XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di venerdì 14 novembre 2008

TESTO AGGIORNATO AL 12 FEBBRAIO 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
con decreto legislativo 3 novembre 2005, n. 241, recante «Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione siciliana, recante attuazione dell'articolo 37 dello Statuto e simmetrico trasferimento di competenze», emanato, viste le determinazioni della Commissione paritetica prevista dell'articolo 43 dello Statuto della Regione siciliana, si dà finalmente attuazione all'articolo 37 dello Statuto speciale della Regione siciliana, che recita testualmente: «Per le imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori dal territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, nell'accertamento dei redditi viene determinata la quota di reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti medesimi. L'imposta relativa a detta quota compete alla Regione ed è riscossa dagli organi di riscossione della medesima»;
lo Statuto siciliano è stato approvato con regio decreto legislativo 15 maggio 1946, n. 455, ed è stato convertito in legge costituzionale dalla legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 2;
con sentenza della Corte costituzionale n. 145 del 2008 è stato chiarito, tra l'altro, con riferimento al comma 661 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007), che con il «criterio di simmetria», in caso di trasferimento dallo Stato alla Regione del gettito di imposta, sono trasferite «simmetricamente» solo le competenze in ordine alla riscossione di tale imposta. «Infatti, l'articolo 1 del decreto legislativo n. 241 del 2005, nel dare attuazione all'articolo 37 dello Statuto, si limita a disporre che, con riferimento all'imposta relativa alle quote del reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti siti nel territorio della Regione siciliana di imprese industriali e commerciali aventi la sede centrale fuori da tale territorio, sono trasferite alla Regione, "simmetricamente" al trasferimento del gettito di tale imposta, anche le "competenze", previste dallo Statuto sino ad ora esercitate dallo Stato, e, cioè esclusivamente le competenze in ordine alla riscossione di tale imposta»;
a distanza di tre anni dall'emanazione del predetto decreto legislativo non ne è stata data attuazione pratica, in quanto non è stato emanato il decreto dirigenziale del ministero dell'economia e delle finanze, che, d'intesa con l'assessorato regionale del bilancio e delle finanze della Regione siciliana, deve determinare le modalità applicative del provvedimento, come espressamente indicato nel comma 2 dell'articolo medesimo,

impegna il Governo

a procedere, in tempi brevi, alla definizione delle modalità applicative in conformità a quanto disposto dal decreto legislativo n. 241 del 2005, che rappresenta il soddisfacimento di un diritto della Regione siciliana, che per troppo tempo è stato disatteso, in conformità alla più recente giurisprudenza costituzionale e in coerenza con i principi del federalismo fiscale.
(1-00061) (Nuova formulazione) «La Loggia, Brugger, Commercio, Catanoso, Cristaldi, Fallica, Vincenzo Antonio Fontana, Garofalo, Germanà, Giammanco, Gibiino, Giudice, Grimaldi, Iannaccone, Latteri, Lombardo, Lo Monte, Lo Presti, Marinello, Antonio Martino, Milo, Minardo, Misuraca, Moles, Pagano, Palumbo, Pianetta, Sardelli, Scalia, Scapagnini, Stagno D'Alcontres, Torrisi, Ventucci, Gioacchino Alfano, Belcastro, Bernini Bovicelli, Boniver, Calderisi, Castiello, Cicu, Corsaro, D'Ippolito Vitale, De Camillis, Dell'Elce, Di Caterina, Distaso, Di Virgilio, Dima, Faenzi, Formichella, Antonino Foti, Franzoso, Frassinetti,

Fucci, Gottardo, Laboccetta, Laffranco, Lamorte, Landolfi, Lisi, Lorenzin, Marsilio, Mazzocchi, Mistrello Destro, Moffa, Mottola, Mussolini, Nastri, Nicolucci, Nizzi, Nola, Paniz, Pelino, Pescante, Picchi, Mariarosaria Rossi, Rosso, Santelli, Savino, Sbai, Scandroglio, Scelli, Sisto».

Risoluzione in Commissione:

La VII Commissione,
premesso che:
mai come in questi ultimi tempi l'opinione pubblica italiana si interroga sul futuro in riferimento alla propria identità culturale; la migrazione extra-comunitaria, l'allargamento dell'Unione europea ai Paesi dell'est Europa ed il progressivo dilatarsi di un certo fondamentalismo islamico chiamano in causa l'Occidente, la sua storia e il suo futuro, strettamente legati alla tradizione cristiana, che ne definisce l'essenza e ne è elemento costitutivo;
in questo contesto, non può non destare preoccupazione quella sorta di relativismo culturale e di nichilismo etico che, in nome di una presunta tolleranza e rispetto di tradizioni diverse dalle nostre, non sostiene i presupposti della nostra civiltà, e rischia di omologare tutte le culture in un amalgama indistinto in cui la nostra storia, italiana ed europea, perde di valore. La scuola è terreno privilegiato in cui sperimentare un approccio culturale ai temi dell'integrazione in nome di ideali di accoglienza e solidarietà, che, per essere davvero tali devono fondarsi sul ricordo del proprio passato e devono essere ancorate alle proprie radici culturali e spirituali;
il fallimento del modello di integrazione delle democrazie nord-europee e l'esperienza di Paesi come l'Olanda, la Danimarca e, in modo diverso la Francia e la Germania, pone per il nostro Paese il problema di una legislazione scolastica che, nell'affrontare, in modo graduale e rispettoso dei diritti della persona, il problema dell'integrazione dell'immigrazione comunitaria ed extracomunitaria, sappia difendere la tradizione culturale italiana, ed europea, quale si è manifestata nel corso dei secoli, e proporla, evitando denigrazioni o dimenticanze, agli studenti di ogni provenienza culturale;
è bene ricordare la giusta riflessione dell'editorialista Magdi Allam secondo il quale non deve essere consentito di vivere in Italia a chi non rispetta le leggi italiane, non accetta i valori della società italiana e non aderisce alla comune identità nazionale italiana che si ricollega prevalentemente alla tradizione giudaico-cristiana; questo concetto - sostiene sempre l'editorialista - deve ovviamente valer pèr tutti i cittadini italiani e persone che provengono da Paesi stranieri;
al riguardo è bene ricordare che l'insegnamento della religione cattolica, basato su un'adesione volontaria dello studente, risponde a un'esigenza religiosa importante ed essenziale, ma distinta da quella eminentemente culturale e laica che sarebbe opportuno introdurre nella legislazione scolastica e proporre a tutti,

impegna il Governo

a far sì che nell'ambito dell'autonomia scolastica, e fatta salva la libertà di insegnamento dei docenti, sia reso esplicitamente obbligatorio nelle indicazioni nazionali il preciso riferimento alla nostra tradizione culturale e spirituale che si riconnette esplicitamente al Cristianesimo.
(7-00076) «Garagnani, Granata, Goisis, Mazzuca, Palmieri, Centemero».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

MONAI, ROSATO, STRIZZOLO, COMPAGNON, FEDRIGA, CONTENTO, GOTTARDO, FARINA COSCIONI, DI CENTA, MARAN, ANTONIONE e FOLLEGOT. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. Per sapere - premesso che:
Federico Tavan, nato ad Andreis (Pordenone) il 5 novembre 1949, è stato il cantore apprezzato da illustri letterati (Claudio Magris, Franco Loi, Tesio, Carlo Ginzburg...) della poesia in friulano, ed è attualmente ospite del CSM di Maniago (Pordenone) versando in una situazione disagiata che può trovare conforto, non solo materiale ma anche ideale, nel riconoscimento dei benefici previsti dalla legge n. 440 del 1985 («Legge Bacchelli»);
sia il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, sia il Consiglio Comunale di Pordenone sia, da ultimo, il Consiglio Provinciale di Udine, hanno approvato all'unanimità delle mozioni tese a sostenere la richiesta di concessione del predetto beneficio, che risultano essere state indirizzate alla attenzione della Presidenza del Consiglio dei ministri -:
se ritenga, come auspicato ed auspicabile, di concedere al poeta Federico Tavan i suddetti benefici.
(4-01636)

CICCANTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i nostri concittadini esuli giuliano-istriano-dalmati, con la trascrizione del nome straniero della città di nascita nei loro vari documenti di identità ed in luogo della sigla della vecchia provincia di appartenenza delle sigle JU, EE, si sono sentiti considerati dallo Stato italiano alla stregua di cittadini stranieri naturalizzati italiani;
tutti gli esuli hanno sempre aspirato ad avere nei loro vari certificati di identità, oltre al nome italiano del comune di nascita, anche la vecchia sigla della provincia, per potersi sentire uguali a tutti gli altri italiani che hanno, accanto al comune di nascita, riportata la sigla della provincia di appartenenza;
il Ministero dell'interno, «rendendosi conto della situazione di disagio avvertito da tale categoria di cittadini», ha opportunamente emanato a suo tempo varie circolari affinché fosse riportato «unicamente il nome italiano del Comune di nascita, senza alcun riferimento allo Stato cui attualmente appartiene» - come giustamente ribadito nell'articolo 1 della legge 15 febbraio 1989 n. 54 - omettendo sempre, purtroppo, di aggiungere che andava apposta anche la sigla della vecchia provincia, pur confermando in altre circolari la «correttezza dell'indicazione della sigla della (vecchia) provincia riportata sulla carta d'identità aderendo alla specifica richiesta dell'interessato...»;
dette circolari sono state per lungo tempo poco divulgate, spesso male e diversamente interpretate, rendendo caotico lo stato civile di detti esuli, per cui molti di loro hanno avuto contemporaneamente finanche nove certificazioni di identità, l'una diversa dall'altra, sovente con pesanti conseguenze economiche, dovute ad un apparato burocratico ottuso che in qualche caso li ha anche considerati apolidi;
tale situazione di disagio si è acuita con l'avvento dell'elettronica in quanto gli enti preposti al rilascio dei certificati spesso non sono né in possesso né a conoscenza dei codici identificativi dei comuni ricadenti nei territori ceduti dall'Italia alla ex Jugoslavia;
questi cittadini saranno nuovamente discriminati e sottoposti ad ulteriori disagi con l'introduzione della Carta di Identità Elettronica (CIE) in quanto, per poterne fruire,

si avrà la necessità che i loro dati anagrafici siano perfettamente identici nei vari enti in possesso dei loro dati;
in particolare, con l'assegnazione alla neo istituita provincia di Fermo della sigla FM, tale situazione si è ulteriormente esasperata per i cittadini fiumani ai quali era stata assegnata tale sigla nel 1930;
per tale motivo, molti fiumani nati dopo il 1930, pur in possesso finalmente di una carta di identità rilasciata dai Comuni con l'esatta dicitura di Fiume e la sigla FM, sono attualmente registrati: negli stessi Comuni, senza la sigla della provincia; presso l'Agenzia delle Entrate come nati a Fiume con la sigla FU (erroneamente, in quanto relativa a quelli nati fino al 1929); presso alcuni enti - oltre che per mero errore, per scarsa cultura, anche geografica - come nati a Fiume Veneto (Pordenone), Fiume (Montenegro), Fiume (Serbia); in altri (vedi Poste Italiane), una pratica non si è potuta istruire perché il computer, non avendo addirittura memorizzato il nome della città di Fiume, non permetteva di proseguire nella compilazione dei dati;
a seguito di tutto quanto sopra esposto, tali cittadini non sanno più cosa esattamente trascrivere nelle loro autocertificazioni;
i Difensori Civici e Dirigenti delle Anagrafi comunali hanno ritenuto più che fondati i ricorsi prodotti in merito;
per la tutela dei loro diritti, è stata palesata da questi nostri concittadini la volontà di adire l'Alta Corte di Giustizia Europea;
ciò sicuramente comporterebbe una ennesima condanna dello Stato italiano da parte di tale organismo -:
quali provvedimenti intendano prendere per porre rimedio alla discriminazione ed al disagio cui, dopo oltre sessanta anni dalla fine degli eventi bellici, sono ancora soggetti gli esuli giuliano-istriano-dalmati;
se, per ovviare al problema latente di interpretazioni difformi e per rispettare l'italianità degli interessati, non ritengano necessario ed opportuno emanare un decreto attuativo che renda obbligatorio un codice identificativo ISTAT che assegni, automaticamente, a tutti quei comuni della ex Jugoslavia già appartenuti all'Italia, la sigla italiana della vecchia provincia di appartenenza e, per non in generare ulteriori errori, per quanto concerne le vecchie sigle della provincia di Fiume (FU e FM) e di Pola (PO) - quest'ultima attualmente usata dalla provincia di Prato - che venga prevista, in luogo della sigla della vecchia provincia, l'adozione per esteso dei nomi delle vecchie province.
(4-01642)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
come è noto l'acquedotto pugliese rappresenta l'infrastruttura di approvvigionamento idrico della regione Puglia che sopperisce all'aridità della regione sfruttando l'acqua di un ramo del fiume Sele situato in Campania;
attualmente è gestito dalla s.p.a. Acquedotto Pugliese, succeduta all'omonimo ente autonomo e sebbene esso sia il più grande acquedotto d'Europa, tuttavia è anche una infrastruttura con una elevata percentuale di perdite di acqua, stimata al 37 per cento, che raggiunge il 49 per cento se si aggiungono una serie di motivazioni economiche, causate dagli allacciamenti abusivi, dai furti e da altri casi di abusivismo non contabilizzati;

l'amministrazione regionale precedente aveva varato un piano finanziario complessivo di circa 920 milioni di euro, sia per chiudere le falle del sistema idrico pugliese, sia nel promuovere un piano di investimenti volto alla modernizzazione e ad una migliore efficienza della struttura;
l'attuale presidente della Regione Puglia invece, ha realizzato soltanto una minima percentuale delle opere necessarie, riuscendo addirittura a disperdere l'ingente risorsa finanziaria precedentemente approntata, attraverso investimenti che l'interpellante giudica inutile che non comporteranno nessun incremento di efficienza dell'acquedotto e della rete di distribuzione;
le restrizioni idriche attualmente in atto in tutta la Puglia, a causa della scarsezza di acqua negli invasi, rappresentano infatti l'evidente dimostrazione dei risultati negativi che l'amministrazione regionale pugliese sta conseguendo con pesanti e gravi ripercussioni sia sul piano economico che sulla qualità della vita dei cittadini -:
quali iniziative urgenti di propria competenza, anche sulla base degli atti depositati presso il Ministero, intenda intraprendere al fine di verificare in che modo i fondi messi a disposizione per fronteggiare l'emergenza idrica, sono stati utilizzati dalla Regione Puglia;
se sussistano dei rischi reali per l'approvvigionamento della popolazione pugliese e, in caso affermativo, quali iniziative intenda assumere al fine di tutelare la salute e garantire l'erogazione dell'acqua ad un livello accettabile, per i cittadini che usufruiscono dell'acqua erogata dal suddetto ente;
quali iniziative infine intenda infine intraprendere al fine di tutelare le attività economiche della Puglia, fortemente danneggiate dalle restrizioni delle forniture idriche.
(2-00225) «Carlucci».

Interrogazioni a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
dopo oltre dieci anni dalla permanenza dell'emergenza ambientale, la Calabria continua a non essere dotata di adeguati depuratori, di una efficiente raccolta differenziata dei rifiuti, esiste un solo termovalorizzatore per la raccolta dei rifiuti dell'intera Regione, poche sono le discariche autorizzate: a fronte di ciò non è dato conoscere quale sia stata l'utilizzazione degli ingenti fondi, nazionali ed europei, inviati in tale settore;
dal rapporto Ecomafia 2008 si rileva che i maggiori introiti delle ecomafie sono quelli provenienti dalla «Rifiuti Spa», la holding del crimine che avvelena il territorio smaltendo illegalmente i rifiuti;
il drammatico resoconto del prefetto Antonio Ruggiero, ex commissario delegato per l'emergenza ambientale nella Regione Calabria, fatto il 26 febbraio 2007 alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, descrive la pesantezza della situazione ambientale in quella Regione;
il Governo regionale della Calabria ha fatto poco o nulla nel settore, ma si è affrettato a chiedere, e ad ottenere dall'attuale Governo nazionale, la proroga dell'emergenza ambientale in quella Regione;
la Regione Calabria, nonostante la necessità emergenziale, aggravata dalla chiusura di numerose discariche pubbliche e dell'impianto privato per rifiuti pericolosi di Crotone, quest'ultimo a causa della legittima applicazione della normativa antimafia, non si è premurata di provvedere all'ampliamento possibile di alcune discariche pubbliche, tantomeno ad individuare siti idonei alla costruzione di discariche nuove;
nell'ambito del nuovo piano regionale dei rifiuti, pubblicato nel novembre 2007, la Regione Calabria ha previsto la realizzazione

di una discarica in Località Terrate Terratelle, nel Comune di Roccabernarda (Crotone);
nel febbraio 2007 la ditta Danieco s.r.l., con sede in Roccabernarda, ha richiesto la pronuncia di compatibilità ambientale (non ottenuta) per la realizzazione in Località Terrate Terratelle di una discarica per rifiuti pericolosi;
nel febbraio 2008 la ditta Enerambiente S.p.a., con sede in Malcontenta (Venezia), ha richiesto la pronuncia di compatibilità ambientale per la realizzazione, sempre in Località Terrate Terratelle, di una discarica per rifiuti urbani assimilati non pericolosi;
da un articolo, pubblicato sul Quotidiano della Calabria il 17 ottobre 2008, si apprende che fogli di mappa e particelle dei due progetti (Danieco s.r.l. ed Enerambiente S.p.a.) coincidono, ma soprattutto che due soci della Danieco s.r.l. sono fratelli di un funzionario, Nicola Daniele, che lavora presso il Commissariato per l'emergenza ambientale della Calabria;
nonostante le ripetute osservazioni dei limitrofi Comuni di Roccabernarda e di Cutro, nonché della Provincia di Crotone, in merito all'incompatibilità dettata da norme ed all'incompatibilità con i vincoli ambientali - tra le altre il divieto di realizzare nuove discariche in ZPS, come quella del «Marchesato e fiume Neto» nella quale ricadrebbe la discarica - il nucleo di valutazione di impatto ambientale (VIA), in data 6 agosto 2008, ha espresso parere favorevole;
in data 25 settembre 2008, il Dipartimento delle politiche dell'ambiente della Regione Calabria ha preso atto del giudizio favorevole espresso dal VIA;
a seguito di tale decisione i Comuni di Roccabernarda e di Cutro, i cittadini tutti ed i Comitati, appositamente costituiti, hanno assunto una giusta e decisa posizione contraria alla realizzazione di una discarica che, da progetto, dovrebbe avere un'estensione pari a 87.320 mq. Ed una capacità di abbanco pari a 910.000 mc., nonostante sia definita «discarica di servizio»;
lo stesso Assessore regionale all'ambiente, in una pubblica intervista, ha chiesto l'intervento della Magistratura per far luce sull'intera vicenda;
durante la conferenza di servizi, convocata il 23 ottobre 2008, nelle more della procedura per il rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale (AIA), l'ingegnere rappresentante dell'Amministrazione Provinciale di Crotone, ha rilevato inquietanti discordanze con il progetto presentato in VIA, rispetto al quale sarebbero state inserite diverse tipologie di rifiuti pericolosi che non possono certamente fare parte delle tipologie di rifiuti non pericolosi assimilabili ai rifiuti urbani;
ad avviso dell'interrogante, il tutto crea inquietanti perplessità circa la trasparenza del progetto in questione e l'intera gestione della questione da parte dei soggetti incaricati;
anche l'ASP di Crotone ha prodotto parere negativo osservando che il sito individuato per la discarica è ubicato in un'area agricola all'interno della ZPS denominata «Marchesato e fiume Neto», in un impluvio a monte dei pozzi di approviggionamento idrico ad uso potabile a servizio di diversi comuni e che confina con insediamenti produttivi agricoli di particolare pregio;
ricordando che la recente operazione black mountains ha evidenziato il pericolo che le scorie della ex Pertusola di Crotone hanno portato all'intero territorio, l'interrogante sente il dovere di evidenziare che l'intera provincia, da anni, riceve i rifiuti da tutto il Nord della Calabria, in aperta violazione delle norme comunitarie dello stesso pianoregionale dei rifiuti che prevedono l'apertura di discariche in ogni ambito territoriale ottimale (ATO), ma che a tutt'oggi, non risultano aperte;

la costruzione della discarica di Terrate Terratelle di Roccabernarda, aggraverebbe la già pesante situazione ambientale di quel territorio -:
se non ritenga necessario ed urgente monitorare gli ultimi interventi del Commissario per l'emergenza ambientale in Calabria;
quali urgenti interventi intenda assumere per impedire la costruzione della discarica di Roccabernarda e per incitare la Regione Calabria ad attuare un piano regionale dei rifiuti che possa evitare di portare quella Regione a situazioni ambientali assimilabili a quelli vissute dalla Regione Campania.
(4-01638)

CIRIELLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Giunta regionale della Campania unitamente al Comune di Ravello, mediante una Conferenza di Servizi, tenuta il 4 agosto 2003 ha previsto la realizzazione di un Auditorium in un territorio del predetto Comune, in «Zona Territoriale 3», di cui al Piano Urbanistico territoriale dell'Area Sorrentina-Amalfitana di cui alla legge regionale n. 35 del 27 giugno 1987; zona tutelata per presenza di insediamenti antichi, sparsi o per nuclei, la cui salvaguardia è assoluta;
per poter costruire qualunque cosa in tale area è necessaria una legge del Consiglio Regionale di variazione di quella citata no 35 del 1987, il cosiddetto P.U.T.;
la Giunta regionale della Campania con delibera del 30 dicembre 2004 ha approvato un disegno di legge per tale variazione che non è stato mai approvato dal Consiglio regionale;
incredibilmente l'Assessore regionale all'urbanistica ha approvato l'accordo di programma, previsto dalla Conferenza di servizi, che prevede la realizzazione e il finanziamento dell'opera in questione il 16 ottobre del 2003;
nel frattempo a seguito di elezioni, la nuova amministrazione comunale ha bloccato l'opera per timore di esporre il comune a conseguenze giuridiche ed economiche a seguito di tali atti illegittimi;
la Giunta regionale ha nominato quindi un commissario ad acta per sostituirsi al comune dichiarato inadempiente nella redazione degli atti conseguenti per realizzare l'opera, prevista dal citato accordo di programma;
il commissario ad acta nominato dalla Giunta regionale secondo l'interrogante non avrebbe rispettato il dettato normativo del decreto legislativo n. 163 del 2006 articolo 29, in relazione all'espletamento delle gare d'appalto;
la Giunta regionale, inoltre, non rispetterebbe la normativa dell'accordo di programma di cui all'articolo 34 decreto legislativo n. 267 del 2000 perché sarebbe venuta meno l'efficacia della dichiarazione d'indifferibilità ed urgenza, poiché le opere non hanno avuto inizio entro tre anni, scaduti il 16 ottobre, data riferita all'approvazione dell'Assessore regionale all'urbanistica, del predetto Accordo di programma -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se corrispondenti al vero;
quali iniziative di propria competenza intendano adottare per salvaguardare il sito di Ravello.
(4-01643)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VANNUCCI, BARETTA, DUILIO, MARCHI, VENTURA e ZUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 3 del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, recante disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto

delle famiglie convertito, con modificazioni, dalla legge n. 126 del 24 luglio 2008 prevede che il Ministero dell'economia e delle finanze e l'ABI definiscano con apposita convenzione le modalità e i criteri di rinegoziazione dei mutui a tasso variabile stipulati per l'acquisto, la costruzione e la ristrutturazione dell'abitazione principale anteriormente alla data di entrata in vigore del decreto;
la convenzione detta le condizioni di rinegoziazione: le rate, che divengono «fisse» per tutta la durata del mutuo, si riducono perché all'importo originario del mutuo si applica un tasso di interesse pari alla media aritmetica dei tassi applicati in base al contratto di mutuo nell'anno 2006, ma si allunga la durata del periodo di ammortamento;
la differenza tra l'importo della rata dovuta secondo il piano di ammortamento originariamente previsto e quello risultante dall'atto di rinegoziazione è addebitata su di un conto, detto «conto di finanziamento accessorio» regolato ad un tasso pari all'IRS a dieci anni, alla data di rinegoziazione, maggiorato di uno spread dello 0,50. In sostanza, dopo la rinegoziazione, il cittadino avrà una rata più bassa per tutto il periodo residuo di ammortamento ma la differenza tra questa rata «rinegoziata» e la rata calcolata ai tassi variabili del periodo - alle condizioni iniziali del contratto - viene versata in un conto dove si accumula così un ulteriore debito che il cittadino dovrà rimborsare alla fine del periodo di ammortamento inizialmente concordato, trovandosi così indebitato per un periodo più lungo; senza considerare che su questo debito di interessi sarà calcolato un ulteriore interesse;
qualora, dopo la rinegoziazione, la differenza tra l'importo della rata dovuta secondo il piano di ammortamento inizialmente concordato e l'importo della rata dopo la rinegoziazione, segnali che i tassi variabili - calcolati alle condizioni iniziali - sono più bassi la differenza è imputata a credito del mutuatario sul conto di finanziamento accessorio;
non è però prevista alcuna restituzione di tale differenza: infatti il decreto, all'articolo 3, comma 4, precisa: «Qualora il debito del conto accessorio risulti interamente rimborsato l'ammortamento del mutuo ha luogo secondo la rata variabile originariamente prevista.» Quindi: quando il conto di finanziamento accessorio ha dei saldi a debito del mutuatario, questo subisce un allungamento del periodo di ammortamento inizialmente concordato e paga interessi su interessi; quando il conto accessorio ha dei saldi a credito la banca chiude il conto in pareggio - senza riconoscere alcun interesse attivo sui crediti - e, poiché applica nuovamente le condizioni di mutuo a tasso variabile inizialmente previste, il mutuatario perde così il beneficio della rata fissa; le garanzie già iscritte a fronte del mutuo oggetto di rinegoziazione continuano ad assistere il rimborso degli interessi accumulati sul conto di finanziamento accessorio alla data di scadenza del mutuo; l'immobile è dunque gravato da ipoteca per un periodo più lungo;
non si tratta di una rinegoziazione che consente di trasformare un mutuo da tasso variabile a tasso fisso, ma di una rinegoziazione che trasforma un mutuo a tasso variabile con rata variabile per un periodo di tempo determinato, in un mutuo a rata fissa, ad un tasso stabilito, per un periodo di tempo indeterminato (che sarà tanto più lungo quanto più elevati saranno stati i tassi d'interesse nel periodo di ammortamento residuo dopo la rinegoziazione);
l'intervento è conveniente per le famiglie solo in apparenza, in realtà, alla fine del periodo di ammortamento, potrebbe rivelarsi vantaggioso per le banche;
le banche e gli intermediari finanziari che aderiscono alla convenzione dovranno formulare ai clienti interessati, secondo le modalità definite dalla convenzione medesima, la proposta di rinegoziazione entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del decreto; l'accettazione della proposta dovrà essere comunicata dal mutuatario

alla banca entro tre mesi dalla proposta dell'istituto di credito e la rinegoziazione del mutuo esplica i suoi effetti a decorrere dalla prima rata in scadenza successivamente al 1o gennaio 2009;
la rinegoziazione prevista potrebbe escludere molti mutuatari, tra cui, in particolare, quelli con mutuo a tasso fisso che, potrebbero comunque avere problemi di rata troppo elevata e che potranno rinegoziare a tassi più bassi e allungando le scadenze, ma dovranno pagare gli oneri di rinegoziazione alla banca;
la trasformazione di cui al decreto-legge n. 93 è, in sostanza, la conversione di un mutuo a tasso variabile in un mutuo «armonico», un prodotto finanziario che già oggi offrono alcune banche;
il mutuo, dopo la trasformazione, rimane sempre a tasso variabile, è la rata del mutuo (capitale più interessi) che da variabile diviene fissa; infatti il mutuatario dovrà pagare, per tutto il periodo di ammortamento residuo, un tasso fisso che, se più basso del tasso variabile - calcolato alle condizioni iniziali - che si determinerà nel periodo, avvantaggia il debitore perché paga una rata più bassa; si tratta però solo di un vantaggio in termini di liquidità, perché alla fine del periodo di ammortamento il debitore dovrà iniziare a pagare un altro mutuo per rimborsare alla banca tutto il differenziale dei tassi di interesse non pagato per il periodo di ammortamento inizialmente stabilito; su tale differenziale pagherà inoltre, degli interessi;
il mutuatario, nelle fasi in cui il tasso variabile, di mercato, è più alto, beneficia di una rata calcolata ad un tasso più basso, ma nelle fasi in cui il tasso variabile di mercato è più basso di quello rinegoziato «anticipa» un tasso più alto, senza però avere un compenso - come interesse «attivo» - per avere anticipato tassi più alti -:
se non ritenga necessario fornire notizie chiare in merito agli esiti del provvedimento informando in particolare su quante operazioni di mutuo siano state rinegoziate sulla base della normativa e che percentuale numerica ed in valore rappresentano;
se non intenda provvedere ad un attento monitoraggio dell'operazione, al fine di valutare:
a) la convenienza «certa» per i cittadini a rinegoziare il mutuo a tali condizioni, sulla base del confronto tra il costo complessivo dell'ammortamento del prestito «prima» e «dopo» la rinegoziazione;
b) se la proposta di rinegoziazione da parte delle singole banche non contrasti con l'esigenza di garantire ai mutuatari un'effettiva «portabilità» del mutuo.
(5-00609)

LANZILLOTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 112/2008, articolo 83 comma 15 che dispone tra l'altro il rinnovo del Consiglio di Amministrazione della società SOGEI spa, interamente controllata dal Ministero dell'Economia -:
se l'azzeramento del Cda della Società SOGEI detenuta al 100 per cento dal Ministero dell'Economia e delle Finanze ivi prevista, avvenuto ben prima della scadenza dei termini ordinari di durata in carica del Consiglio, sia fondato su una negativa valutazione dell'operato del precedente Consiglio e, in caso affermativo quali addebiti siano stati contestati ai precedenti amministratori;
se, qualora non sussistano censure specifiche e, quindi, la decadenza per legge del Consiglio sia dovuta alla volontà di realizzare un sostanziale spoil system, non sussistano seri rischi che la decisione assunta possa inficiare la realizzazione dei progetti in corso da parte di SOGEI (medici in rete, fatturazione elettronica nelle pubbliche amministrazioni, tessera sanitaria come strumento di accesso universale

alla rete delle PP.AA) e non costituisca un significativo rallentamento del processo di digitalizzazione dell'amministrazione e, più in generale, delle sforzo verso l'innovazione del sistema Paese di cui la SOGEI costituisce una fondamentale componente;
per quale ragione non sia stato previsto che alcuni dei componenti fossero nominati dal Ministro della Pubblica Amministrazione e dell'Innovazione Tecnologica e dalla Conferenza Unificata essendo ormai SOGEI uno strumento destinato a gestire dati e servizi di una fiscalità a carattere federalista e fortemente decentrata che richiede quindi strumenti unitari, anche tecnologici, per una gestione che coniughi autonomia ed efficienza;
se il dottor Aldo Ricci, nominato nuovo amministratore delegato di SOGEI non abbia ricevuto una liquidazione al momento di lasciare la SOGEI nel 2006 e possa essere oggi nuovamente assunto e retribuito dalla medesima società senza che questo possa configurare un danno erariale.
(5-00614)

Interrogazione a risposta scritta:

LEHNER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella risposta all'interrogazione 4-00491 presentata dall'On. Lehner il 26 giugno 2008 a codesto Ministero, si dà ragione alle tesi dell'interrogante riguardo la probabile evasione fiscale operata dalla società Accademia Britannica srl, integrando autorevolmente quanto già chiarito dalla nota prot. n. 909-11473/2007 dell'Agenzia delle entrate;
la citata società negli anni 2007-2008 si è aggiudicata l'appalto dell'INPDAP per organizzare i soggiorni studio e le vacanze tematiche dei figli degli iscritti, grazie al ribasso effettuato con l'esclusione dell'IVA dal prezzo proposto, ritenendo erroneamente che le prestazioni fossero esenti dall'imposta ex articolo 10, comma 1, n. 20, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972;
i concorrenti all'appalto hanno da tempo proposto ricorsi contro quest'abuso che dal loro punto di vista si risolve in una violazione delle regole della concorrenza -:
per quali motivi l'Agenzia delle entrate di Campobasso non sembra ancora essersi attivata sulla vicenda e se non ritenga opportuno sollecitarla, ai fini del recupero dell'imposta evasa;
per quali motivi l'INPDAP continua ad assegnare l'appalto ad un soggetto che appare palesemente evasore e ad accettare da esso fatture in esenzione IVA, che devono ritenersi irricevibili, l'ultima delle quali in data 7 novembre.
(4-01632)

TESTO AGGIORNATO AL 21 LUGLIO 2010

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

D'AMICO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - Premesso che:
un articolo apparso sul Corriere della Sera lo scorso 11 novembre riporta notizia che un istituto penitenziario di nuova costruzione, situato a Reggio Calabria, non è mai stato utilizzato;
la realizzazione della suddetta struttura era diretta ad ospitare trecento detenuti per rispondere al problema di sovraffollamento delle carceri di tutta la Penisola ma, dopo essere costata allo Stato oltre novanta milioni di euro, non è mai stata aperta per ospitare i reclusi nonostante i lavori di costruzione siano stati ultimati dal lontano 2005;
la ragione della inutilizzazione del carcere di Arghillà sembra dovuta alla mancanza della strada di collegamento con la tangenziale, e dunque con lo svincolo della Salerno-Reggio Calabria, dato che attualmente esiste solo un percorso

ritenuto inadatto al trasporto dei detenuti dall'amministrazione penitenziaria, che si snoda attraverso un tortuoso sentiero di campagna;
secondo quanto riportato dal quotidiano, sembrerebbe ammontare a circa due milioni e mezzo di euro il costo annuo gravante sullo Stato che deriva dalla inutilizzazione della suddetta opera;
la vicenda sembra confermare lo spreco di danaro pubblico che troppo di frequente si verifica nella realizzazione di opere pubbliche -:
se i fatti riportati in premessa corrispondano a realtà e se le ragioni della mancata utilizzazione della struttura penitenziaria siano collegabili al mancato ammodernamento stradale o risiedano altrove;
quale sia l'ammontare esatto dei costi sostenuti fino ad oggi per la realizzazione del carcere di Arghillà;
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato.
(3-00233)

Interrogazioni a risposta scritta:

ALLASIA e STUCCHI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
ancora una volta giunge dalla Organizzazione Autonoma del Sindacato di Polizia Penitenziaria la denuncia impietosa sulla situazione di degrado delle carceri nel nostro Paese;
lo stato attuale, in Italia, secondo un dato aggiornato al 10 novembre, sono reclusi 57.860 detenuti costretti a vivere in condizioni di degrado che attendono risposte concrete sulla salvaguardia della propria dignità violata e 44 mila agenti della polizia penitenziaria che partecipano sbigottiti a questa realtà;
particolare la situazione è allarmante nelle carceri torinesi di Le Vallette, dove il continuo stato di abbandono, costringe trentacinque detenuti a dormire per terra;
i due istituti penitenziari di Lorusso e Coturgno ospitano oggi 1.508 detenuti ammassati nelle celle, a fronte di una capienza regolamentare di 920 detenuti circa, per cui i nuovi arrivati vengono costretti in alcune celle piccolissime, prive di bagno e finestra, oppure nelle celle dell'infermeria che sono più grandi, ma sempre senza bagno, e dove l'altra notte si contavano 15 detenuti;
tutti i detenuti hanno dormito per terra ma solo alcuni hanno potuto di usufruire di una coperta, hanno mangiato nelle celle, in piedi, con piatti e forchette usa e getta, bevendo acqua di recupero, ovvero scambiata da una bottiglia all'altra ricavata anche da bottiglie lasciate da altri e senza bicchieri;
questa situazione contribuisce a determinare carichi di lavoro devastanti e disumani per la polizia penitenziaria, con grave danno per la sicurezza e la salvaguardia del lavoratore, al punto tale che il personale dei Nuclei Traduzioni e dei Reparti detentivi è allo stremo delle forze, la malattia è in aumento e le condizioni igieniche aggravano di fatto uno stato insopportabile anche per l'ordinario vivere del personale di polizia -:
quali interventi urgenti il provveditore del Piemonte e il ministro Alfano intendano assumere per rimuovere lo stato di degrado descritto in premessa.
(4-01630)

BRIGUGLIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel 2003 il Ministero della giustizia ha indetto una procedura concorsuale per il reclutamento di 397 educatori penitenziari;
le prove sono terminate nel giugno 2008 ed oggi si sa chi sono i vincitori e gli idonei ma la graduatoria sarà pubblicata solo il 15 dicembre 2008;
secondo il comitato «I nuovi educatori penitenziari» pare che il Ministero

avrebbe intenzione di effettuare assunzioni a scaglioni tra il 2009 e il 2010;
la carenza di educatori penitenziari è gravissima, ammontando a più di ottocento unità secondo i seguenti dati:
numero persone detenute 57.000;
numero educatori in servizio 550;
carenza educatori stimata 826;
posti banditi a concorso 397;
secondo detto comitato le risorse finanziarie necessarie per le assunzioni potrebbero essere prelevate in blocco nel 2009 a valere sulla cassa ammende che al 30 aprile 2008 avrebbe un saldo attivo di 139 milioni di euro;
la finalità stessa della cassa è quella della rieducazione e del reinserimento sociale dei detenuti (articolo 129 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000) -:
quali iniziative intenda adottare per fornire rassicurazioni in tempi brevi a detti educatori penitenziari vincitori di concorso.
(4-01633)

RAISI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il signor Tarek Ben Rohma nella notte di domenica 9 novembre 2008 avrebbe violentato e seviziato una cittadina cubana con la quale ha avuto in passato una relazione sentimentale;
il signor Tarek risulta essere da sei anni in Italia in stato di clandestinità nonostante gli sia stato notificato un ordine di espulsione;
il signor Tarek risulta noto alle Forze dell'Ordine per reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti;
il signor Tarek nello scorso maggio sarebbe stato coinvolto in un oscuro episodio che l'ha visto vittima di aggressori molto probabilmente legati allo spaccio di sostanze stupefacenti nell'area del Parco della Montagnola di Bologna -:
come sia possibile che un cittadino immigrato clandestino con numerosi precedenti legali, e, nonostante abbia ricevuto un ordine di espulsione sia riuscito a risiedere illegalmente nel nostro Paese per sei anni;
quali siano le autorità competenti che non sono state in grado di provvedere all'espulsione di questo pericoloso criminale.
(4-01635)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

TULLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
più volte sono stati denunciati i pesanti disagi dai pendolari liguri, in ordine al servizio erogato da Trenitalia;
tali disagi sono documentati, per quel che riguarda il servizio TPL, anche dalle sanzioni, più volte comminate dalla Regione Liguria a Trenitalia nel corso degli ultimi anni;
sono altresì estesi alla rete di trasporto interregionale e colpiscono anche i pendolari che se ne servono per andare a lavorare fuori dai confini regionali, utilizzando convogli di tipo IC;
l'introduzione di diversa tipologia di carrozze per la composizione di vari convogli di classe IC abitualmente utilizzati da alcune centinaia di pendolari, ha causato notevoli disagi dovuti al peggioramento del confort di viaggio;
tali disagi hanno comportato un aumento dello stress nei viaggiatori, che passano in media tre ore al giorno sui treni, nonché l'aggravamento di alcune patologie, documentato da referti medici;

l'inizio dell'estate 2008 ed il contestuale malfunzionamento degli impianti di condizionamento ha causato un ulteriore inasprimento dei disagi provocando anche dei malori tra i viaggiatori;
si sono verificati molti altri episodi di disservizio e di malfunzionamento sfociati in alcuni casi in incidenti che potevano avere ben più gravi conseguenze come quando, la contemporanea ed imprevista chiusura di 17 porte su uno stesso convoglio, ha costretto i viaggiatori che stavano scendendo dal treno fermo in sosta a ricorrere alle cure del pronto soccorso;
si è verificato un clima di esasperazione che ha spinto alcuni dei suddetti pendolari a denunciare tali disservizi agli organi di stampa, usando in alcuni casi toni accesi e coloriti, giustificati però da uno stato di malessere costante e dall'incertezza di poter usufruire concretamente del servizio di trasporto;
Trenitalia ha ritenuto di sporgere querela contro quelli che sono stati ritenuti i responsabili di tale denuncia, in quanto coordinatori del Comitato spontaneo di pendolari Genova-Milano;
uno dei querelati ha inviato anche una lettera di scuse al Presidente di FS, dove riconosceva di aver trasceso nei toni, giustificandosi con la grande tensione psicologica dovuta al progressivo peggioramento delle condizioni di viaggio;
lo stesso querelato, provato fisicamente e psicologicamente dalla vicenda, ha spostato la sua residenza da Genova a Milano, arrivando così a modificare radicalmente le sue abitudini di vita;
il gruppo FS proprietario di Trenitalia S.p.A. fa capo al Ministero del tesoro ed è quindi, a tutti gli effetti, un'azienda di proprietà dello Stato -:
se non ritenga di esercitare un'operazione di persuasione sui vertici di Trenitalia e di FS, affinché ritirino la querela per diffamazione ritenendosi soddisfatti delle scuse già a suo tempo formulate.
(5-00610)

Interrogazione a risposta scritta:

VENTUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la strada provinciale n. 217 «Via dei Laghi» inizia dalla Via Appia Nuova all'altezza sud della cinta dell'aeroporto di Ciampino e fu realizzata negli anni venti periodo in cui iniziò l'attività di volo dello stesso aeroporto;
a distanza di cinquecento metri dall'inizio la suddetta Via dei Laghi incrocia il passaggio a livello della linea ferroviaria Ciampino-Velletri;
il predetto tratto di 500 metri costeggia la cinta aeroportuale che, a sua volta, dista meno di 100 metri dalla testata sud della pista di atterraggio e decollo dell'aeroporto;
la Via dei Laghi raccoglie il bacino di utenza di gran parte dei castelli romani per il traffico automobilistico dei pendolari impegnati nella città di Roma;
il suddetto passaggio a livello rimane frequentemente chiuso nelle ore di punta mattina, ore pranzo e sera, in quanto la linea Ciampino-Velletri funge da metropolitana di superficie collegando una sequela di centri abitativi sempre in espansione che ricadono sotto l'amministrazione dei Comuni dei Castelli Romani;
tale chiusura provoca un intasamento che, da un lato, inizia dalla Via Appia lungo i cinquecento metri che costeggiano la testata della pista aeroportuale, e dall'altro si prolunga per oltre un chilometro verso la città di Marino,
le soste degli automobilisti, il tempo da loro perso nell'attesa, e il carburante bruciato inutilmente ai danni del bilancio familiare sono guai del quotidiano, le ambulanze hanno difficoltà a compiere il loro tragitto verso l'ospedale di Marino, il più vicino della zona, senza danni per i malati a bordo;

sulla rete di recinzione è apposto un cartello che vieta la sosta, che tuttavia è obbligata per la chiusura del passaggio a livello;
il Comune di Ciampino ha presentato, dopo colloqui con il Demanio e l'ENAC, un progetto per la costruzione di una complanare alla Via dei Laghi per i 500 metri che costeggiano la cinta aeroportuale e alla distanza di 600 metri dalla testata della pista;
tale progetto riduce la possibilità di incidente catastrofico che oggi potrebbe accadere a causa di uscite di pista in decollo e atterraggio, con un non auspicabile impatto sulle auto in sosta;
la complanare di progetto supererebbe la linea ferroviaria Ciampino-Velletri con un cavalcavia al di fuori del cono di volo;
alla presenza dell'interrogante il Direttore del Demanio dette il proprio assenso verbale sul progetto comunale, unitamente ai dirigenti dell'ENAC convenuti negli uffici del Demanio militare;
a tutt'oggi i suddetti Enti non hanno rilasciato la prescritta autorizzazione;
nel luglio 2007 a San Paolo in Brasile accadde un incidente aereo in un aeroporto analogo a quello di Ciampino dove il pilota non riuscì a frenare e si trovò davanti una strada congestionata ai margini della testata della pista provocando dei morti tra gli automobilisti;
nei giorni scorsi, invece, sulla testata della pista dell'aeroporto di Ciampino si sono verificati due fuori pista, ad un Falcon 900 e ad un Boeing per fortuna senza conseguenze alle persone;
l'interrogante teme che l'inerzia degli enti citati potrebbe derivare dalla considerazione che mentre la «Via dei laghi», che scorre a cento metri dalla testata della pista, con grave pericolo per le auto in sosta, è stata costruita quasi un secolo fa e pertanto non ci sono responsabili soggettivi, lo spostamento, anche qualora annullasse i rischi di un evento catastrofico, avrebbe un responsabile nella persona di colui che si trovasse a firmare l'autorizzazione necessaria per spostare la strada sempre in zona di cono di volo -:
quali siano le reali ragioni del mancato rilascio della citata autorizzazione e se i ministri interrogati avallino l'inerzia dei citati enti e quali iniziative intendano assumere al riguardo.
(4-01639)

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INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

CARELLA e META. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nelle pagine nazionali del quotidiano l'Unità, nell'edizione di mercoledì 12 novembre 2008, è stata data la notizia a pagina 4 di un'aggressione avvenuta sul treno regionale delle Ferrovie dello Stato Roma-Ciampino ai danni di una ragazza di 21 anni residente a Pavona, nel comune di Albano Laziale in provincia di Roma;
la ragazza, nel rientrare a casa da Roma al termine dell'orario di lavoro, è salita sul treno regionale con partenza dalla stazione Termini alle 22,42 di sabato 8 novembre, diretto a Ciampino;
dopo aver preso posto sul vagone centrale del convoglio, la ragazza notava la presenza di un gruppo di giovani «sui 24-25 anni», in evidente stato di agitazione, che creavano disturbo ed importunavano i pochi passeggeri a quell'ora presenti;
dopo aver notato nella borsa della ragazza una kefiah, il gruppetto di giovani, che nel frattempo l'avevano circondata e le indirizzavano insulti del tipo «prenditi quello che ti spetta, comunista di m...», ha cominciato ad aggredirla con calci minacciandola persino con un coltello, nell'indifferenza generale dei pochi passeggeri presenti che si erano dileguati impauriti;

nella stazione delle FS del Comune di Ciampino, alle porte di Roma, dove è terminata l'aggressione alla giovane e dove si sono dileguati gli aggressori, non esiste un sistema di videosorveglianza, che sarebbe stato utile per individuare gli aggressori;
nella stessa stazione ferroviaria è stata segnalata e denunciata un'altra incredibile aggressione ai danni di una ragazza di 19 anni, spinta da uno sconosciuto giù per le scale del sottopassaggio in pieno pomeriggio, che ha riportato una prognosi di trenta giorni;
a Roma, ed in particolare nella sua provincia, si stanno verificando ripetuti fenomeni di intolleranza ed aggressione a sfondo politico-razziale in spazi e luoghi pubblici, con oggetto giovani donne, ragazzi ed immigrati -:
quali urgenti iniziative il Governo abbia intenzione di adottare per garantire la sicurezza nelle stazioni e sulle linee regionali delle Ferrovie dello Stato di Roma e provincia, per assicurare ai pendolari il diritto alla mobilità e alla libera circolazione, così come garantito dalla Costituzione;
se sia opportuno potenziare i presidi fissi della Polizia di Stato nelle stazioni sensibili, che vedono il passaggio quotidiano di migliaia di passeggeri diretti a Roma e nei popolosi comuni della provincia.
(5-00611)

