XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 25 novembre 2008

TESTO AGGIORNATO ALL'11 DICEMBRE 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
le amministrazioni comunali di Lipari, S. Marina Salina, Malfa e Leni, le forze politiche locali rappresentate nei consigli comunali e le associazioni di categoria interessate di intesa con l'ANCIM Sicilia hanno espresso forte preoccupazione per la scadenza al 31 dicembre 2008 della convenzione con la quale la Siremar, facente parte del gruppo Tirrenia, esercita il servizio pubblico di cabotaggio tra le isole Eolie ed il territorio nazionale;
la Tirrenia con le sue controllate regionali Siremar, Caremar, Toremar e Saremar esercita un servizio pubblico di cabotaggio marittimo per le isole minori italiane in base a specifiche convenzioni in scadenza alla fine del 2008;
la finanziaria 2007 (legge n. 296 del 27 dicembre 2006), all'articolo 1, comma 998, ha predisposto la stipula di nuove convenzioni tra lo Stato e le società di cui sopra, aventi scadenza non anteriore al 31 dicembre 2012, al fine di predisporre e completare il processo di liberalizzazione del settore di cabotaggio marittimo privatizzando le società esercenti i servizi di collegamento essenziali;
il comma 999 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 27 dicembre 2006 prevede, nelle more della stipula delle suddette convenzioni e della verifica della loro compatibilità con il regime comunitario, l'applicazione delle convenzioni attualmente in vigore;
successivamente il Consiglio dei ministri ha deliberato in data 18 giugno 2008 il Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2009-2013, nel quale ha confermato la volontà di attuare tempestivamente il processo di privatizzazione della Tirrenia;
il decreto legge n. 112 del 25 giugno 2008, all'articolo 57, ha attribuito alle regioni le funzioni in materia di servizio pubblico di cabotaggio marittimo che si svolgono all'interno del loro territorio, stabilendo al comma 2 che le risorse attualmente previste nel bilancio dello Stato per il finanziamento dei contratti di servizio pubblico di cabotaggio marittimo sono altresì destinate alla compartecipazione dello Stato alla spesa sostenuta dalle regioni per l'erogazione di tali servizi;
lo stesso articolo ha stabilito anche la cessione gratuita delle società regionali controllate dalla Tirrenia alle rispettive regioni di competenza su richiesta delle stesse da effettuarsi entro 120 giorni dalla entrata in vigore del suddetto decreto;
il Consiglio dei ministri ha deliberato, nella seduta del 6 novembre 2008, la definizione dei criteri per il passaggio in mano privata della Tirrenia che avverrà in tempi non brevi, per cui lo stesso Governo avanzerà alla Commissione europea una richiesta di proroga dell'attuale convenzione con l'impegno di arrivare alla dismissione della società entro il 2009;
la Commissione Trasporti della Camera dei deputati ha approvato la risoluzione Valducci 8-00011 (già 7-00033), con cui si impegna il Governo:

1) a pervenire sollecitamente, se possibile entro il 30 giugno 2009, e comunque non oltre il 31 dicembre 2009, alla privatizzazione della società Tirrenia di navigazione S.p.A., da effettuarsi mediante ricorso a procedura competitiva, aperta, trasparente e non discriminatoria;
2) ad assumere sollecitamente, sentite le regioni e gli enti locali interessati, le opportune iniziative finalizzate al completamento, da parte delle amministrazioni competenti, dell'iter di approvazione delle nuove convenzioni con la Tirrenia e con le società regionali, almeno per quanto concerne le tratte che non rivestono interesse

di mercato, ma che risultano indispensabili per assicurare la continuità territoriale e il diritto alla mobilità dei cittadini, con riferimento ai collegamenti con le isole maggiori e minori e tra le isole stesse;
3) a valutare la possibilità di prorogare le convenzioni in essere con il gruppo Tirrenia, qualora risulti indispensabile in vista della definizione delle nuove convenzioni e dell'attuazione della privatizzazione e, in ogni caso, per il tempo strettamente necessario al conseguimento di tali obiettivi;
4) ad assicurare, anche attraverso lo stanziamento delle risorse finanziarie necessarie, che, per tutta la fase che precederà la privatizzazione, continuino ad essere prestati i servizi attualmente offerti;
5) ad individuare le misure opportune per garantire, anche oltre la scadenza delle nuove convenzioni, il mantenimento in esercizio dei collegamenti necessari ad assicurare la continuità territoriale e il diritto alla mobilità dei cittadini;
6) a prevedere altresì, nell'ambito della privatizzazione, adeguate misure di salvaguardia dei livelli occupazionali e di tutela nei confronti dei dipendenti del gruppo Tirrenia;
nella nota del Ministro dell'economia e delle finanze relativa alla risoluzione Valducci si precisa tra l'altro che:
a) nell'attuale situazione, la procedura di privatizzazione che investe la capogruppo Tirrenia potrebbe dover ricomprendere anche società regionali marittime, qualora le regioni non esercitassero l'opzione suddetta;
b) i servizi che dovranno essere oggetto di convenzione, di carattere locale sono in corso di valutazione da parte delle amministrazioni centrali e regionali;
c) per quanto riguarda la Tirrenia, solo alcuni collegamenti dovranno ancora essere oggetto di convenzione, essendo di preminente interesse pubblico;
d) le convenzioni per quanto riguarda gli schemi predisposti secondo un'impostazione coerente con i più moderni ed efficienti criteri regolatori, approvati dal Nucleo di analisi dei servizi pubblici, sono disponibili nella loro veste pressoché definitiva e verranno trasmesse alla Commissione europea per le relative valutazioni;
e) la privatizzazione del gruppo Tirrenia e la stipula delle nuove convenzioni sono elementi interdipendenti ed assolutamente necessari per il successo dell'operazione;
per quanto sopra, il Ministero dell'economia e delle finanze vista la complessità dell'operazione ha chiesto alla Commissione europea il mantenimento dell'attuale sistema regolatorio fino alla data del 31 dicembre 2009;
l'Unione europea, che sollecita e sovrintende al processo di privatizzazione, ha riconosciuto nel Trattato di Amsterdam la possibilità di una deroga per le realtà insulari e periferiche, posto che all'articolo 158 è aggiunto un allegato (numero 30) chiamato «Dichiarazione sulle regioni insulari» nel quale la Conferenza riconosce che queste soffrono, a motivo della loro insularità, di svantaggi strutturali il cui perdurare ostacola lo sviluppo economico e sociale;
quindi, ai sensi degli orientamenti comunitari in materia di aiuti di Stato ai trasporti marittimi, si è definito che «un obbligo di servizio pubblico può essere imposto per garantire servizi regolari verso porti che collegano regioni periferiche della Comunità o rotte poco servite e considerate vitali per lo sviluppo economico delle regioni interessate, nei casi in cui il libero gioco delle forze di mercato non garantirebbe un sufficiente livello del servizio»;
mediante l'osservanza di questi obblighi si mira a garantire il rispetto del principio di continuità territoriale e un livello sufficiente di servizi regolari di

trasporto verso le isole minori, in modo da soddisfare le esigenze di sviluppo economico e sociale di queste ultime;
in ragione di ciò, la Commissione della Unione europea ha chiaramente affermato che il sistema di convenzioni pubbliche ai vettori marittimi può giustificarsi soltanto in riferimento a quelle linee, come quella relativa ai collegamenti con le isole minori, in cui il servizio non può essere svolto adeguatamente da imprese private;
in ogni caso, secondo la giurisprudenza comunitaria, per aver diritto alla compensazione, gli obblighi di servizio pubblico devono essere fissati in anticipo e con precisione dalle autorità pubbliche senza lasciare all'impresa incaricata del servizio la libertà di determinare il numero delle frequenze da operare ovvero di decidere autonomamente se le convenga o no prestare tale servizio in funzione del mercato;
in virtù del vigente quadro normativo:
a) i servizi di collegamento marittimo con le isole minori «debbono assicurare il soddisfacimento delle esigenze connesse con lo sviluppo economico e sociale delle aree interessate» (comma 1 dell'articolo 8 della legge n. 684 del 1974);
b) «il numero delle linee, la periodicità dei collegamenti ed il tipo di naviglio debbono essere adeguati a soddisfare le esigenze di mobilità dei cittadini, contribuendo a promuovere lo sviluppo socio-economico di ciascuna isola» (articolo 3 della legge n. 169 del 1975);
c) le modifiche delle convenzioni vigenti sono ammesse solo quando «per esigenze economiche e sociali si ravvisi la necessità di migliorare il servizio» (articolo 4 della legge n. 169 del 1975);
le isole della Regione Sicilia, tutte abitate per l'intero anno, sono collocate in zone decentrate del Paese che da qualche tempo hanno avviato un processo di sviluppo eco-sostenibile, caratterizzato da un turismo ancora fortemente concentrato nella stagione estiva;
non esistono le condizioni per garantire un'attività di cabotaggio di natura privatistica, ma rimane necessario, almeno per un sufficiente numero d'anni, un sostegno pubblico a questo servizio decisivo sia per la qualità della vita dei cittadini sia per lo stesso sviluppo economico,

impegna il Governo:

a rispettare il principio della continuità territoriale e la domanda di mobilità dei cittadini delle isole minori siciliane che garantisce il soddisfacimento dei bisogni primari del cittadino (salute, istruzione, sicurezza, giustizia, lavoro), nonché l'uguaglianza sostanziale di cui all'articolo 3 della Costituzione e al Trattato di Amsterdam;
ad adoperarsi perché sia rinnovata la convenzione con la società Siremar sino al 31 dicembre 2012, così come previsto nel comma 998 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 27 dicembre 2006, con una razionalizzazione dei costi e degli itinerari, che preveda dei servizi adeguati ad assicurare il soddisfacimento delle esigenze connesse alla mobilità e allo sviluppo economico e sociale delle comunità isolane (comma 1 dell'articolo 8 della legge n. 684 del 1974) attraverso una necessaria fase di concertazione con le stesse;
ad aprire un tavolo di concertazione tra le amministrazioni centrali, regionali e locali che possa valutare i servizi oggetto di convenzione;
ad assumere iniziative dirette ad aumentare la spesa prevista nel comma 998 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006 per il sostegno della convenzione, assolutamente non idonea a garantire le stesse;
a bloccare - considerata la mancata richiesta da parte della Regione siciliana per la cessione gratuita della Siremar - il

processo di privatizzazione della stessa attraverso lo scorporo dalla privatizzazione della Tirrenia, con l'avvio presso l'Unione europea del processo di deroga alla privatizzazione;
a prevedere la partecipazione dello Stato nella Siremar, senza esclusione della Regione e dei Comuni isolani interessati;
a dotare la nuova Siremar di un adeguato sostegno finanziario a carico dello Stato, senza escludere eventuali analoghi interventi regionali, in base al principio che le ragioni di economia relativa alla spesa pubblica non possono valere nel caso di servizi così essenziali senza che nessuno intervenga in sostituzione;
ad intervenire presso la Siremar per bloccare la dismissione del naviglio, in atto avviato dalla Siremar, che sta comportando disagio notevole alle popolazioni delle isole minori della Sicilia;
ad adoperarsi per il mantenimento degli attuali livelli occupazionali.
(1-00069)
«Barbareschi, Pini, Grimoldi, De Corato, Soglia, Giammanco, Vessa, Carlucci, Bergamini, Garagnani».

La Camera,
premesso che:
si vive un inizio di secolo in cui il grande tema dei diritti umani si ripropone in tutta la sua drammaticità e chiama in causa la responsabilità di istituzioni e politica. Ciò significa fare i conti, in primo luogo, con la violazione dei diritti umani delle donne, a partire dalla dignità del loro corpo;
come hanno dichiarato numerose risoluzioni delle Nazioni Unite, del Parlamento europeo, di organismi sovranazionali e come hanno sottolineato le prese di posizione di associazioni e studiosi, assumere una visione e un piano per i diritti umani significa oggi per la politica mettere al centro innanzitutto i diritti umani delle donne, il cui riconoscimento determinerà il profilo democratico, la convivenza futura e la stessa crescita economica e civile;
il «libro nero» dei diritti umani delle donne è noto nella sua crudezza e tragicità;
è aperto un conflitto nel mondo, una vera e propria guerra sparpagliata, che ha come oggetto il dominio sul corpo delle donne;
in interi territori cresce la determinazione femminile per la propria dignità e autonomia, si affermano anche nuove leadership: eppure, anzi proprio per questo, pressioni e rigurgiti fondamentalisti si manifestano con una virulenza inaudita e terribile;
un'oppressione maschilista e proprietaria, fatta di umiliazioni, molestie, minacce e violenze, fino ad arrivare allo stupro, all'omicidio, si consumano anche in Europa e nel nostro Paese nel silenzio delle case, delle famiglie, del circuito affettivo di molte donne e bambine. Con episodi cruenti riportati dalla cronaca con puntuale periodicità;
immagini recenti hanno scosso la coscienza dell'opinione pubblica, di istituzioni e governi. Ci si riferisce: ai visi di Aisha Ibrahim Duhulow, lapidata a morte in Somalia a soli tredici anni il 27 ottobre 2008; ai volti sfigurati dall'acido delle studentesse di Kandahar, punite per la colpa di voler studiare; ma anche alla giovane italiana mutilata con l'acido dal marito; a Hina uccisa perché voleva vivere la propria esistenza in assoluta autonomia e libertà; alle suore vittime del fanatismo indù nel Chhattisgarh, alle suore italiane rapite a Elwak, in Kenia; alle donne e alle bambine vittime degli stupri collettivi come arma per annichilire popoli interi; sono i racconti delle donne prigioniere del burka; delle giovani costrette alla pratica dell'infibulazione genitale; è la realtà delle bambine in Cina che non nasceranno mai perché bambine; sono le tragedie di Sara, Giovanna e altre come loro, uccise a seguito di un rifiuto amoroso; di Barbara, in attesa del terzo figlio, incinta di 8 mesi uccisa, dopo anni di maltrattamenti, da suo marito; sono i drammi di donne violate perché omosessuali; di giovani percosse e usate nel corpo perché più indifese in quanto portatrici di diverse abilità. Sono le innumerevoli storie di donne di diverse età e ceti sociali costrette all'inferno di una vita di paura e umiliazione, con esiti dolorosi sui propri bimbi, perché come è noto, i figli che vedono la propria madre o sorella subire violenza subiscono

a loro volta un trauma destinato quasi sempre ad accompagnare la loro esistenza;
le cifre parlano: secondo i dati Istat riferiti al 2006, sono 6 milioni e 743 mila le donne dai sedici ai settant'anni che sono rimaste vittime di molestie o violenze fisiche, psichiche o sessuali nel corso della vita; circa 1 milione di donne ha subito stupri o tentati stupri (il 4,8 per cento della popolazione femminile globale); il 14,3 per cento delle donne ha subito almeno una violenza fisica o sessuale dal proprio partner. Il 24,7 per cento delle donne ha subito violenze da un altro uomo, 2 milioni e 77 mila donne hanno subito comportamenti persecutori (stalking), dai partner al momento della separazione; nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate; ciò che possiamo definire come il «sommerso» è tuttora elevatissimo e raggiunge circa il 96 per cento delle violenze da un non partner e il 93 per cento di quelle da partner; anche nel caso degli stupri la quasi totalità non viene denunciata;
nel mondo, dunque, una donna su tre, nella sua vita è stata o è destinata a essere almeno una volta vittima di violenza fisica, sessuale o psicologica e il 70 per cento delle donne assassinate muore per mano di parenti;
siamo posti dinanzi a un'emergenza talmente estesa e drammatica che le Nazioni Unite sono impegnate nell'introduzione di una fattispecie specifica di reato denominata «Femminicidio»;
il rispetto dei diritti umani delle donne assurge, ancora una volta, a simbolo di civiltà e di riconoscimento dei diritti umani e civili di ogni persona, dell'uguaglianza innanzi alla legge e del contrasto a ogni forma di discriminazione per ragione di razza, religione, diversa abilità, età, orientamento sessuale e identità di genere, diritti sanciti nella Costituzione italiana, nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo di cui proprio quest'anno ricorre il sessantesimo anniversario, e nella Carta Europea;
la giornata internazionale contro la violenza alle donne, voluta dalle Nazioni Unite, ha anche un significato culturale, di rendiconto e impegno programmatico dei Governi e delle Istituzioni, nel quadro delle azioni per i diritti umani;
è auspicabile, inoltre, che siano al più presto approvate normative contro le molestie insistenti, la violenza e contro l'omofobia, così come contro la pedofilia, necessarie per dare solidità ad un Piano di azione che affronti il tema essenziale della prevenzione, dell'educazione civile, dell'informazione, della formazione, della tutela delle vittime, della certezza della pena, del coordinamento e riconoscimento di centri, associazioni e competenze indispensabili per governi, regioni, province e città che ritengano centrali i temi della dignità e della sicurezza delle donne;

