XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 2 dicembre 2008

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
il 31 marzo 2008 il Bureau international des expositions ha designato Milano quale sede per l'esposizione universale del 2015;
l'articolo 14 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, «disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», reca disposizioni riguardanti «Expo Milano 2015»;
il comma 2 dell'articolo 14 del citato decreto-legge prevede la nomina del sindaco di Milano pro tempore, senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato, a commissario straordinario del Governo per l'attività preparatoria urgente;
successivamente il citato comma 2 prevede che entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il presidente della regione Lombardia e sentiti i rappresentanti degli enti locali interessati, sono istituiti gli organismi per la gestione delle attività, compresa la previsione di un tavolo istituzionale per il governo complessivo degli interventi regionali e sovraregionali presieduto dal Presidente della regione Lombardia pro tempore, e sono stabiliti i criteri di ripartizione e le modalità di erogazione dei finanziamenti;
nella Gazzetta ufficiale n. 221 del 20 settembre 2008, è stata pubblicata una ordinanza, la n. 3704, emanata dal Presidente del Consiglio dei ministri, recante «Disposizioni urgenti di protezione civile» nella quale si cita il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 agosto 2007, concernente la dichiarazione dell'EXPO universale 2015 quale «grande evento»;
il 22 ottobre 2008 il Presidente del Consiglio ha firmato il proprio decreto con il quale si procede all'istituzione degli organismi per la gestione delle attività connesse allo svolgimento di Expo Milano 2015, pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 26 novembre 2008;
il dossier di candidatura, documento strategico e di riferimento, prevede che per arrivare al compimento delle infrastrutture per il sito di Expo 2015 e per quelle connesse servono circa 15 miliardi di euro;
tra le infrastrutture per Expo 2015 è previsto il potenziamento di Malpensa attraverso il raccordo tra le linee RFI e FNM per la connessione ferroviaria diretta tra la stazione RFI di Rho - Pero e l'aeroporto di Malpensa e il collegamento nord Malpensa con il Sempione e Gallarate che dovrebbe essere completata nell'aprile 2015;
il Corriere della Sera e la Stampa hanno pubblicato, il 15 settembre 2008, due articoli nel quale vengono riportate indiscrezioni sul lavoro della Procura di Busto Arsizio (Varese) che ha aperto tempo fa un fascicolo, destinato a essere trasferito alla Procura distrettuale antimafia di Milano sull'ipotesi d'infiltrazione mafiosa su Expo 2015;
secondo i giornalisti, in mano alla polizia ci sono intercettazioni e resoconti di riunioni «informali» che portano ai nomi di imprenditori e, soprattutto, di due esponenti di Forza Italia: quelli di Vincenzo Giudice, consigliere comunale a Milano e presidente della società Zincar, e di Massimilano Carioni, consigliere provinciale a Varese;
l'ipotesi investigativa è che i due amministratori fossero in contatto con Giovanni Cinque, imprenditore ritenuto legato alla cosca Arena di Isola di Capo Rizzuto, secondo quanto riportato nell'articolo la Squadra mobile è arrivata a

Cinque durante un'indagine sul traffico di droga nella provincia di Varese, dalla quale è nato il nuovo filone d'inchiesta tenuto finora sotto traccia: l'uomo avrebbe addirittura orientato il voto della comunità calabrese di Somma Lombardo allo scopo di far eleggere Carioni alla Provincia, ad aprile di quest'anno, elezione poi avvenuta;
sia Giudice sia Carioni negano ci sia stata alcuna attività collusiva;
a seguito degli articoli apparsi sulla stampa, agenti della Guardia di finanza su disposizione della Procura di Busto Arsizio, hanno effettuato perquisizioni nelle abitazioni e negli uffici dei giornalisti Guido Ruotolo e Fiorenza Sarzanini;
secondo quanto riportato dalla stampa, il rischio infiltrazione mafiosa per gestione, il controllo degli appalti e i contratti di Expo 2015 pare abbastanza concreto;
in data 22 luglio 2008 il Governo ha accolto come raccomandazione un ordine del giorno con il quale s'impegna a valutare l'opportunità di prevedere, già nella legge finanziaria, maggiori finanziamenti per Milano Expo 2015 in particolar modo per l'avvio, da subito, di tutte le infrastrutture necessarie;
l'11 novembre 2008 è apparsa sulla stampa la dichiarazione del Sottosegretario Castelli che annuncia la mancanza di tre miliardi per le opere dell'Expo 2015;
il 12 novembre sulle pagine milanesi di un quotidiano nazionale è apparsa la notizia che voci che riguardano l'Expo dicono che: «L'Italia potrebbe rinunciare a ospitare l'Esposizione Universale del 2015»;
mercoledì 19 novembre in Commissione Attività Produttive della Camera si è svolta l'audizione del Sottosegretario con delega al turismo Michela Vittoria Brambilla che alla domanda sull'Expo 2015, occasione importante dal punto di vista turistico e in considerazione del fatto che nell'audizione precedente il Sottosegretario indicava l'expo come uno dei grandi eventi per imprimere slancio al turismo, non ha formulato nessuna risposta -:
quali siano gli intendimenti del Governo per il raggiungimento dell'obiettivo Expo 2015;
quale sia la programmazione triennale delle infrastrutture per Expo 2015 e con quale impegno finanziario e organizzativo intende svilupparle;
quali iniziative intendano attivare affinché il sistema aeroportuale di Milano, nodo importante per la Lombardia e per Milano, sia collegato pienamente in tempi rapidi, e quali iniziative intendano intraprendere per dare impulso allo sviluppo del sistema;
quale sia il ruolo della Protezione civile, vista la citata ordinanza, per il raggiungimento di Expo 2015 e se sia intenzione del Governo operare in deroga alla legislazione vigente;
quali siano le risorse reali per la realizzazione di Expo 2015 e come intenda reperire ulteriori fondi alla luce delle dichiarazione del Sottosegretario Castelli e se consideri necessario prevedere maggiori finanziamenti in particolar modo per l'avvio, da subito, di tutte le infrastrutture necessarie;
quali iniziative intenda intraprendere affinché si scongiuri la possibilità d'infiltrazione da parte di organizzazioni mafiose anche attraverso un organismo di controllo che vigili sugli appalti e i contratti di Expo 2015;
come il Governo intenda permettere al nostro Paese di sfruttare al meglio l'opportunità dell'Expo 2015 per dare slancio al turismo e quale sia il calendario degli impegni anche dal punto di vista degli investimenti infrastrutturali per il turismo.
(2-00242)
«Peluffo, Fiano, Marantelli, Binetti, Braga, Marco Carra, Codurelli, Colaninno, Colombo, Corsini, De Biasi, Duilio, Farinone, Ferrari, Lanzillotta, Letta, Lusetti, Mantini,

Misiani, Mosca, Pizzetti, Pollastrini, Sanga, Maurizio Turco, Zucchi, Zaccaria, Ginefra, Pierdomenico Martino, Rossa, Rampi, Tullo».

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la presenza della criminalità organizzata, legata ad un sistema di corruzione e malaffare, hanno, da sempre, negato lo sviluppo legale della Calabria e, ad avviso dell'interpellante, occorrono adeguate misure per aiutare a definire le opere infrastrutturali indispensabili all'intera Regione;
dopo più di una ventennale attesa erano stati aperti i cantieri, nel tratto della locride (Reggio Calabria), sulla strada statale 106, battezzata, purtroppo, «la strada della morte», considerati i numerosissimi incidenti mortali che si verificano lungo la stessa;
a causa delle numerose intimidazioni e del sequestro di molti cantieri da parte della magistratura, stanno per essere persi 500 milioni di euro, stanziati per il completamento di una parte della ss. 106 e rischiano di saltare circa 1.500 posti di lavoro;
il tutto, peraltro, nel mentre, all'indomani dell'omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale, Francesco Fortugno, avvenuto il 16 ottobre 2005, era stata richiesta la massima attenzione proprio per il territorio della Locride e la strada statale 106 sarebbe una delle principali priorità per far uscire dall'isolamento quella parte della provincia reggina;
purtroppo le difficoltà «ambientali» appaiono davvero insormontabili;
la Società «Astaldi», vincitrice della gara riguardante il lotto della 106, Siderno-Bovalino, dopo aver già aperto gli uffici a Siderno, avrebbe deciso di rinunciare all'appalto, apportando quali giustificazioni: aumento del costo dei materiali e dei carburanti, problemi archeologici, sicurezza dei cantieri, impossibilità di trovare imprese locali per i sub-appalti, tagli ai finanziamenti;
fino ad oggi gli appelli fatti dai 42 Sindaci dei Comuni della Locride e dalle massime Istituzioni provinciali e regionali della Calabria, sono caduti nel vuoto;
non v'è dubbio che l'abbandono dell'appalto da parte della «Astaldi», oltre a lasciare sul territorio della Locride il dramma dell'eterna «incompiuta», rappresenterebbe una netta vittoria della 'ndrangheta sullo Stato;
il tratto aggiudicato dalla ditta «Astaldi» è Palizzi (Km 50+000) - Caulonia (km 123+800) - Lotti 6-7-8- Compreso lo svincolo di Marina di Gioiosa Jonica della ss. 106 Contraente Generale; la consegna all'impresa è avvenuta il 20 settembre 2007, l'avanzamento dei lavori è pari allo 0,45 per cento, l'ultimazione prevista è per il 14 ottobre 2010;
gli altri tre lotti sono:
a) risoluzione di nodi di intersezione tra le strade di interesse nazionale in prossimità attraversamenti di centri abitati (Grotteria Marina - Marina di Gioiosa Jonica) - Impresa aggiudicataria «Euroimpianti srl», la consegna all'impresa è avvenuta il 5 dicembre 2006, l'avanzamento dei lavori è pari al 62,65 per cento, l'ultimazione era prevista per il 7 dicembre 2007;
b) lavori di costruzione della variante all'abitato di Palizzi della Strada Statale 106 Jonica - 2o lotto dal Km 49+485 al Km 51+750 - Impresa aggiudicataria «Società italiana per Condotte d'Acqua S.p.A.»; consegna all'impresa: 30 agosto 2006, avanzamento lavori: 19,98 per cento, ultimazione prevista: 26 maggio 2009;

c) costruzione della variante esterna all'abitato di Marina di Gioiosa Jonica fra i Km 107+000 e Km 110+500 compreso lo svincolo «Gioiosa Est» - Impresa aggiudicataria «Immobilgi»; consegna all'impresa: 8 novembre 2007, avanzamento lavori: 8,55 per cento, ultimazione prevista: 13 marzo 2009;
da quanto sopra appare con tutta evidenza che lo stato di avanzamento dei lavori è pressoché inesistente e che il paventato rischio di perdita dei finanziamenti, nonché di blocco totale dell'opera, è quasi in atto;
l'interpellante è sicura che una tale situazione non è riscontrabile in alcuna altra parte del territorio nazionale e la mancanza di un urgente e adeguato intervento priverebbe ancora una volta la Calabria di un opera più che mai indispensabile;
ed ancora l'interpellante conviene che l'assenza di un adeguato intervento governativo in merito dimostrerebbe che la Calabria è tenuta «sotto scacco» dalla criminalità organizzata -:
quali urgenti iniziative intendano assumere,secondo le rispettive competenze, al fine di garantire la massima sicurezza sui cantieri di lavori per l'ammodernamento della ss. 106 e quali garanzie per assicurare gli adeguati finanziamenti per un'opera che appare vitale per l'intera Calabria;
se non ritengano necessario ed urgente rivisitare la normativa vigente per garantire la pubblica amministrazione in tema di prevenzione dei fenomeni di infiltrazione mafiosa negli appalti.
(2-00240)«Angela Napoli».

