XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 9 dicembre 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
nel luglio del 1993 è stato istituito, dalla Commissione europea, in accordo con le Nazioni Unite, il 3 dicembre quale Giornata europea delle persone disabili, che ha grande rilevanza sociale e che si rivolge ad un pubblico ampio e variegato non solo di persone diversamente abili, ma anche di famiglie, di operatori, di professionisti che operano nel sociale e di gente comune sensibile alle tematiche connesse alla disabilità;
a livello europeo è stata una grande dimostrazione di solidarietà e di sensibilità al problema della disabilità, anche alla luce del fatto che un europeo su dieci è affetto da un handicap più o meno pronunciato; la collettività ha preso coscienza di quanto sia necessario che la comunità internazionale riconosca la specificità delle persone disabili e che esse possano pienamente usufruire dei diritti di ogni cittadino e assumere liberamente e senza condizionamenti le loro decisioni;
rimane forte la necessità di procedere con decisione alla loro migliore integrazione nella società; in questa direzione dall'aprile 2006, il Consiglio d'Europa ha adottato un Piano d'azione per le persone disabili (2006-2015) con l'intento di tutelare e garantire la partecipazione alla vita politica, pubblica e culturale, l'educazione, l'informazione e la comunicazione, l'impiego, l'accesso agli edifici e ai trasporti delle persone con disabilità;
secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità ci sono in Europa 37 milioni di persone con disabilità, pari al 10 per cento della popolazione complessiva e al 14 per cento della popolazione con età compresa tra i 16 e i 64 anni, tutto ciò a testimonianza del fatto che il problema della disabilità non investe solo il disabile e la famiglia di appartenenza, ma l'intera collettività;
il 3 maggio 2008, è stata una data importante per i 650 milioni di disabili di tutto il mondo; è infatti, entrata in vigore la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, adottata il 13 dicembre 2006 da 192 Paesi e già ratificata da 20 Stati;
l'Italia ha firmato la Convenzione il 30 marzo 2007; solo nei giorni scorsi il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge di ratifica della Convenzione siglata nel 2006 a New York;
a causa della mancanza, nel documento, di un divieto esplicito sull'aborto, la Santa Sede non ha firmato la convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, pur avendo partecipato attivamente alla stesura del testo;
l'obiettivo della Convenzione è quello di promuovere e garantire alle persone con disabilità il pieno godimento dei diritti nei diversi ambiti: vita, salute, lavoro, istruzione, mobilità, manifestazione del pensiero, partecipazione alla vita sociale e politica; la Convenzione acquista valore legale e vincolante solo per i Paesi che l'hanno ratificata e che dovranno adeguare la loro legislazione interna ai dettami dei 50 articoli della Convenzione;
i principi proclamati nella Carta delle Nazioni Unite riconoscono la dignità il valore e i diritti uguali e inalienabili di tutti i membri della famiglia umana come fondamento di libertà, giustizia e pace nel mondo;
le persone con disabilità tendono a restare disoccupate per un tempo due volte più lungo delle altre; il 42 per cento delle persone con disabilità hanno impiegato un anno per trovare lavoro, mentre il 27 per cento delle persone con disabilità hanno impiegato più di due anni per trovare lavoro; è una penalizzazione che anche nel contesto economico attuale risulta doppiamente immotivata perché ignora il contributo aggiuntivo alla crescita

e all'occupazione che le persone con disabilità potrebbero fornire nel contesto europeo;
tutto ciò accade nonostante gli «Stati Parti» della Convenzione abbiano riconosciuto il diritto delle persone con disabilità al lavoro, su base di parità con gli altri; ciò comprende il diritto all'opportunità di essere autosufficienti attraverso il lavoro che scelgono liberamente nel mercato del lavoro, finalizzato all'inclusione e all'accessibilità all'occupazione delle persone con disabilità;
la Convenzione prevede un impegno a garantire e favorire l'esercizio del diritto al lavoro anche per coloro che hanno acquisito una disabilità nell'esercizio della propria attività, prendendo a tal fine appropriate iniziative anche legislative;
il presidente dell'Unione italiana ciechi e ipovedenti (Uic) e del Consiglio italiano dei Disabili per i rapporti con l'Unione europea (Cid.Ue) hanno evidenziato l'importanza della Convenzione, che «non è più concepita con il concetto di assistenza ma con quello del riconoscimento dei diritti umani»;
in occasione dell'anno europeo delle pari opportunità è stato ulteriormente rafforzato l'impegno dell'Unione europea verso i disabili e la loro non discriminazione, che si realizza, innanzitutto, con il potenziamento di un quadro giuridico europeo mirato a contrastare qualsiasi forma di discriminazione, anche nel lavoro;
il suddetto impegno si deve concretizzare in un forte sostegno dell'Unione europea alle pratiche innovative e alle nuove tecnologie per assicurare ai disabili il pieno esercizio dei diritti;
questo quadro culturale e politico costituisce un'opportunità importante per sostenere il lavoro effettuato a livello locale da tutti gli operatori professionali e dalle strutture operanti al servizio dei disabili;
nel nostro Paese, per ciò che riguarda la situazione delle persone con disabilità, sono state varate molte leggi che hanno fatto da apripista in Europa e nel mondo, ma che non hanno trovato completa applicazione a causa della mancanza di adeguate risorse;
negli anni è stato possibile valorizzare il mondo della disabilità, attraverso un'attenta e continua opera di sensibilizzazione con l'approvazione di norme specifiche che hanno permesso di poter garantire diritti essenziali come l'integrazione scolastica dei bambini disabili (legge n. 517/1977), l'abbattimento delle barriere architettoniche (legge n. 13/1989), il collocamento nel mondo del lavoro (legge n. 68/1999);
questo percorso si è realizzato soprattutto grazie al lavoro delle famiglie e di molteplici associazioni non-profit che si sono battute perché i bambini disabili avessero pari diritti e dignità nella scuola, nella formazione e nel lavoro;
l'Italia con la legge 5 febbraio 1992, n. 104, ha definito un quadro legislativo ampio e di grande qualità per il riconoscimento dei diritti e la tutela delle persone disabili;
in questa direzione sono già state ulteriormente emanate diverse disposizioni legislativequali quelle che regolamentano la disciplina dei permessi per l'assistenza ai portatori di handicap (legge n. 53 del 2000), successivamente modificata con il decreto legislativo n. 151 del 2001, e la legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali (legge n. 328 del 2000);
le politiche economiche dell'attuale Governo a causa dei tagli indiscriminati al settore del welfare rischiano di determinare ricadute gravi e immediate sulle vite delle persone con disabilità e dei loro familiari;
l'allarme diffuso in tal senso è rivolto soprattutto al settore della scuola, dove il prospettato aumento del numero degli

alunni per classe e la riduzione del numero dei docenti potrebbe ridurre la qualità dell'integrazione scolastica;
la centralità della famiglia nell'assistenza delle persone con disabilità è un dato consolidato che merita la massima considerazione con l'adozione di misure adeguate e in grado di conciliare lavoro, attività domestica e assistenza ai familiari dei portatori di handicap;
attualmente sono state presentate diverse iniziative legislative e sono all'esame in sede referente alla Commissione Lavoro della Camera le proposte di legge n. 82 e abbinate in materia di norme in favore dei lavoratori che assistono familiari gravemente disabili, che prevedono, per i lavoratori che prestano assistenza e cura a familiari disabili, la possibilità di maturare anticipatamente il diritto al trattamento pensionistico o di fruire di altri benefici, quali congedi o aspettative;
in Assemblea alla Camera sono stati presentati e accolti dal Governo diversi ordini del giorno mirati a promuovere un sempre più efficace riconoscimento dei diritti dei disabili e per sollecitare l'adozione di misure in linea con le politiche nazionali e comunitarie,

