XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 108 di venerdì 19 dicembre 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 9,05.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brugger, Bruno, Buonfiglio, Capitanio Santolini, Castagnetti, Cicchitto, Cota, Donadi, Gregorio Fontana, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Lo Monte, Mannucci, Mura, Mussolini, Palumbo, Pescante, Soro, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione congiunta dei disegni di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2009) (A.C. 1713-B); Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009 e bilancio pluriennale per il trien-nio 2009-2011 (e relative note di variazioni) (A.C. 1714-B) (Approvati dalla Camera e modificati dal Senato) (ore 9,11).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione congiunta dei disegni di legge, già approvati dalla Camera e modificati dal Senato: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2009); Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009 e bilancio pluriennale per il triennio 2009-2011 (e relative note di variazioni).
Ricordo che nella seduta di ieri è iniziata la discussione congiunta sulle linee generali, con lo svolgimento delle relazioni sul disegno di legge finanziaria e sul disegno di legge di bilancio, mentre il rappresentante del Governo si è riservato di intervenire in sede di replica.

(Ripresa discussione congiunta sulle linee generali - A.C. 1713-B e 1714-B)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, dopo di me più diffusamente anche l'onorevole Cera prenderà la parola per descrivere la nostra posizione sul complesso di questi provvedimenti e sulle modifiche apportate dal Senato ai disegni di legge di bilancio e finanziaria per il 2009.
Le modifiche apportate non sono eccessive, perché riguardano i commi 44, 45, 46, 47, 48, 49 e 50 dell'articolo 2, un nuovo articolo 3, che riguarda il tema degli enti pubblici, con qualche variazione alle tabellePag. 2A e C del disegno di legge finanziaria. Mi sembra, però, significativo sottolineare due aspetti che hanno interessato particolarmente anche i nostri interventi nel corso della prima lettura alla Camera di questi due provvedimenti del Governo.
Il primo aspetto - che è stato in qualche modo modificato nel percorso tra la Camera e il Senato - si riferisce alla possibilità per gli enti locali di uscire dal Patto di stabilità interno. Si tratta di un meccanismo, che anche noi avevamo posto all'attenzione non solo in questa tornata di discussione sui disegni di legge di bilancio e finanziaria, ma anche negli anni passati, che possa consentire agli enti locali di fuoriuscire dal Patto di stabilità interno per investimenti infrastrutturali e di straordinario impatto per l'ente e la comunità locale cui si riferiscono. Tuttavia, questa buona idea è stata accolta dal Governo con non troppa semplicità, perché riteniamo che ci sia troppa macchinosità nella possibilità che pure si dà, come dicevo prima, all'ente locale di fuoriuscire dal Patto di stabilità interno. Addirittura, la procedura autorizzatoria prevederebbe, in qualche modo, un consenso diretto da parte del Ministero. Quindi, immaginiamo quale fatica possa fare un singolo ente locale per poter effettuare una manovra o un investimento di questo tipo.
Non è poi ben chiaro - forse gli ordini del giorno oppure una nota esplicativa del Ministero nelle prossime settimane potrà chiarirlo certamente meglio - se questa possibilità di uscire dal Patto di stabilità interno per gli enti locali valga solo per il 2008, oppure per l'intero arco di durata del patto di stabilità, cioè per il 2008-2011. Anche questo è un aspetto importante, che potrebbe essere chiarito meglio e riteniamo che lo si possa fare anche nella discussione sulle linee generali e prima dell'approvazione di questi importanti provvedimenti.
Il secondo aspetto che mi sembra significativo sottolineare è anch'esso puntuale e riguarda il tema, dibattuto anche in questa sede, delle scuole paritarie. Mi sembra che, da un lato, si sia voluto riguardare con attenzione a quello che era stato, senza offesa per nessuno, un esproprio per le scuole paritarie, ma, dall'altro, si è ripristinata una cifra certamente inferiore rispetto a quella che era stata tolta all'inizio del percorso di questi disegni di legge finanziaria e di bilancio.
Quindi meno soldi rispetto a quelli che c'erano prima, e si è data la possibilità in maniera indefinita al singolo ministro di stabilire se quei soldi, che sono comunque inferiori a quelli che erano stati riservati precedentemente alle scuole paritarie, vanno tutti alle scuole paritarie oppure possono essere distribuiti tra scuole paritarie e scuole pubbliche statali.
Il nostro sistema - è stato spiegato con grande attenzione nel dibattito che si è svolto alla Camera su questo aspetto - prevede che ci siano scuole pubbliche non statali e scuole pubbliche statali. Ricordo, inoltre, che quel settore particolare delle scuole pubbliche non statali - scuole per l'infanzia e materne - coprono una fascia di interesse, di necessità, di bisogno importantissima per centinaia di migliaia di famiglie.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUCA VOLONTÈ. Ricordo bene - e ho concluso - chi erano le persone, i colleghi deputati anche del centrodestra che avevano promesso che i soldi sarebbero rimasti tutti, reintegrati tutti e destinati a coprire il maltolto. Uno tra questi è il collega Garagnani, che inviterò in Aula nei prossimi giorni a rassegnare, come aveva promesso di fare, le proprie dimissioni, visto che non ci sono tutti i soldi e questi soldi non sono stati destinati allo scopo cui lui stesso aveva promesso che sarebbero stati destinati.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, con la finanziaria in esame il Governo ha perso un'occasione per recuperare gli errori commessi con la manovraPag. 3estiva, di cui al decreto legge n. 112 del 2008. Noi dell'Unione di Centro avevamo sostenuto l'utilità di una manovra di stabilità nella finanziaria pubblica, e avevamo visto anche con favore che ciò avvenisse in un arco di tempo triennale, nella prospettiva del pareggio di bilancio nel 2011.
A fronte di questi due fondamentali aspetti, che facevano da cornice ad una manovra economico-finanziaria, ne avevamo contestato i contenuti, in quanto privi di prospettiva per la ristrutturazione del sistema produttivo in ragione del suo potenziamento competitivo, del rafforzamento dei fondamentali di uno sviluppo ecosostenibile, del rinnovamento ed ammodernamento del comparto della pubblica amministrazione ed, in particolar modo, del settore dell'istruzione, formazione e della ricerca. Si trattava cioè di migliorare i fattori della produttività nazionale per recuperare il differenziale di crescita rispetto all'Europa ed ai Paesi sviluppati dell'economia mondiale.
Ci siamo invece trovati di fronte a norme-manifesto, proclami vuoti, cioè senza un disegno organico. Nessuna delle norme approvate con la cosiddetta manovra estiva anticipavano la ricaduta sull'economia reale italiana della grave crisi finanziaria, che nel giro di pochi mesi dall'America avrebbe colpito l'Europa e l'Italia. Il Governo e il Ministro Tremonti erano girati da tutt'altra parte, avvitati su se stessi e sordi ai buoni consigli: basti pensare alla cosiddetta Robin tax, che avrebbe dovuto colpire petrolieri, banche ed assicurazioni, ai quali dopo pochi mesi invece abbiamo dovuto, come una beffa, dare anziché prendere soldi; tutto ciò per capire come ci sia stati sprovveduti ed incapaci di leggere i dati di contesto internazionale.
A questi macroscopici errori di valutazione dobbiamo aggiungere ulteriori atteggiamenti di supponenza ed irresponsabilità, con i provvedimenti sull'abolizione dell'ICI sulla prima casa, che certo non era una priorità; per di più, in contraddizione con una visione federalista delle autonomie locali, gravemente danneggiate dai calcoli sbagliati per le compensazioni, e in contraddizione con l'ipocrisia di un rilancio delle infrastrutture del Mezzogiorno, le cui risorse sono state saccheggiate per finanziare le minori entrate della stessa ICI.
Tralascio il capitolo Alitalia che rappresenterà per gli storici di questo Governo la pagina più risibile, una tragicommedia della incapacità di governare un Paese complesso come il nostro. Colleghi, tornando al disegno di legge finanziaria ci saremmo aspettati una correzione di rotta, invece ci è stata rappresentata come una versione nobilitata di una legge «milleproroghe» senza contenuti e senza alcun respiro strategico. Ci si è affidati ad una sequela di decreti-legge collegati alla manovra estiva senza alcuna rivalutazione dei parametri della Nota di aggiornamento al DPEF e senza rivedere i saldi di finanza pubblica, nonostante questi fossero saltati, per stessa ammissione del Governo, con il decreto-legge «anticrisi» n. 185 del 2008. Una finzione contabile che rischia di far perdere la credibilità degli stessi strumenti di contabilità pubblica. Personalmente condivido l'impostazione di carattere generale a garantire la stabilità dei prezzi, garantendo la stabilità dell'euro e, quindi, la stabilità dei conti pubblici dei Paesi dell'Eurogruppo. Ritengo utile, però, utilizzare tutti quegli spazi di flessibilità che la comunicazione della Commissione europea ha indicato al Consiglio europeo, stimolare la domanda attraverso l'incremento del potere di acquisto di salari, stipendi e pensioni, e favorire gli investimenti mirati agli obiettivi della strategia di Lisbona, soprattutto quelli riguardanti l'efficienza energetica, le tecnologie pulite e le infrastrutture di connessione.
Su questi obiettivi abbiamo non solo la flessibilità del Patto di stabilità europeo, ma anche l'attenzione dei mercati finanziari che guardano con occhio critico il peso del nostro debito pubblico. Infatti, far quadrare i conti senza alcuna prospettiva di crescita della nostra economia non credo esalti la valutazione delle agenzie di rating. Non è una buona scelta di Governo quella di contenere la crescita contenendo la spesa: bisogna creare valore e saperPag. 4spendere, tagliare dove c'è spreco, ristrutturare il modo di spendere (laddove c'è spesa improduttiva) e non tagliare, come nel caso della scuola e dell'università, ma spendere dove si crea valore, come nel caso dell'innovazione produttiva e delle infrastrutture. Su questi filoni di sviluppo strategico il Governo è assente, è latitante; se la cavano con polemiche di palazzo, con battute e parlando di altro, ma sui grandi temi dello sviluppo e della crescita la fantasia di Tremonti è sterile, annebbiata e senza rotta.
Qualcuno della maggioranza, e di questo Governo, si deve alzare per dire al Paese con quale strategia si sta affrontando la grave crisi del settore manifatturiero; ci si dica quali idee questo Governo ha per fronteggiare la crisi dell'auto e dell'indotto, la crisi degli elettrodomestici e dell'indotto; la maggioranza ci dica, signor rappresentante del Governo, come può parlare di sud senza che ve ne sia una traccia nella manovra di bilancio. Ha preso piede lo strano concetto che il sud, avendo sbagliato nel passato a saper spendere, non debba pretendere più nulla.
Questo è un concetto trasversale che noi uomini del sud non possiamo assolutamente accettare. Guardate - lo dico ai rappresentanti del Governo - i nostri giovani non vanno più via, lontano dalle nostre terre, con la valigia di cartone; i nostri ragazzi vanno via con un computer in mano. Tante famiglie si sono impoverite per garantire un tozzo di pane, una speranza, una laurea, un diploma, non è giusto non trattenerli nel Meridione. I giovani partono e non tornano più, portando con sé ogni speranza. E come risponde il Governo a questo esodo? Spogliando il sud di ogni fondo utile, rastrellando ogni tipo di finanziamento. Sembra la ritirata dell'esercito tedesco in rotta che, andando via dalle nostre città, si portava via di tutto. Questa è la scena che noi uomini del sud stiamo vedendo in questi giorni! Basta vedere le risorse del FAS che fine stanno facendo. Ci si dica, uomini del Governo, quali idee vi sono per fronteggiare la grave crisi occupazionale.

PRESIDENTE. Onorevole Cera, la invito a concludere.

ANGELO CERA. Signor Presidente, intervenendo solamente io, per il mio gruppo, credo di avere a disposizione trentacinque minuti.

PRESIDENTE. Onorevole Cera, avendo, in realtà, diviso, con un suo collega di gruppo, il tempo a disposizione, alla Presidenza risulta che lei ha a disposizione quindici minuti per svolgere il suo intervento. Tuttavia, avendo ancora il suo gruppo dell'ulteriore tempo a disposizione, se lei ritiene, continui il suo intervento.

ANGELO CERA. Ci si dica quali idee ci sono per fronteggiare la grave crisi occupazionale. La CISL ha indicato nella perdita di 900 mila posti di lavoro la ricaduta della crisi di lavoro nel settore manifatturiero. Pensate che una crisi, che rischia di diventare strutturale, possa essere affrontata con il vecchio strumento della CIG e con il suo utilizzo in deroga? Pensate che una famiglia senza lavoro possa ridurre le spese incomprimibili dei costi di affitto, delle bollette, della scuola, del mangiare, del vestire, con l'obolo della CIG in deroga?
Il Ministro Tremonti sostiene che Francia, e Germania, non hanno fatto meglio di noi. Innanzitutto, Francia, Germania, e Regno Unito, si sono trovate colpite, molto più dell'Italia, dalla crisi finanziaria con riferimento al sistema creditizio. L'Italia non è rimasta esente, ma gli altri Paesi europei hanno dovuto affrontare problemi ingenti di liquidità che, è vero, non incidono sul Patto di stabilità, ma sicuramente incidono sulla stabilità dei rispettivi bilanci, riducendone la flessibilità. Ebbene, nonostante queste maggiori difficoltà, gli altri Paesi europei registrano interventi di politica economica espansiva, mentre l'Italia è l'unico Paese che si vanta di una politica economica restrittiva e prolifica.
Non vi è esponente della maggioranza e del Governo che non si vanti dei tagli realizzati con il decreto-legge n. 112 del 2008, quale scelta di rigore per la stabilitàPag. 5dei conti pubblici. Quando si incontra qualche riformista della maggioranza che si rende conto della inconsistenza di tale vanto, ripiega sul cosiddetto decreto-legge «anticrisi» per dire che anche l'Italia ha realizzato una politica espansiva. Purtroppo, vengono destinati solo 4 miliardi di euro per maggiori spese correnti nel 2009, e solo 2 miliardi 400 milioni di euro sono stati destinati alle famiglie, e di questi solo 800 milioni riguardano famiglie con figli, con una media di 41 centesimi al giorno per ogni figlio. Si tratta davvero di una vergogna.
Di questa legge finanziaria abbiamo già detto in sede prima lettura, la novità che ci viene dal Senato è solo l'assegnazione di 120 milioni di euro per le scuole paritarie. Anche su questo vogliamo sottolineare due questioni: l'insufficienza delle risorse per sostenere un servizio sussidiario alla scuola statale che coinvolge migliaia di lavori, e il cinismo con il quale il Governo ha costretto la Chiesa cattolica a questuare il riconoscimento di un diritto. È logica becera di potere che fa guadagnare voti, ma non certo la dignità politica. Per il resto non vi è niente di nuovo, si tratta di un provvedimento blindato come lo sono tutti quelli di questo Governo.
In fondo, come è emerso dal «disattivo» sul lodo Alfano, molti deputati della maggioranza difesero Berlusconi perché il popolo italiano non aveva eletto una maggioranza parlamentare ma Berlusconi stesso, e la sua incriminazione significava quella del voto alla maggioranza, come se fosse stato un plebiscito, un'elezione diretta. Le conseguenze sono quelle che vediamo: al 15 dicembre, ventisei decreti-legge di cui venti approvati dal Parlamento, sei dalla Camera con voto di fiducia; una decretazione d'urgenza che, convertita attraverso il voto di fiducia, cancella l'apporto del Parlamento e della stessa maggioranza all'attività legislativa. Legifera il Governo anche senza i requisiti di necessità ed urgenza. La nostra Costituzione è aggirata ed ignorata. La Repubblica parlamentare è sempre più una Repubblica presidenziale che i cittadini non hanno scelto.
Vi è un grave rischio di deriva autoritaria peronista e fascista (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). È una cultura questa che non ci appartiene. Anche di questo dobbiamo discutere. Il nostro sarà pertanto un doppio voto negativo, uno contro l'insufficienza delle misure economiche e finanziarie rispetto alla crisi sociale ed economica in atto, l'altro contro lo stravolgimento delle regole democratiche e costituzionali che questo Governo sta realizzando.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, vi sono due Italie. Vi è un'Italia dei proclami, degli allarmi, un'Italia che grida e invoca vergogne e le piazze, c'è l'Italia dei proclami, l'Italia delle immagini forti, delle pubblicità televisive, della necessità di stupire, di caricare gli animi, di invocare, di piagnucolare. C'è un'Italia rappresentata in Parlamento, che ci ha preceduto, che piagnucola. Piagnucola sul sud, piagnucola sulla crisi. Si sciopera contro la crisi internazionale, e giustamente c'è un'altra parte di sindacato che dice: quand'è che incominciate a scioperare contro la iella?
C'è dunque questa «Italietta» - così la definisco - e poi c'è un'altra Italia, che non appartiene tutta al centrodestra - per carità - anzi noi siamo divisi fortunatamente, e l'Italia per fortuna va oltre i partiti. C'è un'Italia di tutti i giorni, del proprio dovere, dei piccoli passi, della fatica quotidiana, un'Italia che va avanti ancora basandosi su dei valori di responsabilità, di solidarietà e che non appare. C'è un'Italia del sud che non piagnucola, non chiede tanto, pretende legalità (e questa gliela stiamo dando), e pretende pari opportunità. È un'Italia che, se potessi trovare una definizione (magari insieme ai colleghi con poca esperienza, per citare lei), la chiamerei dei giovani Ministri, degli Alfano, che iniziano il loro lavoro e fanno il proprio dovere per la propria terra, maPag. 6non piagnucolano tutti i giorni come si fa in quest'Aula, dove addirittura dobbiamo sentirci dare del fascista. Io sono figlio di un partigiano. Adesso dopo aver sentito di essere paragonato ai fascisti chiederei al collega che mi ha preceduto per la prossima volta di leggersi anticipatamente l'intervento che gli hanno scritto perché altrimenti si dicono delle «fregnacce» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
L'Italia che noi vogliamo rappresentare si riassume in due parole: saldi invariati. Ciò significa che non abbiamo aumentato le tasse, e significa che non è aumentato l'indebitamento (ad esempio il presidente Azzolini è riuscito, come faceva Bonaventura, a risparmiare un milione di euro, e, per carità, ciò ha un valore simbolico).
Significa che, nel giro consueto della manovra finanziaria, abbiamo scritto una piccola pagina di piccoli uomini che tutti i giorni fanno il proprio dovere e che insieme a questa parte del Paese stanno camminando nella lunga marcia che noi pensiamo possa andare dritto verso il bene.
Faccio una piccola memoria a me stesso. Sicuramente il sottosegretario Vegas, con cui abbiamo mangiato pane e cipolla, non vorrei citare Rutelli perché non ha portato molta fortuna a Rutelli e non vorrei che portasse poca fortuna anche a noi...

ROBERTO GIACHETTI. Cicoria! È diverso perché la cipolla resta in bocca!

MASSIMO POLLEDRI. Noi al nord non troviamo la cicoria. Comunque la cipolla disinfetta. Chiedo scusa per questo siparietto.
Ricordiamo le due leggi finanziarie dei due anni magici del signor Prodi: qualcuno se lo ricorda? Noi sì. Primo giro di giostra: maggiori spese per 27 miliardi. Dopo vari giri arrivano 3 miliardi in più. Noi invece prevediamo saldi invariati e aumento costi pari a zero, aumento tasse pari a zero, aumento sprechi pari a zero. Anzi, proprio per affermare la volontà di ridurre le spese della burocrazia abbiamo rafforzato la Corte dei conti, noi che si dice siamo contro la magistratura. Avevamo una Corte dei conti che non era in grado di avere i soldi per poter pagare il ciclostile. Abbiamo dovuto stanziare qualcosa. Abbiamo dovuto aumentare l'organico dell'Avvocatura generale dello Stato. Infatti vogliamo che lo Stato sia ben rappresentato nei conflitti. Dunque ricordo: al primo giro di giostra, 3 miliardi in più.
Ebbene, alla fine, al secondo giro, sono arrivati 3 miliardi in più: dove sono andati? Nelle tasche dei cittadini? No, sono andati nelle tasche dei vari Pallaro, dei signori che si presentavano alle 2 di notte in Commissione bilancio e richiedevano 27 milioni - sottolineo: 27 milioni - di soldi sudati con il sudore dei contribuenti per qualche associazione di italiani all'estero perché altrimenti non sarebbe stata approvata la legge finanziaria. Insomma ci sono stati 3 miliardi in più, 4,4 miliardi in entrata e 6 miliardi in uscita.
Anche nella seconda legge finanziaria del Governo Prodi 20 miliardi diventano 24,3 con 4,3 miliardi di maggiori spese. Vorrei dire al Ministro Bersani: sono andati forse ai poveri, dato che si lamenta della tessera e dice che è un'offesa? Quei 4 miliardi sono andati ai poveri? No, non sono andati ai poveri ma nelle varie detrazioni che sono state fatte a favore delle banche e delle assicurazioni: ricordiamocelo! Non c'erano i banchieri ai gazebo della Lega o del Popolo della libertà: erano tutti dall'altra parte, erano tutti dall'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Dunque, 703 miliardi di costi dello Stato, 780 miliardi oggi. Qualche riforma bisognerà ben farla. Certamente non le riforme drammatiche ma qualcosa bisognerà ben fare. Non potete un giorno, dire al mattino: «Dovete affrontare i tagli» e, la sera, proclamare lo sciopero generale e andare in piazza. Questo atteggiamento non è quello proprio di un'opposizione che si candida a governare il Paese la prossima volta. Siamo molto molto lontani, anche come abbiamo visto ieri, data la netta spaccatura tra i due partiti di opposizione.Pag. 7
Riguardo ai costi dello Stato - lo dico a qualche amico del sud - non possiamo pensare che il nord continui a pagare in questo modo, a piè di lista. Lo ripeto: non possiamo pensare che il nord continui a pagare a piè di lista. Andiamo a vedere i dipendenti pubblici: mentre in Lombardia il rapporto tra dipendenti pubblici e la totalità degli occupati è pari al 12,8 per cento, in Calabria è pari al 29 per cento. I forestali - vogliamo dirlo? - sono un po' troppi e abbiamo tanti forestali a Cosenza quanti in tutta la Lombardia e il Piemonte messi insieme. Ci sarà qualcosa da dire? Ci sarà qualcosa da dire se in qualche modo la Lombardia conta cento dirigenti pubblici e la Calabria più di mille nella sanità calabrese? Quale funziona meglio?
Allora, pensiamo che arriverà la fine di questa lunga marcia, fatta di piccoli passi e di piccole responsabilità. Cito, tra l'altro, quello del Presidente della Repubblica, il quale ha cominciato a dare il suo esempio. Certo, tutti noi sappiamo che abbiamo di gran lunga più dipendenti della Casa Bianca; è vero, però il Presidente della Repubblica ha dato un segnale: da due anni non si aumentano le spese, quest'anno si sono ridotte di 3 milioni 468 mila euro per il 2010 e di quasi 7 milioni di euro per il 2011. Questi sono i piccoli passi che ci onoriamo in qualche modo di riconoscere, i piccoli segnali.
Si è detto sull'evasione fiscale: non erano evasione fiscale quei soldi che entravano, i vari tesoretti che vi trovavate sotto al tappeto e che non volevate far vedere fino all'ultimo (un miliardo di entrate in più), ma erano soldi che arrivavano dall'aumento della platea delle riscossioni, dall'aumento della platea dei soldi che tassavate e - lo sappiamo - dovuti anche alle maggiori assunzioni. Ebbene, se dobbiamo pensare all'evasione - e il nord lo dice con serenità - in un'ottica di solidarietà non possiamo pensare di continuare a farci cucire addosso il vestito degli egoisti e dei razzisti, come sta facendo in qualche modo una parte dell'opposizione nei confronti della Lega Nord. Se vogliamo analizzare l'evasione, notiamo che l'evasione dell'IRAP in Lombardia ed in Emilia è del 19 e del 20 per cento, mentre l'evasione in Umbria è del 60 per cento e abbiamo, in Calabria, un'evasione del 93 per cento. Ma la guardia di finanza di Visco andava a vedere nei capannoni della Lombardia e dell'Emilia o andava a vedere da qualche altra parte del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
Questo lo dico per correttezza. E cito un altro passo avanti: rivendichiamo con orgoglio la necessità di sfrondare la burocrazia di questo Paese. Abbiamo un Ministro che ha tagliato migliaia di leggi: una legge in meno del Paese è un pezzo di libertà in più per i nostri cittadini. Avete criticato Brunetta. Noi non abbiamo mai pensato che il pubblico impiego fosse fatto di fannulloni: se questo in qualche modo è stato il messaggio, oggi me ne scuso ufficialmente per la mia parte politica. Non è questo, ma se vogliamo analizzare i costi della burocrazia in questi piccoli passi, cito solamente questi due interventi: «Basterebbe intervenire sulla comunicazione di cessazione del rapporto di lavoro, anche per i risvolti assicurativi, per quanto riguarda l'assunzione, oppure una procedura semplificata» dico cose che stiamo facendo «per la comunicazione dell'assunzione di un nuovo lavoratore, senza compilare chili e chili di carte, e per la denuncia nominativa per gli assicurati, comunicando ad una sola persona, non dovendo comunicare a 150 uffici, con 150 segretari, per poter risparmiare» e non stiamo dando i numeri «355 milioni di euro, più altri 156 milioni di euro, cioè risparmiare il costo per le imprese, che è oggi di 600 milioni di euro, di circa 500 milioni di euro, quindi l'87 per cento».
Concludo, signor Presidente, anche con un'altro elemento che ci ha qualificato, relativo alla scuola paritaria: nei tagli pensiamo si sia fatto un errore, quello di colpire in qualche modo la scuola privata. Noi pensiamo che si debba arrivare ad un regime di parità tra scuola privata e scuola pubblica. Per questo ricordiamo che sono state trovate le risorse, gli aumenti di risorse di circa 120 milioni di euro, che sono stati messi sul capitolo del MinisteroPag. 8dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Annuncio che vi sarà un ordine del giorno per poter destinare - è una battaglia comune con molti colleghi - parte, se non la totalità di questo fondo, per le scuole private. È una lunga marcia, fatta di piccoli passi e di tanto sudore, ma che stiamo combattendo e concludendo insieme a tante persone oneste di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, colleghi, mi verrebbe facile iniziare il mio intervento dicendo - credo, però, che non interessi a nessuno - che anche io sono figlio di un partigiano. Peccato, che sono dalla parte che non è alleata con gli eredi del fascismo. Pertanto, credo che sarebbe bene evitare di trattare questo argomento.
Sono, invece, rimasto sconvolto dall'avvio dell'intervento di chi mi ha preceduto, perché ha richiamato tutta l'attenzione sui disastri del Governo Prodi, quando, invece, data la situazione in cui ci troviamo - o, meglio, in cui si sono trovati questo Governo e questa maggioranza, quando tale è diventata, dopo due anni del Governo Prodi - dovrebbe ringraziare il Presidente del Consiglio che l'ha preceduto e il Ministro dell'economia e delle finanze che ha governato l'economia di questo Paese in quei due anni, per l'eredità lasciata e per i conti pubblici in ordine. Invece - lo ripetiamo fino alla nausea, perché è troppo facile dimenticarsene, o far finta di dimenticarsene - i lor signori, cioè quelli che ci governano da due anni, hanno provocato l'espulsione dell'Italia dal novero dei Paesi virtuosi, a causa della procedura di infrazione, quando, invece, nei due anni di Governo del centrosinistra dell'onorevole Romano Prodi fu tolta e l'Italia vi fu riammessa. Tuttavia, non è detto, ahimè, che questa virtuosità perduri nel tempo.
È bene che ve ne ricordiate, soprattutto alla luce di quanto sta avvenendo intorno a noi, nel mondo e anche, ahimè, in questa piccola «Italietta». La crisi che sconvolge il mondo, lo lascerà sicuramente molto diverso da come era soltanto tre mesi fa, per quello che sta avvenendo in termini di risorse finanziarie che vengono messe in campo e per come queste vengono utilizzate. Non conosciamo, inoltre, quali controlli vi sono su tali risorse, finanziate attraverso le disponibilità dei cittadini (mi riferisco, ovviamente, al nostro Paese, cioè l'Italia), né in quali tasche andranno a finire, né come saranno utilizzate.
In America, dopo quanto è accaduto - e, ahimè, sta ancora emergendo - vi è stato un crollo dei consumi e una caduta verticale dell'occupazione. Ma l'America si è svegliata e, dopo otto anni di non Governo del Presidente, che finalmente se ne va, ha compiuto una scelta radicale, di cambiamento vero e profondo.
In Cina, in quel lontano Paese (anche se un noto titolo di un film diceva, ed è vero, che «la Cina è vicina»), stanno cambiando radicalmente le cose. Milioni di disoccupati stanno abbandonando le città industriali, dove si erano trasferiti arrivando dalla campagna, per ritornare alle campagne. La crisi, infatti, si sta facendo sentire pesantemente anche in quel Paese, al punto che il Premier cinese è arrivato ad interrogarsi - è stato riportato da alcuni quotidiani, ma non da tutti - sulla capacità del partito unico al Governo di governare questa crisi.
In Grecia, sappiamo cosa sta avvenendo. Vi è un Governo di centrodestra non adeguato a fornire le risposte necessarie alle domande che vengono dal Paese, tuttavia vi è una profonda conoscenza dello stato di salute di quel Paese. Oggi, un giornale quotidiano torinese, La Stampa, riporta l'intervista ad un ragazzo (che ha lo stesso nome del quindicenne assassinato dalla polizia greca) che afferma: noi giovani siamo tutti disperati. Egli dice, ahimè, la stessa cosa di altri giovani, ma non è un piagnisteo - mi rivolgo al collega che è intervenuto prima e che ora se ne è andato - di chi si piange addosso. No, purtroppoPag. 9è la triste realtà, anche nel nostro Paese, che, però, è l'unico Paese a non prendere coscienza di quanto sta avvenendo.
Eppure, gli istituti preposti a verificare come stanno andando le cose e a proiettarci nell'anno che è ormai prossimo, ci dicono che la caduta della crescita del PIL è evidente. Ci si immagina addirittura un meno 1 per cento, che è il secondo dato negativo in tutta Europa, immediatamente dopo l'Inghilterra. Ma si deve all'OCSE e all'ISTAT la fotografia più nitida dell'andamento del Paese, del divario tra la ricchezza e la povertà che va aumentando. In specie esso è aumentato, nei cinque anni di governo, si fa per dire, del centrodestra, tra il 2001 ed il 2006, per poi riprendere a diminuire nei due anni di governo del centrosinistra e adesso sta di nuovo crescendo: sarà una coincidenza? Sarà una mala sorte che questo Governo e il suo Presidente si sono portati appresso nel 2001 e poi, di nuovo, oggi? Oppure è il frutto di scelte precise? Temo, ahimè, si tratti del risultato del combinato disposto delle due cose, ma che sia prevalente la seconda.
La stampa di oggi riferisce, a proposito di un'indagine della Banca d'Italia, che il 41 per cento delle famiglie italiane è in bancarotta. Eppure, nonostante quello che sta avvenendo, non ci si rende conto. Il Ministro dell'economia e delle finanze, grande preveggente dell'economia italiana - così ci ha lasciato intendere nell'estate scorsa - non ha capito quanto si stava verificando e osa, ancora oggi, attaccare chi fotografa una situazione drammatica.
Chi vi parla, Presidente, nel giugno scorso, riferiva delle paure degli italiani, non quelle alimentate (e in alcuni casi anche vere) dalla Lega e da tutto il centrodestra e concernenti la sicurezza personale nelle nostre strade ma quelle che stavano per colpire e già avevano iniziato a colpire gli italiani e che stanno sui giornali, Presidente, non uno o due giorni, ma tanti giorni. Immaginavo, ahimè, ma bastava guardarsi attorno (allora erano pochi, oggi sono in aumento), le famiglie e le persone, anche ex colletti bianchi o ex tute blu che di nascosto, vergognandosi, vanno a cercare dentro ai bidoni della monnezza un tozzo di pane o un vestito, perché non hanno più soldi. Quando inizierete a prendere coscienza di quanto sta avvenendo in questo Paese?
Non vorrei, Presidente - non ho sfere di cristallo e mi auguro davvero, una volta tanto, di sbagliarmi, cosa che non è accaduta nell'estate scorsa - che anche in questa nostra Italia (e di questo dovremmo prendere coscienza morale prima ancora che politica) possa verificarsi quello che sta capitando in Grecia in questi giorni. Come reagirà quella massa di persone, quel 41 per cento, quando non ce la farà davvero più? Che cosa farà? Credo che la prima cosa sarà quella di venirci (parlo al plurale, me compreso) a prenderci a calci in quel posto. Verrà a prendere a calci la casta, perché non ha saputo dare quelle risposte che già ci attendevamo, caro signor sottosegretario Vegas, quando avete preso le redini di questo Paese, legittimamente ma senza capire che cosa stava capitando.
Il Ministro, il suo Ministro, parlava di speculazione sui prodotti petroliferi: abbiamo visto com'è finita. È vero che il petrolio era cresciuto, nelle settimane immediatamente successive, a 149 dollari al barile, ma con la caduta dei prezzi, si fa per dire - non in Italia, perché non ci sono controlli - ci attendevamo una corrispondente riduzione non solo relativa alle materie prime ma anche ai servizi. Tuttavia ciò non si è verificato, perché questa Italia non ha affrontato i problemi strutturali, ovvero quelli della riforma del commercio, delle professioni e dei servizi pubblici, i cui costi sono più alti e quindi non consentono all'inflazione di precipitare, come sarebbe giusto e doveroso.
L'estate scorsa avete pensato bene di mettere mano, da una parte a qualche piccola regalia sfumata nel giro di poco - mi riferisco all'ICI e ovviamente alla detassazione degli straordinari che non c'è stata - e dall'altra avete sprecato denaro per una certa compagnia di bandiera che non c'è più; avete fatto finta (ma c'erano tutti presupposti) di tassare i petrolieri e le banche e adesso date soldi alle banche.Pag. 10
Dov'è la vostra lungimiranza? Con il decreto legge, n. 112 del 2008, la famosa vera legge finanziaria, avete messo in campo una manovra di tagli, una manovra restrittiva quando invece il Paese aveva bisogno di altro. Lo abbiamo detto in tutte le salse durante la discussione di quel decreto-legge, durante la discussione del Documento di programmazione economico-finanziaria, sia chi vi parla, sia il collega Borghesi, sia esponenti del Partito Democratico: erano altre cose che ci attendevamo che naturalmente proponiamo.
Signor sottosegretario lei sa meglio di me che, nel corso del prossimo anno finanziario, scadranno circa 270 miliardi di euro di titoli di Stato. Voi sapete, lei sa, signor Presidente, che oggi lo Stato italiano, se vuole tentare di «piazzare», mi si permetta di usare questo termine, i titoli di Stato (che non sono più detenuti dalle famiglie italiane se non nella misura del 10 per cento e dalle banche italiane ed estere che operano in Italia per il 37 per cento, ma da investitori stranieri che ne possiedono il 50 per cento) che andranno a scadenza, dovrà riconoscere un tasso di interesse ben maggiore di quello dei bund tedeschi, ed il costo graverà sui cittadini italiani.
Allora ecco che è necessaria una politica seria di contenimento del deficit del debito, che dia, però, nello stesso tempo, risposte ai bisogni straordinari che questa crisi chiama in campo.
C'è la possibilità di coniugare le due cose (e noi l'abbiamo detto, per l'appunto, durante la discussione del Documento di programmazione economico-finanziaria) di chiedere e ottenere, visto che i conti erano in ordine, l'autorizzazione, che adesso esiste per tutti i Paesi dell'Unione europea, di uno sforamento temporaneo oltre il 3 per cento. Tutto ciò ad una condizione, signor Presidente: che ci siano politiche serie, altrimenti sarebbe un'operazione micidiale - quella della non credibilità della manovra da una parte e dello sforamento dall'altra - che ci farebbe punire duramente dai mercati nel momento in cui andiamo a chiedere quattrini e la sottoscrizione dei titoli di Stato.
La credibilità passa attraverso operazioni che vanno nella direzione della rivisitazione delle aliquote fiscali soprattutto per i lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi e non dando ai pensionati la social card sulla quale, peraltro, abbiamo le nostre riserve rispetto al quantum ed al modo in cui viene erogata, ma non in assoluto.
Meglio sarebbe stato operare, da una parte sul fronte dei redditi, dando risorse per le pensioni e per i lavoratori defiscalizzando e riconoscendo anche un assegno a coloro che magari sono incapienti, e dall'altra con politiche credibili e strutturali sul fronte delle riforme degli ammortizzatori sociali.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

