi di settore, introdotto dal decreto-legge n. 331 del 1993, è stato innovato dalla legge n. 296 del 2006 che ha previsto la revisione ogni tre anni degli studi di settore e l'introduzione in via sperimentale degli indicatori di normalità economica;
nell'attuale situazione di crisi economica e finanziaria, la pressione della legittima attività accertativa si sta rivelando particolarmente gravosa soprattutto per il sistema delle piccole e medie imprese italiane;
a causa della crisi, molte imprese chiudono in perdita, e molte sono state costrette a cessare l'attività e a mettere in mobilità gran parte della forza lavoro;
l'attuale situazione di recessione impone l'esigenza di contemperare il giusto lavoro di lotta all'evasione fiscale con le difficoltà delle imprese, che in una fase congiunturale così negativa, pressate da adempimenti burocratici e fiscali gravosi e talvolta vessatori, rischiano di non sopravvivere alla crisi finanziaria ed economica in atto;

impegna il Governo:

ad effettuare un'accurata verifica degli studi di settore, in particolare per tenere conto, nell'attuale situazione di recessione della crisi di mercato di numerosi comparti, e della specificità di alcuni settori;
a valutare la predisposizione degli interventi necessari affinché l'onere di dimostrare la non veridicità dei ricavi dichiarati sia a carico dell'amministrazione finanziaria e non dei contribuenti, e ciò nel pieno rispetto dei principi e delle disposizioni previste dallo Statuto del contribuente ed in particolare del principio basilare in base al quale l'accertamento stesso debba fondarsi sulla sussistenza di elementi gravi, precisi e concordanti, che spetta all'Ufficio provare e non al contribuente.
9/1713/226. (Testo modificato nel corso della seduta) Fogliardi, Rubinato, Calearo Ciman, Lulli, Froner, Vannucci, Baretta, Strizzolo.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 53 della Costituzione impone a tutti di concorrere alle spese pubbliche in ragione della propria capacità contributiva;
l'articolo 81 del Trattato sull'Unione europea e del Trattato che istituisce la Comunità europea stabilisce il divieto di aiuti di Stato alle imprese, sotto qualsiasi forma, che favorendone talune falsino o minaccino di falsare la concorrenza;
una consolidata giurisprudenza della Corte di giustizia UE, come ad esempio la sentenza n. 102 del 1987 e la sentenza 298 del 2000, in particolare il punto 49 della stessa, chiarisce che la normativa in materia di aiuti di Stato si applica a qualsiasi soggetto che eserciti un'attività commerciale, indipendentemente dalla natura no-profit o meno di tale soggetto, avallando con ciò l'orientamento consolidato della Commissione dell'Unione europea nell'esercizio dei poteri di controllo sugli aiuti di Stato che le sono attribuiti dall'articolo 88 del Trattato sull'europea e del Trattato che istituisce la Comunità europea;
il requisito per il ripristino di condizioni minime di equità e parità di trattamento è la netta esclusione di qualsiasi beneficio o privilegio fiscale per le attività che abbiano natura commerciale, anche se non in via esclusiva, e qualsiasi sia il settore in cui operano, ripristinando così il criterio di rilievo costituzionale di corretta relazione tra articolazione del prelievo e capacità contributiva;

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative normative volte ad abrogare ogni norma che preveda esenzioni o riduzioni fiscali e tributarie a favore di qualsiasi soggetto svolgente un'attività commerciale, ancorché il fine di lucro non connoti in modo principale l'attività della persona giuridica beneficiaria dell'esenzione o della riduzione stessa; in particolare ad abrogare la normativa che consente l'esenzione ICI, la riduzione dell'IRES, dell'IRAP e qualsiasi beneficio fiscale
9/1713/227. Farina Coscioni.

La Camera,
premesso che:
a seguito di una serie interventi legislativi adottati a decorrere dalla legge finanziaria per il 2004 le risorse dell'otto per mille dell'IRPEF destinate allo Stato sono state sensibilmente ridotte, e per l'anno 2006 ammontano - a fronte di un gettito complessivo di oltre 89 milioni di euro - ad appena 4,7 milioni di euro;
precedenti interventi normativi hanno opportunamente invertito tale tendenza, disponendo il ripristino, per un importo di 45 milioni di euro dal 2007 eintegralmente a decorrere dal 2010, delle risorse dell'otto per mille dell'IRPEF destinato allo Stato;
negli ultimi anni la Chiesa cattolica ha investito risorse crescenti della quota dell'otto per mille dell'IRPEF ad essa destinata per la realizzazione di massicce campagne pubblicitarie, volte a sollecitare i contribuenti a scegliere la Chiesa cattolica in sede di dichiarazione dei redditi ai fini della destinazione dell'otto per mille;
le campagne pubblicitarie messe in atto dalla Chiesa cattolica, unitamente alla totale mancanza di informazione in ordine al funzionamento del meccanismo dell'otto per mille (con particolare riguardo alla destinazione delle quote dei contribuenti che non esprimono alcuna scelta) e sulle iniziative che lo Stato finanzia o intende finanziare con la quota ad esso spettante, hanno portato negli ultimi anni a un notevole aumento delle risorse assegnate alla Chiesa cattolica (rectius: alla Conferenza episcopale italiana), che nel 2006 ammontano a oltre 900 milioni di euro,

impegna il Governo

a impiegare una somma comunque non inferiore al 10 per cento della disponibilità complessiva della quota annuale a diretta gestione statale dell'otto per mille dell'IRPEF, alla realizzazione di messaggi pubblicitari ed al conseguente acquisto di spazi televisivi, radiofonici, della stampa periodica, nonché di altri mezzi di informazione, allo scopo di assicurare adeguata informazione ai contribuenti sul funzionamento del meccanismo dell'otto per mille, con particolare riguardo alla destinazione delle quote dei contribuenti che non esprimono alcuna scelta, sulla possibilità di scegliere di destinare la quota pari all'otto per mille a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione dello Stato, nonché sulle iniziative sociali e umanitarie che lo Stato finanzia o intende finanziare con le risorse ad esso assegnate.
9/1713/228. Maurizio Turco.

La Camera,
premesso che:
i fondi necessari per la messa in sicurezza del Fiume Arno ammontano ad oltre 200 milioni di euro;
gli attuali stanziamenti, già pesantemente ridotti nella finanziaria 2008, non sono sufficienti per far fronte alle situazioni di emergenza per i rischi idrogeologici;
infine, l'autorità di Bacino dei Fiume Arno è ormai da molti mesi senza il segretario generale, con conseguente riduzione della sua operatività e dell'utilizzo delle risorse disponibili;

impegna il Governo:

a reperire risorse sufficienti per ridurre al minimo i rischi idrogeologici per la Città di Firenze e per il bacino del Fiume Arno;
a procedere quanto prima alla nomina del nuovo segretario generale dell'Autorità di bacino del Fiume Arno, al fine di garantirne la piena operatività.
9/1713/229. Picchi.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame opera un consistente taglio, nell'ambito della Missione denominata L'Italia in Europa e nel Mondo, della voce Cooperazione culturale e scientifico-tecnologica che viene decurtata di ben 23,8 milioni rispetto al bilancio 2008;
il taglio previsto dal disegno di legge in esame appare di dimensioni tali da mettere a rischio la possibilità di mantenere fede agli impegni di spesa assunti in base ad accordi internazionali, che prevedono contributi non procrastinabili da parte dell'Italia,

impegna il Governo

ad assumere tutte le iniziative, anche normative, volte a reperire ulteriori risorseper coprire gli impegni di spesa assunti a livello internazionale ed a garantire una soluzione atta a risolvere in maniera definitiva il progressivo aggravarsi della situazione debitoria italiana nei confronti degli altri partner internazionali.
9/1713/230. Bachelet.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame opera un consistente taglio, nell'ambito della Missione denominata L'Italia in Europa e nel Mondo, della voce Cooperazione culturale e scientifico-tecnologica che viene decurtata di ben 23,8 milioni rispetto al bilancio 2008;
il taglio previsto dal disegno di legge in esame appare di dimensioni tali da mettere a rischio la possibilità di mantenere fede agli impegni di spesa assunti in base ad accordi internazionali, che prevedono contributi non procrastinabili da parte dell'Italia,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di assumere tutte le iniziative, anche normative, volte a reperire ulteriori risorse per coprire gli impegni di spesa assunti a livello internazionale ed a garantire una soluzione atta a risolvere in maniera definitiva il progressivo aggravarsi della situazione debitoria italiana nei confronti degli altri partner internazionali.
9/1713/230. (Testo modificato nel corso della seduta) Bachelet.

La Camera,
premesso che:
con decreto legislativo n. 76 del 15 aprile 2005 sono stati istituiti i percorsi sperimentali di Istruzione e Formazione Professionale di durata triennale a gestione regionale;
nella XV Legislatura con legge n. 296 del 27 dicembre 2006 è stata prevista la prosecuzione dei suddetti percorsi sperimentali fino alla messa a regime dell'obbligo di istruzione finalizzato al diritto-dovere di Istruzione e Formazione Professionale fino al 18o anno di età;
con la legge n. 133 del 6 agosto 2008 è stato previsto che l'obbligo di istruzione si assolve anche nei percorsi di istruzione e Formazione Professionale a gestione regionale e sino alla completa messa a regime delle disposizioni contenute nel decreto legislativo n. 226/2005 anche nei percorsi sperimentali su citati;
risultano in percentuali considerevoli (circa il 20 per cento) gli studenti quattordicenni che scelgono questi percorsi in grado di fornire loro una qualifica professionale che li abilita al mondo del lavoro;
privare questo segmento dell'istruzione e formazione professionale degli adeguati finanziamenti significherebbe rinunciare ad un efficace strumento di contrasto alla dispersione scolastica che raggiunge ancora oggi dimensioni preoccupanti sul territorio nazionale;
la differenziazione dell'offerta formativa realizzata nei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale è da tempo una scelta europea di successo,

impegna il Governo

a riassegnare, con i provvedimenti in tema di finanza pubblica, risorse dedicate ai percorsi di Istruzione e Formazione Professionale, al fine di garantirne la prosecuzione, la messa a regime e l'espansione, soddisfacendo appieno la domanda che proviene dalle famiglie e dagli studenti nelle diverse regioni.
9/1713/231. Aprea, Frassinetti, Granata, Barbaro, Barbieri, Caldoro, Carlucci, Ceccacci Rubino, Centemero, Di Centa, Renato Farina, Garagnani, Giammanco, Goisis, Lainati, Mazzuca, Murgia, Palmieri, Massimo Parisi, Perina, Rampelli.