Interrogazioni a risposta scritta:

MINARDO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il porto di Pozzallo è la maggiore infrastruttura portuale della provincia iblea collocata in posizione strategica per i collegamenti con l'Africa settentrionale e distante solo circa 50 chilometri da Malta;
proprio per la posizione occupata, nella suddetta località della costa iblea si verificano da anni in maniera costante e continuativa sbarchi di immigrati, secondi solo a quelli che si registrano nel porto di Lampedusa, tanto che, all'interno della struttura portuale, è stato realizzato un Centro di prima accoglienza;
facendo riferimento agli ultimi dati forniti dall'Amministrazione comunale di Pozzallo, da giugno a settembre 2008 il suddetto Centro di accoglienza ha ospitato una media mensile di circa 250 di clandestini e rifugiati politici che sbarcano giorno e notte dopo aver affrontato viaggi in mare molto spesso, come noto, in condizioni tragiche;
la realtà più vicina con presenza del Medico di porto è Siracusa distante dal porto di Pozzallo più di 60 Km; pertanto il servizio medico, indispensabile proprio per far fronte alle esigenze peculiari che si vengono a creare, quali interventi di estrema emergenza che si affiancano all'ordinaria attività svolta all'interno dell'infrastruttura portuale legata all'intenso traffico marittimo, è assicurato grazie alla presenza di un medico delegato di porto, uno dei sette che operano in tutta Italia;
in particolare, l'opera finora svolta dal medico delegato di porto a Pozzallo è risultata ancor più necessaria in funzione della tipologia degli sbarchi che sono avvenuti, e continuano ad avvenire, con piccole imbarcazioni ed ad intervalli di tempo assai frequenti: il medico delegato, infatti, svolge la sua opera con reperibilità per l'intero arco della giornata e grazie a questo è stato possibile, ad esempio, affrontare con la dovuta tempestività episodi di manifestazione di malattie infettive verificatisi fra gli immigrati;
grazie anche alla preziosa funzione svolta dal medico delegato di porto, il Comune di Pozzallo ha ricevuto encomio dal Segretario generale della Presidenza della Repubblica, per mezzo di un nota ricevuta il 17 ottobre scorso, proprio in relazione al fattivo impegno e alla proficua collaborazione assicurati nell'attività di accoglienza dei cittadini extracomunitari;
sulla base della disposizione della legge 6 agosto 2008, n. 133 che non consente

il rinnovo dei contratti di natura coordinata e continuativa nella pubblica amministrazione prevista con la finalità di conseguire risparmi di spesa, dal 1o gennaio 2009 non potrà essere rinnovato il contratto al suddetto medico delegato che comporterebbe l'irrisorio risparmio di 1.500 euro annuali a fronte dell'indispensabile servizio prestato;
nel suddetto caso potrebbe trovare compiuta applicazione la fattispecie prevista al comma 1 dell'articolo 46 della stessa legge n. 133 del 2008 che dispone che per esigenze cui non possono far fronte con personale in servizio, le amministrazioni pubbliche possano conferire incarichi individuali, con contratti di lavoro autonomo, di natura occasionale o coordinata e continuativa, ad esperti di particolare e comprovata specializzazione -:
se e quali iniziative i Ministri interrogati intendano intraprendere al fine di garantire la presenza indispensabile del servizio di medico delegato presso il porto di Pozzallo in provincia di Ragusa per evitare il verificarsi di condizioni di allarme sociale e di una vera e propria emergenza sanitaria in un luogo che accoglie centinaia di immigrati clandestini a seguito al mancato rinnovo del contratto di collaborazione al medico delegato di porto che potrebbe verificarsi a partire dal 1o gennaio 2009.
(4-01629)

PICCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dalla stampa si apprende che Carla Gilberta Bruni Tedeschi, nata a Torino il 23 dicembre 1967, notoriamente residente a Parigi in Francia, si è dichiarata felice di non essere più cittadina italiana;
l'articolo 11 della legge n. 91 del 1992 prevede che il cittadino che acquista una cittadinanza straniera può rinunciare a quella italiana qualora risieda all'estero -:
se e quando avrebbe rinunciato alla cittadinanza italiana;
ed in caso positivo quale procedura formale sarebbe stata seguita per la rinuncia e di fronte a quale autorità sarebbe avvenuta.
(4-01641)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
il29 luglio 2008 sul sito ANP-Associazione Nazionale Dirigenti ed alte professionalità della scuola veniva pubblicata la graduatoria per il conferimento di nuovi incarichi agli idonei della fase interregionale delle procedure concorsuali;
il30 luglio 2008 sul medesimo sito appariva la seguente comunicazione: «La direzione generale del personale della scuola del MIUR ha informato con una nota diramata per le vie brevi questa mattina che è stata sospesa la pubblicazione degli elenchi dei candidati idonei alle procedure concorsuali per dirigente scolastico da assumere per l'anno scolastico 2008-2009 su base interregionale. L'ufficio si riserva di fornire al più presto ulteriori informazioni»;
nella graduatoria «consolidata» successivamente pubblicata sul sito MIUR rientravano candidati idonei di procedura concorsuale diversa da quella del 22 novembre 2004 (candidati graduati oltre il 10 per cento recuperati ed ammessi al concorso di formazione decreto ministeriale 3 ottobre 2006);
la Circolare prot. n. 11439 dell'8 luglio 2008 «Conferimento nuovi incarichi ai dirigenti scolastici idonei del concorso ordinario e dei concorsi riservati - anno scolastico 2008-2009 del MIUR, Ufficio II - Dipartimento per l'Istruzione - Direzione generale per il personale scolastico testualmente prevede: «...I beneficiari delle citate nomine sono nell'ordine: i

candidati idonei del concorso ordinario compresi nelle categorie di cui ai punti 1.1, 1.2, 1.3 dell'Allegato 1 alla circolare ministeriale 40/2007 e dei candidati idonei nei concorsi riservati di cui ai punti 2.1, 2.2, 3, 3.1.» ed inoltre dispone che «I candidati idonei alle procedure concorsuali ... ai sensi della legge 31 del 28 febbraio 2008 potranno presentare istanza al fine di essere nominati presso gli URS che abbiano ulteriori posti disponibili e vacanti in organico. (...) L'Amministrazione valuterà le diverse istanze pervenute per mezzo dei diversi URS e stilerà una graduatoria regionale sulla base della circolare ministeriale n. 40 del 26 aprile 2007...»;
conseguentemente risulta che l'ordine delle operazioni di nomina della fase interregionale così come previsto nell'Allegato 1 della circolare ministeriale n. 40 del 26 aprile 2007 - prot. n. a00DGPER.8568, sia stato secondo l'interrogante arbitrariamente disatteso nella graduatoria «consolidata» pubblicata sul sito MIUR -:
se il Ministro interrogato intenda garantire il rispetto di quanto previsto nella circolare ministeriale 40 del 26 aprile 2007 - prot. n. a00DGPER.8568 e conseguentemente annullare la graduatoria «consolidata» dei candidati idonei a Dirigente Scolastico da nominare ai sensi del decreto-legge n. 31 del 28 febbraio 2008, anno scolastico 2008-2009, pubblicata sul sito MIUR, anche al fine di tutelare le legittime aspettative dei candidati risultati idonei al concorso;
se il Ministro interpellato non ritenga opportuno ripristinare quanto prima la legittima graduatoria per il conferimento di nuovi incarichi agli idonei della fase interregionale delle procedure concorsuali, già pubblicata il 29 luglio 2008 sul sito ANP, con l'esclusione degli idonei dei riservati, e comunque nel rispetto del disposto normativo vigente.
(2-00226) «Zazzera»

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MANCUSO, SARUBBI e GIAMMANCO. - Al Ministro della lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
dal 1980 il canile Oasi San Leo «Canie ciceralensis» costruito in contrada S. Leo (Salerno), sulle montagne di Cicerale del Cilento continua a far mobilitare le Associazioni animaliste di tutta Italia;
ivi giungono cani randagi raccolti in 98 comuni delle province di Salerno, Avellino e Potenza (ASL AV 1, ASL AV 2, ASL SA 2, ASL SA 3, ASL PZ), quasi mai identificati con microchip e registrati con descrizione sommaria, in spregio alla normativa vigente;
è impedito l'accesso alle Associazioni di volontariato animaliste, alle persone che vorrebbero effettuare adozioni e perfino alle persone che reclamano cani di proprietà catturati per errore;
in questa struttura isolata di 22.400 mq, in terra battuta, con cucce in cemento e grandi recinti vengono stipati circa 2.000 cani, senza tenere conto della taglia, sesso, età, stato sanitario, e vi lavora una sola persona;
le condizioni igieniche sono spaventose: assenza di cibo, acqua putrida, montagne di feci, animali denutriti e malati;
la documentazione relativa alla detenzione dei farmaci ed ai trattamenti terapeutici è approssimativa ed incompleta;
solo per quanto riguarda l'anno 2006, sono entrati 2.756 cani, usciti morti 2.611 cani e sono stati affidati 124 cani;
nel 2005 venne già presentato un atto di sindacato ispettivo sul punto dagli onorevoli Cirielli e Pecoraro Scanio -:
quali urgenti iniziative intenda adottare il Governo con riferimento a questa

struttura, che si colloca a metà tra un lager e un girone infernale dantesco, al cui interno vengono quotidianamente inflitti maltrattamenti indicibili ai poveri cani che hanno la sfortuna di capitarvi al fine di chiuderla per sempre anche promuovendo l'accertamento delle relative responsabilità;
se ritenga di ricorrere al Nucleo Investigativo per i reati in danno degli animali (NIRDA) del Corpo forestale dello Stato, stante la palese quotidiana violazione del diritto alla vita dei numerosi esseri viventi senzienti di cui in premessa.
(5-00612)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, ZAMPARUTTI, MECACCI, BERNARDINI e BELTRANDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
si intende per rischio clinico la probabilità che un paziente sia vittima di un evento avverso (EA), cioè subisca un qualsiasi danno o disagio imputabile, anche se in modo involontario, alle cure mediche prestate ovvero ad un errore nel processo di cura;
questo fenomeno è presente nei sistemi sanitari di tutti i Paesi anche se solo in alcuni (ed in particolare nell'ultimo decennio) sono stati effettuati studi, misure e stime quantitative e sono state assunte misure idonee a governare e limitare tale fenomeno;
i principali studi a livello internazionale hanno quantificato la percentuale degli eventi avversi (EA, errori con danno misurabile) sul numero dei ricoveri e la percentuale degli eventi avversi mortali (M) sul totale degli eventi avversi ed i risultati sono i seguenti:
studio USA 1 (Leape et al., New Engl J Med, 1991); EA: 3,7 per cento; M: 13,6 per cento;
studio USA 2(Kohn et al., Institute of Medicine, 1999); EA: 4 per cento; M: 6,6 per cento;
studio Australia (Wilson et al., Med J Aust, 1995); EA: 16,6 per cento; M: 4,9 per cento;
studio Nuova Zelanda (Davis et al., Ministry of Health, 2001); EA: 12,9 per cento; M: <15 per cento;
studio United Kingdom (Vincent et al., BMJ, 2001); EA: 10,8 per cento; M: 8 per cento;
tali percentuali, applicate al numero della popolazione, si traducono in ciascun paese in centinaia di migliaia di pazienti che subiscono un danno e decine di migliaia di morti, ogni anno, per errori durante il processo di cura;
nel caso dell'Italia non esistono studi sistematici atti a quantificare il fenomeno degli errori in sanità e le loro conseguenze sui pazienti; solo negli ultimi anni tale problema è stato preso in considerazione e sono state avanzate delle stime da associazioni di operatori o valutazioni espresse in convegni;
poiché non esistono motivi perché il sistema sanitario italiano sia molto diverso, per l'aspetto degli errori in sanità, da quello dei paesi in cui sono stati effettuati studi sistematici e nei quali esiste una informazione e coscienza del problema da molti più anni, se si applicano all'Italia le percentuali registrate negli studi sopra considerati per l'anno 2007 riferendosi ai ricoveri per acuti e in day hospital (rispettivamente 7.873.578 + 3.568.418 = 11.441.996, secondo i dati del Ministero lavoro, della salute e delle politiche sociali, ufficio VI, luglio 2008) si ottengono questi risultati (simulazione per il sistema sanitario italiano, 2007):
(studio USA 1) Eventi Avversi 423.353 di cui Morti 57.576;
(studio USA 2) Eventi Avversi 457.679 di cui Morti 30.206;
(studio Australia) Eventi Avversi 1.899.371 di cui Morti 93.069;
(studio Nuova Zelanda) Eventi Avversi 1.476.017 di cui Morti <221.402;

(studio United Kingdom) Eventi Avversi 1.235.735 di cui Morti 98.858;
anche considerando i valori più prudenziali derivanti dalle simulazioni derivanti dai maggiori studi internazionali si deve affermare che il numero degli errori medici di cui sono vittime i cittadini italiani è di diverse centinaia di migliaia all'anno e che il numero di morti per errori in sanità è di diverse decine di migliaia l'anno;
nel caso dell'Italia, pur non esistendo studi sistematici sull'insieme del sistema, le considerazioni e stime avanzate in studi, pubblicazioni e convegni anche recenti, pur partendo da analisi e dati settoriali o relativi a realtà circoscritte, portano a conclusioni non lontane da alcune delle simulazioni viste e stimano il fenomeno, per l'Italia, nell'ordine di almeno 300mila eventi avversi l'anno e di non meno di 30mila morti l'anno per errori in ospedale;
in alcuni paesi comparabili con l'Italia da tempo il fenomeno degli errori in sanità è considerato di primaria importanza e oggetto di interventi legislativi, norme di organizzazione sanitaria, investimenti in termini di risorse e cultura, nuova attenzione gestionale e applicazioni tecnologiche finalizzate;
l'insieme delle iniziative per tutelare la sicurezza dei pazienti e per governare questo complesso e vasto fenomeno è definito gestione del rischio clinico;
nel maggio 2007 il Ministro della salute ha presentato il DdL n. 1598 «Disposizioni in materia di sicurezza delle strutture sanitarie e gestione del rischio clinico, nonché di attività libero-professionale intramuraria e di esclusività del rapporto di lavoro dei dirigenti del ruolo sanitario del servizio sanitario nazionale», i cui primi tre articoli riguardavano l'obbligo di istituire in ogni azienda sanitaria pubblica o privata una Unità di Gestione del Rischio Clinico e un Servizio di Ingegneria Clinica al fine di prevenire e limitare gli errori e di migliorare la sicurezza di impianti e attrezzature;
nel luglio 2007, durante il rapidissimo iter parlamentare venivano però stralciati proprio i tre articoli citati e approvata in poche settimane la sola parte relativa all'attività libero professionale intramuraria dei medici;
a fine ottobre 2007 il Ministro della salute predisponeva una bozza di un disegno di legge di interventi sul servizio sanitario nazionale; in sede di riunioni tecniche veniva avanzata la richiesta del Ministro Bonino di reintrodurre i tre articoli sulla gestione del rischio clinico;
l'11 dicembre 2007 il Ministro della salute ha presentato il DdL n. 1920 «Interventi per la qualità e la sicurezza del Servizio Sanitario nazionale. Deleghe al Governo in materia di assistenza primaria e di emergenza sanitaria territoriale, riorganizzazione degli enti vigilati, farmacie, riordino della normativa di settore», collegato alla legge finanziaria e contenente gli articoli su gestione del rischio clinico e sul servizio di ingegneria clinica;
con lo scioglimento anticipato del Parlamento tale DdL decadeva ma nel febbraio-marzo 2008 iniziative politiche nonviolente del Segretario dell'Associazione Coscioni avevano per oggetto la richiesta, fra l'altro, di portare a compimento comunque una nuova normativa sul Rischio Clinico;
il 20 marzo 2008 è stata sancita una intesa fra Stato e Regioni in cui è previsto l'impegno a promuovere presso aziende sanitarie pubbliche e private accreditate unità di gestione del rischio e servizi di ingegneria clinica;
da una rilevazione condotta dal Ministero della salute emerge che solo il 28 per cento delle aziende sanitarie è dotato di unità di gestione del rischio e che esse sono concentrate prevalentemente nelle regioni del Centro-Nord, che autonomamente hanno promosso iniziative, anche legislative, in merito; come per altre situazioni le regioni del Sud presentano carenze fortissime dal punto di vista del governo del rischio clinico, ignorandone o

sottovalutandone l'impatto sulla salute dei cittadini (solo il 14,8 per cento dichiara la presenza di unità di gestione del rischio clinico);
la reazione delle associazioni mediche (Ordine in particolare) alle notizie relative agli errori medico-sanitari e ai loro effetti sono spesso influenzate più da preoccupazioni corporative e di difesa professionale che dalla tutela della salute dei cittadini;
i cittadini e i pazienti sono gli elementi deboli di questa situazione per carenza di informazione, di trasparenza e di strumenti di intervento e tutela; l'unica via a disposizione sembra quella giudiziaria e malgrado tempi, modalità e costi di quest'ultima siano a tutti purtroppo noti, denunce e contenziosi sono in fortissimo aumento;
il ruolo e gli interventi del Ministero a livello di organizzazione generale del sistema sanitario, in merito a questa rilevante problematica, è attualmente limitato ad azioni di monitoraggio, predisposizione di raccomandazioni su alcune procedure cliniche, raggiungimento di intese con le regioni finalizzate a sollecitare l'impegno di queste ultime -:
se non ritengano doveroso assumere iniziative legislative vincolanti per tutto il sistema sanitario che rendano obbligatoria l'istituzione di unità di gestione del rischio clinico in tutte le strutture sanitarie, pubbliche e private, per governare e limitare gli errori medico sanitari e per tutelare la salute dei cittadini;
se non ritengano opportuno legare l'erogazione di ogni finanziamento in campo sanitario al raggiungimento di progressive percentuali di presenza sul territorio (quantitativamente definite anche nei tempi) delle unità di gestione del rischio clinico;
se non ritengano opportuno definire e realizzare un sistema di valutazione periodica nazionale delle strutture e dei servizi sanitari con indicatori quantitativi che tengano conto della reale efficacia delle cure, della sicurezza dei pazienti, delle condizioni di cura (rispetto, dignità, informazione, condizioni ambientali...), i cui risultati siano noti, pubblici e facilmente accessibili ad operatori ed utenti;
se non ritengano opportuno approntare iniziative legislative che offrano ulteriori strumenti di conoscenza, di intervento e di tutela a disposizione dei cittadini e dei pazienti al duplice scopo da una parte di meglio operare scelte idonee alla propria salute e al percorso di cura e dall'altra di disporre di strumenti più agevolmente utilizzabili in caso di dubbi, contrasti o insoddisfazione rispetto alle prestazioni sanitarie ricevute;
se non ritenga infine opportuno organizzare e favorire una generale campagna di informazione, trasparenza e verità in merito al problema degli errori medico sanitari, ai loro effetti e alla loro numerosità, al rischio clinico in generale che consenta agli operatori e ai cittadini di conoscere per meglio scegliere ed operare.
(4-01634)

MARINELLO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Ministero della salute sta per approvare la registrazione del metilfenidato (Ritalin) come farmaco destinato ai bambini dai 6 ai 18 anni e la sua distribuzione gratuita a spese del servizio sanitario nazionale;
il metilfenidato (MPH) è un analogo delle anfetamine, stimolante utilizzato in medicina per il trattamento del disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività (ADHD) in bambini e in adulti;
da anni oggetto di polemiche il Ritalin è stato introdotto nel 1956; commercializzato in Italia due anni dopo, venne ritirato dalla casa farmaceutica produttrice nell'89 anche a causa delle tante proteste degli psicoterapeuti;
tale sostanza (inclusa nella Tabella I degli stupefacenti, unitamente a cocaina, eroina, morfina, anfetamine, eccetera),

come risulta dal prontuario del Ministero della salute, può provocare, tra l'altro, allucinazioni, psicosi e addirittura morte per problemi cardiaci e suicidio;
di recente in alcuni Paesi, tra cui il Giappone, il Canada, la Nuova Zelanda e l'Australia l'uso di psicofarmaci è stato proibito per i minori di 18 anni;
il metilfenidato, molto commercializzato negli USA, è diventato uno dei migliori affari del mercato farmaceutico americano, con un ingente volume di fatturato ed un forte aumento delle prescrizioni. Secondo la DEA (Drug Enforcement Agency), l'organismo incaricato della lotta contro la droga: «L'aumento dell'impiego terapeutico di questa sostanza ha creato un aumento parallelo del suo abuso tra gli adolescenti e giovani per via nasale. I ragazzi hanno poche difficoltà ad ottenere il metilfenidato dagli amici e compagni di classe cui è regolarmente prescritto»;
negli USA, parallelamente al boom del mercato legale, si è assistito anche al fiorire di un florido mercato nero; infatti il metilfenidato è usato, ad esempio, dai tossicodipendenti insieme ad altre droghe, ma anche dagli studenti per sovrastimolare il cervello per affrontare gli esami;
negli Stati Uniti d'America migliaia di famiglie hanno intentato causa nei confronti della società produttrice del Ritalin, per i gravi danni arrecati ai loro figli;
sempre negli USA una legge rende obbligatoria una scritta, visibile e chiara, cosiddetta «black box», su ognuna delle confezioni di questi ed altri simili prodotti, che metta in guardia per i gravi danni alla salute che possono provocare e dispone, inoltre, che la relativa prescrizione medica sia possibile solamente alla luce del «consenso informato» da parte del paziente;
l'introduzione del Ritalin in Italia rappresenta una grave minaccia per la salute fisica e psichica di migliaia di bambini ed adolescenti. Infatti, in molti casi è evidente il rischio che genitori ed insegnanti, di fronte alle difficoltà di apprendimento o di comportamento dei bambini, valutando in modo non appropriato normali comportamenti infantili, siano indotti a chiedere una risposta farmacologia, con un conseguente ricorso a terapie farmacologiche non necessarie e, dunque, ad un abuso farmacologico -:
se il Ministro interrogato non ritenga necessario fare in modo che la regolamentazione di questi prodotti in Italia sia molto restrittiva come avviene nei Paesi più avanzati;
se non ritenga altresì che la commercializzazione in Italia del Ritalin sia estremamente dannosa per la salute dei bambini e degli adolescenti;
quali iniziative, anche normative, intenda adottare per limitare l'uso improprio di psicofarmaci e bloccare ogni forma di abuso;
se non ritenga opportuno, sull'esempio di quanto già accade negli Usa, provvedere a rendere obbligatorio per le aziende produttrici del farmaco un riquadro su cui scrivere in maniera chiara gli effetti collaterali dello stesso, così da renderli immediatamente evidenti ai consumatori, non essendo sufficiente, anche a causa del linguaggio eccessivamente tecnicistico, la citazione degli stessi sui foglietti illustrativi contenuti all'interno delle confezioni.
(4-01637)