RENATO CAMBURSANO. Credo che questo sia un passo al quale noi del centrosinistra siamo disponibili e vi sollecitiamo e vi sfidiamo prima ancora di ragionare sul federalismo fiscale.
Leggo oggi che ci vorranno nove anni perché quest'ultimo entri a regime: «campa cavallo», si diceva una volta, e probabilmente l'erba crescerà se ce ne sarà ancora modo.
Così come sono necessarie politiche urgenti nei confronti delle infrastrutture, ma soprattutto a sostegno alle politiche energetiche alternative. O noi riusciremo a coniugare questo insieme, questo connubio di aspetti con un intervento sul bilancio finalizzato e coerentemente spiegato o altrimenti questo Paese andrà a picco.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, colleghi deputati, signor rappresentante del Governo, siamo alla fase finale del disegno di legge finanziaria dopo le modifiche apportate dal Senato in seconda lettura, modifiche che non hanno cambiato l'impianto dello stesso disegno di legge finanziaria ma ne hanno corretto alcuni aspetti. Siamo, quindi, sostanzialmente di fronte ad un testo e ad unPag. 11impianto che conferma quello su cui si è sviluppato il confronto in quest'Aula in sede di prima lettura. Non possono, pertanto, che essere confermate le valutazioni critiche già espresse in quella fase, semmai con ulteriori elementi che avvalorano quelle critiche, soprattutto perché siamo dinanzi ad una situazione molto più grave. Non stiamo piagnucolando (lo dico al collega Polledri). Il problema è che dalla fine di settembre, nel momento in cui è stato approvato il disegno di legge da parte del Governo, ad oggi è successo uno tsunami. Si sono concentrate su di noi la crisi finanziaria e la crisi economica mondiale ma, per il disegno di legge finanziaria, non è successo nulla. Essa è rimasta la stessa. Questo ragionamento vale ancora di più se confrontiamo la situazione di oggi con la vera finanziaria, quella anticipata a luglio. Avremmo dovuto non avere più la legge finanziaria tradizionale, ma un percorso molto più snello e, invece, siamo già alla terza o quarta finanziaria, oltre ad una decina di provvedimenti tra decreti-legge in vario modo collegati concettualmente e disegni di legge formalmente collegati.
Oltre alla finanziaria anticipata e a quella virtuale e finta che stiamo approvando ve ne è una terza, il cosiddetto decreto-legge anticrisi e anche una quarta, se consideriamo il provvedimento sulle banche. Ma non vi è solo una questione di quantità di provvedimenti e di procedure che si sovrappongono senza lo spazio per approfondire e, molte volte, con decreti-legge che possono essere esaminati o modificati solo dalla Camera ove inizia l'iter. Vi è anche una questione sostanziale. Il decreto-legge cosiddetto anticrisi è la dimostrazione che fino a quel provvedimento non si è preso atto della gravità della crisi economica, con gli effetti che ha per il sistema produttivo, le imprese, l'occupazione e le famiglie.
Il Ministro Tremonti, in giugno, ha affermato che si sarebbe potuta verificare una crisi più grave di quella del 1929. Ma i provvedimenti assunti sono andati in direzione ostinata e contraria a quelli da assumere in chiave anticiclica. Ne richiamo alcuni: per le famiglie l'eliminazione dell'ICI sulla prima casa, che ha comportato oltre 2 miliardi a favore dei più ricchi, mentre per gli altri bastavano i 900 milioni della finanziaria del 2008. Non vi è stato quindi né sostegno per il potere d'acquisto né rilancio dei consumi. Inoltre, ricordo la social card per pochissimi, con mille procedure e con modalità che, a nostro avviso, ledono la dignità delle persone; i mutui per la prima casa a tasso variabile con la rata ridotta se si allunga, però, il periodo di restituzione del credito, pagando gli interessi sugli interessi e alla fine solo l'1 per cento la ha utilizzata; nessuna detrazione fiscale per i redditi; la detassazione degli straordinari in un periodo di recessione e di aumento del ricorso alla cassa integrazione; i tagli alla scuola, alla sicurezza, alla sanità, agli enti locali e alle regioni nel decreto-legge n. 112 del 2008; i tagli anche all'occupazione nel settore pubblico, quando comincia ad evidenziarsi un grande problema di occupazione nelle imprese private e, pertanto, ciò lo aggrava; i provvedimenti per Alitalia, con tutte le risorse che si sono gettate a causa di quanto si era promesso in campagna elettorale; il credito di imposta per gli investimenti delle imprese nel Mezzogiorno, modificato, burocratizzato e di fatto reso inutilizzabile in una fase in cui bisognerebbe, ancora di più, incoraggiare e incentivare le imprese ad investire nel Mezzogiorno; la Robin Hood tax per banche, petrolieri e cooperative ma gli extra profitti delle banche poi si trasformano in rischi di fallimento e, quindi, occorrono interventi per evitarlo. Il prezzo del petrolio cala di oltre il 50 per cento ma restano sostanzialmente solo le Coop. Si interviene per le banche, ma in quel provvedimento non si prevedono misure per garantire il credito alle piccole e medie imprese.
In ogni provvedimento assunto in questi mesi non vi è stata una misura, già assunta dal Governo Prodi contro l'evasione fiscale o contro il lavoro nero o sulla sicurezza sul lavoro, che non sia stata eliminata o prorogata e l'esito lo abbiamo di fronte. Le imposte indirette calano, come gettito, di oltre 6 miliardi rispetto alPag. 12gettito che dovevano avere, pur considerando la crisi; le imposte dirette, invece, aumentano di quattro miliardi, nonostante la crisi, per effetto del fiscal drag.
Questo è il bilancio con le misure fino al disegno di legge finanziaria che stiamo approvando e compresa la stessa finanziaria. Il Governo ha sostenuto, con il decreto-legge n. 112 del 2008 e con la finanziaria, di mettere sotto controllo la finanza pubblica. Poi, anche in base alle indicazioni europee, interviene sulla crisi con provvedimenti ad hoc.
Credo che questo ragionamento non sia condivisibile su diversi piani. Il primo aspetto è che, di fronte ad una crisi che produce una riduzione del prodotto interno lordo - si tratta di un fatto nuovo: siamo arrivati fino allo sviluppo zero nel 2003 e nel 2005, ma non avevamo conosciuto fasi di riduzione addirittura del prodotto interno lordo - non vi può essere una politica economica che interviene solo sul numeratore, cioè sui saldi di finanza pubblica e non contestualmente anche sul denominatore, con misure per far crescere il prodotto interno lordo o, quanto meno, per ridurne la limitazione.
Il rischio è che le misure di riduzione della spesa pubblica siano misure, alla fine, procicliche, cioè che contribuiscono esse stesse alla riduzione del PIL e, conseguentemente, dopo diventano necessari ulteriori tagli che, a loro volta, fanno ridurre il PIL e così via, in un percorso che ci allontana sempre più dalla soluzione dei problemi.
Il secondo aspetto è che la manovra «anticrisi» assunta in questi giorni è stata fatta a saldo zero, senza utilizzare la maggiore flessibilità consentita in sede europea e questa, pertanto, è una manovra a nostro avviso inadeguata. Occorreva investire. Il Partito Democratico ha proposto di farlo utilizzando un punto di prodotto interno lordo per un'operazione anticiclica in parte recuperabile dal punto di vista della finanza pubblica già di per sé con investimenti da effettuare.
Infatti, una parte di quegli interventi possono determinare un aumento del prodotto interno lordo e quindi già di per sé un recupero di una quota dello squilibrio che si verrebbe a determinare. Ha proposto anche una manovra per far crescere l'economia e recuperare l'equilibrio di finanza pubblica in una seconda fase, non con tempi lunghi, perché siamo consapevoli della condizione della finanza pubblica nel nostro Paese, ma con i tempi di un anno o due. Non si sono voluti cambiare i saldi, né nel disegno di legge finanziaria, né nel decreto-legge «anticrisi» e questo riteniamo sia il limite maggiore del disegno di legge finanziaria che ci torna dal Senato.
Dopo il varo del piano europeo, avvenuto quando questa Camera aveva già approvato il disegno di legge finanziaria in prima lettura, era al Senato che occorreva modificare i saldi e rendere meno costretta in spazi ristretti la manovra anticrisi. Abbiamo presentato in quella sede emendamenti che sono stati respinti. Questo è il motivo maggiore per non condividere le insufficienti modifiche apportate dal Senato.
Un terzo aspetto è che è stata spesso richiamata l'Europa, con le sue indicazioni per quanto riguarda i provvedimenti, sia per le banche, sia per i provvedimenti anticrisi. Poi però, non si può fare il contrario di ciò che l'Europa suggerisce. L'Europa ha un piano su quattro settori con dieci azioni e propone di investire sull'istruzione e noi, invece, in quella direzione tagliamo; propone di sostenere la ricerca delle aziende private e noi stiamo eliminando di fatto il credito di imposta sulla ricerca; propone di sostenere misure che vadano nella direzione dell'efficienza energetica degli edifici e per l'innovazione tecnologica, sempre in riferimento all'efficienza energetica degli edifici, e noi eliminiamo di fatto il credito di imposta e le detrazioni fiscali sull'efficienza energetica degli uffici.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MAINO MARCHI. Un quarto aspetto è il seguente. È probabile che il quadro di finanza pubblica sia già, di fatto, fuori dalle previsioni. Le entrate previste dalPag. 13decreto-legge n. 112 del 2008 si basavano, ad esempio, sul gettito della Robin Hood tax; a nostro avviso, non si registreranno entrate nella misura prevista in quel provvedimento. Inoltre, bisogna tener conto del minor gettito che deriva dall'aumento dell'evasione fiscale. I tagli alla spesa sono probabilmente oltre le possibilità reali; gli effetti dei tagli lineari non sono mai simili alle previsioni (si considerino, ad esempio, le difficoltà che ci sono in questo senso nel settore della scuola). È poi ancora aperta la questione che si pone per gli enti locali, per quanto riguarda la copertura dei minori introiti derivanti dall'abolizione dell'ICI.

PRESIDENTE. Onorevole deve concludere.

MAINO MARCHI. Concludo. Una manovra finalizzata a mettere sotto controllo la finanza pubblica è già inadeguata solo per quel fine, nel momento in cui la si approva. È un bilancio di politica economica disastroso, che rafforza le ragioni di opposizione del Partito Democratico. Questo in esame è anche un passaggio più formale che sostanziale; per questo, non abbiamo presentato emendamenti come gruppo del Partito Democratico, perché prima si archivia questo «attrezzo» inutile e si passa ad affrontare i problemi veri, meglio è per il Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calvisi. Ne ha facoltà.

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, dovremmo oggi parlare del cuore della politica economica e fiscale del Governo; però, sappiamo che qualsiasi sforzo per riportare il confronto sulle linee della politica economica all'interno della loro sede naturale, con la discussione sulla legge di bilancio e sulla legge finanziaria, sarà vano. È stato vano durante la prima lettura alla Camera, sarà vano oggi quando discuteremo e voteremo su questo provvedimento. Il testo, infatti, è blindato, le modifiche apportate dal Senato non cambiano la struttura di quella finanziaria che noi in prima lettura avevamo profondamente criticato.
La vera finanziaria non è questa, come hanno già ricordato altri colleghi, ma è stato il decreto-legge n. 112 del 2008 e in parte lo sarà il cosiddetto decreto anticrisi che l'Aula discuterà a gennaio. Tuttavia, signor Presidente, noi parliamo di una lunga sessione parlamentare di bilancio, perché abbiamo discusso il DPEF, il decreto-legge n. 112, vari decreti che hanno corretto questo e quell'altro aspetto (mi pare che i decreti-legge convertiti dal Parlamento siano ventuno), poi abbiamo discusso la Nota di aggiornamento, dopo la legge finanziaria e di bilancio, e adesso il decreto anticrisi.
L'insieme di questi provvedimenti consente di fare un'analisi chiara e definita della politica economica e sociale del Governo. I dati sono sotto gli occhi di tutti, a luglio avete fatto una manovra di tagli in settori strategici del nostro Paese, settori che avrebbero dovuto assicurare la crescita dell'Italia. Probabilmente, si è compiuta la più grande riduzione di spese in conto capitale della storia della Repubblica, meno 20 per cento, 16 miliardi di euro sono stati tagliati solo con riferimento alle risorse del FAS.
Sono state manovre sbagliate, con tagli sbagliati. Avete anche sbagliato le previsioni, adesso ci ripetete questa storia secondo cui avevate previsto la crisi e quindi avete messo al riparo i conti pubblici anticipando la manovra a luglio: sapete che non così, perché avete sbagliato le previsioni, perché le misure che avete messo in campo non hanno prodotto effetti. Ora vi sarebbero sicuramente serviti i tre miliardi di ICI che avete tagliato a luglio, così come vi sarebbero serviti i tre miliardi di euro che il contribuente ha dovuto pagare con il cosiddetto decreto Alitalia. Sicuramente starete riflettendo anche sull'efficacia della misura sugli straordinari, dato che oggi ci sono più disoccupazione, cassa integrazione e mobilità che richieste di straordinari da parte delle imprese. Sicuramente starete riflettendoPag. 14sugli effetti nulli della Robin Hood tax, visto il calo del prezzo del petrolio.
Avete detto che il Paese cresceva: prima avete detto che sarebbe cresciuto di un punto, poi con la Nota di aggiornamento avete detto che crescerà di uno 0,5. La verità è che il PIL non cresce e diminuirà per il prossimo anno. Avete programmato entrate che non ci saranno non solo a causa della crisi economica e della crisi della nostra base produttiva, ma anche in virtù del fatto che avete fatto venire meno importanti strumenti contro l'evasione fiscale. Quindi, questa è la prima nostra osservazione sull'insieme dei provvedimenti da voi adottati.
La seconda osservazione è che questa lunga sessione di bilancio permette anche di fare chiarezza sulle differenze tra noi e voi. Voi, infatti, avete proposto misure restrittive, che non danno alcun respiro all'economia reale e che non danno alcun sostegno alla domanda interna e ai consumi delle famiglie. Noi, invece, per il 2009 proponiamo una politica di bilancio anticiclica pari ad un punto percentuale di PIL. Si tratta di 16 miliardi di euro da immettere nell'economia reale per gli ammortizzatori sociali, per la perdita del potere di acquisto per i redditi da lavoro e da pensione, per arginare le difficoltà con il credito alle piccole e medie imprese, per bloccare il crollo delle attività produttive nel Mezzogiorno e per dare respiro agli enti locali per definire i loro bilanci nel 2009.
Noi non proponiamo di abbandonare il sentiero della stabilità finanziaria e di tornare indietro rispetto all'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2012-2013, però vi proponiamo di modificare questi saldi: la strada volta a reperire 15 miliardi di euro si può percorrere senza mettere a soqquadro i conti pubblici. Voi proponete una politica di bilancio restrittiva e questa è la differenza tra noi e voi. Perché voi fate quello che nessuno Stato al mondo sta facendo? Tutti oggi predispongono politiche per incentivare i consumi, politiche di sostegno alle imprese, di aiuto alle famiglie: perché voi, invece, perseverate in una politica che rischia di non dare alla nostra economia quel beneficio di cui ci sarebbe bisogno?
Ci rispondete che volete evitare un aumento dei tassi di interesse sui titoli di Stato, dato il nostro pesantissimo debito pubblico. Voi dite, inoltre, che in qualche modo vorreste fare di più, ma non potete farlo, considerato il peso del nostro debito che è diverso da quello degli altri Paesi europei. Quest'argomentazione ha una sua fondatezza, però così facendo la politica restrittiva da voi messa in campo non lascia alternative e voi state negando che le politiche di bilancio possano servire ad aiutare il Paese ad uscire dalla crisi.
Per noi, invece, gli effetti della crisi sono talmente ampi e profondi che hanno già prodotto effetti negativi sull'occupazione e sui redditi del nostro Paese. Molti indicatori ci dicono che probabilmente questa recessione supererà per gravità quella del periodo 1992-1993.

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIULIO CALVISI. Concludo, signor Presidente. Attenzione: nessuno è in grado di dirci che oggi questa recessione non possa trasformarsi in depressione. Allora davvero occorrono altre politiche e la politica di bilancio restrittiva da voi perseguita può uccidere il malato prima che la crisi sia terminata. Gli italiani giudicheranno, da una parte, le vostre leggi e, dall'altra, le nostre proposte.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, stiamo affrontando la discussione, in terza lettura, dei disegni di legge di bilancio e finanziaria che, approvati poche settimane fa da quest'Aula e modificati dal Senato, tornano all'esame di questo ramo del Parlamento per l'approvazione definitiva in quest'Aula. Ricordo che la manovra finanziaria e di bilancio si incardina all'interno di quei binari tracciati dal DPEF e dal decreto-legge n. 112, convertito nella legge n. 133 del 2008.Pag. 15
Il decreto-legge n. 112 del 2008, di fatto, è una manovra di anticipazione e di programmazione economica triennale: per la prima volta, nella storia di questo Paese, si creano sostanzialmente le condizioni per una copertura triennale delle spese dello Stato, ossia di una programmazione triennale che dà maggiore possibilità di stabilità al sistema economico. Si tratta, quindi, di una manovra che raggiunge quei saldi stabiliti dal DPEF e dal decreto-legge n. 112 del 2008 senza avere aumentato le entrate o la pressione fiscale in quanto si basa essenzialmente sui tagli alla spesa. È una manovra che viene incontro alle esigenze dei cittadini e a quelle di stabilità dell'economia, non effettuando un assalto alla diligenza né aumentando la pressione fiscale, ma dando agevolazioni ai cittadini.
La manovra, quindi, torna dal Senato perché sono state operate modifiche sia alla legge finanziaria sia al documento di bilancio. Partendo dalle modifiche che sono state approvate al Senato riguardo al disegno di legge di bilancio, voglio ricordare i maggiori fondi destinati, nell'ambito della missione 5 «Ordine pubblico e sicurezza» e del nuovo programma «Sicurezza democratica», all'unità previsionale di base 5.4.2, capitolo 1670. Vi sono, poi, maggiori fondi per l'amministrazione penitenziaria e per la giustizia minorile. Sottolineo soprattutto le norme riguardanti i 120 milioni destinati al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca: la questione era stata oggetto di un dibattito molto importante in Commissione bilancio durante la prima lettura della legge finanziaria, ma poi sostanzialmente non aveva trovato riscontro in quest'Aula: fortunatamente, la materia è stata affrontata dal Senato. Lo sforzo che la Commissione produsse allora, quindi, ha portato i suoi frutti. Ricordiamo, però, che questi 120 milioni non sono inseriti specificamente nel capitolo dal quale erano stati sottratti dal testo originario della manovra: ci sarà, quindi, un impegno nostro, sia con la presentazione di ordini del giorno, sia con una pressione politica, affinché essi vengano destinati prevalentemente al settore delle scuole non statali, quelle paritarie.
Con riferimento alla legge finanziaria, invece, sono stanziate e confermate le risorse per tutti quei comuni di confine con regioni a statuto speciale, in modo tale da calmierare le sperequazioni che, talvolta, si registrano per imposizioni fiscali e agevolazioni differenti fra comuni: a volte, ai cittadini di questi comuni il solo attraversare un ponte dà la possibilità di avere agevolazioni sui carburanti, per le mense e per la partecipazione alla vita sociale. Si tratta, quindi, di tutti quei comuni che, tra l'altro, sono numerosi e hanno addirittura indetto dei referendum consultando le popolazioni per potersi staccare dalla regione di provenienza e per accedere alle province o regioni autonome. Sto parlando dell'articolo 2, commi 45 e 46, sulle zone di confine con le autonomie speciali.
Ricordo anche un'altra modifica, ossia l'esclusione dall'applicazione delle sanzioni previste dal Patto di stabilità per quei comuni che effettuano investimenti: di fatto, non sono applicate, quindi, le sanzioni previste dal decreto-legge n. 112 agli enti locali «che hanno rispettato il Patto di stabilità interno nel triennio 2005-2007 e che hanno registrato nell'anno 2008 impegni per spesa corrente, al netto delle spese per adeguamenti contrattuali del personale dipendente, compreso il segretario comunale, per un ammontare non superiore a quello medio corrispondente del triennio 2005-2007» in caso di mancato rispetto del patto di stabilità interno conseguente alle spese relative a nuovi interventi infrastrutturali appositamente autorizzati con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, di intesa con la Conferenza unificata.
Questo è importante per dare una possibilità agli enti locali, soprattutto a quelli virtuosi, che sono di fatto il motore dell'economia territoriale a livello istituzionale. Gli enti locali sono le istituzioni vicine al territorio, che devono dare risposte più immediate e molte volte gli investimenti legati a nuove opere infrastrutturaliPag. 16fanno da traino e da volano all'economia locale, facendo perno su una collaborazione delle imprese territoriali all'efficienza e all'efficacia dell'azione amministrativa degli enti locali stessi. Concludendo, vorrei - non anticipo chiaramente la dichiarazione di voto - sostanzialmente ricordare anche che questa manovra finanziaria si colloca all'interno di un quadro di economia generale, che deve essere affrontato velocemente e con forza. Il Governo e questa maggioranza lo hanno fatto. Oltre a questa manovra finanziaria, ricordo la manovra triennale del decreto-legge n. 112 del 2008, tutti i collegati approvati da questo ramo del Parlamento, alcuni dei quali già approvati anche dal Senato o in corso di esame presso l'altro ramo del Parlamento.
Vorrei ricordare, in particolare, i disegni di legge collegati 1441-bis, 1441-ter e 1441-quater, riguardanti lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, l'internazionalizzazione delle imprese, disposizioni in materia di energia nucleare e di lavoro, e anche e soprattutto il cosiddetto decreto-legge anti-crisi, che è stato approvato dal Governo una quindicina di giorni fa e che è già all'esame delle Commissioni V e VI riunite della Camera.
Sono tutti provvedimenti importanti, che sono riusciti a bloccare le nefaste ripercussioni di questa crisi mondiale, che deriva sostanzialmente da un mercato globalizzato, che ha puntato tutto su una finanza creativa, di carta e non concreta, come quella del manifatturiero tipicamente padano e italiano. Se l'Italia, in particolare il sistema creditizio, è riuscita, in qualche modo, a resistere a questa debacle sostanziale dei mercati economici, è proprio grazie alla struttura e alla spina dorsale delle imprese padane e italiane, legate al manifatturiero, alla concreta realizzazione del lavoro.
Ecco, quindi, che l'Europa e tutto il sistema devono supportare questo sistema di imprese attraverso una concreta barriera verso la globalizzazione e tutte quelle imprese che, attraverso una liberalizzazione del commercio, impediscono lo sviluppo delle nostre aziende a livello internazionale. Quindi, la liberalizzazione del commercio deve essere consentita solo dove ci siano garanzie di tutela della proprietà intellettuale.

PRESIDENTE. Onorevole Simonetti, la prego di concludere.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, la ringrazio dell'avviso. Dicevo dell'attuazione di normative di tutela ambientale. Sostanzialmente, se il mercato deve essere aperto, le regole devono essere uguali per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Renato Farina).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Misiani. Ne ha facoltà.

ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, stiamo discutendo in ultima lettura i disegni di legge finanziaria e di bilancio che sono la mera ratifica della manovra estiva, che noi già allora abbiamo giudicato del tutto inadeguata a fronteggiare la crisi economica in atto.
Abbiamo il combinato disposto del decreto-legge n. 112 del 2008, la vera manovra finanziaria, del disegno di legge finanziaria e di quello di bilancio che determineranno conseguenze precise nei prossimi tre anni: un aumento della pressione fiscale rispetto all'andamento tendenziale; una netta riduzione degli investimenti pubblici; un taglio secco degli stanziamenti nel bilancio dello Stato per quanto riguarda i settori chiave per la ripresa; e infine un pericoloso allentamento della lotta all'evasione e all'elusione fiscale.
Il triennio 2009-2011 sarà caratterizzato - perché queste sono le conseguenze della legge finanziaria in esame - da una scuola statale e non statale più debole, da un'università impoverita, da meno investimenti dello Stato e degli enti locali nelle infrastrutture che servono al Paese, da meno risorse pubbliche e private dedicate alla ricerca e alla riconversione ecologica dell'economia, da meno stanziamenti per le aree sottoutilizzate del Paese. I poveriPag. 17riceveranno più elemosine che aiuti, perché è questa la filosofia che sta dietro alla social card e ad altri interventi che sono stati messi in campo con provvedimenti successivi. I contribuenti onesti pagheranno più tasse, perché questa è la verità, visto che il fiscal drag non sarà restituito ai lavoratori dipendenti, a chi vive di reddito fisso. Chi evade ed elude il fisco avrà vita oggettivamente più facile, perché questa è la conseguenza dell'eliminazione, uno dietro l'altro, degli strumenti che erano stati predisposti per contrastare l'infedeltà fiscale di tanti contribuenti italiani.
E allora il rischio di queste scelte è tagliare le gambe alle possibilità di ripresa dell'economia italiana, tagliare le gambe ad un'economia che già era stagnante da dieci anni, e che oggi è una delle più colpite in Europa da una recessione che rischia di diventare deflazione. I numeri ci dicono che ad ottobre la produzione industriale è crollata del 6,9 per cento, che nel terzo trimestre la disoccupazione è salita al 6,1 per cento, la CISL parla di 900 mila posti di lavoro a rischio nei prossimi due anni nel settore manifatturiero e delle costruzioni, le previsioni OCSE ci dicono che l'Italia, tra i trenta Paesi avanzati, è al ventottesimo posto per l'andamento dell'economia: meno 0,4 per cento nel 2008, meno 1 per cento nel 2009, due anni consecutivi di recessione per la prima volta dal dopoguerra. Il rischio, se non ci sarà un cambio di passo nella politica economica e sociale del Governo, è che l'Italia oggi soffra più degli altri le conseguenze economiche e sociali di questa crisi, e poi arrivi più fragile e impreparata degli altri Paesi ad un «dopo crisi» in cui ben poco sarà uguale a prima nell'economia globale.
Signor Presidente, la finanziaria in esame non è ciò che serve qui ed ora al nostro Paese. Ormai tutti gli osservatori riconoscono che questa è la crisi peggiore dal secondo dopoguerra. Nel rapporto presentato pochi giorni fa dal Centro studi di Confindustria si legge, cito testualmente: «Il rischio più grande dello scenario è proprio quello di un nuovo fallimento della politica, qualora questa obbedisse a tempi e logiche proprie e non si dimostrasse all'altezza delle formidabili sfide presenti». Sono parole condivisibili.
Nel 1992-93, signor Presidente, quando l'Italia era sull'orlo della bancarotta, i Governi guidati da Giuliano Amato prima e Carlo Azeglio Ciampi poi riuscirono, con il consenso delle parti sociali, a realizzare un severissimo sforzo di risanamento, ma anche importanti riforme strutturali che misero l'Italia sui binari giusti per l'ingresso nell'Unione monetaria europea. In quel drammatico frangente, la politica si dimostrò all'altezza delle sfide che aveva di fronte; oggi, di fronte alla crisi peggiore dal dopoguerra, il Paese ha bisogno di un'assunzione di responsabilità della politica di analoga portata.
Il nostro Paese ha bisogno di un patto per la ripresa, signor Presidente, promosso dal Governo insieme all'opposizione e ai principali attori economici e sociali: il Paese ha bisogno di un patto che renda visibile all'Europa e ai mercati finanziari internazionali, di cui tanto ha paura il Ministro Tremonti, che l'Italia è capace di unirsi per reagire con il coraggio necessario all'emergenza della crisi; che l'Italia è capace di restituire fiducia alle imprese e alle famiglie, che l'Italia è capace di unirsi attorno alle riforme che servono qui ed ora al Paese: nuovo modello contrattuale, federalismo fiscale, modernizzazione della scuola, degli ammortizzatori sociali, della sanità e della previdenza.
Il Governo finora ha scelto una strada diversa, che noi consideriamo debole e inadeguata. È una strada che ha diviso le organizzazioni sindacali invece di unirle attorno ad un progetto di rilancio dell'economia; è una strada che ha ignorato il consenso dell'opposizione invece di ricercare il confronto e la condivisione sulle scelte fondamentali; è una strada insufficiente dal punto di vista quantitativo, perché il Governo prima ha gettato via miliardi di euro per l'abolizione dell'ICI sulla prima casa e in Alitalia mentre oggi sta investendo molto meno di quanto servirebbe per sostenere l'economia e molto meno di quanto stanno facendo gli altri Paesi europei per fronteggiare la crisi; èPag. 18una strada debole, infine, anche dal punto di vista qualitativo, perché in questo disegno di legge finanziaria - come era già accaduto per il decreto-legge n. 112 del 2008 e nei provvedimenti successivi - mancano le riforme che servono al Paese.
Questo è il quadro e questi sono i motivi di merito e di fondo che ci porteranno a votare contro il disegno di legge finanziaria e il disegno di legge di bilancio. Cambiate strada, abbiate più coraggio, parlate al Paese, perché questo è il momento di unire le forze della politica, dell'economia e della società italiana per uscire insieme dalla crisi: se farete questo, troverete il consenso dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, mi auguro che non sfugga a nessuno in quest'Aula la gravità della crisi economica, finanziaria, sociale, istituzionale e democratica che sta attraversando il nostro Paese.
Mentre in quest'Aula affrontiamo l'esame dei disegni di legge finanziaria e di bilancio per destinare più o meno risorse all'uno o all'altro capitolo di spesa, ogni anno paghiamo in interessi sul debito pubblico più di 80 miliardi di euro (81 nel 2008). È questo il motivo per cui in un momento così straordinariamente difficile l'Italia non può permettersi quei provvedimenti di emergenza che tutte le altre nazioni europee stanno mettendo in opera.
Dobbiamo però riflettere, perché difficilmente in quest'Aula si svolgono analisi sul passato: dobbiamo riflettere su come si è arrivati al debito pubblico che l'Italia e gli italiani hanno sulle spalle, da che cosa è stato determinato ed anche, se mi consentite, chi e quali forze politiche nel corso degli anni hanno voluto segnalare questa caratteristica che ormai in Europa riguarda, per le sue dimensioni, quasi esclusivamente e solamente l'Italia.
C'è stata una forza politica e c'è stato un uomo politico - sicuramente Marco Pannella, sicuramente i Radicali - che negli anni della spesa facile e del partito unico della spesa pubblica (che vedeva uniti centro, destra e sinistra) hanno voluto segnalare e proporre iniziative di riforma strutturale. Come delegazione radicale siamo convinti che il nostro Paese ha bisogno di riforme strutturali. Poco fa ero collegata al sito Internet del Corriere della sera che riferiva i dati ISTAT. Per quel che riguarda l'industria, in Italia crollano ordinativi e fatturato: il fatturato crolla del 5,9 per cento rispetto allo scorso anno, gli ordinativi del 12,2 per cento.
Questo è il dato peggiore dal dicembre 2001, e credo che già queste cifre diano la dimensione del momento che stiamo attraversando.
Siamo convinti che non basta una riforma, ma che occorrano, se vogliamo veramente affrontare questo momento, una serie di riforme strutturali. Non si è voluta realizzare la riforma delle pensioni (le pensioni di giovinezza). Abbiamo visto come la questione è stata palleggiata da un Governo, all'altro, per cui chi proponeva meritatamente lo scalone ha passato la palla al Governo successivo, al Governo Prodi che non è riuscito a realizzare la riforma, se non nelle dimensioni dei cosiddetti scalini. Quindi, è stato detto «no» alle riforma delle pensioni.
Fino a questo momento, è stato detto anche «no» all'innalzamento e all'equiparazione dell'età pensionabile tra uomini e donne, nonostante qualcuno, in questi ultimi giorni, sia nella maggioranza sia nell'opposizione, si sia pronunciato a favore di un tale provvedimento. Per realizzare quello che ci chiede l'Europa (l'equiparazione dell'età pensionabile tra uomini e donne, per l'eliminazione di questa ingiustizia e di questa discriminazione), a fronte di chi giustamente osserva che le donne nel nostro Paese si sono fatte carico del mancato welfare (le donne, cioè, si sono fatte carico di seguire i propri figli accudendoli ventiquattr'ore su ventiquattro, così come i disabili e gli anziani), chiediamo che obbligatoriamente le risorsePag. 19risparmiate vengano destinate agli asili e a tutti quei servizi che consentano anche alle donne italiane di poter lavorare e di raggiungere i livelli di altri Paesi europei. Anche da questo punto di vista, soprattutto nel sud dell'Italia, siamo agli ultimi posti; io non credo che ciò sia un bene.
Per quanto riguarda le riforme strutturali, noi come Radicali abbiamo tentato più volte, per portare ragionevolezza nella classe politica italiana, la strada del referendum, che avrebbe riconciliato anche la classe politica con i cittadini, facendo ragionare e riflettere sulle scelte necessarie, anche perché i cittadini italiani hanno sempre dimostrato di essere ragionevoli nel momento in cui si sono trovati di fronte a risposte chiare: un «sì» o un «no».
Il nostro Paese ha, più che mai, bisogno di privatizzazione e di liberalizzazione dei servizi. Il nostro Paese ha bisogno di riforme che, a prima vista, sembrano non riguardare l'economia, ma che, invece, sono essenziali; pensiamo alla riforma della giustizia, ai milioni di processi arretrati nel campo civile, ai cinque milioni di processi arretrati nel settore penale. È un Paese in ginocchio da questo punto di vista. Le imprese estere non vengono certo ad investire in Italia se un contenzioso si risolve nel giro di quinquenni.
Abbiamo bisogno di riforme istituzionali; anche queste sono state suggerite dal popolo italiano. Vogliamo anche dire che se vi è una cosa, buona e meritevole, fatta dal Ministro Tremonti è sicuramente il taglio delle risorse per il Mezzogiorno, in particolare di quelle del FAS (so che su tale argomento non incontro il favore all'interno del mio gruppo, come abbiamo sentito anche poco fa nell'intervento svolto dall'onorevole Calvisi).
Ma qui si tratta di risorse ingentissime (fondi strutturali, cofinanziamento nazionale e FAS) destinate al Mezzogiorno che per il periodo 2000-2006 sono state pari a circa 129 miliardi di euro, mentre quelle programmate per il periodo 2007-2013 sono pari a circa 125 miliardi, e poi a queste risorse dobbiamo aggiungere anche quelle ordinarie. Ma se andiamo a vedere tutte le analisi, anche indipendenti, che sono state fatte sull'utilizzo di questi fondi osserviamo che i risultati - a questi ci dobbiamo rifare - in termini di crescita economica e occupazionale nel Mezzogiorno sono stati pari a zero, mentre i danni per quanto riguarda il sostegno ad una classe dirigente corrotta credo che siano sotto gli occhi di tutti. I fondi strutturali sono stati utilizzati per mantenere le clientele. Tagliare questi fondi, lasciare solo quelli effettivamente impegnati nella realizzazione di infrastrutture è opera benemerita. Da parte nostra saremmo anche favorevoli a utilizzare una parte di questi fondi per una completa riforma delle integrazioni al reddito dei disoccupati...

PRESIDENTE. Deve concludere.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, ho ancora qualche secondo. Ma c'è una riforma che noi proponiamo a tutto il Parlamento che consente ai cittadini di controllare quel che fanno gli eletti e i nominati, e siamo convinti che questa riforma può far risparmiare molti soldi al nostro Paese. Si tratta dell'anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati. Infatti, quando il cittadino può controllare quel che fa un eletto, quali sono le sue dichiarazioni dei redditi, quali sono i suoi interessi economici e finanziari noi siamo convinti che, se c'è questo controllo diretto, c'è anche un maggiore senso di responsabilità.
Sarebbe una rivoluzione un po' come quella rivoluzione che Brunetta sta facendo, al quale diamo atto, contro i fannulloni che pure ci sono. I fannulloni che cosa fanno? Discriminano coloro che effettivamente sono intenzionati a lavorare e lavorano. Queste sono le riforme che come delegazione Radicale proponiamo e ci auguriamo di aver ascolto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione congiunta sulle linee generali.

