XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 4 dicembre 2008

TESTO AGGIORNATO AL 21 LUGLIO 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
si terrà a Ginevra dal 20 al 24 aprile del 2009 la Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza, di revisione della Conferenza, tenutasi a Durban nel settembre del 2001;
dopo gli appuntamenti del 1978 e del 1983, che si erano svolti a Ginevra, la scelta della sede cadde, infatti, su Durban per il significato altamente simbolico di una città sudafricana dopo la fine dell'apartheid;
nonostante gli sforzi di Kofi Annan, la Conferenza fu fortemente condizionata dai palestinesi e da gruppi arabi e musulmani;
l'evento si trasformò, infatti, in un processo ad Israele, in cui si tentò persino di riportare in vita la deliberazione Onu del 1975 che aveva equiparato il sionismo a una forma di razzismo;
in quella occasione, le organizzazioni non governative consegnarono una dichiarazione in cui si accusava Israele di essere uno Stato razzista, di aver commesso crimini razzisti, crimini di guerra, genocidio, pulizia etnica e apartheid, di aver imposto uno Stato con regime terrorista, di aver compiuto atti disumani contro i palestinesi e si paragonava infine il sionismo al razzismo;
fu anche chiesta l'istituzione di un tribunale internazionale contro lo Stato ebraico, la cancellazione della legge sul ritorno degli ebrei in Israele, il rispetto del diritto di ritorno dei palestinesi la sospensione di tutti i contatti fra gli Stati mondiali e Israele e la messa all'indice di chi li manteneva;
a favore di Israele si schierarono solo Amnesty International e Hrw (Human Rights Watch) che però decisero di non prendere parte alla discussione;
Stati Uniti e Israele ritirarono le loro delegazioni, mentre Australia e Canada attaccarono l'«ipocrisia» della Conferenza con parole di fuoco;
la Libia detiene oggi, la presidenza del Comitato preparatorio della Durban Review Conference, il rapporto è stato affidato a Cuba, e nel comitato preparatorio è presente anche l'Iran;
è ancora vivo il ricordo delle parole pronunciate dal Presidente iraniano Ahmadinejad alla tribuna delle Nazioni Unite quando aveva chiesto che «l'entità sionista sia cancellata dalla mappa del mondo»;
un documento del gruppo Asia, sottoposto al comitato preparatorio di Durban 2 e che appare su un sito internet ufficiale dell'Onu, conterrebbe lo stesso linguaggio che ha minato il primo appuntamento, riproducendo la retorica del Teheran planning meeting del 2001 che portò a Durban I;
il Ministro degli esteri dello Stato ebraico, Tzipi Livni, davanti all'Assemblea generale della comunità ebraiche unite del Nord America ha dichiarato recentemente che Israele non legittimerà e non parteciperà alla Conferenza di Durban II;
il Canada ha già detto che non parteciperà, dicendosi sicuro che la Conferenza invece di combattere il razzismo e l'intolleranza ne promuoverà ancora di più;
anche gli Stati Uniti sembrano propensi a non partecipare, mentre l'Unione europea non minaccia boicottaggi;
solo la Slovenia ha parlato in sede di Comitato preparatorio contro il rischio che si ripeta «l'inaccettabile antisemitismo di Durban», chiedendo anche di non concentrarsi «su un'area geografica sola»,

impegna il Governo:

a vigilare affinché nel processo di preparazione della prossima Conferenza

mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza, non prevalga una impostazione che, sotto l'apparenza della lotta al razzismo, nasconda l'obiettivo di rinfocolare l'ostilità nei confronti di popoli sovrani o Stati legittimi;
a promuovere un'iniziativa in sede europea che tenda ad inserire tra i documenti da sottoporre al comitato preparatorio una ferma condanna delle stragi di cristiani in India e Pakistan, affinché la comunità internazionale intervenga repentinamente per evitare che proseguano impunemente questi attacchi alla libertà religiosa ed ai diritti umani in generale;
a sollecitare una relazione con la quale la Conferenza tracci una mappa dettagliata che evidenzi, senza reticenze ed equivoche interpretazioni, tutte le aree del globo e le nazioni in cui siano presenti violazioni dei diritti di libertà religiosa e culturale, o fenomeni di discriminazione razziale ed etnica;
in particolare, a mettere in conto l'eventuale ritiro della delegazione italiana dal percorso preparatorio, così come annunciato dal Presidente francese Sarkozy, qualora dovesse riproporsi un clima ostile nei confronti di Israele.
(1-00074)
«Casini, Buttiglione, Vietti, Adornato, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Naro».

La Camera,
premesso che:
i dati relativi all'incremento del fenomeno della violenza sulle donne, che rappresenta una vera e propria emergenza sociale e che costituisce un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi di uguaglianza, di sviluppo e di pace, nonché al godimento dei diritti fondamentali alla vita e all'integrità fisica e morale, alla sicurezza, alla non discriminazione, così come riconosciuti e tutelati dalla Costituzione, risultano sempre più drammatici;
secondo gli ultimi dati Istat disponibili, sono stimate in 6 milioni 743 mila le donne da 16 a 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita (il 31,9 per cento della classe di età considerata). 5 milioni di donne hanno subito violenze sessuali (23,7 per cento), 3 milioni 961 mila violenze fisiche (18,8 per cento). Circa 1 milione di donne ha subito stupri o tentati stupri (4,8 per cento). Il 14,3 per cento delle donne con un rapporto di coppia attuale o precedente ha subito almeno una violenza fisica o sessuale dal partner, se si considerano solo le donne con un ex partner la percentuale arriva al 17,3 per cento. Il 24,7 per cento delle donne ha subito violenze da un altro uomo. Mentre la violenza fisica è più di frequente opera dei partner (12 per cento contro 9,8 per cento), l'inverso accade per la violenza sessuale (6,1 per cento contro 20,4 per cento) soprattutto per il peso delle molestie sessuali. La differenza, infatti, è quasi nulla per gli stupri e i tentati stupri. Negli ultimi 12 mesi il numero delle donne vittime di violenza ammonta a 1 milione e 150 mila (5,4 per cento). Sono le giovani dai 16 ai 24 anni (16,3 per cento) e dai 25 ai 24 anni (7,9 per cento) a presentare i tassi più alti. Il 3,5 per cento delle donne ha subito violenza sessuale, il 2,7 per cento fisica. Lo 0,3 per cento, pari a 74 mila donne, ha subito stupri o tentati stupri. La violenza domestica ha colpito il 2,4 per cento delle donne, quella al di fuori delle mura domestiche il 3,4 per cento;
nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate. Il sommerso è elevatissimo e raggiunge circa il 96 per cento delle violenze da un non partner e il 93 per cento di quelle da partner. Anche nel caso degli stupri la quasi totalità non è denunciata (91,6 per cento). È consistente la quota di donne che non parla con nessuno delle violenze subite (33,9 per cento per quelle subite dal partner e 24 per cento per quelle da non partner);
le donne subiscono più forme di violenza. Un terzo delle vittime subisce atti di violenza sia fisica che sessuale. La

maggioranza delle vittime ha subito più episodi di violenza. La violenza ripetuta avviene più frequentemente da parte del partner che dal non partner (67,1 per cento contro 52,9 per cento). Tra tutte le violenze fisiche rilevate, è più frequente l'essere spinta, strattonata, afferrata, l'avere avuto storto un braccio o i capelli tirati (56,7 per cento), l'essere minacciata di essere colpita (52,0 per cento), schiaffeggiata, presa a calci, pugni o morsi (36,1 per cento). Segue l'uso o la minaccia di usare pistola o coltelli (8,1 per cento) o il tentativo di strangolamento o soffocamento e ustione (5,3 per cento). Tra tutte le forme di violenze sessuali, le più diffuse sono le molestie fisiche, ovvero l'essere stata toccata sessualmente contro la propria volontà (79,5 per cento), l'aver avuto rapporti sessuali non desiderati vissuti come violenza (19,0 per cento), il tentato stupro (14,0 per cento), lo stupro (9,6 per cento) e i rapporti sessuali degradanti ed umilianti (6,1 per cento);
i partner sono i responsabili della maggioranza degli stupri. Il 21 per cento delle vittime ha subito la violenza sia in famiglia che fuori, il 22,6 per cento solo dal partner, il 56,4 per cento solo da altri uomini non partner. I partner sono responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica rilevate. I partner sono responsabili in misura maggiore anche di alcuni tipi di violenza sessuale come lo stupro nonché i rapporti sessuali non desiderati, ma subiti per paura delle conseguenze. Il 69,7 per cento degli stupri, infatti, è opera di partner, il 17,4 per cento di un conoscente. Solo il 6,2 per cento è stato opera di estranei. Il rischio di subire uno stupro piuttosto che un tentativo di stupro è tanto più elevato quanto più è stretta la relazione tra autore e vittima;
gli sconosciuti commettono soprattutto molestie fisiche sessuali, seguiti da conoscenti, colleghi ed amici. Gli sconosciuti commettono stupri solo nello 0,9 per cento dei casi e tentati stupri nel 3,6 per cento contro, rispettivamente l'11,4 per cento e il 9,1 per cento dei partner. Sono più colpite da violenza domestica le donne il cui partner è violento anche all'esterno della famiglia. Hanno tassi più alti di violenza le donne che hanno un partner attuale violento fisicamente (35,6 per cento contro 6,5 per cento) o verbalmente (25,7 per cento contro 5,3 per cento) al di fuori della famiglia; che ha atteggiamenti di svalutazione della propria compagna o di non sua considerazione nel quotidiano (il tasso di violenza è del 35,9 per cento contro il 5,7 per cento); che beve al punto di ubriacarsi (18,7 per cento contro il 6,4 per cento) e in particolare che si ubriaca tutti i giorni o quasi (38,6 per cento) e una o più volte a settimana (38,3 per cento); che aveva un padre che picchiava la propria madre (30 per cento contro 6 per cento) o che a sua volta è stato maltrattato dai genitori. La quota di violenti con la propria partner è pari al 30 per cento fra coloro che hanno assistito a violenze nella propria famiglia di origine, al 34,8 per cento fra coloro che l'hanno subita dal padre, al 42,4 per cento tra chi l'ha subita dalla madre e al 6 per cento tra coloro che non hanno subito o assistito a violenze nella famiglia d'origine;
le violenze domestiche sono in maggioranza gravi. Il 34,5 per cento delle donne ha dichiarato che la violenza subita è stata molto grave e il 29,7 per cento abbastanza grave. Il 21,3 per cento delle donne ha avuto la sensazione che la sua vita fosse in pericolo in occasione della violenza subita. Ma solo il 18,2 per cento delle donne considera la violenza subita in famiglia un reato, per il 44 per cento è stato qualcosa di sbagliato e per il 36 per cento solo qualcosa che è accaduto. Anche nel caso di stupro o tentato stupro, solo il 26,5 per cento delle donne lo ha considerato un reato. Il 27,2 per cento delle donne ha subito ferite a seguito della violenza. Ferite, che nel 24,1 per cento dei casi sono state gravi al punto da richiedere il ricorso a cure mediche. Le donne che hanno subito più violenze dai partner, in quasi la metà dei casi hanno sofferto, a seguito dei fatti subiti, di perdita di fiducia e autostima, di sensazione di impotenza (44,9 per cento), disturbi del sonno (41,5 per cento), ansia (37,4 per cento), depressione

(35,1 per cento), difficoltà di concentrazione (24,3 per cento), dolori ricorrenti in diverse parti (18,5 per cento), difficoltà a gestire i figli (14,3 per cento), idee di suicidio e autolesionismo (12,3 per cento);
2 milioni 77 mila donne hanno subito comportamenti persecutori (stalking), che le hanno particolarmente spaventate, dai partner al momento della separazione o dopo che si erano lasciate, il 18,8 per cento del totale. Tra le donne che hanno subito stalking, in particolare il 68,5 per cento dei partner ha cercato insistentemente di parlare con la donna contro la sua volontà, il 61,8 per cento ha chiesto ripetutamente appuntamenti per incontrarla, il 57 per cento l'ha aspettata fuori casa o a scuola o al lavoro, il 55,4 per cento le ha inviato messaggi, telefonate, e-mail, lettere o regali indesiderati, il 40,8 per cento l'ha seguita o spiata e l'11 per cento ha adottato altre strategie. Quasi il 50 per cento delle donne vittime di violenza fisica o sessuale da un partner precedente ha subito anche lo stalking, 937 mila donne. 1 milione 139 mila donne hanno subito, invece, solo lo stalking, ma non violenze fisiche o sessuali;
7 milioni 134 mila donne hanno subito o subiscono violenza psicologica. Le forme più diffuse sono l'isolamento o il tentativo di isolamento (46,7 per cento), il controllo (40,7 per cento), la violenza economica (30,7 per cento) e la svalorizzazione (23,8 per cento), seguono le intimidazioni nel 7,8 per cento dei casi;
il 43,2 per cento delle donne ha subito violenza psicologica dal partner attuale. Di queste, 3 milioni 477 mila l'hanno subita sempre o spesso (il 21,1 per cento). 6 milioni 92 mila donne hanno subito solo violenza psicologica dal partner attuale (il 36,9 per cento delle donne che attualmente vivono in coppia). 1 milione 42 mila donne hanno subito oltre alla violenza psicologica, anche violenza fisica o sessuale, il 90,5 per cento delle vittime di violenza fisica o sessuale 1 milione 400 mila donne hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni, il 6,6 per cento delle donne tra i 16 e i 70 anni. Gli autori delle violenze sono vari e in maggioranza conosciuti. Solo nel 24,8 per cento la violenza è stata ad opera di uno sconosciuto. Un quarto delle donne ha segnalato un conoscente (24,7 per cento), un altro quarto un parente (23,8 per cento), il 9,7 per cento un amico di famiglia, il 5,3 per cento un amico della donna. Tra i parenti gli autori più frequenti sono stati gli zii. Il silenzio è stato la risposta maggioritaria. Il 53 per cento delle donne ha dichiarato di non aver parlato con nessuno dell'accaduto. 690 mila donne hanno subito violenze ripetute da partner e avevano figli al momento della violenza. Il 62,4 per cento ha dichiarato che i figli hanno assistito ad uno o più episodi di violenza. Nel 19,6 per cento dei casi i figli vi hanno assistito raramente, nel 20,2 per cento a volte, nel 22,6 per cento spesso;
in ragione di questo quadro di riferimento assolutamente drammatico, uno dei primi interventi che il Ministro per le pari opportunità ha ritenuto opportuno porre in essere è stato quello di presentare, subito dopo l'inizio dell'attuale legislatura, unitamente al Ministro della giustizia, due disegni di legge concernenti rispettivamente «Misure contro gli atti persecutori» e «Misure contro la violenza sessuale»;
il disegno di legge «Misure contro gli atti persecutori» è stato predisposto dall'Esecutivo per fornire una risposta concreta nella lotta contro la violenza, perpetrata specie sulle donne, sotto forma del cosiddetto stalking, fenomeno in costante aumento ed in relazione al quale l'ordinamento non è in grado di assicurare ancora un presidio cautelare e sanzionatorio efficace;
il provvedimento sullo stalking è finalizzato a sanzionare quei comportamenti che troppo spesso sono sottovalutati dal sentire comune e che si sostanziano in vere e proprie persecuzioni: seguire, spiare, mantenere la sorveglianza nei pressi dell'abitazione della vittima; telefonare continuamente, lasciare messaggi

sulla macchina o sulla porta di casa. Le statistiche, come abbiamo visto, ci dicono che i persecutori sono i più pericolosi per la possibilità che lo stalking degeneri in atti di violenza fisica sulla vittima;
il secondo disegno di legge, denominato «Misure contro la violenza sessuale», rafforza la tutela penale contro la violenza sessuale, introduce aggravanti connesse alle modalità di azione del colpevole e impone l'aumento della pena in caso di recidiva, introducendo meccanismi volti ad accelerare i tempi di giudizio e la certezza della pena;
il Consiglio dei ministri l'11 settembre 2008 ha approvato il disegno di legge sulla prostituzione firmato dal Ministro delle pari opportunità. Il provvedimento prevede il reato di prostituzione in luogo pubblico o aperto al pubblico. Il provvedimento contempla un trattamento identico per clienti e lucciole, non facendo distinzione alcuna tra chi compra e chi vende sesso in luogo pubblico. Con l'introduzione del reato di prostituzione in luogo pubblico o aperto al pubblico si mira ad eliminare la prostituzione di strada, come fenomeno di maggiore allarme sociale e contemporaneamente contrastare lo sfruttamento della stessa. Il provvedimento mira a contrastare la criminalità organizzata che sfrutta donne e minori e dà vita al fenomeno della tratta,

impegna il Governo

a dare il massimo impulso possibile alle proprie iniziative legislative recanti misure contro gli atti persecutori, contro la violenza sessuale e contro la prostituzione ed a proseguire con la determinazione sin qui dimostrata nella propria azione di contrasto alla violenza contro le donne.
(1-00075)
«Carlucci, Pelino, Mariarosaria Rossi, Mistrello Destro, De Camillis, Sbai, Di Centa, De Nichilo Rizzoli, Polidori, Calabria, Aprea, Centemero, Lehner, Angela Napoli, Barbieri, Iapicca, Di Virgilio, Nizzi, Milanato, Aracri, Barani, Paglia, Torrisi, Franzoso, Valentini, Vincenzo Antonio Fontana, Divella, Zacchera, Pugliese, Giulio Marini, Ventucci, Bergamini, Germanà, Raisi, Di Cagno Abbrescia, Bernardo, Lo Presti, Vella, Antonino Foti, Lainati».

