XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 15 gennaio 2009

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
le problematiche ambientali sono importantissime, non devono essere sottovalutate né trascurate e una delle principali cause dell'inquinamento atmosferico è costituita dalle emissioni industriali;
i flussi di sostanze nocive e cancerose vengono immessi nell'ambiente provocando danni irreparabili, contaminando le falde freatiche, il sistema vegetale e contribuendo all'impoverimento omeostatico della natura;
malattie degenerative come i tumori dipendono direttamente anche dalla qualità dell'ambiente in cui si vive;
le emissioni, nel territorio della Valle del Mela (Messina), di sostanze inquinanti dalle ciminiere industriali inevitabilmente si depositano ovunque contaminando ogni cosa, e si evidenziano anche macchiando le carrozzerie di alcune automobili. Tali emissioni, si depositano anche nel suolo, infiltrandosi nel sottosuolo e provocano ingenti danni alle falde acquifere e anche all'agricoltura;
alcune ricerche scientifiche hanno rilevato che la costruzione di elettrodotti è poco auspicabile in qualsiasi territorio poiché presuppone la produzione di ingenti quantità di energia elettrica, prodotte lontano dalle strutture che materialmente la utilizzano;
le grosse centrali ad idrocarburi producono un'elevata emissione di gas serra e polveri sottili, dannosissime alla salute dell'uomo e dell'ambiente, che nonostante accurati filtraggi delle emissioni, sono comunque inevitabili;
durante il trasporto una parte dell'energia viene dissipata e quindi si utilizza l'alta tensione di 380 Kilovolt che fa diminuire le perdite e aumentare i rischi di inquinamento elettromagnetico;
nella zona della Valle del Mela in provincia di Messina, in una breve porzione di territorio convivono una raffineria, una centrale termoelettrica, un elettrodotto da 380 Kv ad 80 metri di altezza, una centrale di compressione del Gas Metano (in fase di autorizzazione su richiesta della Snam Rete Gas) e adesso la Terna (gestore della rete elettrica) intende costruire il nuovo elettrodotto, con un collegamento sottomarino fra Sicilia e Calabria;
nel suddetto territorio, malgrado sia sottoposto a decreto ad alto rischio di crisi ambientale, c'è un alto potenziale di carico inquinante, chimico, elettromagnetico di bassa frequenza, acustico e da polveri sottili;
inoltre la Raffineria di Milazzo ospita un impianto denominato LC Fining, in caso di eventi negativi, i danni per l'ambiente e per i cittadini della Valle del Mela e dei comuni limitrofi, sarebbero incalcolabili;
gli interventi più urgenti attesi, considerando il grave disagio socio economico, e la grave condizione ambientale riguardano:
a) l'imposizione di varie forme di tutela per impedire ulteriori insediamenti industriali che vanno ad incrementare il già critico carico inquinante, ovvero l'ammissione di interventi ad emissioni zero;
b) strutturare idonei incentivi, del resto già praticati in alcuni comuni del nord, al fine di favorire altre forme di sviluppo;
c) qualificare strutture sanitarie ad una condizione capace di trattare patologie gravi di cui il principale responsabile è l'ambiente malato;

d) predisporre idonei meccanismi risarcitori per quei portatori di patologie connesse all'ambiente malato -:
se il Governo ed il Ministro interrogato non ritengano opportuno attivare iniziative al fine di limitare i danni ambientali nel territorio della Valle del Mela, già troppo penalizzata, con opportune iniziative che da un lato vanno a compensare le limitazioni ad altre forme di sviluppo e dall'altro a contenere i danni alla salute ed all'ambiente;
se non ritenga necessario porre rimedio a tale indiscriminata realtà con idonei provvedimenti auspicabili tra l'altro per contrastare condizioni avverse ai circa 80.000 residenti, che da molti anni attendono che le istituzioni si ispirino ad una più ordinata gestione del territorio e delle risorse avendo cura di tutelare l'ambiente, la salute, il diritto al lavoro, oltre al patrimonio ed ai valori culturali e paesaggistici che quei luoghi possiedono.
(5-00850)

RONDINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 aprile 2008 «Assicurazione obbligatoria per gli sportivi» ha disciplinato la materia delle assicurazioni obbligatorie degli sportivi dilettanti tesserati con le federazioni sportive nazionali, le discipline sportive associate e gli enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI;
l'articolo 14 del sopraccitato decreto ha sensibilmente modificato le condizioni di stipula delle assicurazioni obbligatorie, disponendo che i soggetti obbligati (federazioni sportive nazionali, le discipline sportive associate e gli enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI) scelgano l'assicuratore attraverso una procedura competitiva alla quale devono essere invitati non meno di cinque concorrenti;
l'articolo 18 del sopraccitato decreto ha stabilito che i soggetti obbligati debbano adeguare i rapporti assicurativi in essere alla data di entrata in vigore del decreto stesso alle disposizioni in esso contenute entro il 31 marzo 2009;
la normale durata temporale della stagione sportiva dei soggetti di cui sopra va dal 1o settembre o 1o ottobre al 31 agosto o 30 settembre dell'anno successivo, e sulla base di questa calendarizzazione vengono effettuati il tesseramento degli atleti e la conseguente assicurazione dei tesserati;
questa discrepanza tra i calendari delle federazioni sportive nazionali, le discipline sportive associate e gli enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI e le scadenze del sopraccitato decreto possono causare difficoltà ai citati soggetti che sarebbero costretti a rivedere i rapporti contrattuali a stagione sportiva in corso -:
se sia intenzione del Governo rivedere la scadenza prevista dall'articolo 18 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 aprile 2008 «Assicurazione obbligatoria per gli sportivi», posticipandola in modo tale da consentire ai soggetti obbligati di provvedere al rinnovo delle stipule delle assicurazioni obbligatorie, secondo le nuove procedure di cui all'articolo 14, in tempistiche funzionali alla normale calendarizzazione della stagione sportiva.
(5-00851)

Interrogazione a risposta scritta:

BELLANOVA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le piogge abbondanti cadute ininterrottamente nelle ultime ventiquattro ore in provincia di Lecce, unite a forti raffiche di vento, hanno causato gravi danni e disagi in gran parte dei comuni salentini dove intere comunità locali sono rimaste per ore isolate;

ad esser stretto nella morsa del prolungato maltempo è soprattutto il Sud Salento ed i comuni maggiormente colpiti risultano essere ad oggi Gagliano del Capo, Andrano, Castrignano del Capo, Patù, Poggiardo, Uggiano La Chiesa, Otranto, Minervino e Bagnolo del Salento;
lo scenario che si presenta in queste ore nei suddetti comuni risulta essere quasi apocalittico: si registrano, difatti, frane, allagamenti su strade e campi coltivati, strade invase dal fango e dai detriti, mareggiate che hanno completamente distrutto strutture pubbliche e private;
inoltre nel comune di Gagliano del Capo si è registrato, sempre a causa dei copiosi eventi atmosferici, il deragliamento di una littorina delle Ferrovie Sud-Est che solo per un caso fortuito non ha generato un vero e proprio disastro;
ai danni precedentemente esposti si aggiungono, peraltro, anche quelli irreversibili subiti dall'intero comparto agricolo -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno intervenire con urgenza per attuare una stima esatta dei danni provocati, nell'intento di intraprendere successivamente le necessarie iniziative per dichiarare lo stato di calamità naturale esteso all'intera zona del Sud Salento al fine di intervenire con tutte le necessarie iniziative per pianificare gli interventi idonei ed utili a garantire la sicurezza dei cittadini.
(4-02038)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

ROSATO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
qualsiasi fondata valutazione sullo sviluppo più auspicabile dello scenario geopolitico comprendente gli Stati della ex Jugoslavia prevede e richiede un rapido ingresso nell'unione europea della Repubblica di Croazia, prodromico a quello degli altri Stati dei Balcani occidentali;
all'ingresso nella UE della Croazia hanno a lungo ostato ragioni connesse con le riforme richieste dal processo di adesione ma soprattutto con le difficoltà della normalizzazione seguita alle recenti guerre balcaniche, e tuttora sembrano frapporsi divergenti esigenze avanzate dalla Repubblica di Slovenia, stato membro della UE;
la legittima aspirazione della Croazia a un ingresso accelerato nella UE, la stessa positiva operosità diplomatica espressa in tal senso dall'Italia - indipendentemente dall'orientamento politico dei governi - la quale fu tra i primi stati a riconoscere l'indipendenza della neonata Repubblica sorta dallo smembramento della Jugoslavia, rischiano di far scivolare definitivamente in secondo piano l'annosa e dolorosa questione dei beni abbandonati dagli esuli;
attraverso la consultazione di centinaia di documenti catastali, l'Unione degli istriani è riuscita a predisporre, e a far pervenire al Ministro degli affari esteri, un elenco aggiornato delle proprietà immobiliari situate nella parte croata dell'ex zona B ancora disponibili, cioè ancora nel possesso dello stato croato o dei diversi comuni del territorio;
l'elenco presentato alla Farnesina contiene il dettaglio delle proprietà immobiliari divise per località e comune di appartenenza, da cui risulta che 487 sono le proprietà ancora libere nel Comune di Buie (Buie, Collalto, Castelvenere, Momiano, Carsette, Cuccibreg, Merischie e Tribano), 115 nel Comune di Cittanova (Cittanova, Businia, Daila e villaggi limitrofi), 375 nel Comune di Grisignana (Grisignana, Piemonte, Terre Bianche, Losari, Villa Gardossi, Vergnacco Cuberton, Castagna, Ceppi, Sterna, Villamorosa e villaggi limitrofi), 336 nel Comune di Umago (Petrovia, Villania, San Lorenzo, Madonna del Carso, Zambrattia, San Giovanni della Cornetta, Salvore) e 98 nel Comune di Verteneglio (Verteneglio, Carigador, Radini, Fiorini e Villanova del Quieto);

si è in attesa della sentenza della Suprema Corte croata, la quale dovrebbe sciogliere almeno in parte la questione della denazionalizzazione dei beni, con la modifica di una norma in seguito alla quale sarebbe esteso anche agli stranieri, quindi, anche agli esuli italiani, il diritto alla restituzione da parte della Croazia -:
se il Ministro degli affari esteri condivida il parere che il completamento del processo di riconciliazione e la definitiva integrazione sociale-culturale-economica di Italia, Slovenia e Croazia sotto l'egida della UE debba essere compiuto anche attraverso l'ascolto, l'interlocuzione e il coinvolgimento delle associazioni rappresentative degli esuli, in primo luogo l'Unione degli istriani, i quali sono ancora in attesa di un atto di giustizia, ancorché morale, che ne risarcisca il sacrificio pagato in nome e per conto dell'Italia uscita sconfitta dalla Seconda guerra mondiale;
se il Ministro degli affari esteri ritenga opportuno, utile e doveroso promuovere l'istituzione di una commissione di studio che valuti le modalità attraverso cui, nel rispetto dei percorsi diplomatici avviati, gli esuli che ne abbiano il diritto, possano ottenere la restituzione dei loro beni, in tal modo offrendo una specifica e qualificata sponda istituzionale cui far giungere istanze e problematiche in materia.
(4-02020)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
si stanno definitivamente concludendo i lavori riguardanti l'alta velocità ferroviaria nel tratto mugellano della tratta Firenze-Bologna;
tale parte della Provincia di Firenze, particolarmente aggredita sul piano ambientale dalle opere di realizzazione operate dal Consorzio CAVET, attende ancora molteplici opere previste per il riequilibrio ambientale e sociale della zona;
a distanza, in alcuni casi, di tredici anni dalla individuazione degli interventi previsti a sostegno dell'equilibrio ambientale e dell'arricchimento infrastrutturale del Mugello, ben poco risulta concretamente realizzato -:
se non si reputi opportuna ed urgente una verifica attenta e doverosa di tutti gli impegni assunti da CAVET nei confronti del Mugello e tuttora non attivati;
se non si reputi opportuno, considerando l'assottigliarsi delle previsioni di risorse da utilizzare nell'area, impegnare CAVET a rivedere integrandole le cifre complessive finalizzate al recupero ambientale ed al sostegno infrastrutturale del Mugello.
(4-02036)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

GRIMOLDI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la società milanese «Redini Lunghe» ha da tempo avanzato la proposta di realizzare un «Museo delle Carrozze e dei viaggi dell'800» all'interno del complesso della Villa Reale di Monza; l'iniziativa ha avuto il benestare della Soprintendenza ai beni ambientali della Lombardia e dei Comuni di Monza e di Milano ed il supporto di varie associazioni di Monza e Milano;
la scelta della Villa Reale si vuole riallacciare alla tradizione ed agli esempi italiani e stranieri che presentano analoghi musei insediati in ville monumentali fuori dalle mura urbane od a palazzi di città;

l'ideale ubicazione per questo museo è proprio la Villa Reale di Monza per diverse ragioni: storicamente rappresenta la villa di villeggiatura della Casa Regnante in Lombardia; gli immobili delle ex scuderie e delle rimesse sono adatti, per tipologie costruttive e continuità storica, ad ospitare ed esporre le carrozze; le dimensioni del fabbricato delle scuderie e delle rimesse è superiore a 2000 mq, ed esso è quindi idoneo a contenere sia le carrozze che gli accessori, il materiale del Museo dei viaggi e quant'altro previsto dal progetto; l'accesso carraio, le altezze, le dimensioni e le caratteristiche architettoniche di tale area sono uniche e non sono reperibili in altri fabbricati, seppur monumentali;
se dovesse essere perduta l'opportunità di insediare il museo presso la Villa Reale, non vi sarebbero che alternative di ripiego, a discapito del valore culturale ed artistico del patrimonio da esporre e della sua contestualizzazione ambientale;
l'importanza di un museo delle carrozze è fondamentale anche per il fatto che questo immenso patrimonio artistico, storico e culturale, è mal conservato e poco conosciuto in Italia; difatti, l'idea del museo nasce dalla constatazione che molte carrozze antiche, di proprietà sia pubblica che privata, venivano irrimediabilmente perdute a causa dell'incuria dei rispettivi proprietari;
Milano è stata la sede di moltissimi artigiani carrozzieri quali Bugatti, Cesare Sala, Francesco Belloni, Pavesi & Crespi, Enrico Orseniga; ciò nonostante molte carrozze fabbricate in Lombardia sono esposte in musei stranieri -:
se il Ministro non ritenga necessario valorizzare questo patrimonio artistico, storico e culturale di immensa importanza, patrocinando l'istituzione del Museo delle Carrozze e dei viaggi dell'800 presso la Villa Reale di Monza.
(4-02035)

TESTO AGGIORNATO AL 27 GENNAIO 2009

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
dai dati in nostro possesso risulta che al 31 dicembre 2008 sono state consegnate 520.000 social card su 1.400.000 previste;
delle 520mila card assegnate, risulta che circa 190mila non avevano alcuna copertura. Per cui le persone povere si sono viste beffate e umiliate quando si sono presentate alle casse dei supermercati per pagare con la «tessera dei poveri» che pure era stata regolarmente assegnata;
è evidente che per ottenere la social card si è voluto sommare troppi requisiti e si è così ridotta drasticamente la platea in modo non equo;
tra le altre cose appare molto discutibile applicare sia l'Isee, che è un parametro familiare che già considera più fonti di reddito compreso il patrimonio, sia il reddito individuale. In questo modo il parametro famiglia viene usato per ridurre e non per ampliare la platea, si tiene conto delle risorse della famiglia ma non del carico. Sotto la dizione «redditi e trattamenti pensionistici» entro i 6000 euro vanno poi ricompresi tutti i trasferimenti compresi quelli esclusi esplicitamente da Isee, vi rientrano quindi gli assegni familiari, l'assegno di 150 euro per gli incapienti, l'indennità di accompagnamento, l'eventuale Tfr. Il reddito di riferimento è quello di due anni prima il 2006, senza che questo abbia una logica e un motivo. Gravissimo ricomprendere tra i redditi anche l'indennità di accompagnamento una vera politica per la non autosufficienza;
inoltre l'anziano ultrasessantacinquenne che nell'anno precedente o nei due anni precedenti la richiesta non ha conseguito alcun reddito rimane escluso dalla

social card. Infatti il riferimento a un soggetto la cui imposta netta risulta pari a zero presuppone che «sia stato prodotto un reddito complessivo anche se, per effetto dell'applicazione delle disposizioni concernenti il calcolo dell'imposta dovuta, l'imposta netta è pari a zero» (Circ. 68/2007 Agenzia delle entrate);
era chiaro e prevedibile sin dall'inizio, anche alla luce di questi criteri, il fallimento dell'intera operazione, tanto che la grande maggioranza delle tessere non sono state nemmeno assegnate;
davanti a questo clamoroso - eppur previsto - fallimento, il Governo avrebbe dovuto cambiare immediatamente impostazione, intervenendo direttamente ed urgentemente a sostegno dei redditi dei pensionati, dei lavoratori con famiglia a carico, dei precari e dei disoccupati, senza altri indugi, senza criteri cervellotici e inapplicabili, senza modalità decisamente umilianti -:
quali siano i dati al 31 dicembre 2008 dell'operazione social card;
quante tessere siano state distribuite;
quante siano quelle effettivamente coperte;
che cosa inoltre intenda fare il Governo per rispondere alla drammatica situazione economica in cui si trovano le famiglie italiane, i precari, gli anziani, i disoccupati.
(2-00269)
«Laratta, Realacci, Gozi, Dal Moro, Gnecchi, Concia, Farinone, Cavallaro, Benamati, Fedi, Motta, Graziano, Ginoble, Marchi, Trappolino, Boccuzzi, Zucchi, Barbato, Binetti, Strizzolo, Berretta, Melis, Bratti, Grassi, D'Antona, Minniti, Villecco Calipari, Laganà Fortugno, Sarubbi, Cesare Marini, Lo Moro, Garofani, Giorgio Merlo, Marchioni, Tidei, Margiotta, Cesario, Velo, Gianni Farina, Miotto, Monai, Misiti, Marco Carra».

Interrogazione a risposta in Commissione:

BOBBA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il comune di Cigliano, provincia di Vercelli, ha una popolazione di 4599 abitanti per una superficie pari a 25,35 chilometri quadrati;
l'unica sede dell'ufficio postale del comune ha manifestato, negli ultimi mesi, diversi disservizi che si sono tradotti in rallentamento del lavoro, lunghe code d'attesa per il pubblico-utente, e l'utilizzazione da parte dello stesso di uffici postali siti in comuni prossimi a quello di Cigliano;
pur essendo riservati al pubblico tre sportelli dell'ufficio postale, uno solo è aperto creando code, che nel periodo natalizio si sono intensificate, lasciando i cittadini in fila anche fuori dalla sede, con temperature invernali al di sotto dello zero;
diverse sono state le lamentele giunte al Sindaco del comune di Cigliano, signor Giovanni Corgnati, il quale pur si è attivato per la risoluzione del problema, contattando la direzione dell'ufficio postale ciglianese, che ha risposto di non avere a disposizione l'organico sufficiente per espletare il lavoro;
l'amministrazione centrale di Vercelli, anch'essa contattata dal Sindaco, ha comunicato di aver preso atto del problema e della risoluzione dello stesso in tempi brevi;
i disagi, a distanza di diversi mesi dalla denuncia dei problemi riscontrati, sussistono ancora;
oltre ai cittadini anche le aziende del vercellese hanno subìto diversi disagi, dovendo scegliere mezzi di comunicazione di tipo privato o preferire altre sedi dell'ufficio postale;
nel sito internet di Poste italiane si legge quanto segue: «Poste Italiane è un servizio pubblico con un'importante funzione

sociale: il Servizio Universale. Presente in tutte le zone d'Italia, ha attivato una rete di 14.000 uffici postali, oltre 200 centri di smistamento per pacchi e corrispondenza, oltre 46.000 addetti al recapito, 2.700 ATM, 38.000 POS, 17 collegamenti aerei quotidiani, oltre 40.000 veicoli.»; e ancora: «Poste Italiane è presenza indispensabile per i cittadini, per le piccole e medie imprese, per le grandi aziende, per le Amministrazioni Pubbliche. Ogni cliente rappresenta una richiesta specifica e un confronto necessario a livello nazionale e internazionale per migliorare i servizi e i prodotti offerti.» (http://www.poste.it/azienda/);
Poste Italiane Spa è partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze per il 65 per cento e per il restante 35 per cento dalla Cassa depositi e prestiti Spa -:
se i ministri interrogati non intendano sollecitare gli organi dirigenti dell'amministrazione di Poste Italiane Spa, al fine di incrementare l'organico richiesto;
se gli stessi ministri non intendano risolvere quanto prima i disagi e i pregiudizi procurati ai cittadini e alle imprese del comune di Cigliano, garantendo che i servizi pubblicizzati siano reali e l'offerta, prima di versare su prodotti commerciali, si incentri su un personale idoneo a rispondere alle richieste dei cittadini.
(5-00843)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERRETTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le istruzioni per l'ottenimento del bonus straordinario per famiglie, lavoratori, pensionati e persone non autosufficienti, predisposto dall'Agenzia delle Entrate, prevedono che «nel caso in cui all'interno dei componenti il nucleo familiare siano presenti figli a carico portatori di handicap ai sensi dell'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104» l'importo del bonus sia pari a quanto previsto dalla lettera g) del comma 3 dell'articolo 1 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185 -:
se non ritenga che le istruzioni per l'ottenimento del bonus straordinario per famiglie, lavoratori, pensionati e persone non autosufficienti, predisposto dall'Agenzia delle Entrate non contravvengano la lettera g) del comma 3 dell'articolo 1 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185;
quali provvedimenti intenda assumere affinché l'importo previsto dalla lettera g) del comma 3 dell'articolo 1 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185 venga attribuito ai nuclei familiari in cui siano presenti portatori di handicap e non solamente ai nuclei familiari in cui siano presenti figli a carico portatori di handicap.
(4-02019)

CRISTALDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il comma 725, dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (finanziaria 2007) stabilisce che «Nelle società a totale partecipazione di Comuni e Province, il compenso lordo annuale, onnicomprensivo, attribuito al Presidente ed ai componenti del consiglio d'amministrazione, non può essere superiore per il presidente all'80 per cento e per i componenti al 70 per cento delle indennità spettanti rispettivamente al Sindaco ed al Presidente della Provincia»;
nei Comuni con un numero di abitanti da 40.001 a 100.000, l'indennità di funzione dei Sindaci ammonta a 4.493,17 euro mensili, come previsto dalle norme della Regione Siciliana. A seguito del disposto del Decreto Assessoriale n. 463 del 29 febbraio 2008 (Regione Siciliana), detti compensi sono stati rivalutati dal 1o gennaio 2004 del 4,6 per cento e dal 1o gennaio 2007 del 3,7 per cento, per cui la misura spettante al Sindaco è pari a 4.817,45 euro mensili. Applicando la percentuale prevista, al Presidente dell'ATO BELICE AMBIENTE della Provincia di

Trapani dovrebbe essere erogata una somma non superiore a 46.247,52 euro annui (pari all'80 per cento dell'indennità del Sindaco);
i Revisori dei Conti del Comune di Mazara del Vallo (Comune facente parte dell'ATO BELICE AMBIENTE), nella loro relazione sul rendiconto annuale, hanno fatto rilevare che le somme erogate per il Presidente dell'ATO BELICE AMBIENTE superano di gran lunga quelle previste dalle norme in vigore, sino ad oltre il doppio del consentito -:
di quali elementi disponga sulla vicenda e se non intenda adottare iniziative di monitoraggio circa il rispetto della normativa sopra indicata, adottando altresì ogni iniziativa, anche normativa, utile ad assicurare il rispetto di tale disciplina in casi quali quelli segnalati in premessa.
(4-02040)

PISO e MURGIA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 17 luglio 2008, è stata presentata dagli Onorevoli Paola Frassinetti e Bruno Murgia, un'interrogazione inerente alla grave condizione lavorativa cui è sottoposto il personale della Coni Servizi Spa;
a tale interrogazione, ad oggi, non è stata fornita alcuna risposta;
dalla presentazione della suddetta interrogazione, ad oggi, non vi è stato alcun miglioramento nel rapporto contrattuale dei dipendenti della Coni Servizi Spa;
continua a sussistere un rapporto contrattuale tra i dipendenti della Coni Servizi Spa e le Federazioni Sportive Nazionali;
dalla data di presentazione della predetta interrogazione è subentrata un'inchiesta dell'arma dei Carabinieri Nucleo Tutela del Lavoro i quali sostengono, che per quanto riguarda la prestazione d'opera del personale della Coni Servizi Spa presso le Federazioni Sportive Nazionali, sia una illecita somministrazione di manodopera;
tale illecita somministrazione di manodopera arrecherà un enorme danno economico alle Federazioni Sportive Nazionali quantificato in diversi milioni di euro -:
cosa intenda fare, nell'ambito delle proprie competenze, per tutelare il patrimonio di professionalità rappresentato dai dipendenti della Coni Servizi Spa e quali provvedimenti intenda adottare nei confronti di coloro che hanno arrecato l'enorme danno economico, derivante dalla inadempienza dei vertici della Coni Servizi Spa, riguardo la predetta illecita somministrazione di manodopera.
(4-02041)

TESTO AGGIORNATO AL 20 GENNAIO 2009

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

COSTA, VITALI e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
Cesare Battisti, ex terrorista, membro del gruppo eversivo dei Proletari Armati per il Comunismo, venne arrestato a Copacabana, in Brasile, il 18 marzo 2007, a seguito di indagini congiunte di agenti francesi e carabinieri del Raggruppamento operativo speciale. In Italia è stato condannato in contumacia all'ergastolo perché giudicato responsabile di quattro omicidi e di varie rapine;
in data 7 gennaio 2009 il quotidiano La Stampa ha pubblicato la notizia secondo la quale il Ministero della giustizia del Brasile sarebbe fortemente orientato a negare l'estradizione in Italia dell'ex terrorista;
secondo il quotidiano torinese, la decisione sarebbe il risultato di fortissime pressioni interne, provenienti dal Partido dos trabalhadores, partito fondato dal presidente

brasiliano Lula e da condizionamenti esterni, sostanziati da lettere di ex terroristi di sinistra italiani, come Toni Negri, il quale, sempre secondo quanto riporta La Stampa, avrebbe inviato una lettera contraria al trasferimento di Battisti, indirizzata direttamente alla presidenza brasiliana;
molti artisti ed intellettuali brasiliani si sono mobilitati negli ultimi giorni scrivendo al Ministro della giustizia Tarso Genro, affinché «non concedesse l'estradizione e, piuttosto, mettesse in libertà Cesare Battisti». Tra le personalità che hanno espresso solidarietà all'ex terrorista ci sono lo scrittore colombiano Gabriel Garcia Marquez; il filosofo francese Bernard Henri Levy e la scrittrice transalpina Fred Vargas;
in data 6 gennaio 2009 alcuni media brasiliani hanno riportato una denuncia dello stesso Battista, secondo il quale il potere economico del governo di destra italiano starebbe complottando per ottenere l'estradizione -:
in considerazione del diniego opposto dal governo brasiliano, quali azioni concrete intenda porre in essere per assicurare alla giustizia italiana un pericoloso terrorista, riconosciuto colpevole di efferati delitti e di sanguinose rapine.
(3-00313)

Interrogazione a risposta in Commissione:

FERRANTI e SAMPERI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
i criteri adottati per la selezione dei componenti della Commissione d'esame per il concorso notarile dovrebbero essere riferiti alla necessità, tra l'altro, che i nominabili non abbiano riportato sanzioni disciplinari e che non siano presenti cause ostative di altra natura;
criteri di trasparenza ed obiettività impongono che la scelta dei membri della commissione esaminatrice non avvenga, da parte del Ministro della giustizia, sulla base di scelte libere e totalmente discrezionali-:
quali siano i criteri che sono stati adottati per giungere alla nomina della Commissione esaminatrice per il concorso notarile indetto con D.D. 10 aprile 2008 e se il C.S.M. abbia autorizzato per i magistrati nominati l'incarico extragiudiziario e se si sia tenuto conto, quale criterio di esclusione dalla nomina, della circostanza dell'aver l'aspirante componente tenuto lezioni in corsi di preparazione al concorso.
(5-00849)

Interrogazione a risposta scritta:

BRIGUGLIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'Associazione di volontariato «Casa di solidarietà e accoglienza di Barcellona Pozzo di Gotto in una nota fa presente che sei internati selezionati dall'equipe di trattamento dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto e visionati dallo Psichiatra del Modulo Dipartimentale di Salute Mentale di Barcellona Pozzo di Gotto (definitivi, non alcooldipendenti o tossicodipendenti, collaboranti per l'assunzione della terapia farmacologica) di diverse regioni (calabri, siciliani, sardi), di diversa età, di diversi ceti sociali (impiegato di ferrovia, tappezziere, pastore, emigrato, imprenditore, analfabeta, diplomato, universitario...), con reati di vario tipo (maltrattamento in famiglia, furto, senza reato, omicidio, pluriomicidio...), con o senza riferimento familiare, con o senza residenza, (perché irreperibile al momento del censimento), con pensione o senza pensione, in regime di libertà vigilata (licenza finale) concessa dalla Magistratura di Sorveglianza, vivono presso l'Associazione di Volontariato «Casa di solidarietà e accoglienza» dopo due, tre, dieci, venti anni di internamento in OPG;
insieme al rappresentante dell'Associazione Padre Pippo Insana che convive a

tempo pieno con loro, a due operatori (quando il Progetto è sovvenzionato), e a volontari che si alternano, i beneficiari del progetto - si legge in una nota dell'Associazione - «vivono come in una famiglia alla pari», e in particolare «curano la pulizia personale e della struttura, collaborano nella gestione della casa secondo le loro capacità: aiutano in cucina, ristrutturano parte dei locali, verniciano gli infissi, aiutano a fare il pane, si adoperano, nel giardino attiguo, a fare piantine ornamentali e aromatiche; coloro che hanno capacità lavorano in cooperativa sociale o saltuariamente, frequentano la biblioteca comunale, vanno da soli dal medico di famiglia, in farmacia, dai carabinieri per il visto settimanale, dal tabaccaio; riattivano la patente di guida e i rapporti con i vecchi amici, si inseriscono nel quartiere (inizialmente sospettoso e ostile)»;
con cadenza settimanale lo Psichiatra e l'Assistente sociale del Modulo Dipartimentale di Salute Mentale di Barcellona Pozzo di Gotto unitamente all'Assistente sociale dell'Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UEPE) e agli operatori dell'Associazione incontrano i ricoverati per fare il punto sul loro percorso sanitario-riabilitativo (evidente appare il loro miglioramento nonostante anni di vita in una istituzione totalizzante e carceraria) e sul possibile reinserimento nel territorio di appartenenza innescando i contatti con la famiglia (quando c'è), con l'UEPE e con gli operatori del Modulo dipartimentale di Salute Mentale di appartenenza;
l'Associazione opera per coinvolgere il Modulo Dipartimentale di Salute Mentale di appartenenza (in precedenza quasi sempre assente) nel formulare un programma sul ricoverato del loro territorio (famiglia dopo la sperimentazione di licenze, comunità e, qualche volta, in una propria abitazione con supporto del Centro diurno);
alcuni operatori del Dipartimento di Salute Mentale collaborano con sollecitudine a formulare il programma (famiglia o Comunità), vengono di persona, anche dalla Sardegna a vedere il loro paziente. «Abbiamo - si legge nella nota - iniziato a gestire simili progetti dal mese di ottobre del 2000 (I progetto: "Verso un libero reinserimento" della durata di 12 mesi rivolto ad internati in proroga e della Sicilia sovvenzionato dal Dipartimento per gli Affari Sociali della Presidenza del Consiglio; II progetto "Verso un Libero reinserimento 2" della durata di 12 mesi sovvenzionato dalla Caritas italiana e dalla Provincia regionale di Messina; III Progetto "Oltre le sbarre" della durata di 24 mesi, sovvenzionato dalla Caritas italiana con la compartecipazione del Comune di Barcellona Pozzo di Gotto; dal maggio 2006 continuiamo a gestire di presunzione, senza alcuna sovvenzione continua, ma con soli contributi saltuari»);
con questi progetti - fa osservare l'Associazione - si è riusciti a dimettere dall'OPG 55 persone, a curarle e a riabilitarle in ambiente diverso dall'OPG e a farle tornare nel loro territorio. «Possiamo testimoniare con i fatti - scrive ancora l'Associazione - la bontà e la fattibilità della Sentenza n. 253/03, che, constatando che l'Ospedale Psichiatrico Giudiziario è carcere e struttura incapace a curare», e quindi, in contrasto con la Costituzione, «consente al giudice, di adottare, in luogo del ricovero in OPG, una diversa misura di sicurezza, prevista dalla Legge (libertà vigilata) idonea ad assicurare adeguate cure dell'infermo di mente e a far fronte alla sua pericolosità sociale»;
secondo la «Casa di solidarietà e Accoglienza» suddetta la stessa Corte Costituzionale, considerando l'OPG incapace a fornire cure adeguate, con la sentenza n. 367/04, consente anche per le 275 persone sottoposte a misura di sicurezza provvisoria e alle 94 persone sottoposte a Casa Cura e Custodia articolo 206 CP (dati del 14 novembre 2006), alcune per lievi reati dal 1999, «...al giudice di disporre, in luogo del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario, una misura di sicurezza non detentiva, idonea ad assicurare alla persona inferma di mente cure adeguate e a contenere la sua pericolosità sociale...»;

l'Associazione, da alcuni mesi, si occupa anche di queste persone sottoposte a misure di sicurezza personali in OPG. Un volontario avvocato avvicina le persone con misure di sicurezza personali dell'OPG (moltissime per «maltrattamento in famiglia»: non debitamente compensato, sta sempre a letto, fuma dovunque e sempre, cerca soldi per tabacco, per alcool, per droga, minaccia, aggredisce, rende difficile la vita alla famiglia ... viene denunciato e internato), instaura un rapporto di riflessione critica tentando di far prendere coscienza del disturbo mentale, della necessità di assumere la terapia, di mostrare disponibilità a collaborare, di accettare, invece dell'internamento in OPG, la Comunità. Lo stesso avvocato volontario si mette a contatto con i familiari e con l'avvocato d'ufficio o incaricato del territorio suggerendo che, dal momento che il soggetto si mostra collaborante, che la sua pericolosità viene considerata scemata (come con cadenza mensile lo stesso OPG comunica al GIP), che esiste la sentenza 367/2004, di collegarsi col DSM per la presa in carico, presenti istanza al GIP per «...disporre in luogo del ricovero in OPG, una misura di sicurezza non detentiva prevista dalla Legge (libertà vigilata in Comunità o in famiglia) idonea ad assicurare alla persona inferma di mente cure adeguate e a contenere la sua pericolosità sociale»;
diversi GIP hanno accolto le istanze degli avvocati ed hanno disposto misure alternative all'OPG, come propone la Sentenza della Corte Costituzionale, che pone il problema della «capacità a curare dell'OPG in quanto - denunciano Padre Insana e la sua Associazione - l'OPG, nonostante gli sforzi dei Direttori, resta un carcere, è retto dalle leggi carcerarie (come precisa una recente circolare dell'Ufficio di Trattamento dell'Amministrazione penitenziaria);
manca il personale qualificato (agenti di polizia penitenziaria e «infermieri penitenziari»). Sono assenti i tecnici della riabilitazione, quasi completamente assenti gli psicologi; gli educatori sono impegnati quasi esclusivamente nel fare relazioni; gli psichiatri, consulenti, non garantiscono la continuità di presenza, sono quasi sempre assenti nelle riunioni d'equipe;
mancano i farmaci (per i continui tagli amministrativi) per cui si interrompe una terapia che dava buoni risultati;
manca l'igiene personale e dell'ambiente;
manca l'abbigliamento;
mancano gli sgabelli e le sedie e si è obbligati a mangiare a letto;
è insufficiente il cibo (2 euro al giorno);
molti ricoverati restano abbandonati, senza relazioni significative, sempre a letto, nonostante il regolamento che parla di uso della stanza solo per dormire;
mancano interventi specifici significativi per alcoolizzati, per tossicodipendenti, per insufficienti mentali;
è evidentemente ingiusto subire per anni proroghe della misura di sicurezza per l'assenza di interventi dei DDSSMM;
l'OPG continua a fare uso del letto di contenzione;
le persone inferme di mente internate più problematiche vengono continuamente trasferite da un reparto a un altro, non affrontando, così, un serio e impegnativo intervento sanitario;
si ripetono trasferimenti selvaggi di gruppi di persone inferme di mente internate da un OPG ad un altro, interrompendo i percorsi iniziati per la dimissione, rendendo più difficili i rapporti coi familiari e coi DDSSMM di appartenenza, procurando nuove proroghe della misura di sicurezza;
non danno risultati le Commissioni, i Seminari, i Convegni proposti nel tempo

dai Ministeri della Giustizia e della Sanità per dare risposte più significative per le persone internate;
non è stata approvata una Legge per il Superamento dell'OPG, e la spesa per ristrutturazione di ulteriori reparti o l'aggregazione di un reparto femminile a Barcellona Pozzo di Gotto;
la Corte Costituzionale con le due sentenze n. 253/03 e n. 367/04, non ha inteso dare una definitiva risposta alla problematica dell'OPG, ma solo dare una risposta più adeguata, più umana, più civile, più consone ai dettati della Costituzione per le persone inferme di mente ree che hanno diritto ad una dignitosa cura e che non è giusto che paghino con una vita carceraria senza fine la mancanza di una Legge che provveda al definitivo superamento dell'OPG;
l'Associazione di Volontariato «Casa di Solidarietà e Accoglienza», mentre continua le attività a favore dei ricoverati dell'OPG e dei loro familiari all'interno dell'Istituto (cene di reparto, animazione sportiva e ricreativa, gestione di sagre) e soprattutto all'esterno (progetti innovativi, licenze d'esperimento con o senza famiglia, gite, vacanze, opportunità di appoggio per internati con articolo 21 per lavoro o corsi e per semiliberi) dichiara la disponibilità a collaborare con quanti si adoperano per l'attuazione delle Sentenze della Corte Costituzionale e per il Superamento definitivo dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario. Lo crede un impegno per un paese che ama chiamarsi civile e che lotta realmente al superamento dei contenitori dell'abbandono e privilegia percorsi di inclusione -:
quali iniziative e provvedimenti intenda adottare per fare fronte alla situazione sopra riportata.
(4-02018)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
la Tirrenia, con le sue controllate regionali Siremar, Caremar, Toremar e Saremar, ha esercitato un servizio pubblico di cabotaggio marittimo per le isole minori italiane in base a specifiche convenzioni scadute il 31 dicembre 2008;
la legge finanziaria per il 2007 (legge 27 dicembre 2006, n. 296) all'articolo 1, comma 998, ha predisposto la stipula di nuove convenzioni tra lo Stato e le società di cui sopra, con scadenza non anteriore al 31 dicembre 2012, al fine di predisporre e completare il processo di liberalizzazione del settore di cabotaggio marittimo privatizzando le società esercenti i servizi di collegamento essenziali;
il comma 999 prevede, nelle more della stipula delle suddette convenzioni e della verifica della loro compatibilità con il regime comunitario, l'applicazione delle convenzioni attualmente in vigore;
in data 18 giugno 2008, il Consiglio dei ministri nel Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2009-2013, ha confermato la volontà di attuare il processo di privatizzazione della Tirrenia;
il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, all'articolo 57, ha attribuito alle Regioni le funzioni in materia di servizio pubblico di cabotaggio marittimo, che si svolgono all'interno del loro territorio, stabilendo, al comma 2, che le risorse attualmente previste nel bilancio dello Stato per il finanziamento dei contratti di servizio pubblico di cabotaggio marittimo sono, altresì, destinate alla compartecipazione dello Stato alla spesa sostenuta dalle Regioni per l'erogazione di tali servizi;

lo stesso decreto, al fine di snellire l'iter procedurale per la privatizzazione, ha disposto la soppressione dell'obbligo per il Governo, sancito all'articolo 2 comma 192, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, di presentare alle competenti Commissioni parlamentari, preventivamente alla privatizzazione, il piano industriale della Tirrenia, ai fini dell'espressione del relativo parere;
l'articolo 57 del decreto sopra citato ha stabilito anche la cessione gratuita delle società regionali controllate dalla Tirrenia alle rispettive Regioni di competenza, su richiesta delle stesse, da effettuarsi entro 120 giorni dall'entrata in vigore del suddetto decreto;
il Consiglio dei ministri ha deliberato, nella seduta del 6 novembre 2008, la definizione dei criteri per il passaggio in mano privata della Tirrenia che avverrà in tempi non brevi, quindi lo stesso Governo avanzerà alla Commissione europea una richiesta di proroga dell'attuale convenzione con l'impegno di arrivare alla dismissione della società entro il 2009;
per quanto sopra il Ministero dell'economia e delle finanze vista la complessità dell'operazione ha chiesto alla Commissione europea il mantenimento dell'attuale sistema regolatorio fino alla data del 31 dicembre 2009;
l'Unione europea, che sollecita e sovrintende al processo di privatizzazione, ha riconosciuto nel Trattato di Amsterdam la possibilità di una deroga per le realtà insulari e periferiche: in particolare, con riferimento all'articolo 158, la Conferenza intergovernativa ha approvato la dichiarazione n. 30 sulle regioni insulari, allegata al Trattato, nella quale si riconosce che queste realtà soffrono, a motivo della loro insularità, di svantaggi strutturali il cui perdurare ostacola lo sviluppo economico e sociale;
alla luce degli orientamenti comunitari in materia di aiuti di Stato ai trasporti marittimi, si è definito che «un obbligo di servizio pubblico può essere imposto per garantire servizi regolari verso porti che collegano regioni periferiche della Comunità o rotte poco servite e considerate vitali per lo sviluppo economico delle regioni interessate, nei casi in cui il libero gioco delle forze di mercato non garantirebbe un sufficiente livello del servizio»;
mediante l'osservanza di questi obblighi si mira a garantire il rispetto del principio di continuità territoriale e un livello sufficiente di servizi regolari di trasporto verso le isole minori, in modo da soddisfare le esigenze di sviluppo economico e sociale di queste ultime;
in ragione di ciò, la Commissione europea ha chiaramente affermato che il sistema di convenzioni pubbliche ai vettori marittimi può giustificarsi soltanto in riferimento a quelle linee, come quella relativa ai collegamenti con le isole minori, in cui il servizio non può essere svolto adeguatamente da imprese private;
secondo la giurisprudenza comunitaria, per aver diritto alla compensazione, gli obblighi di servizio pubblico devono essere fissati in anticipo e con precisione dalle autorità pubbliche, senza lasciare - all'impresa incaricata del servizio la libertà di determinare il numero delle frequenze da operare, ovvero di decidere autonomamente se le convenga o no prestare tale servizio in funzione del mercato;
in virtù del vigente quadro normativo i servizi di collegamento marittimo con le isole minori «debbono assicurare il soddisfacimento delle esigenze connesse con lo sviluppo economico e sociale delle aree interessate, ed in particolare del Mezzogiorno» (articolo 8, comma 1, della legge 20 dicembre 1974, n. 684);
«il numero delle linee, la periodicità dei collegamenti ed il tipo di naviglio debbono essere adeguati a soddisfare le esigenze di mobilità dei cittadini, contribuendo a promuovere lo sviluppo socio-economico di ciascuna isola» (articolo 3 della legge 19 maggio 1975, n. 169);
le modifiche delle convenzioni vigenti sono ammesse solo quando «per esigenze