Interrogazioni a risposta scritta:

DE POLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
gli studi di settore, sono nati come strumento di collaborazione tra il fisco e il soggetto contribuente;
la circolare 110/99 di presentazione dei primi studi approvati li definisce così: «gli studi di settore si pongono l'obiettivo di individuare le condizioni effettive di operatività delle imprese e di determinare i ricavi e i compensi che con ragionevole probabilità possono essere attribuiti ai contribuenti, attraverso la rilevazione delle caratteristiche strutturali di ogni specifica attività economica, realizzata mediante la raccolta sistematica di dati di carattere fiscale e di elementi che caratterizzano l'attività ed il contesto economico in cui la medesima si svolge». Gli studi, sono quindi, per loro natura, un riferimento non assoluto, bensì probabile ma elaborato con un sistema oggettivo di calcolo a cui il contribuente, da un lato, e il fisco, dall'altro possono fare riferimento;
il fatto è che i criteri per la determinazione degli studi di settore sono stati elaborati nel 2006 cioè in un'altra epoca economica. Oggi quei criteri vanno rivisti in quanto non corrispondenti all'attuale momento economico;
la crisi economica che stiamo vivendo pone in evidenza l'inattualità dei criteri alla base degli studi di settore;
infatti questi cosiddetti indicatori di normalità non colgono l'estrema varietà delle tipologie di impresa a cui si applicano e non raggiungono quindi l'obiettivo per cui sono stati creati, vale a dire individuare, in modo trasparente, i soggetti che hanno alterato la loro realtà aziendale;
migliaia di contribuenti si trovano nella condizione di dover pagare su redditi presunti che, molte volte, sono oltre il doppio di quelli che hanno realmente realizzato;
gli indicatori di normalità non vanno a toccare il reddito di un imprenditore ma l'utile dell'imprenditore, aggrediscono l'attività e impediscono gli investimenti;
il risultato di questa politica potrebbe obbligare molte attività economiche ad

abbandonare il mercato perché molte sono le aziende che non possono pagare tasse non dovute -:
se il Governo, alla luce delle sopra esposte osservazioni, ritenga opportuno - al fine di restituire competitività alle imprese oggi soggette agli studi di settore - di procedere alla eliminazione di tale sistema elaborando strumenti tributari più attuali e adeguati alla realtà economica odierna.
(4-01782)

STRIZZOLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi diversi quotidiani a diffusione nazionale e locale riportavano la notizia che, in relazione al Concorso a 500 posti per Magistrato ordinario la cui prima prova scritta è stata indetta per lo scorso 19 novembre a Rho (Milano), si sono verificati dei fatti assolutamente contrastanti con i principi di trasparenza, regolarità e garanzia di parità di trattamento nei confronti dei partecipanti;
in ordine a quanto sopra richiamato vi sono state diverse pubbliche testimonianze - riprese da diversi organi di informazione anche all'estero - da parte di partecipanti al concorso;
in particolare, la testimonianza riportata dal giornale Il Riformista in data 26 novembre 2008 denuncia fatti ed episodi, sempre riferiti allo svolgimento del concorso richiamato più sopra, dal contenuto sconvolgente che, se confermati, determinerebbero una gravissima perdita di credibilità delle istituzioni in un settore delicato e rilevante come quello della giustizia;
i sospetti e i dubbi sulla regolarità del concorso sono molto diffusi provocando ulteriore sfiducia, sopratutto nei giovani, verso la pubblica amministrazione e, più in generale, verso lo Stato -:
quali iniziative intenda assumere urgentemente per chiarire tutti gli aspetti che hanno caratterizzato lo svolgimento della prova scritta del 19 novembre e per garantire assoluta trasparenza e regolarità, accertando tutte le responsabilità di quanto accaduto.
(4-01784)

...

AFFARI ESTERI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
all'inizio dell'estate scorsa Arash e Kamiar Alaei, due fratelli medici iraniani da anni impegnati nel loro Paese nella lotta all'Hiv/AIDS attraverso l'assistenza nei confronti dei tossicomani di quel paese, sono stati arrestati in Iran con gravi, ma ingiustificate accuse rese note solo a quattro mesi dal loro fermo;
la vicenda dei due medici, coi quali negli anni gli interpellanti hanno avuto modo di collaborare durante le riunioni della Commissione Droghe delle Nazioni Unite, è iniziata nel 2004, quando un servizio della Bbc diede modo ai due medici intervistati, di mostrare fuori dai confini dell'Iran la situazione della diffusione dell'Aids in un Paese che negli ultimi anni ha visto il numero di tossicomani per via endovenosa aumentare fino alla cifra di due milioni;
infatti, nonostante l'architettura proibizionista delle leggi iraniane non sia dissimile dalla nostra, come hanno raccontato Arash e Kamiar Alaei e come dimostrano dati di varie organizzazioni internazionali tra le quali la Croce rossa internazionale e Physicians for Human Rights, in Iran vivono numerose persone che fanno uso di droghe pesanti arrivate dal vicino Afghanistan che spesso ricorrono al sesso a pagamento, anche omosessuale, per procurarsi gli stupefacenti;

secondo alcune fonti di stampa, mai confermate dal Governo di Teheran, l'accusa ai due medici sarebbe l'aver reso trasparenti le condizione dei malati, e quindi del servizio sanitario nazionale, nonché acceso i riflettori su comportamenti legati al sesso e alle sostanze stupefacenti non in linea con la politica della Repubblica islamica;
tuttavia secondo altre fonti, tra cui alcuni siti riconducibili agli studenti iraniani, la ragione della loro incarcerazione sarebbe legata alla ricerca di rapporti politici all'estero in funzione anti-regime;
tenuto conto che in occasione della giornata internazionale della lotta all'Aids il 1o dicembre scorso la presidenza francese di turno dell'Ue ha rinnovato il suo appello all'Iran per la liberazione «immediata» di Arash e Kamiar Alaei, reiterando quanto affermato con fermezza già nel mese di settembre in cui si sottolineava che «le autorità iraniane, in modo del tutto infondato, hanno accusato i fratelli Alaei, che sono riconosciuti a livello internazionale per il loro lavoro di prevenzione e cura dell'Aids in Iran, di partecipare ad attività volte a destabilizzare la Repubblica islamica» -:
se nei colloqui periodici dell'Ambasciatore italiano presso la Repubblica islamica la questione di Arash e Kamiar Alaei sia mai stata sollevata e in che termini;
come, visti i rapporti commerciali di rilievo, intenda il Governo dare seguito alle dichiarazioni della Presidenza francese;
se il Ministro Frattini non ritenga di convocare l'ambasciatore iraniano per chiedere immediate spiegazioni in merito alla vicenda.
(2-00239)
«Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco».

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta immediata:

VERINI, SERENI, BRESSA, QUARTIANI, GIACHETTI, GASBARRA, GENTILONI SILVERI, META e POMPILI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Italia, secondo un recente studio dell'Unesco, è depositaria del sessanta per cento dell'intero patrimonio artistico, storico e archeologico del pianeta e la città di Roma, in particolare, ne possiede il trenta per cento;
Roma è un unicum della cultura mondiale, che necessita di un'attenta tutela e valorizzazione dei suoi beni culturali e paesaggistici, per evitare - sia pure senza «ingessare» la città - che gli stessi vadano irreparabilmente dispersi, per effetto, da un lato, di veri e propri furti, dall'altro di una malaccorta gestione del territorio, la quale, soprattutto a causa dell'abusivismo edilizio, finirebbe per cancellare e distruggere vitali testimonianze del passato, sottraendole agli studiosi e alle generazioni future;
nella tutela e nella valorizzazione dei beni culturali si intrecciano indissolubilmente numerose attività amministrative, la cui titolarità fa capo ad enti diversi, che, per essere efficaci, devono operare congiuntamente: al riguardo, il codice dei beni culturali è ben chiaro nell'attribuire un generale potere di vigilanza al ministero per i beni e le attività culturali (articolo 18);
di recente, il comune di Roma ha, ad avviso degli interroganti, di fatto smantellato l'ufficio antiabusivismo edilizio, destituendo dall'incarico di direttore il geometra Massimo Miglio;
l'ufficio antiabusivismo del comune aveva come obiettivo quello di reprimere gli abusi edilizi: dalla sua costituzione sono stati effettuati 320 interventi di demolizione e sono stati abbattuti complessivamente 550.000 metri cubi di abusiva

volumetria, mentre i sequestri di manufatti abusivi eseguiti con la collaborazione delle forze di polizia giudiziaria sono stati oltre 1200. Tale particolare efficacia è stata legata da molti osservatori alla stessa figura del geometra Miglio, persona di grandi capacità;
ferma restando l'autonomia amministrativa del comune di Roma, gli interroganti esprimono forti preoccupazioni circa le possibili ripercussioni di tale depotenziamento sulla tutela del patrimonio artistico, archeologico, paesaggistico e architettonico della città, perennemente messo in pericolo dagli abusivi -:
se, fatte salve le competenze comunali, il Ministro interrogato non ritenga necessario monitorare con particolare ed accresciuta attenzione il sistema dei beni culturali, paesaggistici, architettonici ed archeologici ubicati in Roma e quali urgenti iniziative di propria competenza intenda assumere affinché non sia indebolita - per effetto di un depotenziamento dei presidi contro l'abusivismo - la tutela di tale unico patrimonio.
(3-00259)

...

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

DI PIETRO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la legge ed anche le direttive esplicative del dipartimento della funzione pubblica prevedono che per gli ufficiali in ferma prefissata, cioè coloro che siano in rapporto con l'amministrazione da più di tre anni, dopo avere già superato un pubblico concorso, l'accesso in graduatoria viene configurato come un fatto certo e non condizionato all'esito di una nuova valutazione da parte dell'amministrazione;
un certo numero di ufficiali assunti nell'Arma dei carabinieri tramite pubblico concorso, ai sensi dell'articolo 23 del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, che disciplina appunto la ferma prefissata, hanno fatto domanda per essere assunti a tempo indeterminato presso l'Arma dei carabinieri attraverso l'espletamento della speciale procedura, così detta di stabilizzazione, di cui all'articolo 1, comma 519, della legge n. 296 del 2006 che esclude l'attivazione di una procedura concorsuale;
il Ministero della difesa ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 75 del 26 settembre 2008 un vero e proprio bando di concorso per titoli ed esami, con il quale ha indetto due distinte procedure speciali «per la stabilizzazione di ufficiali inferma prefissata, ausiliari dei ruoli speciali e tecnico logistico dell'Arma dei Carabinieri»;
tale decreto, contenente la procedura di stabilizzazione prevede, in contrasto, a quanto pare, con la disciplina normativa esistente, la necessità per gli ufficiali in ferma prefissata di superare un concorso pubblico per titoli ed esami, pur avendo essi già svolto una procedura concorsuale ai sensi del citato articolo 23, comma 3, del decreto legislativo n. 215 del 2001 ed avendo, dunque, tutti diritto ad essere stabilizzati, seppure progressivamente, senza un ulteriore cernita tra gli stessi, sulla base di una semplice graduatoria;
gli ufficiali di cui in premessa hanno fatto ricorso al TAR chiedendo l'accertamento del loro diritto ad essere assunti a tempo indeterminato presso l'Arma dei carabinieri, attraverso l'espletamento della speciale procedura di stabilizzazione di cui all'articolo 1, comma 519, legge 296 del 2006 che esclude una procedura concorsuale;
i ricorrenti hanno inoltre chiesto l'annullamento, previa adozione di idonee misure cautelari, del decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 75 del 26 settembre 2008 che indice «procedure speciali per la stabilizzazione di ufficiali in ferma prefissata...» da svolgersi mediante valutazione dei titoli di merito, accertamenti sanitari, psico-attitudinali e colloquio orale -:
se il Ministro non ritenga opportuno e necessario prendere un'iniziativa urgente

per l'annullamento del decreto n. 75 del 2008 per ridefinire la posizione dei soggetti coinvolti e che consenta il superamento di questa fase di incertezza, permettendo ai ricorrenti l'inserimento nella graduatoria per poter accedere alla stabilizzazione ai sensi dell'articolo 1, comma 519, della legge 296 del 2006.
(4-01778)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