impegna il Governo:

ad assumere iniziative normative volte ad adeguare in tempi brevi, così come previsto dal disegno di legge di ratifica (approvato lo scorso 28 novembre dal Consiglio dei ministri) della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità siglata nel 2006, la legislazione nazionale ai dettami della Convenzione, attuando misure a tutela delle persone disabili e abolendo le disposizioni legislative e le pratiche discriminatorie;
a garantire l'applicazione effettiva della legislazione europea relativa alla disabilità nei suoi numerosi aspetti: dalla lotta contro la discriminazione sul lavoro all'integrazione e alla protezione sociale, alla sanità e ai bisogni di lungo termine;
a rispettare le ragioni della mancata sottoscrizione della Convenzione da parte della Santa Sede di fronte al rischio di legittimazione dell'aborto che i sottoscrittori respingono;
a disporre misure urgenti finalizzate all'attuazione del «piano dell'UE» a favore della disabilità con i seguenti obiettivi:
a) migliorare l'accessibilità al mercato del lavoro;
b) migliorare l'accessibilità dei beni, dei servizi e della infrastrutture;
c) rinforzare la capacità di analisi della Commissione al fine di sostenere l'accessibilità soprattutto finanziandone gli studi;
d) completare il quadro legislativo comunitario in materia di protezione contro le discriminazioni;
a ottimizzare e accrescere la disponibilità delle risorse pubbliche per migliorare la qualità di vita e l'inclusione sociale delle persone con disabilità, riconoscendone la sua centralità;
ad incentivare e investire sulla promozione e sull'attività di centri onlus, perché capaci di dare un sostegno concreto alle famiglie che affrontano ogni giorno innumerevoli difficoltà sia nella vita sociale che nel mondo del lavoro;
a dare ulteriore e piena applicazione alla legge n. 104 del 1992, che a distanza di anni dalla sua approvazione, presenta ancora molte carenze applicative;
ad adottare ogni possibile e puntuale iniziativa per dare efficacia alle misure previste dalla legge quadro n. 328/2000 per ciò che concerne i livelli essenziali delle prestazioni sociali (leps) così come più volte richiesto anche dalle associazioni impegnate nella difesa dei diritti dei disabili.
(1-00079)
«Delfino, Vietti, Capitanio Santolini, Poli, Nunzio Francesco Testa, De Poli, Oppi, Volontè, Ciccanti, Naro, Buttiglione, Compagnon».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
i dati dell'Inail rilevano che nel corso del 2007 in Italia si sono verificati 1.207 incidenti mortali sul lavoro, anche se nei primi nove mesi del 2008 il calo è stato del 5,2 per cento;
secondo l'Anmil, in base alle rilevazioni riferite al 2007 in Italia, i dati che colpiscono migliaia di famiglie, ammontano ogni giorno a tre morti e ventisette invalidi;
nelle ultime settimane tragici incidenti si sono verificati in tutta Italia, solo per citarne alcuni: un operaio ventenne ha perso la vita e altri tre operai sono rimasti feriti in un cava di Bagnolo in provincia di Cuneo nello scoppio di un container invaso dal gas, in una ditta di movimento terra di Somma Vesuviana (Napoli) un giovane dipendente è rimasto impigliato nel nastro trasportatore, e nella provincia di Agrigento è morto sommerso da un lastrone di asfalto un operaio che lavorava alla sistemazione della rete fognaria di Sciacca;
si allunga, in tal modo, dall'inizio dell'anno la scia di sangue delle «morti bianche» che salgono a 972, con 24.317 invalidi in 972.700 infortuni;
le linee programmatiche esposte dal Governo in materia di salute e sicurezza dei lavoratori sembrerebbero costituire nel loro complesso una vera e propria strategia di contrasto ai fenomeni infortunistici, ma i dati statistici sopra elencati evidenziano un quadro ancora critico del fenomeno;
le linee guida del «libro verde» garantiscono alle organizzazioni rappresentative dei lavoratori e dei datori di lavoro la possibilità di dare vita a un robusto welfare negoziale (collocamento, ammortizzatori, formazione, sanità integrativa, salute e sicurezza nel lavoro) attraverso una vera e propria cogestione diffusa dei servizi che danno valore alla persona -:
quali provvedimenti siano già stati assunti per avere più sicurezza sul lavoro e quali iniziative urgenti si intendano promuovere, alla luce delle linee direttive del «libro verde» e delle convenzioni fondamentali dell'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), per garantire una adeguata formazione e prevenzione e per diffondere nei luoghi di lavoro la cultura della sicurezza.
(2-00247)«Delfino, Poli, Cesa, Vietti».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
dopo diversi mesi di propaganda e ripetuti annunci, il primo di ottobre hanno preso il via le operazioni necessarie per ottenere la cosiddetta social card, una carta prepagata, che viene ricaricata nella misura di 40 euro al mese ed è spendibile nei supermercati convenzionati (che praticheranno sconti del 10/20 per cento);
a quanto si apprende, essa potrà essere usata anche per pagare le bollette energetiche con sconti anche in questo caso del 20 per cento. È destinata a pensionati con reddito Isee (indicatore della situazione economica equivalente) inferiore ai 6 mila euro (8 mila per gli over 70) e alle famiglie con reddito inferiore ai 6 mila euro e un bambino che abbia meno di tre anni;
la social card non è assegnata, però, solo in base al reddito, il richiedente deve dichiarare anche di non avere depositi

bancari superiori a 15 mila euro. Inoltre, in caso si possegga anche una piccola proprietà, come un garage attiguo all'abitazione, o un, casolare per il deposito degli attrezzi, in campagna, si può essere esclusi. Esistono, dunque, criteri particolarmente restrittivi per la sua assegnazione e le modalità di attribuzione a detta dello stesso Ministro dell'economia sono un pò complicate; anche se, secondo lo stesso Ministro non c'erano modi diversi per attribuirla a chi ne avesse bisogno;
è fondamentale che una misura del genere operi con la massima discrezione, il sostegno nei confronti di chi ne ha bisogno deve avvenire con il totale rispetto per la dignità di ogni singolo cittadino richiedente. In uno stato sociale avanzato non può esserci spazio per l'affermazione di una cultura compassionevole di stampo «padronale», improntata alla manifestazione pubblica e pubblicizzata «delle elemosine». Uno Stato liberale avanzato, democratico e civile non può permettere la messa alla berlina del bisogno, utilizzandolo magari come strumento di propaganda. In uno Stato civile i Governi non distribuiscono ai cittadini prebende ed elemosine, ma riconoscono e sostengono politiche attive di welfare;
le modalità di assegnazione della social card sembrano, invece, contraddire il principio del rispetto e del riserbo, infatti, in tutta Italia, come detto, gli aventi diritto dovranno provare - tramite modello Isee (indicatore della situazione economica equivalente o «riccometro») - le proprie condizioni di reddito, e, proprio la compilazione del modello Isee, ha scatenato la corsa nelle sedi di patronati dei caf (centri di assistenza fiscale) e dei sindacati;
nel recente passato un altro Governo Berlusconi aveva proceduto a far sì che si materializzassero in tutto il Paese, in quel caso, davanti gli uffici postali, le code di immigrati per il permesso di soggiorno, ora le file dei «poveri», mentre poco tempo fa molte famiglie italiane ricevevano la comunicazione, sempre a firma del Presidente del Consiglio di un bonus bebè, che però la maggioranza di loro non avrebbe potuto ottenere;
appare manifestarsi, in questo modo, nel nostro Paese una cultura di Governo improntata al «paternalismo compassionevole» ed alla bontà del «principe», un'impostazione, questa, totalmente estranea ai principi delle democrazie moderne, del liberalismo occidentale e di ogni Stato sociale contemporaneo. Si rischia l'affermazione di una cultura che tende a confondere ruolo pubblico e poteri privati in una commistione che non permette di distinguere gli uni dagli altri, assecondando anche in questo modo la formazione di una concezione di democrazia debole, neocorporativa, paternalistica ed assistenzialistica;
la social card, sempre secondo quanto dichiarato dal Ministro dell'economia, costerà «a regime 450 milioni di euro» l'anno e riguarderà «1.300.000 soggetti». Stiamo parlando delle fasce più deboli della popolazione, secondo quanto riportano diversi organi di stampa molti di loro sono in evidente difficoltà. Gli anziani in particolare sono smarriti. La maggioranza pensa che tutto si possa risolvere presso gli uffici postali. Dove però si deve tornare solo dopo aver ritirato il modello Isee. «Ma passa l'esame solo chi ha un Isee familiare che non superi i 6.000 euro l'anno. Per i pensionati questo significa che bisogna avere la minima (circa 550 euro al mese), al massimo un modesto alloggio di proprietà (sta più sul sicuro chi è in affitto) e il conto bancario ridotto affosso». «L'anziano solo che risiede in una casa intestata a un parente e vive con una pensione di 530 euro netti al mese non ha diritto a nulla»;
per quasi tutte le famiglie la misura della social card appare poi, sinceramente, solo un atto di propaganda, sono davvero poche quelle che possono pensare di vedersela riconosciuta: «Per quanto riguarda le famiglie con bimbi, la social card potrebbe andare anche agli evasori. Se papà, mamma e un figlio vivono con meno di 12.500 euro l'anno di reddito Isee, vuol