tale Piano d'azione è curato dal dipartimento delle pari opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, in coordinamento con il ministero dell'interno e con gli altri ministeri interessati, in accordo con la Conferenza unificata Stato- Regioni-Città, ed è mirato al sostegno di case rifugio, centri antiviolenza, associazioni femminili ed associazioni maschili di presa coscienza, di recupero, di campagne informative e formative, numeri verdi, misure a tutela delle vittime, recupero, appoggio, costruzione di azioni concrete di prevenzione,

impegna il Governo:

a presentare il Piano d'azione contro molestie e violenze di genere, motivate anche da ragioni di orientamento sessuale, di differenti abilità, di razza, religione;
a prevedere adeguate risorse per il suddetto Piano d'azione, in particolare assicurando la disponibilità di risorse pari ad almeno 20 milioni di euro nel 2009, a 40 milioni di euro nel 2010 e a 60 milioni di euro nel 2011;
a sostenere l'Osservatorio pubblico nazionale del monitoraggio statistico mirato a molestie e violenze alle donne, istituito dalla legge finanziaria per il 2007;
a implementare i numeri telefonici di pubblica utilità uniti a campagne informative tradotte nelle lingue più diffuse;
a istituire, mediante urgenti iniziative in sede di conferenza Stato-regioni, presso i Pronto Soccorso medici sportelli per l'accoglienza delle donne maltrattate;
a sostenere corsi informativi per operatori della giustizia, delle forze dell'ordine, dei servizi sociosanitari;
a costruire campagne di educazione al rispetto della donna, della persona, a partire dalla scuola, a predisporre e a promuovere codici etici per l'informazione, la pubblicità e, in generale, per l'azione dei media riguardo all'immagine femminile e più complessivamente per i linguaggi violenti e prevaricanti;
ad estendere la sfera di applicazione del permesso di soggiorno, di cui all'articolo 18 del Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, anche alle donne vittime di maltrattamenti o abusi sessuali;
ad attuare il programma contro la tratta e lo sfruttamento degli esseri umani e per la tutela delle vittime.
(1-00070)
«Pollastrini, Veltroni, Soro, Sereni, Bressa, Amici, Bellanova, Bernardini, Braga, Brandolini, Calvisi, Capano, Marco Carra, Cenni, Codurelli, Concia, Coscia, Cuperlo, D'Antona, De Biasi, Farina Coscioni, Ferrari, Fiano, Gatti, Gnecchi, Graziano, Lenzi, Mantini, Mariani, Melis, Migliavacca, Motta, Murer, Narducci, Mario Pepe (PD), Piccolo, Picierno, Samperi, Schirru, Servodio, Siragusa, Tidei, Trappolino, Livia Turco, Maurizio Turco, Velo, Verini, Zampa, Mosca».

La Camera,
premesso che:
la Commissione europea, in accordo con le Nazioni Unite dal 1993 ha istituito il 3 dicembre, quale Giornata europea delle persone disabili;
il tema del 3 dicembre 2008, sarà «la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità: dignità e giustizia per tutti noi». «La dignità e la giustizia - si legge nella nota delle Nazioni Unite - sono princìpi universali e consolidati e fin dalla sua nascita l'ONU ha stabilito che la dignità e i diritti inalienabili e uguali per tutti i membri del consorzio umano fossero alla base della libertà, della giustizia e della pace nel mondo. Il 2008, poi, è un anno particolarmente significativo per il movimento internazionale dei diritti

umani, alla luce dell'entrata in vigore, il 3 maggio scorso, della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità e del suo protocollo opzionale, uno strumento legale concretamente vincolante per tutti gli Stati a far sì che essi promuovano e tutelino i diritti delle persone con disabilità». A tutt'oggi sono 37 i Paesi che hanno ratificato la Convenzione; l'Italia non ha ancora ratificato la Convenzione;
fin dal 17 giugno 2008 è stata presentata alla Camera la proposta di legge A.C. 1311 di ratifica della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità a firma di deputati appartenenti sia alla maggioranza che all'opposizione parlamentare;
il Governo il 28 novembre 2008 ha approvato il disegno di legge di ratifica della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità nella seduta del Consiglio dei ministri;
la parità delle opportunità è l'obiettivo della strategia a lungo termine dell'Unione europea riguardante la disabilità, che intende garantire la dignità e il rispetto della persona disabile, la sua autonomia e la sua partecipazione alla vita civile, politica del paese, per una «vita indipendente»; le azioni dell'Unione europea, permettendo ai disabili di sfruttare le loro capacità e di partecipare alla vita della società e all'attività economica, contribuiscono a rafforzare i comuni valori economici e sociali su cui essa si fonda;
la strategia dell'Unione europea si basa su tre pilastri: (1) la legislazione e le iniziative miranti a combattere la discriminazione, che garantiscono i diritti individuali; (2) l'eliminazione degli ostacoli di natura ambientale che impediscono ai disabili di sfruttare le loro capacità e (3) la considerazione dell'aspetto della disabilità in tutte le politiche comunitarie, che promuove l'inclusione attiva dei disabili;
il piano d'azione dell'Unione europea a favore dei disabili (PAD), che la Commissione europea ha istituito per dare un seguito coerente all'anno europeo dei disabili nell'Europa allargata, costituisce un quadro dinamico per l'elaborazione di una strategia europea della disabilità; in un contesto economico e sociale in mutazione, come quello dell'Unione europea, è indispensabile prendere in considerazione in maniera strutturata la questione della disabilità. In questo campo le iniziative sono principalmente di competenza degli Stati membri, ma le politiche e le azioni della Comunità hanno molteplici incidenze sulla situazione dei disabili e consapevole di questo, il Consiglio ha raccomandato agli Stati membri di tenere pienamente conto del PAD nell'elaborazione delle loro politiche per i disabili;
nella situazione demografica attuale, il potenziale economico delle persone disabili e il contributo che esse possono dare alla crescita economica e all'occupazione devono essere meglio sfruttati, sulla base dell'agenda sociale 2005-2010. Inoltre, nell'ambito del rilancio della strategia di Lisbona, la comunicazione invita gli Stati membri a promuovere l'inclusione dei disabili nei loro futuri programmi di riforma per la crescita e l'occupazione. Questa comunicazione è anche la prima delle relazioni dell'Unione europea sulla situazione generale delle persone disabili, che la Commissione si è impegnata a pubblicare ogni due anni in occasione della Giornata europea delle persone disabili;
in base alle stime ottenute dall'indagine sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari del 2004-2005 emerge che in Italia le persone con disabilità che vivono in famiglia sono circa 2 milioni e 600 mila, pari al 4,8 per cento circa della popolazione di 6 anni e più che vive in famiglia; considerando anche le 190.134 persone residenti nei presidi socio-sanitari si giunge ad una stima complessiva di poco meno di 2 milioni 800 mila persone con disabilità;
rispetto al passato, in cui i soggetti con difficoltà fisiche o psichiche erano privi di tutela, non riconosciuti i loro diritti e in condizione di isolamento e di

istituzionalizzazione, nel nostro Paese si è ormai di fronte ad un presente che non pone più in discussione il diritto, per i disabili, ad essere parte reale della vita sociale, a possedere tutte le opportunità di qualunque altro cittadino, a richiedere, volere e pretendere la piena integrazione quale elemento costituente la qualità della vita di tutti;
tale processo d'integrazione non si manifesta in modo spontaneo ed automatico, ma richiede un impegno attivo e permanente affinché le affermazioni, le annunciazioni di principio non rimangano lettera morta ma si traducano in atti concreti, e la cultura dell'integrazione della persona disabile sfoci nel diritto reale ed esigibile della stessa persona disabile ad «essere parte» a pieno titolo, del mondo sociale, scolastico, sportivo, lavorativo;
tutto questo è un processo che non ha termine, ma si snoda nel tempo e nell'evoluzione, non sempre lineare e non ugualmente diffusa su tutto il territorio nazionale, della concezione che ha portato dal rifiutare (nascondere, segregare) al riabilitare, dal riabilitare all'inserire, dall'inserire all'integrare la persona disabile all'interno della società;
il mondo della disabilità ha vissuto in Italia negli ultimi trentacinque anni profonde trasformazioni. È infatti a partire dagli anni '70 che prende corpo una importante azione di rinnovamento di servizi ed interventi, che coincide con la prima fase del decentramento delle competenze dallo Stato alle Regioni. La costruzione di una rete di servizi sul territorio, in attuazione delle prime leggi regionali, prende poi ulteriormente slancio dopo la riforma sanitaria del 1978 con la costituzione delle unità sanitarie locali. Si manifesta in questa fase un approccio innovativo al problema, non finalizzato più al ricovero, alla istituzionalizzazione o comunque a delineare percorsi paralleli o speciali, ma, al contrario, teso a costruire una rete di sostegno e di opportunità per la persona disabile e la sua famiglia, per rendere possibile e facilitare il processo d'integrazione. Fu però la legge 104, approvata nel 1992 dopo un lungo confronto parlamentare, a delineare per la prima volta nel nostro ordinamento un quadro organico di norme che fissavano principi ed indirizzi in tutti i campi della vita sociale per la prevenzione e la riabilitazione, l'accesso ai diversi gradi di istruzione e formazione, il lavoro, la mobilità, la fruizione delle strutture sportive turistiche e ricreative, l'accesso alle informazioni e alla comunicazione, il sostegno alle famiglie, il servizio di aiuto alla persona, residenzialità. Il nuovo quadro legislativo ha consentito poi a Regioni, ASL, enti locali di predisporre tutta una serie di servizi per migliorare l'assistenza sanitaria e sociale, l'autonomia e l'integrazione della persona disabile, il sostegno al nucleo familiare, attraverso l'assistenza domiciliare, l'aiuto personale. Solo con un'azione certosina di sensibilizzazione dell'opinione pubblica parallela a rivendicazioni ben precise si è potuto arrivare a un complesso di norme (legge n. 517 del 1977 sulla piena integrazione scolastica dei bambini disabili prescindendo dalle difficoltà di apprendimento e da tutte le altre eventuali difficoltà derivanti dalla loro disabilità, legge n. 13 del 1989 sull'eliminazione delle barriere architettoniche, legge n. 104 del 1992 legge quadro sull'assistenza, legge 68 del 1998 sul collocamento obbligatorio), che nel loro insieme hanno creato un complesso sistema di tutele della persona disabile; tale azione di sensibilizzazione dell'opinione pubblica per un'integrazione reale e piena dei disabili nella nostra società non può che essere sempre in continuo divenire come in continuo divenire è la nostra stessa società,

impegna il Governo:

a presentare alle Camere nel più breve tempo possibile un disegno di legge di ratifica della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità e del suo protocollo opzionale, che è stata aperta alla firma a New York il 30 marzo 2007 ed è entrata in vigore il trentesimo giorno successivo al

deposito del ventesimo strumento di ratifica o di adesione (3 maggio 2008), visto che l'Italia ha provveduto ad apportare la sua firma già dal 30 marzo 2007;
ad adottare, nel più breve tempo possibile, tutte le misure atte alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali (leps), così come previsti all'articolo 22 della legge quadro n. 328 del 2000 e dall'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione al fine di avere su tutto il territorio nazionale una rete integrata di servizi che fissi i livelli essenziali delle prestazioni sociali sia quantitativamente che quantitativamente omogenei in tutto il Paese, nonché al reperimento di risorse finanziarie adeguate del fondo nazionale per le politiche sociali di cui all'articolo 20 della legge 328 del 2000 al fine di poter garantire reali opportunità di inserimento sociale delle persone disabili;
a sviluppare ed a promuovere un'Azione di programma per le politiche dell'handicap, attraverso tutti gli elementi ritenuti necessari, affinché all'interno della nostra società si sviluppi una reale e concreta cultura volta al superamento delle problematiche dell'integrazione delle persone disabili anche mediante:
a) l'inserimento, per rendere più efficace la lotta contro le barriere architettoniche, nei programmi delle scuole medie superiori tecniche, quali geometri e tecnici per l'edilizia, nonché nei corsi di laurea universitari quali ingegneria civile e ambientale, scienze dell'architettura, scienze della pianificazione territoriale, urbanistica, paesaggistica e ambientale, scienze e tecniche dell'edilizia lo studio dell'universal design, inteso come progettazione di un ambiente «accessibile» sicuro, confortevole e qualitativamente migliore per tutti i potenziali utilizzatori;
b) il potenziamento dei corsi di formazione e specializzazione degli insegnanti, attraverso la definizione di qualificati percorsi universitari, a partire dalla formazione di base, non solo per gli insegnanti di sostegno ma anche di quelli curricolari, con il coinvolgimento pieno delle facoltà di scienze dell'educazione e del sistema universitario nel suo complesso, tenendo come punto di riferimento i diversi bisogni educativi specifici conseguenti alle diverse tipologie di disabilità;
c) la definizione di corretti strumenti di valutazione e verifica degli interventi educativi, didattici ed organizzativi messi in atto dalle singole scuole, avendo cura poi di prevedere standard adeguati a valutare i processi di insegnamento ed apprendimento, i risultati raggiunti sul piano individuale e collettivo, in quanto il processo di integrazione scolastica degli allievi/e in situazione di handicap deve ormai essere considerato come uno dei fattori di qualità del piano dell'offerta formativa dell'istituzione scolastica;
d) la piena attuazione dell'integrazione scolastica degli oltre centonovantamila studenti disabili presenti nelle scuole italiane attraverso la realizzazione di un progetto di vita di presa in carico integrata dell'alunno disabile da parte di tutti gli insegnanti che interagiscono con lui, nonché assegnazione delle ore di sostegno sulla base delle «effettive esigenze» dell'alunno disabile, soprattutto per i gravi, assicurandone anche la continuità didattica tra alunno ed insegnante di sostegno;
e) azioni volte a sensibilizzare le imprese circa le opportunità offerte dalla legge n. 68 del 1999 sul collocamento dei lavoratori disabili anche ripristinando l'obbligatorietà della certificazione di ottemperanza sul rispetto delle norme della legge 68 rilasciata dai centri dell'impiego alle imprese che vogliono partecipare ad appalti pubblici;
f) l'istituzione, presso il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, di un Osservatorio nazionale per i diritti dei disabili con compiti di monitoraggio, studio, ricerca, documentazione e formulazione di proposte, in merito alla corretta applicazione della legge 68 del 1999 nonché di ogni altro aspetto inerente l'occupazione dei lavoratori disabili, sugli interventi previdenziali e assistenziali onde porre le basi per il loro adeguamento,

sulla rete sanitaria e assistenziale regionale e la sua adeguatezza nel rispetto dei livelli essenziali, ponendo così le basi per un quadro informativo completo sulla condizione di vita delle persone con disabilità, elemento preliminare e necessario per qualsiasi intervento legislativo;
g) l'emanazione di linee guida per orientare le diverse amministrazioni nei vari aspetti applicativi e progettuali nonché per ottenere un riordino delle provvidenze economiche, attualmente del tutto inadeguate;
h) la garanzia di adeguate risorse finanziarie alla legge 13 del 1989 sull'abbattimento delle barriere architettoniche nonché la concessione di mutui agli enti locali per finanziare programmi di abbattimento delle barriere architettoniche;
i) il potenziamento della rete telematica di comunicazione, per rendere sempre più possibile il contatto con mille realtà socio-professionali, legate sia alla rete dei servizi di cui hanno più immediato bisogno sia a forme sociali di tempo libero;

ad adottare una politica efficace di sostegno alla non autosufficienza e alla vita indipendente, attraverso lo stanziamento di risorse finanziarie adeguate atte ad integrare i cofinanziamenti degli enti territoriali interessati, nonché attraverso un programma di intervento diretto a favore delle famiglie e degli anziani con il rafforzamento dell'assistenza domiciliare, con il sostegno economico alle famiglie per cura e assistenza; con la prevenzione, il contrasto e la riabilitazione degli stati di non autosufficienza, con la realizzazione dei livelli essenziali delle prestazioni socio-assistenziali, affinché si possa realizzare su tutto il territorio nazionale una rete integrata di servizi anche con l'aiuto ed il sostegno del cosiddetto «terzo settore» e con la creazione di cooperative in cui tutti, persone disabili e non possano, ognuno secondo le loro capacità, trovare la propria dimensione lavorativa ed umana;
a predisporre linee guida nazionali atte a delineare programmi di integrazione e di presa in carico del disabile grave, in particolar modo nel momento in cui viene a mancare il supporto del nucleo familiare, il cosiddetto «dopo di noi», anche attraverso una politica di interventi in materia di solidarietà sociale con la creazione di comunità alloggio, a carattere familiare, case-famiglie, piccoli gruppi in appartamento gestiti attraverso la supervisione e il controllo delle organizzazioni di volontariato e delle associazioni familiari affinché le persone disabili gravi o gravissimi dopo la perdita dei loro familiari possano trovare assistenza ed accoglienza.
(1-00071)
«Livia Turco, Argentin, Binetti, Boffa, Burtone, Calgaro, D'Incecco, Farina Coscioni, Grassi, Lenzi, Miotto, Mosella, Murer, Pedoto, Calvisi, Schirru, Madia, Ghizzoni, Coscia, Rossa, Pes, Strizzolo, Motta, Bellanova, Rampi, Codurelli, Gnecchi, Cenni, Ginefra, Mattesini, Gatti, Pollastrini, Concia, Siragusa».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