economiche e sociali si ravvisi la necessità di migliorare il servizio» (articolo 4, comma 2, della legge n. 169 del 1975);
le isole della regione Sicilia, tutte abitate per l'intero anno, collocate in zone decentrate del Paese, hanno il diritto ad avere garantiti alcuni servizi essenziali per la loro sopravvivenza civile e sociale, in primis quelli di collegamento marittimo;
allo stato attuale non esistono le condizioni per garantire un'attività di cabotaggio di natura privatistica e rimane pertanto necessario, un sostegno pubblico a questo servizio decisivo sia per la qualità della vita dei cittadini sia per lo stesso sviluppo socio-economico delle isole siciliane;
il principio della continuità territoriale e la domanda di mobilità dei cittadini delle isole minori siciliane, a garanzia del soddisfacimento dei bisogni primari del cittadino (salute, istruzione, sicurezza, giustizia, lavoro), è stabilito dall'articolo 3 della Costituzione e dal trattato di Amsterdam;
non esistono le condizioni per garantire un'attività di cabotaggio di natura privatistica, tanto che anche gli operatori privati attualmente presenti sul territorio, nonostante operino su tratte commercialmente appetibili, riescono a garantire il servizio soltanto grazie ad un sostanzioso contributo pubblico, erogato dalla Regione Siciliana;
il collegamento Eolie-Napoli rappresenta da quasi un secolo il sostegno e lo sviluppo socioeconomico delle popolazioni dell'intero arcipelago e di alcune comunità che sono cresciute nella consapevolezza di tale collegamento;
attraverso programmi di finanziamento e sviluppo comunitari (488, patti territoriali eccetera), gli imprenditori isolani hanno sostenuto notevoli investimenti per la realizzazione di strutture turisticoricettive e commerciali che presuppongono il miglioramento dei servizi di collegamento esistenti al momento in cui tali investimenti sono stati pianificati ed attuati;
la disastrosa gestione degli ultimi anni (soprattutto quella relativa agli anni 2007 e 2008) da parte della Siremar ha portato alla soppressione di diverse linee di aliscafi e navi procurando disagi notevoli a cittadini e visitatori delle Isole Eolie, tra i quali la soppressione parziale, da circa due mesi, delle linee C6 e C2, alcune delle quali rientrano tra quelle previste dal piano della protezione civile per i casi di evacuazione degli abitanti delle isole in caso di rischio sismico legato all'attività vulcanica;
i servizi appaltati, con contratto quinquennale, ai vettori privati N.G.I. e Usticalines sono ad integrazione di quelli erogati dalla Siremar, a supporto dello sviluppo socio-economico e (nel caso della N.G.I.) per poter assicurare il trasporto di carburante e merci pericolose;
i collegamenti erogati dai vettori privati hanno dimostrato in diverse occasioni di non essere sufficienti ed in grado di garantire i servizi nei termini previsti;
la Siremar ha annunciato un taglio dei collegamenti marittimi a partire dal 14 gennaio 2009;
tale annuncio ha creato grande allarmismo e preoccupazione tra gli abitanti delle isole siciliane; numerose le iniziative di protesta promosse dalle amministrazioni locali che hanno avuto luogo; anche i sindacati, si sono mobilitati per difendere ben 500 posti di lavoro a rischio;
l'8 gennaio 2009 il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, ha incontrato l'assessore regionale ai Trasporti della Regione Siciliana, Titti Bufardeci, ed i sindaci delle Isole Eolie, Egadi, di Pantelleria ed Ustica;
in tale incontro il Ministro Matteoli ha annunciato - così come ripreso dalle agenzie di stampa - che chiederà alla Siremar di mantenere i collegamenti con le isole minori in attesa che un tavolo

tecnico di cui faranno parte dicastero, Tirrenia, Regione Siciliana e sindaci, convocato per il 20 gennaio, troverà una soluzione definitiva;
sempre in riferimento all'incontro sopra citato il Vice presidente della Regione siciliana e assessore ai Trasporti, Titti Bufardeci, ha dichiarato (ANSA dell'8 gennaio 2009): «Il Ministro Matteoli ha assicurato che garantirà, in sede comunitaria, la proroga. Le risorse per garantire i servizi sono disponibili. Si tratta di 46 milioni di euro, somme aggiuntive che il Ministro Matteoli farà in modo che vengano assegnate alle esigenze dei servizi per le isole minori prima che ad altre destinazioni. Una scelta logica, anche tenuto conto che si tratta di risorse attinte dai Fas, i fondi aree sottoutilizzate, e quindi destinati alla regione»;
in data 10 gennaio 2009 il quotidiano La Sicilia ha pubblicato un articolo-intervista al Sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega al Cipe, Gianfranco Miccichè - dal titolo «Strategia del pistacchio. Miccichè va all'attacco» - nella quale il sottosegretario dichiara, con riferimento al Ministero dell'Economia, che: «Non più tardi di due mesi fa, è stata prelevata una cifra enorme per evitare il fallimento della Tirrenia. Ieri, è stato detto no al prelievo di 46 milioni di euro per finanziare i collegamenti Siremar con le isole minori. Non hanno capito che in queste isole ci sono degli abitanti e che non sono dei villaggi turistici» -:
se non intenda assumere con urgenza opportune iniziative al fine di garantire il principio di continuità territoriale e la domanda di mobilità dei cittadini delle isole minori siciliane volta ad assicurare il soddisfacimento dei bisogni primari salute, istruzione, sicurezza, giustizia e lavoro nonché lo sviluppo di territori la cui economia si basa in larga parte sul turismo;
se non ritenga altresì opportuna la partecipazione del Ministero dell'economia al tavolo tecnico previsto per il 20 gennaio prossimo;
se non intenda riconoscere la perifericità alle isole minori della Sicilia affinché esse possano così accedere agli aiuti di Stato, come espressamente previsto dalla normativa europea in questi specifici casi;
se non intenda recuperare quanto previsto dalla legge 296 del 27 dicembre 2006 che, al comma 998 dell'articolo 1, prevedeva il rinnovo della convenzione con la SIREMAR sino al 31 dicembre 2012;
se non intenda in particolare considerare la tratta Eolie-Napoli come trasporto pubblico locale al pari dei collegamenti con Milazzo;
se risponda al vero quanto dichiarato dal Sottosegretario Miccichè in merito al diniego espresso dal Ministro dell'Economia circa l'assegnazione di 46 milioni di euro, attinti dai fondi Fas, per i servizi alle isole minori;
se non intenda infine provvedere alla scorporo di Siremar da Tirrenia e la contestuale costituzione di una nuova società, come avvenuto nei giorni scorsi nella regione Campania.
(2-00270)
«Siragusa, Antonino Russo, Picierno, Calearo Ciman, D'Antoni, Melandri, Burtone, Trappolino, Cardinale, Fontanelli, Pizzetti, Sani, Tocci, Fadda, Duilio, Touadi, Esposito, Pierdomenico Martino, Madia, D'Alema, Pes, Fassino, Sbrollini, Genovese, Berretta, Causi, Samperi, Peluffo, Mogherini Rebesani, Levi».

Interrogazioni a risposta scritta:

HOLZMANN. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la situazione di difficoltà delle Ferrovie risente, tra l'altro, della fatiscenza di figure contrattuali che sono ormai desuete e che irrigidiscono i profili professionali rendendo meno flessibile l'impiego del personale. Tale situazione non consente

una competitività alla pari con altre aziende che, con altri tipi di contratti del personale, hanno minori costi e maggiore duttilità nell'impiego del proprio personale che può essere utilizzato in attività diverse, cosa che non è possibile realizzare nelle Ferrovie. Il risultato finale è una scarsa capacità delle Ferrovie di competere con i suoi concorrenti. Attualmente la concorrenza è ancora poco presente ma è prevedibile che nei prossimi anni si concretizzerà una vera e propria invasione di operatori nazionali e stranieri e si potranno determinare serie difficoltà per le Ferrovie dello Stato e per le società controllate, in primo luogo Trenitalia;
il Governo ha giustamente difeso Alitalia, compagnia di bandiera, ma rischia di vedersi sottrarre importanti quote di mercato sul trasporto ferroviario che dovrebbe assumere nei prossimi anni un'importanza sempre maggiore;
nello specifico da informazioni assunte risulterebbe che i macchinisti percepiscono retribuzioni assai più elevate di altre categorie di dipendenti delle Ferrovie e comunque mediamente più alte, di circa il 30 per cento, rispetto ai contratti degli autoferrotranvieri. Si sostiene addirittura che siano i meglio pagati in Europa e, consta all'interrogante, che le ore settimanali previste dal contratto siano 36, comprese le ore di riposo per chi deve dormire fuori sede;
ovviamente la soluzione non è quella di ridurre retribuzioni o aumentare immediatamente l'orario di lavoro; si tratta di un problema complesso che va visto nell'ottica di rendere competitive le nostre ferrovie abbassando i costi, contrattando con i sindacati la riduzione di privilegi ed una maggiore aderenza alle retribuzioni delle altre aziende;
la concorrenza francese e tedesca che a breve si affaccerà in Italia, sta già spingendo le Ferrovie dello Stato a drastiche riduzioni di personale, si parla già di 20.000 posti in meno. Queste sono solo le prime conseguenze di una situazione che non può più essere gestita conservando situazioni di privilegio garantite da un sistema di monopolio che sta per terminare;
un altro fattore di costo è costituito dall'obbligo per il capotreno di affiancare il macchinista, quando sui treni gestiti da altre società che circolano liberamente in Italia, esiste già «l'agente solo», ovvero soltanto il macchinista. Allo stesso modo si potrebbero risparmiare altri costi se le stazioni venissero attrezzate con tornelli o sistemi di controllo automatici come quelli in uso sulle metropolitane di tutto il mondo, eliminando i controlli dei biglietti sulle vetture ferroviarie -:
se le Ferrovie dello Stato, la holding che controlla anche Trenitalia e Cargo, abbia intenzione di rivedere le obsolescenze contrattuali per recuperare competitività e, in prospettiva, garantire gli attuali posti di lavoro.
(4-02022)

HOLZMANN. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le ferrovie austriache e tedesche si sono dotate da tempo di locomotori politensionati mentre le Ferrovie hanno acquistato nuovi locomotori monotensionati e quindi non in grado di essere impiegati all'estero con conseguente allungamento dei tempi dei treni che varcano il confine ai quali vanno sostituite le motrici;
il ricondizionamento delle nuove motrici comporterebbe costi elevatissimi e quindi improponibili -:
quali ragioni tecniche abbiano portato le Ferrovie a scegliere locomotori monotensionati con le conseguenze che inevitabilmente ne deriveranno.
(4-02023)

HOLZMANN. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
esiste un progetto, denominato «100 stazioni», anche se in realtà le stazioni dovrebbero essere 104, che prevede la

ristrutturazione delle stazioni e l'inserimento di attività commerciali che consentirebbero di rivitalizzare luoghi che sono spesso sottoutilizzati, garantendone anche il controllo visivo e determinando nuovi introiti per le Ferrovie -:
per quali ragioni questo progetto non sia ancora decollato e molte stazioni risultino tuttora fatiscenti e prive di quei comfort che un moderno passeggero si attenderebbe di trovare in una stazione ferroviaria.
(4-02024)

DIMA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Crati è il fiume più importante della Calabria per ricchezza d'acque (26 mc/sec alla foce), lunghezza (91 chilometri) e superficie del bacino idrografico (2.440 chilometri quadrati);
ha origine dalle pendici occidentali dell'altopiano della Sila, intorno ai 1.650 metri di altezza; scende, con andamento ripido, verso la città di Cosenza dove raddoppia le sue dimensioni grazie alla confluenza del fiume Busento; prosegue verso la piana di Sibari dove riceve l'ultimo affluente, il fiume Coscile; sfocia nel mar Ionio, nel territorio del Comune di Corigliano Calabro (Cosenza);
il Crati, pur a fronte di una discreta portata media annua di 26 mc/sec, è un fiume dal regime spiccatamente torrentizio che alterna forti e spesso disastrose piene invernali (l'ultima recentissima è del dicembre 2008) a marcate magre estive;
questo fiume versa in un evidente stato di abbandono e di incuria che non fa altro che aumentare il rischio di sue esondazioni o tracimazioni come, tra l'altro, già avvenuto lo scorso mese di dicembre quando, a causa delle abbondanti piogge che sono cadute sulla provincia di Cosenza, è uscito dagli argini a Bisignano (Cosenza), nella zona del Campagnano di Rende (Cosenza) e nel territorio del Comune di Corigliano Calabro (Cosenza), provocando allagamenti che hanno gravemente danneggiato abitazioni, manufatti privati e pubblici e colture o come avvenuto proprio in questi giorni quando la forza del fiume ha gravemente danneggiato il ponte «Crati» nel Comune di Terranova da Sibari (Cosenza) che collega questo Comune con il versante jonico della Sibaritide, provocandone la chiusura al traffico e determinando l'isolamento di questa comunità;
da anni, ormai, si registra la mancata attuazione di un organico piano di messa in sicurezza e di manutenzione ordinaria e straordinaria dei suoi argini nonché di pulizia regolare del suo letto finalizzata ad evitare l'accumulo di quantità significative di materiale alluvionale che limiterebbero il deflusso ordinario delle sue acque;
a questo problema si aggiunge anche quello, altrettanto importante; dell'inquinamento tanto è vero che, nel corso degli ultimi anni, sono stati riscontrati fenomeni allarmanti quali la moria di numerose specie ittiche che evidenziano che per questo fiume si deve parlare di vera e propria emergenza ambientale, probabilmente legata al fatto che attraversa aree sulle quali insistono insediamenti abitativi consistenti, come quelli delle città di Cosenza e Rende, e molteplici insediamenti agricoli ed industriali che potrebbero in maniera incontrollata scaricare reflui non depurati, provocando i relativi danni ambientali -:
quali interventi il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e quello dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intendano, anche tramite le competenti autorità di bacino, adottare per far fronte alla situazione evidenziata, al fine di prevenire eventi che potrebbero comportare nuove situazioni problematiche nella gestione delle piene e dell'inquinamento ambientale.
(4-02029)

HOLZMANN. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
esiste un progetto per lo spostamento della stazione ferroviaria di Bolzano al fine di realizzare una speculazione edilizia sui terreni che eventualmente si renderebbero liberi;
tale progetto determinerebbe l'allontanamento di alcune centinaia di metri della stazione rispetto all'attuale arrivo nel centro della città e per i moltissimi pendolari si renderebbero necessari i tappeti mobili che nelle ore di punta difficilmente riuscirebbero a smaltire celermente la grande massa di passeggeri in arrivo;
tale progetto non è secondo l'interrogante certo a favore del trasporto ferroviario che verrebbe decentrato, tuttavia è possibile ridurre l'areale ferroviario ed eventualmente vendere le ampie superfici non utilizzate, per realizzarvi centri commerciali o uffici, pubblici o privati -:
se le Ferrovie intendano dare priorità al trasporto ferroviario garantendo l'attuale vicinanza dei binari al centro della città, chiarendo quali siano le priorità che si sono evidenziate, le scelte che verranno adottate e le relative tempistiche.
(4-02030)

...

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

DE CORATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 21 dicembre 2008 alle ore 18.30, un gruppo di ragazzi incappucciati, presumibilmente del centro sociale La Pergola di Milano, hanno steso sull'asfalto del centro cittadino, in via De Castillia, uno striscione con la scritta: «Alexis vive, sbirri maledetti». E poco dopo al centro della rotatoria di Largo De Benedetti, in prossimità della suddetta via, gli incappucciati hanno incendiato alcuni copertoni d'auto, sbarrando la strada con alcuni new jersey in plastica (di quelli che si usano per i cantieri stradali) e bloccando il traffico cittadino;
lo scorso 3 gennaio 2009 aderenti dei centri sociali di Milano, infiltrati in un corteo di islamici Pro Hamas, hanno sequestrato per ore il centro cittadino; hanno sfondato i cordoni delle Forze dell'Ordine insieme ai musulmani, concludendo il corteo senza autorizzazione in piazza Duomo; hanno incitato all'odio contro lo Stato di Israele e hanno pilotato la preghiera verso la Mecca avvenuta in piazza Duomo;
lo scorso 12 gennaio 2009 alcuni aderenti ai centri sociali, tra cui La Panetteria Okkupata e il Cantiere, si sono scontrati con le Forze dell'Ordine per impedire una manifestazione pro Israele al Teatro Strehler di Milano;
questa situazione è inaccettabile posto che, secondo l'interrogante, i frequentatori di alcuni centri sociali sono alla perenne ricerca di occasioni per sobillare le piazze: consta all'interrogante che sia accaduto lo scorso giugno con gli inutili tentativi di sollevare i rom di Triboniano, lo scorso settembre con gli extracomunitari per il caso del ragazzo di colore morto a sprangate in via Zuretti a Milano, lo scorso ottobre con gli studenti per la riforma della scuola e ora con gli islamici pro Hamas -:
se a seguito del grave episodio accaduto in pieno pomeriggio, in una zona centrale della città, gli autori siano stati identificati e denunciati posto che, pare, i responsabili frequentino il centro sociale La Pergola;
se si intendano assumere iniziative con riferimento alla decina di centri sociali presenti a Milano, che, secondo l'interrogante, alimentano violenza, provocano disordini, e che occupano abusivamente aree pubbliche o private, anche da svariati decenni, a tutela dell'ordine pubblico.
(3-00314)

Interrogazioni a risposta scritta:

DIMA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi mesi, nel Comune di Corigliano Calabro (Cosenza), alcune aziende agrumicole sono state oggetto di attentati intimidatori di una gravità inaudita;
in particolare, la notte dello scorso 8 dicembre, un incendio di origine dolosa ha completamente distrutto un'importante azienda di lavorazione e di commercializzazione di prodotti agrumicoli che opera da circa trent'anni nel settore ortofrutticolo all'ingrosso della Piana di Sibari e della Calabria;
grazie al coraggio dei titolari di questa azienda ed alla concreta solidarietà mostrata da tanti imprenditori del territorio, si è evitato che ben quattrocento unità lavorative potessero perdere il proprio posto di lavoro, garantendo, sia pure tra mille difficoltà, la continuità produttiva nel rispetto degli impegni presi con la grande distribuzione nazionale ed internazionale;
quest'ultimo avvenimento ha suscitato la legittima indignazione della società civile della città di Corigliano Calabro (Cosenza) che ha organizzato lo scorso 20 dicembre una fiaccolata di solidarietà in favore della proprietà dell'azienda, dei dipendenti e delle loro famiglie nonché di quegli imprenditori che hanno subito attentati intimidatori;
a questa fiaccolata hanno aderito il Commissario straordinario del Comune di Corigliano Calabro (Cosenza), i Sindaci dei Comuni della Piana di Sibari, l'Arcivescovo dell'Arcidiocesi di Rossano/Cariati, le associazioni di volontariato del territorio e tanti semplici cittadini che, con la loro numerosa presenza, hanno voluto esprimere preoccupazione e sdegno per i frequenti episodi di illegalità che si stanno registrando nella città;
nonostante l'encomiabile ed infaticabile attività di prevenzione e di repressione di questi fenomeni criminali, che stanno riguardando anche l'incendio di numerose autovetture private a scopi evidentemente intimidatori, messa in campo dalle forze dell'ordine su tutto il territorio comunale, si continua a registrare il giusto turbamento della cittadinanza -:
quali iniziative il Ministro dell'interno intenda intraprendere per garantire il rispetto della legalità nella città di Corigliano Calabro.
(4-02027)

GRIMOLDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, principale dispositivo di soccorso tecnico urgente di cui disponga il Paese, continua a versare in una situazione di carenza d'organico;
tale insufficienza concerne anche il delicato settore del personale direttivo, composto pressoché esclusivamente da ingegneri ed architetti;
la carenza generica di risorse organiche e quella specifica nel settore del personale direttivo risultano ancor più pronunciate nelle regioni settentrionali, anche nella prospettiva dell'istituzione a lungo auspicata dei nuclei specialistici regionali previsti dall'articolo 46 del decreto legislativo 9 aprile 2008 n. 81;
tra il 2006 ed il 2008, il Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile del Ministero dell'interno ha prima proceduto all'assunzione dei vincitori dei concorsi indetti nel 2004 e successivamente a quella di altri trenta ingegneri risultati comunque idonei;
altri idonei risultano tuttavia ancora in attesa della chiamata -:
quali misure il Governo intenda assumere per garantire al Corpo nazionale dei vigili del fuoco ed in particolare alle sue strutture periferiche nelle regioni settentrionali risorse di personale direttivo adeguate e radicate sul territorio ed, altresì, se si intenda procedere all'assunzione

di coloro che, pur essendo risultati idonei agli ultimi concorsi banditi per il reclutamento di personale direttivo dei vigili del fuoco, non sono stati, ancora chiamati a farne parte.
(4-02039)

CIOCCHETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il consiglio comunale di Velletri ha approvato in data 29 settembre 2008 la delibera n. 45, per un importo di 2.476.577,07: «riconoscimento debiti fuori bilancio articolo 194 del decreto legislativo n. 267 del 2000. Esercizio finanziario 2008»;
con delibera n. 25 del 20 settembre 2007 del Commissario prefettizio, assunti i poteri del consiglio comunale, è stato approvato il bilancio consuntivo dell'Azienda speciale Velletri (ASV), relativo all'esercizio 2006 e in tale bilancio la spesa di funzionamento dell'ASV, per l'esercizio in questione, è risultata pari ad euro 2.449.961,00, oltre ad un rimborso di euro 300.000,00 per interessi sul finanziamento inerente l'anticipazione su crediti eseguita nel 2004;
con verbale del consiglio di amministrazione del 2008, l'Azienda speciale Velletri ha approvato il bilancio consuntivo per l'esercizio 2007, dichiarando una spesa di funzionamento (ricavi verso il comune di Velletri) pari ad euro 2.518.085;
con delibera n. 172 del 24 settembre 2008, l'amministrazione comunale di Velletri ha approvato la bozza del conto del bilancio, determinando un disavanzo per la gestione di competenza pari ad euro 2.120.383,29 e per la gestione finanziaria un disavanzo di euro 5.430,89. Detto disavanzo, risultato della gestione finanziaria, determinato con la bozza del conto del bilancio - esercizio 2007 (del. 172/08), è stato ripianato in sede di approvazione della salvaguardia degli equilibri di bilancio (delibera di consiglio comunale n. 46 del 30 settembre 2008);
l'amministrazione del comune di Velletri, con proposta di deliberazione n. 57 del 15 settembre 2008, approvata dal consiglio comunale il 17 settembre 2008, avente ad oggetto «situazione finanziaria debitoria - presa d'atto e conseguenti indirizzi di natura finanziaria», ha riconosciuto che il comune di Velletri ha debiti certi, liquidi e esigibili per un importo di 27 milioni di euro ed usufruisce di una anticipazione di cassa per 11 milioni di euro;
il consiglio comunale di Velletri ha approvato in data 30 settembre 2008 la delibera n. 46 del 2008, riferita alla «Salvaguardia degli equilibri di bilancio». Con tale deliberazione sono stati riconosciuti debiti fuori bilancio per un totale di euro 2.476.577,07. Il conseguente ed inerente finanziamento è stato acquisito attraverso l'assunzione di un mutuo Cassa depositi e prestiti per euro 661.669,75 e per la differenza a carico diretto del comune di Velletri, con un ammortamento previsto per gli esercizi 2008, 2009 e 2010, inserito nel «documento pluriennale della salvaguardia degli equilibri di bilancio» (delibera 46/08);
l'articolo 194, comma 2, del TUEL (testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, approvato con decreto legislativo n. 267 del 2000) prevede che per il pagamento l'ente può provvedere anche mediante un piano di rateizzazione, della durata di tre anni finanziari compreso quello in corso, convenuto con i creditori;
la deliberazione n. 45 del 2008, nella sua elaborazione ed assemblaggio e nelle sue allegazioni conterrebbe una serie di «difformità» ovvero «omissioni» ovvero «errori», ed in particolare:
1. dal totale dei debiti riconosciuti di euro 2.476.577,07, risultano convenute con i creditori (C.T.), e comunque solo in data successiva alla delibera, dilazioni per un importo di euro 980.571,80, di cui euro 161.206,00 nel 2008, euro 409.682,50 nel 2009 ed euro 409.682,50 nel 2010, mentre mancherebbero gli accordi con i creditori,

per le rateazioni spalmate sugli esercizi 2009 e 2010, per rispettivi euro 748.604,93;
2. non risultano le coperture finanziarie richieste con nota giustificativa e dettagliata, riferita a spese obbligatorie che l'ufficio legale del comune di Velletri, sulla base di sentenze, dovrà affrontare in corso di anno, per euro 88.000;
3. l'Azienda speciale Velletri ha approvato, ad oggi, i bilanci consuntivi per gli esercizi 2006 e 2007, dai quali risultano spese di funzionamento da ribaltare a carico dell'ente comunale pari ad euro 2.449.961,00 per l'esercizio 2006 (da riportare sul bilancio comunale 2007) e euro 2.518.085 per l'esercizio 2007 (da riportare sul bilancio comunale 2008). Siccome dal bilancio consuntivo del comune, per l'esercizio 2007, sono state stanziate somme per soli euro 1.768.529,82, risulta non finanziata la spesa di funzionamento dell'ASV per un importo di euro 681.631,18, mentre per l'esercizio 2008, nel relativo bilancio di previsione comunale (anche dopo l'adozione dei provvedimenti di salvaguardia degli equilibri), poiché risulta stanziata la somma di euro 1.982.802,13, emerge un'ulteriore differenza non coperta di euro 535.282,87;
4. la circostanza in ordine alla quale l'amministrazione comunale fosse a conoscenza che l'Azienda speciale Velletri, con l'approvazione del proprio bilancio consuntivo 2006 (approvato anche dal Commissario straordinario con delibera con poteri del consiglio comunale n. 25 del 20 settembre 2007) e del bilancio di esercizio 2007 (approvato dal Cda e depositato presso il comune di Velletri) potesse rappresentare un ulteriore debito fuori bilancio, per un importo totale di euro 1.216.914,05, è appurata anche attraverso la richiesta del consigliere Rolando Cugini, in data 22 settembre 2008, prot. 32168, nonché dalla risposta del direttore generale del comune di Velletri e nello stesso momento direttore generale dell'ASV, nella quale, solo in data 22 ottobre 2008, si dichiara sostanzialmente che i rapporti con l'ASV sono regolati da convenzioni e solo secondo queste ultime verranno adottati i provvedimenti economici compatibili con le disposizioni di cui all'articolo 42-114 e 194 del TUEL;
5. non risultano finanziate le fatture, emesse per maggiori oneri, dalla municipalizzata Volsca Ambiente Spa: fatt. n. 104 del 20 giugno 2006 di euro 309.426,68 per maggiori oneri anno 2005; fatt. n. 61 del 19 giugno 2007 di euro 1.157.606,44 per maggiori oneri esercizio 2006; fatt. n. 85 del 31 luglio 2008 di euro 461.481,80 per maggiori oneri esercizio 2007. Secondo l'amministrazione comunale il mancato riconoscimento dei maggiori oneri subiti dalla società Volsca Ambiente Spa è da attribuire alle generiche contestazioni del settore dirigenziale comunale. Ma così pare che non sia. Agli atti dell'amministrazione non risulta neppure alcuna contestazione legale (il comune è dotato del settore avvocatura) che entri nel merito del maggior credito richiesto dalla società Volsca ambiente Spa e porti chiarimenti sulla presunta controversia;
al riguardo si osserva che l'articolo 194 del TUEL elenca tassativamente i casi in cui è possibile procedere legittimamente al riconoscimento di debiti fuori bilancio in virtù del prescritto obbligo di copertura finanziaria nei procedimenti di spesa di cui agli articoli 191 e 193 del TUEL ed 84, quarto comma, della Costituzione e, quindi, del principio volto a garanzia degli equilibri di bilancio: come rilevato dalla Sezione autonomie della Corte dei conti, la norma prevede espressamente che debbano essere soddisfatte le due antitetiche esigenze, ossia la salvaguardia della funzionalità dell'ente per garantire i propri servizi oltreché l'obbligo di fronteggiare le proprie consistenze debitorie, ivi incluse quelle fuori bilancio ma riconosciute ex articolo 194 e seguenti prima dell'assunzione di nuove spese dovendo essere il bilancio attendibile;
appare evidente anche la violazione dell'articolo 194, comma 1, lettere a) e c), inerente la mancata deliberazione consiliare di cui all'articolo 193, comma 2, in

riferimento alle sentenze esecutive ed alla copertura di disavanzi delle aziende attraverso ricapitalizzazione, nei limiti e nelle forme previste dal codice civile, di società di capitali costituite per l'esercizio di servizi pubblici locali: infatti la spa municipalizzata Volsca Ambiente a totale capitale municipalizzato avrebbe ottenuto nel corso degli anni 2007-2008 decreti ingiuntivi esecutivi, nei confronti del Comune di Velletri, per oltre 500.000 euro di cui non sembra esserci traccia;
per quanto riguarda la delibera n. 172 del 24 settembre 2008: «Approvazione della bozza del conto del bilancio - articolo 228 decreto legislativo 267 del 2000.», dal conto di bilancio approvato risulta un disavanzo della gestione di competenza di euro 2.120.383,29 e un disavanzo della gestione finanziaria di euro 5.430,89. Con detto atto, l'amministrazione ha operato una riduzione dei residui passivi per euro 3.177.114,54 e di quelli attivi per euro 2.547.332,34. L'allegato D della delibera, risulta però completamente difforme, per descrizioni ed importi, rispetto alla comunicazione dirigenziale - settore OO.PF del 22 settembre 2008 prot. 1074;
a ulteriore conforto di quanto sostenuto, soccorre la richiesta del Segretario generale e dell'Assessore al bilancio inviata ai dirigenti comunali, in data 1° ottobre 2008, prot. 23. Con detta nota si chiede (a posteriori) ai dirigenti di verificare l'eventuale esistenza di impegni di spesa sulle eliminazioni impropriamente operate dal servizio finanziario;
a certificare tale stato di cose, incide l'esistenza della relazione a firma del Sub Commissario Vicario Prefettizio, dottoressa Maria Pia De Rosa, dell'agosto 2007, prot. 13168, avente ad oggetto la «deliberazione della Sezione regionale della Corte dei conti - adunanza del 19 giugno 2007» con la quale vengono fissati gli obiettivi di risanamento dell'ente comunale e, tra le varie soluzioni prospettate è rinvenibile la decisione di estinguere i mutui in essere, non ancora utilizzati dall'ente, al fine di ridurre sensibilmente la quota di ammortamento annuale (si vedano le deliberazioni del Commissario straordinario, assunti i poteri della Giunta comunale nn. 132, 133, 134, 135, 136, 137, 138 e 139 del 2007, tradotte in proposta di deliberazione con l'assunzione dei poteri del Consiglio comunale n. 18 del 26 maggio 2008, che risulta non più osservata dalla nuova amministrazione). Talché nessuna riduzione della spesa è avvenuta per estinzione dei mutui sopra citati;
per quanto riguarda la citata deliberazione n. 46 del 30 settembre 2008, si osserva quanto segue:
a) sul documento di salvaguardia degli equilibri di bilancio, per l'esercizio 2008, non risulta imputata la quota di ammortamento dei mutui di circa 1.500.000, regolarmente riportata invece nel pluriennale 2009 per euro 1.577.484,53 e sul 2010 per euro 1.659.365,46;
b) con riferimento all'entrata, mancano e/o sono carenti, rispetto alle previsioni di bilancio, le dichiarazioni dei dirigenti;
c) non sono state eseguite le dovute correzioni di bilancio per le minori entrate relative alla tarsu arretrati, per circa almeno 840.000 euro. Ciò provocherà inevitabilmente l'adozione di un impegno di spesa senza la necessaria copertura finanziaria;
d) nella delibera, il consiglio comunale «prende atto (come da dichiarazioni dei dirigenti) che i programmi risultano in regolare attuazione», mentre esiste una nota a firma del sindaco, dell'assessore e del dirigente al bilancio che impone agli uffici il blocco degli impegni di spesa e quindi dei programmi;
e) in materia di maggiori entrate del Titolo 1 esistono due comunicazioni dirigenziali, la prima in data 18 settembre 2008 prot. 31724 e la seconda in data 22 settembre 2008 prot. 32046 le quali comunicazioni discordano sugli accertamenti ai fini ici - arretrati: la prima comunicazione conferma un importo di euro 742.802 (sorte: 87.801,61+ 655.000,00), la seconda

comunica il nuovo importo di euro 1.401.104 (sorte: 87.801,61+1.306.656,81) mentre ai fini tosap (temporanea+permanente), la prima comunica euro 100.000 (80.000+20.000) e la seconda euro 141.281 (121.281,00+20.000);
f) contrariamente alle comunicazioni dirigenziali del 18 settembre 2008 e del 22 settembre 2008, che confermano ai fini tarsu un importo di euro 500.000, su richiesta avanzata dal consigliere comunale Rolando Cugini, in data 8 ottobre 2008, vengono forniti gli elenchi per gli accertamenti notificati e da notificare, che alla data del 30 settembre 2008, prevedono maggiori entrate per tarsu arretrata per complessivi euro 125.491, anziché euro 500.000 come riportato nelle comunicazioni più volte citate. Va inoltre preso atto delle gravemente discordanti comunicazioni dei responsabili amministrativi del procedimento, occupati presso l'Azienda speciale di Velletri, sempre ai fini tarsu;
g) risultano mancanti comunicazioni circa il raggiungimento degli obiettivi per gli importi stanziati in bilancio;
h) l'assessore al bilancio si sarebbe sostituito fisicamente al dirigente del settore finanziario redigendo le comunicazioni amministrative di bilancio spettanti agli uffici (si veda il verbale del Consiglio comunale del 29 e 30 settembre);
i) con riferimento alle poste di bilancio riferite alla spesa, il comportamento è stato pressoché identico a quanto fatto per l'entrata. Più precisamente, non sono state inserite maggiori spese comunicate dai dirigenti, nonché e soprattutto sono state eliminate e/o ridotte le relative previsioni di bilancio rispetto alle comunicazioni in questione. Laddove non esistono comunicazioni dirigenziali riferite a riduzioni, eliminazioni e/o incrementi di spesa, si presume che ogni variazione apportata attraverso il documento degli equilibri si deve attribuire unicamente ad iniziativa dell'esecutivo. Per esempio, si segnala che sul documento degli equilibri, al pluriennale 2009, intervento 1010201 cap. 208020, è stata interamente eliminata la spesa di competenza del personale dipendente per euro 329.000 (v. pagina 24 del PEG di variazione per gli equilibri), senza che esista una idonea documentazione dell'ufficio personale;
l) a conferma che le operazioni contabili sarebbero state eseguite al solo fine di creare un virtuale equilibrio di bilancio, soccorre la verifica dei dati riassuntivi della gestione finanziaria e di competenza, riferiti sia al rendiconto dell'anno 2007, sia ai dati di competenza riferiti ai dati di competenza dell'esercizio 2008: dai suddetti documenti, risulta evidente che alla data del 9 settembre 2008 la gestione di competenza indicava un saldo passivo di euro 10.172.191, mentre la gestione finanziaria chiudeva con un saldo negativo di euro 9.515.152. Dagli stessi documenti, risalenti a data successiva, ma di pochi giorni, e più precisamente in data 25 settembre 2008, i saldi di chiusura diventano sulla gestione di competenza pari ad euro -415.306 e per la gestione finanziaria euro -287.639. Tale importante e gravosa operazione di revisione dei residui non risulta supportata da atti e/o documenti sottoscritti dai dirigenti dei vari settori;
l'articolo 193 del TUEL pone il generale principio del pareggio di bilancio, diventato un'esigenza prioritaria dopo la riforma del sistema finanziario degli enti locali, sul quale vigila il consiglio dell'ente locale, compiendo periodiche ricognizioni al fine di verificare lo stato di realizzazione dei programmi ma anche di appianare eventuali situazioni di disavanzo. Prevede, inoltre, che ove l'organo consiliare non provvedesse ad adottare tutti i provvedimenti necessari al riequilibrio del bilancio, si applicherebbero i provvedimenti previsti dal medesimo T.U. in caso di mancata adozione del bilancio di previsione (articolo 142, comma 2). Dunque il Prefetto dovrà provvedere alla conseguente emissione di decreto di nomina del commissario ad acta, che abbia i poteri di predisposizione di un provvedimento diretto al riequilibrio contabile dell'ente, da sottoporre, conseguentemente, al Consiglio per l'approvazione definitiva;

in merito ai crediti liquidi ed esigibili vantati da terzi, con i quali il comune non avrebbe ancora sottoscritto alcun accordo, se non in via assolutamente presuntiva tant'è che mancano, in allegato alla documentazione delle deliberazioni comunali citate, le certificazioni di detti accordi transattivi, si rammenta l'obbligo per il comune di dichiarazione di dissesto con conseguente attivazione di una peculiare procedura di risanamento di dissesto (TAR Campania Salerno sez. I, n. 461 dell'11 giugno 2002) -:
quali immediati provvedimenti si intendano prendere in relazione alle questioni evidenziate in premessa, in particolare verificando se sussistano i presupposti per il commissariamento e/o scioglimento dell'ente locale.
(4-02042)

TESTO AGGIORNATO AL 29 GENNAIO 2009

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:

CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge 10 marzo 2000, n. 62, che detta le «Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all'istruzione» all'articolo 1, comma 1, afferma: «Il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall'articolo 33, secondo comma, della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali»;
la stessa all'articolo 1, comma 3, afferma che la scuola paritaria svolge un servizio pubblico;
tra i requisiti richiesti alle scuole non statali per avere il riconoscimento di parità all'articolo 1, comma 4, si indica che esse debbano avere «personale docente fornito del titolo di abilitazione»;
si rileva un palese contrasto di tali disposizioni di legge con il comma 4 dell'articolo 1 della legge 11 gennaio 2007, n. 1, successivamente regolamentato dal decreto ministeriale n. 6 del 17 gennaio 2007 e confermato dalla ordinanza ministeriale n. 26 del 15 marzo 2007, all'articolo 10 in relazione ai criteri e alle modalità di nomina, designazione e sostituzione dei componenti delle commissioni degli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore, dato che dai criteri di nomina dei commissari esterni sono esclusi i docenti delle scuole paritarie ancorché abilitati e con esperienza di numerosi anni di servizio preferendo loro secondo quanto stabilito all'articolo 6:
a) docenti con rapporto di lavoro a tempo determinato che insegnino fino al termine dell'anno scolastico o semplicemente dell'attività didattica e che insegnino non necessariamente in classi terminali;
b) se dovessero rimanere ancora nomine da effettuare si ricorrerà ai docenti pensionati;
c) docenti che abbiano prestato effettivo servizio almeno per un anno in istituti statali negli ultimi tre anni;
e prescindendo, in caso di necessità, persino dal requisito dell'abilitazione (articolo 6, comma 3) -:
quali iniziative urgenti intenda prendere il Ministro onde sanare rapidamente questa palese discriminazione derivante dalle inique citate disposizioni e dare, piena applicazione alla legge di parità succitata.
(3-00312)

Interrogazione a risposta in Commissione:

GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con decreto direttoriale prot. n. 1463/ric/2008 del Ministero dell'istruzione,

dell'università e della ricerca, in data 19 dicembre 2008 è stato licenziato il bando FIRB «Futuro in ricerca»;
nel suddetto bando sono confluiti i 50 milioni di euro a valere sulle risorse FIRST 2008 per interventi relativi a progetti di ricerca presentati da giovani ricercatori (decreto ministeriale n. 992 del 6 ottobre 2008): si tratta, in particolare, dei finanziamenti stanziati dall'articolo 2, comma 313, della legge finanziaria 2008 (norma nota anche come «emendamento senatore Marino, dal nome del presentatore) in favore di progetti di «ricerca di base presentati da ricercatori di età inferiore ai quaranta anni... previamente valutati, secondo il metodo della valutazione tra pari, da un comitato. Detto comitato è composto da ricercatori, di nazionalità italiana o straniera, di età inferiore ai quaranta anni e riconosciuti di livello eccellente sulla base di indici bibliometrici, quali l'impact factor ed il citation index, e operanti presso istituzioni ed enti di ricerca, almeno per la metà non italiani, che svolgono attività nei settori disciplinari relativi alla ricerca scientifica e tecnologica». Per i criteri richiamati, la suddetta norma della finanziaria 2008 esplicita l'intenzione di garantire trasparenza nella valutazione dei progetti e valorizzazione del merito;
al contrario, per la valutazione scientifica dei progetti, il citato bando FIRB non prevede esplicitamente la metodologia internazionale della peer review (la valutazione tra pari) e inoltre, come indicato dal comma 5 dell'articolo 1 del bando, la valutazione sarà svolta da una specifica commissione di esperti anche di nazionalità non italiana, nominata dal Ministero su proposta della commissione di cui all'articolo 3 del decreto ministeriale n. 378/ric. del 26 marzo 2004 (commissione FIRB) attraverso la stima della documentazione presentata e procedendo ad apposite audizioni; in tal modo non è rispettata la norma di legge circa l'età massima dei valutatori (quaranta anni), il metodo della valutazione tra pari (che non prevede alcuna forma di audizione), la sede di lavoro straniera per almeno la metà dei membri del comitato;
al comma 2 dell'articolo 1 del bando FIRB sono indicati limiti anagrafici inferiori a quelli individuati dal citato comma 313, articolo 2, della legge finanziaria 2008: in particolare potranno candidarsi al programma «Futuro in ricerca» i dottori di ricerca di età inferiore ai 32 anni, mentre docenti e ricercatori non potranno aver superato i 38 anni, con una differenziazione non prevista dalla legge tra strutturati e non strutturati, in contrasto con le migliori pratiche europee (come il bando IDEAS dell'European Research Council») -:
quali siano le ragioni che abbiano indotto il Ministero a includere in un bando FIRB i finanziamenti definiti dal comma 313, articolo 2, della legge finanziaria 2008 e per quali motivi siano stati individuati modalità di valutazione scientifica, limiti anagrafici dei candidati, peraltro differenziati tra strutturati e non strutturati, provenienza dei valutatori diversi rispetto alla norma di legge;
se il Ministro interrogato - a fronte di tali discordanze - non ravveda l'opportunità di modificare il bando FIRB «Futuro in ricerca» per renderlo più aderente alla volontà del legislatore, come del resto interpretata dall'analogo bando licenziato il 29 dicembre dal Ministero del Welfare per le risorse di propria competenza.
(5-00848)