La Camera,
premesso che:
grazie al lavoro condotto dal ministero dell'Interno e dai reparti investigativi delle Forze dell'Ordine, impegnate in una battaglia silenziosa e instancabile di contrasto al terrorismo di matrice fondamentalista islamica è stata sgominata una cellula Jihadista che operava in Lombardia, pronta a portare a termine eclatanti azioni di terrore che avrebbero avuto conseguenze devastanti;
i fatti di questi giorni dimostrano che siamo dinnanzi ad una evoluzione del fenomeno realmente preoccupante. La cellula terrorista di matrice fondamentalista islamica lombarda, da quanto si apprende dalle notizie riportate dagli organi di stampa, si presenta, infatti, come un organizzazione radicata sul territorio che non svolge soltanto il ruolo di collettore del terrore islamico internazionale, ma come una vera e propria base operativa pronta ad agire attraverso azioni di martirio suicida. Un'organizzazione pronta a colpire il nostro Paese nel cuore del suo territorio. Il Duomo di Milano, caserme, supermaket, discoteche (tutti luoghi affollati e frequentati da centinaia, migliaia di persone) erano stati individuati come obiettivi dove mettere in atto la strategia del terrore. Non si tratta quindi di azioni dimostrative ma di veri e propri attacchi militarmente organizzati che avrebbero avuto conseguenze devastanti;
a conferma di quanto detto basti pensare che è la prima volta nel nostro paese che oltre all'accusa di terrorismo internazionale viene contestato ai fermati appartenenti alla cellula islamica un capo di imputazione di rilevante importanza: concorso esterno alla rete terrorista di Al Qaeda;
in Italia il fenomeno sociale della diffusione di centri islamici e moschee, in molti casi abusivi, sta subendo negli ultimi anni un allarmante crescita esponenziale. Nel giro di poco tempo sono sorte in tutta Italia: moschee di dimensioni enormi, centri culturali e religiosi, scuole coraniche e

attività commerciali gestite direttamente dalle comunità musulmane (macellerie, phone center, eccetera);
sempre più spesso, stando alle notizie pubblicate dagli organi d'informazione, ci si trova dinnanzi a casi emblematici dove è facilmente riscontrabile da un lato il manifesto rifiuto da parte delle comunità musulmane presenti in Italia di rispettare le normative vigenti e di adeguarsi alla regole comportamentali e culturali del nostro Paese e dall'altro lato l'atteggiamento superficiale delle istituzioni che non comprendendone i rischi adottano semplicistiche soluzioni, mettendo conseguentemente in pericolo la sicurezza dei cittadini;
il mantenimento di questa costosissima rete di associazioni islamiche in Italia è impensabile senza il sostegno e la solidarietà di moschee, centri universitari, donazioni, finanziamenti di Stati e banche che hanno come obiettivo la «diffusione della fede» (da 'wa). È ipotizzabile, inoltre, che i finanziamenti di queste attività, avvengano anche attraverso strutture parallele formate da commerci illeciti, riciclaggio di denaro, sfruttamento dell'immigrazione;
si stima che oggi l'ammontare di denaro utilizzabile dalle organizzazioni legate al fondamentalismo islamico ammonterebbe ad almeno 150 miliardi di euro;
è noto che questi centri culturali, oltre ad essere sede di attività religiosa, diventano anche centri della vita sociale e politica della comunità musulmana;
l'Islam si presenta fin dalle origini come un progetto globale che include tutti gli aspetti della vita. Include un modo di vivere, di comportarsi, di concepire il matrimonio, la famiglia, l'educazione dei figli, perfino l'alimentazione. In questo sistema di vita è compreso anche l'aspetto politico: come organizzare lo Stato, come agire con gli altri popoli, come rapportarsi in questioni di guerra e di pace, come relazionarsi agli stranieri, eccetera. Tutti questi aspetti sono stati codificati a partire dal Corano e dalla sunna e sono rimasti «congelati» nei secoli. La legge religiosa determina la legge civile e gestisce la vita privata e sociale di chiunque vive in un contesto musulmano, e se questa prospettiva è destinata a rimanere immutata come è accaduto finora, la convivenza con chi non appartiene alla comunità islamica non può che risultare difficile;
la legge islamica, rivolgendosi l'Islam a tutta l'umanità, è una legge personale e non dipende in nessun modo dall'elemento territoriale. La stessa nazionalità non è collegata, come avviene nella tradizione occidentale, allo jus sanguinis e allo jus loci, ma allo jus religionis, cioè, alla appartenenza ad una comunità di credenti che non è legata all'esistenza di un'entità statuale;
mentre oramai è palese che anche in Italia all'interno di alcune comunità islamiche si annidi la presenza di gruppi eversivi, (basti ripensare alle vicende giudiziarie che hanno investito il centro islamico di viale Jenner a Milano, la moschea di Cremona e quella di Gallarate), allo stesso tempo non è invece facilmente riscontrabile, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, una collaborazione con le forze dell'ordine e la magistratura da parte di quei musulmani che si dichiarano moderati e che continuano a chiedere diritti dimostrando la volontà di volersi integrare nella nostra società;
è necessario quindi ribadire come secondo i firmatari del presente atto di indirizzo non vi potrà mai essere integrazione senza la preventiva accettazione da parte di tutta la comunità islamica del principio fondamentale della separazione inequivocabile tra la sfera laica e quella religiosa e della separazione inequivocabile tra la sfera laica e quella religiosa e delle normative vigenti in materia di libertà individuale e di pensiero, di obbligo scolastico, di autodeterminazione e di uguaglianza formale di tutti i cittadini davanti alla legge, lo status giuridico o religioso delle donne, il rispetto del diritto di famiglia e dell'istituto del matrimonio,

dei minori e dei non credenti e il trattamento degli animali;
l'assenza di azioni istituzionali volte a scoraggiare tale fenomeno ha conseguentemente portato alla diffusione di uno stato di illegalità nel quale le organizzazioni islamiche di matrice fondamentalista hanno potuto operare in piena libertà;
il Gruppo della Lega Nord, ritenendo necessario intervenire in tempi rapidi per regolamentare l'attività delle comunità musulmane presenti nel paese, ha presentato una proposta di legge (A.C. 1246) recante «Disposizioni concernenti la realizzazione di nuovi edifici destinati all'esercizio dei culti ammessi» volta a regolamentare l'attività delle confessioni religiose presenti nel nostro paese che non hanno stipulato intese con lo Stato italiano. Tale proposta prevede l'istituzione di un elenco presso il ministero dell'interno di tutte le guide spirituali che esercitano attività di culto in comunità religiose che non hanno stipulato intese, prevede, inoltre, che le Regioni, in attuazione di quanto stabilito in materia di governo del territorio dal terzo comma dell'articolo 117 della Costituzione, possano concedere l'autorizzazione per la realizzazione di nuovi edifici destinati a funzioni di culto, per la ristrutturazione o il loro cambiamento d'uso, alle confessioni religiose che non abbiano stipulato intesa con lo Stato secondo quanto disposto dall'articolo 8 della Costituzione, solo previa presentazione da parte del richiedente di apposita domanda da presentare alla Regione interessata corredata di progetto edilizio, dal piano economico finanziario e dall'elenco degli eventuali finanziatori italiani o esteri, sottoscritta da un numero di aderenti all'associazione stessa con atto notarile e approvata mediante referendum da parte della popolazione del Comune interessato, secondo le disposizioni del relativo statuto comunale;
non è dato dimenticare che dopo gli attentati dell'11 settembre 2001, l'Italia è impegnata, come del resto tutto il mondo occidentale, in una lunga guerra al terrorismo internazionale di matrice islamica fondamentalista;
terrorismo internazionale «Jihadista» ha messo sotto scacco l'Europa con gli attentati terroristici di Madrid dell'11 marzo 2004 e di Londra del 7 luglio 2005;
è necessario ricordare che nella rivendicazione degli attentati di Londra si faceva esplicito richiamo proprio all'Italia indicando il nostro Paese come prossimo obiettivo per una operazione di terrore se possibile ancora più eclatante di quelle di Madrid e Londra;

impegna il Governo:

ad attivarsi, anche attraverso iniziative legislative urgenti per introdurre misure straordinarie di contrasto al terrorismo di matrice islamica:
a) che consentano che l'immediata espulsione degli imam anche solo nell'esercizio del culto, mettendo in essere comportamenti contrari ai princìpi dell'ordinamento giuridico italiano e promuovendo un pensiero ostile nei confronti dell'Occidente, contribuiscono a diffondere una cultura del terrore;
b) che prevedano una moratoria per la costruzione di nuove moschee e centri culturali islamici fino a quando non sarà approvata una legge per regolamentare l'edificazione di luoghi di culto per le confessioni che non abbiano stipulato intese con lo Stato italiano e predisponendo l'immediata chiusura di tutte le moschee e centri islamici al cui interno si riscontrino presenze eversive.
(1-00076)
«Cota, Guido Dussin, Dal Lago, Reguzzoni, Alessandri, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Brigandì, Buonanno, Callegari, Caparini, Chiappori, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Dozzo, Luciano Dussin, Fava, Fedriga, Fogliato, Follegot, Forcolin, Fugatti, Gibelli, Gidoni, Giancarlo

Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Lanzarin, Lussana, Maccanti, Laura Molteni, Nicola Molteni, Montagnoli, Munerato, Negro, Paolini, Pastore, Pini, Pirovano, Polledri, Rainieri, Rivolta, Rondini, Salvini, Simonetti, Stefani, Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli, Volpi».

La Camera,
premesso che:
il 29 ottobre 2008 nell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per la diciassettesima volta consecutiva, la comunità internazionale si è espressa contro l'embargo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti a Cuba;
questo comportamento poteva apparire logico ed essere condivisibile all'epoca della guerra fredda quando la installazione di basi missilistiche Urss avrebbe concretamente minacciato la pace nel mondo: va ricordato il sospiro di sollievo che il mondo tirò in quell'occasione;
ora è un altro mondo. Gli USA si pongono come guardiano della pace, ciò fa onore a tale Paese, e per ciò ha tutta la solidarietà dei firmatari del presente atto di indirizzo, e non solo;
ma quest'opera ha alcune falle che esponenti del Partito Democratico hanno evidenziato nella proposizione di ordini del giorno quando è stato votato l'invio di nostre truppe alle «missioni di pace»: è stato fatto notare infatti da altri che se il fine delle missioni è far affermare la democrazia ed allontanare tentazioni di guerra, se il fine è anche e soprattutto l'aiuto ai popoli oppressi, la lotta contro la sofferenza e la morte di giovani, donne, perfino bambini, non si comprende per quali ragioni non si fa nulla per altre realtà pure presenti e per le quali sarebbero necessari, se possibile, in modo più pressante tali interventi;
ci si chiede perché la guerra iniziata unilateralmente dagli USA in Iraq, per la supposizione che questa producesse armi chimiche, non è cessata quando si è avvertito che tale supposizione era errata;
i detrattori degli Stati Uniti sostengono che vi siano differenti interessi soprattutto economici: in Iraq c'è il petrolio, in Congo no;
l'embargo attuale potrebbe essere la cartina di tornasole di tali teorie e ciò è tanto sentito dall'Italia e dall'Europa che in sede di votazione all'ONU vi è stato voto contrario;
l'embargo deve cessare perché:
a) è anacronistico;
b) la democrazia non si può esportare, si può esportare solo una dittatura travestita da democrazia e falsamente riconosciuta come tale;
c) il comunismo è fallito nell'Urss per motivi economici, Cuba è la prova vivente della possibilità dell'esistenza del socialismo reale proprio perché oppresso dall'embargo: occorre toglierlo perché solo così i cittadini cubani avranno una evoluzione economica che porterà al capitalismo e solo allora si vedrà la reale possibilità dell'esistenza del socialismo in regime di libero mercato;
d) solo togliendo l'embargo si cancellerà l'idea che gli USA vogliano fare di Cuba una propria colonia: infatti gli stessi appunti mossi a Cuba possono essere mossi alla Cina, ma non pare che vi sia embargo per quest'ultima nazione. Certo c'è una critica (ciò appartiene ad una naturale dialettica) che ben potrebbe effettuarsi nei confronti di Cuba senza affamarla;
e) vi sono evidentissime ragioni umanitarie;
f) il popolo cubano è pacifico e ben si guarda dal tenere una politica aggressiva nei confronti di alcuno; pretende solo una cosa che tutti pretendono: di essere padrone a casa propria;

g) infine l'apertura dei commerci renderebbe ancor più improbabili momenti aggressivi ed ogni iniziativa in tal senso sarebbe più facilmente verificabile,

impegna il Governo:

ad assumere iniziative affinché l'embargo contro Cuba abbia a cessare;
ad intraprendere iniziative internazionali per far cessare il blocco economico-commerciale che colpisce in particolar modo i bambini e gli anziani dell'isola, posto che non è sufficiente il voto dell'Onu;
ad esprimere tangibile solidarietà, che dia uno sbocco economico a Cuba, anche tenuto conto dell'ulteriore crisi dovuta agli elementi ricordati in premessa.
(1-00077)
«Brigandì, Stefani, Fava, Cristaldi, Lehner, Guido Dussin, Vanalli, Comaroli, Torazzi, Consiglio, Munerato, Bucchino, Crosio, Pini, Allasia, Chiappori, Goisis, Porta, Rigoni, Stucchi».

Risoluzione in Commissione:

La XIII Commissione,
premesso che:
il settore olivicolo-oleario nazionale sta attraversando un momento di incertezze commerciali le cui cause non sarebbero del tutto chiare ed anzi spesso appaiono in contraddizione tra loro, facendo sospettare che nel comparto vi siano fenomeni poco trasparenti o ad ogni modo riconducibili a pratiche fraudolente che turbano la stabilità dei mercati al consumo e le prospettive reddituali degli olivicoltori italiani;
la crisi che sta attraversando il comparto olivicolo appare del tutto anomala poiché a fronte di un mercato di consumo in progressiva espansione corrisponde una produzione comunitaria sostanzialmente inalterata;
il calo dei prezzi che si registra ormai da alcuni mesi non appare giustificato soprattutto nel livello di abbassamento che ha fatto ritornare il prezzo dell'extravergine a quello del periodo 2002-2003 e corrisponde a quasi il 20 per cento in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno;
quella in corso è un'annata a cinque stelle per l'olio extra vergine di oliva made in Italy. Produzione abbondante, buona qualità ma prezzi in picchiata;
in Puglia, la regione che produce più del 40 per cento di tutto l'olio extravergine di oliva in Italia, il prezzo è sceso nei giorni scorsi a meno di 3 euro il chilo; la crisi si è allargata anche alle regioni vicine Calabria, Campania e Basilicata;
si tratta di una crisi anomala che ha spinto il Ministro delle politiche agricole Luca Zaia a convocare urgentemente un tavolo per fronteggiare la crisi che ha colpito le aziende del settore;
per questo lo stesso Ministro ha chiesto la disponibilità di 10 milioni di euro nell'ambito dei quali si prevedono iniziative per i piani di settore, per sensibilizzare i consumatori ad acquistare e portare in tavola olio italiano;
le aziende olivicole stanno pagando duramente questa crisi, soprattutto per l'aumento elevato di tutti i costi di produzione (concimi, prodotti fitosanitari, biocarburanti, eccetera);
i mancati redditi delle imprese determinano il rischio di un progressivo abbandono e di una riduzione delle quantità raccolte con gravi ripercussioni sul made in Italy, sull'occupazione e sugli altri anelli della filiera;
le misure urgenti di cui ha bisogno il settore debbono essere indirizzate principalmente a sostenere il reddito delle imprese olivicole, debbono tonificare il mercato senza abbassare anzi rilanciando l'immagine del made in Italy presso il consumatore italiano ed estero;

in tale contesto, anche eventuali richieste di interventi volti ad attivare uno stoccaggio nazionale dell'olio da indirizzare agli indigenti oltre che non trovare attuali basi giuridiche rischiano di essere una scorciatoia per i detentori (confezionatori, mediatori) di un prodotto che in moltissimi casi non è né italiano né olio di oliva;
caso si accettasse di approvare una tale misura d'intervento, essa risulterebbe dunque inutile e senza alcuna prospettiva. Meglio sarebbe invece cogliere questo momento di difficoltà per creare un percorso virtuoso e di rilancio effettivo del made in Italy;

impegna il Governo:

ad intraprendere le necessarie iniziative d'indirizzo verso l'AGEA affinchè la stessa provveda al pagamento anticipato ed immediato dell'80 per cento del premio PAC della prossima campagna agli olivicoltori;
ad adottare le opportune misure, anche di natura normativa, volte alla fiscalizzazione degli oneri sociali per le imprese che occupano mano d'opera, con particolare riferimento alle zone dell'obbiettivo convergenza (Uno) dove è presente la maggior parte della produzione italiana; a favorire l'attuazione di un progetto di sostegno occupazionale ed al territorio attraverso la costituzione di cooperative di servizi anche collegate al sistema associativo per lo svolgimento di tutte le operazioni colturali (trattamenti, potature, raccolte, eccetera);
a promuovere un accordo di filiera con la grande distribuzione per la promozione delle vendite di olio extravergine certificato e tracciato (dunque autenticamente made in Italy) con appositi spazi presso le strutture di vendita della GDO;
a realizzare una campagna istituzionale di promozione gestita dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sostenere il consumo del prodotto garantito e sulle cui etichette sia indicata l'origine delle olive e dei luoghi di frangitura delle stesse, e che ha elevati benefici sulla salute e corrisponde ad una corretta nutrizione;
a favorire la formalizzazione di accordi con il sistema delle mense (scolastiche, ospedaliere, caserme, eccetera) per l'utilizzazione di olio extravergine, possibilmente italiano, purché rintracciabile;
a promuovere la sottoscrizione di un accordo di filiera per l'utilizzazione degli oli lampanti e delle sanse fondamentalmente a scopo energetico in modo da eliminare dal mercato quantità significative di un prodotto che, con opportuni artifici viene illegalmente trasformato in extravergine anche qui con opportuni e rigidi accorgimenti di controllo delle materie utilizzate;
ad avviare una sistematica campagna di controlli soprattutto presso i centri maggiormente a rischio come le raffinerie e le centrali di stoccaggio di mediatori con precedenti penali facendo sì che la campagna di controlli si occupi anche delle vendite promozionali presso la grande ditribuzione di oli presentati come made in Italy e venduti al di sotto dei 3 euro.
(7-00093)
«Negro, Rainieri, Fogliato, Callegari».