MARSILIO e CATANOSO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il prestigioso quartiere romano dell'Eur ospita la sede della Direzione generale dell'Inps e la sede Inps di zona dell'Eur, appunto;
il personale dipendente delle due strutture si aggira su una cifra ben superiore al migliaio di dipendenti;
una parte della Direzione generale e la sede di Roma-Eur è ubicata nell'edificio di via Chopin 11, edificio che ha nel proprio sotterraneo un ampio posteggio per 117 autoveicoli e 61 motoveicoli;
il posteggio è, attualmente, inutilizzato nonostante abbia la necessaria certificazione

di agibilità da parte del Comando provinciale dei Vigili del fuoco;
la mancata utilizzazione di questa struttura sta comportando un aggravio sui costi che devono sopportare i lavoratori dell'Inps visto che sono note le difficoltà legate alla ricerca di parcheggio nella prestigiosa zona dell'Eur;
ma a far gridare, vieppiù, allo scandalo i lavoratori è l'utilizzo del parcheggio da parte di alcuni, si ribadisce, alcuni dirigenti sindacali, legati alle sigle confederali CGIL, CISL e UIL, oltre che alla Fialp-Cisal Inps e non si comprende, a giudizio degli interroganti, quali possano essere state le ragioni che abbiano spinto la Direzione generale ad autorizzare al parcheggio solo alcuni di costoro ed in base a quale criterio;
le organizzazioni sindacali hanno, nel recente passato, protestato pubblicamente contro questa evidente disparità di trattamento, soprattutto nei confronti della dirigenza sindacale confederale che approfitta illegittimamente, a giudizio degli interroganti, di questo beneficio a discapito degli altri lavoratori -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato affinché si sappia chi ha autorizzato altri ad usufruire di detta struttura e quali iniziative intenda adottare affinché il parcheggio venga aperto e destinato ai lavoratori tutti senza privilegio alcuno.
(4-01640)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

LANZILLOTTA. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
in un post di Antonello Caporale pubblicato il 23 ottobre 2008 su Repubblica.it si segnala che il dottor Francesco Verbaro direttore generale per il personale del Ministero della pubblica amministrazione (incarico per il quale gode di un compenso di 141.532 euro) risulta anche componente del Comitato Direttivo dell'ARAN Sicilia per un compenso pari a 80.000 euro, nonché consulente del comune di Milazzo per un compenso pari a 44.000 euro e, infine, consulente della provincia di Messina per un compenso pari a 127.000 euro (incarico cui pare l'interessato abbia poi rinunciato a causa di un intervento della Corte dei conti che ne ha contestato l'eccessivo importo);
il Ministro Brunetta ha più volte dichiarato di avere realizzato una operazione di totale trasparenza pubblicando gli emolumenti dei dirigenti dello Stato, rilevato che tale operazione è poi nei fatti risultata assai limitata visto che oltre al Dipartimento dipendente dallo stesso Ministro Brunetta nessuna altra amministrazione statale ha risposto all'appello tant'è che sul sito del medesimo Dipartimento risultano inseriti solo gli emolumenti di spettanza dei dirigenti dello stesso Dipartimento della pubblica amministrazione e rilevato altresì che, anche per questi ultimi dirigenti, risultano evidentemente omessi gli emolumenti relativi a incarichi e consulenze che i medesimi dirigenti (tra i quali il dottor Verbaro) percepiscono da parte di altre amministrazioni pubbliche;
ricordato che anche i dati forniti dal Ministro Brunetta con riferimento al crollo dell'assenteismo sono stati contestati dal sito infolavoce che ne ha messo in discussione la veridicità in quanto raccolti con una metodologia totalmente priva di scientificità (sarebbero stati infatti forniti i dati di un 7 per cento di amministrazioni pubbliche che non rappresentano un campione statistico significativo ma solo alcune amministrazioni che hanno volontariamente fornito i dati) -:
se i dati relativi agli incarichi e ai compensi del dottor Francesco Verbaro pubblicati da Repubblica.It e ad oggi non smentiti dal Ministro rispondano a verità e, in tal caso: a) come sia ciò compatibile

con l'assolvimento dei compiti e degli obiettivi oggetto del contratto sottoscritto dal medesimo dottor Verbaro e dal Ministro Brunetta e per i quali gli è stato riconosciuto un trattamento più che adeguato; b) come ciò sia coerente con la battaglia che il Ministro conduce contro i fanulloni e contro le consulenze esterne;
qualora il direttore del personale del Dipartimento che dipende dal Ministro Brunetta svolga effettivamente le predette attività di consulenza e riscuota i relativi compensi, per quale motivo essi non siano stati pubblicati sul sito del Ministero e, qualora ciò sia dovuto al fatto che sono stati pubblicati solo gli emolumenti contrattuali, se il Ministro non ritenga che ciò non sia l'esatto opposto della trasparenza da lui tanto pubblicizzata in quanto si accredita l'idea che il sito fornisce una informazione completa e veritiera sui compensi dei dirigenti e, al contrario, si forniscono all'opinione pubblica informazioni parziali e distorte con un effetto manipolativo tanto più grave in quanto prodotto dall'informazione fornita da un sito istituzionale del Governo cui compete una particolare responsabilità quanto a correttezza e completezza dell'informazione;
se non ritenga, di conseguenza, che nella sezione del sito del suo ministero non debba essere segnalato con la necessaria evidenza che i dati ivi contenuti sono parziali e scarsamente significativi in quanto riguardano solo gli stipendi contrattuali dei dirigenti ovvero (il che sarebbe più coerente con il più volte conclamato obiettivo della trasparenza) non debbano essere pubblicati tutti gli emolumenti dei dirigenti del suo Dipartimento, a qualsiasi titolo percepiti da parte di amministrazioni pubbliche;
se, anche alla luce di tale vicenda che getta un'ombra di grave inaffidabilità delle informazioni sin qui fornite, non si debba, anche con riferimento ai dati sull'assenteismo, esplicitare le metodologie con cui essi sono stati raccolti ed elaborati affinché i dati su cui è basata l'azione amministrativa risultino effettivamente credibili.
(5-00615)

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RIFORME PER IL FEDERALISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:

LANZILLOTTA e MARANTELLI. - Al Ministro delle riforme per il federalismo. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 116, terzo comma, della Costituzione prevede la possibilità di attribuire, alle Regioni che lo richiedano, ulteriori funzioni sulla base di una specifica intesa;
la Regione Lombardia ha approvato dal 2007 un documento per avviare il confronto con il Governo ai fini del raggiungimento della predetta intesa;
nella passata legislatura era stato insediato un tavolo presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri e dal presidente della Regione Lombardia in vista di addivenire ad un'intesa per il trasferimento di ulteriori funzioni della Lombardia -:
se il Governo, essendo ormai trascorsi oltre due mesi dal suo insediamento ed avendo più volte indicato l'attuazione del federalismo come propria priorità politica, abbia insediato il tavolo di confronto Regione Lombardia-Governo;
in caso negativo, se tale inerzia sia dovuta a una pregiudiziale e persistente ostilità nei confronti dell'iniziativa della Presidenza della Regione Lombardia.
(5-00613)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA e FAVA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 1o novembre 2008, si è appreso dagli organi di informazione locali che il

centro ricerche della Polimeri Europa S.p.A. non sarà ampliato;
tale comunicazione è stata data dal responsabile delle risorse umane della Polimeri stessa nel corso di una riunione con le organizzazioni sindacali;
Polimeri Europa S.p.A. è di proprietà dell'Eni, la quale è, a sua volta, partecipata per una quota azionaria pari al 30 per cento dal Ministero del tesoro;
questa decisione confligge con le risposte che il Governo ha dato all'interpellanza ed all'interrogazione presentate dai sottoscritti interroganti (interpellanza urgente 2-00164 - On. Marco Carra e Interrogazione 5-00564 - On. Giovanni Fava) nelle quali il Governo medesimo ha affermato che il centro ricerche, quale punto di eccellenza del processo produttivo di Polimeri, sarebbe stato oggetto di cospicui investimenti finalizzati al suo ampliamento ed al suo potenziamento -:
quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di confermare quanto già precedentemente affermato circa la necessità di ampliare il centro ricerche di Polimeri Europa S.p.A.
(5-00608)

Interrogazione a risposta scritta:

PALOMBA e CIMADORO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in occasione del dibattito alla Camera sul collegato n. 1441-ter, e più precisamente in merito all'emendamento del Governo n. 16-quater 503 riguardante la situazione energetica nel territorio della Sardegna, l'interrogante, nell'esprimere voto favorevole ed apprezzamento per l'intervento del Governo, soggiunse che comunque la situazione, per un verso migliorata dall'approvazione del suddetto emendamento, vedeva comunque l'ALCOA in grave difficoltà per la riduzione della vendita mondiale di alluminio e del suo prezzo, chiedendo al Governo un forte impegno per il sostegno al settore;
si tratta di settore strategico non solo per l'Italia, ma per l'intera Europa;
la situazione di grave difficoltà del settore è dimostrata dai seguenti dati:
1) il prezzo del metallo che risente della pessima congiuntura internazionale, dai 3.000 dollari a tonnellata di febbraio si attesta con modestissime oscillazioni intorno a meno di 1.900 dollari per tonnellata, prezzo al quale oltre il 50 per cento dei produttori mondiali produce in perdita;
2) i magazzini mondiali si stanno riempiendo di metallo non venduto, cosa che contribuisce ad abbassare ulteriormente il prezzo. Ed i magazzini di metallo dell'LME oramai non hanno più capacità di stoccaggio, talmente grande è la quantità oggi immobilizzata (1.550.000 tonnellata);
3) il mercato dell'auto, dell'edilizia e degli estrusi, che determinano la domanda di primario, stanno crollando;
4) l'azione Alcoa vale ora intorno ai 09,00 dollari, mentre ad agosto ne valeva circa 40,00;
5) lo stabilimento di Fusina, pure di ALCOA, è in condizioni di allarme rosso avendo il laminatoio che si fornisce del metallo primario prodotto a Portovesme ha ridotto del 40 per cento la produzione con la previsione di 35 esuberi, tanto che Alcoa Portovesme come prime mosse ha già dichiarato che rivedrà immediatamente gli investimenti già programmati per il 2008/2009. In pratica; Alcoa ridurrà tutti i costi operativi dello stabilimento;
6) gli appalti pagheranno un costo altissimo per questa crisi;
7) la SAPA, che raccoglie gli stabilimenti ex Alcoa di estrusi (Feltre, Bolzano e Fossanova) ha già chiesto la Cassa Integrazione;
8) a livello mondiale Alcoa ha già intrapreso alcune azioni quali: la chiusura

di uno Stabilimento di Primario in Texas; la riduzione di produzione di una Raffineria di Allumina. Il 10 novembre 2008 ALCOA ha annunciato che, oltre le 300.000 tonnellate già ridotte, ridurrà ancora la propria produzione globale di altre 350.000 tonnellate, cioè il 15 per cento della produzione mondiale, con una riduzione di personale che, solo in Spagna, prevederà circa 180 esuberi;
la produzione di alluminio ha un valore strategico per l'Europa, come pure l'occupazione, ed il crollo della presenza di ALCOA sarebbe micidiale soprattutto per quei territori, come il Sulcis Iglesiante, che sono in grave crisi economica e dove l'intervento di ALCOA rappresenta il 13 per cento dell'economia complessiva;
il sostegno all'economia nazionale non si può fermare a settori quali l'automobile o il sistema finanziario ma si deve estendere anche a chi opera in settori di fondamentale importanza per l'economia europea, italiana e sarda, quale quello per la produzione dell'alluminio;
la misura del virutal power plan, decisa con l'emendamento sopra richiamato, non può essere ridotta nel tempo, come forse il gestore dell'energia vorrebbe, ma deve essere mantenuta per tutto il tempo necessario fino a quando non sarà operativa la soluzione strutturale cosa che richiede una forte capacità del Governo di operare efficacemente presso l'ENEL affinché la misura sia accolta e diventi operativa;
il Governo non si dovrà limitare ad emettere un decreto, ma dovrà essere il garante nella trattativa tra Azienda ed Enel per i contratti bilaterali che seguiranno, perché se la tariffa che verrà decisa non sarà superiore ai 35 centesimi per KW/h. si decreterà comunque l'estinzione dell'impresa indipendentemente dalla crisi mondiale -:
quali urgenti ulteriori misure il Governo intenda porre in essere per sostenere la produzione dello stabilimento ALCOA di Portovesme nel quadro di una più generale attenzione ai settori strategici quale quello della produzione dell'alluminio.
(4-01631)

...

Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Veltroni e altri n. 1-00057, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 novembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Franceschini, Damiano, Letta, Ventura, Giachetti, Quartiani, Agostini, Albonetti, Amici, Argentin, Bachelet, Barbi, Bellanova, Benamati, Berretta, Bindi, Binetti, Bobba, Bocci, Boccia, Boccuzzi, Boffa, Bonavitacola, Bordo, Bossa, Braga, Brandolini, Bratti, Bucchino, Burtone, Calearo Ciman, Calgaro, Calvisi, Capano, Capodicasa, Cardinale, Carella, Enzo Carra, Marco Carra, Castagnetti, Causi, Cavallaro, Ceccuzzi, Cenni, Cesario, Ciriello, Codurelli, Colaninno, Colombo, Concia, Corsini, Coscia, Cuomo, Cuperlo, Dal Moro, D'Alema, D'Antona, D'Antoni, De Biasi, De Micheli, De Pasquale, De Torre, D'Incecco, Duilio, Esposito, Fadda, Gianni Farina, Farinone, Fassino, Fedi, Ferranti, Ferrari, Fiano, Fiorio, Fioroni, Fogliardi, Fontanelli, Froner, Gaglione, Garavini, Garofani, Gasbarra, Gatti, Genovese, Gentiloni Silveri, Ghizzoni, Giacomelli, Ginefra, Ginoble, Giovanelli, Gnecchi, Gozi, Grassi, Graziano, Iannuzzi, La Forgia, Laganà Fortugno, Lanzillotta, Laratta, Lenzi, Levi, Lo Moro, Lolli, Losacco, Lovelli, Lucà, Lulli, Luongo, Lusetti, Madia, Mantini, Maran, Marantelli, Marchi, Marchignoli, Marchioni, Margiotta, Mariani, Cesare Marini, Marrocu, Martella, Pierdomenico Martino, Mastromauro, Mattesini, Mazzarella, Melandri, Melis, Giorgio Merlo, Merloni, Meta, Migliavacca, Miglioli, Minniti, Miotto, Misiani, Mogherini Rebesani, Morassut, Mosca, Mosella, Motta, Murer, Naccarato, Nannicini, Narducci, Nicolais, Oliverio, Andrea Orlando, Arturo Mario Luigi Parisi, Pedoto, Peluffo, Mario Pepe (PD), Pes, Piccolo, Picierno, Pistelli, Pizzetti, Pollastrini, Pompili, Porta, Portas, Rampi,

Realacci, Recchia, Ria, Rigoni, Rosato, Rossa, Rossomando, Rubinato, Rugghia, Russo Antonino, Samperi, Sanga, Sani, Santagata, Sarubbi, Sbrollini, Scarpetti, Schirru, Servodio, Siragusa, Sposetti, Strizzolo, Tempestini, Tenaglia, Federico Testa, Tidei, Tocci, Touadi, Trappolino, Tullo, Livia Turco, Vaccaro, Vannucci, Vassallo, Velo, Verini, Vernetti, Vico, Villecco Calipari, Viola, Zaccaria, Zampa, Zucchi, Zunino.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato del presentatore: interrogazione a risposta scritta Rampelli n. 4-01590 dell'11 novembre 2008.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Lanzillotta e Marantelli n. 4-00564 del 7 luglio 2008 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00613;
interrogazione a risposta scritta Lanzillotta n. 4-00790 del 24 luglio 2008 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00614;
interrogazione a risposta orale Lanzillotta n. 3-00197 del 23 ottobre 2008 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00615.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTARISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 6 giugno 2008, alle ore 5,30 del mattino, a Milano, Via Impastato n. 7, decine di agenti della polizia di Stato e della polizia locale coadiuvati dai carabinieri, hanno proceduto ad una operazione di controllo del campo Rom di Milano-Rogoredo;
l'operazione delle forze dell'ordine era stata preannunciata nei giorni precedenti dal Commissario straordinario per l'emergenza Rom, il prefetto Lombardi, sulla base di un più vasto censimento di tutte le comunità Rom e Sinte presenti a Milano e nella provincia;
l'insediamento rom di Milano-Rogoredo è autorizzato dal comune di Milano e quindi in piena regola ed è abitato da circa 35 persone appartenenti alla famiglia Bezzecchi, tutti individui con una occupazione stabile, di cittadinanza italiana da generazioni e residenti a Milano da lunghi decenni e quindi registrati all'anagrafe;
durante l'operazione di censimento/identificazione/monitoraggio le forze dell'ordine hanno impedito agli appartenenti alla comunità Rom di allontanarsi dal campo per poi procedere non solo all'acquisizione, ma anche alla fotografia/copiatura dei loro documenti di identità (peraltro normalissime carte di identità rilasciate dal comune di Milano);
nel caso di specie, pertanto, il monitoraggio del campo Rom e l'identificazione degli ospiti, lungi dal rappresentare un normale e utile censimento conoscitivo così come predisposto nell'ambito dell'ordinanza adottata nei giorni scorsi dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, si è trasformato ad avviso degli interroganti in una vera e propria "schedatura su base etnica" della popolazione Rom insediata nel campo comunale di Via Impastato n. 7 ossia in una iniziativa discriminatoria condotta in violazione dei più elementari diritti costituzionali di cittadini italiani residenti a Milano da oltre quattro decenni;
peraltro il modus procedendi delle forze dell'ordine e la conseguente identificazione/schedatura di decine di cittadini italiani di etnia Rom non trova giustificazione alcuna posto che gli abitanti del campo nomadi in questione non risultano essere destinatari di denunce penali né di provvedimenti da parte dell'autorità giudiziaria -:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero, con particolare riferimento alla acquisizione e relativa fotografia/copiatura dei documenti di identità della popolazione di etnia Rom insediata nel campo nomadi sito in Milano, Via Impastato n. 7;
se durante l'operazione di censimento/monitoraggio del campo Rom di Milano-Rogoredo siano stati rispettati le leggi vigenti e/o i diritti fondamentali delle

persone, tutte di cittadinanza italiana, in esso alloggiate;
se non ritenga opportuno autorizzare la presenza di un comitato di controllo indipendente sul modello di quelli previsti dall'OSCE durante lo svolgimento delle operazioni di censimento territoriale dei campi rom.
(4-00369)

Risposta. - Gli interventi del Prefetto di Milano, nel quadro di quanto previsto dall'ordinanza del Presidente del consiglio del 30 maggio 2008, sono finalizzati a rimuovere le situazioni di degrado esistenti nei campi nomadi della Lombardia e a promuovere condizioni di vivibilità nella legalità, consentendo l'accesso ai servizi di carattere sociale, assistenziale, sanitario e scolastico, soprattutto per i minori, maggiormente esposti a rischi di abuso e di sfruttamento.
Per tale motivo, a Milano la mattina del 6 giugno 2008, alle ore 6,00 (orario in cui gli occupanti del campo non si erano ancora allontanati per lo svolgimento delle loro attività quotidiane) sono iniziate le operazioni di censimento degli ospiti del campo nomadi autorizzato di via Impastato 7, condotte da personale della questura, dell'Arma dei carabinieri, da operatori della polizia locale e del comune.
I controlli ai campi autorizzati sono previsti anche dal regolamento comunale che gli ospiti si impegnano ad osservare nel momento in cui chiedono di accedere alla struttura. Nel caso di specie hanno avuto anche la finalità di verificare l'effettiva presenza di persone aventi titolo a soggiornare nel campo, poiché spesso sono stati segnalati abusivi.
Sono state censite 28 persone, tutte di nazionalità italiana, di cui 9 con precedenti penali per reati contro il patrimonio e le persone.
Durante l'intervento, il personale della polizia locale ha fotografato i documenti degli ospiti, per riscontrarne l'autenticità e per poter redigere apposite tessere di accesso all'area comunale, individuali e dotate di fotografie e di dati anagrafici.
La fotocopiatura dei documenti è peraltro una prassi normale, diffusa in uffici e banche.
Man mano che venivano censiti, gli occupanti hanno potuto lasciare l'area. Le operazioni, durate circa 2 ore, si sono svolte regolarmente, nel pieno rispetto della dignità e dei diritti fondamentali della persona e secondo le modalità stabilite dalle linee guida per l'attuazione, delle ordinanze, emanate lo scorso mese di luglio.
Attraverso le linee guida, in particolare, è stata assicurata l'uniformità dei comportamenti nelle tre regioni interessate dagli interventi di emergenza relativi agli insediamenti di comunità nomadi nonché il rispetto delle norme nazionali ed internazionali che regolano la tutela della
privacy. Sono state anche fornite indicazioni per procedere al censimento degli insediamenti, delle persone e dei nuclei familiari, nonché all'identificazione delle persone non in grado di dimostrare la loro identità.
È stata anche richiamata l'attenzione dei commissari delegati sull'esigenza che tutti gli interventi attuativi delle ordinanze avvengano nel rispetto dei diritti fondamentali e della dignità della persona, in conformità con l'ordinamento giuridico e le direttive comunitarie.
Si precisa, infine che le ordinanze con le quali sono stati nominati i commissari delegati per l'emergenza nomadi non hanno previsto la presenza, nel corso delle operazioni di censimento, di organismi di controllo indipendenti, appartenenti a organizzazioni internazionali. Peraltro, la commissione europea, anche sulla base del rapporto inviato il 1o agosto scorso al commissario Barrot, ha condiviso l'azione del Governo italiano, ritenendo sia il censimento che le modalità di svolgimento, misure non discriminatorie e quindi in linea con la normativa europea.

Il Ministro dell'interno: Roberto Maroni.

BRIGUGLIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il signor Valastro Bruno nato il 14 aprile 1940 a Taormina, ivi residente in vicolo I di via del Ginnasio, incensurato, è proprietario e gestore di quattro alberghi

ubicati in Taormina-Mazzarò: l'Ipanema Hotel, con annesso stabilimento balneare Ipanema beach club, in Villa Bianca Hotel il Ranieri Principe Villa Bianca Resort; il Maison Jolie;
nel mese di gennaio di quest'anno, il signor Valastro si è recato a Santiago di Cuba per rendere omaggio alla salma della moglie cubana deceduta in un incidente automobilistico, e, riportare in Italia la figlia Lilla di cinque anni. La sera del 29 gennaio 2008, nel rientrare in albergo, l'Hotel Melia di Santiago di Cuba in cui alloggiava, con l'autovettura presa a noleggio, il signor Valastro è stato investito da una motocicletta condotta da un giovane cubano risultato privo di patente, di casco, con tasso alcolemico di gran lunga superiore consentito, che ha disgraziatamente perso la vita, mentre la compagna di viaggio è rimasta illesa;
a seguito di una indagine di polizia che all'interrogante risulta essere stata frettolosa e senza contraddittorio, il signor Valastro è stato ingiustamente tratto a giudizio per omicidio colposo, processato e condannato, nonostante le risultanze dell'istruttoria dibattimentale avessero smentito le conclusioni delle indagini di polizia e della requisitoria del Pubblico Ministero;
solo perché cardiopatico il signor Valastro ha evitato la detenzione in carcere ed ha beneficiato degli arresti domiciliari e della libertà vigilata;
il legale cubano che patrocina il signor Valastro lo ha indotto a sperare nella espulsione, ove la sentenza di condanna fosse passata in giudicato, ma sfortunatamente il Pubblico Ministero l'ha appellata;
il signor Valastro ha necessità indifferibile ed urgente stante anche l'impedimento che lo trattiene a Cuba di rientrare in Italia per attendere alla onerosa e complessa gestione delle sue attività imprenditoriali e ancor più per curarsi personalmente della piccola Lilla;
il signor Valastro inoltre deve decidere insieme ai medici curanti se sottoporsi o non ad un ulteriore intervento cardio-chirurgico, tenuto conto delle sue precarie condizioni di salute, attestate da certificazioni prodotte alle autorità cubane;
è da tenere in particolare considerazione lo stato affettivo-sociale della piccola Lilla, figlia del signor Valastro che, in atto assistita dagli zii a Taormina, ha perso la madre e nel contempo è privata del padre a causa dell'assurda detenzione sopraccitata;
quella che sta vivendo il signor Valastro è una situazione incompatibile con i più elementari principi di libertà e giustizia riconosciuti dalla civiltà giuridica internazionale;
l'Ambasciata d'Italia all'Avana ha esperito iniziative in favore del signor Valastro che purtroppo finora non hanno dato risultati risolutivi -:
quali iniziative, anche di portata straordinaria a livello di Governi, intenda esperire perché il signor Bruno Valastro possa al più presto rientrare in Italia ed essere restituito alla sua famiglia, al suo ruolo di genitore unico della piccola Lilla, e alle sue attività imprenditoriali da cui per altro dipendono significativi livelli occupazionali.
(4-01065)

Risposta. - Il caso del signor Bruno Valastro, condannato ad un anno di reclusione dalle autorità cubane, è stato seguito, fin dal suo inizio, con la massima attenzione sia dal ministero degli affari esteri che dall'ambasciata a L'Avana.
Fin dall'emissione della condanna definitiva del connazionale la rappresentanza si è adoperata, in particolare, per fornire all'interessato ogni possibile assistenza mantenendosi con lui in costante contatto. La stessa ambasciata è altresì intervenuta a più riprese presso le competenti autorità cubane per sostenere la domanda di espulsione dal paese del signor Valastro, presentata dall'interessato il 3 giugno 2008, per ragioni umanitarie a causa del suo delicato stato di salute. Il locale ministero degli affari esteri ha già espresso il parere favorevole ed ora si attende il via libera del Ministero della giustizia.