Interrogazioni a risposta scritta:

CASTAGNETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale n. 80 del 3 ottobre 2007 e l'ordinanza ministeriale n. 92 del 5 novembre 2007, emanate dall'allora Ministro dell'istruzione Fioroni, stabiliscono i criteri sul recupero dei debiti formativi;

con la circolare n. 6163 del 4 giugno 2008 l'attuale Ministro Gelmini ha riconfermato le disposizioni sul recupero dei debiti formativi in vigore;
in occasione dell'emanazione della suddetta circolare il Ministro dell'istruzione aveva annunciato l'intenzione di modificare le modalità di recupero;
l'anno scolastico in corso è quasi in sede di scrutinio per la fine del I quadrimestre e le scuole non hanno ricevuto alcuna indicazione -:
se il Ministro interrogato intenda mantenere in vigore i criteri di recupero così come determinati dal decreto ministeriale n. 80 e dall'ordinanza ministeriale n. 92 e se non ritenga altresì opportuno prevedere finanziamenti appositi per l'attivazione di tali attività di recupero.
(4-02016)

CASTAGNETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
gli Istituti superori vantano crediti assai consistenti nei confronti del Ministero dell'istruzione;
tali crediti si riferiscono soprattutto ai finanziamenti finalizzati al pagamento delle indennità alle commissioni degli esami di Stato, per l'attivazione di corsi di recupero e per il fondo di istituto;
tali crediti derivano dal fatto che lo Stato non ha mai saldato interamente il fabbisogno finanziario per le suddette attività, fabbisogno che pure è stato regolarmente segnalato dalle scuole le quali hanno conseguentemente dovuto anticipare, in questi anni, i pagamenti con disponibilità di cassa;
la situazione finanziaria delle scuole, determinata anche dagli ultimi provvedimenti approvati, è drammatica e si rischia la paralisi di gestione, poiché, rimaste senza cassa, le scuole non sono più in grado di sostenere gli impegni contrattualmente assunti per la realizzazione del piano dell'offerta formativa -:
se il Ministro interrogato non consideri urgente far pervenire alle scuole tali somme anticipate.
(4-02017)

TESTO AGGIORNATO AL 29 GENNAIO 2009

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DAMIANO, MATTESINI, MOSCA, GATTI, BOCCUZZI e NANNICINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Eutelia è una società operante dal 1998 nei settori Telecomunicazioni e Informatica con circa 2.400 dipendenti in tutta Italia ed è quotata in Borsa;
il controllo di Eutelia è della famiglia Landi di Arezzo, anche attraverso le società Finanziaria Italiana e F. Finanziaria;
lo sviluppo della società è avvenuto con le acquisizioni di alcune aziende del settore TLC tra le quali EdisonTel, Noicom, NTS-Freedomland, C3 Europe, Alpha Telecom;
tra giugno e dicembre 2006 Eutelia ha acquisito anche le società italiane dei Gruppi Multinazionali di Informatica Getronics (ex Olivetti) e Bull con circa 2.200 dipendenti, caratteristica delle società acquisite era la difficile situazione finanziaria e occupazionale, che si è ripetuta con l'acquisto nel 2007 delle attività di Enterprise Digital Architects (EDA), poi revocato dal curatore fallimentare di EDA;
nel maggio 2008 Eutelia ha annunciato un pesantissimo processo di ristrutturazione con riduzione di costi generalizzati, chiusure di sedi, trasferimenti e l'apertura di una procedura di Cassa Integrazione Straordinaria per crisi per 772 unità;

il 23 giugno 2008 Eutelia Spa ha firmato con il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e con le organizzazioni sindacali l'applicazione del contratto di solidarietà su 2202 lavoratori della Società per la durata di 12 mesi a partire dal 1o luglio 2008;
l'accordo definito prevedeva la possibilità per Eutelia di ridurre fino al 37,5 per cento le ore lavorative per 1889 risorse e fino al 4,65 per cento per ulteriori 313 risorse, le riduzioni di orario dovevano essere applicate su base mensile in maniera flessibile e in funzione dell'andamento del business su cui opera la Società;
Eutelia con l'applicazione del Contratto, nei 12 mesi previsti, prevedeva risparmi sul costo del lavoro e sui costi operativi superiori a 40 milioni di euro;
ad agosto 2008 Eutelia, con un capitale sociale di circa 34 milioni di euro, ha comunicato una perdita economica nel Primo Semestre pari a circa 89 milioni di euro, al 90 per cento di natura finanziaria e di imposte. La perdita è salita a circa 113 milioni di euro a fine settembre;
il 7 gennaio 2009 Eutelia ha comunicato la decisione di dismettere il settore IT Information Technology e di sviluppare un nuovo piano industriale per il settore TLC: Eutelia mette quindi a rischio tutti i 2.400 posti di lavoro e la sua stessa sopravvivenza;
il 12 gennaio 2009 si è svolto un incontro tra organizzazioni sindacali e il Ministero dello sviluppo economico con la decisione di una pausa di 48 ore -:
quali iniziative intenda intraprendere affinché si rispetti il contratto di solidarietà di giugno 2008, salvaguardando in ogni modo il posto di lavoro a tutti i dipendenti di Eutelia in tutto il territorio nazionale.
(5-00845)

GRIMOLDI e NANNICINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008 concernente la sicurezza sul lavoro equipara i volontari ai lavoratori dipendenti; ciò comporta che i volontari debbano necessariamente essere visitati da un medico del lavoro per ottemperare agli obblighi del decreto;
per un'associazione di volontariato i costi relativi alle visite prestate ai propri volontari da un medico del lavoro, quindi esterno all'associazione, sono molto elevati e difficili da sostenere;
i volontari della Croce Bianca di Brescia sono sottoposti ad un'accurata visita medica da parte del direttore sanitario della stessa associazione, anch'esso volontario e quindi non pagato;
la visita medica prestata dal direttore sanitario dell'associazione soddisfa pienamente le disposizioni del succitato decreto sulla sicurezza del lavoro; nella sostanza, cambia solamente la qualifica del medico visitante -:
se non si ritenga opportuno assumere iniziative normative volte a equiparare, ai soli fini del decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008, il direttore sanitario dell'associazione al medico del lavoro.
(5-00846)

BRAGA, CODURELLI e GNECCHI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dal 1o gennaio 2009, per effetto dell'articolo 19 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008, tutte le pensioni dirette di anzianità a carico dell'assicurazione obbligatoria e delle forme sostitutive ed esclusive saranno interamente cumulabili con i redditi da lavoro dipendente e autonomo. Non saranno quindi più rilevanti, ai fini del cumulo, la decorrenza della pensione, l'età del pensionato e l'anzianità contributiva;

prima dell'entrata in vigore di detta legge, tutte le pensioni percepite venivano decurtate del 50 per cento se il lavoratore aveva in essere anche un rapporto di lavoro autonomo o dipendente;
tale abolizione non riguarderà, però, tutti i trattamenti pensionistici: continueranno, infatti, ad applicarsi le disposizioni sul cumulo previste per i titolari di pensioni ai superstiti e soprattutto per i titolari di assegno ordinario di invalidità;
la legge n. 133 del 2008, esclude infatti da questo beneficio tutte le pensioni di invalidità riconosciute dagli istituti previdenziali, che se a capo di soggetti che ancora lavorano, continueranno ad avere il divieto di cumulo e subire le detrazioni del 50 per cento sull'importo della pensione;
per i titolari di assegno ordinario di invalidità continua a permanere un meccanismo di decurtazione: infatti, in presenza di un reddito da lavoro dipendente, autonomo o professionale, la prestazione viene ridotta ai sensi dell'articolo 1, comma 42, legge n. 335 del 1995 (per un reddito superiore a 4 volte l'importo del trattamento minimo, la decurtazione dell'assegno sarà pari al 25 per cento; per un reddito superiore a 5 volte, la decurtazione sarà del 50 per cento). Inoltre, quando l'assegno ordinario di invalidità, anche dopo la riduzione di cui sopra, risulta superiore all'importo del trattamento minimo (euro 5.760,56) continua ad operare la trattenuta per il divieto parziale di cumulo tra pensione e lavoro, che per i trattamenti di invalidità, la legge n. 133 del 2008 non ha abrogato;
il numero delle persone che percepisce pensione di invalidità e continua a lavorare è cospicuo, perché purtroppo l'importo della pensione non permette loro di avere una condizione di vita dignitosa. Si deve considerare che, essendo lavoratori non più in grado di sostenere di continuo 8 ore lavorative a causa della loro condizione di invalidità, percepiscono, nella maggior parte dei casi, redditi da lavoro part-time e necessitano dunque di beneficiare delle nuove disposizioni di legge concernenti l'abolizione del divieto di cumulo per poter raggiungere un reddito sufficiente-:
se non reputi necessario assumere iniziative normative volte a modificare l'articolo 19 del decreto-legge n. 112 del 2008, estendendo l'abolizione del divieto di cumulo anche alle pensioni di invalidità, evitando di correre il rischio di creare forti disparità di trattamento tra cittadini.
(5-00847)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 53 del 2000 ha previsto contributi per le lavoratrici titolari di imprese che assumano nuovo personale nella propria azienda o comunque migliorino la propria organizzazione aziendale;
nel passato le pratiche sono state istruite e liquidate in tempi ragionevoli e solleciti, con soddisfazione dell'utenza;
negli ultimi tempi, invece, risulta personalmente all'interrogante che nella liquidazione delle stesse si stiano accumulando molti ritardi poiché i fondi della legge risultano essere stati trasferiti «per perenzione» ad altro ministero e ciò nonostante il fatto che in alcuni casi siano già stati versati acconti alle imprese che restano sospese dei relativi saldi;
ciò comporta notevoli difficoltà per le aziende che avevano fatto conto su questi contributi e anche da parte di quelle che - avendo ottenuto già acconti sulle somme dovute - hanno a loro volta già pagato chi di dovere neo-assunto in azienda ed invano ora attendono il saldo;
in presenza di ritardi, inoltre, le stesse aziende si trovano a dover pagare - del tutto ingiustamente - gli oneri delle fideiussioni richieste ed ottenute presso le

banche, condizione essenziale per poter accedere agli acconti dei finanziamenti, fidejussioni in essere ormai da molto tempo non certo per colpa delle imprese -:
quali iniziative il Ministro intenda promuovere per liquidare quanto dovuto alle aziende interessate e meritevoli dei contributi, quali siano i motivi di questi ritardi, se non si ritenga di dover riconoscere una quota di interessi per il ritardato pagamento e - soprattutto - cosa si intenda fare e come si intenda operare per eliminare in futuro questi ritardi nella liquidazione dei contributi relativi alla legge n. 53 del 2000.
(4-02025)

GRIMOLDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il diritto alla salute è tutelato dalla Costituzione italiana;
la legge n. 180 del 1978, relativa ai disabili psichici, è stata importante, ma non sufficientemente applicata, e a distanza di 30 anni dalla sua promulgazione alcuni aspetti operativi quali assistenza medica, integrazione, aiuto sociale, aiuto economico, vanno necessariamente rivisti, considerando le epoche, la cultura, la sfera sociale differenti;
è necessario intervenire per prevenire il disagio psichico, per curare, per dare risposte concrete e reali ai malati ed alle loro famiglie senza discriminazioni d'età, per individuare delle corsie preferenziali per il fabbisogno globale dei disabili psichici, creando, fra le altre cose, una cultura di rispetto e solidarietà -:
quali iniziative e provvedimenti intenda adottare il Ministro per aggiornare e superare la legge n. 180, al fine di migliorare la qualità della vita dei disabili mentali e delle loro famiglie -:
se il Ministro non ritenga di valutare la necessità di proporre una nuova legge moderna ed efficiente per tutelare in modo dignitoso i malati mentali, per dar loro un aiuto medico, sociale, economico, legale, giudiziario e per renderli partecipi alla nostra vita sociale.
(4-02032)

MARINELLO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel dicembre dello scorso anno sono stati licenziati 100 dipendenti della società Omnia Service Center, che svolgevano la loro attività, relativa al comparto di assistenza tecnica, vendita inbound e retention nella città di Palermo;
la stessa procedura di licenziamento è stata avviata nei confronti dei lavoratori della front line, tutto a causa del mancato rinnovo della commessa da parte di Wind Telecomunicazioni;
la situazione è particolarmente grave per molte famiglie dei suddetti lavoratori ed è necessario un intervento urgente per evitare il grave disagio economico derivante dalla perdita del lavoro;
è, quindi indispensabile, avviare, anche per i lavoratori sopra menzionati il ricorso a forme di tutela del reddito per garantire che molte famiglie possano continuare a ricevere un sussidio economico indispensabile per la loro vita e per quella, molte volte, dei loro familiari -:
se non si ritenga necessario avviare procedure di tutela del reddito nei confronti dei lavoratori delle società menzionate nella premessa e se il Ministro non ritenga necessario, compatibilmente con le risorse economiche esistenti, estendere le forme di ammortizzatori sociali anche nei confronti di soggetti con contratti non a tempo indeterminato e allo stesso tempo avviare, di concerto con le organizzazioni sindacali e con la Regione, forme di riqualificazione e formazione dei lavoratori delle predette società.
(4-02034)

FUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
risulta che la società Wilde Company Distribution S.r.l., nel pieno di una grave crisi aziendale, abbia nei mesi scorsi inviato al Ministero del lavoro l'istanza per il riconoscimento della cassa integrazione straordinaria per tutti i 32 dipendenti attivi nello stabilimento di Barletta, ma che poi abbia ricevuto in risposta una nota da parte della competente Direzione generale del Ministero in cui si afferma l'esistenza di gravi motivi ostativi all'accoglimento dell'istanza;
in caso di mancata applicazione degli ammortizzatori sociali previsti per situazioni del genere, le ricadute socio-economiche per le famiglie dei dipendenti dello stabilimento barlettano, oltretutto in un territorio come quello della provincia di Barletta-Andria-Trani che a causa della crisi mondiale vede indebolirsi la sua tradizionalmente fiorente economia, sarebbero insopportabili -:
se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se, in base alle informazioni ottenute dalla Direzione generale in questione del suo Ministero, ritenga opportune urgenti iniziative per la concessione dei benefici della cassa integrazione straordinaria ai dipendenti dello stabilimento barlettano.
(4-02037)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:

DIMA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
alcuni quotidiani calabresi hanno riportato la notizia che nel Policlinico universitario di Catanzaro è stato riscontrato un sospetto caso di encefalopatia spongiforme, cosiddetto morbo della «mucca pazza»;
questa diagnosi, successivamente confermata anche dagli accertamenti clinici eseguiti dagli esperti dei CNR di Cosenza, è stata formulata dai medici catanzaresi dopo le prime visite compiute sul corpo di un paziente il cui quadro clinico, per come rappresentato anche dai suoi familiari, ha ingenerato più di un sospetto sulle reali cause del suo decesso;
è stato immediatamente attivato il Centro di referenza nazionale della BSE dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Torino affinché fornisca un parere definitivo su questo sospetto caso di «mucca pazza»;
in Calabria, già due anni fa, è stato riscontrato un secondo caso di encefalopatia spongiforme su un paziente sempre ricoverato presso il Policlinico universitario di Catanzaro e che avrebbe potuto contrarre la malattia per un viaggio fatto in Inghilterra molti anni addietro dove avrebbe potuto mangiare carne infetta -:
quali iniziative i Ministri interrogati abbiano intrapreso o intendano intraprendere per tutelare e garantire i calabresi da questa malattia.
(4-02028)

MARINELLO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nel decreto-legge 3 novembre 2008, n. 171, recante misure urgenti per il rilancio competitivo del settore agroalimentare, successivamente convertito in legge con modificazioni, era prevista l'introduzione di una disposizione che riguardava l'assunzione di circa 300 operai a tempo determinato, dipendenti degli Uffici territoriali per le biodiversità (UTB) del Corpo forestale;
successivamente l'emendamento concernente tale norma, è stato eliminato dallo stesso testo, nonostante avesse la necessaria copertura finanziaria;

tale decisione ha provocato veementi proteste fra i lavoratori degli UTB di tutta Italia che auspicavano l'approvazione della suddetta disposizione, in considerazione del fatto che tale problematica si trascina da diversi anni -:
quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda intraprendere al fine del raggiungimento di una rapida soluzione delle problematiche esposte in premessa;
se non ritenga opportuno prevedere attraverso un'iniziativa normativa ad hoc, l'introduzione della disposizione riportata in premessa, volta a garantire l'assunzione dei circa 300 operai dipendenti degli UTB, che da sempre costituiscono una forza di lavoro essenziale per il Corpo forestale.
(4-02033)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, il Ministro per la semplificazione normativa, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
con la legge finanziaria 2006 è stata istituita l'Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l'innovazione, con la finalità di promuovere la competitività delle piccole e medie imprese grazie alla diffusione capillare delle tecnologie e dei servizi innovativi, sottoposta secondo il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 gennaio 2008 ai poteri di indirizzo e vigilanza del Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione;
l'Agenzia, secondo quanto stabilito dal proprio statuto approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 aprile 2008, e confermato all'atto della sua presentazione dal Ministro Brunetta il 28 novembre 2008, include fra le sue finalità quella di sostenere l'istruttoria tecnico-scientifica nell'ambito della valutazione dei progetti di innovazione industriale ed in particolare di quelli previsti dall'articolo 1, commi 842 e seguenti della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Industria 2015);
secondo quanto documentato da diversi studi recenti - come la bozza di «Rapporto sulle tendenze nel sistema produttivo italiano» della Banca d'Italia del novembre 2008 e l'indagine campionaria del Centro Studi Confindustria del dicembre 2008 - il nostro Paese sconta un pesante ritardo in Europa quanto a produttività, reddito procapite, alfabetizzazione informatica, attrattività degli investimenti diretti ed esteri, competitività, utilizzo delle tecnologie più avanzate;
l'Agenzia, per poter essere un valore aggiunto, deve poter essere fondata sui princìpi di trasparenza, indipendenza di giudizio, autorevolezza e visione internazionale, coerenza con tutte le politiche e le iniziative di sostegno all'innovazione tecnologica; peraltro, l'Agenzia è stata istituita proprio sulla base della considerazione che fosse necessario sopperire alle carenze riscontrate nei sistemi di valutazione dei progetti, sia a livello centrale che regionale e locale, soprattutto a causa delle moltiplicazioni degli organi competenti e della mancanza di visione di insieme sulle strategie di sviluppo tecnologico del Paese;
la valutazione dei primi progetti di Industria 2015 è stata affidata a un comitato di 16 membri, senza che l'Agenzia per l'Innovazione fosse coinvolta nella valutazione e senza che fossero stabiliti i criteri di selezione dello stesso comitato di valutazione -:
quali misure intendano adottare affinché l'Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l'innovazione sia coinvolta nei processi di valutazione indipendente dei progetti di sviluppo industriale, ivi inclusi quelli di Industria 2015 (come stabilito dai documenti istitutivi dell'Agenzia

stessa nonché dal proprio statuto) e se l'Agenzia sarà inclusa nel processo di valutazione dei prossimi progetti che saranno presentati nell'ambito del bando sul Made in Italy di Industria 2015, scaduto nel dicembre 2008.
(2-00271)
«Mosca, Damiano, Minniti, Boccia, Ginefra, Lovelli, Nicolais, Santagata, Bobba, Lanzillotta, Fiorio, Fiano, Capano, Calvisi, Ventura, Lenzi, Rosato, Calearo Ciman, Bellanova, Touadi, Melis, Braga, Mariani, Sarubbi, Bachelet, Rampi, Coscia, Strizzolo, Gozi, Vico, Zucchi, Lulli, Colaninno, Lusetti, Bressa, Rossomando, Vannucci, Calgaro, Mantini, Ferrari, Losacco, Vassallo, Merloni».

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RAPPORTI CON LE REGIONI

Interrogazione a risposta scritta:

HOLZMANN. - Al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
nel territorio della provincia di Bolzano la situazione di difficoltà delle Ferrovie risente, tra l'altro, delle difficoltà derivanti da una norma di attuazione allo Statuto di autonomia che impone l'assunzione del personale rispettando il criterio della proporzionale e del bilinguismo. Questo secondo requisito viene regolarmente retribuito con una specifica indennità mensile e quindi grava sui costi complessivi per le retribuzioni del personale che a loro volta influiscono sulle tariffe;
al riguardo si fa presente che altri operatori ferroviari locali, quali la SAD che gestisce la linea Merano - Malles e Fortezza - Val Pusteria, la RTC (il cui maggiore azionista è la Soc. Autostrada del Brennero SpA) che movimenta merci, assumono il proprio personale senza alcun vincolo normativo e quindi senza osservare le prescrizioni in tema di proporzionale e bilinguismo;
ne consegue che si crea una concorrenza sleale tra operatori che lavorano nel territorio della provincia di Bolzano e le Ferrovie si trovano in una situazione di netto svantaggio -:
se il Ministro ritenga opportuno proporre alla futura commissione dei sei, di prossima nomina, di occuparsi della questione predisponendo un'apposita norma di attuazione al fine di trattare nello stesso modo gli operatori del comparto ferroviario.
(4-02021)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

TIDEI e CARELLA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
è di questi giorni la notizia che sono in corso trattative tra l'AMA e l'ENEL per la utilizzazione nella centrale elettrica di Torre Valdaliga Nord di Civitavecchia, di combustibile da rifiuti (cdr di qualità) in combustione combinata con previsto carbone e che, secondo dichiarazioni del presidente dell'AMA signor Franco Panzironi pubblicate sul quotidiano La Repubblica del giorno 8 gennaio 2009 (cronaca di Roma) il contratto che si sta stipulando tra le due parti contraenti prevede per la gestione della prima linea 150.000 tonnellate di cdr, pari a 400.000 tonnellate di rifiuti e che successivamente quando entreranno in esercizio le tre linee della centrale, saranno impiegate 450.000 tonnellate di cdr di qualità pari a 1.200.000 tonnellate di rifiuti;
tale progetto, ove dovesse, secondo l'interrogante malauguratamente, andare in porto costituirebbe l'ulteriore, ennesima,

insopportabile offesa ai diritti delle popolazioni di Civitavecchia, Tarquinia, Allumiere, Tolfa, Santa Marinella-Santa Severa, Ladispoli, Cerveteri e una irreparabile nuova ferita alla salubrità di un ambiente già compromesso da decenni di emissioni inquinanti che sono state originate, in primo luogo, dalle centrali elettriche ed a seguire anche dai fumi delle navi di un porto in continua espansione e da una crescente motorizzazione;
le centrali di cui si parla, programmate dai governi in sede nazionale per le esigenze produttive, lo sviluppo economico e di convivenza civile dell'Italia, risalgono al 1949; la prima in località Fiumaretta, ormai dismessa e successivamente, in località Torre Valdaliga Sud e Torre Valdaliga Nord e a seguire, interventi di ristrutturazione operati l'una dalla Società Tirreno Power, dopo la liberalizzazione dei soggetti produttori di energia e infine dall'ENEL Produzione, attraverso la conversione a carbone della Centrale di Torre Valdaliga Nord; tutti provvedimenti, questi, che uno dopo l'altro, hanno inciso profondamente nella vita delle comunità sopra ricordate causando malessere e conseguenze anche gravi sulle condizioni di vita dei cittadini;
in particolare, come si desume da molteplici studi e rilevazioni compiute dalla Regione Lazio e dalle province di Roma e di Viterbo e dalle ASL competenti per territorio, il livello di alcune malattie, soprattutto allergie, tumori, malattie dell'apparato respiratorio, hanno avuto un preoccupante sviluppo, destinato purtroppo ad ampliarsi secondo i tempi propri del decorso di queste patologie, per cui, è doveroso sottolineare che il costo pagato già dal territorio interessato è da valutarsi altissimo e non suscettibile di ulteriori danneggiamenti;
le ultime notizie hanno immediatamente determinato allarme, diffusa preoccupazione e acceso negli animi una robusta volontà di battersi, per impedire che Civitavecchia, che ha già duramente pagato un pesante tributo per le esigenze nazionali, debba subire nuovi e ingiustificati aggravi, guadagnandosi l'immeritato titolo di «pattumiera», di «immondezzaio di Roma e del Lazio» e non solo, dato che si preannunciano arrivi dalla Campania di tutte le ecoballe accatastate e non più inviate in Germania;
si prende atto delle sollecite e tempestive iniziative promosse dai gruppi consiliari, dalle associazioni ambientaliste, dal movimento sindacale, dai professionisti della salute, dagli alunni delle scuole, dagli agricoltori e, in sostanza da un movimento complessivo intenzionato a battersi fino in fondo, insieme ai consigli comunali per impedire questo nuovo scempio -:
se le notizie indicate in premessa sull'argomento siano fondate e quale sia l'orientamento del Governo in relazione alla ipotesi di cui si parla, che, per l'interrogante è da ritenersi assurda, irrazionale, rovinosa per la popolazione e per l'ambiente del comprensorio di Civitavecchia per le ragioni sopra esposte e quali tempestive iniziative il Governo sia intenzionato a promuovere per far sì che possa essere riconsiderata la realizzazione a Civitavecchia del progetto AMA-ENEL e per risolvere, d'intesa con la Regione Lazio, secondo un progetto diverso, la questione dei rifiuti solidi urbani di Roma e di altre zone.
(3-00315)

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI e BERTOLINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
è di pochi giorni or sono l'annuncio della messa in liquidazione della Iris Ceramica: il marchio e l'azienda che per anni è stata (con quello della famiglia Marazzi) il simbolo del «made in Sassuolo» nel mondo;
con la annunciata chiusura dei tre stabilimenti (Sassuolo, Fiorano e Viano) della Iris Ceramica sono circa 780 i dipendenti che rischiano di perdere il posto di lavoro;

Iris Ceramica aveva chiuso il bilancio 2006 con ricavi per oltre 236 milioni di euro (che erano 216 nel 2005) ed un utile netto di poco più di 16 milioni, il doppio di quello registrato dodici mesi prima, sicché nulla lasciava presagire una decisione così repentina -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e quali urgenti iniziative intenda assumere al riguardo, al fine anche di verificare se la detta decisione di chiusura non possa essere rivista o comunque attenuata.
(5-00844)

Interrogazioni a risposta scritta:

SPECIALE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso e considerato che:
l'analisi del dato reale rispetto ai diversi soggetti operanti nel settore della serramentistica rivela che la norma UNI-EN 14351-1 relativa alla marcatura CE dei serramenti viene sovente non applicata e disattesa, tanto che la libera interpretazione della norma ha ingenerato nei produttori il convincimento che non occorra nessun test sperimentale in quanto sarebbe sufficiente una documentazione cartacea raccolta anche attraverso la distorsione del concetto di «cascading», ossia la cessione dei risultati di prova da parte di un sistemista o di un produttore di sistema, ai produttori di serramenti che utilizzano uno o più sistemi della system house;
il periodo biennale di cogenza scadente il 1o febbraio 2009 è stato prorogato di un anno e l'ente normatore UNI in materia non ha prodotto alcun documento chiarificatore, sicché si stanno proponendo sul mercato sistemi di interconvertibilità di accessori fondamentali per la sicurezza e soprattutto sistemi di «condivisione a cascata» dei risultati che forzando i dettami normativi inducono i serramentisti a credere che potranno applicare il marchio CE ai loro prodotti senza fare alcun test specifico;
alcuni serramentisti, soprattutto di piccole dimensioni, su pressione e suggerimento di fornitori di componenti e di altri operatori sono indotti a pensare che possa essere per loro evitato ogni adempimento normativo, sicché la loro produzione, non controllata sperimentalmente, non tutela la salute e la sicurezza dei consumatori, ferma stante la conseguente distorsione del mercato e della libera concorrenza;
l'ambito applicativo della Norma UNI EN 143511:2006 riguarda le finestre e le porte pedonali esterne, stabilendo quali caratteristiche debbano essere testate e secondo quali prove (test reali di comportamento sotto l'azione di aria, acqua e vento), così che l'esecuzione di prove iniziali di Tipo ITT su campioni rappresentativi si rivela fondamentale per verificare la prestazione e controllare la sicurezza dei manufatti, atteso che le prove devono essere eseguite solo da personale esperto con attrezzature idonee e all'uopo autorizzate previo decreto specifico del Ministero per lo sviluppo economico;
oltre alle prove iniziali di tipo la norma prescrive alcune attività di ordine generale, quali il controllo del processo di produzione, l'elaborazione del manuale d'uso e manutenzione e del manuale di posa, gravanti in capo al serramentista affinché il prodotto sia sicuro ed efficace anche dopo la posa in opera e durante il suo utilizzo nel tempo;
l'applicazione del marchio CE a serramenti che non siano stati realmente testati rischia di nuocere gravemente alla salute ed alla sicurezza del consumatore andando finanche contro le emergenze legate alla qualità ambientale ed al risparmio energetico, oltre ad aggirare di fatto l'applicazione della direttiva «Prodotti da Costruzione», fermo stante che la diffusione di siffatto espediente ingenera una concorrenza sleale tra coloro che hanno eseguito direttamente le prove di laboratorio ed hanno affrontato l'investimento necessario e coloro che non avendo fatto nulla applicano comunque il marchio CE

anche a manufatti che di certo non garantirebbero i risultati che espongono in etichetta -:
se non ritenga di dover definire quali siano i soggetti che possano configurarsi come produttori di semilavorati, più correttamente definiti «System House», ai fini della condivisione a cascata delle prove iniziali di tipo e se tra questi rientrino i produttori di frese, di profili e di accessori per serramenti;
se non consideri necessario definire, relativamente a quanto indicato dal decreto ministeriale 9 maggio 2003, n. 156 al paragrafo 10 punto 5 (disponibilità per il pubblico dell'elenco dei prodotti o sistemi certificati ovvero provati), quali debbano essere le modalità con le quali tale servizio possa essere assicurato nei casi in cui gli assemblatori/fabbricanti che utilizzano in Italia il Cascading dei resoconti delle prove ITT per la marcatura CE dei serramenti assemblati/prodotti non si rivolgono ad un organismo di prova notificato;
se non ritenga, atteso il problema dell'installazione sul serramento di accessori diversi rispetto a quelli presenti sul campione sottoposto alle prove iniziali di tipo e la necessità o meno di ripetere tali prove, di dover definire quale sia il soggetto che deve indicare le modalità e le norme da adottare per dimostrare l'equivalenza delle prestazioni di accessori di marca e/o tipo diverso, nonché quali siano gli eventuali soggetti autorizzati ad eseguire tali prove e comunque se tale sistema contorto di sovrapponibilità di comportamenti tra prodotti non testati nella loro completezza sia davvero realisticamente applicabile;
se non consideri necessario predisporre un sistema di verifica della conformità dei prodotti da costruzione, secondo quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 21 aprile 1993, n. 246, all'articolo 11, almeno nei casi in cui tale conformità derivi dall'utilizzo della condivisione a cascata delle prove iniziali di tipo.
(4-02026)

ANDREA ORLANDO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da raccomandata pervenuta in data 13 gennaio 2009, la ditta SP.EL S.r.l, (già OCEAN S.p.a e successivamente San Giorgio Elettrodomestici S.r.l) titolare di uno stabilimento di produzione di lavabiancheria sita in La Spezia Via Melara 40, comunica la messa in mobilità di 148 unità lavorative per chiusura dell'attività dovuta alla .... «ben nota crisi finanziaria ed industriale»;
tale decisione è stata comunicata il 12 gennaio 2009 alle ore 11 da Confindustria alle Associazioni Sindacali con l'avvio delle procedure di mobilità per tutto il personale e conseguente chiusura dello stabilimento;
precedentemente l'amministratore unico Paolo Nocivelli aveva chiesto e ottenuto un periodo di cassa integrazione per tutti i dipendenti dalla prima settimana di gennaio fino al 2 febbraio e preso l'impegno di comunicare ai rappresentanti delle istituzioni (Comune, Provincia e Regione), entro la fine di questo mese, il risultato delle trattative per un'eventuale partnership finanziaria e industriale con società dell'est asiatico;
la comunicazione del 12 gennaio si realizza dopo che in data 31 ottobre 2008 si è completato l'iter straordinario di legge che ha permesso alla SP.EL, srl, l'acquisizione dell'attività produttiva della fabbrica e contestualmente la stessa società è diventata proprietaria dell'area su cui sorge lo stabilimento industriale;
tale cadenza temporale smentisce la volontà della società SP.EL. srl di perseguire il rilancio produttivo dell'azienda ed induce l'interrogante a pensare che il solo scopo sia l'acquisizione agevolata di un'area strategica in piena zona industriale e utile alle attività retro-portuali. L'eventuale vendita di questa area costituirebbe secondo l'interrogante una speculazione sulle spalle dei lavoratori e a

danno dell'economia della città, le cui istituzioni come già dichiarato, si opporranno a qualunque ipotesi di trasformazione urbanistica validandone l'attuale destinazione -:
se intenda attivare immediatamente le procedure previste dalla legge 23 luglio 1991, n. 223 inerenti alle «norme in materia di cassa integrazione, mobilità, trattamenti di disoccupazione, attuazione di direttive della Comunità europea, avviamento al lavoro ed altre disposizioni in materia di mercato del lavoro» per garantire il sostegno ai lavoratori ed il tempo sufficiente a individuare imprenditori che possano riprendere in quell'area una seria attività industriale;
quali iniziative urgenti i Ministri in indirizzo intendano adottare, nell'ambito delle rispettive prerogative e competenze, per garantire una prospettiva occupazionale e produttiva dell'area interessata e scongiurare il disegno speculativo che traspare evidentemente dall'azione della suddetta SP.EL S.r.l.;
(4-02031)

...

Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Osvaldo Napoli e altri n. 1-00090, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 gennaio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Nucara, Garofalo, De Corato.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in Commissione Livia Turco n. 5-00829, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 gennaio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Miotto, Lenzi.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:
interrogazione a risposta scritta Rondini n. 4-01449 del 28 ottobre 2008.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTARISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BARANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
vi sono in Italia circa una ventina di funzionari della motorizzazione civile, con anzianità di direzione di almeno 15 anni e relativa sede di direzione, i quali non hanno avuto il riconoscimento del titolo di dirigenti e la relativa qualifica, ma è stato riconosciuto loro solamente la retribuzione da dirigente;
un caso emblematico è quello del direttore dell'ufficio della motorizzazione civile di Grosseto, il quale dal 1993 fu incaricato dall'ex direzione generale della motorizzazione civile di dirigere l'ufficio provinciale di Grosseto, con la prospettiva di accedere alla dirigenza nel breve volgere di qualche anno, posto che all'epoca mediante la procedura del corso-concorso, l'amministrazione, valutati i titoli e le capacità tecnico-professionali del funzionario, nonché i risultati della gestione dell'ufficio, proponeva al dicastero della funzione pubblica i nominativi dei propri funzionari da inserire nelle graduatorie di accesso alla dirigenza, attraverso la partecipazione ai corsi-concorsi;
attualmente la normativa si è evoluta nella direzione di privilegiare la preparazione teorica, a scapito della professionalità acquisita nel corso di lunghi anni di scrupolosa attività istituzionale;
inoltre, il ministero per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione non ha ancora bandito alcun concorso per dirigenti-tecnici da inserire nelle varie amministrazioni, ma solo per dirigenti-amministrativi;
data la situazione di cui sopra e alla luce della normativa di cui al decreto legislativo n. 387 del 1998 e del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 80, il direttore di Grosseto nel 2001 fece ricorso al giudice del lavoro per il riconoscimento della qualifica e della retribuzione di dirigente;
con sentenza n. 384 del 16 settembre 2002, il giudice del lavoro di Grosseto ha riconosciuto le mansioni e la retribuzione da dirigente, ma non la qualifica, per cui dal dicembre del 1998, pur non avendo la qualifica di dirigente, il direttore della motorizzazione civile di Grosseto ne percepisce la retribuzione;
verosimilmente si potrebbe risolvere tale anomalia proponendo a sanatoria l'attivazione di un ultimo corso-concorso, ove inserire tutti i funzionari della motorizzazione civile nella medesima situazione sparsi sul territorio italiano, ovvero il Ministro interrogato potrebbe emanare un decreto per il riconoscimento formale della qualifica di dirigente per tutti i funzionari nella condizione di cui sopra, posto che non vi sarebbe onere economico aggiuntivo per lo Stato -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda avviare al fine di risolvere la situazione anomala sopra descritta, che

penalizza fortemente un certo numero di funzionari dell'amministrazione statale in possesso di un'alta professionalità e di una solida esperienza pluriennale che potrebbero veder valorizzata e riconosciuta la loro esperienza e capacità.
(4-01416)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Occorre innanzitutto specificare che la direzione dell'ufficio provinciale della Motorizzazione di Grosseto non ricopre natura dirigenziale.
Rientra, infatti, nell'ambito delle mansioni del funzionario appartenente alle posizioni economiche C2 e C3 la direzione ed il coordinamento di unità organiche di rilevanza esterna di livello non dirigenziale.
Quanto alle considerazioni in ordine alle procedure di selezione dei dirigenti, si precisa che la disciplina dell'accesso alla qualifica dirigenziale ha sempre richiesto la partecipazione ed il superamento di concorsi banditi dalle singole amministrazioni o la partecipazione a corsi-concorsi banditi dalla scuola superiore della Pubblica Amministrazione.
Al riguardo, occorre precisare che la scrivente Amministrazione ha espletato un concorso per dieci dirigenti tecnici nel 1998 ed ha tuttora in corso di espletamento un concorso per quattro dirigenti tecnici.
Si aggiunga a ciò che nel corso degli anni sono stati banditi diversi corsi-concorsi per l'accesso alla qualifica dirigenziale da parte della scuola superiore della Pubblica Amministrazione.
Pertanto, alla luce di quanto sopra evidenziato ed in base alla normativa attuale, si fa presente che non è possibile procedere ad alcun riconoscimento della qualifica dirigenziale a personale direttivo che si trovi a svolgere funzioni di direzione di uffici della Motorizzazione, in quanto ciò può avvenire soltanto a seguito di superamento di appositi concorsi banditi dall'amministrazione o dalla scuola superiore della Pubblica Amministrazione.
Difatti, la sentenza del giudice del lavoro di Grosseto citata dall'interrogante, nel riconoscere lo svolgimento di mansioni superiori di natura dirigenziale al funzionario in parola, ha disposto la corresponsione dell'indennità relativa alle mansioni e non anche la qualifica di dirigente.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

BIANCOFIORE. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel quadro delle iniziative finalizzate alla formazione e qualificazione del personale in servizio permanente della Forza armata - Esercito, da impiegare in settori e con funzioni che richiedono una specifica preparazione di livello universitario, sono stati istituiti nel 2002 corsi di laurea in «studi internazionali» presso l'Università degli studi «La Sapienza» e presso il Link Campus University of Malta;
i corsi, a carattere interdisciplinare, erano finalizzati alla formazione di personale (Ufficiali, Sottufficiali e Volontari in servizio permanente) da impiegare in agenzie/comandi a caratterizzazione internazionale e/o multinazionale con funzioni di analisi, valutazione, pianificazione e gestione delle problematiche nei settori politico, socio-economico e giuridico;
gli oneri connessi con le tasse d'iscrizione e frequenza, nonché di missione erano a carico dell'Ispettorato per la formazione e la specializzazione, oggi Comando delle scuole dell'Esercito;
l'attività, dato il carattere assolutamente volontario, non comportava il diritto ad indennità di straordinario e recuperi compensativi e inoltre, i partecipanti designati per la frequenza dei Corsi, qualora avessero dovuto dare le dimissioni o rinunciare alla frequenza per motivi dipendenti dalla propria volontà, sarebbero potuti essere assoggettati all'obbligo di rimborso delle spese sostenute dall'amministrazione, previo atto di costituzione in mora;
con una comunicazione del 9 marzo 2006 l'Ispettorato comunicava agli enti dipendenti che i corsi in parola erano stati

sospesi. Successivamente, stante la disponibilità da parte delle università di proseguire l'attività didattica a favore dei frequentatori, l'Ispettorato comunicava che i frequentatori dei corsi potevano proseguire gli studi a titolo personale usufruendo delle disposizioni in materia di «diritto allo studio». Quindi sensibilizzava gli enti dipendenti a porre la giusta attenzione affinché il personale potesse concludere il ciclo di studi iniziato a suo tempo;
la generalità di tale enunciazione ha provocato un'interpretazione ad avviso dell'interrogante restrittiva nei confronti del personale frequentatore dei corsi, in quanto coloro che risiedono lontano da Roma si sono ritrovati impossibilitati a frequentare l'università causa i notevoli costi per il trasferimento, per i pasti e per il pernottamento nella Capitale;
peraltro si è venuta a creare una disparità di trattamento tra coloro che prestando servizio a Roma possono frequentare regolarmente e senza alcuna difficoltà;
tutto il personale impegnato in questo percorso formativo dovrebbe essere garantito allo stesso modo;
in particolare laddove le spese per il pernottamento in albergo e per la consumazione dei pasti si ritenessero eccessive, ci dovrebbe essere comunque da parte dell'amministrazione il dovere morale di assicurare loro un sostegno logistico adeguato volto a favorire la prosecuzione dell'impegno universitario;
non dovrebbe essere un problema sistemare circa sessanta militari a Roma fornendo loro ad esempio pasti presso una qualsivoglia mensa militare, né tanto meno accoglierli per il fine settimana presso una struttura militare -:
se intenda prendere immediatamente in esame questa problematica che, come evidente dalle premesse, può essere risolta senza troppi costi aggiuntivi;
se ritenga, come l'interrogante auspica, assolutamente doveroso creare le condizioni affinché i militari iscritti a questi corsi di laurea portino a termine il loro percorso formativo, utile soprattutto ai fini dell'amministrazione che per questi corsi ha già speso somme significative;
in quali tempi intenda trovare una soluzione per questi nostri militari, molti fra i quali erano arrivati a dover discutere solo la tesi di laurea e non sono oggi in grado di concludere l'anelato percorso degli studi.
(4-00370)