TESTO AGGIORNATO AL 2 FEBBRAIO 2008

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE, BERRETTA e SAMPERI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
numerosi Comuni della Sicilia sono invasi dai rifiuti con migliaia di sacchetti sparsi per le strade, che non vengono ritirati dai netturbini in sciopero, perché non vengono pagati regolarmente;
le ATO siciliane, ormai, sono al tracollo tanto temuto quanto previsto, ad eccezione delle due «virtuose» Catania 5 (Caltagirone) e Trapani 2;
i Sindaci, espropriati di specifica competenza, subiscono le proteste dei cittadini per l'inadeguatezza dei servizi igienico-sanitari e per l'incertezza del regime di prelievo tra Tarsu e Tia con un incremento immotivato, comunque, del costo finale;
la crescita del pesante indebitamento complessivo del sistema ATO ha provocato un irrigidimento del sistema bancario con conseguente restrizione dei margini di esposizione presso lo stesso;
il reclutamento degli amministratori e del personale degli ATO è avvenuto con criteri palesemente clientelari, che hanno fatto crescere l'ostilità dell'opinione pubblica verso la gestione ATO;
il presidente della Regione siciliana ha emanato sulla materia i decreti n. 127 del 2008 e n. 298 del 2009, che di fatto non hanno sbloccato la situazione di grave difficoltà, anzi hanno ulteriormente complicato ed immobilizzato il sistema della raccolta dei rifiuti;
alcune recenti inchieste giudiziarie hanno confermato l'allarme sugli illeciti interessi di «Cosa nostra» nel campo dei rifiuti, più volte evidenziati dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse;
le poche discariche sono in via di esaurimento e le stesse non sono sottoposte agli opportuni e necessari controlli;
la Regione siciliana dovrebbe approntare un nuovo piano per i rifiuti che, in coerenza con il decreto Ronchi, per poter superare l'attuale crisi di gestione attivi un ciclo integrato nella gestione dei rifiuti con la riduzione della produzione, la raccolta differenziata, il riciclaggio e il riuso dei materiali e la trasformazione in composti per l'agricoltura;
sarebbe auspicabile inoltre il definitivo superamento degli ATO, ad eccezione di quelli virtuosi, con l'introduzione legislativa di norme regionali, che ripristinino la centralità dei Comuni, veri soggetti direttamente coinvolti nella questione rifiuti -:
se non ritenga necessario assumere le opportune iniziative volte a promuovere un commissariamento della regione Sicilia onde poter dare soluzione alle problematiche ricordate in premessa. (3-00271)

Interrogazione a risposta scritta:

LIVIA TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la Relazione annuale 2007 sullo stato delle tossicodipendenze presentata in data 25 giugno 2008 mostra, a fronte di un calo e di una stabilizzazione dei dati relativi alle persone che fanno uso di eroina e cocaina, un notevole aumento della diffusione dell'uso della cannabis in particolare tra il sesso femminile;
nonostante questa situazione, secondo uno studio della Commissione europea condotta tra la popolazione di età compresa tra i 15 e i 34 anni, l'Italia continua ad occupare il terzo posto a livello europeo per il consumo di cocaina e il quarto posto per quello di cannabis;
è assai diffuso il cosiddetto policonsumo, soprattutto di alcool e droga combinati,

e i consumatori di droghe hanno un rischio una volta e mezza più elevato di essere anche consumatori di alcool;
accanto alle sostanze più conosciute si sta sempre più diffondendo il consumo di altre droghe come gli stimolanti, gli allucinogeni e le cosiddette smart drugs, ovvero le sostanze «intelligenti» ma illegali che riscuotono un successo particolare tra i più giovani;
l'unica via efficace da percorrere per combattere la diffusione del consumo di sostanze stupefacenti è rappresentata, sempre e comunque, dalla prevenzione e dall'accoglienza sociale per le persone e le famiglie che vivono il dramma della droga e, mai dalla politica della «tolleranza zero» verso i consumatori che, mai è riuscita, in nessuna parte del mondo, a scardinare questo fenomeno;
l'assunzione di sostanze stupefacenti e bevande alcoliche, oltre a produrre un grave danno per i diretti interessati, può avere conseguenze drammatiche su soggetti terzi in termini soprattutto di incidenti stradali causati dal momento che un recente studio epidemiologico della Commissione Europea ha stimato che in Italia il 30 per cento dei decessi per incidenti stradali, e il 50 per cento degli incidenti non mortali, ha una correlazione con l'uso di alcool e che la guida in stato di ebbrezza ha causato, nel 2006, ben 4.107 incidenti stradali -:
come ed in quale misura il Governo intenda provvedere all'istituzione e al finanziamento di attività volte alla lotta contro il consumo sia di alcool che di sostanze stupefacenti e, in particolare quali iniziative intenda intraprendere nel campo del recupero come alternativa al carcere con particolare riferimento alle donne tossicodipendenti in carcere con figli e agli extracomunitari tossicodipendenti che rappresentano due problemi sociali di particolare rilievo cui la mera criminalizzazione non è in grado di risolvere il problema;
quali iniziative il Governo intenda porre in essere per arginare il drammatico fenomeno degli incidenti stradali causati dalla guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di sostanze stupefacenti.
(4-01822)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta orale:

MOGHERINI REBESANI e RECCHIA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende della decisione del governo italiano di ospitare sul territorio nazionale due dei quattro comandi generali del U.S. Africa Command (Africom), attualmente dislocati a Kelley Barracks in Stuttgart-Moehringen, in Germania;
i due comandi militari di Africom, secondo quanto dichiarato dal Ministro Frattini, dovrebbero essere spostati a Napoli, per quanto concerne il comando navale, e a Vicenza per quanto concerne quello terrestre;
da altre fonti a mezzo stampa sembra che si siano registrate resistenze e pareri negativi da parte dei governi di diversi Stati africani - tra cui il Sudafrica, la Nigeria e la Libia - e della Spagna ad accogliere sul loro territorio nazionale i già citati comandi militari americani;
«Africom», nata nel 2007 sotto la Presidenza Bush, è il risultato di una riorganizzazione interna della struttura di comando militare degli Stati Uniti; è uno dei sei quartieri generali regionali del Dipartimento della Difesa americana, dichiarato come Comando unificato indipendente il 1° ottobre del 2008, con la specifica responsabilità di sostenere sul piano militare le politiche del governo USA in Africa, nell'ambito di una revisione strategica degli Americani dei loro strumenti di coordinamento delle attività militari su base regionale -:
se confermi le notizie citate e di quali informazioni disponga in relazione ai termini,

alle modalità e ai tempi di attuazione della dislocazione dei citati comandi militari statunitensi su territorio italiano;
presso quali basi militari presenti sul territorio italiano, con quali compiti e sotto quale responsabilità opereranno tali strutture di comando, essendo diretta emanazione di un Comando militare regionale USA;
se e quale incidenza determinerà l'insediamento delle citate strutture di comando militare USA a Napoli e Vicenza in termini di incremento del numero di militari e di personale civile, di ampliamento o modificazione infrastrutturale delle basi, di eventuale coinvolgimento di militari italiani;
se non ritenga opportuno attendere l'insediamento della nuova Amministrazione USA previsto il prossimo 20 gennaio 2008 per verificare l'intenzione dei rappresentanti del nuovo governo di voler confermare la decisione di procedere alla realizzazione di questo riassetto delle proprie strutture di comando militare presenti sul territorio italiano.
(3-00270)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

VANNUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Ministero per i beni e le attività culturali (MIBAC) ha pubblicato una guida intitolata «Italy the wonders of culture», con la quale pubblicizza nel mondo le «bellezze architettoniche e culturali» delle varie regioni italiane;
la suddetta pubblicazione, edita da MP Mirabilia Publications, scritta interamente in lingua inglese e quindi destinata a pubblicizzare il nostro patrimonio culturale nel mondo intero, non rappresenta adeguatamente la regione Marche;
la guida in questione presenta varie lacune ed errori e, precisamente per quanto riguarda la Provincia di Pesaro-Urbino, è priva di immagini relative alle opere e, in riferimento a quest'ultime, nel caso in cui vengono riprodotte le fotografie, le relative didascalie sono errate (si cita ad esempio) l'immagine dei Bronzi di Pergola, che vengono situati presso il Museo di Ancona, quando ormai la loro sede definitiva è il Museo di Pergola, che non viene citato;
appare paradossale che non vi sia alcuna fotografia riferita alla provincia di Pesaro-Urbino che ospita la Galleria Nazionale delle Marche con capolavori di Raffaello, Piero della Francesca - Laurana eccetera;
in campo archeologico le eccellenze dei citati bronzi di Pergola - dei mosaici del Duomo di Pesaro, le foto delle aree archeologiche della via Flaminia, la Rocca di Gradara mancano di documentazione fotografica;
rilevante l'assenza anche solo descrittiva della Fortezza di San Leo che come per le altre sedi citate è sotto la direzione e responsabilità del Ministero -:
se riconosca che vi siano stati errori e dimenticanze;
a chi possano essere attribuite le responsabilità;
se intenda sanare le carenze nel caso di successive e probabili edizioni.
(5-00735)

Interrogazione a risposta scritta:

DE BIASI, GHIZZONI e GIULIETTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
le agenzie di stampa, in particolare l'Ansa del 25 novembre 2008, informano che oltre 2400 storici dell'arte e direttori di musei, tra cui molti storici, hanno aderito all'appello dell'Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli in disaccordo

con la nomina dell'ex dirigente della MCDonald's Italia Mario Resca a super-manager per i musei italiani;
nell'appello si legge che: «l'istituzione della figura del super-manager, con i poteri assoluti che gli vengono delegati nell'ambito della nuova Direzione generale per i musei, le gallerie, la valorizzazione e il progetto di messa a reddito del patrimonio artistico e archeologico che la sottende sono scelte profondamente sbagliate nel presente e irrimediabilmente dannose nel futuro»;
hanno firmato l'appello, tra gli stranieri, due ex direttori del Louvre, Michel Laclotte e Pierre Rosember, tre curatori del Metropolitan di New York, Keith Cristiansen, James Draper e Stijn Alsteens, David Friedberg della Columbia University, Irving Lavin di Princeton, Joseph Connors, direttore della Villa I Tatti di Firenze, la direttrice della Biblioteca Hertziana Sibille Ebert Schifferer e lo storico dell'arte della Sorbona Phillippe Morel;
il Ministro, riferendosi alla recente nomina del nuovo direttore generale del Ministero per i musei e le aree archeologiche, ha dichiarato testualmente - come riportano tutte le agenzie di stampa -: «La mia proposta riguarda la necessità di valorizzare i nostri beni culturali, il nostro patrimonio, che abbiamo fino ad oggi tutelato perfettamente, egregiamente, ma ora dobbiamo valorizzare anche lo sviluppo del turismo del Paese»;
il Ministro, inoltre, in data 18 novembre 2008, in un articolo titolato «Belli e ricchi, ecco i nuovi musei» pubblicato dal quotidiano Il Giornale, ha dichiarato: «Fin dall'inizio del mio mandato, quando ho presentato al Parlamento le linee programmatiche del mio Ministero, avevo indicato questo percorso per valorizzare un settore fondamentale dei Beni Culturali e cioè i musei e le aree archeologiche: ovvero la creazione di una Direzione generale specifica e la nomina di un manager che potesse dare nuovo impulso a tutto il settore» ed ha proseguito dichiarando: «Mario Resca, uno dei più affermati manager italiani, lavorerà fianco a fianco con le Soprintendenze e i tecnici del Ministero e da essi sarà supportato in ogni scelta di carattere artistico» -:
quali siano le motivazioni che hanno portato ad indicare alla guida della Direzione generale per i musei il manager della MCDonald's, dott. Mario Resca, e quali obiettivi strategici siano stati posti in capo a tale nuovo ruolo dirigenziale;
se non siravveda l'opportunità di procedere ad un bando pubblico per l'attribuzione di un mandato di tale rilievo;
se intenda predisporre una verifica sullo stato in cui versano i musei italiani.
(4-01819)

TESTO AGGIORNATO ALL'11 DICEMBRE 2008

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:

FRONER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 29 del decreto-legge n. 185 del 2008 rivede il meccanismo della detraibilità delle spese per il risparmio energetico effettuate dai cittadini e dalle imprese. Lo sconto fiscale non è infatti più commisurato all'entità delle opere intraprese, ma in funzione dei fondi disponibili, quantificati in 82,7 milioni di euro per il 2009, 185,9 milioni di euro per il 2010 e di 314,8 milioni di euro per il 2011;
il bonus del 55 per cento, prorogato al 31 dicembre 2010, deve quindi fare i conti con questi limiti di stanziamenti. Considerato che per il 2008 si prevede una richiesta intorno ai 900 milioni di euro, la copertura si avrebbe solo per il 10 per cento delle domande;
per il 2008, le persone fisiche, non le società, che non spediranno l'istanza all'Agenzia delle entrate o che riceveranno il diniego (la mancata risposta entro 30 giorni è equiparata al diniego), potranno

accedere, previa ulteriore domanda, a una detrazione del 36 per cento, spalmabile però in 10 anni;
l'iter per avere accesso alle detrazioni diventa decisamente più complesso e costoso per i contribuenti. Si rileva inoltre che la prevista retroattività della norma viola il codice del contribuente, oltre a porre in difficoltà tutti coloro che nella pianificazione della spesa avevano fatto conto delle minori imposte che avrebbero dovuto pagare;
risulta incomprensibile la ragione per la quale si è deciso di modificare la precedente normativa che era di sostegno all'ambiente in linea con le priorità riconosciute dal Protocollo di Kyoto, che permetteva alle famiglie di risparmiare sulle bollette energetiche, che era stata utilizzata da 230.000 famiglie e che aveva messo in moto un volano di affari superiore a tre miliardi di euro -:
quale sia la linea del Governo in materia di efficienza energetica e come intenda attuarla.
(3-00269)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VANNUCCI, ZUCCHI, MISIANI, CAPODICASA e RUBINATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con il decreto legge n. 112 del 2008, articolo 81, è stata istituita la social card meglio conosciuta come «carta acquisti»;
le procedure indicate per l'ottenimento della carta in esame da parte dei cittadini aventi diritto sono state dettate con decreto del 16 settembre 2008 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 281 del 1o dicembre 2008;
tali procedure per la loro complessità nonché per il coinvolgimento di diversi passaggi burocratici appaiono determinare un costo significativo -:
se sia stato quantificato il costo complessivo per l'erogazione della social card;
a quanto ammonti il costo totale;
considerando i costi diretti di acquisto del materiale, costi di gestione, costi postali, costi del personale e monte ore del personale dello Stato previsto per gli adempienti conseguenti ed eventuali oneri derivanti da uffici accreditati per la predisposizione della documentazione richiesta.
(5-00733)

