XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 16 dicembre 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La XIII Commissione,
premesso che:
l'attuale fase di recessione economica, sebbene accompagnata da una fisiologica riduzione delle dinamiche inflattive, a sua volta conseguenti alla generalizzata flessione della domanda, continua ad evidenziare tensioni sui prezzi dei prodotti alimentari, i cui livelli tendono, anche in questi mesi, a crescere in misura maggiore del tasso di inflazione;
ai fini della formazione del prezzo dei prodotti alimentari concorrono in modo crescente voci di costo diverse da quelle riferibili alle materie prime o ai prodotti agricoli e, in specie, è sempre più elevata la quota riferibile ai costi per i trasporti e la logistica che rappresentano, in media, il 30 per cento del valore finale dei prodotti alimentari medesimi;
la crescente incidenza dei costi di cui sopra concorre, tra le altre cose, a determinare una iniqua distribuzione del valore aggiunto all'interno delle filiere agro-alimentari che, inevitabilmente, danneggia la componente agricola che, per ogni euro speso in prodotti alimentari, riceve solo 17 centesimi, contro i 32 ed i 51 che vanno, rispettivamente, all'industria ed alla distribuzione;
i dati di cui sopra evidenziano chiaramente che l'attuale organizzazione delle filiere agroalimentari genera costi che ricadono quasi esclusivamente sugli agricoltori e sui consumatori, mentre i benefici sono a prevalente appannaggio del settore distributivo;
tale sperequazione amplifica ed estende i propri effetti negativi nel momento in cui i prodotti acquistati a prezzi crescenti generano sprechi legati al mancato consumo e, quindi all'eliminazione come rifiuto, dei prodotti medesimi;
nelle mense scolastiche, per cause legate allo scarto (pari circa al 50-60 per cento del somministrato), o al mancato consumo (circa 20 per cento) degli alimenti ad esse destinati si determinano, ogni anno, flussi di spesa stimati in oltre 250 milioni di euro di prodotti alimentari, il cui acquisto genera, pertanto, sprechi identificabili non solo con le quantità di prodotti perduti, ma anche con i costi accessori (logistica e trasporti) che, proprio perché gravanti su beni inutilizzati, divengono ancor più pesanti e meno giustificabili;
molti dei prodotti alimentari destinati alle mense scolastiche non sono ottenuti a partire da materie prime originarie dei territori in cui sono consumati, né sono riferibili alle tradizioni alimentari dei territori medesimi;
per quanto sopra, le attuali politiche di approvvigionamento di prodotti alimentari destinati alla refezione scolastica - tendono, nel loro complesso, a contribuire al processo di progressivo indebolimento della componente agricola all'interno delle filiere agroalimentari ed a generare costi a carico dell'acquirente finale che, nel caso specifico, è, in primo luogo, identificabile nel contribuente o, in ogni caso, nei soggetti che si fanno materialmente carico di sopportare gli oneri relativi al consumo di pasti nelle mense scolastiche;
il consumo di prodotti alimentari di qualità (DOP, IGP, attestazioni di specificità, prodotti biologici) e, più, in genere, di prodotti tipici e di territorio è riconosciuto come funzionale al mantenimento di un buon stato di salute ed è, pertanto, particolarmente indicato per i bambini, ai fini, sia della loro corretta educazione alimentare, sia per limitare la diffusione di stati patologici, quali l'obesità che, con crescente e preoccupante frequenza, interessa le fasce di età più giovani della popolazione;
il consumo di prodotti tipici e di qualità concorre altresì al mantenimento di forme di agricoltura ancorate al territorio

e, quindi, anche alla tutela ed allo sviluppo dei valori economici, sociali e culturali che sono propri dei territori di cui gli stessi prodotti sono espressione;

impegna il Governo

ad adottare tutti i provvedimenti necessari, affinché, anche attraverso il potenziamento degli strumenti normativi esistenti, l'approvvigionamento di prodotti alimentari destinati ai servizi di mensa scolastica avvenga, per non meno del 50 per cento, a livello locale e riguardi prodotti del territorio, da reperire, principalmente, attraverso modalità finalizzate a favorire l'avvicinamento tra la fase produttiva agricola e quella di consumo, quali le vendite dirette, o altre analoghe soluzioni come i cosiddetti farmer's market o le vendite a «chilometro zero».
(7-00100)
«Fogliato, Caparini, Rainieri, Negro, Callegari».

La XIII Commissione,
premesso che:
nel corso del mese di settembre 2008, 46 Comuni della provincia di Caserta hanno chiesto una convocazione urgente alla XIII Commissione, Agricoltura, della Camera dei deputati riguardo all'Emergenza della filiera bufalina della Provincia di Caserta;
di seguito, la predetta Commissione Agricoltura, nell'ambito di una serie di audizioni informali, ha proceduto ad udire oltre i Comuni richiedenti, anche altri soggetti ed associazioni di riferimento appartenenti al settore dell'allevamento bufalino campano, tra cui il Consorzio per la tutela della mozzarella di bufala campana Dop e l'Assessorato all'agricoltura della Regione Campania;
a riguardo si fa presente che il comparto zootecnico e lattiero caseario bufalino campano e più in generale, quello dell'area rientrante nell'ambito territoriale della denominazione di Origine protetta (Dop) mozzarella di bufala campana, dall'anno 2007 e durante l'anno 2008 è stato interessato da una serie di emergenze a carattere economico-ambientale e sanitario, che ne hanno messo in crisi la stabilità strutturale del settore ed il regolare funzionamento della filiera produttiva;
i primi segnali di difficoltà per il settore zootecnico bufalino campano, segnatamente di quello della provincia di Caserta, si possono far risalire al mese di novembre 2006, in seguito all'emanazione dell'ordinanza del Ministro della salute del 14 novembre 2006, recante «Misure straordinarie di polizia veterinaria in materia di tubercolosi, brucellosi bovina e bufalina, brucellosi ovi-caprina, leucosi in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia», da cui emersero numerosi profili problematici riguardo all'obbligo di dover abbattere una cospicua entità di capi risultati positivi al batterio della brucellosi e che in tali circostanze si rischiava di decimare gran parte del patrimonio bufalino della stessa provincia di Caserta;
le vere criticità per la filiera bufalina in questione, si sono avvertite pesantemente nel corso del 2008 in corrispondenza dell'emergenza rifiuti in Campania prima, e della vicenda sulla diossina poi. In tali circostanze, il comparto dell'allevamento bufalino, in particolare, è stato profondamente sconvolto da tali eventi che hanno determinato un notevole calo delle vendite di mozzarella di bufala campana con conseguenti ripercussioni su tutti le aziende zootecniche;
in un tale contesto caratterizzato da consumi in flessione, a causa della recessione economica e della crescita dei prezzi, l'emergenza rifiuti e l'allarme diossina hanno chiaramente contribuito alla contrazione delle vendite di mozzarella di bufala campana Dop, sia in seno alla regione Campania, sia nei territori fuori regione ma di ambito della Dop stessa. Tali emergenze, indubbiamente, hanno esercitato una specifica pressione sulle vendite e sui rapporti di filiera;
nel primo quadrimestre del 2008, la contrazione rispetto al 2007 del fatturato

dei caseifici (-19 milioni di euro) e degli allevamenti (-3,3 milioni di euro), nonché le eccedenze di latte (oltre 27.000 tonnellate) hanno rappresentato i principali fronti sui quali si sono scaricate le difficoltà di mercato;
sull'entità di tali problemi, in cui una parte importante è rappresentata dalle eccedenze di latte e dalle relative pressioni sul prezzo della materia prima, influiscono anche errori delle imprese che forse hanno coscientemente operato le loro scelte in condizioni di forte incertezza, nonché carenze strutturali del sistema;
il controllo ufficiale imposto dalle autorità sanitarie nei primi giorni del mese di aprile 2008 si è innestato nel contesto delle difficoltà di mercato e dei problemi strutturali, aggravando i danni ed i problemi d'immagine della filiera sui tradizionali canali di commercializzazione;
l'allarme della diossina, che di fatto ha azionato in modo propulsivo una seconda crisi del comparto dopo quella dei rifiuti, molto più forte e persistente della prima, ha rappresentato il nodo di rottura degli equilibri della filiera e delle relazioni commerciali della mozzarella di bufala campana DOP. In tale contesto, infatti, è successo che i normali controlli per la preparazione, trasformazione e commercializzazione del prodotto mozzarella sono diventati gli strumenti per una vera e propria inquisizione del prodotto accusato di essere causa di seri pericoli della salute umana;
tale situazione amplificata in modo spesso ingiustificato su giornali e televisioni sia a livello nazionale sia internazionale ha segnato in modo quasi indelebile la possibile fine di un sistema produttivo italiano che da sempre ha rappresentato il meglio del Made in Italy nel mondo;
vi è la necessità di affrontare in modo complessivo i problemi del comparto. Questa esigenza scaturisce dalla stessa complessità della crisi che ha posto soprattutto le aziende agricole in una posizione di grande difficoltà economica;
alla contrazione delle vendite di mozzarella di bufala, a maggior danno delle aziende di allevamento bufalino, è seguita la riduzione del fatturato per l'abbattimento di oltre 26.000 capi per il risanamento dalla brucellosi ed al sequestro di altri 5.000 capi circa;
tutte le conseguenze di tali crisi sono ricadute quasi esclusivamente sulle aziende agricole che non hanno visto pagato il latte ritirato e congelato, hanno subito la contrazione del prezzo e oggi ricevono le disdette o proposte di contrattazione a basso prezzo. È evidente che qualunque intervento possibile per venire in soccorso del comparto dovrà vedere quale terminale le aziende agricole, assicurando alle stesse la copertura dei danni subiti sia per il latte prodotto nel periodo di blocco sia per i costi aggiuntivi di eventuale distruzione e trasporto che per le perdite di prezzo e fatturato;
le aziende agricole campane e quelle laziali del comprensorio Dop hanno permesso a proprie spese la ripresa della commercializzazione della mozzarella di bufala, ma ora non sono in grado di resistere alla particolare congiuntura che si va delineando;
una questione che emerge in questo contesto e che desta inquietudine, è il caso del latte congelato e concentrato. In effetti, su questo aspetto si hanno molti punti da chiarire e anche affermazioni giustificative non sempre convergenti e accettabili;
purtroppo, anche organi di tutela della mozzarella di bufala campana Dop, sembrano ritenere normale che nel territorio della Dop più caratteristica al mondo, dove il prodotto alimentare e l'ambiente territoriale, culturale e storico sono un unicum inscindibile, a tal punto da lasciare credere senza ombre di dubbi che in tali luoghi altro non si possa e si debba realizzare se non solo mozzarella di bufala campana Dop, si possa invece produrre, spesso addirittura negli stessi caseifici aderenti alla Dop, anche una mozzarella non Dop: si tratta di un fatto