Risposta. - L'attività didattico-formativa in favore del personale delle Forze armate è oggetto di particolare e costante attenzione da parte della Difesa, in considerazione della rilevanza che essa assume per il buon funzionamento dello strumento militare.
Ciò premesso, i richiamati corsi per il conseguimento del diploma di laurea in «Studi Internazionali», svolti presso l'università degli studi di Roma «La Sapienza» e la
Link Campus University of Malta con sede a Roma, erano regolamentati dalle rispettive circolari istitutive - che dettavano i princìpi generali di carattere organizzativo ed amministrativo - emanate dal Comando delle scuole dell'Esercito Italiano.
La decisione di procedere alla loro sospensione è da collegare alle misure di carattere economico assunte dal Governo per il contenimento della spesa pubblica, stante la difficile congiuntura che ha coinvolto tutti i settori della Pubblica Amministrazione.
Infatti, a causa delle consistenti riduzioni di stanziamento operate al bilancio della Difesa per l'anno 2006, le Forze armate sono state fortemente impegnate nella ricerca dei più opportuni accorgimenti tesi all'ottimizzazione del rapporto tra risorse disponibili e funzionamento dell'organizzazione militare.
In tale quadro, il Comando delle scuole dell'Esercito, in ottemperanza alle disposizioni dello Stato Maggiore di forza armata relative all'impiego dei fondi per l'esercizio finanziario 2006, ha dovuto avviare un'oculata

revisione dei piani didattici ed ha emanato, pertanto, la comunicazione - cui fa cenno l'interrogante - che prevedeva la sospensione di tutti i corsi universitari, fatta eccezione per quelli associati alla formazione di base.
Tuttavia, in ragione della valenza formativa che la forza armata stessa attribuiva ai corsi in parola e per non vanificare gli sforzi dei frequentatori che avevano dimostrato un elevato impegno personale e motivazionale, il Comando delle scuole dell'Esercito ha anche sensibilizzato gli enti di appartenenza dei frequentatori affinché ponessero la massima attenzione nell'adottare ogni consentita azione per agevolare il completamento degli studi da parte del personale interessato.
Inoltre, lo stesso Comando - a seguito di una serie di incontri con il preside della facoltà di Scienze Politiche dell'università degli studi «La Sapienza» e con il direttore amministrativo della
Link Campus University of Malta - ha provveduto, nel mese di febbraio 2007, alla liquidazione dei crediti spettanti alle due università per le attività dell'anno accademico 2005-2006, risolvendo, senza ulteriori pendenze future, ogni rapporto di collaborazione con i due atenei.
Per quanto riguarda, poi, coloro che stanno ultimando, nell'anno accademico 2007-2008, i corsi di laurea in «Studi Internazionali» presso l'università degli studi «La Sapienza» ovvero presso la
Link Campus, evidenzio che i medesimi, poiché frequentano a titolo personale, sono soggetti, eventualmente, agli stessi disagi cui è sottoposto il personale della forza armata che frequenta i corsi di laurea presso altri atenei, la cui sede non coincide con quella di servizio.
Chiarito questo aspetto, nel rappresentare che nell'ambito dei frequentatori dei corsi in studi internazionali sono circa trenta quelli provenienti da sedi che non consentono il rientro in giornata al termine delle attività didattiche, faccio presente che non sussistono particolari difficoltà per l'utilizzo, previo il pagamento del vitto, delle mense dislocate presso le strutture militari di Roma.
Quanto, invece, alla possibilità di usufruire degli alloggi nel fine settimana di programmazione delle lezioni, tale opportunità è strettamente correlata alla disponibilità quantitativa e qualitativa di unità abitative presso le infrastrutture militari degli enti/comandi dislocati in Roma, che dovrà essere verificata, di volta in volta, dagli enti di appartenenza del personale in questione e che, comunque, resta subordinata alle prioritarie esigenze di alloggiamento degli enti/comandi ospitanti, per le finalità addestrative ed operative di propria competenza.
Concludo, rassicurando l'interrogante sull'impegno e sulla sensibilità che continueranno ad essere posti nei confronti delle attività di studio, nella consapevolezza che esse hanno lo scopo di conferire al personale conoscenze, capacità e competenze per esercitare, al meglio, la professione militare.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

BITONCI, MONTAGNOLI, LANZARIN, NEGRO, MUNERATO e BRAGANTINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
notizie provenienti dal territorio e dai rappresentanti dei lavoratori informano che Trenitalia Divisione Passeggeri Regionale intende chiudere il più importante impianto nazionale del materiale storico, il deposito Locomotive di Pistoia;
il Deposito Rotabili Storici di Pistoia è attualmente l'unico impianto di manutenzione dedicato ai rotabili del parco storico FS, che è tra i più numerosi e meglio conservati d'Europa. Tali rotabili sono quelli normalmente utilizzati per l'effettuazione dei treni storici nelle varie regioni. All'interno del deposito sono conservati stabilmente ad oggi: 10 locomotive a vapore; 4 littorine; 4 locomotive elettriche e circa 20 fra vetture e carri. In più vi sono i rotabili riparandi (in attesa di riparazione) provenienti dalle varie Direzioni Regionali. Inoltre, ed è la cosa più importante, vi sono custoditi molti pezzi di

ricambio ed attrezzature necessarie per gli interventi di manutenzione speciale delle locomotive a vapore di tutta Italia, oltre alla documentazione tecnica inerente questa famiglia di rotabili oramai unici;
il deposito non deve essere confuso con un qualsiasi museo, infatti i rotabili ivi conservati sono normalmente utilizzati, per cui generano un introito che permette di pagare tutti gli oneri derivanti da questo particolare tipo di traffico. L'attività dei rotabili storici è intimamente legata a Pistoia tanto che anche da parte del territorio si guarda all'area del Deposito come ad una risorsa da sostenere e per la quale investire;
è noto l'interesse concorde sia della regione che della provincia nel fatto che si debba mantenere il deposito aperto;
sapendo che con lettera prot. 19883 del 1° aprile 2008 l'assessore all'urbanistica e al centro storico di Pistoia ha confermato che l'area del deposito è inserita nel piano regolatore della città come destinata ad «attività ferroviarie museali», il suo trasferimento vedrebbe la più netta contrarietà di tutta l'Amministrazione Comunale;
l'attività dei rotabili storici, dal lato costi ha un impatto minimo sia nei confronti dell'esercizio che della manutenzione. L'alienazione del sito significherebbe, ipso facto, la cessazione dell'attività dei rotabili storici di tutta la Divisione Passeggeri Regionale (Nazionale);
la soluzione alternativa-dilettantistica proposta da Trenitalia di trasferire le attività a Firenze Romito tecnicamente è impercorribile, per l'inadeguatezza del sito dovuta a: ristrettezza degli spazi; logistica problematica; rischio ambientale nel trasferire nel centro di Firenze locomotive a vapore con i conseguenti fumi di scarico; rischio ambientale dovuto allo stoccaggio del carbone, delle scorie, degli olii. In riferimento ai fumi delle locomotive sia a vapore che diesel si sono avuti interventi delle Agenzie preposte, già allertate dai cittadini residenti nei pressi del deposito di Firenze Romito;
Pistoia organizzativamente non è un normale impianto manutentivo, infatti vi operano stabilmente solo quattro agenti che si occupano di «tutto», dalle incombenze tecniche a quelle logistiche. Inoltre altro fattore fondamentale è che a Pistoia, nella manutenzione dei rotabili storici, cooperano volontari che garantiscono una presenza giornaliera di circa due unità. Tale presenza, prestata a titolo completamente gratuito, verrebbe a mancare qualora si dovesse lavorare a Firenze;
analizzando le voci di costo relative a pulizie, vigilanza, riscaldamento e illuminazione il bilancio è a favore comunque di Pistoia. Infatti la pulizia viene fatta dai volontari, compreso lo sfalcio dell'erba, e quindi è a costo zero. La vigilanza non occorre perché in tutti questi anni non ci sono mai stati episodi di vandalismo o furti tali da richiederla, per il momento è sufficiente la normale ronda della Polfer. Il riscaldamento dell'officina è disattivato dal 1994, ed in tutti questi anni i volontari non ne hanno sentito la mancanza, riducendo gli spazi riscaldati ai soli spogliatoi negli orari necessari. L'unica voce a carico è l'illuminazione che comunque viene utilizzata solo negli spazi dove di volta in volta si effettuano le lavorazioni;
in questi anni tutti gli interventi di manutenzione dell'impianto tipo la imbiancatura degli spogliatoi, la sostituzione dello scaldabagno ed altri interventi migliorativi della rimessa, sono stati effettuati grazie al contributo del volontariato con i fondi recuperati dall'attività di produzione delle varie pubblicazioni e gadget;
la nascita e lo sviluppo di Pistoia è la conseguenza di una convenzione che proprio l'ingegner Mauro Moretti ora A.D. Ferrovie dello Stato, firmò come capo ASA Trazione con l'allora capo ASA Trasporto Locale, per una gestione razionale dei rotabili del parco storico, svincolata dai treni ordinari e possibilmente autonoma;
l'attività è mantenuta in vita dall'operato di persone che tramite attività no profit

delle associazioni a cui appartengono, lavorano alacremente a costo zero per mantenere in vita la tradizione e la cultura ferroviaria. Chiudere Pistoia, vorrebbe dire dismettere un'attività costruita con grandi sacrifici di Ferrovieri, di pensionati, di volontari e che adesso vive di linfa propria garantendo la continuità storica di cento anni del parco rotabili FS -:
se, essendo a conoscenza della situazione, quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, nell'ambito delle sue competenze, al fine di sollecitare Trenitalia Divisione Regionale per il mantenimento in essere del Deposito di Pistoia, tenendo conto che il nostro futuro è legato alla conoscenza del nostro passato, e in considerazione della rilevanza sociale che l'impianto di Pistoia e il suo servizio riveste in tutto il territorio nazionale.
(4-01146)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame inerente la manutenzione dei rotabili storici allocati presso l'ex deposito locomotive di Pistoia, si fa presente che nell'ambito del piano di riassetto e razionalizzazione degli impianti di manutenzione di Trenitalia, Ferrovie dello Stato S.p.A. ha individuato nell'ex deposito locomotive di Firenze Romito la sede idonea ad ospitare i rotabili storici.
La società argomenta che presso quest'ultimo impianto esistono sia gli spazi adeguati per il ricovero del materiale sia le attrezzature occorrenti per svolgere le relative attività di manutenzione e che, peraltro, l'impianto di Firenze Romito è attualmente sottoutilizzato rispetto all'area occupata in quanto non idoneo all'effettuazione degli interventi manutentivi a treno completo ad oggi interamente trasferiti nell'impianto di Firenze Osmannoro.
Ciò considerato, Ferrovie dello Stato S.p.A. conclude che la soluzione organizzativa individuata risulta funzionale sia alla conservazione sia alla manutenzione del parco rotabili storici.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

BITONCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il comma 23 dell'articolo 55 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, ha stabilito che ANAS S.p.A. ha la potestà di adeguare i canoni delle concessioni di accesso alle strade statali secondo i criteri del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 (Codice della Strada) a partire dal 1998, con atto dell'amministratore dell'Ente, in base a delibera del Consiglio, da comunicare al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'esercizio della vigilanza governativa e da pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale;
ANAS, in mancanza di limiti e criteri di determinazione fissati dalla legge, può unilateralmente determinare gli importi dei canoni, dal momento che i criteri fissati dal Codice della Strada attengono esclusivamente alle caratteristiche delle strade e degli accessi e i concessionari tenuti al pagamento non hanno modo di verificare se la pretesa sia giustificata o meno;
i provvedimenti di adeguamento attuati da ANAS dal 1998 hanno portato ad aumenti anche del 7000-8000 per cento rispetto ai canoni precedentemente richiesti, per importi che arrivano alla decina di migliaia di euro su base annua;
l'obbligo di pagare i nuovi canoni è stato posto a carico anche dei titolari di concessioni già rilasciate, senza che l'obbligato potesse esprimere alcuna volontà contraria;
questa situazione ha generato enormi anomalie e disparità di trattamento fra utenti del medesimo servizio, dal momento che altri enti proprietari di strade applicano canoni molto bassi o non richiedono alcun canone (Provincia di Padova e Comune di Codevigo) -:
se il Ministro intenda intervenire con idonea iniziativa normativa per modificare la disposizione del comma 23 dell'articolo 55 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, introducendo criteri oggettivi di determinazione

dei canoni di accesso alle strade statali, ponendo fine alla evidente posizione di privilegio di ANAS e alla disparità di trattamento tra concessionari che si affacciano su strade statali e concessionari che si affacciano su strade provinciali o comunali.
(4-01211)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, occorre premettere che in materia di uso della strada vige il principio che l'uso ordinario è libero a tutti e non è subordinato ad alcun atto amministrativo, per gli altri usi ammessi dall'ordinamento in particolare per l'uso straordinario e per l'uso eccezionale, occorre un provvedimento rispettivamente di natura autorizzativa e concessoria emesso dall'autorità competente che nel caso di viabilità d'interesse nazionale, è rappresentata dall'Azienda Nazionale Autonoma Strade (ANAS). Il canone annuo rappresenta il corrispettivo del provvedimento autorizzativo o concessorio.
Il canone che l'ANAS applica per le autorizzazioni e le concessioni rilasciate in base al nuovo codice della strada trova fondamento nell'articolo 27, commi 7 e 8, del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285.
L'adeguamento dei canoni, come ricordato anche nel presente atto ispettivo, è stato previsto dall'articolo 55, comma 23 della legge n. 449 del 1997 (legge finanziaria 1998) che ha disposto l'obbligo per l'ANAS di applicare gli aumenti in via immediata già a partire dal 1998.
Attualmente, l'ANAS provvede annualmente all'aggiornamento dei canoni e dei corrispettivi con atto del presidente, sulla base della delibera del consiglio di amministrazione; tale provvedimento è sottoposto alla vigilanza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che, entro trenta giorni, provvede al rilascio del relativo «nulla osta», decorso tale termine il provvedimento viene pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. Va precisato, inoltre, che il «nulla osta» rilasciato da questo dicastero all'ANAS ai sensi dell'articolo 55 della legge n. 449 del 1997, riguarda esclusivamente l'adeguamento ISTAT dei canoni medesimi e solo l'introduzione di particolari tipologie di accessi richiede ulteriori adempimenti istruttori.
I princìpi di quantificazione del canone sono stati indicati dal legislatore all'articolo 27, comma 8 del Codice della strada e sono:
soggezioni che derivano alla strada;
vantaggio che il concessionario ne ricava;
valore economico del provvedimento.

Questi principi quantificatori sono stati adottati anche per la determinazione dei canoni relativi agli accessi, mantenendo inalterate le tipologie degli accessi già adottate con il decreto ministeriale 23 marzo 1990.
Va inoltre ricordato che l'ANAS, contrariamente a quanto applicato talvolta dalle amministrazioni locali, non assoggetta il concessionario all'occupazione del suolo pubblico né tantomeno ad altre imposte comunali sugli immobili ma semplicemente ad un canone annuo come corrispettivo dell'autorizzazione o concessione rilasciata.
Inoltre, va sottolineato che molte amministrazioni locali adottano i canoni elaborati dall'ANAS che, successivamente al primo provvedimento del 1998, vengono annualmente aggiornati. Pertanto, nessuna analogia intercorre tra la imposizione (o non imposizione) da parte degli enti locali di tasse o imposte sugli accessi e la richiesta di corrispettivo avanzata dalla società ANAS in relazione al beneficio-utilità per il singolo derivante dall'uso individuale di bene di interesse generale.
Nello specifico, si aggiunge che il calcolo è in ogni caso verificabile in quanto la formula e tutti i relativi parametri fissi sono annualmente resi pubblici tramite
Gazzetta Ufficiale e comunque consultabili sul sito aziendale www.stradeanas.it, nell'apposita sezione dedicata a «licenze e concessioni». La normativa non prevede, oltre alla citata forma di pubblicità in Gazzetta Ufficiale, altri mezzi di notifica dei provvedimenti.
Nel caso particolare della regione Veneto, risulta a ANAS che, da una ricognizione

effettuata, è risultato che la struttura territoriale si è correttamente attenuta ai criteri qui evidenziati.
L'ANAS assicura, tuttavia, la propria disponibilità tramite i competenti uffici compartimentali, a fornire direttamente agli interessati informazioni sulla materia.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

BORGHESI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
i cittadini peruviani per poter entrare nel nostro paese devono richiedere un visto d'ingresso (turismo/per lavoro) presso la nostra ambasciata di Lima consegnando i documenti indicati. Per la consegna di tali documenti i cittadini devono fissare un appuntamento;
l'ambasciata italiana a Lima accetta le prenotazioni per tali appuntamenti attraverso internet solo se fatte presso agenzie di viaggio autorizzate dall'ambasciata stessa. La richiesta di appuntamento che non segue tale procedura risulta sostanzialmente impossibile (file lunghissime appuntamenti dati a distanza di 6 mesi);
risulta all'interrogante che tali agenzie richiedano per la singola prenotazione via internet 25 dollari in un paese dove lo stipendio medio è inferiore ai 200 dollari;
stime attendibili e prudenti (forum internet www.tuttostranieri.it/forum) quantificano il giro d'affari delle prenotazioni internet effettuate presso le agenzie autorizzate dall'ambasciata italiana di Lima intorno ai 2,5 milioni di dollari all'anno;
Francesco Rausi, recentemente nominato ambasciatore in Perù, ha dichiarato il 2 settembre al giornale La Repubblica che si sarebbe trattato di uno «spiacevole errore», costato tuttavia, come detto, circa 2,5 milioni di dollari all'anno a persone non certo abbienti;
come affermato dall'ambasciatore, inoltre i 25 dollari verrebbero restituiti attraverso «sconti sul biglietto aereo da parte delle agenzie»;
è lecito chiedersi rispetto a quale parametro vengano calcolati detti sconti posto che i listini sono fissati dalle stesse agenzie;
è anche legittimo rilevare che nel caso di rifiuto del visto nessuna restituzione è prevista -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
con quale criterio vengono selezionate tali agenzie e come viene rilasciata l'autorizzazione;
se ritenga equa la tariffa pattuita posto che lo stipendio medio a Lima è inferiore ai 200 dollari;
se non ritenga che la restituzione dei 25 dollari sia in realtà fittizia;
come intenda procedere al fine di regolare tale situazione.
(4-01465)

Risposta. - L'Ambasciata d'Italia a Lima ha riferito che esclusivamente un ristretto numero di agenzie di viaggio peruviane, autorizzate e costantemente monitorate dalla sezione visti della stessa rappresentanza, forniscono informazioni e fissano gli appuntamenti per conto degli utenti. Tali agenzie vengono selezionate sulla base della loro riconosciuta serietà sul mercato locale, direttamente valutata e costantemente controllata dall'ambasciata. Il personale che esse dedicano specificamente a tale compito, inoltre, viene istruito e frequentemente aggiornato a cura dell'Ufficio visti, che procede anch'esso a costanti visite di controllo, solitamente senza preavviso.
Per quanto attiene l'ammontare del corrispettivo richiesto per ottenere un appuntamento, come già noto all'interrogante, è pari a 25 dollari ed è considerato un anticipo sul costo del biglietto aereo, che generalmente è acquistato presso la medesima agenzia, nel caso in cui viene ottenuto il visto. Va precisato, inoltre, che i prezzi dei biglietti aerei, su cui applicare la detrazione

di 25 dollari, non vengono arbitrariamente fissati dalle agenzie, ma fanno riferimento alle tariffe praticate dalle compagnie aeree.
È utile fare presente tuttavia che la suddetta procedura non è esclusiva e l'utenza ha in alternativa la possibilità di rivolgersi direttamente all'ambasciata, o presso gli altri uffici consolari onorari presenti in Perù, per avere informazioni e/o per fissare appuntamenti. Per i casi di urgenza sono previste anche corsie preferenziali ed uno sportello esterno all'ambasciata che fornisce informazioni generali sui visti. Va detto comunque che l'utente, anche se sceglie di rivolgersi all'agenzia di viaggio autorizzata, è consapevole che il visto possa essergli rifiutato, ove non sussistano i requisiti e le condizioni richieste, senza per questo poter pretendere un rimborso del costo del servizio prestato.
Per quanto inoltre riguarda l'ammontare dei ricavi che tali agenzie conseguono per i servizi attinenti alle richieste dei visti, l'ambasciata a Lima ritiene che la stima di 2,5 milioni di dollari annui, come indicato dall'onorevole interrogante, sia assai lontana dalla realtà mentre un'approssimazione plausibile condurrebbe ad una cifra almeno dieci volte inferiore.
È bene far presente inoltre che la collaborazione coi
call center, e in generale con le agenzie esterne di servizi, è regolata dall'Istruzione consolare comune Schengen (Parte VIII p. 5) ed è altresì coordinata in sede di cooperazione consolare locale con le rappresentanze di tutti gli altri Paesi dello stesso accordo. Per poter meglio valutare altresì l'efficienza di tali forme di esternalizzazione, occorre tener presente che esse hanno consentito agli utenti di evitare disagi e lunghe attese, oltre che costosi e talvolta inutili spostamenti per raggiungere gli uffici diplomatico-consolari senza gravare l'amministrazione di oneri.
Infine va detto che, alla luce delle «migliori pratiche», per la gestione degli appuntamenti, già in uso presso le nostre rappresentanze e quelle di altri Partner Schengen, questo Ministero degli esteri ha tuttavia sollecitato l'Ambasciata a Lima affinché mettesse in atto ulteriori misure per garantire una sempre maggiore attenzione ai bisogni dell'utenza. È stato suggerito, per esempio, di servirsi di un unico
call center di fiducia, per ottenere tariffe più basse, e di rendere più facile l'accesso diretto alle informazioni ed ai servizi connessi ai visti, anche attraverso i canali tradizionali quali il centralino, il fax, internet, le bacheche interne ed esterne, le corsie preferenziali per VIP ed i casi urgenti, eccetera.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Enzo Scotti.

BRANDOLINI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel territorio delle Province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini - nel quale sono ubicati due aeroporti militari - nel corso dell'estate si è riscontrato un incremento della presenza di formazioni nuvolose anomale rilasciate da aerei militari (cosiddette scie chimiche o chemtrails);
le condizioni meteorologiche del periodo estivo, la bassa quota di volo degli aerei militari, la dimensione, la forma e la durata delle scie sembrano escludere che possa trattarsi di normali scie di condensazione;
negli Stati Uniti da molti anni si susseguono proteste contro le scie nuvolose prodotte da aerei militari;
in Germania il fenomeno viene addebitato ad esperimenti militari;
recentemente - come documentato in un servizio del canale televisivo tedesco RTL TV - alcuni ricercatori climatici, attraverso verifiche e rilievi sulle formazioni nuvolose rilasciate da aerei militari, avrebbero trovato riscontri del fatto che si tratterebbe di nubi artificiali contenenti enormi quantità (tonnellate) di elementi chimici diffusi, polveri finissime a base di polimeri e di metalli irrorati con la funzione di confondere i radar e di consentire una manipolazione delle mappe meteorologiche. Secondo quanto affermato dai

vertici militari, le quantità irrorate sarebbero modeste e non nocive;
il CNR nel 2005 e alcuni ricercatori indipendenti, attraverso analisi su campioni di pioggia, coincidenti con il rilascio delle scie chimiche, e su piante bagnate dalla stessa pioggia, hanno rilevato la presenza di una concentrazione al di sopra della norma di sostanze chimiche come quarzo, ossido di titanio, alluminio, sali di bario, sicuramente pericolosi per la salute e, secondo alcune fonti, anche cancerogene -:
se corrisponda al vero che nel 2003 è stato sottoscritto un trattato tra gli Stati Uniti e l'Italia sugli studi meteorologici e che da tale data sono triplicati i voli militari;
se il Ministero sia in possesso di elementi raccolti direttamente o indirettamente sul fenomeno ed, in particolare, di adeguate informazioni relative alle sostanze chimiche che vengono irrorate nell'aria, al loro grado di inquinamento e alla pericolosità per la salute pubblica;
quali iniziative intenda porre in essere per dare risposta ai cittadini, fortemente preoccupati dal fenomeno e per fornire esaurienti informazioni al paese.
(4-01193)

Risposta. - Nel premettere che il fenomeno delle scie chimiche, attese le molteplici implicazioni, non investe profili di esclusiva competenza della Difesa, devo rilevare che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha già fornito un'ampia risposta ad un atto di analogo contenuto (n. 4-00280), pubblicata il 5 settembre 2008, da cui si evince, fondamentalmente, che «dall'esame della letteratura scientifica internazionale e dal contenuto dei siti web specialistici, non è possibile confermare l'esistenza delle scie chimiche».
Allo stesso tempo, è emerso che «i siti specialistici degli osservatori delle scie chimiche, in particolare, risultano carenti dal punto di vista scientifico».
Mi limito, pertanto, a fornire, per quanto di specifica competenza della Difesa, alcuni elementi conoscitivi relativi ai velivoli militari.
In primo luogo, le indagini svolte hanno consentito di escludere il coinvolgimento degli aeromobili dell'Aeronautica militare nella generazione o emissione di scie differenti da quelle normalmente dovute alla condensazione del vapore acqueo.
L'Aeronautica militare, inoltre, non ha in dotazione aeromobili adibiti allo spargimento di sostanze chimiche, né si hanno evidenze relative ad aeromobili militari che, operando a bassa quota sul territorio italiano, abbiano disperso o irrorato sostanze chimiche, così come descritto nell'ambito dell'atto in esame.
In particolare, le ricerche ed analisi effettuate in ambito militare hanno confermato che il fenomeno delle scie si riferisce alla condensazione di vapore acqueo che normalmente viene rilasciato dai motori a combustione interna.
Ciò si manifesta generalmente a basse temperature e a quote normalmente superiori ai ventimila piedi.
Peraltro, il combustibile usato dai velivoli militari è analogo a quello usato dai vettori civili e l'impatto ambientale, in relazione alla concentrazione di idrocarburi, è risultato molto minore di quello normalmente rilevabile nelle comuni aree urbane.
Per quanto concerne la permanenza delle citate scie, occorre aggiungere che a temperature appena superiori allo zero, il vapore acqueo contenuto nell'atmosfera, all'impatto con una superficie quale ad esempio la fusoliera di un aereo, può congelarsi all'istante per effetto dell'improvvisa variazione di pressione e dare quindi quell'impressione gelatinosa alla quale si fa riferimento nell'atto in esame.
Inoltre, in assenza di vento, la permanenza delle scie così prodotte può protrarsi anche per diverse ore.
In tal caso, l'incrocio delle rotte di più velivoli che, in contemporanea o successivamente, vengono ad intersecarsi, possono dare origine a figure geometriche.
In ultimo, l'Aeronautica militare, che nel 2003 non ha sottoscritto alcun accordo con gli Stati Uniti sulla specifica problematica,

non ha - come erroneamente affermato - «triplicato i voli militari», ma, al contrario, ha ridotto, dal predetto anno ad oggi, l'attività di volo dei propri aeromobili del 15 per cento circa.
Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

BURTONE. - Al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da quanto si apprende da notizie di stampa il Ministero dei trasporti e il Ministero della difesa avrebbero, per il tramite dell'avvocatura dello Stato, presentato ricorso contro la sentenza del TAR di Catania che aveva restituito al signor Danilo Giuffrida la patente di guida, più 100 mila euro di indennizzo, stabilendo che l'omosessualità non è una malattia;
al signor Giuffrida Danilo infatti era stata sospesa la patente proprio perché omosessuale;
la notizia della sospensione della patente per siffatta ragione divenne una caso nazionale;
il provvedimento del Tar accolse il ricorso presentato dall'automobilista -:
se i ministri titolari dei due dicasteri interessati siano a conoscenza dell'iniziativa assunta dall'avvocatura dello Stato per proprio conto e se non sia il caso di non procedere a questo ricorso che presenterebbe evidente natura discriminatoria su base di orientamenti sessuali e lesiva della nostra Costituzione.
(4-01319)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame si rappresenta che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è sostanzialmente estraneo alla vicenda illustrata dall'interrogante.
I provvedimenti relativi alla patente di guida sono, difatti, ascrivibili ad organi della Regione siciliana in quanto la normativa vigente conferisce a questa regione, nell'ambito del proprio territorio, tutte le attribuzioni degli organi centrali e periferici dello Stato in materia di comunicazioni, trasporti regionali e motorizzazione (decreto del Presidente della Repubblica 17 dicembre 1953 n. 1113, come modificato dal decreto del Presidente della Repubblica 6 agosto 1981 n. 485 e dal decreto legislativo 11 settembre 2000, n. 296).
Nel caso di specie, il provvedimento di revisione della patente di guida -
ex articolo 128 del decreto legislativo 30 aprile 2008, n. 285 e successive modificazioni - è stato emesso dall'ufficio provinciale di Catania in data 19 settembre 2001, organo incardinato nell'ambito dell'assessorato al turismo commercio e trasporti della Regione siciliana.
Appare dunque palese la non riconducibilità soggettiva al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del provvedimento in questione che non può rispondere di atti non imputabili ai suoi organi.
Per quanto di competenza e per completezza d'informazione, si espongono i fatti oggetto del presente atto ispettivo.
Il 12 giugno 2001, la Marina militare informava l'ufficio provinciale di Catania che il signor Giuffrida Melchiorre Danilo, ricoverato presso l'ospedale militare di Augusta, risultava «non essere in possesso dei requisiti di idoneità psicofisica legalmente richiesti per la condotta di automezzi» senza alcuna indicazione relativa ad eventuali patologie né tantomeno relativa alle preferenze sessuali dello stesso.
A seguito di tale comunicazione, l'ufficio provinciale di Catania disponeva, con provvedimento n. 1195/IS del 19 settembre 2001, la revisione della patente ai sensi dell'articolo 128 del Codice della strada per la verifica della persistenza dei requisiti di idoneità psicofisica prescritti per il possesso della patente di guida.
Al riguardo, va precisato che, a fronte di una comunicazione di una struttura sanitaria pubblica circa la perdita del possesso dei requisiti psicofisici di idoneità alla guida, l'ufficio competente, senza entrare nel merito, è tenuto ad emettere, ai fini della sicurezza della circolazione, un provvedimento di revisione della patente di guida che comporta il doversi sottoporre ad una visita presso la commissione medica

locale. Di fatto, nessun provvedimento di sospensione della patente è stato adottato nei confronti del signor Giuffrida che ha continuato a detenere regolarmente la patente di guida.
Con ricorso al Tribunale amministrativo della Sicilia, sezione di Catania, il signor Giuffrida ha impugnato il provvedimento di revisione della patente di guida.
Il Tribunale amministrativo della Sicilia, con ordinanza n. 159 del 2002, ha accolto l'istanza di sospensiva del provvedimento di revisione e, con sentenza n. 2353/05, ha accolto il ricorso e per l'effetto ha annullato il suddetto provvedimento.
Con atto di citazione del 25 gennaio 2002, dinanzi al Tribunale civile di Catania, il signor Giuffrida ha chiesto nei confronti dei Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti e della difesa la condanna al risarcimento del danno patito per effetto della violazione del diritto alla riservatezza in occasione dell'emanazione del provvedimento di revisione.
La difesa dell'amministrazione è stata curata dall'assessorato al Turismo, commercio e trasporti della Regione siciliana dal quale dipendono gli uffici provinciali della Sicilia.
In data 29 settembre 2008, è pervenuta presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti la sentenza n. 2997/2008 del T.A.R. Sicilia, sede di Catania, V sezione civile, dalla quale si è appreso che il predetto tribunale ha condannato l'Amministrazione delle infrastrutture e dei trasporti, in solido con quella della difesa, al pagamento di euro 100.000,00 oltre le spese legali a titolo di risarcimento del danno in favore del signor Melchiorre Danilo Giuffrida.
Al riguardo, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha chiesto all'avvocatura distrettuale dello Stato di Catania di interporre appello avverso la suddetta sentenza in quanto ha ritenuto che si dovesse far valere, a prescindere da ogni considerazione circa il merito della vicenda, il difetto di legittimazione passiva del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in quanto soggetto rimasto sostanzialmente estraneo alla stessa, attesa la competenza in materia della Regione siciliana.
Concludendo, l'appello proposto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non ha alcun carattere discriminatorio ed è diretto unicamente a far valere l'estraneità dello stesso alla vicenda nonché l'esatta individuazione del legittimo contraddittore.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

CASSINELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel 1998 codesto Ministero bandiva un concorso pubblico per la copertura di 184 posti di Vigile del fuoco;
nel giugno del 2000 veniva pubblicata la graduatoria nella quale risultavano idonei circa 5.500 degli oltre 120.000 candidati;
dopo oltre dieci anni dal bando del concorso, i candidati risultati idonei ancora non hanno notizie in merito alla loro posizione;
nel contempo, il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco ha provveduto ad assunzioni al di fuori dell'ambito di concorsi pubblici;
nel Consiglio dei ministri del 18 giugno 2008 sono state programmate 1.400 assunzioni per il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco -:
per quali ragioni l'iter di tale concorso pubblico si sia rivelato tanto complesso e perché, ancora oggi, i vincitori non abbiano certezze sul loro futuro;
per quali ragioni il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco abbia, nel contempo, provveduto a nuove assunzioni senza tenere conto dei vincitori dei concorsi pubblici;
se sia intenzione del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco quella di procedere alle nuove assunzioni tramite concorso pubblico o richiamando i vincitori di passati

concorsi pubblici che ancora non risultano assunti.
(4-01122)

Risposta. - Nel marzo del 1998 venne bandito un concorso pubblico per 184 posti di Vigile del fuoco, la cui graduatoria è stata più volte prorogata da specifiche norme e, da ultimo, dal decreto-legge n. 248 del 2007, convertito in legge n. 31 del 2008, che ne ha fissato al 31 dicembre 2008 il termine di validità. Tali proroghe hanno consentito il superamento, di gran lunga, della validità triennale che generalmente si applica a tutte le graduatorie dei concorsi espletati per i profili operativi del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, ai sensi del decreto-legge n. 512 del 1996, convertito in legge n. 609 del 1996.
Il concorso in parola prevedeva un totale complessivo degli idonei; comprensivo dei 184 vincitori, pari a 5122 unità; ad oggi, il totale degli assunti (idonei e vincitori) risulta di 3225 unità.
Successivamente al concorso a 184 posti, sono stati banditi altri concorsi, in esecuzione di norme specifiche, per esigenze particolari e/o nei confronti di personale avente determinati requisiti.
In particolare, nel 2001 è stato bandito il concorso a 173 posti, in attuazione della disposizione contenuta nella legge n. 246 del 2000, recante il potenziamento dell'organico del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, che prevedeva la copertura del 25 per cento dei posti portati in aumento nel profilo di vigili del fuoco, per titoli, riservato ai vigili iscritti nei quadri del personale volontario che avessero prestato non meno di 80 giorni di servizio (cosiddetti discontinui).
Le proroghe alle graduatorie dei concorsi del 1998 e del 2001 hanno poi consentito all'amministrazione di continuare ad assumere, oltre ai vincitori, anche altri contingenti di vigili del fuoco risultati idonei, in attuazione di specifiche autorizzazioni e disposizioni di incremento di organico, oltre ai vigili volontari ausiliari del Corpo nazionale congedatisi negli anni 2004 e 2005, previo l'espletamento di due concorsi a 55 posti ciascuno ad essi riservati.
Nel 2007 sono state, inoltre, assunte altre 600 unità, per le quali si è provveduto, per esigenze di equità ad attingere, in parti eguali, dalle graduatorie di tutti i bandi ancora in vigore, con l'assunzione di 151 unità dalla graduatoria del concorso del marzo 1998. Nel 2008, lo scorso 13 ottobre, sono state avviate al periodo di formazione 1351 unità che, sulla base delle percentuali di assunzioni tassativamente fissate dalle finanziarie 2007 e 2008, sono state 1135, assunte mediante procedure di stabilizzazione, 60 volontari in ferma breve e le restanti unità attingendo, in parti eguali, dalle graduatorie ancora valide di tre concorsi precedenti, tra cui quello del 1998 (52 unità).
In relazione a quanto sopra si precisa che, contrariamente a quanto affermato dall'interrogante, tutti i vincitori delle procedure concorsuali espletate sono stati assunti e, in più occasioni, si è fatto ricorso alle graduatorie degli idonei, i quali, come è noto, possono vantare solo un interesse legittimo all'assunzione e non un diritto soggettivo.
È peraltro interesse dell'amministrazione evitare l'assunzione di coloro che, dopo tanto tempo - come è il caso del concorso del marzo 1998, bandito ormai più di 10 anni fa e, come detto sopra, ripetutamente prorogato, addirittura fino al 31 dicembre 2008 - potrebbero non avere più le condizioni fisiche adeguate, legate anche all'età, per svolgere compiti peculiari, quali sono quelli a cui è chiamato il personale operativo del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.
In conclusione, malgrado l'esigenza generale di contenimento della spesa pubblica, si ribadisce la volontà del Governo di procedere nel 2009 al ripianamento progressivo degli organici del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, anche attingendo alle graduatorie ancora valide e avvalendosi delle risorse appositamente stanziate dalle disposizioni delle leggi finanziarie per il 2007 e 2008, così come modificate dal decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008. Infine, si fa presente che è stato bandito un nuovo concorso per l'assunzione

di 814 vigili del fuoco, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 18 novembre 2008.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.

CASTAGNETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da giorni la decennale guerra civile che coinvolge la Repubblica democratica del Congo è precipitata. Nella regione del Nord Kivu, regione ricca di diamanti, cobalto, zinco e rame, si sono fatti sempre più cruenti e sanguinosi gli scontri fra l'esercito ribelle guidato da Laurent Nkunda e le truppe del Presidente Joseph Kabila;
la città di Goma è sotto assedio con migliaia di profughi prima usciti dalla città ma poi rientrati per la chiusura dei campi di accoglienza vicini;
nel centro Don Bosco Ngangi, padre Perez con quattro volontari italiani del Vis (Volontariato internazionale per lo sviluppo) hanno deciso di rimanere per portare sollievo e conforto a quelle martoriate popolazioni. Centinaia di sfollati oramai occupano il centro, altre migliaia vi si recano per mangiare o andare a scuola;
la situazione è monitorata, con difficoltà, dai caschi blu dell'Onu, ma potrebbe precipitare da un momento all'altro ancor di più, dando vita ad conflitto su larga scala come quello ruandese -:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere a livello internazionale e specificamente europeo per favorire l'accordo tra le parti e quale misura intenda adottare per sostenere e proteggere i nostri connazionali che con il loro impegno alleviano le pene di tante persone a rischio della loro stessa vita.
(4-01531)

Risposta. - Per individuare le migliori linee di intervento per la crisi in atto nella regione del Kivu, in Congo, l'Italia sta attivamente partecipando al dibattito in corso al Consiglio di Sicurezza dell'ONU riguardo al ruolo della missione delle Nazioni Unite per il Congo (MONUC).
Con la risoluzione 1843 (2008) dello scorso 20 novembre, sostenuta da Italia, Francia, Belgio, Costa Rica, Regno Unito, Sudafrica e Stati Uniti, il Consiglio di Sicurezza ha autorizzato l'immediato dispiegamento delle forze effettive richieste dal Segretario minerale in vista del temporaneo rafforzamento della missione consistenti in 2.785 unità di personale militare e 300 unità di polizia che si uniscono ai 17.000 uomini di cui dispone attualmente.
Si tratta di una risoluzione «ponte», che mira ad anticipare i tempi del rafforzamento nell'attesa che si concluda il negoziato per il rinnovo del mandato di MONUC, in scadenza il prossimo 31 dicembre. L'obiettivo della risoluzione è, in primo luogo, il rafforzamento dell'azione della missione in difesa della popolazione civile, oltre che nella creazione di una cornice di sicurezza che faciliti la riconfigurazione tattica e l'ottimizzazione del dispiegamento delle forze.
È bene tenere presente che l'Italia ha versato per la missione, nel solo 2007, un contributo di 47 milioni di euro e per il quale ha ricevuto i ringraziamenti del sottosegretario per gli Affari Umanitari delle Nazioni Unite per quanto sta facendo in campo umanitario ed in particolare per la soluzione della crisi nel Congo.
In ambito europeo la guerra civile del Congo è stata oggetto di discussione nel Consiglio affari generali e relazioni esterne (CAGRE) che si è tenuto lo scorso 10 novembre. In tale occasione il Consiglio ha accolto con favore la decisione di potenziare aiuto umanitario destinato alle popolazioni civili colpite dalla crisi ed ha lanciato un appello per la cessazione delle violazioni sistematiche dei diritti umani. Lo stesso Governo congolese è stato oggetto di un richiamo circa la propria responsabilità riguardo la salvaguardia dei diritti umani.
Rilevata l'urgenza di una soluzione politica che, nel quadro dei processi di Goma e Nairobi, conduca alla stabilità della regione, le conclusioni approvate dal CAGRE

hanno sottolineato l'impegno dell'Unione Europea nella gestione della crisi congolese a livello diplomatico e nell'ambito della collaborazione con l'Unione Africana. Parallelamente, la Repubblica Democratica del Congo e la Repubblica del Ruanda sono state inoltre esortate a privilegiare la via del dialogo e della collaborazione.
Il consiglio, nel confermare il proprio pieno sostegno alla missione dell'ONU, ha infine discusso le possibili iniziative in grado di porre fine all' attività di gruppi armati stranieri e al finanziamento di gruppi ribelli tramite lo sfruttamento illegale delle risorse naturali del paese.
La maggioranza degli Stati membri, tra i quali anche l'Italia, non ha accolto l'ipotesi di un'autonoma missione militare europea, avanzata inizialmente dal Ministro degli esteri francese Kouchner, per non svilire il ruolo centrale della MONUC per la stabilizzazione ed il mantenimento della pace nella regione.
Per quanto attiene al secondo quesito posto dall'onorevole interrogante, riguardo la tutela dei connazionali presenti nella regione interessata dalla guerra, si fa presente che il Ministero degli affari esteri, attraverso la propria unità di crisi, in costante contatto con l'ambasciata a Kinshasa e con il console onorario a Kigali, segue con la massima attenzione l'evolversi della situazione della regione.
Sin dal mese di maggio 2007, questa amministrazione ha sconsigliato di effettuare viaggi in Congo, specificamente nel nord e sud Kivu, con un preciso avviso sul proprio sito www.viaggiare.sicuri.it per i ricorrenti scontri tra soldati dell'esercito regolare congolese e le milizie ribelli locali, provocando numerose vittime ed un alto numero di sfollati.
A seguito dell'intensificarsi dei combattimenti verificatasi nelle ultime settimane di ottobre, l'unità di crisi ha dato istruzione all'ambasciata d'Italia a Kinshasa di contattare i connazionali presenti nel nord Kivu, ed in particolare nella città di Goma, per accertarsi delle loro condizioni e soprattutto consigliare loro di lasciare il paese, recandosi nella vicina città ruandese di Gyseni, distante 3 km dal confine. La stessa unità di crisi ha attivato, al contempo, anche l'ambasciata a Kampala, competente per il Ruanda, affinché inviasse il console onorario a Kigali presso Gyseni, per fornire l'assistenza ai connazionali, consegnando loro immediatamente 2 telefoni satellitari, ed ha a tal fine autorizzato la stessa ambasciata a sostenere gli oneri finanziari necessari, prevedendo anche un eventuale esodo verso il Ruanda, attraverso il lago Kivu.
In particolare è bene precisare che circa 25 connazionali, dei 50 presenti nella regione del nord Kivu, divisi più o meno equamente tra religiosi, cooperanti e residenti, alla fine di ottobre, hanno deciso di lasciare il paese, attraversando il confine con il Ruanda mentre gli altri 25, di cui 8 religiosi, 13 residenti e 5 cooperanti, che hanno deciso volontariamente di rimanere mantenendo un costante contatto con l'unità di crisi, con l'ambasciata a Kinshasa e con il console onorario a Kigali. Nel corso delle ultime settimane, grazie ad una stabilizzazione seppur precaria della situazione, hanno fatto ritorno a Goma circa 15 connazionali, appartenenti per lo più ad organizzazioni non governative italiane.
È importante segnalare, infine, che lo scorso 18 novembre l'unità di crisi ha effettuato una missione in Uganda, Ruanda e Burundi per effettuare una valutazione e un approfondimento delle condizioni di sicurezza e aggiornare, sulla base della conseguente analisi del rischio e dei dati relativi alla presenza di connazionali, i relativi piani di emergenza. Nel corso della stessa missione è stata effettuata anche una visita a Gyseni al fine di valutare le eventuali ulteriori misure da adottare per tutelare i connazionali attualmente in nord Kivu ed in particolare nella città di Goma.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Enzo Scotti.

CIRIELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comune di Torchiara è composto da otto consiglieri più il sindaco di maggioranza e da quattro consiglieri comunali di minoranza;

dal mese di gennaio del 2007 tre consiglieri di minoranza del comune di Torchiara hanno chiesto la revoca del loro rappresentante presso la comunità montana Alento Monte Stella, in quanto non si sentono più rappresentati politicamente dall'attuale delegato della minoranza il consigliere Di Bartolomeo;
il sindaco del comune di Torchiara, dopo varie diffide al Prefetto di Salerno fatte dai predetti tre consiglieri e volte alla convocazione del Consiglio comunale per la revoca del consigliere Di Bartolomeo, provvedeva alla convocazione del consiglio con all'ordine del giorno la revoca del consigliere Di Bartolomeo;
in tale consiglio è stata deliberata la non revoca del consigliere Di Bartolomeo con il voto dei consiglieri di maggioranza contrariamente a quanto previsto dalla legge (utilizzo del voto limitato);
i tre consiglieri di minoranza hanno dovuto ricorrere al TAR di Salerno per l'annullamento della delibera;
il TAR ha di fatto annullato la delibera di Consiglio specificando che la revoca doveva essere votata soltanto dai consiglieri di minoranza;
i tre consiglieri hanno chiesto quindi di nuovo la convocazione del Consiglio comunale per la revoca del loro rappresentate ma il Sindaco non ha provveduto alla convocazione e quindi i tre consiglieri hanno dovuto ricorrere nuovamente al TAR chiedendo l'ordinanza presidenziale di convocazione del Consiglio comunale per la revoca del proprio rappresentante;
il TAR ha emesso l'ordinanza a favore dei tre consiglieri e la stessa è stata notificata al sindaco di Torchiara ed al Prefetto di Salerno;
a tutt'oggi ancora non è stato possibile svolgere il Consiglio per la revoca del rappresentante della minoranza e infatti il Sindaco e la sua maggioranza hanno più volte rinviato l'argomento facendo mancare il numero legale;
il Prefetto di Salerno, a tutela dei tre consiglieri di minoranza, provvedeva ad inviare un Commissario ad acta per provvedere a convocare il consiglio comunale con all'ordine del giorno la revoca del consigliere della minoranza per il giorno 17 dicembre 2007;
il giorno 17 dicembre 2007 però non è stato posto in votazione l'argomento in quanto la maggioranza consiliare ha fatto mancare il numero legale -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, se gli stessi corrispondono al vero, quali iniziative di propria competenza intenda adottare ed in particolare se non ritenga opportuno valutare l'ipotesi di sciogliere il consiglio comunale di Torchiara per gravi inadempienze, non avendo ottemperato alle disposizioni del TAR e del Prefetto di Salerno.
(4-00672)

Risposta. - Al momento il problema della designazione dei rappresentanti in seno al consiglio generale della Comunità montana «Alento Monte Stella» non riguarda soltanto il comune di Torchiara ma tutti i comuni costituenti la stessa Comunità montana, infatti, con decreto del Ministero dell'interno del 19 febbraio 2008 il consiglio generale è stato sciolto e contestualmente è stato nominato il commissario straordinario per la provvisoria gestione dell'ente.
Atteso che l'articolo 2, comma 17, della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria 2008) assegnava alle regioni il termine di sei mesi per legiferare in materia di riordino della disciplina delle comunità montane e che tale termine è stato successivamente differito al 30 settembre 2008, il predetto commissario straordinario, il 2 luglio 2008, ha invitato i comuni della Comunità montana a designare i propri rappresentanti in seno al consiglio generale, ritenendo che non poteva essere differita la ricostituzione degli organi comunitari.
Successivamente, con legge regionale 30 settembre 2008, n. 12, pubblicata sul Bollettino Ufficiale Regione Campania (B.U.R.C.) numero speciale del 2 ottobre 2008, la Regione Campania ha riordinato la

disciplina delle comunità montane, ridisegnandone, tra l'altro, l'assetto territoriale.
L'articolo 9 della legge regionale prevede che il consiglio generale delle comunità montane sia costituito - a differenza di quanto avveniva in passato - dai sindaci dei comuni facenti parte della comunità, o da loro delegati.
Inoltre, con la modifica della composizione dell'organo consiliare, la predetta legge regionale ha, quindi, previsto che, entro 60 giorni dalla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale regionale, i comuni debbano provvedere all'individuazione dei loro designati.
A seguito di ciò il commissario straordinario della Comunità montana «Alento Monte Stella», con nota del 28 ottobre 2008, ha invitato i sindaci dei comuni costituenti la citata Comunità montana a trasmettere gli atti di designazione al fine di procedere alla convocazione per l'insediamento del nuovo consiglio generale.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

COMMERCIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la Croce rossa italiana (CRI), eretta in corpo morale con la legge 30 maggio 1884, n. 1243, ha, ai sensi dell'articolo 7 del decreto-legge 20 settembre 1995, n. 390, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 1995, n. 490 (Gazzetta Ufficiale 20 novembre 1995, n. 271), ad ogni effetto di legge qualifica e natura di ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico e, in quanto tale, è soggetta alla disciplina normativa e giuridica degli enti pubblici;
la natura pubblica della Croce rossa italiana è espressamente richiamata dall'articolo 5 dello Statuto dell'associazione approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 maggio 2005, n. 97 (Gazzetta Ufficiale 8 giugno 2005, n. 131);
per l'assolvimento dei suoi servizi in tempo di pace e di guerra la Croce rossa italiana dispone di un corpo militare ausiliario delle Forze armate dello Stato il cui personale è disciplinato per quanto concerne «lo stato giuridico, il reclutamento, l'avanzamento ed il trattamento economico» dal regio decreto 10 febbraio 1936, n. 484, così come modificato dalla legge 25 luglio 1941, n. 883, e dal decreto legislativo luogotenenziale 22 febbraio 1946, n. 379;
ai sensi degli articoli 29, 116 e 249 del citato regio decreto n. 484 del 1936, gli iscritti nel Corpo militare della Croce rossa italiana, chiamati in servizio, sono militari e sottoposti alle norme del Regolamento di disciplina militare e del codice penale militare;
ai sensi della disciplina di cui al regio decreto n. 484 del 1936 e successive modificazioni, il Corpo militare della CRI dipende direttamente dal Presidente nazionale, mentre il Direttore generale esercita i poteri di gestione dell'associazione e tutte le funzioni di cui all'articolo 16 del decreto legislativo n. 165 del 2001, tra cui l'adozione di atti e provvedimenti amministrativi e l'esercizio dei poteri di spesa e di acquisizione delle entrate;
l'attuale contingente in servizio del Corpo militare della CRI è costituito da 917 militari in servizio continuativo, iscritto nel ruolo che la Croce rossa italiana ha istituito a seguito del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 giugno 2004 e da 365 militari richiamati per diverse esigenze dell'associazione;
i militari della CRI, pur non essendo stati inclusi nei provvedimenti che negli anni hanno modificato le norme sullo stato sia degli ufficiali che dei sottufficiali dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica, hanno tutti i doveri propri dei militari delle Forze armate dello Stato, ma non hanno invece gli stessi diritti e non

usufruiscono di alcuna forma di benessere a favore del personale;
il personale militare della C.R.I. è impiegato con analoghe mansioni al fianco dei militari delle FF.AA. anche nei teatri operativi fuori area, recentemente in Iraq e attualmente in Afghanistan;
la Croce rossa italiana da quattro anni non provvede ad adeguare le misure degli stipendi del proprio personale militare dipendente, che interessa 1300 famiglie, a quelle degli ultimi contratti dell'Esercito, respingendo quanto statuito dall'articolo 116, ultimo comma, del regio decreto n. 484 del 1936;
i militari della Croce rossa italiana non percepiscono gli arretrati dovuti per promozioni di grado, in quanto la Croce rossa italiana rifiuta il riconoscimento della decorrenza assegni coincidente con l'anzianità assoluta, indicata sul provvedimento di promozione come avviene da 70 anni -:
quali iniziative intendano intraprendere al fine di adeguare gli stipendi del personale militare dipendente della Croce rossa italiana a quelli degli ultimi contratti dell'Esercito e per quale motivo sussista ad oggi un ritardo di quattro anni nel disporre il citato adeguamento;
per quale motivo da oltre un anno i militari della Croce rossa italiana non percepiscono gli arretrati spettanti dovuti a promozioni di grado e quali azioni intendano intraprendere affinché ai militari della Croce rossa italiana sia garantito il diritto agli arretrati per promozioni di grado;
quali iniziative si intendano adottare in favore dei 365 militari della CRI in servizio, in alcuni casi da oltre un decennio, e che alla data odierna risultano ancora con status di richiamati «temporanei».
(4-00905)

Risposta. - A premessa della risposta ai singoli quesiti, appare opportuno illustrare il quadro normativo afferente la Croce Rossa Italiana (C.R.I.), per meglio comprendere la problematica in argomento.
L'associazione italiana della Croce Rossa Italiana, in virtù delle convenzioni internazionali ed in forza delle leggi vigenti in Italia, dispone, fra i vari organismi volontaristici, di un proprio corpo militare ausiliario delle Forze armate dello Stato, composto di cittadini che aderiscono volontariamente alle diverse categorie dei suoi ruoli e di un nucleo di personale in servizio continuativo che è impiegato per l'assolvimento dei compiti istituzionali a cui l'Associazione è preposta.
L'attribuzione di tali compiti è disciplinata, nella vigente legislazione italiana, dal disposto dell'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica 31 luglio 1980, n. 613 e dall'articolo 2 del nuovo statuto dell'Associazione italiana della Croce Rossa, approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 6 maggio 2005, n. 97. L'organizzazione dei servizi cui è destinato il Corpo militare della C.R.I. in tempo di guerra è determinata dal Ministero della difesa.
Per quanto riguarda il ruolo svolto dal Corpo militare della C.R.I., si ricorda che sin dal 1866, a seguito all'adesione dell'Italia alla prima convenzione di Ginevra firmata il 22 agosto 1864 «per il miglioramento della sorte dei feriti in campagna», unità sanitarie militari mobilitate della C.R.I. parteciparono agli eventi bellici secondo la regola fondamentale «i militari feriti o malati saranno raccolti e curati, a qualunque nazione appartengano»...
In tale quadro, si osserva che il Corpo militare della C.R.I., in quanto corpo ausiliario delle Forze armate, è destinatario di specifico ed autonomo ordinamento, costituito dalle seguenti fonti normative:
regio decreto 10 febbraio 1936, n. 484 e successive modificazioni, concernente lo stato giuridico, il reclutamento, l'avanzamento ed il trattamento economico del personale militare C.R.I;
decreto del Presidente della Repubblica 31 luglio 1980, n. 613 e successive modificazioni;

decreto-legge 19 novembre 2004, n. 276, convertito con modificazioni nella legge 19 gennaio 2005, n.1;
decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 6 maggio 2005, n. 97, di approvazione del nuovo Statuto dell'associazione italiana della Croce Rossa.

Circa l'autonomia dell'ordinamento del Corpo militare della C.R.I., si richiama l'ordinanza n. 273, datata 24-30 giugno 1999 della Corte Costituzionale, laddove si afferma che: «...il personale militare della Croce Rossa italiana non appartiene alle Forze armate o alle forze di Polizia dello Stato ed anzi non ha mai ricevuto una disciplina legislativa contestuale con quella del personale statale, appartenente alle Forze armate o alle forze di Polizia...».
Pertanto, la Suprema Corte conclude affermando che non è possibile estendere automaticamente ai militari della C.R.I. le disposizioni legislative rivolte al personale delle Forze armate ed a quello delle forze di Polizia.
Tale linea interpretativa, tra l'altro, tiene debito conto del fatto che il personale della C.R.I. sia sottoposto alle norme del regolamento di disciplina militare ed a quelle sostanziali del codice penale militare nonché all'obbligo del giuramento.
Ne consegue, pertanto, che mantiene piena attualità il regio decreto 10 febbraio 1936, n. 484, che contiene norme per disciplinare lo stato giuridico, il reclutamento, l'avanzamento ed il trattamento economico ed amministrativo del personale appartenente al Corpo militare della C.R.I. e che costituisce disciplina speciale rispetto alla legislazione delle Forze armate.
Tanto premesso, si porta a conoscenza che il 22 settembre 2008 è stata trasmessa la relazione sulla verifica amministrativo-contabile effettuata dagli ispettori del Ministero dell'economia e delle finanze presso il comitato centrale della Croce Rossa italiana.
In merito alle irregolarità e disfunzioni emerse dalla verifica, attinenti anche ai corpi ausiliari delle Forze armate, il Ministero della salute e quello della difesa hanno intrapreso le azioni necessarie ad acquisire da parte dello stesso ente le giustificazioni o controdeduzioni ai citati rilievi ispettivi.
Ciò stante, è necessario evidenziare che, attesa la natura giuridica dell'ente nonché la autonoma normativa legislativa e regolamentare che disciplinano il Corpo militare della C.R.I., non è possibile per l'Amministrazione statale intraprendere le iniziative auspicate dall'onorevole interrogante, in quanto le stesse rientrano nell'esclusiva autonomia decisionale del presidente dell'associazione, ora commissario straordinario di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 30 ottobre 2008, registrato dalla Corte dei Conti in data 10 novembre 2008.
Ad ogni buon fine, si evidenzia che presso il Senato della Repubblica è all'esame il disegno di legge (A.S. 1167), già approvato dalla Camera dei deputati (
ex A.C. 1441-quater), recante «Delega al Governo in materia di lavori usuranti e riorganizzazione di enti, misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico e controversie di lavoro», che, all'articolo 2, comma 2, delega il Governo a emanare uno o più decreti legislativi di riordino della Croce Rossa italiana.
Tale strumento normativo darà certamente la possibilità di aggiornare tutta la normativa che non risulta più adeguata all'evoluzione avvenuta nella Croce Rossa italiana e nelle Forze armate.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

DIMA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il CIPE, con delibera 21 dicembre 2001, n. 121, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 51 del 2002, ha approvato il primo programma delle infrastrutture strategiche che include, nell'allegato 1, nell'ambito dei corridoi trasversali e dorsale appenninica, tra i sistemi stradali ed autostradali, il «corridoio jonico Taranto-Sibari-Reggio Calabria» e, nell'allegato 2,

tra le opere che interessano la Regione Calabria, il «corridoio jonico: tratta calabrese Taranto-Sibari-Reggio Calabria»;
il CIPE, con delibera 26 settembre 2007 n. 103, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 123 del 13 maggio 2008, ha approvato il progetto preliminare dei lavori di costruzione del 3° megalotto «Sibari-Roseto Capo Spulico» della nuova strada statale 106 jonica;
il costo complessivo dell'opera in oggetto ammonta a 1.234.754.242,86 euro e il Ministero delle infrastrutture, al fine di attivare anticipatamente l'utilizzo dei finanziamenti disponibili, nelle more del completamento del finanziamento dell'intero 3° megalotto, ha invitato l'ANAS Spa, soggetto aggiudicatore ai sensi del decreto legislativo n. 163 del 2006, ad individuare uno stralcio funzionale rispondente allo scopo, come da delibera CIPE 28 settembre 2007, n. 103;
il costo del primo stralcio funzionale è stato quantificato in 690.779.074,92 euro;
la copertura finanziaria dello stralcio funzionale è stata così individuata: 271,35 milioni di euro a valere sugli 809,35 milioni di euro che il quadro strategico nazionale ha destinato alla Regione Calabria e che sono imputabili al programma operativo nazionale «reti e mobilità» (PON 2007-2013), 265 milioni di euro a valere sull'importo complessivo di 388,7 milioni di euro assegnato alla Regione Calabria nell'ambito delle risorse Fintecna di cui all'articolo 1, comma 1155, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), come da accordo di programma stipulato in data 4 ottobre 2007 tra il Ministero delle infrastrutture e la Regione Calabria, 154,43 milioni di euro a valere sulle risorse destinate all'attuazione del programma delle infrastrutture strategiche;
la legge 24 luglio 2008, n. 126, «conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, recante disposizioni urgenti per salvaguardare il potere d'acquisto delle famiglie» ha disposto la riduzione delle risorse Fintecna di cui all'articolo 1, comma 1155, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007);
l'ordine del giorno 9/1185/017 presentato dall'interrogante nella seduta n. 24 del 26 giugno 2008 della Camera dei deputati impegnava il Governo ad individuare le necessarie misure di natura finanziaria ed il relativo programma di intervento per garantire risposte concrete in materia di opere infrastrutturali indispensabili per lo sviluppo della Calabria e della Sicilia, con particolare riferimento al progetto di ammodernamento della strada statale 106 jonica e lo stesso ordine del giorno è stato accolto dal Governo -:
quali iniziative il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti intenda promuovere al fine di garantire l'avvio dei lavori di costruzione del 3° megalotto «Sibari-Roseto Capo Spulico» della nuova strada statale 106 jonica.
(4-01040)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La società ANAS ha redatto il progetto preliminare della nuova strada statale 106 - megalotto 3, dall'innesto con la strada statale 534 in prossimità di Sibari (km 365+150) a Roseto Capo Spulico (km 400+000), ed ha avviato le procedure approvative previste dalla legge obiettivo. L'infrastruttura è stata suddivisa in due stralci funzionali.
Relativamente al primo stralcio funzionale - da Sibari a Trebisacce e da Amendolara a Roseto Capo Spulico - si comunica che il Comitato Interministeriale Programmazione Economica (CIPE), con delibera n. 103 del 28 Settembre 2007, ha approvato in linea tecnica il progetto preliminare dell'intero megalotto 3, individuando le seguenti coperture finanziarie per il 1o stralcio a fronte di un costo dell'opera stimato in euro 690.779.074,92:

a) 271,35 milioni di euro a valere sugli 809,35 milioni di euro che il quadro

strategico nazionale destina alla Regione Calabria, imputabili al «Programma operativo nazionale reti e mobilità (PON)» 2007-2013, subordinatamente alla formale approvazione da parte della Commissione europea;
b) 265 milioni di euro a valere sull'importo complessivo di 388,7 milioni di euro assegnati alla Regione Calabria nell'ambito delle «risorse Fintecna» di cui all'articolo 1, comma 1155, della legge n. 296 del 2006, in ordine al quale è in corso di predisposizione apposito decreto interministeriale;
c) 154,43 milioni di euro a valere sulle risorse destinate all'attuazione del Programma delle infrastrutture strategiche.

In merito al secondo stralcio funzionale - da Trebisacce ad Amendolara - si informa che il CIPE con la delibera n. 30 del 27 marzo 2008, ha individuato le seguenti coperture finanziarie il cui costo è pari a euro 543.975.167,94.
Ad Azienda Nazionale Autonoma Strade (ANAS) S.p.A. sono stati assegnati:

a) un contributo quindicennale di euro 25.151.937, a valere sul contributo pluriennale autorizzato dall'articolo 2, comma 257, della legge n. 244 del 2007 e decorrente dal 2009;
b) un contributo quindicennale di euro 25.151.937, a valere sul contributo pluriennale autorizzato dall'articolo 2, comma 257, della legge n. 244 del 2007 e decorrente dal 2010.

Detti contributi, suscettibili di sviluppare un volume di investimenti pari a circa 543,97 milioni di euro, sono stati quantificati includendo, nel costo di realizzazione dell'investimento, anche gli oneri derivanti dal reperimento di eventuali finanziamenti necessari.
Allo stato attuale, non è stata ancora formalmente approvata dalla Commissione europea l'assegnazione al megalotto 3 dei 271,35 milioni di euro a valere sugli 809,35 milioni di euro che il quadro strategico nazionale destina alla Regione Calabria e imputabili al «Programma operativo nazionale reti e mobilità (PON)» 2007-2013.
Nella seduta del 30 ottobre 2008, il consiglio di amministrazione di ANAS ha approvato l'attivazione delle procedure di gara per l'affidamento a contraente generale dei lavori di costruzione del 1o e 2o stralcio del 3o megalotto, dall'innesto con la strada statale 534 «di Cammarata e degli Stombi» a Roseto Capo Spulico (Cosenza).
La società stradale fa sapere infine che si riserverà, nelle more della definizione dell'intera copertura finanziaria, di effettuare una consegna differita dei lavori.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
agli inizi del mese di luglio 2008 il Nucleo speciale frodi telematiche della Guardia di finanza ha lanciato l'allarme sul consumo, sempre più elevato, della cyber-droga, ovvero file audio scaricabili da siti internet contenenti particolari frequenze sonore che parrebbero influenzare l'attività cerebrale umana;
l'i-doser, come è stata ribattezzata la droga cibernetica, sfrutta alcuni principi scientifici conosciuti sin dagli anni '70 ma ancora ignoti sul piano degli effetti reali e delle conseguenze che possono produrre nell'uomo. Da diversi esperimenti neuroscientifici, infatti, risulterebbe che lavorando nel range di frequenze in cui agisce il cervello umano, ovvero tra i 3 e i 30 Hertz, si può sollecitare l'attività cerebrale in diversi modi: dalla rilassatezza fino all'euforia e all'eccitazione;
dal resoconto redatto durante il mese di luglio dal dottor Giovanni Serpelloni, direttore scientifico e responsabile dei progetti nazionali del Dipartimento nazionale politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri, non ci sarebbe alcuna corrispondenza tra le stimolazioni

indotte attraverso suoni con particolari frequenze e quelle causate da stupefacenti;
la questione della i-doser è stata riproposta nella giornata di mercoledì, 30 luglio 2008, dal quotidiano l'Unità in cui Marco Salvia descrive i sintomi da egli stesso vissuti in seguito all'ascolto dei file audio «stupefacenti», registrando malori e disagio per la durata di circa un'ora;
il fenomeno dell'i-doser già estremamente noto in Spagna, e oggi in crescita in Italia, potrebbe rappresentare una minaccia molto più infida e pericolosa per le nuove generazioni, in quanto se da un lato la diffusione delle cyber-droghe non risulta ancora essere illegale, dall'altro il loro uso risulta particolarmente semplice poiché non è invasivo -:
se i Ministri interrogati alla luce di quanto riportato dal Nucleo speciale della Guardia di finanza, del resoconto del dottor Serpelloni e, soprattutto, in seguito all'esperienza diretta del giornalista Marco Salvia, abbiano intenzione di agire nei tempi e nelle misure adeguate, in primo luogo, per chiarire la portata del fenomeno e gli effetti reali ad esso correlati e, in secondo luogo, per combattere un fenomeno in ascesa che, qualora si dimostrasse davvero pericoloso per la salute degli utenti della rete, necessiterebbe di una mobilitazione e di un impegno tempestivo e concreto da parte del Governo e delle Istituzioni soprattutto a tutela dei più giovani.
(4-00881)

Risposta. - L'interrogante chiede al Governo di chiarire circa la portata del fenomeno della diffusione sulla rete internet dei file audio «i-doser e se, verificata l'effettiva pericolosità per la salute degli utenti della rete, abbia intenzione di combatterlo con efficacia e sistematicità.
Come già recentemente riferito nell'Aula del Senato in risposta ad analogo atto di sindacato ispettivo il Governo e, in particolare, le autorità sanitarie e di pubblica sicurezza ben conoscono tale fenomeno che si sostanzia, come è noto, nella possibilità di scaricare da siti
web o forum telematici, particolari file audio, il cui ascolto modificherebbe l'attività cerebrale del fruitore producendo, fra l'altro, emozioni simili a quelle delle droghe. Detto fenomeno è già da qualche tempo sotto stretto monitoraggio grazie al lavoro delle strutture di intelligence delle Forze dell'ordine e del Dipartimento per le politiche antidroga che si stanno adoperando, ognuno per la parte di propria competenza, per individuare eventuali profili di illiceità, acquisire riscontri basati sull'evidenza scientifica e per effettuare i necessari approfondimenti di carattere epidemiologico.
Più in particolare, come riferito dallo stesso interrogante, il Nucleo speciale frodi telematiche della Guardia di finanza, nel corso delle verifiche finalizzate al contrasto di illeciti economici e finanziari perpetrati nella rete internet, ha rilevato la presenza di «
file audio» del genere denominato «i-doser» e, sempre, per profili di stretta competenza, ha avviato un'indagine conoscitiva volta ad accertare eventuali violazioni della normativa a tutela del diritto d'autore e degli obblighi tributari connessi alle trasmissioni musicali.
Alla notizia di una possibile diffusione di una presunta «cyber-droga» in grado di provocare effetti sostanzialmente identici alle sostanze stupefacenti vere e proprie, anche il servizio della Polizia postale e delle comunicazioni ha avviato immediati accertamenti.
Su questo fenomeno e sui suoi risvolti per la salute pubblica, è intervenuto anche, nel corso di un'intervista rilasciata al giornalista Marco Privato, il dottor Giovanni Serpelloni, Capo del dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri, riferendo i risultati di uno studio su queste cosiddette droghe virtuali, condotto dal dipartimento delle pendenze della Regione Veneto. Nell'intervista, pubblicata sul quotidiano
La Nazione il 28 luglio 2008, il dottor Serpelloni, già responsabile del Dipartimento delle dipendenze dell'Unità Locali Socio Sanitario (ULSS) 20 di Verona, ha sottolineato che gli stati di alterazione indotti da questo genere di onde nulla hanno a che vedere con il meccanismo delle droghe.


Infatti, pur ammettendo la consistenza scientifica del fenomeno dei battimenti binaurali, teoria tuttora ampiamente dibattuta in seno alla comunità scientifica, l'influenza di tali suoni sul cervello è sostanzialmente diversa rispetto a quella determinata dalle droghe. Allo stato attuale, sulla base degli studi e degli esperimenti neuroscientifici effettuati, non sembra corretto parlare di «esiti stupefacenti» o di azione farmacologica riconducibile all'ascolto di tali suoni, anche se non si esclude che particolari frequenze possono provocare emozioni ed evocare particolari stati d'animo nei soggetti in ascolto.
Nella prosecuzione dell'intervista, il dottor Serpelloni ha poi evidenziato la necessità di monitorare incessantemente la rete internet, sempre più luogo, non «virtuale», di spaccio di stupefacenti e di commercializzazione illecita di farmaci senza ricetta, dotando il Paese di un innovativo strumento informatico di allerta rapida in grado di raccogliere informazioni utili all'identificazione precoce di situazioni di potenziale rischio sanitario e sociale oltre che per l'ordine e la sicurezza pubblica.
Per completezza si riportano alcune notizie storiche sul fenomeno in esame che sembra aver avuto origine negli Stati Uniti per poi diffondersi in Europa, prevalentemente in Spagna. Consisterebbe, come già noto agli interroganti, nell'ascolto, per finalità ricreative, di
file musicali del tipo MP3 che, riproducendo onde sonore a bassa frequenza, determinerebbero sull'organismo umano effetti simili a quelli provocati dall'assunzione di sostanze stupefacenti. Detti file sarebbero «scambiabili» attraverso programmi «peer to peer» oppure scaricabili da siti web appositamente creati per la diffusione dell'i-doser.
Come già accennato, allo stato attuale, gli studi, le ricerche e la casistica prodotti dal mondo scientifico, anche a livello internazionale, non hanno provato che l'ascolto, saltuario o ripetuto, di tali
file audio possa determinare conseguenze effettivamente pregiudizievoli per la salute né, tanto meno, provocare forme o condizioni di dipendenza. Insomma, al momento, non si ravvisano livelli di pericolosità reale per la salute delle persone.
Per comprendere appieno l'inidoneità di queste cosiddette nuove droghe virtuali a produrre realmente effetti psicoattivi, è necessario soffermarsi sinteticamente su alcuni principi medico-fisici sui quali si basa il funzionamento del cervello sottoposto a particolari stimolazioni uditive.
L'attitudine di alcune sollecitazioni uditive a modificare lo stato di coscienza è nota da oltre un secolo. Più recentemente, durante i primi anni settanta, alcuni studi hanno dimostrato che il cervello, sottoposto a stimoli (visivi, sonori o elettrici) caratterizzati da una frequenza subsonica inferiore a 30 hertz, mostra naturalmente la tendenza a sincronizzarsi, a mettere, cioè, in atto processi di riorganizzazione delle proprie frequenze di attività cerebrale con quelle dello stimolo esterno (cosiddetta «frequenza di induzione»). Il processo viene chiamato
«brainwave synchronization» o «entrainment» e si basa sul principio dei già menzionati «battimenti binaurali», suoni apparenti e virtuali, che hanno origine nel cervello in risposta ad uno stimolo auditivo realizzato applicando suoni di frequenza leggermente diversa a ciascun orecchio. Per fare un esempio, se un soggetto sveglio e attivo (in onde beta) ascolta dai due orecchi due suoni rispettivamente di 500 e 510 Hertz ne riceve, a livello cerebrale, una stimolazione sensoriale (battimento) di 10 hertz di frequenza (onde alfa). A questo punto, il suo cervello modificherebbe l'attività neurofisiologica in direzione dello stimolo ricevuto tendendo verso lo stato di rilassamento indotto dalle onde alfa. Si deve tenere presente, a tal proposito, che i neuroni della corteccia cerebrale (la cosiddetta materia grigia) presentano fisiologicamente un'attività elettrica, le cosiddette «onde cerebrali», il cui spettro di frequenza si estende da 1 a 70 Hertz e comprende 5 intervalli a cui corrispondono specifici stati di coscienza: le onde delta (0,5-4 hertz), il sonno profondo, le teta (4-8 hertz), il sonno leggero o la sonnolenza, le alfa (8-13 hertz), la meditazione o uno stato di rilassamento psicofisico, le beta (13-30 hertz), la concentrazione

attiva, l'ansia e l'iperattività, le gamma (30-70 hertz) alcune attività mentali superiori. Secondo quanto riferito, il fenomeno della «sincronizzazione armonica» è da ritenersi reale anche se sull'argomento non è disponibile letteratura scientifica vasta e particolarmente attendibile.
Ciò detto, si ribadisce ancora una volta che, per le loro caratteristiche tecniche, i
file audio in questione non sono in grado di generare uno stimolo sonoro idoneo a determinare effetti psicotropi, anche se non si può completamente scartare l'ipotesi che, nell'ascolto di questi suoni, soprattutto se «venduti» come droghe, possa giocare un ruolo «causale» l'autosuggestione, con la conseguente produzione di una qualche alterazione psichica.
Non si esclude, inoltre, in un'ottica prudenziale, che, in futuro, con il perfezionamento dei
software e, soprattutto dell'hardware, ove si consideri la difficoltà di reperire strumenti (cuffie e diffusori) in grado di riprodurre suoni di frequenza così bassa, l'associazione dell'effetto prodotto dalla stimolazione binaurale con specifici effetti di droghe conosciute possa tornare a determinare un allarme ben diverso rispetto all'attuale enfatizzazione che, con ogni probabilità, maschera finalità pubblicitarie e di carattere meramente lucrativo.
Infatti, per quanto concerne la commercializzazione
on-line dei prodotti i-doser, le risultanze investigative lasciano decisamente supporre che il fenomeno in argomento sia piuttosto un astuto espediente ideato per propagandare la diffusione e l'acquisto delle musiche e dei file in parola.
Ma si tratta, comunque, di un fenomeno da non sottovalutare.
Ritengo, infatti, non meno pericoloso delle sostanze virtuali il messaggio che queste «cyberdroghe», a prescindere dalla loro reale offensività come sostanze stupefacenti, trasmettono ai cybernauti: come peraltro accade con le «
smart drugs» e con taluni «smart drink», si avvalora negli utenti la percezione di compiere, fin un contesto di normalità, comportamenti dal sapore trasgressivo, nella certezza di non incorrere in alcuna sanzione. Si accredita, in tal modo, l'idea che esistano droghe lecite con effetti del tutto simili a quelle vietate con le quali aggirare ed eludere comodamente i severi vincoli della normativa sugli stupefacenti, alimentando una nuova cultura alternativa dello «sballo» legale.
Per questo motivo, il Governo segue con estrema attenzione gli sviluppi della delicata questione dell'
i-doser che rappresenta, peraltro, uno soltanto degli aspetti del più consistente problema del monitoraggio della rete internet in funzione di prevenzione e repressione dei fenomeni connessi all'uso delle sostanze stupefacenti.
Penso, infatti, al proliferare delle farmacie
on-line ove sono acquistabili senza controllo prodotti e preparazioni ad azione psicoattiva, alla commercializzazione delle cosiddette «smart drugs», alla propaganda pubblicitaria offerta da numerosi siti web alle sostanze stupefacenti è alle loro modalità di produzione, coltivazione, somministrazione e vendita, all'organizzazione in rete di eventi come i rave party, essenzialmente finalizzati al consumo di ogni tipo di sostanze stupefacenti.
A tal proposito, ho avviato contatti con le componenti specialistiche delle Forze dell'ordine, al fine di mettere a punto dispositivi di controllo e di intervento sulla rete utili a garantire, da un lato, la sicurezza e l'incolumità dei cittadini e, dall'altro, la prevenzione e il contrasto di ogni forma di attività illecita che abbia per oggetto le sostanze stupefacenti.

Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri: Carlo Giovanardi.

GERMANÀ. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il centro studi Ecsel dichiara sul proprio sito web www.ecsel.org di operare nel settore della bioetica e delle nuove biotecnologie, anche con convenzioni con enti ed aziende private;
dal medesimo sito web non è possibile visionare gli organi di amministrazione

dell'ente previsti dal Codice civile (consiglio direttivo, consiglio di amministrazione o altro), essendo presenti solo dei comitati scientifici e di consulenti advisor, oltre alla figura del presidente il quale risulta anche vicepresidente del Comitato Nazionale di Bioetica della Presidenza del Consiglio dei ministri;
partners di tale centro studi appaiono alcune aziende private del settore delle biotecnologie;
sul medesimo sito web lo stesso centro studi Ecsel, così come i progetti ad esso collegati quali «Assobiobanche» e «Scuola di Biolaw», appaiono indicati con il simbolo della «R» cerchiata che caratterizza i marchi registrati ai sensi del decreto legislativo n. 30 del 2005 sulla proprietà dei marchi;
come è noto l'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi impiega numerosi anni per completare il processo di verifica e registrazione dei marchi, ed anche a seguito delle pronunce dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (ad esempio provvedimento n. 15683 del 5 luglio 2006), fino a registrazione avvenuta ed al rilascio dell'atto di concessione le norme vietano esplicitamente, pena sanzioni anche ai sensi del decreto legislativo n. 206 del 2005, l'uso del simbolo del marchio registrato, autorizzando eventualmente la sola dizione di marchio depositato: «il marchio depositato non è un marchio registrato, fintantoché non sia concluso il procedimento di esame della domanda di registrazione del marchio a suo tempo depositata. Infatti, secondo quanto comunicato dall'Ufficio Italiano Brevetti e marchi, il marchio è registrato soltanto se dopo l'esito positivo dell'esame della relativa domanda esso è riconosciuto come conforme alle norme vigenti»;
l'articolo 127 del decreto legislativo n. 206 del 2005 recita infatti: «chiunque appone, su un oggetto, parole o indicazioni non corrispondenti al vero, tendenti a far credere che l'oggetto sia protetto da brevetto, disegno o modello oppure topografia o a far credere che il marchio che lo contraddistingue sia stato registrato, è punito con la sanzione amministrativa da 51,65 euro a 516,46 euro»;
l'uso illegittimo del simbolo della «R» cerchiata costituisce, così come illustrato anche dalla stessa Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato, una forma diretta di effetto pubblicitario ingannevole tendente a presentare come registrato un marchio per il quale il processo di registrazione è in corso e per il quale non è stata formulata alcuna risposta positiva o negativa circa l'accettazione o meno della registrazione;
risulta infine all'interrogante che il centro studi Ecsel, costituito come associazione non riconosciuta, sia stato sciolto nell'anno 2008, anche come posizione fiscale, a seguito di assemblea dei soci convocata in data 5 dicembre 2007 dallo stesso presidente di Ecsel con ordine del giorno «scioglimento e cessazione dell'associazione» -:
se il centro studi Ecsel sia giuridicamente e fiscalmente esistente e, in caso negativo, come possa aver inoltrato richiesta di registrazione di marchi ed esercitare attività ai sensi delle norme fiscali esistenti;
se il centro studi Ecsel e i suoi progetti «Assobiobanche» e «Scuola di Biolaw» abbiano effettivamente ottenuto in un tempo estremamente ristretto la registrazione dei relativi marchi;
in caso negativo, quali provvedimenti di competenza si intendano avviare al fine di far cessare un messaggio, secondo gli interroganti, chiaramente ingannevole circa l'uso dei marchi suddetti e per far applicare nei confronti dei responsabili le relative sanzioni previste dalle norme vigenti;
quali siano le valutazioni in merito al possibile conflitto di interessi circa l'attività del vicepresidente del Comitato Nazionale di Bioetica della Presidenza del Consiglio dei ministri alla luce delle relazioni

del suo centro studi con aziende del settore delle biotecnologie.
(4-00689)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame, si fa presente quanto segue.
L'articolo 119 del decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30 (Codice della proprietà industriale) esime l'Ufficio italiano brevetti e marchi (UIBM) dall'effettuare verifiche in merito all'effettiva sussistenza, in capo al soggetto richiedente, del diritto a depositare una domanda di registrazione; infatti, dinanzi all'Ufficio italiano brevetti e marchi si presume che il richiedente sia titolare del diritto alla registrazione e sia legittimato ad esercitarlo.
Con riferimento al secondo quesito posto dall'interrogante, si fa presente che, sulla base di una ricerca svolta nella banca dati dello stesso UIBM, risultano depositate, a nome Luca Marini, le seguenti domande di registrazione di marchio d'impresa:
RM2006 C 004044 depositata il 6 luglio 2006 per il marchio «Scuola di biolaw»;
RM2007 C 007551 depositata il 27 dicembre 2007 per il marchio «
Ecsel european centre for science ethics and law»;
RM2008 C 000018 depositata il 3 gennaio 2008 per il marchio «Assobiobanche».

Tali domande sono in attesa di essere esaminate dall'Ufficio stesso.
Riguardo, infine, al terzo quesito posto dall'interrogante, si sottolinea che le norme che disciplinano i marchi d'impresa non prevedono l'utilizzo di specifiche indicazioni per contraddistinguere marchi depositati o marchi registrati.
In particolare, l'aggiunta del simbolo «R» accanto al marchio può avere soltanto la funzione di ricordare al pubblico dei consumatori che il marchio è registrato; ma l'uso di questo simbolo non aggiunge nulla alla tutela del marchio, conferita dalla registrazione.
Infine, la rivendicazione della condizione di marchio registrato al segno, oggetto di una domanda depositata, non è dotata di nessuna carica recettiva, una volta che si concluda positivamente il procedimento di registrazione.
Per quanto riguarda il vice presidente del Comitato nazionale di bioetica, professor Luca Marini, si fa presente che lo stesso e i colleghi professoressa Cinzia Caporale e professoressa Elena Cattaneo erano stati rimossi dal loro incarico, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell'11 ottobre 2007, e sostituiti con il professor Lorenzo d'Avack, il dottor Riccardo Di Segni e la professoressa Laura Palazzani, già membri del comitato.
Il professor Luca Marini ha successivamente chiesto l'annullamento del predetto decreto e, in forza di ordinanza cautelare del TAR del Lazio del 19 dicembre 2007, è stato reintegrato nella carica di vice presidente del comitato in questione.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Elio Vito.