La Camera,
premesso che:
con decreto legislativo n. 76 del 15 aprile 2005 sono stati istituiti i percorsi sperimentali di Istruzione e Formazione Professionale di durata triennale a gestione regionale;
nella XV Legislatura con legge n. 296 del 27 dicembre 2006 è stata prevista la prosecuzione dei suddetti percorsi sperimentali fino alla messa a regime dell'obbligo di istruzione finalizzato al diritto-dovere di Istruzione e Formazione Professionale fino al 18o anno di età;
con la legge n. 133 del 6 agosto 2008 è stato previsto che l'obbligo di istruzione si assolve anche nei percorsi di istruzione e Formazione Professionale a gestione regionale e sino alla completa messa a regime delle disposizioni contenute nel decreto legislativo n. 226/2005 anche nei percorsi sperimentali su citati;
risultano in percentuali considerevoli (circa il 20 per cento) gli studenti quattordicenni che scelgono questi percorsi in grado di fornire loro una qualifica professionale che li abilita al mondo del lavoro;
privare questo segmento dell'istruzione e formazione professionale degli adeguati finanziamenti significherebbe rinunciare ad un efficace strumento di contrasto alla dispersione scolastica che raggiunge ancora oggi dimensioni preoccupanti sul territorio nazionale;
la differenziazione dell'offerta formativa realizzata nei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale è da tempo una scelta europea di successo,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di riassegnare, con i provvedimenti in tema di finanza pubblica, risorse dedicate ai percorsi di Istruzione e Formazione Professionale, al fine di garantirne la prosecuzione, la messa a regime e l'espansione, soddisfacendo appieno la domanda che proviene dalle famiglie e dagli studenti nelle diverse regioni.
9/1713/231. (Testo modificato nel corso della seduta) Aprea, Frassinetti, Granata, Barbaro, Barbieri, Caldoro, Carlucci, Ceccacci Rubino, Centemero, Di Centa, Renato Farina, Garagnani, Giammanco, Goisis, Lainati, Mazzuca, Murgia, Palmieri, Massimo Parisi, Perina, Rampelli.

La Camera,
premesso che:
il lago Trasimeno è, con una superficie di 128 chilometri quadrati, il quarto tra i laghi italiani, con un eccezionale valore ambientale ed economico;
dall'inizio dell'anno il livello è sceso di 17 centimetri, nei primi giorni di gennaio 2008 era infatti attestato sui 137 centimetri;
secondo studi effettuati, il lago Trasimeno, per essere in linea con lo zero idrometrico necessita di 750-800 millimetri di pioggia annui e negli ultimi due anni ne sono caduti 420-450 l'anno, che appare come un dato in fase di stabilizzazione;
regione, provincia, comuni e comunità montana, in questi anni, hanno prodotto significativi interventi finanziari e di manutenzione;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 giugno 2008, recante proroga dello stato di emergenza nel territorio della regione Umbria interessato da una grave crisi idrica, prevede la necessità di assicurare il compimento degli interventi di carattere straordinario ed urgente ancora in corso di realizzazione previsti per il definitivo superamento dello stato di emergenza,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di destinare nuove risorse idonee per il superamento dell'emergenzaaffinché il livello dell'acqua del lago Trasimeno rientri nei limiti della normalità.
9/1713/232. Bocci, Trappolino, Verini.

La Camera,
premesso che:
l'importo dell'indennità di comunicazione di cui all'articolo 4 della legge 21 novembre 1988, n. 508, concessa ai sordomuti come definiti al secondo comma dell'articolo 1 della legge 26 maggio 1970, n. 381, è rimasta invariato ormai da molti anni, così determinando una evidente riduzione del suo valore monetario,

impegna il Governo

a prevedere un incremento di detta indennità, almeno nella misura corrispondente al mantenimento del suo potere di acquisto, a seguito della variazione registrata in conseguenza dell'aumento del tasso di inflazione.
9/1713/233. Schirru, Pizzetti, Sereni, Zucchi, Vannucci.

La Camera,
premesso che:
tra le principali opere di interesse nazionale rientra senz'altro il sistema autostradale pedemontano lombardo, il cui progetto preliminare è stato approvato dal CIPE nell'ambito della procedura della «legge obiettivo» con deliberazione n. 77 del 29 marzo 2006 e finanziato da risorse pubbliche in ragione di 1.028.062.000 euro (inferiore al 30 per cento) a fronte di un impegno complessivo di euro 4.114.905.000;
le risorse pubbliche attribuite al progetto fanno riferimento:
per euro 61.564.000,00 alla legge n. 295 del 1998 e alle successive leggi n. 448 e n. 449 del 1998 e n. 388 del 2000;
per euro 51.640.000,00 all'articolo 144, comma 7, lettera b), della legge n. 388 del 2000;
ad un contributo quindicennale di euro 3.300.000,00 a decorrere dall'anno 2007, rinveniente dall'articolo 1, comma 78, lettera e) della legge n. 266 del 2005;
ad un contributo quindicennale di euro 10.00.000,10 a decorrere dall'anno 2007 rinveniente dall'articolo 1, comma 79, della legge n. 296 del 2006;
ad un contributo quindicennale di euro 30.000.000,00 a decorrere dall'anno 2008 rinveniente dall'articolo 1, comma 79, della legge n. 296 del 2006;
ad un contributo quindicennale di euro 40.000.000,00 a decorrere dall'anno 2009 rinveniente dall'articolo 1, comma 79, della legge n. 296 del 2006;
secondo quanto prescritto dalla citata delibera CIPE, tale piano finanziario non comprende i secondi lotti delle tangenziali di Varese e Como, delle quali non è prevista la tariffazione, che costituiscono peraltro parti integranti del sistema autostradale e che la concessionaria è tenuta a progettare a livello definitivo ed avviare ad approvazione, sospendendone la realizzazione sino a che non siano reperite le risorse pubbliche necessarie al relativo integrale finanziamento, tale da garantire la stabilità del piano finanziario complessivo dell'opera, che non ha potuto essere conseguito in sede di approvazione del progetto preliminare in ragione dell'indisponibilità di sufficiente contributo pubblico;
il progetto definitivo dell'opera è in fase di avanzata redazione e se ne prevede la sottoposizione al CIPE per l'approvazione definitiva entro il primo semestre del 2009, si rende opportuno disporre l'appostazione finanziaria occorrente a garantire la realizzazione dell'opera nel suo complesso, in quanto l'eventuale posticipazione della realizzazione dei secondi lotti delle tangenziali di Varese e Como si tradurrebbe in una riduzione del servizio al territorio e nel rischio che il progettoapprovato debba essere successivamente revisionato in ragione del variare delle norme di progettazione, ovvero che le risorse necessarie lievitino a causa del costante aumento del costo delle materie prime;
nella seduta dell'Assemblea del 23 luglio 2008, il Governo ha già accolto un ordine del giorno sulla medesima materia, relativo al disegno di legge n. 1386, concernente la conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria,

impegna il Governo

ad individuare con urgenza nei prossimi provvedimenti di propria competenza (legge obiettivo 2009-2001, Expo 2015) le risorse necessarie, quantificate in 410 milioni di euro, per completare la realizzazione del sistema autostradale pedemontano lombardo.
9/1713/234. Marantelli, Mosca, Braga.

La Camera,
premesso che:
tra le principali opere di interesse nazionale rientra senz'altro il sistema autostradale pedemontano lombardo, il cui progetto preliminare è stato approvato dal CIPE nell'ambito della procedura della «legge obiettivo» con deliberazione n. 77 del 29 marzo 2006 e finanziato da risorse pubbliche in ragione di 1.028.062.000 euro (inferiore al 30 per cento) a fronte di un impegno complessivo di euro 4.114.905.000;
le risorse pubbliche attribuite al progetto fanno riferimento:
per euro 61.564.000,00 alla legge n. 295 del 1998 e alle successive leggi n. 448 e n. 449 del 1998 e n. 388 del 2000;
per euro 51.640.000,00 all'articolo 144, comma 7, lettera b), della legge n. 388 del 2000;
ad un contributo quindicennale di euro 3.300.000,00 a decorrere dall'anno 2007, rinveniente dall'articolo 1, comma 78, lettera e) della legge n. 266 del 2005;
ad un contributo quindicennale di euro 10.00.000,10 a decorrere dall'anno 2007 rinveniente dall'articolo 1, comma 79, della legge n. 296 del 2006;
ad un contributo quindicennale di euro 30.000.000,00 a decorrere dall'anno 2008 rinveniente dall'articolo 1, comma 79, della legge n. 296 del 2006;
ad un contributo quindicennale di euro 40.000.000,00 a decorrere dall'anno 2009 rinveniente dall'articolo 1, comma 79, della legge n. 296 del 2006;
secondo quanto prescritto dalla citata delibera CIPE, tale piano finanziario non comprende i secondi lotti delle tangenziali di Varese e Como, delle quali non è prevista la tariffazione, che costituiscono peraltro parti integranti del sistema autostradale e che la concessionaria è tenuta a progettare a livello definitivo ed avviare ad approvazione, sospendendone la realizzazione sino a che non siano reperite le risorse pubbliche necessarie al relativo integrale finanziamento, tale da garantire la stabilità del piano finanziario complessivo dell'opera, che non ha potuto essere conseguito in sede di approvazione del progetto preliminare in ragione dell'indisponibilità di sufficiente contributo pubblico;
il progetto definitivo dell'opera è in fase di avanzata redazione e se ne prevede la sottoposizione al CIPE per l'approvazione definitiva entro il primo semestre del 2009, si rende opportuno disporre l'appostazione finanziaria occorrente a garantire la realizzazione dell'opera nel suo complesso, in quanto l'eventuale posticipazione della realizzazione dei secondi lotti delle tangenziali di Varese e Como si tradurrebbe in una riduzione del servizio al territorio e nel rischio che il progettoapprovato debba essere successivamente revisionato in ragione del variare delle norme di progettazione, ovvero che le risorse necessarie lievitino a causa del costante aumento del costo delle materie prime;
nella seduta dell'Assemblea del 23 luglio 2008, il Governo ha già accolto un ordine del giorno sulla medesima materia, relativo al disegno di legge n. 1386, concernente la conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria,

impegna il Governo

ad individuare con urgenza nei prossimi provvedimenti di propria competenza (legge obiettivo 2009-2001, Expo 2015) le risorse necessarie, per completare la realizzazione del sistema autostradale pedemontano lombardo.
9/1713/234. (Testo modificato nel corso della seduta) Marantelli, Mosca, Braga, Ravetto, Reguzzoni, D'Amico, Fava, Salvini, Grimoldi.