A testimonianza dell'impegno profuso per giungere ad una conclusione positiva della vicenda, l'ambasciatore italiano, di concerto con questo ministero degli affari esteri, ha trasmesso il 15 settembre 2008, una lettera personale al Ministro degli affari esteri cubano, con la quale ha fatto stato delle precarie condizioni psico-fisiche del signor Valastro e ha perorato la richiesta di espulsione, chiedendo che possa essere esaminata con celerità.
Questa amministrazione ha provveduto, altresì, a sottoporre la vicenda del nostro connazionale all'attenzione dell'incaricato d'affari cubano a Roma, in occasione di un incontro che ha avuto luogo il 5 agosto 2008.
È bene precisare infine che il connazionale ha sinora scontato otto dei dodici mesi di reclusione inflittigli, gode del beneficio della libertà condizionale e non è sottoposto ad alcuna limitazione quanto agli spostamenti all'interno del Paese.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Enzo Scotti.

CICCANTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sempre più spesso, le agenzie di stampa danno notizia di giudizi civili finiti in Cassazione anche quando investono questioni di mero principio e prive di significativo valore economico (di recente, ad esempio, la suprema Corte di cassazione è stata chiamata a pronunciarsi nel caso di alcuni familiari di un defunto che avevano chiesto un risarcimento danni ad un sacerdote a cui avevano versato 10 euro per la commemorazione del proprio caro: il prete aveva sbagliato l'orario della messa e, di qui, la richiesta risarcitoria);
si potrebbe prospettare l'opportunità di porre a carico della parte soccombente i costi sostenuti dallo Stato per i processi civili in quelle cause che appaiono di mero principio;
si potrebbero considerare di mero principio tutte quelle controversie il cui valore sia al di sotto di una determinata soglia;
nella XV legislatura la presente interrogazione è stata presentata al Senato (atto Senato n. 4-03415 del 26 febbraio 2008) rivolta al Ministro della giustizia, ma essa non ha ricevuto risposta -:
se non intenda intervenire per regolamentare il carico delle spese di giustizia per le cause di mero principio.
(4-01020)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame con la quale si chiede di conoscere se si intenda intervenire per regolamentare il carico delle spese di giustizia per le cause di mero principio, si segnala che nel disegno di legge 1441-bis, presentato dal Governo e recante «Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile», approvato dalla Camera il 2 ottobre 2008, e ora passato al Senato con il numero 1082, è contenuta una regolamentazione più rigorosa delle spese processuali.
In primo luogo, è prevista una disciplina più restrittiva della compensazione, prevedendosi che le spese possano essere compensate - oltre all'ipotesi della soccombenza reciproca - soltanto quando «concorrono altre gravi ed eccezionali ragioni, esplicitamente indicate nella motivazione».
In secondo luogo, viene modificato l'articolo 96 cpc prevedendosi che, in caso di condanna alle spese, il giudice, anche d'ufficio, possa altresì condannare «la parte soccombente al pagamento, a favore della controparte, di una somma equitativamente determinata, non inferiore a euro 1.000 e non superiore a euro 20.000».
L'insieme di tali misure - che si aggiungono a quelle già contenute nell'articolo 385 cpc per il giudizio davanti alla Corte di cassazione - consentirà al giudice di scoraggiare la proposizione di cause di mero principio, addossando alla parte soccombente non soltanto, e con maggiore frequenza, le spese sostenute dalla controparte, ma un'aggiuntiva misura sanzionatoria.

Il Ministro della giustizia: Angelino Alfano.

CIMADORO e PIFFARI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel decreto-legge 27 maggio 2008 n. 93 recante "Disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie", all'articolo 5-bis, comma 278, si predispone un consistente ridimensionamento degli stanziamenti in materia di edilizia penitenziaria, che passano dai 70 milioni di euro, previsti dalla legge finanziaria n. 244 del 2007 per il triennio 2008/2010 finalizzati all'adeguamento infrastrutturale degli edifici esistenti e la realizzazione di quelli nuovi, agli appena 15 milioni per il medesimo periodo;
l'effetto prodotto dall'indulto per il quale la popolazione carceraria si è ridotta di circa il 33 per cento, passando da 60.000 detenuti a 38.000 nel 2006, è in netto ridimensionamento. Nel 2007, infatti, erano già tornati a 47.000 ed oggi si aggirano intorno ai 54.794;
valutazioni di massima, che tengono in considerazione il trend di crescita della popolazione carceraria, inducono a ritenere realistica una previsione di un ritorno a breve alla situazione di emergenza che aveva reso necessario, ma non ineluttabile o condivisibile, l'indulto;
nell'articolo del quotidiano La Repubblica del 25 giugno 2008 si legge che nel carcere "a custodia attenuata" di Empoli, di oltre mille metri quadrati, sono presenti appena 4 detenute a fronte di 22 agenti penitenziari e 6 dipendenti ministeriali;
le istituzioni competenti hanno espresso la volontà di non trasformare la struttura in una ordinaria casa di reclusione e di mantenerne la destinazione attuale di Centro diagnostico terapeutico, al fine di preservare l'originario fine sociale di recupero e reinserimento sotteso alla creazione della stessa -:
se e come il Governo intenda intervenire su tali situazioni che, per pur partendo da intenti filantropico-educativi, rischiano di essere portate all'attenzione dell'opinione pubblica come massima espressione di spreco, e quali criteri saranno applicati per distinguere l'indispensabile dal superfluo.
(4-00551)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si rappresenta, preliminarmente, che i problemi di sovraffollamento che attualmente affliggono i penitenziari italiani impongono interventi di riorganizzazione nella gestione delle persone detenute e dei circuiti oltre ad un significativo incremento dell'accesso alle misure alternative.
In ogni caso, non si potrà prescindere dall'acquisizione di ulteriori spazi detentivi.
In questa direzione l'amministrazione penitenziaria è già concretamente impegnata per l'attuazione di un programma edilizio che prevede, da una parte, interventi di ristrutturazione di padiglioni in precedenza chiusi o di ampliamento degli istituti preesistenti mediante la costruzione di nuovi padiglioni e, dall'altra, la costruzione di nuovi istituti penitenziari, in sostituzione di strutture penitenziarie che versano in condizioni tali da dover essere dimesse. Si deve tenere presente, infatti, che il 20 per cento degli istituti attualmente in funzione è stato costruito in epoca compresa tra il 1200 ed il 1500 ed è soggetto a vincoli dei beni culturali, mentre il 60 per cento degli stessi è stato realizzato da oltre un secolo e non è adattabile alle prescrizioni del regolamento penitenziario vigente.
A questo riguardo non sarà forse superfluo sottolineare come, allo stato, solo il 16 per cento circa dei posti detentivi disponibili risulti in regola con le prescrizioni introdotte con il regolamento penitenziario approvato con il decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000, mentre una prima stima degli oneri economici che si prevedono necessari per l'adeguamento delle rimanenti strutture, ammonta a euro 400.000.000.
Il programma di ampliamento delle strutture già esistenti ha portato nel 2007 e in questi mesi del 2008 al recupero di 489 posti; porterà nell'anno in corso ad acquisire la disponibilità di altri 1.917 posti; nel triennio successivo consentirà il recupero di

ulteriori 2.400 posti, e ancora, successivamente, permetterà di realizzare altri 2.956 nuovi posti. Il tutto per un totale di 7.762 nuovi posti detentivi, già finanziati e conformi alle prescrizioni regolamentari, così da determinare un incremento complessivo della capienza tollerabile di circa 11.000 posti.
Per quanto attiene, in particolare, alla casa circondariale femminile di Empoli, si rappresenta che la struttura, originariamente destinata a casa mandamentale, è stata acquisita dall'amministrazione penitenziaria, con decreto ministeriale del 10 maggio 1991, con l'obiettivo di trasformarla in sezione distaccata della casa circondariale di Firenze Sollicciano, riservata a detenuti tossicodipendenti.
Dopo un breve periodo, anche a causa dei pareri contrari espressi dalle autorità locali e da organi di stampa, si optò per la definitiva destinazione dell'istituto alla custodia delle detenute tossicodipendenti.
La difficoltà, nel tempo, di mantenere una presenza di donne numericamente adeguata, ha indotto l'amministrazione penitenziaria a modificarne i criteri di accesso ma con scarsi risultati.
Tenuto conto che le capacità ricettive consentirebbero un maggiore e più proficuo utilizzo della struttura, il provveditore regionale competente sta elaborando un progetto finalizzato a destinare l'istituto a casa di cura e custodia che, una volta definito, sarà trasmesso agli uffici competenti per una valutazione approfondita.

Il Ministro della giustizia: Angelino Alfano.

DI PIETRO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel nostro Paese lo stato dell'amministrazione della giustizia è a dir poco allarmante, personale scarso e fondi insufficienti sono purtroppo caratteristiche strutturali del nostro sistema giudiziario;
il personale giudiziario sopravvive in una situazione del tutto particolare come fosse una "sorta di personale ad esaurimento". Il blocco delle assunzioni e la mancata sostituzione del turn-over ha precipitato le presenze dalle 44.027 del 2001 (picco massimo) alle attuali 40.517, i magistrati in organico risultano dal 1° marzo 2008 9.153, con 956 posti che risultano a tutti gli effetti scoperti;
le somme dovute per i cosiddetti consumi intermedi che consentono agli uffici di "vivere" (acqua, luce, gas, benzina, autovetture) hanno subìto nel corso degli anni "una radicale riduzione", passando
dagli oltre 202 milioni stanziati nel 2002 ai 107 del 2006, con un saldo negativo del 48 per cento;
nelle ultime settimane il Governo ha ripetutamente annunciato una riforma della giustizia, ma le reali necessità per il suo corretto funzionamento restano completamente ignorate, tanto che l'attuale Governo ha deciso con la legge n. 133 del 2008 di determinare ulteriori tagli alle spese destinate alla giustizia che provocheranno inevitabilmente un ulteriore diminuzione delle piante organiche del personale;
si apprende che nella giornata del 23 settembre 2008 si è svolta la manifestazione della Anm a Palermo convocata per denunciare pubblicamente le ulteriori gravi disfunzioni che deriveranno dai nuovi tagli alle spese della giustizia -:
se il Governo intenda intervenire al più presto, nel rispetto delle proprie ed altrui competenze, per sostenere concretamente le necessità reali del nostro sistema giudiziario principalmente in quei tribunali maggiormente impegnati nella lotta alla criminalità organizzata.
(4-01105)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si comunica che l'articolo 74, comma 1 del decreto-legge n. 112 del 2008, (convertito in legge n. 133 del 2008) ha previsto la riduzione delle dotazioni organiche di tutte le Amministrazioni, senza eccezioni per il Ministero della Giustizia, con un risparmio non inferiore al 10 per cento.


Questo ministero, al fine di evitare di vedersi quantificata la dotazione organica del personale con riferimento a quello in servizio alla data del 30 settembre 2008, ha formulato, fin dal 6 agosto 2008, ai competenti ministeri per la pubblica amministrazione e innovazione e dell'economia, un'articolata proposta di modifica delle dotazioni organiche dell'Amministrazione giudiziaria (già quantificata in 47.366 unità), che, pur rispettando il limite economico del 10 per cento imposto per legge, ha ridotto le unità complessive solo del 7 per cento, con una riduzione pari a 3.256 unità.
La citata riduzione riguarda, al momento, solo la dotazione organica complessiva, senza alcuna ricaduta immediata sugli uffici giudiziari, le cui esigenze verranno valutate in sede di revisione delle piante organiche, tenendo in evidenza le particolari necessità degli uffici giudiziari così detti di «frontiera».

Il Ministro della giustizia: Angelino Alfano.

DIMA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'Associazionenazionale magistrati, in un suo recente incontro in Calabria, nell'evidenziare alcune tra le più importanti problematiche in cui si dibattono gli uffici giudiziari dei distretti di Corte d'appello di Catanzaro e di Reggio Calabria, avrebbe lanciato l'allarme sullo stato di paralisi in cui concretamente rischierebbero di cadere alcuni Tribunali della regione;
tra queste, la più critica e preoccupante sarebbe l'ormai cronica carenza di organici che, coinvolgendo le sezioni civili e penali nonché gli uffici di cancelleria, provocherebbe ripercussioni evidenti sulla necessità di dare risposte certe ai cittadini in materia di amministrazione della giustizia;
in base ai dati in possesso dell'Associazione nazionale magistrati, le carenze nelle dotazioni organiche dei singoli uffici giudiziari sia attesterebbero tra un minimo del 20 per cento ed un massimo del 50 per cento come nel caso dei Tribunali di Vibo Valentia, Locri e Rossano;
il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Rossano, un suo sostituto e due giudici dello stesso Tribunale sono stati trasferiti senza che sia stata disposta la loro sostituzione mentre un giudice è in astensione obbligatoria ed un altro sta per esservi collocato;
nella Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vibo Valentia lavorano quattro sostituti sui sei della dotazione organica; la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi ha solo quattro sostituti sui dieci previsti dalla pianta organica; situazioni di estremo disagio si registrano anche nell'ufficio GIP del Tribunale di Reggio Calabria;
a fronte di questi dati, l'Associazione nazionale magistrati avrebbe addirittura parlato di possibile chiusura di quegli uffici giudiziari in cui si registrerebbero le più alte ed evidenti carenze negli organici -:
quali iniziative di propria competenza intenda intraprendere il Ministro della giustizia per garantire la piena funzionalità degli uffici giudiziari calabresi in ordine alla necessaria copertura degli organici.
(4-00586)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, si rappresenta quanto segue.
Per quanto attiene all'invocato incremento dell'organico del personale di magistratura si evidenzia che le esigenze operative degli uffici requirenti compresi nella regione Calabria sono già state oggetto di positiva valutazione in occasione degli interventi di ripartizione delle 546 unità di magistrato recate in aumento dalla legge n. 48 del 2001, realizzati con decreti ministeriali 23 gennaio 2003, 7 aprile 2005 e 8 aprile 2008.
Con i provvedimenti citati sono stati complessivamente disposti i seguenti aumenti:

un magistrato distrettuale requirente presso la procura generale di Catanzaro; due sostituti procuratori presso la procura della Repubblica di Catanzaro; un sostituto procuratore presso la procura della Repubblica di Paola; un magistrato distrettuale requirente presso la procura generale di Reggio Calabria; due sostituti procuratori presso la procura della Repubblica di Reggio Calabria.
Si segnala inoltre che, con decreto ministeriale 4 settembre 2007, a seguito di specifica richiesta del responsabile dell'ufficio, si è altresì provveduto ad istituire nell'ambito della pianta organica della procura della Repubblica presso il tribunale di Reggio Calabria un ulteriore posto di procuratore aggiunto mediante contestuale soppressione di un posto di sostituto procuratore.
Si evidenzia altresì che per effetto della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria per l'anno 2008), il ruolo organico della magistratura è stato ulteriormente ampliato in ragione di 42 unità che verranno anch'esse distribuite tra gli uffici giudiziari secondo i medesimi criteri già seguiti nelle precedenti occasioni, improntati a realizzare un riequilibrio dei carichi di lavoro sulla scorta dei valori medi rilevati con riferimento ai procedimenti sopravvenuti per unità di magistrato.
In tale contesto, eventuali ulteriori esigenze di incremento delle risorse organiche del personale di magistratura della Regione in esame saranno tenute in debita considerazione nell'ambito delle necessarie valutazioni comparative.
Per entrare ora nel dettaglio degli organici togati della regione si riferiscono i dati comunicati dal competente Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria.
L'organico magistratuale togato della procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria (composto, oltre al capo dell'Ufficio, da tre procuratori aggiunti presso il Tribunale e da 24 sostituti procuratori della Repubblica) presenta, allo stato, la vacanza dei tre predetti posti di procuratore aggiunto (vacanze pubblicate dal Consiglio superiore della magistratura con telex n. 11046 del 2 maggio 2008).
L'organico magistratuale togato del Tribunale di Reggio Calabria (composto, oltre al capo dell'Ufficio, da 6 presidenti di sezione e 41 giudici, 4 dei quali con funzioni di giudice del lavoro) presenta invece la vacanza di tre dei predetti sei posti di presidente di sezione (vacanze pubblicate dal Consiglio superiore della magistratura con telex n. 11046 del 2 maggio 2008).
La procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi (il cui organico magistratuale togato risulta composto, oltre al capo dell'Ufficio, da un procuratore aggiunto presso il tribunale e da 10 sostituti procuratori della Repubblica) presenta altresì la vacanza del posto di procuratore della Repubblica (pubblicato con telex n. 21248 del 1o agosto 2008), del posto di procuratore giunto presso il tribunale (pubblicato con telex n. 11046 del 2 maggio 2008), nonché di 4 dei predetti posti di sostituto Procuratore (tutti pubblicati dal Consiglio superiore della magistratura con telex n. 14972 del 9 giugno 2008).
L'organico magistratuale togato del Tribunale di Palmi (composto, oltre al capo dell'Ufficio, da 3 Presidenti di sezione e 27 giudici) presenta la vacanza di sette dei predetti posti di giudice (tre dei quali risultano pubblicati dal Consiglio superiore della magistratura con telex n. 12945 del 25 maggio 2007).
L'organico togato della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Locri (composto dal Procuratore della Repubblica e da 8 sostituti procuratori della Repubblica) risulta attualmente vacante di 2 unità di sostituto procuratore (entrambe pubblicate con telex n. 14972 del 9 giugno 2008).
L'organico magistratuale togato del Tribunale di Locri (composto, oltre al suo Presidente, da 3 Presidenti di sezione e 23 giudici, 3 dei quali con funzioni di giudice del lavoro) presenta la attuale vacanza di uno dei predetti posti di Presidente di sezione, nonché di tre posti di giudice (uno dei quali pubblicato dal Consiglio superiore della magistratura con telex n. 12945 del 25 maggio 2007).
Quanto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro (il cui organico togato è composto, oltre al capo

dell'Ufficio, da due procuratori aggiunti presso il Tribunale e da 18 sostituti procuratori della Repubblica), essa presenta, allo stato, la vacanza di una delle figure di procuratore aggiunto (vacanza pubblicata con telex n. 11046 del 2 maggio 2008), nonché di 6 unità di sostituto procuratore (anch'esse pubblicate con telex consiliari del 25 maggio 2007 e 9 giugno 2008).
La situazione organica del personale di magistratura togata del Tribunale di Catanzaro (comprensiva, oltre alla figura del capo dell'Ufficio, di 5 Presidenti di sezione e di 34 giudici, due dei quali con funzioni di giudice del lavoro) presenta, invece, la vacanza di 5 dei 34 predetti posti di giudice di cui attualmente l'Ufficio è dotato (ma non ancora pubblicati dal Consiglio superiore della magistratura).
L'organico magistratuale togato delle Procure della Repubblica presso i Tribunali di Crotone e di Vibo Valentia (ciascuno composto dal procuratore della Repubblica e da 6 sostituti procuratori della Repubblica) presenta, in ciascuno dei due uffici, la vacanza di uno dei predetti posti di sostituto procuratore (pubblicati dal Consiglio superiore della magistratura con telex n. 14972 del 9 giugno 2008).
L'organico magistratuale togato del tribunale di Crotone (composto, oltre al capo dell'Ufficio, da un presidente di sezione e 20 giudici, due dei quali con funzioni di giudice del lavoro) presenta, allo stato, la vacanza del posto di residente di sezione, nonché di 6 degli anzidetti 20 posti di giudice (uno dei quali risulta pubblicato dal Consiglio superiore della magistratura con telex n. 12945 in data 25 maggio 2007).
L'organico magistratuale togato del Tribunale di Vibo Valentia (composto dal capo dell'Ufficio, da un presidente di sezione e 17 giudici, due dei quali con funzioni di giudice del lavoro) presenta la vacanza del posto di Presidente del Tribunale (pubblicato con telex n. 10140 del 18 aprile 2008), nonché di 8 degli anzidetti 20 posti di giudice (uno dei quali risulta pubblicato dal Consiglio superiore della magistratura con telex n. 12945 in data 25 maggio 2007).
La procura della Repubblica presso il tribunale di Rossano (il cui organico magistratuale togato risulta composto dal capo dell'Ufficio e da 4 sostituti procuratori della Repubblica) presenta invece la vacanza di uno dei predetti posti di sostituto procuratore (pubblicato dal Consiglio superiore della magistratura con il citato telex n. 14972 del 9 giugno 2008).
L'organico magistratuale togato del tribunale di Rossano (composto, oltre al capo dell'Ufficio, da un presidente di sezione e da 11 giudici, uno dei quali con funzioni di giudice del lavoro) presenta invece la vacanza del posto di presidente del Tribunale e del posto di presidente di sezione (non ancora pubblicati dal Consiglio superiore della magistratura).
Riguardo la procura della Repubblica presso il tribunale di Paola (il cui organico togato è composto, oltre al capo dell'Ufficio, da 6 sostituti procuratori della Repubblica), si precisa che essa presenta la attuale vacanza di 2 unità di sostituto procuratore (una delle quali vacanze risulta pubblicata con telex n. 14972 14 del 9 giugno 2008).
L'organico togato del tribunale di Paola (composto, oltre al capo dell'Ufficio, da un presidente di sezione e da 15 giudici, uno dei quali con funzioni di giudice del lavoro) presenta altresì la vacanza del posto di presidente del tribunale e di uno dei posti di giudice (non ancora pubblicati dal Consiglio superiore della magistratura).
L'organico magistratuale togato della procura della Repubblica presso il tribunale di Cosenza (composto, oltre al capo dell'Ufficio, da un procuratore aggiunto presso il tribunale e da 12 sostituti procuratori della Repubblica) presenta, infine, la vacanza del posto di procuratore aggiunto (pubblicato con telex n. 11046 del 2 maggio 2008), nonché di una delle predette unità di sostituto procuratore (anch'essa pubblicata dal Consiglio superiore con telex n. 14972 del 9 giugno 2008).
L'organico magistratuale togato del Tribunale di Cosenza (composto, oltre al Capo dell'Ufficio, da 5 presidenti di sezione e da 30 giudici, 5 dei quali con funzioni di giudice del lavoro) presenta, da ultimo, la vacanza di 3 posti di presidente di sezione (non ancora pubblicati dal consiglio superiore della magistratura).