Pag. 20

(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 1713-B e 1714-B)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore sul disegno di legge n. 1713-B, onorevole Giudice, e il relatore sul disegno di legge n. 1714-B, onorevole Moroni, rinunciano alle repliche.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per ringraziare i relatori e tutti gli intervenuti per il contributo che hanno offerto. Mi limito sostanzialmente a dire che quella di quest'anno non è una finanziaria consueta ma si limita a fissare i saldi secondo i quali si muovono tutte le altre disposizioni in materia finanziaria.
In sostanza la critica principale che è stata avanzata in quest'Aula è che sarebbe una finanziaria impari rispetto alle necessità della crisi e che bisognerebbe spendere di più e fare più interventi. Ma la finanziaria e la finanza pubblica non sono niente di diverso rispetto all'azione di qualsiasi famiglia di questo o di altri Paesi, dove, nei momenti di difficoltà, non si deve pensare a come spendere i soldi ma a come garantirsi il futuro. Quindi è solo da un controllo accurato della spesa che possono esservi le ragioni per guardare con sufficiente prospettiva positiva al futuro. Credo che la politica della spesa pubblica in incremento sia una politica sostanzialmente sbagliata che non farebbe che esasperare anziché correggere i mali del Paese.
Quella in esame è una finanziaria che mira a ripristinare una sana finanza pubblica, strumento indispensabile per affrontare con ragionevole sicurezza il futuro. Colgo l'occasione, signor Presidente, per ringraziare la Camera per lo sforzo che sta facendo per approvare rapidamente questo importante, anzi essenziale, provvedimento.

PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto l'esame dei provvedimenti che riprenderà dopo l'esame dei disegni di legge di ratifica.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,50).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 1927, 1928, 1930, 1908 e 1931.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame dei disegni di legge di ratifica all'ordine del giorno è pubblicato in calce al resoconto della seduta del 18 dicembre 2008.
Non essendo stata richiesta la votazione nominale, se non vi sono obiezioni, procederemo alla votazione finale di tutti i disegni di legge di ratifica al termine delle votazioni sugli articoli dei singoli provvedimenti.

Discussione del disegno di legge: S. 1074 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione basata sull'articolo K3 del Trattato sull'Unione europea, relativa alla mutua assistenza ed alla cooperazione tra le Amministrazioni doganali, con allegati, fatta a Bruxelles il 18 dicembre 1997, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Articolo 79, comma 15 del Regolamento) (Approvato dal Senato) (A.C. 1927) (ore 10,53)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione della Convenzione basata sull'articolo K3 del Trattato sull'Unione europea, relativa alla mutua assistenza ed alla cooperazionePag. 21tra le Amministrazioni doganali, con allegati, fatta a Bruxelles il 18 dicembre 1997, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno, che la III Commissione (Affari esteri) ha approvato ai sensi dell'articolo 79, comma 15, del Regolamento.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1927)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto, altresì, che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente. Constato l'assenza del relatore e pertanto sospendo la seduta per cinque minuti.

La seduta, sospesa alle 10,55, è ripresa alle 11,05.

PRESIDENTE. Il vicepresidente della III Commissione (Affari esteri), onorevole Narducci ha facoltà di svolgere la relazione, in sostituzione del relatore.

FRANCO NARDUCCI, Vicepresidente della III Commissione. Signor Presidente, in ordine alla ratifica della Convenzione basata sull'articolo K3 del Trattato sull'Unione europea, relativa alla mutua assistenza ed alla cooperazione tra le amministrazioni doganali, vorrei sottolineare innanzitutto che il provvedimento in esame, approvato dal Senato, riproduce i contenuti di un'analoga iniziativa legislativa assunta dal Governo nella XV legislatura e non conclusa per l'intervenuto scioglimento delle Camere. La Convenzione sulla mutua assistenza tra le amministrazioni doganali degli Stati membri dell'Unione europea, volta a prevedere, accertare e reprimere le violazioni alla normativa doganale ed a sostituire integralmente il previgente accordo del 1967, è stata conclusa a Bruxelles il 18 dicembre 1997, ma non è ancora entrata in vigore, proprio in ragione della mancata ratifica da parte dell'Italia.
Vorrei qui sottolineare come questo problema si ripropone costantemente e che la Commissione affari esteri ha più volte richiamato l'attenzione della Presidenza della Camera e del Governo su un iter più spedito, perché non si possono approvare trattati internazionali con ritardi così gravosi. Essa, tuttavia, risulta già applicabile tra gli Stati membri che abbiano proceduto a depositare lo strumento di ratifica. Sottolineo come il disegno di legge di ratifica, composto da sei articoli, rechi, oltre alle disposizioni di autorizzazione alla ratifica, ordini di esecuzione di entrata in vigore e anche norme di adattamento della normativa nazionale ai contenuti della Convenzione, per la necessità di individuare, da parte di ciascuno Stato, secondo le proprie leggi in materia doganale, le amministrazioni di riferimento a cui spetta la concreta attuazione della Convenzione.
In tale ottica, in particolare l'articolo 3 del disegno di legge in esame demanda ad un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze il compito di individuare, in seno al Ministero medesimo, un ufficio centrale di coordinamento di livello non generale e di stabilirne composizione, compiti e modalità di funzionamento.
L'articolo 4, poi, detta norme di coordinamento, stabilendo che le forme di cooperazione previste nella Convenzione siano effettuate secondo le leggi di ciascuno Stato contraente, secondo le modalità nazionali e senza deroghe alla disciplina in materia stabilite singolarmente.
Infine, il disegno di legge in esame introduce disposizioni di dettaglio sullo svolgimento delle operazioni di cooperazione transfrontaliera, improntate al mantenimento dello stretto collegamento tra tutti gli atti di polizia giudiziaria e all'avviso all'autorità giudiziaria competente, cui spetta comunque la facoltà di disporre diversamente. Si fa presente che ulteriori osservazioni potranno essere svolte al riguardo, alla luce dei pareri che vorrà esprimere quest'Aula, se lo ritiene opportuno.
Passando ai contenuti della Convenzione, ricordo soltanto che consta di 35Pag. 22articoli e che indica, tra le sue peculiarità, la previsione di precise forme di collaborazione transfrontaliera per lo svolgimento in territorio di altro Stato contraente di attività investigative, oltre alla prescrizione di assistenza, con particolare riguardo agli articoli 19-24.
Per concludere, signor Presidente, vorrei ricordare l'importanza che proprio oggi, in regime di libera circolazione delle persone allargata a molti Stati, il trattato in esame riveste.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo concorda con quanto detto dal vicepresidente della Commissione affari esteri.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali. Avverto che non avranno luogo le repliche del relatore e del Governo.

(Esame degli articoli - A.C. 1927)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1927), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 1.

(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 1927), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 2.

(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 1927), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 3.

(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 1927), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 4.

(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 1927), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 5.

(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 1927), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 6.

(È approvato).

Come preannunziato, rinviamo il voto finale al termine delle votazioni degli articoli di tutti gli altri disegni di legge di ratifica.

Discussione del disegno di legge: S. 1128 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America in merito alla conduzione di «ispezioni su sfida» da parte dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, ai sensi della Convenzione sulla proibizione dello sviluppo, produzione, immagazzinaggio ed uso di armi chimiche e sulla loro distruzione, fatto a Roma il 27 ottobre 2004 (articolo 79, comma 15, del Regolamento) (Approvato dal Senato) (A.C. 1928) (ore 11,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzionePag. 23dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America in merito alla conduzione di «ispezioni su sfida» da parte dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, ai sensi della Convenzione sulla proibizione dello sviluppo, produzione, immagazzinaggio ed uso di armi chimiche e sulla loro distruzione, fatto a Roma il 27 ottobre 2004, che la III Commissione (Affari esteri) ha approvato ai sensi dell'articolo 79, comma 15, del Regolamento.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1928)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il vicepresidente della III Commissione (Affari esteri), onorevole Narducci, ha facoltà di svolgere la relazione, in sostituzione del relatore.

FRANCO NARDUCCI, Vicepresidente della III Commissione. Signor Presidente, anche in questo caso, desidero segnalare che l'Accordo italo-statunitense sulla conduzione di «ispezioni su sfida», ai sensi della Convenzione sulla messa al bando delle armi chimiche, è stato firmato a Roma il 27 ottobre 2004, in quanto la citata Convenzione di Parigi del 1993 non si è limitata a prevedere l'eliminazione di un'intera categoria di armi di distruzione di massa, quali quelle chimiche, ma ha introdotto un regime di controllo internazionale, che include un meccanismo per verificare la reale applicazione degli obblighi in essa previsti.
La ratio del provvedimento risiede nel fatto che l'articolo 1 della Convenzione di Parigi pone in capo a ciascuno Stato parte la distruzione o lo smantellamento di un impianto di produzione di armi chimiche, ovvero di armi chimiche tout court, ubicato in qualunque luogo che sia posto sotto la sua giurisdizione. Vige, cioè, un principio di imputazione territoriale della responsabilità dell'attuazione della Convenzione, indipendentemente dai soggetti che pongano in essere eventuali attività vietate.
La relazione introduttiva al disegno di legge di autorizzazione alla ratifica dell'Accordo - atto Senato 1128 - elenca come potenzialmente sottoposti alla disciplina dettata dall'Accordo, le basi militari di Aviano, Sigonella, Camp Derby (presso Livorno), Bagnoli e de La Maddalena, nonché le navi militari statunitensi, quando si trovano nelle acque territoriali italiane.
L'Accordo in esame consta di un preambolo e di undici articoli. Nel preambolo, l'Italia e gli USA riconoscono la coerenza tra gli obblighi derivanti dall'attuazione della Convenzione di Parigi, per quanto riguarda le «ispezioni su sfida» ed il memorandum di intesa bilaterale del 1995 sull'uso di installazioni o infrastrutture in territorio italiano da parte delle Forze armate statunitensi. Tutto ciò premesso, signor Presidente, per quanto riguarda l'esame degli articoli, credo sia opportuno rinviare alla relazione svolta in Commissione affari esteri.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo concorda con quanto detto dal vicepresidente della Commissione affari esteri.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fedi. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,20)

MARCO FEDI. Signor Presidente, la ratifica e l'esecuzione di questo importante accordo bilaterale tra Italia e Stati Uniti, in merito alla conduzione di «ispezioni su sfida» da parte dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPAC), fatto a Roma il 27 ottobre 2004, si inquadra nell'attuazione pratica della Convenzione di Parigi sulla proibizionePag. 24dello sviluppo, produzione, immagazzinaggio ed uso di armi chimiche e sulla loro distruzione, aperta alla firma il 13 gennaio 1993 e ratificata dall'Italia l'8 dicembre 1995 e dagli Stati Uniti il 25 aprile 1997.
La Convenzione di Parigi del 1993 rappresenta, nel contesto della messa al bando delle armi chimiche, l'esito finale di un lungo e complesso lavoro diplomatico protrattosi per l'intero ventesimo secolo, sullo sfondo di numerosi eventi bellici. La questione della messa al bando delle armi chimiche, per lungo tempo nell'agenda delle iniziative di disarmo, vede il suo primo atto ufficiale nella Dichiarazione di Bruxelles del 1874, adottata da quindici Stati europei, che proibisce l'utilizzo di sostanze tossiche e dei relativi mezzi di diffusione. Tuttavia, tale impegno nella limitazione delle armi chimico-batteriologiche dell'epoca moderna rimase, all'epoca, del tutto disatteso, per la mai avvenuta ratifica da parte degli Stati firmatari. Dopo una serie di fallimenti, un primo concreto risultato dell'azione di cooperazione internazionale in materia di messa al bando di armi chimiche e batteriologiche è costituito dall'adozione, nel corso della Conferenza internazionale di Ginevra sul commercio delle armi, promossa dalla Società delle Nazioni, del Protocollo di Ginevra del 1925 sulla proibizione dell'uso in guerra di gas asfissianti, sostanze tossiche o altri mezzi di guerra batteriologica. Il Protocollo di Ginevra - come ricordavo - fin dall'inizio presenta un rilevante limite, costituito dalle numerose riserve espresse con la ratifica da una quarantina di Stati che si impegnano a rispettarlo - cioè ad astenersi dall'uso delle armi chimiche - ma solo a condizione di non essere attaccati a loro volta con le medesime armi, ammettendone, dunque, un possibile uso in ritorsione.
Tra i motivi di tale ritardo rivestiva un ruolo fondamentale il disinteresse delle grandi potenze ad una rapida conclusione di un trattato sulle armi chimiche. La prima iniziativa davvero importante e significativa in questa seconda fase di rinnovata attenzione da parte delle grandi potenze, prende però piede al di fuori della Conferenza di Ginevra. Nel 1985, infatti, il Governo australiano invita gli Stati occidentali a formare un gruppo informale di Paesi cooperanti, che si propongono il compito di prevenire l'esportazione di composti utilizzabili per la produzione di armi chimiche. Quindici Paesi, tra cui l'Italia, aderiscono a questa iniziativa, diventando membri del regime internazionale noto poi come «Gruppo Australia».
Signor Presidente, la firma e, ora, la ratifica di questo accordo bilaterale, che fissa le modalità per la condotta delle ispezioni internazionali dirette a verificare l'assenza di armi chimiche nelle installazioni, sulle navi e sugli aeromobili americani situati in Italia, come ricordato in applicazione della Convenzione di Parigi, è la conferma del tradizionale impegno dei due Paesi a favore dell'abolizione di un'intera categoria di armi di distruzione di massa, quella a caricamento chimico, note per il loro potenziale devastante ed indiscriminato. Entrambi i Paesi sono membri originari della Convenzione di Parigi e da vari anni l'Italia è impegnata nella distruzione, sotto stretto controllo internazionale, dei residuati bellici chimici obsoleti ancora in suo possesso. Signor Presidente, questo accordo risponde all'esigenza di dare attuazione al primo articolo della Convenzione di Parigi. È un accordo importante - come ricordavo - e significativo. Il Partito Democratico esprime un convinto voto favorevole alla ratifica ed esecuzione di questo importante accordo bilaterale tra Italia e Stati Uniti, in direzione del reciproco impegno a dare piena attuazione alla Convenzione di Parigi e a continuare, a livello bilaterale, multilaterale ed internazionale, il comune sforzo per l'eliminazione delle armi di distruzione di massa, per la pace e per il disarmo.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

Pag. 25

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 1928)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il vicepresidente della III Commissione, onorevole Narducci.

FRANCO NARDUCCI, Vicepresidente della III Commissione. Signor Presidente, rinuncio.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, onorevole Mantica.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, rinuncio.

(Esame degli articoli - A.C. 1928)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1928), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 1.

(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 1928), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 2.

(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 1928), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 3.

(È approvato).

Come preannunciato, il voto finale sul disegno di legge di ratifica è rinviato al termine delle votazioni degli articoli di tutti gli altri disegni di legge di ratifica all'ordine del giorno.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione sull'Istituto forestale europeo, fatta a Joensuu il 28 agosto 2003 (articolo 79, comma 15, del Regolamento) (Approvato dal Senato) (A.C. 1930) (ore 11,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione della Convenzione sull'Istituto forestale europeo, fatta a Joensuu il 28 agosto 2003 che la III Commissione (Affari esteri) ha approvato ai sensi dell'articolo 79, comma 15, del Regolamento.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1930)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Corsini, ha facoltà di svolgere la relazione.

PAOLO CORSINI, Relatore. Signor Presidente, l'Istituto forestale europeo è stato creato nel 1993 allo scopo di fornire informazioni e ricerche nel campo delle scienze forestali a livello europeo. Nell'ambito di una strategia volta a svilupparne le potenzialità l'Istituto è stato trasformato in un'organizzazione internazionale attraverso la stipula della Convenzione di Joensuu, in Finlandia, nel 2003 Convenzione che all'articolo 12 conferisce all'EFI personalità giuridica nazionale ed internazionale.
La Convenzione è stata poi adottata il 28 agosto del 2003 dalla conferenza convocata ad hoc ed aperta alla firma degli Stati europei e delle organizzazioni europeePag. 26di integrazione economica ed è entrata in vigore il 4 settembre 2005 nonché ratificata finora da 17 Stati.
L'Istituto svolge ricerche a livello paneuropeo sulla politica forestale inclusi gli aspetti ambientali, ecologici, il benessere delle foreste, i prodotti e i servizi che da essi possono provenire, nonché la domanda e la produzione di legname e di altri prodotti boschivi, come specificato nell'articolo 2 della Convenzione. Il lavoro dell'Istituto contribuisce, inoltre, alla promozione della conservazione e della gestione sostenibile delle foreste in Europa.
L'Italia ha coordinato alcuni progetti di ricerca forestale europea e fra di essi i due che risultano in corso sono condotti dalla Fondazione ENI Enrico Mattei e dall'università del Molise.
L'articolo 1 della Convenzione istituisce l'EFI e stabilisce la sede a Joensuu in Finlandia, mentre l'articolo 2 ne definisce le finalità e le funzioni e l'articolo 3 prevede la capacità di acquisire informazioni dagli Stati contraenti.
L'articolo 4 stabilisce che le parti sono membri dell'Istituto. Sono tuttavia previste altre due categorie di appartenenza: i membri associati, istituti di ricerca e istituti didattici, organizzazioni non governative, autorità forestali e i membri affiliati.
Gli articoli da 5 a 9 riguardano gli organi della Convenzione mentre per quanto riguarda il finanziamento dell'Istituto, articolo 10, esso avviene grazie alle quote versate dai membri associati e affiliati oltre che da donazioni e da contributi di volontari. Il bilancio viene approvato dal comitato direttivo su proposta del direttore.
L'Istituto, infine, ha personalità giuridica a livello nazionale e internazionale e la sua sede gode di privilegi ed immunità in base ad uno specifico accordo stipulato con il Governo finlandese. Le eventuali controversie saranno risolte in via amichevole dal tentativo degli uffici del comitato direttivo, in caso di fallimento è previsto il ricorso alla corte permanente arbitrale.
Gli articoli da 14 a 18 contengono le clausole finali.
Il disegno di legge di ratifica si compone di tre articoli che recano, nell'ordine, l'autorizzazione alla ratifica della Convenzione sull'Istituto forestale europeo, l'ordine di esecuzione e l'entrata in vigore della legge. L'attuazione del provvedimento non comporta oneri per il bilancio dello Stato in quanto, come si desume dall'articolo 10 della Convenzione, non sono previsti contributi obbligatori a carico degli Stati membri.
Infine, concludo sottolineando come la ratifica della Convenzione rivesta per l'Italia, anche in vista del potenziale inserimento di docenti e ricercatori universitari italiani negli organismi dell'Istituto, una significativa importanza.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo del Partito Democratico esprimerà voto favorevole sulla ratifica della Convenzione dell'Istituto forestale europeo, le cui funzioni sono state ben illustrate ora dal collega Corsini, sia per l'oggetto in sé della Convenzione, sia perché si tratta di un'iniziativa importante a livello europeo nel campo della ricerca e dell'ambiente, due settori purtroppo penalizzati ulteriormente anche dalle politiche dell'attuale Governo e dall'attuale manovra finanziaria, in discussione in questi giorni. Quindi, anche per un valore simbolico, questa ratifica ci sembra importante.
L'Istituto forestale europeo, come ha ricordato l'onorevole Corsini, è stato creato nel 1993 allo scopo di fornire informazioni e ricerche nel campo delle scienze forestali a livello europeo. Mi sembra importante ricordare a questo proposito, anche se oggi è opinione diffusa, che lo studio e il coordinamento stesso dellePag. 27politiche a livello ambientale hanno un senso e un significato soltanto se svolte a livello continentale. In questo senso, l'Istituto svolgerà e svolge già ricerche a livello paneuropeo sulla politica forestale, inclusi gli aspetti ambientali, ecologici, il benessere delle foreste, i prodotti e i servizi da esse provenienti nonché la domanda e la produzione di legname e di altri prodotti boschivi. Pertanto, si tratta di un lavoro importante per la promozione della conservazione e della gestione sostenibile delle foreste in Europa.
Come è stato ricordato dal relatore, l'Italia partecipa già, con alcuni progetti, all'Istituto forestale europeo e, in particolare, con i progetti coordinati dalla fondazione Enrico Mattei, dall'ENI e dall'università del Molise.
Vorrei, infine, evidenziare un dato in particolare, vale a dire l'importanza del coinvolgimento, attraverso questa ratifica, delle maggiori università di scienze forestali europee e delle università italiane. Attraverso questi accordi i nostri ricercatori potranno partecipare ai programmi dell'Istituto forestale europeo.
Per questi motivi, signor Presidente, onorevoli colleghi, preannunzio il voto favorevole del nostro gruppo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, sarò breve richiamandomi soprattutto a quanto detto dal relatore, l'onorevole Corsini. Come si ricordava, questo Istituto, creato nel 1993, svolge ricerche a livello paneuropeo sulla politica forestale (inclusi gli aspetti ambientali ed ecologici), sul benessere delle foreste, sui prodotti e sui servizi da esse provenienti nonché sulla domanda e sulla produzione di legname e di altri prodotti boschivi. Con la sua attività l'Istituto contribuisce, pertanto, alla promozione della conservazione e della gestione sostenibile delle foreste in Europa.
Signor Presidente, questa convenzione rappresenta un dato importante e un passaggio significativo verso una politica europea di conservazione e di riequilibrio del territorio, di mobilitazione delle intelligenze e delle ricerche e, quindi, mira a valorizzare le università. Mi auguro che questa Convenzione sia gestita in un certo modo e che vi sia un impegno corale per dare senso e significato verso obiettivi che certamente, salvaguardando il territorio, salvaguardano l'uomo, l'umanità e soprattutto le ricchezze che provengono dalle foreste e dal nostro territorio stesso.
Per tali motivi preannunzio, signor Presidente, il voto favorevole del mio gruppo sul provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 1930)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Corsini.

PAOLO CORSINI, Relatore. Signor Presidente, intervengo semplicemente per associarmi alle osservazioni, sempre avvedute, dell'onorevole Tassone.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, rinuncio alla replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1930)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1930), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 1.
(È approvato).

Pag. 28

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C.1930), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 2.
(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 1930), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 3.

(È approvato).

Come preannunciato, il voto finale è rinviato al termine della votazione degli articoli di tutti gli altri disegni di legge di ratifica.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo di adesione al Trattato del Nord Atlantico della Repubblica di Croazia, e del Protocollo di adesione al Trattato del Nord Atlantico della Repubblica di Albania, firmati a Bruxelles il 9 luglio 2008 (articolo 79, comma 15 del regolamento) (1908) (ore 11,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo di adesione al Trattato del Nord Atlantico della Repubblica di Croazia, e del Protocollo di adesione al Trattato del Nord Atlantico della Repubblica di Albania, firmati a Bruxelles il 9 luglio 2008, che la III Commissione (Affari esteri) ha approvato ai sensi dell'articolo 79, comma 15, del Regolamento.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1908)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il vicepresidente della III Commissione, onorevole Narducci, ha facoltà di svolgere la relazione in sostituzione del relatore.

FRANCO NARDUCCI, Vicepresidente della III Commissione. Signor Presidente, vorrei innanzitutto ricordare l'importanza del Protocollo di adesione al Trattato del Nord Atlantico della Repubblica di Croazia e della Repubblica di Albania che stiamo qui discutendo. Il testo del Protocollo, identico per entrambi i Paesi...
Signor Presidente, non riesco a parlare perché c'è molta gente che discute intorno a me.

PRESIDENTE. Prego almeno di lasciar parlare l'oratore. Presidente Russo, è possibile spostarsi leggermente e dialogare con molta pacatezza? La ringrazio.

FRANCO NARDUCCI, Vicepresidente della III Commissione. Il testo del Protocollo, che è identico per entrambi i Paesi, consta di soli tre articoli. Prevede, in sostanza, che l'adesione diventi effettiva dopo l'avvenuta ratifica dei Protocolli stessi da parte di tutti gli Stati membri, a cui farà seguito l'invito ufficiale da parte del segretario generale della NATO e quindi il deposito dello strumento di adesione presso il Governo degli Stati Uniti d'America.
I Protocolli di adesione sono già stati ratificati da Bulgaria, Ungheria, Lettonia, Lituania e Stati Uniti. Il processo dovrebbe essere completato entro la prossima primavera. Vorrei sottolineare, quindi, che l'adesione alla NATO dell'Albania e della Croazia è maturata al vertice di Bucarest dello scorso aprile dell'Alleanza atlantica e rilevare, inoltre, che con Albania e Croazia gli Stati membri della NATO passano da 26 a 28: è il sesto allargamento dalla sua fondazione.
L'Alleanza cresce in particolare nell'area dei Balcani occidentali dove il processo di integrazione dell'Unione europea resta l'obiettivo di scenario per addivenire alla stabilizzazione unitamente all'adesione alla NATO. L'Italia naturalmente è molto interessata alla conclusione di questoPag. 29processo di cui l'odierna ratifica dei Protocolli relativi all'Albania e alla Croazia rappresenta un significativo passo avanti.
L'adesione di Croazia e Albania rafforza comunque il versante meridionale dell'Alleanza, con indubbio vantaggio per il nostro Paese.
Desidero quindi in conclusione, signor Presidente, sottolineare che occorre un segnale politico importante per un Protocollo di questa portata. Vi è quindi l'urgenza di approvarlo, soprattutto nel sessantesimo anniversario dell'Alleanza.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sarubbi. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, con questa ratifica portiamo finalmente a conclusione un processo che è iniziato da tempo e che ha coinvolto una regione a noi vicina, quella balcanica, della quale conosciamo bene le sofferenze. Dopo anni di preparativi, se possiamo chiamarli così, siamo ormai arrivati al punto cruciale: ad aprile, a Bucarest, i Paesi membri della NATO hanno invitato formalmente Albania e Croazia; tre mesi dopo, a Bruxelles, sono stati firmati i Protocolli di adesione, che oggi siamo chiamati a ratificare, per entrambi i Paesi.
Se pensiamo a come era nata l'Alleanza atlantica, credo che nel 1949 nessuno avrebbe scommesso un dollaro su ciò che sta accadendo oggi in quest'Aula e nei Parlamenti di vari Paesi membri: si pensava ad un mondo diviso in due blocchi, con l'Italia ultimo baluardo dell'Occidente. Invece in pochi anni sono entrate nella NATO Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia: alcuni di questi Stati, nel 1949, non esistevano neppure e tutti erano - per usare la terminologia di quegli anni - oltre cortina, dall'altra parte del mondo e della storia.
Ora c'è un nuovo allargamento, il sesto, di limitata entità ma di grande portata politica. Come spiega bene la relazione che precede questo disegno di legge di ratifica «è un allargamento che rappresenta un importante progresso nel consolidamento della stabilità dei Balcani occidentali, e testimonia l'evoluzione stessa della NATO post guerra fredda che ha investito nei Balcani la credibilità del suo nuovo ruolo di organizzazione di sicurezza impegnata nella stabilizzazione delle aree di crisi».
Aggiungo alcune parole sull'Albania. L'Albania occupa un posto speciale nella storia delle relazioni della NATO con l'ex blocco orientale, perché è stato il primo Paese ex comunista ad annunciare pubblicamente di voler aderire all'Alleanza; ciò accadeva nel dicembre 1992, soltanto tre anni dopo la caduta del Muro. Quattro mesi più tardi l'allora Segretario generale della NATO si recava ufficialmente a Tirana. A febbraio del 1994 l'Albania era uno dei primi Paesi a firmare il documento del partenariato per la pace. Dunque è un approccio che va avanti da sedici anni nei quali sono stati registrati dei progressi costanti.
In Albania sia l'opinione pubblica sia la classe politica considerano l'adesione all'Alleanza come un passo fondamentale verso lo sviluppo di uno stabile sistema democratico e di un'economia di mercato effettiva. Inoltre, l'obiettivo di questa adesione riflette una politica estera attiva e ci aiuta a ristrutturare, come dicono gli stessi albanesi, le loro Forze armate che, lo ricordo, partecipano già da anni attivamente alle missioni di mantenimento della pace della NATO, come pure a quelle delle Nazioni Unite.
«Pensiamo che l'Albania meriti alla fine di aderire alla NATO» - sono parole dell'ex presidente Moisiu, scritte nel 2004 - «sia perché gli albanesi sentono un forte vincolo emotivo verso l'Alleanza, sia perché il nostro Paese da molti anni si comporta già come un membro de facto dell'Alleanza. Le missioni guidate dalla NATO in Bosnia Erzegovina, in Kosovo e nella Repubblica ex Jugoslavia di Macedonia e la nostra partecipazione a SFORPag. 30e a ISAF hanno contribuito a rafforzare, nell'intera popolazione, i sentimenti di simpatia e di sostegno verso la NATO, gli Stati Uniti ed i valori euro atlantici. Inoltre» - conclude il Presidente - «le riforme che stiamo attuando per rafforzare lo stato di diritto e la democrazia, come pure il nostro contributo alla lotta contro il crimine organizzato ed il terrorismo internazionale, faranno di noi un alleato affidabile capace».
Passiamo ora alla Croazia. La Croazia è un altro esempio di come stia cambiando negli ultimi anni il panorama politico nei Balcani. La Croazia ha aderito già al WTO, l'Organizzazione mondiale del commercio, ha avviato il processo di stabilizzazione e di associazione con l'Unione europea alla quale aspira ad aderire, così come l'Albania e la stragrande maggioranza dei Paesi della regione. Si tratta di un'adesione chiaramente condizionata alle profonde riforme necessarie, dal punto di vista economico e politico, oltre che alla risoluzione dei problemi tecnici interni.
Tuttavia la Croazia ne è capace e proprio con la sua determinazione nel processo di avvicinamento alla NATO lo ha dimostrato. Infatti, la Croazia, nel tentativo di avvicinarsi alla NATO ha utilizzato questa fase per adottare delle leggi che comportavano importanti riforme in campo militare e della difesa. «La NATO» - spiega Anton Tus, primo ambasciatore della Croazia presso l'Alleanza atlantica - «ha avuto prova della determinazione della Croazia di voler diventare un membro dell'Alleanza e della sua intenzione di voler recuperare il tempo perduto per divenire un Paese stabile, democratico ed economicamente prospero». Proprio la riforma delle Forze armate, tra l'altro, ha visto progressivamente convergere tutte le forze politiche, soprattutto dopo l'adozione di modifiche costituzionali e di una nuova legge sulla difesa.
In conclusione, pensiamo a quello che accadeva in Croazia soltanto tredici anni fa: praticamente, l'altro ieri. E pensiamo a quello che potrebbe accadere oggi, se le regioni protagoniste di quel conflitto si ritroveranno dalla stessa parte: la Bosnia ha appena firmato (a fine ottobre) l'accordo di cooperazione per l'adesione alla NATO; Serbia e Montenegro sono nella fase cosiddetta del dialogo intensificato e sono stati invitati ad entrare nel Piano d'azione per l'adesione. Tra qualche anno, dunque, Bosnia, Croazia, Serbia e Montenegro potrebbero trovarsi alleate, dopo tutto quello che è accaduto: e questo scenario, di altissimo valore simbolico, basterebbe da solo a spiegare l'importanza della ratifica che tra poco ci apprestiamo a votare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, dire: «contrariato», è troppo, però sono davvero un po' dispiaciuto. Avevo rappresentato, infatti, anche nel corso della Conferenza dei presidenti di gruppo, l'inopportunità di portare all'attenzione dell'Aula questa ratifica in un momento in cui per ovvi motivi siamo impegnati con la finanziaria e siamo di fatto all'ultima giornata dei nostri lavori prima della sospensione natalizia. Il provvedimento in esame avrebbe meritato una maggiore attenzione da parte dell'Assemblea e del Parlamento. Noi di fatto siamo qui oggi a ratificare l'adesione della Croazia e dell'Albania quasi si trattasse di poco più che un atto dovuto.
Se mi è permesso un gioco di parole, sono assolutamente convinto che sia un atto dovuto la ratifica di questo Trattato, tuttavia non dobbiamo considerarlo routinario al pari di altri. Capisco la preoccupazione e anche la premura con cui il Governo ha sollecitato questa ratifica, ma in genere ci troviamo a ratificare trattati dopo tre, quattro, cinque e a volte anche sei anni. Questo trattato, però, è del luglio scorso.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, di che cosa stiamo parlando? Della decisione di allargare per la terza volta l'Alleanza atlantica. Questa decisione scaturisce dal vertice della NATO che si è tenuto lo scorso aprile a Bucarest e che è statoPag. 31senza dubbio il più imponente della storia dell'Alleanza atlantica. Vi si sono, infatti, ritrovati sessanta leader in rappresentanza di Stati membri, di Paesi candidati, di partner e di altre organizzazioni. Nell'occasione l'Albania e la Croazia sono state formalmente invitate ad entrare a far parte della NATO dai Capi di Stato e di Governo dell'Alleanza e oggi siamo chiamati a ratificare il Protocollo relativo alla loro adesione. Si tratta di un'adesione fortemente auspicata anche nelle conclusioni del recente vertice dei Ministri degli esteri della NATO del 2 e 3 dicembre.
Noi riteniamo che le ragioni sottese alla crisi determinatasi quest'estate nel Caucaso siano da ricondurre anche alle scelte operate in occasione del vertice della NATO tenutosi a Bucarest. Proprio per questo avremmo valutato con più attenzione e chiediamo che vada valutata con grande attenzione l'adesione dell'Albania e della Croazia. Su questo punto, infatti, già in Commissione vi è stata una concordante valutazione e questa decisione va inserita in un più organico e complessivo progetto di allargamento dell'Alleanza atlantica con particolare riferimento alla posizione della Georgia e dell'Ucraina.
In merito a questo aspetto è bene sottolineare e ricordare che la distanza tra gli Stati Uniti e i maggiori alleati non poteva essere più ampia: non a caso vi è stata anche la crisi georgiana dello scorso agosto, che ha coinvolto la NATO stessa. Voglio ricordare che lo stato di salute della NATO si inserisce in una più ampia fase delle relazioni transatlantiche non particolarmente favorevoli, dovuta a una concomitanza di eventi: la guerra in Iraq (che ha prodotto profonde divisioni, poi parzialmente ricucite, tra gli Stati Uniti e gli alleati europei), i rapporti con l'Iran (con l'Europa più impegnata nel ruolo di mediazione tra Iran e Washington rispetto alla posizione degli stessi Stati Uniti), il conflitto israelo-palestinese (con posizioni contrastanti, quando non contrapposte, in più di un'occasione), la situazione in l'Afghanistan (dove gli sforzi dei contingenti europei sono continuo oggetto di critiche da parte americana, fatta salva una convergenza sulle priorità strategiche di fondo). Qualche settimana fa è venuto qui Petreus, il comandante delle Forze armate statunitensi, a chiedere un maggiore impegno in Afghanistan.
Alla luce delle sfide globali, di fronte alla nuova ondata di aggressioni terroristiche (di cui Mumbay è un segno), valutare oggi il ruolo della NATO è e sarebbe stato opportuno ed utile, considerata la rilevanza del provvedimento che ci accingiamo a ratificare. Mi sarebbe piaciuto sentire dal Ministro degli affari esteri una valutazione aggiornata su questo tema e un esame di merito più accurato, attraverso un più ampio dibattito ed una verifica approfondita dello stato dell'Alleanza: sia chiaro, non mi sarei aspettato una messa in discussione dell'Alleanza, ma una valutazione approfondita del suo ruolo e del suo significato oggi, perché un conto è fare la guerra a uno Stato, un altro conto è difenderci dalle aggressioni di un altro Stato, un altro conto ancora sono la lotta e il contrasto ai fenomeni terroristici.
In questo contesto, per di più, si inserisce e si deve inserire una riflessione dovuta al futuro ruolo del G8. L'anno prossimo ne avremo la Presidenza, ma parliamo ancora di G8? Forse non è il caso di parlare già, almeno, di un G10, considerato il ruolo sempre più importante di Stati come la Cina e l'India? Perché non fare un riferimento al significato della riunione del G20 del mese scorso (certo, impegnato nella discussione sulla risposta da dare alla crisi economica e finanziaria)? È questo, però, il nuovo contesto e, quindi, bisogna superare anche visioni ormai logore e datate delle alleanze.
Tutto ciò, comunque, dimostra che gli organismi internazionali rischiano di essere inadeguati a fronteggiare la dimensione delle sempre più pressanti questioni globali. Inoltre, è difficile, francamente, condividere spesso l'approccio del Presidente del Consiglio, che, in più di un'occasione, ha mostrato di essere quanto meno sbilanciato, a nostro modo di vedere, a favore della Russia di Putin. Credo,Pag. 32pertanto, che sia legittima la preoccupazione che nutriamo rispetto ad un'Alleanza allargata, al punto di prefigurare quasi un accerchiamento della Russia, così come non è possibile ignorare la controversia internazionale sullo status del Kosovo.
Per concludere, signor Presidente, la NATO, si trova di fronte ad uno scenario caratterizzato da sfide nuove e problematiche e, nello stesso tempo, può contare su una non trascurabile capacità di mobilitare risorse e mezzi. Nella riunione dei Ministri degli esteri dei 26 Paesi NATO del 2 e 3 dicembre scorsi, nell'ambito di una lenta e difficile ripresa dei rapporti con la Federazione russa, è stata provvisoriamente congelata la concessione del propedeutico Piano di preadesione alla NATO, il cosiddetto MAP, sia alla Georgia sia all'Ucraina. Nello stesso tempo, è stato concordato di rafforzare la cooperazione con entrambe le nazioni, favorendo l'avvio di riforme nelle due ex repubbliche sovietiche e decidendo di rafforzare le Commissioni NATO-Georgia e NATO-Ucraina, incaricate di monitorare le riforme politiche e militari che i due Paesi devono attuare per potersi candidare ad entrare nell'Alleanza atlantica.
Insomma, è un modo più soft di procedere verso l'integrazione anche di questi Paesi.
Dunque, va detto - e concludo - che noi riteniamo che la procedura di adesione al Trattato del nord atlantico debba essere, anch'essa, riconsiderata. Lo dico perché nel momento in cui lo stesso neoeletto Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, parla di superamento dell'unilateralismo della politica degli Stati Uniti, ci troviamo di fronte ad un tale atto. Prego i colleghi, che non ne avessero preso visione, di prestare un attimo di attenzione al fatto che questo Protocollo di adesione non deve essere mandato al Segretariato della NATO, ma deve essere trasmesso al Dipartimento degli affari esteri degli Stati Uniti d'America, che provvederà poi ad informare gli altri membri dell'Alleanza.
Insomma, è quanto meno un po' bizzarro come elemento di multilateralismo. Pertanto, noi, pur votando a favore di questa ratifica e auspicando ovviamente un voto unanime, avremmo voluto un di più di attenzione da parte del Governo e dell'Assemblea. Comunque, speriamo che su questi temi si possa presto svolgere una discussione di carattere generale qui nell'Aula di Montecitorio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, accogliamo con forte soddisfazione e fiducia la ratifica del Protocollo di adesione al Trattato del Nord Atlantico delle Repubbliche di Croazia e Albania.