FIANO, SANGA, MISIANI e BERSANI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 29 luglio 2005 l'assemblea degli obbligazionisti di Alitalia, con il voto determinante del Ministero dell'Economia e delle Finanze, ha approvato la proroga dell'originario termine di scadenza del prestito obbligazionario dal 22 luglio 2007 al 22 luglio 2010;
a fronte dell'ammissione di Alitalia Linee Aeree S.p.A. alla procedura di amministrazione straordinaria, intervenuta successivamente alla data di scadenza originaria del prestito obbligazionario, gli obbligazionisti rischiano di non ottenere il rimborso del capitale investito per la sottoscrizione delle obbligazioni in quanto si trovano a concorrere, unitamente a numerosi altri creditori, su un attivo che, sulla base delle stime attuali, rischia di palesarsi notevolmente inferiore all'ammontare del proprio credito;
l'articolo 3, comma 2, del decreto legge n. 134 del 2008 ha ammesso gli obbligazionisti Alitalia ai benefici del fondo di garanzia istituito nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, rinviando tuttavia ad apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri la definizione delle condizioni e delle altre modalità per l'accesso all'indennizzo;
la mancata adozione ad oggi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri lascia gli obbligazionisti Alitalia in una situazione di completa incertezza riguardo alla sorte del proprio investimento

ed alla possibilità, tramite il ricorso al fondo di garanzia, di ottenere il rimborso integrale delle obbligazioni sottoscritte;
le responsabilità per eventuali danni che gli obbligazionisti si troverebbero a patire all'esito della procedura sarebbe certamente imputabile anche al Ministero dell'economia e delle finanze, nella misura in cui lo stesso, nella duplice veste di socio di controllo ed obbligazionista «maggioritario» di Alitalia, e dunque in palese conflitto di interessi, ha potuto sostanzialmente «imporre» la proroga della scadenza del prestito, prescindendo dall'eventuale volontà contraria degli ulteriori obbligazionisti, il cui voto si è rivelato ovviamente ininfluente ai fini dell'esito del procedimento assembleare;
le suddette responsabilità a carico del Ministero si stagliano ancora più nitide là dove si consideri che proprio la partecipazione maggioritaria del Ministero dell'economia e delle finanze al capitale di Alitalia è stata un elemento dirimente nell'indurre gli obbligazionisti ad investire i propri capitali nella società, nella misura in cui li ha indotti a fare affidamento sull'implicita «garanzia» dell'investimento derivante dalla forte presenza dello Stato nella compagine sociale;
attesa la richiamata posizione di responsabilità del Ministero dell'economia e delle finanze in merito ai potenziali danni che il fallimento di Alitalia potrebbe arrecare agli obbligazionisti, il Ministero medesimo dovrebbe assumere ogni iniziativa finalizzata ad evitare - o quantomeno ad alleviare - i suddetti danni, ivi inclusa la rinuncia al credito che esso vanta nei confronti della società in qualità di obbligazionista -:
quale sia la consistenza attuale del fondo di garanzia;
se vi sia la volontà di destinare integralmente, sino a concorrenza del valore nominale del prestito obbligazionario, le risorse del fondo di garanzia al fine del soddisfacimento delle pretese creditorie dei piccoli obbligazionisti Alitalia;
se, come auspicabile, gli azionisti Alitalia saranno postergati rispetto agli obbligazionisti ai fini dell'utilizzo delle risorse del fondo medesimo;
quali iniziative il Ministero dell'economia e delle finanze intenda adottare a tutela dei piccoli obbligazionisti Alitalia, anche tenuto conto della propria responsabilità per eventuali danni a carico degli stessi, nell'ipotesi in cui il ricorso al fondo di garanzia, per incapienza dello stesso o per volontà del decreto attuativo, non sia idoneo ad assicurare il soddisfacimento integrale dei diritti di rimborso del prestito;
in particolare, se intenda chiarire se, nella richiamata ipotesi in cui il ricorso al fondo di garanzia, per incapienza dello stesso o per volontà del decreto attuativo, non sia idoneo ad assicurare il soddisfacimento integrale dei diritti di rimborso del prestito, il Ministero intenda rinunciare al credito relativo alle obbligazioni Alitalia da esso possedute;
da ultimo, attesa l'indubbia ombra che la vicenda in oggetto potrebbe gettare sulla reputazione dello Stato in qualità di azionista ed obbligazionista di rilevanti società quotate, se intenda chiarire quali iniziative concrete si intendano attuare nel caso di specie al fine di salvaguardare la fiducia del pubblico dei risparmiatori nella massima istituzione rappresentativa della collettività.
(5-00737)

Interrogazioni a risposta scritta:

RAISI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Islanda vive in questi mesi una gravissima crisi economico finanziaria, che vede lo stesso Stato sull'orlo del default, a causa del default tecnico delle principali banche locali e nazionalizzate dallo Stato;
vi sarebbero circa 100.000 investitori italiani in possesso - non solo di bond

islandesi - ma anche di index linked emesse da banche islandesi e legate alla solvibilità delle stesse;
le perdite per i risparmiatori italiani potrebbero essere più rilevanti di quelle provocate dal dissesto della banca d'affari americana Lehman Brothers -:
se sia a conoscenza della situazione sopra descritta, se non sia il caso di svolgere accertamenti per quanto di competenza.
(4-01811)

LARATTA, GRASSI, MIGLIOLI, CESARE MARINI, FARINONE, CODURELLI, BERRETTA, BOCCUZZI, MISITI, LOVELLI, META, CALVISI, CAPODICASA, CAPANO e BENAMATI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in merito alla detrazione del 55 per cento sul risparmio energetico, si prevede l'obbligatorio assenso delle Entrate per la concessione del bonus per gli anni dal 2008 al 2010, da richiedere tramite comunicazione telematica;
i fondi previsti per tale detrazione sono 82,7 milioni di euro per il 2oo8; 185,9 milioni per il 2009 e 314,8 milioni per il 2010, oltre i quali non saranno accolte le domande;
poiché la detrazione si può godere in rate da 3 a 10 anni, è dubbio se i tetti massimi di spesa degli anni dal 2008 al 2010 siano riferiti alle rate di detrazione che lo Stato dovrà concedere in tali anni, oppure all'ammontare complessivo della detrazioni che saranno richieste nei tre anni in oggetto;
è facile prevedere che almeno 9 su 10 tra i cittadini e le imprese che hanno sostenuto nel 2008 ingenti spese di risparmio energetico, anche perché motivati dalla certezza di godere della detrazione, dovrà accontentarsi (come prevede appunto il decreto legge) della ben più limitata detrazione sul recupero del 36 per cento, anziché della più consistente detrazione del 55 per cento, su un tetto di spesa molto ridotto: 48 mila euro, anziché su una cifra variabile da un minimo di 54.545 euro a un massimo di 181.818 euro a seconda del tipo dei lavori eseguiti;
infatti nel solo nel 2007, sono state richieste detrazioni per 825 milioni di euro, contro gli 82,7 milioni di euro disponibili per il 2008 (anno in cui le domande per il bonus sono state sicuramente in crescita rispetto a quello precedente);
poiché pare che l'istanza telematica di detrazione alle Entrate si presenti solo dopo aver affrontato le relative spese, e non prima di affrontarle (altrimenti il meccanismo di controllo sull'entità della copertura della spesa perderebbe senso), in molti rinunceranno a partire da dicembre 2008 -:
se sia consapevole che tutto ciò provocherà un vero e proprio fermo alle opere di riqualificazione energetica degli edifici, visto che i lavori andranno eseguiti con la consapevolezza che l'unica detrazione certa rimane quella del 36 per cento fino a 48 mila euro di spesa;
se sia consapevole che la retroattività risulta dannosa per cittadini e imprese e di sicuro immorale perché reca danni gravissimi a decine di migliaia di famiglie italiane che si erano mosse facendo investimenti e sostenendo spese consistenti nel rispetto di una norma che poi é stata a loro danno modificata;
cosa intenda, infine, fare l'Esecutivo per ripristinare tutte le risorse finanziarie e le condizioni precedenti al suddetto decreto che avevano creato un clima favorevole per le imprese, i cittadini e tutte quelle famiglie che avevano iniziato immediatamente ad investire in opere di risparmio energetico per loro abitazioni e ora si sentono traditi e presi in giro dal Governo.
(4-01814)

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
è giunta notizia del fatto che la Procura della Repubblica di Salerno ha emesso ed eseguito alcuni provvedimenti di perquisizione e sequestro nei confronti di Magistrati del Distretto della Corte d'Appello di Catanzaro;
in particolare, risulta agli interpellanti, che i provvedimenti de quibus hanno raggiunto il Procuratore Generale, Dr. Vincenzo Iannelli, i suoi Sostituti, Dott.ri Alfredo Garbati e Domenico De Lorenzo, il Dr. Salvatore Murone, Procuratore aggiunto ed il Dr. Salvatore Curcio, sostituto delegato alla prosecuzione del procedimento denominato Poseidone dopo l'esautorazione del Dr. Luigi De Magistris, originario assegnatario, allontanato da Catanzaro con provvedimento definitivo del Consiglio Superiore della Magistratura in ragione di una serie di illeciti, con ipotesi anche di rilevanza penale, consumati nell'esercizio della sua attività inquirente;
i magistrati salernitani ipotizzano una serie di condotte poste in essere dai magistrati di Catanzaro in violazione di legge ed in attuazione di un vero e proprio «complotto» ordito ai danni del De Magistris al fine di allontanare il magistrato dalla gestione di delicate indagini;
il provvedimento di perquisizione e sequestro, che agli interpellanti appare non sorretto in sostanza da alcuna reale motivazione, appare tenderealla delegittimazione dell'operato della Procura Generale di Catanzaro che dopo le contestazioni operate nei confronti del Dr. De Magistris anche dopo il coinvolgimento dell'allora Presidente del consiglio dei Ministri Romano Prodi e dell'allora Ministro della Giustizia Mastella, entrambi successivamente riconosciuti estranei ai fatti - aveva avuto il coraggio di operare un'avocazione delle indagini, confortata ex post secondo gli interpellanti, dalla decisione del CSM che aveva verificato l'incompatibilità ambientale dell'inquirente, attesa la pendenza di un contestuale procedimento disciplinare, a carico del predetto De Magistris, proprio in dipendenza di riscontrate anomalie nella gestione delle posizioni procedimentali dei due politici ricordati;
nella sostanza, non può non sorgere il dubbio, secondo gli interpellanti, che l'effetto di un provvedimento di perquisizione di tal genere, peraltro di ben 1500 pagine, risulti essere quello della indiscriminata delegittimazione dell'intera magistratura catanzarese e, soprattutto del Consiglio Superiore della Magistratura e dell'Ispettorato Generale del Ministero della Giustizia al fine, mal celato, di attrarre tutte le indagini condotte dal De Magistris alla competenza di Salerno;
il fatto appare inaccettabile e profila uno scontro senza precedenti tra magistrati di diversi distretti con gravissimo turbamento del sereno svolgimento del «Servizio Giustizia» e con grave compromissione dell'affidabilità complessiva dell'ordine magistratuale -:
se corrispondono al vero le gravissime circostanze sopra richiamate e quali iniziative, nell'ambito della sua competenza, intenda assumere con urgenza al fine di recuperare il prestigio, il decoro e la credibilità di una magistratura, ad avviso degli interpellanti, sempre meno affidabile.
(2-00245)
«Laboccetta, Cicchitto, Papa, Ventucci, Lehner, Calderisi, Formichella, Mario Pepe (PdL), Iapicca, Taglialatela, Brigandì, Goisis».

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VELO e NANNICINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come noto, il vigente articolo 117, del codice della strada, così come modificato dal decreto legge 3 agosto 2007, n. 117, prevede per i neo titolari di patente di guida di categoria B, il divieto di guida, per il primo anno dal rilascio, di autoveicoli aventi una potenza specifica, riferita alla tara, superiore a 50 kw/t;
originariamente, tale disposizione avrebbe dovuto trovare applicazione a far data al centottantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore del decreto n. 117 del 2007, e, pertanto, a decorrere dal 30 gennaio 2008. Successivamente con l'articolo 22 del decreto legge n. 248 del 2007, l'applicazione della normativa è stata prorogata al 1o luglio 2008 e ulteriormente prorogata dall'articolo 4, comma 4, del decreto legge n. 97 del 2008, al 1o gennaio 2009;
gli interventi di rinvio sono stati originati dalle numerose problematiche e obiezioni emerse, sin dai primi giorni successivi all'adozione della richiamata disposizione, in ragione delle incongruenze che si sarebbero venute a determinare, escludendo la possibilità di guida della maggior parte delle nuove vetture di piccola cilindrata e autorizzando, invece, la guida di veicoli di grande potenza e ingombro;
tale aspetto, insieme a molte altre questioni, è stato oggetto di riformulazione nella scorsa legislatura, con il disegno di legge atto Camera n. 2480, e riproposto dal gruppo del Partito Democratico, in questa legislatura, con le opportune modifiche. Tale progetto di legge ha iniziato il suo iter alla Camera dei deputati, ma certamente non potrà divenire legge entro il richiamato termine del 1o gennaio 2009 -:
quali iniziative urgenti il Governo intenda di assumere al fine di escludere l'entrata in vigore della richiamata disposizione, senza le opportune riformulazioni che consentano di eliminare le evidenziate incongruenze.
(5-00734)

MOFFA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
allo stato, perdura una situazione a dir poco paradossale riguardante il sostanziale fermo dei lavori di dragaggio nel porto di Gaeta, a causa del ritardo delle autorità regionali nell'attuare le procedure di delocalizzazione degli impianti di acquicoltura presenti;
tutto ciò in difformità dalle intese e dagli accordi sottoscritti fin dal 2004 dall'autorità portuale di Civitavecchia, Fiumicino, Gaeta, nell'ambito del potenziamento delle strutture portuali di Gaeta, di concerto con la regione Lazio, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, gli enti locali interessati e le associazioni di categoria, accettazione da parte dei titolari di concessione per la coltivazione dei mitili di spostare gli impianti al largo della rada di Gaeta (a circa 1.000 metri dalla costa);
tale ritardo dei lavori nel porto, oltre a determinare un enorme danno alle imprese che operano nel settore dell'acquicoltura, incide negativamente su tutte le attività portuali, nel mentre stanno andando in esecuzione penali contrattuali di non trascurabile portata a favore dell'impresa appaltatrice -:
di quali elementi disponga il Ministro in riferimento alla vicenda descritta in premessa, quali accertamenti intenda disporre e quali iniziative intenda assumere per rimuovere una situazione che rischia di provocare ulteriori enormi danni all'erario e agli operatori economici.
(5-00740)

Interrogazioni a risposta scritta:

ROSATO, STRIZZOLO, MARAN e MONAI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nella procedura scelta di salvataggio dal rischio di fallimento della compagnia aerea Alitalia che è stata ispirata e sostenuta dal Governo, la società AirOne riveste un ruolo di estremo rilievo, quale partner industriale oltre che socio finanziario, condizionando tutta l'intera operazione, a partire dalla gestione degli esuberi a quello degli aerei da acquisire;
la transizione dalla vecchia Alitalia alla CAI è stata resa possibile grazie all'utilizzo di risorse pubbliche, come peraltro riconosciuto anche dalla Commissione europea, che ha considerato come aiuto di Stato, incompatibile con il mercato, il prestito-ponte di 300 milioni di euro di cui ha beneficiato Alitalia, ma soprattutto ingenti risorse pubbliche saranno necessarie per far fronte ai debiti della cosiddetta bad company;
già da settimane i viaggiatori italiani e stranieri continuano a subire danni a causa delle cancellazioni o dei ritardi dei voli Alitalia, situazione che stà suscitando grande preoccupazione anche per la programmazione delle prossime festività di fine anno;
uno degli effetti delle numerosissime cancellazioni dei voli Alitalia sta negli altissimi aumenti delle tariffe praticate da AirOne, che si trova nella condizione di trarre, quale socio della CAI, un doppio vantaggio economico annullando di fatto la concorrenza;
l'evidenza di questa situazione si può ricavare anche in base a quanto espresso dal consiglio di amministrazione dell'Enac, il quale se da un lato «raccomanda a tutti gli operatori aerei, in questa particolare fase di transizione, di garantire la continuità del servizio pubblico», dall'altro soprattutto raccomanda «di adottare pratiche commerciali rispettose delle esigenze di mobilità dei cittadini»;
gravi sono i riflessi di questo stato di cose sugli utenti del servizio di trasporto aereo nel Friuli-Venezia Giulia, che non solo hanno visto drasticamente ridotti i collegamenti tra l'aeroporto di Ronchi dei Legionari e quello di Roma Fiumicino, sicuramente la rotta più importante e trafficata della regione, ma sono anche costretti a subire l'impennata delle tariffe praticate da AirOne, anche triplicate nel giro di poche settimane -:
se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con tutto l'Esecutivo, intenda porre in atto un'opera di moral suasion, simile a quella che pure ha utilizzato e sta tuttora utilizzando nell'operazione CAI, intesa a mantenere accessibili le tariffe di servizi che, per quanto resi da società private, sono tuttavia di pubblico interesse;
in che modo il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con gli strumenti a sua disposizione, intenda consentire l'ingresso anche di altre compagnie aeree che ne facessero richiesta nell'operatività sulla tratta Trieste-Roma, in modo da salvaguardare le basilari regole della concorrenza che vigono in un'economia di mercato e conseguentemente abbattendo le tariffe a vantaggio dei cittadini utenti.
(4-01813)

POLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Gruppo Ferrovie dello Stato, società per azioni a capitale statale, non può perseguire una strategia imprenditoriale che abbia come unica finalità il profitto, allorché essa percepisce ingenti contributi pubblici ed è tenuta a garantire il servizio universale di base;
potendosi rivolgere alle esigenze quotidiane di pendolari, studenti e lavoratori, il trasporto ferroviario rappresenta una alternativa fondamentale per la riduzione dell'utilizzo dei mezzi privati con tutti gli evidenti benefici in termini di riduzione

della congestione del traffico automobilistico e delle relative emissioni inquinanti;
l'attuale orario delle Ferrovie dello Stato predisposto dall'azienda Trenitalia del gruppo Ferrovie dello Stato s.p.a. penaliazza lo scalo ferroviario di Arezzo privandola di numerosi collegamenti ad alta velocità, indispensabili per una moderna ed efficiente mobilità;
la penalizzazione del mancato servizio viene aggravata dalle condizioni contrattuali recentemente introdotte, che costringono ad abbonamenti «bidirezionali» per collegamenti realmente percorribili solo all'andata o solo al ritorno;
l'inefficienza del servizio offerto dell'Azienda per la tratta in questione non ha prodotto solo la conseguente diminuzione degli utenti ma anche un evidente progressivo abbandono della stazione stessa il cui pessimo stato generale appare indegno di una città capoluogo di provincia -:
se non ritenga di sollecitare l'azienda Trenitalia del gruppo Ferrovie dello Stato s.p.a. al fine di ripristinare e tutelare il mantenimento di un maggior numero di collegamenti Intercity ed Eurostar da e per Arezzo in un orario realmente compatibile con le esigenze dei lavoratori pendolari;
se non ritenga di sollecitare l'azienda Trenitalia del gruppo Ferrovie dello Stato s.p.a. al fine di effettuare tutti quei lavori di manutenzione anche straordinaria che le stazioni di sua proprietà oggi necessitano.
(4-01816)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
le istituzioni accademiche italiane sono chiamate a superare il momento difficile che il sistema universitario si trova oggi a fronteggiare attraverso l'adozione di meccanismi e procedure che privilegino il merito e la produttività scientifica;
il Rettore dell'Università di Messina, Prof. Francesco Tomasello, è stato rinviato a giudizio per un presunto abuso di ufficio e per una asserita attività di interferenza in un concorso;
pur senza volere in alcun modo interferire con il regolare svolgimento del procedimento penale, ma riponendo anzi piena fiducia nel ruolo della magistratura, si rileva che le accuse poste al Rettore Tomasello sono costituite dalle dichiarazioni rese dal Prof. Giuseppe Cucinotta, Ordinario di Clinica Chirurgica Veterinaria;
in data 24 novembre 2008 lo stesso rettore dell'università di Messina ha inoltrato richiesta di ispezione ministeriale con oggetto le attività amministrative e contabili nonché i comportamenti istituzionali relativamente al decennio 1998-2008;
da alcuni organi di stampa è stata data la notizia che il Prof. Giuseppe Cucinotta è stato condannato a 40 giorni di reclusione - pena poi riconvertita in un milione di lire di multa - dalla Corte d'Appello di Messina per: aver tenuto in uno stato di assoggettazione fisica e psichica la ex moglie e assunto in ambito familiare un comportamento amorale e violento;
nelle due ultime puntate di Domenica In - L'Arena su Rai Uno, il conduttore Massimo Giletti ha dedicato ampio spazio alla vicenda dell'Ateneo di Messina e ha dichiarato apertamente il suo appoggio e quello della redazione nei confronti di due docenti della Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università di Messina, specificatamente i Proff. Giuseppe Cucinotta e Antonia Minniti, che hanno denunciato fatti attualmente al vaglio dell'Autorità Giudiziaria;
fonti di stampa hanno divulgato comunicati di studenti i quali lamentano: «Ancora una volta all'Arena di Giletti

l'informazione pubblica è stata stravolta. Molte delle interviste rilasciate ai giornalisti della Rai sono state infatti modificate stravolgendo il senso delle affermazioni degli studenti e soprattutto dei rappresentanti degli studenti, che si sono sentiti offesi per il trattamento ricevuto. Dalle interviste si evince la malafede del conduttore, che senza mezzi termini ha usato le nostre dichiarazioni per poter presentare ai telespettatori una informazione falsa e subdola. Gli studenti chiedono che le loro interviste vengano pubblicate per intero, per ribadire il diritto di informazione giornalistica»;
la Prof.ssa Antonia Minniti e il Prof. Giuseppe Cucinotta hanno tenuto un comportamento intimidatorio nel corso di una seduta di Consiglio di Facoltà nella quale si era deliberato il bando di n. 2 posti di ricercatore e che gli stessi, insieme ad altri cinque docenti, hanno presentato istanza di sospensiva della suddetta deliberazione poi rigettata dal TAR di Catania;
il Dott. Francesco Feliciotto, figlio della Prof.ssa Antonia Minniti, associato di Ispezione degli Alimenti, e la moglie di quest'ultima, Dott.ssa Francesca Parasiliti, svolgono attività di ricerca nel Dipartimento di Scienze Sperimentali e Biotecnologie Applicate in collaborazione con il Prof. Giuseppe Cucinotta;
sulla base di una ricerca bibliometrica, il Prof. Giuseppe Cucinotta e la Prof.ssa Antonia Minniti hanno pubblicato dal 1985 ad oggi solo n. 2 lavori ciascuno censiti su PubMed con un impact factor complessivo pari a 0 -:
quali siano gli intendimenti del Governo con riguardo alla già richiesta ispezione ministeriale per il periodo 1998-2008, anche al fine di tutelare l'immagine dell'Ateneo;
se non si ritenga opportuno prendere tutti i provvedimenti utili a garanzia del prestigio dell'Università di Messina, a tutela del valore del titolo di studio che i suoi studenti si apprestano a conseguire e a supporto dell'attività didattica e di ricerca che centinaia di docenti svolgono con impegno e dedizione al suo interno.
(2-00244)
«Stagno d'Alcontres, Torrisi, Garofalo, Naro, Germanà, Grimaldi, Antonino Foti, Vincenzo Antonio Fontana, Di Biagio, Versace, Vignali, Gibiino, Brigandì, Fallica, Giudice».

Interrogazione a risposta in Commissione:

CENTEMERO. - AI Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale n. 82 del 2008 definisce le linee guida di attuazione del decreto 29 novembre 2007, n. 263 «Disciplina delle modalità procedimentali per l'inclusione ed il mantenimento nell'elenco regionale delle scuole non paritarie»;
il decreto ministeriale n. 83 del 2008 definisce le linee guida di attuazione del decreto 29 novembre 2007, n. 267 «Disciplina delle modalità procedimentali per il riconoscimento della parità scolastica e per il suo mantenimento»;
il decreto ministeriale n. 84 del 2008 definisce le linee guida applicative del decreto del Presidente della Repubblica 9 gennaio 2008, n. 23 «Regolamento recante norme in materia di convenzioni con le scuole primarie paritarie»;
le scuole italiane all'estero a cui è riconosciuta la parità, che fanno capo al ministero degli affari esteri, si attengono alla normativa in vigore per le istituzioni scolastiche paritarie italiane -:
se ed in che modo le disposizioni dei predetti decreti ministeriali n. 82, 83, 84 saranno recepite ed attuate nelle scuole italiane all'estero a cui è riconosciuta la parità scolastica.
(5-00736)

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

LENZI e MOTTA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Sensibilità Chimica Multipla (MCS) è una patologia che si sviluppa in seguito ad un'esposizione acuta o cronica a sostanze tossiche (profumi, prodotti per l'igiene personale, detersivi, deodoranti ambientali, ammorbidenti, insetticidi, erbicidi, solventi, smog e fumi industriali, sgasamento delle materie plastiche, farmaci, eccetera) che producono una sensibilizzazione a più sostanze chimiche;
all'inizio i sintomi quali rinite, asma, dermatite, mal di testa, irregolarità cardiocircolatoria, disturbi digestivi, stanchezza cronica, dolori articolari e muscolari, disturbi uditivi e della vista, compaiono a seguito della esposizione e scompaiono evitando le stesse. Con il progredire della malattia i sintomi si cronicizzano con uno stato infiammatorio generale che produce un danno organico irreversibile (ictus, infarto, cancro, patologie autoimmunitarie, Sclerosi Multipla, artrite reumatoide, Parkinson, eccetera);
l'ipotesi più accreditata della causa della MCS è una ridotta capacità di metabolizzazione delle sostanze xenobiotiche a causa di una carenza genetica o della rottura dei meccanismi enzimatici di metabolizzazione a seguito della esposizione tossica;
tra la fine del 2004 e l'inizio del 2005 tre regioni hanno riconosciuto la MCS come patologia rara: Toscana, Emilia Romagna, Abruzzo. Nel 2006 anche la regione Lazio ha compiuto questo riconoscimento, rinnovandolo nell'articolo 50 della legge finanziaria del 2007;
negli ultimi anni diversi malati con MCS di grave entità hanno ottenuto l'invalidità al 100 per cento, il riconoscimento della Legge 104 e, in un caso, anche l'accompagno. Molti altri hanno ottenuto dalla ASL, il rimborso delle cure all'estero per patologia residuale o la fornitura di ausili terapeutici come purificatori dell'aria, mascherine ai carboni, umidificatori dell'ossigeno in vetro dell'AEHF, eccetera;
è evidente che nei casi più gravi è impossibile per il malato utilizzare un normale mezzo di trasporto e mai i mezzi pubblici;
l'articolo 1 della legge 97 del 9 aprile 1986 recante «Disposizioni per l'assoggettamento all'imposta sul valore aggiunto con aliquota ridotta dei veicoli adattati ad invalidi» prevede l'aliquota IVA agevolata al 4 per cento per le cessioni o importazioni di veicoli adattati a soggetti invalidi a causa di ridotte o impedite capacità motorie permanenti;
alcuni malati hanno provveduto a allestire un veicolo speciale con materiali atossici e sistema di purificazione dell'aria, perché le automobili cosiddette «normali», a causa delle plastiche dei tessuti di origine petrolchimica, producono una grande quantità di composti organici volatili nocivi;
la Direzione Regionale del Lazio dell'Agenzia delle Entrate, rispondendo ad interpello in data 6 novembre 2008 n. prot. 954-159388/2008, ha rifiutato il riconoscimento delle agevolazioni, pur in presenza di certificazione Asl sia di invalidità che di parificazione della invalidità da MSC a permanente riduzione di capacità motoria -:
se non si debba intendere per ridotta mobilità l'impossibilità di adoperare mezzi di trasporto pubblici o privati non adeguatamente adattati alla specifica invalidità;
se non si debba intervenire nei confronti dell'Agenzia delle Entrate per una interpretazione più moderna e legata agli effettivi impedimenti alla mobilità.
(5-00730)

MIGLIOLI e BRANDOLINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Inpdap ha ripetutamente disconosciuto il diritto al riscatto del periodo di studi per il conseguimento degli attestati per l'esercizio professionale conseguiti sotto la vigenza della legge 4 agosto 1965, n. 1103;
la normativa attualmente vigente in materia di riscatto degli anni di studio (legge n. 274 del 1991, articolo 8) appare irragionevolmente discriminatoria laddove ammette al riscatto i periodi corrispondenti alla durata legale dei corsi di formazione professionale solamente se seguiti dopo il conseguimento del titolo di studio di istruzione secondaria superiore, e ciò attesa la differenziazione di trattamento esistente rispetto ad altre categorie professionali;
tale irragiovevole disparità di trattamento appare evidente per i tecnici sanitari di radiologia medica (TSRM) rispetto ad altra categoria professionale, pur operante nel medesimo campo dell'attività sanitaria, qual è quella delle infermiere professionali munite del diploma rilasciato da scuola convitto, per le quali l'articolo 24 legge 22 novembre 1962, n. 1646, prevede la possibilità di riscattare anche il biennio corrispondente a corso di studio presso la scuola convitto, nonostante che per l'ammissione alle scuole-convitto il testo unico delle leggi sanitarie regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265, articolo 135) prescriva, come titolo di studio di base, la licenza di scuola media inferiore;
a seguito dell'intervento della Corte costituzionale, con sentenza 22 giugno-7 luglio 1988, n. 765, la medesima possibilità è stata estesa alle vigilatrici d'infanzia;
un'indagine sistematica dei dati normativi e giurisprudenziali a disposizione rende possibile addivenire alla conclusione della piena possibilità per il TSRM di riscattare gli anni di studio a prescindere dal possesso del titolo di istruzione secondaria;
la giurisprudenza della Corte dei conti - sulla scorta dei principi già enucleati dalla giurisprudenza della Corte costituzionale - ha provveduto a parificare la situazione sostanziale dei TSRM ai fini pensionistici, prevedendo il riscatto dei corsi di studio corrispondenti al diploma professionale prescritto per l'assunzione in carriera con la qualifica professionale richiesta, anche onde evitare discriminazioni con professioni che tale obbligo non richiedono: «la normativa recente e le stesse pronunzie della Corte costituzionale tendono ad adeguare la disciplina del riscatto del periodo di studi precedente l'immissione nei ruoli dell'ente locale di appartenenza, al più esteso e generale quadro della formazione professionale, ampliando la portata dell'articolo 69 del regio decreto n. 680 del 1938, che circoscriveva tale possibilità alla sola laurea o titolo equipollente; di conseguenza, va riconosciuto il diritto a riscatto del periodo di studi per il conseguimento del diploma di tecnico di radiologia medica, necessario per l'accesso al rispettivo ruolo organico dell'ente ospedaliero» (Corte dei conti Sez. Giur. Reg. Lombardia, sentenza n. 24 del 10 gennaio 1996, Galliani C. Ministero del Tesoro p.d. 407180);
il decreto legislativo 30 aprile 1997, n. 184, in attuazione della delega conferita dall'articolo 1, comma 39 della legge 8 agosto 1995, n. 335, in materia di ricongiunzione, di riscatto e di prosecuzione volontaria ai fini pensionistici, all'articolo 2 comma 2 espressamente prevede: «sono riscattabili, tutto o in parte, a domanda dell'assicurato, (...), i periodi corrispondenti alla durata dei corsi legali di studio universitario a seguito dei quali siano stati conseguiti i diplomi previsti dall'articolo 1 della legge 19 novembre 1990, n. 341»; ebbene, il detto articolo 1 della legge novembre 1990, n. 341, cui si fa rinvio, a sua volta annovera, tra i titoli universitari, anche i diplomi universitari;
con il decreto ministeriale 27 luglio 2000 - recante disposizioni in merito alla «Equipollenza di diplomi e di a estati al diploma universitario di tecnico sanitario

di radiologia medica, ai fini dell'esercizio, professionale e dell'accesso alla formazione post-base» (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 16 agosto 2000, n. 190) - si è provveduto alla individuazione, come parimenti avvenuto per altre categorie professionali, dei titoli riconosciuti equipollenti, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, della legge n. 42 del 1999, al diploma universitario di tecnico sanitario di radiologia medica di cui al decreto 26 settembre 1994, n. 746 del Ministro della sanità: l'articolo 1 del decreto ministeriale 27 luglio 2000, espressamente, equipara i diplomi e gli attestati conseguiti in base alla normativa precedente, di cui alla legge n. 1103 del 1965, al diploma universitario di tecnico sanitario di radiologia medica di cui al vigente decreto 26 settembre 1994, n. 746;
dalla correlazione delle norme di cui al decreto legislativo n. 184 del 1997 e del decreto ministeriale 27 luglio 2000 si evince il diritto per il TSRM di riscattare gli anni di studio a prescindere dal periodo di frequenza della scuola di formazione professionale;
appare pertanto discriminatorio il differente trattamento riservato dal legislatore della legge n. 274 del 1991 per il riscatto dei periodi di studio necessariamente intrapresi per l'assunzione in servizio, rispetto a quanti è toccato in sorte di ricadere sotto la vigenza della legge n. 1103 del 1965 -:
quali iniziative intenda porre in essere per risolvere la problematica evidenziata ed evitare così il ricorso alle vie giudiziali.
(5-00732)

MANCUSO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 1o dicembre 2008 ricorre la giornata mondiale per la lotta all'AIDS;
il Parlamento europeo il 24 aprile 2007 ha adottato la risoluzione sulla lotta all'HIV/AIDS all'interno dell'UE e nei Paesi vicini per il triennio 2007-2009;
il rapporto EURO HIV 2005 dimostra che 215.510 persone sono state infettate da virus HIV nell'UE, nel periodo 1998/2005 e 646.142 persone sono state infettate complessivamente in tutta l'area europea;
il rapporto EURO HIV 2005 dimostra inoltre che un quarto di tutti i nuovi infettati risulta avere meno di 25 anni;
i rapporti EURO HIV e UNAIDS confermano che il numero di nuovi infetti da virus HIV continua a crescere tanto all'interno dell'UE, quanto nei Paesi vicini, e che in alcuni Paesi il numero stimato di persone infette sia almeno triplo rispetto al numero ufficiale;
una larga porzione di infezioni da virus HIV non vengono diagnosticate e molte di queste persone che non sanno di esser infette scopriranno di esserlo solo quando saranno afflitte dalle patologie correlate;
l'infettività del virus HIV cresce significativamente in presenza di malattie sessualmente trasmissibili (gonorrea, chlamydiosi, herpes virus e sifilide);
la sindrome A.I.D.S. è una malattia trasmissibile e perciò esiste il rischio di contagio da parte delle persone infette che non sanno ancora di esserlo;
il Consiglio e la Commissione europee hanno promosso una strategia contro l'infezione da virus HIV, che si basa sulla diagnosi precoce e sulle cure precoci;
nel prossimo mese di marzo 2009 si terrà a Roma il Summit HIV/AIDS 2009 -:
quali misure di monitoraggio e sorveglianza nei confronti dell'AIDS siano state attuate dal Governo del nostro Paese con particolare riguardo alle risorse economiche ed umane.
(5-00739)

Interrogazioni a risposta scritta:

MINASSO e RAISI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il toner utilizzato per le stampanti è una miscela composta da diverse sostanze;
allo stato delle conoscenze attuali due sostanze sono da considerare tossiche nel toner: il Nerofumo e lo Styrene. Lo Styrene può provocare malattie e tumori del sangue, come la leucemia; mentre il Nerofumo può provocare tumori alle vie urinarie e problemi polmonari;
i toner sono dotati di Schede di Sicurezza, che indicano la loro composizione. Ciononostante, tali schede hanno mancanze e/o anomalie, in quanto: (i) dovrebbero indicare lo spessore di tale polvere, dato che sono delle micropolveri, (ii) non viene riportato a una o più sostanze il codice CAS delle sostanze impiegate (il cod. CAS indica gli studi effettuati su tale sostanza e gli esperimenti condotti su animali da laboratorio, per verificare se sono cancerogeni); (iii) viene indicato che non è idrosolubile: è un aspetto delle sostanze contenenti carbone di non essere idrosolubile, ma anche di sostanze che contengono solventi; (iv) viene indicata un'incredibile tossicità orale, superiore a 5 grammi per ogni chilo di peso corporeo; (v) non viene data nessuna indicazione particolare;
inoltre i toner hanno un aspetto elettrostatico. Questo potere elettrostatico è dovuto all'aggiunta di una sostanza addittiva durante la preparazione del toner, quantità minima, da esentarne le aziende produttrici a segnalarne la presenza sulle schede di sicurezza;
alcuni documenti dell'OSHA (Occupational Safety and Health Administration USA) della fine degli anni '80 riportano la presenza di cromo esavalente nei toner (utilizzato come «agente di controllo delle cariche» o charge control agents), il cromo esavalente è ugualmente pericoloso, sia come caustico che come potente cancerogeno;
nel 2000 presso l'Università di Torino, alcuni studiosi avrebbero effettuato uno studio allergico provocato dai toner, da cui risulterebbe come il toner sia responsabile di produrre allergie sull'uomo, per mezzo di una sostanza chiamata quaternium-15 (un derivato dalla formaldeide), contenuto nei toner;
il quaternium-15 pare essere utilizzato come un conservante del toner stesso, per evitare la sua decomposizione nel tempo;
sempre a Torino, il CNR ha effettuato uno studio sul TNF (trinitrofluorenone), impiegato in alcuni toner di stampanti laser veloci;
sempre in Italia è stato fatto uno studio dall'ISPESL di Roma, sui danni derivanti dall'ozono emesso da queste apparecchiature di fotoriproduzione. L'ozono viene prodotto dai blocchetti corona, elementi dei fotocopiatori sottoposti ad elevate tensioni. È stata riscontrata una emissione elevata di ozono in grado di produrre problemi a livello polmonare, quando le macchine non vengono ciclicamente pulite e fatte operazioni di manutenzioni;
si è scoperto ultimamente come i nuovi apparecchi emettano delle particelle infinitesimali («nanoparticelle» che proprio per le loro dimensioni piccolissime, non sono trattenute già nel naso ma penetrano nelle vie respiratorie e si diffondono nel sangue e nei vari organi) di sostanze tossiche; vengono assorbite da chi, in uffici chiusi, si trova a lavorare per ore vicino a stampanti laser, fotocopiatrici e fax;
nel 1999, all'Università di Modena, si è scoperto che particelle inorganiche di dimensioni dal centomillesimo (10 micron) al miliardesimo di metro (1 nano), possono entrare nell'organismo attraverso inalazione ed ingestione e, trasportate dal sangue, finire in diversi organi dove restano

imprigionate e da dove possono innescare tutta una serie di malattie classificate finora come criptogeniche, cioè di origine ignota. La pericolosità è maggiore se le polveri sottili hanno un diametro inferiore a 2,5 micron, indicato anche con PM 2,5 (Materiale Particolato);
ultimamente poi si è constatato che in numerose fotocopiatrici viene utilizzato unitamente al toner il developer;
il developer è una miscela di sostanze metalliche magnetiche (carrier) con il toner stesso. Serve in pratica a trattenere il toner nel gruppo di sviluppo. Il toner viene per primo trasferito sul drum o tamburo tramite un processo elettrostatico e poi sulla carta. Esistono due specie di toner, quelli che hanno bisogno del developer, e quelli in cui il developer è integrato nel toner stesso. Nelle fotocopiatrici utilizzanti il developer, esso viene messo nella macchina all'installazione e poi sostituito dopo un numero programmato di copie o assieme al drum dopo la sua usura. I toner quindi si dividono in: Toner Bicomponenti: mancano nella loro composizione del carrier. Il carrier rimane sempre nella macchina e non viene trasferito sui fogli fotocopiati. (Ci sono pure le schede di sicurezza dei developer) e Toner Monocomponenti: nella sua composizione è inserito anche il carrier. A differenza del carrier delle macchine bicomponenti, è molto più sottile, viene quindi anche trasferito sul foglio fotocopiato. In questi toner la composizione chimica è integrata quindi di metalli, come nichel, tungsteno, solfati ferrosi, eccetera;
su alcuni developer di macchine utilizzanti tamburo o drum al selenio, equivalente a diverse marche di fotocopiatrici e modelli, sono riportati dei codici CAS che sulle schede relative di sicurezza mancavano;
sulla bottiglia è riportato il codice CAS del nickel monossido (1313-99-1) indicato come semplice ferrite. Alcune disposizioni obbligano tutti i preparati aventi il nickel monossido in concentrazione complessivamente superiore a 0,1 per cento ad etichettatura R45, R46, R49. Le etichettature indicano con 1. R45 che può essere cancerogeno, 2. R46 che può essere mutageno, 3. R49 che può produrre il cancro per inalazione;
anche ad altri developer, è riportato lo stesso codice CAS del nickel monossido ed indicato sempre come ferrite. Come già stato detto è stato sotto inchiesta il cromo esavalente in alcuni toner utilizzato appunto come controllore di cariche, c'è il dubbio che i tre composti siano dei derivati del cromo 6;
la prima sostanza 84179-66-8, risulta anche positiva al test di AMES (file pdf), tale test ha mostrato proprietà mutagene del composto su dei batteri;
dei developer equivalenti sostituiscono il codice 1313-99-1 e l'altro 1314-13-2 (inerente all'ossido di zinco) con un solo codice 12645-50-0 e con la dicitura: Nikel-Zinc-Ferrite-Powder;
questo composto (12645-50-0) è utilizzato anche in altre marche costruttrici, è senza dubbio un derivato del nickel in questione;
è stato usato in passato un olio particolare al silicone, utilizzato per pulire i rulli fusori delle fotocopiatrici;
ancora oggi diverse fotocopiatrici a colori utilizzano quest'olio e diverse apparecchiature hanno dei feltrini imbevuti di tale olio sempre con lo scopo di tener puliti i rulli fusori, per evitare inceppamenti della carta che si può facilmente attaccare ai rulli fusori sporchi. Alcune schede di sicurezza indicano l'olio siliconico come dimetilpolisiloxano, inoltre indicano anche la capacità di questa sostanza che a temperature superiori a 150o, libera formaldeide. I forni dei fotocopiatori utilizzano temperature anche superiori ai 150o, per far fondere il toner sul foglio della carta;
alcuni organismi di controllo della salute precisano che non è cancerogeno, tantomeno considerato sospetto;

la formaldeide comunque è riconosciuta cancerogena dalla IARC e dal NIOSH-USA, ed è in grado di produrre tumori delle cavità nasali e delle prime vie aeree. Anche sul dimetilpolisiloxano o dimetilsiloxano polimero e sugli oli siliconici in genere sono stati effettuati degli studi tossicologici. Alcuni hanno evidenziato la capacità su animali di produrre varie malattie;
alcuni tamburi moderni OPC (Organic-Photo-Conductor), utilizzano sovente il diossido di titanio, la IARC considera il diossido di titanio (cas 13463-67-7) un possibile cancerogeno per gli esseri umani (gruppo 2b), talché in relazione allo smaltimento dei drum come rifiuti, potendo contenere sostanze come derivati dello stilbene (cas 89114-90-9), questi rifiuti possono creare effetti negativi all'ambiente -:
se sia a conoscenza della situazione sopra descritta, se non sia il caso di verificare per quanto di competenza, quali interventi intenda adottare per verificare se siano state applicate correttamente le normative vigenti.
(4-01812)

ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
molti comuni della regione Basilicata, secondo la legge regionale, hanno stretto convenzioni con strutture private, laddove sprovvisti di canili;
numerosi, fra cui il Comune di Tramutola (Potenza), hanno affidato in custodia al Canile Privato Eco di Potenza cani, entrati in tale struttura sin dal 1996;
nel corso degli anni, però, allo scadere delle convenzioni, i vari Comuni hanno indetto bandi di gara, ponendo a base d'asta importi irrisori, che non possono assolutamente assicurare, le benché minime condizioni di benessere agli animali;
infatti in data 1o gennaio 2006, il Comune di Tramutola, che aveva «messo all'asta» 66 cani ospitati nel Canile Eco di Potenza, provvide al loro trasferimento presso il canile «Cicerale», situato nella regione Campania, che aveva avanzato un'offerta per 1,15 euro per ogni cane;
il Servizio Veterinario ha avallato questa operazione. Dal 1o gennaio 2006 ad oggi sono stati trasferiti al Canile Cicerale (Cilento-Salerno) circa 100 cani, prelevati dal territorio del Comune di Tramutola, oltre ai già citati 66 cani ospitati nel Canile Eco di Potenza;
in data 14 novembre 2008 il Comune di Tramutola ha indetto un nuovo bando per 35 cani;
il canile di Cicerale è da tempo al centro di polemiche e contestazioni a causa dell'alto tasso di mortalità degli animali «ospitati»: solo per quanto riguarda l'anno 2006, pare che siano entrati 2.756 cani, usciti morti 2.611 cani e sono stati affidati 124 cani;
sempre in base alla logica del massimo risparmio, del tutto aliena dalla finalità di benessere degli animali, così come stabilita nello spirito e nella norma della legge n. 281 del 1991 «Norme per la tutela degli animali d'affezione e per la prevenzione del randagismo», la Comunità Montana Alto Agri, con gara da espletare il prossimo 19 dicembre 2008 ha «messo all'asta 420 cani ospitati ormai da dieci anni nel Canile privato della Società Eco e da circa cinque anni nel canile di MP Pippo di Paterno;
entrambi i canili, continuamente sottoposti a soddisfacenti controlli dei Carabinieri-NAS, hanno da sempre assicurato il benessere animale e sono, ovviamente, possesso di tutti i requisiti di legge;
è inaccettabile, e contrario alle finalità della legge n. 281 del 1991 sopra citata, che cani ospitati in canile da anni, amati, curati affettuosamente, recuperati con tanti sacrifici nonostante le quotidiane difficoltà economiche, e che hanno ritrovato il loro equilibrio, debbano essere trattati come dei rifiuti, di cui sbarazzarsi

fuori regione, senza alcuna preoccupazione per il loro benessere psico-fisico;
il trasferimento traumatico di questi animali in una struttura tanto contestata come quella del canile Cicerale, di enormi dimensioni, per le conseguenze sugli animali può davvero configurare ipotesi di maltrattamento -:
se il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali non intenda adottare provvedimenti tempestivi, sia per quanto riguarda l'alto tasso di mortalità e le condizioni in cui versano gli animali del canile di Cicerale, sia per evitare il trasferimento forzoso degli animali posti all'asta dagli enti della regione Basilicata.
(4-01815)

DIVELLA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 567, della legge n. 266 del 2005 afferma: «Per i lavoratori marittimi assicurati presso l'Istituto di previdenza per il settore marittimo (IPSEMA), la sussistenza e la durata dell'esposizione all'amianto sono accertate e certificate dall'IPSEMA. Per i predetti lavoratori, restano valide le domande di certificazione già presentate all'INAIL, in ottemperanza al decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali 27 ottobre 2004, emanato in attuazione dell'articolo 47 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 295 del 17 dicembre 2004»;
l'IPSEMA ha ricevuto circa trentamila domande per il riconoscimento dell'esposizione all'amianto;
per ragioni di trasparenza l'IPSEMA ha provveduto ad informare dì ciò i marittimi con una apposita comunicazione individuale ed assegnazione di un numero di pratica univoco a ciascuna richiesta ai fini della successiva trattazione;
l'assolvimento di tale funzione è oggi regolata dal decreto ministeriale 27 ottobre 2004 che individua la documentazione da produrre a corredo della domanda ai fini dell'avvio dell'attività istruttoria;
l'IPSEMA, a seguito della legge n. 266 del 2005, ha segnalato la difficoltà di poter applicare al settore marittimo la disciplina del decreto ministeriale 27 ottobre 2004;
le attività lavorative elencate nel decreto ministeriale, infatti, non sono riconducibili al lavoro svolto a bordo delle navi, nonostante l'esposizione all'amianto sia stata altamente probabile, anche se ovviamente da accertare in relazione alle tecniche di costruzione largamente impiegate in passato nella cantieristica navale;
questa ed altre difficoltà sono note da tempo a tutti, al punto che nella passata legislatura il Parlamento aveva impegnato il Governo a trovare soluzioni specifiche;
a parere dell'interrogante è necessario e urgente che venga presto trovata una soluzione in considerazione del fatto che, in relazione ad aspetti similari per il settore della Marina Militare, sono già state presentate diverse proposte di legge che però dimenticano i lavoratori marittimi civili, parte dei quali, peraltro hanno anche lavorato su navi militari -:
se ritenga opportuna la possibilità di utilizzare l'estratto matricolare o la fotocopia del libretto di navigazione quale documento probante di esposizione all'amianto da parte del marittimo, ciò al fine di poter sbloccare la situazione e di poter finalmente dare una risposta concreta alle legittime attese dell'utenza marittima.
(4-01817)

DE POLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali è la fonte nazionale di finanziamento specifico degli interventi di assistenza alle persone e alle famiglie. Il Fondo Sociale va a finanziare un sistema

articolato di Piani sociali Regionali e Piani Sociali di zona che descrivono, per ciascun territorio, una rete integrata di servizi alla persona rivolti all'inclusione dei soggetti in difficoltà, o comunque all'innalzamento del livello di qualità della vita;
nella Finanziaria del 2008 gli stanziamenti previsti dal governo per il Fondo per le Politiche sociali ammontavano a 1582 milioni di euro mentre nel disegno di Legge della Finanziaria 2009 gli stanziamenti ammontano a 1311 milioni di euro;
anche altri settori delle politiche sociali hanno subito forti riduzioni rispetto alla Finanziaria dello scorso anno;
la differenza totale degli stanziamenti per le politiche sociali tra quanto previsto nella Finanziaria per il 2008 e quanto previsto nel Disegno di Legge Finanziaria 2009 è pari complessivamente a 560 milioni di euro;
a questo deve essere aggiunto l'importo di 100 milioni di euro che nella Finanziaria per il 2008 finanziavano il Fondo Nazionale per l'inclusione sociale degli immigrati e che viene azzerato nella Finanziaria per il 2009;
infine per quanto riguarda il Fondo per le Non Autosufficienze è già programmato in 400 milioni di euro per il 2009 mentre le regioni non hanno alcuna certezza sugli stanziamenti a partire dal 2010;
buona parte degli oneri finanziari per le risposte sociali sono a carico delle persone e delle famiglie, nei casi di cronicità e di lungo-assistenza ciò comporta il progressivo deterioramento dei patrimoni personali con la conseguente necessità di intervento economico da parte degli enti locali -:
se nell'attuazione del programma di governo è prevista la reintegrazione del Fondo Nazionale per le politiche sociali;
se verranno varati provvedimenti straordinari ed integrativi a tutela del Fondo per le non autosufficienze considerando anche che, a fronte della crisi finanziaria, molte famiglie rischiano di non poter più far fronte ai diversi oneri finanziari relativi ad un'assistenza qualificata.
(4-01818)

LIVIA TURCO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge 25 febbraio 1992, n. 210 e successive modificazioni ed integrazioni, prevede un riconoscimento economico a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazioni di emoderivati, che ne facciano richiesta;
il decreto legge n 159 del 1o ottobre 2007 recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale, convertito nella legge 29 novembre 2007, n. 222, all'articolo 33 prevede, per le transazioni da stipulare con soggetti talassemici, affetti da altre emoglobinopatie o affetti da anemie ereditarie, emofilici ed emotrasfusi occasionali danneggiati da trasfusione con sangue infetto o da somministrazione di emoderivati infetti e con soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie, che hanno instaurato azioni di risarcimento danni tuttora pendenti, uno stanziamento di 150 milioni di euro per l'anno 2007;
la legge finanziaria 2008, all'articolo 2, comma 361 autorizza «per le transazioni da stipulare con soggetti talassemici, affetti da altre emoglobinopatie o da anemie ereditarie, emofiliaci ed emotrasfusi occasionali danneggiati da trasfusione con sangue infetto o da somministrazione di emoderivati infetti e con soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie che abbiano instaurato azioni di risarcimento danni tuttora pendenti, una spesa di 180 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2008;
la legge finanziaria 2008, all'articolo 2 comma 362 prevede l'adozione di un decreto da parte del Ministro della salute di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze per la definizione dei criteri in base ai quali i soggetti titolati possano

accedere ai risarcimenti previsti, nonché al comma 363 l'estensione dell'indennizzo di cui all'articolo 1 della legge 29 ottobre 2005, n. 229 ai soggetti effetti da sindrome da talidomide, determinata dalla somministrazione dell'omonimo farmaco, nelle forme dell'amelia, dell'emimelia, della focomelia e della macromelia -:
quale sia lo stato dell'iter del decreto attuativo di cui al comma 362 della legge n. 244 del 2007 per la definizione dei criteri in base ai quali stipulare le transazioni con i soggetti talassemici, affetti da altre emoglobinopatie o da anemie ereditarie, emofiliaci ed emotrasfusi occasionali danneggiati da trasfusione con sangue infetto o da somministrazioni di emoderivati infetti e con soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie che abbiano instaurato azioni di risarcimento danni tuttora pendenti di cui al comma 361 della legge nonché nei confronti dei soggetti affetti da sindrome talidomide di cui al comma 363 della medesima legge e quanti siano in totale i soggetti titolari del risarcimento di cui ai commi 361, 362 e 363 della legge n. 244 del 2007 e per quali patologie;
quali tempi materiali si prevedono affinché l'iter di tali risarcimenti siano istruiti e definiti.
(4-01821)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