MILO, ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da uno studio effettuato sull'applicazione di «Gerico» per gli studi di settore sulle strutture alberghiere è emerso l'assurdo risultato che, al variare del numero dei posti letto fissi (35, 39, 47) diminuisce il fatturato (o la distanza dal ricavo dichiarato);
il numero dei posti letto pari a 47 viene definito adeguato, ma in tutti e tre i casi (35, 39, 47) gli «indici di coerenza» e gli «indici di normalità» da utilizzare rientrano nella regolarità, risultando quindi che il ricavo stimato di un'impresa, come calcolato da Gerico, diminuisce con l'aumento dei posti letto;
le ragioni del paradosso potrebbero dipendere dal fatto che, con l'aumento dei posti letto, lasciando invariato il numero di pernottamenti, diminuisce il tasso di occupazione, poiché si presume che il ricavo aumenta all'aumentare dell'occupazione dal momento che, per il calcolo del ricavo stimato viene usato il coefficiente di occupazione;
prendendo come unico criterio di riferimento il tasso di occupazione, invece che l'effettivo numero di posti letto, ne deriva un calcolo sbagliato, dato che nel questionario viene richiesto di specificare le effettive presenze, nonché i prezzi minimi e massimi, non dovrebbe essere difficile calcolare il ricavo, senza usare la procedura del coefficiente di occupazione, con il quale si rischia di perdere il rapporto con i dati reali;
non si ritiene affatto logico che un albergo con costi di gestione e numero di collaboratori sempre invariati, ai fini degli studi di settore, risulti avere un ricavo maggiore con 35 posti letto invece che con 47 posti letto -:
se ritenga opportuno modificare la normativa sugli studi di settore in modo da correggere gli effetti distorsivi derivanti dall'applicazione del sistema Gerico, come quello evidenziato in premessa, in favore di un sistema che permetta un esito congruo con l'applicazione di coefficienti che siano coerenti, a prescindere dal ricavo.
(5-00718)

FUGATTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in materia di oli lubrificanti non destinati alla vendita o all'uso come carburanti o combustibili per riscaldamento si è espressa la Corte di giustizia delle Comunità europee con la sentenza C-437/01 del 25 settembre 2003;
nella sentenza la Corte dichiara la illegittimità dell'articolo 62, comma 1, del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, che sottoponeva ad accise anche tali tipi di oli, in contrasto con la normativa comunitaria; tale articolo tuttavia è stato soppresso dall'articolo 6 del decreto legge n. 452 del 2001, decreto che contestualmente, all'articolo 7, ha istituito una nuova imposta, denominata «contributo di riciclaggio e di risanamento ambientale». La sentenza C-437/01 ha però osservato (punti 21 e seguenti) la illegittimità anche di questa fattispecie, in quanto ha ad oggetto gli stessi oli lubrificanti precedentemente gravati dall'imposta di consumo, e quindi ha prolungato, sotto altra forma, la soppressa imposta di consumo;

si scontano peraltro ritardi anche nella predisposizione degli atti amministrativi necessari alla definizione delle modalità di riscossione e quantificazione del contributo ambientale di cui all'articolo 7 del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, creando una situazione di incertezza tra gli operatori -:
se, alla luce di quanto affermato nella sentenza C-437/01 della Corte di giustizia delle Comunità europee del 25 settembre 2003, punti 21 e seguenti, non si ritenga opportuno, in ragione di prevenire eventuali nuovi ricorsi alla Corte contro lo Stato italiano, assumere iniziative normative volte a sopprimere il contributo di riciclaggio e di risanamento ambientale di cui all'articolo 7 del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504.
(5-00719)

FLUVI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la politica dei condoni ha prodotto gravi danni alla finanza pubblica ed ha aggravato l'iniquità del prelievo fiscale, avvantaggiando ulteriormente gli evasori e di fatto aumentando l'onere per i contribuenti onesti;
l'indagine della Corte dei conti sui risultati ottenuti con i condoni tributari disposti dalla legge n. 289 del 2002 ha, tra l'altro, evidenziato il mancato versamento di ben 5,2 miliardi di euro dei 26 dichiarati dovuti dai soggetti che hanno aderito ai condoni;
il mancato versamento di tali somme è imputabile anche alle norme che disciplinano i vari condoni introdotti con la legge n. 289 del 2002. Infatti, diversamente da quanto stabilito dalla legge n. 413 del 1991, secondo la quale le posizioni o le controversie si consideravano definite o estinte solo a condizione dell'avvenuto integrale versamento delle somme dovute, la legge n. 289 del 2002 consentiva il pagamento di una prima rata (di ammontare predefinito e spesso irrisorio rispetto al totale dovuto) e prevedeva che l'omesso versamento delle rate successive nei termini prescritti non determinasse l'inefficacia del condono: ciò ha consentito a molti soggetti di limitarsi a pagare la prima rata e di beneficiare comunque di tutti gli effetti tributari e anche penali previsti;
i termini di pagamento originariamente fissati, sono stati ripetutamente prorogati e con legge n. 350 del 2003 i condoni sono stati estesi anche all'anno d'imposta 2002. Nei vari interventi legislativi effettuati per ampliare la portata dei condoni e per dilatare i termini di pagamento, non si è tuttavia posto rimedio alle carenze di base né ci si è preoccupati degli aspetti gestionali dei condoni stessi;
tale situazione è stata risolta con ildecreto-legge n. 223 del 2006 che, all'articolo 37, comma 44, ha fissato nel 31 dicembre 2008 il termine per la notifica delle cartelle di pagamento conseguenti alle iscrizioni a ruolo delle somme dovute per i vari condoni: ciò ha consentito ad Equitalia di notificare le cartelle di pagamento in tempo utile, come da comunicato stampa dell'Agenzia delle entrate del 18 novembre 2008;
quali siano gli esiti dell'attività di riscossione di Equitalia, la distribuzione territoriale e la tipologia dei soggetti (società, persone fisiche) che hanno omesso i pagamenti.
(5-00720)

Interrogazione a risposta in Commissione:

VANNUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con il comma 23 dell'articolo 83 del decreto-legge 112/2008 si è eliminato l'obbligo di prestare garanzie fidejussorie per rateizzazione del pagamento di somme iscritte a ruolo di importo superiore a 50.000 euro;
la norma introdotta ha scontato, nelle previsioni, benefici effetti finanziari per lo Stato prevedendo una diminuzione

delle procedure fallimentari ed una continuazione della attività delle aziende in temporanea difficoltà finanziarie;
risulta che i criteri stabiliti da Equitalia per il riconoscimento della rateizzazione sono oltremodo rigidi e tali da non permettere l'accesso al diritto alla rateizzazione a numerose aziende pur in comprovata difficoltà economica;
le attese economiche pertanto non sembrano realizzarsi;
le problematiche possono riassumersi in:
rigidità eccessive dell'indice alfa che mette in relazione il valore della produzione con la liquidità disponibile pregiudicando l'assenso alla rateizzazione sulla base di parametri che potrebbero non avere alcun collegamento fra di loro (ad una elevata produzione non sempre corrisponde liquidità);
per i ruoli in contenzioso parrebbe opportuno che gli stessi venissero esclusi dal debito da rateizzare almeno fino alle sentenze di primo grado;
flessibilità delle modalità di versamento della prima maxi rata che potrebbe essere suddivisa in più soluzioni -:
se il ministero confermi a sua conoscenza le problematiche espresse, quali effetti concreti si sono verificati dopo le norme introdotte con il decreto n. 112, se intenda disporre attraverso Equitalia diverse procedure per il pieno effetto della norma in premessa.
(5-00712)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta immediata:

BRUGGER, ZELLER e NICCO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o aprile 2008 ha stabilito i criteri e le modalità del trasferimento delle competenze alle regioni in materia di servizio sanitario penitenziario, previsto dalla legge finanziaria per il 2008, quanto a rapporti di lavoro e risorse finanziarie, attrezzature e beni strumentali;
all'articolo 8 ha stabilito che, nel caso delle regioni a statuto speciale e delle province autonome, tale trasferimento sarebbe avvenuto solo a seguito dell'emanazione delle apposite norme di attuazione e che, fino a quel momento, il servizio sanitario penitenziario sarebbe rimasto in carico al ministero della giustizia;
il provveditore regionale per il Veneto, il Friuli-Venezia Giulia e il Trentino-Alto Adige del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia ha reso noto alle autorità competenti, con una lettera del 5 novembre 2008, che per l'esercizio finanziario 2009 non ci sono dotazioni finanziarie accantonate che possano assicurare la continuità del servizio sanitario penitenziario;
sul presupposto che le regioni a statuto speciale avrebbero dato attuazione entro il 2008 alle disposizioni previste dall'articolo 8 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o aprile 2008, il dipartimento del tesoro non ha accantonato le risorse ad esse spettanti presso il ministero della giustizia, dal momento che nessuna di esse ha dato attuazione con proprie norme al trasferimento delle competenze in materia dì sanità penitenziaria dal servizio sanitario nazionale a quello regionale;
la predisposizione di specifiche norme di attuazione è stata, peraltro, anche rallentata dalle elezioni anticipate ed è bloccata poiché la commissione paritetica ancora non è stata ricostituita nella XVI Legislatura;
la provincia autonoma di Bolzano ha già preparato un progetto pilota che per il 2008 ammonta a circa 230 mila euro, coinvolgendo rappresentanti del ministero della giustizia e gli enti gestori dei servizi sanitari territoriali, ma che per gli anni

successivi, quando sarà data attuazione al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o aprile 2008, prevederà costi più elevati -:
quali iniziative il Governo intenda assumere tempestivamente per rendere disponibili presso il ministero della giustizia i fondi per la sanità penitenziaria delle regioni a statuto speciale e delle province autonome, che avrebbe dovuto invece accantonare, dal momento che nessuna regione a statuto speciale ha dato attuazione al trasferimento delle competenze in materia di sanità penitenziaria, evitando in tal modo la paralisi pressoché totale del servizio sanitario penitenziario in quelle regioni e province autonome, che altrimenti si verificherà fin dall'inizio del 2009.
(3-00261)

Interrogazione a risposta in Commissione:

VIETTI e RAO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con decreto ministeriale del 27 febbraio 2008 è stato indetto un concorso a 500 posti per magistrato ordinario;
in data 19 novembre 2008 presso la Fiera di Rho di Milano è iniziato l'espletamento della prova scritta;
due giorni prima dell'inizio del concorso, la Commissione esaminatrice ha proceduto, come da regolamento, all'esame del materiale di cui i candidati hanno chiesto l'ammissione al concorso, ai fini di una consultazione durante le prove;
al momento della consegna di tale materiale la Commissione esaminatrice ha apposto il timbro del Ministero e i volumi ammessi sono rimasti nella disponibilità della vigilanza che avrebbe proceduto a metterli a disposizione dei candidati nella sede di svolgimento del concorso;
secondo quanto riportato da la Repubblica e da il Riformista, rispettivamente negli articoli del 21 e 28 novembre scorso, alcuni aspiranti magistrati avrebbero visto sui banchi di molti concorrenti codici commentati, enciclopedie giuridiche, nonché interi manuali: ciò in violazione dell'articolo 7 del regio decreto n. 1860 del 1925;
i predetti volumi, secondo le testimonianze raccolte, avrebbero riportato il timbro tondo del Ministero della giustizia, il che lascia presumere che gli stessi non fossero stati introdotti di nascosto ma restituiti agli aspiranti magistrati dopo i controlli;
la Commissione d'esame, non ha sospeso il concorso ma ha deciso, dopo alcune espulsioni e previo ulteriore approssimativo controllo dei testi in possesso dei candidati, di dare inizio alla prova scritta -:
se i fatti riportati in premessa corrispondano al vero e conseguentemente se intenda avviare un'indagine amministrativa interna, al fine di fare massima chiarezza sull'accaduto;
quali urgenti ed incisivi provvedimenti il Ministro intenda assumere nei confronti di quanti avevano la responsabilità di vigilare sul corretto svolgimento della prova, al fine di assicurare la rigorosa trasparenza delle prove e la parità di trattamento fra i candidati;
quali misure intenda adottare, alla luce delle eventuali violazioni accertate, e se tra queste sia contemplato un provvedimento di annullamento del concorso.
(5-00717)

Interrogazioni a risposta scritta:

ALESSANDRI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi anni si è registrato un aumento delle infiltrazioni della malavita nella regione Emilia-Romagna, che fino a pochi anni fa godeva di una situazione di legalità assai favorevole ed il cui tessuto economico era quasi immune da fenomeni relativi alla malavita, segnatamente quelli a carattere mafioso o camorristico;

in ragione di questo incremento della illegalità si ritiene indispensabile aumentare la vigilanza da parte delle diverse strutture dello Stato a partire dalla Magistratura;
in questo quadro è indubbio che le associazioni di categoria del lavoro autonomo rivestano un ruolo primario nel presidio della legalità sul territorio, proprio per il rapporto costante con migliaia di aziende che operano sui territori della regione -:
come valuti la posizione delle associazioni di categoria del lavoro autonomo rispetto alla loro importanza nel porsi come elemento utile al presidio del territorio, in particolare nella regione Emilia-Romagna, contro l'attecchimento della criminalità organizzata e in tale ambito se, in ragione della loro centralità, non giudichi affermativamente che anche tali associazioni, come anche tutto il tessuto economico cui fanno riferimento, siano esposte al rischio di infiltrazioni della malavita organizzata;
se, a seguito di eventuali verifiche disposte dalla Procura della Repubblica e successivamente dalla Direzione distrettuale antimafia dell'Emilia-Romagna, risulti che siano state svolte indagini o intercettazioni negli anni 2005, 2006 e 2007 sul tessuto economico, o su soggetti associativi in genere, in Emilia-Romagna ed in caso affermativo, quale sia lo stato l'esito del relativo procedimento penale.
(4-01775)

DI PIETRO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
alla data del 31 dicembre 2006 nella tabella del personale del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP), pubblicata dal sito ufficiale del Ministero della giustizia, si registrava una carenza di organico di 826 educatori penitenziari, calcolati su una popolazione carceraria che all'epoca era di circa 38.000 persone;
la popolazione carceraria è in continuo aumento, in agosto 2008 si sono registrati 55.831 detenuti ed ogni mese ci sono circa 1.000 nuove entrate e il problema della mancanza di educatori si acutizza sempre di più;
nel 2003 venie bandito dal Ministero della giustizia un concorso pubblico per la copertura di 397 posti come educatore penitenziario;
dopo un lunghissimo iter procedurale, durato ben cinque anni, il suddetto concorso si è concluso il 13 giugno 2008 e i 900 ragazzi risultati vincitori o idonei potrebbero, teoricamente, se fossero assunti, sopperire alle gravi carenze di organico denunciate;
il ruolo dell'educatore penitenziario è estremamente importante sia per il singolo detenuto che per una corretta valutazione da parte della magistratura di sorveglianza nella concessione dei benefici penitenziari;
anche la sicurezza e la disciplina nelle carceri è condizionata in modo rilevante dalla presenza della figura dell'educatore la cui necessità si evince anche dall'articolo 27 della Costituzione che recita: «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato»;
il prossimo 15 dicembre verrà pubblicata la graduatoria definitiva e sarebbe auspicabile l'assunzione di tutti coloro che hanno superato il predetto concorso per risolvere la grave situazione derivante dalla carenza di organico all'interno delle carceri -:
se il Governo non ritenga opportuno intervenire per rendere possibile le assunzioni degli educatori penitenziari garantendo, in tal modo, la sicurezza e la rieducazione negli istituti penitenziari.
(4-01780)

DE GIROLAMO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
è stato espletato un concorso per 39 posti di psicologi indetto dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria con PDG 21 novembre 2003 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale IV serie speciale del 16 aprile 2004, tra il novembre 2004 e l'aprile 2006 con tre tipi di prove preselettive, prove scritte e prove orali;
si sono presentate effettivamente 2500 persone a fronte di 5000 domande circa;
è stato un concorso lungo e complesso che ha richiesto una profonda e dettagliata preparazione sulle materie, non poche, oggetto delle prove (ordinamento penitenziario, regolamento di esecuzione penitenziaria, psicologia generale, teoria e tecnica del colloquio psicologico, diritto del lavoro, legislazione sociale, criminologia, psicologia sociale, psicologia del lavoro, inglese, informatica...);
il 15 settembre 2006 è stata pubblicata la graduatoria sul Bollettino ufficiale del Ministero della giustizia;
ad oggi a causa del blocco delle assunzioni non sono stati chiamati in servizio i vincitori, nello specifico i fondi relativi al decreto del Presidente della Repubblica, della Funzione pubblica, di deroga al blocco delle assunzioni del 2006, sono stati utilizzati per riqualificare 54 interni al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e lo stesso è avvenuto per 273 unità interne (di cui 2 psicologi) nel 2007;
nessuna assunzione di personale esterno è stata fatta con i fondi relativi alla deroga del blocco delle assunzioni per il 2006 e 2007;
la finanziaria 2007 ha previsto per le nuove assunzioni al Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria per il 2008, 1,5 milioni di euro, per il 2009 5 milioni di euro, per il 2010 10 milioni di euro;
l'assunzione era prevista con uno di questi fondi;
nel 2008 i fondi sono già stati destinati all'assunzione dei contabili che, tra l'altro hanno espletato il concorso in un momento successivo;
dopo due anni di attese, alcuni dei 39 psicologi hanno pensato di risolvere legalmente la vicenda della mancata assunzione con ricorso al Tar, ricorso attualmente in corso;
il DAP ha risposto alla diffida con una lettera che comprendeva, fra le altre cose, una serie di giustificazioni alla mancata assunzione quali: blocco delle assunzioni mancanza di fondi, necessità di dare priorità all'assunzione dei contabili per «gravi carenze di organico nell'Area contabile», «esigenza di attendere l'evoluzione del quadro normativo avuto riguardo alle disposizioni di cui all'articolo 2 comma 283 e seguenti della legge del 24 dicembre 2007 n. 244» -:
quali provvedimenti intenda prendere per garantire la chiamata in servizio dei 39 vincitori con assoluta urgenza tenuto conto del tempo trascorso e dei diritti di giovani che si sono impegnati e che pur avendo superato le prove sono attualmente disoccupati.
(4-01783)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:

VIETTI, VOLONTÈ, MANNINO, TASSONE, RAO, CICCANTI, COMPAGNON e NARO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da Il Sole 24 ore e da Libero, rispettivamente negli articoli del 4 e del 14 settembre 2008, sarebbe stato stipulato un contratto da undici milioni di euro (di cui sei solo di spese di gestione) nel 2003 tra il ministero dell'interno e Telecom Italia per l'utilizzo, sino al 2011, di quattrocento braccialetti elettronici;
di fatto, sembra che questi dispositivi siano stati accantonati dopo soli due anni: il progetto non è decollato perché non

aveva i requisiti tecnici per garantire l'effettiva rintracciabilità del detenuto;
occorre valutare l'opportunità di pagare canoni per sperimentazioni tecnologiche, di cui non si conosce peraltro l'effettiva affidabilità, che poi non vengono portate a termine, nonostante gli elevatissimi costi;
riserve e perplessità sono state manifestate anche dal Ministro interrogato, secondo cui l'introduzione del braccialetto si giustifica esclusivamente se sarà garantita la sicurezza del dispositivo e saranno fortemente ridotte le evasioni;
diversamente, il Ministro della giustizia ha ritenuto concreta e fattibile l'ipotesi di ricorrere al braccialetto elettronico, nell'ambito di un sistema di pene alternative al carcere, previa valutazione della sua potenziale efficacia -:
se quanto sopra denunciato corrisponda a verità e, in caso di riscontro positivo, chi sia stato il sottoscrittore e quali siano stati i motivi del congelamento dell'operazione, nonché la relativa spesa complessiva fino ad oggi.
(3-00262)

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la recente sentenza n. 44516 del 2008 della quinta sezione penale della Corte di cassazione ha affermato un preoccupante principio, secondo il quale non c'è riduzione in schiavitù nel caso in cui l'accattonaggio da parte di un minore venga praticato in «part-time», in tal caso si può solo configurare un'ipotesi meno grave di reato: quella di maltrattamento in famiglia;
in buona sostanza l'adulto che sia dedito «alla mendicità per le necessità della sua famiglia e si dedichi a tale attività per alcune ore del giorno portando con sé i figli» non può essere condannato per il reato di riduzione in schiavitù perché «è ben possibile che, dopo avere esercitato la mendicità nelle ore del mattino, nella restante parte della giornata» la madre che si dedica all'accattonaggio «si prenda cura dei figli in modo adeguato, cercando di venire incontro alle loro necessità e consentendo loro di giocare e frequentare altri bambini»;
sulla scorta di tale principio, la Corte di cassazione, ribaltando le sentenze emesse dai giudici nei precedenti gradi di giudizio, ha prosciolto una nomade che era stata sorpresa due volte a mendicare con in grembo una bambina e con un figlio di 4 anni che elemosinava nei paraggi, per poi consegnare i soldi a sua madre; la donna, quindi, dovrà essere condannata solo per maltrattamenti in famiglia e non per riduzione in schiavitù;
al di là del merito della sentenza citata, non c'è dubbio che occorra intervenire in maniera decisa da parte del Governo per combattere un fenomeno particolarmente odioso, come quello dello sfruttamento dei minori nell'attività di accattonaggio -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, nell'ambito delle sue competenze, per contrastare il fenomeno dell'accattonaggio, anche alla luce delle ordinanze che opportunamente alcuni sindaci hanno adottato in materia, combattendo un malinteso rispetto di tradizioni o abitudini consolidate presso alcune comunità che conduce a tollerare pratiche come quelle in oggetto.
(3-00263)