PRESIDENTE. Onorevole Di Biagio, dovrebbe alzarsi in piedi.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, chiedo scusa. Mi preme sottolineare, in questa sede, sul fronte istituzionale, la vicinanza alla Croazia e al suo processo di crescita internazionale, in uno scenario come quello della comunità dei Paesi del Trattato del Nord Atlantico. Mi preme richiamare l'attenzione sul fatto che la posizione bipartisan in Commissione affari esteri sulla ratifica del suddetto Protocollo rappresenta un segnale forte di vicinanza e di condivisione dei medesimi obiettivi e prospettive, di respiro internazionale, che superano le ragioni partitiche. In quell'occasione, l'onorevole Evangelisti non c'era, ma mi posso ritenere soddisfatto. A mio parere, le considerazioni geopolitiche che sono state espresse sono inquietanti. Questo rappresenta un passo decisivo per il Governo di Zagabria, che comporta una rinnovata definizione del peso specifico del Paese nello scenario internazionale. In questa cornice, l'Italia deve scoprirsi come rilevante interlocutore di questo Paese, che sarà portatore di nuove energie e di nuovi progetti e di un vitale contributo per la normalizzazione nell'area dei Balcani (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Pag. 33

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Boniver. Ne ha facoltà.

MARGHERITA BONIVER. Signor Presidente, il mio intervento intende esprimere tutta la soddisfazione per l'ingresso nella grande famiglia della NATO della Croazia e dell'Albania. Questo è un processo iniziato nel 1999 e che oggi porta finalmente nella famiglia dei membri dell'Alleanza atlantica due Paesi importantissimi per l'ulteriore stabilizzazione dell'area balcanica. Quell'area balcanica che all'inizio degli anni Novanta è stata teatro delle più spaventose azioni militari che accompagnavano lo smembramento della Jugoslavia. Abbiamo conosciuto la pulizia etnica in molte di quelle zone e, per fortuna, molti anni dopo, la stabilizzazione dell'area balcanica è diventata una vera e propria priorità.
A seguito dell'allargamento nel 2003 dell'Alleanza atlantica a Paesi importantissimi, come la Romania, la Bulgaria, le Repubbliche Baltiche e la Slovenia, l'ingresso oggi della Croazia e dell'Albania può essere letto come un ulteriore passo avanti in quella organizzazione della sicurezza, che è l'anima stessa dell'Alleanza atlantica.
Vediamo anche con favore che è stata sospesa per il momento l'adesione di altri Paesi come l'Ucraina e la Georgia, i quali attendono di attraversare una stagione più sicura per la loro eventuale adesione. Il tutto dev'essere poi visto in quello spirito che fu proprio dell'incontro di Pratica di Mare (che il Presidente del Consiglio anche ieri alla conferenza degli ambasciatori alla Farnesina ha voluto evocare come asse portante della nostra politica estera), che vuole includere la Russia e certamente non isolarla; anche dopo i terribili avvenimenti dell'agosto di quest'anno, che hanno visto lo smembramento de facto della piccola repubblica georgiana.
Credo che un atto di simile importanza avrebbe meritato francamente, oltre al voto unanime (che mi auguro e auspico) per l'allargamento dell'Alleanza Atlantica, anche una celebrazione in una cornice ancora più solenne, e credo che questa sarà un'iniziativa che vorremmo prendere, maggioranza e opposizione, non soltanto all'interno della Commissione esteri ma anche concordandola eventualmente con la Presidenza della Camera. Questa di oggi è quindi una data molto importante: saluto con grandissima soddisfazione l'ingresso di Croazia e Albania nella grande famiglia delle democrazie che appartengono all'Assemblea della NATO (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ritengo che questo della ratifica dell'adesione alla NATO di Albania e Croazia sia un momento importante. A me dispiace che tali temi, tali argomenti vengano all'attenzione dell'Aula in un frangente particolare: usiamo lo strumento della ratifica, e sappiamo come l'esame dei disegni di legge di ratifica sia sempre calendarizzato, per così dire, nei ritagli di tempo; ma ritengo che questo tema, questo argomento avrebbero meritato e meriterebbero certamente un approfondimento, una valutazione molto più completa e molto più esaustiva da parte dell'Aula di Montecitorio.
Vorrei rilevare che oggi ci troviamo di fronte a scenari internazionali mutati: parliamo di interdipendenza, di globalizzazione, e più c'è una visione ampia a livello internazionale e meno intensi sono l'impegno e l'attenzione del Parlamento. L'Aula ricorda momenti diversi, quando sulla politica internazionale ci si confrontava e soprattutto si decideva in termini forti, in termini di scelte di campo rispetto ai grandi problemi e alle grandi questioni che erano all'attenzione dell'umanità. Oggi ci troviamo di fronte a questo passaggio, l'adesione all'Alleanza Atlantica della Repubblica di Albania e della Repubblica della Croazia. Certo, molto tempo è passato: chi non ricorda l'Albania e la Croazia incastonate in una situazione internazionale dove niente faceva intravedere la possibilità di un'adesione all'Alleanza Atlantica?Pag. 34Ma c'è un altro dato e un altro aspetto su cui vorrei richiamare l'attenzione sua, signor Presidente, e dei colleghi: il tema della NATO. La NATO si è modificata, si è andata sempre più diversificando rispetto a quella che era stata la sua originalità o la sua originarietà nel momento in cui fu istituita, nel 1949. Signor Presidente, la NATO è certamente un sistema di difesa e un sistema militare, ma i suoi compiti, in seguito ad un'evoluzione, vengono ad essere più diversificati rispetto al passato e si punta sempre di più al dato politico che abbiamo oggi in questo particolare momento.
Certo l'adesione dell'Albania e della Croazia costituisce un momento importante ma, come ricordavo poc'anzi, dovremmo avere ben presente anche tutto lo scenario a livello internazionale. Aggiungo per completezza di informazione, com'è stato ricordato anche da parte degli altri colleghi, che la decisione di rinviare l'adesione dell'Ucraina e della Georgia non ha tuttavia negato il loro diritto di principio all'adesione, non essendo stato precisato soltanto il «quando».
Con l'adesione dell'Albania e della Croazia gli Stati membri della NATO passano da 26 a 28. Ritengo che dobbiamo certamente compiere una valutazione anche rispetto a tale allargamento, alle strategie, alle sfide e ai disegni sul piano politico, prendendo atto delle mutazioni intervenute nel campo internazionale e le sfide non soltanto militari, ma soprattutto anche quelle di carattere economico. Certamente dobbiamo rintracciare e intercettare quali possano essere i nuovi compiti della NATO che, attraverso questo allargamento, crea gli spazi e le condizioni per determinare ampie possibilità di pace e soprattutto di tranquillità in alcune regioni a suo tempo poste in evidenza per la loro turbolenza e soprattutto per le loro lacerazioni.
Signor Presidente, preannunzio, in conclusione, il voto favorevole del mio gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà (Commenti del deputato Giachetti).

GIANPAOLO DOZZO. Onorevole Giachetti, solo un minuto. Signor Presidente, premettendo che la Lega Nord voterà a favore del disegno di legge di ratifica relativo all'adesione di Croazia ed Albania al Trattato del Nord Atlantico, voglio sperare che il Governo abbia ben ponderato la questione dell'adesione al suddetto Trattato di Paesi (e non mi riferisco tanto alla Croazia, che ha terminato il percorso democratico interno) come l'Albania, in cui è ancora in itinere il percorso di democrazia interna, e che abbia ben ponderato il fatto che in Albania non sono ancora del tutto sopite le rivendicazioni su territori confinanti (mi riferisco alla questione della «grande Albania», che è un tema a tutt'oggi ancora molto pregnante per quanto riguarda la stessa popolazione albanese).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 12,05)

GIANPAOLO DOZZO. Voglio altresì credere che abbia ben ponderato il fatto che, dati i vincoli dell'adesione a cui i membri della NATO sottostanno (che sono vincoli di mutua assistenza), l'adesione dell'Albania rimane comunque, a nostro avviso, un'adesione forzata.
La Lega come sempre rispetta le decisioni del Governo e quindi vi si allinea; però, occorre puntualizzare che ancora oggi non è terminato in Albania il percorso democratico.
Dati i vincoli di mutua assistenza (ed abbiamo visto, pochi mesi fa, quanto è successo in Georgia con le decisioni avventate di certi Presidenti o di certi Capi di Governo), ho la netta sensazione che comunque si debba in ogni caso valutare tutta la questione che ho prima indicato.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 12,06)

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente - e concludo -, per riprendere unPag. 35attimo l'intervento del collega Evangelisti che ha citato il Presidente Obama, sono convinto che il Presidente Obama è talmente democratico che, come uno dei primi atti della sua amministrazione per quanto riguarda la NATO, saprà, per una volta tanto, invertire quella che è in questo momento la catena di comando della NATO, e quindi far sì che per la prima volta anche un comandante non americano possa essere a capo della catena di comando.
Mi auguro che, essendo Obama un Presidente così democratico (come ha detto in quest'Aula il collega Evangelisti), egli voglia compiere questo primo atto, che è un atto veramente importante.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 1908)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il vicepresidente della III Commissione, onorevole Narducci.

FRANCO NARDUCCI. Vicepresidente della III Commissione. Signor Presidente, è evidente come, in termini di stabilità generale, l'adesione di due Paesi posti nelle nostre vicinanze geografiche, in un'area per noi particolarmente impegnativa e significante, come quella dei Balcani (non dimentichiamo le nostre missioni in Albania), rappresenti un aspetto importante.
Voglio sottolineare che vi è stato un dibattito molto vivo, soprattutto nei contenuti, nelle visioni, nelle affermazioni che sono state svolte. Probabilmente, avremmo dovuto avere un po' più di tempo in Commissione affari esteri per discutere, dibattere, arrivare a una linea più univoca su questo provvedimento, ma credo che nella politica verso quell'area ci sia - questo va detto - una continuità rispetto al Governo precedente, e questo è un elemento molto importante (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, sarò molto stringato e veloce, però alcune precisazioni, alcune risposte, il Governo le deve fornire. La prima considerazione che vorrei che fosse posta all'attenzione di tutta l'Aula è che stiamo parlando, sostanzialmente, di un processo di stabilizzazione dell'area dei Balcani e che la NATO è un mezzo per questa stabilizzazione. Noi, come Governo italiano, stiamo lavorando intensamente affinché tutta l'area conosca questa nuova situazione che richiede riforme, rispetto della democrazia, dei diritti umani, attraverso la mappa che viene fornita ai singoli Paesi in vista dell'adesione alla NATO.
Tutto ciò apre una discussione - è evidente, qualcuno l'ha accennato - su due temi, sui quali il Governo italiano vuole fornire una risposta. Il primo tema che si apre è quello dei rapporti con la Russia, considerata l'aspirazione di Ucraina e Georgia ad entrare nella NATO. Il Governo italiano ha già risposto più volte, e lo ribadisce in quest'Aula, che occorre ritornare allo spirito di Pratica di Mare, ovvero a quel formato «Nato più Russia», che ha mantenuto una sua validità anche in questo momento, dopo i fatti avvenuti in Georgia, in agosto, che hanno incrinato i rapporti tra la Russia e la NATO. Ritornare a quello spirito, significa ritornare al dialogo, favorirlo, e quindi, favorire anche una stabilizzazione dell'area georgiana.
La crisi georgiana ha generalizzato la consapevolezza che occorre rispondere, secondo il Governo italiano, al dialogo con Mosca, e che occorre aprire un discorso e un confronto con Mosca sulla nuova architettura della sicurezza in Europa. Questo non vuol dire fare concessioni sulla dimensione transatlantica della sicurezza europea, che rimane il cardine dell'Alleanza e della politica italiana, ma certamente l'apertura di un dialogo sulla sicurezza europea rappresenta un altro modo per avviare quel processo di stabilità chePag. 36è il vero obiettivo della politica estera italiana.

(Esame degli articoli - A.C. 1908)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1908 ), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 1.

(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 1908), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 2.

(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 1908 ), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 3.

(È approvato).

Come preannunciato, rinviamo il voto finale del provvedimento al termine delle votazioni degli articoli di tutti gli altri disegni di legge di ratifica.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato e di cooperazione tra le Comunità europee ed i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Tagikistan dall'altra, con allegati e Protocollo, fatto a Lussemburgo l'11 ottobre 2004 (Articolo 79, comma 15, del Regolamento) (Approvato dal Senato) (A.C. 1931) (ore 12,11).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato e di cooperazione tra le Comunità europee ed i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Tagikistan dall'altra, con allegati e Protocollo, fatto a Lussemburgo l'11 ottobre 2004, che la III Commissione (Affari esteri) ha approvato ai sensi dell'articolo 79, comma 15, del Regolamento.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1931)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Migliori, ha facoltà di svolgere la relazione.

RICCARDO MIGLIORI, Relatore. Signor Presidente, colleghi, apprezzate le circostanze e avendo svolto una robusta relazione in sede di Commissione mi limiterò a pochissime riflessioni che ritengo di utilità generale su questo argomento che riguarda un importante Accordo di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e il Tagikistan fatto a Lussemburgo l'11 ottobre 2004.
Come i colleghi sanno si tratta di un Paese fuoriuscito da poco da una sanguinosa guerra civile, e questo Accordo segna operativamente la volontà concreta dell'Unione europea di realizzare, in quella parte strategicamente rilevante, definita Asia europea, a cavallo tra i due continenti, iniziative di vero e proprio state building attraverso una cooperazione istituzionale, politica economica e sociale.
Questa finalità è vieppiù importante considerando che si tratta di un Paese di lingua pharsi e, quindi, naturalmente in un'orbita di tipo iraniano; un Paese confinante con l'Afghanistan e quindi rappresenta anche strategicamente un supporto essenziale alla presenza anche italiana contro il terrorismo in quella area. Ciò è ancora più importante nel momento stesso in cui si avvertono in quella parte delPag. 37mondo, come recentemente da parte del Presidente ghirghiso, iniziative atte a smantellare la presenza della NATO che è a supporto poi delle iniziative di difesa che stiamo svolgendo a livello di comunità internazionale contro il terrorismo in Afghanistan.
Penso che questi siano elementi essenziali per i quali è opportuno che, con un voto unanime da parte del nostro Parlamento, si addivenga finalmente, a cinque anni di distanza dalla firma del Protocollo, alla ratifica di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo. Prendo atto che vi rinuncia.
È iscritto a parlare l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sarò anch'io molto breve. Mi associo a quanto detto dal relatore Migliori rispetto a questo Accordo di cooperazione. Faccio solo una considerazione di carattere generale relativa a questo tipo di accordi che sono stipulati dall'Unione europea con molti Stati, in particolare nel continente asiatico.
Si tratta di una questione che attiene al rispetto del principio della legalità e dei principi fondamentali dei Paesi democratici. Tutti questi accordi prevedono, al loro articolo 2, la cosiddetta «clausola democratica» che in questo Accordo recita così: il rispetto dei principi democratici e dei diritti umani fondamentali sanciti in particolare dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, dalla Carta delle Nazioni unite, dall'Atto finale di Helsinki, dalla Carta di Parigi per una nuova Europa, è alla base delle politiche interne ed estere delle parti, e costituisce un elemento fondamentale del presente accordo.
Penso che queste norme quando vengono ratificate da 27 Paesi, Stati membri dell'Unione europea, non debbano essere delle norme-manifesto ma delle norme di cui si cerca di ottenere il rispetto. Ci sono Paesi, ad esempio, come il Vietnam, come il Laos e come tanti altri Paesi dittatoriali che hanno questo tipo di accordi con l'Unione europea che sono vengono costantemente violati come questo Parlamento ha anche certificato nelle settimane scorse con l'approvazione di mozioni sulla persecuzione delle minoranze religiose in tanta parte del mondo.
Penso che questo sia un atto importante che il nostro Paese compie insieme ai Paesi membri dell'Unione europea, però occorrerà vigilare affinché queste norme non siano appunto solo delle norme-manifesto ma qualcosa che può vivere per la nostra legalità e per lo sviluppo democratico di un Paese come il Tagikistan.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 1931)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunciano alla replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1931)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1931), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 1.

(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 1931), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 2.

(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 1931), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.Pag. 38
Pongo in votazione l'articolo 3.

(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 1931), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 4.

(È approvato).

Come preannunciato passiamo adesso alle votazioni finali.

Si riprende la discussione del disegno di legge di ratifica n. 1927 (ore 12,20)

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1927)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 1927, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1074 - «Ratifica ed esecuzione della Convenzione basata sull'articolo K3 del Trattato sull'Unione europea, relativa alla mutua assistenza ed alla cooperazione tra le Amministrazioni doganali, con allegati, fatta a Bruxelles il 18 dicembre 1997, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dal Senato) (1927):

Presenti 423
Votanti 422
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato 420
Hanno votato no 2
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Lazzari, Nunzio Francesco Testa e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Boccia ha segnalato che non è riuscito a votare.

Si riprende la discussione del disegno di legge di ratifica n. 1928 (ore 12,21)

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1928)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 1928, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1128 - «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America in merito alla conduzione di »ispezioni su sfida« da parte dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, ai sensi della Convenzione sulla proibizione dello sviluppo, produzione, immagazzinaggio ed uso di armi chimiche e sulla loro distruzione, fatto a Roma il 27 ottobre 2004» (Approvato dal Senato) (1928):

Presenti 430
Votanti 429
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato 426
Hanno votato no 3
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati De Nichilo Rizzoli, Goisis, Grimoldi, Nunzio Francesco Testa e De Poli hanno segnalato chePag. 39non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Boccia ha segnalato che non è riuscito a votare.

Si riprende la discussione del disegno di legge di ratifica n. 1930 (ore 12,22)

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1930)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 1930, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1132 - «Ratifica ed esecuzione della Convenzione sull'Istituto forestale europeo, fatta a Joensuu il 28 agosto 2003 » (Approvato dal Senato) (1930):
Presenti e votanti 426
Maggioranza 214
Hanno votato 425
Hanno votato no 1
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Grimoldi, Goisis, De Girolamo, Distaso, La Loggia, Rota, Monai, Taddei, Zampa, Nunzio Francesco Testa e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Boccia ha segnalato che non è riuscito a votare.

Si riprende la discussione del disegno di legge di ratifica n. 1908 (ore 12,23)

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1908)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 1908, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Ratifica ed esecuzione del Protocollo di adesione al Trattato del Nord Atlantico della Repubblica di Croazia, e del Protocollo di adesione al Trattato del Nord Atlantico della Repubblica di Albania, firmati a Bruxelles il 9 luglio 2008 » (1908):

Presenti 440
Votanti 439
Astenuti 1
Maggioranza 220
Hanno votato 439
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Taddei, Zampa, Nunzio Francesco Testa e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Boccia ha segnalato che non è riuscito a votare.

Si riprende la discussione del disegno di legge di ratifica n. 1931 (ore 12,24)

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1931)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 1931, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1133 - «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato e di cooperazionePag. 40tra le Comunità europee ed i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Tagikistan dall'altra, con allegati e Protocollo, fatto a Lussemburgo l'11 ottobre 2004» (Approvato dal Senato) (1931):
Presenti e votanti 433
Maggioranza 217
Hanno votato 433
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Nunzio Francesco Testa, De Poli Ravetto e Ruben hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Boccia ha segnalato che non è riuscito a votare.

Seguito della discussione del disegno di legge: Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009 e bilancio pluriennale per il triennio 2009-2011 (e relative note di variazioni) (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 1714-B) (ore 12,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato: Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009 e bilancio pluriennale per il triennio 2009-2011 (e relative note di variazioni). Ricordo che nella seduta odierna si è conclusa la discussione congiunta sulle linee generali dei disegni di legge finanziaria e di bilancio ed hanno avuto luogo le repliche.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 15 dicembre 2008.

(Esame degli articoli - A.C. 1714-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di bilancio modificati dal Senato e delle relative note di variazioni.
Avverto che non saranno posti in votazione gli articoli 10 e 13, in quanto non modificati dal Senato.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1714-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1, con l'annessa tabella n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1714-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, con l'annessa tabella n. 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 414
Votanti 403
Astenuti 11
Maggioranza 202
Hanno votato
313
Hanno votato
no 90).

Prendo atto che i deputati Montagnoli, Moroni, Di Biagio e Polidori hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole, che le deputate Schirru e Gatti hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario e che i deputati Calgaro, Iannuzzi e Gnecchi hanno segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimerne uno contrario.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1714-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2, con l'annessa tabella n. 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 1714-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.Pag. 41
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, con l'annessa tabella n. 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 423
Votanti 421
Astenuti 2
Maggioranza 211
Hanno votato
251
Hanno votato
no 170).

Prendo atto che i deputati Moroni, Vincenzo Antonio Fontana, Di Biagio, Di Centa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1714-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3, con l'annessa tabella n. 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 1714-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, con l'annessa tabella n. 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 428
Votanti 426
Astenuti 2
Maggioranza 214
Hanno votato
255
Hanno votato
no 171).

Prendo atto che i deputati Zampa e Di Pietro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che la deputata Moroni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1714-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4, con l'annessa tabella n. 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 1714-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, con l'annessa tabella n. 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia - Commenti del deputato Moroni).

(Presenti 420
Votanti 418
Astenuti 2
Maggioranza 210
Hanno votato
254
Hanno votato
no 164).

PRESIDENTE. Onorevole Moroni, qual è il problema?

CHIARA MORONI. Non funzionava il sistema di votazione!

PRESIDENTE. Prendo atto che i deputati Duilio e Anna Teresa Formisano hanno segnalato che non sono riusciti a votare, che i deputati Moroni, Volpi, Renato Farina, hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Di Pietro, Rossa, Sarubbi, Vico, Razzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1714-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5, con l'annessa tabella n. 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 1714-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, con l'annessa tabella n. 5.
(Segue la votazione).

Pag. 42

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 440
Votanti 437
Astenuti 3
Maggioranza 219
Hanno votato
261
Hanno votato
no 176).

Prendo atto che i deputati Pagano, Trappolino e Strizzolo hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1714-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6, con l'annessa tabella n. 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 1714-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, con l'annessa tabella n. 6.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 433
Votanti 431
Astenuti 2
Maggioranza 216
Hanno votato
258
Hanno votato
no 173).

Prendo atto che i deputati Ciccanti, Madia, Bachelet e Sani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Volpi e Pagano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Vaccaro ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1714-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7, con l'annessa tabella n. 7 (Vedi l'allegato A - A.C. 1714-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, con l'annessa tabella n. 7.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 423
Votanti 421
Astenuti 2
Maggioranza 211
Hanno votato
254
Hanno votato
no 167).

Prendo atto che i deputati Melis, Sanga, Lulli, Capodicasa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario, che i deputati Pagano, Simeoni, Renato Farina hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Nastri, Nicolais, Sarubbi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 1714-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8, con l'annessa tabella n. 8 (Vedi l'allegato A - A.C. 1714-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, con l'annessa tabella n. 8.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 43
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 446
Votanti 444
Astenuti 2
Maggioranza 223
Hanno votato
266
Hanno votato
no 178).

Prendo atto che i deputati Volpi e Pelino hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Madia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 1714-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9, con l'annessa tabella n. 9 (Vedi l'allegato A - A.C. 1714-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo a voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, con l'annessa tabella n. 9.
(Segue la votazione).

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha votato sia in questa votazione sia in quella precedente. Annulliamo la votazione dell'articolo 9.
Onorevole Di Pietro, ha facoltà di parlare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, non parlo per me, ma per quelli che devono votare per due o per tre: ci vuole un po' più di tempo, ci metta un po' di pazienza.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, con l'annessa tabella n. 9.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 417
Votanti 415
Astenuti 2
Maggioranza 208
Hanno votato
244
Hanno votato
no 171).

Prendo atto che i deputati Sarubbi, Dionisi, Testoni, Bianconi, Comaroli, Giammanco hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 1714-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11, con l'annessa tabella n. 11 (Vedi l'allegato A - A.C. 1714-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11, con l'annessa tabella n. 11.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 444
Votanti 442
Astenuti 2
Maggioranza 222
Hanno votato
265
Hanno votato
no 177).

Prendo atto che il deputato Pierdomenico Martino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito a votare.

Pag. 44

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 1714-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12, con l'annessa tabella n. 12 (Vedi l'allegato A - A.C. 1714-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12, con l'annessa tabella n. 12.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 441
Votanti 439
Astenuti 2
Maggioranza 220
Hanno votato
263
Hanno votato
no 176).

Prendo atto che il deputato Pierdomenico Martino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 1714-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 (Vedi l'allegato A - A.C. 1714-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 445
Votanti 443
Astenuti 2
Maggioranza 222
Hanno votato
265
Hanno votato
no 178).

Prendo atto che il deputato Pierdomenico Martino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 1714-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15, con gli annessi quadri generali riassuntivi (Vedi l'allegato A - A.C. 1714-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15, con gli annessi quadri generali riassuntivi.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 446
Votanti 444
Astenuti 2
Maggioranza 223
Hanno votato
265
Hanno votato
no 179).

Prendo atto che i deputati Iannacone, Pierdomenico Martino e Petrenga hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 1714-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16, con le annesse tabelle A e B (Vedi l'allegato A - A.C. 1714-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16, con le annesse tabelle A e B.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 45
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 444
Votanti 442
Astenuti 2
Maggioranza 222
Hanno votato
262
Hanno votato
no 180).

Prendo atto che i deputati Pierdomenico Martino, Nizzi e Moffa hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 17 - A.C. 1714-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17, con gli annessi allegati 1 e 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 1714-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17, con gli annessi allegati 1 e 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 449
Votanti 447
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato
266
Hanno votato
no 181).

Prendo atto che il deputato De Angelis ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Sospendiamo ora l'esame del disegno di legge di bilancio per passare al seguito dell'esame del disegno di legge finanziaria.
Avverto che l'esame degli ordini del giorno e la votazione finale sul disegno di legge di bilancio avranno luogo dopo la votazione finale del disegno di legge finanziaria.

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2009) (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 1713-B) (ore 12,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito del disegno di legge recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2009).
Ricordo che nella seduta odierna si è conclusa la discussione congiunta sulle linee generali dei disegni di legge finanziaria e di bilancio.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi relativi al seguito dell'esame è pubblicato in calce al resoconto della seduta di lunedì 15 dicembre 2008.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 1713-B), che è distribuito in fotocopia.

(Esame degli articoli - A.C. 1713-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli modificati dal Senato.
Avverto che nel fascicolo degli emendamenti relativi al disegno di legge finanziaria sono riportati gli emendamenti ammissibili presentati presso la Commissione bilancio nel corso dell'esame in sede referente, ivi respinti e nuovamente presentati ai fini dell'esame del provvedimento in Assemblea.
Avverto, infine, che non sarà posto in votazione l'articolo 1, in quanto non modificato dal Senato.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1713-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1713-B).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Galletti.Pag. 46Ne ha facoltà. Perdonatemi, non capisco questo assembramento davanti alla Presidenza. Scusate... adesso ho capito il motivo per cui vi è l'assembramento: è andato in blocco il sistema di votazione, quindi, tutti gli onorevoli che hanno riscontrato questo problema potranno, senza alcun problema, dichiarare al funzionario competente la propria partecipazione al voto.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, non è che il sistema elettronico è in blocco. Mi permetterei di chiederle, nelle prossime votazioni, di concedere un po' di tempo in più (basterebbe qualche secondo), affinché il sistema non si blocchi.

PRESIDENTE. Sta bene.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, lei ha saltato un passaggio, perché noi avevamo trasmesso un elenco di richieste a parlare sul complesso delle proposte emendative.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, l'elenco c'è. Comunque, il primo a parlare sul complesso degli emendamenti è l'onorevole Galletti, poi, risultano altri interventi. Consentiamo di intervenire all'onorevole Galletti, poi darò la parola agli altri.
Prego, onorevole Galletti, finalmente posso darle la parola.

GIAN LUCA GALLETTI. È sicuro, signor Presidente?

PRESIDENTE. Ne sono certo, con calma e lentezza! Prego.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, abbiamo presentato sei emendamenti al disegno di legge finanziaria e sappiamo che, essendo già in seconda lettura, difficilmente essi potranno avere il consenso da parte dell'Assemblea. Tuttavia, abbiamo voluto presentarli per sottolineare ancora, in modo forte, a quest'Aula, il problema degli enti locali. Tutti i sei emendamenti, infatti, riguardano gli enti locali: quattro riguardano il Patto di stabilità e due emendamenti, invece, riguardano la finanza, con particolare attenzione all'utilizzo dei derivati, sempre in relazione agli enti locali. Abbiamo presentato quattro emendamenti sul Patto di stabilità, perché crediamo fortemente che gli enti locali possano svolgere, in questo momento di difficoltà economica per il nostro Paese, un ruolo importantissimo. Invece, notiamo che in tutti provvedimenti del Governo votati da quest'Aula, gli enti locali non hanno un ruolo preciso, o hanno un ruolo marginale.
Credo davvero che gli enti locali, attraverso i propri bilanci e i propri investimenti sui territori, possano essere d'aiuto alle famiglie ed alle imprese, un aiuto determinante per uscire dalla crisi. Se ci pensate, gran parte dell'assistenza alla famiglia e degli aiuti alla famiglia passa proprio attraverso gli enti locali: gli asili nido, le scuole materne, l'assistenza domiciliare. Il 70 per cento degli investimenti, in questo Paese, è realizzato dagli enti locali e sappiamo quanto sono importanti gli investimenti pubblici in un momento di difficoltà economica.
Pertanto, chiedo al Governo, anche per i prossimi atti legislativi, di dare un'interpretazione diversa del Patto di stabilità.
Capisco bene e riconosco l'importanza, per la tutela dei conti dello Stato, del Patto di stabilità degli enti locali. Però, signor Ministro, a mio avviso, potremmo utilizzare in misura più adeguata il Patto di stabilità, premiando e indirizzando la spesa degli enti locali. In sostanza, diciamo che, qualora gli enti locali indirizzino la propria spesa in una direzione virtuosa, oppure la realizzino attraverso una riduzione virtuosa del debito del proprio comune,Pag. 47la medesima spesa, proprio in quanto virtuosa, potrebbe essere non considerata ai fini del computo del Patto di stabilità, eventualmente inasprendo un po' sulle altre spese, per la tenuta dei conti globali. Lo Stato potrebbe cioè incominciare ad indirizzare, in parte, la spesa degli enti locali verso quei comparti più virtuosi. Cosa proponiamo con i nostri emendamenti? Ad esempio che, qualora un comune, attraverso un'azione virtuosa, con l'utilizzo dell'avanzo di amministrazione, vada a ripianare i propri debiti, il risparmio derivante da quel ripiano in termini di interessi - da imputare, lo sappiamo, alla spesa corrente e non a quella in conto capitale - può essere tolto dal Patto di stabilità, perché frutto di uno sforzo e quindi di un'azione virtuosa da parte del comune. Proponiamo altresì che, qualora l'ente locale sia coinvolto, attraverso il CIPE oppure in maniera autonoma, nella realizzazione di opere importanti sul proprio territorio, quella stessa opera potrebbe non essere conteggiata ai fini del Patto di stabilità. Infatti, stante l'attuale Patto di stabilità, ogni comune italiano, quest'anno, potrà fare poco più e forse poco meno dell'ordinaria manutenzione, ovvero mettere a posto strade e qualche scuola, ma non potrà certamente realizzare nuove opere pubbliche. Esse infatti conducono inesorabilmente allo sforamento del Patto di stabilità. Con riferimento alla finanza degli enti locali, chiediamo al Governo di tenere in considerazione il fatto che, all'interno dei bilanci degli enti locali, è presente una bomba ad orologeria. Si tratta di tutti i derivati che i comuni, soprattutto quelli piccoli, hanno contratto in questi anni. Guardate, quello dell'acquedotto pugliese costituisce un piccolo episodio rispetto a quello che si verifica all'interno degli altri comuni italiani e questo vale per i comuni del sud, del centro, del nord, per i comuni piccoli, medi e per quelli grandi. È un problema diffuso.
Occorre, pertanto, trovare un sistema che permetta agli enti locali e ai comuni di venire fuori da quei derivati, pagando quello che c'è da pagare, nel senso di portare ad emersione la perdita subita finora, ma evitando che si possa spalmare su un tempo illimitato. Occorre contenere dunque questa perdita nel tempo. Si potrebbe fissare, ad esempio, per la perdita dovuta ai nuovi prodotti finanziari che andiamo a sottoscrivere in cambio di quelli «tossici» che andiamo ad estinguere, una durata superiore ai dieci anni. Si potrebbe ancora affermare che il semplice criterio dell'economia, per uscire dal prodotto derivato, oggi non è più valido: ce ne sono altri, ad esempio quello del rischio, che deve essere tutelato in questo momento. Ritengo che si tratti di emendamenti di buonsenso. Li portiamo all'attenzione dell'Aula perché speriamo che, in futuro, nei prossimi provvedimenti, questi emendamenti possano trovare casa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, rivolgo una raccomandazione ai colleghi di maggioranza: che questa giornata non si chiuda con un applauso all'approvazione della legge finanziaria. Infatti, se la discutiamo solo per la fiducia - e non c'è fiducia - e per i tempi forse qualche applauso lo meritiamo ma si chiuderà una bruttissima finanziaria, che non risponde alle esigenze del Paese. Noi abbiamo cercato di dirvi queste cose già da luglio. Insistiamo altresì sul complesso degli emendamenti, pur non avendone presentati come gruppo, e di nuovo vi invitiamo a non applaudirvi: non abbiamo infatti concluso il lavoro nella sessione di bilancio. Siamo impegnati nelle misure a sostegno di famiglie, lavoro, occupazione e imprese, a ridisegnare in funzione anticrisi il quadro strategico nazionale. Dovremo ridiscuterne lunedì e martedì e portare tali proposte all'approvazione dell'Aula, a partire dal 12 gennaio 2009.
Su questo dovrà mostrarsi l'azione del Parlamento e sono dispiaciuto di un fatto: che il Parlamento, già pronto ad applaudirsi e ad andare a fare le proprie ferie, non ha utilizzato a fondo gli strumentiPag. 48politici che la legge e le nostre facoltà ci danno.
Ci troviamo in un periodo di crisi e di recessione così forte nel Paese che non discutere del sostegno al reddito delle famiglie, non discutere con concretezza degli ammortizzatori sociali, non discutere e non risolvere il problema della funzionalità dello Stato (in ritardo nei pagamenti di 450 giorni medi per i fornitori e le imprese che lo riforniscono di beni e servizi), non riflettere sull'accelerazione degli interventi per gli investimenti, insomma tutto ciò, passa come un'iniziativa del Governo.
D'altra parte, vediamo svuotarsi il ruolo del Parlamento, sempre più impostato sul vecchio dibattito del «quanto ci mettiamo e quanti emendamenti presentiamo»: quello che succede nel procedimento della manovra finanziaria.
Abbiamo proposto, fin da luglio, di rivedere con attenzione il tema della domanda interna del Paese e di apprestare misure temporanee: non bisogna facilitare la spesa, ma apprestare misure con i soldi a nostra disposizione, per rilanciare la domanda interna del Paese.
Uno degli elementi fondamentali è l'aumento delle detrazioni fiscali per i redditi sotto i 25 mila euro annui dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Perché lo diciamo con questa franchezza? Perché il fiscal drag e tutti i dati ci dicono che aumenta l'IRPEF e rispetto a quale platea? Alla platea dei lavoratori dipendenti e dei pensionati.
Le misure del Governo sono insufficienti da questo punto di vista, non sostengono la domanda. Nonostante la cassa integrazione sia stata reintegrata nei fondi non esiste un meccanismo di ammortizzatori per i 3 milioni 800 mila lavoratori a tempo determinato che, nella contrazione di domanda nei confronti delle imprese e di ordini delle imprese, troveranno forti problemi sociali.
Vogliamo che esistano problemi sociali nel Paese? Non vogliamo dare risposta a questi elementi, ma nemmeno approfondiamo sul piano tecnico, come dice giustamente l'Unione europea con la sua risoluzione del 26 novembre 2008, di pagare i nostri fornitori a 30 giorni e di pagare tutte le forniture seguite dalle imprese nel settore pubblico.
Ciò avrebbe il grande vantaggio di reimmettere del denaro all'interno della domanda del Paese. Non c'insegna niente la vicenda americana o quella inglese o la crisi del 1929? Come è stata risolta? È stata risolta con attenzione sul tema del debito pubblico, ma anche con misure urgenti che rilanciano la domanda del Paese.
Siamo in ritardo su questo e chiediamo al Governo nazionale e alla maggioranza di fare un'analisi puntuale, come diceva anche il collega Galletti, che apprezzo per la presentazione puntuale degli emendamenti sul tema degli enti locali, di ritrovare in Italia un meccanismo che dia funzionalità alla spesa e a tutto il settore pubblico italiano perché noi siamo anche un fattore di domanda, non siamo solo un fattore di spreco, come qualcuno vuole far credere.
È assurdo non porsi il problema dei 60-70 miliardi di ritardo dei pagamenti nei confronti delle imprese italiane da parte dello Stato.
Eppure viviamo con tranquillità, superiamo la paura di un deficit, le preoccupazioni dell'emissioni dei bond e del debito pubblico e di ciò abbiamo fatto un feticcio senza ricercare quegli strumenti temporanei che rilanciano l'economia del Paese. Ve li ripetiamo: aumento delle detrazioni fiscali per i lavoratori dipendenti e i pensionati con reddito sotto i 25 mila euro per lavoro; ammortizzatori sociali per tutti i dipendenti a tempo determinato che si troveranno con una forte preoccupazione perché avremo, forse, una disoccupazione a due cifre; sostegno all'economia reale del paese con interventi straordinari dello Stato per quanto riguarda gli investimenti; pagamento dei debiti residui che lo Stato ha nei confronti delle imprese.
Facciamo finalmente un censimento per capire quante imprese sono fuori bilancio e quante sono dentro i bilanci.
Avendo svolto l'attività di amministratore locale so che a settembre e ad ottobrePag. 49si interrompe il pagamento delle fatture, perché il Patto di stabilità non lo consente. Lo Stato italiano non può continuare a lavorare così, perché le imprese e l'occupazione hanno bisogno di un nostro intervento puntuale.
L'ultima raccomandazione che rivolgo - che è l'inizio del mio intervento - è di non applaudirvi per la celerità con cui approvate una bruttissima legge finanziaria, che non risponde ai bisogni del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capodicasa. Ne ha facoltà.