dire che sono alla fame», come hanno sottolineato alcuni esponenti sindacali. Mentre proprio i sindacati potrebbero anche decidere di ricorrere agli avvocati perché «La carta sembrerebbe garantita solo se i piccoli sono cittadini italiani. Ció discrimina: i figli degli stranieri, Ma anche questi sono bambini. Che fanno la fame, proprio corre gli altri»;
agli, sportelli, del caf acli in tutta Italia, si stano registrando tantissime telefonate e 1.600 pratiche Isee sono state avanzate nella sola giornata di giovedì, con un aumento del 40 per cento rispetto ai numeri del giorno precedente;
il 60 per cento dei moduli Isee compilati soddisfa il requisito del reddito (rimane cioè sotto la soglia dei 6.000 euro) ma oltre la metà di questi (52 per cento) resta comunque fuori dalla partita della social card perché non soddisfa i requisiti dell'età: o i richiedenti hanno meno di 65 anni o hanno figli con più di tre anni;
la delusione è tanta, gli operatori di sportello dei caf acli, in particolare nelle sedi più periferiche, raccontano la «delusione» degli anziani che erano convinti di potere accedere al sussidio e la «rassegnazione» degli stranieri regolarmente residenti che scoprono di non poter chiedere la «carta» perché non italiani;
in alcune città la social card rischia poi di essere sostanzialmente inutilizzabile come ad esempio a Palermo. In questa città la richiesta della carta sociale ha portato a vere e proprie resse alle poste e nei caaf (centri autorizzati di assistenza fiscale) dei sindacati, ma probabilmente si potrà utilizzare solo nelle catene della grande distribuzione, in qualche negozio di alimentari e quasi in nessun panificio. Infatti la gran parte dei panifici della città non ha il bancomat e quindi non è possibile registrare pagamenti con la social card. Secondo alcuni esponenti sindacali del capoluogo siciliano: «Si tratta di una beffa, non solo per il numero esiguo di destinatari della carta, ma anche per le limitazioni all'utilizzo»;
di fronte ad una situazione che appare particolarmente confusa e rischia di diventare causa di ulteriori discriminazioni sociali nonché di un diffuso sentimento di frustrazione e delusione appare necessario intervenire al più presto riparando gli effetti di promesse che si stanno rivelando evidentemente illusorie -:
quali iniziative intenda assumere per evitare che la social card, oltre a non avere alcun effetto reale di sostegno alle fasce più deboli del Paese come pare manifestarsi, non diventi anche una sorta di strumento di discriminazione sociale;
se non ritenga necessario intervenire per rendere effettivamente utilizzabile l'importo economico previsto e se non ritenga altresì necessario chiarire meglio i criteri e le modalità di assegnazione, valutando, inoltre, l'opportunità di allargare la platea dei destinatari.
(2-00248)
«Donadi, Di Pietro, Borghesi, Evangelisti, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Costantini, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Mura, Monai, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Pisicchio, Porcino, Piffari, Porfidia, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».

Interrogazione a risposta scritta:

MELCHIORRE e TANONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
sono ormai quattro anni che è scaduto il contratto nazionale di lavoro dei giornalisti. Le trattative tra la Federazione Nazionale della Stampa (Fnsi) e la Federazione degli Editori (Fieg) sono ancora in un binario morto. Dopo molti scioperi ed agitazioni, interventi istituzionali decine di migliaia di operatori dell'informazione disperano

che prima o poi si arrivi ad un contratto che adegui i loro stipendi e migliori le condizioni di lavoro;
la libertà di stampa è sancita dalla Costituzione della Repubblica e rappresenta un aspetto centrale della vita democratica. Il deteriorarsi delle relazioni tra editori e giornalisti dovrebbe dunque allarmare il Governo il quale, vista la situazione di stallo, ha l'obbligo di mettere in campo una sua proposta e la sua mediazione -:
se il Governo non intenda convocare le parti a Palazzo Chigi in una trattativa ad oltranza, avanzare una proposta di mediazione, far capire alle parti l'improrogabilità della situazione e la necessità di trovare un equilibrio che garantisca serenità ai lavoratori e sia la base del rilancio di tutto il settore.
(4-01836)

TESTO AGGIORNATO AL 13 LUGLIO 2010

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

ALESSANDRI e STUCCHI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere, premesso che:
all'interrogante è giunta una nota da parte del Capogruppo Consigliare della Lega Nord Padania di Sassuolo in riferimento a possibili siti sul territorio comunale inquinati con materiali pericolosi, in particolare per quanto riguarda la presenza di metalli pesanti e residui vetrosi depositati presumibilmente dalle ex fonderie Ballarini;
a riguardo il medesimo Capogruppo ha presentato una interrogazione consiliare che segnala il caso ed in cui, affermando i principi della sicurezza pubblica in materia di sanità ed ambiente, fa presente che risulterebbe una situazione preoccupante dal punto di vista della sicurezza dei cittadini nell'ambito delle ex fonderie Ballarini per la presenza di materiali nocivi e che in tale ambito, prima di ogni intervento urbanistico su siti considerati a rischio per le attività produttive in essi svolte sarebbe doveroso fare sondaggi nel terreno per costatare o meno la presenza di materie inquinanti;
inoltre, con l'interrogazione in questione, si evidenzia come nel Comune di Sassuolo vi sarebbero altri siti presumibilmente a rischio nei quali sono in corso ristrutturazioni edilizie -:
se, fatte salve le competenze della regione e del comune competenti, non ritenga di dover attivare pertinenti verifiche volte ad accertare se corrisponda al vero che nel Comune di Sassuolo vi siano siti con materiali tossici e dannosi alla salute del cittadino ed in tali circostanze quali ulteriori iniziative di accertamento intenda adottare.
(4-01834)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

GHIZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria 2007) all'articolo 1 comma 1138, ha assegnato al Ministero per i beni e le attività culturali un contributo di 31,5 milioni di euro per ciascuno degli anni del triennio 2007/2009, al fine di favorire interventi di tutela e valorizzazione dei beni culturali e del paesaggio;
dal suddetto contributo sono stati già assegnati euro 200.000 per il 2007 e 500.000 per il 2008 destinati al restauro di Palazzo Boncompagni di Vignola (Modena), di proprietà della locale parrocchia dei santi Nazario e Sauro;
Palazzo Boncompagni costituisce una eccellenza del patrimonio storico-artistico e architettonico dell'Emilia-Romagna, anche per la presenza della famosa scala

progettata dal noto architetto Jacopo Barozzi, illustre interprete dell'innovazione architettonica cinquecentesca;
attualmente, Palazzo Boncompagni costituisce anche uno spazio di aggregazione e socialità fondamentale per la comunità di Vignola, poiché ospita diverse attività culturali e, dopo i lavori di ristrutturazione, diverrebbe la sede del «Museo del cinema di Antonio Marmi»;
le misure economiche assunte dall'attuale Governo hanno pesantemente ridotto i fondi a disposizione del Ministero per i beni e le attività culturali (per effetto della legge di bilancio 2009 le risorse per l'intero comparto passeranno dallo 0,4 per cento allo 0,3 per cento del Pil), anche a valere sulle disponibilità per l'anno in corso, incidendo pertanto su interventi già programmati e finanziabili;
tali misure rischiamo di compromettere l'esito dei lavori di restauro previsti a Palazzo Boncompagni;
è precipua funzione dello Stato tutelare il patrimonio storico-artistico, in quanto testimonianza materiale dell'identità nazionale -:
se il Ministro interrogato intenda confermare i finanziamenti indicati in premessa necessari al restauro del Palazzo Boncompagni di Vignola che rischiano di interrompersi con grave pregiudizio per la conservazione dell'immobile e per il citato progetto di farne il fulcro di attività culturali fondamentali per la comunità locale.
(5-00749)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta immediata:

LO MONTE, BELCASTRO, COMMERCIO, IANNACCONE, LATTERI, LOMBARDO, MILO e SARDELLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Cassa depositi e prestiti eroga ogni anno 10 miliardi di euro in mutui per gli enti locali, per finanziare la realizzazione di opere pubbliche, e persegue la sua attività secondo due modalità: la gestione separata e la gestione ordinaria;
con la gestione separata eroga i prestiti utilizzando la raccolta proveniente dal risparmio postale o buoni postali, che, come è noto, sono una forma di risparmio utilizzata prevalentemente nel Meridione;
il Governo, prima con la trasformazione dello statuto, poi con i commi 1 e 2 dell'articolo 22 del cosiddetto «decreto-legge anticrisi» (decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185), ha iniziato un'opera di trasformazione per rendere la Cassa uno strumento strategico per finanziare le infrastrutture, per le grandi opere pubbliche, per l'housing sociale (edilizia sociale) e comunque per le priorità dettate dal Governo;
l'articolo 22 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, ai commi 1 e 2, stabilisce che il risparmio postale, assistito dalla garanzia dello Stato, può essere utilizzato «per il compimento di ogni altra operazione di interesse pubblico previsto dallo statuto sociale della Cdp spa», ampliando fortemente quelle che erano le finalità della Cassa;
da un primo calcolo le risorse da utilizzare ammonterebbero tra i 90 e i 100 miliardi;
ogni altra opera di interesse pubblico potrebbe così di fatto essere finanziata dal risparmio prevalentemente proveniente dalle regioni del Sud -:
a quanto ammonti la raccolta proveniente dal risparmio postale, suddivisa per aree geografiche, e quali iniziative il Ministro interrogato abbia intenzione di intraprendere per evitare che la trasformazione della Cassa depositi e prestiti non determini un ulteriore impoverimento delle regioni del Mezzogiorno, trasformate in luoghi di reperimento di risorse investite poi prevalentemente nelle regioni del Nord.
(3-00277)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

FUGATTI, FAVA e COMAROLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Dosolo (Mantova) ha affidato direttamente la gestione dei propri tributi alla società Urbania S.r.l., società non iscritta all'albo presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze, previsto dall'articolo 53 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446;
nell'anno 2008 il Comune sta compiendo accertamenti sulla TARSU degli anni di imposta 2002, 2003, 2004, 2005 e 2006;
l'articolo 72 del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, disponeva che i ruoli di riscossione della tassa sui rifiuti fossero soggetti ad un termine di decadenza, fissato alla fine dell'anno successivo a quello nel corso del quale è stata presentata la dichiarazione o è stato notificato l'accertamento;
il comma 163 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, ha stabilito che per la riscossione coattiva dei tributi locali, il relativo titolo esecutivo deve essere notificato al contribuente, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello in cui l'accertamento è divenuto definitivo; tale norma si applica ai rapporti d'imposta pendenti al 1o gennaio 2007, data di entrata in vigore della legge finanziaria per il 2007;
il già citato articolo 72 del decreto legislativo n. 507 del 1993 è stato, quindi, tacitamente abrogato con effetto dal 1o gennaio 2007, nella parte in cui prevede il termine di un anno per l'iscrizione a ruolo della tassa dovuta in base all'accertamento;
il termine introdotto dal comma 163 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007 è quello che disciplina la riscossione della tassa in ogni caso e quindi anche di quella dovuta in base a dichiarazioni, anche ultra attive; il termine triennale non opera però retroattivamente nelle situazioni in cui, in base alle disposizioni precedentemente in vigore, l'ente locale era già decaduto dal potere di riscuotere -:
se la normativa vigente consenta al comune di Dosolo di procedere nell'anno 2008 agli accertamenti della TARSU per gli anni di imposta 2002, 2003 e 2004, e se non intenda chiarire ulteriormente, anche mediante apposite iniziative normative, la disciplina applicabile a casi come quello segnalato in premessa.
(5-00747)

CONTE, PAOLO RUSSO, FAENZI e NOLA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la società ittica Lago di Paola S.r.l., fin dall'anno 1993, esercita l'attività di mitilicoltura nello specchio acqueo del lago di Paola, in virtù di contratto di affitto di settore aziendale, tutt'ora in essere, con l'azienda Vallicola del Lago di Paola di proprietà della famiglia Scalfati;
il diritto di proprietà del lago della famiglia Scalfati è stato, nel corso degli anni, riconosciuto da una serie di sentenze, compresa una sentenza emessa dalle Sezioni unite della Corte di Cassazione nel 1958;
il PM della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Latina ha fatto richiesta di sequestro preventivo dello specchio acqueo del lago di Paola, sostenendo l'attuale natura di demanio marittimo del lago, ed il sequestro è stato convalidato dal GIP del Tribunale di Latina con provvedimento del 23 giugno 2007;
il PM ed il GIP, nei loro rispettivi provvedimenti, hanno richiamato la sentenza n. 13677/07 emessa dalla Corte di cassazione, III sez. pen., in data 3 aprile 2007, con la quale il supremo collegio, decidendo in fase cautelare su un altro procedimento penale riguardante lo specchio