PATARINO, FRANZOSO, LO PRESTI, DIVELLA, CRISTALDI, MARINELLO, LEHNER, MOFFA, ANTONIO PEPE, DI VIRGILIO, DE CORATO, PALUMBO, PAGANO, VERSACE, PROIETTI COSIMI, LAMORTE, BIAVA, SCAPAGNINI, LISI, FORMICHELLA, FUCCI e ANGELA NAPOLI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la pesantissima crisi dell'agricoltura italiana ha superato ormai i limiti di guardia determinando in tutti gli operatori uno stato di angoscia, se non proprio di disperazione, per il presente e il futuro di un comparto dal quale dipende gran parte del reddito di vaste aree geografiche, in particolar modo del mezzogiorno;
i prodotti ortofrutticoli, anche per l'anno 2008, hanno registrato una pesante riduzione nei consumi e un calo dei prezzi ai produttori, tali da non garantire nemmeno il costo di produzione;
i prezzi praticati al consumatore, al contrario, diventano anno dopo anno, ingiustificatamente sempre più alti;
tutti i prodotti dell'agricoltura italiana, oltre a subire la crisi di mercato devono fare i conti con una pesantissima concorrenza dovuta alla invasione di prodotti provenienti da Paesi terzi e dagli stessi Paesi europei come la Spagna, la Grecia, il Portogallo, eccetera, in cui i costi di produzione sono molto più bassi rispetto a quelli italiani;
sorte particolarmente avversa sta toccando in queste settimane alla produzione delle olive, dell'olio e degli agrumi (specialmente delle clementine);
l'olivicoltura italiana (soprattutto quella pugliese, famosa nel mondo per la qualità del suo olio extra vergine) è costretta a scontrarsi con una delle più difficili congiunture degli ultimi decenni, sia per eventi naturali che per condizioni di mercato. Gli olivicoltori della provincia di Bari con proprio documento, inviato in data 12 novembre 2008 ai rappresentanti delle più alte cariche istituzionali nazionali e regionali, ai parlamentari, al Prefetto e al Questore di Bari, hanno denunciato la gravità della situazione chiedendo adeguate e tempestive iniziative a sostegno del settore;
il clementino, che trova la più alta specializzazione e la migliore qualità lungo tutto l'arco jonico: le primizie in Calabria (nella zona di Rossano-Corigliano Calabro) e le tardive in Puglia (nella zona di Palagiano-Massafra IGP la clementine del «Golfo di Taranto»), pur avendo qualità

organolettiche superiori, tanto da riscuotere il maggiore gradimento del consumatore, corre il rischio di essere preferito da quello spagnolo, importato in condizioni «rinfusa» e spacciato come quello jonico, dopo essere stato confezionato ed etichettato come prodotto di produzione di origine italiana;
secondo una indagine Ismea la produzione di arance per la campagna 2008/09 si attesterà su livelli inferiori a quelli raggiunti nelle ultime tre campagne. Il raccolto, stimato intorno a 1,7 milioni di tonnellate accusa infatti una perdita del 29 per cento rispetto al triennio 2005-2007 e del 33 per cento rispetto all'anno 2007;
la flessione produttiva (Calabria -38 per cento; Puglia e Sicilia -35 per cento) è da imputare ai problemi causati dalle gelate primaverili del 2008 in molte aree particolarmente vocate alla produzione agrumicola (Piana di Catania, Piana di Gioia Tauro, Piana di Sibari e Golfo di Taranto). Tuttavia, nonostante questa oggettiva flessione di resa e produzione di arance e clementine, sui mercati tradizionali e GDO si registra un aumento dell'offerta di prodotti, indicati come italiani. Tutto ciò è determinato da una attività illecita messa in atto da alcuni operatori italiani che importano prodotti da paesi terzi per immetterli sui mercati nazionali ed europei spacciandoli per produzione italiana, trasgredendo i principi della normativa comunitaria e nazionale in materia di identificazione e tracciabilità dei prodotti -:
se non ritengano di intervenire con la massima urgenza per mettere in atto tutte le iniziative necessarie, partendo innanzitutto dall'attuazione di serrati e severi controlli su tutto il territorio nazionale per: a) difendere la specificità delle produzioni italiane; b) impedire l'immissione sul mercato di prodotti di bassissima qualità e dubbia provenienza, contrabbandati come prodotti italiani; c) facilitare il consumatore nel riconoscere l'origine di produzione del prodotto, magari imponendo l'obbligo di riportare in etichetta o sull'imballaggio di confezionamento, oltre alla dicitura del Paese di origine, anche i colori del Paese di produzione; d) documentare con evidenza oggettiva (fatture d'acquisto, etichettatura, eccetera) l'identificazione e la traccia dei prodotti importati ed immessi sul mercato (al fine di verificare che la quantità di prodotto importato corrisponda alla quantità immessa sul mercato) con forti sanzioni pecuniarie per gli inadempienti e pena la cancellazione dalla banca dati degli operatori ortofrutticoli per i recidivi; e) avviare, magari da parte dell'Antitrust, un'accurata indagine volta ad individuare le distorsioni del mercato ed il ruolo di gruppi che assumono posizioni determinanti nella commercializzazione dell'olio d'oliva extravergine; f) istituire un tavolo di confronto nazionale e regionale con i soggetti del mondo della distribuzione per individuare strategie condivise di rilancio dell'intero settore agricolo.
(4-01820)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

MISITI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
è stato avviato il progetto voluto dal Ministro per la Pubblica amministrazione e l'innovazione denominato «Reti amiche» che si prefigge come obiettivo quello di moltiplicare i punti di contatto tra pubblica amministrazione e i cittadini;
tale progetto darà la possibilità ai cittadini di rinnovare o richiedere il passaporto, pagare il riscatto della laurea, pagare contributi di colf e badanti e rilasciare permessi di soggiorno presso gli uffici postali e i tabaccai;
va aggiunto che dal 2000 lo Stato consente all'utente di pagare presso gli uffici di consulenza automobilistica le

tasse automobilistiche e ottenere i documenti di circolazione (Targhe, Carta di Circolazione, e Certificato di proprietà) relativamente alle operazioni di immatricolazione, reimmatricolazione e trascrizione atto di vendita degli autoveicoli, motocicli e, dal 2006, ciclomotori;
le attività predette sono svolte dagli studi di consulenza automobilistica con professionalità e competenza tanto che a tutt'oggi non sono mai stati segnalati casi di gravi irregolarità dagli uffici ispettivi del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti -:
se, tenendo conto della professionalità degli studi di consulenza automobilistica e disponibilità a offrire il loro contributo per la semplificazione nella pubblica amministrazione, il Ministro non ritenga opportuno coinvolgere e inserire anche le suddette agenzie nel progetto «Reti amiche».
(5-00731)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

FIANO, SANGA e MISIANI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con decreto del 19 novembre 2008 il Ministero dello sviluppo economico ha autorizzato l'accettazione dell'offerta formalizzata in data 19 novembre 2008 da C.A.I. s.p.a. per l'acquisito dei complessi di beni e contratti relativi all'attività di volo delle imprese del gruppo Alitalia in amministrazione straordinaria (di seguito l'«offerta»);
con il suddetto decreto del 19 novembre 2008 il Ministero dello sviluppo economico ha autorizzato altresì il «programma di cessione dei complessi di beni e contratti» presentato dal Commissario straordinario in data 18 novembre 2008;
come riportato da alcuni organi di stampa (tra cui Milano Finanza del 28 novembre 2008, pag. 7), alcuni obbligazionisti di Alitalia hanno eccepito che la scelta dell'accollo liberatorio di debiti di Alitalia quale modalità principale di pagamento del corrispettivo dell'offerta di CAI potrebbe sottendere il rischio di lesione della parità di trattamento dei creditori (cosiddetta par condicio creditorum);
nello specifico, è stato fatto presente che:
a) l'accollo potrebbe ledere la par condicio creditorum qualora avesse ad oggetto debiti che Alitalia ha assunto nei confronti di creditori chirografari. In questa ipotesi solo i creditori accollatari sarebbero integralmente soddisfatti da CAI, a danno degli altri creditori di Alitalia, i quali, invece, potrebbero soddisfarsi, solo parzialmente, sull'attivo ricavato dalla vendita degli asset Alitalia, che sarebbe irrimediabilmente ed ingiustamente decurtato, proprio per effetto dell'accollo, di un importo equivalente al valore dei debiti accollati;
b) l'accollo potrebbe ledere la par condicio creditorum qualora avesse ad oggetto debiti che Alitalia ha assunto nei confronti di creditori ipotecari (le banche finanziatrici). Infatti, l'accollo di debiti derivanti da finanziamenti ipotecari potrebbe reputarsi non lesivo della parità di trattamento dei creditori, solo nei limiti della corrispondenza tra il valore degli aeromobili ipotecati ed il valore dei crediti concessi dalle banche finanziatrici ad Alitalia per l'acquisto degli aeromobili; per la parte di credito residuo, non coperto dal valore degli aeromobili in garanzia anche per l'incidenza negativa del «badwill», le banche finanziatrici devono essere considerate ad ogni effetto quali creditori chirografari e partecipare, alla stregua di qualsivoglia creditore non privilegiato, al riparto dell'attivo derivante dalla vendita dei complessi aziendali. Tale differenziale, pertanto, non potrebbe essere oggetto di accollo ma dovrebbe necessariamente essere corrisposto da CAI in contanti. Se

così non fosse, ancora una volta i creditori chirografari dell'emittente, tra i quali si annoverano gli obbligazionisti, si vedrebbero di fatto sottrarre parte dell'attivo fallimentare, che andrebbe evidentemente a beneficio esclusivo delle banche finanziatrici;
l'articolo 57, comma 3, del decreto legislativo 8 luglio 1999, n. 270, attribuisce al Ministero il potere, in fase autorizzativa, di sindacare il programma di cessione richiedendo agli organi della procedura «chiarimenti, modifiche o integrazioni» del programma medesimo;
il programma di cessione è stato autorizzato dal Ministero dello sviluppo economico nello stesso giorno (il 19 novembre 2008) in cui lo stesso è stato presentato dal Commissario Straordinario di Alitalia senza che fosse formulata, almeno secondo quanto risulta dalle informazioni accessibili al pubblico, alcuna osservazione/richiesta da parte del Ministero medesimo;
le responsabilità per eventuali danni che gli obbligazionisti si troverebbero a patire all'esito della procedura sarebbe certamente imputabile anche al Ministero dello sviluppo economico, nella misura in cui dovesse accertarsi che il programma dallo stesso autorizzato violi la par condicio creditorum -:
se siano state valutate, in fase di autorizzazione del programma di cessione dei beni del gruppo Alitalia, le implicazioni relative ai rischi di lesione del principio di parità di trattamento dei creditori e, qualora le suddette valutazioni siano state effettivamente svolte, sulla base di quali motivazioni il Ministero abbia ritenuto insussistente detto rischio;
nell'ipotesi in cui la cessione dei beni si traducesse in una effettiva lesione del principio di parità di trattamento dei creditori e nella conseguente produzione di danni a carico degli stessi, quali iniziative il Ministero intenda adottare al fine di risarcire i creditori.
(5-00738)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
alcune imprese editrici lamentano seri problemi in riferimento alla postalizzazione dei quotidiani e alla classificazione dei giornali come «settimanali» o «settimo numero del quotidiano»;
per i giornali classificati come «settimanali», il recapito all'abbonato può avvenire entro i tre giorni successivi a quello di uscita del giornale ed il canone postale è stato aumentato da 13,07 a 13,59 euro per cento copie;
i giornali classificati come «quotidiani» dovrebbero essere consegnati nelle prime ore della giornata, ma non sempre Poste Italiane garantisce questo servizio e molti abbonati denunciano il ritardo o addirittura il mancato recapito;
le lamentele da parte di cittadini, imprese e professionisti per i disagi che sono obbligati a subire da tempo ed in modo ripetuto, portano molti lettori a disdire il proprio abbonamento, con danni economici per le testate giornalistiche;
sembrerebbe che Poste Italiane stia valutando l'ipotesi di far modificare le modalità di confezionamento dei prodotti editoriali quotidiani al fine di migliorarne l'efficienza di postalizzazione e di ridurre i costi di spedizione;
le modifiche di confezionamento comporterebbero delle modifiche strutturali alle macchine e quindi onerosi interventi economici a danno delle imprese editrici;
uno degli obiettivi fondamentali del Dipartimento delle Comunicazioni, così come espresso dal Sottosegretario Romani nella presentazione delle linee programmatiche del Ministero per lo Sviluppo economico è il miglioramento della qualità del servizio postale;
come si evince da articoli pubblicati negli ultimi tempi su riviste italiane e

straniere, molti esperti sottolineano che Poste Italiane ha conseguito importanti risultati in diverse aree di affari, ma i vantaggi conseguiti con i nuovi business non hanno accompagnato il miglioramento del servizio postale in senso stretto -:
quali misure il Ministro intenda mettere in atto al fine di migliorare e semplificare il servizio postale, anche specificando che le modifiche necessarie a rendere efficiente il servizio di recapito postale dei giornali debbano essere prese in carico da Poste Italiane e non dalle imprese editrici.
(4-01810)

MIGLIORI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in Figline Valdarno (Firenze) è sita l'azienda Pirelli, dell'omonimo Gruppo;
tale azienda ha assunto l'iniziativa di mettere in cassa integrazione a zero ore, cioè con stabilimento chiuso, provvedimento che parrebbe andare dal 9 dicembre al 7 gennaio, con il coinvolgimento di 450 dipendenti;
per il futuro prossimo si prevede un calo della produzione legato alla contrazione del comparto, strettamente legato a quello dell'auto;
si teme pertanto un'imminente riduzione del personale, attraverso l'adozione di misure quali la cassa integrazione, il prepensionamento o la mobilità -:
quali iniziative e interventi urgenti si intendano prendere, onde salvaguardare i livelli occupazionali e salariali dei dipendenti della Pirelli di Figline Valdarno e per evitare che questa situazione determini una crisi allargata che coinvolga l'intera Valdarno.
(4-01823)

...

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Ciocchetti e altri n. 2-00241, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 dicembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Di Virgilio.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Caparini e altri n. 5-00138, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 giugno 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Negro, Rainieri.

L'interrogazione a risposta in Commissione Tommaso Foti n. 5-00643, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 novembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Nola.

L'interrogazione a risposta scritta Rubinato e altri n. 4-01735, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 novembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lucà.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Borghesi n. 1-00073, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 97 del 3 dicembre 2008.