ANGELO CAPODICASA. Signor Presidente, il nostro gruppo ha scelto di non presentare emendamenti al disegno di legge finanziaria, non solo perché è consapevole della «blindatura» con cui questo provvedimento si presenta al voto dell'Assemblea, ma anche perché abbiamo voluto sottolineare, con il nostro atteggiamento, che non è questa la sede in cui si può intervenire realmente sui problemi posti dalla crisi. Già in prima lettura, abbiamo avuto modo di commentare e anche di condurre le nostre battaglie per emendare il disegno di legge. Siamo ormai all'epilogo e le modifiche che sono state apportate al Senato non modificano quasi in nulla, perlomeno non nella struttura, l'impianto che il Governo ha inteso dare.
Questa legge finanziaria passerà alla storia non tanto per essere la legge finanziaria più leggera o la più rigorosa, ma per essere stata la più ininfluente rispetto al momento che vive il Paese e rispetto ai problemi che la crisi ci pone. Nelle circostanze date, essere una legge finanziaria ininfluente equivale a dire essere una legge finanziaria dannosa. Sappiamo bene che la sede in cui il Governo ha inteso e intende dispiegare pienamente la propria manovra per fronteggiare la crisi e, quindi, le misure che intende adottare sono altre. È proprio sull'ultimo di questi provvedimenti, quello che comincerà il proprio iter in Commissione il prossimo lunedì e che poi giungerà all'esame dell'Assemblea nei primi giorni dell'anno nuovo, che intendiamo concentrare tutta la nostra attenzione e avanzare proposte organiche.
Oggi riteniamo, non avendo presentato emendamenti, di dover convenire con la gran parte degli emendamenti che sono stati presentati dai colleghi, sia pure in numero limitato, e che, come ha illustrato poc'anzi l'onorevole Galletti, sono più che altro concentrati sui temi dell'allentamento dei vincoli del Patto di stabilità per gli enti locali, in modo che gli enti locali possano mobilitare risorse in funzione anticrisi e cercare, in questo modo, di fare spesa virtuosa nel tentativo di allentare la morsa della crisi sulle nostre popolazioni.
È del tutto evidente che anche ove approvate - ma sappiamo bene che vi è una contrarietà del Governo - queste misure non sarebbero comunque risolutive. Ciò che servirebbe in questo momento è una linea di politica economica volta a sostenere la domanda interna, e sostenere le imprese e le famiglie. Poc'anzi nella replica del sottosegretario Vegas abbiamo sentito che la scelta di questa legge finanziaria, come del resto in generale nella condotta anticrisi di questo Governo, non è implementare la spesa pubblica. Le proposte che sono state avanzate dal nostro gruppo e da tutta l'opposizione non tendono a far lievitare una spesa indifferenziata, una spesa senza qualità, ma puntano a una spesa che rimetta in moto l'economia del Paese e che cerchi di attivare quelle risorse che possono servire a sostenere le famiglie, le imprese e a dare una possibilità di ripartenza.
Nella crisi gli Stati entrano tutti allo stesso modo, e i suoi effetti si faranno ancora sentire in modo diffuso. Ma ciò che farà la differenza sarà il modo in cui ne usciranno. Se ne usciranno con l'economia esausta, non in grado di reggere la competizione, con l'espulsione dal mercato di imprese e prodotti, o se invece con un'economia in espansione e in crescita. Alla luce delle misure che il Governo ha adottato nel corso di questi mesi e a quelle che dobbiamo ancora discutere non sembra quest'ultima la linea che il Governo sta perseguendo.Pag. 50
Del resto, abbiamo visto qual è stato l'atteggiamento che il Governo ha tenuto in questi mesi. Ha previsto misure finanziate attraverso il FAS, cioè attraverso un utilizzo dei fondi che hanno come destinazione precipua gli investimenti nel Mezzogiorno, in larga misura, ma anche, in misura minore, nel centro nord del Paese.
Si sente dire, anche questa mattina nel dibattito che si è sviluppato in Aula, che l'utilizzo del fondo FAS degli anni passati ha prodotto un risultato deludente e che quindi ciò giustificherebbe il taglio del Fondo. Chiedo: è questa una buona ragione, onorevoli colleghi, per tagliare risorse che sono fondamentali per fare in modo che il Mezzogiorno si riprenda e dia il proprio contributo alla ripresa generale del Paese?
È pensabile che, abbandonando al proprio destino un pezzo grande di questo Paese, un territorio ricco di energie, e che come dice il Governatore della Banca d'Italia può dare quel margine in più alla crescita del Paese, si possa uscire agevolmente dalla crisi? Questa è la domanda che pongo. Inoltre, non mi pare un buon argomento quello usato dal Ministro dell'economia in non so quale occasione, secondo cui si utilizza il FAS perché mancherebbe la progettazione. Infatti, sarebbe come il cane che si morde la coda: non ci sono i progetti e non utilizziamo i fondi, ma non utilizzando i fondi non ci sono neanche i progetti.
Così, ci avvitiamo, entriamo in un circolo vizioso, che non ci consente di fare un passo in avanti. L'uso dei fondi FAS, nella loro destinazione di fondo, non è necessariamente legato alla presentazione di progetti immediatamente cantierabili. In buona parte è cofinanziamento dei fondi europei, per il resto rientrano nella programmazione strategica delle regioni su un ciclo poliennale di investimenti che per essere programmati devono contare su risorse certe. Del resto, nel prospetto che il Governo ci ha consegnato in Commissione sull'uso dei fondi FAS risulta che vi sono tagli non solo sul 2008, non solo sul 2009 (che registra il picco più alto, poiché il fondo FAS per quell'anno è quasi stato azzerato), ma perfino sul 2011.
È immaginabile che da oggi al 2011 non sia possibile elaborare e presentare progetti che possano avvalersi di queste risorse? È chiaramente, quella avanzata dal Ministro Tremonti e anche da alcuni esponenti della maggioranza, una scusa per giustificare una scelta scellerata: chiudere i conti con un'area grande del Paese in modo punitivo, e per utilizzare quelle risorse per altre finalità.
La riprova è quanto è successo con il credito di imposta: l'unica - amici e colleghi dell'MpA - misura di fiscalità di vantaggio che il Governo di centrosinistra era riuscito ad introdurre negoziandola con l'Unione europea e che, nell'arco di sei mesi, è stata pressoché annullata, cancellata.
Pertanto, è naturale chiedersi quale sia il senso di queste scelte e se sia possibile pensare che, congelando l'economia di un'intera area del Paese, sia possibile la ripresa. Su questa linea nefasta parrebbe volersi ancora muovere il Governo; se sono veri gli annunci che il Ministro Tremonti ha fatto qualche giorno fa - vedremo poi se si tradurranno in emendamenti sul decreto-legge «anti crisi» in discussione in Commissione la prossima settimana - relativi all'utilizzazione del fondo sociale europeo (FSE) per finanziare gli ammortizzatori sociali. Considererei una scelta di questo genere un attacco senza precedenti ai diritti del Mezzogiorno.
Il Fondo sociale europeo è un fondo di cui non si può dire, come è stato detto per il FAS, che non è stato ampiamente utilizzato, perché il Fondo sociale europeo nel Mezzogiorno è stato ampiamente utilizzato. Vero è che in una certa misura è servito quasi da ammortizzatore sociale, in un'area dove la disoccupazione giovanile tocca livelli altissimi, ma un ammortizzatore sociale che ha prodotto anche formazione. Non c'è alcuna buona ragione perché si debbano utilizzare fondi destinati al Mezzogiorno, fondi strutturali; per utilizzarli come ammortizzatori sociali in altre aree del Paese. Se si vogliono - e siPag. 51debbono - trovare risorse per finanziare gli ammortizzatori sociali si acceda alla proposta che il Partito Democratico ha presentato: quella di utilizzare un punto di PIL, andando in deroga, per finanziare le misure per la ripresa, e tra queste quelle di sostegno ai lavoratori espulsi dal processo produttivo per effetto della crisi.
Se questo non si vorrà fare vorrà dire che il Governo intende perseguire una linea che è partita nel maggio scorso con il decreto n. 93 (quindi molto tempo prima che fosse esplosa la crisi), allorquando venne utilizzato il fondo FAS e altre risorse destinate al Mezzogiorno per finanziarie la riduzione dell'ICI, che di certo non andava nella direzione auspicata oggi e che ha contribuito a dissipare risorse in mille rivoli e in modo non funzionale a fronteggiare la crisi incipiente.
Concludo, signor Presidente, ribadendo il nostro voto favorevole ad alcuni emendamenti che sono stati presentati da altri gruppi dell'opposizione. Alcuni di essi sono analoghi a quelli già presentati da noi nel corso della prima lettura della legge finanziaria, anche se non hanno avuto l'accoglimento e la fortuna che meritavano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, prima di ogni altra considerazione ritengo necessario svolgere una valutazione preliminare per aiutare a comprendere il nostro punto di vista che è stato espresso, peraltro, anche questa mattina dai nostri colleghi nel corso della discussione sulle linee generali. Non è soltanto un intento polemico il nostro, visto che sono sicuro che anche i colleghi della maggioranza più obiettivi possono convenire su un punto: sul fatto cioè che non tanto la scelta di anticipare a luglio la sessione di bilancio, attraverso la predeterminazione dei saldi di finanza pubblica, una decisione che interveniva nel solco di una visione più ampia di riforma della stessa sessione di bilancio, quanto quella di articolare la manovra finanziaria complessiva su più provvedimenti, tra l'altro frammentati e che hanno determinato un abuso reiterato del ricorso alla decretazione d'urgenza, ha creato di fatto una situazione di inadeguatezza paradossale per il momento che si vive.
Non mi riferisco soltanto al precedente istituzionale che ha determinato un totale svuotamento del ruolo del Parlamento proprio nell'esercizio di una delle sue funzioni più importanti, quale l'esame del bilancio e delle previsioni finanziarie per l'anno successivo; né mi riferisco alla rigidità volutamente conferita all'impianto della finanziaria che ha fatto perdere l'occasione di una rivalutazione delle scelte di politica economica sin qui fatte per recuperare almeno un minimo di razionalità e di ordine nel processo decisionale; piuttosto mi riferisco alla situazione contraddittoria per la quale esaminiamo formalmente una legge finanziaria che ormai non si può più toccare e che si basa, tra l'altro, su dati ormai inesistenti.
Si tratta, infatti, di dati basati su aggregati macroeconomici che non esistono più, come la previsione di crescita del prodotto interno lordo che nei prossimi due anni subirà purtroppo un ulteriore decremento.
Sulla base di queste mie brevi considerazioni è, dunque, difficile pensare che la manovra finanziaria all'esame oggi di quest'Aula, seppure con lievi modifiche apportate in Senato, possa rappresentare un'occasione di rilancio dello sviluppo economico del nostro Paese. La manovra, infatti, è basata essenzialmente su misure di carattere restrittivo nella totale assenza di una visione e di una strategia di insieme non strutturali e, peraltro, in gran parte già adottate con il decreto-legge n. 112 dello scorso luglio. Questa finanziaria è priva di una comprensione complessiva e prospettica dei fenomeni su cui si dovrebbe intervenire con efficacia e decisione, soprattutto di fronte ad una crisi economica straordinaria come quella chePag. 52stiamo vivendo attualmente, che ha colpito in particolare i cittadini, le famiglie e le piccole e medie imprese.
Di fronte ai disegni di legge finanziaria e di bilancio l'opposizione del Partito Democratico si è distinta ancora una volta per aver percorso e ricercato responsabilmente la via più dialogante e capace di mettere al centro il contenuto delle proposte per aggredire la crisi. La nostra è una proposta che si è mossa responsabilmente cercando di individuare misure adeguate a far fronte alle esigenze provenienti dalla società, dalle autonomie locali - che come è stato ricordato sono sempre più in affanno non riuscendo a rispettare il Patto di stabilità - e dagli impegni di risanamento che ci legano all'Europa.
Questo Governo ha insistito per troppo tempo sul ritornello che la manovra di luglio non si deve toccare e che tutto quello che c'era da decidere in termini di politica di bilancio è stato già deciso a luglio. Il Governo ha motivato la sua decisione con l'affermazione secondo cui non avremmo potuto fare di più (anche se avessimo voluto) per evitare di peggiorare il credito del Paese a fronte di un volume globale del debito quasi doppio rispetto a quello degli altri principali Paesi europei.
Questo è il nucleo essenziale delle ragioni di contrasto tra il Partito Democratico e questo Governo di centrodestra sul tema della politica fiscale e di bilancio. Vedete colleghi di questo si tratta: proponiamo per il 2009, subito, una politica di bilancio di tipo espansivo che aumenti (e lo diciamo chiaramente) di un punto di prodotto interno lordo il rapporto tra l'indebitamento e il PIL per il 2009. Voi al contrario proponete una politica di bilancio duramente restrittiva.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LORENZO RIA. Pensavo di avere un quarto d'ora a disposizione.
Cito a titolo esemplificativo un dato: meno 19,3 per cento di spesa in conto capitale per il 2009 rispetto al 2008. Si tratta della più grande riduzione di spesa in conto capitale in un anno che si sia mai verificata nella storia della nostra Repubblica. Voi proponete tale politica restrittiva incuranti del grave peggioramento del ciclo intervenuto dopo che avevate (allora meritoriamente, a mio giudizio) deciso di mettere la vostra politica di bilancio in perfetta continuità con gli impegni sottoscritti in Europa dal Governo Prodi.
È ovvio che a nostro avviso diverse sono le scelte fondamentali che finanzieremmo attraverso questo punto di PIL. In primo luogo una riduzione della pressione fiscale sui redditi di lavoro medio bassi, riduzione in parte generalizzata e in parte selettiva però, rivolta esplicitamente a due obiettivi che consideriamo strategici.
Mi riferisco, in primo luogo, ad una riduzione della pressione fiscale sulle donne lavoratrici, in modo tale che il costo e la pressione fiscale sul lavoro della donna siano inferiori al costo e alla pressione fiscale su un lavoratore maschio in una situazione equivalente. Il secondo obiettivo è rappresentato da una misura selettiva per la riduzione della pressione fiscale sulla quota di salario da contrattazione di secondo livello, non sui premi di produzione individuale: in tal modo, si favorirebbe la riforma della contrattazione, in merito alla quale la trattativa è arrivata ad un punto morto.
Signor Presidente, proseguo e raccolgo il suo invito a concludere, ma non posso esimermi dal fare un riferimento al Mezzogiorno. Stamattina il collega Polledri, che stimo, faceva riferimento ad un Mezzogiorno che è ancora «piagnone». Le posso assicurare, onorevole Polledri, che c'è un Mezzogiorno che, invece, sa di poter ripartire e che è già ripartito nel corso di questi anni. Vi sono tante esperienze di amministratori locali che sono diventati anche punte di eccellenza nel panorama nazionale. Siamo consapevoli dello sforzo che dobbiamo compiere per favorire la ripresa del Mezzogiorno, ma a breve saremo chiamati a dibattere sul tema del federalismo. Se pensate di affrontare la questione della cosiddetta fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno attraverso i crediti di imposta, dovrete sciogliere questo nodo. I crediti di imposta sono unPag. 53elemento strutturale del nostro sistema fiscale o no? Se pensate che siano puramente e semplicemente degli incentivi, allora la strada che il Governo e la maggioranza hanno scelto è corretta. Se, però, reputate che essi siano elementi strutturali del nostro sistema fiscale, allora state ripetendo ormai per la decima volta nel corso degli ultimi lo stesso errore.
Concludo, signor Presidente: se pensate agli incentivi solo ed esclusivamente come a un tetto di spesa, allora si tratta di qualcosa che il Mezzogiorno ha già conosciuto e sperimentato varie volte. Se, invece, intendete muovervi nella direzione della fiscalità di vantaggio, allora i crediti di imposta dovranno diventare elemento strutturale del sistema, in quanto tali privi dei limiti che oggi vengono loro imposti.
La manovra finanziaria, quindi, testimonia ancora una volta che questo Governo non è in grado di misurarsi con la grandezza e con la profondità dei problemi che investono il nostro Paese, incapace di affrontarli seguendo una logica complessiva di sviluppo, non essendo riuscito a fornire soluzioni certe a questioni che la crisi stessa ci ha posto dinanzi e alle quali avremmo dovuto dare, crediamo, risposte in grado di metterci nelle condizioni migliori per affrontare il «dopo» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GASPARE GIUDICE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 2.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Belcastro 2.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 446
Maggioranza 224
Hanno votato
186
Hanno votato
no 260).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Monte 2.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 445
Maggioranza 223
Hanno votato
182
Hanno votato
no 263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Monte 2.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 445
Maggioranza 223
Hanno votato
186
Hanno votato
no 259).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galletti 2.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 54

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 448
Votanti 446
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato
183
Hanno votato
no 263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galletti 2.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 456
Votanti 454
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato
187
Hanno votato
no 267).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galletti 2.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 442
Votanti 441
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato
178
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galletti 2.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 447
Maggioranza 224
Hanno votato
180
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che il deputato Lehner ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 459
Votanti 456
Astenuti 3
Maggioranza 229
Hanno votato
271
Hanno votato
no 185).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1713-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1713-B).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GASPARE GIUDICE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 3.

PRESIDENTE. Il Governo?

Pag. 55

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galletti 3.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato
190
Hanno votato
no 270).

Prendo atto che il deputato Boccia ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galletti 3.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 454
Votanti 453
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato
183
Hanno votato
no 270).

Prendo atto che il deputato Boccia ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 462
Votanti 459
Astenuti 3
Maggioranza 230
Hanno votato
272
Hanno votato
no 187).

Prendo atto che il deputato Boccia ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Di Pietro ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1713-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4, con le annesse tabelle A, B, C, D, E e F, al quale non sono state presentate proposte emendative (Vedi l'allegato A - A.C. 1713-B).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, con le annesse tabelle da A, B, C, D, E e F.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 461
Votanti 459
Astenuti 2
Maggioranza 230
Hanno votato
271
Hanno votato
no 188).

Prendo atto che il deputato Boccia ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1713-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1713-B).Pag. 56
Avverto che gli ordini del giorno Pelino n. 9/1713-B/1, Mistrello Destro n. 9/1713-B/4 e Caparini n. 9/1713-B/15 stati ritirati dai presentatori.
Avverto, inoltre, che la Presidenza, analogamente a quanto avvenuto in occasione della prima lettura del disegno di legge finanziaria da parte della Camera, ai fini dell'ammissibilità degli ordini del giorno, ha ritenuto di adottare un criterio più ampio di quello adottato tanto in Commissione quanto in Assemblea con riferimento agli emendamenti, ammettendo anche gli ordini del giorno volti ad orientare le scelte del Governo in materia di politica economica e sociale.
La Presidenza, tuttavia, ha comunque ritenuto inammissibili gli ordini del giorno di carattere localistico e microsettoriale, quelli relativi ad interventi di natura ordinamentale o attinenti a materie del tutto estranee al contenuto della legge finanziaria, nonché quelli relativi ad argomenti oggetto di altri provvedimenti normativi all'attenzione delle Camere. Con riferimento a tali ultimi ordini del giorno, resta naturalmente ferma la facoltà, in capo ai rispettivi presentatori, di riproporli in occasione dell'esame in Assemblea dei provvedimenti stessi.
Alla luce di tali criteri, la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento i seguenti ordini del giorno: Zazzera n. 9/1713-B/9, volto a prevedere uno stanziamento in favore di una specifica azienda operante nel settore della ricerca scientifica; Migliori n. 9/1713-B/13, relativo ad interventi a sostegno del settore del legno-arredamento nella zona del pistoiese; Iannaccone n. 9/1713-B/16, volto ad applicare le misure previste dal decreto anti-crisi relative ai mutui a tasso variabile anche a quelli a tasso fisso; Milo n. 9/1713-B/21, in materia di tasso di interesse relativo ai mutui per l'acquisto della prima casa; Catanoso n. 9/1713-B/23, concernente modalità di applicazione della sospensione dell'IVA nei confronti dei cessionari o committenti che agiscono nell'esercizio dell'impresa. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1713-B/14.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, quest'ordine del giorno si lega anche, in qualche modo, a provvedimenti futuri che dovranno essere assunti per fronteggiare la crisi finanziaria. Infatti, nel momento in cui cerchiamo di aiutare le famiglie, che hanno spesso difficoltà a raggiungere la fine del mese, aumentando il loro potere di acquisto, bisogna anche essere consapevoli che si stanno verificando fenomeni - è questo l'oggetto dell'ordine del giorno - segnalati dalle sedi periferiche dell'INPS. Si tratta di casi quantitativamente sempre più elevati, legati al pagamento di assegni per nucleo familiare a percipienti che non risiedono nel nostro territorio.
In virtù però di accordi di reciprocità esistenti tra gli Stati, essi hanno diritto a percepire l'assegno, pur non essendo i familiari a carico presenti sul territorio nazionale. In alcuni casi e per determinati tipi di Paese, ciò significa che si danno degli assegni che, se trasferiti all'estero, corrispondono in qualche caso ad uno stipendio intero, e questo non sembrerebbe essere logico in un momento in cui bisogna concentrare gli sforzi per salvaguardare i redditi delle famiglie. Risulta inoltre che le sedi INPS abbiano chiesto alla sede centrale indicazioni su come affrontare tali situazioni, anche perché spesso le certificazioni dei familiari a carico sono certificazioni che l'INPS non riesce a controllare, proprio perché i familiari si trovano all'estero.
A noi sembrerebbe dunque (e a ciò tende l'ordine del giorno) che il Governo debba valutare la possibilità di collegare gli assegni per il nucleo familiare per i cittadini extracomunitari ad un principio di territorialità dei percipienti, naturalmente salvaguardando in questo i familiari degli italiani che lavorano all'estero, i quali, avendo famiglia in Italia, devono avere comunque la garanzia, anche se si trovano a lavorare all'estero, di poter percepire per i loro familiari gli assegni stessi.Pag. 57
Vorrei infine segnalare, signor Presidente, e chiedo anche al Governo attenzione al riguardo, un mero errore materiale non dovuto agli uffici ma ad un nostro refuso. Pur sapendo bene che dopo la scadenza del termine per la presentazione degli ordini del giorno non è possibile modificarne il testo, segnalo che nell'ultima riga del testo dell'ordine del giorno da me presentato n. 9/1713-B/14, le parole: «salvaguardando i familiari degli italiani all'estero» dovrebbero intendersi sostituite con le parole: «salvaguardando i familiari degli italiani, che lavorano all'estero».
Pertanto, se la Presidenza non ha obiezioni, prego il Governo di voler considerare, nell'esprimere il proprio parere sull'ordine del giorno, che il riferimento corretto è ai familiari degli italiani che lavorano all'estero.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, credo che trattandosi, come lei ha detto, di un mero errore materiale, possiamo consentire alla sua richiesta.
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, è chiaro che il Governo avverte un minimo di imbarazzo: se stessimo a un'interpretazione stretta del Regolamento (e ovviamente il Governo è rispettoso del Parlamento e dei suoi Regolamenti), poiché in base all'articolo 122, comma 3, in Assemblea nuovi ordini del giorno non sono ammessi salvo quelli attinenti all'indirizzo globale della politica economica e finanziaria, il Governo dovrebbe esprimere parere contrario su tutti gli ordini del giorno ed invitare a ritirarli. Però mi consenta, signor Presidente, di derogare in via eccezionale a questa disposizione, esprimendomi singolarmente su tutti gli ordini del giorno, se lei è d'accordo.

PRESIDENTE. Le ricordo comunque che la Presidenza ha infatti dichiarato inammissibili una serie di ordini del giorno, con i criteri precedentemente ricordati.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Però nessuno degli ordini del giorno presentati risponde a...

PRESIDENTE. Prego, la invito a esprimere il parere del Governo sugli ordini del giorno.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Detto questo, ricordo che l'ordine del giorno Pelino n. 9/1713-B/1 è stato ritirato.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Quartiani n. 9/1713-B/2 e Pianetta n. 9/1713-B/3.
Ricordo che l'ordine del giorno Mistrello Destro n. 9/1713-B/4 è stato ritirato.
Il Governo non accetta il primo capoverso del dispositivo dell'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/1713-B/5, mentre accoglie come raccomandazione il secondo capoverso.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Coscia n. 9/1713-B/6, anche per la parte motiva.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Monai n. 9/1713-B/7, purché riformulato nel senso di sostituire le parole «impegna il Governo ad avviare» con le seguenti: «invita il Governo a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Piffari n. 9/1713-B/8.
L'ordine del giorno Zazzera n. 9/1713-B/9 è stato dichiarato inammissibile, mentre il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Paladini n. 9/1713-B/10, Cambursano n. 9/1713-B/11 e Messina n. 9/1713-B/12.
L'ordine del giorno Migliori n. 9/1713-B/13 è stato dichiarato inammissibile, mentre il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Borghesi n. 9/1713-B/14, nel testo corretto. L'ordine del giorno Caparini n. 9/1713-B/15 è stato ritirato, mentre l'ordine del giorno Iannaccone n. 9/1713-B/16 è stato dichiarato inammissibile. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini delPag. 58giorno Lombardo n. 9/1713-B/17, Latteri n. 9/1713-B/18, Commercio n. 9/1713-B/19 e Lo Monte n. 9/1713-B/20. L'ordine del giorno Milo n. 9/1713-B/21 è stato dichiarato inammissibile, mentre il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Sardelli n. 9/1713-B/22.
L'ordine del giorno Catanoso n. 9/1713-B/23 è stato dichiarato inammissibile, mentre il Governo accetta l'ordine del giorno Lo Presti n. 9/1713-B/24 a condizione che venga riformulato nel senso di sostituire le parole: «impegna il Governo ad adottare» con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo, infine, accetta gli ordini del giorno Garagnani n. 9/1713-B/25, Ghiglia n. 9/1713-B/26 e Tommaso Foti n. 9/1713-B/27.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole sottosegretario.
L'ordine del giorno Pelino n. 9/1713-B/1, come detto, è stato ritirato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Quartiani n. 9/1713-B/2 e Pianetta n. 9/1713-B/3, accolti come raccomandazione dal Governo. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/1713-B/5, non accettato dal Governo quanto alla prima parte del dispositivo ed accolto come raccomandazione dal Governo limitatamente alla seconda parte del dispositivo.

ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, l'ordine del giorno che abbiamo presentato - così com'è stato giustamente notato dal sottosegretario - consta fondamentalmente di due parti affini per materia ma differenti, ovviamente, per argomento.
Esse hanno in comune un tema, ossia la speranza che il clima natalizio possa avere ammorbidito i cuori e soprattutto illuminato le scelte del Governo e della sua maggioranza parlamentare. Confido molto anche su quanto riportato negli auguri natalizi della Ministra della pubblica istruzione, che fa riferimento all'episodio: «E venne la luce». Mi auguro che questa sia una rivelazione del mistero dell'illuminazione della Natività che magari abbia riguardato anche le parti di viale Trastevere.
Ne dubito in parte, per il giudizio che è stato espresso sull'ordine del giorno in esame, però non dispero. Accolgo la parte del parere che riguarda la raccomandazione, però sulla prima parte, che riguarda in particolar modo le immissioni in ruolo, ricordo che la legge n. 133 del 2008 prevede 120 mila tagli per il prossimo triennio e che il decreto-legge n. 154 del 2008, modificato dal Senato, rinvia di un anno i tagli.
La legge finanziaria di Prodi prevedeva, nel 2007, 150 mila immissioni in ruolo di insegnanti, ma ne sono state fatte soltanto 75 mila. Sono disponibili sia i posti, sia i soldi per operare il resto delle immissioni in ruolo: crediamo che questa sarebbe una risposta doverosa non solo per il clima natalizio, ma per le esigenze presenti nella scuola ed anche per quelle di carattere sociale (la mancata immissione in ruolo, o peggio il taglio di 87 mila posti di lavoro operato dal Governo, crea infatti danni su danni).
Speriamo pertanto che su questa prima parte del dispositivo vi possa essere un voto favorevole. Sulla seconda parte mi sarei aspettato un po' di più, ma anche l'accoglimento come raccomandazione è meglio che nulla.
Voglio ricordare l'argomento di cui si parla, e poi mi avvio davvero alla conclusione: al Senato, la VII Commissione, e non l'opposizione soltanto - voglio sottolinearlo -, nel parere sulla tabella 7 e sulle parti connesse del presente disegno di legge finanziaria, ha sostanzialmente chiesto il ripristino della deroga al numero complessivo dei posti degli insegnanti di sostegno (ciò, ovviamente, in presenza di effettive esigenze rigorosamente accertate dalle autorità sanitarie competenti).
Aggiungo che già le due precedenti leggi finanziarie hanno confermato le certificazioni al centro del processo di assegnazione delle ore.Pag. 59
Stiamo discutendo di disabili che non hanno più il sostegno che avevano fino a qualche tempo fa: non è un fatto di maggioranza o minoranza, bensì un fatto di civiltà che ha contraddistinto il nostro Paese in questi anni. Non credo che invertire la tendenza sia la cosa migliore.
Accolgo il parere espresso dal Governo, che ha accolto come raccomandazione il secondo capoverso del dispositivo del mio ordine del giorno. Spero che si tratti di una raccomandazione che rappresenti un'effettiva volontà, e non soltanto un piccolo regalo, tanto per accontentarci, fatto in clima natalizio.

PRESIDENTE. Onorevole Antonino Russo, quindi, lei non chiede di porre in votazione l'ordine del giorno n. 9/1713-B/5, di cui è primo firmatario.

ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, chiedo di votare il primo capoverso del dispositivo, mentre accolgo la...

PRESIDENTE. Onorevole Antonino Russo, lei può chiedere che il suo ordine del giorno sia posto in votazione per parti separate; tuttavia, per correttezza le faccio presente che siccome il Governo, sul secondo capoverso, non ha espresso parere favorevole, ma lo ha accolto come raccomandazione, ciò vuol dire che se verranno poste in votazione tutte e due le parti...

ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, se noi lo possiamo votare per parti separate va bene, altrimenti...

PRESIDENTE. Sì, ma sul secondo capoverso...

ANTONINO RUSSO. Sul secondo capoverso, come detto, accolgo il parere espresso dal Governo e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Onorevole Antonino Russo, questo non è possibile. È possibile che lei faccia votare il suo ordine del giorno per parti separate. Però, poiché sul secondo capoverso del dispositivo - glielo dico affinché lo capisca - il Governo non ha espresso un parere favorevole, ma di accoglimento come raccomandazione, all'atto della sua votazione il parere del Governo sarà contrario.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, il modo migliore per realizzare ciò che lei sta dicendo e per comprendere l'orientamento del Governo - altrimenti sarebbe incomprensibile perché sarebbe un atteggiamento politicamente schizofrenico, anche dal punto di vista delle modalità procedurali - è capire se il Governo, qualora intenda orientarsi su un parere di accoglimento come raccomandazione, proponga una riformulazione con la quale chiede che sia espunto il primo capoverso del dispositivo, non, quindi, di pronunciarsi in modo separato.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, stiamo dicendo la stessa cosa. Domando al Governo se vuole proporre una riformulazione.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/1713-B/5, purché il dispositivo sia riformulato nel senso di espungere il primo capoverso. È ovvio che se si votasse su tutti e due i capoversi il parere del Governo sarebbe contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Antonino Russo, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1713-B/5, accolto come raccomandazione dal Governo, purché riformulato?

ANTONINO RUSSO. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.Pag. 60
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Coscia n. 9/1713-B/6, non accettato dal Governo.