La Camera,
premesso che:
nonostante il disegno di legge finanziaria per il 2009 contenga alcune misure per il settore agricolo e della pesca, esso non garantisce alle imprese e ai lavoratori quell'insieme di interventi necessari per il consolidamento e lo sviluppo del nostro sistema agroalimentare poiché gli interventi previsti rispondono solo in parte alle esigenze del settore;
in ogni caso tali interventi non riescono ad attutire l'effetto depressivo dei tagli fatti con il decreto legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, che risultano particolarmente gravosi per il settore agricolo;
per il settore agricolo il saldo tra le misure introdotte dal disegno di legge finanziaria e i tagli suddetti risulta negativo e rivela forti riduzioni di spesa: nel 2009 gli stanziamenti di competenza diminuiscono di 459 milioni di euro pari al 25,6 per cento dell'intero bilancio del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali;
la competitività del sistema agricolo e la sostenibilità del modello di crescita trovano le precondizioni di sviluppo nelle caratteristiche del territorio, della sua gestione e nelle dotazioni infrastrutturali;
l'utilizzo delle risorse idriche ha un'importanza strategica per la qualificazione delle produzioni e per la difesa dell'ambiente, un'attenzione prioritaria deve essere rivolta al concreto e fattivo rilancio degli investimenti del Piano irriguo nazionale;
negli anni 2006 e 2007 sono stati previsti nuovi contributi pluriennali e finanziamenti specifici per le opere di progettazione relative al piano irriguo per un totale di circa 1,5 miliardi di euro nuovi per il medesimo piano:
il bilancio di previsione del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali prevede una contrazione, per il 2009, di circa 50 milioni di euro per il Piano irriguo e la finanziaria non dispone nessuna misura a riguardo,

impegna il Governo

a considerare l'utilizzo delle risorse idriche strategico per la qualificazione delle produzioni italiane e per la difesa dell'ambiente, reintegrando le risorse sottratte al piano irriguo e rafforzando le politiche per lo sviluppo della competitività del territorio nazionale.
9/1713/235. Marco Carra, Cenni, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino, Cesare Marini.

La Camera,
premesso che:
nonostante il disegno di legge finanziaria per il 2009 contenga alcune misure per il settore agricolo e della pesca, esso non garantisce alle imprese e ai lavoratori quell'insieme di interventi necessari per il consolidamento e lo sviluppo del nostro sistema agroalimentare poiché gli interventi previsti rispondono solo in parte alle esigenze del settore;
in ogni caso tali interventi non riescono ad attutire l'effetto depressivo dei tagli fatti con il decreto legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, che risultano particolarmente gravosi per il settore agricolo;
per il settore agricolo il saldo tra le misure introdotte dal disegno di legge finanziaria e i tagli suddetti risulta negativo e rivela forti riduzioni di spesa: nel 2009 gli stanziamenti di competenza diminuiscono di 459 milioni di euro pari al 25,6 per cento dell'intero bilancio del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali;
il disegno di legge finanziaria per il 2009 non assegna al settore agricolo risorse immediatamente operative attraverso appositi accantonamenti nelle tabelle A e B allegate;
tale situazione, di fatto, non renderà possibile la legislazione di spesa per il settore agricolo da parte del Parlamento se non attingendo da altri dicasteri;
la Commissione Agricoltura della Camera dei deputati, continuando il lavoro iniziato nella XV Legislatura, sta esaminando delle proposte di legge in materia di agroenergie;
tale tematica riveste un'importanza strategica per il futuro del settore agroalimentare e, pertanto, risulta fondamentale che il Parlamento riesca ad approvare una normativa che preservi il ruolo dell'agricoltura e ne consenta uno sviluppo «agroenergetico» compatibile con le esigenze dell'essere umano;
grande rilievo assume la pianificazione del settore delle agroenergie con la previsione di un apposito «Piano agroenergetico nazionale» così come disposto dalle varie proposte di legge,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative normative volte a destinare risorse finanziarie aggiuntive per il dicastero delle politiche agricole alimentari e forestali.
9/1713/236. Cuomo, Brandolini, Oliverio, Zucchi, Agostini, Marco Carra, Cenni, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento all'esame, nel settore marittimo portuale, prevede unicamente un intervento mirato alla proroga dei benefici previdenziali e fiscali per la gente di mare, limitatamente alle figure impegnate nel settore della pesca marittima, lagunare e nelle acque interne;
l'economia portuale rappresenta uno tra i più qualificati settori di intervento per lo sviluppo del Paese;
dal 2001 la portualità italiana non ha ricevuto alcun finanziamento statale e i provvedimenti disposti dalla finanziaria 2007 sono stati annullati dalle successive leggi predisposte dell'attuale Governo, allo scopo di finanziare l'annullamento dell'ICI per le abitazioni di lusso,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative volte a reperire, nell'ambito dei contributi comunitari per le infrastrutture, almeno due miliardi di euro per il proseguimento e losviluppo della portualità italiana e a prevedere un contributo alla rottamazione e al riuso dei ricavati dei dragaggi dei fondali dei porti italiani.
9/1713/237. Sarubbi, Boffa, Meta, Lovelli, Velo, Tullo, Andrea Orlando, Giorgio Merlo, Marco Carra, Laratta, Pierdomenico Martino, Bonavitacola, Fiano.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge all'esame prevede un solo intervento riguardante il trasporto pubblico locale, limitatamente alla proroga della detassazione del costo degli abbonamenti, fino ad un massimo di 250 euro a famiglia;
i contratti di servizio tra le regioni e la società Ferrovie dello Stato Spa non sono ancora coperti dal finanziamento statale, con il rischio conseguente di pesanti riduzioni di servizi che penalizzano ulteriormente i cittadini utenti;
sono stati definanziati dal Governo gran parte degli interventi relativi al potenziamento e allo sviluppo della rete ferroviaria italiana e tra questi: i collegamenti ai porti nazionali, le trasversali pontremolese, Orte-Falconara Marittima, Napoli-Foggia-Bari nonché la Roma-Pescara e i collegamenti meridionali,

impegna il Governo

a reperire le risorse necessarie, usando anche le risorse comunitarie, per realizzare il rilancio del trasporto ferroviario in Italia.
9/1713/238. Laratta, Boffa, Meta, Lovelli, Velo, Tullo, Andrea Orlando, Giorgio Merlo, Marco Carra, Sarubbi, Pierdomenico Martino, Bonavitacola, Fiano.

La Camera,
premesso che:
il taglio di circa 500 milioni di euro per il Ministero degli affari esteri, per uno stanziamento complessivo oggi di poco più di 2 miliardi di euro, rende particolarmente difficoltosa persino l'attività ordinaria della Farnesina, apportando un colpo durissimo ad un'amministrazione che si è sempre distinta per efficienza, qualità dell'azione ed efficacia dell'intervento;
in questo senso non possono che essere allarmanti, tra gli altri, i tagli ai contributi al Fondo per lo sminamento umanitario, la riduzione della contribuzione all'Agenzia internazionale per l'energia atomica, l'azzeramento dei fondi per il centro di documentazione europea e per le iniziative della Politica europea di sicurezza e di difesa (PESD) nonché la riduzione dei contributi volontari alle banche e ai fondi internazionali per lo sviluppo o la preannunciata impossibilità di reperire fondi per il contributo annuo a favore del Fondo per le pandemie, cui il Presidente del Consiglio dei ministri aveva assicurato, al contrario, in sedi pubbliche e internazionali, una contribuzione straordinaria;
estremamente grave, poi, è il sostanziale dimezzamento dei fondi per il finanziamento della legge n. 49 del 1987 sulla cooperazione allo sviluppo (riduzione di oltre 500 milioni di euro rispetto alla previsione assestata 2008) che, insieme ai tagli ulteriori a tutte le voci relative all'aiuto pubblico allo sviluppo determina un drammatico e irrecuperabile gap tra gli impegni internazionali, confermati nella loro rilevanza dal Segretario generale delle Nazioni Unite nella recente sessione inaugurale dell'Assemblea generale dell'Onu, e sottoscritti dall'Italia, e le risorse effettivamente destinate;
nel Corno d'Africa 3 milioni di bambini sono in pericolo di vita per mancanza di cibo, acqua e cure mediche, vittime di un'emergenza complessa in cui oltre 14 milioni di persone risentono gravemente degli effetti concomitanti di siccità, conflitti armati, aumento dei prezzi alimentari e malnutrizione cronica;
il taglio alle risorse per la cooperazione allo sviluppo renderà difficile per l'Italia, pur legata alla regione del Corno d'Africa per ragioni storiche, un intervento capace di alleviare tale grave situazione di emergenza in un'area peraltro attraversata da aspri conflitti armati e caratterizzata da un'alta instabilità politica,

impegna il Governo

a ripristinare le risorse relative alla cooperazione allo sviluppo alla gestione delle sfide globali necessarie affinché l'Italia torni ad avere un ruolo da protagonista nella promozione della pace e dello sviluppo nel Corno d'Africa, coerentemente agli impegni assunti dal nostro Paese a livello internazionale per il conseguimento degli Obiettivi del Millennio.
9/1713/239. Pistelli, Mecacci, Maran, Corsini.