CICCHITTO, BOCCHINO e SANTELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'esperienza della partecipazione di contingenti militari alla tutela della sicurezza pubblica, dapprima nelle grandi città e poi anche nelle aree in cui era più urgente garantire un maggior controllo del territorio, come a Castel Volturno, ha avuto effetti molto positivi, in quanto si è conferita maggiore sicurezza alle parti del territorio nazionale dove questa andava rafforzata e si è consentito di liberare polizia, carabinieri e guardia di finanza, da compiti di presidio fisso di obiettivi sensibili;
la collaborazione dell'esercito ha permesso alle forze dell'ordine di recuperare effettivi, da impiegare in attività investigative e nella prevenzione e repressione del crimine;
in questo contesto si sono conseguiti importanti successi nella lotta alla criminalità grande e piccola;
i cittadini hanno accolto con molto favore la partecipazione delle forze armate alla tutela della sicurezza pubblica e questo ha messo a tacere le riserve e le critiche avanzate dall'opposizione -:
come si intenda valorizzare e prolungare nel tempo questa positiva esperienza, al fine di rafforzare il controllo del territorio e di contrastare, con sempre maggiore efficacia, le organizzazioni criminali e la microcriminalità.
(3-00264)

Interrogazioni a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'inchiesta «Arca», condotta dalla DDA di Reggio Calabria, ha evidenziato gli interessi delle cosche della 'ndrangheta, vibonesi e reggine, sui lavori di ammodernamento dell'autostrada A3 SA-RC;
tutti i clan avrebbero imposto una tangente del 3 per cento sui lavori, oltre al controllo delle forniture e la gestione diretta dei subappalti;
ditte appaltatrici ed operai che lavorano sui cantieri della A/3 e delle altre opere viarie della Calabria sono ormai messi in gravi condizioni di pericolo, alla luce dei numerosi atti intimidatori sempre più gravi;
uno degli ultimi gravi episodi si è verificato il 6 novembre 2008, allorquando all'alba due banditi mascherati hanno aggredito e minacciato con lupare quattro operai, dell'impresa Cossi di Sondrio, impegnati nei lavori del quinto maxi lotto per il rifacimento dell'autostrada A3 nella zona di Bagnara Calabra;
già in passato l'impresa Cossi aveva subito altre intimidazioni, ma quest'ultimo episodio ha destato non poco allarme per le modalità d'azione;
sempre nei primi giorni del mese di novembre 2008 la 'ndrangheta ha attuato una gravissima intimidazione ai danni di un'associazione di imprese che sta lavorando per ammodernare il tratto di strada che collega lo svincolo autostradale di Rosarno (Reggio Calabria) alla strada di scorrimento veloce Jonio - Tirreno;
ignoti hanno dato alle fiamme due grossi escavatori ed una trivellatrice che erano parcheggiati nel cantiere che costeggia la vecchia strada statale che collega Rosarno a Gioiosa Jonica;
altro atto intimidatorio, sempre nel mese di novembre 2008, è stato consumato contro cinque operai impegnati in lavori nel sito archeologico di contrada Melia di Oppido Mamertina, cittadina dell'Aspromonte reggino;
tutte queste preoccupanti pressioni della 'ndrangheta stando incoraggiando molte imprese ad abbandonare la Calabria;
gli atti intimidatori, l'aumento dei prezzi sui materiali e la sospensione di alcuni lavori per «apparenti difformità

documentali», hanno già portato ad un esubero di circa 230 unità di lavoratori, con il rischio di vedere bloccati definitivamente i lavori per ammodernamento della A/3 nel tratto Gioia Tauro - Villa San Giovanni -:
se non ritengano necessario ed urgente far presidiare da un congruo numero di militari dell'esercito i cantieri autostradali al fine di garantire la sicurezza dei lavoratori;
quali urgenti iniziative intendano assumere per garantire la prosecuzione dei lavori di ammodernamento della Salerno - Reggio Calabria nel tratto reggino;
quali urgenti iniziative intendano assumere per avviare un'adeguata normativa utile a garantire la pubblica amministrazione in tema di prevenzione dei fenomeni di infiltrazione mafiosa negli appalti.
(4-01776)

CAPODICASA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
attualmente sono in corso di svolgimento le prove selettive relative al concorso interno riservato ai Vigili del fuoco, bandito dal Dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, con D. M. 2330 del 15 maggio 2008 per la copertura del 40 per cento dei posti disponibili nella qualifica di Capo Squadra, con decorrenza dal 1o gennaio 2006;
su tale procedura selettiva il Conapo, sindacato autonomo del personale operativo dei Vigili del fuoco, ha presentato un dettagliato esposto con richiesta di intervento da parte degli organi preposti, ivi compreso il Ministro interrogato;
numerose sono state le doglianze rappresentate in merito alle modalità di svolgimento del concorso interno ed alla mancata aderenza a quanto stabilito nella circolare del Dipartimento dei Vigili del fuoco prot. n. 4013/A2/CONC/B datata 8 settembre 2008, riportante proprio le modalità di svolgimento del concorso;
tra le presunte inosservanze del regolamento di svolgimento del concorso segnalate, alcune sembrerebbero di notevole gravità come, ad esempio, la mancata estrazione della lettera dell'alfabeto alla quale abbinare il nome dei candidati dai quali iniziare le prove concorsuali e le schede dei quesiti, una volta effettuato il sorteggio della busta da parte di tre candidati volontari, avrebbero dovuto essere riprodotte contestualmente in numero pari a quello dei candidati presentatisi ed invece risulta che siano state in precedenza fotocopiate e regolarmente portate già pronte nel garage dell'Istituto superiore antincendi, sede delle prove concorsuali, verosimilmente in numero superiore a quello dei candidati presenti;
il sindacato Conapo, ha denunciato anche il fatto che alcune schede quiz del concorso sarebbero state divulgate, fatto questo di estrema gravità oltre che discriminante tra i partecipanti anche se si trattasse di schede di sessioni concorsuali già espletate;
a quanto il Conapo ha segnalato, vi sarebbero anche tutti i Vigili del fuoco appartenenti alla regione Piemonte non a conoscenza delle ultime indicazioni sulle materie oggetto dei quiz diramate con circolare del Capo del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, ciò a causa di problemi di natura informatica riscontrati dalla Direzione regionale dei Vigili del fuoco Piemonte nei giorni precedenti l'inizio delle prove concorsuali, con grave potenziale danno a carico di questi concorrenti;
nel Corpo nazionale dei Vigili del fuoco si evidenzia una generalizzata sofferenza per i passaggi di qualifica, essendovi Vigili con otre 15 anni di servizio che non hanno mai avuto possibilità di carriera, e che ora si ritrovano obbligati ad una nuova procedura concorsuale che, oltre a non gratificare gli stessi Vigili del fuoco, pare mostrare le lacune di cui in premessa -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti, e se non intenda verificarne con urgenza la veridicità;

se il Ministro interrogato non ritenga di dovere, eventualmente, disporre l'annullamento delle prove concorsuali fin qui effettuate e la loro ripetizione, qualora i fatti denunciati dovessero essere parzialmente o totalmente verificati, nel rispetto dei principi costituzionali contenuti nell'articolo 97 e se non ritenga di dover disporre per l'accertamento delle eventuali responsabilità e per l'immediato effettivo adeguamento delle modalità concorsuali a quanto stabilito dalla circolare relativa;
se il Ministro interrogato non ritenga appropriato valutare l'opportunità di assumere un'iniziativa normativa che estenda ai Vigili del fuoco le disposizioni previste dal decreto legislativo 197/95 in materia di carriera per gli altri corpi dello Stato.
(4-01781)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:

DI PIETRO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in seguito alle nuove disposizioni in materia di insegnanti di sostegno, nella scuola primaria c'è stata una drastica riduzione, del 50 per cento, delle ore di sostegno anche nel caso di patologie molto gravi come la sindrome di Rett;
di conseguenza gli alunni con patologie gravi sono costretti a rimanere in classe per la maggior parte dell'orario scolastico senza l'aiuto di una figura specializzata nel trattamento delle carenze di comunicazione e apprendimento;
se, come avviene nella maggior parte dei casi, l'assistente igienico-sanitaria limita la sua attività ai soli doveri che le sono imposti, questi alunni sfortunati trascorrono la maggior parte delle ore seduti sulle sedie a rotelle, senza alcuna forma di attività di qualsiasi tipo;
diverse associazioni hanno fatto ricorso al TAR in particolare contro la circolare interministeriale n. 19 del 1o febbraio 2008;
una società avanzata non può lasciare indietro nessuno dei suoi cittadini e deve consentire anche alle persone diversamente abili l'istruzione, la partecipazione e l'integrazione -:
se il Ministro non ritenga di dover intervenire prevedendo una deroga alle limitazioni orarie dell'insegnante di sostegno per gli alunni che soffrono di patologie rare e particolarmente gravi.
(4-01779)

TESTO AGGIORNATO AL 4 DICEMBRE 2008

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la società San Raffaele S.p.a., con sede in Roma, è un'impresa che, operando nel settore sanità privata, gestisce 12 strutture sanitarie ripartite sul territorio laziale, prevalentemente in regime di accreditamento con il Servizio sanitario nazionale (SSN);
detta società ha attualmente in organico 1.657 dipendenti a tempo indeterminato, ripartiti tra le 12 sedi territoriali laziali e la sede legale di Roma;
il Commissario ad acta della Regione Lazio, Piero Marrazzo, per l'attuazione del piano di rientro sanitario, ha emanato, tra gli altri, provvedimenti che vanno ad incidere profondamente sull'offerta e sull'attività di riabilitazione ospedaliera, tra cui, in particolare: decreto n. 14 del 2008, decreto n. 16 del 2008, nonché, deliberazione

di giunta regionale n. 206 del 2008 (e relativo decreto di integrazione e modifica n. 19 del 2008); detti provvedimenti sono attualmente all'esame congiunto del tavolo tecnico dei Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e del Ministero dell'economia e delle finanze;
con tali provvedimenti viene previsto lo squilibrio, a favore del pubblico, dell'offerta di strutture e posti letto, imponendo che l'alta specialità riabilitativa sia collocata in istituti con DEA (Dipartimenti di emergenza e accettazione) di II livello, comportando così la sparizione di simili attività dal novero di quelle oggi erogate dalle case di cura private, con la violazione del principio della par condicio, nonché della libertà del cittadino di scegliere la struttura di cura;
vengono quindi incrementati i requisiti strutturali per il rilascio dell'autorizzazione alle strutture sanitarie pubbliche e private, con la conseguenza di un forte aumento della spesa per l'erogazione dei servizi;
a fronte di uno sproporzionato aumento dei costi, non consegue alcuna minima variazione delle tariffe, ferme ormai da quasi 14 anni, senza alcuna considerazione né della svalutazione monetaria intervenuta nel frattempo, né degli incrementi di spesa derivanti da ben cinque rinnovi dei contratti nazionali di lavoro del comparto sanità privata, il che aggrava una situazione già fortemente compromessa;
viene prevista l'istituzione di una unità di valutazione all'interno degli ospedali per acuti, che predetermina l'avvio alla riabilitazione già nei primi giorni di ricovero nell'unità di degenza e che individua il successivo percorso riabilitativo senza alcuna sinergia con la struttura di post-acuzie ricevente, con conseguente necessità di riduzione delle figure medico-professionali sinora dedicate a tali compiti;
viene confermato che, per le strutture di riabilitazione, non è prevista l'erogazione di ricoveri in regime diurno per le alte specialità riabilitative;
viene stabilito che il numero di ricoveri in day hospital non può superare per ciascuna struttura il 10 per cento del numero di posti letto dei ricoveri ordinari e viene ridotta la tariffa per tale servizio nella misura del 15 per cento rispetto a quella prevista in precedenza, non considerando che nel day hospital l'intensità assistenziale giornaliera risulta molto concentrata per ogni accesso ed assorbe maggiori risorse strumentali e di organico, con specifico riferimento alle professionalità dei medici specialisti e del personale della riabilitazione, rispetto al livello assistenziale garantito nell'ambito del ricovero ordinario, ove invece risulta prevalente la componente infermieristica nell'arco delle 24 ore;
per molte delle modifiche introdotte viene deliberata l'efficacia retroattiva a partire dal 1o gennaio 2008, con la conseguenza che non verranno confermate e riconosciute le quantità delle prestazioni rese dalle sfruttare sanitarie nel periodo precedente alla pubblicazione;
in seguito a questi e ad altri provvedimenti di tal genere, reperibili sul Bollettino Ufficiale della regione Lazio (in particolare la pubblicazione del 13 settembre 2008), il San Raffaele di Roma ha avviato, in data 26 novembre 2008, la procedura di mobilità per 402 tra le unità lavorative di cui sopra;
tale situazione di disagio non riguarda solamente la società San Raffale S.p.a., ma tutte quelle che si occupano, a livello regionale, di sanità in regime di accreditamento con il SSN -:
quali iniziative il Governo, e, in particolare, iMinistri interpellati intendano assumere per tutelare, innanzitutto, il diritto alla salute costituzionalmente garantito a tutti i cittadini, e risolvere pertanto una sì grave problematica, che determinerà, nel breve periodo, gravi ripercussioni occupazionali, e, nel lungo periodo, un notevole deficit assistenziale-sanitario