MARIA COSCIA. Signor Presidente, ieri il Ministro Gelmini in modo roboante, forse colta da una sorta di delirio di onnipotenza, dopo tutto quello che è successo nei mesi precedenti, si è addirittura paragona a Gentile, come se ieri fosse stata approvata una riforma, dimenticando tutto il lavoro precedentemente svolto dai Ministri che l'hanno preceduta. Francamente vi è stata una grande presunzione.
Anche nei giorni scorsi, abbiamo assistito a una specie di stop and go, ad una parziale marcia indietro, dopo la nostra ferma opposizione e le grandi manifestazioni di protesta che vi sono state in tutto il Paese. Rimane, però, un tema centrale, quello del continuo perseguimento di una politica di tagli indiscriminati di risorse del sistema dell'istruzione del nostro Paese. Tutto ciò dimostra che vi è da parte di questo Governo un'idea sbagliata di considerare l'istruzione, non come leva fondamentale per creare una nuova prospettiva di crescita e di uscita dalla crisi del nostro Paese, ma semplicemente una spesa da tagliare.
Per questo motivo abbiamo proposto questo ordine del giorno con il quale non solo ricordiamo i circa 8 miliardi di euro che sono stati già tagliati, ma sottolineiamo che con questa finanziaria si continua a tagliare sulla scuola, sia per la scuola statale, sia per quella privata. Voglio ricordare in modo particolare i tagli ai fondi d'istituto delle scuole statali, e quelli che riguardano, ahimè, il patto per la sicurezza delle scuole. Non sono stati ripristinati neanche i 23 milioni di euro sottratti al patto per la sicurezza cofinanziato tra regioni e enti locali. Non ripristinare quel taglio significa l'impossibilità di portare avanti un piano concordato e, conseguentemente, far decadere i piani che le stesse regioni e gli enti locali hanno approvato.
Allora per questo motivo noi riproponiamo, in tema di tagli di risorse, questo ordine del giorno, e chiediamo al Governo un ripensamento sui tagli operati e all'Assemblea di votare a favore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Coscia n. 9/1713-B/6, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 449
Maggioranza 225
Hanno votato
187
Hanno votato
no 262).

Predo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Monai n. 9/1713-B/7, accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Piffari n. 9/1713-B/8, Paladini n. 9/1713-B/10, Cambursano n. 9/1713-B/11, Messina n. 9/1713-B/12, Borghesi n. 9/1713-B/14 (nel testo corretto), Lombardo n. 9/1713-B/17, Latteri n. 9/1713-B/18, Commercio n. 9/1713-B/19, Lo Monte n. 9/1713-B/20 e Sardelli n. 9/1713-B/22, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lo Presti n. 9/1713-B/24, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Garagnani n. 9/1713-B/25, Ghiglia n. 9/1713-B/26 e Foti n. 9/1713-B/27, accettati dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Pag. 61

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1713-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà (Commenti). Onorevole Ciccanti, parli alla Presidenza.

AMEDEO CICCANTI. Rassegnatevi perché svolgerò il mio intervento (Commenti)!

PRESIDENTE. Ha tutto il diritto di farlo nel tempo che le è stato assegnato, prego onorevole Ciccanti.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, cogliermi soffermerò su alcuni aspetti di questi provvedimenti che ci accingiamo a porre in votazione (finanziaria e bilancio). Qualche giorno fa questa Aula si è trattenuta a lungo su un ordine del giorno a prima firma D'Antoni che focalizzava l'attenzione sull'utilizzo dei fondi per le aree sottoutilizzate. Questo è un tema di grande importanza che non può esser risolto in una polemica tra nord e sud, ma va inquadrato nel più significativo quadro di programmazione economica che il Governo si è dato.
Il bilancio che noi che ci accingiamo ad approvare sconta le modifiche legislative che pure approviamo in terza lettura. La seconda nota di variazione viene approvata sulla base della legislazione vigente. Tra le modifiche delle norme della finanziaria approvata dal Senato è inclusa quella dell'obbligo del Governo di un rendiconto, anche per il 2008, dell'utilizzo dei fondi per le aree sottoutilizzate. Si tratta ovviamente di una mediazione politica che per tabulas dovrebbe fare emergere il saccheggio operato dal Governo nei confronti dei fondi FAS.
I parlamentari del sud del Popolo della Libertà e del Movimento per l'Autonomia hanno espresso più volte il loro disagio e il loro imbarazzo nel votare provvedimenti che stravolgevano il rapporto delle finalizzazioni delle risorse con destinazione dell'85 per cento per investimenti nel sud e per il 15 per cento nelle aree del centro nord. Abbiamo approvato in questi sei mesi del IV Governo Berlusconi e con questa maggioranza, in gran parte legittimata dal voto del sud, leggi finanziate con fondi FAS con destinazione prevalentemente al nord, e per di più riguardante spesa corrente. Ho qui un elenco dei fondi FAS che consiglio a tutti i parlamentari, soprattutto...

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Ciccanti. Colleghi parlamentari, dovete dare all'onorevole Ciccanti la possibilità di svolgere il suo intervento e al Governo la possibilità di ascoltarlo.

AMEDEO CICCANTI. Mi rivolgo soprattutto ai parlamentari eletti nel Meridione per quanto riguarda i fondi utilizzati dalle leggi che abbiamo approvato in questi sei mesi. Mi riferisco al finanziamento del comune di Roma.
Mi riferisco all'abolizione del ticket, alle agevolazioni tributarie per le Marche e l'Umbria, mi riferisco al riordino del sistema universitario, al finanziamento del gruppo Tirrenia, al finanziamento della Rete ferroviaria italiana, alla convenzione di Trenitalia: tutte queste norme che con il sud non c'entrano assolutamente niente o assai poco sono state finanziate con il FAS.
Vi è stata, inoltre, una rimodulazione al 2012 nella tabella F che dovrebbe «costare» 7 miliardi al FAS. Vi è stato un taglio nel decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, per circa 8 miliardi del FAS, certamente non destinati al sud. Ebbene di fronte a questo elenco, avvalorato dalla Ragioneria generale dello Stato, la disponibilità del FAS per il 2009, che ammontava a circa 6 miliardi di euro, si riduce, stando ai provvedimenti approvati con copertura del FAS, a circa 3 miliardi: un taglio, solo per il 2009, del 50 per cento che sull'arco di un quadriennio diventa di 20 miliardi sui 60 previsti. Quindi si tratta in realtà di un falso contabile: vi sono, colleghi, i resoconti della Ragioneria generale dello Stato, a meno che questa nonPag. 62dica bugie; si tratta di un documento importante. Quindi, quello che ci viene sottoposto è un falso contabile. Sicuramente si tratta di un falso politico.
Stando a tutti gli impegni assunti per il 2009 sulla base dei i provvedimenti approvati, il sud viene privato di risorse strategiche importanti per il suo sviluppo. La lettura politica di tale concreto agire del Governo Berlusconi è che il sud non è più la piattaforma del Mediterraneo dove doveva giocare addirittura l'Europa. Non è un'area su cui giocare la sfida per la ripresa economica, non è il volano per uscire dall'attuale crisi. Non solo non si danno finanziamenti ma si tolgono quelli che erano stati destinati dal tanto vituperato Governo Prodi: colpa della Lega oppure c'è un'inversione di politiche economiche di programmazione dell'attuale Governo? Ci piacerebbe conoscere la risposta dal Ministro Tremonti, magari aiutato dai colleghi del Movimento per l'Autonomia.
Per concludere, vorrei sottolineare che il FAS costituisce tiraggio dei fondi dell'Unione europea: non si può rimproverare, collega Dussin, il sud di non saper utilizzare i fondi europei tanto da centralizzarne la gestione per poi togliere allo stesso sud la quota di fondi nazionali su cui agganciare i fondi addizionali dell'Unione europea. Discuteremo meglio di questi aspetti quando il Governo presenterà ufficialmente il rendiconto richiesto dalla legge finanziaria per il 2008.
So bene che il bilancio registra solo le modifiche degli stanziamenti stabiliti nella legge finanziaria e non quelli stabiliti dalla legislazione ordinaria in corso, ma questa è una lettura formale della vicenda finanziaria che riguarda il bilancio dello Stato. C'è invece una vicenda sostanziale che questo bilancio non registra ed è quella determinata dalle leggi di spesa che sono risorse reali e non soltanto cifre.
La lettura politica della realtà ci dice che la manovra estiva del decreto-legge n. 112, approvato nel luglio scorso, come ha ricordato il collega Cera, è tutta un'altra storia rispetto a ciò che è accaduto da settembre in poi. Non solo questo Governo non aveva capito niente della tempesta finanziaria che stava investendo i mercati finanziari europei e italiani (lo dimostrano, lo voglio solo ricordare, il flop della Robin Hood tax e l'improvvida scelta dell'abolizione dell'ICI sulla prima casa che sicuramente non sarebbe stata una priorità se avesse previsto ciò che sarebbe successo qualche mese dopo, oltre all'inutilità dell'operazione Alitalia rispetto alla trattativa fatta fallire con Air France soltanto per calcolo elettorale, ma non ha nemmeno colto l'occasione della nota di aggiornamento del DPEF e del disegno di legge finanziaria 2009 per correggere gli errori del decreto-legge n. 112 del 2008. Questo va detto, perché avveniva a settembre, quando già tutti i migliori osservatori avevano capito che la tempesta finanziaria che stava invadendo i mercati finanziari dell'America si sarebbe trasferita sull'Europa e sul nostro Paese.
Va ricordata anche l'onda degli studenti italiani, che ha fatto fare marcia indietro alla stessa Gelmini sui provvedimenti riguardanti la riforma della scuola.
Peggio ancora, però, va sottolineato il fatto che questo Governo ha girato la faccia dall'altra parte quando il Paese ha espresso il grido di allarme e di sofferenza per la crisi dell'auto e dell'indotto, della meccanica del bianco e delle attività manifatturiere nel loro complesso; ha ignorato la crisi della piccola e media industria di fronte alla stretta creditizia, preoccupandosi solo delle banche, soprattutto per rivedere il management politico indesiderato; ha allungato la mano elemosiniera per qualche obolo sul fronte fiscale ed assistenziale, per sostenere...

PRESIDENTE. Deve concludere.

AMEDEO CICCANTI. No signor Presidente, lei mi ha interrotto.

PRESIDENTE. Non è che l'ho interrotta onorevole; ha ancora dieci secondi, prego.

AMEDEO CICCANTI. No signor Presidente, mi dia un minuto perché mi ha interrotto.

Pag. 63

PRESIDENTE. No, il conteggiato il tempo a sua disposizione dopo che l'ho interrotta.

AMEDEO CICCANTI. Non mi soffermo sulla costrizione finanziaria: esprimiamo il nostro rammarico, signor Presidente, anche per la polemica sollevata dal Ministro Tremonti nei confronti del Governatore Draghi, che leggiamo sulla stampa.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Ciccanti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Simonetti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, sarò breve: mi riferisco al Ministro, ma in sua assenza al sottosegretario Vegas, col quale ci confrontiamo costantemente.
Intanto voglio anticipare da subito, signor Presidente, che il gruppo dell'Italia dei Valori vota contro la legge finanziaria per il 2009. Ho spiegato le ragioni di merito stamani, nel mio intervento in sede di discussione generale: quelle politiche sono sostanzialmente due. La prima è che la vera manovra finanziaria - non l'ho detto io, ma il Ministro Tremonti - è quella dell'estate scorsa, in particolare del decreto-legge n. 112 del 2008, che altro non è stata che una manovra di tagli e quindi la definizione di manovra restrittiva, che abbiamo dato nel corso del dibattito in prima lettura ed ora, calza a pennello, mentre invece occorreva una manovra espansiva, come dicevamo per l'appunto in sede di discussione generale del decreto-legge n. 112 del 2008 e soprattutto del Documento di programmazione economico-finanziaria.
I risultati si sono visti, con la coincidenza fra la crisi internazionale e la situazione data del nostro Paese, peraltro ereditata in modo positivo (perché tale è stato quello che ha lasciato il Governo Prodi in termini di finanza pubblica, di bilancio e di contenimento delle spese). Oggi la crescita per l'esercizio 2009 viene prevista in caduta libera, addirittura con un segno negativo di un punto percentuale, che posiziona il nostro Paese penultimo in classifica, subito dopo la Gran Bretagna, per quanto riguarda la recessione.
La seconda ragione politica è che la manovra che andremo a discutere - ahimè - soltanto con l'inizio del nuovo anno, quella definita anticrisi, è assolutamente inadeguata e le condizioni vi erano già tutte, per l'appunto, in questa finanziaria che non c'è.
Come loro sanno, colleghi, la Commissione europea ha elaborato uno specifico piano europeo di ripresa economica per complessivi 200 miliardi di euro definendo anche di quale percentuale dovevano essere gli interventi di sostegno a carico dei singoli Paesi e quelli a carico della Comunità.
L'1,5 per cento è la somma complessiva, di cui, però, l'1,2 per cento, pari a 170 miliardi di euro, è a carico delle comunità, cioè dei singoli paesi. Il documento stabiliva anche quali potevano essere - anzi dovevano essere - i riferimenti e gli incentivi da destinare alle varie iniziative, ma a carico dei bilanci nazionali: strumenti di reddito e di spesa - prevede testualmente il documento - e riforme strutturali. Ma, soprattutto, il documento riporta che era possibile - ed è possibile - uno sforamento rispetto al rapportoPag. 64deficit-PIL, esattamente ciò che abbiamo sostenuto durante il dibattito (sia in prima che in seconda lettura), ovviamente a certe condizioni, cioè contemporaneamente a riforme strutturali. Abbiamo anche suggerito quali: gli ammortizzatori sociali e la riduzione del carico fiscale per il reddito da lavoro dipendente per le pensioni. Ovviamente, questo è stato del tutto inascoltato.
In termini di spesa - riporta espressamente il documento dell'Unione europea - devono essere privilegiate le iniziative che vanno nella direzione di creare domanda di manodopera. In altre parole, mentre l'Unione europea si rende conto che il problema grosso è quello della disoccupazione crescente, questo Governo non vuole assolutamente prenderne atto. Il documento europeo prosegue nel senso di migliorare l'efficienza energetica degli edifici, ma voi proponete, addirittura, di togliere ciò che il Governo Prodi aveva inserito nelle due leggi finanziarie precedenti. Sviluppare tecnologie pulite per l'auto e l'edilizia: anche, in questo caso, non volete assolutamente sentire musica.
Ecco perché, signor Presidente e rappresentante del Governo, il nostro voto sarà contrario. Ripeto anche qui in Aula, quanto avevo detto - e concludo - in Commissione bilancio: da questa crisi, signor Presidente, o ci salviamo insieme o perderemo tutti. La nostra disponibilità, la disponibilità dell'Italia dei Valori, al confronto con il Governo e con tutte le opposizioni è totale, anche se, ahimè, volete metterci da parte, e gli ultimi atti lo dimostrano. Tuttavia, di fronte ai gravi problemi del Paese e delle nostre comunità locali, offriamo il nostro contributo, perché noi dell'Italia dei Valori non siamo un incidente della storia, come le recenti elezioni in Abruzzo hanno confermato in modo rafforzato. Quindi, tenete conto anche di quello che l'Italia dei Valori, qui in Aula e fuori nel Paese, va dicendo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, il Partito Democratico voterà contro la legge finanziaria inutile e sbagliata, che sta arrivando alle battute finali. Innanzitutto, inutile. Essa non contiene le scelte che servono per affrontare il problema centrale che ha di fronte questo Paese, così come l'Europa ed il mondo: la crisi economica e finanziaria. Una crisi per cui si usano termini diversi: a volte, si parla di recessione, a volte di stagnazione, oppure di depressione. Comunque sia, è la crisi più grave dal dopoguerra.
È un problema sostanzialmente ignorato da questa finanziaria e da tutti provvedimenti che l'hanno preceduta, o che la stanno accompagnando, già passati all'esame di questa Camera. È il Governo stesso che lo afferma, quando titola il decreto-legge del 29 novembre 2008: «Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione ed impresa e per ridisegnare in funzione anticrisi il quadro strategico nazionale». Per quale motivo si parla di ridisegnare il quadro strategico nazionale in funzione anticrisi, se non perché, finora, si è ragionato ed operato, come se non vi fosse la crisi economica e come se la crisi finanziaria fosse destinata a rimanere solo tale, senza ricadute sull'economia reale? Non è così ed ora è talmente evidente, che anche voi dovete proporre misure nuove. Allora, prima si archivia questo attrezzo, di cui vantate la novità della snellezza (quando, di fatto, il numero reale delle leggi finanziarie non si conta più), prima si chiude questa fase e si iniziano ad affrontare i problemi veri, meglio è per il Paese.
Non potremmo fare, però, come se non fosse successo niente in questi mesi. Tutti i diversi provvedimenti assunti hanno determinato effetti negativi: meno risorse disponibili - perché sprecate per l'ICI, l'Alitalia, la detassazione degli straordinari - misure inefficaci per i mutui, impoverimento delle risorse per le politiche sociali, la scuola, la sanità, gli investimenti ePag. 65la sicurezza. Si tratta di strumenti che sono stati efficaci e che si stanno indebolendo o sostanzialmente abolendo, come il credito di imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno o per la ricerca delle imprese così come le detrazioni fiscali per l'efficienza energetica degli edifici.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 13,45)

MAINO MARCHI. Si è tagliata la spesa per investimenti e si sono indeboliti regioni ed enti locali, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti e la possibilità di far fronte ai problemi sociali resi più acuti dalla crisi economica. Si è fatto continuamente un uso improprio del FAS, si è abbassato il livello di fedeltà fiscale in un Paese che ha i livelli di evasione più alti ma non irrecuperabili, come si è dimostrato, tra il 2006 e il 2008, con il Governo Prodi. Non si è fatta alcuna riduzione fiscale per i redditi medio-bassi, la misura che maggiormente sarebbe stata utile per aumentare il potere di acquisto delle famiglie e rilanciare i consumi. Usciamo da questi provvedimenti con una quantità di risorse per gli ammortizzatori sociali assolutamente insufficiente, tanto che si dovrà moltiplicarla per tre o quattro, con le misure anticrisi. Parimenti, non abbiamo misure per il credito alle imprese, soprattutto quelle piccole e medie. Da un provvedimento all'altro si è praticata la tattica del rinvio, per non smentire un impianto sbagliato nella sua impostazione di fondo, quella di ritenere di poter agire solo sul versante della finanza pubblica. Anche in una fase di crescita economica consistente, in un Paese con un alto debito pubblico, non ci si può limitare ad intervenire solo sulla finanza pubblica. Occorre lavorare per la crescita economica, aiutando e sostenendo le imprese e attraverso politiche dalla parte dei consumatori. Basti pensare, nel periodo del Governo Prodi, alle misure quali «Industria 2015», le liberalizzazioni, i crediti d'imposta, la riduzione degli aliquote di IRES e IRAP, il taglio del cuneo fiscale, le misure sul versante energetico a sostegno di settori come l'auto e l'edilizia, le politiche per l'innovazione e le maggiori risorse per le politiche sociali e per gli investimenti.
In una fase di crescita può comunque non provocare danni intervenire solo sulla finanza pubblica. Ma quando c'è recessione occorre mettere in campo politiche economiche anticicliche. Intervenire solo con tagli alla spesa e nuove tasse favorisce la recessione già in atto. Calando il PIL, si rischia una rincorsa tra tagli e riduzioni ulteriori del PIL. Non si risponde alla recessione con manovre depressive: tutti i Paesi stanno investendo risorse per politiche d'urto immediate e anticicliche che possano aiutare a far ripartire l'economia. Dopo il Piano europeo, seppur largamente al di sotto delle esigenze, c'erano tutte le condizioni per impostare, anche nel nostro Paese, una manovra che mettesse in movimento nuove risorse. Il Partito Democratico ha proposto una manovra da un punto di PIL: maggior disavanzo, ora, per averne meno dopo, perché è solo con la crescita del PIL che si possono raggiungere gli stessi obiettivi di finanza pubblica delineati dal Governo, seppure in tempi un po' più lunghi. Altrimenti rischiamo di registrare, già nei prossimi mesi, un disastro sia per l'economia che per la finanza pubblica, perché le maggiori entrate previste e i tagli lineari sono tutto fuorché una certezza per il risultato e voi lo sapete bene.
Il passaggio della finanziaria al Senato dopo il varo del piano europeo erano l'occasione per modificare i saldi. Non avete voluto farlo, prigionieri degli schemi d'estate, che sono ormai superati e fuori uso. Questa finanziaria è perciò rimasta, inutile e sbagliata. Dopo che il Ministro Tremonti ha previsto una crisi peggiore di quella del 1929 già a giugno, siamo a dicembre e quasi tutto è da fare ma in una situazione più difficile sia per l'economia italiana, per la condizione delle famiglie e per le imprese, che per l'aumento delle situazioni aziendali di crisi sul piano produttivo e occupazionale. Non per questo ci sottraiamo alla nostra responsabilità nazionale e a un ruolo di proposta perPag. 66fronteggiare la crisi, nell'interesse del Paese. Abbiamo presentato proposte per gli ammortizzatori sociali e per le riduzione fiscale a favore dei redditi non solo bassi ma anche medi, per velocizzare i pagamenti della pubblica amministrazione verso le imprese, per rafforzare gli strumenti diretti a rafforzare il credito alle imprese, per accelerare gli investimenti immediatamente cantierabili, facendo leva sui Comuni e sulle province e concertando con le regioni.
Siamo disponibili e interessati al confronto e lo solleciteremo. Sugli ammortizzatori sociali si è aperta una possibilità di convergenza.
Continueremo in questo senso, convinti che da questa crisi si potrà uscire superando l'ideologia della deregulation, con regole per il mercato e per la finanza, rafforzando gli strumenti per Governo della globalizzazione a partire da un'Europa che sappia fare passi avanti decisivi sul piano dell'integrazione delle politiche economiche e fiscali, finalizzando le regole e le politiche verso obiettivi di maggiore e giustizia sociale e più equa distribuzione delle ricchezza e dei redditi e verso obiettivi di sostenibilità per il futuro del pianeta.
Su questi aspetti il gruppo Partito Democratico non ha le paure di questo Governo relativamente alla globalizzazione e può dare più speranze per il futuro del Paese.
Per questi motivi ribadisco il voto contrario del gruppo Partito Democratico su questo disegno di legge finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, per le valutazioni sul disegno di legge finanziaria ci rimettiamo a quanto abbiamo già avuto modo di esprimere in sede di prima lettura da parte di questa Camera e quindi anche per l'economia dei lavori non intendiamo entrare nel dettaglio e nel merito.
Vorrei fare solo una breve considerazione, signor Presidente, per sottolineare che il testo ripresentato e rivalutato dalle Commissioni competenti che oggi arriva per l'approvazione definitiva contiene delle modifiche del Senato della Repubblica non particolarmente stravolgenti rispetto al testo di partenza già approvato da questa Camera e che, in particolare, tra le sue innovazioni, reca la definizione dei criteri per la distribuzione alle regioni delle risorse finanziarie per la realizzazione del programma di interventi in materia di istruzione. Quindi, si tratta di 120 milioni, con un apposito emendamento al disegno di legge di bilancio per garantire il sostentamento della scuola paritaria e la non applicazione agli enti locali delle sanzioni previste in caso di mancato rispetto del Patto di stabilità per i comuni virtuosi in relazione alle spese dei nuovi interventi infrastrutturali. Ciò consentirà, dunque, ai comuni che hanno dato prova di poter gestire le proprie risorse nei limiti dei patti di poter attingere alla disponibilità per interventi di carattere infrastrutturale.
Si tratta di una finanziaria che conserva in toto, così come avevamo già avuto modo segnalare in sede di prima lettura da parte di questa Camera, la caratteristica di contenimento della spesa pubblica e di razionalizzazione dei costi. Ciò evidentemente dà garanzia anche di una maggiore e più puntuale efficacia dei provvedimenti che saranno contenuti nel decreto-legge cosiddetto anticrisi che le Commissioni bilancio e finanze della Camera cominceranno a valutare nel merito lunedì e martedì della prossima settimana.
Per effetto di queste considerazioni, signor Presidente, il gruppo Popolo della Libertà conferma il suo voto favorevole su questo disegno di legge finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Pag. 67

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1713-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1713-B, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1209 - «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello stato o (legge finanziaria 2009)» (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (1713-B):

(Presenti 449
Votanti 447
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato
273
Hanno votato
no 174).

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che la deputata Ravetto ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Maurizio Turco ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

Sull'ordine dei lavori (ore 14,55).

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, abbiamo apprezzato quanto lei stamattina ha avuto modo di dire a proposito della presidenza della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Tuttavia, proprio questo ci induce ad avanzare, anche in Aula, un problema che già il nostro gruppo le ha posto formalmente, vale a dire la rappresentanza del gruppo dell'Unione di Centro nella Giunta per le autorizzazioni, dopo il passaggio dell'onorevole Pionati al gruppo Misto.
Non è questa, evidentemente, la sede e non ne approfitterò per svolgere valutazioni in ordine alla coerenza, alla serietà e all'etica politica secondo cui i parlamentari, che sono designati dai partiti, dovrebbero addirittura dimettersi con il venir meno del loro vincolo di appartenenza. Tuttavia, voglio dire ai colleghi, perché credo sia un aspetto di interesse comune, che l'onorevole Pionati fu designato dall'Unione di Centro in quel ruolo e poi fu eletto vicepresidente della Giunta per le autorizzazioni, in rappresentanza dell'opposizione. L'onorevole Pionati ha votato, immediatamente dopo, la fiducia al Governo e, dunque, non appartiene pacificamente all'opposizione. L'Unione di Centro è assente dalla Giunta per le autorizzazioni e, per di più, in un momento in cui quell'organo ha un ruolo particolarmente importante, come è stato dimostrato ieri dal dibattito sull'autorizzazione all'arresto dell'onorevole Margiotta in cui il nostro gruppo ha avuto difficoltà addirittura ad intervenire, non avendo le informazioni sul merito di ciò che era successo.
Pertanto, signor Presidente, so che lei già si è attivato e ha preso iniziative in tal senso, ma mi permetto pubblicamente di sollecitare, a lei e anche alla solidarietà dell'Assemblea, un intervento risolutore perché l'Unione di Centro possa riottenere legittimamente la propria rappresentanza nella Giunta per le autorizzazioni (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, credo che al di là di qualunque considerazione politica il problema posto dall'onorevole Vietti sia reale. Ritengo che,Pag. 68soprattutto in questo momento, sia fondamentale che nella Giunta per le autorizzazioni vi sia la presenza di ogni gruppo ed è del tutto evidente che, come è accaduto già nelle scorse sedute, il gruppo dell'Unione di Centro non è rappresentato.
Pertanto, anche a nome del nostro gruppo esprimiamo non solo la solidarietà ma crediamo sia anche utile trovare una soluzione.

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo solo per esprimere piena condivisione rispetto a quanto chiedeva il presidente Vietti. Credo che sia davvero indispensabile provvedere nelle forme, nei metodi e nei tempi che la Presidenza della Camera riterrà corretti e possibili, per dare risposta a quella che credo sia un'esigenza di piena e compiuta rappresentanza di un gruppo parlamentare.
Pertanto, ci uniamo con convinzione a questa richiesta del gruppo dell'Unione di Centro.

ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, anche il gruppo del Popolo della Libertà si associa, nella parte che riguarda la forma, oltre che la sostanza, alla problematica posta dal collega Vietti.
Infatti, vi sono sicuramente due esigenze: da un lato, vi è una norma regolamentare che chiarisce che i membri di alcune Giunte e di alcune Commissioni non sono revocabili da parte del gruppo di appartenenza e ciò proprio a causa della delicatezza della funzione di garanzia di tali Commissioni. Ma vi è un'altra questione, che è anche di natura politica, oltre che regolamentare, e che è quella che ci interessa di più, ossia il fatto che tutti i gruppi hanno diritto a partecipare alle riunioni di queste Giunte e di queste Commissioni.
Pertanto, signor Presidente, il nostro invito è quello di far sì che il vertice della Camera - dalla Presidenza a tutti gli organismi chiamati ad occuparsene - risolvano il problema di un'interpretazione sicuramente complessa, perché vi sono due diversi diritti, di cui uno più politico e uno più formale tra il singolo parlamentare, che è stato nominato e poi eletto, ed il gruppo. Ma tutto può accadere, tranne che un gruppo parlamentare non sia presente all'interno di una Giunta delicata come quella per le autorizzazioni.

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, contesto il fatto che si intervenga durante i lavori su questioni che non sono legate all'ordine dei lavori e, quindi, le chiedo, per la prossima volta, di non consentire più questi intermezzi. Ciò detto, visto che hanno parlato tutti, interverrò anche io per dieci secondi.
Ritengo che la questione posta dall'onorevole Vietti sia meritevole di attenzione. Penso che lui abbia ragione nel merito: un gruppo deve essere rappresentato nella Giunta per le autorizzazioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Vietti e gli altri colleghi che sono intervenuti.
Da parte della Presidenza do l'assicurazione che la questione, che è stata posta ufficialmente quest'oggi e che era già stata comunicata alla Presidenza, è all'attenzione della medesima.
La Presidenza si riserva di individuare, nel più breve tempo possibile, gli strumenti necessari onde garantire, ai sensi del Regolamento, che ogni gruppo parlamentare sia rappresentato nella Giunta per le autorizzazioni.

Pag. 69

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 1714-B.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito dell'esame del disegno di legge n.1714-B.
Ricordo che nell'odierna seduta si è concluso l'esame degli articoli del disegno di legge di bilancio.
Faccio presente che, poiché la Camera non ha apportato modifiche al testo del disegno di legge finanziaria trasmesso dal Senato, non è necessaria la presentazione da parte del Governo di un'ulteriore nota di variazioni.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1714-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1714-B).
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Toccafondi n. 9/1714-B/1 limitatamente alla prima parte del dispositivo, mentre accoglie come raccomandazione la seconda.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Quartiani n. 9/1714-B/2, Froner n. 9/1714-B/3 (anche perché nel merito ha provveduto ieri il CIPE) e Aprea n. 9/1714-B/4.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bitonci n. 9/1714-B/5 limitatamente alla prima parte del dispositivo, mentre accoglie come raccomandazione la seconda, ed accetta l'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1714-B/6.
Il Governo accoglie come raccomandazione la prima parte dell'ordine del giorno Vignali n. 9/1714-B/7, mentre accetta l'ultimo rigo sia così riformulato: «ed evitando comunque tagli lineari o settoriali».

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Toccafondi non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1714-B/1, accettato dal Governo limitatamente alla prima parte del dispositivo, mentre la seconda parte è stata accolta come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Quartiani n. 9/1714-B/2, Froner n. 9/1714-B/3 e Aprea n. 9/1714-B/4, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bitonci n. 9/1714-B/5, accettato dal Governo limitatamente alla prima parte del dispositivo, mentre la seconda parte è stata accolta come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1714-B/6, accettato dal Governo.
Prendo, infine, atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vignali n. 9/1714-B/7, accolto come raccomandazione limitatamente alla prima parte ed accettato quanto all'ultimo rigo, purché riformulato.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1714-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bitonci. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Bitonci, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, devo ricordare ai colleghi che, intanto,Pag. 70il voto del Partito Democratico sarà contrario, ma soprattutto che il bilancio prevede entrate per 463 miliardi e uscite per 496 miliardi. Sulle entrate sono previste maggiori entrate solo a carico delle persone fisiche (dall'IRPEF). Tali entrate si stanno, peraltro, registrando interamente a carico dei lavoratori dipendenti, ai quali non stiamo restituendo il drenaggio fiscale.
Le entrate potrebbero aumentare solo se si mettesse mano alla lotta all'evasione e all'elusione fiscale, l'unico dato in controtendenza con l'Europa per la quale la politica del Governo va in senso contrario.
Anche sulle spese, sottosegretario Vegas, non possiamo seguirvi. Avete tagliato spesa buona e spesa cattiva con i tagli lineari della manovra estiva e avete fermato il Paese.
Tutti i Paesi del mondo fanno politiche di bilancio per affrontare la crisi e noi no. Vi siete intestarditi lasciando i documenti come li avevate pensati prima dell'uragano. Non avete voluto confrontarvi sul serio e per questo non avrete il nostro voto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Vannucci, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1714-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1714-B, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009 e bilancio pluriennale per il triennio 2009-2011 e relative note di variazioni» (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (1714-B):

(Presenti 455
Votanti 454
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato
275
Hanno votato
no 179).

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Di Pietro e Cambursano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Nola ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Discussione di documenti in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione (ore 14,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione di documenti in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.
Ricordo che per l'esame di ciascun documento è assegnato un tempo di cinque minuti per gruppo (dieci minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato). A questo tempo si aggiungono cinque minuti per ciascuno dei relatori, cinque minuti per richiami al Regolamento e dieci minuti per interventi a titolo personale.

(Esame del Doc. IV-ter, n. 2-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambitoPag. 71di un procedimento penale nei confronti di Luigi Pepe, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 2-A).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse da Luigi Pepe, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta per le autorizzazioni, onorevole Castagnetti, in sostituzione del relatore.