LARATTA, GRASSI, CAVALLARO, ZAMPA e BERRETTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
notizie di alcuni organi di stampa - in particolare L'Espresso in edicola in questa settimana - scrivono che il Ministro

Brunetta, appena venticinquenne, entra nel dorato mondo dei consulenti (di cui oggi critica l'abuso);
viene nominato dall'allora ministro, Gianni De Michelis, coordinatore della commissione sul lavoro; poi diventa consigliere del Cnel; nel 1995 entra nella squadra che scrive il programma di Forza Italia e nel 1999 entra nel Parlamento europeo. Proprio a Strasburgo, se avessero applicato la «legge dei tornelli» invocata dal Ministro, il professore non avrebbe fatto certo una bella figura. Secondo i calcoli fatti da L'Espresso, in dieci anni la frequenza tocca il 57,9 per cento. Lo stesso ministro ha ammesso in due lettere le sue performance: nella legislatura 1999-2004 ha varcato i cancelli solo 166 volte, pari al 53,7 per cento delle sedute totali. «Quasi nessun parlamentare va sotto il 50, perché in tal caso l'indennità per le spese generali viene dimezzata», spiegano i funzionari di Strasburgo. Il trend dell'onorevole Brunetta migliora nella seconda legislatura, quando prima di lasciare l'incarico per fare il ministro firma l'elenco (parole sue) 148 volte su 221. Molto meno comunque di altri colleghi di Forza Italia;
la produttività degli europarlamentari si misura dalle attività. In aula e in commissione. Anche in questo caso Brunetta non brilla assolutamente: in dieci anni ha compilato solo due relazioni, i cosiddetti rapporti di indirizzo, uno dei termometri principali per valutare l'efficienza degli eletti a Strasburgo. L'ultima è del 2000: nei successivi otto anni il carnet del Ministro è desolatamente vuoto, fatta eccezione per alcune interrogazioni scritte, che sono uno strumento assai poco impegnativo;
su 530 sedute totali, l'attuale Ministro Brunetta è intervenuto per illustrare interrogazioni orali solo 12 volte, mentre gli interventi in plenaria (dal 2004 al 2008) si contano su due mani. L'ultimo è del dicembre 2006, in cui prende la parola per «denunciare l'atteggiamento scortese e francamente anche violento» degli agenti di sicurezza: pare non lo volessero far entrare;
ma c'è un settore, secondo quanto scrivono gli organi di informazione, nel quale Brunetta ha dimostrato fiuto e capacità: la ricerca di immobili a basso costo, dove ha messo a segno affari impossibili per i comuni mortali -:
se queste notizie siano fondate e veritiere e, in caso affermativo, se non ritenga in contrasto con le proclamate politiche del Governo di contrasto al fenomeno dei cosiddetti «fannulloni» il fatto che proprio il promotore delle medesime, vale a dire il Ministro competente, rischi, in virtù dei suoi trascorsi, di poter essere ascritto a tale categoria.
(4-01727)

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 19 novembre 2008, Hugues Mingarelli, direttore generale per le relazioni esterne della Commissione europa ha dichiarato che la Ue ha deliberato un pacchetto di misure socio-economiche per rafforzare la fiducia tra Moldova e Transdnistria;
tale decisione si inquadra nella volontà dell'Ue di attivarsi con più efficacia ai fini della composizione del conflitto tra Moldova e Transdnistria, così come ufficialmente dichiarato al Ministro degli affari esteri moldavo Andrei Stratan -:
quali siano in concreto le misure inserite nel pacchetto dell'Ue per la Moldova-Transdnistria e come l'Italia intenda parteciparvi.
(4-01716)

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 19 novembre 2008, il Presidente del Parlamento Azero Ogtay Asadov, nel corso di un incontro con l'Ambasciatore

greco presso l'OSCE Marinaki, ha duramente contestato le dichiarazioni di alcuni paesi facenti parte del cosiddetto «gruppo di Minsk» finalizzati ai negoziati di pace tra Armenia ed Azerbagian;
in particolare, il Presidente Asadov contesta che le suddette dichiarazioni «creano preoccupazione e non servono alla soluzione del conflitto» -:
considerando che l'Italia fa parte del «gruppo di Minsk», quali valutazioni si esprimono su tali dichiarazioni e quali specifiche iniziative si intendano assumere per risolvere il conflitto congelato del Nagorno-Karaback.
(4-01718)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

DI CAGNO ABBRESCIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nonostante la legge finanziaria per il 2008 avesse stabilito una complessiva riorganizzazione sia amministrativa che gestionale dei rifiuti, al fine di consentire per gli ATO (ambiti territoriali ottimali), il raggiungimento di un obiettivo finale per una corretta gestione integrata dei rifiuti, la Puglia versa in una situazione grave e preoccupante a causa dell'incapacità dell'utilizzo delle risorse e dell'immobilismo con cui le stesse autorità d'ambito si stanno occupando del problema rifiuti;
anche il Presidente della Provincia di Bari ha recentemente chiesto al Presidente della Regione Puglia, il commissariamento degli ambiti territoriali ottimali del ciclo idrico e integrato, evidenziando la sintomatica situazione di stallo che si registra proprio dal punto di vista organizzativo da parte delle stesse Autorità d'ambito pugliesi che ad oggi non sono riuscite a dotarsi di una adeguata struttura amministrativa che permetta di raggiungere l'obiettivo finale di una adeguata gestione integrata dei rifiuti;
lo stesso Presidente della Provincia Divella, ha denunciato che il quadro a fine 2007 è sostanzialmente rimasto immutato rispetto a quello attuale del 2008 e che sussiste una generale incapacità ad utilizzare le risorse trasferite dalla Regione Puglia, tramite la Provincia di Bari, pari a 10 milioni di euro;
appare evidente di conseguenza che il comportamento da parte delle suesposta Autorità, rischia di creare il generarsi di un'emergenza ambientale, con scenari drammatici facilmente prevedibili, in considerazione di quanto accaduto in Campania;
inoltre a confermare quanto esposto, sono state le dichiarazioni dell'Assessore provinciale all'ambiente, il quale ha affermato che sulle quattro ATO, ben tre non sono tuttora dotate di un piano d'ambito con la conseguente inadempienza di non aver iniziato le pratiche di gara per la gestione unitaria dei rifiuti;
analoghe considerazioni valgono per l'impiantistica a regime, ha denunciato il predetto Assessore, in cui si continua a litigare su dove insediare gli impianti di compostaggio sui siti, mentre in altri casi non si è ancora partiti con la gara per la costruzione degli impianti a regime complessivi, come ad esempio quello per lo smaltimento del cdr;
in particolare per quanto riguarda Bari, Comune capofila dell'ATO Bari 2, appare preoccupante la situazione in cui versa l'intera area cittadina, a causa sia dell'inerzia con gli ambiti territoriali ottimali sono convocati, che della mancanza di realizzazione di un sito di compostaggio e di impianti di biostabilizzazione, con il prevedibile rischio che le discariche limitrofe dei Comuni di Bitonto e di Giovinazzo giungano a saturazione con conseguenze gravi e facilmente immaginabili -:
quali iniziative urgenti intenda intraprendere, al fine di verificare che l'attuale

situazione di stallo e di incapacità con cui le autorità d'ambito operano in Puglia, non possa creare gravi situazioni emergenziali per la Regione per la gestione del rifiuti;
se non intenda richiedere una valutazione dell'osservatorio nazionale sui rifiuti in merito alle segnalate inefficienze nella gestione dei rifiuti.
(5-00662)

Interrogazione a risposta scritta:

TASSONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
non è stato ancora insediato il Consiglio nazionale per l'ambiente nonostante le Regioni, da tempo, abbiano designato i Rappresentanti in seno allo stesso Consiglio;
risulta strano che, un organismo di tale importanza, non abbia ancora potuto operare a fronte dei compiti particolari che, secondo il Legislatore, dovrebbe svolgere -:
per quali ragioni, fino ad oggi, non sia stato insediato il Consiglio Nazionale per l'Ambiente, ai sensi dell'articolo 12 della legge 8 luglio 1986, n. 349;
se sia intenzione del Governo rispettare il dispositivo normativo e quali ne siano i tempi.
(4-01721)

TESTO AGGIORNATO AL 26 NOVEMBRE 2008

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:

SANGA, FLUVI, CECCUZZI, MARCO CARRA, MISIANI, STRIZZOLO e BENAMATI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la crisi finanziaria internazionale ha pesantemente colpito il sistema bancario ed ha determinato una stretta sul credito alle piccole e medie imprese, vera ossatura della nostra economia;
gli artigiani e le piccole e medie imprese sono generalmente più dinamici e adattabili ai cambiamenti ma anche meno capitalizzati e quindi meno pronti a fronteggiare la mancanza di liquidità e più esposti alle restrizioni del credito da parte del sistema bancario;
se si intende effettivamente ridare stabilità al settore bancario e produttivo è indispensabile realizzare un insieme di interventi che oltre a garantire la stabilità del sistema creditizio, individui soluzioni adeguate per attenuare l'impatto della crisi sulle piccole imprese e infonda nuova fiducia al tessuto economico;
la crisi delle piccole e medie aziende deriva infatti da molti fattori quali le difficoltà di pagamento dei grandi gruppi, il ritardo nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, i costi dell'energia esorbitanti, una pressione fiscale che erode sempre di più i margini di operatività delle imprese;
indispensabili, per fronteggiare la crisi che investe le piccole e medie imprese, sono gli interventi in ambito fiscale a partire dagli studi di settore, le piccole imprese si trovano infatti ad affrontare le scadenze fiscali senza liquidità e senza certezze sui redditi dell'anno;
la crisi economica ha messo a dura prova la capacità degli studi di settore di rappresentare correttamente la realtà delle imprese e impone interventi correttivi in funzione anticiclica degli strumenti di accertamento fiscale;
il principio della normalità economica fotografata dagli studi di settore si basa su dati del 2006, o precedenti, e pertanto rappresenta un quadro economico

che diverge profondamente dai risultati che le imprese stanno conseguendo, siamo infatti in una fase d'emergenza che richiede risposte straordinarie anche sul fronte fiscale;
sono indispensabili interventi selettivi per adeguare gli studi di settore alla crisi soprattutto per alcuni settori più esposti ed è necessario ridurre la loro attuale valenza probatoria, riservando all'amministrazione finanziaria il compito di suffragare i dati relativi agli eventuali maggiori ricavi scaturenti dallo studio stesso con l'ausilio di ulteriori elementi di verifica;
è altresì necessario effettuare un approfondimento dei settori economici maggiormente colpiti, sulla base dei dati disponibili, anche da fonti specializzate, considerando altresì la componente territoriale sulla base delle analisi all'uopo effettuate dagli osservatori regionali -:
quali iniziative urgenti intenda intraprendere per individuare, ai fini fiscali, i settori economici in crisi e modificare l'attuale disciplina degli studi di settore affinché gli scostamenti risultanti dagli accertamenti conseguenti alla loro applicazione, costituiscano mere presunzioni semplici prive dei requisiti di gravità, precisione e concordanza e che, in caso di rettifica, spetti all'ufficio accertatore motivare e fornire elementi di prova a sostegno degli scostamenti riscontrati;
quali iniziative urgenti intenda intraprendere, con riferimento agli altri interventi di sostegno alle piccole e medie imprese, per attivare un fondo interbancario di garanzia dei crediti, rafforzare il sistema dei Confidi, introdurre meccanismi di compensazione dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione e prevedere finanziamenti a favore di progetti di investimento e sviluppo delle PMI.
(3-00249)

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

MILO, ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria per il 2007 (legge n. 296 del 2006), al comma 319 dell'articolo 1, e la legge finanziaria per il 2008 (legge n. 244 del 2007), al comma 208 dell'articolo 1, hanno previsto la possibilità per i contribuenti di detrarre dall'IRPEF il 19 per cento delle spese sostenute per la locazione, per contratti di ospitalità, per contratti stipulati con enti per il diritto allo studio, università e collegi universitari legalmente riconosciuti, enti senza fine di lucro e cooperative per le case degli studenti universitari, entro il limite massimo annuo di spesa di 2.633 euro;
la nuova lettera i-sexies dell'articolo 15, comma 1, del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 riguarda solo gli studenti fuori sede che, a seguito della circolare interpretativa dell'Agenzia delle entrate n. 11/E del 16 febbraio 2007 si trovino ad una distanza di almeno 100 chilometri dal luogo di residenza e purché i comuni dell'università e della residenza si trovino in province diverse;
molti studenti altoatesini studiano presso l'Università di Innsbruck, rientrando nella categoria degli studenti fuori sede aventi i requisiti di cui all'articolo 15, comma 1, lettera i-sexies, ma sembrano essere esclusi da tali agevolazioni fiscali in quanto considerati fuori sede all'estero e dunque non soggetti alla legge 9 dicembre 1998, n. 431, e successive modificazioni -:
se il Ministro non ritenga di dover includere anche la categoria degli studenti fuori sede nel territorio dell'Unione europea tra i beneficiari delle disposizioni previste dall'articolo 15, comma 1, lettera i-sexies, attraverso un'iniziativa diretta all'integrazione della normativa vigente.
(5-00661)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta immediata:

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 20 novembre 2008, svariate agenzie di stampa e testate giornalistiche riportavano la notizia secondo cui Giuseppe Salvatore Riina, figlio del boss mafioso Salvatore Riina, condannato per associazione mafiosa, attualmente sottoposto alla sorveglianza speciale con soggiorno obbligato e all'obbligo di firma in commissariato per tre anni, in quanto soggetto «socialmente pericoloso», avrebbe presentato istanza al tribunale di Palermo per potersi trasferire da Corleone;
in particolare, il Riina avrebbe espresso la volontà di trasferirsi a Cernusco sul Naviglio (Milano), dove avrebbe ricevuto un'offerta di lavoro presso un'azienda del settore dell'edilizia;
l'applicazione dell'istituto del soggiorno obbligato negli anni '60 e '70, che ha previsto il trasferimento nei comuni del Centro e del Nord di condannati per reati di mafia, ha avuto come unico esito il propagarsi delle cosche mafiose, il radicarsi di questi fenomeni in territori dove allora non esistevano e il costituirsi di nuove reti criminali attorno ai soggetti che venivano trasferiti;
il fatto che Giuseppe Salvatore Riina, che non può essere considerato un delinquente qualunque che tenta di reinserirsi nel mondo del lavoro, ma che per il cognome che porta è un vero e proprio simbolo di Cosa Nostra, abbia ricevuto un'offerta di lavoro da un comune del Nord legittima i sospetti di possibili contatti con reti mafiose presenti sul territorio della provincia di Milano -:
se sia intenzione del Governo adottare iniziative normative al fine di procedere ad una modifica della disciplina del soggiorno obbligato, in particolare per i condannati per il reato di associazione mafiosa, in modo da evitare che la misura in oggetto possa diventare strumento di trasferimento di attività criminali.
(3-00253)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 15 novembre 2008, l'interrogante si recava in visita ispettiva presso la casa circondariale di «Catanzaro Siano» accompagnata dal signor Giuseppe Candido e dalla signora Giovanna Canigiula riscontrando la seguente situazione:
la struttura è oltremodo fatiscente sia all'esterno che all'interno dove è possibile osservare scale sconnesse, infiltrazioni d'acqua dai soffitti, mura scrostate e sporche; le condizioni igieniche sono decisamente carenti, con presenza di scarafaggi e altri insetti; gli stessi agenti di polizia penitenziaria hanno riferito della presenza, fortunatamente all'esterno, di topi di dimensioni impressionanti;
l'istituto ospita attualmente 459 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 354 e il sovraffollamento già di per sé rilevante assume proporzioni di eccezionale allarme per il tipo di regime di reclusione di media e alta sicurezza, oltre che di elevato indice di vigilanza; in particolare, nel padiglione di media sicurezza, a fronte di una capienza regolamentare di