senza, peraltro, assicurare il conseguimento degli obiettivi finanziari contenuti nel piano di rientro.
(2-00241)
«Ciocchetti, Vietti, Rao, Anna Teresa Formisano, Dionisi, Cesa, Capitanio Santolini, Di Virgilio».

Interrogazione a risposta scritta:

DI PIETRO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le condizioni in cui gli ispettori del lavoro devono svolgere la loro attività non paiono adeguate all'impegno che viene chiesto;
spesso sono costretti a utilizzare le proprie autovetture (in passato, vi erano a disposizione alcune automobili di servizio): il rimborso chilometrico (1/5 del costo della benzina: oggi, circa 0,30 euro/km) non riesce a coprire i costi di esercizio e di manutenzione dell'autovettura;
sarebbe necessario almeno raddoppiare il rimborso chilometrico, oppure fornire un numero sufficiente di autovetture di Stato;
le missioni sono remunerate con 0,26 euro/ora nei giorni «lunghi» e 0,86 euro/ora nei giorni «corti». Per una missione di 6 ore (giornata «corta»), si ottengono 5,16 euro: questa appare una cifra decisamente inadeguata;
gli ispettori si devono quotidianamente spostare in automobile e svolgono un'attività molto stressante a causa del continuo conflitto che li contrappone agli ispezionati e delle rilevanti responsabilità per eventuali errori professionali (si pensi, ad esempio, all'ordine di sospensione di attività produttive);
l'attività di un ispettore del lavoro produce in media, per le casse pubbliche, 40 volte il suo stipendio: tale introito è frutto del senso del dovere di pubblici dipendenti che lavorano in condizioni disagiate;
lo stipendio degli ispettori del lavoro (nella parte della «produttività», o quota variabile legata ai risultati) è inferiore a quello degli ispettori Inps e Inail, nonostante questi ultimi abbiano una competenza nettamente più circoscritta;
in caso di ispezioni congiunte (molto frequenti), l'ispettore ministeriale coordina e dirige gli ispettori previdenziali (con le responsabilità conseguenti);
nonostante tutti i progetti e le normative specifiche, gli ispettori del lavoro non dispongono di un accesso telematico a tutte quelle banche dati che sarebbero necessarie per svolgere con maggiore tempestività ed efficacia i loro compiti istituzionali: per esempio, Camere di commercio (le visure camerali sono attualmente a pagamento) anagrafe tributaria (importante anche per verificare i codici fiscali), banche dati Inps e Inail (che, paradossalmente, sono enti strumentali del ministero), Centri per l'impiego, catasto, eccetera;
è gravemente carente il personale amministrativo necessario per svolgere tutte le incombenze che sono di supporto all'attività ispettiva;
sono stati assunti (principalmente nel 2006) circa 1.000 nuovi ispettori del lavoro: questo ha generato un (prevedibile) aumento delle ispezioni e delle pratiche conseguenti (verbali, diffide, prescrizioni, notizie di reato, comunicazioni varie, ricorsi, audizioni, ordinanze, rappresentanza in giudizio), ma nonostante ciò non è stato bandito alcun concorso per assumere un congruo numero di impiegati amministrativi da adibire all'ufficio protocollo (per la posta in entrata e in uscita: impiegati di 4o - 5o livello) e all'ufficio legale -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno intervenire per disciplinare in modo adeguato la figura professionale dell'ispettore del lavoro in relazione all'importante compito che è chiamato a svolgere.
(4-01777)

RAPPORTI CON IL PARLAMENTO

Interrogazione a risposta immediata:

DONADI. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
tra le misure urgenti che il Governo ha deciso a sostegno dell'economia italiana e contro gli effetti della crisi finanziaria ed economica, vi è anche la proposta di aumentare l'iva sui canoni delle pay tv, portandola dal 10 al 20 per cento;
a quanto si apprende, l'aumento dell'iva sui canoni delle pay tv sarà a totale carico degli abbonati;
una delle principali promesse elettorali del Presidente del Consiglio dei ministri è stata quella di non aumentare le tasse alle famiglie italiane;
solo pochi giorni fa, il Presidente del Consiglio dei ministri ha indicato nel mantenimento di un elevato livello di consumi il principale strumento per fronteggiare la crisi. L'introduzione di una nuova tassa appare in netta contraddizione con questa affermazione; i suoi effetti ricadranno sulle famiglie italiane e saranno una fonte di contrazione dei consumi; si determinerà, inevitabilmente, un calo della domanda nel mercato della pay tv: si prevedono, infatti, aumenti anche di 6 euro al mese per una platea di oltre 4 milioni di abbonati;
in una fase in cui molti governi stanno tagliando le tasse ed aumentando la spesa pubblica per sostenere i consumatori, la proposta del Governo italiano sembra andare in senso dichiaratamente opposto, colpendo uno dei settori della nostra economia che registra anche in questo periodo una costante crescita;
la proposta del Governo rischia di colpire anche le nuove realtà emergenti nel settore, destinandole sostanzialmente alla chiusura;
nel nostro Paese resta irrisolto il problema del conflitto di interessi, che tale vicenda riporta inevitabilmente all'attenzione dell'opinione pubblica e, soprattutto, del Parlamento e del legislatore;
il pluralismo dell'informazione, soprattutto nelle democrazie moderne, è un principio che va difeso e garantito con la massima determinazione: non si possono creare equivoci su temi delicati come questo;
la decisione del Governo di aumentare l'iva sui canoni delle pay tv e, contemporaneamente, di adeguare il canone Rai all'inflazione, di fatto aumentandolo, evidenzia come sia oramai improcrastinabile una legge più adeguata e condivisa sul conflitto di interessi -:
se non ritenga di chiarire le ragioni alla base della decisione di aumentare l'iva a danno di un concorrente della società Mediaset e se non ritenga di rivalutarle, affinché il settore delle pay tv non venga penalizzato a completo svantaggio dei consumatori italiani e affinché sia mantenuto un adeguato livello dei consumi.
(3-00260)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
nel quinquennio 2001-2006 il Governo Berlusconi, prevenendo quel che sono le più recenti tendenze delle economie sviluppate, si è fortemente adoperato, per il mantenimento di una forte presenza dell'industria di base, energetica e chimica, in Sardegna;
nel 2003 è stato sottoscritto un Accordo di programma da 300 milioni di euro tra Governo Regione e imprese di

settore per la riqualificazione e il rilancio delle produzioni competitive nei poli di Assemini, Ottana e Porto Torres;
nel 2005 con l'articolo 11 della legge 14 maggio 2005, n. 80 (cosiddetto «decreto competitività») è stata prevista l'applicazione di condizioni tariffarie favorevoli per le forniture di energia elettrica al fine di consentire lo sviluppo e la ristrutturazione produttiva delle imprese energivore appartenenti al settore dell'industria di base;
tale impostazione è stata confermata dal Ministro dello sviluppo economico Scajola che ha dichiarato ritenere «settore strategico» per il Paese sia quello energetico che quello chimico;
a fronte di questo, gli stessi sindacati accusano l'Esecutivo regionale di centro sinistra guidato negli ultimi anni da Renato Soru di «inerzia» in quanto ha impedito all'Accordo di programma quadro di 5 anni fa (finanziamenti per 300 milioni, «di cui spesi solo 40») di decollare e non ha tenuto in debito conto gli interessi industriali della Regione, le cui rappresentanze sono tuttora escluse dal Tavolo nazionale per la chimica, più volte rimandato, ma che si attende sia convocato a breve presso il Ministero dello sviluppo economico;
gli effetti di questa politica della disattenzione si stanno ora facendo sentire nella regione Sardegna, dove sono presenti tre poli chimici, quello di Porto Torres, Ottana e Assemini, e dove più di un quinto della ricchezza prodotta dal sistema industriale proviene dall'industria chimica e da quella dei prodotti petroliferi;
a Porto Torres la Polimeri Europa (ENI) ha bloccato nelle scorse settimane due degli impianti più moderni dell'intera fabbrica, le linee di produzione del cumene e del fenolo, fiore all'occhiello del sistema industriale isolano per efficienza e basso impatto sull'ambiente;
il 25 novembre a sorpresa la società ha proceduto alla chiusura per due mesi dello stabilimento ed a porre i lavoratori in cassa integrazione; innescando preoccupazione e disordine tra gli operatori del settore che hanno occupato l'aeroporto di Alghero-Fertilia, mentre per giovedì 4 dicembre procederanno allo sciopero generale proclamato dalla Cgil, Cisl e Uil;
nel luglio 2008, l'Ineos Italia ha dichiarato il proprio disimpegno dai siti produttivi italiani (a Porto Marghera e in Sardegna), a causa degli ingenti debiti accumulati che la controllante Ineos Group non aveva più intenzione di ripianare. Per tali motivi la società ha preannunciato il possibile ricorso ai liquidatori e la messa in vendita degli impianti; ricordiamo che vi era un'intesa tra la multinazionale Ineos e la Syndial del gruppo ENI per l'acquisizione, da parte della seconda, della linea del cloro-soda;
lo stabilimento di Assemini per la produzione di cloro-soda, secondo in Italia con il 24 per cento di produzione di cloro e che utilizza una tecnologia di eccellenza a basso impatto ambientale, rischia la chiusura a seguito della procedura di infrazione avviata dall'UE che ha ravvisato un «aiuto di Stato» nella tariffa agevolata per la «fornitura di energia elettrica alle imprese sarde ad alta intensità energetica» e che potrebbe obbligare il Governo ad emanare un nuovo provvedimento normativo;
va rammentato che il prezzo dell'energia elettrica in Sardegna è superiore alla media europea anche per la mancanza di interconnessioni alle reti energetiche tra l'isola e la penisola e perché i generatori di energia elettrica in Sardegna non possono utilizzare il metano a ciclo combinato per produrre energia a basso costo in quanto l'isola non è collegata ad alcun gasdotto;
lo stato generale di incertezza di tutto il settore industriale isolano viene rappresentata dalla seguente situazione territoriale: A Cagliari su 3.500 lavoratori attualmente occupati nelle aree industriali (Assemini 1.000, Sarroch 2.400, Villacidro 100) sono in sofferenza in 1.091. Fra le vertenze vengono segnalate, fra le altre,