gravissimo che andrebbe urgentemente sanato, allo scopo impedendo che si possa produrre mozzarella generica di latte di bufala parallelamente a quella di bufala Dop;
in questo scenario si cala una specifica questione che riguarda il latte congelato. Se da un lato si è affermato, da parte degli operatori e delle autorità di controllo locali allo scopo interessati, che il congelamento del latte di bufala sarebbe stato reso necessario solo per far fronte alla crisi delle vendite della mozzarella di bufala Dop e che tale latte verrebbe ad ogni modo utilizzato per produrre mozzarelle anche parzialmente a base di latte di bufala e latticini commerciali a base bufalina, dall'altro lato si è anche esplicitamente riferito che la tecnica del congelamento verrebbe regolarmente utilizzata da alcuni operatori del settore caseario locale per fare scorte di latte nei periodi invernali, quando la mozzarella di bufala campana Dop è meno richiesta e proprio quando anche le bufale se non destagionalizzate, producono più latte, per poi scongelarlo e lavorarlo nei periodi primaverili ed estivi in corrispondenza dell'incremento della domanda della mozzarella Dop;
si deve rimarcare, ad ogni modo, che la mozzarella di bufala campana Dop si deve produrre secondo un disciplinare annesso alla Dop stessa, il quale esclude tassativamente l'uso di latte di bufala diverso da quello «intero fresco»;
è evidente che siamo di fronte ad un fenomeno molto allarmante e destabilizzante per la reputazione della Dop e per la trasparenza delle relazioni commerciali tra trasformatori (caseifici) ed allevatori, che in tali condizioni non hanno alcuna arma di trattativa, visto anche che si hanno sospetti che del latte congelato facciano parte anche quote di materia prima di provenienza estranea al territorio della Dop;
a riguardo, soprattutto le organizzazioni agricole regionali fanno rilevare che le difficoltà commerciali riscontrate nel corso del 2008 hanno prodotto un crescente quantitativo di latte congelato stoccato che pesa certamente sul mercato del fresco, giustificando, in parte le fibrillazioni del mercato, le continue disdette e la irrilevanza, al momento, della indubbia contrazione della mandria produttiva per effetto degli abbattimenti;
nel mese di febbraio la sezione lattiero casearia della Confindustria di Caserta quantificava in circa 26 milioni di chilogrammi i quantitativi già presenti in specifici stabilimenti, precisando che 7 milioni di chilogrammi riguardavano latte concentrato congelato;
è evidente che le scorte attualmente stoccate potrebbero risultare anche di molto superiori al dato iniziale che, se fondato, lascia comprendere che le giacenze di materia prima erano già rilevanti prima delle crisi indicate e non trovavano giustificazione in un normale accantonamento invernale per essere poi destinato a mozzarella Dop;
i quantitativi di latte congelato stoccati andrebbero censiti in via definitiva da parte delle istituzioni essendo depositati in locali soggetti ad autorizzazione sanitaria, per quantità, provenienza e qualità, anche per poter valutare la portata degli interventi necessari per una parziale sottrazione dal mercato degli stessi;
tale latte andrebbe pertanto eliminato dal mercato in quanto rappresenta pur sempre un problema, soprattutto per il settore dell'allevamento bufalino da latte, ed anche un pericolo per la produzione di mozzarella a Dop. È auspicabile che per esso sia scelta in via prioritaria una utilizzazione diversa da quella alimentare destinando, anche con un programma agevolato, le scorte alla produzione di tale latte in polvere per uso zootecnico;
alla luce delle numerose problematiche sopra indicate, si ritiene necessario ed indifferibile un intervento del Governo volto a favorire la positiva risoluzione delle stesse;

una soluzione pertinente e specifica si dovrebbe ad ogni modo riservare al problema del latte congelato. Ove anche si ipotizzasse in tal senso la destinazione di prodotto a base di latte di bufala agli indigenti, si ritiene che non possano essere ritenuti salutari interventi occasionali sulla spinta di suggestioni momentanee che rischierebbero di favorire solo alcuni attori della filiera (i trasformatori) senza garantire quella svolta necessaria al rilancio del mercato del latte di bufala;
persiste il rischio infatti che un ritiro di parte del prodotto dal mercato non risolva gli attuali problemi, ma addirittura aumenti le fibrillazioni sul mercato del latte fresco, se non vengano definite nuove regole di comportamento con un accordo quadro tra tutti gli attori garantito dalle istituzioni;
un programma di operazioni tese al superamento dell'attuale momento di crisi della filiera bufalina, dovrebbe tenere conto di specifiche azioni, possibilmente da inserire in un accordo quadro in cui gli allevatori dovrebbero avere una chiara evidenza e che non dovrebbe prescindere dai seguenti punti:
a) sospensione dei contributi previdenziali, sospensione e dilazione dei mutui e delle esposizioni comunque connesse allo svolgimento dell'attività agricola. In alternativa la ristrutturazione delle esposizioni finanziarie con affiancamento delle aziende da parte dell'Ismea per le garanzie da fornire agli istituti di credito;
b) ristoro dei danni subiti nel corso del 2008 compreso il pagamento del latte conferito ai caseifici;
c) mantenimento dell'attuale disciplinare del Dop mozzarella di bufala campana;
d) miglioramento del funzionamento del consorzio di tutela che preveda:
1) il controllo obbligatorio degli allevatori che conferiscano latte di bufala per la produzione di mozzarella di bufala campana con metodologie diverse da quelle attuali e la loro iscrizione al consorzio;
2) divieto assoluto di iscrizione al consorzio di organismi di intermediazione nella commercializzazione del latte di bufala Dop anche se cooperativi;
3) impossibilità di doppie linee (Dop, non Dop) di produzione all'interno dello stesso opificio;
4) revisione del sistema dei controlli che al momento non garantiscono la tracciabilità del prodotto finito.
e) garanzia di una equa rappresentanza della parte agricola negli organi sociali del consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana Dop,

impegna il Governo:

a prendere in debita considerazione la crisi che sta attraversando la filiera bufalina appartenente all'istituto giuridico della Dop, secondo quando descritto in premessa, ed in tale ambito ad attivare ogni iniziativa che sia utile a salvaguardare gli interessi degli allevatori bufalini colpiti dal contesto di crisi evitando che le loro aziende arrivino al collasso, nonché ad adottare gli opportuni provvedimenti che siano capaci di rafforzare la qualità della mozzarella di bufala campana Dop prescrivendo in maniera chiara il divieto dell'uso del latte congelato e l'esclusione di linee di produzione in cui si possano intersecare le altre produzioni casearie bufalina non Dop nello stesso caseificio;
a verificare la necessità di provvedere a dare esecuzione ad un programma d'interventi sulla base dell'accordo quadro indicato in premessa, allo scopo dando priorità di attuazione ai 5 punti che lo caratterizzano;
a fare in modo che, ove si decidesse di concorrere all'eliminazione del latte congelato, i sussidi siano concessi solo per il latte di cui sia accertata la provenienza da allevamenti aderenti alla filiera della Dop mozzarella di bufala campana e, in tale ambito, a subordinare tali soccorsi

all'avvenuto pagamento del latte in questione ai relativi allevatori, nonché alla destinazione di questo latte a farine per uso zootecnico.
(7-00101) «Rainieri, Negro».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nei giorni 10/11 dicembre 2008 si sono verificati nella Provincia di Messina, fenomeni di perturbazione metereologica di notevole e straordinaria intensità, tali da provocare allagamenti, frane, straripamenti di torrenti;
tali eventi hanno causato gravo danni ad intere popolazioni, determinando grave pericolo per l'incolumità pubblica;
fortemente colpito risulta il Comune di Falcone, sito in provincia di Messina, il quale ha riportato ingenti e assai significativi danni a seguito del sopraggiungere di una incontrollata massa di acqua e detriti proveniente dai territori a monte del predetto insediamento;
detta massa, determinando la rottura dell'argine di sponda sinistra del locale torrente denominato «Feliciotto», ha dato luogo allo straripamento dello stesso torrente, che così facendo ha prima di tutto invaso le vie e le campagne adiacenti per poi spostarsi lungo le vie dell'intero Comune, quali la Via Faranda, Via Nazionale, Via Italo Balbo, Via Roma, e tutte le relative traverse;
particolarmente colpita la frazione comunale di Sant'Anna dove un susseguirsi di frane e smottamenti hanno causato notevoli danni al piccolo centro abitato;
l'ondata di piena ha interessato il territorio comunale per un considerevole arco temporale, ovvero circa venti ore a partire dalla giornata dell'11 dicembre scorso;
la situazione generale riscontrabile in loco presenta devastazioni a tutte le strutture pubbliche, alla rete viaria ed idrografica, ma, cosa ancor di più preoccupante, a tutte le civili abitazioni sommerse dall'ondata di fango e detriti e nella maggioranza dei casi assolutamente devastate;
non ultimo il verificarsi di un fatto gravissimo, ovvero la morte di un'anziana residente, evento da addebitarsi, malgrado il doveroso riserbo sugli accertamenti in capo alle autorità competenti, con tutta probabilità alla furia delle inondazioni;
infine, i danni in via di quantificazione, già ad una sommaria analisi appaiono assolutamente ingenti e straordinari, tali da prostrare l'intera comunità in tutte le sue articolazioni e le locali attività commerciali, letteralmente distrutte nel volgere di poche ore e adesso bisognose di aiuti concreti ed immediati per evitare ulteriori e drammatiche conseguenze -:
se il Governo sia a conoscenza della drammatica situazione in cui versa il Comune di Falcone, e più in generale l'intero comprensorio della Provincia di Messina;
quale sia nel modo più esaustivo possibile e nel minor tempo possibile, lo stato di attuale dei luoghi;
quale sia la valutazione dei fatti e quali azioni, interventi, misure si intendano intraprendere per assicurarsi che simili accadimenti non protraggano la loro portata lesiva e distruttiva nei confronti delle popolazioni interessate.
(4-01881)

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:

EVANGELISTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 28 ottobre 2008 una giovane donna, accusata di adulterio, è stata giustiziata da miliziani somali fedeli alle deposte Corti islamiche davanti a centinaia di persone, nello stadio di Chisimaio, importante città del sud della Somalia. La ragazza si chiamava Asha Ibrahim Dhuhulow e aveva 23 anni;
con il tradizionale velo verde sul capo, il volto coperto da un panno nero, la ragazza è stata condotta sul luogo del supplizio a bordo di un furgone per poi essere massacrata ricorrendo all'arcaico e macabro metodo della lapidazione, la sharia;
i carnefici hanno scavato una buca al centro dello stadio, vi è stata sepolta, tranne il collo e la testa, poi, davanti alla folla, è stata colpita da nugoli di pietre, fino alla morte. Per accertarsi della quale sembra sia stata anche parzialmente disseppellita tre volte: ma era ancora viva, e quindi la tortura è continuata;
durante l'esecuzione, qualcuno, forse un familiare, mosso a pietà ha tentato di soccorrerla, gli scherani islamici hanno aperto il fuoco, uccidendo un bambino;
non ci sono filmati e immagini dell'evento perché sono state vietate riprese e fotografie, anche se i giornalisti sono stati autorizzati ad assistere;
si tratta del primo episodio del genere di cui si abbia notizia in Somalia da due anni: da prima cioè che, alla fine del 2006, le truppe del governo transitorio di Mogadiscio sconfiggessero le Corti islamiche con il determinante appoggio militare dell'Etiopia. I ribelli hanno però intrapreso una guerriglia difficile da contrastare, e lo scorso agosto si sono reimpadroniti di Chisimaio, imponendovi leggi ispirate alla più estrema concezione dell'Islam; in città, per esempio, è proibita qualsiasi forma di svago perchè considerata blasfema;
in Somalia mentre gli «shabab» impongono la loro legge, ed estendono sempre più il controllo sul territorio, le organizzazioni internazionali, impotenti sul piano pratico, non possono fare altro - come la presidenza di turno dell'Ue, detenuta dalla Francia - che «condannare un'esecuzione particolarmente ignobile, alla quale gli islamici insorti che hanno preso il controllo della città di Chisimaio hanno deliberatamente dato una pubblicità insostenibile»; inoltre la Presidenza si è impegnata per l'abolizione della pena di morte, e la lotta contro la tortura e i trattamenti crudeli, inumani o degradanti -:
quali iniziative il Governo intenda adottare nelle opportune sedi internazionali, affinché tali barbarie, il cui orrore appare incredibile nel comune pensiero di tutti noi, finiscano e se non ritenga indispensabile impegnarsi al fine di arrivare a provvedimenti condivisi contro ogni forma di persecuzione o brutalità, consumate sotto l'egida della legalità, religiosa o laica, e rilanciare l'iniziativa in seno all'ONU per l'abolizione della pena di morte e la lotta contro la tortura e i trattamenti crudeli, inumani o degradanti.
(5-00776)