GERMANÀ - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
lungo il percorso della SS113 Messina-Palermo, in territorio del Comune di Capo d'Orlando, località Testa di Monaco e più precisamente dal Km. 100+850 al Km. 100+880, sono da qualche tempo ben visibili avvallamenti della carreggiata in prossimità del muro di contenimento lato mare;
detti avvallamenti, seppur opportunamente segnalati, si fanno ogni giorno più evidenti, appalesando un marcato stato di dissesto in un tratto di carreggiata a mezza costa, collocata ai margini del versante sul sottostante mar tirreno;
risultano adottate alcune elementari misure finalizzate al monitoraggio del dissesto;
tale arteria viaria rappresenta, di fatto, l'unica agevole via di collegamento

con il Comprensorio e con gli svincoli autostradali di Brolo e Rocca di Capri Leone;
tale situazione ha ingenerato nella popolazione residente e nelle migliaia di cittadini che ogni giorno percorrono tale arteria viaria uno spiccato senso di preoccupazione per le eventuali conseguenze negative di tale dissesto;
l'adozione dei necessari provvedimenti finalizzati alla risoluzione immediata del problema rappresenta, di fatto, l'unico modo per evitare inutili e spropositati disagi alla popolazione -:
se ritenga di intervenire per sollecitare l'ANAS ad effettuare adeguati e risolutivi interventi finalizzati ad evitare l'aggravarsi del problema, scongiurando i prevedibili disagi;
se ritenga di voler disporre un monitoraggio dell'intera tratta che attraversa i territori dei Comuni di Capo d'Orlando, Brolo e Gioiosa, con particolare riferimento ai tratti realizzati a mezza costa.
(4-01351)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta come comunicati da Azienda Nazionale Autonoma Strade (ANAS) S.p.a..
Nel dicembre 2007, in corrispondenza del Km. 100+850 della strada statale n. 113 «Settentrionale sicula» in località Testa di Monaco, Comune di Orlando, si è creato un avvallamento del piano viabile in corrispondenza della corsia di valle della statale in un tratto di strada a mezza costa ove è presente un muro di sostegno in cemento armato.
La situazione è stata costantemente monitorata, con controlli anche sul muro di sostegno, onde intervenire prontamente nell'eventualità di un dissesto.
Allo stato, permane l'avvallamento, opportunamente segnalato agli utenti della statale, che non costituisce peraltro particolare problema per la circolazione stradale mentre il muro di sostegno non mostra alcun segnale di dissesto.
Permane comunque il monitoraggio del muro di sostegno, i cui dati saranno disponibili nel mese di dicembre 2009, e che saranno oggetto di esame anche con le amministrazioni locali per le iniziative che si riterranno opportune.
Sulla pavimentazione, per quanto evidenziato nell'interrogazione, sono stati consegnati lavori di risagomatura del piano viabile.
L'ANAS S.p.a. rappresenta, inoltre, che all'interno del corpo stradale, in corrispondenza del cedimento segnalato, è presente la tubazione dell'acquedotto del Comune di Capo d'Orlando che, nel corso del corrente anno, ha subito varie rotture con conseguenti perdite di acqua. I tecnici del Compartimento ANAS territorialmente competente hanno pertanto chiesto al comune di provvedere allo spostamento della tubazione ed al suo posizionamento fuori della sede stradale, ritenendo dette perdite la causa del cedimento.
In data 3 novembre 2008, si è svolta una riunione cui hanno partecipato rappresentanti dell'ANAS e degli enti locali interessati per individuare le eventuali iniziative da intraprendere.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

GRIMOLDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 18 luglio 2008, in previsione delle straordinarie esigenze determinate dalla stagione estiva, il Capo dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile del Ministero dell'interno ha indirizzato una nota ai Direttori regionali ed interregionali dei Vigili del Fuoco concernente l'autorizzazione dell'istituto della reperibilità, allo scopo di fronteggiare nel miglior modo possibile i rischi incombenti specialmente sul piano degli incendi boschivi;
nella nota si fa riferimento ad un accordo intervenuto l'8 maggio 2008, in seguito al quale per finanziare l'attuazione

della reperibilità sono stati messi a disposizione 2.730 mila euro;
tali fondi avrebbero dovuto permettere la mobilitazione di 156 mila unità per 12 ore, con un compenso pari a 17,50 euro pro-capite per i disponibili;
alla predetta nota è stata allegata una tabella contenente il numero totale delle unità in turno di 12 ore utilizzabili per il servizio di reperibilità, il monte ore delle prestazioni straordinarie cui attenersi in caso di richiamo in servizio delle squadre reperibili ed il budget complessivo accantonato per farvi fronte, Regione per Regione;
in tale tabella, delle 96 squadre reperibili autorizzate, ben 42 erano destinate a Sicilia, Sardegna, Puglia, Campania e Calabria, con 210 unità in turno da dodici ore su un totale nazionale di 480, contro tre sole squadre autorizzate in Friuli-Venezia Giulia e quattro ciascuna per Regioni ad alta densità abitativa, come Lombardia, Piemonte e Veneto;
emerge conseguentemente un significativo squilibrio territoriale, che appare difficilmente giustificabile soprattutto in considerazione della situazione di disagio che si avverte in molte province settentrionali, dove i Vigili del Fuoco sono sotto organico -:
per quali ragioni la distribuzione di risorse per la reperibilità dei Vigili del Fuoco nel periodo 21 luglio-30 settembre 2008 sia stata così articolata.
(4-01188)

Risposta. - La S.V. ha presentato l'interrogazione della quale si unisce il testo, con richiesta di risposta scritta.
Si risponde.
In base all'accordo stralcio siglato l'8 maggio 2008, relativo alla distribuzione di quota-parte delle risorse del fondo unico di amministrazione per l'anno 2008 - integrativo degli accordi stralcio del 7 e 28 luglio 2004 - è stato previsto che la somma di euro 2.730.000,00 volta a compensare la reperibilità straordinaria del personale venisse ripartita per un massimo complessivo di 156.000 unità in turno di 12 ore di servizio, per un importo pro capite pari a euro 17,50.
Tale emolumento viene erogato in occasione di stati di allerta dichiarati dalle Autorità centrali del dipartimento dei Vigili del fuoco del soccorso pubblico e della difesa civile, in relazione a gravi eventi, previsti o già in atto, per rischi di tipo naturale, ambientale, idrogeologico, sismico ed antropico.
L'aumentato rischio di suscettività all'incendio boschivo, particolarmente presente nel periodo estivo, soprattutto nelle regioni centro-meridionali ed insulari, impone al corpo un impegno consistente in termini di uomini e mezzi, ben superiore a quello fornito dalle squadre boschive finanziate dalle regioni mediante le apposite convenzioni.
Le criticità conseguenti agli esodi estivi, che comportano un grosso afflusso di turisti in quelle regioni con problematiche di viabilità stradale ed autostradale, mettono a dura prova i Comandi provinciali chiamati a far fronte ad un'incrementata esigenza di soccorso, in un momento storico, peraltro, caratterizzato da significative carenze negli organici.
Pertanto, tenuto conto della esperienza dell'estate 2007, quando si è registrato un numero elevatissimo di incendi boschivi, che hanno provocato ingenti danni sia in termine di perdita di vita umane che di beni, il dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile ha disposto, nella stagione antincendi 2008, un potenziamento dell'assetto di soccorso con l'utilizzo dell'istituto della reperibilità, previsto nell'accordo sopra citato.
Si fa presente, da ultimo, che la distribuzione più cospicua delle risorse nelle regioni centro-meridionali ed insulari rispetto a quelle settentrionali è stata determinata sulla base dei dati forniti dal dipartimento della Protezione civile in merito all'indice di suscettività al rischio di incendio

boschivo nonché dall'esperienza maturata nei precedenti anni ed in particolare nel 2007.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.

HOLZMANN. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
a quanto risulta all'interrogante, nel Comune di Bolzano il demanio militare avrebbe ceduto gratuitamente una particella corrispondente al tratto di viale Druso che si trova di fronte alla caserma «Ottone Huber» per realizzare un marciapiede;
la cessione di detta particella sarebbe avvenuta a titolo gratuito in quanto il Comune di Bolzano non avrebbe corrisposto alcunché -:
se ritenga lecita la cessione di beni demaniali a titolo gratuito; per quale ragione non si sia preteso un pagamento sotto qualunque forma dal momento che il patrimonio militare necessita di interventi manutentivi abbastanza onerosi; se, nel caso suesposto, si possa ravvisare un danno erariale.
(4-00614)

Risposta. - In primo luogo, mi preme sottolineare che l'area demaniale richiamata dall'interrogante, corrispondente al tratto di viale Druso prospiciente la caserma «Ottone Huber» in Bolzano, non è stata oggetto di alcuna cessione, da parte dell'amministrazione militare, all'amministrazione comunale della città.
Al contrario, il comune di Bolzano ha realizzato, a titolo del tutto gratuito, un marciapiede lungo detto viale, interessando l'area in questione, di proprietà della Difesa, che oltre ad essere esterna alla recinzione della caserma stessa, costituisce, da sempre, parte integrante della viabilità comunale.
Tale area demaniale si presentava in condizioni alquanto precarie, non essendo stato possibile intervenire con le ordinarie e necessarie attività di manutenzione, a causa delle riduzioni di stanziamento operate, negli anni, al bilancio della Difesa.
In particolare, i lavori di rifacimento - che non potevano essere ulteriormente dilazionati, in quanto si sarebbe configurata anche una diretta responsabilità del comandante della caserma in presenza di eventuali incidenti - rispondevano
in primis ad una esigenza di sicurezza dei cittadini che, di certo, era pregiudicata dal dissesto del terreno fiancheggiante la caserma Huber ed utilizzato per il transito pedonale.
La realizzazione del marciapiede, di fatto, non solo ha valorizzato la caserma, ma, nello stesso tempo, ha consentito una migliore funzionalità dei passaggi carrai e pedonali esistenti.
Peraltro, tali lavori - più volte informalmente richiesti al comune di Bolzano dal Comando truppe alpine - rappresentano un indubbio vantaggio anche per il personale militare che può ora percorrere, in maggiore sicurezza, un tratto stradale particolarmente trafficato.
Vorrei ricordare, in ultimo, che il mancato avvio dei lavori per la costruzione del marciapiede aveva originato una forte polemica - cui la stampa locale aveva dato ampio risalto - nei confronti dell'organizzazione militare, accusata di «chiusura» e di scarsa sensibilità per non aver rilasciato, in tempi brevi, il proprio nulla osta.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

HOLZMANN. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
è opportuno distinguere le peculiari funzioni del Ruolo degli Agenti e rappresentanti di Commercio, in quanto mentre medici, avvocati e professionisti in genere, ricevono la necessaria formazione professionale attraverso corsi di studio (normalmente si tratta di corsi di laurea), e non dal fatto di essere iscritti ad un albo, nel caso degli agenti di commercio l'iscrizione al Ruolo può essere effettuata solo attraverso un apposito corso professionale,

qualora non si sia in possesso di titoli di studio abilitanti o di una esperienza di vendita mirata;
appare quindi evidente che il Ruolo non si limita alla certificazione del possesso di qualità abilitanti per l'esercizio dell'attività di agenzia, ma è esso stesso strumento di formazione necessaria per lo svolgimento della suddetta attività di agenzia;
il Ruolo assicura inoltre che gli agenti di commercio non siano gravati da precedenti penali, garantendo in questo modo che le aziende mandanti, e la clientela, compresi i consumatori finali, abbiano rapporti solo con persone di specchiata moralità;
nel caso venga abolito il Ruolo agenti si darebbe origine ad una situazione di assoluta incertezza, sia per quanto riguarda la professionalità degli operatori commerciali, sia per quanto riguarda la moralità degli stessi;
a questo fine si ritiene assolutamente insufficiente la previsione di una autocertificazione, dal momento che nulla può essere più efficace per la tutela dei terzi, inclusi i consumatori finali, delle verifiche preventive attualmente svolte dalle Camere di Commercio -:
se il Governo intenda chiarire se intende assumere iniziative per cancellare il Ruolo degli Agenti e Rappresentanti di commercio.
(4-00623)

Risposta. - In relazione all'atto parlamentare in esame, si rappresenta quanto segue.
L'attuale disciplina delle attività di intermediazione commerciale e di affari, che comprende le attività di agente e rappresentante di commercio, di agente di affari in mediazione, di agente immobiliare, di agente d'affari, di mediatore marittimo, di spedizioniere e di raccomandatario marittimo subordina, peraltro, con varie disomogeneità tra le diverse categorie, l'esercizio dell'attività all'iscrizione in ruoli o elenchi, per l'accesso ai quali sono stabiliti requisiti vari o, autorizzazioni di pubblica sicurezza.
Occorre segnalare, tuttavia, che su tale materia la normativa comunitaria (si veda in particolare la direttiva 86/653/CE in materia di agenti commerciali), già da tempo, ha escluso per l'esercizio di tali professioni la necessità di iscrizione a ruoli e che anche la Corte di Giustizia europea si è espressa sull'argomento quando, con la sentenza del 6 marzo 2003, ha affermato che l'iscrizione dell'agente commerciale nel ruolo non può essere ritenuta condizione di validità dei contratti di agenzia conclusi dall'agente con il suo proponente.
Da ciò ne deriva che chi non è iscritto nel ruolo degli agenti commerciali può qualificarsi agente, può stipulare un valido contratto di agenzia, ma non può iscriversi quale agente nel registro delle imprese.
Si evidenzia, inoltre, che anche l'Autorità garante per la concorrenza e del mercato ha segnalato, a suo tempo, la necessità di rimuovere le ingiustificate restrizioni all'esercizio delle attività professionali in esame.
Si aggiunge, infine, che per rispondere a tali necessità, nella passata legislatura, e stato presentato il disegno di legge A.C. 2272, cosiddetto pacchetto liberalizzazioni, recante «Misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali, nonché interventi in settori di rilevanza nazionale» che era volto alla riduzione e semplificazione degli adempimenti amministrativi a carico delle imprese e dei cittadini per lo svolgimento di alcune attività tra le quali le attività di intermediazione commerciale e di affari, che comprendono anche quella di agente e rappresentante di commercio.
In relazione a quanto rappresentato, si precisa che questo Governo affronterà il tema delle liberalizzazioni e della promozione della concorrenza in modo non pregiudiziale, ponendo particolare attenzione anche alle problematiche che sulla materia sono state evidenziate nell'interrogazione in esame, al fine di fornire, nella salvaguardia della necessaria professionalità, comunque

richiesta nell'esercizio delle suddette attività, le dovute garanzie di tutela al cittadino consumatore.
Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Ugo Martinat.

HOLZMANN. - Al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
nel territorio della Provincia di Bolzano, il possesso della dichiarazione di appartenenza al gruppo linguistico italiano, tedesco o ladino, come previsto dello Statuto di Autonomia e successive norme di attuazione (decreto del Presidente della Repubblica 26 luglio 1976, n. 752; decreto legislativo 23 maggio 2005, n. 99), costituisce requisito essenziale per l'accesso ai concorsi pubblici;
la dichiarazione di appartenenza ad un gruppo linguistico può essere resa da qualsiasi cittadino residente che ne faccia richiesta e la relativa attestazione deve essere consegnata entro il termine stabilito per la presentazione della domanda d'ammissione (D.P.Reg. 1° febbraio 2005, n. 2/L);
i cittadini italiani non residenti, di fatto, non possono partecipare ai pubblici concorsi banditi nel territorio della Provincia di Bolzano, con evidente disparità di trattamento rispetto ai residenti, dal momento che nessuna limitazione sussiste per i cittadini residenti in Alto Adige che intendano partecipare a pubblici concorsi in qualunque altra regione italiana -:
quali urgenti iniziative il Ministro interrogato ritenga di dover assumere al fine di ovviare alla evidente discriminazione sopra denunciata, del tutto incompatibile con i principi della nostra Costituzione.
(4-00626)

Risposta. - Con riferimento all'atto parlamentare in esame si rappresenta quanto segue.
In merito al problema sollevato, la Commissione paritetica «dei sei», nel novembre 2007, ha espresso un preliminare orientamento favorevole, al fine di acquisire il parere delle amministrazioni dello Stato, su uno schema normativo il quale, nell'integrare la vigente norma di attuazione, prevede che le dichiarazioni individuali di appartenenza al gruppo linguistico possono essere rese anche da cittadini di altro Stato europeo, nonché da cittadini non residenti in Provincia di Bolzano.
Sullo schema normativo si sono espresse favorevolmente le amministrazioni dello Stato, nonché il Garante per la protezione dei dati personali.
L'interruzione della legislatura non ha permesso la definitiva approvazione dello schema che sarà, comunque, sottoposto all'esame della prossima Commissione paritetica quando sarà ricostituita.

Il Ministro per i rapporti con le regioni: Raffaele Fitto.

HOLZMANN. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il protocollo d'intesa tra il Ministero della difesa e la Provincia Autonoma di Bolzano, per la cessione di molte aree demaniali - ramo Esercito - in cambio di alloggi, pare in contrasto con il decreto legislativo 21 dicembre 1998, n. 495, che vieta espressamente le permute -:
se con la dismissione delle aree il Ministero della Difesa, attraverso il proprio demanio, dovrà restituire i beni demaniali al Ministero del tesoro e, il tal caso, il Ministero del tesoro sarebbe nella condizione di gestire direttamente un'eventuale trattativa con la Provincia Autonoma di Bolzano, nonostante in questa fase sia stato del tutto escluso;
per quali ragioni lo Stato non dovrebbe avviare delle gare per la dismissione di immobili e terreni che consentirebbero di ricavare molto, molto di più di quanto sembra invece volersi accontentare con la trattativa esclusiva con la Provincia Autonoma di Bolzano.
(4-00630)

Risposta. - L'interrogazione in esame pone l'attenzione sul protocollo d'intesa siglato, in data 10 agosto 2007, dal Ministero della difesa e dalla Provincia autonoma di Bolzano, i cui termini - che prevedono la cessione di molte aree demaniali dell'Esercito in cambio di alloggi e della ristrutturazione ed adeguamento di altre infrastrutture militari - sembra siano, a giudizio dell'interrogante, «in contrasto con il decreto legislativo 21 dicembre 1998, n. 495, che vieta espressamente la permuta».
In proposito, si precisa che il termine «permute» non è pertinente, in quanto si tratta, più precisamente, di razionalizzazione delle funzioni.
Il protocollo d'intesa prevede, infatti, un piano di delocalizzazione e di ristrutturazione di alcune caserme che non soddisfano pienamente le esigenze di funzionalità operative e di efficienza, site nel territorio della Provincia di Bolzano, in uso al Comando delle truppe alpine dell'Esercito, rendendo, in tal modo, disponibili per la loro cessione altre strutture che diventeranno non più utili ai fini istituzionali, dopo la prevista riallocazione e accentramento delle funzioni, ora forzatamente disperse.
In altri termini, l'intesa mira ad una più razionale, efficace ed economica sistemazione delle unità stanziate in Alto Adige, del personale e delle relative famiglie, a cui conseguirà la disponibilità di alcuni immobili che saranno ceduti alla Provincia - per il tramite dell'Agenzia del demanio - in armonia con il citato decreto legislativo.
La sottoscrizione del protocollo d'intesa, come previsto dallo Statuto speciale della regione Trentino-Alto Adige in materia di trasferimento dei beni demaniali e patrimoniali dello Stato e della Regione alle Province autonome di Trento e Bolzano, conferma la politica del Dicastero orientata a procedere ad una attenta valutazione della presenza militare nelle nostre Regioni e ad armonizzare le esigenze della Difesa - in linea con l'attuale scenario strategico - con quelle degli enti territoriali, nel rispetto delle legittime aspirazioni di sviluppo civile ed economico delle comunità locali interessate.
In questo senso, le forze armate sono chiamate a rideterminare la loro presenza sul territorio, a ridimensionare la ridondanza delle loro strutture rispetto alle nuove esigenze legate al modello di forze armate su base volontaria ed a tenere conto delle nuove esigenze strategiche.
Tali esigenze, in sostanza, richiedono una razionalizzazione della presenza delle forze armate sul territorio ed il protocollo d'intesa siglato con la Provincia autonoma di Bolzano s'inquadra in questo ambito, anticipando quanto poi sancito dal comma 320 - articolo 2 della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008) e ampliato e rafforzato dal portato dell'articolo 14-
bis dal decreto-legge 112 del 2008, come convertito dalla legge n. 133 del 2008.
La Provincia autonoma di Bolzano, alla luce dei legami storici e sociali che si sono sviluppati nel tempo con il citato Comando, ha perciò manifestato la propria disponibilità a realizzare presso alcune infrastrutture, degli interventi necessari al raggiungimento degli standard di efficienza, accollandosene gli oneri finanziari.
L'acquisizione delle caserme che si renderanno disponibili consentirà alla Provincia di recuperare edifici ed aree d'importanza strategica per le esigenze pubbliche e di avere ricadute positive anche nei confronti del riassetto urbanistico della Provincia stessa.
Ciò premesso, con più specifico riferimento ai contenuti dell'intesa in questione, si evidenziano i seguenti aspetti:
l'intervento prevede la cessione 12 infrastrutture militari o aliquote di esse (Caserma «Verdone» - Varna, aliq. Caserma «Mercanti» - Appiano, aliq. Caserma «Schenoni» - Bressanone, ex-Deposito munizioni di Stilves - Campo di Trens, aliq. Caserma «Rossi» - Merano, Caserma «Battisti» - Merano, poligono di tiro di San Maurizio - Bolzano, ex-Deposito munizioni Riva di Sotto - Appiano, aliq. Caserma «Lugramani» - Brunico, Caserma «Piave» - Dobbiaco, area logistica aeroporto San Giacomo - Bolzano e aliq. Caserma «Huber» - Bolzano);

la stima degli immobili da cedere alla Provincia, attualmente in corso, è effettuata dall'Agenzia del demanio istituzionalmente competente; la predetta valutazione mira a salvaguardare l'equilibrio economico fra le «poste in gioco»;
il numero degli alloggi militari da realizzare a carico della Provincia, come individuato nel protocollo d'intesa, è di 390, distribuiti tra le località di Bolzano, Vipiteno, Bressanone, Decano e Brunico;
gli interventi di ristrutturazione di alloggi per famiglia previsti nel protocollo d'intesa hanno come oggetto quelli liberi ed inagibili; la loro esatta entità ed eventuali ulteriori interventi sugli alloggi occupati saranno meglio definiti nei successivi accordi di programma attuativi (sono infatti previste 6 fasi attuative in fasata successione);
gli interventi di ristrutturazione di alloggi collettivi all'interno delle caserme saranno anche essi oggetto di definizione nell'ambito degli Accordi di Programma.

In conclusione, si ribadisce che con questo tipo di accordi territoriali la Difesa non intende «far cassa» e stravolgere così lo spirito della normativa attuale, ma ricavare dalle operazioni delle risorse funzionali per la riallocazione e razionalizzazione delle funzioni, al fine ultimo della maggiore efficienza dello strumento militare e della minimizzazione del suo impatto sul territorio.
Si rappresenta, per doverosa informazione, che in data 23 luglio 2008 è stato siglato un accordo di programma, con la Provincia autonoma di Bolzano e l'Agenzia del demanio, che dà attuazione alla prima fase del citato Protocollo.
Ad ogni modo, la Difesa non trascurerà alcun aspetto della intera questione, fra cui anche gli eventuali riflessi di carattere sociale ed economico che potrebbero derivare, per addivenire ad una soluzione idonea a contemperare le esigenze della Forza Armata con gli interessi delle comunità locali interessate.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

HOLZMANN. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, nell'edizione del 25 settembre 2007, in Afghanistan sarebbe presente ed opererebbe, da oltre un anno, una task force di soldati italiani la quale partecipa a missioni di combattimento, effettua ricognizioni a vasto raggio e organizza operazioni contro i Talebani;
l'interrogante è favorevole all'impiego delle nostre Forze Armate in tutte le attività ritenute necessarie per contrastare i Talebani e riportare libertà e democrazia in uno Stato dove la popolazione ha patito da anni disagi pesantissimi -:
se corrispondano al vero le notizie riportate in premessa e se il Ministro interrogato non ritenga utile chiarire quali siano i reali compiti e le attività delle nostre Forze Armate in territorio afghano.
(4-00632)

Risposta. - In premessa alla questione affrontata con l'atto in esame, reputo opportuno richiamare brevemente gli eventi storici, politici e militari degli ultimi anni in Afghanistan.
L'attacco terroristico dell'11 settembre 2001, senza dubbio, è stato un elemento catalizzatore della risposta militare, avviata dal Paese direttamente colpito - gli Stati Uniti - ed appoggiata fattivamente da una larghissima coalizione internazionale.
La fase che ha portato alla disfatta del regime dei Talebani e all'espulsione di Al-Qaeda dall'Afghanistan, è stata seguita immediatamente da una fase totalmente diversa, nella quale la comunità internazionale - praticamente la totalità di essa - ha deciso di impegnarsi a fondo per la ricostruzione di un Paese devastato da due decenni di conflitti.


Tale storica decisione ha portato all'intervento della comunità internazionale in Afghanistan, che fu materialmente definito nei suoi aspetti politici alla Conferenza di Bonn del dicembre 2001 e con la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 1383 del 6 dicembre 2001, alla quale seguì la risoluzione n. 1386 del 20 dicembre 2001 che autorizzava la costituzione e l'invio in Afghanistan della
International Security Assistance Force (ISAF).
Nell'ambito dell'Alleanza Atlantica sono stati invece decisi, nel corso degli anni, i contributi che i vari Stati membri intendevano fornire per svolgere i compiti relativi alla stabilizzazione e sicurezza assegnati all'ISAF, che riceve le direttive politico-strategiche dall'organo collegiale posto al vertice dell'Alleanza, nel contesto del mandato conferito dalle Nazioni Unite.
La missione ISAF, su mandato delle Nazioni Unite, è una operazione militare a sostegno delle forze armate e di polizia afghane volta ad assistere il Governo di Kabul nel mantenimento di una cornice di sicurezza che renda possibile la pacificazione e ricostruzione del Paese.
Obiettivo strategico di ISAF è il rafforzamento della capacità di autogoverno dell'Afghanistan in un quadro di stabilità e di riconciliazione interne, nonché di crescente cooperazione internazionale, in particolare con i Paesi vicini.
Ciò premesso, in relazione alla presunta partecipazione «a missioni di combattimento» da parte dei nostri militari in Afghanistan, non si può non ribadire, preliminarmente, che lo spirito ed il metodo con cui l'Italia sta operando in Afghanistan sono tutt'altro che associabili al concetto di guerra.
Faccio presente, infatti, che le operazioni di contro - terrorismo sono appannaggio della coalizione internazionale a guida statunitense (pp. «Enduring Freedom») e non possono essere condotte da ISAF, la quale è una realtà diversa da «Enduring Freedom».
La missione
International Security Assistance Force (ISAF) che la NATO conduce nel teatro operativo afgano, non è di natura bellica, ma - come anzidetto - in sostegno al Governo di quel Paese nel mantenimento della sicurezza, per facilitare lo sviluppo delle strutture istituzionali ed assistere alla ricostruzione, in ottemperanza a quanto previsto dal mandato delle Nazioni Unite (citata risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU n. 1386/2001 e seguenti).
La nostra azione, pertanto, continuerà ad essere finalizzata all'edificazione di capacità di governo che rendano l'Afghanistan autosufficiente, almeno per lo svolgimento delle primarie funzioni tipiche di ogni stato sovrano.
In tale quadro, la partecipazione italiana avviene in osservanza dei vincoli apposti dall'Autorità nazionale afghana sia all'impiego sia all'implementazione delle regole d'ingaggio indicate dai comandi dell'alleanza.
Nel merito, faccio osservare che le regole d'ingaggio sono norme comportamentali definite, a seconda del contesto politico internazionale in cui si svolge la missione (ONU, NATO e UE) e sono vincolate ai princìpi del diritto internazionale, pattizio e convenzionale, con particolare riguardo al diritto umanitario.
Sono assunte, altresì, in conformità alle vigenti leggi penali, ordinaria e militare, in particolare ai criteri di necessità e proporzionalità dell'azione.
Le regole di ingaggio sono, pertanto, uno strumento procedurale ad uso delle forze operanti sul campo per uniformarne il comportamento, qualora si presenti la necessità di reagire a situazioni operative improvvise ed urgenti che non consentono una consultazione con i livelli superiori.
Da una parte esse devono codificare l'autodifesa, dall'altra devono precisare il livello di uso della forza, per raggiungere lo scopo della missione, se vengono incontrati degli atteggiamenti ostili di opposizione.
In particolare, l'uso della forza viene applicato di fronte ad una minaccia chiaramente identificata come ostile, ovvero tesa ad impedire ai militari di espletare i propri compiti e di limitarne la libertà di movimento, con una reazione proporzionale all'attacco.


È consentito di intervenire attivamente anche nel caso venga messa in pericolo l'incolumità della popolazione civile. Pertanto, i militari possono agire con i mezzi a disposizione per impedire che qualsiasi attività ostile venga effettuata nell'area di propria competenza.
Chiarito questo aspetto, rammento che i termini di intervento operativo delle forze nazionali sono stati recentemente rimodulati.
I comandanti nazionali possono disporre l'impiego di propri assetti al di fuori delle aree di competenza (Nord, Capitale ed Ovest) solo in situazioni di eccezionale urgenza (
in extremis operations) e su specifica richiesta del Comando ISAF o della Coalizione, nei casi in cui sia necessario intraprendere un'azione per minimizzare i rischi di imminente pericolo di vita o di un catastrofico degrado della situazione politico-militare.
Attualmente, l'impiego delle forze nazionali al di fuori di predette circostanze può essere autorizzato - su richiesta del Comando ISAF - entro 6 ore e non più 72.
Desidero concludere rimarcando il rilevante ed indiscusso ruolo che i nostri militari stanno svolgendo in Afghanistan, che ha consentito al nostro Paese di acquisire sempre maggiore credibilità e riscuotere l'apprezzamento unanime della unità internazionale e della popolazione e autorità locali.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

HOLZMANN. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
gli appartenenti alle Forze Armate in provincia di Bolzano percepiscono una indennità operativa che corrisponde ad un indice 160;
tale indennità viene corrisposta in misura ridotta, al 125 per cento, agli appartenenti ai reparti di supporto che operano nel medesimo contesto;
a quanto risulta all'interrogante, tali reparti, in particolare il 4° regimento Trasmissioni «Gardena» ed il regimento Elicotteri «Aves Altair», dovrebbero entrare sotto il comando del Comando Truppe Alpine -:
se e quando si prevede che detti reparti siano posti sotto il Comando Truppe Alpine di Bolzano con il conseguente riconoscimento dell'indennità operativa agli effettivi dei due reggimenti.
(4-00658)

Risposta. - L'atto in esame, nell'affrontare la tematica relativa all'attribuzione dell'indennità operativa in favore degli «appartenenti alle Forze Armate in provincia di Bolzano», pone la questione relativa alla diversa misura della predetta indennità percepita dagli appartenenti alle truppe alpine (pari al 160 per cento) e dagli effettivi rispettivamente al 2o reggimento trasmissioni ed al 4o Reggimento AVES Altair, pari al 125 per cento.
L'atto, peraltro, è finalizzato a conoscere se sia o meno previsto che «detti reparti siano posti sotto il Comando truppe alpine di Bolzano con il conseguente riconoscimento dell'indennità operativa agli effettivi dei due reggimenti».
Nel merito, si precisa che, al momento, non risultano provvedimenti ordinativi volti ad un cambio di dipendenza delle citate unità dagli attuali comandi superiori (rispettivamente Comando trasmissioni ed informazioni e Comando aviazione dell'esercito) al Comando truppe alpine.
Ciò premesso, per meglio inquadrare la questione concernente la corresponsione dell'indennità operativa, è opportuno fornire alcuni elementi di cognizione relativi alla normativa di riferimento, utili a fare chiarezza sulle diverse misure previste in materia.
La legge 23 marzo 1983, n. 78, ha istituito l'indennità d'impiego operativo per il personale delle Forze armate, «quale compenso per il rischio, per i disagi e per le responsabilità connessi alle diverse situazioni d'impiego derivanti dal servizio».
In particolare, l'articolo 3 della suddetta norma ha previsto per il personale effettivo

presso comandi/enti/reparti/unità di «campagna», l'attribuzione dell'indennità d'impiego operativo nella misura del 115 per cento, mentre per il personale in servizio presso comandi/grandi unità/unità/reparti delle truppe alpine lo stesso articolo ha previsto che tale indennità sia pari al 125 per cento.
Successivamente, il Decreto del Presidente della Repubblica n. 360 del 1996 ha introdotto la cosiddetta indennità di «supercampagna», in favore del personale militare delle Forze armate che presta servizio presso i comandi/reparti/unità di «campagna» impiegati nell'ambito di grandi unità di pronto intervento nazionali ed internazionali, quale concreto riconoscimento di un maggiore impegno operativo di tali unità, a seguito dei molteplici impegni derivanti dal mutato scenario geo-strategico internazionale.
Il successivo Decreto del Presidente della Repubblica n. 163 del 2002 ha quantificato tale indennità di «supercampagna» nella misura del 150 per cento, contestualmente elevando quella per le unità delle truppe alpine al 160 per cento.
In tale contesto, si deve precisare che il 2o reggimento trasmissioni e il 4o reggimento «AVES Altair» - citati nell'atto - risultano, comunque, tra le unità destinatarie del particolare trattamento economico di maggiorazione dell'indennità di «supercampagna» al 150 per cento (misura anch'essa prevista dal predetto Decreto del Presidente della Repubblica n. 163 del 2002) e non al 125 per cento, come viene erroneamente riportato.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

HOLZMANN. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in Alto Adige esistono numerosi alloggi, di proprietà del demanio della Difesa, i quali sono sfitti per mancanza di fondi per la loro ristrutturazione;
tale situazione è paradossale perché procura ulteriore degrado al patrimonio alloggiativo, poiché non viene effettuata alcuna manutenzione, compresa quella normalmente a carico dell'inquilino;
l'inutilizzo di queste unità abitative priva l'amministrazione statale anche degli introiti derivanti dai canoni di locazione, che potrebbero essere reimpiegati per eseguire parte delle manutenzioni necessarie -:
quanti siano, nella provincia di Bolzano, gli alloggi sfitti appartenenti al demanio della Difesa;
a quanto ammontino le spese per le necessarie ristrutturazioni degli alloggi di cui in premessa;
quali siano le intenzioni del Ministero interrogato in ordine al mantenimento del patrimonio abitativo in Alto Adige.
(4-00808)

Risposta. - L'atto di sindacato ispettivo in esame è finalizzato a conoscere «quanti siano, nella provincia di Bolzano, gli alloggi sfitti appartenenti al demanio della Difesa» e «a quanto ammontino le spese per le necessarie ristrutturazioni degli alloggi di cui in premessa».
A tal riguardo, poiché sono numerosi gli elementi di tipo analitico richiesti, si ritiene opportuno raggruppare gli stessi all'interno di un'apposita scheda, in allegato, allo scopo di renderne più agevole la consultazione.
Con riferimento, invece, all'ultimo quesito relativo alle «intenzioni del Ministro in ordine al mantenimento del patrimonio abitativo in Alto Adige», si rappresenta che in data 23 luglio 2008 è stato sottoscritto tra la Difesa, la provincia autonoma di Bolzano e l'Agenzia del demanio, l'accordo di programma, attuativo del protocollo d'intesa del 10 agosto 2007, finalizzato alla ristrutturazione e razionalizzazione di alcuni immobili militari presenti nel territorio della provincia di Bolzano, tra i quali merita particolare rilievo il recupero funzionale di circa 200 alloggi per il personale militare con famiglia.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

LABOCCETTA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 9 febbraio 2008 nella Gazzetta Ufficiale n. 34 veniva pubblicata l'ordinanza dell'ex Presidente del Consiglio Romano Prodi avente ad oggetto la nomina del professor Massimo Menegozzo a Commissario delegato di Governo per le bonifiche e tutela delle acque nella regione Campania;
attraverso la prefata ordinanza sono stati conferiti al professor Menegozzo poteri amplissimi, addirittura derogando alle norme di contabilità generale dello Stato, di fatto sottraendo ad ogni controllo le spese che lo stesso effettua, sottoponendolo unicamente all'onere, si fa per dire, di una relazione a fine mandato alla Presidenza del Consiglio corredata di un mero rendiconto;
con l'avvenuta nomina del dottor Guido Bertolaso a Sottogretario alla Presidenza con speciale delega all'emergenza rifiuti in Campania, l'Esecutivo ha inteso concentrare tutte le funzioni attinenti la problematica richiamata ed ovviamente anche quella relativa alle bonifiche in capo allo stesso dottor Bertolaso -:
se non ritenga di affidare, ad horas, dette funzioni nelle mani del Sottosegretario dottor Bertolaso o a personalità di chiara competenza e fama dallo stesso individuata, rispettando così lo spirito del decreto-legge in materia, ora all'esame del Parlamento.
(4-00349)

Risposta. - In relazione all'atto di sindacato ispettivo in esame si fa presente quanto segue.
Lo stato di emergenza in atto nel territorio della regione Campania in materia di bonifiche dei suoli, delle falde e dei sedimenti inquinati, nonché di tutela delle acque superficiali, ha avuto termine il 31 gennaio 2008.
Successivamente, è stata emanata dal Presidente del Consiglio dei Ministri, ai sensi dell'articolo 5, comma 3, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, l'ordinanza, non derogatoria dell'ordinamento giuridico vigente, n. 3654 del 1o febbraio 2008, con la quale il professor Massimo Menegozzo è stato nominato commissario delegato per il permanere di una diffusa situazione di criticità ambientale, relativa al settore delle bonifiche nel territorio della regione Campania.
In particolare, con il predetto provvedimento si è voluto favorire la definitiva chiusura della gestione commissariale ed il passaggio all'amministrazione ordinaria, escludendo l'esercizio del potere derogatorio rispetto alla normativa ordinaria relativa alle norme di contabilità generale dello Stato.
Infatti, ai sensi della citata ordinanza n. 3654 è stato affidato al commissario delegato il solo compito della prosecuzione, in regime ordinario ed in termini di urgenza, entro il 31 dicembre 2008, di tutte le iniziative già programmate per il definitivo superamento del contesto critico in atto, con il successivo trasferimento dei beni, delle attrezzature e, eventualmente, delle unità di personale impiegate per le predette attività alle amministrazioni ed agli enti ordinariamente competenti.
Per quanto riguarda l'onere del ordina delegato di trasmettere, a fine mandato, ai sensi dell'articolo 4 dell'ordinanza n. 3654, una relazione conclusiva sull'attività svolta, corredata del rendiconto delle spese sostenute, si fa presente che la stessa struttura commissariale ha provveduto ad inviare al dipartimento della protezione le due
progress report nei quali viene illustrata l'attività del commissario relativa, rispettivamente, al trimestre febbraio-aprile ed al quadrimestre maggio-agosto del corrente anno.
Inoltre il decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, ha attribuito al Dipartimento della Protezione civile il coordinamento della gestione dei rifiuti nella regione Campania per tutta la durata del periodo emergenziale, il cui termine è stato fissato al 31 dicembre 2009.
È stato, altresì, preposto, alla soluzione dell'emergenza rifiuti, un Sottosegretario di Stato presso la Presidenza del Consiglio dei

ministri, individuato nella persona del Capo del Dipartimento stesso.
Pertanto, pur nella considerazione che l'azione espletata dalla struttura commissariale del Sottosegretario di Stato, orientata a ripristinare tempestivamente la vivibilità delle aree invase dai rifiuti, ha contribuito sensibilmente alla riduzione delle zone potenzialmente oggetto di nuovi interventi di bonifica ambientale, si evidenzia che l'articolo 2 del suddetto decreto-legge n. 90 ha definito le attribuzioni del Sottosegretario, non comprendendo, tra queste, l'attività di bonifica del territorio che, invece, risulta di competenza del commissario delegato per le bonifiche e la tutela delle acque nella regione Campania.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Elio Vito.

MARSILIO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
«La Rinascente» è un'azienda storica della grande distribuzione in Italia, dove è presente in numerose città;
nel marzo del 2005 una cordata di investitori, composta da Pirelli Re, Deutsche Bank, Borletti e Investitori Associati, ha acquistato la società «La Rinascente/Upim S.p.a»;
con la scissione delle due società - «La Rinascente S.p.a.» (poi s.r.l.) e «Upim S.p.a.» - la gestione commerciale viene separata da quella immobiliare; quest'ultima viene affidata alla «Tamerice s.r.l.» che rileva gli immobili e li prende in gestione;
il piano di sviluppo presentato nel novembre 2005 prevedeva nuove aperture e ricollocazioni (Palermo, Bari, Napoli, Roma, Grugliasco e Milano Certosa);
rispetto ai progetti presentati il quadro è successivamente mutato in direzione di un ridimensionamento dell'azienda: non solo non è stata fatta nessuna apertura ma sono stati chiusi i punti vendita che dovevano essere rilocati;
il 6 giugno 2008 l'azienda comunica - per la fine del 2009 - la chiusura dello storico magazzino «La Rinascente» di Piazza Colonna a Roma;
l'immobile in questione è stato venduto al gruppo spagnolo «ZARA»;
«La Rinascente» ha dichiarato di voler ricollocare il punto vendita di Piazza Colonna in un immobile acquistato a Via del Tritone; a tal fine è stato presentato alle istituzioni capitoline un progetto in data 14 gennaio 2008;
dalle RSU dei lavoratori giungono all'interrogante dichiarazioni allarmanti: se non arriveranno le autorizzazioni amministrative entro il 2009 il personale verrà licenziato -:
quali urgenti iniziative intenda assumere per evitare la chiusura dello storico magazzino «La Rinascente» di Piazza Colonna a Roma e per garantire la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali;
se non ritenga opportuno, in particolare, costituire un tavolo di concertazione con i sindacati, l'amministrazione comunale di Roma e la proprietà, al fine di giungere ad una soluzione condivisa;
quali misure di tutela sociale o di mobilità intenda adottare, in via alternativa, a favore dei lavoratori, qualora sia impossibile la prosecuzione delle attività del magazzino.
(4-00600)

Risposta. - In data 25 settembre 2008 si è tenuto presso il ministero dello sviluppo economico un incontro riguardante la situazione del gruppo Rinascente. All'incontro richiesto alle organizzazioni sindacali, hanno partecipato i rappresentanti del mistero medesimo e i rappresentanti del gruppo Rinascente, oltre alle organizzazioni sindacali unitamente alle Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU).
In tale sede le parti hanno illustrato le problematiche che negli ultimi anni hanno interessato il gruppo Rinascente.
Secondo quanto riferito dalle organizzazioni sindacali, le stesse hanno informato che nel 2006 è stato presentato un piano

industriale per la definizione di una strategia di sviluppo avente 4 obiettivi principali: ristrutturazione, ricollocazione, nuove aperture di sedi e nuove politiche industriali. Sempre le organizzazioni sindacali hanno ritenuto che il citato piano non è stato realizzato e che il processo di ricollocazione ha avuto un esito per lo più negativo per l'occupazione e le attività produttive, a causa del prolungamento dei tempi di attuazione. Inoltre, hanno aggiunto di aver sostenuto il processo di ricollocazione, ma vicende negative hanno interrotto il rapporto fiduciario con il management aziendale, in particolare, per quanto concerne la sede di Napoli, in cui si è verificata la chiusura del sito commerciale. Secondo quanto sostenuto dalle organizzazioni sindacali, le difficoltà si sarebbero potute superare anche con il contributo sindacale, così come è accaduto per la sede di Palermo, nell'ottica di una più attenta ed effettiva salvaguardia dei diritti dei lavoratori anche in termini di ammortizzatori sociali. Infine, le stesse hanno espresso la volontà di verificare insieme al ministero dello sviluppo economico la rimodulazione del piano industriale, in seguito alla chiusura dei siti di Bari e Napoli ed in relazione alla prevista apertura del sito di Roma, presso via del Tritone.
L'azienda da parte sua, invece, ha illustrato lo stato di avanzamento del piano di trasformazione della Rinascente nel primo
«departement store» italiano.
In particolare ha dichiarato che l'aver inserito molti marchi italiani ed esteri, cosiddetti «lusso accessibile», in tutti i punti vendita della Rinascente, ha prodotto effetti positivi in termini di sviluppo del fatturato e della redditività.
Inoltre, ha evidenziato la creazione di un centro di distribuzione terziarizzato a Piacenza, aperto a luglio 2007 e, nell'area acquisti, di aver intrapreso la ristrutturazione di 4 punti vendita (Roma Fiume, Padova, Firenze e Cagliari), con investimenti significativi e positivi ritorni.
Per quanto concerne Palermo, nel corso del 2006, Rinascente ha deciso di investire nella città, dopo aver identificato uno stabile adeguato. Essendosi completato l'
iter autorizzativo, la stessa prevede di cominciare i lavori di ristrutturazione a gennaio 2009, per l'apertura di un nuovo punto vendita.
Il citato piano prevedeva anche la necessità di una nuova allocazione per il punto vendita di Napoli, in quanto, tale negozio non era più in linea con il nuovo
format distributivo e aveva fatto registrare gravi perdite operative.
I rappresentanti della società in questione hanno, quindi, confermato l'abbandono della piazza di Napoli, a causa delle difficoltà incontrate, per ritardi e ostacoli di carattere amministrativo, nel trasferimento dell'attività in un nuovo immobile.
Per quanto riguarda l'ammodernamento e lo sviluppo di due grandi punti vendita a Milano e a Roma, la Rinascente ha dichiarato di voler provvedere alla ristrutturazione completa del punto vendita di Milano entro il 2010, mentre per quello di Roma, si è impegnata nella realizzazione finalizzata alla ricollocazione del punto vendita da Roma di piazza Colonna a Roma via del Tritone.
Al riguardo, in data 6 giugno 2008, si è tenuto un incontro tra Rinascente, le organizzazioni sindacali territoriali e RSU del punto vendita di Roma Colonna, in cui è stato deciso di aderire alla proposta sindacale di aprire un tavolo istituzionale. Conseguentemente, è stato attivato un tavolo istituzionale con la presenza dell'azienda, delle oganizzazioni sindacali e della amministrazione comunale, finalizzato a garantire la realizzazione del progetto in tempi definiti e la conservazione dei livelli di impiego del citato punto vendita.
In tale sede la Rinascente ha dichiarato, inoltre, la propria disponibilità in caso di conclusione positiva degli
iter autorizzativi, a concertare con le organizzazioni sindacali l'utilizzo dell'ammortizzatore sociale della Cassa integrazioni guadagni straordinarie (CIGS) per ristrutturazione, per gestire il passaggio, senza soluzione di continuità, dei dipendenti in forza presso il punto vendita di Roma Colonna, al nuovo punto di vendita Roma Tritone. Attualmente il gruppo sta attendendo le necessarie autorizzazioni da parte del comune di Roma.