acqueo del lago di Paola, ha incidentalmente ritenuto la natura pubblica del lago di Paola ed in particolare l'appartenenza dello stesso al demanio marittimo;
la società ittica Lago di Paola contro il provvedimento di sequestro ha proposto prima istanza di riesame, rigettata dal Tribunale di Latina, sezione penale, con provvedimento del 20 agosto 2007, e, successivamente, richiesta di dissequestro, rigettata dal GIP del Tribunale di Latina con provvedimento del 20 agosto 2008, ma tali istanze sono state rigettate dal Tribunale di Latina per la mancanza del titolo abilitativo (concessione);
la società ittica Lago di Paola ha, pertanto, presentato richiesta presso gli organi competenti per ottenere la concessione per svolgere l'attività di mitilicoltura nel lago e, nelle more, l'autorizzazione all'occupazione preventiva prevista dall'articolo 38 del codice della navigazione, ma ad oggi la richiesta di concessione non è stata accolta, in quanto l'Agenzia del Demanio non ha ancora formalmente inserito lo specchio acqueo del lago di Paola tra i beni facenti parte del demanio necessario dello Stato;
la società ittica Lago di Paola ha l'urgente ed indifferibile necessità di riprendere la propria attività, legittimamente esercitata per circa quindici anni ma ormai interrotta dal luglio 2007, a seguito dell'intervenuto sequestro, che costìtuisce l'unica fonte di reddito, in ragione dei cospicui investimenti, delle ingenti spese di gestione anche relative ai quindici dipendenti dalla stessa impiegati -:
se il Lago di Paola sia un bene di carattere pubblico e/o demaniale, quale sia l'ente competente al rilascio della relativa concessione, se il rilascio della concessione debba necessariamente essere preceduto dall'inserimento del Lago di Paola nell'elenco dei beni demaniali, e quali provvedimenti intenda adottare nello specifico per porre fine all'attuale stato di incertezza, determinando con precisione la natura giuridica del lago.
(5-00748)

TESTO AGGIORNATO AL 10 DICEMBRE 2008

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata:

DONADI, BORGHESI e EVANGELISTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi giorni si è discusso a più riprese della possibilità di procedere ad una riforma complessiva del sistema giudiziario del nostro Paese;
qualsiasi riforma della giustizia non può che essere concepita e finalizzata all'interesse generale dei cittadini;
durante i cinque anni della XIV legislatura, con il precedente Governo Berlusconi, si era più volte avanzata l'intenzione di riformare il nostro sistema giudiziario, senza pervenire, però, ad alcuna proposta concreta; nel frattempo, le risorse economiche destinate all'amministrazione giudiziaria sono costantemente diminuite;
le somme dovute per i cosiddetti consumi intermedi, quelle che consentono agli uffici di «vivere» ed operare concretamente, hanno subito nel corso degli anni una radicale riduzione, passando dagli oltre 202 milioni, stanziati nel 2002, ai 107 del 2006, con un saldo negativo del 48 per cento. Nel 2007 si era invertita la tendenza: +40 per cento circa. Ma nel 2008 si è tornati ad una drastica diminuzione: -30 per cento;
il personale giudiziario sopravvive in una situazione del tutto particolare, come fosse una «sorta di personale ad esaurimento». Il blocco delle assunzioni e la mancata sostituzione del turn over ha fatto precipitare le presenze: dalle 44.027 del 2001 (picco massimo) alle attuali 40.517. Inoltre, i magistrati in organico risultano, dal 1o marzo 2008, 9.153, con 956 posti a tutti gli effetti «scoperti», una percentuale pari ad oltre il 10 per cento;

particolarmente preoccupante risulta il radicale taglio degli investimenti per l'informatica, scesi dai 47 milioni, del consuntivo 2002, ai 27 milioni del 2008, quasi il 58 per cento in meno; si vuole riformare la giustizia e nel frattempo se ne tagliano le risorse economiche necessarie per il suo funzionamento;
vi è la necessità di processi più rapidi: in quest'ottica per il nostro sistema giudiziario sono fondamentali investimenti, strutture e personale;
in un Paese civile e democraticamente avanzato, la certezza della pena resta un principio fondamentale per la coesione, l'inclusione sociale ed il mantenimento del giusto livello di sicurezza dei cittadini: l'affermazione di una cultura veramente garantista non può che fondarsi sull'affermazione del principio di certezza della pena -:
quali siano, al di là degli annunci, le reali intenzioni del Governo e quali siano i punti concreti, gli aspetti specifici, i meccanismi su cui il Ministro interrogato ha intenzione di fondare e sviluppare un'ipotesi di riforma complessiva e condivisa del sistema giudiziario del nostro Paese, nell'interesse non di una parte politica, ma di tutti i cittadini italiani.
(3-00278)

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio superiore della magistratura è composto dai migliori giuristi del Paese;
è l'organo di autogoverno dei giudici e procede a trasferimenti che in realtà valgono quali promozioni;
pare che con una certa frequenza le deliberazioni siano impugnate al tribunale amministrativo regionale;
quelli con esito negativo hanno avuto una condanna anche al risarcimento del danno nei confronti del magistrato vittorioso -:
quante controversie abbia avuto negli ultimi anni il Consiglio superiore della magistratura davanti al giudice amministrativo, in quanto sia rimasto soccombente, quante siano le controversie pendenti e quale sia l'entità dei risarcimenti che i cittadini dovranno pagare.
(3-00279)

CICCHITTO, BOCCHINO e TORRISI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
come riportato da notizie giornalistiche, il noto Santapaola Vincenzo, sottoposto al regime di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario, è stato di recente, con provvedimento dell'autorità giudiziaria, messo agli arresti domiciliari per essere sottoposto ad un intervento chirurgico -:
se il fatto corrisponda al vero e quali iniziative normative il Governo intenda adottare in materia di articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario.
(3-00280)

Interrogazione a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 30 novembre 2008, l'interrogante, insieme al dottor Giorgio Inzani, ha effettuato una visita ispettiva presso la Casa circondariale di Milano «San Vittore», riscontrando la seguente situazione:
secondo i dati forniti dagli ispettori che hanno accompagnato l'interrogante nella visita, a San Vittore domenica 30 novembre 2008 erano presenti circa 1300 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 700 posti che, a causa dei lavori in corso in alcuni reparti, si sono ulteriormente ridotti; la presenza degli stranieri ed extracomunitari era del 70 per cento mentre i tossicodipendenti erano circa 250;
nel reparto destinato ai detenuti comuni, in celle di circa 10 metri quadrati, l'interrogante e il dottor Giorgio Inzani hanno trovato dalle 5 alle 6 persone che dormono in letti a castello a due o tre piani; quando le persone ospitate sono sei e i letti a castello sono 2 a 3 piani, non è possibile aprire la finestra e, di conseguenza, non si può mai cambiare l'aria; il riscaldamento non funziona bene per cui sia nelle celle che nei corridoi fa molto freddo con un tasso di umidità altissimo; questa situazione costringe i detenuti ad indossare in cella cappotti o giubbotti, ma non tutti hanno di che vestirsi adeguatamente, in particolare gli extracomunitari che, in alcuni e non rari casi, sono stati trovati dall'interrogante in maglietta a maniche corte o in camicia sebbene da giorni avessero presentato la «domandina» per avere indumenti più pesanti;
sempre nel reparto «comuni», le mura e i soffitti sono sporchi e fatiscenti; per terra è sudicio e la presenza di scarafaggi è all'ordine del giorno; le lenzuola vengono cambiate ogni 40 giorni perché la lavanderia non funziona da tempo; dato l'eccessivo sovraffollamento, il livello di promiscuità è così allarmante che, insieme ai «comuni» convivono sieropositivi, malati di epatite, turbercolotici e affetti da scabbia;
i detenuti comuni vivono in queste condizioni di degrado umano per 21 ore al giorno, ma c'è anche chi preferisce non uscire dalla cella, perché scendere ai passeggi nelle tre ore previste (una la mattina e due il pomeriggio) accresce il rischio - soprattutto quando le condizioni meteorologiche sono inclementi - di prendersi un malanno; solo una minoranza di loro, a turno, può lavorare, mentre nella pratica manca qualsiasi attività ricreativa e/o di formazione professionale;
le stesse condizioni di degrado sono state riscontrate dall'interrogante nel reparto «protetto» dove sono reclusi i transessuali e gli imputati o condannati per reati sessuali;
l'interrogante ha visitato anche gli alloggi degli agenti di polizia penitenziaria ubicati in un'ala della struttura che in tempi passati ospitava i detenuti cosicché, ancora oggi, ci sono le sbarre alle finestre; anche qui tutto è fatiscente: i soffitti qua e là mostrano le intelaiature di legno dopo il crollo dell'intonaco; per 90 agenti, ci sono 6 docce, ma due non funzionano. Gli armadietti con i vestiti e le divise sono dislocati nei corridoi ed è qui che gli agenti si vestono e si spogliano perché non esiste uno spogliatoio; anche per gli agenti la lavanderia non funziona e gli indumenti devono essere lavati a mano o con un'unica lavatrice utilizzata da tutti; gli agenti hanno riferito all'interrogante che alcuni giorni fa la asl di zona ha visitato il carcere, ma non ha ritenuto di dover ispezionare i loro alloggi;
a parere dell'interrogante ci sono seri rischi per la salute dei detenuti e degli agenti oltre che di diffusione di malattie infettive -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e cosa intenda fare per riportare il carcere di San Vittore nella legalità;