PORTA, MARAN, NARDUCCI e FEDI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la promozione della cultura e della lingua italiana in un Paese grande e dinamico come il Brasile è affidata, dal punto di vista istituzionale, a due soli Istituti di cultura, quello di Rio de Janeiro e quello di San Paolo, mentre aree molto popolate, come il Sud, e di significativa tradizione immigratoria per gli italiani, come il Nord Est, sono completamente scoperte;
i contributi assegnati ai due Istituti funzionanti, di fatto si sono sensibilmente

ridotti a causa del deprezzamento dell'euro sul real, che dal 2005 ad oggi è passato da un rapporto di 1 a 3,7 a un rapporto di 1 a 2,5, con una riduzione di un terzo del valore;
nello stesso periodo, in Brasile il costo della vita è aumentato annualmente del 6 per cento e il costo del lavoro del 13 per cento, aumenti che aggiunti al deprezzamento dell'euro portano ad un sostanziale dimezzamento delle risorse cui gli Istituti possono fare ricorso per il loro funzionamento, anche per i tagli previsti dalle recenti operazioni finanziarie approvate dal Parlamento;
una così drastica riduzione di risorse comporterà necessariamente, oltre alla riduzione delle attività culturali proprio in una fase di forte crescita dell'interesse dei brasiliani verso il nostro Paese, anche il licenziamento di personale assunto in loco;
i licenziamenti di personale in Brasile preludono a ricorsi che, per la prassi consolidata della magistratura locale, si concludono quasi sempre con la vittoria del ricorrente, con il rischio concreto per il datore di lavoro di dovere far fronte a oneri più gravi dei costi abitualmente sopportati;
questa prospettiva andrebbe ad aggravare le difficoltà esistenti da tempo per i due Istituti, dovute alla scarsa dotazione di personale;
l'Istituto di San Paolo rischia la paralisi per il fatto che i due dipendenti a contratto locale che si sobbarcano l'intera attività contabile e di concetto appartengono ad un ente con il quale si sta interrompendo la collaborazione;
all'Istituto di Rio è indifferibile l'assunzione di un nuovo contrattista con funzioni esecutive, che aiuti il direttore a far fronte ai crescenti impegni di organizzazione e di divulgazione delle attività, soprattutto dopo l'estensione della competenza territoriale allo Stato di Bahia -:
quali iniziative intenda assumere per ripristinare immediatamente i livelli di finanziamento dei due Istituti operanti in Brasile e per autorizzare l'assunzione del personale a contratto; nel primo caso eventualmente aggiornando le somme al mutato rapporto di cambio tra le monete oppure liberando gli enti da oneri impropri, che poco hanno a che vedere con i compiti istituzionali, come il servizio di vigilanza all'edificio demaniale in cui è ubicato l'Istituto di Rio, nel secondo tenendo conto delle richieste dei rispettivi direttori e il parere dell'Ambasciata, perché i due Istituti possano continuare a funzionare a livelli compatibili con la loro missione istituzionale e con il necessario decoro della nostra presenza culturale in Brasile.
(5-00777)

PICCHI e DI BIAGIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il personale a contratto nelle nostre rappresentanze diplomatico-consolari svolge una funzione estremamente importante per la collettività italiana residente all'estero. Si tratta di personale particolarmente qualificato, non solo per la conoscenza della lingua, ma anche per l'esperienza maturata e le funzioni svolte;
l'articolo 93 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967 n. 18, come ha chiarito l'Avvocatura Generale dello Stato con parere n. 24867 del 22 ottobre 2003, stabilisce espressamente che il personale a contratto in servizio presso le rappresentanze diplomatiche, gli uffici consolari e gli istituti di cultura, qualunque sia la legge regolatrice del loro contratto, rientra a tutti gli effetti nell'ambito del personale civile dell'Amministrazione degli Affari Esteri;
il trattamento giuridico ed economico degli impiegati a contratto regolato dalla legge locale è fortemente differenziato rispetto a quello riservato agli impiegati a contratto regolato dalla legge italiana che svolgono mansioni analoghe e sono inquadrati in posizioni comparabili;
nell'ambito della disciplina dei diritti sindacali, l'esclusione degli impiegati con contratto legato alla legge locale dal diritto

di elettorato attivo e passivo ai fini della costituzione delle Rappresentanze sindacali unitarie (RSU), si riflette in una discriminazione fondata anche sulla nazionalità, ed in quanto tale in chiaro contrasto con l'articolo 39 del Trattato UE e dell'articolo 8, n. 1, del Regolamento (Cee) del Consiglio 15 ottobre 1968, n. 1612, relativo alla libera circolazione dei lavoratori all'interno del territorio della Comunità Europea;
alla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 103 del 7 aprile 2000, il personale che era in possesso di un contratto di lavoro a tempo indeterminato regolato dalla legge italiana o che ha optato, qualora fossero esistiti i presupposti, per la sottoscrizione di un contratto disciplinato dallo stesso regime giuridico è rimasto sottoposto alla legge italiana. Gli impiegati assunti successivamente all'entrata in vigore del decreto suddetto, sia di cittadinanza italiana sia di altra cittadinanza, con contratto regolato dalla legge locale, non hanno avuto la facoltà di optare per la normativa regolante il contratto, con evidenti riflessi discriminatori basati anche sulla cittadinanza e conseguente violazione del comma 2 dell'articolo 39 del Trattato istitutivo della Comunità Europea, così come ridefinito ad Amsterdam il 2 ottobre 1997;
la Corte di Giustizia delle comunità europee in varie sentenze ha statuito «l'effetto diretto» del divieto di discriminazioni fondate sulla nazionalità sancito dal comma 2 dell'articolo 39 cit, riconoscendo la nullità della clausola di un contratto collettivo che comporta una discriminazione contraria all'articolo 39 ed all'articolo 7 n. 1 del regolamento n. 1612 del 1968 e in tal caso riconoscendo l'obbligo da parte del giudice nazionale di applicare agli appartenenti al gruppo sfavorito da tale discriminazione lo stesso regime di cui fruiscono gli altri lavoratori, senza chiedere o attendere la previa abrogazione di siffatta clausola attraverso la contrattazione collettiva o qualsiasi altro procedimento;
la mancata osservanza da parte dell'Italia dei citati dispositivi legislativi di natura comunitaria e la conseguente sussistenza di una simile discriminazione potrebbero provocare un richiamo da parte delle Istituzioni competenti dell'UE, andando ad amplificare la già critica immagine del nostro Paese nei confronti degli orientamenti tracciati da Bruxelles in tema di lavoro e di tutela dei diritti dei lavoratori sul territorio europeo -:
se il Ministro interrogato intenda accertarsi delle fattispecie enunciate e promuovere adeguati provvedimenti al fine di colmare il limite normativo che condiziona lo status degli impiegati del Ministero degli affari esteri aventi contratto regolato dalla legge locale, oggetto di evidenti discriminazioni e di chiare violazioni del diritto comunitario.
(5-00778)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

IANNARILLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la società B.E.G. s.r.l. (Bio Energia Guarcino, società a responsabilità limitata) intende realizzare nell'antico comune ciociaro di Guarcino - noto per la purezza delle sue acque minerali (nel territorio del comune sono ubicate otto sorgenti di acque, tra le quali quella dell'acqua oligominerale Filette e quella dell'acqua oligominerale San Luca) per la salubrità del clima - una centrale termoelettrica da 50MW per la produzione di energia elettrica (20MWe) e vapore (30MWt). La centrale sarebbe costituita da 3 enormi motori diesel (Wartsila - del tipo di quelli per grosse navi) alimentati ad olio di palma;
la centrale brucerà 116 metri cubi di olio di palma al giorno pari ad oltre 100 tonnellate che verranno trasportate mediante

autobotti riscaldate (l'olio di palma è solido a temperatura ambiente). Si prevedono 8-9 autobotti al giorno a cui vanno aggiunte quelle per il trasporto dell'urea raggiungendo un realistico numero di oltre 10 autobotti al giorno;
l'impianto oltre agli ossidi di azoto, polveri e anidride carbonica, produrrà anche ammoniaca, metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, ossidi di zolfo, come risulta dai dati forniti per ottenere l'autorizzazione alla realizzazione di impianti similari (ad esempio quello dell'Unigra di Conselice, in provincia di Ravenna);
nel funzionamento normale dei 30MW termici solo 20MW verrebbero utilizzati dalla locale cartiera di Guarcino (nella realtà solo 10MW, in quanto attualmente una delle due linee della cartiera è ferma), proprietaria del 50 per cento della B.E.G. s.r.l. Questo significa che oltre 500 Kg di vapore/ora verranno immessi nell'atmosfera, in assenza di una valutazione sull'impatto che questo può provocare sul microclima. Nel caso in cui venisse realizzato il previsto funzionamento in bypass della cartiera (la cartiera viene fermata), andrebbero in atmosfera 30MW termici e le tonnellate di vapore/ora immesse nell'atmosfera sarebbe ben 1,5; anche questo dato e il suo impatto sul microclima non sono stati oggetto di valutazione;
in base alla normativa vigente, l'olio di palma è considerato inspiegabilmente una «biomassa»; come tale rientra nell'ambito delle fonti energetiche rinnovabili, beneficiando, pertanto, anche degli incentivi (i certificati verdi, pari a 111,00 euro/MWh) introdotti - ai sensi dell'articolo 2, commi da 143 a 157 - dalla legge 24 dicembre 2007, n. 24 (finanziaria 2008). È cosa nota, invece, che l'olio di palma viene importato dalla Birmania, Malesia, Africa e poi bruciato in Italia con conseguente inquinamento con il trasporto ed aumento di effetto serra in loco, oltre al disboscamento effettuato per far posto alle palme da olio;
la realizzazione dell'impianto di cogenerazione di Guarcino è finalizzata all'autoproduzione del vapore così da abbassare i costi energetici della cartiera ma soprattutto alla produzione di energia elettrica incentivata da certificati verdi che sarà poi rivenduta al gestore della rete nazionale (GRN);
il progetto presentato per la realizzazione dell'impianto non utilizza «la migliore tecnologia disponibile» (B.A.T.) come invece prescritto dalla legge, in quanto si possono realizzare impianti identici con emissioni molto inferiori (polveri <10);
il comune di Guarcino ricade in una delle zone di protezione speciale (ZPS), in particolare quella dei «Monti Simbruini e Ernici» (IT6050008), istituite ai sensi della direttiva comunitaria 79/409/CEE (uccelli) del Consiglio del 2 aprile 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici, che prevede la classificazione come zone di protezione speciale (ZPS) per i territori più idonei in numero e superficie alla conservazione di tali specie;
ai sensi del decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 31 gennaio 2008, il territorio del comune di Guarcino è interessato - altresì - dalla perimetrazione del sito di interesse nazionale del bacino del fiume Sacco, realizzata ai fini della messa in sicurezza d'emergenza, caratterizzazione, bonifica e ripristino ambientale delle aree inquinate individuate dal citato decreto ministeriale;
il comune di Guarcino risulta essere già stato inserito nel perimetro del sito di bonifica di interesse nazionale di «Frosinone» -:
quali iniziative intenda predisporre per scongiurare il pericolo che il già delicato equilibrio ambientale del territorio del comune di Guarcino non venga ulteriormente compromesso attraverso la realizzazione di interventi inquinanti quale quello progettato dalla B.E.G. s.rl. e relativo alla costruzione di un impianto di cogenerazione ad olio di palma.
(4-01884)