Il ministero, pertanto, sta attivando una serie di interlocuzioni al fine di risolvere le problematiche emerse durante l'incontro e, contemporaneamente, sta provvedendo ad un costante monitoraggio sulla situazione Rinascente in sinergia con le istituzioni locali.

Il Ministro dello sviluppo economico: Claudio Scajola.

GIORGIO MERLO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la TecnoA di Scalenghe (Torino) già nell'ottobre del 2006 comunicava alla Rsu l'estrema difficoltà economica e finanziaria in cui versava e nonostante il ricorso alla cassa integrazione per crisi - presentata al Ministero del Lavoro il 10 novembre 2006 - la stessa non era in grado di attuare misure sufficienti per il superamento delle difficoltà intercorse;
in seguito l'azienda presentava presso il Tribunale di Pinerolo il ricorso per l'ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria previa dichiarazione dello stato di insolvenza. Infine il 21 dicembre 2006 il Tribunale di Pinerolo nominava Commissario giudiziale il dottor Alfio Lamanna;
negli stessi giorni venivano siglati accordi sindacali che miravano a creare nuove opportunità di impiego e che prevedevano anche l'accompagnamento alla pensione per i lavoratori in possesso dei requisiti necessari;
ora la situazione si è ulteriormente evoluta e dei 200 dipendenti in origine molti di loro si sono ricollocati, altri transiteranno attraverso gli ammortizzatori sociali verso la pensione e, da qualche mese, grazie all'acquisto della società da parte di altra azienda, circa 70 lavoratori proseguiranno la loro attività lavorativa;
il 17 giugno 2008 scompare il Commissario Giudiziale. Ora, fin quando non sarà nominato un nuovo Commissario da parte del Ministero non si possono inoltrare le pratiche per l'attivazione del Fondo di garanzia a copertura del Tfr e, inoltre, chi è ancora alle dipendenze dell'Amministrazione non percepirà lo stipendio. Infine, un primo piano di riparto, in origine previsto per il primo semestre 2009, potrebbe slittare a dismisura -:
se si intenda nominare in breve tempo un nuovo Commissario Giudiziale e, in secondo luogo, emettere il decreto relativo all'ultima tranche di Cigs che ha decorrenza 9 maggio per dodici mesi per garantire ai lavoratori, non potendo contare su alcuna forma di anticipo, di percepire un'indennità.
(4-00725)

Risposta. - Con decreto ministeriale del 1o agosto 2008, è stato nominato il nuovo commissario straordinario delle procedure del gruppo TecnoA.
Le pratiche per il rinnovo del fondo di garanzia a copertura del trattamento di fine rapporto (TFR) a sono state completate e i dipendenti hanno percepito le loro spettanze.
Relativamente alle previsioni di un piano di riparto, il commissario ha comunicato che l'accertamento del passivo della società è ancora in corso e che l'udienza di verifica dello stesso è prevista per gennaio 2009 presso il tribunale di Torino.
Secondo quanto comunicato dal ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, la TecnoA s.r.l., con sede legale a Scarlenghe (Torino), ha usufruito del trattamento straordinari di integrazione salariale per crisi aziendale per il periodo dal 16 ottobre 2006 al 20 dicembre 2006, per le unità di Beinasco (Torino), Rivoli (Torino) e Scarlenghe (Torino).
A seguito di sentenza n. 31/06 del 21 dicembre 2006 del tribunale di Pinerolo (Torino) che ha dichiarato lo stato di insolvenza della società TecnoA s.r.l. e del decreto del medesimo tribunale, datato 1o febbraio 2007, con il quale è stata dichiarata aperta la procedura di amministrazione straordinaria per la predetta società, il ministero del lavoro ha autorizzato, con provvedimenti n. 40453 del 6 marzo 2007 e

n. 42853 del 27 febbraio 2008, la corresponsione del trattamento straordinario di integrazione salariale, in favore dei lavoratori dipendenti della società in argomento, ai sensi dell'articolo 7, comma 10-ter, della legge 236/93, per il periodo dal 21 dicembre 2006 al 15 maggio 2008.
Infine, con decreto del 28 maggio 2008, il tribunale di Pinerolo (Torino) ha disposto la cessazione dell'esercizio d'impresa a seguito della cessione dei complessi aziendali della TecnoA s.r.l. amministrazione straordinaria e, quindi, con decreto direttoriale n. 43829 del 10 luglio 2008, è stata autorizzata la corresponsione del trattamento straordinario di integrazione salariale in favore dei lavoratori dipendenti dalla predetta società, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della legge 23 luglio 1991, n. 223, per le unità di Scarlenghe (Torino) e Beinasco (Torino), per il periodo dal 9 maggio 2008 all'8 maggio 2009.

Il Ministro dello sviluppo economico: Claudio Scajola.

MIGLIORI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Governo Prodi concluse positivamente un accordo col Governo Algerino per la fornitura di gas tramite un gasdotto gestito dal Consorzio Sonatrach che, nonostante l'approdo continentale di tale gasdotto sia previsto in Piombino, non prevede alcuna partecipazione toscana a tale consorzio connotando tale regione come semplice territorio di transito estraneo ai relativi benefici energetici;
rilevasi che il presidente della Regione Toscana Claudio Martini chiede oggi, nell'ambito di dieci questioni da sottoporre al Governo sotto l'egida Pacchetto Toscana, che la Toscana sia comunque inserita all'interno del Consorzio Sonatrach -:
quali decisioni in materia, correttive delle scelte che all'interrogante appaiono contrarie agli interessi della Toscana precedentemente assunte dal Governo Prodi, si intendano assumere per permettere alla Toscana non solo di essere semplice sede di transito del gasdotto algerino bensì anche beneficiari.
(4-00332)

Risposta. - L'accordo intergovernativo tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Democratica e Popolare di Algeria relativo al gasdotto tra l'Algeria e l'Italia, sottoscritto ad Alghero il 14 novembre 2007 prevede all'articolo 1 l'impegno da parte degli Stati contraenti a promuovere e condurre a buon fine nelle migliori condizioni, al più tardi entro il mese di maggio 2012, la realizzazione di un gasdotto per l'esportazione di gas naturale dall'Algeria verso l'Italia, attraverso la Sardegna, denominato GALSI, della capacità iniziale di otto miliardi di metri cubi l'anno.
In ordine alla fornitura di gas, lo stesso articolo 1 dispone soltanto che per la realizzazione dell'opera GALSI gli Stati contraenti prendono atto dell'esistenza di contratti di vendita e di acquisto di gas naturale a lungo termine, già sottoscritti per tutta la capacità dell'opera GALSI e della riserva di capacità di trasporto corrispondenti sul tratto definito dal medesimo accordo.
Si rende noto che già da tempo, a seguito di una procedura aperta a tutti gli interessati, la società algerina Sonatrach Spa ha stipulato con alcune società che operano sul mercato italiano, contratti di vendita di gas naturale per un volume annuo iniziale di otto miliardi di metri cubi e per una durata di quindici anni. Dette società acquirenti e Sonatrch Spa hanno convenuto di trasportare il gas naturale direttamente dall'Algeria verso l'Italia mediante il metanodotto sopraindicato e a tal fine hanno costituito la società GALSI Spa per lo studio, la costruzione e l'esercizio del gasdotto GALSI.
Tale società, nella quale è presente in quota la società SFIRS, di proprietà della regione Sardegna, realizzerà unicamente il tratto internazionale sottomarino del gasdotto tra la costa algerina e quella sarda, mentre il tratto da Cagliari a Piombino, dove avverrà l'interconnessione con la rete nazionale esistente, sarà invece costruito e gestito dalla società Snam Rete Gas, gestore della stessa rete nazionale dei gasdotti.


Ai sensi dell'articolo 6 dell'accordo in parola, gli Stati contraenti riconoscono che l'opera GALSI avrà ricadute positive sull'economia e sullo sviluppo sociale dei territori delle regioni italiane Sardegna e Toscana.
A questo proposito, a seguito di richiesta di parere ai fini dell'inclusione del gasdotto GALSI nella rete nazionale gasdotti, la Giunta della regione Sardegna, con delibera n. 32/17 del 4 giugno 2008 e la Giunta della Regione Toscana, con delibera n. 337 del 5 maggio 2008, hanno entrambe espresso parere positivo, ai sensi del decreto ministeriale 22 dicembre 2000, sull'inserimento del metanodotto di importazione GALSI nella rete nazionale gasdotti.
In particolare, in considerazione della citata delibera n. 337 del 5 maggio 2008, la Giunta della regione Toscana ha precisato che l'assenso al riconoscimento del progetto come «rete di trasmissione nazionale» non rappresenta assenso al progetto stesso, e pertanto, in sede di procedura autorizzativa, la Regione esprimerà le sue valutazioni, ai sensi di legge, sulla specifica istanza.
La giunta ha inoltre indicato nella stessa delibera l'opportunità di promuovere l'ottenimento della compensazione territoriale rappresentata dalla realizzazione di una condotta dalla terraferma all'isola d'Elba, per consentire, una volta verificata la fattibilità del progetto, la metanizzazione dell'isola.

Il Ministro dello sviluppo economico: Claudio Scajola.

MIGLIORI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
secondo lo Studio di Eurobic Toscana Sud del 2007, pubblicato su Toscana Economia n. 5 del 2 luglio 2008, nel distretto del camper della Valdelsa si concentra l'80 per cento della produzione italiana del settore camperistico per un valore di circa 600 milioni di Euro di produzione l'anno ed un'occupazione di circa 1.700 addetti che arrivano a 3.000 con l'indotto, per un insieme di 79 imprese impegnate;
tale comparto ha un'alta vocazione alle esportazioni delle proprie produzioni;
stanti le attuali flessioni del movimento turistico e dei consumi, in relazione alla negativa congiuntura economica internazionale, il settore è destinato a soffrire sensibilmente -:
quali specifiche iniziative di tutela del comparto e di promozione all'export delle produzioni camperistiche italiane si intendano assumere, al fine di un sostegno alle imprese del settore.
(4-00698)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato in esame si comunica quanto segue.
Questo ministero, nell'ambito delle azioni previste per progetti a favore dei distretti promossi dalle regioni (di cui al decreto ministeriale del 28 dicembre 2007), ha concesso alla regione Toscana, in cofinanziamento, risorse finanziarie pari a 2.979.600 euro. Il programma di sviluppo regionale 2007-2010 prevede interventi di rilancio della competitività e di riqualificazione dei settori produttivi, con particolare riferimento alle politiche di filiera e di aggregazione, nonché a politiche di supporto per il loro posizionamento sui mercati internazionali attraverso lo strumento dei progetti integrati di innovazione, individuando come beneficiario il distretto integrato regionale.
Nell'ambito delle risorse finanziarie già citate, il ministero dello sviluppo economico cofinanzierà il progetto «Evoluzione competitiva e sostenibile» del distretto integrato regionale, il cui obiettivo è quello di sostenere processi di implementazione delle attività di ricerca industriale e miglioramento ambientale.
Non si conoscono, al momento quali saranno i distretti coinvolti, poiché gli interventi saranno attivati tramite bandi e non si può conoscere in anticipo se il settore della produzione camperistica della Valdelsa sarà tra quelli che verranno considerati ammissibili.
Per quanto riguarda, inoltre, il sostegno all'internazionalizzazione delle imprese, nell'ambito del programma promozionale annuale,

l'Istituto del commercio con l'estero, tramite l'accordo di settore con l'Associazione nazionale fra industrie automobilistiche (ANFIA), che comprende anche il settore dei camper, finanzia interventi promozionali a sostegno dell'internazionalizzazione del settore.
Allo stato attuale, e sulla base delle esigenze prioritarie segnalate da tale associazione, il sostegno pubblico si è focalizzato sui comparti della componentistica e dei carrozzieri auto.
Al fine di intervenire a supporto del distretto camperistico e contrastarne l'attuale negativa congiuntura economica internazionale, che si riflette, in termini di consumo, anche nel campo dei viaggi e del turismo, sarà pertanto valutata con particolare attenzione, in sede della nuova intesa operativa con l'ANFIA, la possibilità di inserire specifiche iniziative a favore del comparto camperistico.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Ugo Martinat.

MUNERATO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la tossicodipendenza è una piaga che svilisce l'essere umano e che, provocando sensazioni artificiali, conduce ad una dipendenza nociva chi ne rimane soggetto;
le sostanze psicotrope esercitano il loro fascino perverso soprattutto sulle fasce di popolazione più deboli come i giovani che, avvinti dalla necessità di provare emozioni forti e di incrementare le prestazioni, sono maggiormente suscettibili alla tentazione di farne ricorso e di rimanerne schiavi;
la politica del Governo si è dimostrata e si dimostra giustamente attenta verso la suddetta problematica, cercando di porre un freno all'utilizzo di droga;
è necessario mantenere un alto grado di vigilanza perché, nel momento in cui le droghe tradizionali sembrano sempre più diffuse nella società, nuovi ed insidiosi tipi di dipendenze potrebbero provocare danni incalcolabili alla popolazione;
da quanto si evince dall'articolo apparso sul Corriere della Sera online del 1° luglio 2008, dal titolo «Sul web ora ci si "droga" con onde sonore», andrebbero affermandosi, tramite le nuove tecnologie, inquietanti strumenti atti a riprodurre l'effetto delle droghe tramite il semplice utilizzo di effetti uditivi;
le suddette onde, oltre a riprodurre gli effetti delle più comuni sostanze psicotrope come cocaina, ecstasy, marijuana e alcol, ne riprodurrebbero anche gli stati di dipendenza;
come sottolinea il suddetto articolo del Corriere online, gli effetti per il cervello umano e la salute sarebbero, a quanto dichiara il colonnello Umberto Rapetto della Guardia di finanza, ancora non sufficientemente studiati e si teme che potrebbero portare a devastanti danni per il fruitore;
a quanto si ricava dal suddetto articolo, inoltre, i programmi che consentirebbero la «somministrazione» della dose di onde sonore sarebbero di facile reperibilità con i più comuni motori di ricerca;
alcuni siti come «Rapidshare», citato nella fonte, cercherebbero di costruire un business sull'effetto dipendenza, permettendo il primo ascolto delle onde sonore in modo gratuito per poi far pagare i successivi;
secondo quanto riferisce il sopra citato colonnello Umberto Rapetto della Guardia di finanza, la spiegazione scientifica degli effetti di tali droghe di nuovo tipo risiederebbe nel fatto che «le onde comprese tra 3 e 30 hertz, gli infrasuoni, ovvero le frequenze su cui lavora il cervello umano, sono in grado di innescare le più diverse reazioni e sollecitare in maniera intensa l'attività cerebrale. Le onde alfa, ad esempio, che vanno da 7 a 13

hertz, hanno un potenziale effetto rilassante, ma ce ne sono altre che ottengono l'effetto opposto, cioè euforizzante o eccitante»;
la tesi del potenziamento di effetti psicotropi sarebbe peraltro confermata anche dalle autorità scientifiche dato che, secondo lo stesso articolo, Michelangelo Iannone, ricercatore dell'Istituto di scienze neurologiche del Cnr di Catanzaro avrebbe dichiarato di aver «osservato e misurato di recente l'effetto "sommatorio" del suono e dell'ecstasy sul cervello di animali da esperimento»;
l'accessibilità alle onde sonore su internet, la permanenza di effetti di modifica della percezione della realtà e, nel contempo, la pericolosità per la salute, spingerebbero a formulare serie preoccupazioni circa la possibile diffusione e la conseguente pericolosità di questa nuova forma di droga -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di propria competenza intenda adottare per evitare danni alla salute derivanti dall'utilizzo di onde sonore per riprodurre gli effetti delle più comuni droghe;
se sia intenzione del Governo provvedere affinché non sia consentita la diffusione di file musicali contenenti le dette onde sonore;
se sia volontà dell'Esecutivo predisporre al più presto studi per valutare la pericolosità del fenomeno, sia dal punto di vista sanitario sia da quello sociale;
se il Governo non ritenga opportuno assumere immediate iniziative per l'oscuramento dei siti che consentono la diffusione di onde sonore atte a riprodurre gli effetti di sostanze psicotrope.
(4-00687)

Risposta. - L'interrogante chiede se il Governo abbia conoscenza della presenza sulla rete internet di file audio in grado di generare onde sonore idonee a riprodurre gli effetti psicoattivi delle droghe più comuni e se sia intenzionato ad adottare misure per prevenire i danni alla salute della popolazione mediante l'attivazione di studi di valutazione di tale fenomeno e l'oscuramento dei siti che consentono la diffusione di questi file musicali.
Come già recentemente riferito nell'Aula del Senato in risposta ad analogo atto di sindacato ispettivo il Governo e, in particolare, le autorità sanitarie e di pubblica sicurezza ben conoscono tale fenomeno che si sostanzia, come è noto, nella possibilità di scaricare da siti
web o forum telematici, particolari file audio, il cui ascolto modificherebbe l'attività cerebrale del fruitore producendo, fra l'altro, emozioni simili a quelle delle droghe. Detto fenomeno è già da qualche tempo sotto stretto monitoraggio grazie al lavoro delle strutture di intelligence delle Forze dell'ordine e del dipartimento per le politiche antidroga che si stanno adoperando, ognuno per la parte di propria competenza, per individuare eventuali profili di illiceità, acquisire riscontri basati sull'evidenza scientifica e per effettuare i necessari approfondimenti di carattere epidemiologico.
Allo stato attuale, gli studi, le ricerche e la casistica prodotti dal mondo scientifico, anche a livello internazionale, non hanno provato che l'ascolto, saltuario o ripetuto, di tali
file audio possa determinare conseguenze effettivamente pregiudizievoli per la salute né, tanto meno, provocare forme o condizioni di dipendenza. Insomma, al momento, non si ravvisano livelli di pericolosità reale per la salute delle persone.
Più in particolare, come riferito dalla stessa interrogante, il Nucleo speciale frodi telematiche della Guardia di finanza, nel corso delle verifiche finalizzate al contrasto di illeciti economici e finanziari perpetrati nella rete internet, ha rilevato la presenza di «
file audio» del genere denominato «I-Doser» e, sempre, per profili di stretta competenza, ha avviato un'indagine conoscitiva volta ad accertare eventuali violazioni della normativa a tutela del diritto d'autore e degli obblighi tributari connessi alle trasmissioni musicali.
Alla notizia di una possibile diffusione di una presunta «cyber-droga» in grado di provocare effetti sostanzialmente identici alle sostanze stupefacenti vere e proprie,

anche il servizio della Polizia postale e delle comunicazioni ha avviato immediati accertamenti.
Approfondimenti sotto il profilo storico e di natura scientifica hanno consentito di appurare che il fenomeno in esame sembra aver avuto origine negli Stati Uniti per poi diffondersi in Europa, prevalentemente in Spagna. Consisterebbe, come già noto all'interrogante, nell'ascolto, per finalità ricreative, di
file musicali del tipo MP3 che, riproducendo onde sonore a bassa frequenza, determinerebbero sull'organismo umano effetti simili a quelli provocati dall'assunzione di sostanze stupefacenti. Detti file sarebbero «scambiabili» attraverso programmi «peer to peer» oppure scaricabili da siti web appositamente creati per la diffusione dell'I-Doser.
L'attitudine di alcune sollecitazioni uditive a modificare lo stato di coscienza è nota da oltre un secolo. Più recentemente, durante i primi anni settanta, alcuni studi hanno dimostrato che il cervello, sottoposto a stimoli (visivi, sonori o elettrici) caratterizzati da una frequenza subsonica inferiore a 30 Hertz, mostra naturalmente la tendenza a sincronizzarsi, a mettere, cioè, in atto processi di riorganizzazione delle proprie frequenze di attività cerebrale con quelle dello stimolo esterno (cosiddetta «frequenza di induzione»). Il processo viene chiamato
«brainwave synchronization» o «entrainment» e si basa sul principio dei già menzionati «battimenti binaurali», suoni apparenti e virtuali, che hanno origine nel cervello in risposta ad uno stimolo auditivo realizzato applicando suoni di frequenza leggermente diversa a ciascun orecchio. Per fare un esempio, se un soggetto sveglio e attivo (in onde Beta) ascolta dai due orecchi due suoni rispettivamente di 500 e 510 Hertz ne riceve, a livello cerebrale, una stimolazione sensoriale (battimento) di 10 Hertz di frequenza (onde Alfa). A questo punto, il suo cervello modificherebbe l'attività neurofisiologica in direzione dello stimolo ricevuto tendendo verso lo stato di rilassamento indotto dalle onde Alfa. Si deve tenere presente, a tal proposito, che i neuroni della corteccia cerebrale (la cosiddetta materia grigia) presentano fisiologicamente un'attività elettrica, le cosiddette «onde cerebrali», il cui spettro di frequenza si estende da 1 a 70 Hertz e comprende 5 intervalli a cui corrispondono specifici stati di coscienza: le onde Delta (0,5-4 Hertz), il sonno profondo, le Teta (4-8 Hertz), il sonno leggero o la sonnolenza, le Alfa (8-13 Hertz), la meditazione o uno stato di rilassamento psicofisico, le Beta (13-30 Hertz), la concentrazione attiva, l'ansia e l'iperattività, le Gamma (30-70 Hertz) alcune attività mentali superiori. Secondo quanto riferito, il fenomeno della «sincronizzazione armonica» è da ritenersi reale anche se sull'argomento non è disponibile letteratura scientifica vasta e particolarmente attendibile.
Ciò detto, si ribadisce ancora una volta che, per le loro caratteristiche tecniche, i file audio in questione non sono in grado di generare uno stimolo sonoro idoneo a determinare effetti psicotropi, anche se non si può completamente scartare l'ipotesi che, nell'ascolto di questi suoni, soprattutto se «venduti» come droghe, possa giocare un ruolo «causale» l'autosuggestione, con la conseguente produzione di una qualche alterazione psichica.
Non si esclude, inoltre, in un'ottica prudenziale, che, in futuro, con il perfezionamento dei
software e, soprattutto dell'hardware, ove si consideri la difficoltà di reperire strumenti (cuffie e diffusori) in grado di riprodurre suoni di frequenza cosi bassa, l'associazione dell'effetto prodotto dalla stimolazione binaurale con specifici effetti di droghe conosciute possa tornare a determinare un allarme ben diverso rispetto all'attuale enfatizzazione che, con ogni probabilità, maschera finalità pubblicitarie e di carattere meramente lucrativo.
Infatti, per quanto concerne la commercializzazione
on-line dei prodotti I-Doser, le risultanze investigative lasciano decisamente supporre che il fenomeno in argomento sia piuttosto un astuto espediente ideato per propagandare la diffusione e l'acquisto delle musiche e dei file in parola.
Ma si tratta, comunque, di un fenomeno che il Governo non intende sottovalutare.


Ritengo, infatti, non meno pericoloso delle sostanze virtuali il messaggio che queste «cyberdroghe», a prescindere dalla loro reale offensività come sostanze stupefacenti, trasmettono ai cybernauti: come peraltro accade con le
«smart drugs» e con taluni «smart drink», si avvalora negli utenti la percezione di compiere, in un contesto di normalità, comportamenti dal sapore trasgressivo, nella certezza di non incorrere in alcuna sanzione. Si accredita, in tal modo, l'idea che esistano droghe lecite con effetti del tutto simili a quelle vietate con le quali aggirare ed eludere comodamente i severi vincoli della normativa sugli stupefacenti, alimentando una nuova cultura alternativa dello «sballo» legale.
Per questo motivo, il Dipartimento per le politiche antidroga nella mia responsabilità segue con estrema attenzione gli sviluppi della delicata questione dell'
I-Doser che rappresenta, peraltro, uno soltanto degli aspetti del più consistente problema del monitoraggio della rete internet in funzione di prevenzione e repressione dei fenomeni connessi all'uso delle sostanze stupefacenti.
Penso, infatti, al proliferare delle farmacie
on-line ove sono acquistabili senza controllo prodotti e preparazioni ad azione psicoattiva, alla commercializzazione delle cosiddette «srmart drugs», alla propaganda pubblicitaria offerta da numerosi siti web alle sostanze stupefacenti e alle loro modalità di produzione, coltivazione, somministrazione e vendita, all'organizzazione in rete di eventi come i rave party, essenzialmente finalizzati al consumo di ogni tipo di sostanze stupefacenti.
A tal proposito, pur nella consapevolezza della difficoltà di intervenire efficacemente nei confronti di siti
web spesso ubicati all'estero, ho avviato contatti con le componenti specialistiche delle Forze dell'ordine al fine di mettere a punto dispositivi di controllo e di intervento sulla rete utili a garantire, da un lato, la sicurezza e l'incolumità dei cittadini e, dall'altro, la prevenzione e il contrasto di ogni forma di attività illecita che abbia per oggetto le sostanze stupefacenti.
In aggiunta, ancora nell'ottica di monitorare incessantemente la rete internet, sempre più luogo, non «virtuale», di spaccio di stupefacenti e di commercializzazione illecita di farmaci contraffatti e senza ricetta, ho avviato la fase attuativa di un progetto nazionale per dotare il paese di un innovativo strumento informatico di allerta rapida in grado di raccogliere anche sul
web informazioni utili all'identificazione precoce di situazioni di potenziale rischio sanitario e sociale oltre che per l'ordine e la sicurezza pubblica.
Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri: Carlo Giovanardi.

NIRENSTEIN, MIGLIORI e PIANETTA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
si apprende dalla stampa che, anche a causa delle proteste formulate dall'ambasciatore israeliano presso l'ONU, alcune fotografie ritrarrebbero soldati italiani in Libano nell'atto di omaggiare col saluto militare le bare di circa 200 terroristi di Hezbollah, uccisi durante attacchi in Israele -:
se tale notizia corrisponda al vero, quale motivazione eventualmente se ne possa dare, quali istruzioni in merito siano solitamente impartite alle nostre Forze armate.
(4-00801)

Risposta. - In relazione ai contenuti dell'atto in esame, si fa notare, in via preliminare, che il 16 giugno 2008, a seguito di protratti negoziati, le autorità israeliane ed i rappresentanti di Hezbollah addivenivano ad un accordo per il quale gli israeliani avrebbero consegnato circa 200 corpi di caduti libanesi e rilasciato 5 detenuti mentre, in cambio, gli Hezbollah, avrebbero consegnato i corpi dei soldati israeliani Goldwasser e Regev, a seguito della cattura dei quali, nell'estate del 2006, lo Stato di Israele aveva dato corso alla cosiddetta seconda guerra libanese.
Il citato scambio è avvenuto al valico di Rosh Hanikra, da dove, dopo la riconsegna dei cadaveri dei due soldati, Israele ha fatto

entrare in Libano i 23 camion della Croce Rossa con a bordo le salme dei caduti libanesi. Una volta accertata l'identità delle salme dei due sodati, le autorità israeliane procedevano poi al rilascio dei 5 detenuti già citati.
Il valico di Rosh Hanikra insiste nell'area di responsabilità della
Italian Joint Task Force Lebanon (IT JTF-L) e, pertanto, è vigilato con continuità nelle 24 ore da un presidio nazionale.
Per la particolare occasione, inoltre, il comando di UNIFIL
United Nations Interim Force in Lebanon) aveva disposto lo schieramento di adeguato personale multinazionale, con il compito di prevenire ed eventualmente reprimere, in concorso con le forze di sicurezza libanesi, eventuali disordini.
Al passaggio dei camion con le salme, il personale nazionale, presente sul sito costituente il presidio fisso, ha salutato alla visiera.
Nel merito, si fa notare che quanto accaduto costituisce l'estrinsecazione dell'usuale rispetto che ogni militare tributa, solitamente, al cospetto di un feretro in transito.
Nella specifica circostanza, il richiamato episodio del saluto militare reso da alcuni militari italiani è da ricondurre, come sopra evidenziato, al rispetto formale nei confronti dei defunti e non agli individui in sé, di cui il personale militare nazionale, molto verosimilmente, ignorava l'identità ed anche i trascorsi.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

OCCHIUTO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
le associazioni di categoria commerciali e industriali della Provincia di Cosenza, hanno comunicato i dati relativi al numero di imprese associate e di addetti ad esse afferenti;
l'ordine di grandezza dei dati presentati - 141.000 addetti dichiarati laddove la forza lavoro dell'intera Provincia si attesta intorno alle 260.000 unità - è manifestatamente sovrastimato e non riflette, pertanto, la fragilità socio-economica della Provincia calabrese;
a sostegno di quanto suddetto, l'Istitutonazionale della previdenza sociale (INPS), ha confermato delle discrepanze con le cifre comunicate dalle associazioni di categoria;
le dichiarazioni fornite sono da contestualizzare, perché elaborate nell'imminenza del rinnovo del Consiglio direttivo della Camera di commercio di Cosenza, i cui seggi sono ripartiti in base al peso rappresentativo detenuto dalle singole associazioni di categoria;
il presidente della Giunta regionale, ai sensi del decreto ministeriale n. 501 del 1996, ha ordinato la nomina del nuovo Consiglio camerale legittimandone la nuova costituzione;
permangono serie perplessità riguardo alle quote e ai criteri di rappresentanza delle associazioni di categoria, dal momento che i rappresentanti non sono espressione del contesto economico e delle finalità ascrivibili alle loro imprese di origine -:
in quale modo intenda esercitare i propri poteri di vigilanza al fine di garantire la massima trasparenza sulla corretta rappresentatività dell'ente camerale.
(4-00886)

Risposta. - In relazione all'atto parlamentare in esame, sulla base degli elementi dalla direzione generale competente, si rappresenta quanto segue.
Le procedure per la determinazione della consistenza delle organizzazioni di categoria che intendono concorrere alla ripartizione dei seggi del consiglio camerale sono disciplinate dagli articoli 2 e seguenti del decreto ministeriale n. 501 del 1996. Trattasi di un complesso procedimento amministrativo, che attribuisce un ruolo primario al Presidente della regione il quale, con proprio decreto e sulla base dei criteri stabiliti dal

citato decreto ministeriale n. 501 del 1996 (articolo 5), provvede alla determinazione del numero dei rappresentanti di ciascuna organizzazione di settore da designare quali componenti del consiglio camerale.
In data 27 dicembre 2007, dopo circa due anni di commissariamento è stata attivata, dal commissario della Camera di commercio di Cosenza, la procedura per il rinnovo del consiglio camerale, ai sensi della legge n. 580 del 1993 e del decreto ministeriale n. 501 del 1996.
Tutte le organizzazioni imprenditoriali hanno comunicato alla suddetta Camera di commercio il numero delle imprese rispettivamente iscritte ed il numero degli occupati, anche per frazione di anno solare. Nel numero degli addetti riguardanti tutte le categorie produttive, vengono inclusi anche i «lavoratori stagionali»; il dato complessivo ad essi riferito va pertanto differenziato, non potendosi considerare il «totale» come forza lavoro dell'intera provincia, in regime di piena occupazione.
Va inoltre precisato che, da verifica effettuata dal commissario della Camera di commercio, attraverso il registro delle imprese ed i dati conservati negli archivi camerali, i dati presentati dalle varie associazioni di categoria sono risultati esatti.
Si segnala che, sulla vicenda oggetto del presente atto di sindacato ispettivo, il T.A.R. Calabria di Catanzaro, sezione I, con ordinanza n. 674 del 22 settembre 2008, ha respinto l'istanza cautelare avverso il decreto regionale n. 114 del 27 maggio 2008, con il quale il Presidente della giunta regionale calabrese ha respinto la richiesta dall'Associazione commercio, turismo, servizio e delle piccole e medie imprese (ASCOM) poiché, dal controllo eseguito è emersa la non veridicità del contenuto delle dichiarazioni sostitutive di certificazione.
Occorre, comunque, osservare che la vigilanza istituzionale sulla materia in argomento è stata sottratta, dalle competenze del ministero dello sviluppo economico a seguito del decreto legislativo n. 112 del 1998 e della recente sentenza n. 374 del 9 novembre 2007, con la quale la Corte Costituzionale, accogliendo un ricorso presentato dalla regione Liguria, ha dichiarato l'incompetenza dello Stato a decidere sui ricorsi proposti.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Ugo Martinat.

PALADINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'emergenza abitativa rappresenta un problema sempre più grave che si estende, ormai, anche ai ceti medi che patiscono il mancato adeguamento dei salari rispetto all'aumentato costo della vita;
la casa però è un bene primario, il primo elemento su cui fondare e far crescere una famiglia;
l'articolo 18, comma 1, del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito dalla legge 12 luglio 1991, n. 203, prevede «per favorire la mobilità del personale, l'avvio di un programma straordinario di edilizia residenziale da concedere in locazione o in godimento ai dipendenti delle amministrazioni dello Stato quando è strettamente necessario alla lotta alla criminalità organizzata, con priorità per coloro che vengono trasferite per esigenze di servizio»;
in attuazione di questa disposizione di legge, si è provveduto alla realizzazione di complessi edilizi fra cui quello denominato «alloggi San Biagio» a Genova;
un decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il n. 215 del 10 maggio 2002, ha provveduto a codificare la procedura per la messa a concorso e l'assegnazione degli alloggi nonché i criteri di valutazione e i relativi punteggi da attribuirsi;
il successivo bando della prefettura di Genova (prot. nr. 45/1BIS/2003/Alloggi), ha definito i requisiti di ammissione alla procedura di assegnazione degli alloggi, i criteri di valutazione e relativi punteggi nonché, all'articolo 8 del suddetto bando, le cause di decadenza e revoca dell'assegnazione

fra cui la cessazione dal servizio che ha costituito titolo per l'assegnazione;
quest'ultima previsione ha fatto si che intere famiglie, dopo aver vissuto per anni in un luogo, si siano ritrovate senza casa a seguito della andata in pensione della persona assegnataria dell'alloggio;
la disposizione in esame, infatti, non consente nemmeno il riscatto dell'abitazione assegnata e questo, in virtù del fatto che il secondo comma dell'articolo 18 (legge n. 203 del 1991) espressamente prevede al riguardo che «in caso di alienazione degli alloggi di edilizia agevolata l'atto di trasferimento deve prevedere espressamente, a pena di nullità, il passaggio in capo all'acquirente degli obblighi di locazione nei tempi e con le modalità stabilite dal CIPE» -:
se non ritenga ingiusto procedere alla revoca dell'alloggio in conseguenza della cessazione dal servizio del beneficiario, soprattutto senza dare la possibilità di riscattarlo a famiglie che lo abitano in ipotesi da anni e non hanno necessariamente la possibilità di acquistarne un altro;
se, in considerazione di ciò, intenda procedere nel rivedere la disciplina delle cause di decadenza escludendo la cessazione dal servizio o perlomeno consentendo, in tale ultima ipotesi, la possibilità di riscattare l'alloggio.
(4-01355)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'articolo 18 del decreto legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203, ha dato avvio ad un programma straordinario di edilizia residenziale da concedere in locazione o in godimento ai dipendenti delle amministrazioni dello Stato quando è strettamente necessario alla lotta alla criminalità organizzata, con priorità per coloro che vengono trasferiti per esigenze di servizio.
Le procedure attuative del programma sono state fissate dal Cipe con delibera 20 dicembre 1991 la quale ha disposto, tra l'altro, che all'assegnazione degli alloggi in godimento o in locazione provveda il prefetto competente per territorio al quale il ministero delle infrastrutture comunica tempestivamente il numero e le caratteristiche degli alloggi progressivamente disponibili a seguito della realizzazione degli interventi di cui al programma straordinario in argomento.
Successivamente, con il decreto ministeriale 10 maggio 2002, n. 215, emanato in attuazione dell'articolo 5, comma 2, della legge 8 febbraio 2001, n. 21, recante «Misure per ridurre il disagio abitativo ed interventi per aumentare l'offerta di alloggi in locazione» sono stati stabiliti i limiti di reddito, i criteri per l'assegnazione e la determinazione dei canoni di locazione nonché i requisiti degli assegnatari degli alloggi di edilizia sovvenzionata ed agevolata realizzati con i finanziamenti del programma straordinario di edilizia residenziale finalizzato a favorire la mobilità dei dipendenti delle amministrazioni dello Stato.
Premesso quanto sopra e con riferimento agli specifici contenuti dell'interrogazione in oggetto, si evidenzia che la finalità perseguita dall'articolo 18 della legge n. 203 del 1991 è sostanzialmente quella di realizzare uno
stock di alloggi da concedere in locazione o godimento ai dipendenti delle amministrazioni dello Stato quando è strettamente necessario alla lotta alla criminalità organizzata, con priorità per coloro che vengono trasferiti per esigenze di servizio.
In tale contesto, qualora fosse reso possibile il riscatto degli alloggi di che trattasi, verrebbe meno la finalità originaria perseguita dall'articolo della legge n. 203 del 1991 come qui sopra illustrata.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

RIVOLTA, NICOLA MOLTENI, STUCCHI e MACCANTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la circolare 2 febbraio 2006, emessa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri

- Ufficio Nazionale per il Servizio civile e recante «Norme sull'accreditamento degli enti di servizio civile», stabilisce le modalità tramite le quali un ente pubblico o del privato sociale può iscriversi all'albo nazionale o agli albi regionali del servizio civile nazionale;
tale iscrizione è propedeutica alla presentazione di progetti di servizio civile nazionale;
nella suddetta circolare si specifica che gli enti vengono suddivisi in quattro diverse classi di accreditamento. Si specifica inoltre la documentazione che ogni ente deve esibire affinché Ufficio Nazionale per il Servizio Civile (U.N.S.C.) possa valutare le richieste di iscrizione all'albo nella classe richiesta;
la prima classe di accreditamento è costituita dagli enti di servizio civile con un numero di sedi di attuazione di progetto superiore a cento. Inoltre gli enti accreditati in tale classe possono presentare progetti di servizio civile nazionale per un numero illimitato di posizioni;
al punto 4 della sopra ricordata circolare si evidenzia che gli enti richiedenti l'iscrizione alla prima classe di accreditamento devono, oltre a presentare vari documenti, impegnarsi «a realizzare un rapporto sul servizio civile svolto presso le sedi di attuazione gestite, con riferimento ai progetti approvati da ciascun bando annuale»;
quanto esplicitato nel punto precedente è confermato dalla «scheda D» allegata alla circolare del 2 febbraio 2006, scheda recante come titolo «elenco documenti ed informazioni da fornire per l'accreditamento alla prima classe». Il punto 23) di tale scheda recita infatti «schema di rapporto annuale sul servizio civile nazionale svolto presso l'ente, corredato da una dichiarazione sostitutiva di atto notorio rilasciata dal legale rappresentante che si impegna a presentare il predetto rapporto entro il 31 gennaio dell'anno successivo a quello di riferimento»;
da quanto riportato appare evidente che il «rapporto annuale» relativo all'anno 2007 doveva essere presentato entro il 31 gennaio 2008, e che su tale scadenza esiste una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, firmata dal legale rappresentante, il cui non rispetto costituisce illecito con rilevanza penale;
la circolare 2 febbraio 2006 inoltre, al punto 6.5 afferma che «una volta ottenuta l'iscrizione all'albo l'ente è obbligato a mantenere i requisiti innanzi individuati. Il venir meno anche di uno dei requisiti richiesti per l'accreditamento comporta la cancellazione dell'ente dall'albo. L'ente accreditato è obbligato a comunicare qualsiasi variazione concernente i predetti requisiti al fine di porre l'ufficio competente nelle condizioni di valutare la validità degli stessi ed il permanere dell'ente nella classe di accreditamento alla quale è iscritto»;
si segnala infine quanto contenuto nel prontuario approvato con decreto del ministero della solidarietà sociale del 3 agosto 2006, prontuario «contenente le caratteristiche e le modalità per la redazione e la presentazione dei progetti di servizio civile nazionale da realizzarsi in Italia e all'estero, nonché i criteri per la selezione e l'approvazione degli stessi»;
l'allegato 4 al suddetto prontuario riporta la «griglia di valutazione dei progetti di servizio civile nazionale». Da tale griglia si deduce che agli enti in possesso di sistemi di selezione, monitoraggio e formazione verificati in sede di accreditamento vengono attribuiti ben otto punti (su un massimo ottenibile di 80 per progetti realizzati in Italia e di 90 per quelli realizzati all'estero) per tale specifica caratteristica;
gli enti di servizio civile nazionali che sono in possesso di tali sistemi verificati in sede di accreditamento sono esclusivamente gli enti appartenenti alla prima classe, ovverosia gli stessi tenuti alla presentazione del rapporto annuale entro il 31 gennaio di ogni anno -:
quale sia il numero e la denominazione degli enti iscritti alla prima classe

dell'Albo Nazionale degli enti di servizio civile che non abbiano presentato entro il 31 gennaio 2008 il rapporto annuale relativo all'anno 2007 e ricordato in premessa;
se nei confronti degli eventuali enti che non abbiano presentato il sopra ricordato rapporto annuale, previsto dalla disciplina di accreditamento, sia stato applicato quanto previsto al punto 6.5 della circolare del 2 febbraio 2006, ricordata in premessa, almeno per ciò che riguarda un eventuale loro trasferimento dalla I alla II classe di accreditamento;
se non ritenga opportuno, infine, nel caso in cui vi siano enti di servizio civile di I classe iscritti all'albo nazionale che non abbiano presentato il rapporto annuale relativo all'anno 2007 entro il 31 gennaio 2008 ma che non siano stati per ciò conseguentemente sanzionati, procedere immediatamente affinché agli stessi non siano perlomeno attribuiti, in sede di valutazione dei progetti di servizio civile nazionale relativi all'anno 2009 (data ultima di presentazione: 31 ottobre 2008), i punteggi derivanti dal possesso dei sistemi, verificati in sede di accreditamento, di selezione, monitoraggio e formazione, atteso che ciò costituirebbe palese violazione del principio di libera concorrenza, visto il non rispetto da parte di tali enti della disciplina vigente.
(4-01348)