La Camera,
premesso che:
con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nonché con i disegni di legge finanziaria e di bilancio si completa una manovra finanziaria che prefigura per la difesa un andamento degli stanziamenti, a legislazione vigente, in deciso progressivo decremento, passando dai 21,2 miliardi di euro dell'anno 2008 ai 20,3 miliardi di euro per l'anno 2009, a 18,9 miliardi per l'anno 2011 e ripropone consistenti tagli lineari sull'esercizio;
gli effetti dei tagli lineari sulle spese di esercizio del bilancio della difesa vanno molto al di là di un razionale e sostenibile contenimento, incidendo gravemente e pericolosamente sulla prontezza operativa del nostro strumento militare;
i tagli operano in settori classificati come consumi intermedi, riguardano però l'addestramento, la manutenzione dei mezzi, le dotazioni operative e condizionano quindi la sicurezza del personale, l'efficacia e la flessibilità dello strumento militare, non solo a fini nazionali, ma anche a supporto degli impegni e degli obblighi internazionali assunti,

impegna il Governo

ad assumere ogni iniziativa utile per attenuare, a partire dal 2009, gli effetti delle riduzioni degli stanziamenti disposti a carico dello stato di previsione della spesa del Ministero della difesa dall'articolo 60, comma 1, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, per corrispondere alla esigenza del citato dicastero di disporre delle risorse aggiuntive evidenziate dalla nota preliminare alla tabella 11.
9/1713/240. Fioroni, Recchia, Sereni, La Forgia, Garofani, Villecco Calipari.

La Camera,
premesso che:
la diffusione della cultura e della lingua italiana nel mondo rappresenta uno dei veicoli fondamentali di proiezione dell'immagine e degli interessi dell'Italia in campo internazionale e risponde alla fondamentale esigenza di preservare i legami e le radici identitarie della vasta e complessa diaspora storica degli italiani e delle persone coinvolte attualmente nei flussi di nuova mobilità;
la domanda di lingua e cultura italiana nel mondo negli ultimi anni è costantemente cresciuta, rispondendo a diffuse esigenze di ordine culturale e professionale avvertite sia nelle comunità di origine italiana che in ambienti diversi e più ampi;
gli utenti che a vario titolo e in diversi contesti usufruiscono dei corsi di lingua e cultura italiana si aggirano sulle seicentomila unità e quelli che frequentano i corsi organizzati dagli istituti di cultura sui sessantamila frequentanti, ai quali sono da aggiungere alcune decine dimigliaia di alunni delle scuole italiane all'estero e di scuole internazionali nelle quali s'insegna l'italiano;
molti di questi corsi sono positivamente inseriti, anche per una precisa direttiva impartita dai governi italiani che si sono succeduti negli ultimi anni, nelle istituzioni scolastiche dei Paesi di insediamento, previ accordi e convenzioni tra le nostre rappresentanze e le autorità scolastiche di quelle realtà;
nel recente passato, lo Stato italiano, per alleggerirsi delle responsabilità organizzative e degli oneri di un sistema di offerta di lingua e cultura tanto complesso, ha favorito la formazione di enti privati cui è stata affidata la gestione dei corsi in cambio di un sostegno finanziario, risultato parziale e incerto riguardo ai tempi di erogazione;
le risorse previste nel disegno di legge finanziaria per il 2009 per il sostegno dei corsi di lingua e cultura italiana all'estero subiscono una decurtazione molto netta, passando da 34 milioni di euro a 14 milioni e 500 mila euro; nello stesso tempo, si riducono di due terzi le risorse per le attività culturali gestite dalle rappresentanze diplomatico-consolari, di 3 milioni e mezzo le risorse per gli istituti di cultura e di settanta unità il contingente degli insegnanti spediti dall'Italia per funzioni formative;
le prevedibili conseguenze di queste riduzioni sono, senza ombra di dubbio, la drastica contrazione dell'offerta di lingua e cultura italiana, l'interruzione di molte convenzioni con le autorità scolastiche locali, con un danno d'immagine che è facile immaginare, la chiusura di molti enti di gestione, che non hanno altre risorse alle quali far capo;
l'abbandono di una parte rilevante delle attività finora svolte comporterà, oltre a situazioni di disoccupazione degli operatori finora impegnati, l'abbandono della domanda proveniente da molte famiglie d'origine italiana e, soprattutto, l'interruzione del fondamentale canale di collegamento tra l'Italia e le nuove generazioni d'origine italiana, proprio nel momento in cui si celebra la prima Conferenza mondiale dei giovani italiani nel mondo,

impegna il Governo

a reperire in breve tempo, con adeguati atti normativi ed amministrativi, risorse aggiuntive a quelle previste nella finanziaria 2009 in modo da salvaguardare almeno i livelli già raggiunti di offerta di lingua e cultura italiana nel mondo.
9/1713/241. Giacomelli, Gianni Farina, Bucchino, Fedi, Garavini, Narducci, Porta.

La Camera
premesso che:
la linea ferroviaria Novara-Varallo, che gravita in gran parte sulla Valsesia, serve un'area economicamente strategica per il Piemonte e per il Nord, sia dal punto di vista del comparto tessile, metalmeccanico, che da quello turistico e del sistema della mobilità scolastica;
il Sacro Monte di Varallo è un bene patrimoniale dell'umanità dal 2003, sul quale sono in corso interventi finanziari basati su piani territoriali integrati sia da parte della Comunità europea sia da parte dello Stato,

impegna il Governo

a sollecitare le Ferrovie dello Stato s.p.a. al pieno utilizzo della rete e della struttura esistente anche mediante la collaborazione delle amministrazioni locali.
9/1713/242. Buonanno.

La Camera,
premesso che
la crisi economica ha determinato un'evidente difficoltà dei mutuatari italianiad onorare il pagamento dei debiti contratti per l'acquisto della prima casa, come mostrano le stime sui pignoramenti dei principali istituti di credito italiani;
l'acquisto della prima casa rappresenta - lato sensu - un investimento di natura previdenziale per le famiglie italiane;
secondo l'Indagine sui bilanci delle famiglie realizzata dalla Banca d'Italia, i debiti per l'acquisto o la ristrutturazione di immobili per esigenze familiari costituiscono la parte preponderante dell'ammontare di indebitamento delle famiglie con capofamiglia un lavoratore dipendente (79,4 per cento);
la spesa per il mutuo per l'acquisto dell'abitazione rappresenta in media il 17,1 per cento del reddito disponibile delle famiglie il cui maggiore percettore è un lavoratore dipendente, mentre - per le stesse famiglie - il TFR maturando ha un valore medio pari al 5,4 per cento del reddito disponibile;
ad oggi, è possibile per i lavoratori richiedere l'anticipazione del 70 per cento del TFR accumulato per la prima casa, ma tale opzione presenta evidenti limiti: è possibile solo dopo otto anni di lavoro, è soggetta ad un limite massimo di richieste e di importi per la singola azienda di appartenenza e, soprattutto, è di poco aiuto per la tipologia media di mutuatario (lavoratore con meno di 40 anni con un monte di TFR ancora esiguo o non utilizzabile);
dal 1o gennaio 2007 ai lavoratori dipendenti è concessa la facoltà di destinare il proprio TFR ad un fondo di previdenza complementare o di trattamento presso l'azienda nella quale sono occupati;
un sostegno molto più efficace alle esigenze dei mutuatari in difficoltà sarebbe rappresentato dalla possibilità di destinare il TFR al pagamento delle rate del mutuo e di ricorrere al TFR maturato per ridurre l'indebitamento e la spesa per interessi;
rielaborando le statistiche della Banca d'Italia, si evince che il TFR maturando potrebbe coprire in media il 31 per cento della rata del mutuo,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di una riforma che preveda, tra gli impieghi del TFR a disposizione dei nuovi lavoratori o di coloro che abbiano trattenuto in azienda o presso l'INPS il TFR, la possibilità di destinare lo stesso al pagamento delle rate di mutuo per l'acquisto o la ristrutturazione di immobili adibiti ad abitazione principale;
a valutare l'opportunità che, ai lavoratori che abbiano già destinato il proprio TFR ad un fondo di previdenza complementare, sia concessa l'opportunità di conferire al pagamento del mutuo per la prima casa una quota annua non superiore al 50 per cento del TFR da conferirsi alla forma di previdenza complementare prescelta.
9/1713/243. Della Vedova, Cazzola, Garofalo.

La Camera,
premesso che
l'articolo 63, comma 11, del decreto-legge 25 giugno 2008, recava la possibilità per L'Inail di «procedere, in forma diretta, alla realizzazione di investimenti per infrastrutture di interesse regionale nel limite di 75 milioni di euro per l'anno 2008»;
con tali fondi si sarebbe potuta realizzare la Cittadella della polizia di Gianturco (NA), nel sito della ex manifattura tabacchi;
tale opera sarebbe stata particolarmente importante per tutta la provincia di Napoli, in quanto la lotta al crimine necessita di strutture adeguate e dotate di tecnologie e mezzi all'avanguardia;
tale disposizione è stata soppressa in sede di conversione del decreto-legge.
la legge finanziaria non destina adeguate risorse per la sicurezza del territorio e l'ordine pubblico,

impegna il Governo

ad adottare opportune iniziative volte a reperire le risorse necessarie per la sicurezza dei cittadini ed, in particolare, per la realizzazione dell'opera di cui in premessa.
9/1713/244. Cesario, Iannuzzi, Mazzarella.