DIFESA

Interrogazione a risposta orale:

MOLES, CARLUCCI, CICU, SPECIALE, MAZZONI e HOLZMANN. - Al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 519, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), prevede che una quota delle risorse del fondo di cui all'articolo 1, comma 96, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (legge finanziaria 2005), sia utilizzata per la stabilizzazione, a domanda, del personale non dirigenziale assunto a tempo determinato, in possesso dei prescritti requisiti;
lo stesso comma 519 prevede che le amministrazioni continuino ad avvalersi del personale beneficiario delle procedure di stabilizzazione e prioritariamente del personale di cui all'articolo 23 del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, ossia degli ufficiali in ferma prefissata delle Forze armate in servizio alla data del 31 dicembre 2006;
le risorse del fondo istituito dalla «legge finanziaria 2005» sono destinate alle assunzioni del personale delle pubbliche amministrazioni in deroga al vigente blocco, ivi comprese le assunzioni di personale militare non connesse con la professionalizzazione delle Forze armate di cui alla legge 14 novembre 2000, n. 331, al decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e alla legge 23 agosto 2004, n. 226;
le sentenze fino ad ora pronunciate dai TAR, in merito alle quali è pendente il ricorso in appello al Consiglio di Stato, hanno ritenuto che l'articolo 1, comma 519, della «legge finanziaria 2007» non fosse del tutto applicabile all'Amministrazione militare, posto che la stabilizzazione disciplinata da detta disposizione è solamente quella finanziabile con una quota del fondo di cui all'articolo 1, comma 96, della legge n. 311 del 2004, del quale le Forze armate non sono destinatarie, ad eccezione dell'Arma dei carabinieri e del Corpo delle capitanerie di porto;
il TAR Lazio nella sentenza del 30 gennaio 2008 sul ricorso n. 4229/2007, RG.R., ha affermato che la vigente normativa di settore non impedisce, di per sé, all'Amministrazione della difesa di accedere al fondo di cui all'articolo 1, comma 96, della legge n. 311 del 2004, ma non consente, soltanto, di poterlo utilizzare per quel che attiene alle procedure ordinarie di concorso connesse con la professionalizzazione delle Forze armate;
da ciò consegue che, essendo la «stabilizzazione» una procedura straordinaria di assunzione, tutti gli ufficiali delle Forze armate dovrebbero poterne beneficiare;
il decreto del presidente della Repubblica 29 dicembre 2007 e il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 agosto 2008 hanno autorizzato l'avvio delle procedure di stabilizzazione per i soli ufficiali dell'Arma dei carabinieri e non anche per il Corpo delle capitanerie di Porto;
se le sentenze dei TAR saranno confermate dal Consiglio di Stato, il Ministero della difesa dovrà avviare le procedure di stabilizzazione degli ufficiali ausiliari delle Capitanerie di porto in possesso dei prescritti requisiti; nonostante ciò l'Amministrazione ha bandito concorsi per il reclutamento di personale in servizio permanente -:
se il Ministro ritenga opportuno, considerati i compiti svolti dal Corpo delle capitanerie di porto, valutare la possibilità di un richiamo in servizio degli ufficiali in ferma prefissata del Corpo congedati nell'anno 2007;
quali iniziative intenda assumere per gli ufficiali in ferma prefissata del Corpo delle capitanerie di porto, per i quali non è stato bandito l'apposito concorso per l'ammissione all'ulteriore ferma di dodici mesi, di cui all'articolo 24, comma 6, del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215.
(3-00285)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
diverse amministrazioni comunali, in seguito al fallimento di imprese commerciali, hanno chiesto l'insinuazione al passivo per crediti riferibili all'imposta comunale sugli immobili o ad altri tributi locali rivendicando altresì il riconoscimento del privilegio dall'articolo 2752 del codice civile;
i tribunali investiti della questione hanno ritenuto, in più occasioni, di non poter riconoscere detto privilegio in quanto il riferimento ivi contenuto alle «imposte tasse e tributi... previsti dalla legge per la finanza locale» farebbe esclusivo rinvio al regio decreto n. 1175 del 1931 e, quindi, in virtù dell'eccezionalità delle norme in materia di privilegi, non potrebbe essere esteso a tali casi;
l'interpretazione ricordata rischia di comportare gravi conseguenze agli enti locali coinvolti nei fallimenti delle imprese verso le quali vantano crediti per il pagamento delle imposte locali-:
quali siano gli intendimenti del Ministro sulla questione e quali iniziative intenda assumere per porre rimedio alla situazione denunciata.
(5-00772)

MANCUSO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
per effetto dell'entrata in vigore del nuovo codice sugli appalti (costituito dal decreto legislativo n. 163 del 2006 e dai successivi, correttivi, decreto legislativo n. 6 del 2007, decreto legislativo n. 113 del 2007, decreto legislativo n. 152 del 2008) una piccola impresa sana e competitiva, che porta a termine con successo una fornitura a favore di un ministero italiano, rischia la sopravvivenza a causa della complessità degli adempimenti amministrativi e delle insidie che questi ultimi nascondono;
l'azienda CO.MI. S.r.l. di Milano che dal 1973 è fornitrice di berretti ed accessori per le divise di tutti i Corpi dello Stato: Arma dei Carabinieri, Esercito Italiano, Aeronautica Militare, Marina Militare, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato, in data 20 settembre 2007 partecipa ad una gara indetta dal Comando Generale della Guardia di Finanza per la fornitura di n. 34.600 berretti;
tra i requisiti necessari per la partecipazione è inclusa la realizzazione in proprio della produzione del tessuto: per tale ragione la società si trova costretta a partecipare alla gara in forma di Raggruppamento Temporaneo di Impresa con un lanificio preventivamente selezionato sul mercato; la scelta ricade sul Lanificio Fedora S.p.A. di Prato (e sulla Tessitura Cerbai s.n.c. ad essa associata) che ha eseguito precedenti forniture di tessuti analoghi con esito positivo al medesimo Comando Generale della Guardia di Finanza;
l'azienda CO.MI. S.r.l. vince la gara, costituisce formalmente il Raggruppamento Temporaneo di Impresa con il Lanificio Fedora S.p.A. e la Tessitura Cerbai s.n.c. assumendo il ruolo e la responsabilità di capogruppo, porta a termine la fornitura con esito positivo, emette le fatture per l'importo contrattuale stabilito, ma ora corre seri rischi di non essere pagata dal Comando Generale della Guardia di Finanza;
dopo aver onorato il contratto di fornitura ed aver inoltrato i documenti necessari per la liquidazione delle proprie fatture l'azienda CO.MI. S.r.l. ha ricevuto richiesta dal Comando Generale della Guardia di Finanza di fornire analoghi documenti relativi alle aziende raggruppate, che nel frattempo (all'insaputa della capogruppo CO.MI. S.r.l.) dopo aver eseguito le proprie fasi contrattuali, hanno iniziato procedure di liquidazione volontaria

e non hanno mantenuto i requisiti di regolarità fiscale e contributiva, senza che la capogruppo o la stazione appaltante potessero monitorarne lo stato;
ad oggi, le due società raggruppate si rifiutano di fornire la documentazione necessaria per ottenere la liquidazione del contratto (Durc e Attestazione di regolarità fiscale), la Guardia di Finanza si rifiuta di procedere alla liquidazione almeno della quota contrattuale di CO.MI. S.r.l. per l'assenza della documentazione dei raggruppati;
l'azienda CO.MI. S.r.l. si trova così nella situazione paradossale seguente: l'azienda è stata obbligata ad eseguire la fornitura in regime di RTI pur essendo responsabile in proprio del 92,17 per cento del contratto in termini di valore delle attività svolte; la società nel ruolo di capogruppo si trova a dover garantire in solido i debiti contributivi e fiscali di un proprio fornitore (cosa che nemmeno accade ai soci della stessa S.p.A. se essa dichiarerà fallimento al termine della procedura di liquidazione in corso), pur essendo di dimensioni di gran lunga minori (circa 1.400.000 euro di fatturato CO.MI. S.r.l. a fronte di circa 40 milioni di fatturato Fedora); viene bloccato un pagamento a favore CO.MI. S.r.l. di importo pari a euro 1.132.627,20 a fronte di una quota di competenza del lanificio di soli 88.000 euro circa (controvalore del tessuto fornito); dato il potere contrattuale del tutto sbilanciato tra i produttori di tessuto e le aziende confezioniste è normale prassi che il pagamento del tessuto avvenga attraverso garanzie bancarie, titoli o addirittura in via anticipata; nel caso di specie in particolare, non potendo prevedere quanto sarebbe accaduto in seguito, il tessuto è stato in parte già pagato ed in parte garantito con l'emissione di cambiali che il fornitore incasserà, ben sapendo che la sua quota contrattuale non verrà mai rimborsata all'azienda CO.MI. S.r.l. in quanto verrà trattenuta dal Comando Generale della Guardia di Finanza a copertura dei debiti tributari e contributivi del Lanificio Fedora S.p.A.; è stata negata anche la possibilità di cedere il credito CO.MI. S.r.l. che vanta nei confronti del Comando Generale della Guardia di Finanza a favore di una banca o di un factoring per esplicita opposizione dell'Ufficio Approvvigionamenti dello stesso Comando Generale in forza dell'articolo n. 117 del decreto legislativo n. 163 del 2006, precludendo così all'azienda la possibilità di ottenere la liquidità necessaria per continuare a lavorare in attesa dell'incasso;
queste situazioni paradossali di lavoro non possono garantire né la certezza dei crediti, né il diritto di svolgere una attività imprenditoriale nel rispetto delle regole. L'azienda CO.MI. S.r.l. è l'unica in regola con contributi e imposte (ed ha assunto l'onere principale di svolgere la fornitura) ed è l'unica a pagare e a subire i danni della condotta di altri, senza alcuna certezza di rivalsa (su aziende che già non garantirebbero la copertura dei propri debiti verso dipendenti, enti previdenziali, erario e fornitori) e rischia la sopravvivenza a causa di questo credito al momento non esigibile -:
se il Governo intenda intervenire per giungere alla felice conclusione della vicenda descritta in premessa perché l'azienda CO.MI. S.r.l. si trova nella impossibilità di poter proseguire la propria attività in queste condizioni di assoluta mancanza di tutela.
(5-00775)

...