La Camera,
premesso che:
negli ultimi mesi si sono manifestati in maniera evidente gli effetti di una crisi finanziaria che ha coinvolto e coinvolge la totalità dei Paesi occidentali, in particolare in quelli maggiormente industrializzati;
l'estensione di tale crisi dimostra ancora una volta come la globalizzazione non sia solo un'astrazione culturale, ma una realtà concreta capace di produrre effetti di breve, medio e lungo termine, riscontrabili nella vita quotidiana della maggioranza della popolazione mondiale;

in una fase come quella attuale, nella quale i confini e le dimensioni del mondo tradizionale, i suoi punti di riferimento sono in via di superamento, o comunque di profondo ripensamento, appare quanto mai necessario governare il cambiamento;
l'allargamento della dimensione dei mercati finanziari, l'acquisita consapevolezza degli effetti globali di determinate decisioni, la scomparsa di molti limiti ed ostacoli politici, il superamento della politica dei blocchi, la comparsa di un nuovo mondo senza frontiere non possono legittimare l'affermazione di un processo di deregolamentazione costante dei processi decisionali nei mercati finanziari;
proprio in una fase come quella contemporanea è necessario ragionare per individuare nuove forme di governo del cambiamento. L'idea della capacita di autoregolamentazione del mercato, della sua completa autosufficienza, è evidentemente poco percorribile, come dimostrano gli effetti di una crisi mondiale dovuta in parte anche a questa convinzione, che ha portato, tra le altre cose, alla creazione di speculazioni su vasta scala, cresciute proprio all'ombra dei mancati controlli, nonché alla creazione di strumenti finanziari dalla dubbia utilità o ancora di aree off shore svincolate da qualsiasi controllo, anzi create appositamente per questo fine;
la crisi che abbiamo di fronte non può essere considerata esclusivamente come un fenomeno finanziario, relegata esclusivamente all'ambito economico; appare, al contrario, come qualcosa di più profondo tanto da potersi definire una «crisi di sistema»;
le imprese del settore finanziario degli Stati Uniti hanno esportato in tutto il mondo i loro mutui tossici sotto forma di titoli garantiti da assets. Hanno esportato ovunque la loro filosofia del libero mercato deregolamentato, la cultura dell'irresponsabilità delle aziende multinazionali, delle stock options non trasparenti che favoriscono quel genere di pessima amministrazione che ha rivestito un ruolo di primo piano in questa crisi, come è accaduto per lo scandalo Enron di alcuni anni fa;
la crisi è oramai dilagata non solo in Europa ed in Giappone, ma anche nei Paesi emergenti e nei Paesi meno sviluppati;
dieci anni fa, all'epoca della crisi finanziaria in Asia, si dichiarò da più parti che occorreva riformare l'architettura finanziaria globale. È stato fatto poco o niente. Oggi potrebbe rendersi necessaria una nuova Bretton Woods. Le stesse organizzazioni oggi esistenti (Fondo monetario internazionale, Banca mondiale ed altre) hanno ammesso la necessità di procedere a riforme. Ma oggi, rispetto alla scorsa conferenza di Bretton Woods, il panorama globale è completamento diverso. Le dottrine veicolate dai vecchi organismi, in particolare dal Fondo monetario internazionale, si sono rivelate fallimentari non solo nei Paesi sottosviluppati, ma perfino nei Paesi d'origine del capitalismo attuale;
in presenza di libertà di movimenti di capitali, i problemi di stabilità finanziaria e di equilibrio macroeconomico mondiale non possono essere risolti a livello nazionale. A fronte di mercati internazionalizzati, il semplice coordinamento è insufficiente: bisogna passare ad un livello di governo sovranazionale. Questo è oltremodo difficile da conseguire a «livello mondo» e attribuire ad un organismo mondiale un ruolo di regolatore con poteri amministrativi è irrealistico, così come è irrealistico pensare ad un Tesoro mondiale, anche se c'è molto da fare sul piano della riforma del Fondo monetario internazionale e del rafforzamento delle sue capacità di sorveglianza sulla stabilità dei mercati finanziari e sul superamento degli squilibri macroeconomici globali. Tuttavia un passo avanti verso un più corretto processo di governance dell'economia globale può essere realizzato su scala europea;
finora la politica economica dell'Europa si era limitata all'indipendenza

della Banca centrale europea, al patto di stabilità e all'uso del bilancio pubblico prevalentemente per la politica agricola comune. Tutto questo è largamente insufficiente, sia per finalità di crescita, sia per finalità anticrisi;
la risposta europea alla globalizzazione dei mercati e alla crisi finanziaria deve articolarsi in una serie di riforme economiche, che si affiancano a quelle politiche e che richiedono, entrambe, la disponibilità a consentire da parte degli Stati nazionali deleghe di sovranità indispensabili per tradurre in pratica obiettivi che appaiono condivisi;
l'attuale crisi finanziaria rende le esigenze di riforma ancora più pressanti, ma è anche l'occasione per attrarre entro la sfera dell'euro dei Paesi ora esterni (Svezia e Danimarca) che si sentono sicuri entro questa area valutaria. Sul fronte economico i terreni di riforma sono molteplici (riforma della Banca centrale europea e della politica di bilancio; armonizzazione fiscale; realizzazione di una politica energetica comune; realizzazione di una politica europea che, di fronte agli shock della globalizzazione, garantisca flessibilità del mercato del lavoro, ma anche sicurezza di reddito e occupazione);
in Europa l'autorità preposta al controllo della moneta risiede in un'istituzione sovranazionale, la Banca centrale europea; le autorità di regolazione preposte alla stabilità finanziaria operano a livello nazionale e, infine, le istituzioni che sovraintendono all'attribuzione alla collettività dei costi sociali dei salvataggi, i Tesori, rimangono istituzioni nazionali, mentre sarebbe opportuno un diverso assetto;
tanto più le banche e le assicurazioni operano a livello multinazionale, quanto più i singoli Stati dovrebbero trovare forme di regolazione comune e, soprattutto, non dovrebbero adottare misure prudenziali o di salvataggio in un'ottica nazionalistica;
il patto di stabilità ha svolto un'importante funzione nella fase della nascita dell'euro, soprattutto per finalità politiche. La rigidità con la quale è stato disegnato, tuttavia, ha impedito che gli obiettivi di Lisbona (fare dell'Europa un'economia della conoscenza) trovassero i necessari finanziamenti per essere realizzati. Oggi è richiesta una modifica sostanziale del patto;
l'affermazione di una politica economica ispirata ai principi del liberalismo non può coincidere con la rivendicazione di un abbassamento dei controlli e con l'aggiramento delle regole che governano i mercati. Al contrario, proprio nelle democrazie liberali più avanzate esistono regole ferree, intese come riferimenti costanti e collettivi, e controlli rigidi, affinché le regole vengano rispettate, il tutto nell'interesse della collettività;
in un sistema democratico liberale, le regole che disciplinano i mercati finanziari devono essere chiare e precise, un riferimento costante, non solo per gli operatori del settore;
i controlli appaiono necessari poiché i reati finanziari hanno effetti particolarmente odiosi perché colpiscono cittadini ignari, in massima parte piccoli risparmiatori;
per riuscire a governare il cambiamento si avverte la necessità di intervenire su diversi livelli. Da una parte è necessario affermare regole individuali più adeguate, puntuali e vincolanti rivolte al singolo operatore e cittadino, dall'altro è altresì fondamentale disegnare un nuovo sistema di regole di sistema: entrambe non possono essere ideate in senso esclusivamente punitivo, ma devono, però, essere riferimenti vincolanti per l'agire economico e sociale, necessario ad affermare il giusto livello di sicurezza;
negli Stati Uniti, patria del liberismo economico più avanzato, la pena per il reato di falso in bilancio, secondo quando stabilito dalla cosiddetta «legge Sarbanes-Oxley», è di 25 anni di carcere; in Italia il reato di falso in bilancio è stato depenalizzato;

l'Europa è impegnata da tempo alla formazione di un sistema di regole uniformi e coerenti che possano essere uno degli strumenti su cui basare il rilancio della competitività economica dell'intero continente, regole alle quali si intende affiancare, a tutela dell'interesse collettivo dei cittadini europei, gli opportuni controlli;
il nostro Paese non è stato immune nel recente passato da scandali legati ad illeciti di questo tipo (basti ricordare i casi Cirio, Parmalat o ancora quello dei bond argentini); contemporaneamente è stato caratterizzato da ripetuti interventi di deregolamentazione e di depenalizzazione;
oggi l'attuale Governo pare volersi muovere ancora in questa direzione. Infatti, nel disegno di legge di «Delega al Governo per il riordino della legislazione in materia di gestione delle crisi aziendali», proposto dal Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, si ripropone, all'articolo 2, comma 4, lettera r), sostanzialmente lo stesso contenuto normativo e precettivo del cosiddetto emendamento «salva manager», presentato recentemente al Senato della Repubblica, ma poi venuto meno nel corso dell'iter parlamentare del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 134 del 2008. Il dispositivo viene riproposto con un effetto addirittura più ampio, per il quale, per essere perseguiti penalmente per una cattiva gestione aziendale, è necessario che l'impresa si trovi in stato di fallimento. Se invece è gestita da un commissario, non si potrà mettere sotto accusa chi ha determinato la crisi: non saranno, dunque, più perseguibili i reati di bancarotta compiuti dai dirigenti di società per le quali c'è stata la dichiarazione di insolvenza, non seguita, però, dal fallimento;
si sceglie, dunque, a quanto pare, ancora una volta la strada della deregolamentazione, dell'abbassamento del livello dei controlli. Eppure, al riguardo, pareva che il Ministro dell'economia e delle finanze si fosse espresso in maniera tanto chiara quanto contraria: «se si immagina che la linea del Governo sia quella espressa in un emendamento che prevede una riduzione della soglia penale per alcune attività di amministratori, si sbaglia: quello è un emendamento extra ordinem, fuori dalla logica di questo Governo. O va via, quell'emendamento, o va via il Ministro dell'economia»;
i Governi occidentali, incluso quello italiano, di fronte alla grave crisi dei mercati finanziari, sono intervenuti avendo a cuore, soprattutto, la stabilità del sistema del credito e di quello finanziario (interventi necessari anche se effettuati con delle modalità discutibili), mettendo a disposizione a tale fine ingenti risorse, senza ottenere dalle banche garanzie su un futuro comportamento più corretto, senza prevedere le dovute tutele per i risparmiatori, senza predisporre adeguate misure per il credito a favore della piccole e medie imprese, che, in particolare nel nostro Paese, rappresentano tanto parte del nostro apparato produttivo, e, più in generale, senza definire un quadro di interventi in grado di rilanciare l'economia sulla base di un nuovo modello di sviluppo;
infatti, questa crisi è in gran parte determinata dall'enorme squilibrio tra ricchi e poveri nella distribuzione del reddito venutasi a creare in questi decenni;
l'attuale crisi finanziaria sta provocando una vera e propria recessione anche nel nostro Paese;
già oggi si assiste ad un profondo peggioramento dell'economia reale, perché gli effetti della crisi si stanno propagando in tutto il sistema produttivo e dei servizi;
l'aumento vertiginoso della cassa integrazione ed il calo degli investimenti pongono come priorità il rilancio dell'economia, dell'occupazione e il sostegno ai redditi delle classi popolari;
lo Stato non si può limitare a fornire una sorta di ammortizzatore sociale solo agli istituti di credito in difficoltà;

il vero problema è rappresentato dalla riduzione dei consumi, con il rischio di una possibile deflazione, che rappresenta il male maggiore da combattere;
questo rischio deriva dall'intenso processo di redistribuzione dei redditi e della ricchezza, processo che analogamente a quanto accadde negli anni '20, che precedettero la depressione del 1929, ha lentamente ridotto uno dei volani dell'economia;
in Italia metà della ricchezza è posseduta dal 10 per cento delle famiglie;
una tale concentrazione di ricchezza favorisce la crescita degli investimenti speculativi e non produttivi, che generano bolle finanziarie, mentre il calo dei consumi determina una pericolosa crisi dell'economia;
l'indagine della Corte dei conti ha confermato l'effetto negativo delle norme sui cosiddetti «condoni Tremonti» dell'anno 2001 e seguenti, grazie alle quali molti evasori hanno potuto beneficiare degli effetti favorevoli della sanatoria, senza in realtà pagare neppure le somme, ampiamente scontate rispetto a quanto originariamente dovuto, che si erano impegnati a versare con la dichiarazione di condono. Le rate non pagate sono state stimate in 5,2 miliardi di euro, pari al 20 per cento delle entrate a suo tempo annunciate;
nei primi 9 mesi del 2008 il calo del gettito iva (- 1,3 per cento) è stato pari a più di 6 volte rispetto al calo delle vendite (-0,2 per cento). L'evasione sta dunque di nuovo crescendo, perché c'è meno rigore nelle norme e nei controlli. L'evasione iva si tradurrà, con le dichiarazioni dei redditi a giugno 2009, in una corrispondente evasione di imposte dirette (irpef);
a ottobre 2008 le ore di cassa integrazione (ordinaria e straordinaria) sono arrivate a quota 23 milioni;
nell'industria la sola cassa integrazione ordinaria è cresciuta a settembre 2008, rispetto al 2007, del 69 per cento;
in Lombardia sono 800 le aziende che hanno chiesto la cassa integrazione; nella provincia di Torino sono 260; il Nordest è in recessione;
alla crisi ormai consolidata del tessile, si aggiunge quella dell'auto, degli elettrodomestici, della chimica, della siderurgia e perfino dell'alimentare, un classico settore anticiclico;
i fondi per gli ammortizzatori sociali stanziati nel disegno di legge finanziaria per il 2009 sono pari a quelli del 2008 (480 milioni circa), con l'aggiunta di 150 milioni di euro finalizzati alla copertura della cassa integrazione in deroga, ossia quella destinata alle aziende che altrimenti non ne avrebbero diritto; si tratta di risorse da giudicare del tutto insufficienti;
sono a rischio almeno 200 mila posti di lavoro, nonché il lavoro di 300-400 mila precari, tra i quali 200 mila precari non stabilizzati della pubblica amministrazione;
molti altri lavoratori sono in queste settimane a rischio di licenziamento: lo testimonia l'aumento delle richieste di sussidi di disoccupazione, mentre le figure del lavoro cosiddetto atipico (apprendisti, interinali, collaboratori ed altre) sono senza alcun sostegno al proprio reddito;
il Governo sembra insistere con provvedimenti generosi per le imprese e i redditi più alti, mentre ai lavoratori dipendenti e ai ceti più deboli concede solo elemosine e, soprattutto, non sembra avere ricette per la massa di nuovi disoccupati che si prevedono a breve,

impegna il Governo:

ad avviare un programma di lavori pubblici di immediata esecuzione, dando la priorità ad un piano triennale di 20 miliardi di euro per la messa in sicurezza, coibentazione e alimentazione con energie rinnovabili degli edifici scolastici;

a sostenere i processi di risparmio ed efficienza energetica nella produzione, nei trasporti e nel civile;
ad assumere iniziative normative volte a ripristinare le risorse tolte al Fondo per le aree sottoutilizzate;
a prevedere forme di agevolazione fiscale alle imprese che reinvestono i propri profitti;
ad assicurare la continuità dell'attività di garanzia del fondo rivolto alle piccole e medie imprese, di cui all'articolo 15 della legge n. 266 del 1997, e ad attivarsi affinché sia previsto che al fondo sia riconosciuta, ai fini dell'accordo di Basilea 2, la mitigazione di favore attribuita allo Stato («ponderazione zero»);
ad assumere iniziative normative volte a:
a) aumentare le somme a disposizione sia del fondo per la competitività e lo sviluppo (cosiddetto «fondo Bersani per industria 2015»), estendendone il campo di intervento anche alla produzione di autoveicoli ecologici ed alle misure per il risparmio energetico, sia del fondo per la finanza d'impresa;
b) innalzare, per il triennio 2009-2011, il tetto annuo per la compensazione automatica, da parte delle imprese, dei crediti d'imposta e contributivi da 516 mila euro a un milione di euro;
c) istituire un fondo rotativo presso la Cassa depositi e prestiti, per anticipare i pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese;
d) procedere alla revisione degli studi di settore per le piccole e medie imprese al fine di adeguarli alle mutate condizioni di redditività;
e) a restituire il fiscal drag, cominciando dalla detassazione delle tredicesime dei lavoratori dipendenti e dei pensionati per un importo medio di 500 euro;
f) prevedere forme, ancorché limitate nel tempo, di sostegno al reddito per tutti i lavoratori che attualmente non ne hanno diritto (parasubordinati, associati in partecipazione con apporto di solo lavoro, lavoratori a termine, lavoratori non subordinati delle cooperative ed altri);
g) rivedere le norme che hanno precarizzato i rapporti di lavoro, valutando altresì programmi di stabilizzazione dei lavoratori precari;
ad utilizzare per la realizzazione di tali programmi i fondi che potranno derivare:
a) dal recupero, con procedure semplificate ed immediate, dei 5,2 miliardi di euro delle somme non pagate relative ai condoni dell'anno 2001 e seguenti;
b) dal ripristino delle norme antievasione abrogate da questo Governo, quali l'obbligo dell'elenco clienti e fornitori e le misure sulla tracciabilità dei compensi;
c) dall'utilizzo dei risparmi sugli interessi relativi al debito: nel 2009 scadranno titoli di Stato per un quinto del nostro debito. La crisi ha fatto scendere il loro rendimento di circa uno-due punti, a seconda delle scadenze. Alcuni economisti hanno calcolato che avremmo un risparmio di circa 3,8 miliardi di euro;
d) dal taglio dei costi e degli sprechi della politica, anche attraverso iniziative di riforma costituzionale volte a dimezzare il numero dei parlamentari e ad abolire le province, nonché attraverso la diminuzione del numero dei consiglieri delle municipalizzate e delle società partecipate dagli enti locali, la soppressione delle comunità montane, il taglio dei quattrocentomila stipendi o prebende e consulenze che ogni anno la politica distribuisce in Italia;
alla luce di tutto quanto esposto, ad intervenire per predisporre le specifiche iniziative, anche legislative, necessarie per allineare il nostro Paese allo standard di severità, con cui vengono disposte le regole e con cui sono applicate le sanzioni, che caratterizza gli altri Paesi europei ed occidentali rispetto ai reati finanziari;

ad adottare iniziative sul piano internazionale al fine di creare, coinvolgendo i Paesi emergenti e con l'obiettivo di riformare il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, un sistema finanziario più stabile e più equo;
ad adoperarsi in sede di Unione europea al fine di ottenere una modifica del patto di stabilità, cominciando a sottrarre dalla definizione dei cosiddetti «parametri di Maastricht» gli investimenti (finanziati dagli Stati, insieme alla Banca europea per gli investimenti, con o senza la partecipazione dei privati) in grandi infrastrutture, in ricerca e sviluppo e in impianti per la produzione energetica (tradizionale e alternativa) e per il risparmio energetico.
(1-00073)
«Borghesi, Cambursano, Messina, Barbato, Piffari, Monai, Misiti, Favia, Cimadoro, Paladini, Porcino, Evangelisti, Donadi».