La Camera,
premesso che
il comma 507 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, ha previsto, per gli esercizi del triennio 2007-2009 accantonamenti di trasferimenti correnti diretti ad amministrazioni pubbliche e ad altri soggetti di natura pubblica o privata ad esclusione, tra le altre, delle erogazioni agli istituti di patronato e di assistenza sociale;
gli uffici di alcuni ministeri hanno interpretato tale disposizione nel senso di applicare tale deroga esclusivamente agli istituti di patronato, nonostante mancasse il riferimento esplicito alla legge 30 marzo 2001, n. 152;
al contrario, sembrerebbe chiara l'intenzione del legislatore di voler includere anche gli istituti che svolgono funzioni di assistenza sociale, ed in particolare, quelli che rivolgono i loro servizi in favore di categorie meritevoli di particolare attenzione quali i ciechi e gli ipovedenti, tra i quali l'Unione italiana ciechi, l'I.Ri.Fo.R., il Centro nazionale per il libro parlato, la Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi, la Biblioteca italiana per ciechi «Regina Margherita», la sezione italiana dell'Agenzia internazionale per la prevenzione del cecità e il Museo tattile statale «Omero»,

impegna il Governo

a valutare l'emanazione, in tempi solleciti, di disposizioni specifiche per fornire interpretazione autentica della richiamata disposizione al fine di ricomprendere nella prevista deroga anche gli istituti di assistenza sociale, ed in particolare quelli operanti in favore delle categorie dei ciechi ed ipovedenti.
9/1713/245. Colucci.

La Camera,
considerato che:
negli anni dal 1992 al 2006, sono stati avviati ai corsi di formazione, in aggiunta ai posti previsti nei bandi di concorso in atto, anche gli idonei non vincitori delle graduatorie degli anni precedenti relative ai concorsi pubblici ed interni per il ruolo di commissari;
lo scorrimento delle graduatorie per l'assunzione degli idonei in questione deve essere consentito da una specifica disposizione normativa poiché l'eventuale nomina dei sei aspiranti provenienti dai concorsi interni derogherebbe al limite dettato dall'articolo 3, comma 4 del decreto legislativo n. 334 del 2000, secondo cui soltanto il 20 per cento dei posti disponibili può essere destinato ai concorsi interni;
l'amministrazione della pubblica sicurezza sta espletando nel corrente anno due nuovi concorsi per il ruolo dei Commissari della Polizia di Stato, rispettivamente a 40 posti con procedura pubblica e 10 posti con procedura riservata, evidenziando ancora una volta la necessità di ulteriori coperture di posti in organico nel ruolo dei Commissari;
l'amministrazione della pubblica sicurezza negli anni dal 1992 al 2006, ha sempre provveduto, per i concorsi analoghi, mediante disposizioni di legge o decreto ministeriale, ad avviare anche gli idonei non vincitori di precedenti graduatorieancora valide ad integrazione di posti resisi disponibili per allargamento o per defezioni improvvise;
negli anni 2007 e 2008, è venuto meno il rispetto dei principi di equità e giustizia nei confronti di otto candidati idonei, per la evidente disparità di trattamento loro riservata, rispetto a provvedimenti presi in precedenza in favore di colleghi di altri analoghi concorsi;
la graduatoria relativa al concorso interno dell'anno 2005, con soli 3 idonei, scade nel gennaio 2009;
la questione è stata più volte sottoposta all'attenzione del Governo, in vari atti parlamentari accolti:
a) ordine del giorno 9/1704/1 approvato dalla Camera nella seduta n. 50 del 10 ottobre 2006;
b) interrogazione n. 4-02499 a firma Santelli ed altri presentata nella seduta del 7 febbraio 2007;
c) mozione n. 1-00152 (Franceschini ed altri) approvata nella seduta n. 148 del 23 aprile 2007;
d) ordine del giorno Cirielli n. 9/1366/62 approvato dalla Camera nella seduta n. 36 del 16 luglio 2008;
e) ordine del giorno G200 proposto dalle Commissioni riunite e accolto dal Governo al Senato nella seduta n. 81 del 28 ottobre 2008, nel corso della discussione ed approvazione dello stesso provvedimento attualmente oggi in esame alla Camera;

in sede di esame del disegno di legge n. 1072, di conversione del decreto-legge 2 ottobre 2008, n. 151, recante misure urgenti in materia di prevenzione e accertamenti di reati, di contrasto alla criminalità organizzata e all'immigrazione clandestina,

impegna il Governo

a provvedere affinché l'amministrazione della pubblica sicurezza sia autorizzata ad assumere nove candidati risultati idonei nelle procedure concorsuali indette per l'accesso al ruolo dei commissari della Polizia di Stato, con i decreti ministeriali degli anni 2005, 2006 e 2007.
9/1713/246.D'Ippolito Vitale.

NOTA DI VARIAZIONI AL BILANCIO DI PREVISIONE DELLO STATO PER L'ANNO FINANZIARIO 2009 E BILANCIO PLURIENNALE PER IL TRIENNIO 2009-2011 (A.C. 1714-BIS)

A.C. 1714-bis - Nota di variazioni

VARIAZIONI AL DISEGNO DI LEGGE

Art. 2 (Modificato)

1. Nel comma 7 le parole: «500 milioni di euro» sono sostituite dalle seguenti: «410 milioni di euro».

Art. 14 (Sostituito)
(Totale generale della spesa).

1. È approvato, in euro 752.393.326.137 in termini di competenza ed in euro 772.440.440.677 in termini di cassa, il totale generale della spesa dello Stato per l'anno finanziario 2009.

DISEGNO DI LEGGE: BILANCIO DI PREVISIONE DELLO STATO PER L'ANNO FINANZIARIO 2009 E BILANCIO PLURIENNALE PER IL TRIENNIO 2009-2011 (A.C. 1714)

A.C. 1714 - Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

La Camera,
premesso che:
con il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009 alla tabella 7, recante lo stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il capitolo di bilancio riguardo l'istituzione scolastica non statale viene ridotto di oltre 133 milioni di euro, ovvero del 25 per cento rispetto al bilancio assestato 2008;
la riduzione del capitolo di bilancio sopracitato non riguarda le scuole medie e superiori, ma la scuola materna e la scuola elementare, livelli di scuola che hanno da sempre ricevuto fondi statali; scuole che si trovano nei grandi comuni ma anche nei paesi e su tutto il territorio nazionale, scuole di cui la realtà statale non può fare a meno, scuole che accolgono quasi 750mila alunni: 530mila bambini su l milione e 600mila della scuola dell'infanzia e 200mila su 2 milioni e 800mila nella scuola primaria;
la diminuzione delle risorse potrebbe comportare ragionevolmente un aumento delle rette scolastiche e quindi un aumento dei costi sulle famiglie che scelgono la scuola paritaria con il conseguente rischio di indebolire fortemente la libertà di educazione nel nostro Paese;
tale riduzione porterà a minori iscrizioni alle scuole non statali ed un conseguente aumento delle iscrizioni alle scuole statali: la conseguenza logica sarà quindi l'aumento dei costi per lo Stato, considerato il fatto che per un bambino iscritto alla scuola dell'infanzia lo Stato, se questo è iscritto ad una scuola non statale, contribuisce con 584 euro l'anno, se il bambino frequenta invece una scuola pubblica, il costo statale arriva a 6.116 euro l'anno; se il bambino frequenta una scuola paritaria c'è un risparmio per le finanze pubbliche di 5.532 euro l'anno a bambino e il risparmio dello Stato per il solo settore della scuola dell'infanzia è complessivamente di 3.436 milioni di euro;
la riduzione della spesa pubblica è elemento essenziale del risanamento economico del Paese, e confermando le priorità contenute nel DPEF e nel suo aggiornamento, risulta essenziale scongiurare un aumento della spesa delle famiglie che la riduzione del fondo per le scuole non statali renderebbe certo,

impegna il Governo:

a reintegrare, entro l'anno, il fondo in bilancio previsionale 2009 «Istituzioni scolastiche non statali» fino al raggiungimento della quota prevista per il 2008 e a garantire almeno lo stesso livello di finanziamento per i successivi anni;
ad adottare le opportune iniziative di propria competenza affinché, nell'arcodella legislatura, sia reso possibile il totale raggiungimento della parità scolastica.
9/1714/1.Toccafondi, Garagnani, Mondello, Centemero, Vignali, Lupi, Versace, Delfino, De Camillis, Gottardo, Milanato, Zorzato.

La Camera,
premesso che:
nel provvedimento in esame risulta una diminuzione degli stanziamenti rispetto al 2008 di 344,113 milioni di euro al Programma 21.3 che fa capo alla missione n. 21 (Organi costituzionali, a rilevanza costituzionale e Presidenza del Consiglio dei ministri), cui afferisce anche il Dipartimento per le politiche comunitarie, quale centro di responsabilità di spesa della Presidenza del Consiglio;
il Dipartimento delle politiche comunitarie è la struttura di cui si avvale la Presidenza del Consiglio nell'ambito dei rapporti tra il Governo italiano e le istituzioni europee;
tra le varie attività svolte da questo dipartimento vanno menzionate, per la loro importanza, quelle relative al funzionamento del CIACE, ossia del comitato interministeriale per gli affari comunitari europei, che rappresenta una sorta di «gabinetto per gli affari europei», dedicato all'approfondimento delle tematiche riguardanti la partecipazione italiana all'Unione europea, e che si avvale, per il proprio funzionamento, di un comitato tecnico permanente istituito presso il Dipartimento politiche comunitarie dove opera anche l'ufficio di segreteria;
altrettanto importante, all'interno del Dipartimento per le politiche comunitarie, è la struttura di missione per le procedure di infrazione; essa, infatti, assume iniziative dirette a prevenire l'insorgere del contenzioso comunitario e rafforza il coordinamento delle attività finalizzate a risolvere le procedure di infrazione nei casi di contestazione da parte della Commissione europea di violazioni del diritto comunitario da parte dall'Italia; vigila altresì sulla corretta e tempestiva attuazione delle disposizioni comunitarie da parte delle amministrazioni pubbliche e delle regioni e promuove tra le amministrazioni nazionali, sia centrali che locali, l'elaborazione di una difesa unitaria, adeguata e coerente;
del resto lo stesso Ministro Ronchi, nell'audizione del 16 luglio presso la XIV Commissione, non solo confermò la struttura di missione, ma ne preannunciò un rafforzamento dell'azione in vista di nuovi e più ambiziosi traguardi, nonché per far fronte all'accelerazione impressa dalla Commissione e dalla Corte di giustizia delle Comunità europee nella trattazione dei casi di inadempimento al diritto comunitario;
nella medesima audizione il Ministro per le politiche comunitarie inserì tra gli obiettivi prioritari del suo dicastero quello del rafforzamento dell'azione di coordinamento interno al fine di definire una strategia negoziale in grado di rappresentare adeguatamente gli interessi dell'Italia; un'azione di coordinamento, come esplicitò il Ministro, che ha la sua sede naturale proprio nel CIACE;
nell'ambito del previsto taglio di 344,113 milioni di euro al Programma 21.3, non è ancora disponibile il bilancio di previsione per il 2009 della Presidenza del Consiglio, e dunque non sono ancora conoscibili le ripartizioni delle somme spettanti a ciascun centro di responsabilità; la Commissione XIV non è dunque in grado di valutare la consistenza dell'eventuale ridimensionamento del Dipartimento per le politiche comunitarie, specie con riferimento a possibili ricadute sul funzionamento di organi che hanno provato la loro efficienza come il CIACE o la struttura di missione per le procedure di infrazione,