PIERLUIGI CASTAGNETTI, Presidente della Giunta per le autorizzazioni. Signor Presidente, la Giunta riferisce su una richiesta di deliberazione, come lei ha ricordato, in materia di insindacabilità.
Si tratta di una domanda mantenuta all'ordine del giorno dalla scorsa legislatura, di cui la Giunta ha svolto l'esame nella seduta del 4 giugno 2008. L'ex deputato Luigi Pepe, ritualmente invitato ad intervenire, si è avvalso di tale facoltà. La Giunta, a maggioranza, ha deliberato di proporre all'Assemblea di decidere nel senso che ai fatti oggetto del procedimento si applichi l'articolo 68, primo comma, della Costituzione. Il collegio a tanto si è determinato sulla base dei motivi già esposti nella relazione predisposta nella scorsa legislatura che è allegata agli atti.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, al nostro esame ci sono nove documenti in materia di insindacabilità. Per ragioni di tempo intervengo soltanto sul primo, ma vorrei sottolineare che su tali questioni mi pare importante esprimere una posizione personale, che corrisponde ad un criterio che enuncerò e che applicherò in tutti i voti seguenti, che naturalmente sono voti singoli.
Il criterio che intendo enunciare è quello di un'interpretazione restrittiva dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, che risponde all'orientamento più volte manifestato dalla Corte costituzionale. Devo dire anche che, dopo una serie di richiami da parte della Corte a un'interpretazione troppo permissiva da parte delle Camere, la Giunta recentemente ha adottato una posizione più restrittiva che a me, però, non appare ancora sufficiente.
Voglio enunciare in maniera molto semplice il criterio che ciascun parlamentare dovrebbe applicare quando manifesta le proprie opinioni, soprattutto al di fuori dell'Aula. Il criterio al quale intendo attenermi è il seguente e cioè che si possa riconoscere l'insindacabilità, e quindi si possa sostanzialmente bloccare il processo nei confronti di un cittadino che spesso chiede giustizia in relazione a dichiarazioni diffamatorie che lo riguardano, solo quando vi sia un collegamento stretto tra le dichiarazioni fatte all'esterno, sulla stampa, in televisione, con uno specifico atto parlamentare, di quel singolo parlamentare (quindi, non basta che sia riconducibile al suo gruppo) e riferito a quello specifico argomento.
Secondo questa interpretazione, che quindi prevede un collegamento stretto con uno specifico atto parlamentare di quel parlamentare sull'argomento, l'atto deve essere «precedente» (caso classico è quello di una interrogazione o di un'interpellanza) o anche «contestuale». Questa seconda ipotesi si può ammettere ad esempio se nel fine settimana accade qualcosa per cui il parlamentare non ha avuto il tempo di presentare un'interrogazione, pertanto rilascia una dichiarazione pubblica, ma deve poi supportarla con un atto parlamentare. Questo è il massimo della concessione possibile.
Inviterei i colleghi che non ne hanno avuto il tempo a leggere i casi che abbiamo di fronte a farlo. È importante! Voglio aggiungere che in nessun caso può esservi tutela parlamentare per aggressioni verbali violente e gratuite. Questa è una conseguenza del generale principio della continenza.
Del resto, vorrei che fosse chiaro che, se questa linea non fosse applicata, paradossalmentePag. 72al parlamentare verrebbe riservato un trattamento migliore quando parla fuori rispetto all'interno dell'Aula. In quei casi potrebbe usare qualsiasi parola con assoluta licenza, diversamente da quanto avviene per le attività d'Aula, interrogazioni o interpellanze, o discorsi. In tutti questi casi il Presidente o gli uffici (come voi ben sapete, poiché avete provato a presentare delle interrogazioni) regolarmente suggeriscono di usare delle forme appropriate.
Penso che negare l'insindacabilità (lo dico ai colleghi perché credo sia importante) ci lasci tranquilli. Infatti, nei tribunali la tutela della libertà di espressione e, in particolare, di critica politica è molto forte, come garantisce la Corte di cassazione.
Di fronte a questo quadro, credo che dovremmo saggiamente autolimitarci.
Vi è il caso (non voglio citare quale) in cui un parlamentare per il quale si chiede l'insindacabilità aggredisce molto violentemente un magistrato; lo aggredisce con parole che qui non sarebbero state permesse e poi dice a questo magistrato: ci ritroveremo nelle aule del tribunale. Vi pare giusto che neghiamo la possibilità di celebrare il processo in virtù della prerogativa (che, lo so, non è del parlamentare, ma è del Parlamento) riconosciuta a un parlamentare che ha aggredito un magistrato e poi gli ha rivolto le parole «ci ritroveremo in tribunale»? Voi, votando a favore, impedirete che si possano ritrovare in tribunale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, a differenza dell'onorevole Zaccaria, interverrò su tutti e dieci i provvedimenti e interverrò prendendo tutto il tempo che mi è consentito. Mi dispiace, ma stiamo parlando di fatti che attengono a risvolti penali e a risvolti che riguardano la dignità delle persone, quindi non possiamo prenderli alla leggera.
Riguardo alla vicenda del parlamentare Luigi Pepe, esprimiamo un voto contrario rispetto alla relazione della Giunta che vuole, appunto, che si applichi l'articolo 68, primo comma, della Costituzione. Ad avviso della Giunta, ci troveremmo di fronte ad un atto di rilevanza parlamentare. So che probabilmente a quest'Aula non interessa nulla, ma mi permetta di dire, signor Presidente, affinché il diritto non venga stravolto ogni volta, che non ci azzecca nulla con l'attività parlamentare il comportamento di Pepe, in quanto l'episodio riguarda semplicemente un fatto localistico.
Pepe, che all'epoca ricopriva la carica sindaco in un comune della provincia di Lecce, Surano, il 3 luglio del 2003 riceveva un avviso di garanzia, insieme ad altre 40 persone, per lottizzazione abusiva. Non c'entra niente con i fatti in causa, ma ritiene di indire una conferenza stampa e in quella sede si mette a discutere di una cosa completamente diversa dai fatti relativi alla lottizzazione: si mette a raccontare che in precedenza aveva querelato un altro consigliere comunale, tale Corvaglia, e lo aveva fatto perché questo consigliere lo aveva accusato in consiglio comunale di aver ridotto in schiavitù il paese.
Il magistrato incaricato di decidere su questa vicenda, che si chiama Maria Consolata Moschettini, archivia la posizione, in quanto ritiene che nei fatti di causa non vi sia nulla da addebitare al consigliere comunale che se la prende con il suo sindaco.
Il Pepe, mesi dopo, mentre riferisce alla stampa le ragioni e le giustificazioni per cui è indagato per lottizzazione abusiva, se ne esce con questa affermazione: «E poi non si può dire che i risultati della magistratura sono quel che sono, perché, anche in quell'altro caso riguardante il suo compagno di partito, avvocato Rocco Corvaglia, ha dichiarato il falso (si parla, appunto, del giudice Moschettini), in quanto, nel decreto di archiviazione, ha affermato cose diverse dal vero».
In pratica, trae occasione da fatti che lo riguardano per vicende giudiziarie diverse per fare affermazioni nei confronti di unPag. 73magistrato nell'esercizio delle sue funzioni, che fa né più né meno che quello che gli impone il diritto: emettere un provvedimento nei cui confronti egli può fare opposizione, tutto quello che vuole (è un pubblico ministero); rispetto ad una richiesta di archiviazione, egli può fare ciò che ritiene opportuno: fa opposizione, l'accetta, non l'accetta, fa quello che ritiene opportuno. Ritiene, invece, di dire che questo magistrato è un compagno di partito dell'imputato - e non lo è! - ed ha dichiarato il falso.
Come vedete, dobbiamo lasciare alla magistratura il compito di valutare se questo è un fatto penalmente rilevante. Noi, invece, ci stiamo assumendo il compito di dire che questo soggetto non deve essere giudicato, perché fa il parlamentare. Non c'entra niente con il fatto di essere parlamentare!
Ragionava in veste di sindaco che ce l'aveva con il suo consigliere comunale; ragionava in veste di imputato che ce l'aveva con il suo pubblico ministero. Offende la magistratura, offende la dignità della persona, offende la professionalità e l'istituzione; però, siccome è parlamentare, mettiamoci tutti d'accordo e mettiamoci una pietra sopra.
Voteremo contro questa proposta, perché la riteniamo immorale e proprio da casta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, in Giunta abbiamo votato per la sindacabilità e confermiamo il voto contrario alla deliberazione che è stata assunta in Giunta.
Gli atti di funzione tipici, ma anche quelli non tipici, purché connessi alla funzione parlamentare, devono sempre avere uno stretto legame con tale funzione. Questa è l'interpretazione che diamo all'articolo 68 della Costituzione, interpretazione che, d'altronde, è confermata da moltissime sentenze della Corte costituzionale.
Riteniamo che, in questo caso specifico, i fatti ascritti all'imputato non siano riconducibili al mandato parlamentare, perché tali fatti si sono svolti in altra veste e in altro contesto. Ecco perché voteremo per la sindacabilità.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione - Doc. IV-ter, n. 2-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento...

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, chiedo formalmente che si controlli che ognuno voti per sé. Su fatti così delicati si deve sentire il dovere di votare per sé (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Prego fin d'ora i segretari di Presidenza di verificare che i voti siano espressione di deputati fisicamente presenti in Aula.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 2-A, concernono opinioni espresse da Luigi Pepe, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Ricordo che chi ritiene che si tratti di opinioni per le quali vale il principio di insindacabilità vota «sì»; chi ritiene, alPag. 74contrario, che non si tratti di questa fattispecie, vota «no».
(Segue la votazione).

Prego i segretari di compiere la verifica richiesta.

Dichiaro chiusa la votazione.
(Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Vedi votazionia ).

PRESIDENTE. C'è stato un blocco del sistema. Credo sia necessario ripetere la votazione poiché la precedente è da considerarsi annullata.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 2-A, concernono opinioni espresse da Luigi Pepe, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Prego i segretari di adempiere alla verifica.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti 353
Votanti 344
Astenuti 9
Maggioranza 173
Hanno votato
253
Hanno votato
no 91).

Prendo atto che il deputato Misiani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario, che i deputati Capitanio Santolini e Nunzio Francesco Testa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Velo ha segnalato ha votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore.
Prendo atto che il deputato Capodicasa ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.

(Esame - Doc. IV-ter, n. 3-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti dell'onorevole La Loggia (Doc. IV-ter, n. 3-A).

La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dall'onorevole La Loggia nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare, in sostituzione del relatore, il presidente della Giunta per le autorizzazioni, onorevole Castagnetti.

PIERLUIGI CASTAGNETTI, Presidente della Giunta per le autorizzazioni. Signor Presidente, mi rimetto alla relazione scritta dell'onorevole Brigandì, relatore: invito i colleghi a leggere la relazione scritta.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, la questione sulla quale la Giunta chiede di deliberare nel senso di applicare l'articolo 68 non so se sia ben posta e se, invece, non sia il caso di dichiararne l'inammissibilità. Spiego i fatti ai presenti, signor Presidente, poi valutate voi. A me pare che dichiarare l'insindacabilità ai sensi dell'articolo 68 vuol dire attribuire effettivamente all'onorevole La Loggia delle frasi con riferimento a persone alle quali, sulla base di quanto risulta dalla dichiarazione da lui resa, non sembra che egli si sia voluto riferire. Anzi, sulla basePag. 75delle dichiarazioni che egli ha successivamente riportato alla Giunta e che ha anche espresso pubblicamente, egli esclude di essersi riferito proprio a quelle persone che hanno sporto la querela.
Vi invito a riflettere su questi aspetti, perché, a forza di fare tutto ad occhi chiusi, si finisce per arrecare un danno allo stesso interessato, in questo caso all'onorevole La Loggia. Vi spiego cosa è successo a proposito di quanto apparso su Il Corriere della Sera del 18 giugno 2006. Che debba difendere io La Loggia mi sembra una cosa da Babbo Natale (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Voi potete anche non ascoltare, ma lasciamo agli atti questa vicenda. Su Il Corriere della Sera del 18 giugno 2006 risulta la seguente frase di La Loggia: Brogli inenarrabili, abbiamo le prove. Vittoria alle elezioni.
La Loggia ribadisce la posizione di Forza Italia sulle elezioni: «Abbiamo le prove di averle vinte». Vero o non vero ha diritto di dirlo: «Controllando verbali e schede, soprattutto all'estero, abbiamo la certezza di brogli inenarrabili».
La Loggia, nel suo legittimo diritto di critica, sostiene che ci sono stati dei brogli all'estero, ma non sono all'estero: se dice «soprattutto all'estero» vuol dire anche in Italia, cioè dappertutto. Dopo di ché dice: «Alcuni magistrati che hanno firmato il verbale si sono resi colpevoli del reato gravissimo, cioè di falsare il risultato elettorale». Allora riflettete su questo: non ha indicato i magistrati, non ha indicato i verbali, non ha detto se i verbali in questione sono quelli all'estero o quelli in Italia, non ha detto a quale circoscrizione si riferisce.
Mi spiegate per quali ragioni questi tre colleghi magistrati hanno ritenuto essi stessi di querelare per essersi sentiti diffamati da La Loggia, in quanto essi estensori di un verbale rispetto alle migliaia di verbali? Bisognerà valutare semmai altro tipo di reato, ma, a mio avviso, in questo caso non vi è ragione di decidere, proprio perché non è in essere alcuna valutazione che riporta all'onorevole La Loggia l'affermazione secondo cui queste persone sono destinatarie delle sue argomentazioni.
Per questa ragione mi permetto di chiedere di rivalutare questa proposta, di dichiararne l'inammissibilità e di decidere di conseguenza. Noi esprimiamo parere contrario su questa proposta e parere favorevole sull'inammissibilità. Certamente non siamo favorevoli a concedere l'autorizzazione a procedere perché mi sembra davvero fuori luogo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, come gruppo del Partito Democratico abbiamo una concezione molto rigorosa di queste prerogative che non devono diventare privilegi, ma devono essere prerogative ai stretti sensi della Costituzione. In ordine a questo caso francamente, per quanto vi siano dei dubbi e le nostre indicazioni non sono certo vincolanti per le coscienze e i voti che i colleghi parlamentari esprimono con piena serenità, riteniamo che le affermazioni del collega La Loggia siano gravi, perché viene attribuito ai componenti di un collegio specifico ed individuato (il collegio per la circoscrizione elettorale Estero composto da tre magistrati) il fatto certo di aver commesso dei brogli elettorali. Afferma il collega La Loggia: «Abbiamo la certezza di brogli inenarrabili. Alcuni magistrati» (lo dico a Di Pietro, esattamente quelli che compongono un preciso ufficio elettorale per la circoscrizione Estero) «che hanno firmato il verbale si sono resi colpevoli di un reato gravissimo, ovvero di falsare il risultato elettorale».

ANTONIO DI PIETRO. Dove sta scritto?

PIERLUIGI MANTINI. Quest'affermazione fuoriesce dai confini ordinari della polemica politica e rappresenta l'attribuzione di un fatto determinato (naturalmente avente rilevanza penale e, quindi, di reato) che, in altri contesti, potrebbe significarePag. 76una calunnia. Sta di fatto, dunque, che non appartiene all'ordinario esercizio della funzione parlamentare, su cui peraltro il collega La Loggia non risulta essersi espresso. Per quanto siamo attenti (come sempre abbiamo fatto) ad un giusto equilibrio nell'uso di queste prerogative, in questo caso, dissentendo anche dal collega Di Pietro, dobbiamo proporre la sindacabilità della condotta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, ero presente nella Giunta per le elezioni della passata legislatura. Devo esprimere profonda solidarietà ai magistrati che ci hanno presentato una relazione di dettaglio con le difficoltà di quello scrutinio, il numero delle sezioni che non corrispondevano, gli errori dei voti e, quindi, ritengono offensive le affermazioni dell'onorevole La Loggia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazione - Doc. IV-ter, n. 3-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 3-A concernano opinioni espresse dall'onorevole La Loggia, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 382
Votanti 375
Astenuti 7
Maggioranza 188
Hanno votato
292
Hanno votato
no 83).

Prendo atto che i deputati Di Pietro, Donadi, e Mura hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi e che il deputato Pagano ha segnalato di aver votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore.

(Esame - Doc. IV-ter, n. 5-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Carlo Giovanardi, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 5-A).

La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal senatore Carlo Giovanardi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare, in sostituzione del relatore, il presidente della Giunta per le autorizzazioni, onorevole Castagnetti.

PIERLUIGI CASTAGNETTI, Presidente della Giunta per le autorizzazioni. Signor Presidente, mi rimetto ancora una volta alla relazione scritta.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, ci troviamo di fronte ad una richiesta di autorizzazione a procedere (Commenti del deputato Mantini)... Scusatemi, ci troviamo di fronte ad una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità.Pag. 77Sono le 14,30... (Commenti del deputato Mantini). Forse puoi venire anche tu a scuola da me. Ma pensi davvero che l'onorevole Zaccaria non sappia che ci si riferisce all'articolo 68? Ignorante! (Proteste dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Prego, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. I fatti per i quali viene richiesta la deliberazione di insindacabilità riguardano le dichiarazioni rese dall'onorevole Carlo Giovanardi in ordine alla decisione del tribunale della libertà di Bologna, presieduto da Libero Mancuso, che annullava una precedente misura cautelare; si era deciso che il provvedimento emesso dal giudice di prima istanza venisse annullato. In questa situazione, l'onorevole Giovanardi ha ritenuto di pronunciare affermazioni del seguente tenore letterale: «(...) Si tratta di un'ordinanza incredibile, che avalla comportamenti vandalici contro organizzazioni di volontariato (...)». Poi ha aggiunto: «A mio parere la sentenza, firmata dal presidente Libero Mancuso, è ideologica e pregiudizialmente dalla parte non degli offesi ma di chi ha commesso gli atti vandalici (...)».
Queste affermazioni si possono condividere o meno; io personalmente non le condivido, ma credo che l'onorevole Giovanardi, nell'esercizio delle sue funzioni parlamentari, abbia avuto il diritto di pronunciarle, se riteneva di non condividere una sentenza. Vorrei far rilevare, infatti, che ciò che critica l'onorevole Giovanardi non è mai il dottore Libero Mancuso sul piano personale (anzi, egli afferma che questi è persona che rispetta e di cui ha considerazione), ma egli ritiene oggettivamente che quella sentenza possa essere considerata più a favore di una parte che di un'altra. Ci troviamo di fronte a due giudici che hanno emanato due provvedimenti a distanza di pochi giorni l'uno dall'altro (uno ha deciso in un modo e uno in un altro) e ad un parlamentare che, nell'esercizio delle sue funzioni (già in precedenza egli si era espresso una miriade di volte - ciò può piacere o non piacere - con riferimento alla sua posizione rispetto ai CPT), credo abbia il diritto - e forse anche il dovere - di esprimere la sua condivisione politica o meno su una sentenza che condivide o meno.
Pertanto, pur non condividendo le affermazioni pronunciate dall'onorevole Giovanardi, credo che debba essere dichiarata l'insindacabilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, così come è avvenuto in Giunta per le autorizzazioni, il mio voto sarà favorevole alle conclusioni del relatore e, pertanto, voterò a favore dell'insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Giovanardi.
Nelle frasi a lui attribuite, infatti, non si ravvisano addebiti specifici ed offensivi, rimanendo invece la critica espressa su temi generali di tipo politico. Inoltre, non vi sono riferimenti personalizzati ed attacchi soggettivi, ma considerazioni critiche al contenuto oggettivo del provvedimento. Non si può ritenere, quindi, che i giudizi espressi nell'intervista al periodico Il Giorno possano essere in alcun modo considerati avulsi o non pertinenti alla carica istituzionale ed elettiva che l'onorevole Giovanardi ricopriva all'epoca dei fatti.
In tale direzione, l'attività di critica dell'operato del giudice Mancuso appare ampiamente inquadrata nelle funzioni di Ministro con delega per il servizio civile, nonché di parlamentare estensore e firmatario della legge regolatrice di quel servizio, oggetto di valutazione del giudice Mancuso.
D'altra parte, com'è noto, il dato normativo contenuto nell'articolo 3 della legge n. 140 del 2003 dispone che l'insindacabilità valga in ogni caso, non solo per la presentazione di proposte di legge, emendamenti, ordini del giorno e atti di sindacato ispettivo, ma anche per ogni altraPag. 78attività di ispezione, divulgazione, critica o denuncia politica, connessa alla funzione parlamentare ricoperta.
Detto questo, mi fa piacere che l'onorevole Di Pietro abbia cambiato idea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), rispetto ad una posizione pregiudiziale assunta nella serata di ieri. È vero che adesso sono le 14,30, mentre ieri eravamo ancora in tempo per esprimere lucidamente il proprio pensiero. Peraltro, se il suo pensiero fosse stato espresso in maniera lucida fino in fondo, l'onorevole Di Pietro avrebbe ricordato la posizione assunta dal suo gruppo, Italia dei Valori, che, per bocca dell'onorevole Palomba, che per la verità ieri non era presente in Aula, in altre circostanze di richiesta di convalida e di conferma da parte del Parlamento di misure cautelari adottate da un magistrato, è entrato nel merito della verifica dei presupposti per l'emanazione di misure cautelari.
Quindi, non è vero che pregiudizialmente si può assumere la posizione di chi dice, a prescindere dalla valutazione dei presupposti, di essere favorevole alla conferma di tali provvedimenti. Altre volte si è entrati nel merito e noi diciamo che avete fatto bene a farlo, ma non si può cambiare idea per cavalcare l'onda di questo momento. Infatti, la posizione assunta ieri da Italia dei Valori e dall'onorevole Di Pietro è una posizione assolutamente strumentale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazione - Doc. IV-ter, n. 5-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione la proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 5-A concernono opinioni espresse dal senatore Carlo Giovanardi, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 376
Votanti 374
Astenuti 2
Maggioranza 188
Hanno votato
369
Hanno votato
no 5).

(Esame - Doc. IV-ter, n. 6-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 6-A).
La Giunta avanza due distinte proposte: di dichiarare che su parte dei fatti, per i quali è in corso il procedimento, come indicati nella relazione presentata dalla Giunta, la Camera non è competente a deliberare; e di dichiarare che, per la parte rimanente, i fatti per cui è in corso il procedimento non concernono opinioni espresse nell'esercizio delle sue funzioni da Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti. Si procederà pertanto a due distinte votazioni.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Sisto.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore. Signor Presidente, faccio riferimento alla relazione scritta, segnalando soltanto un dettaglio all'Aula, anzi due: il primo è che la Giunta ha ritenuto all'unanimità di distinguere le pure offese, che sono evincibili dal capo di imputazione allegato alla relazione, da una seconda parte, in cui il parlamentare dell'epoca pronuncia alcune espressioni paragonabili alle opinioni. Orbene, si è ritenuto che la pura offesa, ove gratuita e in qualche modo direi ingiustificata, dia origine ad una inammissibilità che può essere sollevata soltanto caso perPag. 79caso, se la seconda parte delle opinioni può apparire idonea ad assorbire ed attrarre, in qualche modo, nell'area del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione, quelle stesse espressioni. Tanto non ha ritenuto la Giunta all'unanimità nel caso di specie, ritenendo il contrario, cioè che la prima parte, quelle ingiurie così pesantemente espresse fossero capaci, invece, di attrarre nell'orbita del sindacabile la seconda parte delle espressioni. Mi sembra una decisione che ha un alto pregio (è il secondo rapidissimo punto che intendo trattare), quello di aver registrato una unanimità che, nel caso di specie - devo dare atto all'opposizione -, ha consentito sinergicamente il raggiungimento di un risultato utile, fatto che mi convince che sulle garanzie non ci sono colori né appartenenze (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, diciamo subito che noi condividiamo la parte dispositiva della relazione della Giunta, però chiediamo che il relatore possa specificare nella parte motiva che cosa consegue all'incompetenza a deliberare. Lo dico perché già la Corte costituzionale, con sentenza n. 379 del 2003, ha precisato che la dichiarazione di inammissibilità di un'interrogazione parlamentare non significa in automatico che la successiva divulgazione del suo contenuto sia giudizialmente sindacabile. Riflettiamo su questa frase: se la Corte costituzionale dice che non c'è automatismo fra la dichiarazione di inammissibilità e la successiva divulgazione, non sindacabile o sindacabile non è chiaro, è ovvio che dobbiamo dire un qualcosa di più. Dobbiamo sì dire che per la prima parte ci dichiariamo incompetenti a deliberare, ma dobbiamo dire anche: restituendo gli atti al pubblico ministero per proseguire per quanto di competenza; altrimenti ci troveremmo in un vuoto, per cui non si sa che fine fa per questa prima parte.
Per la seconda parte è già stato detto che la relazione si esprime a favore dell'affermazione per cui i fatti non concernono un'opinione espressa nell'esercizio delle proprie funzioni, e quindi che il magistrato può procedere; ma sarebbe davvero assurdo lasciare in sospeso la prima parte, laddove in particolare si fanno affermazioni che lo stesso relatore, per rispetto al Parlamento, ha evitato di riferire, ma chi vuole può leggere il capo di imputazione, e ci si rende conto che più che espressioni riferite da un ex parlamentare, sono espressione talmente volgari da essere davvero censurabili.

PIERLUIGI CASTAGNETTI, Presidente della Giunta per le autorizzazioni. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI CASTAGNETTI, Presidente della Giunta per le autorizzazioni. Sulla questione sollevata dall'onorevole Di Pietro vorrei solo precisare che per la prima parte della nostra relazione è evidente che se ci dichiariamo incompetenti restituiamo per competenza al pubblico ministero, perché possa procedere come riterrà di poter fare. Non c'è quindi bisogno di specificare ulteriormente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, prendo la parola solo per dire che concordo con le conclusioni del relatore che ha impostato il lavoro in Giunta, e poi nella relazione all'Aula, sui due distinti versanti a cui ha fatto riferimento, e con le precisazioni del presidente Castagnetti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.

Pag. 80

GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, vorrei solo dichiarare il mio voto in dissenso per quanto riguarda la prima parte. Ritengo che il limite tra l'opinione e l'offesa gratuita sia di difficilissima demarcazione, e comporti per il Parlamento privarsi, in situazioni in cui una parola esprime un pensiero completo, della facoltà di valutare l'altro aspetto, che è quello invece relativo alla manifestazione di attività di critica politica. Vorrei soltanto ricordare che una famosissima parola che fu detta dal generale Cambronne esprimeva un pensiero di altissimo dissenso per quello che stava accadendo, e quindi per questo ritengo di dover votare contro la prima proposta.

(Votazione - Doc. IV-ter, n. 6-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla prima proposta della Giunta, di dichiarare che per la parte indicata nella relazione (Doc. IV-ter, n. 6-A), i fatti per i quali è in corso il procedimento la Camera non è competente a deliberare.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 375
Votanti 366
Astenuti 9
Maggioranza 184
Hanno votato
231
Hanno votato
no 135).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla seconda proposta della Giunta di dichiarare che, per la parte rimanente indicata nella relazione (Doc. IV-ter, n. 6-A), i fatti per i quali è in corso il procedimento non concernono opinioni espresse da Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti 378
Votanti 370
Astenuti 8
Maggioranza 186
Hanno votato
276
Hanno votato
no 94).

Prendo atto che i deputati Vannucci e Motta hanno segnalato di essersi astenuti mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole e che i deputati Landolfi, Cristaldi, Toccafondi e Ravetto hanno segnalato di aver votato a favore mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Prendo altresì atto che il deputato Paglia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

(Esame - Doc. IV-quater, n. 3)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Maurizio Gasparri, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 3).

La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal senatore Gasparri, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore per la maggioranza, onorevole Paolini.

LUCA RODOLFO PAOLINI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Giunta riferisce suPag. 81una domanda di deliberazione in materia di insindacabilità avanzata dal senatore Maurizio Gasparri, deputato all'epoca dei fatti, in relazione al procedimento penale n. 42560/06 N-Roma.
Il procedimento trae origine da una querela sporta da Henry John Woodcock, magistrato presso la procura della Repubblica di Potenza, a motivo di alcune frasi attribuite al Gasparri e riportate in un'intervista fatta dal giornalista Mario Ajello e pubblicata su Il Messaggero del 17 giugno 2006 col titolo: «Gasparri: quel Pm spara a vanvera. L'ex ministro: è un tipo boccaccesco, l'accusa contro di me subito archiviata». L'attuale senatore Gasparri era stato intervistato a proposito di una indagine penale condotta proprio dal dottor Woodcock a seguito della quale erano stati eseguiti poco prima alcuni provvedimenti di custodia cautelare in carcere. In particolare, per come risulta dal capo d'imputazione, il Gasparri avrebbe affermato, tra l'altro, che: «Woodcock spara a vanvera accuse ridicole (...) spara nomi a casaccio (...) è così poco attendibile che il giorno che dovesse arrestare un colpevole lo vedrà finire assolto (...) è un personaggio boccaccesco (...) si narra che a Potenza ci fosse una liaison fra lui e una magistrata donna, adibita ad altra funzione».
L'interessato aveva avanzato la richiesta di deliberare sull'immunità nella XV legislatura e la Giunta - dopo averlo ascoltato nella seduta del 16 maggio 2007 - era pervenuta a deliberare a maggioranza nel senso della sindacabilità nella seduta del 18 luglio 2007. Tuttavia, la relazione non era stata esaminata dall'Assemblea e la richiesta era stata pertanto mantenuta all'ordine del giorno della XVI legislatura. Va rilevato, inoltre, che - dopo lo scioglimento delle Camere - era pervenuta dal tribunale di Roma l'ordinanza di sospensione del procedimento, ai sensi dell'articolo 3, comma 4, della legge n. 140 del 2003. I relativi atti sono stati aggiunti al fascicolo.
Nella presente legislatura la Giunta ha esaminato l'istanza nella seduta del 23 luglio 2008. L'interessato, pur potendo avvalersi nuovamente della facoltà di essere sentito dalla Giunta, non ha ritenuto di intervenire.
Nel corso del dibattito, svoltosi sulla base della documentazione predisposta e in distribuzione, la maggioranza dei componenti della Giunta ha evidenziato come l'intervista si riferisca alla conclusione favorevole per il senatore Gasparri di un'indagine promossa a Potenza dal pubblico ministero Woodcock ma poi trasferita a Roma per competenza territoriale. Finalmente investita della vicenda, che il magistrato potentino non avrebbe dovuto trattare, l'autorità giudiziaria di Roma ha archiviato.
La maggioranza della Giunta ne ha tratto la conclusione che le affermazioni del senatore Gasparri rappresentano una legittima reazione ad un attacco della sua funzione di parlamentare. I temi della giustizia e delle condotte di taluni magistrati sono da sempre elementi che impegnano il dibattito politico e i lavori parlamentari. D'altronde, coevo ai fatti era l'iter parlamentare di modifica della riforma dell'ordinamento giudiziario promossa dal ministro pro tempore Castelli.
È stato anche sottolineato come Maurizio Gasparri non volesse maliziosamente alludere ad una relazione amorosa tra il querelante ed una sua collega, quanto piuttosto all'esistenza, talvolta, di rapporti funzionali privilegiati tra uffici requirenti e giudicanti. Solo così interpretata, nell'economia logica della frase attribuita al Gasparri, ha senso compiuto la specificazione «adibita ad altra funzione».
È, dunque, opinione del relatore che l'onorevole Gasparri intendesse fare riferimento solo al problema dell'esistenza - a normativa vigente - di rapporti a volte non limpidissimi tra funzione requirente e giudicante e, quindi, alla necessità di un intervento legislativo in tema di separazione di carriere, argomento all'ordine del giorno all'epoca dei fatti. Infine, occorre anche ricordare che il parlamentare non esprimeva un suo convincimento personale, ma si rifaceva a una voce corrente («si narra»).Pag. 82
Per questi motivi la Giunta a maggioranza, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione e dell'articolo 3, comma 1, della legge n. 140 del 2003, propone all'Assemblea di dichiarare che i fatti oggetto del procedimento in corso concernono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore di minoranza, onorevole Ferranti.

DONATELLA FERRANTI. Relatore di minoranza. Signor Presidente, mi riporto alla relazione di minoranza, in cui i fatti sono ben descritti. Vorrei soltanto precisare che, sostanzialmente, noi dell'opposizione, anche nella Giunta, abbiamo ravvisato che non sussiste quel legame funzionale che la Giunta ha assunto nei criteri stabiliti per la sua azione rigorosa e quotidiana. Abbiamo ritenuto, quindi, che tra le frasi pronunciate e l'attività funzionale non vi fosse quel nesso necessario ricordato anche oggi dall'onorevole Zaccaria. Non vi è quel legame tipico tra l'attività funzionale extra moenia e quella intra moenia. Riteniamo, quindi, che debba essere dichiarata la sindacabilità.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, data l'ora tarda, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento, che conclude - perché mi piace assumere le mie responsabilità - per l'insindacabilità delle opinioni espresse. Questa è un'ipotesi addirittura scolastica di insindacabilità, perché si tratta di un richiamo sulla separazione delle carriere, e non mi si può dire che questo è un argomento al di fuori dell'agone politico.

PRESIDENTE. Onorevole Consolo, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, noi dell'Italia dei Valori siamo favorevoli alla relazione di minoranza della collega Ferranti, e siamo contrari alla relazione di maggioranza perché, contrariamente a quello che afferma il collega Consolo, non stiamo discutendo di separazione di carriere, ma di un collega che, dopo avere espresso le sue valutazioni in ordine a un procedimento penale, che tra l'altro lo riguardava, in modo del tutto sconnesso da esso, riferendosi a un magistrato nell'esercizio delle sue funzioni, ha detto: «è un personaggio boccaccesco». Si può discutere di separazione di carriere, ma definire qualcuno, semplicemente perché sta facendo il suo dovere e ha emesso dei provvedimenti giudiziari sottoponibili al vaglio e al controllo di tutte le altre autorità, «boccaccesco», a me pare che non abbia nulla a che vedere con l'attività parlamentare.
Non basta: qui non si sta discutendo di separazione di carriere, ma si discute della seguente affermazione che la parte lesa ritiene diffamatoria: «si narra che a Potenza ci fosse una liaison fra lui e una magistrato donna adibita ad altra funzione». Tutto questo non c'entra nulla con la critica a un provvedimento: è un'offesa gratuita a un magistrato, a lui, alla sua famiglia, alla sua sfera personale.
Capisco che in questo modo si superi un provvedimento giudiziario, e mi pare che se dovesse decidere la magistratura su questo tema non avrebbe da trovare soluzioni diverse dalla condanna. Ma che in questo Parlamento, semplicemente perché in questo modo si permette a qualcuno di farla franca, si spacci per attività parlamentare quella che è un'offesa gratuita alla dignità umana di una persona, che prescinde dall'essere o non essere magistrati (vieppiù quando si tratti di un magistrato nell'esercizio delle sue funzioni), è bene che tutto questo resti agli atti come una brutta pagina rappresentata dal voto che questo Parlamento si accinge a dare.

Pag. 83

(Votazione - Doc. IV-quater, n. 3)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n. 3, concernono opinioni espresse dal senatore Maurizio Gasparri, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 381
Votanti 372
Astenuti 9
Maggioranza 187
Hanno votato
280
Hanno votato
no 92).

Prendo atto che il deputato Rampi ha segnalato che si è astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.

(Esame - Doc. IV-quater, n. 5)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Franco Cardiello, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 5).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse da Franco Cardiello, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare, in sostituzione del relatore, il presidente della Giunta per le autorizzazioni, onorevole Castagnetti.

PIERLUIGI CASTAGNETTI, Presidente della Giunta per le autorizzazioni. Signor Presidente, anche in questo caso era stato indicato come relatore l'onorevole Pionati. Apprezzate le circostanze, come suol dirsi, mi rimetto al testo scritto della relazione.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, l'ex deputato Franco Cardiello nell'esercizio delle sue funzioni ha espresso un'affermazione durissima contro un collega candidato, Ferrando, dicendo che per come si stava comportando era come se stesse inneggiando a dieci, cento, mille Nassiriya. Noi crediamo che in materia di insindacabilità si debba riconoscere che questa sia una posizione parlamentare espressa nel dibattito durante la campagna elettorale, nel corso di confronti e scontri politici, che possono essere veri o non veri, ma molto spesso queste affermazioni tra diversi esponenti politici possono essere pronunciate. Per tale ragione, pur non condividendo nel merito le affermazioni di questo genere, riteniamo che esse rientrino nella sfera dell'insindacabilità propria prevista dall'articolo 68, primo comma, della Costituzione, e ci esprimeremo di conseguenza.

(Votazione - Doc. IV-quater, n. 5)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n. 5 concernono opinioni espresse da Franco Cardiello, deputatoPag. 84all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 381
Votanti 375
Astenuti 6
Maggioranza 188
Hanno votato
374
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Nola ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame - Doc. IV-quater, n. 6)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Fabrizio Morri, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 6).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal senatore Fabrizio Morri, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare, in sostituzione del relatore, il presidente della Giunta per le autorizzazioni, onorevole Castagnetti.

PIERLUIGI CASTAGNETTI, Presidente della Giunta per le autorizzazioni. Signor Presidente, di nuovo mi rimetto al testo scritto della relazione.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, Angelo Maria Petroni si lamenta del fatto che il parlamentare Morri nell'esercizio delle sue funzioni, dopo aver letto ciò che è venuto fuori dalle intercettazioni telefoniche disposte regolarmente dalla magistratura e che evidenziavano una rete di contatti tra dirigenti RAI e dirigenti Mediaset che portava a deturpare la naturale concorrenza tra servizio pubblico e servizio privato, ha appunto affermato che il fatto è di inaudita gravità e che è deplorevole che alti dirigenti nonché giornalisti al servizio del padrone dell'azienda concorrente, e Capo del Governo, si mettessero a fare una cosa del genere.
E in seguito ha detto che questa vicenda è tutta qui e che richiede una verifica parlamentare di grande impegno ma anche un'interrogazione. La vicenda Moroni, cioè, aldilà delle dispute giuridiche fa riflettere: se il nuovo vertice voleva e credo voglia cambiare oppure rappresentare l'azionista che ha lavorato per mantenere la rete berlusconiana di cui parlano i giornali oggi. Per tale ragione riteniamo che Morri abbia non solo espresso un giudizio che ha diritto ad esprimere secondo l'articolo 68, primo comma, della Costituzione ma addirittura ha espresso il vero e, quindi, come tale deva essere totalmente accettata la relazione.

(Votazione - Doc. IV-quater, n. 6)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al doc. IV-quater, n. 6 concernono opinioni espresse dal senatore Fabrizio Morri, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizioPag. 85delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti 376
Votanti 373
Astenuti 3
Maggioranza 187
Hanno votato
371
Hanno votato
no 2).

(Esame - Doc. IV-quater, n. 7)

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Maurizio Gasparri, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 7).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal senatore Maurizio Gasparri, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, l'onorevole Paniz.

MAURIZIO PANIZ, Relatore. Signor Presidente, mi riporto integralmente alla relazione scritta che è agli atti.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, personalmente condivido la proposta di insindacabilità perché le critiche che l'allora Ministro Gasparri rivolge dopo l'archiviazione dell'azione penale condotta dal pubblico ministero Woodcock, ritenuta appunto da archiviare, ossia parole del tipo: «è stata spazzata via una farneticante accusa di un giudice irresponsabile di Potenza» ritengo che siano parole del tutto ascrivibili ad un'opinione generale espressa più volte nel merito anche in sede di esercizio della funzione parlamentare. Non ci sono attribuzioni, fatti specifici e determinati. Pertanto ritengo che la posizione dell'onorevole Gasparri sia da ricondursi all'ambito dell'insindacabilità di cui al primo comma dell'articolo 68, come da proposta del relatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Contrariamente alla valutazione dell'onorevole Mantini, noi dell'Italia dei Valori - siamo davvero curiosi di sapere come la pensa il Partito Democratico - riteniamo che quello in questione sia davvero un caso di scuola...

ANTONINO LO PRESTI. Scuola elementare!