92 persone, sono presenti 152 detenuti mentre, nel padiglione di alta sicurezza, a fronte di una capienza regolamentare di 199 persone, sono presenti 275 detenuti;
il corpo degli agenti di polizia penitenziaria è decisamente carente: 58 effettivi, 69 distaccati (tra uscita e ingresso), 7 missioni, 22 ingresso/uscita da altri istituti; questo deficit di organico, considerato il particolare regime di detenzione che richiede un'accorta vigilanza, induce la direzione dell'istituto a lasciare poco spazio alle attività trattamentali e di socializzazione, il che costringe i detenuti a passare almeno 20 ore al giorno nelle celle sovraffollate;
entrando più nel dettaglio della condizione di reclusione, c'è da rilevare che essendo da tre mesi rotto l'impianto per la fornitura di acqua calda, i detenuti sono costretti o a rinunciare alla doccia o a farla con l'acqua gelata; inoltre, l'orario della doccia coincide con il tempo destinato all'ora d'aria perciò, il detenuto che sceglie di lavarsi (seppure con l'acqua fredda!) sottrae tempo ad una delle poche attività di socializzazione alle quali gli è consentito accedere;
sia in alta che in media sicurezza, i detenuti lamentano il disagio dei colloqui con i familiari non solo perché sono pochi quelli concessi, ma anche perché bastano pochi minuti di ritardo dei parenti per annullare gli incontri e ciò accade anche nel caso in cui mogli, figli e/o genitori giungano al carcere di Siano da molto lontano; in alta sicurezza è capitato di dover svolgere i colloqui nella sala con il muretto divisorio non essendo disponibile la sala con i tavolini tondi; altri disagi segnalati dai detenuti sono relativi alla forzata convivenza con i fumatori, all'eccessiva severità da parte della Direzione nel respingere i pacchi di alimenti, all'alto costo di questi ultimi per chi si serve dallo spaccio interno, all'impossibilità, per chi proviene da altre regioni e non riceve visite settimanali, di poter usufruire di servizi come la lavanderia, il che comporta il dover indossare indumenti sporchi per molti giorni; altre rimostranze dei detenuti riguardano l'umidità e il freddo che sono difficili da sopportare con l'accensione per una sola ora al giorno dei termosifoni; il divieto di tenere CD in cella; il rigetto ripetuto delle richieste di trasferimento in istituti più vicini alla famiglia o dove sia possibile svolgere particolari corsi di studio; l'impossibilità di avere il numero di protocollo delle domandine presentate; il calcolo parziale delle telefonate fatte: per regolamento, denuncia qualcuno; ne spettano tre al mese, ma ogni telefonata è conteggiata contemporaneamente sia a chi la fa che a chi la riceve;
il padiglione che ospita i detenuti sottoposti ad elevato indice di vigilanza è composto da un'ala, sovraffollata, che custodisce i detenuti del 41-bis e da un'altra, sottodimensionata, dove si trovano i condannati per terrorismo, ognuno in cella singola;
nella prima ala che è stata aperta nel settembre del 2007 dopo la chiusura del carcere di Palmi, alcuni detenuti lamentano la convivenza con fumatori, la mancanza di acqua calda, l'eccessiva applicazione di sanzioni che arrivano fino a tre mesi anche per violazioni veniali come quella di essere stati trovati con un litro di vino in cella anziché il previsto mezzo litro e ciò nonostante la spesa non sia possibile farla ogni giorno;
il rigetto di domande in cui si chiedono semplici cose, dalle fotocopie alla pasta per la dentiera, dai libri all'assistenza sanitaria; nell'ala che ospita i condannati per terrorismo l'atmosfera è senz'altro più tranquilla: i detenuti sono stati trovati dall'interrogante nelle loro celle singole o a scrivere o a leggere e solo uno di loro si è lamentato di qualcosa, in particolare del fatto che, iscrittosi a scuola, si è visto sequestrare i libri di testo che l'insegnante gli aveva consegnato per studiare;
nonostante una situazione così allarmante determinata da quanto sopra esposto, gli agenti hanno riferito all'interrogante di essere riusciti a sventare ben 6

tentativi di suicidio e di essere poi venuti a conoscenza del fatto che due detenuti salvati dal loro pronto intervento si sono poi uccisi dopo il trasferimento nel carcere di Torino;
l'istituto non dispone ancora di un regolamento che, come ha riferito all'interrogante il comandante Salvatore Opipari che l'ha accompagnata durante la visita, è in corso di approvazione da parte del DAP -:
se sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e cosa intenda fare per riportare alla legalità il carcere di Siano/Catanzaro sia per quel che riguarda il sovraffollamento delle celle sia per quel che riguarda la cronica carenza di organico del personale in servizio;
se ritenga che in una situazione come quella descritta sia possibile assolvere al dettato costituzionale secondo il quale «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato».
(4-01722)

VERSACE. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 25 marzo 2006, presso l'Ospedale civile dell'Annunziata di Cosenza, è deceduta Carlotta Gaudio, una bambina di soli 10 anni;
la piccola era stata già visitata, nello stesso nosocomio cosentino, già altre due volte nel corso della stessa settimana a seguito di malori, ma fu dimessa, avendo i medici assicurato che si trattasse di una semplice influenza;
ricoverata il giorno 25, nelle prime ora del mattino, alle 5,00 circa, la bambina è morta nella stessa giornata per cause ancora non chiarite;
allo scopo di comprendere cosa effettivamente fosse successo, se la bambina fosse stata adeguatamente assistita e curata e se vi fossero responsabilità del personale sanitario o della struttura nella tragica evoluzione della vicenda, la famiglia, pur nella condizione psicologica di assoluto sconforto e disperazione, si è rivolta all'autorità giudiziaria;
ne è seguito un procedimento durato più di due anni, conclusosi senza esiti soddisfacenti, con l'archiviazione, nel corso del quale si sono verificate delle anomalie che hanno indotto i familiari a pensare che le indagini non fossero state condotte con la necessaria serenità;
in particolare, il Pubblico Ministero incaricato delle indagini ha provveduto ad iscrivere nel registro degli indagati tutti i sanitari coinvolti nella vicenda, compreso il pediatra di base, il medico di fiducia, i cardiologi presenti nel reparto negli ultimi momenti precedenti la morte della bambina, ed anche quelli che avevano finito il turno, ma ha trascurato inspiegabilmente la citazione in giudizio proprio del cardiologo presente nella stanza, che aveva operato attivamente sulla bambina, tra l'altro provvedendo ad effettuare alcuni esami, come testimoniato dalla stessa madre della piccola;
prima della morte della piccola Carlotta, sembrerebbe essere stato costituito, presso la Procura di Cosenza, una sorta di pool di magistrati specializzato in indagini relative a colpa medica e reati sanitari, al quale, pare, non appartenesse il magistrato titolare delle indagini;
tali aspetti anomali, fatti rilevare tempestivamente e ripetutamente dai genitori della bambina, non sono stati tenuti in alcun conto;
esiste idonea documentazione di quanto su esposto, già a disposizione degli uffici del Ministro -:
se non intendano assumere le opportune iniziative ispettive secondo le rispettive prerogative ai fini dell'esercizio dei poteri di competenza.
(4-01724)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
la vicenda della concessione demaniale n. 3/04 rilasciata dall'Autorità portuale di Bari alla società «Bari Porto Mediterraneo S.r.l.» suscita negli interpellanti notevoli perplessità;
con riferimento a tale vicenda è intervenuto il Governo con la risposta all'interrogazione n. 4-00325 presentata al Senato dal senatore Nicola Latorre e pubblicata il 15 luglio 2008, risposta che risulta essere fondata esclusivamente sugli elementi forniti dall'«organo di vertice» dello stesso ente portuale, apparendo pertanto agli interpellanti priva di un effettivo riscontro sulla obiettiva realtà dei fatti;
successivamente, sono stati formalmente forniti al Ministero interpellato da parte della suddetta società, dettagliati dati documentali dai quali si evince la palese erroneità delle informazioni fornite dall'Autorità portuale su aspetti essenziali della vicenda, quale ad esempio l'entità del canone demaniale totale, indicato dall'Autorità portuale nella somma di 250.000 euro, laddove questa cifra costituisce soltanto una minima parte del canone complessivamente pagato dalla società concessionaria e pari ad euro 2.078.406 per il 2005, euro 2.294.892 per il 2006 ed euro 2.760.850 per il 2007;
appare necessario sottolineare la gravità di queste ambigue informazioni fornite dall'Autorità portuale, tali da fuorviare le valutazioni del medesimo Ministero interrogato in merito a questa incresciosa vicenda che, paradossalmente, ha visto l'Autorità portuale attaccare, con un pesante ed infondato contenzioso, una società (Bari Porto Mediterraneo) di cui detiene il 30 per cento delle azioni e che ha finora gestito con grande efficienza i servizi ai passeggeri nel porto di Bari, (come riconosciuto dallo stesso ente portuale) e che tra l'altro all'epoca era guidata proprio dall'attuale presidente dell'Autorità portuale, Francesco Palmiro Mariani;
infatti proprio nel Piano operativo triennale 2007/2009, tuttora vigente, approvato dal Comitato portuale nel marzo 2007, è riportato: «La Bari Porto Mediterraneo: Una proposta per la crescita. La Bari Porto Mediterraneo ha svolto un ruolo di grande rilievo per la crescita del Porto di Bari attraverso l'efficiente e proficua gestione del Terminal Crociere e del Terminal Traghetti»;
quanto predetto evidenzia palesemente le contraddizioni con cui lo stesso presidente dell'Autorità portuale ha condotto operativamente l'attività gestionale all'interno dell'area portuale;
inoltre va aggiunto che nello stesso Piano operativo triennale 2007/2009 l'Autorità portuale di Bari ha legittimato le procedure di legge adottate per la costituzione della Bari Porto Mediterraneo, proponendo un nuovo progetto sulla evoluzione della B.P.M., e utilizzando le stesse procedure di legge adottate per la sua costituzione;
infatti tale progetto all'interno del P.O.T. riportava: «Ricondurre la B.P.M. alla sua natura di società, costituita nei fatti ai sensi del comma 5 dell'articolo 23 della legge 84/94, fatto quest'ultimo, che ha consentito di collocare, presso la B.P.M., il personale in esubero dell'Autorità Portuale, come da accordo sindacale del 5 dicembre 2004 e di non procedere all'affidamento dei servizi secondo le modalità di cui all'articolo 6 comma 5 della citata legge 84/94 ... omissis. .. Pertanto, al fine di cogliere tutte le potenzialità derivanti dalla costituzione della B.P.M., si ritiene che si debbano proporre ai soci della B.P.M. le seguenti iniziative, tenuto presente il contesto del Porto di Bari: Trasformazione della B.P.M. in una S.p.A. "holding operativa", con partecipazione minoritaria dell'A.P., ai sensi dell'articolo

23 comma 5 della Legge 84/94. La B.P.M. "holding operativa" dovrebbe gestire la Stazione marittima car-ferries in quanto servizio di interesse generale ai sensi del decreto ministeriale 14 novembre 1994. La B.P.M. "holding" dovrebbe costituire una seconda società per la gestione del terminal crociere aperta alla partecipazione maggioritaria degli operatori crocieristici già presenti in porto, sempre ai sensi dell'articolo 23 comma 5 della Legge 84/94»;
inoltre è importante evidenziare come l'attuale presidente dell'Autorità portuale sia in carica (compreso l'iniziale periodo commissariale) dal dicembre 2005 e che, inoltre, ha preteso e rivestito contemporaneamente dal giugno del 2006 al giugno del 2007, il ruolo di Presidente della Bari Porto Mediterraneo, come precedentemente riportato, e che durante tale periodo, ha approvato il suesposto progetto sulla evoluzione della Bari Porto Mediterraneo (nel Comitato portuale del marzo 2007) e ufficialmente presentato ai soci della stessa Bari Porto Mediterraneo (nel corso dell'Assemblea dei soci del 10 maggio 2007);
successivamente, sebbene lo stesso Presidente dell'Autorità portuale nel dicembre 2007, con riferimento al predetto progetto sulla evoluzione della B.P.M., abbia chiesto ed ottenuto la convocazione dell'Assemblea dei soci della società per discutere il seguente ordine del giorno: «Proposta relativa alla trasformazione della Bari Porto Mediterraneo da S.r.l. in S.p.a. ed alle conseguenti modifiche statutarie», il rappresentante dell'ente portuale, inspiegabilmente abbandonava l'Assemblea prima di discutere su tale punto all'ordine del giorno;
conseguentemente nell'ambito della medesima Assemblea si deliberava di rinviare la decisione definitiva a seguito della elaborazione di un opportuno studio di fattibilità tecnico, economico-finanziario e legale;
nel gennaio 2008 inoltre, il Gruppo consiliare dell'Italia dei Valori del Comune di Bari, attraverso una interrogazione al Sindaco di Bari e pubblicata dal quotidiano locale: Bari sera, denunciava che: «L'Autorità portuale di Bari sta mettendo in atto un'azione di boicottaggio nei confronti della società Bari Porto Mediterraneo» creando disagi operativi alla società, in quanto gli altri soci della medesima B.P.M. non avevano complessivamente condiviso il progetto sulla evoluzione della società voluto dal presidente dell'Autorità portuale, e chiedeva l'intervento del sindaco di Bari sullo stesso residente Mariani, in quanto nominato su sua designazione, al fine di indurlo al dialogo per evitare prevedibili riflessi negativi sullo scalo barese»;
successivamente, in maniera improvvisa e tuttora inspiegabile, l'Autorità portuale cambiava parere sulla Bari Porto Mediterraneo considerandola non più una società da far crescere, ma ponendo addirittura in discussione la costituzione della stessa società, nonché l'affidamento della concessione demaniale, entrambi avvenuti nel 2004 ad opera del precedente Presidente dell'Autorità portuale, chiedendone un parere all'Avvocatura distrettuale dello Stato di Bari;
nell'ottobre scorso la stessa Avvocatura dello Stato trasmettendo all'Autorità portuale il parere richiesto, ha (così come anche su altri aspetti rappresentati in modo secondo gli interpellanti non obiettivo dalla stessa Autorità portuale e recepiti nella risposta alla suesposta interrogazione n. 4-00325) stanzialmente smentito alcune formulazioni dello stesso ente;
inoltre la diffusione oltre ogni misura agli organi di stampa, da parte dell'Autorità portuale, di questi dati parziali e faziosamente distorti, in quanto non rispondenti alla realtà, ha alimentato un battage «mediatico» tale da indurre addirittura all'apertura di un'indagine giudiziaria;
va aggiunto tra l'altro, che recentemente il Presidente dell'Autorità portuale, nonostante le cautele prospettate al riguardo dall'Avvocatura dello Stato, ha con