impegna il Governo

a garantire che nell'ambito del taglio di risorse a carico del Programma 21.3,quando verrà effettuata la ripartizione delle somme spettanti a ciascun centro di responsabilità, sia assicurato il pieno funzionamento del Dipartimento per le politiche comunitarie, con particolare riferimento ad attività di importanza strategica quale quelle svolte per il tramite del CIACE o della struttura di missione per le procedure di infrazione.
9/1714/2.Farinone, Gozi, Cenni, Codurelli, Miotto, Froner, Giovanelli.

La Camera,
premesso che:
con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nonché con i disegni di legge finanziaria e di bilancio si completa una manovra finanziaria che prefigura per la Difesa un andamento degli stanziamenti, a legislazione vigente, in deciso progressivo decremento, passando dai 21,2 miliardi di euro del 2008 ai 20,3 miliardi di euro per il 2009, ai 18,9 miliardi per l'anno 2011 e ripropone consistenti tagli lineari sull'esercizio;
gli effetti dei tagli lineari sulle spese di esercizio del bilancio della Difesa vanno molto al di là di un razionale e sostenibile contenimento, incidendo gravemente e pericolosamente sulla prontezza operativa del nostro strumento militare;
i tagli operano in settori classificati come consumi intermedi, riguardano però l'addestramento, la manutenzione dei mezzi, le dotazioni operative e condizionano quindi la sicurezza del personale, l'efficacia e la flessibilità dello strumento militare, non solo a fini nazionali, ma anche a supporto degli impegni e degli obblighi internazionali assunti;
le proiezioni su base triennale 2009-2011, evidenziano il rischio di un progressivo decadimento operativo dello strumento militare con una riduzione prossima all'azzeramento delle esercitazioni, delle ore di moto navale e di volo per l'aeronautica, una sensibile riduzione delle attività manutentive sui sistemi d'arma in dotazione, con un conseguente diretto impatto sia sull'efficienza operativa delle capacità disponibili sia in termini patrimoniali, determinando una situazione di irreversibilità nel settore delle scorte operative-strategiche e nel settore infrastrutturale;
non ha quindi seguito l'inversione di tendenza avvenuta con gli stanziamenti disposti dal governo di centro sinistra per gli anni 2007-2008 di cui è dato riconoscimento nella stessa «Nota preliminare relativa allo stato di previsione della spesa del Ministero della difesa per l'esercizio finanziario 2009» dove è chiaramente indicato che la sofferenza dei bilanci della Difesa registrata negli anni 2004-2005-2006, è stata attenuata negli anni 2007 e 2008, con una inversione degli stanziamenti a bilancio, consentendo alle Forze Armate sia di onorare tutti gli impegni presi in campo internazionale sia di porre le basi per conseguire un recupero in settori vitali dell' organizzazione,

impegna il Governo

ad assumere le necessarie iniziative per garantire che il rapporto tra PIL e risorse destinate alla funzione Difesa nello «Stato di previsione del Ministero della difesa» per i prossimi anni non sia inferiore all'1 per cento, garantendo un significativo recupero di risorse da destinare all'esercizio.
9/1714/3.Garofani, Villecco Calipari, Beltrandi, Fioroni, Gaglione, Giacomelli, Laganà Fortugno, La Forgia, Migliavacca, Mogherini Rebesani, Recchia, Rosato, Rugghia, Sereni, Tocci, Vico.

La Camera,
premesso che:
l'arsenale militare marittimo di Taranto vanta grande tradizione storica, nonché valenza strategica a sostegno del sistema di difesa nazionale e sul piano dello sviluppo occupazionale e professionale;
negli ultimi anni vi sono stati molteplici interventi della magistratura ordinaria in merito alla mancata messa in sicurezza degli impianti e dei manufatti;
vi è, inoltre, l'urgente e non rinviabile necessità di lavori di manutenzione sulle strutture per la loro obsolescenza;
per effetto di quanto sopra si sono dovute sospendere le attività lavorative dirette e dell'indotto, con messa in cassa integrazione guadagni di parte dei lavoratori;
lo stesso Ministro della difesa, in occasione di incontri tenutisi presso il ministero con le organizzazioni sindacali e le maestranze, finalizzati a risolvere il problema del succitato arsenale, ha dichiarato più volte che per il Governo è irrinunciabile il ruolo strategico che l'arsenale di Taranto riveste per il Paese;
per il superamento dell'inadeguatezza ed obsolescenza in cui versa l'arsenale militare marittimo di Taranto, sono necessari urgenti interventi strutturali;
per i programmi infrastrutturali della marina, il previsto finanziamento per il 2009, ammonta a 40,3 milioni di euro,

impegna il Governo

affinché venga garantito per l'anno 2009 un importo minimo di 20 milioni di euro necessari al ripristino delle piene funzionalità dell'arsenale militare marittimo di Taranto.
9/1714/4.Franzoso.

La Camera,
premesso che:
l'arsenale militare marittimo di Taranto vanta grande tradizione storica, nonché valenza strategica a sostegno del sistema di difesa nazionale e sul piano dello sviluppo occupazionale e professionale;
negli ultimi anni vi sono stati molteplici interventi della magistratura ordinaria in merito alla mancata messa in sicurezza degli impianti e dei manufatti;
vi è, inoltre, l'urgente e non rinviabile necessità di lavori di manutenzione sulle strutture per la loro obsolescenza;
per effetto di quanto sopra si sono dovute sospendere le attività lavorative dirette e dell'indotto, con messa in cassa integrazione guadagni di parte dei lavoratori;
lo stesso Ministro della difesa, in occasione di incontri tenutisi presso il ministero con le organizzazioni sindacali e le maestranze, finalizzati a risolvere il problema del succitato arsenale, ha dichiarato più volte che per il Governo è irrinunciabile il ruolo strategico che l'arsenale di Taranto riveste per il Paese;
per il superamento dell'inadeguatezza ed obsolescenza in cui versa l'arsenale militare marittimo di Taranto, sono necessari urgenti interventi strutturali,

impegna il Governo

ad assumere le necessarie iniziative che consentano in prospettiva il ripristino delle piene funzionalità dell'arsenale militare marittimo di Taranto.
9/1714/4.(Testo modificato nel corso della seduta) Franzoso, Vico.

La Camera,
premesso che:
la Direzione generale italiani all'estero e politiche migratorie del Ministero degli affari esteri è particolarmente colpita con un taglio complessivo di 50 milioni di euro, in particolare il capitolo 3153, relativo ai contributi agli enti gestori per i corsi di lingua italiana nel mondo, passa da 34 milioni di euro a 14 milioni e 500 mila euro, con un taglio di oltre 19 milioni di euro;
il contributo per l'assistenza diretta ai connazionali indigenti, capitolo 3121, passa da 28 milioni e 500 mila euro a 10 milioni e 777 mila euro, con un taglio di oltre 17 milioni di euro, il capitolo per l'assistenza indiretta, 3105, passa da 2 milioni e 274 mila euro a 1 milione di euro, con un taglio di l milione e 274 mila euro;
il capitolo per le attività culturali, gestito dalla rete diplomatico-consolare, passa da 3 milioni e 450 mila euro a 996 mila euro, con un taglio di 2 milioni e 454 mila euro;
il contributo al Consiglio generale degli italiani all'estero passa da 2 milioni e 14 mila euro a l milione e 550 mila euro, con un taglio di 464 mila euro, mentre per i Comitati circoscrizionali di base, i Com.It.Es., il contributo passa da 3 milioni e 74 mila euro a 2 milioni e 540 mila euro, con un taglio di 534 mila euro;
il capitolo 3106 per le riunione dei Comitati dei presidenti dei Com.It.Es. subisce un taglio di 56 mila euro e passa da 226 mila a 170 mila euro;
la Direzione generale per la promozione e la cooperazione culturale subisce una riduzione complessiva di 92 milioni di euro;
la gravità dei tagli è tale da compromettere la politica a favore delle comunità italiane nel mondo;
gli ulteriori drastici tagli, previsti nel 2010 e 2011, comporterebbero l'annientamento dell'investimento per il «sistema Italia» all'estero,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di reperire stanziamenti per il 2009 finalizzati alla promozione della lingua italiana nel mondo ed all'assistenza dei connazionali indigenti residenti all'estero e ad istituire un apposito fondo speciale, per il 2010 e 2011, finalizzato a recuperare risorse per le dotazioni dei capitoli destinati alle comunità italiane nel mondo della Direzione generale italiani all'estero e politiche migratorie e della Direzione generale per la promozione e la cooperazione culturale del Ministero degli affari esteri.
9/1714/5.Fedi, Bucchino, Gianni Farina, Garavini, Narducci, Porta.