Si fa presente, infine, che proprio per sopperire al problema della scopertura dell'organico nelle sedi disagiate, su proposta del Ministro della giustizia è stato emanato il decreto-legge n. 143 del 16 settembre 2003, recante «Interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario». Il decreto-legge già convertito in legge dalle Camere introduce un regime di benefici (economici e di carriera) finalizzato ad incentivare il trasferimento dei magistrati con anzianità ed esperienza nelle sedi disagiate alle quali, sulla base delle nuove disposizioni sull'ordinamento giudiziario, non possono essere destinati magistrati di prima nomina.

Il Ministro della giustizia: Angelino Alfano.

DIMA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
con lettera prot. n. 13382 del 18 settembre 2008, il Vice Sindaco e l'Assessore all'Agricoltura pro tempore del Comune di isola Capo Rizzuto (Crotone) informavano l'interrogante, in qualità di competente della XIII Commissione permanente Agricoltura della Camera dei deputati, della grave situazione economica e sociale che il territorio comunale sta vivendo da alcuni anni per la cronica carenza idrica che determina enormi problemi all'economia locale con danni anche di immagine per il Comune e per la Regione Calabria;
la crisi idrica potrebbe continuare a provocare ulteriori guasti a settori importanti dell'economia del territorio come la zootecnia e l'agricoltura;
l'approvvigionamento idrico avviene attraverso una condotta adduttrice principale che parte dai laghi silani Arvo ed Ampollino, attraversa i Comuni di Petilia Policastro, Roccabernarda e Cutro ed infine giunge nel territorio di Isola Capo Rizzuto dove si divide in due tronchi che servono, l'uno, il bacino di S. Anna, che è destinato a rifornire la zona costiera del territorio isolano e che è attualmente vuoto, e l'altro, il territorio più a monte;
l'Ente gestore delle risorse idriche è l'EON, già ENDESA, che, in base ad una convenzione stipulata con la Regione Calabria, ha l'obbligo di fornire l'acqua ai Consorzi di bonifica presenti sul territorio del Comune di Isola Capo Rizzuto nel periodo compreso tra il 1° maggio ed il 30 settembre di ogni anno per un totale di circa 24 milioni di metri cubi l'anno mentre, in caso di siccità, la quantità minima da fornire è ridotta del 20 per cento;
l'acqua è fornita agli utenti direttamente dai Consorzi di bonifica presenti sul territorio che, fino alla fine del mese di agosto 2008, erano quelli di Capo Colonna, in cui ricadeva il Comune di Isola Capo Rizzuto, e di Alli-Castella mentre attualmente opera un unico Consorzio di bonifica denominato "Ionio Crotonese";
la crisi idrica, causata da un negativo andamento meteorologico risalente al 2006, ha determinato, nel mese di febbraio 2008, la captazione (alle opere di presa) di un quantitativo d'acqua di appena 270 litri/secondo contro i 1250 litri/secondo del 2007 e che ciò non ha permesso alcun accumulo significativo nell'invaso di Sant'Anna;
durante la stagione estiva appena trascorsa, si sono registrate notevoli carenze idriche che hanno messo in sofferenza l'intero sistema irriguo territoriale aggravate da ripartizioni inaccettabili dell'acqua, il 45 per cento al Consorzio di Capo Colonna ed il 55 per cento a quello Alli-Castella, a fronte di una ripartizione prevista, rispettivamente del 70 per cento e del 30 per cento;
la crisi irrigua ha indotto l'Amministrazione comunale, del Comune di Isola Capo Rizzuto (Crotone) a chiedere incontri risolutivi del problema a diverse Istituzioni quali la Regione Calabria, la Provincia di Crotone e la Prefettura di Crotone;

questa crisi potrebbe provocare evidenti problemi al patrimonio della zootecnia, principalmente fondato su imprese a conduzione familiare, ed a quello dell'agricoltura dove i produttori hanno difficoltà a programmare la prossima stagione agricola con il rischio evidente di compromettere il reddito aziendale con forti conseguenze sul piano dell'assunzione di personale -:
quali iniziative, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, nell'ambito delle proprie competenze e responsabilità istituzionali, intenda porre in essere per superare un condizione oggettiva di disagio che non permette di programmare una migliore gestione del patrimonio zootecnico ed agricolo di quel territorio.
(4-01189)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione a risposta scritta in esame, in merito all'emergenza idrica che nella scorsa stagione estiva ha interessato la regione Calabria ed in particolare l'area geografica sottesa al comune di Isola Capo Rizzuto, si rappresenta quanto segue.
Al riguardo, si ritiene opportuno precisare che nell'anno 2007 sono stati avviati i finanziamenti per gli interventi previsti dal Piano irriguo nazionale di cui alla delibera Comitato Interministeriale Programmazione Economica (CIPE) n. 74 del 2005, dei quali quelli ricadenti nella regione Calabria ammontano ad un importo complessivo di euro 31.240.000,00, a fronte dell'importo complessivo di euro 330.000.000,00, destinato dalla delibera alle opere delle aree meridionali, di competenza della gestione commissariale ex Agensud.
Allo stato attuale, è in corso un confronto tra questo dicastero e le regioni, mirante alla programmazione nazionale di ulteriori interventi irrigui, destinati ad aumentare l'efficienza delle opere già programmate e finanziate in passato, aggiornando il quadro di riferimento delineato dal Piano irriguo nazionale.
La nuova programmazione si propone, inoltre, di intervenire su tutto il territorio nazionale con nuove opere irrigue, con particolare riferimento alle aree meridionali, dove si avvertono maggiormente gli effetti dei cambiamenti climatici in atto, a causa dei quali tali regioni sono maggiormente sottoposte a rischio crescente di desertificazione.
In particolare, la regione Calabria, nell'ambito della nuova programmazione per il settore irriguo, ha segnalato a questo dicastero investimenti irrigui per un importo complessivo di euro 125.509.620,00.
Gli interventi proposti, unitamente alle istanze avanzate dalle altre regioni, concorreranno alla definizione di un nuovo programma operativo, da finanziare con le risorse stanziate dalla legge finanziaria 2008.
Inoltre, pur ribadendo l'impegno costante di questa amministrazione ad attuare una politica finalizzata alla realizzazione di opere che consentano un uso razionale ed efficiente delle risorse idriche, si ritiene necessario richiamare l'attenzione degli enti interessati alla gestione della risorsa idrica, affinché possa essere incentivato l'impiego di più evolute tecnologie che consentano di aumentare l'efficienza dei sistemi irrigui esistenti, assicurando il risparmio idrico, con conseguenti benefìci per il settore primario e zootecnico.
Tuttavia, si assicura che l'operato di questo ministero sarà indirizzato a garantire il soddisfacimento delle esigenze infrastrutturali dell'intero paese, tenendo in debita considerazione quelle delle aree meridionali, per le quali appare improcrastinabile la necessità di fronteggiare le crisi idriche che, sempre più frequentemente, si verificano nei periodi estivi, quando le colture sono maggiormente idroesigenti.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

TOMMASO FOTI, POLLEDRI e DE MICHELI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'archivio di Stato di Piacenza, attraverso il Servizio IV della Direzione generale

degli archivi, sta realizzando depositi sussidiari nell'ala est del Monastero di Sant'Agostino, individuata come nuova sede dell'Archivio di Stato di Piacenza;
in detto prestigioso complesso tardo rinascimentale appartenente al demanio dello Stato risultano appaltati i lavori per il secondo deposito di oltre due chilometri di scaffali;
la prosecuzione dei lavori nel triennio 2008-2010 rimane subordinata allo stanziamento di adeguate risorse economiche, quantificate dal direttore dell'Archivio Storico di Piacenza in almeno due milioni di euro -:
se detta quantificazione delle risorse economiche necessarie, sicuramente condivisibile, trovi d'accordo il Ministro interrogato e quali iniziative intenda assumere al riguardo per il prosieguo dei lavori.
(4-00472)

Risposta. - Con riferimento alle problematiche esposte dall'interrogante riguardante l'attuale sede dell'archivio di Stato di Piacenza, si rappresenta che la soluzione di utilizzare l'ex monastero di Sant'Agostino per effettuare nuovi depositi di materiale, è stata condivisa dall'amministrazione comunale che, se da un lato desidera acquisire i locali attualmente occupati dall'archivio di Stato nel palazzo Farnese, dall'altro condivide il progetto di valorizzare il prestigioso complesso rinascimentale di Sant'Agostino, destinandolo a sede di un istituto culturale.
A tale scopo, in sede di programmazione per l'esercizio finanziario 2004, sono stati assegnati euro 400.000,00 ed euro 1.183.466,00 sono stati assicurati nell'esercizio finanziario 2007.
Per la programmazione del triennio 2008/2010, è stato richiesto, per il completamento dell'intervento, uno stanziamento complessivo di euro 2.100.000,00 (euro 700.000,00 per ciascun anno). La carenza dei fondi disponibili, purtroppo, ha impedito di accogliere la richiesta avanzata dalla direzione generale.
Si intende rassicurare l'interrogante che tale problema sarà attentamente considerato per una positiva soluzione in sede di programmazione delle disponibilità finanziarie per il triennio 2009/2011.

Il Ministro per i beni e le attività culturali: Sandro Bondi.

FUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 29 giugno 2008 nei pressi di Castel del Monte è scoppiato un devastante incendio le cui fiamme hanno lambito l'importante vestigia federiciana grazie al pronto intervento dei Vigili del Fuoco e della Protezione civile;
ogni estate Castel del Monte, monumento simbolo della storia italiana e motivo di attrazione per importanti flussi turistici dall'estero, è esposto ai pericoli legati agli incendi spesso di matrice dolosa che scoppiano nella piana che lo circonda -:
quali iniziative ritengano necessarie, ognuno per i settori di propria competenza, per assicurare la sicurezza di Castel del Monte di fronte alla minaccia degli incendi boschivi.
(4-00522)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, si forniscono gli elementi informativi sulla vicenda, pervenuti anche dal ministero dell'interno.
Il 29 giugno 2008 si è verificato un incendio in agro di Andria alla località «Masseria Sei Cani», in territorio ricadente nel parco nazionale Alta Murgia.
Il primo avvistamento è stato registrato alle ore 12.50 da parte della pattuglia del Comando stazione forestale di Corato, che ha consentito l'organizzazione degli interventi, fra i quali una squadra di n. 3 operai della Smartland di Corato e di 18 operai del servizio antincendio della regione Puglia.
Le alte temperature, il vento, nonché la vicinanza di residenze estive e del complesso forestale di «Castel del Monte», hanno reso particolarmente impegnativo l'intervento, che si è concluso con le operazioni

di spegnimento e di bonifica alle ore 15.00 dello stesso giorno.
Dai rilievi eseguiti dal Comando stazione forestale di Andria, è risultato che l'incendio ha interessato una superficie di 32.00.00 ettari, dei quali circa 0.50.00 di superficie forestale ad alto fusto di resinose e la restante parte caratterizzata da incolti, pascoli e in piccola misura di mandorleti.
Non sono stati registrati danni al complesso forestale di «Castel del Monte», a persone e a manufatti.
Il Corpo forestale dello Stato ha riferito che la causa dell'evento potrebbe ricercarsi nella non ancora abbandonata pratica agricola di dare fuoco ai pascoli incolti per finalità di pulitura dei terreni e rinnovo dei pascoli.
Infine, per quanto di competenza di questo dicastero, si assicura che gli uffici periferici provvedono quotidianamente ad adottare ogni misura possibile per la salvaguardia dell'area di proprietà demaniale.

Il Ministro per i beni e le attività culturali: Sandro Bondi.

GRAZIANO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Reggia di Caserta è uno dei monumenti più apprezzati e frequentati d'Italia e riveste particolare interesse nel quadro delle attività di promozione del turismo e nell'ambito della valorizzazione dei beni culturali;
da mesi, attraverso l'informazione nazionale e locale, vengono diffusi inquietanti, gravi e ripetuti segnali di allarme circa:
a) una disattenzione nella gestione delle collezioni ubicate negli Appartamenti Reali, come nell'eclatante caso delle opere di Terrae Motus;
b) un'inefficace gestione (abusivismo commerciale e randagismo incontrollato nel Palazzo Reale e nel Parco Reale) e un incontrollato funzionamento della Reggia (chiavi degli accessi in possesso di privati);
c) un generalizzato degrado del Palazzo Reale e del Parco Reale (come denunciato anche da rappresentanti istituzionali della città nei giorni scorsi);
d) la necessità che le tariffe di utilizzo delle strutture interne del Palazzo Reale siano opportunamente valutate, a partire da quelle standard, per ottimizzare l'interesse che ancora la Reggia riveste nell'ambito delle grandi produzioni di spettacolo nazionali e internazionali -:
quali provvedimenti intenda adottare a fronte del persistere di questo stato di degrado e se non sia opportuno provvedere, per le esigenze che merita per un monumento tra i più belli del mondo, attraverso misure straordinarie come il commissariamento o attuando altre procedure straordinarie;
quali iniziative il Governo e il ministro intendano adottare per riportare la Reggia alle condizioni primarie di monumento ai primi posti nella classifica dei beni culturali italiani.
(4-00845)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, si rappresenta quanto segue.
Gli articoli apparsi sulla stampa in merito alla collezione «
Terrae Motus» sono da ritenersi poco obiettivi perché da una verifica effettuata è risultato che gli ambienti in cui è allestita la collezione sono stati interessati solo dai lavori di restauro degli infissi, che hanno imposto il temporaneo smontaggio di strutture espositive in alcuni vani finestra (quattro o cinque) e da lavori di adeguamento dell'impianto di allarme allo scopo di migliorare le condizioni di sicurezza delle opere.
Tali lavori hanno sicuramente causato disagi alla normale fruizione delle opere esposte, ma gli stessi sono risultati comunque contenuti.
La visita della collezione non è mai stata negata a quanti ne hanno fatto richiesta, ed è stata guidata dal personale specializzato,

che ha, tra l'altro, provveduto a fornire spiegazioni circa la parziale e momentanea chiusura di alcuni ambienti per periodi limitatissimi nei quali la cantieristica imponeva la movimentazione di alcune opere.
Si precisa che la collezione, come da legato testamentario del gallerista Lucio Amelio, viene esposta con rotazione periodica delle opere per favorirne la fruizione e la conseguente valorizzazione.
Nel periodo in cui sono stati eseguiti i lavori, il patrimonio della collezione, tra l'altro, è stato presente in mostre di alto rilievo scientifico nazionali ed internazionali (personale di Mimmo Paladino a Prato - Terremoti d'Italia a Foligno - Warhol-Beyus. Omaggio a Lucio Amelio alla fondazione Mazzotta a Milano - Terremoti d'Italia al Vittoriano di Roma - Keith Haring alla Biennale di Milano e al museo d'arte contemporanea di Lione - Mario Schifano alla galleria d'arte moderna di Roma).
La soprintendenza, inoltre, ha provveduto alla manutenzione ordinaria e straordinaria dei manufatti con restauri di alto profilo tecnico scientifico (
Neapolitan Triptych di James Brown - Terrae Motus di Mario Merz - Re uccisi al decadere della forza di Mimmo Paladino).
Si assicura che sono in via di conclusione i lavori di recupero degli spazi espositivi «ex Cavallerizze» che ospiteranno tutta la collezione in via definitiva.
Per quanto attiene la gestione ed il funzionamento di un complesso monumentale come la Reggia di Caserta è necessario evidenziare che la stessa non può rientrare nei parametri ordinari, in quanto gli spazi sono in minima parte occupati dagli uffici della soprintendenza e dal museo e per la maggior parte assegnati ad altri enti ed istituti (Aeronautica militare, Scuola superiore della Pubblica Amministrazione, Ente Provinciale Turismo (EPT), Pro loco Caserta, alloggi demaniali assegnati a privati).
In ordine al lamentato abusivismo commerciale ed al randagismo incontrollato, la soprintendenza è da anni impegnata, unitamente alle altre istituzioni preposte, al controllo del fenomeno per garantire il massimo decoro che compete al monumento ed evitare ogni possibile disagio ai fruitori.
Si evidenzia che grazie al costante intervento delle forze dell'ordine disposto dalla prefettura di Caserta, dal comune e dall'Azienda Sanitaria locale (A.S.L), detti fenomeni si sono, in questi ultimi tempi, notevolmente ridotti.
Il palazzo reale ed il parco sono da anni oggetto di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria che hanno consentito il recupero strutturale e funzionale di buona parte degli ambienti musealizzati, nonostante la progressiva riduzione dei fondi ordinari non abbia consentito interventi risolutivi.
Ad oggi con una corretta pianificazione delle risorse si è sopperito alle carenze ed evitato lo stato di degrado generalizzato.
Per quanto attiene alle tariffe per l'utilizzo degli spazi, le stesse sono valutate non solo con criteri oggettivi, nel rispetto delle norme e delle circolari ministeriali, ma anche con la giusta sensibilità per la tutela e valorizzazione del complesso monumentale.

Il Ministro per i beni e le attività culturali: Sandro Bondi.

HOLZMANN. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Merano (Bolzano), è stato realizzato negli anni trenta un bellissimo ippodromo che per lungo tempo ha ospitato corse prestigiose ed ha avuto anche l'abbinamento con la lotteria nazionale;
tale struttura è fondamentale e complementare alla vocazione turistica del comune di Merano e delle località limitrofe e genera un interessante indotto, anche sul piano economico;
la struttura oggi necessita di lavori di ristrutturazione ai quali concorreranno gli enti territoriali più importanti, provincia autonoma di Bolzano e comune di Merano, ma è fondamentale anche un impegno

da parte dell'UNIRE per la sistemazione delle piste;
la struttura, una volta ultimati i lavori, soprattutto relativi alle piste, potrà ospitare corse più prestigiose con cavalli maggiormente competitivi e ciò genererà ancora maggiore interesse da parte del pubblico con positive ricadute sul turismo e l'economia locale;
alle venticinque corse annue se ne potranno aggiungere così molte altre, si potrà utilizzare parte dell'ampio parco ad attività di contorno, si potranno organizzare manifestazioni culturali e ricreative e si determinerà una maggiore integrazione ed interazione tra l'ippodromo di Maia e la città di Merano;
i recenti tagli alla finanziaria hanno cancellato, di fatto, l'impegno dell'UNIRE a favore dell'ippodromo di Maia e ciò disattende i precedenti accordi con gli enti territoriali, compromettendo l'intera ristrutturazione;
si rischia di perdere un importante apporto economico da parte di comune e provincia, perdendo così un'occasione unica e forse irripetibile, si compromette seriamente il futuro della struttura con negative implicazioni per tutti -:
se il Ministro sia a conoscenza del grave problema dell'ippodromo di Maia e della necessità di poter contare sui finanziamenti previsti;
se sia intenzione del Ministro reperire le risorse necessarie affinché si possa procedere celermente nel piano di ristrutturazione della struttura.
(4-01023)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in esame si rappresenta quanto segue.
In primo luogo, si fa presente che, con la legge finanziaria 2008, gli importi recati dalla tabella C, per l'attuazione della legge 28 dicembre 1995, n. 549, sono stati incrementati di 2,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010.
Tali risorse sono state destinate all'Unione Nazionale Incremento Razze Equine (UNIRE), con il vincolo di impegnarle a favore del comune di Merano, per la ristrutturazione ed il rilancio dell'ippodromo di Merano-Maia.
Tuttavia, sul capitolo 2200 dello stato di previsione di questo ministero - dove confluiscono i fondi stanziati in tabella C - l'Ispettorato generale di bilancio del Ministero dell'economia e delle finanze ha provveduto, ai sensi dell'articolo 1, comma 507, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), ad accantonare e rendere indisponibile una somma pari a euro 1.176.550,00.
In relazione a ciò, si è quindi reso necessario procedere - con la proposta di riparto del capitolo interessato, attualmente all'esame delle commissioni parlamentari competenti - alla riduzione delle somme attribuite ai soggetti interessati al riparto, tra i quali l'UNIRE, in modo proporzionale alle assegnazioni effettuate nei loro confronti.
Conseguentemente, l'importo di 2.500.000,00 euro inizialmente previsto in finanziaria, si è ridotto ad euro 2.000.000,00, in virtù dei tagli apportati dal citato Ministero dell'Economia e delle Finanze, al capitolo di spesa interessato.
La suddetta somma sarà posta a disposizione dell'UNIRE, non appena concluso il prescritto iter procedurale, presumibilmente entro la fine dell'anno in corso.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

MIGLIORI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
è da alcuni mesi in atto una significativa recrudescenza delle razzie di pascoli da parte di lupi in tutta la zona del Mugello, con forte preoccupazione da parte degli allevatori ma anche dei cittadini che soprattutto nel periodo estivo sono presenti nelle aree boschive di tale zona della provincia di Firenze;
su tale situazione sono più volte concretamente intervenuti la locale Comunità

montana, la Provincia di Firenze e la Regione Toscana sia al fine di sostenere economicamente gli allevatori colpiti, che di allestire misure di sicurezza e prevenzione del fenomeno -:
quali iniziative urgenti anche il Governo intenda assumere in merito, sia sotto il profilo del sostegno ai settori colpiti, sia per quanto concerne una più organica azione di controllo e prevenzione tramite anche l'utilizzo ad hoc della Guardia forestale.
(4-00940)