vera e propria ostinazione indotto il Comitato portuale ad aprire un procedimento in auto-tutela per l'annullamento d'ufficio delle delibere istitutive della «Bari Porto Mediterraneo», con il rischio di sconvolgere l'attuale assetto organizzativo dei servizi passeggeri nello scalo barese, e per di più esporre l'Autorità portuale, e conseguentemente l'erario, alle inevitabili richieste risarcitorie da parte dei soci della B.P.M. gravemente danneggiati da questo irragionevole conflitto generato dallo stesso presidente;
le conseguenze prevedibili e penalizzanti di quanto predetto, rischiano di generare una gravissima crisi economica ed occupazionale, in quanto se dovesse deliberarsi l'auto-tutela, i principali operatori del porto di Bari resterebbero esclusi dalla gestione dei servizi pubblici in questione nel Porto di Bari e verrebbero surrogati da nuovi soggetti probabilmente del tutto estranei e lontani dalla vita dello scalo e dallo stesso territorio barese;
a tale proposito è importante evidenziare un intervento volto a mediare l'intera vicenda anche da parte del Partito Democratico cittadino di Bari, che ha chiesto al Sindaco di promuovere un «tavolo di mediazione e di confronto nell'interesse della città e dei lavoratori dell'area portuale», paventando il rischio che in caso di avvio del procedimento di auto-tutela da parte dell'Autorità portuale di Bari, la gestione delle attività del servizio portuale subiscano evidenti e negative ripercussioni sul piano occupazionale con un impatto devastante per l'intera economia cittadina -:
se non ritenga urgente ed opportuno accertare in primo luogo la realtà dei fatti esposti in premessa, attraverso un'accurata e meticolosa verifica, al fine di confrontare le discutibili e contorte informazioni rese dall'Autorità portuale rispettivamente con i dati, documentalmente provati e forniti dalla società Bari Porto Mediterraneo;
se non ritenga altresì urgente ed opportuno rappresentare all'Autorità portuale di Bari, sottoposta per legge alla vigilanza del Ministero interpellato, l'estrema gravità della via intrapresa contro la società Bari Porto Mediterraneo, ovvero il procedimento di auto-tutela riportato in premessa, la cui applicazione comporterebbe rilevanti oneri per lo stesso ente portuale;
come valuti il comportamento del Presidente dell'Autorità portuale di Bari, in considerazione anche dell'irragionevole ritardo con cui è intervenuto sull'intera vicenda, stabilito che egli è in carica dal dicembre 2005 e che, inoltre, ha personalmente presieduto la Bari Porto Mediterraneo dal giugno del 2006 al giugno del 2007 senza adottare, nella sua duplice veste di presidente dell'Autorità portuale e di Presidente della società medesima, alcuna iniziativa contro provvedimenti che ora invece (ad oltre 4 anni dalla loro emanazione) si pretenderebbe di annullare;
quali valutazioni intenda altresì esprimere posto che l'avvio del procedimento di autotutela è, a parere degli interpellanti, privo di sostanziale fondamento giuridico, essendo ancorato ad interpretazione del tutto opinabile della normativa, che mai potrebbe giustificare un atto così radicale come l'annullamento d'ufficio, senza corrispondere a nessun effettivo interesse pubblico, ma anzi incidendo negativamente sull'operatività del porto ed esponendo inoltre un ente pubblico ad inevitabili e consistenti azioni risarcitorie;
quali iniziative urgenti intenda infine intraprendere, nell'ambito delle sue competenze, affinché la situazione di evidente conflitto tra l'Autorità portuale e la Bari Porto Mediterraneo possa trovare adeguate soluzioni, al fine di rilanciare l'attività e lo sviluppo dell'intera area del Porto marittimo del capoluogo pugliese, considerato quanto esposto in premessa che evidenzia il rischio di gravissimi danni economici ed occupazionali per l'intera area portuale e la stessa città di Bari.
(2-00233)
«Di Cagno Abbrescia, Bocchino».

Interrogazione a risposta immediata:

CICCHITTO, BOCCHINO e BOCCIARDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nell'ultimo periodo, ancora una volta, è stato consegnato al Paese l'ennesimo bollettino di morte sulle strade;
giovani, e in taluni casi giovanissimi, hanno perso drammaticamente la vita o sono stati ricoverati in gravissime condizioni. Si ricordano: 3 ragazzi morti nell'astigiano, un uomo travolto da un immigrato pieno di alcool e cocaina, una ragazza di 24 anni uccisa da un automobilista che risultava guidare sotto l'effetto di droghe e valium, un rom completamente ubriaco che ha falciato ben 13 persone alla fermata del bus, fortunatamente solo ferite. Recentissimi, invece, sono i 4 morti vicino a Potenza, fra loro un quattordicenne, e un agente di polizia travolto da un furgone pirata nel napoletano o l'immigrato travolto da un avvocato ubriaco e drogato. Questi accadimenti si aggiungono ad una lista interminabile di lutti, che, senza soluzione di continuità, stanno insanguinando le strade del Paese;
nei primi 10 mesi del 2008 gli episodi di pirateria stradale ammontano a 245, con 69 vittime, di cui 32 pedoni. Di questi, 188 episodi hanno un autore «noto». Il 44,9 per cento dei «pirati» è stato trovato positivo all'alcool e a sostanze stupefacenti. Ogni anno le vittime di incidenti stradali ammontano a 7.000, i feriti, invece, sono circa 300.000;
il Governo si è mosso da tempo per inasprire le pene e predisporre maggiori controlli e severità, tanto che le 29 vittime degli incidenti stradali verificatisi nell'ultimo fine settimana sulle strade italiane risultano essere 8 in meno rispetto allo stesso fine settimana del 2007. Questi provvedimenti risultano, però, ancora insufficienti;
esiste una vera «emergenza pirateria», denunciata anche dagli organi di stampa -:
quali ulteriori iniziative il Governo intenda adottare, a supporto di quanto già fatto, al fine di prevenire, sensibilizzare, informare in maniera efficace e reprimere, quindi, il fenomeno segnalato in premessa.
(3-00255)

Interrogazione a risposta in Commissione:

RUGGERI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
si apprende che Alitalia avrebbe deciso di cancellare, a partire da questa settimana, tutti i collegamenti Roma-Brindisi e tutti i voli del mattino con Milano;
se fosse confermata, l'improvvisa decisione della compagnia aerea cancellerebbe il Salento dalla mappa dei collegamenti aerei e causerebbe notevoli disagi per tutto il territorio salentino;
la soppressione di dieci voli al giorno da e verso Roma e Milano rappresenta, quindi, il primo effetto del passaggio della compagnia italiana e i circa 60 dipendenti, attualmente in forza all'aeroporto di Brindisi, che attendono notizie sul loro futuro lavorativo, vedono in tale decisione una conferma dei loro timori-:
per quali ragioni la compagnia aerea abbia deciso di penalizzare in questa maniera radicale ed inaccettabile l'aeroporto di Brindisi, una decisione che isola il Salento con disagi pesantissimi per l'utenza e per tutto il territorio, oltre a danneggiare tutto il sistema indotto che insiste sull'aeroporto con pesanti ricadute economiche ed occupazionali, soprattutto per il settore turistico;
se non ritenga di intervenire presso la compagnia aerea Alitalia al fine di farla recedere da tale decisione.
(5-00659)

Interrogazioni a risposta scritta:

REALACCI e MARCHIONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto «L.B. Alberti» di Rimini, ha realizzato all'interno del proprio laboratorio scolastico alcuni prototipi di scooter a metano, e tramite la Convenzione tra Provincia di Rimini ed Istituto «L.B. Alberti» relative all'accordo di programma per la mobilità sostenibile ha ottenuto un finanziamento da Provincia e Regione Emilia Romagna per l'omologazione dell'uso del metano sugli scooter;
il Codice della Strada non prevede l'utilizzo del metano per veicoli con meno di quattro ruote. Il Codice va pertanto integrato con questo aspetto, appositamente regolamentato;
per procedere, la Direzione Generale della Motorizzazione Civile di Roma ha richiesto «l'allestimento di un'apposita flotta di 10 scooter a metano per effettuare le sperimentazioni necessarie a regolamentare queste applicazioni;
le attività della succitata convenzione sono state realizzate tramite:
1) individuazione modelli di scooter idonei alla conversione a metano, con interventi che non coinvolgono il telaio o altre parti strutturali;
2) loro trasformazione a doppia alimentazione, come di norma sulle auto;
giunti a conclusione di tutte le attività prescritte, la Direzione Centrale della Motorizzazione Civile di Roma ha chiesto che, tutti i componenti dei kit fossero omologati secondo la normativa europea R110, non ancora obbligatoria in Italia, anziché secondo il DGM nazionale oggi in vigore;
l'istituto «L.B. Alberti», ha ottemperato anche queste ultime indicazioni;
và ricordato che l'utilizzo dei veicoli alimentati a gas metano, caratterizzati da ridottissime emissioni di tutti i principali prodotti dalla combustione tra cui anche un 20 per cento in meno di CO2 rispetto ai combustibili tradizionali, rappresenta un valido contributo alla riduzione dell'inquinamento urbano e alla lotta ai mutamenti climatici. Inoltre, per i bassi prezzi del combustibile, l'incentivazione all'uso di veicoli a metano può rappresentare un'alternativa e un aiuto per le tasche dei cittadini in un momento di grave crisi economica come quello che stiamo vivendo -:
quali iniziative intenda mettere in atto per sapere perché a tutt'oggi la Direzione Generale della Motorizzazione Civile di Roma non abbia provveduto ad integrare il codice della strada italiano con la circolare a cui si devono attenere i tecnici delle Motorizzazioni per poter validare sui libretti di circolazione le avvenute trasformazioni a metano dei veicoli a 2 e 3 ruote, così come avviene per le auto.
(4-01715)

DIMA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la società Trenitalia, con la nuova programmazione ferroviaria che entrerà in vigore nel prossimo mese di dicembre, molto probabilmente procederà alla soppressione dei treni interregionali 2424 (Cosenza-Napoli) e 2433 (Napoli-Cosenza), privando in questo modo un ampio bacino di utenza, residenziale e turistica, di un importante servizio di trasporto;
questa probabile soppressione determinerà, per la loro particolare fascia oraria, enormi problemi alla mobilità lavorativa e scolastica dell'alto Tirreno cosentino;
questa decisione provocherebbe ulteriori disagi ad una larga fetta di utenti che ha già dovuto fare i conti con una progressiva ed inesorabile riduzione dei servizi ferroviari;

questa decisione penalizzerebbe un territorio sprovvisto di servizi pubblici sostitutivi su strada e poco e male servito da quelli privati;
questi treni interregionali, ad oggi, sono gli unici che permettono di raggiungere le stazioni ferroviarie di Sapri, Salerno e Napoli dove poi è possibile accedere ai servizi forniti dai treni a lunga percorrenza -:
quali iniziative, i ministri interrogati intendano porre in essere per evitare che le popolazioni dell'alto tirreno cosentino subiscano gli evidenti disagi legati alla soppressione dei treni interregionali 2424 e 2433, nel caso in cui questa notizia fosse confermata.
(4-01717)

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

DIMA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con Circolare del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale del 17 ottobre 2007, prot. n. 14/0011107, venivano stabilite le condizioni per procedere alla stabilizzazione dei lavoratori LSU e LPU da parte dei Comuni con popolazione inferiore a 5000 abitanti e, tra queste, il punto 2 prevedeva «per i Comuni con popolazione inferiore a 5000 abitanti che non risultano soggetti al patto di stabilità interno, per le assunzioni di cui alla presente circolare, si applica esclusivamente il limite finanziario di cui all'articolo 1, comma 562, della legge n. 296 del 2006. Detta norma dispone che per gli enti non sottoposti alla regola del patto di stabilità interno, le spese di personale, al lordo degli oneri riflessi a carico delle Amministrazioni locali e dell'IRAP, con esclusione degli oneri relativi ai rinnovi contrattuali, non devono superare il corrispondente ammontare dell'anno 2004»;
con delibera n. 75 del 21 dicembre 2007, la Giunta municipale del Comune di Santa Caterina Albanese (Cosenza) ha provveduto a fissare la programmazione triennale del fabbisogno di personale, tenendo conto dei servizi erogati e da erogare, delle risorse disponibili e delle limitazioni di legge;
con delibera n. 76 del 21 dicembre 2007, la Giunta municipale ha deciso di procedere all'assunzione di LPU e LSU sulla base delle vacanze della dotazione organica vigente al 1o gennaio 2007 o in soprannumero rispetto alla dotazione organica vigente alla medesima data;
con lettera prot. n. 3282 del 28 dicembre 2007, il Comune di Santa Caterina Albanese (Cosenza), considerato il numero ridotto di personale e le conseguenti difficoltà organizzative strettamente collegate al corretto funzionamento dei servizi comunali, presentava al Ministero del Lavoro la relativa domanda finalizzata ad ottenere i contributi ministeriali per la stabilizzazione di 2 LSU e di 4 LPU, allegando alla stessa comunicazione, l'attestazione del Responsabile del Servizio Finanziario comunale nella quale si certificava il rispetto del limite di spesa del personale per l'anno 2006 rispetto all'anno 2004;
con decreto del 1o aprile 2008, prot. n. 14/0004317, del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, direzione generale ammortizzatori sociali e incentivi all'occupazione, è stata approvata la graduatoria delle assunzioni autorizzate ed ammesse a finanziamento mediante incentivo;
con determinazione n. 31 dell'11 aprile 2008 del Servizio Area Tecnica del Comune di Santa Caterina Albanese (Cosenza), si è proceduto all'assunzione dei suddetti LSU e LPU;
con successivi atti, però, il Responsabile del Servizio Finanziario comunale comunicava che la spesa del personale relativamente all'anno 2006 era superiore

alla spesa corrispondente del personale relativa all'anno 2004, in violazione dell'articolo 2 della Circolare del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale citata in premessa;
con delibera n. 19 del 31 ottobre 2008, il Commissario straordinario del Comune di Santa Caterina Albanese (Cosenza) ha revocato, in autotutela, le deliberazioni della Giunta municipale n. 75 e n. 76 del 21 dicembre 2007, adducendo il mancato rispetto dei limiti di spesa riferiti nella Circolare del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale ed ha ritenuto non più stabilizzati i 2 lavoratori LSU ed i 4 lavoratori LPU tanto da inoltrare alla Regione Calabria, Dipartimento 10, Settore 1, Politiche del Lavoro e Mercato del Lavoro di Catanzaro, la richiesta di reinserimento dei lavoratori LSU ed LPU nei bacini di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo n. 81/2000 ed all'articolo 3, comma 1, del decreto legislativo n. 280/1997 -:
quali iniziative secondo le rispettive competenze intendano intraprendere per verificare la correttezza delle procedure poste in essere e che hanno determinato la revoca della stabilizzazione dei lavoratori LSU e LPU del Comune di Santa Caterina Albanese (Cosenza).
(4-01723)