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
la società contemporanea è attraversata da mutamenti sempre più rapidi ed incisivi, esiste l'esigenza di aggiornare coerentemente

e costantemente gli strumenti necessari a governare il cambiamento;
ad una «società del lavoro», in cui cioè il lavoro, le sue dinamiche, il suo sviluppo, rivestivano un ruolo centrale anche da un punto di vista sociale, in cui ad esempio la fabbrica è stata non solo un luogo di lavoro ma anche un luogo di formazione sociale, culturale e politica se ne è affiancata un'altra che si potrebbe definire «società del consumo» in cui invece sono i consumi, le loro modalità, il loro livello, il loro sviluppo i suoi titolari, a definire le caratteristiche economiche sociali di una collettività;
in un mondo nuovo in cui ai lavoratori si sono affiancati i consumatori, in cui la produzione si è sempre più diversificata orientandosi nelle società occidentali sempre più verso i servizi;
appare evidente e necessario focalizzare strumenti adatti a tutelare e sostenere le nuove declinazioni della cittadinanza, i nuovi protagonisti sociali del nostro tempo;
il nuovo secolo potrebbe diventare il secolo dei «conflitti sui consumi», della battaglia per i diritti dei cittadini intesi come consumatori ed utenti dei servizi e delle pubbliche amministrazioni;
«Storicamente - ha dichiarato Ralph Nader, leader del movimento consumeristico statunitense - l'attenzione è sempre stata rivolta unicamente alla produzione, in Marx così come in Ricardo, tra i socialisti come tra i capitalisti...Ma quello che interessa in ultima istanza è il benessere del consumatore: ecco il fine ultimo dell'economia»;
negli ultimi anni specie nei paesi anglosassoni la nozione di un «interesse collettivo» dei consumatori che avrebbe la sua ragion d'essere tra gli interessi individuali e «l'interesse generale» difeso dalla sfera politica, ha dato vita alla public interest law, intesa come nuova branca del diritto civile, che promuove la difesa di interessi collettivi estesi, e punta alla risoluzione, tramite meccanismi giuridici, di problemi che né il mercato né il Governo sono riusciti a risolvere;
il successo di questa nuova impostazione è rivelatore della necessità di tenere conto di interessi diffusi, con una base larga, ma a bassa intensità, di cui occorre garantire la rappresentanza per regolare in maniera equilibrata il sistema democratico nel suo complesso;
tutelare i consumatori e difendere la qualità della vita significa promuovere uno sviluppo complessivamente sostenibile, eco-compatibile, equilibrato, ed adottare misure di tutela dei consumatori in tutti i campi: nella catena alimentare, nei trasporti, in tutti i servizi, nel sistema sanitario e nella prevenzione a tutela della salute, nell'e-commerce e nel trading on line, nell'ambito del credito e delle assicurazioni, e così via;
importante, al di là dei singoli interventi, è però fornire nuovi e più estesi strumenti di controllo e di intervento ai consumatori ed alle loro organizzazioni, e rafforzarne «il potere sociale», estendendo, anche per questa via, la partecipazione democratica dei cittadini;
il grado di effettiva inclusività sociale, cioè di concreto riconoscimento di appartenenza di ogni singolo alla propria collettività, resta uno degli indici principali per misurare l'effettivo tasso di democraticità di una società;
il Governo Prodi aveva presentato uno specifico disegno di legge a sostegno dell'introduzione nel nostro ordinamento della cosiddetta «class action»;
con la legge 24 dicembre 2007 n. 244, la legge finanziaria per il 2008, è poi stato definitivamente introdotto nel nostro ordinamento, all'articolo 2 dal comma 446 al comma 449, lo strumento della «class action»;
l'inserimento di uno strumento tipico dei sistemi giuridici di common law in un

ordinamento di natura romano-germanica come quello italiano è stato ovviamente particolarmente complesso;
l'attuale Governo ha disposto con il decreto-legge n. 112 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, la sospensione dell'entrata in vigore delle norme che disciplinavano l'utilizzo della «class action» che dovrebbero comunque avere piena efficacia dal 1o gennaio 2009;
attualmente siamo, dunque, in una fase di sospensione i cui contorni restano incerti;
appare necessario estendere la possibilità di ricorso alla class action anche nei confronti della pubbliche amministrazioni, secondo una distinzione netta tra i diritti di cittadinanza. Distinguendo cioè tra quelli del cittadino consumatore, da far valere nei confronti dei privati e quelli del cittadino utente da rivendicare nei confronti di un servizio pubblico;
appare altresì utile ragionare sulla possibilità di estendere il ricorso a tale strumento anche nei confronti dei concessionari di pubblici servizi;
è necessario chiarire, inoltre, altri aspetti specifici: la platea dei soggetti a cui si riconosce la potestà dell'iniziativa di class action, precisare che, con riferimento agli effetti interruttivi della prescrizione, questi devono essere estesi a tutti i consumatori o utenti e non solo ai ricorrenti, ipotizzare un vaglio preventivo da parte del tribunale sull'effettiva ammissibilità della domanda di class action, onde evitarne l'abuso, estenderne l'applicazione anche agli illeciti extracontrattuali -:
se non ritenga opportuno intervenire con la massima urgenza per chiarire le reali intenzioni del Governo e quali mezzi intenda adottare per rendere al più presto attivo e praticabile il ricorso alla class action.
(2-00254)
«Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Borghesi, Cambursano, Barbato, Cimadoro, Costantini, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Pisicchio, Porcino, Porfidia, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».

Interrogazione a risposta scritta:

MANCUSO, FRASSINETTI, GIAMMANCO, MANNUCCI, SARUBBI e ALESSANDRI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
grazie alla collaborazione delle forze dell'ordine con le associazioni amimaliste numerosi sono i sequestri di animali a causa di maltrattamenti (ex articoli 544-ter e seguenti del codice penale) in applicazione della normativa a tutela degli animali (legge n. 189 del 2004), in particolare di cuccioli di cane che a pochi giorni di età sono importati da trafficanti stranieri in Italia per essere destinati al commercio illegale;
la legge n. 189 del 2004, che ha inserito l'articolo 19-quater alle disposizioni di coordinamento e transitorie del codice penale, prevede che gli animali sequestrati a seguito di reato di maltrattamento debbano essere affidati agli enti animalisti che ne facciano richiesta;
l'affido degli animali, sequestrati a seguito di maltrattamento, ad enti animalisti che ne facciano richiesta, come previsto dall'articolo 19-quater citato, è il necessario iter logico per l'applicazione sostanziale alla disciplina a tutela degli animali, che vuole reprimere ogni possibile nocumento a danno degli animali;
spesso, come nel caso dei 25 cuccioli di cani sequestrati nel dicembre 2006 in provincia di Udine, sono sorti contrasti tra la richiesta di affido di animali maltrattati da parte di enti animalisti riconosciuti come la LAV ed una preventiva, subitanea disposizione di asta giudiziaria degli animali sequestrati da parte del Pm di Tolmezzo,

con il rigetto insistente da parte del Pm e del Gip della richiesta di affido degli animali, perché definita tardiva rispetto alla disposizione di asta giudiziaria;
la stessa vicenda si è ripetuta in questi giorni per i cuccioli di cani sequestrati a Gornate Olona, in provincia di Varese, prima promessi all'Ente Nazionale Protezione Animali e poi messi all'asta;
l'asta giudiziaria di animali maltrattati non può essere prevalente rispetto all'affido ad enti animalisti che ne facciano richiesta, in quanto il pagamento di un prezzo per ottenere degli animali in nessun modo può garantire il loro benessere, ma al massimo la possibilità di un eventuale sfruttamento;
la richiesta di affido non ha un limite temporale definito, entro cui deve essere effettuata;
in base al Decreto 12 novembre 2006 del Ministero della salute, la terza sezione penale della Corte di Cassazione nella sentenza 34095/06, depositata il 12 ottobre 2006 ha stabilito che le associazioni con titoli devono essere interpellate in via preventiva in questi casi, prima di procedere con altre possibili soluzioni che però potrebbero non garantire il benessere degli animali coinvolti;
un'interrogazione a risposta scritta di analogo contenuto, la n. 4-02595 era stata presentata il 14 febbraio 2007 ma senza ottenere risposta -:
se non si ritengano urgente e necessario, ognuno dei Ministri per quanto di competenza, la prevalenza sostanziale della richiesta di affido di animali posti sotto sequestro a seguito di maltrattamento, anche se effettuata successivamente alla disposizione di un asta giudiziaria potenzialmente revocabile, in ottemperanza al perseguimento degli obiettivi sostanziali della attuale normativa che vuole tutelare in maniera rigorosa il benessere degli animali, in particolare quando dopo pochi giorni dal sequestro il Pm dispone immediatamente l'asta, impedendo di fatto l'affido degli animali da parte di enti animalisti che ne facciano richiesta;
se non si ritenga necessario chiarire che non sussiste il concetto di richiesta di affido tardiva rispetto ad un provvedimento di asta giudiziaria che ben può essere annullata, in quanto l'affido degli animali deve poter essere considerato sempre prevalente rispetto a strumenti come l'asta giudiziaria utilizzati per oggetti che mal si adattano alla natura vivente e senziente degli animali.
(4-01883)

...

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

LANDOLFI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Amministrazione Provinciale di Caserta ha, già da qualche tempo, costituito una società controllata, con capitale sociale interamente pubblico, denominata «Terra di Lavoro S.p.A.»;
tra i compiti che lo statuto societario riserva all'azienda vi sono quelli di effettuare una molteplicità di servizi (cosiddetto global service manutentivo), di volta in volta, affidati in house dallo stesso ente locale;
«Terra di Lavoro S.p.A.» ha proceduto, negli ultimi mesi, ad assumere personale col metodo della chiamata diretta e, quindi, senza alcun tipo di reale selezione;
ancorché all'epoca dei fatti non fosse ancora stato varato il decreto-legge n. 112 del 2008, successivamente convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, che oggi - ai sensi dell'articolo 18, commi primo e secondo - prescrive alle società a totale partecipazione pubblica l'adozione di provvedimenti contenenti criteri e modalità per il reclutamento del personale e per

il conferimento degli incarichi nel rispetto dei principi di cui al comma 3 dell'articolo 35 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e, in ogni caso, applicando principi di trasparenza, pubblicità e imparzialità, era già presente nell'ordinamento giuridico statale l'inequivocabile indirizzo interpretativo della Corte costituzionale contenuto nella sentenza del 1o febbraio 2006, n. 29;
all'attenta lettura della suddetta pronuncia del giudice delle leggi si acquisisce che il fondamentale principio di cui all'articolo 97 della Carta costituzionale, relativo al buon andamento e all'imparzialità della pubblica amministrazione, è applicabile anche a quelle società per azioni che, essendo a capitale interamente pubblico, ancorché formalmente private, possono essere assimilate, in relazione al regime giuridico, ad enti pubblici;
i giudici costituzionali hanno formalizzato e sancito un principio che appare di buon senso: ossia, che una struttura societaria costituita con capitali esclusivamente pubblici, non può - a prescindere dalle norme al momento e nel luogo vigenti in materia di selezione del personale - essere trattata e gestita alla stregua di cosa propria da parte degli amministratori pubblici pro tempore, ossia svincolata da qualsivoglia modalità di selezione e valutazione del personale ispirata da princìpi di trasparenza ed imparzialità;
da notizie che l'interrogante ha appreso da organi di stampa locale e, direttamente, da esponenti dell'opposizione consiliare sembrerebbe che, in un arco temporale circoscritto, e riferentesi agli ultimi sei mesi, la Terra di Lavoro S.p.A. avrebbe provveduto ad effettuare assunzioni «eccellenti» presso di se;
per quanto appreso per mezzo delle suddette fonti, risulterebbero infatti essere stati recentemente assunti presso la suddetta società casertana: il figlio del consigliere provinciale Di Franco Vincenzo, il cugino del Presidente del Consiglio Provinciale Pasquale De Lucia, il cugino del capogruppo del Pd Pietropaolo Ciardiello, Paolo Ciardiello. Tra i fortunati figurerebbe anche la figlia del consigliere provinciale Franco Papa. In quest'ultimo caso l'assunzione sarebbe avvenuta, per una curiosa coincidenza temporale, solo qualche settimana dopo il suo passaggio da Alleanza Nazionale al Partito Democratico avvenuto nella scorsa primavera, a conferma dei criteri esclusivamente clientelari utilizzati nella ricerca delle persone da impiegare. Sarebbero stati altresì assunti anche l'ex consigliere comunale diessino di Marcianise, Giovanni Rossano, il figlio di Felice Del Monaco, tesoriere storico della Margherita e del Partito Democratico, ed il segretario del Presidente della Provincia, Valerio Ruggiero;
su tale vicenda, a dir poco riprovevole se si considera l'altissima percentuale di disoccupati nella Provincia di Caserta, si deve sottolineare che all'avvocato Giorgio Magliocca, capogruppo di An-Pdl in seno all'Amministrazione provinciale - che a seguito dell'accaduto ha presentato anche un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere al fine di vedere accertate eventuali responsabilità penali - è stato addirittura negato l'accesso agli atti societari relativi alla questione, accesso dovutogli in quanto membro dell'organo di indirizzo dell'istituzione pubblica che controlla totalitariamente l'azienda e, pertanto, in applicazione del noto principio giuridico che va sotto la denominazione di «controllo analogo»;
l'intollerabile negazione del diritto di accesso ad un qualificato esponente dell'opposizione consiliare che, istituzionalmente, è vocata alla funzione di controllo, risalta con particolare gravità in un panorama amministrativo casertano che trova nell'esercizio arbitrario del potere una ormai triste ed endemica realtà;
ricordiamo, infatti, come l'amministrazione provinciale di Caserta sia già balzata agli onori della cronaca giudiziaria per questioni particolarmente inquietanti legate alla gestione dei piani regolatori generali di alcuni comuni (Villa di Briano