Risposta. - In merito all'interrogazione a risposta scritta in esame si comunica quanto segue.
Relativamente al periodo a cui si riferisce l'interpellanza (primavera-estate 2008), non risulta affatto un aumento del fenomeno predatorio a carico del bestiame domestico da parte di esemplari di lupo nell'area del Mugello.
Al contrario, gli attacchi agli animali allevati sono negli ultimi anni diminuiti rispetto al periodo 2004-2005, quando si è assistito ad una apprezzabile crescita della presenza del lupo in aree collinari, anche peri-urbane e di fondovalle (monte Morello, monte Giovi, Caldana, crinale del Chianti, fondovalle del Mugello), presumibilmente imputabile ad un analogo e contemporaneo
trend, delle prede naturali (cinghiale, capriolo ed altri ungulati selvatici), per effetto della siccità dell'estate 2003 e della conseguente scarsità di offerta alimentare nelle aree montano appenniniche storicamente frequentate.
Per quanto concerne le preoccupazioni dei cittadini per la propria incolumità personale in relazione alla presenza del lupo, timori di cui l'interrogante si fa portavoce, si ritiene doveroso rassicurare i frequentatori delle campagne e dei boschi ed i numerosissimi turisti che ogni estate visitano i luoghi di maggiore interesse ambientale del territorio provinciale circa l'inoffensività per l'uomo di questo animale.
Il lupo infatti è estremamente schivo, ha abitudini prevalentemente notturne ed e difficilissimo avvistarne qualcuno anche percorrendo a piedi le località più isolate della montagna appenninica per giorni. Inoltre, se dovesse verificarsi uno di questi rari incontri, ci troveremmo di fronte ad un selvatico che, impaurito della presenza dell'uomo, si allontanerebbe rapidamente senza dare nemmeno il tempo di scattare una fotografia.
Queste considerazioni, sono confermate dal personale del Corpo forestale dello Stato in servizio nell'area del Mugello, che, pur frequentando assiduamente la montagna per lavoro o, non può vantare che in rarissimi casi l'esperienza di avvistamento del lupo.
Ad ulteriore conferma di quanto affermato si ritiene utile citare i risultati di uno studio che affronta con un approccio oggettivo e scientifico l'argomento:
The jear aj walves: a review aj walf attacks an humans a cura del Norsk institut for naturforskning (NINA), Trondheim, 2002, AA.VV., promosso dal Ministero dell'Ambiente della Norvegia, riferito al rischio di attacchi all'uomo ad opera del lupo in Scandinavia, Europa continentale, Asia e Nord America.
Nella sezione del rapporto dedicata all'Italia, curata dal professor Luigi Boitani, è riportato che nel nostro paese non ci sono stati più casi documentati di attacchi all'uomo a partire dalla seconda guerra mondiale e i dati storici si fermano al 1800 (casistica pressoché esclusiva delle vittime: bambini che lavoravano come pastori aggrediti nel difendere il bestiame).
Viene inoltre fatto osservare che il pericolo di attacchi da parte di lupi rabidi è attualmente inesistente, in quanto in Italia la rabbia canina è stata debellata a partire dagli anni '60 e non vi sono più stati casi di rabbia fra le popolazioni di canidi selvatici negli ultimi secoli.
Le conclusioni generali dello studio riferiscono che nella vastissima area considerata (Europa, Asia e Nord America) «l'incidenza degli attacchi appare drasticamente diminuita nel corso del ventesimo secolo... Dato che in passato questi animali hanno costituito una minaccia per la tranquillità dell'uomo è facile capire perché oggi noi abbiamo ancora una "paura culturale" del

lupo, paura che è alimentata dai racconti e dalla mitologia».
Dopo aver paragonato i dati di consistenza numerica delle popolazioni di lupo in Europa, Russia e Nord America ai pochi casi di attacchi all'uomo recentemente registrati, lo studio conclude: «Il rischio di essere aggrediti appare oggi molto basso, a dispetto del numero crescente di lupi che popolano questi territori. La ridottissima incidenza di attacchi nel contesto socio-culturale attuale è dovuta, con ogni probabilità, al fatto che le circostanze ed i fattori scatenanti l'attacco del lupo all'uomo al giorno d'oggi non sussistono più».
Se per quanto riguarda l'incolumità della cittadinanza come si è visto non c'è motivo di allarmarsi, la presenza del lupo provoca comunque in taluni casi danni a carico degli allevatori che possono essere anche rilevanti.
Per far fronte a tali problematiche, la regione Toscana ha emanato nel 2005 la legge regionale n. 26 del 2005 «Tutela del patrimonio zootecnico soggetto a predazione» che introduce per la prima volta in Italia la formula del contributo regionale, alle aziende sulle polizze assicurative per i danni al bestiame.
Parallelamente, gli enti locali hanno intrapreso alcune iniziative mirate ad approfondire la conoscenza del fenomeno ed a fornire sostegno agli allevatori in difficoltà.
Di tali iniziative si fornisce di seguito un breve quadro informativo:
la provincia di Firenze, settore agricoltura, caccia e pesca, ha in corso (anni 2006-2008, ma è certo il rinnovo) un progetto di monitoraggio della popolazione di lupo, attuato attraverso l'indagine genetica affidata all'(ISPRA) Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale - ex Istituto Nazionale Fauna Selvatica (INFS) mediante la tecnica del
wolf-howling. A tali attività partecipa attivamente il Corpo forestale dello Stato. Il progetto prevede anche un servizio di consulenza ed assistenza alle aziende colpite e la fornitura in comodato d'uso, in via sperimentale, di impianti elettrificati di recinzione. Ad oggi, sono stati installati 8 impianti di recinzione elettrificata ed i tecnici incaricati hanno già compiuto oltre 100 visite di consulenza in azienda. Le segnalazioni dei casi di predazione provengono spesso dai comandi stazione del Corpo forestale dello Stato che hanno un contatto più diretto con il territorio e gli allevatori.
Sempre la provincia, ma a cura del settore conservazione della natura, ha in corso di definizione un progetto da attuarsi in collaborazione con l'Associazione Provinciale Allevatori (APA) di Firenze e Prato, finalizzato a realizzare interventi di difesa del bestiame domestico dal lupo tramite mitigazione del conflitto. Nell'ambito del progetto è prevista la fornitura di consulenza alle aziende e la realizzazione di sistemi di prevenzione degli attacchi da lupo sia con cani da guardiania adeguatamente addestrati, che con l'uso di deterrenti elettronici;
la Comunità montana del Mugello ha recentemente finanziato per un importo di oltre 30.000 euro, interventi di prevenzione dei danni a favore di aziende particolarmente colpite dal fenomeno predatorio. Con tali risorse sono stati realizzati 3 impianti sperimentali costituiti da recinzioni elettrificate e miste di grandi dimensioni, nei comuni di Scarperia e Vicchio del Mugello.

A conclusione di questa panoramica della situazione in provincia di Firenze e nel Mugello in particolare, occorre ricordare che il lupo, specie tutelata dalla normativa nazionale (articolo 2, comma 1, legge n. 157 del 1992 «Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio») ed europea (direttiva n.92/43/CEE - cosiddetta, direttiva Habitat), è oggetto di attività di bracconaggio con armi da fuoco, lacci e di avvelenamento doloso, analogamente ad altri predatori tradizionalmente considerati «nocivi». Negli anni 2006-2008 in provincia di Firenze sono stati rinvenuti morti 8 lupi per cause riconducibili alle azioni sopra descritte (non dimenticando che gli animali rinvenuti sono solo una frazione di quelli realmente uccisi) (fonte: «Il Lupo Canis lupus in contesti periurbani della provincia di Firenze: aspetti della presenza, ecologia

e conflitto con il settore zootecnico», Berzi D., Mazzarone V., Dallai M., Stasi E.).
Questo fenomeno, sintomo evidente del forte conflitto esistente nell'area fra la specie protetta ed il mondo rurale, è sostenuto dall'incidenza economica dei danni subiti dalla zootecnia e potrà essere ridimensionato, oltre che con la repressione dei reati di bracconaggio, attività questa in cui il Corpo forestale dello Stato è fortemente impegnato, solo con un contemporaneo impiego di risorse pubbliche per la tutela degli allevamenti.
Sotto questo punto di vista, è auspicabile che tutti i soggetti interessati concordino nell'affermare che «tutelarsi dal lupo vuoi dire anche tutelare davvero il lupo» e nel rafforzare le azioni comuni in tal senso.
Infine, questo, ministero assicura che provvederà, tramite il Corpo forestale dello Stato, con sempre maggiore impegno, ad una incisiva azione di prevenzione e controllo.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

MISIANI, SANGA e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nell'ultima visita effettuata l'8 aprile 2008 presso la casa circondariale di Bergamo risultavano detenute oltre 400 persone, a fronte di una capienza prevista di 235 detenuti;
prima dell'emanazione della legge per la concessione di indulto del 31 luglio 2006 la popolazione detenuta aveva raggiunto la quota record di 510 individui che, a seguito dell'atto di clemenza, sono scesi sotto le 300 unità;
la struttura penitenziaria di via Gleno si sta avviando al «normale» sovraffollamento che negli ultimi anni ha fissato il numero di detenuti attorno ai 470-480, con celle dove sono normalmente contenute il doppio delle persone previste;
una nuova sezione nell'area penale, originariamente indicata per la custodia attenuata, è stata ultimata da oltre un anno, con una capacità di accoglienza di 100 posti letto in celle nuove da due detenuti per stanza, risulta tuttora inutilizzata -:
se il ministero sia a conoscenza della specifica situazione della mancata apertura della nuova sezione per la custodia attenuata presso la casa circondariale di Bergamo, i cui lavori di predisposizione sono terminati da oltre un anno;
se il ministero non ritenga necessario ed urgente un proprio intervento volto a garantire l'immediata apertura funzionale della sezione in oggetto, definendone la destinazione e la dotazione infrastrutturale e di personale;
se il ministero non ritenga opportuno individuare con precisione i problemi oggettivi e le responsabilità soggettive del Dap o del Prap-Lombardia che non hanno permesso alla direzione della casa circondariale di utilizzare la struttura per un così lungo tempo, a fronte della necessità impellente di spazi vitali nella stessa casa circondariale e nella rete carceraria italiana.
(4-00156)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si comunica quanto segue.
La casa circondariale di Bergamo ospita attualmente 525 detenuti a fronte di una capienza
di necessità di 340 posti.
Peraltro, la situazione di sovraffollamento è comune a tutta la Lombardia e viene costantemente monitorata dalla competente direzione generale del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria (DAP), al fine di poter adottare ogni provvedimento che si dovesse ritenere eventualmente necessario.
Quanto alla mancata apertura del padiglione detentivo di nuova costruzione - che consentirebbe la realizzazione di ulteriori 100 posti detentivi - si fa presente che, attualmente, la direzione dell'istituto sta provvedendo a valutare le risorse economi

che necessarie per procedere all'arredamento del reparto.
In ogni caso, una ridefinizione degli organici, con contestuale assegnazione di ulteriori unità, dovrebbe essere prodromica rispetto all'attivazione della struttura. Tuttavia, allo stato, la situazione complessiva non permette di destinare presso l'istituto bergamasco ulteriori risorse umane oltre le 9 unità di personale recentemente assegnate al termine dell'ultimo corso di formazione riguardante 450 unità del ruolo degli agenti e sovrintendenti.
Si assicura, comunque, che il competente ufficio del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria segue costantemente la situazione, adoperandosi in ogni più idonea iniziativa tesa a migliorare le condizioni di lavoro del personale.

Il Ministro della giustizia: Angelino Alfano.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi, avvalendosi del cosiddetto "patteggiamento in appello", è stato scarcerato Pantaleone Mancuso, uno dei boss del clan di Limbadi (Vibo Valentia);
Pantaleone Mancuso era stato arrestato nell'ottobre del 2003, insieme ad altri capi e gregari del clan di Limbadi, grazie all'operazione Dinasty-Affari di famiglia, grande intervento antimafia sul territorio vibonese, con il coinvolgimento di sessantadue indagati e che, per la prima volta, ha assestato un duro colpo alle cosche dei Mancuso, tra le maggiori e più pericolose della 'ndrangheta calabrese;
già nel dicembre del 2005, l'interrogante con atto ispettivo n. 4-18891, aveva denunziato la strana vicenda del boss Pantaleone Mancuso, il quale nel mentre si trovava sottoposto alla misura cautelare in carcere presso la Casa Circondariale di Tolmezzo, grazie ad alcune perizie mediche, era stato ricoverato presso il reparto di cardiologia dell'Ospedale Civile di Vibo Valentia, con l'aggiunta di un autorizzazione a recarsi presso uno studio odontoiatrico privato della stessa città e senza previsione alcuna dei tempi di durata del ricovero, per eseguire l'intervento ritenuto indispensabile dal perito d'ufficio; il tutto mentre nella stessa città di Vibo Valentia si stava svolgendo proprio il processo giudiziario che vedeva il boss tra gli imputati più importanti e pericolosi;
nel luglio del 2003 l'interrogante, con atto ispettivo n. 4-06982, aveva denunziato l'avvenuto dissequestro, per "sospettosi cavilli" dei beni riconducibili allo stesso boss Mancuso, per un valore complessivo di due milioni e mezzo di euro;
Pantaleone Mancuso è, però, solo l'ultimo dei boss della 'ndrangheta che si avvale del cosiddetto "patteggiamento in appello", non solo per diminuire la pena inflitta in primo grado, ma per beneficiare della scarcerazione -:
quali urgenti iniziative di carattere normativo intenda assumere per evitare casi quale quello del boss Pantaleone Mancuso, e rendere così efficace il contrasto alla criminalità organizzata.
(4-00151)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame si comunica quanto segue.
La Procura della Repubblica di Catanzaro - Direzione distrettuale antimafia - ha riferito che, effettivamente, la Corte di appello di Catanzaro ha sostituito la misura cautelare in carcere con gli arresti domiciliari nei confronti di Mancuso Pantaleone, detto «Vetrinetta», nato a Limbadi (Vibo Valentia) il 30 marzo 1947, elemento di spicco della famiglia mafiosa dei Mancuso, condannato a 7 anni e sei mesi di reclusione a seguito del cosiddetto
patteggiamento in appello, nell'ambito del, processo Dinasty, svoltosi davanti alla Corte di appello di Catanzaro.
Si segnala, in proposito, che al fine di rendere più efficace il contrasto alla criminalità organizzata, l'articolo 2, comma 1, lettere
i) ed l) del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92 (convertito, con modificazioni, in legge 24 luglio 2008, n. 125), recante «Misure urgenti in materia di sicurezza

pubblica» ha abrogato le disposizioni del codice di procedura penale (articolo 599, commi 4 e 5, e 602, comma 2) che consentivano il ricorso al cosiddetto «patteggiamento in appello».
Il Ministro della giustizia: Angelino Alfano.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
dai dati pubblicati il 19 maggio 2008 su Il sole 24 Ore si rileva che la Calabria e la Sicilia hanno i maggiori problemi relativi alla carenza di organici di magistrati;
le procure di queste due Regioni sono quelle con maggiori carichi di lavoro, a causa delle presenza di un'alta densità mafiosa;
in particolare in Calabria la Procura di Palmi (Reggio Calabria) ha una vacanza di 4 magistrati su un organico di 10; a Crotone l'organico prevede 6 magistrati e attualmente ne mancano 2; a Vibo Valentia su 6 previsti ne mancano 2; a Catanzaro su 18 previsti ne mancano 5; a Locri sugli 8 previsti ne mancano 2; a Rossano su 4 previsti ne manca 1; a Paola su 6 previsti ne manca 1; a Reggio Calabria su 24 previsti ne manca 1; a Cosenza su 12 previsti ne manca 1;
il quadro presentato rischia di aggravarsi a causa delle norme contenute nel nuovo ordinamento giudiziario;
ancora più in particolare va segnalata la situazione della Procura di Palmi, le cui competenze abbracciano ben 34 Comuni della fascia tirrenica reggina, con una popolazione di oltre 180 mila abitanti, e tra i più coinvolti dalla presenza di pericolose cosche della 'ndrangheta e dagli interessi che ruotano attorno al Porto di Gioia Tauro;
la mancanza degli incentivi non incoraggia il trasferimento a domanda verso le Procure del Sud -:
quali urgenti iniziative intenda assumere per sanare la problematica relativa ai vuoti di organici della magistratura nelle zone più "a rischio" del territorio nazionale ed, in particolare, di quello calabrese.
(4-00219)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, si rappresenta quanto segue.
Per quanto attiene all'invocato incremento dell'organico del personale di magistratura si evidenzia che le esigenze operative degli uffici requirenti compresi nella regione Calabria sono già state oggetto di positiva valutazione in occasione degli interventi di ripartizione delle 546 unità di magistrato recate in aumento dalla legge n. 48 del 2001, realizzati con i decreti ministeriali 23 gennaio 2003, 7 aprile 2005 e 8 aprile 2008.
Con i provvedimenti citati sono stati complessivamente disposti i seguenti aumenti: un magistrato distrettuale requirente presso la procura generale di Catanzaro; due sostituti procuratori presso la procura della Repubblica di Catanzaro; un sostituto procuratore presso la procura della Repubblica di Paola; un magistrato distrettuale requirente presso la procura generale di Reggio Calabria; due sostituti procuratori presso la procura della Repubblica di Reggio Calabria.
Si segnala inoltre che, con decreto ministeriale 4 settembre 2007, a seguito di specifica richiesta del responsabile dell'ufficio, si è altresì provveduto ad istituire nell'ambito della pianta organica della procura della Repubblica presso tribunale di Reggio Calabria un ulteriore posto di procuratore aggiunto mediante contestuale soppressione di un posto di sostituto procuratore.
Si evidenzia altresì che per effetto della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria per l'anno 2008), il ruolo organico della magistratura è stato ulteriormente ampliato in ragione di 42 unità che verranno anch'esse distribuite tra gli uffici giudiziari secondo i medesimi criteri già seguiti nelle precedenti occasioni, improntati a realizzare un riequilibrio dei carichi

di lavoro sulla scorta dei valori medi rilevati con riferimento ai procedimenti sopravvenuti per unità di magistrato.
In tale contesto, eventuali ulteriori esigenze di incremento delle risorse organiche del personale di magistratura della regione in esame saranno tenute in debita considerazione nell'ambito delle necessarie valutazioni comparative.
Per entrare ora nel dettaglio degli organici togati della regione si riferiscono i dati comunicati dal competente dipartimento dell'organizzazione giudiziaria.
L'organico magistratuale togato della procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria (composto, oltre al Capo dell'ufficio, da tre procuratori aggiunti presso il tribunale e da 24 sostituti procuratori della Repubblica) presenta, allo stato, la vacanza dei tre predetti posti di procuratore aggiunto (vacanze pubblicate dal Consiglio superiore della magistratura con telex n. 11046 del 2 maggio 2008).
L'organico magistratuale togato del tribunale di Reggio Calabria (composto, oltre al Capo dell'ufficio, da 6 presidenti di sezione e 41 giudici, 4 dei quali con funzioni di giudice del lavoro) presenta invece la vacanza di tre dei predetti sei posti di presidente di sezione (vacanze pubblicate dal Consiglio superiore della magistratura con telex n. 11046 del 2 maggio 2008).
La procura della Repubblica presso il tribunale di Palmi (il cui organico magistratuale togato risulta composto, oltre al Capo dell'ufficio, da un procuratore aggiunto presso il tribunale e da 10 sostituti procuratori della Repubblica) presenta altresì la vacanza del posto di procuratore della Repubblica (pubblicato con telex n. 21248 del 1o agosto 2008), del posto di procuratore aggiunto presso il tribunale (pubblicato con telex n. 11046 del 2 maggio 2008), nonché di quattro dei predetti posti di sostituto procuratore (tutti pubblicati dal Consiglio superiore della magistratura con telex n. 14972 del 9 giugno 2008).
L'organico magistratuale togato del tribunale di Palmi (composto, oltre al capo dell'Ufficio, da 3 presidenti di sezione e 27 giudici) presenta la vacanza di sette dei predetti posti di giudice (tre dei quali risultano pubblicati dal Consiglio superiore della magistratura con telex n. 12945 del 25 maggio 2007).
L'organico togato della procura della Repubblica presso il tribunale di Locri (composto dal procuratore della Repubblica e da 8 sostituti procuratori della Repubblica) risulta attualmente vacante di 2 unità di sostituto procuratore (entrambe pubblicate con telex n. 14972 del 9 giugno 2008).
L'organico magistratuale togato del tribunale di Locri (composto, oltre al suo Presidente, da 3 Presidenti di sezione e 23 giudici, 3 dei quali con funzioni di giudice del lavoro) presenta la attuale vacanza di uno dei predetti posti di presidente di sezione, nonché di tre posti di giudice (uno dei quali pubblicato dal Consiglio superiore della magistratura con telex n. 12945 del 25 maggio 2007).
Quanto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro (il cui organico togato è composto, oltre al capo dell'Ufficio, da due procuratori aggiunti presso il Tribunale e da 18 sostituti procuratori della Repubblica), essa presenta, allo stato, la vacanza di una delle figure di procuratore aggiunto (vacanza pubblicata con telex n. 11046 del 2 maggio 2008), nonché di 6 unità di sostituto procuratore (anch'esse pubblicate con telex consiliari del 25 maggio 2007 e 9 giugno 2008).
La situazione organica del personale di magistratura togata del Tribunale di Catanzaro (comprensiva, oltre alla figura del capo dell'Ufficio, di 5 presidenti di sezione e di 34 giudici, due dei quali con funzioni di giudice del lavoro) presenta, invece, la vacanza di 5 dei 34 predetti posti di giudice di cui attualmente l'Ufficio è dotato (ma non ancora pubblicati dal Consiglio superiore della magistratura).
L'organico magistratuale togato delle procure della Repubblica presso i tribunali di Crotone e di Vibo Valentia (ciascuno composto dal procuratore della Repubblica e da 6 sostituti procuratori della Repubblica) presenta, in ciascuno dei due uffici, la vacanza di uno dei predetti posti di sostituto procuratore (pubblicati, dal Consiglio superiore della magistratura con telex n. 14972 del 9 giugno 2008).


L'organico magistratuale togato del tribunale di Crotone (composto, oltre al capo dell'Ufficio, da un presidente di sezione e giudici, due dei quali con funzioni di giudice del lavoro) presenta, allo stato, la vacanza del posto di presidente di sezione, nonché di 6 degli anzidetti 20 posti di giudice (uno dei quali risulta pubblicato dal Consiglio superiore della magistratura con telex n. 12945 in data 25 maggio 2007).
L'organico magistratuale togato del tribunale di Vibo Valentia (composto dal Capo dell'Ufficio, da un presidente di sezione e 17 giudici, due dei quali con funzioni di giudice del lavoro) presenta la vacanza del posto di presidente del tribunale (pubblicato con telex n. 10140 del 18 aprile 2008), nonché di 8 degli anzidetti 20 posti di giudice (uno dei quali risulta pubblicato dal Consiglio superiore della Magistratura con telex n. 12945 in data 25 maggio 2007).
La procura della Repubblica presso il tribunale di Rossano (il cui organico magistratuale togato risulta composto dal Capo dell'ufficio e da 4 sostituti procuratori della Repubblica) presenta invece la vacanza di uno dei predetti posti di sostituto procuratore (pubblicato dal Csm con il citato telex n. 14972 del 9 giugno 2008).
L'organico magistratuale togato del tribunale di Rossano (composto, oltre al capo dell'Ufficio, da un residente di sezione e da 11 giudici, uno dei quali con funzioni di giudice del lavoro) presenta invece la vacanza del posto di presidente del Tribunale e del posto di residente di sezione (non ancora pubblicati dal Consiglio Superiore della Magistratura).
Riguardo la procura della Repubblica presso il tribunale di Paola (il cui organico togato è composto, oltre al capo dell'Ufficio, da 6 sostituti procuratori della Repubblica), si precisa che essa presenta la attuale vacanza di 2 unità di sostituto procuratore (una delle quali vacanze risulta pubblicata con telex n. 14972 del 9 giugno 2008).
L'organico togato del Tribunale di Paola (composto, oltre al capo dell'Ufficio, da un presidente di sezione e da 15 giudici, uno dei quali con funzioni di giudice del lavoro) presenta altresì la vacanza del posto di presidente del Tribunale e di uno dei posti di giudice (non ancora pubblicati dal Consiglio superiore della Magistratura). L'organico magistratuale togato della procura della Repubblica presso il tribunale di Cosenza (composto, oltre al capo dell'Ufficio, da un procuratore giunto presso tribunale e da 12 sostituti procuratori della Repubblica) presenta, infine, la vacanza del posto di procuratore aggiunto (pubblicato con telex n. 11046 del 2 maggio 2008), nonché di una delle predette unità di sostituto procuratore (anch'essa pubblicata dal Consiglio superiore con telex n. 14972 del 9 giugno 2008).
L'organico magistratuale togato del tribunale di Cosenza (composto, oltre al capo dell'Ufficio, da presidenti di sezione e da 30 giudici, 5 dei quali con funzioni di giudice del lavoro) presenta, da ultimo, la vacanza di 3 posti di presidente di sezione (non ancora pubblicati dal consiglio superiore della magistratura).
Si fa presente che proprio per sopperire al problema della scopertura dell'organico nelle sedi disagiate, su proposta del Ministro della giustizia è stato emanato il decreto-legge n. 143 del 16 settembre 2008, recante «Interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario». Il decreto-legge, già convertito in legge dalle Camere, introduce un regime di benefici (economici e di carriera) finalizzato a incentivare il trasferimento dei magistrati con anzianità ed esperienza nelle sedi disagiate alle quali, sulla base delle nuove disposizioni sull'ordinamento giudiziario, non possono essere destinati i magistrati di prima nomina.