DE CAMILLIS. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i Consigli comunali, ai sensi dell'articolo 193, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, almeno una volta entro il 30 settembre di ciascun anno, devono provvedere alla ricognizione sullo statuto di attuazione dei programmi e prendere atto del permanere degli equilibri generali di bilancio ovvero, in caso di accertamento negativo devono assumere contestualmente i provvedimenti necessari al riequilibrio;
ai sensi del medesimo articolo 193, comma 4, la mancata adozione da parte dell'Ente dei provvedimenti di riequilibrio è equiparata ad ogni effetto alla mancata approvazione del bilancio di previsione di cui all'articolo 141, con applicazione della procedura prevista dal comma 2;
tale comma 2 del citato articolo 141 del decreto legislativo 267 del 2000, confermato dall'articolo 1 comma 1 e 2, del decreto-legge 22 febbraio 2002, n. 13, prevede che, trascorso il termine entro il quale il bilancio doveva essere approvato senza che sia stato predisposto dalla Giunta Comunale il relativo schema, il Prefetto nomini un commissario affinché lo predisponga d'ufficio per sottoporlo al Consiglio. In tal caso e comunque quando il Consiglio non abbia approvato nei termini di legge lo schema di bilancio predisposto dalla Giunta, il Prefetto assegna al Consiglio, con lettera notificata ai singoli Consiglieri, un termine di 20 giorni per la sua approvazione, decorso il quale si sostituisce, mediante apposito commissario, all'amministrazione inadempiente e inizia la procedura di scioglimento del Consiglio;
il Consiglio Comunale di Termoli al 30 settembre 2008 è risultato inadempiente per non aver approvato l'atto di verifica per la permanenza dell'equilibrio del bilancio;
successivamente il Prefetto di Campobasso ha nominato con proprio decreto un commissario ad acta nella persona del Segretario Generale dello stesso Comune di Termoli, che aveva, secondo le norme succitate, il solo compito di predisporne lo schema di bilancio non predisposto dalla Giunta e di sottoporlo all'approvazione del Consiglio Comunale, organo sovrano e deputato alla presa d'atto, nel caso di esistenza dell'equilibrio, o all'adozione di provvedimenti necessari, nel caso di non equilibrio generale del bilancio;
inopinatamente il Commissario ad acta nominato non si è limitato alla sola predisposizione dell'atto per sottoporlo al Consiglio, ma in data 28 ottobre 2008 ha approvato lo stesso, assumendo il potere del Consiglio Comunale in carica, che è stato così illegittimamente defraudato del proprio ruolo e spogliato della propria funzione;

anche per quello che concerne i contenuti del deliberato del Commissario ad acta, esiste una palese contraddizione in termini dal momento in cui, da un lato, il Segretario del Comune dà atto del permanere dell'equilibrio di bilancio e, dall'altro, prende atto dell'esistenza di oltre 2 milioni di euro di debito fuori bilancio a cui non dà però copertura, allegando peraltro al deliberato un parere dei revisori dei conti che non si riferisce al documento adottato ma ad altra proposta di delibera dell'ufficio finanze del Comune;
il Prefetto di Campobasso, informato di quanto avvenuto e delle illegalità commesse, non ha ritenuto di intervenire nei confronti del Commissario ad acta nominato, che ha operato un abuso nei confronti dei Consiglieri Comunali che non hanno potuto verificare i conti dell'amministrazione in cui hanno rappresentanza con mandato popolare, e quindi non ha ancora provveduto, secondo le norme succitate, allo scioglimento dell'Amministrazione comunale inadempiente, pur essendo ormai abbondantemente scaduti i termini della diffida inviata a suo tempo ai consiglieri;
solo in data 18 novembre 2008, nel tentativo maldestro di sanare in parte la palese irregolarità dell'atto del Segretario Comunale, la giunta comunale ha inteso far approvare al Consiglio il rendiconto di gestione 2007 e riconoscere poi come legittimi i debiti fuori bilancio per l'ammontare dì oltre 2 milioni di euro, che però sono stati messi a pagamento con fondi vincolati dell'avanzo di bilancio 2007 e quindi non utilizzabili per legge questa finalità;
per altri Comuni d'Italia, a differenza di Termoli, i prefetti sono intervenuti con provvedimenti di scioglimento dei Consigli Comunali a fronte della mancata approvazione degli equilibri di bilancio, adottando il giusto rigore di legge. Questo al fine di evitare che le amministrazioni, non rispettose delle leggi di contabilità che regolano la finanza locale, procurassero ingiusti danni ai cittadini contribuenti già fortemente penalizzati da fiscalità esose;
occorre assumere le opportune iniziative per ripristinare la legalità violata nella vicenda del Comune di Termoli, anche al fine di non costituire un pericoloso e deleterio precedente con grave nocumento di tutti quei cittadini italiani amministrati da enti locali non virtuosi, non responsabili e non rispettosi delle norme sulla finanza locale -:
per quale ragione il prefetto non abbia assunto alcuna iniziativa a fronte della condotta del Commissario ad acta ricordata in premessa;
se non intenda assumere le opportune iniziative per accertare la mancata approvazione nei termini degli equilibri di bilancio e procedere pertanto allo scioglimento del consiglio comunale di Termoli.
(4-01728)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta immediata:

CAPITANIO SANTOLINI, CIOCCHETTI, PEZZOTTA, VIETTI, VOLONTÈ, CICCANTI, COMPAGNON e NARO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la scuola paritaria, già colpita in maniera pesante dal disegno di legge finanziaria per il 2009, attraverso tagli che ammontano a 133 milioni di euro sui 535 complessivamente erogati dallo Stato, rischia di non vedere erogati neanche i finanziamenti stanziati dalla legge finanziaria per il 2008;
gli uffici delle direzioni scolastiche regionali, da cui partono i mandati di pagamento, si sono visti rispondere dalla Ragioneria dello Stato che, non solo «non c'è disponibilità di fondi» per coprire i pagamenti degli ultimi quattro mesi del 2008, ma che tali fondi non sono neanche previsti;

tale scenario sta creando agitazione e preoccupazione nelle associazioni del mondo delle scuole paritarie, già fortemente penalizzate dall'evolversi della questione fondi per l'anno 2009 e dopo la richiesta di ritiro, da parte del Governo alla stessa maggioranza, dell'emendamento tramite il quale si chiedeva l'immediato ripristino dei 535 milioni di euro;
questa situazione, infatti, mette a serio rischio la prosecuzione del servizio di tali scuole, soprattutto materne ed elementari, a cui è dedicato quasi totalmente il capitolo di spesa ministeriale;
lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri, il 5 novembre 2008, aveva dichiarato di non essersi accorto dei tagli alla scuola cattolica e, quindi, la sua intenzione di cercare di evitarli;
inoltre, due settimane fa una circolare del direttore generale per gli ordinamenti del sistema nazionale di istruzione e per l'autonomia scolastica, Mario Dutto, aveva dato il via a questi pagamenti -:
quali misure ritenga opportuno intraprendere immediatamente, al fine di sbloccare i fondi necessari, non solo per il futuro di questi istituti, ma anche per garantire la libertà di scelta delle famiglie in campo educativo.
(3-00251)

DE PASQUALE, GHIZZONI, SERENI, BRESSA, BACHELET, COSCIA, DE BIASI, DE TORRE, GINEFRA, LEVI, LOLLI, MAZZARELLA, NICOLAIS, PES, PICIERNO, ROSSA, ANTONINO RUSSO e SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con la legge 10 marzo 2000, n. 62, sono stati definiti i criteri per il riconoscimento delle scuole paritarie, gestite dagli enti locali o da soggetti privati, che sono parte del sistema nazionale di istruzione pubblica unitamente alle scuole statali;
nelle ultime iniziative legislative del Governo sono previsti una serie di tagli delle risorse per le istituzioni scolastiche non statali, con una decurtazione di 133 milioni di euro. A fronte di un taglio medio del 10 per cento imposto agli stati di previsione dei ministeri, quello per le scuole paritarie è del 30 per cento;
nel sistema delle scuole paritarie sono presenti, in prevalenza, quelle primarie e dell'infanzia: in particolare, queste ultime comprendono le numerose istituzioni comunali;
pertanto, i tagli previsti incideranno soprattutto sui suddetti cicli di scuola, che accolgono ben 531.258 bambini su un totale di 1.652.689 di frequentanti la scuola dell'infanzia e 196.776 su 2.820.150 alunni della scuola primaria;
le scuole paritarie, in particolare dell'infanzia e primaria, contribuiscono alla capillare diffusione del sistema d'istruzione nazionale; più precisamente, le scuole materne sono presenti in 4.800 comuni e permettono un'erogazione estesa del servizio educativo dell'infanzia;
negli ultimi anni, a causa dell'aumento degli istituti accreditati, il contributo ad ogni sezione di scuola dell'infanzia e primaria è diminuita progressivamente, mentre è peraltro aumentata la presenza in queste stesse scuole di alunni con bisogni educativi speciali;
se le scuole dell'infanzia paritarie dovessero contrarre o sospendere il servizio erogato per ragioni di carattere economico, i disagi per tante famiglie sarebbero notevoli e lo Stato dovrebbe sostenere una spesa elevatissima per approntare servizi sostitutivi;
in ottemperanza alla nota del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, protocollo n. 11052 del 17 ottobre 2008, a firma del direttore generale Dutto, con oggetto «Anticipo dei contributi spettanti alle scuole paritarie per l'anno scolastico 2008/2009 - utilizzo dei fondi assegnati dal bilancio 2008», gli uffici scolastici regionali hanno predisposto gli ordinativi di pagamento relativi ai primi 4 mesi dell'anno scolastico 2008/2009 ed

afferenti ai fondi del bilancio 2008, ma al momento dell'erogazione non risultavano più disponibili le relative risorse;
la mancata corrispondenza alle scuole paritarie delle somme dovute per l'anno 2008 mette a serio rischio la prosecuzione dell'anno scolastico in corso; nel caso in cui i detti contributi non venissero erogati, il fondo per le scuole paritarie nell'anno in corso risulterebbe di fatto fortemente decurtato -:
se, anche in considerazione del previsto taglio sul bilancio 2009 di 133 milioni di euro dei contributi alle scuole paritarie, non ritenga urgente disporre l'immediata erogazione dell'ultima tranche delle risorse poste al bilancio 2008, al fine di dare seguito al pagamento degli ordinativi già predisposti dagli uffici scolastici regionali.
(3-00252)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
secondo la denuncia di alcuni istituti professionali del Friuli Venezia Giulia, da tempo si registrerebbe una forte carenza di tecnici di laboratorio, figura, questa, indispensabile e per la gestione dei macchinari addestrativi degli studenti e per il coordinamento di specifiche materie di lezione (dalla meccanica alla chimica);
tale carenza, che presenterebbe comunque portata nazionale, si ripercuote negativamente sull'andamento didattico in quanto i pochi tecnici presenti nei singoli istituti sarebbero costretti a pesanti straordinari pur di far fronte al carico di lavoro;
anche l'organizzazione dei turni di supplenze si renderebbe oltremodo gravosa tanto da imporre decine di telefonate prima di reperire un tecnico di laboratorio disposto a ricoprire l'incarico temporaneo (e con ciò provocando spese non indifferenti alle segreterie di istituto, impegnate in lunghe ricerche) -:
se corrisponda al vero che nelle scuole professionali italiane (e, in particolar modo, in quelle del Friuli Venezia Giulia) si assista ormai da tempo ad una forte carenza di tecnici di laboratorio, con ovvie ripercussioni negative in caso di supplenze;
in caso di risposta affermativa al precedente quesito, a cosa sia imputabile tale carenza e quali iniziative intenda porre in essere codesto Ministero al fine di superare la anzidetta crisi segnalata da numerosi istituti tecnici.
(5-00660)

Interrogazione a risposta scritta:

CALVISI, ANTONINO RUSSO, GINEFRA e CESARIO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 6 novembre 2008 il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge «in materia di diritto allo studio, valorizzazione del merito e qualità del sistema universitario e della ricerca» (n. 180 del 2008);
una delle principali ragioni della necessità e urgenza addotte dal Governo a giustificazione dell'intervento di decretazione è il blocco delle assunzioni nelle università che spendono per il personale più del 90 per cento del fondo ordinario;
nel blocco delle assunzioni ricadrebbero anche molti giovani ricercatori, che sono già stati nominati vincitori di concorso, o che si apprestano a vincere in concorsi banditi prima del novembre 2008 dalle università che spendono per il personale più del 90 per cento del fondo ordinario;
attualmente dalla radiografia dei conti degli Atenei italiani il blocco dovrebbe scattare per sette università (Firenze, Pisa, Napoli orientale, Trieste, Bari, l'Aquila, Cassino), anche se esiste a tale riguardo un contenzioso fra alcune di queste università e il MIUR;

nonostante le rassicurazioni del ministro Gelmini che ha più volte dichiarato attraverso organi di stampa che «non ci sarà nessun blocco per i concorsi universitari già banditi», molti ricercatori rischiano di non poter prendere servizio;
tali incertezze alimentano lo sconforto in molti giovani capaci e meritevoli, costretti a cercare posizioni lavorative all'estero -:
se il ministro interrogato non consideri opportuno fornire maggiori chiarimenti rispetto a questa tematica che coinvolge direttamente molti giovani ricercatori, il loro futuro e la credibilità della ricerca italiana.
(4-01729)

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta immediata:

EVANGELISTI, DONADI, BORGHESI, BARBATO, CAMBURSANO, CIMADORO, COSTANTINI, DI GIUSEPPE, FAVIA, ANIELLO FORMISANO, GIULIETTI, MESSINA, MISITI, MONAI, MURA, LEOLUCA ORLANDO, PALADINI, PALOMBA, PALAGIANO, PIFFARI, PISICCHIO, PORCINO, PORFIDIA, RAZZI, SCILIPOTI, ROTA e ZAZZERA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la crisi finanziaria sviluppatasi negli ultimi mesi si è rapidamente manifestata in tutta la sua entità, evidenziandosi come una vera e propria crisi economica di difficile soluzione perché particolarmente ramificata: gli effetti delle speculazioni finanziarie si sono riverberati con rapidità sui sistemi produttivi di tutti i principali Paesi occidentali e non solo;
la crisi che abbiamo di fronte non può essere considerata esclusivamente come un fenomeno finanziario, relegata all'ambito economico: appare, al contrario, come qualcosa di più profondo, tanto da potersi definire una «crisi di sistema»;
nel determinare tale situazione hanno influito, in particolare, la scarsità di controlli e la debolezza delle regole che erano state congegnate per il sistema finanziario;
in una fase come quella attuale appare quanto mai necessario riuscire a governare il cambiamento: servono regole nuove e controlli più adeguati e stringenti;
nel nostro Paese è fondamentale garantire il mantenimento di un adeguato livello di consumi; per farlo non servono proclami ideologici, ma misure precise e focalizzate a questo obiettivo: in particolare, serve mantenere il giusto livello di sicurezza economica e sociale;
il cittadino, il consumatore deve essere sostenuto, considerandolo anche nella sua dimensione di lavoratore: in particolare, le nuove generazioni devono essere messe nelle condizioni di poter consumare ed investire sul proprio futuro;
la fascia di consumatori più attiva, quelli chiamati a sostenere gli investimenti nel Paese, sono mediamente i cittadini più giovani, quelli chiamati ad investire sul proprio futuro: ebbene proprio questi sono, in Italia, i lavoratori più instabili ed insicuri;
secondo quando riportato dalla stampa, ci sarebbero quasi un milione di posti di lavoro atipici che rischiano di essere cancellati dalla crisi: solo nella pubblica amministrazione «i contratti destinati a non essere rinnovati sono tra i 250 mila ed i 300 mila»;
la Cgil ha annunciato che, secondo le sue rilevazioni, già entro la fine del 2008 potrebbero essere 400 mila i precari lasciati senza lavoro;
uno studio dell'Università di Roma «La Sapienza» riporta che attualmente in Italia sarebbero oltre 800 mila i lavoratori «stabilmente atipici» e particolarmente a rischio, perché hanno un solo contratto, con un solo committente;

il reddito medio dei lavoratori atipici si attesta intorno ai 16 mila euro l'anno e per le donne lavoratrici la situazione è anche peggiore sia in termini di retribuzione, sia in termini di stabilità lavorativa, alla quale spesso devono sacrificare la maternità;
questa nuova generazione di giovani lavoratori, in larga parte, vive in una situazione di profonda insicurezza, dovuta alla mancanza di continuità nel rapporto di lavoro e di un reddito inadeguato: inoltre, proprio questi nuovi lavoratori sono del tutto carenti di ammortizzatori sociali;
appare davvero complesso che la nuova generazione dei lavoratori italiani, in queste condizioni, possa contribuire a mantenere alto il livello dei consumi;
per garantire il giusto livello dei consumi e degli investimenti è necessario intervenire per rendere più sicuro il lavoro: la deregolamentazione del mercato del lavoro non può essere considerata ad esclusivo vantaggio delle imprese -:
quali siano le misure che il Governo intende adottare, ed in quali tempi, per sostenere i giovani lavoratori, in particolare quelli con contratti atipici, sprovvisti di qualsiasi ammortizzatore sociale, e se non ritenga, in particolare, necessario ipotizzare misure straordinarie, anche temporanee, per sostenerne il reddito.
(3-00254)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

D'IPPOLITO VITALE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
gli specializzandi sono soggetti ad una doppia contribuzione: una a favore dell'Enpam ed una alla gestione separata Inps, 1/3 a carico degli specializzandi e 2/3 delle università;
una circolare dello scorso ottobre ha imposto loro il pagamento totale dell'aliquota previdenziale Inps, nonostante il oro obbligo di iscrizione al Fondo di previdenza generale dell'Enpam;
un parere della direzione generale del Ministero del lavoro, richiesto dallo stesso Inps e di natura solo interpretativa, ha indotto le singole università a recuperare delle differenze contributive dei medici in formazione specialistica, non solo applicando l'aliquota piena del 24,7 per cento ma anche gli effetti retroattivi a partire dal 1o novembre 2006;
la richiesta è stata considerata illegittima dalle associazioni di categoria perché - intanto - l'articolo 45 della legge n. 326/2003 prevede una applicazione ridotta dell'aliquota (18 per cento) per coloro che sono iscritti a una cassa previdenziale obbligatoria e - d'altronde - gli specializzandi, in quanto medici iscritti all'albo, sono obbligatoriamente iscritti al fondo di previdenza generale dell'Enpam -:
quali iniziative il Ministero del lavoro abbia avviato o intenda avviare in direzione di una soluzione capace di coniugare un prelievo contributivo sopportabile con una modalità di accantonamento accessibile, nella ricostruzione dell'accumulazione previdenziale di questi professionisti;
se non ritenga opportuno consentire il passaggio ad una contribuzione previdenziale unica all'Enpam, sia restituendo le somme recuperate dalle università al fine di adeguare le trattenute all'aliquota massima Inps, sia recuperando le somme versate a partire dall'anno accademico 2006/2007 da trasferire all'Enpam.
(5-00657)

CAPARINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 39 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazione con legge n. 133 del 2008, nel recare disposizioni in materia di adempimenti di natura

formale nella gestione dei rapporti di lavoro, prevede che, a decorrere dal prossimo 1o gennaio 2009, al fine di semplificare gli adempimenti burocratici obbligatori nella gestione dei rapporti di lavoro, la tenuta da parte del datore di lavoro (ad esclusione di quello domestico) di un libro unico del lavoro (al posto dell'attuale libro matricola e libro paga) nel quale sono iscritti tutti i lavoratori (subordinati, co.co.co, associati in partecipazione) ed annotate tutte le dazioni in danaro o in natura, le presenze da cui risultino, per i lavoratori subordinati, le ore lavorate, i permessi, le ferie, eccetera;
tale semplificazione, pienamente condivisibile e certamente positiva per le aziende, introduce per gli addetti ed operatori del settore, nella fase iniziale, incombenze particolarmente complesse per l'adeguamento alle nuove procedure, sia informatiche che operative -:
se il Governo non convenga sull'opportunità di procedere ad un monitoraggio per verificare se i destinatari della disposizione citata in premessa stiano incontrando difficoltà nell'adeguarsi alle nuove procedure tali da rischiare di non rispettare il termine del 1o gennaio 2009 per la loro adozione operativa e, se del caso, valutare l'opportunità di una dilatazione dei tempi rispetto a quelli previsti.
(5-00658)

VINCENZO ANTONIO FONTANA, DI BIAGIO e ANTONINO FOTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il Commissario straordinario dell'Inps, ha emanato la determinazione n. 3 del 3 ottobre 2008 in base alla quale, con effetto immediato, al punto 1 si dispone «L'applicazione dell'articolo 72, comma 11 della legge n. 133 del 2008, e la conseguente risoluzione del rapporto di lavoro di tutti i dirigenti di livello generale in servizio che abbiano compiuto o compiano l'anzianità contributiva massima di 40 anni», conseguentemente, al punto 2 della determina, si da mandato al Direttore generale dello stesso ente previdenziale, di attivare tutti gli atti necessari per la risoluzione dei rapporti di lavoro di livello dirigenziale generale;
sebbene l'applicazione dell'articolo 72, comma 11, del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito dalla legge n. 133 del 2008 rientri in un più ampio disegno di razionalizzazione del pubblico impiego avviato dall'attuale Governo, gli interroganti si domandano se, in assenza di criteri o limiti per la facoltà di risoluzione del contratto di lavoro non discriminatori e che non conducano a scelte contraddittorie, come peraltro disposto nella circolare del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione n. 10 del 20 ottobre 2008, la determinazione citata adottata dal Commissario straordinario dell'Inps, configura una evidente disparità di trattamento tra soggetti con analoga anzianità contributiva, là dove identifica - in via esclusiva come destinatari della determinazione citata - i soli dirigenti di livello generale;
nello specifico, l'applicazione della determinazione emanata dal Commissario straordinario dell'Inps avrebbe come conseguenza diretta la perdita per l'amministrazione di professionalità di alto profilo difficilmente sostituibili nel breve periodo e che, inoltre, potrebbero non aver raggiunto - anche per un numero significativo di anni - i limiti di età per l'uscita dal lavoro con inevitabili ripercussioni di carattere sociale ed economico sui destinatari di detta determinazione;
in via generale, gli interroganti fanno rilevare come allo stato sia evidente il rischio di una applicazione dell'articolo 72, comma 11 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008, non conforme ai suoi principi ispiratori e a quelli cui si ispirano e si indirizzano le attuali politiche del Governo in materia pensionistica, anche alla luce della recente pronuncia della Corte di giustizia europea in materia di discriminazione

tra uomini e donne occupati nel pubblico impiego, rispetto all'età pensionabile attualmente prevista per legge;
la norma introdotta dalla citata determinazione dell'Inps assume valore di carattere strutturale e permanente -:
se non ritengano i Ministri interrogati, ognuno nell'ambito delle proprie competenze, di adottare gli opportuni provvedimenti affinché, con l'applicazione dell'articolo 72, comma 11, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008, le pubbliche amministrazioni - che ad essa devono conformarsi - non incorrano in comportamenti contraddittori od oggettivamente discriminatori in danno di soggetti aventi la medesima anzianità contributiva, indipendentemente dall'età anagrafica e inquadramento, e se non intendano conformare i criteri di applicazione della citata norma ad un più giusto rapporto con i limiti di età di quiescenza dei lavoratori attualmente previsto dal nostro ordinamento, indipendentemente dal limite contributivo previsto dell'articolo 72, comma 11, della legge n. 133 del 2008, posto che gli orientamenti europei in materia pensionistica ci portano inevitabilmente all'innalzamento dell'età di uscita dal mondo del lavoro ai fini di una più sicura sostenibilità dell'intero sistema pensionistico.
(5-00663)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Messaggero, nella sua edizione del 21 novembre 2008, a pagina 8, ha pubblicato un dossier costituito dalle seguenti 13 lettere:
«Ho prenotato una mammografia all'ospedale San Giuseppe di Albano Laziale, l'appuntamento è per il 3 novembre 2009. Potrei dire che è vergognoso ma leggendo i vostri articoli non mi sorprendo più di niente. Buon lavoro. S.R.»;
«Ho 70 anni per fare una ecografia ad una spalla mi hanno dato un appuntamento per ottobre 2009. Questa è la sanità. Grazie. Maria»;
«Non vedo più bene, ma non riesco ad avere un appuntamento prima di 6 mesi, dovrei fare una bioscan e sono 4 mesi che provo ad avere un appuntamento. Dopo 12 anni di visite inutili e di sofferenza ho dovuto operarmi privatamente. E quante altre cose vorrei poter dire! L.P.»;
«Ogni qualvolta si prenota una visita o un esame a Roma o si aspettano mesi se non anni, o ci si rivolge al privato. Non è cambiato niente. Tutto è peggiorato. Mia madre è costretta ad aspettare un anno per una visita ortopedica. È il fallimento totale. Roby»;
«Invalida civile mono rene, da luglio il primo appuntamento a novembre. Alla fine ho dovuto farle visita a pagamento per novanta euro, invece sarei esente. Pia»;
«È possibile che coppie che vogliono avere figli ed hanno problemi ad averne devono pagare per la fecondazione assistita? Perché non tutti gli ospedali lo fanno? L'infertilità non è giustificata come malattia? Che colpa ne abbiamo noi? 2000 euro per 1 fecondazione. È assurdo»;
«Per una mammografia al S. Camillo mi hanno detto di andare nel 2010. All'ospedale israelitico la farò il 30 gennaio 2009. A.A.»;
«I farmaci biologici di nuova generazione sono ormai ampiamente consolidati nella cura dell'artrite reumatoide e di altre malattie croniche reumatiche invalidanti. Curare un malato così significa consentirgli di condurre una vita pressoché normale, farlo contribuire al mantenimento della famiglia e renderlo autonomo. Rifiutare le cure invece, come sta facendo la Regione Lazio, significa avere,

a breve, persone che si ammaleranno molto più spesso e che in molti casi saranno costrette ad abbandonare il lavoro. È vero che da subito si risparmiano i soldi per i biologici ma a breve si pagheranno costi altissimi per ricoveri, per le pensioni di invalidità eccetera. Se è vero che tutto questo si sta facendo per motivi di bilancio, chi nella Regione Lazio si occupa di bilanci ha la vista corta. L.C.»;
«Ho una lesione aneurismatica trattabile solo con intervento. Sono 8 mesi che aspetto di essere chiamata»;
«Un breath test per intolleranza al lattosio al Policlinico Gemelli, prenotato ad inizio novembre, si potrà eseguire soltanto il prossimo aprile e al S. Filippo Neri la macchina per poterlo effettuare è guasta da ben due anni»;
«Voglio segnalare la mia esperienza: ho una zia ottantenne malata di Alzheimer e a metà settembre chiamo il Policlinico Gemelli per fissare una visita presso il Centro malattie per l'invecchiamento. Mi fissano l'appuntamento per il 26 febbraio 2009 (5 mesi di attesa!). Purtroppo, essendo questa una malattia degenerativa, dopo circa un mese la zia peggiora e quindi si rende necessaria una visita a breve. Chiamo il 28 ottobre il Policlinico Gemelli facendo presente l'urgenza, ma mi viene detto che non c'è possibilità prima della data fissata. Ma volendo, a pagamento, si potrebbe anticipare la visita al 30 ottobre (due giorni dopo): in questo caso posso scegliere il medico a 150 euro o quello a 200 euro. E così è stato: pagando 150 euro ho portato la zia a effettuare la visita. Ora non capisco: se i medici sono sempre gli stessi, come mai pagando c'è posto subito e invece affidandoci al SSN si devono aspettare 5 o 6 mesi? È giusto tutto questo? Se un malato non ha i soldi che deve fare? Morire? Per non parlare del parcheggio a pagamento (6 euro all'ora): una vergogna. T.R.»;
«Mi chiamo L.L., mia madre è malata di tumore ormai da 3 anni. Durante l'anno, per circa sei mesi, effettua cicli di chemioterapia. Fin dal novembre 2006 le è stato riconosciuto l'handicap grave. Qualche giorno fa mi sono recata presso Santa Maria della Pietà, dove si trova la Asl Roma E. Vista la scadenza della certificazione, il 26 novembre, volevo riprendere un appuntamento per la visita della commissione che accerta l'handicap. Con mia sorpresa scoprivo gli orari scandalosi della Asl: ricevono solo il lunedì, mercoledì, e venerdì dalle 8.30, distribuendo 30 numeri. Mi consigliavano di arrivare verso le 7 di mattina. Ora mi chiedo come sia possibile che un ufficio che lavora con persone disagiate (ed esistono persone con handicap molto più gravi di mia madre) effettui questi orari e renda così disagevole ricevere i diritti spettanti. Come è possibile che mia madre, se va in un ufficio comunale, non fa file proprio per la sua condizione e, invece, nell'ufficio che dovrebbe riconoscere tale situazione deve passare 5 ore in attesa? Il tutto solo per prendere un appuntamento su un'agenda, cosa che potrebbe essere fatta benissimo per telefono. Ovviamente dopo tale fila ce ne sarà un'altra uguale il giorno della visita. L.L.»;
«Scrivo questa lettera per segnalare le enormi difficoltà che deve superare un cittadino della regione Lazio cui è stato diagnosticato un tumore. Esempio evidente sono le liste di attesa che non prevedono nessuna vera priorità per i malati oncologici, come per gli accertamenti diagnostici (quali la Tac, la risonanza magnetica o una ecografia) e tanto meno per le terapie quali la radioterapia o la chemioterapia. Altro punto dolente riguarda gli esami Pet. Infatti, per effettuare un esame pet, ritenuto ormai indispensabile per un corretto inquadramento del paziente oncologico e per la valutazione all'approccio terapeutico, esistono solo due strade: pagare l'esame in privato (circa 1200 euro) o andare fuori regione, cosa che hanno fatto nel 2008 oltre 4000 pazienti. Voglio sottolineare che un accertamento effettuato fuori regione è comunque

a carico della regione di residenza. Un esame Pet, consentendo di mirare la terapia, fa ottenere un doppio vantaggio: una migliore efficacia terapeutica e un risparmio in termini economici. A proposito della Pet segnalo che la regione non consente ai privati di installare a proprie spese il macchinario, nonostante la scandalosa situazione delle liste di attesa e del «turismo sanitario». Nessuna tutela è stata prevista per queste categorie, e anzi ci sono stati tagli anche per la radioterapia, la chemioterapia e per i ricoveri oncologici!!! M.S.» -:
quali urgenti provvedimenti si intendano adottare o siano adottati (anche nell'ambito dell'attuazione del piano di rientro del deficit della regione Lazio) perché simili, incresciose situazioni non si ripetano più;
se non si intenda promuovere un'ispezione amministrativa ai sensi dell'articolo 1, comma 3, lettera f) del decreto ministeriale del 17 giugno 2006, per accertare le responsabilità per questo stato di cose inammissibili per un paese civile.
(4-01719)

FARINA COSCIONI, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Secolo XIX nella sua edizione del 21 novembre ha pubblicato un articolo del giornalista Amerigo Lualdi, intitolato «Amianto, alla Spezia un altro ferroviere morto»;
nel citato articolo, tra l'altro si sostiene che ci sarebbe un quarto dipendente delle Ferrovie morto a causa dell'esposizione all'amianto, impegnato nella manutenzione delle infrastrutture lungo la linea ferrata. Si aggiunge ai tre già denunciati dalla FILT-CGIL dopo l'inchiesta de Il Secolo XIX sulla presenza dell'agente cancerogeno nelle officine e in quella che gli addetti ai lavori chiamano «massicciata» (impieghi nelle gallerie, sugli scambi e nella manutenzione delle rotaie). Sotto accusa, oltre alle coibentazioni di impianti e apparati sovente vetusti, le canaline all'interno delle quali scorrono i cavi delle linee telefoniche, tutte in amianto compatto che, col passare del tempo, si rende friabile e volatizza al passaggio dei treni, soprattutto all'interno delle gallerie;
risulterebbe, secondo le rivelazioni del segretario della FILT-CGIL Valerio Corradini, oltre a un ferroviere quarantenne morto in servizio per un tumore ai polmoni, un pensionato ucciso dall'asbestosi e un operaio stroncato da mesotelioma pleurico, è deceduto anche un quarto pensionato, colpito anche lui da mesotelioma. Si tratta di un operaio che una quindicina di anni fa ha lavorato lungo la massicciata in coppia, per un certo periodo, con il sessantenne deceduto. Lui è morto, alla stessa età di sessant'anni, un paio d'anni fa, e sempre per mesotelioma. Le altre due vittime denunciate dalla FILT-CGIL invece lavoravano nell'officina di manutenzione rotabili di La Spezia-Migliarina;
la città della Spezia è la prima città al mondo, denuncia il sindacato, per morti di mesotelioma a causa dell'amianto;
per altre categorie di lavoratori il relativo rischio viene riconosciuto dalla legge e dall'Inail, mentre per i ferrovieri ciò non accade; anzi fino al 2003 è mancata perfino una legge e, per quella vigente dal 2003 a oggi, non esistono circolari interne che dicano come applicarla;
i casi di mesotelioma pleurico nella popolazione sono in ragione di uno ogni centomila abitanti all'anno, mentre tra i macchinisti, negli ultimi anni, il rapporto è stato di circa uno a 18.000, ovvero una percentuale cinque o sei volte superiore;
le fibre d'amianto sono quasi invisibili, così sottili che ne occorrono 335.000 per fare il diametro di un capello, ma sono capaci di provocare malattie mortali; e il

tempo di incubazione può durare fino a 40 anni, così che il picco della mortalità è previsto tra il 2013 e il 2015 -:
se le notizie riportate da Il Secolo XIX corrispondano a verità;
quali urgenti iniziative siano adottate o si intendano adottare a fronte di tale grave situazione;
se non si ritenga di dover promuovere una inchiesta amministrativa per accertare eventuali responsabilità;
per quali ragioni per cui ancora non è stata predisposta una circolare attuativa della legge 2003 relativa ai rischi mesotelioma per i ferrovieri.
(4-01720)