La Camera,
premesso che:
la particolare tipologia formativa dei percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale era stata potenziata dal Governo Berlusconi (XIV legislatura), autorizzando i percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale di durata triennale (decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 76, articolo 1, comma 3);
la medesima tipologia è stata poi rimodulata dal Governo Prodi (XV legislatura) introducendo l'obbligo di istruzione e la prosecuzione dei percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale fino alla messa a regime di tale obbligo (legge 27 dicembre 2006, n. 296, articolo 1, commi 622 e 624);
attraverso il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, che ha modificato l'articolo 1, comma 622, della citata legge n. 296 del 2006, il Governo autorizza la prosecuzione della sperimentazione dove si legge: «l'obbligo di istruzione si assolve anche nei percorsi di istruzione e formazione professionale di cui al capo III del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, e sino alla completa messa a regime delle disposizioni ivi contenute, anche nei percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale di cui al comma 624» dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006 (articolo 64, comma 4-bis);
la formazione professionale iniziale è sostenuta da varie fonti di finanziamento:
1) contributo del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca: 40 milioni di euro;
2) contributo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali: 200 milioni di euro;
3) contributo delle regioni ricavato sia da propri bilanci che dai fondi europei;
i finanziamenti previsti dai predetti ministeri non sono stati ancora erogati;
nella legge finanziaria non risultano i contributi di 40 milioni di euro del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, i 200 milioni di euro del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e i 13 milioni previsti ai sensi della legge 14 febbraio 1987, n. 40, come modificata dall'articolo 20-bis del decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 febbraio 2006, n. 51, stanziati nella legge finanziaria ogni anno per gli enti di formazione professionale a supporto delle azioni di coordinamento e di sistema della formazione professionale iniziale,

impegna il Governo

al reintegro delle dotazioni del fondo previsto dalla citata legge n. 40 del 1987, stanziate nella legge finanziaria ogni anno per gli enti di formazione professionale a supporto delle azioni di coordinamento e dii sistema della formazione professionale iniziale.
9/1714/6.Lupi.

La Camera,
premesso che:
la particolare tipologia formativa dei percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale era stata potenziata dal Governo Berlusconi (XIV legislatura), autorizzando i percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale di durata triennale (decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 76, articolo 1, comma 3);
la medesima tipologia è stata poi rimodulata dal Governo Prodi (XV legislatura) introducendo l'obbligo di istruzione e la prosecuzione dei percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale fino alla messa a regime di tale obbligo (legge 27 dicembre 2006, n. 296, articolo 1, commi 622 e 624);
attraverso il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, che ha modificato l'articolo 1, comma 622, della citata legge n. 296 del 2006, il Governo autorizza la prosecuzione della sperimentazione dove si legge: «l'obbligo di istruzione si assolve anche nei percorsi di istruzione e formazione professionale di cui al capo III del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, e sino alla completa messa a regime delle disposizioni ivi contenute, anche nei percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale di cui al comma 624» dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006 (articolo 64, comma 4-bis);
la formazione professionale iniziale è sostenuta da varie fonti di finanziamento:
1) contributo del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca: 40 milioni di euro;
2) contributo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali: 200 milioni di euro;
3) contributo delle regioni ricavato sia da propri bilanci che dai fondi europei;
i finanziamenti previsti dai predetti ministeri non sono stati ancora erogati;
nella legge finanziaria non risultano i contributi di 40 milioni di euro del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, i 200 milioni di euro del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e i 13 milioni previsti ai sensi della legge 14 febbraio 1987, n. 40, come modificatadall'articolo 20-bis del decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 febbraio 2006, n. 51, stanziati nella legge finanziaria ogni anno per gli enti di formazione professionale a supporto delle azioni di coordinamento e di sistema della formazione professionale iniziale,

invita il Governo

al reintegro delle dotazioni del fondo previsto dalla citata legge n. 40 del 1987, stanziate nella legge finanziaria ogni anno per gli enti di formazione professionale a supporto delle azioni di coordinamento e dii sistema della formazione professionale iniziale.
9/1714/6.(Testo modificato nel corso della seduta) Lupi, Milanato, Gava, Zorzato, Golfo.

La Camera,
premesso che:
la manovra finanziaria per l'anno 2009 prevede forti riduzioni dei capitali di spesa relativi agli stanziamenti per gli italiani nel mondo;
in particolare vengono ridotti i capitoli 3105 (assistenza diretta), 3121 (assistenza indiretta), 3153 e 3122 (attività culturali e scolastiche all'estero) con riduzioni anche superiori al 50 per cento;
al di là della contingenza economica, va ribadita l'importanza delle comunità italiane all'estero sia dal punto di vista culturale, umano, economico, che come continuità di italianità nel divenire delle generazioni, così come dimostrato dalla imminente conferenza dei giovani italiani nel mondo che opportunamente il Governo ha confermato ed organizzato a Roma per il prossimo mese di dicembre;
occorre quindi impegnarsi per la ricerca di fondi aggiuntivi alle ridotte, attuali capacità finanziarie, anche per non compromettere iniziative già in corso,

impegna il Governo

a integrare i capitali di bilancio soprarichiamati con fondi che si rendessero disponibili da economie di bilancio e, in particolare, ove non fossero tenute nel 2009 le elezioni dei Comites, a vincolare comunque i risparmi derivanti da questo eventuale rinvio ai capitoli di spesa relativi ai contributi e agli aiuti alle comunità italiane all'estero.
9/1714/7.Zacchera.

La Camera,
premesso che:
la manovra finanziaria per l'anno 2009 prevede forti riduzioni dei capitali di spesa relativi agli stanziamenti per gli italiani nel mondo;
in particolare vengono ridotti i capitoli 3105 (assistenza diretta), 3121 (assistenza indiretta), 3153 e 3122 (attività culturali e scolastiche all'estero) con riduzioni anche superiori al 50 per cento;
al di là della contingenza economica, va ribadita l'importanza delle comunità italiane all'estero sia dal punto di vista culturale, umano, economico, che come continuità di italianità nel divenire delle generazioni, così come dimostrato dalla imminente conferenza dei giovani italiani nel mondo che opportunamente il Governo ha confermato ed organizzato a Roma per il prossimo mese di dicembre;
occorre quindi impegnarsi per la ricerca di fondi aggiuntivi alle ridotte, attuali capacità finanziarie, anche per non compromettere iniziative già in corso,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di integrare i capitali di bilancio soprarichiamati con fondi che si rendessero disponibili da economie di bilancio e, in particolare, ove non fossero tenute nel 2009 le elezioni dei Comites, a vincolare comunque i risparmiderivanti da questo eventuale rinvio ai capitoli di spesa relativi ai contributi e agli aiuti alle comunità italiane all'estero.
9/1714/7.(Testo modificato nel corso della seduta) Zacchera.

La Camera,
premesso che:
le disposizioni contenute nell'attuale legge finanziaria prevedono un contenimento dei capitoli di spesa destinati alla «rete-Italia» oltre confine, focalizzandosi sui capitoli di bilancio destinati alla comunità degli italiani all'estero;
il contenimento di spesa si aggira intorno al 66 per cento, aspetto tale da rendere particolarmente complessa la gestione di molteplici settori strategici nelle relazioni con le nostre comunità italiane oltre confine;
il ridimensionamento effettuato dal Ministero dell'economia e delle finanze rischierebbe di mettere in seria difficoltà i nostri connazionali con un conseguente deterioramento delle loro relazioni con la madre Patria;
le riduzioni operate dalle disposizioni del Governo si rivolgono a comparti di una certa rilevanza per il nostro Paese all'estero: in particolare all'organizzazione ed al funzionamento della rete diplomatico-consolare e alle politiche sociali e culturali a sostegno degli italiani all'estero, che non sono più solo espressione della vecchia emigrazione, essendo l'italianità all'estero, in questi ultimi anni, anche composta da giovani professionisti, da studenti che intendono perfezionare le proprie conoscenze oltre confine, da giovani alla ricerca di nuove frontiere e nuove opportunità, che rappresentano il nostro futuro ed il nostro orgoglio e che certamente meritano di essere tutelati,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di tenere conto, con futuri interventi politici e normativi, delle esigenze e dei bisogni delle nostre comunità italiane all'estero fortemente penalizzate dalle disposizioni del bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009 e del bilancio pluriennale per il triennio 2009-2011.
9/1714/8.Di Biagio, Picchi, Angeli, Berardi, Razzi.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge in esame prevede per il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali una spesa complessiva in termini di competenza pari a 1.333,9 milioni di euro;
il bilancio in parola non reca alcuna autorizzazione di spesa diretta ad assicurare il sostegno al settore agricolo contro gli eventi calamitosi, per affrontare i quali nel passato esercizio il Fondo di solidarietà nazionale incentivi assicurativi era stato incrementato di 220 milioni di euro;
il Fondo di solidarietà nazionale attualmente finanzia solo il contributo alle imprese agricole che si assicurano contro le calamità naturali e gli allevamenti per danni derivanti da epizoozie e costi di smaltimento delle carcasse;
dal 2004, la riforma in materia ha comportato già un contenimento sul bilancio dello Stato, dal momento che la spesa, limitata agli interventi assicurativi, è stata di 150 milioni di euro per il 2005, 160 milioni per il 2006 e di 220 milioni per le annualità 2007 e 2008;
tale riforma, relativa all'intervento pubblico nella gestione dei rischi in agricoltura, contribuisce già al contenimento dell'inflazione ed è l'unico costo di produzione delle imprese agricole che è diminuito;
la misura in parola ha fornito altresì risposte concrete alle aziende del comparto agricolo, che in precedenza potevano assicurarsi soltanto contro la grandinementre attualmente, a tassi minori, possono assicurarsi contro tutti i rischi atmosferici. Dal 2005, inoltre, sono assicurabili anche gli allevamenti bovini e bufalini contro le epizoozie e per i costi di smaltimento delle carcasse e dal 2007 anche gli allevamenti suinicoli e ovini e gli impianti produttivi per le colture arboree;
anche l'UE si è ormai decisamente orientata verso questo tipo di intervento, in vista della riforma della politica agricola comune e della compatibilità con gli accordi dell'Organizzazione mondiale per il commercio. La Commissione europea ha adottato alcuni appositi atti di indirizzo (Com (2005)74 «Risk and crisis management in agricolture») in cui viene considerato necessario incrementare la partecipazione finanziaria ai premi versati dagli agricoltori sia da parte degli Stati membri che della stessa UE; il regolamento comunitario del 15 dicembre 2006, n. 1857/2006, sugli aiuti di Stato in favore delle piccole e medie imprese agricole e gli orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato nel settore agricolo e forestale per il periodo 2007-2013 non solo consentono l'erogazione di aiuti di questo tipo, ma prevedono anche che a decorrere dal 1o gennaio 2010 gli interventi compensativi erogati in qualunque caso di calamità naturale devono essere drasticamente ridotti agli agricoltori che non abbiano stipulato una polizza assicurativa a copertura di almeno il 50 per cento della loro produzione;
la previsione del mancato rifinanziamento per l'anno 2009 del Fondo di solidarietà per la copertura del costo dei premi assicurativi crea un grave svantaggio competitivo alle imprese agricole italiane rispetto alle aziende presenti all'interno della UE, perché si vedono private dell'unico strumento, pienamente compatibile con le regole comunitarie, a difesa dei redditi compromessi dalle calamità naturali,