se ritenga di dover urgentemente intervenire per scongiurare il rischio della diffusione di malattie infettive, per salvaguardare l'incolumità di detenuti e personale, per tutelare la salute psico-fisica dei detenuti e per corrispondere al dettato costituzionale per cui «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato».
(4-01835)

TESTO AGGIORNATO AL 26 FEBBRAIO 2009

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata:

MARCHIGNOLI, MOTTA, META, MARIANI, SERENI, BRESSA, QUARTIANI, GIACHETTI, TRAPPOLINO, GHIZZONI, BOFFA, BONAVITACOLA, CARDINALE, ENZO CARRA, FIANO, GENTILONI SILVERI, LARATTA, LOVELLI, PIERDOMENICO MARTINO, MELANDRI, GIORGIO MERLO, SARUBBI, TULLO e VELO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
Trenitalia ha confermato che a partire dal 13 dicembre 2008 sulla tratta Milano-Bologna verrà avviato il nuovo sistema di percorrenza ad alta velocità;
il miglioramento del collegamento veloce sulla tratta Milano-Bologna rappresenta certamente un fatto positivo per il sistema dei trasporti nazionali;
tuttavia, secondo quanto segnalato dai comitati dei pendolari e dai rappresentanti delle amministrazioni regionali, come riportato da alcune testate giornalistiche, il mancato completamento, nonché la mancata previsione delle infrastrutture destinate ad uso esclusivo dell'alta velocità, comporteranno necessariamente la condivisione delle strutture utilizzate quotidianamente dai treni locali che trasportano i pendolari, con evidenti ripercussioni sulla qualità e puntualità del servizio regionale;
in particolare, i binari della vecchia stazione centrale di Milano non saranno più sufficienti ad accogliere il nuovo volume di traffico ferroviario, facendo dirottare le tratte locali nelle stazioni periferiche, come nel caso della linea Brescia-Milano. Analoghi problemi si verificheranno sul nodo della stazione di Bologna, così come disagi si verificheranno sulla linea Bologna-Verona, dove il mancato completamento dei lavori provocherà un intasamento sulle già sature tratte locali;
si annuncia, pertanto, un complessivo e significativo peggioramento delle condizioni del servizio ferroviario per i pendolari nei territori delle regioni Umbria, Toscana, Emilia-Romagna e Lombardia, interessati dalla nuova tratta ad alta velocità;
il sostegno del trasporto ferroviario locale ad uso dei pendolari deve rappresentare un obiettivo strategico di tutto il Paese, nell'interesse di un più equilibrato sviluppo del territorio, del contributo che da esso può derivare per il decongestionamento del traffico su strada, della riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di gas serra -:
quali iniziative intenda assumere il Governo per garantire che l'entrata in esercizio dell'alta velocità ferroviaria sulla tratta Milano-Bologna non causi disagi a chi si reca quotidianamente al lavoro con il treno e se non ritenga, altresì, opportuno avviare un piano di interventi per il miglioramento della qualità di un servizio di trasporto come quello locale, che troppo spesso è stato ingiustificatamente trascurato.
(3-00275)

VIETTI, VOLONTÈ, COMPAGNON, CICCANTI, LIBÈ, DIONISI, CERA, NARO, DELFINO, TASSONE, OCCHIUTO e GALLETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi ha dichiarato nei giorni scorsi che «l'Italia deve colmare i ritardi sul campo delle infrastrutture e rilanciare

lo sviluppo» e che «il primo passo sarà lo stanziamento di 16,6 miliardi di investimenti nelle grandi opere»;
sempre secondo le dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri, per colmare questi ritardi e aprire i cantieri, saranno nominati dei commissari che dovranno esercitare «il potere d'impulso», come lo definisce il Presidente del Consiglio dei ministri, per la rapida realizzazione dell'opera, e monitorare lo svolgimento dei lavori, vigilare sull'espletamento delle procedure, della stipula di contratti e sui finanziamenti;
gli interroganti sono favorevoli alla realizzazione delle infrastrutture, sia perché costituiscono un'occasione per rilanciare l'economia italiana, sia perché colmerebbero il gap che ci separa dal resto dell'Europa;
in occasione dell'incontro svoltosi a Verona nei giorni scorsi, che ha di fatto sbloccato finanziamenti europei per oltre 1,6 miliardi di euro per la rete ferroviaria Transeuropea (Ten-T), il Ministro interrogato ha dichiarato che «i soldi per la realizzazione di tutte le grandi opere ci sono»;
è necessario che sia definito in maniera chiara l'esatto ammontare effettivo di risorse disponibili e quante di queste siano aggiuntive a quelle stanziate negli anni precedenti, nonché l'esatta individuazione delle opere che si ritengano effettivamente prioritarie per il Paese;
i corridoi 1 (Berlino-Palermo) e 5 (Lione-Trieste-Budapest-Kiev) sono unanimemente riconosciuti come le principali opere infrastrutturali strategiche che devono essere completate al più presto -:
quali siano le opere che effettivamente il Governo ritiene prioritarie e quali siano le risorse effettivamente stanziate per la realizzazione delle stesse.
(3-00276)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MADIA e BRAGA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Porto Canale di Fiumicino ospita, oltre a mezzi navali della Capitaneria di Porto e della Guardia di finanza, anche la più consistente flotta di pescherecci del Lazio. La pesca rappresenta da sempre un'importante attività economica per la città di Fiumicino. Le caratteristiche naturali del porto hanno comportato costanti problemi di navigabilità a causa della presenza di detriti, rifiuti, fanghi e sabbie nelle acque del canale. Negli ultimi tempi risulta all'interrogante che le condizioni di inquinamento delle acque del porto si siano aggravate, accrescendo le difficoltà per i natanti nell'utilizzo dell'infrastruttura;
in particolare le pessime condizioni del porto causate dall'insabbiamento dei fondali, i precedenti errori di progettazione dei moli che non li vedono idonei all'attracco in caso di mareggiata, la riduzione degli spazi da ormeggio per dei lavori sulle banchine fermi da mesi avrebbero determinato una riduzione degli spazi per l'ormeggio;
nel corso dell'ultimo decennio sono stati elaborati e presentati alle autorità competenti progetti di interventi infrastrutturali per il miglioramento delle condizioni di sicurezza del porto. In particolare la proposta di variante al piano regolatore del porto da parte dell'Autorità portuale di Civitavecchia avrebbe quasi completato il suo iter e attenderebbe il rilascio della valutazione di impatto ambientale da parte del Ministero competente;
l'aggravarsi della navigabilità del Porto Canale, nelle ultime settimane, ha portato all'istituzione, il 3 novembre 2008, di un tavolo permanente tra Autorità portuale di Civitavecchia, Sindaco del Comune di Fiumicino, Capitaneria di porto e associazioni di categoria. Il tavolo permanente ha studiato e disposto in via d'urgenza alcuni interventi infrastrutturali, tra