ANTONIO DI PIETRO. ...per decidere se e fino a che punto ci si debba pronunciare per l'insindacabilità e si debba utilizzare tale istituto in quest'Aula. Una cosa è l'attività di un magistrato che si conclude con un atto giudiziario, che si può condividere o meno e contro cui si può ricorrere nelle varie sedi; ebbene, gli atti giudiziari sono una cosa, altra cosa è, in relazione ad essi, accusare il magistrato di azione dissennata.
Il magistrato propone un'azione, vi sarà un altro giudice che la valuta, ma definire la sua attività dissennata o farneticante è del tutto fuori luogo. L'aspetto più grave in questa vicenda però è un altro. Il parlamentare Gasparri sostiene di aver attaccato il magistrato per quello che ha fatto e gli rivolge tutta una serie di accuse e inoltre gli dice di voler fare i conti con luiPag. 86in tribunale, in sede giudiziaria: «Faremo i conti in sede giudiziaria». Dopodiché però viene in quest'Aula e chiede l'insindacabilità per non rispondere in sede giudiziaria. È proprio un furbacchione! Dunque chiedo: quest'Aula, a questo punto, rispetto a chi «gioca» in questo modo, fa finta di non vedere o è connivente?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale, come lei giustamente ha detto, ma anche per riportare un po' di verità per il ruolo e il lavoro della Giunta per le autorizzazioni a cui appartengo e anche per le posizioni che abbiamo e ho personalmente assunto.
Vedo qui peraltro anche l'onorevole Ria. In Commissione e nei resoconti risulta: nessuno vedo per l'Italia dei Valori, peraltro, che abbia espresso in Commissione la sindacabilità, perché noi abbiamo cercato di valutare la reazione del deputato Gasparri, ma abbiamo ritenuto che questa reazione fosse non giustificata dagli eventi, soprattutto laddove oltre al «farneticante», si fa riferimento anche a «faremo i conti in sede giudiziaria» e tra l'altro si trattava di un'archiviazione non fatta presso l'ufficio del magistrato Woodcock, come risulta dalla stessa relazione di maggioranza del relatore Paniz. Quindi, il mio voto sarà contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

FURIO COLOMBO. Buon Natale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Voglio unirmi alla collega che ha appena parlato per dire che anche il mio sarà un voto contrario, perché il deputato interessato lo chiede. Sta dicendo, come ha notato l'onorevole Di Pietro e come non ha notato il collega del Partito Democratico che ha parlato precedentemente, «faremo i conti in tribunale»: lasciamogli fare i conti in tribunale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazione - Doc. IV-quater, n. 7)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione la proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al documento IV-quater, n. 7 concernono opinioni espresse dal senatore Maurizio Gasparri, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 367
Votanti 355
Astenuti 12
Maggioranza 178
Hanno votato
296
Hanno votato
no 59).

(Esame - Doc. IV-quater, n. 8)

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla discussione del seguente documento: relazione della Giunta per le autorizzazioni su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Katia Bellillo, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater n.8).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse da Katia Bellillo, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.Pag. 87
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare la relatrice, onorevole Marilena Samperi.

MARILENA SAMPERI, Relatore. Signor Presidente, credo che quella in esame sia l'ultima delle insindacabilità sottoposte alla nostra attenzione. Mi riporto agli atti e anch'io auguro a tutti buon Natale (Applausi).

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo solo per dire che condividiamo l'analisi finale di questa relazione e quindi voteremo a favore.

(Votazione - Doc. IV-quater, n. 8)

PRESIDENTE. Non essendovi richieste di intervento, pongo in votazione la proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al documento 4-quater, n. 8 concernono opinioni espresse da parte di Katia Bellillo, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 363
Votanti 355
Astenuti 8
Maggioranza 178
Hanno votato
347
Hanno votato
no 8).

Prendo atto che il deputato Sarubbi ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
I deputati segretari mi avvertono che per un errore di digitazione il sistema informatico ha registrato come avvenuta una votazione, la numero 37, a cui la Presidenza non ha dato luogo e che quindi dovrà necessariamente figurare come annullata.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Prima di dare lettura dell'ordine del giorno della prossima seduta, permettetemi, onorevoli colleghi, a nome dell'intero Ufficio di Presidenza, di fare a voi e alle vostre famiglie sinceri auguri di buon Natale e di un felice anno nuovo (Applausi).
Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 5 gennaio 2009, alle 16:

Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1197 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 novembre 2008, n. 180, recante disposizioni urgenti per il diritto allo studio, la valorizzazione del merito e la qualità del sistema universitario e della ricerca (Approvato dal Senato) (1966).
- Relatore: Caldoro.

La seduta termina alle 15,10.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO AMEDEO CICCANTI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 1713-B

AMEDEO CICCANTI. Il gruppo Unione di Centro non voterà questa finanziaria 2009 e questo bilancio 2009 e questo bilancio triennale 2009-2011.
Si tratta di una finzione contabile e per di più sulla base di provvedimenti legislativi blindati, che hanno chiuso la bocca all'opposizione e alla stessa maggioranza.

Pag. 88

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO ROBERTO SIMONETTI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 1713-B

ROBERTO SIMONETTI. Andiamo ad approvare in terza lettura i disegni di leggi finanziaria e bilancio 2009 in quanto il Senato ha portato delle modifiche al testo licenziato da quest'Aula. Prima di intervenire in merito alle suddette modifiche voglio ricordare che quest'anno abbiamo affrontato la legge finanziaria e bilancio in modo completamente innovativo rispetto al passato, anche dal punto di vista del voto finale, senza ricorre alla consueta fiducia.
La manovra, stilata in ossequio al DPEF 2009-2013 e al 112, è volta a dare attuazione allo stesso DPEF, insieme ad altri provvedimenti, e al livello di indebitamento netto e rapporto tra debito pubblico e PIL da conseguire nel triennio, raggiunto quest'anno, per la prima volta, attraverso la diminuzione della spesa piuttosto che all'aumento delle tasse.
La manovra si completa con disegni di legge già approvati dalla Camera ed all'esame del Senato, i cosiddetti collegati 1441-bis, ter e quater relativi allo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, l'internazionalizzazione delle imprese, in materia di energia nucleare e di lavoro ed anche il decreto anti crisi, in corso di esame nelle Commissioni V e VI.
Abbiamo concretizzato politiche tese alla riduzione del costo della macchina statale, alla sua efficienza ad una sburocratizzazione e semplificazione.
E tutto questo per la prima volta escludendo dal contenuto le disposizioni di carattere microsettoriale e localistico eliminando norme estranee al contenuto proprio della legge finanziaria, norme che in passato moltiplicavano in modo esponenziale il numero degli articoli e delle spese.
Ma come bene tutti sappiamo, la legge finanziaria risente della crisi economica internazionale. La crisi dei mercati in atto, la diminuzione dei corsi azionari, la minaccia della stagnazione sono la conseguenza di una profonda crisi del sistema capitalistico occidentale.
La crisi dei sistemi finanziari.
Il sistema bancario, dal canto suo, quindi non deve far mancare il credito alle aziende, è un aspetto fondamentale, le banche non possono non erogare sufficiente supporto alle famiglie ed alle imprese, la stretta creditizia è un pericoloso segnale. Il tonfo azionario è dovuto all' esasperazione dell' economia di carta che si credeva sostitutiva dell'economia concreta, del manifatturiero.
L'Europa deve farsi portavoce, quindi, di una difesa delle nostre aziende, delle imprese reali e concrete, che costituiscono la spina dorsale dell'economia nazionale e soprattutto della Padania attraverso un freno alla liberalizzazione commercio da consentirsi solo laddove ci siano garanzie di tutela della proprietà intellettuale, dell'attuazione di normative di tutela dell'ambiente, dei lavoratori e dei consumatori. In caso contrario, l'utilizzo delle barriere doganali non sono certo un ritorno al passato, ma una tutela necessaria delle nostre aziende, del made in Italy.
Modifiche più di rilievo che il Senato ha votato sono: la nullità dei contratti di strumenti finanziari con componenti di derivati stipulati in violazione delle disposizioni da parte degli enti locali; nuove risorse ai comuni svantaggiati confinanti con le Regioni a statuto speciale, ossia ulteriori 22 milioni di euro per ciascuno degli anni 2009 e 2010 e ulteriori 27 milioni per l'anno 2011; nuove norme sul patto di stabilità con i quali si stabilisce che non si applicano le nuove sanzioni per il mancato rispetto del patto per gli enti locali, che hanno rispettato il patto nel triennio 2005 e 2007 e che non hanno aumentato il livello di spesa corrente rispetto alla media del 2005-2007 (escluse spese per adeguamenti contrattuali) se lo sforamento del patto è dovuto ad interventi infrastrutturali, che devono essere autorizzati con decreto del ministero dell'Economia con parere della conferenza unificata. Al Bilancio inoltre l'implemento dei capitoli della missione 5 - ordinePag. 89pubblico e sicurezza per 565 milioni per il 2009 - 543 milioni per il 2010 e 419 per il 2011; maggiori fondi per la competitività e sviluppo delle imprese, incentivazione per lo sviluppo industriale; l'implemento di 120 milioni per la missione 1 istruzione scolastica programma 1.14. In riferimento a questo capitolo si auspica fortemente che il collegamento con il comma 47 dell'articolo 2 della legge finanziaria , in modifica al testo licenziato da quest'Aula, che stabilisce che entro 30 giorni con un decreto del Ministro competente saranno stabiliti i criteri per la distribuzione alle regioni delle risorse finanziarie in oggetto, gli stessi vengano destinati prevalentemente alle istituzioni scolastiche non statali, le paritarie appunto.
Concludo quindi dichiarando il voto favorevole della Lega Nord, perché il provvedimento è coerente con la politica economica ispirata in primis ad un processo di riduzione di spreco e di non razionale utilizzo delle risorse pubbliche, e finalizzata a liberare nuove risorse da destinare alle sentite esigenze delle famiglie e delle imprese, sempre più in difficoltà per l'acuirsi della crisi economica e finanziaria.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI MASSIMO BITONCI E MASSIMO VANNUCCI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 1714-B

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, innanzi tutto vorrei fare una premessa importante, bisogna ricordare come quest'anno affrontiamo la legge finanziaria e il bilancio in modo completamente nuovo rispetto quanto fatto in passato.
Nel nostro caso il DPEF 2009-2013 è stato approvato dal Governo contestualmente al decreto-legge n. 112, che insieme ad altri provvedimenti economici è volto a dare attuazione, allo stesso DPEF e che, in particolare, fissa, il livello di indebitamento netto ed il rapporto tra debito pubblico e PIL da conseguire nel triennio. La manovra economica, per la prima volta è stata approvata, e in maniera lungimirante, prima dell'estate, con una strategia per obbiettivi: ridurre il carico complessivo dello Stato, non aumentare la tassazione; l'efficientamento della pubblica amministrazione anche attraverso il taglio di migliaia di leggi inutili, con un vero e proprio piano di sviluppo industriale.
Inoltre, con l'ulteriore deterioramento della congiuntura internazionale, causato dall' acuirsi della crisi dei mercati finanziari internazionali, il Governo conferma l'obiettivo di indebitamento netto al 2,5 per cento per il 2008; per gli anni successivi si prevede un leggero ritocco, che non dovrebbe comunque compromettere il pareggio di bilancio entro il 2011 previsto.
Con l'approvazione del piano europeo da 200 miliardi e con l'approvazione del piano anticrisi, che è in fase di discussione in commissione Bilancio e Finanze, sono state anticipati importanti misure di sostegno all'economia, un piano che prevede misure di sostegno alle famiglie ed alle imprese, il blocco delle tariffe, controllo dei tassi dei mutui, aumento degli stanziamenti per gli ammortizzatori sociali, una sterilizzazione e revisione degli studi di settore per dare ossigeno alla piccola e media impresa.
In campo internazionale abbiamo visto come l'America ha affrontato senza divisioni interne le scelte di politica economica per il sostegno del loro Paese. E se fosse lo stesso per il nostro Paese? Se il leader dell'opposizione riconoscesse il ruolo fondamentale del Governo? Se i sindacati non inasprissero le tensioni in maniera così demagogica, se i piloti Alitalia pensassero e preservare il loro posto di lavoro e non i privilegi, se il confronto democratico non fosse pervaso da eccessive polemiche atte a delegittimare l'operato di questa maggioranza, ed in questo dovremmo imparare dagli altri Stati, che in periodi di profonda crisi economica unisce i propri sforzi, perché quello che conta non è l'interesse di una parte in contrapposizione con l'altra, ma l'interesse prioritario è il futuro dei nostri figli.
E veniamo agli elementi importanti e positivi presente in questa legge finanziariaPag. 90e di bilancio, di assoluta novità inseriti in seconda lettura al Senato. Un'importante misura che la Lega ha voluto con forza è l'intervento e il rifinanziamento del Fondo per le aree al confine con le Regioni a Statuto speciale. Un fondo che servirà a valorizzare i territori svantaggiati che soffrono della concorrenza delle regioni a statuto speciale.
Questa norma deve essere una norma transitoria - e siamo noi della Lega i primi a dirlo - transitoria nell'attesa del federalismo fiscale. Federalismo che favorirà l'eliminazione di sperequazioni di territori confinanti dove in alcuni comuni del Veneto, per esempio, i cittadini e aziende si spostano e migrano di pochi chilometri per poter usufruire magari di un maggior beneficio fiscale. Poi il comma 48, che introduce un nuovo meccanismo con la modifica del Patto di stabilità, variazione che consente di attivare gli investimenti dei Comuni, e ciò nella situazione attuale è molto positivo. Il comma dispone la non applicazione delle sanzioni previste per il mancato rispetto dello stesso, nel caso in cui il mancato rispetto del patto sia dovuto a spese per nuovi interventi infrastrutturali appositamente autorizzati con un decreto del Ministro dell'economia. Inoltre in sede di prima lettura alla Camera, il bilancio aveva introdotto un taglio per il 2009 per le scuole paritarie, un taglio all'istituzione scolastica non statale per 133 milioni di euro.
Tale riduzione andava a colpire, in maniera del tutto sbagliata, la scuola materna e la scuola elementare, scuole che si trovano nei grandi comuni ma anche nei paesi e su tutto il territorio nazionale, scuole che svolgono un importante ruolo di supplenza e di cui la realtà statale non può fare a meno, scuole che accolgono quasi 750 mila bambini. In sede di seconda lettura al Senato è stato rifinanziato nel programma Interventi in materia di istruzione, con una dotazione di 120 milioni di euro per il 2009, un intervento molto positivo ma che non chiarisce se questi fondi andranno alle paritarie oppure no.
La Lega Nord con apposito ordine del giorno, chiede al Governo che chiarisca la sua posizione: se non fosse così, la diminuzione dello stanziamento potrebbe portare ad un aumento dei costi per le famiglie ed ad un corrispondente aumento delle rette scolastiche, chiediamo inoltre al Governo affinché, nell'arco della legislatura, sia reso possibile il totale raggiungimento della parità scolastica.
E concludo - signor Presidente - il Gruppo della Lega Nord voterà nuovamente a favore di questo disegno di legge.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, Onorevoli colleghi, il disegno di legge di bilancio è impostato secondo la nuova struttura contabile per missioni e programmi, volta a privilegiare il contenuto funzionale della spesa, introdotta con la legge di bilancio 2008.
Esso presenta tuttavia significative novità rispetto allo scorso anno. Siamo infatti di fronte a un disegno di legge il cui processo di formazione è stato sostanzialmente determinato a luglio con il decreto legge 25 giugno 2008, n. 112.
Il processo di programmazione economico-finanziaria è stato dunque anticipato ad un momento precedente a quello previsto dalla legge, così che gli effetti del decreto-legge, approvato prima della presentazione del disegno di legge di bilancio e del disegno di legge finanziaria, risultano pertanto già contabilizzati nel disegno di legge di bilancio a legislazione vigente per l'esercizio 2009 e nel bilancio pluriennale 2009-2011.
L'articolo 60 del decreto-legge n. 112 ha infatti disposto una rilevante riduzione delle dotazioni finanziarie a legislazione vigente per il triennio 2009-2011 delle missioni di spesa di competenza dei vari Ministeri, secondo gli importi indicati nell'elenco n. 1 allegato al decreto-legge.
Oggetto di riduzione sono state anche le risorse derivanti da autorizzazioni legislative di spesa. Con riferimento all'anno 2009, il totale delle riduzioni apportate alle dotazioni del bilancio a legislazione vigente è stato pari ad oltre 8 miliardi di euro, di cui la parte preponderante, più diPag. 916 miliardi, è costituita da riduzioni apportate a spese predeterminate per legge. Ma la riduzione delle risorse a legislazione vigente del bilancio dello Stato opera anche per gli anni successivi, raggiungendo l'entità di 9 miliardi nel 2010, di cui 6,7 miliardi relativi a spese predeterminate per legge, e aumenta fino a oltre 15 miliardi di euro per il 2011, di cui 11,8 miliardi relativi a spese da fattore legislativo.
Inoltre, gli accantonamenti sulle dotazioni di bilancio (pari a circa 4,9 miliardi di euro) disposti dall'articolo 1, commi 507-508, dalla legge finanziaria per il 2007 sono stati trasformati in riduzioni di spesa, in conseguenza della previsione del comma 10 dell'articolo 60 del decreto-legge 112/08.
In sostanza, nell'anno 2009 la trasformazione in riduzioni di spesa degli accantonamenti e gli ulteriori tagli lineari operati dal decreto legge n. 112 determinano una riduzione delle dotazioni delle missioni di spesa pari, nel complesso, a circa 13,4 miliardi di euro.
Questo si realizza senza nessuna distinzione tra spesa «buona», da non comprimere, e spesa «cattiva», da sottoporre, questa sì, a processi di riduzione. Non si ritrova un vero disegno qualitativo di razionalizzazione e di eliminazione di sprechi. Al contrario, l'approccio è esclusivamente quantitativo. Per il raggiungimento di obiettivi di riduzione della spesa sarebbero invece essenziali misure volte ad aumentare l'efficacia e l'efficienza delle strutture pubbliche, in assenza delle quali è altamente probabile che i tagli si rivelino inefficaci, come dimostra l'esperienza del quinquennio 2001-2006 (si ricordino i metodi Gordon Brown, i tagliaspese, ecc). In sostanza si colpisce alla cieca con tagli che o non sono credibili - e allora l'obiettivo di risanamento non sarà raggiunto - o non sono sostenibili e rischiano di compromettere la funzionalità della pubblica amministrazione.
In tal modo si rischia persino di compromettere le possibilità di ripresa. Infatti, i tagli alle spese colpiscono fortemente quantità e qualità dei servizi sociali, riducono pesantemente le risorse per scuola, sanità e sicurezza, rischiano di peggiorare la condizione delle famiglie. Invece, una vera politica di riduzione della spesa pubblica necessiterebbe la ricostituzione della Commissione per completare la spending review ed individuare i programmi di spesa da eliminare e riorganizzare e l'introduzione della centrale unica per gli acquisti nelle pubbliche amministrazioni centrali e in ciascuna amministrazione regionale (con operatività estesa agli enti locali presenti sul territorio regionale).
Sul fronte delle entrate, finali, l'incremento di oltre 8,5 miliardi di euro rispetto alle previsioni assestate per il 2008, è determinato dall'aumento di quasi 10,5 miliardi di euro delle entrate tributarie e dalla riduzione di circa 2.2 miliardi delle entrate extratributarie. L'incremento delle entrate tributarie riguarda, in particolare, per 11,5 miliardi di euro le imposte dirette; a tale incremento corrisponde una diminuzione pari a quasi un miliardo delle imposte indirette.
La diminuzione del gettito delle imposte indirette è in parte ascrivibile ad un minore previsione del gettito IVA per il 2009 (circa 105 miliardi di euro nella legge di bilancio 2008, contro i circa 102 miliardi previsti nel bilancio a legislazione vigente per il 2009).
Tutto ciò trova la sua spiegazione nella politica fiscale portata avanti in questi primi mesi di legislatura dal Governo, con la minuziosa opera di smantellamento delle misure antievasione varate dal precedente Governo, necessarie a raggiungere quell'obiettivo di aumento delle entrate necessario per ridistribuire il carico fiscale riducendolo sui salariati e sui pensionati. A parole il Governo sostiene di volere incrementare i controlli ma poi sopprime l'elenco clienti-fornitori, abroga la tracciabilità dei compensi per i professionisti, aumenta a 12.500 euro (da 5.000) il limite all'utilizzo del contante a fini antiriciclaggio, dimezza le sanzioni già fortemente scontate. Si ritorna alla logica dei condoni, seppure mascherati.
È del tutto evidente la miopia di una scelta del genere.Pag. 92
Siamo di fronte a una crisi che sta sconvolgendo il mondo. Nel 2009, per l'area OCSE è prevista una contrazione di 0,4 punti percentuali (-0,9 per cento per gli USA e -0,6 per cento per l'area euro). In un quadro generale di recessione, l'Italia, come avviene da oltre un decennio, si contraddistingue in negativo. La stima per il Pil italiano per l'anno in corso è -0,4 per cento (+1 per cento per l'area euro), mentre per il 2009 la caduta arriva a -1 per cento. Le conseguenze in termini di minore occupazione sono stimate oltre il mezzo milione, in larghissima maggioranza figure sprovviste di indennità di disoccupazione, ma si tratta probabilmente di previsioni ottimistiche.
Gli ordinativi delle imprese di settori cruciali della nostra economia, del nostro apparato produttivo, sono già crollati del 30 per cento. In altri settori le cose vanno meglio, per fortuna, ma le aspettative sono gravemente cadute e il livello di fiducia tra gli operatori finanziari e del credito resta bassissimo.
Come è possibile pensare allora che la crisi possa avere in sé gli strumenti per superare la crisi stessa?
Non a caso tutti i governi del mondo stanno in questo momento modificando l'orientamento della politica fiscale e di bilancio che avevano deciso durante la stagione estiva in funzione anticiclica. Tutti tranne uno, quello italiano, che nei provvedimenti di bilancio che stiamo discutendo ma anche nel decreto cosiddetto «anticrisi» insiste ossessivamente su un dogma: la manovra di luglio non si tocca, i saldi sono immodificabili.
L'Italia ha bisogno di politiche di bilancio trasparenti, coerenti ed incisive per evitare che la recessione si trasformi in depressione. Questa è la principale ragione di divergenza tra il Partito Democratico e il Governo sul tema della politica fiscale e di bilancio. Noi proponiamo per il 2009 una politica di bilancio anti-ciclica per sostenere la domanda interna ed affrontare alcune emergenze. Il Governo invece finisce con l'operare in maniera restrittiva, nonostante la propaganda. Taglia la spesa in conto capitale e rinuncia alla politica di sviluppo, quando è opinione ormai dominante che sia necessario non soltanto l'intervento delle politiche monetarie e delle banche centrali nazionali, ma anche di adeguate politiche fiscali di segno anticiclico.
La Commissione europea ha presentato il 26 novembre scorso «Il piano europeo di ripresa economica». Esso identifica un insieme di misure volte al sostegno dell'economia reale e si fonda su due pilastri: un immediato rafforzamento del potere d'acquisto delle famiglie, attraverso un pacchetto fiscale dell'ammontare di 200 miliardi di euro (1,5 del PIL dell'Unione), 170 dei quali dovrebbero essere implementati dai paesi membri e 30 dalla Commissione e il rafforzamento della competitività europea, grazie alla convergenza dei governi su una serie di priorità comuni di azioni nell'ambito della Strategia di Lisbona. La Commissione propone che gli Stati membri stanzino, nei bilanci nazionali per il 2009, incentivi finanziari pari complessivamente a 170 miliardi di euro, incentivi tempestivi per poter sostenere la domanda, temporanei, mirati e coordinati.
Ad avviso della Commissione, la concomitanza eccezionale della crisi finanziaria e della recessione giustifica un'espansione di bilancio coordinata nell'UE tale da causare in alcuni Stati membri un superamento del valore di riferimento del disavanzo (3 per cento del PIL).
Invece il Governo è fermo e addirittura presenta un decreto che risponde all'emergenza in atto migliorando i saldi. Miglioramento che però potrebbe rimanere solo sulla carta, vista l'evidente sovrastima dei maggiori introiti da accertamento portati a copertura delle misure onerose, quasi 2 miliardi di euro nel 2009, un importo assolutamente irrealistico, come risulterà evidente a consuntivo.
Ci sono, invece, le condizioni per procedere su un percorso concertato a livello europeo finalizzato alla riduzione delle imposte, che darebbe un immediato sostegno alla domanda interna e alla crescita e avrebbe effetti moltiplicativi significativi. L'intervento non comprometterebbe gli obiettivi di bilancio di medio periodo, inPag. 93quanto stimolerebbe crescita e gettito, non sarebbe alternativo ad altre proposte in campo, orientate a sostenere la spesa in conto capitale, ma è l'unico in grado di produrre effetti nel breve periodo.
Questo approccio, ben diverso e strategicamente più coraggioso di quello messo in campo dal Governo, consentirebbe di migliorare il rapporto deficit/Pil puntando ad innalzare, con la politica di bilancio, lo stesso denominatore (Pil). Invece, il Governo si ostina ad agire esclusivamente sul numeratore. Ecco perché l'effetto sarà quello di avvitarsi in un circuito vizioso che impedirà il raggiungimento dello stesso risanamento. Abbiamo già fatto questa critica più volte in quest'Aula. Ci sentiamo di confermarla ancor di più oggi, alla luce degli avvenimenti che nel frattempo sono intervenuti.
Per tutto questo annuncio il voto contrario del gruppo del partito democratico.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO GIUSEPPE CONSOLO SUL DOC. IV-QUATER, N. 3

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, colleghi, la richiesta (Doc. IV-quater, N. 3), riguardante il senatore Gasparri, già deputato all'epoca dei fatti, il quale chiede l'applicazione della insindacabilità parlamentare da parte della Camera dei deputati ex articolo 68, primo comma della Costituzione - secondo il quale i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse nell'esercizio delle loro funzioni - riapre l'esame di un problema già oggetto di attenta analisi nella XV legislatura.
In detta legislatura si era infatti deciso di approfondire le questioni concernenti l'articolo 68, primo comma, della Costituzione e le relative disposizioni di attuazione di cui alla legge n. 140 del 2003, tenendo ovviamente ben presente la giurisprudenza della Corte costituzionale in materia.
Che il problema dell'interpretazione dell'articolo 68, primo comma della Costituzione esista, lo confermano i centoventi conflitti di attribuzione elevati negli ultimi anni in materia di insindacabilità parlamentare, dei quali circa cinquanta sono stati oggetto di una decisione nel merito: di questi cinquanta soltanto nove hanno visto accolte le ragioni della Camera mentre tutti gli altri sono stati respinti, con il conseguente annullamento della decisione parlamentare che statuiva, appunto, la insindacabilità nelle varie fattispecie portate all'esame della Giunta. Quindi la Camera ha avuto ragione nove volte su centoventi un bel record negativo, non c'è che dire!
È bene ricordare come il problema del conflitto tra Camera ed il giudice delle leggi è abbastanza recente; detto contrasto infatti, inspiegabilmente, non esisteva prima delle sentenze n. 10 e n. 11 del 2000, sentenze che diedero il via ad un nuovo corso sempre più restrittivo per la posizione assunta dalla Camera dei deputati, pur non essendo mutato il precetto costituzionale.
Mi chiedo e chiedo all'Aula, perché questo atteggiamento di colpo così mutato da parte della Corte?
Nelle due citate sentenze si afferma, per la prima volta, che devono ritenersi protette dallo scudo dell'insindacabilità solo quelle manifestazioni di opinione che costituiscano la esternazione del contenuto di atti parlamentari tipici.
Viene quindi richiesta la presenza di quel nesso funzionale tra l'atto parlamentare, quale ad esempio una interrogazione ovvero l'intervento in Aula, e la esternazione delle proprie idee, identiche a quelle espresse alla Camera ma semplicemente divulgate al di fuori della stessa.
Per esservi insindacabilità di opinioni, espresse al di fuori della Camera, sarebbe quindi per la Corte costituzionale necessaria una identità di fondo tra quanto contenuto nell'atto parlamentare e quanto, ma solo successivamente, è bene sottolinearlo, riportato all'esterno, ad esempio durante lo svolgimento della normale dialettica politica (si pensi ad una intervista ovvero ad un comizio).Pag. 94
Questa tesi, ancorché autorevolmente espressa dalla Corte, non mi trova assolutamente d'accordo.
Il problema, colleghi, ed il caso Gasparri ne è la prova provata, non è, a mio avviso, la identità tra l'espressione di idee di contenuto uguale a quelle trascritte negli atti Parlamentari, quanto piuttosto, che dette idee costituiscano l'espressione di una attività politica, una attività per svolgere la quale il parlamentare è stato eletto dal popolo attraverso regolari consultazioni elettorali.
Si pensi, d'altro canto, al dettato dell'articolo 3 della legge 20 giugno 2003 n. 140, laddove espressamente recita: l'articolo 68, primo comma, della Costituzione si applica in ogni caso (sì colleghi, in ogni caso) anche per ogni altra attività di ispezione, divulgazione, critica e di denuncia politica, connessa alla funzione di parlamentare, espletata anche fuori del Parlamento! A lingua chiara non fare, direbbe il Vate, oscura glossa.
Una diversa interpretazione data all'articolo 68, primo comma, della Costituzione, minerebbe quindi la legge ed anche alla radici la libertà di opinione politica, una opinione che spetta, e politica, una opinione che spetta, secondo la volontà dei Costituenti, al parlamentare che svolga attività politica.
Si pensi come la Corte abbia ritenuto fuori cella previsione dell'articolo 68 il caso in cui le opinioni, pur se concernenti espressioni identiche al contenuto di un atto parlamentare tipico, vengano espresse al di fuori del Parlamento in periodo temporale precedente l'atto parlamentare stesso! Ma che senso ha questa interpretazione?
Qualcuno, su questo punto, potrebbe motivarlo ipotizzando il caso del parlamentare che, dopo aver esternato su qualcosa al di fuori dell'Aula, copra le espressioni, magari ingiuriose, con un atto parlamentare tipico.
Ma parimenti, argomentando però a contrario, si arriverebbe alla insostenibile posizione di liceità, secondo l'articolo 68, primo comma, del caso opposto, quello cioè del parlamentare che profferisca espressioni ingiuriose in una interrogazione per poterle ripeterle poi, in modo assolutamente identico ed in periodo ovviamente successivo, al di fuori dell'Aula!
Quando allora le espressioni di un parlamentare possono dirsi realmente insindacabili?
E le espressioni, che da qui ad un attimo esamineremo, usate dal senatore Gasparri lo sono?
A mio avviso ed in sintesi la insindacabilità si applica sempre al parlamentare in caso di espressioni rese all'interno dell'Aula.
Al di fuori del Parlamento, sono parimenti insindacabili le esternazioni che costituiscano espressioni di manifestazione di azione politica, prescindendo dalla modalità di divulgazione della stessa e prescindendo dal nesso funzionale con quanto già espresso in Aula.
In buona sostanza l'attività del parlamentare deve considerarsi in servizio permanente effettivo, prescindendo dal tempo e dal luogo in cui venga espletata.
È quindi il contesto politico a fare presumere l'esistenza di un nesso funzionale che rende insindacabili le opinioni comunque espresse dal parlamentare in corso di mandato.
Tocca quindi alla Camera tutelare, anche, se necessario, attraverso una modifica legislativa, questa prerogativa costituzionale di indipendenza garantita dall'articolo 68, primo comma, della Costituzione, senza che ciò appaia una mancanza di rispetto verso altri organi costituzionali e tanto meno senza che ciò appaia come una sorta di licenza di insulto della quale possano godere i Parlamentari.
A questo ultimo proposito ritengo che il limite di correttezza di espressione al quale il parlamentare debba attenersi per godere dell' insindacabilità, dovrebbe coincidere, anche al di fuori dell'Aula, con quello previsto, in Parlamento, dai regolamenti che, non a caso, vietano l'utilizzo di parole sconvenienti o di espressioni che possano ledere l'onorabilità dei singoli ed il prestigio delle istituzioni.
Difendere la prerogativa di cui all'articolo 6, primo comma, della CostituzionePag. 95significa difendere quella libertà di manifestazione delle idee politiche grazie alle quali gli elettori ci hanno voluto in Parlamento.
In questi casi, parafrasando Voltaire, anche se non approvo sotto il profilo politico ciò che tu dici, difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo!!
E non si può negare che il senatore Gasparri avesse, nelle fattispecie, il diritto di esternare le proprie idee politiche, quando ha affermato di voci «( premettendo un significativo `si narra») di voci dicevo che volevano un magistrato che avesse una «liaison» quindi un legame tra chi svolgeva la funzione requirente e chi svolgeva quella giudicante, un chiaro richiamo quindi alla posizione politica della necessità di separare le carriere.
E queste, colleghi, d'accordo o no che si possa essere, come può negarsi che siano affermazioni politiche?
Ecco il perché non concordiamo con la relazione di minoranza e concordiamo invece con le conclusioni della maggioranza della Giunta e daremo quindi il nostro convinto voto favorevole!

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 1927 - voto finale 423 422 1 212 420 2 62 Appr.
2 Nom. ddl 1928 - voto finale 430 429 1 215 426 3 59 Appr.
3 Nom. ddl 1930 - voto finale 426 426 214 425 1 59 Appr.
4 Nom. ddl 1908 - voto finale 440 439 1 220 439 59 Appr.
5 Nom. ddl 1931 - voto finale 433 433 217 433 59 Appr.
6 Nom. ddl 1714-B - articolo 1 414 403 11 202 313 90 59 Appr.
7 Nom. articolo 2 423 421 2 211 251 170 59 Appr.
8 Nom. articolo 3 428 426 2 214 255 171 59 Appr.
9 Nom. articolo 4 420 418 2 210 254 164 59 Appr.
10 Nom. articolo 5 440 437 3 219 261 176 59 Appr.
11 Nom. articolo 6 433 431 2 216 258 173 59 Appr.
12 Nom. articolo 7 423 421 2 211 254 167 58 Appr.
13 Nom. articolo 8 446 444 2 223 266 178 58 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Votazione annullata Annu.
15 Nom. articolo 9 441 438 3 220 264 174 57 Appr.
16 Nom. articolo 11 444 442 2 222 265 177 57 Appr.
17 Nom. articolo 12 441 439 2 220 263 176 57 Appr.
18 Nom. articolo 14 445 443 2 222 265 178 57 Appr.
19 Nom. articolo 15 446 444 2 223 265 179 57 Appr.
20 Nom. articolo 16 444 442 2 222 262 180 57 Appr.
21 Nom. articolo 17 449 447 2 224 266 181 57 Appr.
22 Nom. ddl 1713-B - em. 2.1 446 446 224 186 260 53 Resp.
23 Nom. em. 2.2 445 445 223 182 263 52 Resp.
24 Nom. em. 2.3 445 445 223 186 259 52 Resp.
25 Nom. em. 2.4 448 446 2 224 183 263 52 Resp.
26 Nom. em. 2.5 456 454 2 228 187 267 52 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 2.7 442 441 1 221 178 263 52 Resp.
28 Nom. em. 2.6 447 447 224 180 267 52 Resp.
29 Nom. articolo 2 459 456 3 229 271 185 52 Appr.
30 Nom. em. 3.1 460 460 231 190 270 52 Resp.
31 Nom. em. 3.2 454 453 1 227 183 270 52 Resp.
32 Nom. articolo 3 462 459 3 230 272 187 52 Appr.
33 Nom. articolo 4 461 459 2 230 271 188 52 Appr.
34 Nom. odg 9/1713-B/6 449 449 225 187 262 51 Resp.
35 Nom. ddl 1713-B - voto finale 449 447 2 224 273 174 50 Appr.
36 Nom. ddl 1714-B - voto finale 455 454 1 228 275 179 50 Appr.
37 Nom. Votazione annullata Annu.
38 Nom. Votazione annullata Annu.
39 Nom. Doc. IV-ter, n. 2-A 353 344 9 173 253 91 49 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 48)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. Doc. IV-ter, n. 3-A 382 375 7 188 292 83 49 Appr.
41 Nom. Doc. IV-ter, n. 5-A 376 374 2 188 369 5 49 Appr.
42 Nom. Doc. IV-ter, n. 6-A - I parte 375 366 9 184 231 135 49 Appr.
43 Nom. Doc. IV-ter, n. 6-A - II parte 378 370 8 186 276 94 49 Appr.
44 Nom. Doc. IV-quater, n. 3 381 372 9 187 280 92 49 Appr.
45 Nom. Doc. IV-quater, n. 5 381 375 6 188 374 1 49 Appr.
46 Nom. Doc. IV-quater, n. 6 376 373 3 187 371 2 49 Appr.
47 Nom. Doc. IV-quater, n. 7 367 355 12 178 296 59 49 Appr.
48 Nom. Doc. IV-quater, n. 8 363 355 8 178 347 8 49 Appr.