impegna il Governo

ad adottare i provvedimenti necessari volti a recuperare risorse indispensabili per assicurare la funzionalità del Fondo quale meccanismo fondamentale per la stabilità del comparto agricolo per l'annualità 2009.
9/1714/9.Faenzi, Gottardo, Rosso, D'Ippolito Vitale, Biava, Paolo Russo, Nola, Nastri, Beccalossi, De Camillis, Di Caterina, Taddei, Dima, Divella, Bellotti, Catanoso, Milanato, Oliverio, Di Giuseppe.

La Camera,
premesso che:
la manovra per l'anno 2009 riduce in modo drastico le risorse destinate alle infrastrutture prioritarie in tutto il territorio nazionale, ma in modo particolare opera tagli rilevanti ai fondi destinati alle infrastrutture del Veneto;
risultano infatti azzerati o seriamente decurtati i fondi per le opere di integrazione del passante di Mestre, delle opere per il porto di Chioggia, per il riequilibrio idrogeologico della laguna di Venezia, nonché i fondi Anas e delle Ferrovie destinati alle infrastrutture per il territorio veneto;
particolarmente grave appare la cancellazione totale del contributo di 100 milioni in dieci anni per la realizzazione del secondo stralcio del sistema ferroviario metropolitano regionale (SMFR) veneto; la legge finanziaria per il 2008, grazie ad un emendamento del centrosinistra, aveva stanziato 100 milioni di euro con il comma 292 dell'articolo 2;
il Sistema ferroviario metropolitano regionale (SFMR), che prevede una rete di treni regionali ad elevata frequenza ad orario cadenzato, è un sistema di mobilità avanzato imperniato sui tre poli principali, Venezia, Padova e Treviso, e su una serie di poli secondari; il completamento di tale progetto potrebbe garantire livelli di integrazione territoriale e di prestazioni di trasporto adeguati al tessuto industriale e alla mobilità sociale di un'area strategica del territorio nazionale,che concorre alla formazione del PIL del paese con una quota del 9,4 per cento, seconda solo alla Lombardia;
i 100 milioni stanziati dalla legge finanziaria per il 2008 erano parte essenziale dei 140 milioni circa necessari al completamento delle tratte del SFMR ancora non finanziate, ovvero Treviso-Conegliano, Treviso-Castelfranco, Padova-Monselice e San Donà-Portogruaro;
il drastico taglio di risorse interrompe di fatto l'auspicato processo di federalismo infrastrutturale avviato dal Governo Prodi, che aveva disposto tra l'altro per il Veneto la possibilità di trasferire le attività di gestione del raccordo autostradale di collegamento tra l'autostrada A4-tronco Venezia-Trieste e delle relative opere complementari (nonché della tratta autostradale Venezia-Padova) a una società per azioni costituita pariteticamente tra Anas Spa e Regione Veneto o comunque ad un soggetto da essa interamente partecipato,

impegna il Governo

ad adottare al più presto le opportune iniziative volte a provvedere al ripristino delle risorse sia per il sistema ferroviario metropolitano veneto e, in particolare, dei 10 milioni di euro soppressi per il 2009, sia delle risorse per le opere di integrazione del passante di Mestre, per quelle per il porto di Chioggia, per il riequilibrio idrogeologico della laguna di Venezia, nonché al ripristino dei fondi Anas.
9/1714/10.Viola, Rubinato, Fogliardi, Milanato, Gava.

La Camera,
premesso che:
i drastici tagli della manovra di bilancio 2009 colpiscono in modo particolare il sistema nazionale dell'istruzione;
la riduzione di risorse è particolarmente incisiva sulla scuola paritaria non statale, che registra una decurtazione di 133 milioni di euro per l'anno 2009, per il quale sono previsti 402 milioni di euro; per il 2010 sono stanziati 406 milioni e solo 317 milioni per il 2011; a fronte di un taglio medio del 10 per cento imposto agli stati di previsione dei Ministeri, quello sulla scuola paritaria è del 30 per cento;
i risparmi incidono in modo specifico sulla scuola materna e sulla scuola elementare paritarie, che accolgono ben 531.258 bambini su un totale di 1.652.689 della scuola dell'infanzia e 196.776 su 2.820.150 bambini della scuola primaria;
determinante è il contributo di queste scuole al buon livello qualitativo raggiunto dalle scuole materne ed elementari italiane;
le scuole materne paritarie, in particolare, sono presenti in tutto il territorio nazionale, in 4.800 comuni; in alcune Regioni, come il Veneto, più di due terzi della popolazione scolastica dai tre ai sei anni frequenta le scuole dell'infanzia paritarie;
si tratta di scuole che assicurano un'alta qualità di educazione e di insegnamento e in molte zone sono l'unico servizio di educazione e di istruzione all'infanzia, frequentate anche da bambini provenienti da famiglie non abbienti e extracomunitarie;
in Veneto, dove la percentuale di frequenza alle scuole materne paritarie è la più elevata d'Italia, la percentuale di bambini stranieri è del 7,3 per cento, ma nelle zone ad alta intensità industriale, come la provincia di Treviso, tale percentuale raggiunge anche il 20-25 per cento; la presenza di bambini stranieri pone problemi complessi di integrazione scolastica e sociale, con costi aggiuntivi per le scuole; anche i programmi avanzati di integrazione scolastica dei disabili applicati in tale Regione impegnano frequentemente le scuole a sostenere circa la metà della spesa necessaria, in particolare per gli insegnanti di sostegno, interamente a carico del bilancio della scuola;
le rette delle scuole d'infanzia non statali non possono essere aumentate, perché sarebbero insostenibili per le famiglie; i tagli potrebbero pertanto determinare la chiusura di molte scuole, in particolare nelle regioni dove costituiscono oltre il 50 per cento dell'offerta formativa;
se le scuole dell'infanzia paritarie fossero chiuse per insufficienza di risorse, lo Stato dovrebbe sostenere una spesa elevatissima per provvedere servizi sostitutivi, stimabile in circa 6 miliardi, 4 miliardi per le sole scuole materne, senza considerare il costo degli edifici,

impegna il Governo:

a provvedere in tempi brevi a completare il versamento del contributo alle scuole dell'infanzia paritarie previsto dalla legge finanziaria per il 2007, che risulta ad oggi erogato solo per il 40 per cento dell'intera somma;
a disporre quantomeno la reintegrazione dei fondi 2009-2011 destinati alla scuola non statale, in particolare dell'infanzia ed elementare paritaria.
9/1714/11.Rubinato, De Pasquale, Zorzato, Strizzolo, Milanato, Gava, Viola, Monai, Delfino.

La Camera,
premesso che:
la scuola italiana versa in condizioni di arretratezza per molteplici ragioni che affondano le loro radici anche lontano nel tempo, con conseguenze negative sulla qualità dell'istruzione impartita ai giovani;
nel suo rapporto annuale l'OCSE ha bocciato la scuola italiana, relegandola nelle ultime posizioni rispetto agli altri paesi, evidenziando che su scuola e istruzione l'Italia ha dei livelli di spesa in linea con i maggiori paesi europei industrializzati solo per le scuole primarie e secondarie di primo grado, ma valori nettamente più bassi sui livelli più elevati, fino all'università;
come disposto dalla legge 10 marzo 2000 n. 62 recante: «Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all'istruzione» il sistema di istruzione del nostro Paese è costituito dalle scuole statali e degli enti locali e da quelle paritarie private;
l'emergenza educativa che il Paese sta attraversando richiede l'apporto di tutte quelle realtà, tra cui appunto le scuole paritarie, che hanno a cuore il futuro dei giovani e che consentono alle famiglie una libertà di scelta educativa;
le scuole paritarie, pur svolgendo un servizio pubblico e garantendo il diritto allo studio tutelato costituzionalmente ed un pluralismo educativo, sono penalizzate da una perenne mancanza di risorse economiche, che rischia di portarle alla chiusura, con la conseguenza di vanificare la libertà dì scelta educativa delle famiglie e di aggravare i costi dello Stato;
si fa presente inoltre che soltanto da una competizione di modelli formativi diversi all'interno di un minimo di regole comuni potrà aumentare la qualità dell'offerta formativa evitando l'«antistorico» monopolio statale della pubblica istruzione che non ha più ragione di essere,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative volte a reperire risorse economiche adeguate a sostegno dell'attività delle scuole paritarie di ogni ordine e grado, al fine di raggiungere una totale equiparazione con le scuole statali, con l'obiettivo di garantire effettivamente alle famiglie la libertà di scelta sulle scuole da far frequentare ai figli.
9/1714/12.Garagnani, Milanato.