Il Ministro della giustizia: Angelino Alfano.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con atto ispettivo n. 4-00151 del 21 maggio 2008 l'interrogante ha segnalato la necessità di rivisitare la norma relativa al cosiddetto "patteggiamento in appello", alla luce dello "sconsiderato" uso della stessa norma da parte di noti boss mafiosi;

in particolare, con il citato atto ispettivo, l'interrogante faceva riferimento all'avvenuta decretazione di assegnazione degli arresti domiciliari a Pantaleone Mancuso, uno dei principali capi del clan di Limbadi (V.V.), proprio nel mentre è in atto, presso il Tribunale di Catanzaro il processo di appello "Dinasty - Affari di famiglia", che lo vede tra i principali imputati;
voci ricorrenti riportano la notizia che il citato boss Pantaleone Mancuso si sarebbe reso latitante -:
se agli atti del Ministero dell'interno risulta veritiero la notizia della latitanza del boss Pantaleone Mancuso;
quali urgenti iniziative di carattere normativo intendono assumere al fine di rendere decisamente efficace il contrasto alla criminalità organizzata.
(4-00279)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, il ministero dell'interno ha comunicato che la persona cui fa riferimento l'interrogante è Mancuso Pantaleone, nato a Limbadi (Vibo Valentia) il 10 settembre 1961, detto «l'ingegnere». Il Mancuso, sorvegliato speciale di pubblica sicurezza con obbligo di dimora, successivamente al ferimento ad opera di ignoti di due persone, avvenuto il 26 maggio 2008 in contrada Gagliardo di Nicotera, si è reso irreperibile, violando così le prescrizioni imposte dalla predetta misura della sorveglianza speciale.
Il predetto, nella serata del 24 giugno 2008 ha posto fine alla sua latitanza e si è presentato alla compagnia carabinieri di Tropea, ove è stato tratto in arresto per violazione agli obblighi della misura di prevenzione. Attualmente, risulta sottoposto agli arresti domiciliari.
Il citato ministero ha, poi, precisato che il Mancuso Pantaleone, resosi irreperibile, è persona diversa da Mancuso Pantaleone detto «Vetrinetta», nato a Limbadi (Vibo Valentia) il 30 marzo 1947, elemento di spicco della famiglia mafiosa dei Mancuso, condannato a 7 anni e sei mesi di reclusione a seguito del cosiddetto patteggiamento in appello, nell'ambito del processo «Dinasty», svoltosi davanti alla Corte di appello di Catanzaro.
La procura della Repubblica di Catanzaro - Direzione distrettuale antimafia - ha al riguardo riferito che, effettivamente, la Corte di appello di Catanzaro ha sostituito la misura cautelare in carcere nei confronti di Mancuso Pantaleone, nato il 30 marzo 1947, con quella degli arresti domiciliari.
Si segnala, in proposito, che al fine di rendere più efficace il contrasto alla criminalità organizzata, l'articolo 2, comma 1, lettere
i) ed l) del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92 (convertito, con modificazioni, in legge 24 luglio 2008, n. 125), recante «Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica» ha abrogato le disposizioni del codice di procedura penale (articoli 599, commi 4 e 5, e 602, comma 2) che consentivano il ricorso al cosiddetto «patteggiamento in appello».
La legge in questione prevede, inoltre, numerose disposizioni finalizzate a contrastare più efficacemente il fenomeno della criminalità organizzata.
Tra queste meritano di essere menzionate le seguenti:
per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, vi è stato un inasprimento delle pene e l'estensione della fattispecie alle associazioni straniere;
sono state ampliate le competenze di coordinamento del procuratore nazionale antimafia;
è stata introdotta la previsione che impone la trattazione prioritaria di alcune tipologie di processi, tra i quali quelli in materia di terrorismo e criminalità organizzata;
sono state rafforzate le misure di prevenzione, attraverso un ampliamento dei soggetti legittimati alla richiesta, un inasprimento della disciplina della confisca e la possibilità di applicare le misure patrimoniali anche in caso di morte del prevenuto;
è stata prevista la possibilità di applicare specificamente alla trattazione dei

procedimenti di prevenzione i magistrati della procura nazionale antimafia.
Il Ministro della giustizia: Angelino Alfano.

PALADINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
alcuni paesi della Regione Liguria (Celle Ligure - Sarzana - Pitelli) hanno segnalato con estrema preoccupazione, anche grazie agli organi di stampa locali, l'imminente riduzione di orario degli uffici postali ivi dislocati;
tale riduzione sembrerebbe dettata da mere motivazioni di carattere gestionale e finanziario;
il bacino di utenza è costituito da anziani o da turisti non tutti in grado di raggiungere altre sedi per il disbrigo delle necessità quotidiane (conti correnti, raccomandate, ritiro della pensione, eccetera);
tale evidente e grave disagio dovuto alla restrizione di un servizio di primaria importanza crea notevoli difficoltà ai cittadini soprattutto nei comuni di piccole dimensioni -:
se il Governo sia a conoscenza delle ragioni che hanno determinato tali riduzioni di orario negli uffici postali in Liguria e soprattutto nei paesi citati in premessa;
se sia a conoscenza delle motivazioni che hanno spinto la società Poste italiane Spa, anche in considerazione della propria missione istituzionale di primario servizio pubblico, ad operare tali restrizioni di orario.
(4-00478)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, concernente le variazioni degli orari di apertura adottate nel periodo estivo da alcuni uffici postali situati nella Regione Liguria, in particolare nei Comuni di Celle Ligure, Sarzana e Pitelli.
Al riguardo, sentita la società Poste italiane S.p.A. e il Ministero dello sviluppo economico, si fa presente quanto segue.
Ai sensi del decreto legislativo n. 261 del 1999 e della delibera Comitato interministeriale per la programmazione economica 18 dicembre 1997, la sfera operativa-gestionale appartiene all'esclusiva autonomia societaria di Poste italiane, cui spetta l'individuazione sul territorio degli uffici postali, del numero degli sportelli, delle modalità e delle risorse necessarie per soddisfare la domanda di servizi in misura tale da garantire sia il mantenimento dell'equilibrio economico-finanziario, che il rispetto degli obblighi connessi alla fornitura del servizio postale universale.
All'autorità di regolamentazione spetta, invece, il compito di vigilare affinché siano in ogni caso rispettati gli obblighi connessi allo svolgimento del servizio universale.
Il citato decreto legislativo n. 261 del 1999, di attuazione della direttiva europea 97/67/CE, definisce all'articolo 3 i caratteri del servizio postale universale, fra i quali vi è la fornitura dello stesso in tutti i punti del territorio nazionale, incluse le situazioni particolari delle isole minori e delle zone rurali e montane, secondo criteri di ragionevolezza, attraverso l'attivazione di un congruo numero di punti di accesso alla rete postale pubblica.
La
ratio del citato articolo 3 è costituita dalla necessità di contemperare il rispetto degli obblighi di fornitura del servizio postale universale sull'intero territorio nazionale con gli obiettivi di risanamento economico che la società Poste italiane S.p.a. deve perseguire, con particolare riferimento alla riduzione dei costi riconducibili ad inefficienze nell'erogazione dei servizi postali.
In tale contesto, al fine di garantire l'accesso al servizio postale a tutta la collettività per l'intero anno, con il decreto ministeriale 28 giugno 2007 (pubblicato sul sito www.comunicazioni.it), si è provveduto a fissare alcuni
standard minimi di servizio che gli uffici postali devono osservare durante la stagione estiva coerentemente con quanto stabilito dal vigente Contratto di programma.


Il citato decreto definisce le linee generali di intervento relative alla chiusura ed alla rimodulazione degli orari di apertura al pubblico degli uffici postali che, tenuto conto delle esigenze organizzative di Poste italiane S.p.a. e sentiti il Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti, nonché l'Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI), consentano di assicurare un livello di offerta del servizio in linea con le esigenze della popolazione su tutto il territorio nazionale e, in particolare, dei comuni a forte vocazione turistica.
Il decreto in questione introduce l'obbligo per la concessionaria Poste italiane S.p.a. di adottare entro il 30 aprile di ciascun anno un piano annuale di rimodulazione delle aperture estive giornaliere ed orarie per il periodo 15 giugno-15 settembre, da trasmettere al ministero delle comunicazioni che ne valuta la conformità agli
standard minimi prefissati dallo stesso decreto.
Tali previsioni stabiliscono in particolare che:
nei comuni con popolazione uguale o inferiore ai 5.000 abitanti con un solo ufficio postale non è possibile applicare riduzioni giornaliere od orarie;
negli altri comuni le riduzioni giornaliere ed orarie sono applicabili solo se nel limite di 10 km di distanza vi sia un ufficio postale regolarmente aperto e collegato con il trasporto pubblico;
le riduzioni giornaliere ed orarie non possono prevedere aperture inferiori a 3 giorni e a 18 ore settimanali;
nei comuni a prevalente vocazione turistica nessuna riduzione giornaliera ed oraria può essere applicata, mentre possono essere previsti, d'intesa con i sindaci interessati, ampliamenti degli orari di apertura.

Per quanto concerne la qualifica di Comune a prevalente vocazione turistica, si precisa che l'articolo 20, comma 2, lettera a) del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, recante il Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli Enti locali, affida alle province in attuazione della legislazione e delle direttive regionali, il compito di indicare le diverse destinazioni del territorio in relazione alla prevalente vocazione.
La società Poste italiane S.p.a. deve assicurare, inoltre, la massima informazione sui servizi al pubblico e fornire preventiva comunicazione alle autorità locali delle iniziative adottate.
All'autorità di regolamentazione compete il monitoraggio dell'attuazione del piano anche mediante verifiche periodiche e, in caso di mancato rispetto degli
standard, l'applicazione delle sanzioni previste per la violazione degli obblighi connessi all'espletamento del servizio universale, di cui all'articolo 21 del decreto legislativo n. 261 del 1999.
Con specifico riferimento al comune di Celle Ligure (Savona), che conta circa 5.300 abitanti, Poste italiane S.p.a. ha comunicato che l'ufficio postale è normalmente attivo tutti i giorni con orario articolato su doppio turno, ad esclusione del sabato. Tuttavia in ragione della limitata attività pomeridiana che non supera il 30 per cento dell'operatività giornaliera complessiva, dal 7 giugno al 15 settembre, è stata disposta la temporanea sospensione del doppio turno.
La società ha assicurato che, in ogni caso, in tale periodo l'utenza poteva avvalersi dei
cash dispenser di cui l'ufficio è dotato, attivo 24 ore su 24, oppure rivolgersi al vicino ufficio di Varazze distante 5 km e facilmente raggiungibile con il trasporto pubblico.
Nel comune di Sarzana, che conta circa 20.000 abitanti, sono situati 4 uffici postali:
Sarzana centro, normalmente attivo con doppio turno di apertura che, dal 7 luglio al 29 agosto, ha proceduto alla sospensione del turno pomeridiano;
Sarzana 1, monoturno, che durante il periodo estivo è rimasto sempre aperto;
Sarzana 2, che durante i mesi estivi ha continuato ad osservare il doppio turno di apertura, anche nella giornata di sabato;
Sarzana 3, monoturno che, dal 30 giugno al 15 settembre ha adottato un'apertura a giorni alterni, in quanto nel periodo estivo non registra alcun incremento dei

flussi di traffico. L'ufficio dista circa 3 km dall'ufficio di Dogana, non interessato da alcun intervento di rimodulazione.
Con riferimento all'ufficio postale situato in località Pitelli (La Spezia), ove risiedono circa 1.000 abitanti, Poste italiane S.p.a. ha comunicato, infine, che è stato sottoposto ad un intervento di rimodulazione che prevede, visto lo scarso numero di transazioni giornaliere e l'assenza di incrementi di traffico nel periodo estivo, un'apertura a giorni alterni dal 30 giugno al 15 settembre, concordata con i rappresentanti dell'amministrazione comunale.
La società ha precisato che l'ufficio di Pitelli è ben collegato al centro cittadino e presenta una distanza dagli uffici postali limitrofi che va da un minimo di circa 1,4 km (ufficio di Muggiano) ad un massimo di circa 4,3 km (ufficio di Lerici, con doppio turno).

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Nicola Cosentino.

STRIZZOLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi sugli organi di informazione è stata data notizia di una importante indagine della Guardia di Finanza che ha portato alla luce l'esistenza di una truffa da decine di milioni di euro concernente la lavorazione, al fine di un loro riutilizzo a fini commerciali, di prodotti alimentari scaduti con gravissime conseguenze per la salute dei consumatori;
in particolare, come riportato dal quotidiano La Repubblica nell'edizione di venerdì 4 luglio 2008, pagina 23, emerge una dimensione preoccupante per le gravi carenze, (almeno per una parte) dei controlli, determinando una situazione allarmante circa il grado di affidabilità degli attuali sistemi di prevenzione e di verifica sulla lavorazione e sulla circolazione di prodotti scaduti, contraffatti e riciclati, per essere, pare, in larga misura destinati ai mercati alimentari a basso costo;
le lavorazioni alimentari, sempre stando a quanto riportato da La Repubblica, riguardavano prodotti ampiamente scaduti (alcuni addirittura nel 1980!!) che venivano riciclati e posti in vendita - in alcuni casi - a cura di aziende multinazionali, marchi importanti, grosse centrali del latte, che anziché smaltire secondo le norme le partite di prodotto scadute, le piazzavano - senza spendere un centesimo ma guadagnandoci - a quattro imprese con sede a Cremona, Novara, Biella e Woringen (Germania) che le riutilizzavano fraudolentemente -:
quali iniziative abbiano assunto le autorità competenti (fatto salvo l'autonomo iter delle meritorie indagini avviate dalla Magistratura e dalla Guardia di Finanza) per:
a) accertare quali e quanti prodotti alterati e/o scaduti siano in circolazione con grave pregiudizio dei consumatori;
b) modificare procedure, modalità e tempestività dei controlli per garantire assoluta qualità e genuinità ai prodotti del settore lattiero-caseario e, più in generale, ai prodotti alimentari di normale e diffuso consumo;
c) impedire che in futuro si ripetano simili gravi casi che, oltre a essere un intollerabile pericolo per la salute dei cittadini, provocano un danno di immagine ed economico per le produzioni che, invece, sono ottenute nel pieno rispetto delle regole.
(4-00695)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione a risposta scritta in esame, si rappresenta quanto segue.
In primo luogo, si ritiene opportuno far presente che in seno a questo ministero è attivo un gruppo interforze che ha il compito di coordinare l'azione degli organi preposti alle attività di controllo e vigilanza sulla produzione e commercio dei prodotti agroalimentari.
Tale gruppo vede la partecipazione, oltre a questa amministrazione, anche del ministero dello sviluppo economico, del ministero dell'economia e delle finanze, del mistero

della salute, della guardia di finanza, dell'Agenzia delle dogane, del comando carabinieri per la tutela della salute, dell'ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari e del comando carabinieri politiche agricole.
Nel corso del 2007 il citato gruppo ha già effettuato un piano straordinario di controlli legato alle filiere lattiero-casearia e a quella dei cereali.
In particolare, si ritiene opportuno porre in evidenza l'operato del citato ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari, il quale ha provveduto ad attivare, nel mese di luglio 2008, specifiche azioni di controllo tese a verificare la correttezza delle operazioni di rilavorazione dei prodotti del settore lattiero-caseario adottate da alcune aziende alimentari.
In particolare, i controlli hanno riguardato taluni operatori situati nelle regioni della Sardegna e dell'Emilia Romagna che producono preparati alimentari a base di formaggio e rilavorano prodotti caseari ritirati dal commercio.
Gli accertamenti effettuati non hanno evidenziato l'eventuale riutilizzo di prodotti scaduti e/o avariati per la produzione di alimenti destinati al consumo umano.
Si fa presente, inoltre, che le ditte sottoposte a controllo operano in conformità al regolamento (CE) n. 1774/2002 per quanto riguarda lo smaltimento di quei prodotti di origine animale non più adatti all'alimentazione umana.
Si sottolinea, altresì, che questa amministrazione pone particolare attenzione al settore lattiero-caseario anche sulla base dell'importanza economica che lo stesso riveste nel contesto agroalimentare nazionale.
Le attività di controllo sui prodotti lattiero-caseari, infatti, sono annualmente programmate e riguardano principalmente la verifica della qualità delle materie prime utilizzate nel ciclo di produzione nonché della conformità qualitativa merceologica dei prodotti finiti.
Si riportano di seguito i dati inerenti i controlli effettuati e il numero delle irregolarità rilevate nel primo semestre 2008 per il settore lattiero-caseario.

Attività di controllo effettuata nel primo semestre 2008 nel settore lattiero-caseario
Totali (n.) % sul totale dell'attività Irregolari (n.) % sul totale controllato/ analizzato
Operatori controllati 2454 11% 181 7%
Prodotti controllati 4487 10% 213 5%
Campioni analizzati 686 14% 41 6%
Sequestri 47 10% - -
Notizie di reato 41 17% - -

In particolare, le irregolarità riscontrate nelle diverse tipologie di formaggi analizzati riguardano principalmente la presenza di grassi estranei, la rilevazione di additivi non dichiarati in etichetta nonché la presenza di quantitativi in percentuali variabili di latte vaccino nelle produzioni casearie di latte di bufala e di pecora.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

ZACCHERA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da fonte sindacale e da un documento sottoscritto in data 24 giugno 2008 da tutte le sigle sindacali si apprende che nella giornata del 21 giugno un agente della Polizia penitenziaria sarebbe stato aggredito da un detenuto, intorno alle ore 20, all'interno della la casa di reclusione di Alessandria-San Michele;
l'agente avrebbe subito un trauma cranico e contusioni all'addome ed al ginocchio sinistro;
l'episodio si inserisce in una situazione di tensione all'interno dell'Istituto di pena alessandrino dove - secondo le fonti sindacali - ci sarebbe una cronica mancanza di personale tra i ruoli della Polizia penitenziaria valutabile in circa 80 unità rispetto agli organici;
la situazione sarebbe stata più volte segnalata al Provveditore regionale senza però ottenere iniziative e risposte adeguate -:
quale sia la situazione all'interno della Casa di pena di Alessandria-San Michele;
se risponda al vero che vi sia una così grave carenza degli organici;
come si siano svolti i fatti denunciati e se, conseguentemente, siano state prese dal Provveditorato regionale iniziative adeguate per fronteggiare la situazione.
(4-00459)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si rappresenta che, effettivamente, il 21 giugno 2008 un agente di polizia penitenziaria, in servizio presso la casa di reclusione di Alessandria San Michele, è stato aggredito, per futili motivi, da un detenuto comune ed ha riportato un trauma cranico commotivo e contusioni all'addome ed al ginocchio sinistro.
Successivamente, il provveditore regionale competente ha disposto il trasferimento del detenuto autore dell'aggressione presso altro istituto della regione.
Lo stesso provveditore ha, altresì, fatto presente che, a prescindere dall'episodio in questione, non è stato rilevato uno stato di particolare tensione all'interno dell'istituto di Alessandria; in ogni caso, è utile sottolineare che il fatto si è verificato nel periodo estivo, quando la carenza di personale si fa più acuta a causa della fruizione delle ferie.
Più in generale, occorre evidenziare che l'attuale situazione operativa del Corpo di polizia penitenziaria è caratterizzata da alcuni profili problematici connessi, in particolar modo, all'entità delle risorse disponibili a fronte di un graduale ma costante aumento della popolazione detenuta.
Su un organico complessivo del Corpo, stabilito in 45.109 unità, al 30 giugno 2008 ne risultavano in servizio 40.859.
Il problema della parziale carenza degli organici investe molti istituti penitenziari e, come sottolineato dallo stesso interrogante, gli operatori del settore si trovano spesso a lavorare in condizioni difficili, pur dimostrando sempre grande professionalità, dedizione ed attaccamento al dovere.
Gli episodi di aggressione che si sono verificati negli ultimi tempi presso alcune strutture penitenziarie, anche se isolati, sono oggetto di attento monitoraggio da parte del competente dipartimento, al fine di adottare ogni iniziativa tesa a migliorare le condizioni di lavoro del personale.
Si deve fare presente, peraltro, che sono allo studio una serie di interventi coordinati tra loro per far fronte alla crescita della popolazione detenuta, al possibile sovraffollamento delle strutture e ciò al fine di mantenere elevati i livelli di sicurezza all'interno degli istituti.
Si tratta, in altri termini, di realizzare una attenta e prudente gestione dei soggetti reclusi e, soprattutto, di individuare soluzioni efficaci che consentano, da un lato, di aumentare la capacità recettiva delle strutture penitenziarie e, dall'altro, di agevolare l'individuazione di soluzioni alternative alla detenzione in carcere per i casi di soggetti condannati per reati di minimo allarme sociale.
Per tale ragione, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria sta proseguendo nella realizzazione di nuovi istituti penitenziari

e, soprattutto, di nuovi padiglioni detentivi all'interno di strutture già esistenti. Tale modalità di intervento consente, infatti, di ottenere ottimi risultati in termini di posti detentivi in tempi assai più rapidi di quelli occorrenti per la costruzione di un nuovo istituto, a costi nettamente ridotti. Si deve considerare, infatti, che i nuovi padiglioni vengono realizzati all'interno di strutture nelle quali sono già presenti le dotazioni di sicurezza, le infrastrutture ed i servizi.
Lo stesso dipartimento sta inoltre verificando, in maniera fattiva, la possibilità di utilizzo di sistemi di controllo elettronico a distanza da impiegare per i soggetti in detenzione domiciliare, così da offrire alla magistratura di sorveglianza uno strumento ulteriore a garanzia del rispetto degli obblighi imposti. Il risultato che si vuole ottenere è che i soggetti che debbano scontare una pena detentiva inferiore a due anni - o anche, eventualmente, un residuo di pena maggiore - possano accedere alla detenzione domiciliare in misura superiore a quella odierna.
Si stanno, inoltre, studiando le procedure per agevolare l'applicazione della sanzione sostitutiva dell'espulsione dei detenuti stranieri che debbano scontare pene detentive inferiori a due anni o anche, eventualmente, pene superiori.
L'azione del ministero della giustizia è attualmente diretta a ponderare, in via prioritaria, la possibilità di perseguire tali obiettivi con la legislazione vigente, riservando ad un secondo momento la valutazione dell'eventuale necessità di modifiche normative.
In ogni caso, al fine di ovviare alle problematiche segnalate dall'interrogante, in attesa di poter assumere nuove unità di personale e di realizzare tutti gli interventi sopra indicati, l'amministrazione penitenziaria è assolutamente consapevole della necessità di proseguire nell'attuazione del progetto già avviato nello scorso anno, diretto al recupero e alla razionalizzazione delle risorse umane esistenti, attraverso processi di rafforzamento delle motivazioni professionali e lavorative, anche con l'adozione di modelli di sorveglianza nuovi, capaci di valorizzare la flessibilità del servizio istituzionale, rispetto al carattere rigido e statico che ancora oggi continua a caratterizzarlo.
In questa prospettiva, ad esempio, un servizio di sorveglianza dinamico all'interno degli istituti, connesso alla trasformazione delle sale regia in vere e proprie sale operative, potrebbe condurre ad un nuovo sviluppo della professionalità della polizia penitenziaria in ambito intramurale. Ciò consentirebbe di realizzare una migliore partecipazione ai processi di conoscenza del detenuto, a vantaggio sia della sicurezza, che del trattamento rieducativo, nei diversi livelli di differenziazione degli istituti in corso di progettazione. Tale soluzione potrebbe, infine, fornire nuovi modelli operativi in grado di assorbire meglio il maggiore carico di lavoro determinato dalla crescita della popolazione detenuta.

Il Ministro della giustizia: Angelino Alfano.