i quali un piano di ormeggio in grado di garantire accettabili condizioni di sicurezza;
l'Autorità portuale ha predisposto inoltre la progettazione di una scogliera «soffolta» che abbatterebbe il moto ondoso nel canale, nonché ulteriori interventi per il dragaggio delle acque;
con una nota del 24 novembre 2008, l'Autorità portuale ha richiesto al Ministro interrogato l'autorizzazione per realizzare interventi di emergenza in deroga alla valutazione di impatto ambientale e il finanziamento degli interventi per un valore di 15 milioni di euro -:
quando il Ministero preposto emanerà la valutazione di impatto ambientale necessaria per dare l'avvio ai lavori, al fine di realizzare un efficiente porto commerciale per la città di Fiumicino, così come previsto nel progetto di variante al piano regolatore portuale;
se il Governo, vista la grave situazione emergenziale, intenda accogliere la richiesta dell'Autorità portuale di Civitavecchia, autorizzare e finanziare i lavori di messa in sicurezza, in considerazione della situazione di pericolo che vivono i pescatori di Fiumicino.
(5-00746)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CECCUZZI, CENNI, SANI e NANNICINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'Università di Siena, la cui fondazione risale al XIII secolo, è un ateneo ricco di storia e simbolo di una grande tradizione del sapere, impegnato al contempo nella ricerca e nell'innovazione;
sono circa 20 mila gli studenti, provenienti da tutta Italia e da tutto il mondo, iscritti attualmente all'Università di Siena mentre sono circa 2.350 i dipendenti dell'ateneo fra docenti e personale tecnico amministrativo;
l'Università di Siena, oltre ad essere una istituzione prestigiosa, è una delle maggiori aziende del territorio e presenta un indotto che coinvolge fornitori e cooperative;
nel mese di settembre 2008 è emerso che l'Università di Siena presentava un pesante debito dovuto in parte al mancato pagamento dei contributi previdenziali Inpdap per i dipendenti dell'ateneo. Una crisi finanziaria che rischiava di compromettere l'offerta didattica ed il pagamento degli stipendi;
il 7 ottobre 2008 l'onorevole Franco Ceccuzzi ha presentato in merito una interrogazione al Ministro dell'economia e delle finanze ed al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca per sapere, tra l'altro, quale fosse la reale situazione debitoria dell'ateneo e quali iniziative intendessero assumere «per salvaguardare l'immagine, l'autorevolezza scientifica e didattica, i livelli occupazionali di una delle più antiche e prestigiose Università italiane»;
nella prima metà del mese di novembre si sono susseguiti i consigli di amministrazione dell'Università di Siena e le riunioni istituzionali da parte del Rettore Silvano Focardi che ha incontrato Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del consiglio ed i funzionari del Ministero dell'istruzione. Da questi incontri è emersa la disponibilità da parte del Governo di predisporre interventi concreti a partire dai trasferimenti dovuti dallo Stato all'ateneo senese e non ancora corrisposti che ammonterebbero a 20 milioni di euro;
lunedì 17 novembre il consiglio di amministrazione dell'ateneo senese ed il senato accademico hanno approvato il piano di risanamento definito in 21 punti. Questo documento, elaborato sulla base di una precisa ricostruzione della situazione economica, finanziaria, patrimoniale e contabile dell'Università rappresenta il

primo atto per superare le difficoltà e favorire una puntuale individuazione delle responsabilità. Il Piano di risanamento riconosce la piena autonomia dell'ateneo e predispone una razionalizzazione delle attività didattiche, dell'organizzazione degli uffici e delle procedure amministrative;
il 20 novembre il sottosegretario all'istruzione, università e ricerca, Giuseppe Pizza ha risposto all'interrogazione sopracitata, in sede di Commissione competente, esponendo una relazione i cui dati facevano però riferimento alla data del 20 ottobre 2008 e non tenevano quindi in considerazione gli incontri istituzionali del Rettore, gli ultimi consigli di amministrazione dell'ateneo senese (sei dal 20 ottobre alla data di presentazione del presente atto di sindacato ispettivo) e soprattutto il piano di risanamento approvato;
si sono intensificati nei giorni scorsi gli incontri fra università, Governo ed enti locali: martedì 2 dicembre si è tenuta a Roma una riunione tra il Rettore Silvano Focardi, il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, il presidente della Provincia di Siena, Fabio Ceccherini ed il sindaco di Siena Maurizio Cenni. Dall'incontro è emersa ancora la disponibilità del Governo per risolvere positivamente la crisi a partire dalla corretta erogazione degli stipendi dei dipendenti dell'ateneo;
prosegue la messa in atto del piano di risanamento dell'università: lunedì 1o dicembre il senato accademico ha infatti deliberato il taglio di otto dipartimenti, che passano da 46 a 38 -:
se il Governo sia a conoscenza del piano di risanamento presentato dall'Università di Siena, come valuta tale piano di risanamento e come intenda contribuire per promuoverne la piena attuazione;
se ritenga necessario predisporre iniziative legislative o atti amministrativi mirati per venire incontro alle esigenze degli atenei, come quello senese, che presentano livelli elevati di indebitamento;
se ritenga di dover o poter corrispondere un contributo straordinario all'Università di Siena al fine di abbattere almeno una parte dell'esposizione nei confronti dell'istituto previdenziale che a sua volta genera ulteriore indebitamento con gli interessi dovuti con la rateizzazione.
(5-00744)

GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
si evince, da notizie pubblicate da accreditati organi di stampa, che alcune delle università telematiche abbiano bandito in tempi assai ristretti un numero significativo di concorsi per la docenza delle varie fasce;
dalla medesima fonte risulterebbe che, nonostante l'esito della valutazione comparativa sia stato positivo, le suddette università non abbiano mai immesso in ruolo alcuno dei numerosi candidati idonei, consentendo loro di essere nominati in altre sedi, più prestigiose o maggiormente preferite dagli interessati: tale prassi ha palesemente determinato l'avvilimento della auspicata competitività che dovrebbe caratterizzare il reclutamento del personale docente nel sistema universitario;
questi comportamenti, peraltro atipici nel contesto universitario nazionale, se confermati non possono restare senza adeguate conseguenze -:
se il ministro interrogato non consideri opportuno verificare la questione esposta in premessa e, se ottenuto un riscontro positivo, quali provvedimenti censori intenda attuare nei confronti dei suddetti atenei che, applicando tali prassi, tradiscono il proprio ruolo istituzionale e offuscano il prestigio di tutte le sedi che adottano metodi rigorosi di valutazione.
(5-00745)