e Casagiove) e già segnalate dall'interrogante anche in recenti atti di sindacato ispettivo;
i fatti sopra citati, arricchiscono, rafforzano e, in un certo senso, descrivono un discutibile modus operandi dell'amministrazione provinciale casertana, avvalorando la sussistenza degli specifici presupposti necessari al fine di supportare - ai sensi dell'articolo 141 del decreto legislativo n. 267 del 18 agosto 2000 - l'avvio dell'iter di scioglimento del Consiglio provinciale per gravi e persistenti violazioni di legge così come già indicato dall'atto di sindacato ispettivo n. 4-01511 del 31 ottobre 2008 a firma dello stesso interrogante;
nel caso specifico, ad opinione dell'interrogante, appaiono violati i princìpi di buon andamento ed imparzialità della pubblica amministrazione - ancorché violati per mezzo di uno strumento societario formalmente diverso dalla pubblica amministrazione sostanzialmente procedente e sulla quale si radica, comunque, la responsabilità politica e giuridica delle scelte adottate dall'azienda da essa totalitariamente controllata - non escludendo gli eventuali profili di responsabilità contabile relativi al congruo utilizzo di risorse economiche pubbliche impiegate per garantire la funzionalità dell'azienda interessata, sottoposta all'ineludibile potere di indirizzo spettante all'ente pubblico controllante -:
se gli interrogati siano a conoscenza dell'andamento amministrativo generale dell'ente Provincia di Caserta e dei fatti più ampiamente esposti;
se, sulla scorta di quanto espresso in premessa, non ritengano rafforzata o rafforzabile la richiesta di scioglimento del Consiglio provinciale per gravi e persistenti violazioni di legge, ai sensi dell'articolo 141 del decreto legislativo n. 267 del 18 agosto 2000, così come formalmente richiesta nell'atto di sindacato ispettivo n. 4-01511 del 31 ottobre 2008.
(4-01885)

TESTO AGGIORNATO AL 18 DICEMBRE 2008

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:

ANTONINO FOTI, CAZZOLA e PELINO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 26 settembre 2008 la società Telecom Italia Media spa, quotata in Borsa e controllata da Telecom Italia, ha avviato una procedura di licenziamento collettivo ai sensi della legge n. 223 del 1991 per 25 giornalisti del Tg La7;
la procedura è tesa a colpire esclusivamente 25 dei circa 90 giornalisti del telegiornale, che rappresentano solo il 10 per cento dei dipendenti del gruppo Telecom Italia Media;
la presunta necessità di licenziare 25 giornalisti è motivata esclusivamente con le perdite di bilancio patite negli ultimi anni dal gruppo Telecom Italia Media nel suo complesso;
nel corso del confronto sindacale previsto dalla stessa legge n. 223 del 1991 i rappresentanti del gruppo Telecom Italia Media si sono espressamente rifiutati di fornire ai rappresentanti dei lavoratori ogni ulteriore informazione sulle cause industriali che avrebbero reso inevitabili i licenziamenti, informazioni peraltro obbligatorie secondo l'articolo 4 della stessa legge n. 223;
il piano di licenziamento collettivo avviene in assenza di qualsiasi piano di riduzione dell'attività o ristrutturazione industriale da parte di Telecom Italia Media;
anche nell'ultimo incontro tra azienda e rappresentanze sindacali dei giornalisti, avvenuto lo scorso 3 dicembre presso il ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali Telecom Italia Media si è rifiutata di esaminare «le

possibilità di utilizzazione diversa di tale personale, o di una sua parte, nell'ambito della stessa impresa», come previsto dall'articolo 4, comma 5, della stessa legge n. 223 del 1991;
in seguito all'esito negativo dell'incontro i giornalisti di La7 sono stati indotti dalla gravità della situazione a proclamare nella loro assemblea del 4 dicembre 2008 6 giorni di sciopero;
la rete televisiva La7 (che secondo gli stessi vertici aziendali, come riportato nelle stesse relazioni di bilancio, si qualifica per la quantità e la qualità dei programmi di informazione), manda regolarmente in onda programmi giornalistici realizzati con ampio ricorso a lavoro giornalistico definito «abusivo» dai vertici della Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana), ovvero realizzati da decine di figure professionali inquadrate con contratti atipici (collaboratori a progetto, interinali, collaborazioni a partita iva, eccetera), sia direttamente da Telecom Italia Media (per i programmi Omnibus, Omnibus Week End, Otto e mezzo, L'Infedele) sia indirettamente, attraverso società di produzione esterne, a titolo esemplificativo la società Magnolia per il programma Exit, la società H24 per il programma Istantanea, la società Endemol (appartenente al gruppo Mediaset) per il programma Le invasioni barbariche, la società Wilder per il programma Tetris, il gruppo Class per il programma Linea mercati;
sono rimaste senza alcun riscontro le richieste di informazioni e chiarimenti da parte dei rappresentanti sindacali dei giornalisti (rivolte sia al tavolo di confronto sindacale per la procedura di licenziamento collettivo, sia al presidente di Telecom Italia Media, sia all'azionista di controllo, nella persona dell'amministratore delegato di Telecom Italia Franco Bernabè) sulla logica industriale di appaltare a società esterne, a costi molto alti e spesso ingiustificati, programmi di informazione tranquillamente realizzabili dai giornalisti dipendenti;
dunque, il piano di licenziamenti di Telecom Italia Media sembra configurarsi come una decisione discrezionale dell'azienda, non sufficientemente motivata, se non con la generica volontà di tagliare i costi;
proprio lo scorso 3 dicembre l'annuncio del gruppo Telecom Italia di voler tagliare ulteriori 4 mila posti di lavoro, oltre ai 5 mila già previsti, è stato criticato dal ministro del lavoro onorevole Maurizio Sacconi con l'argomentazione che «la generosità degli ammortizzatori sociali non deve incoraggiare una facile espulsione dei lavoratori dai luoghi di lavoro, se non in presenza di una esigenza incontenibile per la sopravvivenza della società»;
il licenziamento dei 25 giornalisti di La7 sembra avvenire proprio in totale assenza di qualsiasi «esigenza incontenibile per la sopravvivenza della società» -:
che cosa intenda fare per garantire il mantenimento dei livelli occupazionali nel pieno rispetto della normativa vigente.
(5-00770)

DAMIANO, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GATTI, GNECCHI, LETTA, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
dal Rapporto di monitoraggio delle politiche occupazionali e del lavoro, redatto dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, emerge con chiarezza l'efficacia delle disposizioni varate nel corso della passata legislatura nell'azione di contrasto del lavoro irregolare;
in dettaglio si richiamano le principali misure come il «decreto Bersani (legge n. 248 del 2006, articolo 36-bis) e l'attività ispettiva che ha fatto seguito alla circolare ministeriale n. 17 del giugno 2006 in materia di call center sono state rafforzate dagli interventi contenuti nella legge finanziaria per il 2007. In particolare sono stati introdotti gli indici di congruità, il documento unico di regolarità contributiva

(DURC) esteso a tutti i settori e non solo per quello delle costruzioni e l'agricoltura, una nuova procedura per la regolarizzazione ed il riallineamento retributivo e contributivo dei rapporti di lavoro totalmente irregolari, il potenziamento dell'organico degli ispettori del lavoro e del nucleo dei carabinieri assegnati ai compiti di vigilanza, sanzioni amministrative maggiorate per il mancato rispetto delle norme in materia di lavoro, di legislazione sociale. Con la Legge Finanziaria vengono anche attribuite nuove risorse per interventi strutturali ed innovativi (Fondo occupazione, Fondo per l'emersione del lavoro irregolare) e rafforzata l'azione di coordinamento e di valorizzazione dell'azione dei Comitati per il lavoro e l'emersione del sommerso (CLES) attraverso la costituzione di una "cabina di regia" a livello nazionale»;
in tale ottica, il potenziamento dell'azione ispettiva dei competenti organismi preposti, rappresenta il corollario indispensabile per un'efficace applicazione della normativa, nell'interesse del conseguimento degli obiettivi di riduzione delle situazioni di irregolarità, spesso presupposto di pericolosità, evasione e concorrenza sleale;
come si legge sempre nel citato rapporto «La lotta al sommerso costituisce un importante campo di azione anche nell'ambito della Strategia Europea per l'Occupazione. Sulla base della Risoluzione del Consiglio d'Europa del 29 ottobre 2003, gli Stati membri si sono, infatti, impegnati a: i) introdurre azioni di prevenzione e sanzioni; ii) sviluppare sistemi di valutazione del lavoro sommerso nelle sue varie manifestazioni; iii) monitorare e rafforzare i risultati delle azioni di emersione; iv) cooperare nell'analisi delle caratteristiche comuni del lavoro nero in tutti gli Stati membri, tramite un approccio comune nell'ambito della Strategia europea per l'occupazione»;
talune delle misure varate in questa legislatura destano preoccupazione per l'effetto di depotenziamento dell'impianto normativo delineatosi e richiamato, sommariamente in precedenza. In particolare sembrano impropri e controproducenti gli effetti determinati dai provvedimenti sin qui adottati dal Governo per il contenimento della spesa e per la definizione della manovra di bilancio che, in sostanza, riducono le disponibilità finanziarie per l'esercizio delle attività ispettive in materia di contrasto al lavoro sommerso, così come più volte denunciato dalle organizzazioni sindacali -:
quali urgenti misure si intendano assumere al fine di ripristinare le risorse e, auspicabilmente, incrementarle, al fine di rendere praticabile una efficace e capillare azione degli organismi preposti al contrasto delle irregolarità nel mondo del lavoro.
(5-00771)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SIRAGUSA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 19 aprile 2004, 80 persone vengono assunte con contratto interinale dalla società Adecco S.p.A. per conto di Acroservizi S.r.l.;
il 1o marzo 2005 i lavoratori «interinali» in oggetto vengono assunti dalla stessa Acroservizi S.r.l. con diverse tipologie contrattuali relative alle differenti fasce di età: 23 unità a tempo determinato, 27 unità con contratto di apprendistato e 17 con contratto di inserimento;
nel febbraio 2006 Omnia Service Center s.r.l. prende in affitto per 6 anni (rinnovabili tacitamente di anno in anno) Acroservizi;
tra agosto e dicembre dello stesso anno i vertici di Omnia, anche per le pressioni delle associazioni sindacali, stabilizzano i dipendenti in oggetto anche grazie agli sgravi fiscali previsti dalla regione Sicilia per le assunzioni;
il 31 agosto 2006, in conseguenza di quanto sopra indicato, vengono assunti