l'Unilever (250 lavoratori) che ha chiuso la fabbrica dell'Algida, la Keller (245 operai), la Scaini (104) in liquidazione. Nel Sulcis su 6.500 lavoratori sono in sofferenza 564; a Oristano su 1.540 dipendenti risultano in sofferenza 428 mentre i posti già persi sono 200. In Ogliastra su 700 unità lavorative in passato si sono già persi 500 posti (Cartiera e altre aziende) e ne sono a rischio 170; mentre nel nuorese su un totale di 3.200 occupati i posti a rischio sono circa 2.000 nelle varie aree industriali. In Gallura su 4.000 unità. Per quel che riguarda Porto Torres sono 730 i lavoratori che rischiano il posto di lavoro. Per 250 di loro si ricorrerà da subito alla cassa integrazione. Secondo un calcolo dei sindacati, considerando l'indotto, sarebbero circa 3.500 i posti di lavoro a rischio nel nord Sardegna;
nel libro «La scomparsa dell'Italia industriale» (2003) il sociologo Luciano Gallino elencava i settori strategici dai quali l'Italia si è progressivamente ritirata a partire dagli anni Ottanta. Una ritirata disastrosa, che rischia di trasformarci da quinto Paese industriale del mondo, quale eravamo ancora negli ultimi anni Settanta, a Paese di solo turismo e ristorazione; anche se si dovessero mantenere talune produzioni, tutte le decisioni in merito all'occupazione, alle retribuzioni, a cosa si produce e a quali prezzi, ai prodotti che entrano nelle nostre case e conformano la nostra vita, saranno prese altrove -:
se non intenda intervenire immediatamente nei confronti dell'Eni, di cui il Tesoro resta rilevantissimo azionista e che ha prodotto enormi utili nel 2007 e nei primi mesi del 2008, affinché si provveda a sospendere i provvedimenti addottati, sia di chiusura sia di cassa integrazione, stante le gravissime ripercussioni da un punto di vista economico-sociale dell'intera Isola;
se non ritenga attivare immediatamente il Tavolo tecnico della chimica, che valuti la profonda crisi che sta attraversando in questi giorni il settore, coinvolgendo anche le rappresentanze industriali, sindacali e, per quel che è possibile, politiche, della Regione Sardegna;
se non intenda intervenire nei confronti dell'ENI, così da verificarne le strategie nazionali nel settore chimico, nonché quelle relative agli impianti siti nella regione Sardegna, in relazione ai quali più parti paventano una strategia di progressiva ritirata.
(2-00243)
«Cicu, Baldelli, Pili, Testoni, Vella, Porcu, Nizzi, Murgia, Oppi».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:

PELINO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in merito alla cessione del ramo d'azienda del Campus Reiss Romoli, della TILS, la società che è subentrata a Telecom Italia, a luglio 2006, a seguito della vendita che deliberò il Gruppo Telecom, «Il Campus Reiss Romoli» centro di ricerca e didattica tra i più avanzati e sofisticati esistenti in Europa, che ha formato tecnici e manager delle aziende del settore ICT, e del management di alto profilo in ambito privato e pubblico e fiore all'occhiello per la città de L'Aquila, ora rischia di chiudere;
infatti, il management attuale della TILS ha avviato la procedura di mobilità, e qualora essa non sarà ritirata entro pochi giorni, i 70 dipendenti del Campus e con loro, 50 addetti ai servizi di manutenzione e di ristorazione, ossia circa 120 dipendenti, saranno licenziati il 23 dicembre 2008 con conseguente collocazione in mobilità;
preliminarmente, si riassumono le vicissitudini societarie pregresse per spiegare le ragioni che hanno condotto all'attuale situazione sfavorevole dei dipendenti della Reiss Romoli nell'anno 2001 alcune aziende del Gruppo Telecom Italia sono

state trasferite, in virtù di cessione di ramo d'azienda, alla Scuola Superiore Guglielmo Reiss Romoli dell'Aquila (a capitale unico Telecom Italia) azienda produttiva, con una significativa quota di fatturato sul mercato esterno e con la chiusura di bilancio in utile;
nell'anno 2002: la denominazione sociale è stata cambiata, in virtù di deliberazione societaria, in Telecom Italia Learning Services e la sede legale è stata spostata dall'Aquila a Milano. Nel medesimo anno, sono state inserite nell'organico numerose risorse umane provenienti da Telecom Italia, compresi i centri di formazione, con un pesante aggravio sul conto economico della nuova azienda;
nel mese di luglio 2006: Telecom Italia Learning Services è stata ceduta alla cifra simbolica di 1 euro ad una New Co, TILS Holding (partecipata al 70 per cento da Cegos Italia S.p.A. e al 30 per cento da Camporlecchio Educational s.r.l.): Tils Holding detiene così l'intero pacchetto azionario di TILS S.p.A., di cui fa parte il Campus Reiss Romoli dell'Aquila;
a fronte di 1 euro, le predette azioniste Cegos e Camporlecchio hanno ottenuto da Telecom Italia commesse per attività formative per i successivi 4 anni per un totale di circa 92 milioni di euro, con aggiunta di oltre 20 milioni di euro a fondo perduto per investimenti e copertura di costi. L'operazione di vendita, nonostante il solido pacchetto di commesse, è stata costantemente denunciata dai sindacati e dai lavoratori in quanto gravissima per le conseguenze sulla competitività dell'intero Gruppo Telecom, producendo nello specifico l'esternalizzazione della formazione, e quindi riflessi negativi sulla sorte dell'organico aziendale (circa 200 dipendenti, di cui 72 a L'Aquila) e sull'organico delle Aziende dell'indotto (circa 50 risorse) del Campus;
mentre si delineava l'operazione della predetta vendita, le Organizzazioni Sindacali territoriali dell'Abruzzo hanno interessato le istituzioni locali per salvaguardare i suddetti posti di lavoro e quindi, le professionalità maturate in 30 anni di servizio dai dipendenti nell'ambito della Formazione specialistica, tecnica e manageriale;
l'attuale assetto proprietario della New Co, TILS Holding, incorporante, ha manifestato nel 2006 la volontà di cedere il ramo d'Azienda del Campus Reiss Romoli dell'Aquila, con motivazione di ritenere non più sostenibili sia i costi di affitto dell'immobile, sia quelli di gestione;
le stesse istituzioni locali hanno rapidamente coinvolto i vertici di Telecom Italia e di primarie aziende italiane per realizzare un progetto industriale, che potesse valorizzare e sviluppare la formazione in Italia. A tal fine, il 15 dicembre 2006 si è costituita una nuova Società, a denominazione ICT s.r.l., che potesse rilevare, ulteriormente, il Campus Reiss Romoli;
il progetto di cessione di ramo d'azienda del Campus Reiss Romoli alla Scuola ICT ha subito un forte rallentamento a luglio 2008, a causa delle note vicende, che hanno colpito la Regione Abruzzo nelle sue più alte cariche;
in data 22 settembre 2008, l'Azienda New Co, TILS Holding, soprattutto al fine di effettuare pressione sulle Istituzioni locali per un loro intervento immediato, ha avviato la procedura di licenziamento per riduzione di personale ex articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991, poi sospesa per 15 giorni, e quindi riconfermata, con la conseguenza che il 23 dicembre 2008 tutti i lavoratori del Campus Reiss Romoli verranno licenziati salvo la ripresa delle trattative per il perfezionamento della cessione, ventilata, di ramo d'azienda;
la Scuola ICT potrebbe essere partecipata azionariamente da Telecom Italia, Finmeccanica, Fastweb e British Telecom, che già precedentemente avevano sottoscritto un Protocollo d'intesa, per partecipare al capitale sociale della Scuola ICT;
sono inoltre previste ulteriori commesse formative a Reiss Romoli da parte di Poste Italiane, Abruzzo Engineering e

Protezione Civile della Regione Abruzzo, incrementando così la mole delle commesse;
inoltre Abruzzo Engineering (società controllata al 60 per cento dalla Regione Abruzzo, al 30 per cento da Selex-Finmeccanica ed al 10 per cento dalla Provincia dell'Aquila) partecipa al progetto anche come ente subentrante nel contratto d'affitto, attualmente in essere tra l'attuale assetto proprietario della Campus Reiss Romoli e la Società Spiga;
a tale riguardo, la Presidente della Provincia dell'Aquila ed il Sindaco de l'Aquila hanno chiesto ufficialmente - qualche giorno fa - al Ministro interrogato di adoperarsi rapidamente, in qualità di «Garante del governo centrale», per far sì che le Società contraenti del suddetto protocollo d'intesa Telecom Italia, Finmeccanica, Ericsson, Fastweb, e Poste Italiane S.p.A., con la Scuola ICT, possano attuare il suddetto Protocollo d'intesa, vista la responsabilità pre-negoziale delle suddette e l'aspettativa legittima della parte beneficiaria;
in particolare, occorre, attualmente, rinforzare questa sollecitazione verso tutte le imprese suddette, a versare urgentemente le quote azionarie nella Società Scuola ICT, e fare sì che Poste Italiane S.p.A., ufficializzi le commesse annue alla Reiss Romoli;
all'uopo potrebbe essere istituito un tavolo di concertazione tra il Governo, le Istituzioni Locali i Vertici delle Aziende interessate e le Parti Sociali, per chiarire i meccanismi societari di cessione/dismissione del Campus Reiss Romoli e le azioni ventilate per il personale onde scongiurare le denegate azioni di mobilità e licenziamento, con grave danno innanzitutto per i lavoratori e per l'economia della Regione Abruzzo, già sofferente per la grave crisi della Valle Peligna e per adottare tutte le misure conseguenti e necessarie -:
se sia al corrente della situazione e quali misure intenda adottare per la salvaguardia dei lavoratori del Campus Reiss Romoli dell'Aquila, tentando il rilancio dello stesso, risorsa occupazionale utile, anzi, necessaria per l'Economia abruzzese, anche istituendo un tavolo di concertazione tra il Governo, le Istituzioni Locali i Vertici delle Aziende interessate dalle pattuizioni contrattuali in premessa e le Parti Sociali per adottare le urgenti misure più opportune e necessarie.
(5-00713)

LULLI e FRONER. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i certificati verdi sono la nuova struttura di incentivazione delle fonti rinnovabili dopo la liberalizzazione del settore dell'energia disciplinata dal decreto legislativo n. 79 del 1999 (cosiddetto decreto Bersani);
il sistema dei certificati verdi ha subito una serie di novità introdotte dal collegato alla finanziaria per l'anno 2008 (decreto-legge n. 159 del 2007, convertito nella legge n. 222 del 2007) e dalla stessa legge finanziaria (legge 244/07);
nella citata legge n. 222 del 2007 è stata introdotta una nuova disciplina di incentivazione alla produzione di energia elettrica con l'utilizzo di fonti rinnovabili, mentre nella legge n. 244 del 2007 (articolo 2, commi 143-150) sono previsti: il rilascio dei certificati verdi, l'incremento della quota minima di energia elettrica prodotta da impianti da fonti rinnovabili che deve essere immessa nel sistema elettrico nazionale, la determinazione del valore dei certificati verdi ed il loro prezzo di mercato. Si prevede infine che a partire dal 2008 e fino al raggiungimento dell'obiettivo minimo della copertura del 25 per cento del consumo interno di energia elettrica con fonti rinnovabili, il GSE, su richiesta del produttore, ritiri i certificati verdi, in scadenza nell'anno, ulteriori rispetto a quelli necessari per assolvere all'obbligo della quota minima dell'anno precedente, a un prezzo pari al prezzo medio riconosciuto ai certificati verdi registrato

nell'anno precedente dal Gestore del mercato elettrico e trasmesso al GSE entro il 31 gennaio di ogni anno;
per stabilire le direttive per l'attuazione della suesposta normativa, la stessa finanziaria 2008 prevede l'adozione di decreti del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare -:
quando ritenga di emanare i decreti di attuazione delle disposizioni di cui ai commi 143-149 dell'articolo 2 della legge n. 244 del 2007, stante l'attesa anche di molti Comuni produttori.
(5-00714)