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
gli ultimi dati forniti dall'INPS, sull'aumento dell'utilizzo della cassa integrazione, fotografano in maniera impietosa l'entità della crisi occupazionale che sta attraversando il nostro Paese;
a settembre 2008 quella ordinaria è cresciuta, in un anno, di oltre il 68 per cento, sfiorando il picco dell'80 per cento per gli operai;
in un solo mese, tra agosto e settembre 2008, la cassa integrazione ordinaria è aumentata in media del 53 per cento, con un'impennata per gli impiegati del 113,79 per cento;
già i dati del primo trimestre 2008, con, una crescita del 5,74 per cento dell'utilizzo della Cassa integrazione, testimoniavano di una crisi economica sempre più radicale e profonda;
i settori più interessati dalla crescita, nella somma tra cassa integrazione ordinaria e straordinaria, sono il commercio, il settore del legno, l'estrazione dei minerali, il settore delle pelli e del cuoio, il settore dei trasporti e delle comunicazioni;
non a caso il Governo ha deciso di raddoppiare, in Finanziaria, il fondo per la Cassa integrazione e lo stesso Ministro Tremonti ha avuto modo di dichiarare che, stanti le dimensioni della crisi, è fondamentale l'utilizzo dei fondi di coesione europei;
a queste cifre che si fanno giorno per giorno più preoccupanti si debbono aggiungere le stime che riguardano i cosiddetti «invisibili»: i precari che non compaiono nelle statistiche emanate dall'INPS, ma che sono i primi ad essere colpiti e che, nelle cronache locali, compaiono come lavoratori ai quali non vengono rinnovati i contratti;
secondo l'economista Pietro Garibaldi dell'Università di Torino, in Italia vi sarebbero quattro milioni di lavoratori senza tutela e totalmente in balia degli andamenti del mercato;
il peggioramento della crisi finanziaria mondiale, il perdurare delle difficoltà economiche rischiano di rendere ancora più drammatici i dati relativi all'occupazione, in particolare nel Mezzogiorno il cui sistema produttivo si basa soprattutto sulle piccole e medie imprese che, per prime, vengono colpite dall'andamento negativo dell'economia;
sull'entità di questa crisi economisti, ed esperti di settore ci rimandano a numeri da brividi, ipotizzando per centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici lo spettro della cassa integrazione e della disoccupazione;
al di là delle ipotesi numeriche rimane la forte preoccupazione su un andamento della crisi su cui, spesso, mancano anche fonti di informazione certe sulle quali calibrare iniziative e proposte -:
quali siano i dati relativi all'utilizzo della cassa integrazione, sia ordinaria che straordinaria, divisi per regione, alla data odierna;
se vi siano informazioni aggiornate sul numero di lavoratori precari che, nel corso degli ultimi sei mesi, divisi per regione, hanno perso il posto di lavoro;
se siano stati fatti studi di settore atti a delineare il numero di lavoratori dipendenti e precari che potrebbero perdere il posto di lavoro o entrare in cassa integrazione nel 2009.
(2-00246)
«Iannaccone, Lo Monte, Belcastro, Commercio, Latteri, Lombardo, Milo, Sardelli, Brugger».

Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Carlucci e altri n. 1-00075, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 dicembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Lehner, Angela Napoli, Barbieri, Iapicca, Di Virgilio, Nizzi, Milanato, Aracri, Barani.

La mozione Stracquadanio e altri n. 1-00078, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 dicembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Speciale.

Apposizione di firme e ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Siragusa n. 5-00558, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 novembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ghizzoni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Ceran. 5-00582, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 novembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ghizzoni.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta orale Nicola Molteni n. 3-00274, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 99 del 5 dicembre 2008.

NICOLA MOLTENI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
per unanime riconoscimento, le intercettazioni rappresentano uno strumento strategico nella lotta alle forme più gravi di criminalità, in particolar modo nella lotta al crimine organizzato, ai grandi traffici illegali, al terrorismo e ai reati inerenti la pubblica amministrazione;
la necessità di garantire una efficace repressione degli illeciti penali deve essere adeguatamente bilanciata dalla protezione dei diritti individuali di rispetto della privacy, soprattutto in conseguenza del ricorso smodato a questo strumento di indagine cui si è assistito nel corso degli anni;
l'utilizzo, talvolta disinvolto, di questo strumento di indagine comporta una spesa elevatissima per il Dicastero della Giustizia che, secondo dati riferiti all'anno 2007, ammonta ad oltre 224 milioni di euro;
tali risultati di spesa, tuttavia, rappresentano anche il risultato di una gestione delle risorse poco razionale, concorrente sia con costi dei contratti di noleggio degli apparecchi enormemente differenziati da sede a sede, da procura a procura, accompagnati da relativa guerra di cifre finita sulle prime pagine dei giornali, sia con tariffe troppo elevate praticate dai gestori di telefonia obbligati per legge a fornire la prestazione, sia per un uso talvolta disinvolto delle procure medesime nell'utilizzo di tali mezzi investigativi;
è auspicabile che per il futuro si provveda in modo definitivo a controllare, contenere e recuperare i costi eccessivi gravanti sull'erario, e a tal proposito appaiono incoraggianti e positive le proposte avanzate dal Ministro Alfano, mentre per il presente è assolutamente necessario provvedere a saldare il debito che il ministero ha accumulato nei confronti delle ditte fornitrici degli apparati destinati alle intercettazioni telefoniche e ambientali;
le tre aziende più importanti erogatrici dei servizi, rispettivamente SIO spa, RCS spa, AREA spa, si trovano in Lombardia, in particolare nel territorio comasco e nella città di Cantù;
tali aziende inoltre rappresentano una risorsa non indifferente per i livelli occupazionali che garantiscono al territorio e al conseguente indotto, dato che da sole gestiscono oltre il 70 per cento del sistema delle intercettazioni telefoniche;
il credito, pari a circa 140 milioni di euro, che tali società vantano nei confronti

dello Stato sta divenendo di fatto non più sostenibile e rischia di comprometterne la sopravvivenza stessa, con evidenti riflessi negativi sulla funzione esercitata e sul piano occupazionale;
a tal proposito la Fim Cisl di Como si è prontamente attivata a tutela dei lavoratori manifestando apprezzamento per il preliminare incontro avuto con il Ministro Alfano ma al contempo ritiene necessaria l'istituzione di un tavolo istituzionale in sede Ministeriale per addivenire alla determinazione delle soluzioni auspicate;
la paventata evenienza, subito rientrata, di interruzione del servizio avrebbe avuto l'immediata conseguenza di compromettere numerose indagini in corso anche contro la criminalità organizzata;
nei giorni scorsi il Ministro Alfano si è prontamente attivato disponendo la convocazione urgente delle ditte che, con senso di responsabilità, hanno garantito la prosecuzione del servizio, nonostante il timore di crisi finanziaria; a questo punto, diviene prioritario procedere alla analisi e alla rilevazione del debito pregresso al fine di saldarlo definitivamente, onde garantire in via prioritaria la continuità del servizio in un momento di forte impegno nella lotta alla criminalità -:
quali siano le decisioni assunte dal Ministro riguardo il debito pregresso nei confronti delle tre società, nonché le prospettive future al fine di garantire in via prioritaria, la continuità del servizio;
se il Ministro intenda a breve convocare un ulteriore tavolo istituzionale con le imprese al fine di individuare le soluzioni necessarie per ovviare alla situazione debitoria della pubblica amministrazione;
entro quanto tempo si prevede la costituzione e l'attivazione di un sistema unico delle intercettazioni, la centralizzazione degli appalti, l'individuazione di un tariffario nazionale al fine di razionalizzare e uniformare i prezzi e di una unità di monitoraggio per le spese relative alle intercettazioni in grado di fornire i dati essenziali sull'andamento delle spese presso ogni Procura della Repubblica;
se il Ministro ritiene sussistere in capo ad alcune Procure e in caso affermativo quali un deficit di negoziato e una scarsa capacità di trattativa con le aziende erogatrici dei servizi tale da aver determinato in questi anni un esasperato innalzamento dei costi ormai divenuti insostenibili per la pubblica amministrazione.
(3-00274)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:
Interrogazione a risposta scritta Fava n. 4-01546 del 6 novembre 2008.