con contratto a tempo indeterminato, dalla società Omnia Service Center s.r.l., i dipendenti con contratto di apprendistato e quelli con contratto di inserimento mentre ai dipendenti con contratto a tempo determinato viene trasformato il contratto con un tempo indeterminato in data 31 dicembre 2006;
nell'agosto 2005 vengono assunti da Acroservizi S.r.l. 33 lavoratori a progetto (LAP) che vengono stabilizzati a maggio 2007, sempre da Omnia, grazie alla direttiva dell'allora Ministro del lavoro Cesare Damiano;
il 13 novembre 2008, la Omnia comunica attraverso un sms il licenziamento in tronco, previsto per il 31 dicembre 2008, per circa 100 lavoratori che gestiscono le attività di assistenza tecnica, e per il 31 gennaio 2009 per i lavoratori della front line;
causa del licenziamento dei lavoratori sarebbe il mancato rinnovo della commessa alla società Omnia da parte di Wind;
tale commessa è affidata alla società Teleperformance;
sul punto sopra citato si tiene un incontro tra le parti sociali e il Prefetto di Palermo in data 25 novembre 2008;
dall'incontro emerge che: Wind ha scelto di perseguire una diversa politica industriale cambiando partner; Omnia lamenta limiti infrastrutturali per la gestione di commesse diverse, in tipologia e committente, e decreta la chiusura del sito di Palermo sostenendo che il lavoro non c'è più;
a nulla sembrano servire le proposte fatte da Wind relative alla disponibilità del sito, alla gestione di servizi di committenti differenti e ad un eventuale accordo con la nuova società aggiudicatrice (Teleperformance) del servizio Wind business;
Omnia si mostra rigida e inflessibile ad ogni tipo di proposta che sia fatta da Wind, dai sindacati, o dallo stesso Prefetto;
l'incontro di cui sopra si conclude con l'impegno delle parti convenute, Wind e Omnia, a cercare un accordo con la nuova società, Teleperformance, per dare una continuità lavorativa a livello territoriale;
i lavoratori in oggetto hanno operato con grande professionalità e abnegazione;
la perdita di questi posti di lavoro andrebbe ad aggravare una situazione occupazionale, quella siciliana, già fortemente compromessa dalla crisi in atto -:
quali iniziative intenda adottare, nell'ambito delle sue competenze, al fine di garantire stabilità occupazionale e forme di tutela per i lavoratori in questione.
(5-00769)

VIOLA, RUBINATO e FOGLIARDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
con decreto-legge n. 96 del 29 marzo 1995, convertito, con modificazioni dalla legge 31 maggio 1995 n. 36, sono stati concessi alle imprese attive nei comuni di Venezia e di Chioggia degli sgravi degli oneri sociali da erogarsi secondo i criteri recati dall'articolo 1 del decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale del 5 agosto 1994;
con decreto-legge n. 669 del 31 dicembre 1996, convertito, con modificazioni dalla legge 28 febbraio 1997 n. 30, sono stati concessi alle imprese attive nei comuni di Venezia e di Chioggia degli sgravi contributivi da erogarsi secondo i criteri recati dall'articolo 2 del decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale del 5 agosto 1994;
con Decisione n. 2000/394/CE del 25 novembre 1999, la Commissione Europea ha stabilito che costituiscono aiuti incompatibili con il mercato comune:
a) quelli concessi dall'Italia, ai sensi dell'articolo 2 del decreto ministeriale 5 agosto 1994, quando sono accordati ad imprese che non sono PMI (piccole e medie imprese) e che sono localizzate al di fuori delle zone legittimate a godere della deroga prevista dall'articolo 87, n. 3, lettera c), CE;
b) gli aiuti cui l'Italia ha dato esecuzione sotto forma di sgravi degli oneri sociali, ai sensi dell'articolo 1 del decreto ministeriale del 5 agosto 1994;
con sentenza del 28 novembre 2008 il Tribunale di Primo Grado della Comunità Europea ha respinto i ricorsi diretti ad ottenere l'annullamento della Decisione comunitaria n. 2000/394/CE del 25 novembre 1999;
con l'articolo 46-quater del decreto-legge 1o ottobre 2007 n. 159 recante «Interventi urgenti in materia economico-finanziaria per lo sviluppo e l'equità sociale» convertito in legge n. 222 del 29 novembre 2007, è stato stabilito che «Il recupero degli aiuti [...] erogati ai sensi del decreto-legge 29 marzo 1995, n. 96, convertito, con modificazioni, dalla legge 31

maggio 1995, n. 206, nonché ai sensi del decreto-legge 31 dicembre 1996, n. 669, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 1997, n. 30, dichiarati incompatibili con il mercato comune con decisione 2000/394/CE della Commissione, del 25 novembre 1999, è fissato in quattordici rate annuali, fino alla concorrenza del complessivo ammontare delle somme effettivamente percepite e degli interessi legali maturati. Le amministrazioni preposte al recupero degli aiuti suddetti, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, stabiliscono con propri provvedimenti le modalità attuative per la restituzione delle somme»;
ai sensi dell'articolo 5 della Decisione comunitaria n. 2000/394/CE, il recupero è effettuato secondo le procedure di diritto nazionale che, per tale fattispecie, sono determinate dal citato articolo 46-quater;
secondo i dati forniti dall'INPS, per il periodo compreso tra il 1995 e il 1997, in applicazione dell'articolo 1 del decreto ministeriale 5 agosto 1994, sono stati concessi degli sgravi contributivi a circa 1.645 imprese situate sul territorio di Venezia e di Chioggia per un ammontare medio annuo di 73 miliardi di lire (37,7 milioni di euro);
allo stesso modo, secondo i dati forniti dall'INPS, in applicazione dell'articolo 2 del suddetto decreto sono stati concessi degli sgravi degli oneri sociali a circa 165 imprese situate sul territorio di Venezia insulare e di Chioggia, per un importo pari a 567 milioni di lire (292.831 euro) all'anno;
le imprese beneficiarie non hanno commesso alcun illecito, limitandosi ad applicare una legge dello Stato italiano;
la recente sentenza del Tribunale di Primo grado rischia di avviare al disastro economico le aziende beneficiarie dei suddetti aiuti in quanto chiamate a restituire non soltanto l'ammontare degli sgravi usufruiti ma anche gli interessi maturati -:
perché le Amministrazioni competenti non abbiano adottato le modalità attuative di cui all'articolo 46-quater del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159 convertito in legge n. 222 del 29 novembre 2007 che stabilisce la restituzione degli importi dovuti in quattordici rate annuali;
quali siano le iniziative che si intende intraprendere per dare efficacia a quanto previsto dall'articolo 46-quater del decreto-legge 1o ottobre 2007 n. 159 convertito in legge n. 222 del 29 novembre 2007;
se il Governo consideri concretamente il fatto che tali restituzioni debbano avvenire senza gli interessi legali, non essendo dipeso dalle imprese il ritardato pagamento di quanto dovuto ma da una precisa norma statale.
(5-00773)

BELLANOVA e VICO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 22 novembre 2006 è stata firmata la Convenzione tra Inail, Direzione Regionale per la Puglia e l'ILVA Spa, in

ordine all'istituzione di un presidio sanitario all'interno dello stabilimento Ilva di Taranto;
l'iniziativa, ha inciso senz'altro nel dare riscontri positivi sul fenomeno della riduzione degli eventi infortunistici all'interno dello stabilimento;
tale ambulatorio, che per 5 giorni alla settimana assicura con presenza alternativa un chirurgo, un ortopedico e con presenza continuativa il personale paramedico, ha consentito che si istituisse un presidio dello Stato all'interno di un ambiente lavorativo privato;
la sede Inail di Taranto, per garantire tale presidio, in considerazione della carenza organica infermieristica, ha bandito in data 27 novembre 2007 un concorso per la selezione di infermieri professionali con contratto a termine;
nella sede di Taranto la forza in organico per il ruolo infermieristico è di 9 unità e all'epoca della convenzione, come tuttora, vi è una carenza in organico di 5 unità infermieristiche;
la selezione bandita per 4 posti da infermieri (2 da impiegare per la sede Provinciale e 2 per l'ambulatorio in Ilva), ha portato, per carenza di istanze, all'assunzione a tempo determinato di due infermiere, che in virtù delle esigenze di Sede sono state impiegate per l'apertura dell'ambulatorio in Ilva;
in virtù della scadenza al 30 dicembre 2008 dei contratto a termine per le due unità infermieristiche e dell'impossibilità sancita dalla legge n. 133 dei 2008 di prorogare tali contratti;
si determinerà, a partire dal 1o gennaio 2009, la chiusura dell'ambulatorio all'interno dello stabilimento -:
quali iniziative e provvedimenti intenda il Ministro interrogato adottare affinché la convenzione continui ad operare per il 2009 e l'ambulatorio e il presidio, su cui si fonda la stessa Convenzione, sia assicurato ai tredicimila lavoratori dello Stabilimento Ilva di Taranto.
(5-00774)

Interrogazione a risposta scritta:

TAGLIALATELA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 68 del 12 marzo 1999 recante «Norme per il diritto al lavoro dei disabili» ha come finalità la promozione dell'inserimento e della integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato;
la suddetta normativa si applica: a) alle persone in età lavorativa affette da minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali e ai portatori di handicap intellettivo, che comportino una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45 per cento, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell'invalidità civile in conformità alla tabella indicativa delle percentuali di invalidità per minorazioni e malattie invalidanti approvata, ai sensi dell'articolo 2 del decreto legislativo 23 novembre 1988, n. 509, dal Ministero della sanità sulla base della classificazione internazionale delle menomazioni elaborata dalla Organizzazione mondiale della sanità; b) alle persone invalide del lavoro con un grado di invalidità superiore al 33 per cento, accertata dall'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali (INAIL) in base alle disposizioni vigenti; c) alle persone non vedenti o sordomute, di cui alle leggi 27 maggio 1970, n. 382, e successive modificazioni, e 26 maggio 1970, n. 381, e successive modificazioni; d) alle persone invalide di guerra, invalide civili di guerra e invalide per servizio con minorazioni ascritte dalla prima all'ottava categoria di cui alle tabelle annesse al testo unico delle norme in materia di pensioni di guerra, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 23 dicembre 1978, n. 915, e successive modificazioni;
secondo la legge n. 68 del 12 marzo 1999, inoltre, i datori di lavoro pubblici e privati sono tenuti ad avere alle loro

dipendenze lavoratori appartenenti alle categorie di cui all'articolo 1 nella seguente misura: a) 7 per cento dei lavoratori occupati, se occupano più di 50 dipendenti; b) due lavoratori, se occupano da 36 a 50 dipendenti; c) un lavoratore, se occupano da 15 a 35 dipendenti -:
se non si intendano avviare attività ispettive e/o di vigilanza per verificare l'attuazione della normativa su indicata e quali altri provvedimenti si intendano assumere per dare piena realizzazione della legge in materia di diritto al lavoro dei diversamente abili.
(4-01882)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta immediata:

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il 19 novembre 2008 l'Italia ha ottenuto un importante risultato sull'annosa questione delle quote latte, nell'ambito dell'accordo conclusivo dell'ultima revisione della politica agricola comunitaria (health check sulla pac);
da quanto si apprende dalle stesse fonti del ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali questi sarebbero i risultati dell'accordo raggiunto a Bruxelles:
a) aumento del 6 per cento delle quote latte a partire dal 1o aprile 2009, in corrispondenza della prossima campagna di commercializzazione;
b) gli aumenti ammontano complessivamente a circa 600.000 tonnellate;
il suddetto quantitativo aggiuntivo è tale da evitare nuovi superamenti della quota nazionale e, quindi, l'imposizione di ulteriori multe da qui al 2015, anno di scadenza delle quote -:
se e in quale misura ritenga che l'aumento di quota di cui in premessa sia sufficiente ad assicurare «l'atterraggio morbido» verso l'uscita dal regime delle quote, cui ha più volte fatto riferimento il Ministro interrogato nei suoi pubblici interventi, ovvero se non siano necessarie ulteriori iniziative da intraprendere nelle sedi comunitarie.
(3-00286)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta immediata:

MELCHIORRE e TANONI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
con l'entrata in vigore del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 agosto 2008, n. 133, all'articolo 71, comma 3, è previsto l'obbligo per il datore di lavoro pubblico di disporre il controllo in ordine alla sussistenza della malattia del dipendente anche nel caso di assenza di un solo giorno;

la Corte di cassazione, con sentenza n. 13992 del 28 maggio 2008, ha inequivocabilmente stabilito che le visite fiscali ovvero l'attività di controllo medico-legale sulle condizioni di salute dei lavoratori dipendenti al fine di accertare, su richiesta del datore di lavoro, la legittimità dell'assenza dal lavoro rientrano certamente nella competenza delle aziende sanitarie locali in ragione delle diverse funzioni affidate a detti enti dalla legge 23 dicembre 1978, n. 833. La Corte di cassazione ha stabilito, però, che le visite fiscali sono a titolo oneroso, in quanto tali prestazioni non rientrano nei livelli essenziali di assistenza garantiti dallo Stato, come già rilevato dal Consiglio di Stato, e che queste ultime avvengono nell'interesse del datore di lavoro;
a seguito delle sopra esposte previsioni normative e dalla riconosciuta riconducibilità delle spese effettuate per le visite fiscali nei confronti dell'amministrazione richiedente, il settore scuola, già fatto oggetto di consistenti tagli, rischia di non poter sostenere il peso di questa ulteriore spesa. Una spesa alla quale le scuole non possono sottrarsi per i citati obblighi di legge;
in questa direzione alcune aziende sanitarie locali (tra cui Milano, Como ed altre) hanno già provveduto ad informare, attraverso circolari, i dirigenti scolastici che il costo delle visite fiscali per gli insegnati o lavoratori della scuola deve essere sostenuto direttamente dall'ente pubblico richiedente, evidenziando la non rinviabilità del gravoso problema esposto -:
se il Ministro interrogato e il Governo avessero previsto le ricadute del provvedimento in oggetto, segnatamente sul fronte della scuola, se intendano prevedere un fondo ad hoc per le visti fiscali nelle scuole o se e quali altri provvedimenti intendano adottare per non far gravare sui già scarsi fondi delle scuole italiane questa ulteriore spesa.
(3-00287)

TESTO AGGIORNATO AL 17 DICEMBRE 2008

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata:

DONADI, EVANGELISTI e PIFFARI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la questione ambientale è oramai divenuta la principale sfida di questo nuovo millennio: non volerla affrontare significa destinare l'umanità intera ad un futuro incerto e nebuloso;
la gestione delle risorse energetiche, l'ampliamento dei livelli di benessere su scala mondiale, lo sviluppo industriale nel panorama internazionale di nuovi ed aggressivi protagonisti, il mantenimento dei livelli di occupazione e benessere acquisiti nei Paesi più industrializzati sono tutti fattori che hanno singolarmente e congiuntamente un impatto diretto sul mantenimento di un ecosistema accettabile per il futuro del pianeta;
la salvaguardia di un mondo vivibile passa, però, soprattutto attraverso i comportamenti e le scelte individuali, il grado di responsabilizzazione e di partecipazione di ogni singolo cittadino e la capacità dei Governi di promuovere comportamenti e scelte eco-compatibili;
secondo quanto stabilito a Postdam, nei giorni scorsi, i Paesi industrializzati firmatari del protocollo di Kyoto (tutti tranne gli Stati Uniti) hanno annunciato di essere pronti a riprendere obiettivi di riduzione delle loro emissioni inquinanti. Sono pronti, cioè, a considerare una riduzione tra -20 per cento e -40 per cento nel 2020 rispetto al 1990;
l'attuale Presidente del Consiglio dei ministri ha più volte ripetuto che la crisi economica che stiamo vivendo può essere affrontata e superata mantenendo alti i livelli di investimenti e consumi;
esistono consumi ed investimenti particolarmente positivi perché anche eco-compatibili, capaci cioè di promuovere sia i consumi, sia la salvaguardia dell'ambiente, che il contenimento delle emissioni

dannose e il risparmio energetico. Tali consumi andrebbero promossi e sostenuti, per questo con la legge finanziaria per il 2007 il Governo di centrosinistra aveva deciso di riconoscere la detrazione del 55 per cento per le spese di ristrutturazione e riqualificazione energetica degli edifici, anche di quelli privati;
l'attuale Governo ha deciso di proporre una limitazione di tale norma, con effetto retroattivo -:
quali siano le scelte concrete del Governo a sostegno del mantenimento nel nostro Paese di un elevato livello di consumi ed investimenti, in particolare di quelli virtuosi perché eco-compatibili, e se, in quest'ottica, non reputi, comunque, utile mettere in opera detrazioni e, più in generale, facilitazioni fiscali per le spese di ristrutturazione e riqualificazione energetica degli edifici, anche di quelli privati, capaci di incentivare consumi ed investimenti eco-compatibili.
(3-00288)

VIETTI, ANNA TERESA FORMISANO, RUGGERI, PEZZOTTA, DELFINO, VOLONTÈ, COMPAGNON, CICCANTI, NARO e NUNZIO FRANCESCO TESTA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nonostante il Senato americano abbia bocciato la scorsa settimana, con un voto procedurale, il piano di salvataggio da 14 miliardi di dollari delle tre grandi case automobilistiche, General motors, Ford e Chrysler, il Presidente Bush ha assicurato che interverrà per sostenere l'industria automobilistica americana, usando i fondi stanziati per il salvataggio delle banche, per scongiurare la bancarotta delle tre major e, conseguentemente, la perdita di circa due milioni di posti di lavoro;
il Governo svedese, nonostante le norme comunitarie in tema di aiuti di Stato, ha già varato un piano di aiuti di 2,5 miliardi di euro per le industrie automobilistiche Volvo e Saab;
nella scorsa settimana il responsabile dell'industria inglese, Lord Mandelson, per quanto non vi siano più grandi marchi automobilistici di proprietà inglese, avrebbe predisposto un pacchetto di aiuti finanziari, soprattutto agevolazioni per l'accesso al credito, per salvare l'industria automobilistica in Gran Bretagna;
lunedì 15 dicembre 2008 il Presidente francese Sarkozy ha incontrato i responsabili della Peugeot e della Renault per stabilire misure per la rottamazione e altri tipi di interventi per sostenere il settore dell'auto francese;
in Germania, dopo il fallito tentativo per sostenere la Opel, la Cancelliera Merkel è intervenuta con misure che hanno favorito le società finanziarie maggiormente legate alle case automobilistiche;
in Italia, nonostante gli ottimi risultati conseguiti dal gruppo Fiat dal 2003 ad oggi, si teme che gli effetti negativi dell'attuale crisi mondiale vengano aggravati, a danno dell'industria dell'auto italiana, dalla concorrenza sleale indotta dalle misure di sostegno annunciate in Europa e da quelle che saranno attuate dal Governo americano -:
quali iniziative concrete il Governo intenda adottare per sostenere l'industria automobilistica italiana in questa particolare contingenza economica, anche tenendo conto degli interventi annunciati in questo settore industriale dai principali partner europei.
(3-00289)

LULLI, DAMIANO, MARIANI, COLANINNO, SERENI, BRESSA, GIACHETTI, QUARTIANI, BENAMATI, CALEARO CIMAN, FADDA, FRONER, MARCHIONI, PELUFFO, PORTAS, SANGA, SCARPETTI, FEDERICO TESTA, VICO e ZUNINO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la grave crisi finanziaria che sta interessando i principali Paesi del mondo ha iniziato a manifestare le sue pesanti conseguenze sull'economia reale, con una stagnazione che nel nostro Paese risulta ancor più pressante;
le difficoltà del sistema industriale italiano sono testimoniate dai dati che

segnano per il secondo trimestre consecutivo un arretramento della produzione nell'ordine del 6,7 per cento rispetto al 2007, facendo scivolare l'economia italiana da una situazione di perdurante stagnazione a una vera e propria recessione, fenomeno che interessa tanto la grande industria quanto il sistema delle piccole e medie imprese;
i Governi dei principali Paesi industrializzati hanno adottato impegnativi programmi di sostegno dell'economia e, in particolare, del sistema industriale;
tra i suddetti piani si valuta la possibilità di indirizzare apposite misure per sostenere il comparto della produzione automobilistica, che, in un mercato sempre più integrato a livello mondiale, non dovrebbe essere esposto a misure distorsive scaturenti da iniziative isolate e non coordinate, almeno a livello europeo, e volte a favorire un profondo processo di innovazione in senso ambientale;
in tale ottica appare auspicabile un'iniziativa del nostro Governo affinché si adotti a livello europeo una strategia coordinata di sostegno del settore automobilistico;
la rilevanza del comparto automobilistico, sia in termini di occupazione diretta e indiretta, sia per fatturato e per la funzione di traino per la ricerca e l'innovazione in molti settori produttivi, merita attenzione e impegno politico, tanto nelle politiche nazionali quanto in sede europea -:
quali iniziative intenda assumere al fine di arrivare a definire una strategia per favorire il consolidamento tanto del sistema dei distretti manifatturieri italiani, quanto del settore automobilistico nazionale ed europeo, favorendone altresì l'evoluzione in senso compatibile con l'ambiente.
(3-00290)

CICCHITTO, BOCCHINO e VIGNALI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il programma industria 2015 stabilisce le linee strategiche per lo sviluppo e la competitività del sistema produttivo italiano del futuro, imperniate essenzialmente su un concetto di industria esteso alle nuove filiere produttive, che integrano manifattura, servizi avanzati e nuove tecnologie, e sul maggiore utilizzo degli incentivi automatici di natura fiscale;
in tale quadro i progetti di innovazione industriale finora individuati contemplano 5 aree tecnologiche, che sono: efficienza energetica, mobilità sostenibile, nuove tecnologie della vita, nuove tecnologie per il made in Italy, tecnologie innovative per i beni e le attività culturali e turistiche;
il Ministro interrogato ha, più volte, dichiarato l'intenzione di estendere l'applicazione del programma industria 2015 anche a settori finora non considerati, come l'informatica, l'aerospazio, il turismo e le tecnologie ambientali -:
quale sia lo stato di avanzamento degli interventi avviati con il programma industria 2015 e come il Ministro interrogato, alla luce dell'attuale crisi finanziaria, intenda proseguire il programma, confermando la disponibilità ad estendere i finanziamenti anche ad altre aree tecnologiche.
(3-00291)

...

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Boniver e altri n. 1-00086, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 dicembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fucci.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:
interrogazione a risposta scritta Vico n. 4-01850 dell'11 dicembre 2008.