IANNACCONE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
soggetti responsabili dei Patti territoriali e dei contratti d'area hanno segnalato all'interrogante la seria difficoltà che sta creando il rispetto del decreto ministeriale n. 215 del 2006, relativamente alla modifica con sostituzione della lettera g) dell'articolo 12 comma 3 del decreto ministeriale 31 luglio 2000 n. 320;
la crisi economica attraversata dal nostro Paese ha provocato il mancato raggiungimento degli obiettivi occupazionali da parte di imprese che avevano elaborato i loro progetti di investimento oltre 10 anni fa, ed in sede di relazione finale l'avvio di procedure di revoca;
è necessario intervenire immediatamente per porre rimedio alle difficoltà incontrate dalle imprese in quanto sono già diverse le imprese che sono soggette ad avvio o quasi della procedura di revoca;
le imprese a rischio di revoca delle agevolazioni sono quelle che avendo concluso gli investimenti in una fase di recessione economica non sono in grado di restituire le agevolazioni già erogate dal ministero dello sviluppo economico, ed avranno come uniche alternative la chiusura dell'impresa stessa o l'avvio di procedure per la cassa integrazione o il licenziamento, con un evidente aggravamento della crisi occupazionale nelle aree interessate;
la mancata restituzione delle agevolazioni da parte delle imprese provocherà, inoltre, l'avvio di un contenzioso con il ministero di difficile soluzione;
è stato altresì segnalato all'interrogante che alcuni istituti bancari venuti a conoscenza dell'avvio di procedimento di revoca o della fase preliminare dello stesso si stanno cautelando con un restringimento sia del credito ordinario che dei mutui fondiari accelerando quella attività di credit-crunch che il Governo è impegnato attualmente ad evitare -:
quali iniziative intenda intraprendere o abbia già intraprese per porre rimedio alle difficoltà incontrate dalle imprese che sono soggette ad avvio o procedura di revoca delle agevolazioni anche tenuto conto della grave crisi economica, ed in tale contesto se non ritenga opportuno prevedere che le percentuali previste per le aree per le quali sia stato riconosciuto lo stato di crisi ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 15 aprile 1998, siano riconosciute anche per tutte le aree nelle quali lo stato di crisi dello sviluppo territoriale possa essere riconosciuto e acclarato successivamente dal Ministero dello sviluppo economico su segnalazione del partenariato locale.
(5-00715)

REGUZZONI e LANZARIN. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
è nota, ormai da anni, la travagliata vicenda che ha coinvolto i lavoratori dell'azienda Siltal Spa;
le vicende legate all'acquisizione da parte della Siltal SpA, attraverso il Gruppo Gepafim, delle attività precedentemente svolte dalla Iar-Siltal sappiamo, infatti, che

per alcuni lavoratori, ex Iar-Siltal, sono costate la cassa integrazione guadagni straordinaria;
le tensioni, destinate ad acutizzarsi in futuro, trovano oggi terreno fertile nelle incertezze legate al pagamento degli stipendi nei confronti dei 214 dipendenti in forza alla Siltal di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza;
gli anticipi annuali di cassa integrazione guadagni straordinaria, concessi alla Siltal e garantiti dalla provincia di Vicenza, sono stati autorizzati con decreto ministeriale n. 43796 del 1o luglio 2008;
le mensilità dovrebbero essere saldate nel prossimo mese, previa autorizzazione dell'Inps, attraverso un'immissione di liquidità da parte dell'azionista di controllo nelle casse della Siltal; ciò fa presagire che i tempi per la concreta erogazione degli stipendi ai lavoratori siano ancora lunghi;
il rilancio dell'azienda tarda ad arrivare e sembra essere legato alla positiva affermazione sul mercato di un brevetto di proprietà della Siltal SpA definito «Freddo passivo»;
il Gruppo Gepafim ha raggruppato diverse aziende, tra cui la Sital SpA, in un'unica azienda denominata Omnialux, il cui pacchetto di maggioranza è stato venduto ad un fondo di investimento britannico denominato PVC, la cui vendita è però condizionata al completamento del capitale sociale della succitata azienda;
le dichiarazioni dell'azionista di maggioranza parlano di un immissione di circa 4 o 4,5 milioni di euro entro la fine del mese di luglio 2008 nelle casse della Siltal SpA per il pagamento delle somme correnti ed arretrate, nonché per il ritorno alla Provincia di Vicenza di quanto anticipato ai lavoratori;
la situazione è ormai divenuta insostenibile per i dipendenti in cassa integrazione guadagni staordinaria e per quelli che sono costretti a lavorare poco, 10 giorni al mese, o addirittura pochissimo, 2 o 3 giorni al mese, con gravi disagi per i propri bilanci familiari -:
se il Ministro voglia intervenire, affinché vengano adottate soluzioni immediate per la definitiva conclusione della suddetta vicenda a tutela dei lavoratori, garantendo loro i mezzi minimi per vivere e voglia promuovere, conseguentemente, il rispetto degli impegni assunti attraverso il piano di acquisto della società Siltal SpA.
(5-00716)

...

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Zamparutti 4-01191, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 57 del 30 settembre 2008.

ZAMPARUTTI, MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, MECACCI, BERNARDINI e BELTRANDI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
un ampio articolo del Corriere della Sera del 22 settembre 2008, a firma Carlo Vulpio, pone una serie di questioni relative alla gestione delle risorse petrolifere della regione Basilicata, tra cui: quantità estratte e autorità di controllo; royalties; stream gas; incentivi alle compagnie petrolifere; impatto ambientale dell'attività estrattiva...;
secondo le stime ufficiali riportate nell'articolo, i 47 pozzi del giacimento della Val d'Agri custodirebbero circa 465 milioni di barili (finora ne sono stati estratti quasi 11 milioni), che al valore corrente di circa 50 dollari al barile formano un tesoro da oltre 23 miliardi di

dollari; la Basilicata, che produce circa l'ottanta per cento del petrolio estratto in Italia, non intenderebbe fermarsi a quello della Val d'Agri, estratto dall'Eni, perché dal 2011 comincerebbe a sfruttare - con Total, Esso e Shell - i giacimenti di Tempa Rossa, poco più a nord: altri 480 milioni di barili, altri 24 miliardi di dollari; e sarebbe inoltre pronta a far trivellare anche Monte Grosso, proprio a due passi da Potenza, dove ci sarebbe altro petrolio per 100 milioni di barili;
le royalties sul valore del greggio estratto e avviato al consumo, che le compagnie concessionarie devono corrispondere a Stato e regioni, sono state fissate al 7 per cento, una percentuale molto bassa rispetto a quella relativa ad altri Paesi produttori; di questo 7 per cento, il 30 per cento va allo Stato, mentre il 55 per cento e il 15 per cento vanno, rispettivamente, alle regioni e ai comuni interessati dall'attività estrattiva; in Basilicata, in base a un accordo Stato-Regione, anche il 30 per cento di competenza dello Stato rimane alla Regione;
a misurare le quantità di idrocarburi liquidi e gassosi estratti sarebbe «il responsabile unico di ogni concessione», cioè proprio colui che paga le royalties, mentre l'autorità di vigilanza che fa capo all'Unmig (l'Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e la geotermia, presso il ministero dello sviluppo economico) ha solo la «facoltà» di disporre accertamenti e verifiche dei dati forniti dalle compagnie petrolifere; «infatti - osserva Vulpio nel suo articolo - i 30 comuni lucani, a cui va il 15 per cento di quel 7 per cento che costituisce la royalty sul valore del greggio, ricevono direttamente dall'Eni l'estratto conto, in cui si dice: questa è la quantità che abbiamo prodotto e questo è quanto spetta a voi.»;
ancora, nell'articolo del Corriere si afferma che «in questi anni centinaia di migliaia di tonnellate di stream gas (metano, etano, propano, butano), cioè quel gas che viene fuori assieme al petrolio, e definito "cedibile" dalla stessa Eni, è stato lasciato bruciare in torcia e quindi si è volatilizzato», con probabili ricadute sull'ambiente, l'agricoltura e la salute degli abitanti del luogo;
da uno studio effettuato dall'Università della Basilicata e pubblicato ne 2004 da International Journal of Food Science and Technology sui composti aromatici contenuti nel miele prodotto nella Valle dell'Agri e a Corleto Perticara (Potenza), zone di estrazione petrolifera lucane, emergerebbero fragranze al benzene e a tutti gli altri composti aromatici degli idrocarburi; mentre il monitoraggio regionale sulla ricaduta inquinante causata dalle estrazioni petrolifere si limiterebbe a quattro o cinque parametri, nessuno dei quali indicativo della presenza nelle attività antropiche dei composti aromatici tipici degli idrocarburi (Il Resto, 19 luglio 2008);
tutto ciò mentre, si nota nell'articolo di Vulpio, «le compagnie petrolifere, per il 2008, attraverso la cosiddetta legge-obiettivo, hanno ottenuto come incentivo 850 milioni di euro di fondi pubblici.»;
a giudizio degli interroganti, nelle vicende su descritte non vi è stata né la dovuta trasparenza né una informazione adeguata ai cittadini, a partire da quelli lucani -:
atteso che l'Unmig (Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e la geotermia), in base alle norme vigenti, «ha facoltà», non il dovere, di verificare le quantità di idrocarburi prodotte, se non sia il caso di assumere iniziative volte a modificare le attuali norme nel senso di un sistema più vincolante, indipendente e trasparente di controllo al fine di determinare le produzioni giornaliere di idrocarburi avviati al consumo, da cui dipende il valore delle royalties da corrispondere allo Stato e alle regioni;
se i milioni di tonnellate di gas estratto assieme al petrolio (metano,

etano, propano, butano), che l'ENI definisce «gas-cedibile», siano stati in questi anni - da quando e in che misura - usati e quanti invece si siano volatilizzati o siano stati lasciati bruciare in torcia con le relative conseguenze per l'ambiente e la salute pubblica;
cosa si stia facendo a livello locale o cosa il Governo intenda fare per monitorare la situazione secondo parametri scientifici volti e atti a rilevare in tutte le attività antropiche la presenza o meno di composti aromatici degli idrocarburi, oltre che per informare adeguatamente la popolazione sulla eventuale ricaduta inquinante causata dalle estrazioni petrolifere;
se corrisponde al vero che nel 2008, attraverso la cosiddetta legge-obiettivo, le compagnie petrolifere abbiano ottenuto come incentivo 850 milioni di euro di fondi pubblici. (4-01191)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Rao n. 4-01022 del 16 settembre 2008.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Vannucci n. 4-01257 dell'8 ottobre 2008 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00712;
interrogazione a risposta orale Vietti e Rao n. 3-00257 del 1o dicembre 2008 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00717.