NACCARATO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
un'inchiesta giornalistica del quotidiano Il Mattino di Padova, pubblicata domenica 23 novembre 2008, ha portato alla luce una grave situazione di sfruttamento del lavoro nero, senza alcuna garanzia di sicurezza o tutela per le persone coinvolte, all'interno del Mercato agroalimentare di Padova (di seguito solo MAAP);
l'inchiesta descrive l'esperienza di un giornalista che, fingendosi un disoccupato in cerca di lavoro, viene utilizzato come facchino senza alcun contratto e in palese violazione delle norme sulla sicurezza;
dal servizio del quotidiano locale emerge l'esistenza di un vero e proprio sistema organizzato di sfruttamento della manodopera per lo smistamento dei prodotti stoccati nella vasta area occupata dal MAAP, che coinvolge soprattutto uomini disoccupati, italiani o stranieri, che vengono reclutati illegalmente e senza contratto;
in particolare tale sistema di sfruttamento del lavoro nero è reso possibile dal fatto che alcune cooperative sfruttano la manodopera in contrasto con le leggi che regolano il mercato del lavoro;
l'inchiesta de Il Mattino di Padova evidenzia una situazione di illegalità che riguarda il comparto della logistica; questo settore riveste un peso notevole nell'economia padovana attraverso le strutture MAAP, interporto e magazzini generali. Si tratta di strutture fondamentali per il trasporto e lo smistamento di merci e prodotti in tutto il Nord-est nelle quali, come l'inchiesta ha evidenziato nello specifico caso del MAAP, più volte sono state segnalate da organizzazioni sindacali e cooperative situazioni di irregolarità soprattutto per quanto riguarda l'impiego e l'assunzione di immigrati stranieri, utilizzati come manodopera;
tali situazioni di sfruttamento sono state denunciate anche per il settore della raccolta e smaltimento dei rifiuti quando il servizio viene gestito da società cooperative;
questi casi, alla luce di quanto emerso per strutture logistiche simili in altre parti d'Italia (si veda il caso dell'Ortomercato di Milano), suscitano grande preoccupazione per la diffusione di fenomeni illegali e per il rischio che la criminalità organizzata possa provare ad inserirsi nelle attività di sfruttamento della manodopera irregolare e clandestina -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti;
quali misure intendano adottare per contrastare efficacemente lo sfruttamento del lavoro nero e senza alcuna tutela che coinvolge migliaia di persone, in particolare immigrati extracomunitari;
quali misure intendano porre in essere per vigilare sulle condizioni e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
(4-01725)

PELUFFO, VERINI, MARTELLA e ANTONINO RUSSO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Russottfinance S.p.a. con sede a Messina gestisce il Marriott Park Hotel di

Roma, il Russott Hotel Giardini Naxos, l'Holidays Club Naxos, il Russott hotel Venezia e il Milan Marriott hotel;
la Russottfinance ha deciso di terziarizzare i servizi di pulizia e riassetto camere, facchinaggio ai piani e lavanderia di tutti gli alberghi per affidarli in appalto a terzi imprenditori;
verso la fine di giugno, la direzione del Milan Marriott Hotel, cui fa capo la Russottfinance S.p.A. di Messina, comunicava la decisione di voler appaltare a terzi il servizio di pulizia e riassetto camere, facchinaggio e lavanderia. Tale operazione coinvolge, inizialmente, 38 dipendenti che si troverebbero a dover passare alle dipendenze di una cooperativa esterna (il consorzio Eurocoop di Roma);
le organizzazioni sindacali, già durante il primo incontro, avevano fatto presente alla direzione aziendale che era stata erroneamente attivata la procedura prevista dal CCNL, anziché dar corso a quanto previsto dal C.I.A. che all'articolo 1, comma 3, cita:
«Qualora per esigenze di mercato e di produttività, l'azienda riscontrasse la necessità di dover procedere all'introduzione di forme di terziarizzazione, avvierà tempestivamente un confronto preventivo con le RSA/RSU e le Organizzazioni Sindacali teso ad individuare soluzioni alternative»;
l'azienda, dal canto suo, ha subito rifiutato il confronto su questo punto, sostenendo che la norma prevista dal CCNL aveva superato e abrogato la previsione dei C.I.A.;
il 23, 24 e 25 luglio le organizzazionisindacali hanno deciso di dichiarare uno sciopero per i dipendenti dei Marriott Hotel;
il 5 agosto, la direzione aziendale del Milan Marriott hotel (secondo la previsione dell'azienda, esaurito il percorso dei 45 giorni previsto dal CCNL) comunica l'apertura della procedura di licenziamento collettivo (legge n. 223 del 1991) per i 38 dipendenti coinvolti nella terziarizzazione;
a seguito di questa decisione in data 11 agosto 2008 le organizzazioni sindacali hanno presentato ricorso, al Giudice del lavoro, per comportamento e attività antisindacale previsto dall'articolo 28 legge n. 300 del 1970, e il 9 settembre la sentenza del giudice del lavoro Giorgio Mariani ha dichiarato antisindacale la condotta dell'azienda;
la decisione della Russottfinance S.p.a di terziarizzare comporterebbe, ai dipendenti coinvolti in questo procedimento, un cambiamento di contrattazione collettiva nazionale con la conseguente differenziazione economica e di garanzia normativa -:
se siano a conoscenza della situazione descritta, quali iniziative intendano intraprendere affinché i dipendenti del Milan Marriott hotel e degli altri alberghi enunciati in premessa, non vengano licenziati e che il loro posto di lavoro sia mantenuto e garantito;
se non ritengano urgente intervenire affinché il confronto, per la terziarizzazione dei servizi del Milan Marriott hotel e degli altri alberghi enunciati in premessa, con le organizzazioni sindacali sia avviato nel rispetto della normativa vigente;
se non ritengano opportuno, vista la rilevanza nazionale, essendo coinvolte più strutture alberghiere in tutto il territorio nazionale e centinaia di persone e non essendo prevista la CIG per il settore in questione, di convocare urgentemente un tavolo istituzionale per avviare un confronto costruttivo a garanzia del posto di lavoro, anche alla luce del periodo di crisi che investe il nostro Paese e il mercato internazionale.
(4-01726)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:

ZUCCHI, OLIVERIO e MARCO CARRA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 18 marzo 2008, il Consiglio dei Ministri dell'agricoltura dell'Unione europea ha riconosciuto agli Stati membri un aumento lineare del 2 per cento delle quote latte nazionali garantite, disponibili già dalla campagna in corso a livello di compensazione nazionale e successivamente ripartita ai produttori dalla campagna di produzione 2009-2010;
la notizia è stata favorevolmente accolta dalle associazioni di rappresentanza del settore e dai produttori di latte italiani, in quanto consente al settore zootecnico di non disperdere un significativo quantitativo di prodotto;
la ripartizione delle quote latte garantite ai produttori, ai sensi della legge n. 119 del 2003, è subordinata all'emanazione di un apposito decreto del Ministro delle politiche agricole, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;
la disciplina vigente prevede che alla ripartizione delle quote latte possono partecipare esclusivamente i produttori, titolari di quota, in regola con gli obblighi di versamento del prelievo supplementare, e che pertanto sono esclusi dalla medesima ripartizione tutti i produttori che hanno ceduto a titolo oneroso in tutto o in parte la propria quota;
allo stato attuale, non risulta che il Ministero abbia ancora emanato il decreto ministeriale per la ripartizione delle maggiori quote latte riconosciute al nostro Paese dall'Unione europea -:
se intenda emanare, entro brevi termini, il decreto ministeriale per la ripartizione delle quote latte al fine di consentire l'assegnazione delle quote ai beneficiari nei tempi dovuti, tenendo conto anche dei tempi procedurali delle regioni e se intenda procedere, al fine di tutelare i produttori di latte in regola con gli adempimenti di legge, alla ripartizione delle suddette quote latte nel pieno rispetto della normativa vigente.
(5-00664)

RUVOLO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
Buonitalia Spa è la società italiana per la promozione, la valorizzazione e l'internazionalizzazione dell'agroalimentare italiano, creata dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali nel luglio 2003;
Buonitalia è stata costituita individuando come soci di riferimento ICE (Istituto nazionale per il commercio estero), ISMEA (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), Unioncamere (Unione italiana delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura) e come interlocutori operativi primari il Ministero degli affari esteri, il Ministero delle attività produttive, i cui rappresentanti siedono nel CdA di Buonitalia, e le Regioni italiane con le quali nel febbraio 2005 è stato siglato un accordo istituzionale;
la società è la cabina di regia per la realizzazione di attività concrete, attraverso la promozione di progetti di internazionalizzazione del sistema agroalimentare italiano;
tuttavia, alla luce dei risultati ottenuti dall'anno della fondazione, si ritiene da

più parti che questo importante strumento di tutela del nostro patrimonio enogastronomico sia giunto al capolinea -:
quali interventi si ritengano opportuni per conoscere quali attività tra le più rilevanti Buonitalia Spa abbia effettuato dalla costituzione ad oggi, quali supporti logistici e strategici abbia fornito alle imprese dell'agroalimentare, e quali siano state le risorse finanziarie utilizzate dalla sua fondazione ad oggi e soprattutto quali siano i programmi operativi per il futuro.
(5-00665)

...

RAPPORTI CON IL PARLAMENTO

Interrogazione a risposta immediata:

NUCARA. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
tutti gli indicatori economici e sociali denunciano lo stato di crisi del Mezzogiorno italiano. Da oltre un decennio, infatti il suo peso relativo sull'economia nazionale è rimasto stazionario, allargando la forbice tra le aree più forti del Paese e quelle più deboli;
le cause di questa regressione relativa sono riconducibili ai cambiamenti intervenuti nel modello di sviluppo dell'economia italiana. Le pratiche dirigistiche di un tempo hanno ceduto il passo a favore di uno sviluppo dell'attività imprenditoriale di tipo molecolare - basata su piccole e medie imprese - che hanno conquistato spazi di mercato, specie all'estero, ed avviato processi autopropulsivi di sviluppo;
in questo nuovo ambiente la dotazione infrastrutturale, seppure insufficiente a livello nazionale, ha tuttavia contribuito notevolmente all'affermazione delle suddette attività imprenditoriali, consentendo a zone del Paese, come il Nord Est, in precedenza emarginate, da un punto di vista economico e sociale, di poter competere con successo sui mercati domestici ed internazionali;
la carenza di investimenti nel Mezzogiorno ha creato, di conseguenza, un'ulteriore frattura. Un vuoto che è stato colmato, almeno in parte, dallo sviluppo di attività criminose, che si nutrono dell'assenza di prospettive capaci di dare al territorio una speranza di riscatto e di emancipazione;
le risorse, che in questi anni sono state pure stanziate, da un lato non hanno avuto riscontro in progetti effettivi (erano, cioè, semplici poste contabili cancellate a fine anno per essere, invece, effettivamente utilizzate in progetti a favore di altri territori del Paese), dall'altro erano disperse in una miriade di piccoli interventi, spesso rispondenti a logiche clientelari, ma non in grado di rappresentare quel volano in grado di imprimere un cambiamento nella prospettiva più generale;
la stessa politica economica del Paese, costretta a fare i conti con il carattere dualistico del suo sviluppo, aveva come punto di riferimento principale le sue aree forti. Il che entrava, inevitabilmente, in contraddizione con le esigenze - fiscalità di vantaggio, differenziazione delle politiche salariali, maggior impegno nella dotazione delle infrastrutture e così via - di un territorio, che aveva, invece, esigenze e problemi diversi, che potevano essere risolti - come mostra l'esperienza internazionale, a partire dalla Germania o dall'Irlanda - solo con un impegno maggiore;
ancora recentemente i tentativi nel delineare una diversa politica economica - a partire dalla fiscalità di vantaggio - sono stati troppo timidi e limitati nel tempo, mentre le risorse stanziate per far fronte alle più gravi strozzature infrastrutturali venivano dirottate a favore di altri interventi; nonostante il fatto che il Mezzogiorno - si pensi al porto di Gioia Tauro - avesse dimostrato grandi capacità di sviluppo autonomo;

nei nuovi equilibri geopolitici (rapporto Nord-Sud, sviluppo dell'area mediterranea e così via) il Mezzogiorno può divenire la piattaforma logistica del commercio internazionale, contribuendo ad allargare il peso politico non solo dell'Italia, ma dell'Europa stessa, nel difficile negoziato per le grandi riforme che saranno necessarie per superare la grave crisi finanziaria internazionale;
affinché tutto ciò si realizzi è necessario che l'impegno dello Stato a favore del Mezzogiorno, in termini di investimenti e di sviluppo indotto dalla presenza pubblica, diventi prioritario -:
quale sia la strategia che il Governo intende adottare per conseguire i risultati indicati e come tutto ciò si concili con la prassi adottata di utilizzare le risorse - a partire dal Fondo per le aree sottoutilizzate - in teoria stanziate a favore del Mezzogiorno, di fatto utilizzate per scopi che nulla hanno a che vedere con la loro destinazione originaria.
(3-00250)

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Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Cicchitto e altri n. 1-00066, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 novembre 2008; deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Di Biagio.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

La interrogazione a risposta in Commissione Lorenzinn. 5-00527, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 ottobre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Aprea.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interpellanza urgente Donadi n. 2-00220, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 83 dell'11 novembre 2008.

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina è un'aspirazione storica da oltre duemila anni;
il secondo Governo Berlusconi nel 2005 ha svolto la gara per il Contraente Generale vinta da una cordata internazionale con capofila Impregilo S.p.A.;
l'attuale Governo, pure annunciando ripetutamente di voler realizzare il ponte ha utilizzato invece i fondi pubblici ex Fintecna, in precedenza destinati dal Governo Prodi-Di Pietro, ad opere indispensabili e propedeutiche nelle due regioni, per finanziare l'abrogazione dell'ICI;
è convinzione diffusa che la crisi finanziaria ed economica mondiale si può superare orientando grandi investimenti verso piani impegnativi di opere pubbliche in tutti i paesi sviluppati;
l'Italia, con la sua arretratezza infrastrutturale, paradossalmente è un paese in cui le opere pubbliche locali, regionali e nazionali saranno essenziali per lo sviluppo;
la quantificazione delle risorse necessarie per le opere previste nel DPEF 2009-2013 è di 46 miliardi di euro, nel bilancio dello Stato ne risultano disponibili soltanto 15;
negli anni in cui è stata operativa nel nostro Paese la cosiddetta legge obiettivo sono state messe in cantiere opere per 20 miliardi di euro; numeri che ci relegano molto indietro rispetto a diversi altri paesi europei;
sarebbero già pronte a quanto si apprende, da fonti di stampa, delibera C.I.P.E, per specifiche opere infrastrutturali;

il ricorso ai fondi C.I.P.E. non rappresenta una novità e non è certamente la chiave di volta per risolvere un ritardo infrastrutturale che nel nostro Paese ha radici molto più profonde, non solo di natura economica;
gli ostacoli burocratici restano un problema da risolvere, visto che la stessa legge obiettivo si è rivelata spesso di difficile attuazione e che, come voci autorevoli affermano, il sistema di governance in Italia sconsiglia gli investimenti privati in opere pubbliche;
il progetto dell'alta velocità ferroviaria è stato avviato nel 1994 ma non è ancora terminato mentre i suoi costi sono aumentati raggiungendo, secondo dati della Corte dei Conti, i 73 milioni di euro al chilometro;
siamo di fronte ad un sistema nel suo complesso farraginoso che meriterebbe regole più chiare e più precise e controlli adeguati;
per definire una gara servono mediamente, secondo i dati dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, da 600 a 1500 giorni;
interventi fondamentali come la metropolitana di Roma non hanno più confini temporali e per la loro spesa effettiva non pare possibile azzardare previsioni, a Torino secondo sempre quanto riportato dalla stampa a 20 mesi dalla fine delle olimpiadi erano state completate 55 delle 105 opere messe in cantiere;
siamo di fronte a sprechi, ritardi ed omissioni che non possiamo più permetterci;
davanti a tutto questo il Governo continua nella politica degli annunci di sole grandi opere, mentre definanzia gli investimenti per le strade provinciali, e fa ricorso ai fondi del C.I.P.E per mancanza di reali alternative economiche -:
quali siano i progetti concreti, le opere infrastrutturali che il Governo considera realisticamente necessarie per lo sviluppo del Paese e quali le risorse pubbliche impegnabili, e se non ritenga necessario intervenire per regolare in maniera più snella ed organica un settore che ha bisogno di regole certe e controlli costanti per il loro rispetto come sola condizione per attirare risorse provenienti dal risparmio privato.
(2-00220)
«Donadi, Evangelisti, Borghesi, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Costantini, Di Giuseppe, Di Pietro, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palomba, Palagiano, Piffari, Pisicchio, Porcino, Porfidia, Razzi, Scilipoti, Rota, Zazzera».
(11 novembre 2008)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Zucchi n. 5-00255del 24 luglio 2008;
interrogazione a risposta scritta Caparini n. 4-01166 del 29 settembre 2008;
interrogazione a risposta in Commissione Ruvolo n. 5-00511 del 27 ottobre 2008;
interrogazione a risposta orale Capitanio Santolini n. 3-00241 del 19 novembre 2008.