Risposta. - Con l'atto di sindacato ispettivo indicato in esame, gli interroganti pongono al Governo tre questioni: di conoscere il numero degli enti iscritti alla prima classe dell'albo nazionale degli enti di servizio civile che non hanno presentato il rapporto annuale sul servizio civile relativo all'anno 2007; se nei confronti di tali enti sia stato applicato quanto previsto al paragrafo 6.5 della circolare 2 febbraio 2006, con riferimento ad un eventuale trasferimento dalla prima alla seconda classe; di valutare l'opportunità di sanzionare tali enti non attribuendo agli stessi, in sede di valutazione dei progetti relativi all'anno 2009, i punteggi derivanti dal possesso dei sistemi di selezione, monitoraggio e formazione previsti per gli enti di prima classe.
Al riguardo, occorre preliminarmente precisare che l'intero sistema del servizio civile è finalizzato a selezionare giovani da impiegare in attività di elevata utilità sociale presso enti pubblici o privati senza scopo di lucro, iscritti agli albi nazionale o regionali degli enti di servizio civile.
Il procedimento di accreditamento degli enti di servizio civile è disciplinato - come noto - dalla circolare del 2 febbraio 2006. Al paragrafo 3 di tale circolare si prevede che gli enti per accreditarsi sono tenuti a dimostrare la sussistenza dei requisiti richiesti dall'articolo 3 della legge n. 64 del 2001, tra i quali è indicato quello della «capacità organizzativa e possibilità di impiego in rapporto al servizio civile nazionale».
In relazione alla capacità organizzativa degli enti, il paragrafo 4 della citata circolare del 2 febbraio 2006 individua quattro classi entro le quali vengono raggruppati, ai fini dell'accreditamento, gli enti in base al numero delle sedi di attuazione del progetto ed alla possibilità massima di impiego dei volontari. Lo stesso paragrafo 4 indica i requisiti necessari per l'accesso a ciascuna classe.
Per quanto concerne l'iscrizione alla prima classe le disposizioni del paragrafo 4 prevedono che gli enti debbono possedere, oltre i requisiti richiesti per l'iscrizione alla seconda classe, anche altri requisiti, in particolare una struttura di gestione stabile dedicata al servizio civile nazionale, un sistema di progettazione, un sistema di reclutamento e selezione dei volontari, un sistema di formazione e di tutoraggio nonché un sistema di monitoraggio e valutazione.
Inoltre tali disposizioni prevedono che gli enti accreditati alla prima classe si impegnino «a realizzare un rapporto di servizio civile svolto presso le sedi di attuazione gestite, con riferimento ai progetti approvati da ciascun bando annuale». È evidente, così come è la lettura della circolare, che la realizzazione del rapporto di servizio civile non costituisce un requisito

per accedere alla prima classe dell'albo degli enti di servizio civile, bensì si configura unicamente come un impegno dell'ente di prima classe per la cui inosservanza non è prevista alcuna sanzione.
Infatti la cancellazione dall'albo o il passaggio ad una classe inferiore può essere disposta, così come previsto dal paragrafo 6.5 della circolare, unicamente nel caso in cui viene meno uno dei requisiti richiesti per l'accreditamento tra i quali non può rientrare la presentazione del rapporto annuale di servizio civile.
Peraltro occorre segnalare che nella circolare 8 settembre 2005, recante «Doveri degli enti di servizio civile e infrazioni punibili con le sanzioni amministrative previste dall'articolo 3-
bis della legge 6 marzo 2001, n. 64» non è prevista l'applicazione di una sanzione amministrativa in caso si verifichi la mancata presentazione del rapporto annuale.
Tanto rappresentato, con riferimento al quesito, con il quale gli interroganti chiedono di conoscere il numero degli enti di servizio civile iscritti alla prima classe dell'Albo nazionale che non hanno presentato il rapporto annuale sul servizio civile sono due: associazione PROITALIA ONLUS e V.I.D.E.S. - Volontariato internazionale donna educazione e sviluppo.
In merito al secondo quesito, volto a conoscere se nei confronti degli enti che non hanno presentato tale rapporto sia stata applicata la disposizione di cui al paragrafo 6.5 della circolare del 2 febbraio 2006, si ritiene opportuno ribadire che tale disposizione non può trovare applicazione nella fattispecie in esame, tenuto conto che la presentazione del rapporto annuale non si configura come un requisito per l'accreditamento in prima classe, pertanto, l'omessa presentazione di tale rapporto non può determinare né la cancellazione dall'albo né il passaggio alla seconda classe.
Per quanto concerne, infine, l'ulteriore quesito con il quale gli interroganti chiedono al Presidente del Consiglio di salutare l'opportunità di sanzionare gli enti che non hanno presentato il rapporto annuale non attribuendo agli stessi, in sede di valutazione dei progetti relativi all'anno 2009, i punteggi derivanti dal possesso dei sistemi di selezione, monitoraggio e formazione, occorre anzitutto evidenziare che la procedura relativa alla valutazione dei progetti è disciplinata dal decreto ministeriale del 3 agosto 2006, recante «Approvazione del prontuario concernente le caratteristiche e le modalità per la redazione e la presentazione dei progetti di servizio civile nazionale da realizzare in Italia e all'estero, nonché i criteri per la selezione e l'approvazione degli stessi».
Orbene l'allegato 4 del citato «prontuario» contiene una «griglia» nella quale sono stabiliti i criteri per la valutazione dei progetti e sono previsti, in corrispondenza delle voci della scheda progetto, i punteggi minimi e massimi da attribuire ad ogni singola voce. Con riferimento alle voci 20, 22 e 32 della scheda progetto, relative rispettivamente ai sistemi di selezione, monitoraggio e formazione, il «prontuario» stabilisce l'attribuzione di un punteggio solo ai progetti che sono stati presentati da enti dotati di tali sistemi (ovvero dagli enti di prima classe o dagli enti di terza e quarta classe che in sede di accreditamento abbiano acquisito i citati sistemi dagli enti di prima classe).
Ciò posto, si ritiene che la proposta degli interroganti, volta a non attribuire agli enti di prima classe, omissivi del rapporto annuale, il punteggio previsto per le citate voci, allo stato attuale non sia realizzabile, atteso che nell'ambito del sistema di selezione non è prevista la possibilità di detrarre punti in ragione di elementi connessi alla condotta dell'ente ed esterni al progetto oggetto della valutazione. Tale possibilità era invece prevista nel sistema di selezione dei progetti applicato prima dell'entrata in vigore del citato «prontuario». disciplinato dalla circolare dell'Ufficio nazionale per il servizio civile in data 8 aprile 2004.
Infatti tale circolare prevedeva, con riferimento ai criteri di selezione dei progetti, dei «deflettori», cioè punteggi negativi, in base ai quali il punteggio complessivo attribuito ai progetti poteva essere diminuito in presenza di determinati elementi.
A seguito dell'acquisizione da parte delle regioni e province autonome delle competenze

in materia di servizio civile, si è reso necessario modificare la circolare dell'8 aprile 2004 al fine di dettare una disciplina uniforme in materia di valutazione dei progetti. La nuova disciplina, contenuta nel «prontuario», è stata concordata con i suddetti enti territoriali i quali hanno espresso l'avviso di eliminare le disposizioni che prevedevano, nell'ambito della valutazione dei progetti, l'applicazione dei citati deflettori.
Pertanto, la mancata presentazione del rapporto annuale, nell'attuale sistema, non può determinare una diminuzione del punteggio complessivo, in quanto i progetti presentati entro il 31 ottobre 2008 non possono che essere valutati nel rispetto dei criteri vigenti al tempo in cui gli stessi sono stati proposti e che non prevedono l'applicazione di deflettori.
Il governo, comunque, in considerazione di una prossima revisione della normativa in materia di servizio civile, valuterà l'opportunità di introdurre un eventuale modifica ai criteri di valutazione dei progetti che tenga conto dell'esigenza rappresentata dagli interroganti.

Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri: Carlo Giovanardi.

SBROLLINI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da diversi mesi i dipendenti della Siltal Spa (ex Iar Siltal) di Bassano del Grappa (Vicenza), azienda che opera nel campo della refrigerazione, non percepiscono stipendi e cassa integrazione;
analoga situazione si verifica negli stabilimenti di Pignataro Maggiore (Caserta), Occimiano (Alessandria), Ticineto (Alessandria), Abbiategrasso (Milano) dello stesso gruppo in amministrazione controllata dall'aprile 2005;
a seguito di un accordo sottoscritto il 27 giugno 2007, presso il Ministero dello sviluppo economico, tutti i rami d'azienda delle società Iar Siltal e Silia Spa sono state cedute il 26 luglio 2007 alla Siltal Spa appositamente costituita l'8 novembre 2006 e posseduta dalla holding umbra Gepafim, presieduta da Gabrio Paraffini;
la nuova azienda ha raggiunto un'intesa con i sindacati sulla Cigs a rotazione per 24 mesi;
la vicenda ha una stretta attinenza con quella del gruppo Electrolux che ha chiuso lo stabilimento di Scandicci delocalizzando in est Europa le linee produttive del freddo e per la cui acquisizione c'è stata una proposta del fondo inglese di private equity «Patrimonium Venture Capital (PVC)» al quale partecipa la Gepafim Holding Spa;
il 30 luglio 2008 si è svolta presso il Ministero dello sviluppo economico una riunione nel corso della quale sono emerse gravi problematiche relativamente a tutta la situazione dell'azienda in quanto non si è dato seguito al piano industriale con il previsto rilancio delle attività, non sono stati effettuati i previsti investimenti e soprattutto non sono stati pagati stipendi e cassa integrazione;
nella stessa occasione risulta sia stato biasimato l'atteggiamento della società per non aver ottemperato all'obbligo di informare il Ministero e la gestione commissariale a seguito della cessione dell'azienda al Fondo PVC il cui rappresentante ha chiarito in quella sede che «PVC» è un fondo di diritto inglese con capitalizzazione di 100 milioni di euro, interessato all'acquisizione e valorizzazione di aziende da portare successivamente in Borsa. Ha trovato nella refrigerazione passiva un'opportunità interessante che sarà sviluppata con un partner industriale (Gruppo Manfredi Lefebvre D'Ovidio);
sempre nel corso dell'incontro l'azienda si era impegnata a: «erogare entro l'11 agosto 2008 tutte le spettanze a qualsiasi titolo maturate (stipendi, CIGS, eccetera) al 30 giugno 2008 e entro il 10 settembre le spettanze maturate nel corso dei mesi di luglio e agosto». Su richiesta

delle OOSS l'azienda si era impegnata a verificare la possibilità di fare arrivare la parte di ricapitalizzazione entro giovedì 7 agosto, per permettere il bonifico sui conti correnti dei lavoratori venerdì 8 agosto;
ad oggi gli impegni non sono stati mantenuti -:
se il Ministro dello sviluppo economico intenda attivarsi con urgenza per convocare l'azienda al fine di ottenere il rispetto dell'accordo del 31 luglio 2008;
attraverso quali altre forme il Ministero dello sviluppo economico intenda intervenire a favore dei lavoratori e del lavoro, oltre che per la verifica delle eventuali risorse pubbliche impegnate;
se le società oggetto della presente interrogazione abbiano usufruito di fondi pubblici, in particolare regionali e/o dell'Unione europea in rispondenza ai bandi finalizzati alla riconversione, al potenziamento tecnologico, alla riqualificazione della forza lavoro.
(4-01128)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame si rappresenta quanto segue.
La Iar Siltal s.p.a. e la controllata Silia s.p.a. sono state ammesse alla procedura di amministrazione straordinaria, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 30 del decreto legislativo 8 luglio 1999, n. 270, con provvedimenti del tribunale di Casale Monferrato, rispettivamente adottati in data 17 febbraio 2006 e 6 giugno 2006.
Il programma di recupero dell'equilibrio economico finanziario delle due società, autorizzato dal Ministero dello sviluppo economico, in data 31 luglio 2006, è stato eseguito in coerenza con le previsioni ivi contenute ed ha trovato compiuta realizzazione con la cessione in data 26 luglio 2007, dei complessi aziendali, facenti capo alla Iar Siltal e alla Silia e con il trasferimento all'acquirente di un numero complessivo di 904 dipendenti.
L'avvio del rilancio della attività produttiva si è dimostrato particolarmente gravoso. In relazione, pertanto, al perdurare di tale situazione e all'annuncio, da parte della Gepafim, acquirente dei rami di azienda attraverso la sua controllata Siltal s.p.a., di un riassetto societario, i commissari, in mancanza di risposte esaurienti e di impegni precisi, hanno chiesto al Ministero dello sviluppo economico di convocare una riunione plenaria al fine di ottenere informazioni sulla nuova compagine proprietaria, di verificare le prospettive di sviluppo della società, nonché le ragioni per le quali non aveva avuto luogo il pagamento ai lavoratori delle spettanze arretrate.
Al riguardo, in data 29 settembre 2008, è stata convocata una nuova riunione, nella quale erano presenti i rappresentanti del MiSE, tutte le parti locali interessate, l'amministratore delegato della Siltal s.p.a., il commissario straordinario per la procedura di amministrazione straordinaria e, infine, le organizzazioni sindacali di categoria nazionali e territoriali, che hanno evidenziato come la crisi della Siltal sta mettendo in difficoltà il territorio, anche perché sembrerebbero essere stati disattesi gli impegni precedentemente presi in sede ministeriale, tra cui l'erogazione entro l'11 agosto 2008 di tutte le spettanze, a qualsiasi titolo maturate, dei lavoratori.
Il rappresentante della Siltal spa, al riguardo, ha affermato che le attuali difficoltà dell'azienda sono frutto anche di una stretta creditizia, operata dalle banche nei confronti della Siltal, ed ha sottolineato di aver cercato di coinvolgere nel capitale aziendale anche un fondo straniero che, alla fine, ha disatteso gli impegni presi. Ha dichiarato, infine, di aver proceduto alla vendita di alcuni cespiti di sua proprietà per far fronte alla ricapitalizzazione dell'azienda, per far fronte proprio al pagamento delle spettanze arretrate e, quindi, alla redazione di un nuovo piano industriale. Il Ministero dello sviluppo economico ha espresso la volontà di convocare una nuova riunione a breve, per discutere il piano industriale dell'azienda, previa, però, la risoluzione definitiva e completa, da parte della proprietà, della questione riguardante le spettanze arretrate dei lavoratori.

Il Ministro dello sviluppo economico: Claudio Scajola.

SERVODIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
veniva resa nota su Panorama del 24 ottobre 2008 (pagina 95) la notizia dell'imminente trasferimento degli uffici Stretto di Messina S.p.A. e di altre controllate come quadrilatero Marche-Umbria S.p.A. dalla sede di via Po di Roma a nuovi locali in piazza Cinquecento;
risulterebbe alquanto dubbia l'utilità dell'operazione, in quanto l'affitto a metro quadro dei nuovi uffici - peraltro assai meno prestigiosi e sicuri - sarebbe molto più oneroso;
risulterebbero discutibili le ragioni di tale scelta che appare anche non del tutto trasparente;
la scelta effettuata, inoltre, non sarebbe pienamente coerente con la esigenza di una congrua amministrazione -:
quali iniziative intenda promuovere per verificare la fondatezza delle gravi notizie apparse sul settimanale Panorama e altresì per accertare l'economicità, l'opportunità del trasferimento di cui in premessa e la trasparenza della complessiva operazione.
(4-01543)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta come comunicati dalla società Stretto di Messina s.p.a..
La scelta di trasferire gli uffici di Roma della Stretto di Messina s.p.a. dall'attuale sede di via Po n. 19 a via Marsala n. 27 (piazza dei Cinquecento - stazione Termini) rientra nell'ambito di una riorganizzazione da parte della capogruppo Azienda Nazionale Autonoma Strade s.p.a. (ANAS) dei propri immobili da destinare sia alle risorse interne aziendali che alle società controllate.
Pertanto, ANAS s.p.a., dopo aver effettuato ricerche, anche tramite pubblicazioni di annunci su quotidiani, per verificare offerte di mercato che non hanno avuto riscontro, ha acquisito in locazione il suddetto immobile di piazza dei Cinquecento di proprietà del Gruppo Ferrovie, gestito dalla concessionaria del comparto immobiliare grandi stazioni al fine di ridurre il numero delle proprie sedi dislocate in diverse zone e di costituire nuclei organizzativi omogenei.
Inoltre, dal 1o gennaio 2008, ANAS è subentrata a Stretto di Messina S.p.a. nel contratto di locazione dell'immobile dl via Po che, da aprile 2007, è sublocato, per due piani, alla società del gruppo «Quadrilatero Marche e Umbria s.p.a.».
Sempre nel quadro di riassetto logistico immobiliare, ANAS ha altresì previsto che nei predetti uffici di via Po si stabilisca l'ispettorato di vigilanza delle concessioni autostradali che, dallo scorso mese di luglio, occupa già il secondo piano dell'immobile stesso.
In considerazione di quanto precede, il consiglio di amministrazione di Stretto di Messina s.p.a. ha esaminato, nella riunione del 16 settembre 2008, l'argomento concernente il trasferimento degli uffici sociali di Roma, da via Po a piazza dei Cinquecento.
Sulla base degli elementi valutativi forniti dai competenti uffici di ANAS, relativi sia all'attuale sede di via Po sia all'immobile di piazza dei Cinquecento, è stata effettuata la comparazione che ha evidenziato un minore costo per postazione di lavoro degli uffici di piazza dei Cinquecento rispetto a quello di via Po.
In ragione di quanto sopra esposto, l'
iter procedurale seguito da Stretto di Messina s.p.a. relativo al programmato trasferimento risulta conforme con gli adempimenti da adottare al riguardo.
Attualmente, fa conoscere infine la società stretto di Messina, sono ancora in corso interventi di sistemazione presso i nuovi uffici di via Marsala n. 27.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

SIRAGUSA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 1° ottobre 2008, il Dipartimento politiche di sviluppo del Ministero dello

sviluppo economico ha reso noto l'elenco delle 22 città, distribuite in 11 regioni, che diventeranno Zone franche urbane (Zfu);
come è possibile leggere sul sito web del Dps le «Zone Franche Urbane (ZFU) sono aree infracomunali di dimensione minima prestabilita dove si concentrano programmi di defiscalizzazione per la creazione di piccole e micro imprese. Obiettivo prioritario delle ZFU è favorire lo sviluppo economico e sociale di quartieri ed aree urbane caratterizzate da disagio sociale, economico e occupazionale, e con potenzialità di sviluppo inespresse. In questa prima fase pilota, l'istituzione di un numero limitato ZFU nelle città italiane prevede agevolazioni fiscali e previdenziali per rafforzare la crescita imprenditoriale e occupazionale nelle piccole imprese di nuova costituzione ivi localizzate»;
la selezione è stata fatta sulla base di una serie di indicatori di disagio socio-economico;
per la Sicilia sono state inserite nell'elenco di cui sopra Catania, Gela ed Erice;
l'esclusione della città di Palermo, in particolare del quartiere Brancaccio, rappresenta per la città un'occasione mancata per promuovere sviluppo e favorire l'integrazione sociale e culturale in un contesto caratterizzato da degrado urbano e sociale -:
quali siano le ragioni della mancata inclusione di Palermo e di Brancaccio fra le Zone franche urbane.
(4-01236)

Risposta. - Come è noto, la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), all'articolo 1 commi 340 e seguenti, nel testo modificato dalla legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008), dispone l'istituzione delle «zone franche urbane» (ZFU) al fine di contrastare i fenomeni di esclusione sociale e favorire l'integrazione sociale e culturale delle popolazioni residenti in aree urbane degradate. A tal fine, istituisce, nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico (MISE), un apposito fondo con una dotazione di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009, destinato al finanziamento di incentivi ed agevolazioni fiscali e previdenziali, a favore delle nuove attività economiche iniziate, a partire dal 1o gennaio 2008, dalle piccole e micro imprese nelle ZFU.
In attuazione del comma 342 dell'articolo 1 della citata legge finanziaria 2007, come modificato dall'articolo 2, comma 563 della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria 2008), il Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE), con la delibera n. 5/2008, ha fissato i criteri per l'allocazione, l'identificazione, la perimetrazione e la selezione delle ZFU al fine di assicurare il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla norma. Inoltre, con la medesima delibera, ha attribuito al Ministero dello sviluppo economico-dipartimento per le politiche di sviluppo e di coesione, il compito di definire le procedure di presentazione delle proposte da parte delle amministrazioni coinvolte, di effettuare l'individuazione delle singole ZFU, sulla base dell'indice di disagio socio-economico e di trasmettere al CIPE la proposta di individuazione delle stesse.
Con la circolare n. 1418 del 26 giugno 2008 il Ministero dello sviluppo economico ha individuato nella Regione il soggetto titolare della funzione di raccolta, verifica e valutazione di prima istanza delle proposte progettuali, elaborate dalle amministrazioni comunali del territorio di competenza. Le regioni, quindi, hanno trasmesso, entro il 5 agosto 2008, le proposte progettuali per la prosecuzione dell'istruttoria.
L'istruttoria, ultimata recentemente dal gruppo tecnico di esperti, costituito presso il dipartimento per le politiche di sviluppo e di coesione, ha consentito di selezionare 22 «zone franche urbane» all'interno di città grandi, medie e piccole, in 11 regioni.
La proposta di individuazione delle zone franche sarà ora sottoposta alla valutazione del CIPE e, successivamente, sarà notificata alla Commissione europea.
Tutto ciò premesso, in merito alla richiesta formulata nell'interrogazione in

esame, diretta a conoscere i motivi per i quali la città di Palermo e il quartiere Brancaccio non siano stati inseriti tra le zone franche urbane selezionate, si fa presente che non risulta essere stata presentata dall'amministrazione comunale di Palermo, entro il termine fissato dalla Regione Sicilia (21 luglio 2008), alcuna proposta progettuale.
Il Ministro dello sviluppo economico: Claudio Scajola.

TOUADI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
le notizie che arrivano dalle zone a nord della città di Goma sembrano prefigurare un ulteriore aggravamento del conflitto armato e delle condizioni umanitarie nell'est della Repubblica Democratica del Congo (Nord Kivu);
stando agli emissari dell'Onu, nonostante la tregua concordata sarebbero al momento in corso scontri tra i ribelli di Laurent Nkunda e le truppe regolari nella città di Nyanzale. Un portavoce delle Nazioni Unite ha dichiarato che l'esercito ha abbandonato le sue postazioni e che «un gran numero di sfollati è in fuga dai combattimenti», mentre la popolazione ha chiesto riparo in una base dell'organizzazione;
secondo Medici Senza Frontiere, il sostegno umanitario inviato dalle Nazioni Unite sarebbe al momento inadeguato. Si prefigurerebbe inoltre il rischio di una confusione tra l'assistenza umanitaria e l'azione politico-militare;
secondo la stampa i ribelli di Nkunda avrebbero conquistato la città chiave di Kiwanja, a 80 chilometri da Goma;
nella mattinata del 6 novembre è giunta inoltre la notizia del sequestro di un giornalista belga della Frankfurter Allegemeine e di un reporter congolese che lavora presso un'emittente radiofonica delle Nazioni Unite da parte della milizia filo-governativa dei Mai Mai;
oggi a Nairobi si terrà un summit di crisi tra il presidente del Congo Kabila ed il presidente del Ruanda Kagame alla presenza del segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon;
l'Unione europea, tramite il Ministro degli esteri Francese Kouchner ed il suo omologo britannico Miliband, hanno già svolto una prima missione di sopralluogo sul territorio -:
se non intenda sostenere in sede internazionale un adeguamento del mandato della missione militare delle Nazioni Unite MONUC tenendo conto del mutato quadro delle condizioni umanitarie al fine di porre in essere concreti interventi in aiuto della popolazione inerme;
se non intenda valutare inoltre la possibilità da parte della diplomazia italiana di farsi promotrice della costituzione di un corridoio umanitario tale da facilitare l'arrivo degli aiuti, e di proporre la creazione un'area di protezione per i civili;
se non intenda farsi promotore di un'iniziativa per una conferenza internazionale per la pace e la stabilità della regione dei Grandi Laghi, nella consapevolezza che occorre promuovere un approccio globale con attenzione alla specificità dell'area.
(4-01568)

Risposta. - L'Italia è consapevole della centralità del ruolo della Missione delle Nazioni Unite in Congo (MONUC) come forza di interposizione indispensabile per garantire il mantenimento della pace e la tutela delle popolazioni civili vittime del conflitto.
Al riguardo va detto che l'Italia è il sesto contributore alle operazioni di
peacekeeping delle Nazioni Unite e per il funzionamento di MONUC ha versato 47 milioni di euro nel solo 2007. Va segnalato altresì che il Sottosegretario per gli affari umanitari delle Nazioni Unite ha di recente ringraziato il nostro Paese per quanto sta facendo in campo umanitario e per la soluzione della crisi.
L'Italia è convinta che la Forza ONU debba essere messa in condizione di svolgere

con maggiore efficacia le sue funzioni, a cominciare da quelle di protezione dei civili, posizione condivisa anche dal Consiglio Affari Generali e Relazioni Esterne dell'Unione europea. Con la risoluzione 1843 (2008), del 20 novembre 2008, sostenuta dall'Italia insieme a Francia, Belgio, Costa Rica, Regno Unito, Sudafrica e Stati Uniti, il Consiglio di Sicurezza ha autorizzato l'immediato dispiegamento degli effettivi richiesti dal Segretario Generale, in vista del temporaneo rafforzamento della missione, di 2.785 unità di personale militare e 300 unità di polizia.
Si tratta di una risoluzione «ponte», che mira ad anticipare i tempi del rafforzamento nell'attesa che si concluda il negoziato per il rinnovo del mandato di MONUC, in scadenza il prossimo 31 dicembre. L'obiettivo della risoluzione, come già detto, è in primo luogo il rafforzamento dell'azione di MONUC in difesa della popolazione civile, ma anche la creazione di una cornice di sicurezza che faciliti la riconfigurazione tattica della missione e l'ottimizzazione del dispiegamento delle forze.
Nel dibattito che si è svolto nel Consiglio di Sicurezza il 26 novembre 2008, in occasione della presentazione del rapporto del Segretario Generale su MONUC, l'Italia ha espresso altresì la necessità di monitorare costantemente la situazione dei diritti umani e di elaborare una strategia che consenta a MONUC di lasciare progressivamente il compito di sostenere le autorità congolesi nel raggiungimento degli obiettivi di più lungo periodo come la riforma della giustizia ed il rafforzamento della
governance ad altri partners internazionali. Si ritiene infatti che, attraverso una progressiva semplificazione dell'attuale mandato, sia possibile per la missione concentrare le proprie risorse operative sui principali compiti che ad essa incombono.
Su queste linee si orienterà l'azione dell'Italia nelle prossime settimane, quando verrà negoziata la risoluzione per il rinnovo annuale di MONUC.
Per quanto riguarda il secondo quesito posto dall'interrogante, sulla promozione da parte italiana di un corridoio umanitario per facilitare l'arrivo degli aiuti, si condivide che si tratti di un aspetto centrale per affrontare efficacemente la gravissima crisi umanitaria. Per mitigare quest'ultima abbiamo infatti già disposto importanti stanziamenti in aiuti di emergenza per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro. L'istituzione di corridoi umanitari, che dovranno essere controllati dalla forza ONU sul terreno, costituisce uno dei punti della conclusioni del recente vertice di Nairobi dei Capi di Stato della regione dei Grandi Laghi del 7 novembre 2008. A tal riguardo si precisa che secondo informazioni provenienti dalla stampa internazionale, il leader dei ribelli generale Nkunda si sarebbe detto disponibile, a margine di un colloquio con il Rappresentante Speciale del Segretario Generale ONU, Obasanjo, ad aprire i corridoi per la distribuzione degli aiuti umanitari.
I Presidenti africani presenti al vertice di Nairobi hanno inoltre manifestato la propria disponibilità ad inviare «se e quando necessario» le proprie forze di pace per assicurare la tutela delle popolazioni civili dalle violenze perpetrate dai gruppi armati. In tal senso si è pronunciato anche il Consiglio per gli Affari Generali e le Relazioni Esterne dell'Unione europea il quale ha espresso una ferma richiesta alle parti in conflitto di facilitare l'accesso degli aiuti umanitari.
Per quanto infine riguarda il quesito posto dall'interrogante circa la possibilità di promuovere una conferenza internazionale per la pace e la stabilità della regione dei Grandi Laghi, è bene ricordare che l'Italia sostiene fermamente, sia in sede internazionale che europea, ogni prospettiva di soluzione negoziale del conflitto nella Repubblica del Congo. La stessa comunità internazionale riconosce priorità all'impegno negoziale dei Paesi della regione, di cui al citato recente vertice di Nairobi, con il diretto e costante sostegno delle Nazioni Unite - il Segretario Generale Ban Ki Moon ha partecipato personalmente al vertice - dell'Unione Africana e dell'Unione europea, tutte direttamente impegnate nel negoziato anche tramite i rispettivi rappresentanti speciali, rispettivamente l'ex Presidente

nigeriano Obasanjo, l'ex Ministro degli Esteri senegalese Fail e Roeland Van De Geer.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Enzo Scotti.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 13 marzo 2008 il ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha dichiarato a Perugia, in occasione dell'Assemblea generale di Ance, Sindacato dei costruttori edili di Confindustria, che «non dobbiamo sentirci impotenti, ma fare politiche di scala europea e di scala nazionale per cercare di superare una fase che credo che sarà a poco a poco superata, di aggiustamento, che sta portando dei colpi gravi al potere di acquisto delle classi sociali più deboli... ci sono elementi strutturali evidenti perché centinaia di milioni di persone chiedono energia, e quindi i prezzi salgono. Ci sono fenomeni speculativi evidenti. Ma io credo che la prima misura da prendere sarebbe quella che l'Europa organizzasse meglio i suoi 500 milioni di consumatori» -:
quali provvedimenti il Governo intenda adottare per creare condizioni favorevoli alla crescita e allo sviluppo di associazioni di consumatori effettivamente indipendenti e competitive, invertendo la tendenza delle associazioni stesse ad una sorta di sempre più pronunciata parastatalizzazione.
(4-00034)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue.
Nel condividere l'esigenza, rappresentata dagli interroganti, di favorire la crescita e lo sviluppo delle associazioni dei consumatori effettivamente indipendenti e competitive, anche al fine del contributo che queste possono dare in questa difficile fase dell'economia del Paese, in particolare nella rilevazione e segnalazione di possibili fenomeni speculativi che si riflettono nelle dinamiche dei prezzi, si evidenzia, tuttavia, che, relativamente a tale obiettivo, molto è stato già fatto sia sul piano legislativo che amministrativo ed ulteriori iniziative sono già in corso.
Presso il Ministero dello sviluppo economico è istituito l'elenco delle associazioni dei consumatori e degli utenti rappresentative a livello nazionale, previsto dall'articolo 137, comma 1, del codice del consumo, la cui iscrizione è subordinata al possesso di determinati requisiti da comprovare con la presentazione di documentazione conforme alle prescrizioni e alle procedure stabilite dal decreto ministeriale n. 20 del 1999, comma 2.
L'iscrizione nel suddetto elenco consente ai rappresentanti delle associazioni di far parte, ai sensi dell'articolo 136 del codice del consumo, del Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti (C.N.C.U.), il cui compito, tra l'altro, è quello di promuovere il miglioramento delle condizioni generali del consumatore/utente e rafforzare la posizione di quest'ultimo nel mercato e nelle istituzioni. Tale compito è perseguito attraverso la realizzazione di iniziative e progetti di rilievo nazionale e, soprattutto, mediante l'esercizio della funzione consultiva, in quanto ove richiesto esprime pareri sugli schemi di atti normativi che riguardano i diritti e gli interessi dei consumatori e degli utenti, e anche della funzione propositiva in materia di tutela dei consumatori e degli utenti. Tra i compiti previsti dallo stesso articolo 136 attinenti alla sfera delle attività di Parlamento, Governo e pubblica amministrazione in genere, il consiglio è altresì impegnato anche sul fronte internazionale, sia in ambito comunitario che in altri organismi internazionali.
Inoltre le associazioni inserite nel suddetto elenco sono legittimate ad agire a tutela degli interessi collettivi dei consumatori e degli utenti così come stabilito dall'articolo 140 del codice del consumo che prevede l'esercizio di azioni a carattere inibitorio, e dall'articolo 140-
bis che disciplina l'azione collettiva risarcitoria.


Non da ultimo, l'iscrizione nel suddetto elenco consente alle Associazioni di accedere ai fondi pubblici e comunitari destinati alle iniziative a vantaggio dei consumatori.
A partire dal corrente anno, proprio in considerazione dell'importanza del ruolo attribuito alle associazioni dei consumatori riconosciute a livello nazionale, è stato predisposto, fra l'altro, un programma periodico di visite ispettive di verifica del possesso dei requisiti prescritti ai fini dell'iscrizione e/o della conferma annuale all'elenco delle associazioni dei consumatori e degli utenti, da tenersi presso la sede legale di tutte le associazioni iscritte all'elenco.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Ugo Martinat.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, MECACCI, FARINA COSCIONI, BERNARDINI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 28 febbraio 2008 la Commissione europea ha deferito l'Italia alla Corte europea di Giustizia per le restrizioni nazionali in materia di apertura delle stazioni di servizio di carburanti;
lo stesso giorno il Ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha commentato la decisione dichiarando, secondo quanto riportato dalle principali agenzie di stampa, che «il Governo aveva previsto per tempo misure idonee a rispondere adeguatamente alle contestazioni di Bruxelles ritenendo fra l'altro di contribuire ad elevare a standard europei la rete nazionale di distribuzione dei carburanti. Il provvedimento rimasto fermo al palo contiene infatti, tra l'altro, l'ammodernamento della rete e la piena liberalizzazione del settore e avrebbe potuto realizzare qualcosa di utile anche dal lato del prezzo della benzina -:
quali provvedimenti il Governo intenda prendere in tempo utile per evitare il deferimento;
se intenda ricorrere - come in altri casi - alla decretazione d'urgenza, ricorrendone - nell'imminenza del deferimento, peraltro previsto - tutti i presupposti ad avviso degli interroganti.
(4-00035)

Risposta. - La Commissione europea, nell'ambito della procedura di infrazione n. 2004/4365, ex articolo 226 trattato CE, ha notificato, con nota n. C(2007) 2878 del 27 giugno 2007, un parere motivato nei confronti della Repubblica italiana, rilevando che le disposizioni italiane in materia di distribuzione dei carburanti, sia a livello statale che a livello regionale, sono da ritenersi restrittive ai fini dell'ingresso sul mercato italiano di nuovi concorrenti anche provenienti da altri Stati membri dell'Unione europea.
A seguito di tale parere, lo Stato italiano si è impegnato a promuovere le necessarie iniziative legislative per venire incontro alle obiezioni sollevate dalla Commissione europea.
In data 28 febbraio 2008, la Commissione europea, passando alla fase successiva del procedimento di infrazione, ha deferito l'Italia alla Corte europea di Giustizia, concedendo un termine dilatorio di quattro mesi, avente scadenza 28 giugno 2008, per verificare le possibilità di rilanciare una riforma del settore, prima di procedere all'esecuzione della propria decisione di adire la Corte di Giustizia.
Con decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modifiche in legge n. 133 del 6 agosto 2008, il Governo ha approvato delle misure che, oltre a rimuovere tutti i profili di incompatibilità della normativa statale e regionale con la libertà di stabilimento, prevista dall'articolo 43 del Trattato CE, hanno previsto:

a) l'eliminazione del contingentamento numerico delle stazioni di servizio;
b) l'abolizione degli obblighi di superficie minima;
c) l'eliminazione del vincolo delle distanze minime tra gli impianti;
d) l'abrogazione delle restrizioni relative all'orario di apertura.

Tali provvedimenti, comportando benefici per il sistema distributivo nazionale di carburanti e la riduzione del livello dei prezzi petroliferi, sono in grado di soddisfare, pienamente, i rilevi posti dalla Commissione europea.
Il Ministro dello sviluppo economico: Claudio Scajola.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 6 gennaio 2008 il sindaco di Terni, Paolo Raffaelli, richiesto di informare l'opinione pubblica dei motivi per i quali l'inceneritore di Terni fosse spento, ha dichiarato: «Lo sciagurato provvedimento che ha eliminato gli incentivi "Cip 6" dal sistema di trattamento dei rifiuti rende più conveniente sistemare i rifiuti in discarica che non bruciarli. Unicamente per questo motivo l'inceneritore dell'Asm di Terni è temporaneamente spento ... Questa normativa va cambiata perché serve solo alle ecomafie e perché sembra fatta apposta per impedire una soluzione moderna, ambientalmente e socialmente compatibile ...»;
negli ultimi due anni l'informazione sul CIP 6 e l'opinione generale degli italiani su di esso è stata che il grosso delle risorse era (malamente) finito ai petrolieri ed agli inceneritori di rifiuti, invece che alle fonti energetiche rinnovabili, con una maggiore spesa dell'utenza di 30 miliardi di euro -:
se risultino al Governo elementi per i quali potrebbe essere più conveniente smaltire la «materia prima» dell'inceneritore, peraltro già pagata dall'utenza, in discarica, piuttosto che utilizzarla per la produzione di energia elettrica, che sarebbe comunque pagata, sia pure a tariffa minore, come si desume dalle parole del sindaco di Terni;
per quali motivi gli inceneritori di rifiuti debbano godere del CIP 6 pur non essendo, per la gran parte, gestiti da imprese private, ma da aziende in mano pubblica, che ricevono la materia prima da altre aziende in mano pubblica e che dovrebbero avere come obiettivo non il lucro, ma il miglior servizio possibile al minor costo possibile.
(4-00077)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo, in esame, sulla base degli elementi forniti dalla direzione generale competente e dal Ministero dell'ambiente, per la propria parte di competenza, si comunica quanto segue.
Il cosiddetto CIP 6, adottato il 29 aprile 1992, a seguito della legge n. 9 del 1991, stabilisce i prezzi incentivati per l'energia elettrica prodotta attraverso impianti alimentati da fonti rinnovabili ed «assimilate». I costi ditale incentivo vengono finanziati mediante un sovrapprezzo del costo dell'energia elettrica, addebitato direttamente ai consumatori finali nel conteggio di tutte le bollette (voce A3).
In base all'applicazione del CIP 6, le aziende esercenti gli inceneritori di rifiuti già operativi rivendono l'energia elettrica prodotta a prezzo maggiorato, considerando il processo di produzione come derivato da fonti rinnovabili. L'Italia è l'unico paese nel quale, fino al 31 dicembre 2006, la produzione di energia elettrica tramite la combustione dei rifiuti urbani negli inceneritori (cosiddetta termovalorizzazione), era ritenuta come assimilata alle fonti rinnovabili.
Al riguardo si segnala che la X Commissione della Camera dei deputati, nel corso dell'esame del D.d.l. n. 1441-
ter, attualmente all'esame del Senato, (AS 1195), ha approvato due emendamenti relativi al provvedimento CIP 6. Di tali emendamenti, il primo (al comma 10) prevede una revisione delle modalità di aggiornamento della componente del prezzo di cessione costo evitato di combustibile (CEC) ed il secondo (al comma 12) prevede la possibilità di risoluzione anticipata delle convenzioni CIP 6, condizionandola alla adesione volontaria degli operatori.


È opportuno segnalare, altresì, che nella seduta del 26 novembre 2008, in sede di esame del decreto-legge n. 172 del 2008, la VIII Commissione della Camera dei deputati, ha approvato un emendamento all'articolo 9, presentato dal Governo, in cui è previsto che, nelle more di definizione delle modalità di calcolo, la quota di produzione di energia elettrica imputabile a fonti rinnovabili, riconosciuta ai fini dell'accesso ai meccanismi incentivanti, sia pari al 51 per cento della produzione complessiva per tutta la durata degli incentivi nei seguenti casi:

a) impiego dei rifiuti urbani a valle della raccolta differenziata;
b) impiego di combustibile da rifiuti, ai sensi dell'articolo 183 del decreto legislativo n. 152 del 2006, prodotto esclusivamente da rifiuti urbani.

Per quanto riguarda lo specifico quesito sull'inceneritore della ASM (Azienda speciale multiservizi) di Terni, si specifica che la temporanea chiusura di tale inceneritore è dovuta al sequestro deciso dalla magistratura, con decreto di sequestro n. 2104 del 4 ottobre 2007 (in base all'articolo 253 e segg. del codice di procedura penale), in quanto, a cominciare dal 2003, «i liquami dell'inceneritore - scrive il magistrato - venivano scaricati nel fiume Nera, senza il rispetto dei limiti di concentrazione fissati dalla legge per il mercurio e per i residui dei cosiddetti metalli pesanti, quali selenio, cadmio, cromo totale, nichel, piombo, manganese, rame zinco».
In pratica i forni bruciavano anche ciò che non avrebbero dovuto e le ciminiere diffondevano nell'aria acido cloridrico e diossine, liberate da una combustione tenuta al di sotto dei limiti (850o C). Sembra venissero inceneriti anche rifiuti radioattivi a bassa densità. Ciò risulta dall'allarme radioattività, scattato dal marzo 2007 una dozzina di volte, come registrato dagli strumenti di rilevazione installati da una ditta specializzata per conto dell'azienda speciale multiservizi.
È ancora in corso una superperizia, per la morte di un capoturno dell'inceneritore, stroncato da tumore al polmone e per le patologie tumorali che hanno colpito altri tre dipendenti dello stesso impianto, per stabilire se le stesse possano essere riconducibili all'ambiente di lavoro.
Comunque, fatte salve le precisazioni fornite più sopra, occorre sottolineare che il meccanismo di incentivazione derivante dal CIP 6 per l'incenerimento e la valorizzazione energetica dei rifiuti è ancora attivo, anche se successivamente affiancato dal sistema dei «certificati verdi» scaturiti dal decreto Bersani n. 79/1999. Va inoltre sottolineato che questo sistema incentiva la produzione di energia elettrica derivata sia da fonti rinnovabili che da quelle assimilate, a prescindere dal soggetto proprietario o gestore dell'impianto. Lo scopo del sistema era quello di sollecitare gli investimenti nel settore, sopperendo alla situazione di scarsità di offerta dell'epoca.
Dal provvedimento CIP 6 derivano senz'altro vantaggi per le aziende pubbliche locali, ma lo stesso ha anche consentito di alleggerire le tariffe locali per la gestione dei rifiuti, a vantaggio dei cittadini.

Il Ministro dello sviluppo economico: Claudio Scajola.